TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 237 di Mercoledì 31 gennaio 2024

 
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MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE IN ORDINE ALLA REVOCA DELLA NOMINA A SOTTOSEGRETARIO DI STATO DI VITTORIO SGARBI

   La Camera,

   premesso che:

    1) da un articolo de Il Fatto Quotidiano del 24 ottobre 2023, è emerso che il Sottosegretario per la cultura Vittorio Sgarbi avrebbe percepito, nel corso del 2023, sostanziosi emolumenti, pari a oltre 300 mila euro, per aver presenziato a inaugurazioni, mostre, conferenze, premi e manifestazioni culturali;

    2) il quotidiano afferma, inoltre, che sulla base dei documenti visionati «attorno al critico-politico e ai suoi collaboratori di fiducia ruoterebbe invece una vera e propria industria fondata sull'arte di procacciare attività che si svolgono pure alla luce del sole, ma le cui remunerazioni restano nell'ombra, a volte erogate ad altri, non di rado spacciate come “missioni” e poi messe a rimborso del ministero»;

    3) a fine ottobre 2023, l'Antitrust ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti del Sottosegretario, Vittorio Sgarbi, «per possibili condotte illecite in violazione di quanto previsto dalla legge n. 215 del 2004 in materia di attività incompatibili con la titolarità di una carica di governo»;

    4) sempre da un articolo de Il Fatto Quotidiano del 25 ottobre 2023, si riporta che il Sottosegretario Sgarbi sarebbe indagato a Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, per non aver onorato i debiti con l'Agenzia delle entrate (in totale circa 715 mila euro) e per l'acquisto di quadri (si veda Il Fatto Quotidiano del 9 gennaio 2024) il medesimo Sottosegretario Vittorio Sgarbi risulterebbe indagato per furto di beni culturali in merito ad una vicenda oggetto di un'inchiesta svolta da ultimo dalla trasmissione Report e dallo stesso Il Fatto Quotidiano;

    5) in particolare l'inchiesta si è concentrata su un quadro di Rutilio Manetti, pittore senese del Seicento, «La cattura di San Pietro», che fino al 2013 si trovava esposta presso il Castello di Buriasco (vicino a Pinerolo, in Piemonte). La proprietaria del castello e del dipinto, Margherita Buzio, a febbraio del 2013 denunciò il furto dell'opera: la tela era stata tagliata nella notte, lasciando la cornice; all'epoca le indagini furono senza esito;

    6) la trasmissione Report ha sottolineato che, stando alle dichiarazioni di Buzio, poche settimane prima del furto si era detto interessato all'acquisto Paolo Bocedi, collaboratore di Sgarbi fino al 2003 e ancora in buoni rapporti con il Sottosegretario. Il servizio di Report aggiunge che il critico d'arte avrebbe già visto l'opera alcuni anni prima, in un pranzo al castello, cosa che lo stesso Sgarbi ha confermato;

    7) il dipinto, secondo quanto riportato da Report, sarebbe riapparso nel 2021 in una mostra inaugurata dallo stesso Sgarbi, in cui sarebbe stato esposto un dipinto di Manetti «inedito». L'opera esposta dal Sottosegretario è estremamente simile a quella sparita nel 2013: una differenza visibile è che, in alto a sinistra, c'è una candela che nel dipinto rubato non c'era;

    8) Sgarbi, negando che si tratti della stessa opera, ha parlato di «coincidenze»: il dipinto esposto, infatti, si sarebbe trovato in una villa nel Viterbese che Rita Cavallini (madre di Sgarbi) aveva acquistato anni prima, nel 2000, già presente in un inventario dei beni della villa risalente al Seicento. Tuttavia Report ha sottolineato come nell'inventario in questione l'opera non risulti;

    9) la stessa trasmissione di Rai 3 avrebbe interpellato anche con Gianfranco Mingardi, restauratore di Brescia, che ha detto di aver ricevuto la tela senza cornice, la quale sembrerebbe identica all'opera trafugata a Pinerolo, se non per il particolare di una candela che non c'era sul dipinto da lui sistemato; Sgarbi dal canto suo ha negato e da articoli di stampa emerge che il legale di Vittorio Sgarbi abbia inviato una Pec diffidando la Rai prima della messa in onda della puntata di Report;

    10) tuttavia, a quanto pare, ciò che per Sgarbi era solo frutto di fantasia, incompetenza e livore giornalistico, sembra sia divenuto un fascicolo aperto dalla procura di Imperia e trasmesso alla procura di Macerata;

    11) in data 9 gennaio 2024 la procura di Macerata ha confermato che il Sottosegretario Sgarbi è indagato per il reato di autoriciclaggio di beni culturali di cui all'articolo 518-septies del codice penale;

    12) in data 12 gennaio 2024 il Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale ha sequestrato al Sottosegretario il dipinto;

    13) il decreto ministeriale n. 458 del 28 dicembre 2022 del Ministero della cultura attribuisce al Sottosegretario Sgarbi, tra le altre, la funzione di responsabile della «sicurezza del patrimonio culturale»;

    14) la legge 20 luglio 2004, n. 215, impone a chi ricopre un incarico di Governo di dedicarsi «esclusivamente alla cura degli interessi pubblici». Dal giuramento in poi, «al titolare non può derivare, per tutta la durata del governo, alcuna forma di retribuzione o vantaggio». La legge vieta anche di «esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo, di qualunque natura, anche se gratuite, a favore di soggetti pubblici o privati». Il legislatore precisa: «Sono vietate anche all'estero»;

    15) tuttavia, ad avviso dei firmatari del presente atto, oltre ai connessi profili di carattere penale, la condotta getta una oscura e pesante ombra sulla sua attività governativa in un dicastero di così tale rilievo e delicatezza e, dunque, si pone in palese contrasto con l'articolo 54 della Costituzione, che recita: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore»;

    16) le condotte summenzionate, inoltre, lascerebbero trasparire in ogni caso una condotta grave, uno sfacciato abuso del potere, una violazione dei doveri, non compatibile con il decoro e la decenza delle istituzioni repubblicane;

    17) non può, in altri termini, ritenersi che l'azione del Sottosegretario sia stata ispirata in tale frangente dal superiore interesse esclusivo della Nazione, come espressamente imposto dalla legge n. 400 del 1988,

impegna il Governo

1) ad avviare immediatamente le procedure di revoca, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri, della nomina a Sottosegretario di Stato del professor Vittorio Sgarbi.
(1-00208) (Ulteriore nuova formulazione) «Caso, Manzi, Piccolotti, Orrico, Amato, Cherchi, Francesco Silvestri, Baldino, Santillo, Auriemma, Cappelletti, Fenu, Alfonso Colucci, D'Orso, Onori, Pellegrini, Torto, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Scutellà, Berruto, Orfini, Zingaretti, Braga, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Fornaro, Casu, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, De Maria, Grimaldi, Ghirra, Mari, Lomuti».

(25 ottobre 2023)

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN MERITO ALLA CRISI IN MEDIO ORIENTE

   La Camera,

   premesso che:

    1) il 7 ottobre 2023 Hamas ha perpetrato una serie di attacchi terroristici in territorio israeliano uccidendo oltre 1.200 civili, stuprando e torturando persone innocenti e portando via con la forza più di 200 cittadini israeliani e stranieri, anche europei, che sono stati condotti a Gaza come ostaggi, provocando non solo morte ma anche uno shock collettivo nella società israeliana per quello che è stato definito come l'attacco più letale dopo la Shoah;

    2) il 9 ottobre 2023 il Premier israeliano Netanyahu ha annunciato un assedio totale della Striscia di Gaza, autorizzando la più grande mobilitazione militare del Paese dalla guerra dello Yom Kippur del 1973 e chiedendo l'evacuazione verso Sud dei palestinesi che vivevano nella città di Gaza e nel nord della Striscia di Gaza: da allora, secondo le Nazioni Unite, sono morti oltre 25 mila palestinesi, più del 70 per cento dei quali donne e minori, con una stima di Save the children di oltre 10 mila bambini uccisi;

    3) a più di cento giorni dall'inizio del conflitto, tutto il Medio Oriente sta vivendo una profonda instabilità politica e militare, con azioni e provocazioni che stanno determinando un'escalation regionale, a partire dagli scontri al confine tra Israele e Libano, dalla Siria e dagli attacchi nel Mar Rosso da parte dei ribelli yemeniti Houti sostenuti dall'Iran, il cui regime stressa gli equilibri regionali, con attacchi rivendicati anche verso l'Iraq e il Pakistan: gli esiti di tale escalation potrebbero essere deflagranti per la stabilità del Mediterraneo e per la sicurezza globale;

    4) circa 1,9 milioni dei 2,2 milioni di palestinesi della Striscia di Gaza sono sfollati, le abitazioni civili distrutte o danneggiate dai bombardamenti israeliani superano secondo le stime oltre il 60 per cento, la popolazione civile è spinta in aree sempre più limitate ed estremamente sovraffollate al confine sud della Striscia, in condizioni igieniche e ambientali gravemente malsane: tutti elementi che configurano una vera e propria «catastrofe umanitaria»;

    5) dall'inizio delle operazioni militari a Gaza sono morti 150 membri del personale Onu e 79 giornalisti e operatori dei mezzi d'informazione, numeri che, come dichiarato dal Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, Antonio Guterres «non abbiamo mai visto nella storia delle Nazioni Unite»;

    6) il Sottosegretario generale dell'Onu per gli affari umanitari, Martin Griffiths, ha dichiarato che «la situazione nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra è apocalittica: i civili sono costretti a fare “una scelta impossibile dopo l'altra” in un territorio dove “nessuno luogo è sicuro” e nessuno è al sicuro»; l'Organizzazione mondiale della sanità ha denunciato che il sistema sanitario di Gaza è al collasso con il rischio di epidemie e malattie infettive;

    7) in una lettera del 6 dicembre 2023 al Consiglio di Sicurezza il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha invocato l'articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, ribadendo il suo appello per un cessate il fuoco umanitario e dichiarando: «Siamo di fronte ad un grave rischio di collasso del sistema umanitario. La situazione si sta rapidamente deteriorando fino a diventare una catastrofe con implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi nel loro insieme e per la pace e la sicurezza nella regione. Un tale esito deve essere evitato a tutti i costi»;

    8) i camion con gli aiuti umanitari che entrano dal valico egiziano di Rafah sono assolutamente insufficienti e, pertanto, appare necessario garantire la completa apertura anche dal valico di Kerem Shalom, al confine tra Israele, Gaza e l'Egitto, al fine di garantire l'accesso di ulteriore cibo, acqua e medicinali, nonché la creazione di possibili «corridoi marittimi in collaborazione con Francia, Grecia e Cipro», come menzionato dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel il 9 novembre 2023;

    9) la Commissione europea ha comunicato che «la situazione umanitaria continua a peggiorare in Medio Oriente» e che «fornirà 125 milioni di euro in aiuti umanitari al popolo palestinese nel 2024»; il finanziamento è finalizzato a sostenere le organizzazioni umanitarie che operano sia a Gaza che in Cisgiordania;

    10) l'attacco terroristico da parte di Hamas ad Israele è stato condannato con la massima fermezza da larghissima parte della comunità internazionale, a partire dall'Italia e dall'Unione europea, che hanno riconosciuto a Israele il suo diritto alla difesa, da esercitarsi nel pieno rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario;

    11) l'esorbitante numero di vittime civili e la catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza sono ancor più inaccettabili perché Hamas non rappresenta il popolo palestinese, ma una «organizzazione terroristica», così come riconosciuta dall'Unione europea attraverso il regime di sanzioni disposto dalla posizione comune 2001/931/PESC, e i cui responsabili degli attacchi terroristici brutali e indiscriminati in Israele del 7 ottobre 2023 sono stati aggiunti dal Consiglio, l'8 dicembre 2023, all'elenco dei soggetti terroristici stabilito dall'Unione europea;

    12) durante la tregua umanitaria sono stati rilasciati 81 ostaggi, ma sarebbero ancora 130 le persone trattenute da Hamas nella Striscia di Gaza, per i quali i firmatari del presente atto di indirizzo chiedono la liberazione incondizionata e per le cui condizioni – definite dagli esperti delle Nazioni Unite «particolarmente sconvolgenti» – manifestano tutta la loro preoccupazione, alla luce delle violenze sulle donne e delle drammatiche testimonianze dei giorni di prigionia dei rilasciati;

    13) il Ministro israeliano delle finanze, Bezalel Smotrich, e il Ministro israeliano per la sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, hanno dichiarato rispettivamente che «Israele deve favorire l'emigrazione in massa dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Dobbiamo impedire che a Gaza rimangano due milioni di palestinesi che sognano la distruzione di Israele» e che la creazione di insediamenti israeliani nella Striscia di Gaza è una soluzione «corretta, moralmente giusta e umana». Tali dichiarazioni sono espressione di una volontà di negare la prospettiva della convivenza pacifica e della soluzione dei «due popoli, due Stati»;

    14) il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ripetutamente rivendicato, da ultimo il 21 gennaio 2024, di avere negli anni «impedito la creazione di uno Stato palestinese che avrebbe rappresentato una minaccia esistenziale per Israele» ed è oggetto da settimane di crescenti proteste politiche e sociali – animate anche dai movimenti per la liberazione degli ostaggi – volte a chiederne le dimissioni e individuare una via politica per far cessare le sofferenze degli ostaggi e della popolazione civile palestinese;

    15) preoccupa il crescente manifestarsi di forme di antisemitismo in tutta Europa, con episodi di intolleranza e di aggressione fisica o verbale verso persone, luoghi o simboli delle comunità ebraiche che i firmatari del presente atto di indirizzo condannano con fermezza, così come ogni altra forma di odio e razzismo, poiché nessuno, per nessuna ragione, deve vivere nella paura della discriminazione o della violenza a causa della propria religione o della propria identità;

    16) in Cisgiordania, dove si assiste da anni a un'estensione degli insediamenti illegali in violazione delle risoluzioni Onu 242 e 2334, si registra un incremento dei gravissimi episodi di violenza da parte di coloni israeliani, alimentati anche da sconsiderate iniziative, come quella del Ministro della sicurezza nazionale israeliano di approvare fino a 3.000 nuove richieste di permessi per armi da fuoco al giorno (rispetto alle 100 approvazioni un giorno prima dell'attacco): dal 7 ottobre 2023 l'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha registrato 452 attacchi di coloni, spesso con armi da fuoco, che hanno provocato oltre 350 vittime palestinesi e numerosi danni a proprietà palestinesi – attacchi che, come denunciato da organi di stampa e organizzazioni internazionali, hanno in molti casi visto le forze militari israeliane accompagnare o sostenere gli aggressori;

    17) gli Stati Uniti hanno annunciato l'imposizione di sanzioni contro i coloni israeliani accusati di attacchi ai palestinesi, così come la Francia e il Belgio, e anche la Presidente della Commissione europea si è detta favorevole a sanzioni contro i coloni violenti in Cisgiordania, affermando che «l'aumento della violenza da parte dei coloni estremisti sta infliggendo enormi sofferenze ai palestinesi» e che «questa violenza non ha nulla a che fare con la lotta ad Hamas e deve cessare»;

    18) il 12 dicembre 2023 l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che chiede a Israele «un immediato cessate il fuoco umanitario» nella Striscia di Gaza e «la liberazione immediata e senza condizioni di tutti gli ostaggi e la garanzia dell'accesso per ragioni umanitarie» e su cui il Governo italiano si è pilatescamente astenuto;

    19) l'Italia ha una lunghissima tradizione di presenza attiva in Palestina, in West Bank come a Gaza, di organizzazioni della cooperazione allo sviluppo, ma la loro attività rischia oggi di arrestarsi a causa dei tagli del Governo italiano: nel 2021 vi erano destinati 15 milioni di euro per i progetti di sviluppo e 5,2 milioni di euro per l'emergenza umanitaria; nel 2022, rispettivamente, 16,3 milioni di euro e 3,6 milioni di euro; nel 2023, invece, solo 11 milioni di euro esclusivamente destinati all'emergenza umanitaria, con il conseguente congelamento di dieci progetti a Gaza e in West Bank, proprio nel momento in cui sarebbero stati più necessari;

    20) i rischi connessi all'espansione regionale del conflitto, anche in termini di miscalculation degli avvenimenti, non sono mai stati così elevati come nelle ultime settimane, in cui si sono registrati attacchi fuori dai confini di Israele e Palestina e, segnatamente, al critico confine con il Sud del Libano, dov'è presente il contingente italiano impegnato nella missione Unifil;

    21) gli attacchi terroristici dei ribelli Houti dello Yemen alle navi in transito verso e per il canale di Suez stanno provocando un drastico ridimensionamento del normale traffico marittimo delle merci verso e per il Mediterraneo e l'Europa, con immediate e gravi ricadute economiche sui noli, che colpiscono direttamente gli interessi dell'Italia;

    22) si è registrata fin qui una scarsa assertività e un colpevole ritardo nell'iniziativa diplomatica dell'Unione europea, anche di semplice coordinamento con i tentativi di dialogo promossi dai Paesi arabi, le cui interlocuzioni principali stanno avvenendo con l'Amministrazione americana, come testimoniano le reiterate missioni nella regione del Segretario di Stato Anthony Blinken;

    23) anche in occasione del perfezionamento della strategia degli «Accordi di Abramo», promossi dalla mediazione statunitense, l'Unione europea non ha offerto un contributo autonomo per un tentativo di normalizzazione dei rapporti tra gli Stati dell'area che non rimuovesse le legittime aspettative e aspirazioni del popolo palestinese;

    24) Unione europea, Italia e gran parte della comunità internazionale concordano nel considerare la soluzione dei «due popoli, due Stati» l'unica strada possibile per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, una posizione profondamente radicata nella tradizione e nell'iniziativa diplomatica italiana nei confronti di Israele e della Palestina;

    25) dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, 138 Stati hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina, mentre 163 lo Stato di Israele;

    26) il Parlamento europeo ha già approvato nel 2014 la risoluzione (2014/2964(RSP)) sul riconoscimento dello Stato di Palestina e successivamente il Parlamento italiano, con la mozione 1-00745 del 27 febbraio 2015, approvata a larga maggioranza, ha impegnato il Governo al riconoscimento dello Stato di Palestina, quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele;

    27) l'Autorità nazionale palestinese (Anp) necessita di un sensibile rafforzamento e di una profonda rivitalizzazione: negli ultimi anni ha infatti manifestato una crescente fragilità, legata all'interruzione del processo di pace, alla prolungata assenza di un confronto elettorale democratico e, dopo il 7 ottobre 2023, al mancato trasferimento delle entrate fiscali che Israele effettua per contro dell'Autorità nazionale palestinese nei territori occupati, che sta provocando il collasso economico e finanziario;

    28) dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e l'Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, seguendo le indicazioni del suo Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana e palestinese nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei «due popoli, due Stati», anche rafforzando le iniziative di dialogo con i Paesi terzi dell'area o da essi promosse,

impegna il Governo:

1) a sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste avanzate dalle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia;

2) a sostenere un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all'Unione europea, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente e con l'obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto israelo-palestinese, attraverso la soluzione politica dei «due popoli, due Stati», in linea con le risoluzioni dell'Onu, che non può prescindere da un rinnovato ruolo dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) nella costituzione di uno Stato democratico palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del principio del reciproco riconoscimento;

3) ad attivarsi per promuovere, in tutte le sedi multilaterali, una missione internazionale di interposizione a Gaza, sotto l'egida delle Nazioni Unite, che coinvolga i Paesi arabi che possono assumersi la responsabilità della ricostruzione della Striscia, in linea con la lunga e consolidata tradizione diplomatica conquistata dall'Italia nelle molteplici missioni di pace nel mondo;

4) a promuovere – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo e nel 2015 dal Parlamento italiano, per preservare nell'ambito del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati» – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;

5) a sostenere l'Unione europea nell'attuazione in tempi rapidi delle sanzioni già deliberate contro Hamas, per colpire la capacità organizzativa, economica e finanziaria dell'organizzazione terroristica;

6) ad adoperarsi affinché l'Unione europea appronti un pacchetto di sanzioni contro i coloni colpevoli di crimini verso la popolazione palestinese in Cisgiordania, nonché nei confronti delle organizzazioni o degli enti economici che direttamente o indirettamente ne sostengono l'azione, anche alla luce dell'ostacolo che gli stessi rappresentano per la ripresa di un reale percorso di pace tra i due popoli;

7) a ripristinare i fondi per le organizzazioni non governative italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell'anno in corso all'Unrwa (United Nations relief and works agency far Palestine refugees in the Near East), per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo altresì l'accesso illimitato alle cure;

8) a sostenere ogni iniziativa utile, nelle sedi giurisdizionali internazionali, volta ad accertare le violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario, autorizzando il lavoro di commissioni d'inchiesta indipendenti;

9) a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato definito a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente e la pace in Terra Santa.
(1-00233) «Schlein, Braga, Provenzano, Amendola, Graziano, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Casu, Fornaro, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Fossi, Furfaro, Gianassi, Girelli, Gnassi, Gribaudo, Guerini, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Orfini, Orlando, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Quartapelle Procopio, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Zingaretti, Pastorino».

  (25 gennaio 2024)

   La Camera,

   premesso che:

    1) il recente attacco terroristico lanciato da Hamas verso Israele ha riacceso il conflitto tra i due popoli, con una lunga storia di ostilità e guerre;

    2) la crisi in atto, oltre ad essere probabilmente la più grave mai verificatasi in terra mediorientale, scaturisce da una situazione radicata e probabilmente sottovalutata dalla politica internazionale;

    3) il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a seguito dell'attacco descritto, ha dichiarato che non si tratta «solo di un'operazione, è proprio una guerra». Lo stesso ha dato l'ordine all'esercito di richiamare i riservisti e di rispondere alla guerra con un'ampiezza che il nemico non ha conosciuto finora, dando il via all'operazione «Spade di ferro» sopra a Gaza, con l'intento di colpire obiettivi militari di Hamas;

    4) la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è drammatica: il bilancio di vittime e feriti è in costante aumento, con un numero significativo di bambini e civili. Bilancio destinato ad aumentare considerata la volatilità dello scenario attuale;

    5) secondo il report delle Nazioni Unite, dal 7 ottobre 2023 al 6 novembre 2023, in un mese di conflitto, nella Striscia di Gaza sono state un milione e mezzo le persone costrette ad abbandonare le proprie case. Si tratta del 62 per cento dell'intera popolazione della Striscia. Dai dati risultano morte 10.022 persone, di cui 2.550 erano donne, 4.104 bambini. Donne e minori rappresentano quindi, il 67 per cento delle vittime complessive;

    6) 2.350 persone, tra cui 1.300 bambini, risultano attualmente scomparse e potrebbero essere ancora intrappolate sotto le macerie. I feriti segnalati sono 25.408. Nei bombardamenti hanno perso la vita almeno 192 operatori sanitari, 89 dipendenti dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa), 18 lavoratori della protezione civile in servizio e 47 giornalisti;

    7) oltre 40 mila le unità abitative distrutte a Gaza, quelle danneggiate sono invece oltre 222 mila; il 45 per cento dei palazzi è in macerie. Le scuole inagibili sono invece 267, oltre il 51 per cento del totale, e, inoltre, 625 mila studenti sono senza alcuna possibilità di accesso alla formazione scolastica. Sono state poi attaccate 113 strutture sanitarie, 16 ospedali e 32 ambulanze;

    8) dall'elevatissimo numero di vittime nella Striscia di Gaza, segnatamente costituite da civili innocenti, e dalla tipologia di strutture attaccate è desumibile una grave violazione delle prescrizioni di diritto internazionale umanitario;

    9) il 10 ottobre 2023 sono state votate e approvate le risoluzioni presentate al termine delle comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele;

    10) in particolare, la risoluzione 6-00052 impegnava a promuovere ogni iniziativa volta alla tutela della popolazione, anche attraverso l'apertura di corridoi umanitari, considerata la drammatica situazione della popolazione civile di Gaza, dove vivono due milioni di palestinesi, tra cui circa novecentomila bambini;

    11) in Commissione affari esteri e comunitari alla Camera dei deputati è stata approvata la risoluzione 7-00160 presentata dal gruppo del MoVimento 5 Stelle, che ribadiva l'urgente necessità dell'apertura di corridoi umanitari, stante la drammatica situazione degli innocenti coinvolti e soprattutto dei civili più vulnerabili;

    12) il 27 ottobre 2023 l'Assemblea generale dell'Onu ha adottato una risoluzione avanzata dalla Giordania sul conflitto tra Israele e Hamas. La risoluzione è stata approvata con 120 voti a favore, 14 contrari e 45 astensioni, tra cui quella dell'Italia;

    13) la citata risoluzione chiede una «tregua umanitaria immediata, durevole e sostenuta», nonché il rispetto del diritto umanitario internazionale, assicurando le forniture e servizi essenziali nella Striscia di Gaza. Si chiede inoltre la «liberazione immediata e incondizionata» di tutti i civili tenuti in ostaggio;

    14) la grave situazione descritta potrebbe non risolversi in tempi brevi, in quanto aumentano le possibilità di una crescente instabilità che potrebbe non essere circoscritta alla realtà locale, ma diffusa su scala regionale e internazionale;

    15) alla data di presentazione del presente atto di indirizzo è in corso una trattativa consistente in un temporaneo cessate il fuoco e nella liberazione di alcuni ostaggi;

    16) è dunque necessario intervenire urgentemente per porre fine a tale violenza, richiedendo alla comunità internazionale un atteggiamento più incisivo,

impegna il Governo:

1) a profondere ogni sforzo a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, al fine di giungere a un immediato «cessate il fuoco», a garanzia dell'incolumità della popolazione civile di entrambe le parti;

2) ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per consentire una permanente apertura di adeguati corridoi umanitari e l'ingresso di personale sanitario e umanitario nella Striscia di Gaza, anche al fine di consentire l'ingresso di aiuti umanitari e, al contempo, permettere l'evacuazione dei civili più vulnerabili, tra cui i feriti in gravi condizioni, bambini e anziani;

3) a intraprendere, comunque, ogni utile iniziativa di carattere internazionale ed europea volta a promuovere, con urgenza, una conferenza di pace che accompagni un processo di negoziato sulla base delle legittime aspettative delle parti in conflitto, nel rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario, all'interno della cornice di principio «due popoli, due Stati»;

4) a sostenere iniziative volte alla protezione della popolazione civile palestinese, compresa la possibilità di una protezione Onu specifica per i residenti di Gaza;

5) ad attivarsi, in ogni sede, per la liberazione immediata e incondizionata di tutti i civili tenuti in ostaggio.
(1-00222) «Francesco Silvestri, Riccardo Ricciardi, Ascari, Baldino, Santillo, Cappelletti, Auriemma, Fenu».

  (29 novembre 2023)

   La Camera,

   premesso che:

    1) in un contesto internazionale reso già complicato dal perdurare della guerra di aggressione russa all'Ucraina, i Paesi del Medio Oriente si trovano al centro di importanti evoluzioni geopolitiche che presentano profili di criticità, non solo per la stabilità regionale;

    2) il 7 ottobre 2023 Hamas ha perpetrato un brutale attacco terroristico nei confronti di Israele, che ha causato oltre mille vittime civili e nel corso del quale sono stati presi in ostaggio più di duecento persone, peraltro di diverse nazionalità;

    3) l'attentato si è fondato sulla volontà di Hamas – definita una «organizzazione terroristica» da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Egitto, Giordania e Giappone – di negare il diritto stesso all'esistenza dello Stato di Israele;

    4) l'immediata reazione israeliana, accompagnata da un'imponente manovra terrestre e aerea, per quanto condotta con sistemi d'arma ad elevata tecnologia e precisione, non sta garantendo pienamente una discriminazione degli obiettivi militari da quelli civili, ciò anche in ragione dell'elevata densità abitativa a Gaza, della necessità di colpire i tunnel edificati da Hamas, dell'utilizzo da parte dell'organizzazione terroristica di infrastrutture non militari – come, ad esempio, gli ospedali – per fini bellici e del costante uso della popolazione come scudo;

    5) Hamas sta proseguendo un fitto lancio di razzi verso Israele contro obiettivi su larga scala e in gran parte civili e continua a detenere sequestrati centinaia di ostaggi;

    6) preoccupano, quindi, le conseguenze dirette che entrambe le operazioni stanno avendo sulla popolazione civile, in particolare con la crisi umanitaria in corso a Gaza, per la quale è necessario un intervento presso le autorità israeliane e i gruppi armati palestinesi affinché sia rispettato il diritto internazionale umanitario;

    7) stando ai dati diramati dalle Nazioni Unite, più di 1,9 milioni di persone – corrispondente all'85 per cento della popolazione di Gaza – sono state sfollate dalle loro case, mentre secondo un rapporto di United Nations women, sarebbero quasi 25 mila le vittime palestinesi a Gaza da quando sono ricominciate le ostilità, di queste per circa il 70 per cento sarebbero donne e bambini;

    8) pur accogliendo con favore gli accordi raggiunti, con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, per temporanei cessate il fuoco che hanno consentito una pausa delle ostilità, lo scambio di rispettivi prigionieri e l'ingresso di alcuni convogli umanitari, tali iniziative non sono risultate sufficienti a soddisfare le esigenze di base della popolazione civile;

    9) appare evidente che l'acuirsi delle tensioni nella Striscia di Gaza annulla le già timide prospettive di dialogo tra le parti che si erano riaperte grazie al processo avviato con gli «Accordi di Abramo», pregiudicando il possibile raggiungimento in futuro di un accordo sulla soluzione dei «due popoli e due Stati» che permetta ad entrambi di esercitare il proprio diritto all'autodeterminazione e a vivere in modo dignitoso;

    10) nel ribadire, con fermezza, la condanna ad Hamas per i suoi attacchi e il diritto di Israele a difendersi, seppur nel quadro di una reazione quanto più proporzionata, la priorità rimane l'individuazione di una soluzione diplomatica che eviti un'ulteriore escalation nella regione e l'estensione del conflitto che innescherebbe un'ulteriore polarizzazione delle relazioni internazionali;

    11) desta preoccupazione, in particolare, il possibile allargamento delle tensioni al Libano, dove peraltro è impegnato un contingente militare italiano nell'ambito della missione Unifil, e il possibile intervento diretto di Hezbollah;

    12) contestualmente all'acuirsi delle tensioni in Israele e nella Striscia di Gaza, si è registrato un aggravamento delle condizioni di sicurezza della navigazione in corrispondenza dello Stretto di Bab al Mandab che controlla l'accesso al Mar Rosso e sul quale si riversano le conseguenze del conflitto interno allo Yemen, che vede contrapposti il Governo internazionalmente riconosciuto e i ribelli Houthi;

    13) le milizie, grazie anche al sostegno iraniano, stanno disponendo crescenti minacce alla navigazione lungo le coste yemenite del Golfo di Aden, colpendo le navi mercantili in traversata da e verso il Canale di Suez con il dichiarato obiettivo di danneggiare Israele e gli Stati occidentali suoi partner;

    14) secondo quanto riportato da un'analisi dell'Università di Bradford, dall'inizio degli attacchi sarebbero più di duecento le navi che hanno dichiarato incidenti e oltre centocinquanta quelle che sono state costrette a cambiare rotta;

    15) lo stato di insicurezza nel quale versa il Mar Rosso sta comportando la modificazione delle principali rotte commerciali tra l'Europa e l'Asia, che, anziché attraversare il Canale di Suez, circumnavigano l'Africa al di sotto del Capo di Buona Speranza, per poi raggiungere i porti del Nord Europa;

    16) il nuovo itinerario, oltre a causare un incremento dei tempi di percorrenza finanche di 15 giorni e un aumento dei costi di trasporto stimato attorno al 20-30 per cento, comporta, altresì, la totale esclusione dei porti del Mediterraneo, che rischia di gravare sulla capacità di approvvigionamento di materie prime ed energetiche e sulla capacità di esportazione;

    17) già nelle prime settimane dagli attacchi si è assistito ad una riduzione del traffico marittimo, da 400 a 250 navi al giorno, che mina gli interessi commerciali strategici e di sicurezza nazionali e la tenuta economica degli scali portuali italiani;

    18) alla luce dei recenti avvenimenti, una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha predisposto un contingente militare di protezione per assicurare la navigazione nel Mar Rosso;

    19) l'Italia, assieme a numerosi altri Paesi dell'Unione europea e del G7, ha aderito alle dichiarazioni di condanna delle aggressioni operate dalle milizie Houthi e contribuito, nell'ambito delle missioni internazionali già autorizzate, con una propria fregata con compiti di supporto associato;

    20) il nostro Paese, del resto, è già impegnato in missioni di sorveglianza e sicurezza della navigazione come nel caso dell'iniziativa Emasoh nello Stretto di Hormuz, a protezione del naviglio mercantile in transito in quest'area particolarmente strategica o come nel caso della missione europea Atalanta nel bacino somalo per la sorveglianza ed il riconoscimento di attività sospette riconducibili al fenomeno della pirateria;

    21) alla luce delle condizioni presentate, appare opportuno che anche l'Italia, in sinergia con gli altri Paesi dell'Unione europea, dia il proprio contributo a tutela della libertà e sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, come già avviene nelle altre aree di interesse strategico;

    22) il Consiglio dell'Unione europea dei Ministri degli esteri che si è riunito il 22 gennaio 2024 ha informalmente deliberato l'avvio di una missione militare navale a protezione del naviglio mercantile in transito nel Mar Rosso, implementando le missioni già in essere in quell'area geografica;

    23) in questo contesto internazionale si inserisce la Presidenza italiana del G7 che dovrà affrontare anche la crescente instabilità, visibile nei diversi focolai in Medio Oriente, e le relative conseguenze sull'agenda globale;

    24) se, da un lato, il vertice che si terrà dal 13 al 15 giugno 2024 sarà l'occasione per condividere con i principali partner mondiali dell'Italia le possibili soluzioni alle situazioni di crisi, desta enorme preoccupazione, dall'altro, la debolezza dimostrata dalla comunità internazionale, in particolare dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, e dall'Unione europea;

    25) appare sempre più urgente una riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e degli strumenti di moral suasion in capo all'Organizzazione e, al contempo, lavorare nelle sedi europee per definire un sistema di difesa e di politica estera comuni realmente efficace che consenta all'Unione europea di esercitare in modo più puntuale e persuasivo la propria influenza, soprattutto nelle aree geografiche dove maggiormente si esprimono gli interessi strategici comunitari,

impegna il Governo:

1) a rinnovare la ferma condanna all'attacco terroristico perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023 nei confronti di Israele, a sostenere le sanzioni che l'Unione europea ha adottato nei confronti dell'organizzazione, a chiedere l'immediata e incondizionata liberazione degli ostaggi ancora sequestrati dai terroristi e a riaffermare il pieno diritto di Israele ad esistere;

2) ad attivarsi, sia in seno all'Unione europea che nelle sedi internazionali, a sostegno di ogni iniziativa che consenta di evitare una escalation militare nella Striscia di Gaza e a profondere ogni sforzo utile a ricostruire quanto prima un processo di pace;

3) ad attivarsi, nelle sedi internazionali, affinché sia rispettato dalle autorità israeliane e dai gruppi armati palestinesi il diritto internazionale umanitario, a fornire supporto e aiuti di natura umanitaria alle popolazioni colpite, evitando ogni forma di finanziamento e sostegno che possa supportare l'attività di organizzazioni terroristiche;

4) a definire prioritario il ripristino della libertà e della sicurezza della navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, non solo per le navi mercantili italiane, a tutela degli interessi strategici nazionali e dei porti del Mar Mediterraneo;

5) a partecipare, in sinergia con gli altri Paesi dell'Unione europea, ad una missione militare a protezione delle navi mercantili in transito nello Stretto di Bab al Mandab e nel Mar Rosso, anche mediante un allargamento dell'area geografica di azione delle missioni già in essere nello Stretto di Hormuz e nel bacino somalo;

6) a supportare ulteriori impegni, nelle sedi europee, affinché si costruiscano le condizioni per la creazione di un'autonoma capacità di difesa europea, complementare e integrata nel sistema della Nato;

7) a farsi promotore, nell'ambito della Presidenza di turno del G7, di una riflessione su una riforma delle Nazioni Unite, dei suoi organi e degli strumenti che ha a disposizione, che consenta di restituire all'Organizzazione un ruolo decisivo nella risoluzione dei conflitti.
(1-00234) «Rosato, Richetti, Bonetti, Sottanelli, Benzoni, D'Alessio, Grippo».

  (29 gennaio 2024)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   BENZONI, PASTORELLA, BONETTI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come accade ormai da oltre un anno, migliaia di cittadini denunciano pubblicamente e on line la sostanziale impossibilità di ottenere in tempi ragionevoli un appuntamento per il rinnovo del proprio passaporto;

   in diversi casi i primi appuntamenti disponibili risultano essere a distanza di oltre sei mesi dalla richiesta ed è stato segnalato direttamente agli interroganti come talvolta nemmeno le procedure di urgenza per motivi di turismo, con annessi titoli di viaggio già acquistati, risultino percorribili entro i termini utili;

   sono migliaia, infatti, le persone che ogni mattina provano ad accedere alla piattaforma di prenotazione, cominciano ad inserire i propri dati anagrafici e, puntualmente, si vedono infine preclusa la possibilità di procedere con la richiesta;

   a questo si aggiunge la procedura, ormai anacronistica, del versamento di 42,50 euro presso gli uffici postali mediante bollettino di conto corrente intestato al Ministero dell'economia e delle finanze e di un altro contributo amministrativo di 73,50 euro da acquistare presso le rivendite di valori bollati e le tabaccherie, in luogo di una procedura di pagamento unico e digitale, tramite, ad esempio, la piattaforma «pagoPA», la quale risulterebbe sicuramente più rapida e di facile fruizione;

   secondo quanto riportato da un'inchiesta di Altroconsumo risalente a novembre 2023, la situazione risulta addirittura peggiorata rispetto ad un anno fa, con sei città in cui non è stato nemmeno possibile prenotare un appuntamento a tempo indefinito;

   nel mese di giugno 2023 il Governo aveva evidenziato un aumento nel rilascio di passaporti rispetto al 2022 assieme all'eliminazione del vincolo di territorialità e all'annuncio dell'avvio del «Progetto polis» in partenariato con Poste italiane, ma la recente implementazione di tale servizio non ha evidentemente portato ai risultati attesi, viste le difficoltà che persistono in tutte le zone d'Italia;

   la situazione, da quanto viene denunciato, non è davvero migliorata e i danni economici per famiglie e imprese non è più accettabile, in quanto è ormai da oltre un anno che la libertà di movimento dei cittadini risulta sostanzialmente limitata, a causa di incapacità amministrativa e carenze di organico;

   il risultato è che si impone ai cittadini di dover passare da un ufficio pubblico all'altro, sempre che si sia riusciti a prenotare uno slot disponibile, usufruendo, nei casi più ottimistici, di un servizio vitale per il quale pagano quasi 120 euro – cifra peraltro nettamente superiore ai principali Paesi europei – solamente dopo diversi mesi di attesa –:

   quali ulteriori strumenti intenda implementare per risolvere le problematiche esposte e con quali tempistiche.
(3-00944)

(30 gennaio 2024)

   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono almeno cinque milioni i cittadini italiani che studiano o lavorano in una regione diversa da quella del comune di residenza;

   l'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea, insieme a Cipro e Malta, a non riconoscere a questi ragazzi e ragazze il diritto di votare nella città in cui vivono in occasione delle elezioni politiche;

   stando ai dati del libro bianco sull'astensionismo presentato dal Dipartimento per le riforme istituzionali nel 2022, dal titolo «Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l'astensionismo e agevolare il voto», risulta che, di questi cinque milioni di persone, il 38 per cento impiegherebbe almeno quattro ore per recarsi nel proprio comune di residenza e rientrare presso il luogo di studio o lavoro, il 15 per cento dovrebbe affrontare uno spostamento tra quattro e otto ore, oltre il 9 per cento tra otto e dodici ore e circa il 14 per cento addirittura superiore alle dodici ore;

   per il momento, quindi, e anche in vista delle imminenti elezioni europee, a questi ragazzi e a queste ragazze che ancora oggi manifestano davanti al Senato della Repubblica, con le associazioni «Voto dove vivo», «The good lobby», «Will media» e altri, del tutto inascoltati dal Governo, di fatto non è assicurato il diritto di esercitare il voto;

   a luglio 2023, alla Camera dei deputati, la maggioranza ha stravolto la proposta di legge «Voto dove vivo», finalizzata a disciplinare l'esercizio del diritto di voto cosiddetto «fuori sede»;

   in quell'occasione, infatti, la maggioranza ha approvato un emendamento che ha sostituito interamente il testo della proposta di legge, trasformandola in una delega al Governo ad adottare decreti legislativi entro 18 mesi dall'entrata in vigore della norma, senza quindi garantire la possibilità di esercitare questo diritto in occasione delle elezioni europee del 2024;

   suscita preoccupazione, data l'evidente gravità e urgenza del problema, il fatto che l'iter della delega approvata dalla Camera dei deputati, dal contenuto molto più limitato rispetto al testo della proposta originaria, non sembri vedere sviluppi nell'ambito dell'agenda dei lavori presso il Senato della Repubblica e che, ove non sia approvata al massimo entro la metà di febbraio 2024, quasi sicuramente non garantirà l'esercizio del diritto di voto «fuori sede» in tempo per le elezioni europee di giugno 2024 –:

   se non ritenga di adottare con urgenza iniziative normative al fine di garantire a cinque milioni di cittadini il diritto di esercitare il voto in un comune diverso da quello di residenza in occasione delle imminenti elezioni del Parlamento europeo, o comunque il prima possibile.
(3-00945)

(30 gennaio 2024)

   LUPI, ROMANO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il termine baby gang si fa riferimento a gruppi composti da meno di 10 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni che si contraddistinguono per un'azione criminosa stabile nel tempo, con commissione di reati gravi, una prolifica attività sui social network e il controllo sul territorio;

   il fenomeno è radicato indistintamente in tutta Italia, con alcune differenze sulla composizione dei gruppi: nel Nord Italia i gruppi sono composti in maggioranza da stranieri di prima o seconda generazione, mentre nel Sud Italia sono maggiormente composti da cittadini italiani in condizione di disagio e marginalità;

   secondo i dati dell'anno 2022 riportati dalla Direzione centrale della polizia criminale, i delitti compiuti da minori di 18 anni sono aumentati del 14 per cento;

   uno studio del Centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale ha evidenziato come «la pandemia da COVID-19 ha avuto un forte impatto sulla quotidianità dei ragazzi, causando un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive del benessere personale»;

   il fenomeno delle baby gang è radicato soprattutto nelle città metropolitane, dove i cittadini nell'ultimo anno hanno riscontrato un aumento del livello di percezione di insicurezza;

   le baby gang non sono radicate solamente nei centri delle città, spesso i più presidiati dalle forze dell'ordine, ma si sviluppano anche nelle zone più periferiche, dove ad atti di violenza si aggiungono anche attività come lo spaccio di droga e i furti;

   a Milano, negli ultimi due anni, è aumentato il rischio di essere derubati o rapinati, a tal punto che la città metropolitana anche nel 2022 si è confermata la prima provincia per numero di denunce in rapporto alla popolazione, con 6.991 reati registrati;

   a Palermo l'8 gennaio 2024 un uomo è stato accoltellato solo per aver sorpreso un gruppo di ragazzini intento a rubare una bici, un episodio che segue due sparatorie avvenute nel mese di dicembre 2023;

   in un quadro così variegato, un'azione di controllo e repressione nelle vie della «movida», scollegata da altre attività di prevenzione presso i quartieri a rischio, potrebbe risultare inefficace e dannosa solo per gli esercenti;

   occorre garantire il diritto ai cittadini di godere in serenità di tutte le strade della propria città –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non ritenga necessaria un'azione di presidio delle zone periferiche dove le baby gang vivono e custodiscono spesso armi e sostanze stupefacenti.
(3-00946)

(30 gennaio 2024)

   FOTI, MONTARULI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MICHELOTTI, MURA e SBARDELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di stampa del piano della giunta torinese per legalizzare il centro sociale Askatasuna, noto per le violenze di piazza e nei cantieri «No Tav», trasformandolo in «bene comune»;

   i leader del centro sociale Askatasuna sono attualmente sotto processo per associazione a delinquere, nell'ambito del quale tre mesi fa gli agenti della Digos hanno notificato sei misure cautelari, provvedimenti arrivati dopo che la Corte di cassazione ha riconosciuto il capo d'accusa per il reato associativo;

   nelle motivazioni della sentenza, la Corte di cassazione, con riferimento alle finalità perseguite dal centro, scrive, inoltre: «Secondo quanto emerso dalle intercettazioni e dalla disamina degli atti letti in chiave cronologica, detta finalità si identifica nella lotta armata mediante la preordinata provocazione di contrasti con le forze dell'ordine»;

   a dicembre 2023, a seguito del controllo effettuato su disposizione della procura da parte della Digos con vigili del fuoco e azienda sanitaria locale, erano state rilevate le carenti condizioni igienico-sanitarie del centro e accertata l'assenza di autorizzazioni per le attività svolte, tra le quali la somministrazione di cibi e bevande;

   a seguito del sopra citato controllo, il sindaco Stefano Lo Russo dichiarò: «Sono in corso valutazioni tecniche e politiche sul futuro dell'immobile che verranno sviluppate nell'arco dei primi mesi del prossimo anno», lasciando presagire lo sgombero, del quale si parlava da mesi;

   al contrario, ora il sindaco ha proposto l'inserimento dell'immobile tra i beni comuni della città, in base al «Regolamento per il governo dei beni comuni urbani nella città di Torino», che prevede che: «La Città di Torino, ai sensi (...) dello statuto comunale, anche nell'interesse delle generazioni future, tutela i beni che la collettività riconosce come beni comuni emergenti, in quanto funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali delle persone nel loro contesto ecologico e urbano»;

   a parere degli interroganti l'evidenza dei fatti dimostra che le trattative tra gli attivisti e il sindaco della città erano in corso da mesi e che si tratta di un tentativo di legalizzare un centro violento, per andare oltre l'occupazione che dura ormai da decenni –:

   se sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito, scongiurando la descritta iniziativa del comune di Torino e garantendo il rispetto della legalità su tutto il territorio nazionale.
(3-00947)

(30 gennaio 2024)

   MARI, GRIMALDI, ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da una nota diffusa il 25 gennaio 2024 al termine del Consiglio dei ministri si è avuto conferma che il Governo si accinge all'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane;

   la partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze è pari al 29,26 per cento, mentre Cassa depositi e prestiti ne controlla il 35 per cento;

   il 23 gennaio 2024 il Governo, rispondendo a un'interrogazione a risposta immediata in IX Commissione, aveva affermato di voler mantenere il controllo pubblico di Poste italiane con una quota del 51 per cento, cedendo, quindi, quote fino al 13 per cento;

   il Ministro interrogato solo 3 giorni dopo ha prefigurato un diverso scenario, con lo Stato che conserverebbe solo la partecipazione del 35 per cento in capo a Cassa depositi e prestiti, a dimostrazione della volontà del Governo di imprimere, a giudizio degli interroganti, un'errata e ingiustificata accelerazione ad una vera e propria privatizzazione di Poste italiane;

   ad avviso degli interroganti in entrambi i casi si tratterebbe di un'operazione antieconomica dal punto di vista finanziario, dal momento che le cifre stimate da incassare dalla cessione (1,7 miliardi di euro dalla cessione del 13 per cento di azioni e 3,8 miliardi di euro dalla vendita dell'intera quota posseduta dal Ministero dell'economia e delle finanze) verrebbero sterilizzate in pochi anni dai dividendi annuali;

   a parere degli interroganti si rischia la svendita di Poste italiane, che, stando alla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, rappresenta solo un quinto delle privatizzazioni previste dal Governo per il prossimo triennio, che quindi interesseranno altre società partecipate che operano in settori strategici come Enav, Enel, Eni e Leonardo;

   ad avviso degli interroganti si è di fronte a un ulteriore svuotamento delle politiche industriali ed economiche pubbliche del nostro Paese e a un ulteriore drammatico indebolimento del peso e del ruolo dello Stato nell'economia;

   altri pregressi processi di privatizzazione hanno portato ad effetti negativi sul terreno occupazionale e alla diffusione del precariato e del dumping contrattuale, nonché al peggioramento dei servizi erogati e dei costi a carico dei consumatori;

   risulta incomprensibile e poco lungimirante per gli interroganti che il Governo ceda ai privati un'azienda in ottima salute, con 120 mila dipendenti, che esercita anche un'importante funzione di servizi pubblici e assistenziali e detentrice di un'importante quota dei risparmi degli italiani –:

   se il Governo intenda urgentemente definire e comunicare al Parlamento il piano di privatizzazione di Poste italiane, oltre che delle altre privatizzazioni previste, aprendo un confronto con le organizzazioni sindacali, ritenendo gli interroganti fondamentale la presenza maggioritaria dello Stato nel capitale di Poste italiane a garanzia della direzione di processi pubblici economici, dei livelli occupazionali e della qualità dei servizi resi.
(3-00948)

(30 gennaio 2024)

   ROGGIANI, CASU, BRAGA, AMENDOLA, BAKKALI, BARBAGALLO, DE LUCA, DE MARIA, FERRARI, FORNARO, FURFARO, GHIO, GIANASSI, GRAZIANO, GUERRA, LAI, MANCINI, MANZI, MEROLA, MORASSUT, UBALDO PAGANO, PELUFFO, TONI RICCIARDI, SCOTTO, SIMIANI, VACCARI e BONAFÈ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2024 ha approvato in esame preliminare un provvedimento che regolamenta l'alienazione di un'ulteriore quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane, tale da mantenere una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

   il Ministro interrogato, a proposito della possibile ulteriore cessione di quote di Poste italiane da parte dello Stato, in data 26 gennaio 2024 ha affermato che l'Italia deve «mantenere il controllo, non possiamo scendere sotto il 35 per cento», mentre la Sottosegretaria di Stato per le imprese e il made in Italy, Bergamotto, il 23 gennaio 2024, rispondendo all'interrogazione n. 5-01880 presentata dall'onorevole Casu, ha affermato che l'idea al vaglio dei soci pubblici sarebbe quella di diluire la quota di entrambi, mantenendo comunque la maggioranza assoluta del 51 per cento;

   la quota pubblica di partecipazione in Poste italiane è pari al 65 per cento e il Ministro interrogato ha affermato che non si scenderà sotto il 35 per cento, lasciando intendere la possibilità di una vendita di quote fino al 30 per cento;

   in riferimento alla cessione di quote pubbliche di Poste italiane, la Sottosegretaria Bergamotto, nella risposta all'interrogazione citata in precedenza, ha rassicurato circa l'impegno del suo Ministero nel garantire che la suddetta ulteriore cessione non comprometta l'erogazione del servizio pubblico e garantisca tutti i lavoratori coinvolti;

   la scelta di procedere alla privatizzazione ha generato grande preoccupazione tra le lavoratrici e i lavoratori e i sindacati per protesta hanno chiesto immediatamente un incontro al Governo e annunciato una fase di mobilitazione, lamentando la totale mancanza di ascolto rispetto alle decisioni assunte;

   la cessione di ulteriori quote di Poste italiane può avere un impatto diretto sulla salvaguardia dell'occupazione e sulla fornitura dei servizi essenziali per i cittadini –:

   quali iniziative si intendano adottare per evitare la svendita di Poste italiane e garantire il pieno coinvolgimento dei sindacati e dei lavoratori.
(3-00949)

(30 gennaio 2024)

   FENU, FRANCESCO SILVESTRI, GUBITOSA, LOVECCHIO, RAFFA, BALDINO, SANTILLO, AURIEMMA, CAPPELLETTI e TORTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   contrariamente alle promesse fatte, la programmazione economico-finanziaria del Governo si fonda anche su una gestione delle partecipazioni pubbliche finalizzata ad acquisire proventi da dismissioni, pari ad almeno l'1 per cento del prodotto interno lordo nell'arco del triennio 2024-2026;

   in sostanza, sono attese disponibilità liquide per il valore di 20 miliardi di euro;

   oltre alla nota cessione delle quote di partecipazione in Monte dei Paschi di Siena, nel piano del Governo vi sarebbero anche le partecipazioni detenute nei grandi gruppi strategici come Eni, Poste italiane, Ferrovie dello Stato italiane;

   il 25 gennaio 2024, infatti, il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un provvedimento che regolamenta l'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale di Poste italiane s.p.a. tale da mantenere, così come precisato nel comunicato stampa diffuso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, una partecipazione dello Stato, anche indiretta, che assicuri il controllo pubblico;

   è necessario evidenziare quanto precisato nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza in merito al piano di dismissioni che dovrebbe riguardare partecipazioni societarie pubbliche rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria per mantenere un'opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico;

   più recenti dichiarazioni della Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, che in passato aveva espresso una netta posizione di contrasto alle dismissioni pubbliche in quanto considerate una «svendita» di asset strategici (soprattutto con riferimento a Poste italiane), hanno rimarcato l'opportunità di dismettere partecipazioni pubbliche nei casi in cui la presenza dello Stato «non è necessaria»;

   vale la pena ricordare che le società oggetto del piano di dismissioni operano, per l'appunto, in settori strategici per il Paese, occupano migliaia di lavoratori e garantiscono incassi annui alle casse dello Stato per diversi miliardi di euro attraverso la ripartizione dei dividendi –:

   quali siano le ragioni della dismissione della quota di partecipazione detenuta in Poste italiane s.p.a., in considerazione di quanto precisato nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza e nelle dichiarazioni della Presidente del Consiglio dei ministri Meloni, e quale sia l'impatto atteso dall'operazione di cessione sul piano finanziario e del controllo strategico sulla gestione, nonché le ricadute sul piano occupazionale, precisando altresì se analoghe valutazioni siano state fatte con riferimento alla dismissione di partecipazioni detenute in altre grandi società a partecipazioni pubblica, come Eni e Ferrovie dello Stato italiane.
(3-00950)

(30 gennaio 2024)

   DE PALMA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 104 del 1992 ha introdotto importanti disposizioni per l'assistenza e l'integrazione sociale del mondo della disabilità;

   la tabella A), parte II, punto 31, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 ha introdotto l'Iva agevolata al 4 per cento per l'acquisto di mezzi di locomozione per persone diversamente abili;

   l'articolo 8 della legge n. 449 del 1997 disciplina la detraibilità Irpef delle spese di acquisto di beni e strumenti, comprese le autovetture, volti a favorire deambulazione, integrità e autosufficienza di persone diversamente abili;

   l'articolo 30, comma 7, della legge n. 388 del 2000 precisa che le agevolazioni fiscali competono a tutte le persone alle quali è riconosciuta la condizione dell'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, cioè sia ai soggetti non in grado di deambulare sia ai soggetti affetti da patologie psichiche o mentali tali da avere diritto all'indennità di accompagnamento, nonché agli invalidi con grave limitazione della capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni, a prescindere dall'adattamento del veicolo;

   con l'articolo 1, commi 36 e 37, della legge n. 296 del 2006 sono state introdotte norme antielusive che hanno posto limiti alla fruizione dei benefici fiscali e alla cessione dei veicoli acquistati per i soggetti diversamente abili;

   il comma 36 ha disposto che le agevolazioni tributarie e di altra natura relative agli autoveicoli utilizzati per la locomozione dei soggetti di cui all'articolo 3 della legge n. 104 del 1992, con ridotte o impedite capacità motorie, sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti. Il comma 37 ha previsto che, in caso di trasferimento a titolo oneroso o gratuito delle autovetture per le quali l'acquirente ha usufruito dei benefìci fiscali prima di due anni dall'acquisto, è dovuta la differenza fra l'imposta dovuta in assenza di agevolazioni e quella risultante dall'applicazione delle stesse. La disposizione non si applica ai casi in cui i disabili, in seguito a mutate necessità dovute al proprio handicap, cedano il proprio veicolo per acquistarne un altro su cui realizzare nuovi e diversi adattamenti –:

   se, ai fini della continuità agevolativa, nella casistica delle sopraggiunte e mutate condizioni sia compresa anche la sostituzione necessaria del veicolo per il passaggio da mobilità a combustione a mobilità elettrica o ibrida, al fine di garantire il trasporto della persona diversamente abile in zone a traffico limitato nei comuni italiani che impongano restrizioni di accesso, attesa la natura inclusiva della norma.
(3-00951)

(30 gennaio 2024)

   MARATTIN, FARAONE, DEL BARBA, DE MONTE, GADDA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha previsto l'esonero contributivo per i lavoratori dipendenti con retribuzione inferiore ai 35.000 euro annui nella misura di 0,8 punti percentuali per dodici mesi;

   il successivo decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, ha poi elevato questo esonero a due punti percentuali per il periodo compreso da luglio a dicembre 2022;

   l'articolo 1, comma 281, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, ha ulteriormente esteso questa agevolazione fino a giugno 2023 e ha aumentato l'esonero a tre punti percentuali per i lavoratori dipendenti con retribuzione fino a 25.000 euro annui;

   il decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, all'articolo 39, ha ulteriormente prorogato l'esonero da luglio a dicembre 2023, elevandolo a sette e sei punti percentuali per, rispettivamente, i soggetti con retribuzione annua lorda fino a 25.000 e fino a 35.000 euro;

   l'articolo 1, comma 15, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, infine, ha confermato tale misura per l'anno 2024;

   come riportato dall'Ufficio parlamentare di bilancio nell'audizione del 14 novembre 2023 in sede di Commissioni congiunte 5° del Senato della Repubblica e V della Camera dei deputati, il superamento da parte di un lavoratore della soglia di 35.000 euro annui – tramite la perdita dell'esonero contributivo e il contestuale incremento dell'imponibile – comporta la riduzione del reddito disponibile di circa 1.100 euro annui, parzialmente compensata (per circa 260 euro annui) dalla riduzione dal 25 per cento al 23 per cento dell'aliquota Irpef sulla quota di reddito compresa tra i 15.000 e i 28.000 euro lordi annui, di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 2023, n. 216 –:

   se il Governo ritenga che tale situazione, in cui l'incremento dell'offerta di lavoro da parte di individui con redditi medi comporta paradossalmente una riduzione del reddito disponibile, sia in linea con l'esigenza del Paese di incentivare l'offerta di lavoro e la crescita economica, al fine non solo di generare sviluppo e benessere ma anche di migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
(3-00952)

(30 gennaio 2024)

   CENTEMERO, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   tariffe molte alte delle authority finiscono inevitabilmente col pesare sugli utenti finali, oltre che rendere gli operatori italiani meno concorrenziali rispetto ai competitor esteri;

   nel caso di Consob, ad esempio, l'ammontare delle contribuzioni dovute dai soggetti sottoposti alla sua vigilanza è determinato annualmente, ai sensi dell'articolo 40, comma 3, della legge n. 724 del 1994, in base a criteri di parametrazione che tengono conto dei costi derivanti dal complesso delle attività svolte relativamente a ciascuna categoria di soggetti;

   le principali variazioni apportate al regime di contribuzione per l'esercizio 2024, di cui alla delibera n. 22915/2023 del 6 dicembre 2023, resa esecutiva con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 gennaio 2024 e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 23 gennaio 2024, n. 18, hanno riguardato il contributo richiesto ai soggetti con documentazione di offerta/quotazione concernente titoli diversi dai titoli di capitale, mentre rispetto alla misura della contribuzione è stata confermata la vigenza delle tariffe in vigore per il 2023, fatto salvo l'incremento dovuto al tasso di inflazione programmata (2,3 per cento);

   secondo quanto riportato nella lettera di Consob del 31 marzo 2023 (protocollo n. 221/2023), già nel 2023 è stato registrato un aumento del 15,15 per cento rispetto al 2022 degli importi dei contributi a carico degli operatori del sistema finanziario, accelerando un incremento tendenziale che dal 2015 ha raggiunta una soglia pari a 41,84 per cento: se per gli emittenti l'incremento dei costi si è limitato al 6 per cento, i maggiori aumenti hanno interessato le società di intermediazione mobiliare nella misura del 20 per cento, le banche per il 23 per cento e i mercati regolamentati fino al 25 per cento;

   l'adozione di interventi volti a contenere il citato onere a carico delle imprese, invero, appare necessaria per la tutela del mercato di capitali, ecosistema fondamentale per favorire gli investimenti nell'economia reale e supportare l'attività delle aziende che scelgono di quotarsi;

   lo sviluppo del mercato dei capitali costituisce, infatti, una leva strategica a sostegno della finanza pubblica, facilitando l'afflusso di risorse private e favorendo la realizzazione degli investimenti in settori strategici per l'economia italiana, mantenendo alto il livello di competitività del nostro Paese sul piano internazionale –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di evitare che aumenti ingiustificati di tariffe rischino di rendere meno competitivi gli operatori italiani e, in particolare, di tutelare le imprese presenti sul mercato di capitali in considerazione dell'onere contributivo annuale cui esse sono soggette.
(3-00953)

(30 gennaio 2024)

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