TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 228 di Mercoledì 17 gennaio 2024

 
.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   TOSI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la pena riveste secondo l'impianto costituzionale una funzione rieducativa del condannato, propedeutica ad un suo futuro reinserimento in società. In tal senso tendono secoli di storia giuridica occidentale, oltre che lo stesso articolo 27 della Costituzione;

   secondo i dati più recenti forniti dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a fine novembre 2023, il numero di detenuti nelle carceri italiane ha raggiunto quota 60.116, superando di gran lunga la capienza regolamentare dei posti disponibili, fissata a circa 50.000. In particolare, l'aumento è significativo se considerato rispetto all'inizio 2023, fotografando una crescita di 3.920 unità e raggiungendo così i livelli precedenti alla pandemia;

   il fenomeno del sovraffollamento non solo impatta negativamente sulla qualità di vita dei detenuti, ma è altresì non in linea con le direttive stabilite dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura delle pene o trattamenti inumani o degradanti. Tale divario tra le condizioni reali e gli standard internazionali è motivo di seria preoccupazione, esponendo il nostro Paese a costose procedure d'infrazione, generando altresì un elevato rischio per la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari;

   a riprova dell'importanza e della delicatezza del fenomeno in parola, particolare preoccupazione destano i recenti fatti di cronaca relativi ai suicidi nella casa circondariale di Verona. Nei soli mesi di novembre e dicembre 2023, infatti, qui si sono tolti la vita Farhady Mortaza (10 novembre), Giovanni Polin (20 novembre) e Oussama Saidiki (8 dicembre), quest'ultimo a cui mancavano solo 3 mesi di detenzione;

   il conteggio dei suicidi in carcere aumenta di continuo. Solo nel 2022 sono stati 84 i detenuti a togliersi la vita, tra uomini e donne. Le statistiche dicono che dentro le quattro mura di una cella ci si toglie la vita con una frequenza 19 volte maggiore che fuori. La casa circondariale di Montorio non è purtroppo nuova a questo genere di avvenimenti, anche a causa di una situazione di sovraffollamento dei detenuti e di sottodimensionamento nel numero di personale di polizia penitenziaria –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, per quanto di competenza, al fine di evitare il ripetersi di tragedie come quelle verificatesi recentemente nella casa circondariale di Verona di cui in premessa, anche alla luce del fenomeno del sovraffollamento carcerario.
(3-00914)

(16 gennaio 2024)

   FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, VARCHI, MASCHIO, BUONGUERRIERI, DONDI, LA SALANDRA, PELLICINI, PULCIANI e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di novembre 2023 il comitato paritetico composto da Ministero della giustizia e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha approvato un impegno economico di oltre 160 milioni di euro destinati a ventuno interventi di edilizia penitenziaria in istituti siti in diverse parti del territorio nazionale;

   la questione del sovraffollamento affligge da anni il sistema carcerario italiano, ma sinora era stato affrontato solo con provvedimenti una tantum volti alla liberazione anticipata dei detenuti, i cosiddetti provvedimenti «svuota carceri», incapaci di risolvere il problema sul lungo periodo e anche di migliorare le condizioni di vita di chi rimaneva detenuto, determinando, invece, l'indebolimento del concetto della certezza della pena e aumentando l'insicurezza sociale;

   attualmente le carceri italiane ospitano oltre 60.000 detenuti, a fronte di circa 51 mila posti disponibili, con le evidenti ripercussioni negative in termini di qualità della vita delle persone recluse, delle condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria e di sicurezza;

   gli interventi programmati in materia di edilizia carceraria si aggiungono al potenziamento degli organici degli agenti di polizia penitenziaria, entrambi finalizzati a migliorare le condizioni di lavoro della polizia penitenziaria e di vita dei detenuti, sia dal punto di vista della sicurezza che dal punto di vista della vivibilità;

   in particolare, gli interventi di edilizia sono incentrati su tre temi principali: il miglioramento delle condizioni di sicurezza degli istituti, con interventi di ristrutturazione e di messa in sicurezza delle strutture, il miglioramento delle condizioni di vivibilità dei detenuti, con interventi per la realizzazione di nuove celle, di spazi comuni e di servizi, e l'adeguamento funzionale degli istituti, con interventi per la realizzazione di nuovi spazi per attività educative, ricreative e lavorative –:

   quale sia lo stato di attuazione degli interventi previsti e quali altre iniziative siano contemplate per migliorare le condizioni di vita e di lavoro all'interno degli istituti penitenziari.
(3-00915)

(16 gennaio 2024)

   GADDA, GIACHETTI, FARAONE, DE MONTE, DEL BARBA, MARATTIN, BONIFAZI, BOSCHI e GRUPPIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione delle carceri in Italia risulta grave, tanto dal punto di vista del sovraffollamento quanto da quello del personale carcerario;

   nei primi 15 giorni dell'anno, nelle carceri italiane, sono deceduti 20 detenuti, dei quali ben 6 si sono suicidati e 14 a seguito di malattia;

   proprio nella contingenza di queste gravi notizie, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per non aver garantito a un detenuto le necessarie cure mediche;

   stando agli ultimi dati diffusi dalla stampa, rispetto ai 47.300 posti disponibili nelle carceri italiane, i detenuti sono attualmente 60.323, con un indice di affollamento pari al 127 per cento, con punte del 232 per cento al San Vittore di Milano, del 204 per cento a Lodi e del 195 per cento a Foggia;

   in aggiunta ai problemi strutturali e di degrado degli edifici che ospitano le strutture carcerarie, si aggiunge una cronica carenza di personale: mancano oltre 18.000 agenti di polizia penitenziaria, oltre a direttori, educatori, assistenti sociali e magistrati di sorveglianza;

   risulta altresì grave lo stato della gestione sanitaria, anche alla luce dell'elevata presenza di detenuti con problemi di dipendenze e affette da disagi psichiatrici;

   all'interno del sistema carcerario, i detenuti che stanno scontando condanne (non un residuo di pena) inferiori ad un anno sono quasi 1.500, che si sommano ai quasi 3.000 che hanno da scontare pene tra uno e due anni e a quelli che hanno scontato quasi per intero la condanna, a cui manca meno di un anno per il fine pena, che sono oltre 7.700;

   si moltiplicano le prese di posizione di cittadini e associazioni perché le istituzioni si attivino per porre rimedio ad una situazione grave e disastrosa;

   a seguito del grande satysgraha deciso a dicembre 2023 dall'associazione «Nessuno tocchi Caino», è di tre giorni fa la presa di posizione di Rita Bernardini che ha annunciato che il 23 gennaio 2024 inizierà uno sciopero della fame perché le proposte provenienti dalla società civile vengano valutate e prese in considerazione dalle istituzioni –:

   quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare per far fronte ad una situazione di tale gravità e disagio, sul tema della qualità della vita e della salute, anche mentale, dei detenuti in un sistema carcerario al collasso, tanto in tema di sovraffollamento che rispetto alla carenza di risorse umane e strumentali.
(3-00916)

(16 gennaio 2024)

   BISA, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   durante la puntata del 10 gennaio 2024 di «Fuori dal coro» di Mario Giordano su Rete 4 si è parlato anche dei cosiddetti «ladri di appartamento», mostrando agli spettatori un copioso numero di casi in cui proprietari di appartamenti sono spossessati del proprio immobile, persino per quattro anni, da soggetti, prevalentemente stranieri, che, dopo aver pagato solo una caparra (in caso di acquisto), i primi canoni di affitto (in caso di locazione) o, addirittura, nulla (occupazione senza titolo), non hanno più lasciato il bene;

   il filo conduttore consiste nella mancata esecuzione da parte dell'ufficiale giudiziario della convalida di sfratto adottata da tribunale competente, anche a distanza di mesi ed anni, «per assenza del possessore» –:

   quali iniziative di natura amministrativa o normativa il Ministro interrogato intenda adottare per velocizzare le esecuzioni e se ritenga che sussistano i presupposti per promuovere ispezioni presso gli uffici notificazioni esecuzioni e protesti (nep) presso le corti di appello interessate dal servizio del giornalista Giordano.
(3-00917)

(16 gennaio 2024)

   ZANELLA, FRATOIANNI, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 10 gennaio 2024 il Ministro interrogato ha respinto la richiesta di estradizione in Argentina di don Franco Reverberi, accusato di tortura, crimini contro l'umanità, sequestro di persona e di aver partecipato personalmente all'uccisione di un cittadino argentino di 20 anni, durante il regime militare del Paese tra gli anni '70 e '80;

   la richiesta di estradizione, presentata nel 2021 dall'Argentina, era stata accolta dalla corte d'appello di Bologna e il successivo ricorso presso la Corte di cassazione presentato dalla difesa di Reverberi è stato respinto nell'ottobre 2023;

   il Ministro interrogato non ha confermato l'estradizione motivando il diniego con l'«età estremamente avanzata» del sacerdote, le sue «patologie cardiologiche», «lo stress psicologico», nonostante la perizia medico-legale disposta dalla corte di appello di Bologna avrebbe concluso «che le attuali condizioni di salute di Reverberi sono compatibili con il trasferimento in Argentina»;

   durante la dittatura di quegli anni la giunta militare operò una feroce repressione politica: morirono oltre duemila persone e ne scomparvero oltre trentamila, i cosiddetti «desaparecidos»;

   secondo le testimonianze dei sopravvissuti alla dittatura, Reverberi, da cappellano militare, era un assiduo frequentatore dei centri illegali di detenzione, partecipando alle torture sui prigionieri;

   nell'ottobre del 2010 Reverberi venne formalmente accusato dalla magistratura argentina e nel 2011 tornò in Italia;

   per gli interroganti, non concedere l'estradizione in Argentina del sacerdote accusato di essere complice dei militari durante il periodo della dittatura in quel Paese, mentre torturavano ed uccidevano, e di aver commesso lui stesso dei crimini è un grave errore;

   le ragioni umanitarie e il garantismo a giudizio degli interroganti c'entrano poco con le vicende in cui è coinvolto don Reverberi, tanto che sia la corte d'appello che la Corte di cassazione hanno approvato l'estradizione;

   il Governo italiano rischia di inviare il messaggio che persone accusate di tortura e crimini contro l'umanità possano godere di immunità, al contrario dovrebbe collaborare pienamente e lealmente con la magistratura argentina impegnata a rendere giustizia al Paese per i crimini commessi durante gli anni della spietata dittatura militare che ha insanguinato l'Argentina –:

   se il Ministro interrogato non intenda rivedere la decisione assunta nel respingere la richiesta di estradizione di don Reverberi in Argentina, richiesta approvata dalla corte d'appello e dalla Corte di cassazione, offrendo alla magistratura argentina massima collaborazione nella ricerca della giustizia rispetto ai crimini commessi durante gli anni della dittatura militare in quel Paese.
(3-00918)

(16 gennaio 2024)

   RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e GRIPPO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il 13 dicembre 2023 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha pubblicato sul proprio sito istituzionale l'elenco delle aree presenti nella proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) – elaborata da Sogin – la quale individua le zone dove sarà possibile realizzare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco tecnologico;

   con proprio comunicato, lo stesso Ministero ha concesso trenta giorni di tempo agli enti territoriali, le cui aree non sono presenti nella proposta di Carta nazionale delle aree idonee, per presentare la propria autocandidatura ad ospitare tali strutture, chiedendo una rivalutazione del territorio al fine di verificarne l'eventuale idoneità;

   il sindaco di Trino (Vercelli), territorio che già ospita una delle centrali nucleari italiane in disuso e che non è stato incluso nella proposta di Carta nazionale delle aree idonee, entro il termine di trenta giorni, ha proposto la candidatura del proprio comune secondo le modalità previste, alla luce anche della sicurezza del progetto e delle opportunità – sia in termini di occupazione che di indotto – delle compensazioni che ne deriveranno;

   peraltro, occorre ricordare come tra i comuni Trino e Saluggia, distanti meno di 30 chilometri, già venga ospitato circa l'82 per cento dei rifiuti radioattivi italiani in depositi temporanei;

   il Ministro interrogato ha espresso il proprio apprezzamento per l'autocandidatura del piccolo comune piemontese, confermando che l'istanza dovrà sottostare all'esito positivo della verifica di idoneità da parte di Sogin e alla validazione dell'autorità competente in materia di sicurezza;

   allo scopo di prevenire ogni possibile dubbio circa deficit di sicurezza e ridurre il rischio di polemiche mediatiche e contenziosi legali, con riferimento all'esame parlamentare del decreto-legge cosiddetto «sicurezza energetica» (decreto-legge n. 181 del 2023), il gruppo Azione-PER-Renew Europe ha avanzato proposte nel senso di far sì che Sogin accerti che eventuali aree autocandidate non presenti nella Carta nazionale delle aree idonee possano superare il vaglio di conformità con adeguate modifiche al progetto definitivo del Deposito nazionale ovvero alla luce di vincoli territoriali che nel frattempo possano essere decaduti o modificati –:

   quali si prevede siano le tempistiche di valutazione dell'autocandidatura del comune di Trino e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in termini procedimentali, per dare soluzioni alle problematiche segnalate in premessa con riguardo alle aree autocandidate.
(3-00919)

(16 gennaio 2024)

   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la transizione verso un sistema energetico centrato su un maggiore impiego delle fonti energetiche rinnovabili è fondamentale e strumentale alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;

   le comunità energetiche rinnovabili rappresentano uno degli strumenti elaborati dall'Unione europea per promuovere azioni virtuose e sussidiarie dei cittadini verso la transizione ecologica;

   le comunità energetiche rinnovabili sono composte da gruppi di soggetti, persone fisiche, enti locali, istituti religiosi, che si associano per condividere l'energia autoprodotta da fonti rinnovabili;

   l'obiettivo principale delle comunità è quello di creare benefici ambientali, economici e sociali al fine di contrastare i cambiamenti climatici e la povertà energetica;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza incentiva la costituzione di comunità energetiche rinnovabili stabilendo, per il 2026, di raggiungere l'obiettivo di 2.000 megawatt di capacità rinnovabile ed una produzione di 2.500 gigawatt in comuni con meno di 5.000 abitanti;

   in Italia sono presenti 104 configurazioni in autoconsumo collettivo, suddivise in 74 gruppi di autoconsumatori e 30 di comunità di energia, e, considerando le iniziative ancora in fase di definizione, si conta un totale di 198 progetti;

   la forma giuridica più utilizzata per la costituzione delle comunità energetiche è quella della fondazione di partecipazione caratterizzata da un modello giuridico aperto, nato per raggiungere diversi scopi tramite la partecipazione e collaborazione tra pubblico, privato e volontari cittadini che diventano elementi attivi della fondazione stessa;

   le forme di autoproduzione di energia rinnovabile devono essere promosse anche tramite attività di informazione che raggiungano soprattutto i piccoli comuni;

   la costituzione delle comunità energetiche rinnovabili necessita di interventi di semplificazione che riducano la burocrazia e accelerino le fasi di realizzazione, anche alla luce dell'obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza da raggiungere entro il 2026 –:

   quali iniziative intenda programmare il Ministro interrogato al fine di incentivare la costituzione delle comunità energetiche, promuovendo una maggiore informazione e consapevolezza degli enti coinvolti o anche attraverso la semplificazione della normativa vigente.
(3-00920)

(16 gennaio 2024)

   CAPPELLETTI, PAVANELLI e APPENDINO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   dalla presentazione del 12° Rapporto annuale sull'efficienza energetica e del 14° Rapporto annuale sulle detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico e utilizzo di fonti di energia rinnovabili negli edifici esistenti dell'Enea, nel 2022 il nostro Paese ha raggiunto un risparmio record di 3 miliardi di euro nella fattura energetica nazionale grazie agli interventi di efficienza energetica realizzati;

   con particolare riferimento alle minori importazioni di petrolio e gas, dalle stime Enea emerge che la riduzione delle emissioni di anidride carbonica raggiunta ammonta a circa 6,5 milioni di tonnellate, con un risparmio di poco più di 2,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio; un risultato che avvicina l'Italia agli obiettivi della nuova direttiva sull'efficienza energetica;

   ai positivi risultati hanno contribuito l'«ecobonus», il «bonus casa» e il «superbonus», con un risparmio di 1,363 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (54,3 per cento rispetto ai nuovi risparmi 2022), pari al 98,1 per cento del risparmio atteso secondo le traiettorie del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) per il 2023;

   in merito al «superbonus», i dati evidenziano che a dicembre 2022 il numero totale di progetti è stato pari a 352.101, con 60,76 miliardi di euro di investimenti ammessi a finanziamento, di cui 45,2 miliardi per lavori già conclusi, e un risparmio complessivo pari a 9.050,04 gigawattora per anno;

   tuttavia la tabella 3-31 «Superbonus: Dati nazionali complessivi al 31 dicembre 2022» del citato rapporto annuale sulle detrazioni fiscali non include nel conteggio per il calcolo del risparmio complessivo di 9.050,04 gigawattora per anno i risparmi generati dai 341.101 impianti fotovoltaici installati (con una potenza pari a 2,1 gigawatt) e dai 329.188 sistemi di accumulo a questi abbinati per massimizzare l'autoconsumo;

   contabilizzando, infatti, i menzionati interventi si stimerebbero circa 2.240 gigawattora per anno di ulteriori risparmi rispetto a quelli indicati nella citata tabella 3-31, per un totale decisamente più alto rispetto al record di 3 miliardi di euro della fattura energetica –:

   a quanto ammonti la stima dei risparmi generati dagli impianti fotovoltaici e dai sistemi di accumulo installati tramite la misura del cosiddetto «superbonus», attualmente non inclusi nel calcolo complessivo, e se non ritenga opportuno che tali dati siano da considerare nei futuri rapporti Enea, anche per ottenere un quadro conoscitivo esaustivo della fattura energetica nazionale utile al raggiungimento dei nuovi obiettivi europei sull'efficienza energetica.
(3-00921)

(16 gennaio 2024)

   FURFARO, MALAVASI, GIRELLI, CIANI, STUMPO, SCARPA, DI BIASE, ROGGIANI, BERRUTO, CASU, GHIO, FERRARI e FORNARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   «I dca non sono una nostra scelta. Ci state tagliando il futuro». È lo slogan di una serie di manifestazioni previste per venerdì 19 gennaio 2014, organizzate nelle principali città italiane come protesta contro l'azzeramento del Fondo nazionale per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione;

   i disturbi del comportamento alimentare, anoressia, bulimia, binge eating disorder, sono un gigantesco contenitore al cui interno si collocano manifestazioni e patologie differenti, tutte quante accomunate da una grande sofferenza psicofisica e da un rapporto conflittuale e faticoso con il cibo, spia, ovviamente, di dinamiche psicologiche estremamente complesse;

   i disturbi del comportamento alimentare, se non trattati in tempo e con metodi adeguati, possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute e, nei casi più gravi, portare alla morte;

   in Italia sono circa 4 milioni le persone in cura per anoressia, bulimia e binge eating e circa 4.000 i decessi annui; un giovane su cinque soffre di tali disturbi; solo 4 regioni su 21 hanno sul proprio territorio più di 5 strutture per assistere le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare; il Molise non ha alcuna struttura;

   eppure, di fronte a questa «epidemia nascosta» e a questi numeri che fotografano solo la punta dell'iceberg di un fenomeno molto più diffuso e in continua crescita, la maggioranza non è stata in grado né di confermare il sostegno al Fondo per la lotta contro i disturbi del comportamento alimentare, né di inserire in un capitolo autonomo dei livelli essenziali di assistenza, al di fuori della «salute mentale», le prestazioni relative ai disturbi del comportamento alimentare, misure entrambe previsti dalla legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021);

   il taglio dei finanziamenti, unito al mancato aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, aggrava ulteriormente una situazione già di per sé critica, con liste d'attesa che si allungano e interruzioni pericolose nei percorsi terapeutici, non solo mettendo a rischio il futuro delle persone che combattono ogni giorno con questi disturbi, ma lasciandole sole con le proprie famiglie ad affrontare questo dramma –:

   se il Ministro interrogato non ritenga non solo di ripristinare con adeguate risorse il Fondo per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, ma di dare seguito quanto prima all'applicazione dell'articolo 1, comma 687, della legge n. 234 del 2021, che inserisce le prestazioni relative ai disturbi del comportamento alimentare all'interno dei livelli essenziali di assistenza al di fuori del capitolo della «salute mentale», con un budget autonomo al fine di garantire adeguate prestazioni sanitarie e sociosanitarie alle persone affette da disturbi del comportamento alimentare e alle loro famiglie.
(3-00922)

(16 gennaio 2024)

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser