TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 318 di Giovedì 4 luglio 2024

 
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MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE AL RICONOSCIMENTO DELLO STATO DI PALESTINA

   La Camera,

   premesso che:

    1) il 22 maggio 2024 i Premier di Spagna, Norvegia e Irlanda hanno annunciato congiuntamente che riconosceranno ufficialmente lo Stato di Palestina il 28 maggio 2024. I Premier hanno sottolineato che tale decisione nasce dalla necessità di riconoscere lo Stato palestinese «per favorire pace e sicurezza», accusando il Presidente israeliano Netanyahu di non avere alcun progetto di pace e di mettere in pericolo la soluzione «due popoli, due Stati»;

    2) i tre Paesi europei citati hanno dimostrato con la loro azione congiunta una profonda solidarietà al popolo palestinese che continua ad essere martoriato dalle nefandezze della guerra. Una decisione che riveste un grande significato storico e simbolico, declinando in azione concreta i valori di pace, coerenza e giustizia;

    3) la suddetta decisione si aggiunge al riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di 142 Paesi del mondo, circa il 70 per cento dei membri delle Nazioni Unite;

    4) il Presidente palestinese Abu Mazen ha accolto con grande soddisfazione la notizia della decisione di Spagna, Norvegia e Irlanda e, nel contempo, ha esortato gli altri Paesi dell'Unione europea a intraprendere la medesima strada;

    5) seguendo i dettami del diritto internazionale che sancisce i diritti inalienabili del popolo palestinese e, nel corso dei decenni, delle numerose risoluzioni dell'Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che hanno cristallizzato tali diritti, sarebbe un atto dovuto dare seguito al riconoscimento dello Stato di Palestina nel pieno rispetto del diritto internazionale;

    6) la risoluzione n. 3236 del 1974 dell'Assemblea generale della Nazioni Unite indica espressamente, tra i diritti del popolo palestinese, il diritto all'autodeterminazione. Il diritto al l'autodeterminazione dei popoli è enunciato nell'articolo 1 dello Statuto dell'Onu: «Sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell'eguaglianza dei diritti e dell'autodeterminazione dei popoli, e prendere altre misure atte a rafforzare la pace universale». Autodeterminazione, dunque, come principio di libertà e democrazia;

    7) in merito al diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese si ricorda il parere della Corte internazionale di giustizia del 9 luglio 2004, noto come «Muro in Palestina». La Corte ha ritenuto che la costruzione del muro da parte di Israele in Cisgiordania costituisse una violazione del principio di autodeterminazione dei popoli e del divieto di annessione con la forza di territori altrui, oltre ad aver violato i diritti umani e il diritto internazionale umanitario;

    8) nel 1975 l'Assemblea generale dell'Onu, con la risoluzione n. 3237, attribuisce all'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) lo status di «osservatore». Solo nel 2012 la Palestina sarà ammessa all'Onu in qualità di «Stato osservatore non membro» con la risoluzione n. 67/19 dell'Assemblea generale del 29 novembre 2012. La portata di questo atto è di altissimo rilievo sia giuridico che politico: la Palestina è riconosciuta, a tutti gli effetti, quale Stato con i diritti e le prerogative proprie di uno Stato «indipendente, sovrano, democratico, contiguo, autosufficiente»;

    9) il 10 maggio 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato, con 143 voti favorevoli, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia, una risoluzione presentata dagli Emirati Arabi Uniti che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite;

    10) nelle conclusioni del 21 e 22 marzo 2024, il Consiglio europeo ha chiesto la cessazione immediata delle violenze in Cisgiordania e a Gerusalemme est e la garanzia di un accesso sicuro ai luoghi santi. Ha inoltre condannato fermamente la violenza dei coloni estremisti, affermando che i responsabili devono rispondere delle loro azioni, e ha invitato il Consiglio ad accelerare i lavori relativi all'adozione di pertinenti misure restrittive mirate. Ha inoltre condannato le decisioni del Governo israeliano di estendere ulteriormente gli insediamenti illegali in tutta la Cisgiordania occupata e ha esortato Israele a revocare tali decisioni;

    11) il 19 aprile 2024 il Consiglio europeo, dando seguito a quanto sopra esposto, ha deciso di inserire quattro persone e due entità nell'elenco del regime globale di sanzioni dell'Unione europea in materia di diritti umani. Le persone e le entità inserite nell'elenco si sono rese responsabili di gravi violazioni dei diritti umani nei confronti di palestinesi, tra cui torture e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti, nonché della violazione del diritto di proprietà e del diritto alla vita privata e familiare dei palestinesi in Cisgiordania;

    12) la creazione di uno Stato palestinese contribuirebbe alla pace e alla sicurezza internazionali, consentirebbe di mantenere la soluzione «due popoli, due Stati» e getterebbe le basi per la costruzione di una pace duratura,

impegna il Governo:

1) ad adottare urgenti iniziative di competenza volte al riconoscimento dello Stato di Palestina sulla base dei confini del 1967, anche per quanto concerne Gerusalemme, nel pieno rispetto del diritto all'autodeterminazione dei popoli e del diritto internazionale;

2) a sostenere nelle opportune sedi europee e internazionali iniziative volte al ritiro di Israele dai territori palestinesi occupati, al fine del pieno riconoscimento dello Stato di Palestina e nell'ottica del soddisfacimento dei requisiti di statualità che permettano in modo effettivo ed esclusivo il controllo sul territorio;

3) ad adottare altresì nelle competenti sedi europee le iniziative necessarie volte a conseguire una posizione comune, in seno alle istituzioni dell'Unione europea, finalizzata al riconoscimento da parte dell'Unione europea dello Stato di Palestina, dando seguito alle intenzioni manifestate in occasione di precedenti Consigli europei già dal 1999;

4) alla luce della catastrofe umanitaria in atto nella Striscia di Gaza, considerato l'obiettivo internazionale del raggiungimento nella soluzione «due popoli, due Stati» e censurata fortemente l'astensione assunta dall'Italia in occasione del voto del 10 maggio 2024 per il riconoscimento della Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, ad assumere, pro futuro, una posizione a livello internazionale che sostenga il percorso del riconoscimento pieno e formale dello Stato di Palestina;

5) a farsi promotore, a livello europeo e internazionale, della sospensione della vendita, della cessione e del trasferimento di armamenti allo Stato di Israele, nel rispetto della posizione comune (2008/944/Pesc) sulle esportazioni di armi e del Trattato sul commercio delle armi (Att) dell'Onu;

6) ad attivarsi, in ogni sede, affinché l'Italia partecipi e sostenga ogni iniziativa, sia in seno all'Unione europea che insieme ai nostri alleati e alle organizzazioni internazionali, per la liberazione immediata e incondizionata di tutti i civili tenuti in ostaggio.
(1-00291) (Nuova formulazione) «Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri, Ascari, Carotenuto, Carmina, Baldino, Santillo, Cappelletti, Auriemma, Fenu, Pellegrini, Fede, Quartini».

(28 maggio 2024)

   La Camera,

   premesso che:

    1) il 28 maggio 2024 i Governi di Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto formalmente lo Stato di Palestina, come avevano anticipato il 22 maggio 2024 i Primi ministri dei tre Paesi, Pedro Sanchez, Simon Harris e Jonas Gahr Store. Lo stesso ha fatto il 4 giugno 2024 il Parlamento della Slovenia, approvando la proposta del Governo guidato da Robert Golob. Diventano così 13 su 27 gli Stati dell'Unione europea che hanno riconosciuto la Palestina;

    2) il 29 novembre 1947 le Nazioni Unite, con la risoluzione n. 181, decisero la spartizione del territorio della Palestina storica in due Stati, l'uno ebraico, l'altro arabo. Il primo esiste dal maggio 1948, il secondo non c'è ancora come Stato sovrano;

    3) senza un accordo sui confini, gli insediamenti e lo status di Gerusalemme, la stessa nozione di «due Stati per due popoli», affermatasi negli anni Ottanta e sancita diplomaticamente con il trattato di Oslo del 1993, rischia di non essere concretizzabile. L'espansione degli insediamenti israeliani nei territori occupati nel 1967, la confisca di terre possedute da soggetti privati palestinesi, la demolizione di case e strutture e il conseguente abbandono coatto da parte dei residenti, sono atti e comportamenti che appartengono ad una strategia diretta ad impedire la nascita di uno Stato palestinese e nulla hanno a che fare con la sicurezza dello Stato di Israele;

    4) nella già difficile situazione, il 7 ottobre 2023 segna uno spartiacque drammatico: il terribile attacco terroristico perpetrato da Hamas in territorio israeliano, per cui si ribadisce la più ferma condanna, in cui sono state uccise circa 1.400 persone e oltre 200 sono state prese in ostaggio, ha prodotto una reazione militare israeliana a Gaza senza limiti che dura ormai da otto mesi;

    5) i continui bombardamenti israeliani, accompagnati dalle operazioni da terra, continuano incessantemente in tutta la Striscia di Gaza, aumentando di giorno in giorno le vittime civili e le uccisioni non risparmiano gli operatori umanitari: sono 200 tra questi che hanno perso la vita dall'inizio degli attacchi;

    6) l'intensificarsi delle ostilità in seguito all'emanazione degli ordini di evacuazione e all'operazione militare israeliana a Rafah ha finora costretto allo sfollamento di circa un milione di persone, con una ulteriore diminuzione dell'ingresso degli aiuti già a fronte di una catastrofe umanitaria;

    7) quello in atto nella striscia di Gaza è un vero e proprio massacro di un popolo imprigionato in una gabbia senza uscita. Di fronte ad eclatanti violazioni del diritto internazionale, al mancato rispetto dei diritti umani e a crimini di guerra e genocidio non possono esserci spazi di impunità o doppi standard. Il 20 maggio 2024 il procuratore della Corte penale internazionale (Cip) Karim Khan ha chiesto di spiccare dei mandati d'arresto nei confronti del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, del suo Ministro della difesa Yoav Gallant e dei tre principali dirigenti di Hamas: Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismael Haniyeh;

    8) secondo un recente sondaggio condotto dal Jewish people policy institute, la maggior parte del campione respinge una rioccupazione della Striscia e preferisce un controllo civile palestinese nel dopo guerra. Inoltre, il 60 per cento degli israeliani vuole che si «accetti» l'accordo per gli ostaggi e il cessate il fuoco secondo la road map lanciata dal Presidente Biden. A questo vanno aggiunte le continue manifestazioni che ormai quotidianamente attraversano le strade di Tel Aviv, Gerusalemme e altre città per chiedere la liberazione degli ostaggi e protestare contro il Governo di Benjamin Netanyahu. Il quale, nei giorni scorsi, ha sciolto il gabinetto di guerra, a seguito delle dimissioni di Benny Gantz dal Governo. La scelta di Netanyahu arriva anche in un momento in cui è salita la tensione tra il Primo ministro e le Forze di difesa israeliane (Idf), in particolare per quanto riguarda una «pausa umanitaria» che i militari hanno annunciato allo scopo di consentire l'arrivo di aiuti umanitari a Rafah, ma dal Governo hanno negato il coinvolgimento nella decisione;

    9) l'intera comunità internazionale deve adoperarsi perché cessino immediatamente le operazioni militari e le stragi quotidiane ed impedire l'ulteriore escalation del paventato attacco israeliano nel sud del Libano, che avrebbe ulteriori drammatiche conseguenze nell'intera area mediorientale. Le armi devono tacere. Ora, non fra settimane o mesi. Questo non per salvare i terroristi criminali di Hamas, ma per salvare due popoli: i palestinesi di Gaza dalla morte sotto le bombe o per fame o per mancanza di assistenza sanitaria; gli israeliani dalle politiche di Netanyahu e dei partiti ultra ortodossi che operano per distruggere qualsiasi prospettiva di pace. Per fare ciò è necessario, però, che entrambe le parti siano riconosciute da tutti allo stesso modo. Il riconoscimento dello Stato palestinese potrebbe dare nuovo impulso e credibilità alle istituzioni palestinesi anche a danno della legittimazione interna di Hamas e di altre formazioni integraliste. È quindi un'iniziativa che, contrariamente a quanto affermato da Netanyahu, non premia gli attacchi del 7 ottobre, ma punta a creare le condizioni per superare la situazione che ha portato a quell'orrore;

    10) l'Italia deve difendere i diritti umani, la legalità e il diritto internazionale, deve battersi affinché prevalga la forza della legge sulla legge della forza. È urgente agire per fermare la carneficina a Gaza, fermare ogni altro spargimento di sangue in Palestina e Israele, liberare gli ostaggi, costruire una sicurezza duratura sia per il popolo israeliano che per quello palestinese, assicurare ai palestinesi la stessa dignità e gli stessi diritti che hanno gli israeliani, realizzare l'aspirazione del popolo palestinese a vivere in un proprio Stato indipendente;

    11) già il 27 febbraio del 2015 il Parlamento italiano ha impegnato il Governo italiano al riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 ed anche il Parlamento europeo con la risoluzione del 17 dicembre 2014 ha chiesto il riconoscimento dello Stato palestinese e che la soluzione a due Stati vada di pari passo con il progresso dei colloqui di pace,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza volte a riconoscere lo Stato di Palestina con i confini del 4 giugno 1967, con capitale Gerusalemme Est, per imprimere una svolta positiva al necessario negoziato tra le parti per giungere alla soluzione «due popoli due Stati» e per garantire la coesistenza nella libertà, nella pace e nella democrazia dei due popoli;

2) ad assumere tutte le iniziative di competenza in ogni sede internazionale per arrivare in tempi brevi ad un cessate il fuoco a Gaza, per mettere fine alla catastrofe umanitaria in corso, per l'interruzione di ogni ulteriore escalation militare, per la liberazione dei prigionieri e degli ostaggi israeliani per la costruzione delle condizioni per avviare un processo di pace;

3) a esigere il pieno rispetto del diritto internazionale, supportare le richieste del Sud Africa alla Corte internazionale di giustizia e lo svolgimento di indagini sulle violazioni e sui crimini di guerra e sul genocidio;

4) a sostenere, per quanto di competenza, ogni iniziativa per dare seguito al procedimento volto all'arresto del leader di Hamas Sinwar e del Primo ministro israeliano Netanyahu;

5) a richiedere e sostenere ogni iniziativa diretta al rilascio dei palestinesi arbitrariamente detenuti nelle prigioni israeliane, a partire da Marwan Barghouti, figura chiave per la pacificazione dell'area;

6) ad assumere iniziative di competenza volte a prevedere sanzioni nei confronti del Governo israeliano e cessare immediatamente ogni fornitura militare allo stesso anche se autorizzata prima del 7 ottobre 2023;

7) ad unirsi a Spagna e Irlanda nel chiedere al Consiglio dell'Unione europea di sospendere l'accordo di associazione con Israele.
(1-00299) «Zanella, Fratoianni, Bonelli, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».

(24 giugno 2024)

   La Camera,

   premesso che:

    1) il conflitto a Gaza, scatenato dalla barbara ferocia degli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre 2023, continua a svilupparsi in tutto il territorio della Striscia, dopo l'avvio dell'offensiva delle forze armate israeliane a Rafah, mentre continua a destare preoccupazione l'intensificarsi degli scontri tra Israele e Hezbollah sul fronte libanese;

    2) il Governo italiano, anche in qualità di titolare della Presidenza del G7, continua a lavorare perché proseguano i negoziati tra le parti per raggiungere al più presto un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi;

    3) su iniziativa del Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani, 13 Ministri degli esteri hanno firmato una lettera al Ministro degli esteri Katz, sollecitando la controparte israeliana a porre fine alle operazioni militari su vasta scala a Rafah e a garantire l'accesso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza;

    4) la crisi di Gaza ha rappresentato una parte importante dei lavori del vertice del G7 che si è svolto dal 13 al 16 giugno 2024 a Borgo Egnazia, nel corso del quale i leader hanno sollecitato le parti a raggiungere un cessate il fuoco, fornire un piano per la protezione dei civili e facilitare l'afflusso degli aiuti;

    5) è essenziale affrontare l'emergenza umanitaria del popolo palestinese e le sue legittime aspirazioni ad avere un proprio Stato, così come è necessario tutelare l'altrettanto legittima aspirazione alla sicurezza dello Stato di Israele;

    6) sul fronte umanitario, prosegue l'impegno del Governo italiano per l'assistenza alla popolazione civile palestinese attraverso l'iniziativa «Food for Gaza», lanciata l'11 marzo 2024 dal Ministro Tajani in collaborazione con la Fao, il Programma alimentare mondiale, la Federazione internazionale delle società nazionali di Croce rossa e di Mezzaluna rossa (Ficross);

    7) per l'iniziativa – a cui hanno aderito istituti ed associazioni del settore agroalimentare, imprese e società civile, in uno sforzo collettivo di solidarietà – il Governo ha già stanziato 30 milioni di euro e ottenuto il sostegno di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese all'invio di beni e alla fornitura di supporto logistico al Programma alimentare mondiale per la loro distribuzione nel territorio della Striscia;

    8) il Governo ha anche disposto la ripresa dei finanziamenti all'Agenzia per i rifugiati palestinesi Unrwa, con 5 milioni di euro a favore della popolazione rifugiata palestinese in Cisgiordania, Siria, Libano e Giordania, dopo che il rapporto della commissione indipendente, presieduta dalla ex Ministra degli esteri francese Colonna, ha confermato l'adozione da parte dell'agenzia di misure a tutela del principio di neutralità;

    9) parallelamente, il Governo è in prima linea nel sostenere gli sforzi della comunità internazionale per fermare un conflitto che rischia di infiammare l'intera regione. L'approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu della risoluzione n. 2735, il 10 giugno 2024, rappresenta uno sviluppo incoraggiante in questa direzione. Il voto in Consiglio di sicurezza evidenzia l'ampio sostegno della comunità internazionale alla proposta di accordo;

    10) la risoluzione delinea un piano in tre fasi – frutto della mediazione degli Stati Uniti, dell'Egitto e del Qatar – per la cessazione delle ostilità, il rilascio degli ostaggi, la protezione dei civili e la ricostruzione di Gaza, che può consentire di uscire dal circolo vizioso di morte e distruzione che ha colpito la Striscia di Gaza negli ultimi decenni;

    11) il 10 maggio 2024 è stata adottata con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, la risoluzione della X sessione speciale d'emergenza dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite volta a raccomandare al Consiglio di sicurezza di riconsiderare l'ammissione della Palestina quale membro delle Nazioni Unite;

    12) sulla proposta di risoluzione il Governo italiano, così come la maggioranza dei partner G7, si è astenuto nella convinzione che la nascita dello Stato palestinese debba essere parte di un più ampio processo politico, da realizzare con uno sforzo coordinato della comunità internazionale, che possa contribuire alla risoluzione finale del conflitto israelo-palestinese e al conseguimento della soluzione «due popoli, due Stati»;

    13) come ribadito nella riunione dei Ministri degli esteri del G7 a Capri del 19 aprile 2024, una soluzione territoriale finale per lo Stato palestinese dovrebbe essere definita attraverso negoziati, nel contesto di un assetto globale che comprenda il riconoscimento dello Stato palestinese e del suo status di membro a pieno titolo delle Nazioni Unite;

    14) in considerazione del fatto che la risoluzione presentata all'Assemblea generale non poteva perseguire questo obiettivo in termini realizzativi, l'astensione dell'Italia va interpretata, quindi, come conferma dell'urgente necessità di un reale e credibile orizzonte politico-negoziale e non come una presa di distanza dalla finalità di ottenere quanto prima e senza indugio la creazione della statualità palestinese, obiettivo prioritario non ottenibile attraverso percorsi indiretti;

    15) il Ministro Tajani, in audizione il 18 giugno 2024 presso le Commissioni esteri riunite di Senato e Camera, ha ribadito che il Governo italiano è pronto a sostenere l'Autorità nazionale palestinese anche attraverso il dispiegamento di una forza di interposizione a Gaza, sotto l'egida delle Nazioni Unite e con un forte coinvolgimento dei Paesi arabi, e che nel futuro Governo della Striscia non deve esserci alcun ruolo per Hamas;

    16) come evidenziato dal comunicato finale del G7 di Borgo Egnazia, l'obiettivo di una pace duratura tra israeliani e palestinesi richiede non solo l'impegno delle istituzioni, ma un attivo coinvolgimento della società civile,

impegna il Governo:

1) a continuare a profondere ogni sforzo diplomatico per sostenere l'attuazione del piano di pace nei termini previsti dalla risoluzione n. 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

2) a continuare a operare, anche attraverso l'iniziativa «Food for Gaza», affinché venga assicurata la costante e continua fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia di Gaza;

3) a collaborare con gli altri partner internazionali per coordinare e promuovere iniziative per una pace negoziata e duratura tra Israele e Palestina;

4) a sostenere nelle opportune sedi europee e internazionali iniziative finalizzate al riconoscimento dello Stato di Palestina nel quadro di una soluzione negoziata fondata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici, che possano riconoscersi reciprocamente e vivere fianco a fianco in pace e sicurezza.
(1-00301) «Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli, Deborah Bergamini, Tremonti, Billi, Marrocco, Caiata, Coin, Di Giuseppe, Crippa, Gardini, Loperfido, Mura, Pozzolo».

(25 giugno 2024)

   La Camera,

   premesso che:

    1) si richiama la mozione n. 1-00233 del 25 gennaio 2024, presentata dal gruppo del Partito Democratico, nelle premesse e negli impegni;

    2) va scongiurato il rischio di un'escalation del conflitto al confine tra Israele e Libano che, come denunciato anche dall'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è sempre più reale e sfugge al controllo della comunità internazionale, anche a seguito dell'intensificarsi dei ripetuti attacchi al confine che vanno avanti dal 7 ottobre 2023: un'area dove opera la forza di interposizione Unifil dell'Onu, che vede impegnata l'Italia in prima linea con un contingente di oltre mille militari, il più numeroso in assoluto;

    3) l'Unione europea, l'Italia e gran parte della comunità internazionale concordano nel considerare la soluzione dei «due popoli, due Stati» l'unica strada possibile per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, una posizione profondamente radicata nella tradizione e nell'iniziativa diplomatica italiana nei confronti di Israele e della Palestina;

    4) il Parlamento europeo ha già approvato nel 2014 la risoluzione (2014/2964(RSP)) sul riconoscimento dello Stato di Palestina e, successivamente, il Parlamento italiano, con la mozione n. 1-00745 del 27 febbraio 2015, presentata dal gruppo del Partito Democratico e approvata a larga maggioranza, ha impegnato il Governo al riconoscimento dello Stato di Palestina, quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele;

    5) il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina, affermando che la decisione rappresenta uno sviluppo molto significativo nel tentativo di risolvere il conflitto israelo-palestinese;

    6) il riconoscimento dello Stato di Palestina, difatti, oggi rappresenta il presupposto necessario per preservare la prospettiva politica dei «due popoli, due Stati» e, dunque, per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, soprattutto di fronte all'esplicita negazione di questa prospettiva da parte delle leadership politiche al momento al Governo in Israele e agli obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas;

    7) il Premier israeliano Netanyahu, infatti, continua ad essere contrario alla creazione di uno Stato palestinese come parte di qualsiasi scenario postbellico: «Israele accetterà solo un accordo che porterebbe lo Stato ebraico ad avere il controllo della sicurezza sull'intera Striscia di Gaza», ha detto più volte; alcuni dei suoi Ministri si sono distinti in questi mesi per dichiarazioni sprezzanti e provocatorie verso qualsiasi tentativo di apertura alla soluzione politica: il Ministro delle finanze, Bezalel Smotrich – leader dell'estrema destra e residente in una colonia illegale in Cisgiordania – solo qualche mese fa ha dichiarato che «il popolo palestinese è un'invenzione che ha meno di cent'anni di vita. Hanno una storia o una cultura? No, non le hanno. I palestinesi non esistono, esistono solo gli arabi»;

    8) Hamas, dal canto suo, ha riaffermato di recente, attraverso uno dei suoi leader, Khaled Meshal, il suo rifiuto verso «la soluzione dei due Stati», rinnovando l'obiettivo, soprattutto dopo il 7 ottobre 2023, di «una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud» e respingendo come inaccettabili i confini del 1967;

    9) la comunità internazionale ha il dovere di sancire, ancor più unanimemente, che non ci può essere spazio per posizioni che neghino la legittima aspirazione di entrambi i popoli a vivere in pace e sicurezza entro confini certi e riconosciuti;

    10) il 12 giugno 2024 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione n. 2735, che sostiene la conclusione di un accordo di cessate il fuoco e di un accordo di scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi, garantendo l'accesso ad aiuti umanitari adeguati e sostenibili a tutte le parti nella Striscia di Gaza, di cui anche l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Borrell ha chiesto piena e immediata attuazione per «contribuire al rilancio di un processo politico per una pace duratura e sostenibile, basata sulla soluzione dei due Stati, e sostenere uno sforzo internazionale coordinato per la ricostruzione di Gaza»;

    11) già dal 1974, con la risoluzione n. 3236, l'Assemblea generale dell'Onu ha riconosciuto il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e in seguito, con la risoluzione n. 2334 del 2016, ha intimato di porre fine alla politica di insediamenti dei coloni israeliani nei territori palestinesi, non riconoscendo alcuna modifica, non negoziata dalle parti, dei confini del 1967;

    12) il 9 maggio 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione intitolata «Admission of new members to the United Nations» che riconosce la Palestina come «qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite», raccomandando al Consiglio di sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione». Al momento dell'adozione di questa storica risoluzione, la Palestina già rivestiva all'interno dell'Onu lo status di «Stato osservatore non membro» ottenuto con la risoluzione 67/19 (A/RES/67/19), adottata nel 2012 ad ampia maggioranza, ed in forza del quale le veniva riservato l'invito a partecipare come osservatore alle sessioni e ai lavori dell'Assemblea, pur non potendo godere del diritto di voto: il testo è stato adottato con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia;

    13) già nell'ottobre 2023 il Governo italiano si era «pilatescamente» astenuto sulla risoluzione delle Nazioni Unite, proposta dalla Giordania a nome degli Stati arabi per una «tregua umanitaria immediata e duratura» del conflitto tra Israele e Hamas, che chiedeva a tutte le parti di rispettare il diritto internazionale umanitario e la fornitura «continua, sufficiente e senza ostacoli» di aiuti e servizi essenziali nella Striscia di Gaza, incoraggiando l'apertura di corridoi umanitari, e la «revoca dell'ordine da parte di Israele di evacuazione dei palestinesi dal nord della Striscia». Respingeva inoltre, fermamente «qualsiasi tentativo di trasferimento forzato della popolazione civile palestinese» e chiedeva il «rilascio immediato e incondizionato» di tutti i civili tenuti prigionieri;

    14) nell'ambito delle Nazioni Unite, al momento la Palestina è riconosciuta da 139 Paesi;

    15) il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, cui va il nostro pieno sostegno a fronte di pericolosi tentativi di delegittimazione, ha più volte sottolineato l'importanza vitale della soluzione dei due Stati, ribadendo che il «chiaro e ripetuto» rifiuto della soluzione dei due Stati ai più alti livelli del Governo israeliano «è inaccettabile. Questo rifiuto e la negazione del diritto alla statualità al popolo palestinese prolungherebbero indefinitamente un conflitto che è diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globale»;

    16) dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e, in particolare, l'Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, anche sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana – che manifesta continuamente in piazza il proprio dissenso alla strategia del Governo in carica – e palestinese, nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei «due popoli, due Stati», e rafforzando le iniziative di dialogo con i Paesi terzi dell'area o da essi promosse;

    17) si continua a sostenere con forza in ogni sede opportuna l'assoluta e urgente necessità di un immediato cessate il fuoco, per il rilascio incondizionato degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e per la riapertura del flusso regolare degli aiuti alla popolazione di Gaza, che subisce una catastrofe umanitaria;

    18) si continua a sostenere ogni iniziativa utile, nelle sedi giurisdizionali internazionali, volta ad accertare le violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario;

    19) una forte e chiara azione politica dell'Unione europea, anche alla vigilia del rinnovo delle istituzioni europee, si deve esplicare altresì attraverso il riconoscimento europeo dello Stato di Palestina: il solo dichiarato sostegno all'Autorità nazionale palestinese, difatti, non basta più e oggi, al 259esimo giorno di guerra, rischia di apparire non sufficientemente credibile, anche per il rischio che la soluzione politica dei «due popoli, due Stati» non sia nei fatti più praticabile, tra le macerie di due popoli distrutti dalla ferocia del conflitto,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative necessarie volte a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del rilancio del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

2) a promuovere — forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;

3) a sostenere ogni iniziativa delle Nazioni Unite volta a ottenere un immediato cessate il fuoco e la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani, tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantire la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, rispettare la legalità internazionale e le decisioni dei suoi organi giurisdizionali, rilanciare il processo di pace.
(1-00302) «Provenzano, Braga, Schlein, Amendola, Boldrini, Porta, Quartapelle Procopio, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, Fornaro, Casu, De Maria».

(2 luglio 2024)

   La Camera,

   premesso che:

    1) il pogrom organizzato e realizzato da Hamas il 7 ottobre 2023 era anche finalizzato a interrompere il processo di pacificazione mediato dagli Stati Uniti tra Israele e alcuni Paesi arabi, in base ai cosiddetti «Accordi di Abramo», da cui sarebbero derivati effetti anche rispetto alla gestione dei rapporti israelo-palestinesi;

    2) tali rapporti sono da anni congelati a causa di una serie di ragioni, tra le quali spicca il rifiuto di Hamas di unire il campo palestinese in una strategia diversa da quella terroristica e la scelta dei Governi guidati dal Primo ministro Netanyahu di accrescere le divisioni tra i palestinesi e conseguentemente il peso di Hamas, al fine di allontanare qualunque prospettiva negoziale e proseguire una strategia, illegale rispetto alle stesse leggi israeliane, di colonizzazione di vaste aree della Cisgiordania;

    3) la strategia dei «due popoli, due Stati» non è mai stata così distante dall'agenda degli interlocutori di parte israeliana e palestinese che dovrebbero, in teoria, perseguirne la realizzazione e nondimeno costituisce l'unica prospettiva realistica di pacificazione e di sicurezza per l'intera regione mediorientale, anche al di là dei confini delle aree contese e rivendicate dalle parti in conflitto;

    4) il presupposto inderogabile di questa strategia è la reciproca garanzia da parte israeliana e palestinese del diritto all'esistenza, alla libertà e alla sicurezza dei due Stati, nel reciproco riconoscimento dei rispettivi confini;

    5) di tale presupposto mancano oggi le condizioni minime; manca un unico interlocutore, democraticamente legittimato ed effettivamente rappresentativo delle istanze della popolazione palestinese, disponibile a negoziare un accordo con Israele fondato sul riconoscimento dello Stato ebraico; manca una compagine di governo in Israele che interrompa la logica del fatto compiuto e l'utilizzo degli insediamenti dei coloni come strumento di occupazione territoriale e di boicottaggio politico dei rapporti con l'Anp;

    6) oggi si assiste al contrario alla radicalizzazione del conflitto israelo-palestinese a causa del pogrom del 7 ottobre 2023 e della guerra che ne è seguita, con un duplice risultato: il rafforzamento del ruolo di Hamas e l'ulteriore marginalizzazione dell'Anp, cui va invece confermato un ruolo di interlocutore reale e rappresentativo, e le profonde divisioni della società e della politica israeliana sulle responsabilità dell'Esecutivo in carica nella mancata prevenzione dell'attacco e nella gestione dell'emergenza, in ordine alle operazioni militari a Gaza e al mancato rispetto del diritto umanitario, oggetto anche dei distinti procedimenti della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale;

    7) in questo quadro il riconoscimento dello Stato di Palestina operato da alcuni Paesi europei (Spagna, Irlanda e Norvegia), se pure volto, nelle intenzioni, ad affermare simbolicamente l'ancoraggio politico alla strategia dei «due popoli, due Stati» rischia, negli effetti, di ingenerare un duplice equivoco, politico e giuridico; in primo luogo, apparendo come una sorta di riconoscimento e premio alla strategia terroristica di Hamas, che è con Hezbollah e con la Repubblica islamica dell'Iran la più acerrima nemica e il principale ostacolo alla realizzazione del principio dei «due popoli, due Stati»; in secondo luogo riconoscendo realtà statale ad una entità politica senza alcuna sostanza istituzionale, cioè senza confini e senza rappresentanti legittimi, e ridotta a promanazione ideologica delle rivendicazioni di Hamas;

    8) nel 2012 alla Palestina è stato concesso da parte delle Nazioni Unite lo status di Stato non membro osservatore;

    9) nel contesto del conflitto israelo-palestinese, il Parlamento europeo ha più volte incoraggiato un percorso basato sul principio «due popoli, due Stati», in particolare con la risoluzione del Parlamento europeo 2014/2964(RSP) sul riconoscimento dello Stato di Palestina, la risoluzione del Parlamento europeo 2022/2949(RSP) sulle prospettive della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati per Israele e Palestina e la recente risoluzione 2024/2508 sulla situazione umanitaria a Gaza, la necessità di raggiungere un cessate il fuoco e i rischi di un'escalation regionale;

    10) entrambi i popoli hanno diritto di vivere in pace e sicurezza e ciò implica sia il diritto di proteggere il rispettivo territorio sia quello di difendere i propri legittimi interessi;

    11) nella prospettiva di conseguire concreti risultati, risulta essenziale profondere ogni sforzo al fine di favorire un iter di genuina evoluzione e rafforzamento in chiave democratica dei vertici palestinesi, quale base per una solida riconoscibilità e affidabilità degli interlocutori negoziali, tenendo presente la storia, l'esperienza e il ruolo dell'Autorità nazionale palestinese,

impegna il Governo:

1) ad operare, d'intesa con le istituzioni e i Paesi membri dell'Unione europea, nonché con i Paesi alleati del blocco euro-atlantico, a partire dagli Stati Uniti, per ripristinare le condizioni politiche indispensabili per l'effettiva ripresa di un processo negoziale israelo-palestinese, in base al principio dei «due popoli, due Stati», fondato sul contrasto alla strategia e all'organizzazione terroristica di Hamas, sul coinvolgimento degli Stati arabi nella gestione della transizione e della ricostruzione a Gaza e sulla mobilitazione internazionale contro gli insediamenti illegali di Israele in Cisgiordania, nel contempo profondendo ogni sforzo affinché le parti in conflitto si attengano agli obblighi sanciti dal diritto internazionale umanitario, in primis per quel che concerne la fornitura di acqua, cibo e servizi sanitari alla popolazione civile;

2) a sostenere il piano promosso dall'amministrazione Usa e dal Presidente Biden e approvato nel recente vertice del G7 in Italia, per giungere a un cessate il fuoco immediato a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi e al potenziamento dell'assistenza umanitaria alla popolazione civile, nel rispetto del diritto alla sicurezza di Israele e dei suoi cittadini e del diritto internazionale umanitario per quanto concerne i territori e i cittadini palestinesi;

3) ad adoperarsi affinché la Comunità internazionale si impegni a garantire che, a seguito dell'auspicabile progresso dei negoziati di pace, venga definita una road map credibile per la soluzione politica del conflitto, costruita sul principio della soluzione a due Stati e finalizzata all'obiettivo del riconoscimento dello Stato palestinese.
(1-00304) «Rosato, Onori, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli».

(3 luglio 2024)

   La Camera,

   premesso che:

    1) il 7 ottobre 2023, milizie riconducibili ad Hamas – organizzazione terroristica islamica che ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato di Israele – hanno condotto una serie di attacchi in territorio israeliano, causando la morte di oltre 1.200 civili innocenti, compiendo un vero e proprio femminicidio di massa, seviziando numerosi cittadini, anche stranieri, e rapendo oltre 200 persone che sono state portate a Gaza, molte delle quali risultano ancora trattenute. Il Governo israeliano ha pertanto posto in essere una reazione militare per ripristinare la sicurezza nel territorio e tentare di riportare a casa gli ostaggi trattenuti a Gaza;

    2) l'attacco perpetrato da Hamas ha tutti i connotati di una feroce ed efferata azione terroristica ed è stato fermamente condannato dalla comunità internazionale, che ha ribadito il diritto di Israele a difendere la sua integrità territoriale e la sua popolazione. Il popolo palestinese, tuttavia, si trova costretto tra due fuochi, patendo sia le vessazioni di Hamas – che negli anni ha creato installazioni logistiche e militari sotto strutture civili, mettendo deliberatamente a rischio la vita e l'integrità della popolazione civile «a mo' di scudo umano» –, che il conflitto con Israele;

    3) in tutto il mondo si avverte un allarmante e pericoloso risveglio di istanze antisemite, spesso accompagnate da un'attenta propaganda antisraeliana, che riportano alla memoria scenari inquietanti e che occorre in ogni modo debellare;

    4) a distanza di oltre nove mesi dall'inizio del conflitto, la situazione in Medio Oriente rimane estremamente critica, con continui scontri che hanno determinato una gravissima escalation delle operazioni militari, inclusi scontri al confine con la Siria e attacchi a navi in transito nel Mar Rosso, rivendicati dai ribelli yemeniti filo-iraniani Houthi, mettendo a rischio l'equilibrio dell'intera area e la sicurezza della navigazione e delle popolazioni civili;

    5) la popolazione civile nella Striscia di Gaza è stretta dalla morsa dell'esercito israeliano e dalla violenza delle forze terroristiche, con gli arrivi degli aiuti sempre più limitati. La situazione, ormai ampiamente deteriorata, ha i connotati di una gravissima crisi umanitaria e sanitaria, che ha già registrato oltre trentacinquemila morti, di cui oltre diecimila donne e quindicimila bambini. Desta particolare preoccupazione in questo senso la fragile tregua al valico di Rafah, dove la sospensione dei combattimenti nelle ore diurne, per permettere il passaggio degli aiuti umanitari per i civili palestinesi, non sembra costituire una prospettiva di lungo periodo anche a causa delle critiche che l'attuale Governo israeliano ha rivolto ai vertici dell'esercito per l'adozione di questa decisione «tattica», non in linea con l'Esecutivo;

    6) gli ultimi sviluppi del conflitto hanno visto un incremento dei bombardamenti a Gaza, con la crescita del numero di vittime civili e, al contempo, della pressione internazionale per il cessate il fuoco. Ciononostante, la violenza nell'area rischia di aumentare: l'Iran ha minacciato negli scorsi giorni Israele che, a causa dei continui e ripetuti attacchi di missili e droni verso il suo territorio e la sua popolazione civile da parte di Hezbollah – gruppo terroristico armato e sostenuto dallo stesso Iran –, ha rafforzato la linea difensiva del fronte settentrionale del Paese. L'Iran ha affermato che, qualora Israele sconfinasse in Libano, inizierebbe una guerra di annientamento. La possibile escalation porterebbe a una pericolosissima e ulteriore destabilizzazione della regione, con effetti a livello globale;

    7) si ricorda che con la risoluzione 1701/2006 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite era stato richiesto il rafforzamento della Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil) – la missione di cui fa parte anche il contingente italiano – con lo scopo di monitorare la cessazione delle ostilità tra Israele e il Libano ed estendere la sua assistenza per contribuire a garantire l'accesso umanitario alle popolazioni civili e il ritorno volontario e sicuro degli sfollati;

    8) la comunità internazionale nella sua quasi totale interezza si è prodigata per favorire la cessazione del conflitto. Nel marzo 2024 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato all'unanimità, con l'astensione degli Stati Uniti, la risoluzione 2728/2024 con la quale si è chiesto alle parti in conflitto un cessate il fuoco immediato per il Ramadan che conducesse ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile, al rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell'accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie;

    9) la cessazione delle ostilità e la fine della guerra dipendono da entrambe le parti, dalla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, dalla garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, dalla pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità nazionale palestinese in totale discontinuità con Hamas, nonché dal riconoscimento della prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

    10) come ricordato dall'allora Presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi, nel 2015, alla Knesset: «non basta domandare la pace per Gerusalemme ma occorre costruirla con l'impegno di tutti gli attori in campo e non. La pace sarà possibile solo quando sarà interamente compiuto il progetto due Stati per due popoli e ciò potrà avvenire solo se sarà garantita la piena sicurezza di tutti con il rispetto del diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e il diritto del popolo ebraico al proprio Stato nazionale»,

impegna il Governo:

1) a ribadire nettamente la condanna degli atti di antisemitismo moltiplicatisi sia in Italia che nel mondo, che si sono fortemente intensificati successivamente agli attacchi del 7 ottobre 2023, e ad adottare la definizione di antisemitismo dell'International holocaust remembrance alliance (Ihra), secondo la quale: «L'antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto.»;

2) ad incoraggiare e sostenere Israele a intraprendere le trattative di pace, nonché ogni azione internazionale che garantisca il cessate il fuoco umanitario, l'immediata liberazione degli ostaggi, la sicurezza del popolo israeliano sul proprio territorio, e l'operatività degli aiuti umanitari per la popolazione civile a Gaza, come previsto dalla risoluzione Onu 2728/2024;

3) a garantire l'accesso alle cure e ai beni di prima necessità all'intera popolazione palestinese, con particolare riferimento ai più fragili, alle donne e ai minori;

4) a promuovere un'azione ampia, condivisa e coordinata a livello internazionale, con il coinvolgimento dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, che sia in grado di attuare una vera conferenza di pace;

5) a favorire lo sviluppo di un'Autorità nazionale palestinese moderata, capace di controllare il territorio e garantire la condanna delle organizzazioni terroristiche, in particolare Hamas, che va disciolta, disarmata e a cui va impedito in ogni modo di progettare e ripetere in futuro un attacco come quello del 7 ottobre 2023;

6) a perseguire con determinazione la soluzione «due popoli, due Stati», stabilendo tempistiche chiare e realistiche per evitare l'escalation del conflitto;

7) ad adottare ogni iniziativa diplomatica volta a scongiurare lo scenario di un conflitto bellico diretto tra Israele, il Libano e l'Iran, in particolare promuovendo in tutte le sedi internazionali la sospensione immediata degli attacchi missilistici dal Libano verso Israele, al fine di promuovere la stabilizzazione della regione e una normalizzazione dei rapporti tra gli Stati interessati, dando seguito e completa applicazione alla risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
(1-00305) «Faraone, Gadda, De Monte, Marattin, Del Barba, Bonifazi, Boschi, Giachetti, Gruppioni».

(3 luglio 2024)

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