TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 310 di Mercoledì 19 giugno 2024
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
BRAGA, SCHLEIN, DI BIASE, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, CASU, FORNARO, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, DE MARIA, QUARTAPELLE PROCOPIO, MAURI, CUPERLO, BOLDRINI, SERRACCHIANI, MALAVASI, PELUFFO, D'ALFONSO, SIMIANI, FORATTINI, BERRUTO, PROVENZANO, BAKKALI, ANDREA ROSSI, MADIA, FURFARO, SCOTTO, LACARRA, ORFINI, STUMPO, GNASSI, GRAZIANO, TABACCI, BARBAGALLO, STEFANAZZI, PORTA, GIANASSI, SARRACINO, MARINO, CURTI, FOSSI, MANZI, LAI, EVI, SCARPA, DI SANZO, GIRELLI, ASCANI, LAUS, PASTORINO e IACONO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da un'inchiesta giornalistica di Fanpage – andata in onda il 13 giugno 2024 su La7 durante il programma Piazza Pulita – sono emersi fatti inquietanti riguardanti Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d'Italia e in particolare sulla sua articolazione romana;
dal video inchiesta emerge chiaramente quello che non si può che considerare come il tentativo di mostrare una doppia identità: quella ufficiale, «vanto della leader Giorgia Meloni», di giovani leve militanti, impegnate in politica che si mostrano moderate negli eventi istituzionali davanti ai giornalisti, ma che invece si trasformano negli eventi riservati di Gioventù nazionale e nell'ambito della «dimensione comunitaria», tanto cara al medesimo movimento, dove quegli stessi giovani inneggiano liberamente al fascismo, fanno il saluto romano, urlano «Duce» e «Sieg Heil» – il saluto alla vittoria nazista più usato ai comizi sotto la dittatura di Hitler; rimpiangono l'operato dei terroristi neri Nar, cantano «boia chi molla», identificandosi come «legionari», «camicie nere» e «camerati», ai concerti di gruppi della destra estrema partecipano con il braccio teso nel saluto romano;
dall'inchiesta emerge, tra l'altro, come i militanti di Gioventù nazionale Pinciano, uno dei circoli più grandi a Roma tra i giovani di Fratelli d'Italia, nella loro chat di gruppo su Whatsapp parlino di attacchi ai collettivi di sinistra, di pianificare striscioni con slogan estremisti e dei giornalisti come una minaccia da ostacolare; la chat sarebbe, inoltre, piena di riferimenti espliciti, immagini e frasi a fascismo e nazismo;
dalle immagini sembra emergere anche l'intenzione di alcuni esponenti di Gioventù nazionale di voler finanziare l'organizzazione giovanile utilizzando come escamotage l'attivazione, con altro ente, di un programma di Servizio Civile Universale finanziato dallo Stato –:
se non ritenga urgente e opportuno adottare le iniziative di competenza necessarie a fare immediata chiarezza sui fatti esposti, che disegnano un quadro decisamente inquietante, e se non ritenga doveroso, in osservanza del dettato costituzionale, intervenire con ogni iniziativa rientrante nelle proprie competenze al fine di impedire ogni forma di propaganda legata al fascismo e alla sua apologia, nonché al fine di evitare che finanziamenti statali destinati al Servizio Civile Universale siano utilizzati per scopi diversi, in palese violazione di legge.
(3-01269)
(18 giugno 2024)
ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
il 17 giugno 2024 il Consiglio dell'Unione europea con maggioranza qualificata ha approvato il regolamento europeo sul ripristino della natura (Restoration law), uno degli elementi chiave della strategia europea sulla biodiversità che fissa gli obiettivi giuridicamente vincolanti per ripristinare il 20 per cento degli ecosistemi terrestri e marini degradati dell'Unione europea entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050;
la normativa appena approvata intende anche mitigare il cambiamento climatico e gli effetti dei disastri naturali, aiutando l'Unione europea a rispettare i suoi impegni ambientali internazionali;
il via libera finale alla «Restoration law» è il risultato di una massiccia mobilitazione pubblica: negli ultimi anni sono state raccolte oltre un milione di firme e messaggi da parte dei cittadini dell'Unione europea, ripetuti appelli da parte di oltre 6.000 scienziati, 100 imprese, organizzazioni giovanili e della società civile, che da tempo chiede un'azione immediata per affrontare l'allarmante declino della natura che sta danneggiando la salute del pianeta e dei suoi abitanti;
il Governo italiano, nonostante abbia votato contro il regolamento insieme a Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, è chiamato ora a perseguire gli obiettivi giuridicamente vincolanti attraverso un piano di attuazione nazionale, fissando a sua volta obiettivi chiari e misurabili che riguarderanno il recupero e il ripristino degli ecosistemi, dalle zone umide ai pascoli, dalle foreste ai fiumi e ai laghi, fino agli ecosistemi marini come i coralli;
gli Stati membri saranno anche obbligati a migliorare indicatori specifici nei terreni agricoli, forestali e urbani, adottando misure per ripristinare le torbiere prosciugate e per piantare almeno tre miliardi di alberi entro il 2030, oltre a trasformare almeno 25.000 chilometri di fiumi in corsi d'acqua liberi da barriere antropiche;
in questa direzione sarebbe quanto mai auspicabile che il Ministro interrogato si disponga all'apertura di un dialogo costruttivo e partecipato con tutte le parti interessate per intraprendere un percorso comune che porti ad un'effettiva tutela dell'ambiente e della biodiversità del nostro Paese –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per avviare fin da subito l'applicazione degli obiettivi giuridicamente vincolanti sul ripristino della natura stabiliti dalla «Restoration law», anche attraverso l'apertura di un dialogo costruttivo e partecipato con tutte le parti interessate per intraprendere un percorso comune che porti ad un'effettiva tutela dell'ambiente e della biodiversità del nostro Paese.
(3-01270)
(18 giugno 2024)
FOTI, RIZZETTO, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, SCHIFONE, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il rilancio dell'occupazione rappresenta un'assoluta priorità, al fine di conseguire un miglioramento delle condizioni di vita e una maggiore inclusione sociale;
i dati sull'occupazione fotografano ormai un quadro positivo e incoraggiante, con aumenti stabili del tasso di occupazione e contestuale diminuzione del tasso di disoccupazione;
gli ultimi dati diffusi da Istat il 30 maggio 2024 confermano questo trend, rilevando come nel confronto tra aprile 2024 e aprile 2023 si osservi un aumento del numero di occupati di 516 mila unità (+2,2 per cento) e una diminuzione del tasso di disoccupazione dell'1 per cento;
il tasso di occupazione ha recentemente raggiunto lo storico dato del 62,3 per cento, confermando come le politiche messe in campo si stiano rivelando particolarmente efficaci;
in questo scenario favorevole permangono ancora rilevanti divari su base territoriale, testimoniati da dati che, nonostante un forte aumento del tasso di occupazione anche nel Mezzogiorno (+1,6 per cento nel confronto tra il 2023 e il 2022), rilevano altresì come al Sud si sconti ancora un tasso di disoccupazione particolarmente elevato (circa il 14 per cento nel 2023), che appare prioritario continuare ad abbattere –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per incentivare l'occupazione, con particolare riferimento alle politiche per promuovere il rilancio del mercato del lavoro nel Mezzogiorno.
(3-01271)
(18 giugno 2024)
D'ALESSIO, RICHETTI, BONETTI, BENZONI, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nel settembre 2022 il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la direttiva sui salari minimi adeguati nell'Unione europea, con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti i lavoratori. Pur non obbligando l'Italia ad adottare un salario minimo legale in virtù dell'elevata diffusione dei contratti collettivi nazionali del lavoro, la direttiva impone una riflessione su quale sia il salario al di sotto del quale nessun lavoratore dovrebbe lavorare;
il 6 dicembre 2023 la Camera dei deputati ha approvato la proposta di legge dal titolo «Deleghe al Governo in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva, nonché di procedure di controllo e informazione»;
il testo approvato, il cui esame al Senato della Repubblica ancora non è iniziato ad oltre 6 mesi di distanza, interamente sostitutivo di tutte le proposte di legge abbinate realmente istitutive del salario minimo, prevede che il Governo adotti, su proposta del Ministro interrogato, uno o più decreti legislativi per, tra le altre cose, assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi, contrastare il lavoro sottopagato, stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali nell'interesse dei lavoratori e contrastare i fenomeni di concorrenza sleale attuati mediante il cosiddetto «dumping contrattuale»;
ormai da troppo tempo l'alta inflazione ha messo in ginocchio grandi porzioni del Paese, esponendo le fasce più fragili e con redditi più bassi alle difficoltà dovute ad un aumento del costo della vita a cui, purtroppo, si è accompagnato un sostanziale appiattimento dei livelli salari –:
quali iniziative, per quanto di competenza, abbia intenzione di porre in essere al fine di stimolare la produttività, assicurare un adeguamento migliorativo dei prossimi rinnovi dei contratti collettivi nazionali del lavoro, combattere i fenomeni del lavoro sommerso e del dumping contrattuale e garantire a tutti i lavoratori condizioni economiche realmente dignitose.
(3-01272)
(18 giugno 2024)
BARZOTTI, AIELLO, CAROTENUTO e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il comitato scientifico, incaricato ai sensi del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, per la valutazione degli esiti del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza, ha pubblicato la relazione relativa alla valutazione e il rapporto di monitoraggio dell'impatto delle prestazioni;
l'intervallo considerato è l'intero periodo di vigenza del provvedimento (1° aprile 2019-31 dicembre 2023);
nel merito dei risultati della valutazione, sulla base dei dati forniti dall'Osservatorio statistico dell'Inps, la relazione attesta come il sussidio sia stato percepito da circa 2,4 milioni di nuclei familiari e 5,3 milioni di persone;
la quota delle famiglie in condizioni di povertà assoluta che hanno beneficiato delle prestazioni di sostegno al reddito ha raggiunto il massimo del 38 per cento nel corso del 2021 (32,3 per cento nel 2022), per una quota equivalente al 58,7 per cento dei beneficiari delle misure (53,4 per cento nel 2022), contribuendo a ridurre dell'0,8 per cento l'indice delle disuguaglianze e dell'1,8 per cento il rischio di povertà;
inoltre, a fronte della propaganda negativa del Governo, la stessa relazione mette in rilievo anche aspetti positivi sul lato delle politiche attive del lavoro. Pur confermando le condivisibili criticità delle politiche attive, il comitato evidenzia come le misure attivate abbiano comunque avviato 1,2 milioni di nuovi rapporti di lavoro, nonostante la maggioranza degli stessi beneficiari non avesse le competenze necessarie a rientrare nel mercato e malgrado l'interruzione del servizio in conseguenza della pandemia COVID-19, nonché la strutturale debolezza dei servizi dedicati allo scopo (di competenza delle regioni);
la relazione del comitato scientifico segue la bocciatura dell'assegno di inclusione, misura introdotta dal Governo in carica per superare il reddito di cittadinanza, da parte della Commissione europea che ha messo in luce la scarsa efficacia della misura vigente, rispetto alla precedente, soprattutto con riferimento all'incidenza positiva sulla povertà assoluta e infantile e in conseguenza di criteri di accesso molto rigidi;
in sostanza, si legge nella relazione della Commissione europea, l'assegno di inclusione riduce di quasi la metà la platea dei beneficiari in condizioni di povertà, anche a fronte di un mercato del lavoro nel quale la quota di contratti a tempo determinato rimane tra le più alte nell'Unione europea –:
quali iniziative di competenza intenda assumere per ripristinare l'efficacia delle misure di sostegno al reddito e per il contrasto della povertà in considerazione dell'incidenza negativa dell'assegno di inclusione.
(3-01273)
(18 giugno 2024)
DE PALMA, D'ATTIS e CAROPPO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
se l'Italia è oggi il secondo polo manifatturiero d'Europa dopo la Germania, lo è perché a monte c'è stata un'industria siderurgica come Taranto, che ha permesso al sistema produttivo italiano di svilupparsi;
il Governo, sin dal suo insediamento, è intervenuto per assicurare la continuità produttiva dell'ex Ilva, nonché quella delle aziende dell'indotto, da ultimo con il decreto-legge n. 4 del 2024, in cui è confluito il decreto-legge n. 9 del 2024;
con gli articoli 2-bis, 2-ter e 2-quater del decreto-legge n. 4 del 2024 sono state previste misure per le piccole e medie imprese dell'indotto, riconoscendo le condizioni agevolate di accesso al Fondo di garanzia piccole e medie imprese (garanzia diretta all'80 per cento, controgaranzia al 90 per cento) per le imprese che hanno difficoltà a ottenere il credito a causa dell'aggravamento della posizione debitoria di imprese committenti, nonché l'abbattimento al 50 per cento dei tassi sui finanziamenti e la prededucibilità dei crediti vantati dalle imprese dell'indotto verso l'ex Ilva;
dalla stampa si apprende che il decreto applicativo dell'articolo 2-ter, che doveva essere emanato entro il 19 febbraio 2024, è all'esame della Corte dei conti;
nel corso dei numerosi incontri tra Ministro interrogato, rappresentanti dell'indotto di Taranto e parti sociali, è emersa la volontà del Governo di garantire le posizioni creditizie delle aziende coinvolte tramite la cessione dei medesimi crediti pro soluto a istituti bancari con l'intervento di Sace;
nonostante la disponibilità economica di 120 milioni di euro, la condizione della bancabilità posta da Sace ha sin qui escluso dall'accesso al credito la quasi totalità delle aziende interessate, per ragioni non assolutamente a loro ascrivibili (azzeramento dei crediti a seguito dell'insolvenza del debitore), e ha gravemente deteriorato il loro rating bancario;
si apprende dalla stampa che ne sarebbe conseguito il rifiuto delle banche di acquisire i crediti dell'indotto;
anche la prededucibilità appare, all'attualità, non operativa;
il credito maturato nei confronti di Acciaierie d'Italia dalle aziende dell'indotto è stimato in 120 milioni di euro;
tali aziende, circa 150 per un totale di oltre 2.000 lavoratori, rappresentano un'importante quota dell'economia dell'area –:
quali iniziative si intendano adottare per consentire il sollecito pagamento dei crediti vantati dalle imprese dell'indotto degli stabilimenti siderurgici dell'ex Ilva di Taranto.
(3-01274)
(18 giugno 2024)
LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Acciaierie d'Italia s.p.a. è un'azienda partecipata dallo Stato attraverso Invitalia, che attualmente gestisce gli impianti siderurgici «ex Ilva»;
il decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy del 20 febbraio 2024 ha ammesso Acciaierie d'Italia s.p.a. alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, e successive modificazioni, nominando commissario straordinario l'ingegner Giancarlo Quaranta, affiancato dal 1° marzo 2024 anche dal professor Giovanni Fiori e dal professor Davide Tabarelli;
il 17 aprile 2024, su istanza dei commissari straordinari di Acciaierie d'Italia, il Ministro interrogato ha esteso la procedura di amministrazione straordinaria anche ad Acciaierie d'Italia holding s.p.a., per consentire ai commissari di gestire in modo unitario e coordinato tutte le attività del gruppo;
il 1° giugno 2024, il Ministro interrogato, in occasione della visita allo stabilimento ex Ilva di Genova Cornigliano e del convegno dei giovani imprenditori di Confindustria a Rapallo, ha dichiarato: «La prossima settimana iniziano le visite cognitive negli stabilimenti dell'ex Ilva da parte di tre importanti attori internazionali»;
il 5 giugno 2024 gli organi di stampa hanno diffuso la notizia delle visite di tre gruppi industriali internazionali a Genova, Novi Ligure e Taranto: Vulcan Steel, Steel Mont e Metinvest –:
quali iniziative intenda assumere per assicurare un investimento qualificato negli stabilimenti cosiddetti «ex Ilva», in grado di rilanciare la produzione, favorire l'occupazione e promuovere l'innovazione sostenibile degli impianti siderurgici.
(3-01275)
(18 giugno 2024)
PASTORINO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
Acciaierie d'Italia, la società nota come ex Ilva che gestisce gli stabilimenti di produzione dell'acciaio a Taranto, in Liguria, Piemonte e Veneto, era in crisi da tempo, ma di recente ha iniziato ad avere un grosso problema di liquidità e la maggior parte dei suoi impianti si è gradualmente dovuta fermare. A febbraio del 2024, dopo mesi di tentativi di mediazione, è stata avviata l'amministrazione straordinaria;
nonostante la situazione permanga difficile, dato che il quadro emerso è anche peggiore rispetto a quello stimato, l'approccio verso le organizzazioni dei lavoratori non è più conflittuale. A breve si discuterà anche il nuovo ammortizzatore sociale. Sul tavolo una cassa integrazione straordinaria unica per il gruppo, per ridurla si dovrà aumentare la produzione e ciò sarà possibile unicamente con un articolato programma di manutenzione che rimetta in marcia altiforni e impianti;
per farlo Acciaierie d'Italia dispone di 300 milioni di euro, dovrebbe poi beneficiare di altri 320 milioni di euro, un prestito ponte annunciato ma rimasto in sospeso che potrà essere erogato solo quando l'Unione europea darà il via libera, ossia dopo che l'azienda dimostrerà di essere in grado di restituirlo, fatturando. Un cane che si morde la coda. Inoltre, sul piatto, come riportato da recenti notizie di stampa, c'è una linea di credito da 200 milioni di euro che potrebbe essere concessa da una banca d'affari americana e fornirebbe ossigeno finanziario all'ex Ilva; al riguardo, le trattative sono in corso ma il negoziato sarebbe a buon punto;
a inizio mese il Ministro interrogato, annunciando le visite cognitive da parte di tre importanti attori internazionali (Metinvest, Vulcan Steel e Steel Mont), ha affermato che giugno 2024 sarebbe stato il mese della svolta e che da luglio 2024, comunque prima dell'eventuale pausa estiva, inizierà la fase delle procedure per l'assegnazione degli impianti con un programma di ripristino produttivo. Sono giorni cruciali per Acciaierie d'Italia, l'auspicio è che le parole del Ministro interrogato, «l'ex Ilva tornerà a essere una delle più grandi aziende siderurgiche europee», diventino realtà. Tuttavia, c'è necessità di denaro e investimenti perché ciò avvenga –:
se intenda indicare le prospettive concrete di rilancio di Acciaierie d'Italia specificando tempistiche e linee di finanziamento, eventualmente confermando le notizie relative al prestito ponte nonché alla linea di credito con la banca americana, per la ripresa della produzione e il mantenimento dei posti di lavoro.
(3-01276)
(18 giugno 2024)
CAVANDOLI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
la Mozarc-Bellco di Mirandola, azienda leader nel settore biomedicale, sta attraversando una grave crisi che potrebbe portare alla chiusura del reparto produttivo e alla perdita di 350 posti di lavoro;
la crisi è stata innescata dalla continua erosione dei prezzi di mercato, che ha reso insostenibile per l'azienda mantenere la sua presenza nel settore della dialisi cronica e acuta per adulti;
l'azienda ha annunciato, quindi, l'intenzione di uscire da questo mercato, concentrandosi invece sulla ricerca e sullo sviluppo di nuove tecnologie;
tuttavia, questa decisione ha provocato la dura reazione dei lavoratori, che hanno organizzato presidi e proteste per chiedere il mantenimento del reparto produttivo e dei loro posti di lavoro;
nonostante si sia intervenuto con l'attivazione di un tavolo di crisi con l'azienda e i sindacati, la situazione rimane comunque molto incerta. Il futuro della Mozarc-Bellco e dei suoi 350 lavoratori dipenderà dalle prossime decisioni che saranno prese dall'azienda e dalle istituzioni;
oltre alla perdita di posti di lavoro, la chiusura del reparto produttivo della Mozarc-Bellco rappresenterebbe un duro colpo per l'intero distretto biomedicale di Mirandola, uno dei più importanti in Italia, con evidenti ripercussioni sul tessuto produttivo italiano;
la vicenda ha permesso di porre l'attenzione sulle difficoltà che il settore biomedicale italiano sta affrontando a causa della concorrenza internazionale e dei bassi prezzi di vendita;
è necessario un intervento da parte del Governo per sostenere il settore e tutelare i posti di lavoro;
la crisi della Mozarc-Bellco è un monito per tutti: se non si interviene per sostenere le aziende italiane, il rischio è quello di perdere un pezzo importante del sistema industriale e di impoverire il Paese;
l'auspicio è che dal tavolo convocato dal Ministero delle imprese e del made in Italy per martedì 9 luglio 2024 a Palazzo Piacentini possano scaturire soluzioni concrete e immediatamente attuabili per la salvaguardia del settore e dei posti di lavoro –:
se e quali iniziative di competenza intenda mettere in campo per individuare una soluzione al problema di cui in premessa che consenta di salvaguardare la produzione e l'occupazione similmente a quanto fatto durante la recente crisi Marelli.
(3-01277)
(18 giugno 2024)
FARAONE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il numero di dossier e dei tavoli istituiti presso il Ministero delle imprese e del made in Italy è sempre più alto, certificando la carenza di risposte del Governo, soprattutto in particolari settori;
nel settore del contact-center, in particolare, si registrano continui cali dei volumi, delocalizzazioni, sostituzione massiva dei lavoratori con sistemi di intelligenza artificiale, mettendo a repentaglio il futuro dei lavoratori, anche per la carenza dei fondi per la cassa integrazione;
Almaviva contact e Abramo customer care, in particolare, società entrambe operanti nel settore dell'assistenza clienti con diverse sedi nel Centro-Sud Italia, stanno affrontando una crisi significativa, con il rischio di imminenti riduzioni dei livelli occupazionali a causa della revoca di alcune importanti commesse;
nello specifico, Almaviva contact, dopo oltre 20 anni di attività, si trova a gestire poche e intermittenti commesse. Durante l'emergenza pandemica, Almaviva ha spostato circa 428 unità lavorative al «1500», il numero di utilità pubblica istituito dal Ministero della salute per fornire tutte le informazioni necessarie sul COVID-19. Questi lavoratori, dopo la crisi pandemica, hanno ricevuto la promessa da parte del Governo di venire riqualificati tramite l'Anpal. Promessa al momento disattesa;
Abramo customer care – attualmente in amministrazione straordinaria – sta affrontando una crisi significativa e, all'inizio di giugno 2024, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha autorizzato la vendita di un ramo d'azienda a una cordata di investitori;
la vendita riguarderebbe l'unico ramo di Abramo customer care che si occupa del customer care per la clientela business di Tim. Ciò comporterebbe la riduzione del personale dagli attuali 1.000 dipendenti a poco più di 200, per i quali si prospetta un impiego part time di 4 ore giornaliere, nonché l'eliminazione degli incrementi automatici di retribuzione per anzianità a fronte di un sistema di remunerazione sostanzialmente a cottimo;
i tavoli che si sono tenuti presso il Ministero delle imprese e del made in Italy con le parti sociali negli scorsi anni non hanno portato ad una soluzione per garantire la salvaguardia dei lavoratori del settore dei contact center –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per fare fronte alla crisi del settore dei contact-center, in particolare per Abramo customer care e Almaviva contact, e per la salvaguardia dei livelli occupazionali, senza determinare riduzioni dell'orario lavorativo che si riflettono sulla retribuzione e sulle prospettive di vita dei lavoratori e delle loro famiglie.
(3-01278)
(18 giugno 2024)