TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 243 di Martedì 13 febbraio 2024
INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI
A) Interrogazione
MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
il Liceo «Giacomo Leopardi» di Recanati (Macerata), con la sua doppia sede nell'edificio storico di Palazzo Venieri e in Via Aldo Moro, rappresenta uno dei principali motivi di orgoglio della città e dell'intera provincia maceratese, grazie all'altissima qualità dell'ampia offerta formativa e ai numerosi progetti sviluppati dai vari indirizzi;
si tratta, infatti, di un'eccellenza che ha attirato negli anni un numero sempre crescente di studenti, che oggi raggiunge la soglia delle 2.000 unità, provenienti, oltre che dal comune di Recanati, anche da diversi comuni delle province di Ancona e di Macerata;
la dirigente scolastica, a fronte della notevole crescita di iscrizioni e della preoccupante carenza di spazi adeguati, prima dell'estate ha immediatamente attivato un'interlocuzione con la provincia di Macerata, ente locale competente in materia di edilizia scolastica per l'istruzione secondaria superiore. A tal fine si sono svolti tavoli concertativi che hanno vagliato costi, risorse e gestione di soluzioni alternative, giungendo all'individuazione dei locali che in precedenza avevano ospitato gli uffici comunali durante i lavori al Palazzo del Municipio;
presso i suddetti locali siti in posizione congeniale anche per evitare spese aggiuntive per il trasporto degli studenti, di concerto con la provincia di Macerata, nelle scorse settimane sono state ricavate già 11 aule, sono state ottenute le 11 certificazioni necessarie richieste dalla stessa provincia e cablati gli spazi per mettere in rete le Lim e tutto il sistema informatico, con alcune spese anticipate dal proprietario, il quale, sempre in accordo con l'amministrazione competente, si era reso disponibile all'abbono dei primi sei mesi di affitto per diluire l'impiego di risorse pubbliche; nei primi giorni di settembre 2023, a ridosso dell'inizio delle lezioni, al momento della firma del contratto – già discusso e stimato nel corso dei tavoli concertativi – la provincia ha improvvisamente cambiato idea, avallando l'ipotesi di soluzioni diverse che, oltre ad essere logisticamente meno funzionali, ad oggi ancora non risultano definite e praticabili;
l'improvviso cambio di direzione dell'amministrazione provinciale ha costretto la dirigenza scolastica a convertire d'urgenza gli spazi della biblioteca e dei laboratori multimediali ad aule, di fatto compromettendo il potenziale dell'offerta formativa di una scuola così prestigiosa anche in virtù della sua moderna dotazione, senza tuttavia raggiungere la totale risoluzione del problema;
con l'inizio delle lezioni, infatti, senza che si fosse concretizzata alcuna soluzione da parte della competente provincia, rilevato il numero eccessivo di presenze a Palazzo Venieri, la prefettura ha dovuto autorizzare la riduzione degli studenti presenti all'interno dell'edificio, obbligando a questo punto la scuola, incaricata di garantire l'adeguata attività scolastica, a ricorrere alla didattica a distanza a tempo determinato, ma con l'ipotesi di farla proseguire a rotazione tra le varie classi;
il ricorso alla didattica a distanza, che dovrebbe avvenire solo in casi di emergenza e dovrebbe configurarsi come modalità complementare che integri la tradizionale esperienza di scuola in presenza senza sostituirla, nel caso specifico sta avendo luogo a seguito del mutato intendimento della provincia, ente preposto dalla legislazione sia statale che regionale;
le conseguenze della scelta presa da parte della provincia di Macerata dettano la necessità di fornire agli studenti del liceo la possibilità di ricevere quanto prima l'ottimale attività scolastica, dentro spazi funzionali, nella completezza dell'offerta formativa che li ha portati a scegliere la scuola in questione e limitando disagi di carattere logistico che non dipendono né dalle famiglie, né dalla scuola –:
se non si intenda, tramite l'ufficio scolastico regionale, adottare iniziative per favorire un'efficace e tempestiva risoluzione del problema, al fine di eliminare quanto prima il ricorso alla didattica a distanza, permettendo agli studenti di fruire dell'attività scolastica in presenza.
(3-00980)
(12 febbraio 2024)
(ex 5-01408 del 2 ottobre 2023)
B) Interrogazione
CAPPELLETTI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:
con il decreto ministeriale del 22 marzo 2023, recante «Disposizioni applicative per il riparto e l'erogazione delle risorse stanziate sul Fondo istituito dall'articolo 1, comma 611, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, destinate al potenziamento degli interventi finalizzati alla promozione dell'ecoturismo e del turismo sostenibile», il Ministero del turismo ha dato attuazione alla legge di bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2023;
il fondo avrà una valenza pluriennale sul triennio 2023-2025 e una dotazione complessiva di 25 milioni di euro;
dall'articolo dell'8 gennaio 2024, pubblicato da Il Fatto quotidiano con il titolo «L'ecoturismo di Santanchè: fondi a politici e risto-sushi», firmato da Leonardo Bison e Lorenzo Giarelli, emerge che il bando per la gestione del fondo sopra citato è carente di elementi oggettivi rispetto ai criteri per la partecipazione e alla definizione di cosa si intende per «ecoturismo». Ciò avrebbe comportato un'inefficace gestione dei fondi che verranno impiegati non solo per gli agriturismi, i noleggi di biciclette, le passeggiate, ma anche per società di consulenza informatica, immobiliaristi, resort, ristoranti sushi, stabilimenti balneari, noleggi auto;
tra i 169 progetti ammissibili ai finanziamenti, l'articolo evidenzia anche la presenza di un paio di beneficiari «politici». Ad Enoch Soranzo, segretario provinciale di Fratelli d'Italia a Padova e consigliere regionale in Veneto, sono stati riconosciuti ben 125 mila euro per il suo hotel nel comune di Selvazzano (Padova), mentre per il resort «Il Ciocco» di Marialina Marcucci, sorella di Andrea, più volte parlamentare con il Partito democratico e oggi animatore dei LibDem, sono stati assegnati circa 200 mila euro;
un eventuale coinvolgimento diretto al riparto del fondo degli enti territoriali avrebbe potuto favorire il finanziamento di progetti più funzionali per sostenere l'ecoturismo nei territori con una migliore gestione delle risorse impegnate –:
se sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga opportuno intervenire con urgenza per modificare le disposizioni per il riparto delle risorse del fondo, coinvolgendo insieme con le imprese direttamente gli enti locali, i comuni, le unioni montane e le comunità montane.
(3-00908)
(10 gennaio 2024)
C) Interrogazione
SERGIO COSTA, CASO, ILARIA FONTANA, DI LAURO, PENZA, AMATO, AURIEMMA, L'ABBATE, MORFINO e SANTILLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
a Ischia nelle scorse settimane, alla presenza dei sindaci, è stato firmato l'accordo fra il commissario delegato all'emergenza e i carabinieri forestali per utilizzare le nuove cartografie satellitari ai fini della messa in sicurezza del territorio e la ricostruzione post-frana e post-sisma;
le nuove cartografie elaborate con le più moderne tecnologie sono state realizzate dalle équipe delle unità forestali, ambientali e agroalimentari dei carabinieri, che hanno lavorato intensamente, da alcuni mesi, in seguito alla drammatica frana del 26 novembre 2022, inviando a Ischia una task force di esperti geomatici;
la collaborazione era stata richiesta dal commissario delegato per l'emergenza, Giovanni Legnini, direttamente al Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Teo Luzi, che ha subito disposto l'avvio delle attività, che sono state suggellate istituzionalmente con la firma di un protocollo di collaborazione;
l'importante lavoro svolto dai carabinieri forestali si è avvalso delle più moderne e sofisticate tecnologie per elaborare un modello digitale del terreno (dtm: digital terrain model) sia del Monte Epomeo che degli altri comuni dell'isola;
la cartografia così realizzata consentirà di avere una conoscenza del territorio con un dettaglio estremamente profondo (fino a 20 centimetri di risoluzione spaziale) e, insieme alla cartografia elaborata dalle università e dai centri di competenza, permetterà di avere una grande mole di dati e informazioni, molto approfondita, sul territorio e sul patrimonio boschivo, che costituiranno la base per poter avviare la progettazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico;
l'iniziativa posta in essere nella zona di Ischia conferma l'importanza di un sistema di monitoraggio cartografico del territorio per migliorare la prevenzione di ogni fattore di rischio (idrogeologico, sismico, atmosferico e altro) e per rendere più efficienti le azioni di intervento in caso di criticità –:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare iniziative di competenza volte a estendere all'intero territorio nazionale il cosiddetto «modello Ischia» per garantire un più efficace governo complessivo del territorio;
se non ritenga, in ogni caso, di dover adottare iniziative di competenza volte al rafforzamento del progetto Carg per garantire in tempi brevi il completamento della cartografia geologica d'Italia;
se e in che modo intenda dare maggiore impulso alla Consulta nazionale per l'informazione territoriale ed ambientale (Cnita), a cui è stato attribuito l'importante compito di coordinare l'azione delle amministrazioni pubbliche che producono set di dati territoriali.
(3-00562)
(26 luglio 2023)
D) Interpellanza e interrogazione
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
la legge n. 103 del 2017 conteneva i criteri volti a garantire la riservatezza delle comunicazioni e conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione, in attuazione dei quali è stato emanato il decreto legislativo n. 216 del 2017, una riforma entrata stabilmente in vigore con la conversione in legge del decreto-legge n. 161 del 2019 e che ha cercato un punto di composizione tra le esigenze investigative e quelle relative al diritto alla riservatezza e al diritto di difesa;
la disciplina dell'archivio delle intercettazioni è stata dunque introdotta, agli articoli 269 del codice di procedura penale e 89-bis delle disposizioni attuative del codice di procedura penale, dal decreto legislativo n. 216 del 2017;
le norme in vigore, infatti, prevedono che le intercettazioni ritenute dal giudice, anche in contraddittorio con le parti, «irrilevanti» siano conservate in un apposito archivio telematico, sotto la sorveglianza del pubblico ministero, e che non possano, dunque, né essere trascritte, né tanto meno essere inserite nel fascicolo, assicurando così un controllo giurisdizionale sul materiale che entra nel fascicolo stesso; inoltre, prima della loro distruzione, sono coperte da segreto e dunque non sono pubblicabili; ogni accesso all'archivio e ogni rilascio di copia deve essere registrato con annotazione in un apposito registro recante indicazione di data e ora; il pubblico ministero, inoltre, deve vigilare affinché nelle annotazioni non siano in ogni caso riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dati personali ritenuti sensibili;
anche in caso di misure cautelari il pubblico ministero ha l'onere di depositare le conversazioni rilevanti su cui si fonda la misura, escludendo quelle non rilevanti, facendo salvo il diritto alla difesa;
per le violazioni e per gli eventuali abusi sono già previste sanzioni severe e proporzionate, che precludono del tutto l'utilizzo di intercettazioni penalmente irrilevanti, e questo anche a tutela di uno strumento che gli interpellanti ritengono fondamentale per accertare reati e per il contrasto alla criminalità, anche organizzata;
da settimane due testate giornalistiche, La Verità e Panorama, pubblicano brogliacci e intercettazioni inerenti agli atti dell'indagine condotta dalla procura di Ragusa nell'ambito di un'inchiesta che vede indagati alcuni membri dell'associazione Mediterranea saving humans in merito ad un soccorso prestato nei confronti dei 27 naufraghi abbandonati in condizioni disperate per 38 giorni a bordo della petroliera Maersk Etienne tra l'agosto e il settembre 2020;
le intercettazioni pubblicate non hanno alcuna attinenza con i fatti per cui è istruito l'iter processuale, quindi dovrebbero, per elezione, essere custodite nell'archivio riservato e sottostare, dunque, alla disciplina esposta;
inoltre, sono stati pubblicati anche stralci di corrispondenza con un parlamentare, materiale che addirittura non avrebbe dovuto affatto essere acquisito, così come previsto dall'articolo 68, comma terzo, della Costituzione; il giudice per indagini preliminari che, su richiesta del pubblico ministero, intenda porre sotto controllo l'utenza telefonica di un deputato o senatore indagato, deve necessariamente ottenere l'assenso della Camera dei deputati o del Senato; in assenza di autorizzazione, l'intercettazione non può essere eseguita; nell'eventualità in cui la Camera di appartenenza dovesse autorizzare le intercettazioni, una volta eseguite i relativi verbali verranno depositati presso la segreteria del pubblico ministero in visione alle parti e ai difensori, che potranno renderli pubblici;
tale autorizzazione della Camera di appartenenza rappresenta, dunque, condizione essenziale perché l'atto di intercettazione del giudice possa considerarsi esistente, dunque fonte e, conseguentemente, che abbia contenuto di notizia: in caso contrario ci si trova al cospetto di una fattispecie analoga a quella dell'intercettazione non eseguita dalla magistratura, dunque illegale, sottoposta alla disciplina di cui all'articolo 240 del codice di procedura penale, come modificato dalla legge 20 novembre 2006, n. 281, di conversione del decreto-legge del 22 settembre 2006, n. 259, recante disposizioni urgenti per il riordino della normativa in tema di intercettazioni telefoniche, che prevede che, per le intercettazioni illegali, il pubblico ministero disponga l'immediata secretazione e che il loro contenuto non possa essere utilizzato e che, una volta acquisite, entro quarantotto ore si chiede al giudice per le indagini preliminari di disporne la distruzione, delle cui operazioni è redatto apposito verbale;
la diffusione e la pubblicazione di tali notizie, dunque, configura illeciti molto gravi e di varia natura, che vanno dall'indebita sottrazione dall'archivio riservato degli atti delle indagini all'acquisizione e diffusione di conversazioni che coinvolgono parlamentari della Repubblica –:
se il Ministro interpellato, nel pieno rispetto dell'azione della magistratura, non ritenga di dover promuovere le verifiche di competenza circa la violazione delle normative vigenti in materia di intercettazioni, nonché circa le eventuali responsabilità in merito alla pubblicazione di atti illegalmente diffusi e acquisiti, e se non intenda, dunque, valutare di esercitare il potere ispettivo che gli assegna la legge 12 agosto 1962, n. 1311.
(2-00297) «Braga, Serracchiani, Orlando, Fassino, Mauri».
(4 gennaio 2024)
ORFINI, FRATOIANNI e SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dal 29 novembre 2023 il quotidiano La Verità e il periodico Panorama, edito dalla stessa casa editrice, pubblicano ogni giorno stralci di intercettazioni private tra persone indagate e persone che nulla hanno a che fare con l'indagine condotta dalla procura di Ragusa nell'ambito di un'inchiesta che vede indagati alcuni membri dell'associazione Mediterranea saving humans in merito ad un soccorso prestato nei confronti dei 27 naufraghi abbandonati in condizioni disperate per 38 giorni a bordo della petroliera Maersk Etienne tra l'agosto e il settembre 2020;
tali stralci di intercettazioni non attengono ai fatti per cui è istruito l'iter processuale e pertanto dovrebbero essere custoditi nell'archivio riservato, fermo restando che per legge nessun atto dovrebbe essere nella disponibilità di altri che non siano le parti, e men che meno reso pubblico a mezzo stampa;
secondo gli avvocati Fabio Lanfranca e Serena Romano, difensori degli indagati: «Il processo nulla ha a che vedere con quanto apparso in questi giorni su alcuni giornali del medesimo gruppo editoriale che stanno pubblicando stralci di atti indebitamente sottratti al fascicolo delle indagini»;
a quanto consta agli interroganti, è stata già depositata una denuncia diretta ad accertare le responsabilità penali per quanto si è verificato;
la diffusione e la pubblicazione di notizie indebitamente sottratte dall'archivio riservato degli atti delle indagini è un fatto che, oltre ad essere penalmente rilevante e ledere i diritti costituzionali degli indagati, pone anche questioni relative alla sicurezza e alla serenità di lavoro dei magistrati e in generale del tribunale di Ragusa –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra citati e quali iniziative di competenza, in particolare di carattere ispettivo, intenda assumere al fine di verificare gli stessi e le eventuali responsabilità nella diffusione di atti riservati e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per prevenire fatti analoghi.
(3-00981)
(12 febbraio 2024)
(ex 4-02017 del 12 dicembre 2023)
MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN MERITO
ALLA CRISI IN MEDIO ORIENTE
La Camera,
premesso che:
1) il 7 ottobre 2023 Hamas ha perpetrato una serie di attacchi terroristici in territorio israeliano uccidendo oltre 1.200 civili, stuprando e torturando persone innocenti e portando via con la forza più di 200 cittadini israeliani e stranieri, anche europei, che sono stati condotti a Gaza come ostaggi, provocando non solo morte ma anche uno shock collettivo nella società israeliana per quello che è stato definito come l'attacco più letale dopo la Shoah;
2) il 9 ottobre 2023 il Premier israeliano Netanyahu ha annunciato un assedio totale della Striscia di Gaza, autorizzando la più grande mobilitazione militare del Paese dalla guerra dello Yom Kippur del 1973 e chiedendo l'evacuazione verso Sud dei palestinesi che vivevano nella città di Gaza e nel nord della Striscia di Gaza: da allora, secondo le Nazioni Unite, sono morti oltre 25 mila palestinesi, più del 70 per cento dei quali donne e minori, con una stima di Save the children di oltre 10 mila bambini uccisi;
3) a più di cento giorni dall'inizio del conflitto, tutto il Medio Oriente sta vivendo una profonda instabilità politica e militare, con azioni e provocazioni che stanno determinando un'escalation regionale, a partire dagli scontri al confine tra Israele e Libano, dalla Siria e dagli attacchi nel Mar Rosso da parte dei ribelli yemeniti Houti sostenuti dall'Iran, il cui regime stressa gli equilibri regionali, con attacchi rivendicati anche verso l'Iraq e il Pakistan: gli esiti di tale escalation potrebbero essere deflagranti per la stabilità del Mediterraneo e per la sicurezza globale;
4) circa 1,9 milioni dei 2,2 milioni di palestinesi della Striscia di Gaza sono sfollati, le abitazioni civili distrutte o danneggiate dai bombardamenti israeliani superano secondo le stime oltre il 60 per cento, la popolazione civile è spinta in aree sempre più limitate ed estremamente sovraffollate al confine sud della Striscia, in condizioni igieniche e ambientali gravemente malsane: tutti elementi che configurano una vera e propria «catastrofe umanitaria»;
5) dall'inizio delle operazioni militari a Gaza sono morti 150 membri del personale Onu e 79 giornalisti e operatori dei mezzi d'informazione, numeri che, come dichiarato dal Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, Antonio Guterres «non abbiamo mai visto nella storia delle Nazioni Unite»;
6) il Sottosegretario generale dell'Onu per gli affari umanitari, Martin Griffiths, ha dichiarato che «la situazione nella Striscia di Gaza devastata dalla guerra è apocalittica: i civili sono costretti a fare “una scelta impossibile dopo l'altra” in un territorio dove “nessuno luogo è sicuro” e nessuno è al sicuro»; l'Organizzazione mondiale della sanità ha denunciato che il sistema sanitario di Gaza è al collasso con il rischio di epidemie e malattie infettive;
7) in una lettera del 6 dicembre 2023 al Consiglio di Sicurezza il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres ha invocato l'articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite, ribadendo il suo appello per un cessate il fuoco umanitario e dichiarando: «Siamo di fronte ad un grave rischio di collasso del sistema umanitario. La situazione si sta rapidamente deteriorando fino a diventare una catastrofe con implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi nel loro insieme e per la pace e la sicurezza nella regione. Un tale esito deve essere evitato a tutti i costi»;
8) i camion con gli aiuti umanitari che entrano dal valico egiziano di Rafah sono assolutamente insufficienti e, pertanto, appare necessario garantire la completa apertura anche dal valico di Kerem Shalom, al confine tra Israele, Gaza e l'Egitto, al fine di garantire l'accesso di ulteriore cibo, acqua e medicinali, nonché la creazione di possibili «corridoi marittimi in collaborazione con Francia, Grecia e Cipro», come menzionato dal Presidente del Consiglio europeo Charles Michel il 9 novembre 2023;
9) la Commissione europea ha comunicato che «la situazione umanitaria continua a peggiorare in Medio Oriente» e che «fornirà 125 milioni di euro in aiuti umanitari al popolo palestinese nel 2024»; il finanziamento è finalizzato a sostenere le organizzazioni umanitarie che operano sia a Gaza che in Cisgiordania;
10) l'attacco terroristico da parte di Hamas ad Israele è stato condannato con la massima fermezza da larghissima parte della comunità internazionale, a partire dall'Italia e dall'Unione europea, che hanno riconosciuto a Israele il suo diritto alla difesa, da esercitarsi nel pieno rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario;
11) l'esorbitante numero di vittime civili e la catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza sono ancor più inaccettabili perché Hamas non rappresenta il popolo palestinese, ma una «organizzazione terroristica», così come riconosciuta dall'Unione europea attraverso il regime di sanzioni disposto dalla posizione comune 2001/931/PESC, e i cui responsabili degli attacchi terroristici brutali e indiscriminati in Israele del 7 ottobre 2023 sono stati aggiunti dal Consiglio, l'8 dicembre 2023, all'elenco dei soggetti terroristici stabilito dall'Unione europea;
12) durante la tregua umanitaria sono stati rilasciati 81 ostaggi, ma sarebbero ancora 130 le persone trattenute da Hamas nella Striscia di Gaza, per i quali i firmatari del presente atto di indirizzo chiedono la liberazione incondizionata e per le cui condizioni – definite dagli esperti delle Nazioni Unite «particolarmente sconvolgenti» – manifestano tutta la loro preoccupazione, alla luce delle violenze sulle donne e delle drammatiche testimonianze dei giorni di prigionia dei rilasciati;
13) il Ministro israeliano delle finanze, Bezalel Smotrich, e il Ministro israeliano per la sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, hanno dichiarato rispettivamente che «Israele deve favorire l'emigrazione in massa dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Dobbiamo impedire che a Gaza rimangano due milioni di palestinesi che sognano la distruzione di Israele» e che la creazione di insediamenti israeliani nella Striscia di Gaza è una soluzione «corretta, moralmente giusta e umana». Tali dichiarazioni sono espressione di una volontà di negare la prospettiva della convivenza pacifica e della soluzione dei «due popoli, due Stati»;
14) il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ripetutamente rivendicato, da ultimo il 21 gennaio 2024, di avere negli anni «impedito la creazione di uno Stato palestinese che avrebbe rappresentato una minaccia esistenziale per Israele» ed è oggetto da settimane di crescenti proteste politiche e sociali – animate anche dai movimenti per la liberazione degli ostaggi – volte a chiederne le dimissioni e individuare una via politica per far cessare le sofferenze degli ostaggi e della popolazione civile palestinese;
15) preoccupa il crescente manifestarsi di forme di antisemitismo in tutta Europa, con episodi di intolleranza e di aggressione fisica o verbale verso persone, luoghi o simboli delle comunità ebraiche che i firmatari del presente atto di indirizzo condannano con fermezza, così come ogni altra forma di odio e razzismo, poiché nessuno, per nessuna ragione, deve vivere nella paura della discriminazione o della violenza a causa della propria religione o della propria identità;
16) in Cisgiordania, dove si assiste da anni a un'estensione degli insediamenti illegali in violazione delle risoluzioni Onu 242 e 2334, si registra un incremento dei gravissimi episodi di violenza da parte di coloni israeliani, alimentati anche da sconsiderate iniziative, come quella del Ministro della sicurezza nazionale israeliano di approvare fino a 3.000 nuove richieste di permessi per armi da fuoco al giorno (rispetto alle 100 approvazioni un giorno prima dell'attacco): dal 7 ottobre 2023 l'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) ha registrato 452 attacchi di coloni, spesso con armi da fuoco, che hanno provocato oltre 350 vittime palestinesi e numerosi danni a proprietà palestinesi – attacchi che, come denunciato da organi di stampa e organizzazioni internazionali, hanno in molti casi visto le forze militari israeliane accompagnare o sostenere gli aggressori;
17) gli Stati Uniti hanno annunciato l'imposizione di sanzioni contro i coloni israeliani accusati di attacchi ai palestinesi, così come la Francia e il Belgio, e anche la Presidente della Commissione europea si è detta favorevole a sanzioni contro i coloni violenti in Cisgiordania, affermando che «l'aumento della violenza da parte dei coloni estremisti sta infliggendo enormi sofferenze ai palestinesi» e che «questa violenza non ha nulla a che fare con la lotta ad Hamas e deve cessare»;
18) il 12 dicembre 2023 l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che chiede a Israele «un immediato cessate il fuoco umanitario» nella Striscia di Gaza e «la liberazione immediata e senza condizioni di tutti gli ostaggi e la garanzia dell'accesso per ragioni umanitarie» e su cui il Governo italiano si è pilatescamente astenuto;
19) l'Italia ha una lunghissima tradizione di presenza attiva in Palestina, in West Bank come a Gaza, di organizzazioni della cooperazione allo sviluppo, ma la loro attività rischia oggi di arrestarsi a causa dei tagli del Governo italiano: nel 2021 vi erano destinati 15 milioni di euro per i progetti di sviluppo e 5,2 milioni di euro per l'emergenza umanitaria; nel 2022, rispettivamente, 16,3 milioni di euro e 3,6 milioni di euro; nel 2023, invece, solo 11 milioni di euro esclusivamente destinati all'emergenza umanitaria, con il conseguente congelamento di dieci progetti a Gaza e in West Bank, proprio nel momento in cui sarebbero stati più necessari;
20) i rischi connessi all'espansione regionale del conflitto, anche in termini di miscalculation degli avvenimenti, non sono mai stati così elevati come nelle ultime settimane, in cui si sono registrati attacchi fuori dai confini di Israele e Palestina e, segnatamente, al critico confine con il Sud del Libano, dov'è presente il contingente italiano impegnato nella missione Unifil;
21) gli attacchi terroristici dei ribelli Houti dello Yemen alle navi in transito verso e per il canale di Suez stanno provocando un drastico ridimensionamento del normale traffico marittimo delle merci verso e per il Mediterraneo e l'Europa, con immediate e gravi ricadute economiche sui noli, che colpiscono direttamente gli interessi dell'Italia;
22) si è registrata fin qui una scarsa assertività e un colpevole ritardo nell'iniziativa diplomatica dell'Unione europea, anche di semplice coordinamento con i tentativi di dialogo promossi dai Paesi arabi, le cui interlocuzioni principali stanno avvenendo con l'Amministrazione americana, come testimoniano le reiterate missioni nella regione del Segretario di Stato Anthony Blinken;
23) anche in occasione del perfezionamento della strategia degli «Accordi di Abramo», promossi dalla mediazione statunitense, l'Unione europea non ha offerto un contributo autonomo per un tentativo di normalizzazione dei rapporti tra gli Stati dell'area che non rimuovesse le legittime aspettative e aspirazioni del popolo palestinese;
24) Unione europea, Italia e gran parte della comunità internazionale concordano nel considerare la soluzione dei «due popoli, due Stati» l'unica strada possibile per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, una posizione profondamente radicata nella tradizione e nell'iniziativa diplomatica italiana nei confronti di Israele e della Palestina;
25) dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, 138 Stati hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina, mentre 163 lo Stato di Israele;
26) il Parlamento europeo ha già approvato nel 2014 la risoluzione (2014/2964(RSP)) sul riconoscimento dello Stato di Palestina e successivamente il Parlamento italiano, con la mozione 1-00745 del 27 febbraio 2015, approvata a larga maggioranza, ha impegnato il Governo al riconoscimento dello Stato di Palestina, quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele;
27) l'Autorità nazionale palestinese necessita di un sensibile rafforzamento e di una profonda rivitalizzazione: negli ultimi anni ha infatti manifestato una crescente fragilità, legata all'interruzione del processo di pace, alla prolungata assenza di un confronto elettorale democratico e, dopo il 7 ottobre 2023, al mancato trasferimento delle entrate fiscali che Israele effettua per contro dell'Autorità nazionale palestinese nei territori occupati, che sta provocando il collasso economico e finanziario;
28) dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e l'Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, seguendo le indicazioni del suo Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana e palestinese nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei «due popoli, due Stati», anche rafforzando le iniziative di dialogo con i Paesi terzi dell'area o da essi promosse,
impegna il Governo:
1) a sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza, in linea con le richieste avanzate dalle Nazioni Unite, al fine di perseguire la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani e di tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantendo altresì la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia;
2) a sostenere un'azione coordinata a livello internazionale, in particolare in seno all'Unione europea, per promuovere iniziative di de-escalation della tensione in Medio Oriente e con l'obiettivo di celebrare – come proposto nelle conclusioni del Consiglio europeo del 27 ottobre 2023 – una conferenza internazionale di pace che ponga fine al conflitto israelo-palestinese, attraverso la soluzione politica dei «due popoli, due Stati», in linea con le risoluzioni dell'Onu, che non può prescindere da un rinnovato ruolo dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) nella costituzione di uno Stato democratico palestinese, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del principio del reciproco riconoscimento;
3) ad attivarsi per promuovere, in tutte le sedi multilaterali, una missione internazionale di interposizione a Gaza, sotto l'egida delle Nazioni Unite, che coinvolga i Paesi arabi che possono assumersi la responsabilità della ricostruzione della Striscia, in linea con la lunga e consolidata tradizione diplomatica conquistata dall'Italia nelle molteplici missioni di pace nel mondo;
4) a promuovere – forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo e nel 2015 dal Parlamento italiano, per preservare nell'ambito del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati» – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;
5) a sostenere l'Unione europea nell'attuazione in tempi rapidi delle sanzioni già deliberate contro Hamas, per colpire la capacità organizzativa, economica e finanziaria dell'organizzazione terroristica;
6) ad adoperarsi affinché l'Unione europea appronti un pacchetto di sanzioni contro i coloni colpevoli di crimini verso la popolazione palestinese in Cisgiordania, nonché nei confronti delle organizzazioni o degli enti economici che direttamente o indirettamente ne sostengono l'azione, anche alla luce dell'ostacolo che gli stessi rappresentano per la ripresa di un reale percorso di pace tra i due popoli;
7) a ripristinare i fondi per le organizzazioni non governative italiane che operano in Palestina e in Israele, così come i contributi nell'anno in corso all'Unrwa (United Nations relief and works agency far Palestine refugees in the Near East), per consentire agli operatori di pace di aiutare concretamente la popolazione sui territori, garantendo altresì l'accesso illimitato alle cure;
8) a sostenere ogni iniziativa utile, nelle sedi giurisdizionali internazionali, volta ad accertare le violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario, autorizzando il lavoro di commissioni d'inchiesta indipendenti;
9) a sostenere, all'interno di una cornice europea, con un mandato definito a protezione della libertà di navigazione e in dialogo con altri attori regionali, le iniziative volte a garantire la sicurezza marittima nel Mar Rosso, così come sancito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), nel quadro di un forte impegno europeo per la de-escalation nel Medio Oriente e la pace in Terra Santa.
(1-00233) «Schlein, Braga, Provenzano, Amendola, Graziano, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, Casu, Fornaro, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, Ascani, Bakkali, Barbagallo, Berruto, Boldrini, Carè, Cuperlo, Curti, D'Alfonso, De Maria, De Micheli, Di Biase, Di Sanzo, Fassino, Forattini, Fossi, Furfaro, Gianassi, Girelli, Gnassi, Gribaudo, Guerini, Guerra, Iacono, Lacarra, Lai, Laus, Letta, Madia, Malavasi, Mancini, Manzi, Marino, Mauri, Merola, Orfini, Orlando, Ubaldo Pagano, Peluffo, Porta, Quartapelle Procopio, Andrea Rossi, Sarracino, Scarpa, Scotto, Serracchiani, Simiani, Speranza, Stefanazzi, Stumpo, Tabacci, Vaccari, Zan, Zingaretti, Pastorino».
(25 gennaio 2024)
La Camera,
premesso che:
1) l'attacco terroristico lanciato da Hamas, il 7 ottobre 2023, verso Israele ha riacceso il conflitto tra i due popoli, con una lunga storia di ostilità e guerre;
2) la crisi in atto, oltre ad essere probabilmente la più grave mai verificatasi in terra mediorientale, scaturisce da una situazione radicata e probabilmente sottovalutata dalla politica internazionale;
3) il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a seguito dell'attacco descritto, ha dichiarato che non si tratta «solo di un'operazione, è proprio una guerra». Lo stesso ha dato l'ordine all'esercito di richiamare i riservisti e di rispondere alla guerra con un'ampiezza che il nemico non ha conosciuto finora, dando il via all'operazione «Spade di ferro» sopra a Gaza, con l'intento di colpire obiettivi militari di Hamas. Per la prima volta dal 1973, il Consiglio di sicurezza del Governo israeliano ha, infatti, votato l'8 ottobre 2023 lo stato di guerra, preparandosi ad un conflitto di lunga durata;
4) la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è drammatica: il bilancio di vittime e feriti è in costante aumento, con un numero significativo di bambini e civili. Bilancio destinato ad aumentare considerata la volatilità dello scenario attuale;
5) gli ultimi dati comunicati dal Ministero della sanità di Gaza riportano che in quasi quattro mesi di conflitto risultano morte circa 26.000 persone. Il 30 per cento delle infrastrutture civili è stato distrutto. In particolare, sono state distrutte o interrotte dalle autorità israeliane gran parte delle infrastrutture idriche e solo due condotte sono state riaperte nel mese di dicembre 2023. Secondo l'Unicef, dal 28 dicembre 2023 sono state danneggiate oltre 370 scuole;
6) sono stati uccisi oltre 140 membri del personale delle Nazioni Unite, rappresentando il più alto numero di vittime nella storia delle Nazioni Unite, almeno 81 giornalisti e operatori dei media, oltre 600 operatori sanitari e pazienti negli ospedali. Due terzi delle strutture ospedaliere della Striscia di Gaza sono stati distrutti e un terzo rimane a malapena operativo. Peraltro, come è noto, Hamas utilizza ospedali e altre strutture sanitarie come rifugi per le sue attività terroristiche;
7) il Consiglio europeo ha sottolineato la mobilitazione dell'Unione per garantire l'accesso agli aiuti umanitari da parte delle persone più bisognose. Gli aiuti sono insufficienti a sostenere la popolazione civile in grande difficoltà, a cominciare da cibo, acqua potabile, medicine e materiale igienico-sanitario. È stato, inoltre, evidenziato come la stabile fornitura di elettricità e di carburante sia essenziale all'espletamento delle operazioni umanitarie, al soddisfacimento di bisogni vitali di prima necessità e affinché le condizioni di salute pubblica non si aggravino ulteriormente;
8) l'attacco terroristico da parte di Hamas, considerata un'organizzazione terroristica dall'Unione europea, oltre alle numerose vittime civili innocenti, colpisce le aspirazioni di pace del popolo palestinese, rischiando di allontanare ulteriormente il percorso verso il pieno riconoscimento del proprio diritto all'autodeterminazione;
9) dall'elevatissimo numero di vittime nella Striscia di Gaza, segnatamente costituite da civili innocenti, e dalla tipologia di strutture attaccate è desumibile una grave violazione delle prescrizioni di diritto internazionale umanitario;
10) il 10 ottobre 2023 sono state votate e approvate le risoluzioni presentate al termine delle comunicazioni del Governo sulla situazione e le prospettive in Medio Oriente a seguito degli attacchi di Hamas contro Israele;
11) in particolare, la risoluzione 6-00052 impegnava a promuovere ogni iniziativa volta alla tutela della popolazione, anche attraverso l'apertura di corridoi umanitari, considerata la drammatica situazione della popolazione civile di Gaza, dove vivono due milioni di palestinesi, tra cui circa novecentomila bambini;
12) in Commissione affari esteri e comunitari alla Camera dei deputati è stata approvata la risoluzione 7-00160 del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, che ribadiva l'urgente necessità dell'apertura di corridoi umanitari, stante la drammatica situazione degli innocenti coinvolti e soprattutto dei civili più vulnerabili;
13) il 27 ottobre 2023 l'Assemblea generale dell'Onu ha adottato una risoluzione avanzata dalla Giordania sul conflitto tra Israele e Hamas, approvata con 120 voti a favore, 14 contrari e 45 astensioni, tra cui quella dell'Italia. La risoluzione chiede una «tregua umanitaria immediata, durevole e sostenuta», nonché il rispetto del diritto umanitario internazionale, assicurando le forniture e servizi essenziali nella Striscia di Gaza. Si chiede, inoltre, la «liberazione immediata e incondizionata» di tutti i civili tenuti in ostaggio;
14) il Parlamento europeo, il 18 gennaio 2024, ha adottato una risoluzione non vincolante con la quale, per la prima volta dall'inizio del conflitto, chiede un cessate il fuoco permanente, seppur condizionato al rilascio immediato di tutti gli ostaggi e dello smantellamento dell'organizzazione terroristica di Hamas. La risoluzione è stata approvata con 312 voti favorevoli, 131 contrari e 72 astensioni;
15) la grave situazione descritta potrebbe non risolversi in tempi brevi, in quanto aumentano le possibilità di una crescente instabilità che potrebbe non essere circoscritta alla realtà locale, ma diffusa su scala regionale e internazionale, come dimostrano le azioni aggressive dell'Iran e il ricorso a mandatari come mezzo per destabilizzare deliberatamente la regione. Sono, infatti, notevolmente aumentati gli attacchi della milizia yemenita Houthi contro navi in transito nel Mar Rosso, in particolare nello Stretto di Bab el-Mandeb;
16) il 22 gennaio 2024 si è riunito il Consiglio «affari esteri» dell'Unione europea per affrontare la situazione in Medio Oriente, con due obiettivi principali: proseguire nel sostegno del principio «due popoli, due Stati» e sostenere la proposta di Italia, Francia e Germania per una nuova missione militare denominata «Aspides», che sarà incaricata di difendere, ove necessario anche con l'uso della forza, le navi mercantili nel Mar Rosso, sotto attacco degli Houthi, con conseguenze impattanti sull'intero commercio internazionale;
17) l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha condiviso con gli Stati membri dell'Unione europea idee per una discussione inerente all'approccio globale per il riavvio del processo di pace in Medio Oriente, sulla base dei lavori svolti nel contesto dell'iniziativa «Peace day effort». In particolare, ha proposto di adoperarsi per una conferenza di pace preparatoria al fine di affrontare il conflitto israelo-palestinese in modo globale in futuro;
18) durante il Consiglio «affari esteri» si è altresì discusso in merito alle proposte di sanzioni nei confronti dei coloni estremisti e violenti in Cisgiordania. Decisioni in tal senso risultano essere state adottate dalla Francia, che ha assunto misure restrittive a livello nazionale contro alcuni coloni israeliani estremisti, come dichiarato dalla Ministra degli esteri francese, Catherine Colonna;
19) a seguito dell'attacco terroristico di Hamas, secondo quanto dichiarato dal Governo italiano, dopo il 7 ottobre 2023 sarebbero state sospese le autorizzazioni all'esportazione di materiale di armamento, ai sensi della legge 9 luglio 1990, n. 185, senza tuttavia specificare gli effetti delle autorizzazioni concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023;
20) si ricorda che la legge 9 luglio 1990, n. 185, regolamenta il rilascio delle autorizzazioni all'esportazione di materiale di armamento da parte dell'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, stabilendo come principali condizioni per il nulla osta che il Paese utilizzatore finale non sia in stato di conflitto armato, in contrasto con il principio di autodifesa sancito dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, e che non sia responsabile di gravi e accertate violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, prevedendo inoltre che, nel caso in cui tali condizioni vengano meno, la sospensione o la revoca delle licenze già concesse venga disposta con decreto del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Tuttavia, il Governo non ha fornito al Parlamento una formale e dettagliata spiegazione in merito alla specifica natura dei provvedimenti adottati successivamente al 7 ottobre 2023, ai sensi della legge n. 185 del 1990, nonostante le opportunità di fornire dettagli nelle sedi istituzionali nella quali si è svolto il dibattito sul tema;
21) è dunque necessario intervenire urgentemente per porre fine a tale violenza, richiedendo alla comunità internazionale un atteggiamento più incisivo, a tal fine,
impegna il Governo:
1) a profondere ogni sforzo a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, al fine di giungere a un immediato «cessate il fuoco», a garanzia dell'incolumità della popolazione civile di entrambe le parti;
2) ad adoperarsi con urgenza a tutti i livelli, internazionale, europeo e bilaterale, per consentire una permanente apertura di adeguati corridoi umanitari e l'ingresso di personale sanitario e umanitario nella Striscia di Gaza, anche al fine di consentire l'ingresso di aiuti umanitari e, al contempo, permettere l'evacuazione dei civili più vulnerabili, tra cui i feriti in gravi condizioni, bambini e anziani;
3) a intraprendere ogni utile iniziativa di carattere internazionale ed europeo volta a promuovere, con urgenza, una conferenza di pace che accompagni un processo di negoziato sulla base delle legittime aspettative delle parti in conflitto, nel rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario, all'interno della cornice di principio «due popoli, due Stati»;
4) a farsi promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica sul Governo israeliano affinché rispetti il diritto internazionale umanitario e accetti la prospettiva del riavvio di un processo di pace basato sul principio «due popoli, due Stati»;
5) a promuovere il riconoscimento dello Stato di Palestina nei confini del 1967 secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite;
6) ad intraprendere le opportune iniziative presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite volte a promuovere la costituzione di una missione internazionale di interposizione nella Striscia di Gaza, anche con il coinvolgimento diretto dei Paesi arabi, al fine di ricostruire l'area e fornire assistenza umanitaria alla popolazione locale;
7) a sostenere iniziative volte alla protezione della popolazione civile palestinese, compresa la possibilità di una protezione Onu specifica per i residenti di Gaza;
8) ad adoperarsi, in sede internazionale ed europea, al fine di intraprendere accurate inchieste volte a verificare la veridicità delle accuse di collusione con Hamas rivolte ai 12 dipendenti dell'Unrwa, United Nations relief and works agency for Palestine refugees, al contempo sostenendo la salvaguardia dei finanziamenti all'agenzia allo scopo di garantirne l'operatività nella Striscia di Gaza a supporto dei rifugiati palestinesi;
9) ad attivarsi, in ogni sede, affinché l'Italia partecipi e sostenga ogni iniziativa, sia in seno all'Unione europea che insieme ai nostri alleati e alle organizzazioni internazionali, per la liberazione immediata e incondizionata di tutti i civili tenuti in ostaggio, al fine di evitare un allargamento e l'inasprirsi del conflitto, di proteggere le popolazioni civili e garantire a Israele il diritto di esistere e difendersi, nel rispetto del diritto internazionale e umanitario;
10) a rafforzare, in termini di protezione e garanzia delle necessarie condizioni di sicurezza, la presenza sul posto e la capacità degli operatori umanitari delle Nazioni Unite di fornire adeguata assistenza umanitaria ai rifugiati nella Striscia di Gaza – presidio essenziale anche nell'ottica di una futura fase di ricostruzione – nel rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra e della Convenzione dei privilegi e delle immunità delle Nazioni Unite, anche al fine di scongiurare il rischio di tensioni e disordini civili, con conseguenze imprevedibili per l'intera regione e non solo;
11) ad attivarsi immediatamente, sia in seno all'Unione europea che insieme ai nostri alleati e alle organizzazioni internazionali, al fine di scongiurare l'iniziativa militare israeliana nella zona di Rafah, compresa una nuova incursione di terra;
12) a farsi promotore, a livello europeo, della sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della Posizione comune (2008/944/PESC) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio di armi (Att) dell'Onu;
13) a sospendere urgentemente, ove in essere, le autorizzazioni di vendita di armi allo Stato di Israele concesse anteriormente alla dichiarazione dello stato di guerra dell'8 ottobre 2023, al fine di scongiurare che tali armamenti possano essere utilizzati per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario;
14) a fornire ogni elemento alle Camere in merito alla natura specifica degli eventuali provvedimenti adottati in merito alle autorizzazioni all'esportazione di armamenti prodotti in Italia verso lo Stato di Israele, ai sensi della legge n. 185 del 1990;
15) a garantire che la missione Aspides sia strettamente difensiva e, ai sensi dell'articolo 42 del Trattato dell'Unione europea, esclusivamente rivolta al mantenimento della pace, alla prevenzione dei conflitti e al rafforzamento della sicurezza internazionale, in conformità ai principi della Carta delle Nazioni Unite, con un mandato che escluda esplicitamente qualsiasi coinvolgimento nell'operazione angloamericana «Prosperity Guardian»;
16) a presentare urgentemente alle Camere, ai sensi dell'articolo 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145, la relazione analitica sulle missioni in corso, ai fini della loro prosecuzione e della proroga della loro durata per l'anno 2024, al fine di garantire un efficace controllo parlamentare, soprattutto in relazione alle missioni internazionali operanti nel Mar Rosso e nello Stretto di Hormuz;
17) a farsi promotore in sede europea della previsione di sanzioni mirate contro i coloni israeliani estremisti in Cisgiordania, comprese le organizzazioni e le società ad essi connesse direttamente ed indirettamente, in forza dell'ostacolo che rappresentano nell'ambito di un auspicabile processo di pace;
18) a promuovere presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite l'istituzione di una commissione d'inchiesta indipendente, allo scopo di accertare le violazioni e gli abusi del diritto internazionale e umanitario ai danni della popolazione civile, al contempo sostenendo le opportune iniziative nelle sedi giurisdizionali internazionali volte al medesimo scopo;
19) a intraprendere urgentemente iniziative volte a sospendere le attività dell'Eni collegate alla licenza di sfruttamento del giacimento di gas offshore di fronte a Gaza nella zona marittima G, nel pieno rispetto dei principi di diritto internazionale e della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (Unclos).
(1-00222) (Nuova formulazione) «Francesco Silvestri, Riccardo Ricciardi, Ascari, Baldino, Santillo, Cappelletti, Auriemma, Fenu, Pellegrini».
(29 novembre 2023)
La Camera,
premesso che:
1) in un contesto internazionale reso già complicato dal perdurare della guerra di aggressione russa all'Ucraina, i Paesi del Medio Oriente si trovano al centro di importanti evoluzioni geopolitiche che presentano profili di criticità, non solo per la stabilità regionale;
2) il 7 ottobre 2023 Hamas ha perpetrato un brutale attacco terroristico nei confronti di Israele, che ha causato oltre mille vittime civili e nel corso del quale sono stati presi in ostaggio più di duecento persone, peraltro di diverse nazionalità;
3) l'attentato si è fondato sulla volontà di Hamas – definita una «organizzazione terroristica» da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Egitto, Giordania e Giappone – di negare il diritto stesso all'esistenza dello Stato di Israele;
4) l'immediata reazione israeliana, accompagnata da un'imponente manovra terrestre e aerea, per quanto condotta con sistemi d'arma ad elevata tecnologia e precisione, non sta garantendo pienamente una discriminazione degli obiettivi militari da quelli civili, ciò anche in ragione dell'elevata densità abitativa a Gaza, della necessità di colpire i tunnel edificati da Hamas, dell'utilizzo da parte dell'organizzazione terroristica di infrastrutture non militari – come, ad esempio, gli ospedali – per fini bellici e del costante uso della popolazione come scudo;
5) Hamas sta proseguendo un fitto lancio di razzi verso Israele contro obiettivi su larga scala e in gran parte civili e continua a detenere sequestrati centinaia di ostaggi;
6) preoccupano, quindi, le conseguenze dirette che entrambe le operazioni stanno avendo sulla popolazione civile, in particolare con la crisi umanitaria in corso a Gaza, per la quale è necessario un intervento presso le autorità israeliane e i gruppi armati palestinesi affinché sia rispettato il diritto internazionale umanitario;
7) stando ai dati diramati dalle Nazioni Unite, più di 1,9 milioni di persone – corrispondente all'85 per cento della popolazione di Gaza – sono state sfollate dalle loro case, mentre secondo un rapporto di United Nations women, sarebbero quasi 25 mila le vittime palestinesi a Gaza da quando sono ricominciate le ostilità, di queste per circa il 70 per cento sarebbero donne e bambini, mentre l'Organizzazione mondiale della sanità ha espresso il proprio allarme per la carenza di cibo e il possibile manifestarsi di carestie;
8) ricordata la dichiarazione resa dal Consiglio europeo straordinario del 1° febbraio 2024 che definisce una posizione comune dell'Unione europea, nella quale si definisce con forza il diritto di Israele di difendersi, in linea con il diritto umanitario ed internazionale, si ribadisce l'importanza di garantire la protezione di tutti i civili in linea con il diritto internazionale umanitario e si rinnova l'esortazione ad Hamas a liberare immediatamente tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione;
9) pur accogliendo con favore gli accordi raggiunti, con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti, per temporanei cessate il fuoco che hanno consentito una pausa delle ostilità, lo scambio di rispettivi prigionieri e l'ingresso di alcuni convogli umanitari, tali iniziative non sono risultate sufficienti a soddisfare le esigenze di base della popolazione civile;
10) appare evidente che l'acuirsi delle tensioni nella Striscia di Gaza annulla le già timide prospettive di dialogo tra le parti che si erano riaperte grazie al processo avviato con gli «Accordi di Abramo», pregiudicando il possibile raggiungimento in futuro di un accordo;
11) nell'audizione del 30 gennaio 2024 innanzi alle Commissioni esteri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, il Governo ha ribadito che nella prospettiva italiana l'unica via d'uscita dalla crisi è di natura politica, indirizzata alla soluzione dei «due popoli e due Stati», che permetta ad entrambi di esercitare il proprio diritto all'autodeterminazione e a vivere in modo dignitoso, con un rafforzamento e una responsabilizzazione delle autorità palestinesi, nel rispetto delle esigenze di sicurezza di Israele;
12) nel ribadire, quindi, con fermezza, la condanna ad Hamas per i suoi attacchi e il diritto di Israele a difendersi, seppur nel quadro di una reazione quanto più proporzionata, la priorità rimane l'individuazione di una soluzione diplomatica che eviti un'ulteriore escalation nella regione e l'estensione del conflitto che innescherebbe un'ulteriore polarizzazione delle relazioni internazionali;
13) desta preoccupazione, in particolare, il possibile allargamento delle tensioni al Libano, dove peraltro è impegnato un contingente militare italiano nell'ambito della missione Unifil, e il possibile intervento diretto di Hezbollah;
14) contestualmente all'acuirsi delle tensioni in Israele e nella Striscia di Gaza, si è registrato un aggravamento delle condizioni di sicurezza della navigazione in corrispondenza dello Stretto di Bab al Mandab che controlla l'accesso al Mar Rosso e sul quale si riversano le conseguenze del conflitto interno allo Yemen, che vede contrapposti il Governo internazionalmente riconosciuto e i ribelli Houthi;
15) le milizie, grazie anche al sostegno iraniano, stanno disponendo crescenti minacce alla navigazione lungo le coste yemenite del Golfo di Aden, colpendo le navi mercantili in traversata da e verso il Canale di Suez con il dichiarato obiettivo di colpire non solo il traffico collegato con Israele ma anche i suoi partner e tutto il naviglio occidentale;
16) secondo quanto riportato da un'analisi dell'Università di Bradford, dall'inizio degli attacchi sarebbero più di duecento le navi che hanno dichiarato incidenti e oltre centocinquanta quelle che sono state costrette a cambiare rotta;
17) lo stato di insicurezza nel quale versa il Mar Rosso sta comportando la modificazione delle principali rotte commerciali tra l'Europa e l'Asia, che, anziché attraversare il Canale di Suez, circumnavigano l'Africa al di sotto del Capo di Buona Speranza, per poi raggiungere i porti del Nord Europa;
18) il nuovo itinerario, oltre a causare un incremento dei tempi di percorrenza finanche di 15 giorni e un aumento dei costi di trasporto stimato attorno al 20-30 per cento, comporta, altresì, la totale esclusione dei porti del Mediterraneo, che rischia di gravare sulla capacità di approvvigionamento di materie prime ed energetiche e sulla capacità di esportazione;
19) già nelle prime settimane dagli attacchi si è assistito ad una riduzione del traffico marittimo, da 400 a 250 navi al giorno, che mina gli interessi commerciali strategici e di sicurezza nazionali e la tenuta economica degli scali portuali italiani;
20) alla luce dei recenti avvenimenti, una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha predisposto un contingente militare di protezione per assicurare la navigazione nel Mar Rosso;
21) l'Italia, assieme a numerosi altri Paesi dell'Unione europea e del G7, ha aderito alle dichiarazioni di condanna delle aggressioni operate dalle milizie Houthi e contribuito, nell'ambito delle missioni internazionali già autorizzate, con una propria fregata con compiti di supporto associato;
22) il nostro Paese, del resto, è già impegnato in missioni di sorveglianza e sicurezza della navigazione come nel caso dell'iniziativa Emasoh nello Stretto di Hormuz, a protezione del naviglio mercantile in transito in quest'area particolarmente strategica o come nel caso della missione europea Atalanta nel bacino somalo per la sorveglianza e il riconoscimento di attività sospette riconducibili al fenomeno della pirateria;
23) il Consiglio dell'Unione europea dei Ministri degli esteri che si è riunito il 22 gennaio 2024 ha informalmente deliberato l'avvio di una missione militare navale a protezione del naviglio mercantile in transito nel Mar Rosso, implementando le missioni già in essere in quell'area geografica, e nel prossimo Consiglio dell'Unione europea del 19 febbraio 2024 si dovrebbe giungere all'avvio ufficiale della nuova missione Aspides, di cui l'Italia è stata tra i Paesi promotori;
24) destano molta preoccupazione le minacce delle milizie rivolte specificatamente al nostro Paese, qualora l'Italia assumesse il comando tattico della summenzionata missione europea;
25) in questo contesto internazionale si inserisce la Presidenza italiana del G7 che dovrà affrontare anche la crescente instabilità, visibile nei diversi focolai in Medio Oriente, e le relative conseguenze sull'agenda globale;
26) se, da un lato, il vertice che si terrà dal 13 al 15 giugno 2024 sarà l'occasione per condividere con i principali partner mondiali dell'Italia le possibili soluzioni alle situazioni di crisi, desta enorme preoccupazione, dall'altro, la debolezza dimostrata dalla comunità internazionale, in particolare dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, e dall'Unione europea;
27) appare sempre più urgente una riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e degli strumenti di moral suasion in capo all'Organizzazione e, al contempo, lavorare nelle sedi europee per definire un sistema di difesa e di politica estera comuni realmente efficace che consenta all'Unione europea di esercitare in modo più puntuale e persuasivo la propria influenza, soprattutto nelle aree geografiche dove maggiormente si esprimono gli interessi strategici comunitari,
impegna il Governo:
1) a rinnovare la ferma condanna all'attacco terroristico perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023 nei confronti di Israele, a sostenere le sanzioni che l'Unione europea ha adottato nei confronti dell'organizzazione, a chiedere l'immediata e incondizionata liberazione degli ostaggi ancora sequestrati dai terroristi e a riaffermare il pieno diritto di Israele ad esistere;
2) ad attivarsi, sia in seno all'Unione europea che nelle sedi internazionali, a sostegno di ogni iniziativa che consenta di evitare una escalation militare nella Striscia di Gaza e a profondere ogni sforzo utile a ricostruire quanto prima un processo di pace al fine di giungere ad una soluzione di lungo termine che assicuri duraturi e sostenibili equilibri regionali che coniughino le aspirazioni del popolo palestinese con le istanze e garanzie di sicurezza di Israele;
3) ad attivarsi, nelle sedi internazionali, affinché sia rispettato dalle autorità israeliane e dai gruppi armati palestinesi il diritto internazionale umanitario, a fornire supporto e aiuti di natura umanitaria alle popolazioni colpite affinché sia affrontata in maniera tempestiva ed efficace la crisi umanitaria in corso, anche con riguardo la carenza di alimenti e di medicinali, evitando ogni forma di finanziamento e sostegno che possa supportare l'attività di organizzazioni terroristiche;
4) a definire prioritario il ripristino della libertà e della sicurezza della navigazione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, non solo per le navi mercantili italiane, a tutela degli interessi strategici nazionali e dei porti del Mar Mediterraneo;
5) a partecipare, in sinergia con gli altri Paesi dell'Unione europea, ad una missione militare a protezione delle navi mercantili in transito nello Stretto di Bab al Mandab e nel Mar Rosso, anche mediante un allargamento dell'area geografica di azione delle missioni già in essere nello Stretto di Hormuz e nel bacino somalo;
6) a sollevare in ogni opportuna sede, europea ed internazionale, la questione delle pericolose interferenze in chiave antioccidentale promosse da diversi attori internazionali, non solo nel contesto del Mar Rosso, al fine di poter disegnare un'efficace strategia di risposta a protezione degli interessi nazionali ed europei;
7) a supportare ulteriori impegni, nelle sedi europee, affinché si costruiscano le condizioni per la creazione di un'autonoma capacità di difesa europea, complementare e integrata nel sistema della Nato;
8) a farsi promotore, nell'ambito della Presidenza di turno del G7, di una riflessione su una riforma delle Nazioni Unite, dei suoi organi e degli strumenti che ha a disposizione, che consenta di restituire all'Organizzazione un ruolo decisivo nella risoluzione dei conflitti.
(1-00234) (Nuova formulazione) «Rosato, Richetti, Bonetti, Sottanelli, Benzoni, D'Alessio, Grippo».
(29 gennaio 2024)
La Camera,
premesso che:
1) il 7 ottobre 2023 milizie terroristiche riconducibili ad Hamas hanno condotto una serie di attacchi in territorio israeliano, che hanno causato la morte di oltre 1.200 civili innocenti, compiuto un vero e proprio femminicidio di massa, seviziato numerosi cittadini, anche stranieri, rapendo, come ostaggi, oltre 200 persone che sono state deportate a Gaza, molte delle quali sono ancora lì trattenute;
2) successivamente il Governo israeliano ha posto in essere la sua reazione militare, tanto allo scopo di porre in sicurezza il suo territorio, quanto nel tentativo di riportare a casa gli ostaggi trattenuti a Gaza;
3) ad oggi, a distanza di oltre tre mesi dall'inizio del conflitto, il Medio Oriente è ancora una polveriera, in cui si combatte con una serie di provocazioni che hanno determinato una gravissima escalation delle operazioni militari, cui si sono aggiunti scontri al confine con la Siria e scontri e attacchi anche nella zona del Mar Rosso da parte di gruppi organizzati di ribelli yemeniti Houthi, che pongono in essere azioni anche contro Iraq e Pakistan e mettono a rischio, oltre al già precario equilibrio dell'intera area, anche la sicurezza della navigazione e delle popolazioni civili;
4) i danni al commercio internazionale derivanti dalle incursioni dei ribelli nel Mar Rosso sono già estremamente rilevanti, le spese per il trasporto delle merci da parte delle navi container sono aumentati del 350 per cento in sei settimane e una crisi che oggi è considerata regionale rischia di allargarsi ed avere effetti imprevisti sul fenomeno inflativo, soprattutto nell'area Euro;
5) nel contempo il piccolo territorio della striscia di Gaza e la sua popolazione civile sono stretti dalla morsa dell'esercito israeliano e dalla efferatezza delle forze terroristiche che imperversano nell'area, nella quale gli arrivi degli aiuti sono sempre più limitati e la situazione, ormai ampiamente deteriorata, rischia di sfociare in una grave crisi umanitaria e sanitaria, con il forte rischio di malattie e fenomeni epidemici;
6) ad oggi ben nove Paesi hanno temporaneamente sospeso i loro finanziamenti all'Unrwa, decisioni dettate dal dubbio che parte di questi fondi non solo non raggiungano le popolazioni in difficoltà, ma siano in parte destinati a fini a ad associazioni e Ong che, lungi dal promuovere la pace e il dialogo, sembrerebbero invece incitare alla violenza;
7) molti e fin qui inascoltati sono stati gli appelli alla pace da parte di tutte le organizzazioni internazionali, la Commissione europea ha ribadito che «la situazione umanitaria continua a peggiorare in Medio Oriente» e le Nazioni Unite, per bocca del Sottosegretario per gli affari umanitari, hanno dichiarato che per i numeri e l'efferatezza, «la situazione nella striscia di Gaza devastata dalla guerra è apocalittica»;
8) l'attacco perpetrato da Hamas ha tutti i connotati di una feroce ed efferata azione terroristica ed è stato fermamente condannato da tutta la comunità internazionale, che ha ribadito unanimemente il suo diritto a difendere la sua integrità territoriale e la sua popolazione;
9) la cessazione delle ostilità e la fine della guerra non possono che dipendere da entrambe le parti e da tutti quei soggetti, anche nazionali, che hanno il potere di convincere Hamas a restituire gli ostaggi alle loro famiglie e ad impegnarsi a garantire la sicurezza, l'integrità e il riconoscimento all'esistenza dello Stato di Israele;
10) il principio della prospettiva dei «due popoli, due Stati», così come espresso dall'Unione europea e dagli Stati Uniti, non può prescindere da alcune considerazioni di fondo, a partire dalla natura democratica dello Stato di Israele e dalla comprensione di quanto sia complicato in questo contesto perseguire questo obiettivo trovando il sostegno nell'opinione pubblica israeliana quando Israele lotta per la sopravvivenza, accerchiata da Hamas a Gaza, dagli Hezbollah al confine col Libano, dalle milizie filoiraniane in Siria e nel mar Rosso dagli Houthi, con l'Iran dietro tutti questi conflitti;
11) il conflitto arabo-israeliano, nonché quelli da esso scaturiti e ad esso strettamente collegati, hanno pericolosamente accentuato la polarizzazione tra il mondo occidentale e quello arabo, con fortissimi rischi in merito alla pacifica convivenza mondiale in un'ottica democratica;
12) la soluzione di un conflitto di tale enormità, che deve approdare al condiviso concetto dei «due popoli, due Stati» sopra richiamato, tuttavia, esige da un lato un'Autorità Nazionale Palestinese che sia forte e credibile nella condanna – finora non ancora manifestata – degli atti terroristici e che sia in grado di imporre le proprie regole ad Hamas e, dall'altro, di conseguenza, un Governo israeliano che rinunci a quanto affermato da Netanyahu, che ha dichiarato che la sicurezza nel territorio potrà essere garantita soltanto con il pieno controllo dell'intera Palestina da parte delle forze di sicurezza di Israele;
13) gli Stati Uniti hanno annunciato l'imposizione di sanzioni contro i coloni ebrei, accusati di attacchi ai palestinesi, e la Presidente della Commissione europea si è detta favorevole a sanzioni contro i coloni violenti in Cisgiordania affermando che «questa violenza non ha nulla a che fare con la lotta ad Hamas e deve cessare»,
impegna il Governo:
1) a incoraggiare e sostenere le trattative di pace avviate in questi giorni e ogni azione a livello internazionale che garantisca il cessate il fuoco umanitario, l'immediata liberazione degli ostaggi israeliani, la garanzia della sicurezza del popolo israeliano sul proprio territorio, e l'operatività degli aiuti umanitari per la popolazione civile a Gaza;
2) a farsi promotore di un'azione ampia, condivisa e coordinata a livello internazionale, con il coinvolgimento dell'Unione europea e degli altri organismi internazionali, tra cui le Nazioni Unite, che sia in grado di promuovere ed attuare una vera conferenza di pace nell'ottica di una nuova e più compiuta capacità da parte dell'Autorità nazionale Palestinese di controllare il territorio e di garantire la piena condanna delle organizzazioni terroristiche;
3) a garantire che il ripristino dei fondi da destinare all'Unrwa (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) così come per i fondi destinati ai Territori palestinesi dall'Aics (Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) avvenga quando siano state fornite dalle organizzazioni internazionali e dalle Ong le fondamentali garanzie circa l'effettivo controllo sul loro utilizzo a fini umanitari e sulla terzietà delle posizioni delle Ong, che siano orientate alla diffusione della cultura della pace nell'ambito delle oggettive difficoltà in cui operano in Palestina e nei territori oggi tragicamente protagonisti del conflitto, nel superiore obiettivo di fornire aiuto e cura alle popolazioni civili e di favorire il dialogo;
4) a prendere tutte le opportune iniziative atte a garantire, in accordo con i partner europei e nell'ambito della istituenda missione «Aspides», la sicurezza dei traffici e la fine degli attacchi dei miliziani Houthi nello strategico braccio di mare che va dal Golfo di Aden al Mar Rosso, percorso obbligato per raggiungere il Canale di Suez;
5) a sostenere l'Unione europea nell'attuazione delle sanzioni già deliberate contro Hamas, per colpire l'organizzazione terroristica che minaccia il diritto all'esistenza di Israele;
6) ad adoperarsi affinché il femminicidio del 7 ottobre 2023 sia dichiarato femminicidio di massa e gli autori siano condannati per tale reato.
(1-00236) «Faraone, Del Barba, De Monte, Gadda, Marattin, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».
(31 gennaio 2024)
La Camera,
premesso che:
1) il 7 ottobre 2023 lo Stato d'Israele ha subito un attacco terroristico su larga scala partito dal territorio della Striscia di Gaza ad opera di Hamas che ha lanciato l'operazione «Alluvione Al-Aqsa»;
2) ad un attacco missilistico con oltre 5.000 razzi diretti verso Israele sono seguite incursioni in territorio israeliano da parte di unità armate che hanno assaltato città, kibbutz e piccole comunità vicine al confine, colpendo in maniera indiscriminata obiettivi civili e militari, seminando terrore, uccidendo, massacrando, stuprando donne, uomini, vecchi e bambini;
3) il bilancio finale è stato di circa 1.200 morti fra civili e militari e di circa 250 ostaggi israeliani e stranieri catturati e portati prigionieri in nascondigli entro la Striscia di Gaza e solo in parte successivamente rilasciati, in particolare nel corso della breve tregua siglata il 22 ottobre 2023 e interrotta il 1° dicembre 2023 a causa della violazione degli accordi da parte di Hamas;
4) drammatiche sono state le denunce di abusi sessuali sistematici praticati da Hamas sulle donne israeliane sequestrate e, più in generale, delle violenze e delle vessazioni subite dai rapiti trattenuti nei tunnel di cui è disseminata la Striscia di Gaza;
5) Governo e Parlamento italiani hanno condannato con la massima fermezza la brutale aggressione contro il territorio e i cittadini dello Stato ebraico condotta da Hamas, che da sempre nega il diritto stesso all'esistenza dello Stato di Israele, che è inserita nell'elenco delle organizzazioni terroristiche da Unione europea, Stati Uniti, Canada, Egitto, Giordania e Giappone e della quale il Parlamento europeo, all'interno della risoluzione approva il 18 gennaio 2024, ha chiesto lo smantellamento;
6) va ribadita la piena solidarietà e il sostegno allo Stato di Israele nell'esercizio del suo diritto all'autodifesa secondo il diritto internazionale, entro i limiti stabiliti da quello umanitario;
7) l'aggressione di Hamas e la conseguente legittima risposta di Israele sono avvenute in un contesto in cui considerevoli passi avanti si stavano compiendo verso la normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra Israele ed Arabia Saudita – come già accaduto per quelle fra lo Stato ebraico ed Emirati Arabi e Bahrein a seguito dagli «Accordi di Abramo» – bloccandoli, almeno temporaneamente;
8) è necessario che Hamas rilasci incondizionatamente, come richiesto insistentemente anche dal Santo Padre, tutti i cittadini israeliani e stranieri ancora tenuti in ostaggio e ponga fine a tutti gli altri atti di terrorismo e aggressione nei confronti di Israele e, contestualmente, il Governo israeliano, nell'esercitare il suo diritto di difendersi, adotti tutte le misure necessarie volte a ridurre al minimo il numero delle vittime civili in ragione delle operazioni intraprese per sconfiggere Hamas, che si fa scudo della popolazione residente nella Striscia;
9) il 12 dicembre 2023 l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato una risoluzione per un cessate il fuoco umanitario nella Striscia di Gaza con 153 voti a favore, 10 contrari e 23 astensioni;
10) l'approvazione è avvenuta dopo che l'Assemblea ha respinto due emendamenti, presentati da Austria e Stati Uniti, che chiedevano di inserire nel testo della risoluzione una condanna esplicita del gruppo estremista palestinese Hamas per gli attacchi del 7 ottobre 2023. Austria, Stati Uniti e Israele hanno votato contro la risoluzione. L'Italia si è astenuta, come la Germania, il Regno Unito, l'Olanda, la Bulgaria, la Romania, la Slovacchia, l'Ungheria e l'Ucraina; il Governo italiano, come precisato dallo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni il 13 dicembre 2023 nell'aula del Senato, ha ritenuto di astenersi in quanto la risoluzione si presentava come sbilanciata, ovvero priva di una condanna senza ambiguità delle atrocità commesse da Hamas nel corso degli attacchi del 7 ottobre 2023;
11) il 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia dell'Aia non ha respinto l'accusa di genocidio nella Striscia di Gaza sollevata dal Sudafrica contro Israele, né ha ordinato allo Stato ebraico il cessate il fuoco, ma ha chiesto che Israele ponga in essere tutte le misure in suo potere per prevenire e punire l'incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio, con l'obbligo di presentare alla Corte entro un mese le misure adottate; è stato, inoltre, chiesto di consentire la fornitura dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria urgentemente necessari nella Striscia di Gaza; la Corte ha ricordato che anche Hamas è vincolata dal diritto internazionale umanitario e deve, pertanto, rilasciare immediatamente e senza condizioni gli ostaggi ancora nelle sue mani;
12) il Governo italiano sta partecipando attivamente fin dalle prime ore dallo scoppio del conflitto a sostenere le iniziative dell'Unione europea e dei partner e alleati internazionali volte ad evitare l'escalation militare e l'allargamento del conflitto nella regione, a cominciare dal Libano dove il gruppo sciita degli Hezbollah mantiene contatti operativi con i sunniti di Hamas, e a ricostruire le condizioni per la ripresa di un processo di pace;
13) il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, nel suo recente viaggio in Medio Oriente, ha visitato Beirut, Tel Aviv e Ramallah e ha ribadito con i suoi interlocutori la posizione del Governo italiano convintamente favorevole alla soluzione «due popoli, due Stati» quale unica via per pace in Medio Oriente, sottolineando l'urgenza di ripristinare al più presto un orizzonte politico verso tale soluzione, per il raggiungimento della quale sarà importante il ruolo che potrà svolgere l'Autorità nazionale palestinese anche nell'ambito di una fase transitoria per l'amministrazione civile di Gaza, eventualmente definita dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e che veda il coinvolgimento anche dei Paesi arabi che riconoscono Israele;
14) rimane aperto anche il contenzioso tra il movimento sciita libanese filo-iraniano Hezbollah e Israele proprio nell'area dove è dislocato il contingente internazionale della missione di interposizione delle Nazioni Unite (Unifil), all'interno del quale l'Italia partecipa con 1.062 caschi blu;
15) l'Italia, in accordo con le autorità israeliane ed egiziane, è impegnata nell'assistenza dei civili palestinesi e nel garantire l'invio di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, usata in maniera strumentale da Hamas nel conflitto. Va positivamente sottolineato l'avvio dell'operazione del Ministero della difesa, in collaborazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per il trasporto di un centinaio di pazienti pediatrici palestinesi in gravi condizioni e dei rispettivi familiari verso strutture ospedaliere italiane;
16) hanno suscitato forte sgomento le gravissime accuse in merito al coinvolgimento di personale dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di realizzare programmi di assistenza diretta e di lavoro per i rifugiati palestinesi, negli efferati attacchi del 7 ottobre 2023 e bene ha fatto l'Italia, assieme ad altri Paesi occidentali, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Olanda, Finlandia e Germania, a sospendere i finanziamenti a detta agenzia;
17) dalla metà del mese di novembre 2023 i ribelli yemeniti filo-iraniani Houthi stanno conducendo attacchi a danno di navi mercantili nel Mar Rosso, come risposta a quella che considerano un'aggressione della Striscia di Gaza da parte di Israele;
18) la minaccia degli attacchi Houthi sta determinando una drastica diminuzione delle navi che transitano attraverso il Mar Rosso, con un conseguente riorientamento dei traffici commerciali attraverso il Capo di Buona Speranza e il periplo dell'Africa, con un conseguente aumento dei tempi di percorrenza e dei costi della logistica e assicurativi e quindi dei prezzi delle merci per produttori, rivenditori e consumatori finali, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti;
19) attraverso il Mar Rosso passano il 10 per cento dei traffici globali, il 20 per cento dei container, il 10 per cento del petrolio e l'8 per cento del gas naturale liquefatto. L'instabilità di questa via marittima cruciale è una delle principali fonti di preoccupazione per il commercio globale;
20) tale situazione rischia, protraendosi, di penalizzare fortemente i porti italiani, che già cominciano a subire gli effetti della deviazione dei flussi di traffico dalla rotta di Suez; attraverso il Mar Rosso transita, infatti, circa il 40 per cento dell'import-export italiano;
21) il 10 gennaio 2024 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 2722 (2024) che condanna fermamente gli attacchi Houthi e sottolinea il diritto degli Stati ad agire per la difesa del proprio naviglio nel rispetto del diritto internazionale;
22) il Governo italiano ha accolto favorevolmente l'annuncio statunitense dell'avvio della missione Prosperity Guardian sostenuta da una coalizione politica di oltre 40 Paesi. Una fregata, sotto comando nazionale, presente nell'area nell'ambito delle missioni internazionali già autorizzate, è stata messa a disposizione con compiti di supporto associato;
23) l'Italia, insieme a Francia e Germania, ha proposto all'Unione europea una missione navale di natura difensiva a protezione del traffico marittimo nel Mar Rosso e per garantire la libertà e la sicurezza della navigazione. Tale operazione prevede l'allargamento delle competenze della missione europea Emasoh/Agenor, già attualmente impegnata nello Stretto di Hormuz, ampliandone le regole di ingaggio e la zona di competenza; è previsto che sia mantenuta anche la missione Eunavfor Atalanta per il contrasto alla pirateria nell'area del Corno d'Africa;
24) nel Consiglio affari esteri dell'Unione europea, tenutosi a Bruxelles il 22 gennaio 2024, l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza e i rappresentanti degli Stati membri hanno discusso su un approccio globale per riavviare il processo di pace in Medio Oriente; quasi la totalità dei Paesi dell'Unione europea si è espresso a favore di una soluzione che segua la linea dei «due popoli, due Stati»;
25) dal 1° gennaio 2024 l'Italia presiede il G7. Fra le priorità individuate dal Governo per fornire risposte coese alle crisi in atto, centrale sarà il Medio Oriente e la necessità di individuare una strategia diplomatica comune per la risoluzione del confitto tra Israele e Hamas e per garantire la libera circolazione delle navi nel Mar Rosso,
impegna il Governo:
1) a confermare la solidarietà dell'Italia allo Stato d'Israele, aggredito proditoriamente il 7 ottobre 2023 dall'organizzazione terroristica Hamas, e a ribadire il riconoscimento del suo diritto all'autodifesa, da esercitarsi nel rispetto del diritto umanitario bellico, tenuto conto del fatto che i miliziani di Hamas si fanno scudo della popolazione civile;
2) a promuovere, assieme all'Unione europea, al G7 e agli altri attori regionali, ogni sforzo diplomatico volto a trovare una soluzione politica del conflitto, assicurando che tutti gli ostaggi siano rilasciati immediatamente e incondizionatamente e che l'organizzazione terroristica Hamas non costituisca più una minaccia esistenziale per Israele, scongiurando contestualmente il rischio di un'escalation del conflitto in tutto il Medio Oriente;
3) a ribadire nelle sedi internazionali il fermo sostegno dell'Italia per una soluzione negoziata che riavvii un processo di pace credibile fondato sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza;
4) a sostenere ogni possibile sforzo negoziale per l'attuazione della risoluzione Onu 1701 del 2006 che prevede l'assenza di uomini armati e materiali bellici, ad esclusione dell'esercito libanese, tra il confine Libano-Israele e la linea del fiume Litani e ad appoggiare la proposta degli Stati Uniti di allargare la distanza tra Hezbollah e Israele estendendo la «linea blu» di circa 7-8 chilometri;
5) a operare a livello internazionale affinché venga assicurata la costante e continua fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia di Gaza, impedendo, contestualmente, che giungano finanziamenti a supporto – anche indiretto – dell'attività di organizzazioni terroristiche;
6) a rivalutare la sospensione dei finanziamenti all'Unrwa solo in seguito all'esito di un'indagine seria e approfondita promossa dall'Onu;
7) a proseguire la collaborazione con i principali Paesi dell'area per assicurare cure adeguate ai minori palestinesi feriti e creare le condizioni per poter inviare un ospedale da campo dell'Esercito per aiutare la popolazione civile palestinese, che è vittima incolpevole dei terroristi di Hamas;
8) a lavorare in sede europea affinché la proposta italiana per una missione navale difensiva dell'Unione europea nel Mar Rosso a difesa del traffico commerciale marittimo possa essere approvata già nel corso del prossimo Consiglio affari esteri di febbraio 2024;
9) a tenere costantemente aggiornato il Parlamento sugli sviluppi della situazione.
(1-00238) «Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli, Deborah Bergamini, Caiata, Billi, Cesa, Marrocco, Di Giuseppe, Coin, Gardini, Crippa, Loperfido, Mura, Tremonti».
(8 febbraio 2024)
La Camera,
premesso che:
1) enorme allarme suscita la catastrofe umanitaria attualmente in corso a Gaza ed è urgente un cessate il fuoco immediato, la fine delle violenze, il rilascio di tutti gli ostaggi e il rigoroso rispetto del diritto internazionale umanitario ad opera di tutte le parti;
2) i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, la privazione di elettricità, cibo, acqua e carburante e gli ordini di evacuazione impartiti ai palestinesi sono da considerarsi come attacchi indiscriminati, punizioni collettive e trasferimenti forzati di popolazione che equivalgono a crimini di guerra secondo il diritto internazionale;
3) si ribadisce la più ferma condanna degli attacchi terroristici multipli e indiscriminati di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023, si trasmette piena solidarietà alla popolazione colpita e si esprime angoscia per l'enorme carico di vittime civili e per i numerosi ostaggi rapiti, di cui chiede urgentemente la liberazione. Va considerato che il diritto alla difesa di Israele non può travalicare i limiti del diritto internazionale umanitario e constatato come tali limiti siano stati già ampiamente superati;
4) l'annunciata estensione delle operazioni militari dell'esercito israeliano nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dove si trovano centinaia di migliaia di sfollati provenienti dalle zone precedentemente evacuate e costantemente bombardate, deve essere impedita dalla comunità internazionale con ogni strumento a sua disposizione, poiché, come dichiarato dallo stesso portavoce della Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, produrrebbe conseguenze incalcolabili sulla popolazione civile;
5) ad oggi sono stati uccisi oltre 26.000 palestinesi, per il 70 per cento donne e bambini; si registrano circa 60.000 feriti e oltre 8.000 dispersi; all'incirca l'85 per cento dei 2,2 milioni di persone che costituiscono la popolazione di Gaza è sfollato e non ha accesso ai servizi di base, all'assistenza sanitaria, all'acqua, al cibo e all'energia elettrica; secondo l'organizzazione non governativa Save the children, sono stati uccisi almeno 10.000 bambini, pari all'1 per cento della popolazione infantile totale della Striscia di Gaza; sono stati uccisi 79 giornaliste e giornalisti e operatrici e operatori dei media e almeno 146 operatrici e operatori umanitari;
6) si evidenzia la necessità di proteggere, insieme alla popolazione civile, gli attori umanitari e i giornalisti e si condanna fermamente l'uccisione di giornalisti e operatori umanitari e sanitari da parte di Israele, nonché gli attacchi sferrati alle infrastrutture civili, comprese le scuole e gli ospedali gestiti da organizzazioni umanitarie internazionali; si esprime quindi, una netta condanna per i ripetuti attacchi illegali dell'esercito israeliano contro le strutture, il personale e i mezzi di trasporto in ambito sanitario, che stanno ulteriormente devastando il sistema sanitario della Striscia di Gaza, e si chiede che tali attacchi siano oggetto di indagini per crimini di guerra;
7) secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), la capacità dei partner umanitari di rispondere alle importanti esigenze a Gaza è ancora limitata dai ripetuti dinieghi d'accesso per le forniture di aiuti e dalla mancanza di un accesso sicuro coordinato da parte delle autorità israeliane; il tasso di diniego di accesso da parte di Israele nell'ultimo mese mostra un «significativo deterioramento» rispetto al dicembre 2023; tra il 1° e il 10 gennaio 2024, solo tre delle 21 consegne programmate di cibo, medicinali, acqua e altri prodotti salvavita a nord di Wadi Gaza sono giunte a destinazione;
8) si disapprova che le autorità israeliane si siano rifiutate di adempiere ai loro obblighi di potenza occupante in conformità con le Convenzioni di Ginevra e continuino a negare alla popolazione palestinese le necessità di base, come le forniture mediche o l'alloggio; la continua espansione degli insediamenti a Gerusalemme Est e in Cisgiordania costituisce una violazione dell'articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra, che vieta a qualsiasi potenza occupante di trasferire la propria popolazione nel territorio che occupa;
9) di fronte ad eclatanti violazioni del diritto internazionale, al mancato rispetto dei diritti umani e a crimini di guerra e genocidio non possono esserci spazi di impunità o doppi standard. È, quindi, giusto e da sostenere il ricorso del Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia e che siano compiute indagini approfondite che possano portare ad un giudizio sulle responsabilità;
10) si considera importante la prima decisione dei giudici della Corte internazionale di giustizia che hanno respinto la richiesta di archiviazione di Israele e affermato che «alcuni atti sembrano rientrare nelle disposizioni della Convenzione sul genocidio». Si ricorda che la Corte ha chiaramente affermato il diritto del popolo palestinese ad essere protetto da atti di genocidio e ha ordinato a Israele di adottare misure per prevenire e punire l'incitamento diretto al genocidio nella Striscia di Gaza;
11) si sottolinea la necessità, di fronte al perpetrarsi di tali violazioni e al rifiuto di attuare il cessate il fuoco, di applicare misure sanzionatorie e interrompere qualsiasi fornitura di armamenti e tecnologia utilizzabile a fini bellici, anche rimettendo in discussione i contratti in corso;
12) va ricordato che Israele è associato al quadro di ricerca e innovazione dell'Unione europea dal 1996 e partecipa a programmi chiave, come «Orizzonte Europa»; in particolare, l'Unione europea ha aggiudicato contratti per un valore di 59 milioni di euro a imprese israeliane del settore delle tecnologie militari e il valore delle vendite di armi dell'Unione europea a Israele è stimato a circa 200 milioni di euro all'anno; inoltre gli Stati membri dell'Unione europea e della Nato hanno promesso a Israele aiuti militari supplementari nel contesto della situazione attuale;
13) va sottolineato che, conformemente al suo articolo 2, l'accordo di associazione Unione europea-Israele si basa sul rispetto dei diritti umani e che questi costituiscono un principio guida; si richiama, quindi, al pieno rispetto dell'accordo e dei suoi principi fondanti, prefigurandone anche la sospensione nel caso in cui non si fermeranno gli attacchi nella Striscia di Gaza e non vi saranno chiare garanzie della cessazione delle sistematiche violazioni dei diritti umani della popolazione palestinese;
14) è urgente che la comunità internazionale si mobiliti per far cessare le ostilità, liberare gli ostaggi e porre fine ad ogni escalation militare, escludendo pertanto qualsiasi forma di supporto bellico;
15) va evidenziata la necessità di conseguire una pace duratura ed equa nella regione, in linea con il diritto internazionale e i diritti umani e sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite; si esorta la comunità internazionale, l'Unione europea, i suoi Stati membri e i Paesi della regione ad adottare misure immediate per prevenire un'ulteriore escalation e si chiede che i negoziati si svolgano sotto l'egida delle Nazioni Unite;
16) vanno supportati senza alcuna titubanza gli appelli del Segretario generale dell'Onu per prevenire una futura escalation, per porre fine a questa crisi; si ricorda che lo stesso Guterres per la prima volta ha dovuto far ricorso all'articolo 99 della Carta della Nazioni Unite, richiamando formalmente l'attenzione del Consiglio di sicurezza sulla minaccia attuale per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale; va deplorato che questo richiamo non sia stato colto nella sua pienezza e sostenuto con forza;
17) si ribadisce il contributo essenziale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa) al sostentamento dei rifugiati palestinesi in un difficile contesto di esigenze umanitarie crescenti e si esprime la massima solidarietà, supporto e vicinanza per gli attacchi politici ricevuti. Si ricorda, infatti, che in questi mesi la sua sede centrale, i suoi uffici e le sue infrastrutture sono stati oggetto di attacchi da parte dell'esercito israeliano; in particolare, 132 strutture sono state danneggiate, 63 delle quali colpite direttamente dall'esercito israeliano, mentre 52 scuole hanno riportato danni e 53 hanno subito attacchi diretti e almeno 146 membri del personale dell'Unrwa sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani, il più alto numero di vittime mai registrato per un'agenzia delle Nazioni Unite durante una guerra; va considerata assai grave la decisione di diversi Governi, incluso quello italiano, di interrompere i finanziamenti all'Unrwa, in quanto rischia di mettere in discussione un ruolo da sempre importante che è diventato vitale nelle attuali circostanze;
18) si esprime preoccupazione per l'aumento dei discorsi antisemiti e si ribadisce che l'esaltazione della violenza e dei crimini di guerra e gli appelli alla distruzione della Palestina o di Israele sono assolutamente inaccettabili;
19) si esprime profonda preoccupazione per il rischio di un'escalation del conflitto; si guarda con apprensione all'aumento dei combattimenti e delle tensioni sul confine libanese, dove Hezbollah ha lanciato razzi verso Israele e quest'ultimo ha sferrato attacchi aerei contro il territorio libanese, incluso un attacco extraterritoriale con droni nel sud di Beirut; vanno condannate tutte le azioni militari contro Paesi terzi che rischiano di aggravare il conflitto in questione, comprese quelle intraprese contro lo Yemen in quanto rischiano di contribuire a un'ulteriore escalation e destabilizzazione nella regione;
20) è appropriato collocare la tragedia a cui si sta assistendo in un quadro preciso da comprendere e provare a risolvere; appare, in particolare, necessario riconoscere le responsabilità di larga parte della comunità internazionale nell'avere progressivamente accentuato l'isolamento del popolo palestinese, tollerato la violazione sistematica della legalità internazionale e di numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, producendo così l'assenza di una qualsiasi prospettiva di pace credibile e alimentando indirettamente estremismo e violenza;
21) va richiamata la risoluzione 181 (II) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 1947 che raccomandava la creazione di due Stati indipendenti nel territorio della Palestina storica; va deplorato che ciò non sia stato realizzato e che lo Stato di Israele continui a occupare il territorio palestinese e a negare alla popolazione palestinese il diritto all'autodeterminazione; si ricorda che l'11 novembre 2022 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato per richiedere un parere alla Corte internazionale di giustizia in merito alla prolungata occupazione, all'insediamento e all'annessione del territorio palestinese da parte di Israele, che viola il diritto dei palestinesi all'autodeterminazione;
22) si sottolinea che l'occupazione militare della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, così come gli insediamenti illegali dei coloni, hanno contribuito a indebolire la leadership laica palestinese e ha nel corso degli anni agevolato un clima in cui ha potuto prosperare il radicalismo islamista di Hamas;
23) si richiama il rapporto annuale del Servizio europeo per l'azione esterna dell'Unione europea (Seae) del 25 maggio 2023, in cui si denuncia il crescente numero di insediamenti, evidenziando in particolare che nel 2022 sono state avanzate 28.208 unità nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, rispetto alle 22.030 del 2021, con un aumento di quasi il 30 per cento, e sottolineando come l'espansione degli insediamenti da parte delle autorità israeliane sia stato accompagnato da una preoccupante tendenza all'aumento della violenza dei coloni nei territori palestinesi. Va ricordato, inoltre, che l'Unione europea ha ripetutamente invitato Israele a non procedere con questi piani e a fermare tutte le attività di insediamento;
24) è urgente avviare un'iniziativa diplomatica per rilanciare la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati e che questa passa innanzitutto dal riconoscimento dello Stato di Palestina; va evidenziata, infatti, la necessità di conseguire una pace duratura ed equa nella regione, in linea con il diritto internazionale, il riconoscimento del diritto di ritorno di tutti i rifugiati palestinesi e il pieno rispetto dei diritti umani; si sottolinea che ciò può avvenire solo ponendo fine all'occupazione e rilanciando il processo di pace sotto l'egida della comunità internazionale;
25) si ribadisce la richiesta di porre fine all'occupazione dei territori palestinesi; si ricorda che gli insediamenti israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, sono illegali in base al diritto internazionale; si chiede l'allentamento delle tensioni in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est; si condanna fermamente l'aumento della violenza dei coloni estremisti nei confronti dei palestinesi e si chiede l'imposizione di misure restrittive ai coloni estremisti che violano i diritti umani e il diritto internazionale;
26) va ricordato che l'uso del fosforo bianco è vietato dalla Convenzione sulle armi chimiche: si esprime preoccupazione per le denunce di diverse organizzazioni non governative circa un suo possibile utilizzo da parte dell'esercito israeliano e si chiede che si svolga un'indagine indipendente che chiarisca anche questo aspetto;
27) va condannato il carattere apertamente razzista e suprematista delle dichiarazioni rilasciate da diversi membri del Governo e delle autorità israeliane e il loro sostegno alla deportazione forzata dei palestinesi, all'espansione illegale degli insediamenti, ai crimini contro i civili commessi dai coloni in Cisgiordania e ai crimini di guerra a Gaza; in particolare, si esprime condanna e forte preoccupazione per le parole del Premier israeliano Netanyahu il 21 gennaio 2024, con cui ha esplicitato chiaramente la sua netta contrarietà alla prospettiva di «due popoli e due Stati», affermando che fino a quando sarà Premier non nascerà nessuno Stato palestinese e che «dopo aver eliminato Hamas la Striscia deve essere smilitarizzata e restare sotto pieno controllo di sicurezza israeliano», e secondo i firmatari del presente atto va considerata abominevole la dichiarazione del Ministro degli esteri israeliano Katz del 22 gennaio 2024 al Consiglio affari esteri dell'Unione europea con cui ha ventilato l'ipotesi di costruire un'isola artificiale davanti a Gaza dove trasferire i palestinesi;
28) va condannata, inoltre, la decisione del Governo israeliano di intensificare l'acquisto e la distribuzione di armi ai civili e ai coloni, fomentando un clima di odio e discriminazione nei confronti della minoranza araba in Israele e di violenza contro la popolazione palestinese in Cisgiordania,
impegna il Governo:
1) a lavorare in ogni sede internazionale per arrivare con urgenza ad un cessate il fuoco immediato e incondizionato a Gaza, per mettere fine alla catastrofe umanitaria in corso, per l'interruzione di ogni ulteriore escalation militare, per la liberazione dei prigionieri e per la costruzione delle condizioni per avviare un processo di pace;
2) ad adottare immediatamente tutte le azioni diplomatiche per fermare l'offensiva israeliana a Rafah, che in una sola notte ha già causato circa cento vittime a causa di bombardamenti, impedendo l'annunciata operazione di terra che, per oltre un milione e 700 mila persone sfollate dal nord e dal centro della Striscia di Gaza, sarebbe un'ulteriore intollerabile carneficina e impedirebbe definitivamente l'afflusso dei già scarsi aiuti umanitari;
3) a riconoscere lo Stato di Palestina, quale azione di politica estera che imprima una svolta positiva al necessario negoziato tra le parti per giungere alla soluzione «due popoli, due Stati» e a garantire la coesistenza nella libertà, nella pace e nella democrazia dei due popoli;
4) a promuovere una missione internazionale di pace e di interposizione a Gaza sotto l'egida delle Nazioni Unite, volta a fermare il massacro in corso ed evitare un ulteriore deterioramento della crisi umanitaria;
5) a costruire un'ampia e coordinata iniziativa internazionale con la convocazione di una conferenza di pace internazionale volta a cercare soluzioni per il conflitto in corso e definire una prospettiva di pace duratura in Medio Oriente, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite e con il pieno coinvolgimento dei Paesi dell'area;
6) ad esigere il pieno rispetto del diritto internazionale, a supportare le richieste del Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia e lo svolgimento di indagini sulle violazioni e sui crimini di guerra in corso;
7) ad adottare iniziative di competenza volte a definire sanzioni commisurate a tali violazioni, interrompere qualsiasi fornitura di armamenti e tecnologia utilizzabile a fini bellici anche in riferimento ai contratti in corso e richiamare al rispetto dell'articolo 2 dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e Israele, prefigurandone la sospensione in caso di ulteriore mancato rispetto;
8) a esprimere pieno supporto all'azione del Segretario generale dell'Onu Guterres, al suo richiamo all'articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite e ai suoi sforzi per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale;
9) a sbloccare urgentemente i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa), onorando pienamente gli impegni finanziari assunti e riconoscendo il ruolo vitale svolto da Unrwa.
(1-00239) (Nuova formulazione) «Fratoianni, Zanella, Bonelli, Borrelli, Dori, Evi, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».
(9 febbraio 2024)