TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 377 di Mercoledì 6 novembre 2024
MOZIONI IN MATERIA DI POLITICHE PER IL CLIMA E IMPEGNI PER LA 29ª CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO (COP29)
La Camera,
premesso che:
1) dall'11 al 22 novembre 2024 si terrà a Baku (Azerbaigian) la 29a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop29). Le priorità negoziali della Cop29 di Baku verteranno principalmente su specifici temi riguardanti la finanza climatica, tra cui:
a) la definizione di nuovi obiettivi collettivi quantificati (New collective quantified goals o Ncgqs) al fine di determinare l'entità delle risorse finanziarie che i Paesi sviluppati dovranno stanziare a partire dal 2025 e rispondere quindi alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo nella lotta contro il cambiamento climatico;
b) l'operazionalizzazione dell'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che è volto a creare mercati del carbonio più efficaci che consentano di canalizzare i finanziamenti verso progetti di energia pulita necessari per garantire la riduzione delle emissioni ed evitare pratiche di greenwashing;
c) l'incremento delle risorse destinate al Fondo perdite e danni, il cui ammontare è ancora troppo esiguo per rispondere alle perdite e ai danni stimati a livello globale, e il coinvolgimento del settore privato al fine di massimizzarne l'impatto;
d) lo sviluppo e l'implementazione dei piani nazionali di adattamento (national adaptation plans o Naps), che identificano le vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali, ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici;
2) in occasione della 28a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28) di Dubai, le Parti hanno conseguito diversi risultati importanti, tra cui:
a) la conclusione del primo global stocktake (Gst), ossia il processo di valutazione intermedia dei progressi verso gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, i cui risultati hanno evidenziato un divario significativo negli impegni per mantenere l'aumento della temperatura media globale entro i 1.5 °C, richiedendo una riduzione più rapida e profonda delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 43 per cento entro il 2030. In tale contesto, le Parti sono state esortate a intraprendere azioni al fine di raggiungere la triplicazione di capacità di energia rinnovabile e il raddoppio dei miglioramenti dell'efficienza energetica su scala globale, nonché l'accelerazione degli sforzi per la riduzione graduale dell'energia da carbone che non può essere abbattuta (unabated coal power), la graduale eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili non efficienti e altre misure per la transizione dei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo;
b) l'istituzione del Fondo per le perdite e i danni (loss and damage Fund) – con una dotazione di circa 700 milioni di dollari – a sostegno dei Paesi particolarmente vulnerabili che subiscono maggiormente le conseguenze dei cambiamenti climatici;
c) la definizione del quadro dell'obiettivo globale di adattamento (global goal of adaptation), volto a potenziare la capacità di adattamento, a rafforzare la resilienza e a ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici a livello globale. Tuttavia, tale quadro presenta ancora delle carenze sostanziali in termini di quantificazione e misurazione degli obiettivi e di mobilitazione dei finanziamenti, delle tecnologie e delle capacità di adattamento (cosiddetti mezzi di attuazione);
3) il 20 marzo 2023, l'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) ha concluso la pubblicazione del sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici (AR6) con il rapporto di sintesi (synthesis report – Syr) che integra i risultati dei tre gruppi di lavoro – Le basi fisico-scientifiche (2021), Impatti, adattamento e vulnerabilità (2022), Mitigazione dei cambiamenti climatici (2022) – e dei tre rapporti speciali – Riscaldamento globale di 1.5 (2018), Climate change and land (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019);
4) i principali risultati del rapporto di sintesi mostrano che: a) l'entità dei cambiamenti nel sistema climatico causati dalle emissioni antropiche è senza precedenti nella storia dell'umanità; b) il cambiamento climatico causato dall'uomo sta aumentando la frequenza, l'entità, l'estensione spaziale e la durata degli eventi meteorologici estremi in ogni regione del mondo; c) nonostante i progressi nella pianificazione e nell'attuazione dell'adattamento, esistono lacune e limiti nell'adattamento; d) attualmente i contributi determinati a livello nazionale (Ndc), considerati collettivamente, non sono sufficienti per mantenere il limite di aumento della temperatura globale entro 1,5 °C;
5) i risultati dell'ultimo rapporto dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) mostrano uno scenario caratterizzato da livelli record delle temperature globali nei prossimi cinque anni, stimando una probabilità del 66 per cento che la temperatura globale media annuale tra il 2023 e il 2027 sarà superiore di oltre 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali;
6) lo scenario di emissioni zero nette al 2050 in linea con 1,5 gradi dell'Agenzia internazionale dell'energia indica che non c'è più spazio per nuove esplorazioni e nuova produzione di combustibili fossili;
7) le crisi dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, della desertificazione, dell'inquinamento, nonché il degrado delle terre, delle acque e degli oceani sono fortemente interconnesse e si rafforzano reciprocamente;
8) la crisi climatica ed ecosistemica impatta sulle società umane producendo povertà, aumento delle diseguaglianze, instabilità geopolitica, insicurezza, conflitti e migrazioni forzate;
9) gli impegni assunti dai Paesi firmatari dell'Accordo di Parigi, definiti nella nomenclatura Onu «Contributi determinati a livello nazionale», sono in molti casi insufficienti in termini di obiettivi di decarbonizzazione, oppure carenti nei dettagli sulle politiche necessarie al loro raggiungimento;
10) in materia di adattamento, benché si registrino nel mondo iniziative positive per la resilienza delle popolazioni, delle economie e degli ecosistemi, i livelli di investimento rimangono troppo bassi, e il quadro rimane frammentato, con progetti spesso sviluppati senza coerenza né coordinamento a livello internazionale, con impatti negativi sulla loro efficacia generale. Ciò è dovuto a una governance fragile, specialmente nei Paesi del Sud globale, e a una carenza di risorse finanziare dedicate;
11) secondo il rapporto United nations framework convention on climate change, queste tendenze preoccupanti derivano da una finanza globale, sia pubblica sia privata, poco attenta alle necessità della transizione e ancora troppo legata alle fonti fossili. Nei pochi casi in cui i finanziamenti sono effettivamente indirizzati a progetti di mitigazione e adattamento, essi sono distribuiti in maniera diseguale, a scapito soprattutto dei Paesi più poveri;
12) in linea con le evidenze scientifiche dell'Ipcc, il contesto di crisi richiede urgentemente di accelerare l'azione e di aumentare l'ambizione globale in questo decennio critico. In particolare, limitare il riscaldamento a circa 1,5 °C richiede che le emissioni globali gas climalteranti raggiungano il picco entro il 2025 e siano ridotte del 43 per cento entro il 2030 e del 60 per cento entro il 2035, rispetto al 2019;
13) il passaggio verso un'economia neutra dal punto di vista climatico, in linea con l'obiettivo di 1,5 °C, richiede l'eliminazione globale dell'utilizzo dei combustibili fossili e il raggiungimento del picco nel loro consumo in questo decennio. In questo contesto, il settore energetico dovrà essere decarbonizzato entro il 2030, anche in considerazione dei potenziali benefici multipli sulla salute umana e la qualità dell'aria, la creazione di posti di lavoro e la sicurezza energetica;
14) le tecnologie di abbattimento delle emissioni che non danneggiano significativamente l'ambiente esistono in scala limitata e devono essere utilizzate per ridurre le emissioni principalmente nei settori hard to abate e che le tecnologie di rimozione devono contribuire alle emissioni negative globali. Tali tecnologie non devono essere utilizzate per ritardare l'azione climatica nei settori in cui sono disponibili alternative di mitigazione fattibili, efficaci e a basso costo;
15) per perseguire obiettivi globali compatibili con 1,5 °C entro il 2030, occorre un aumento rapido dell'efficienza energetica e dello sviluppo delle energie rinnovabili. In particolare, come affermato alla Cop28 di Dubai, occorre triplicare la capacità installata di energia rinnovabile e raddoppiare gli obiettivi di efficienza energetica entro il 2030. Parimenti essenziale è promuovere il risparmio energetico e procedere verso l'eliminazione completa di produzione e consumo di energia derivante dai combustibili fossili. Queste iniziative implicano un lavoro congiunto con i Paesi in via di sviluppo. Ciò include il potenziamento delle loro strutture istituzionali e la fornitura di supporto tecnico e finanziario, il tutto finalizzato a garantire che i vantaggi della transizione, inclusi l'accesso all'energia e la sicurezza energetica, siano condivisi universalmente;
16) l'azione climatica crea numerose opportunità per l'economia nazionale e la crescita economica, tra cui: l'aumento degli investimenti, della competitività e dell'innovazione, la creazione di posti di lavoro; ma anche per le persone, in termini di migliori standard di vita, salute, lavori dignitosi, sistemi alimentari sostenibili e prezzi accessibili dell'energia;
17) per sfruttare al meglio il vantaggio competitivo europeo occorre inquadrare la prospettiva dello sviluppo industriale nell'ottica della decarbonizzazione e gestire la transizione delle filiere legate a prodotti e tecnologie obsolete rispetto alla visione della neutralità tecnologica. Azioni non coordinate o unilaterali verso la decarbonizzazione dell'industria determinano rischi di competitività e di efficacia dell'azione climatica e, dall'altro lato, azioni protezionistiche a fini ambientali possono essere percepite dai Paesi del Sud globale come discriminatorie;
18) gli attuali accordi di finanziamento devono essere rafforzati per aumentare le risposte alle perdite e danni derivanti dagli effetti avversi dei cambiamenti climatici e affrontare le lacune esistenti. A tal fine, occorre utilizzare il potenziale delle banche multilaterali di sviluppo e delle istituzioni finanziarie internazionali, tra cui il Gruppo della Banca Mondiale, il Fondo monetario internazionale e la Banca europea per gli investimenti, per contribuire agli accordi di finanziamento per rispondere alle perdite e ai danni;
19) è necessario definire con precisione un calendario per l'abbandono delle fonti fossili: secondo l'Agenzia internazionale dell'energia, per raggiungere gli obiettivi di limitazione del cambiamento climatico, sarà necessario non solo bloccare la ricerca di nuovi pozzi petroliferi, ma anche arrestare la produzione di una parte di quelli già attivi;
20) migliorare la capacità di adattamento e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici è fondamentale per la sicurezza del Paese. In questo senso, strategie e piani nazionali di adattamento olistici, inclusivi ed efficacemente attuati assumono un ruolo centrale per la sicurezza dei cittadini. L'Onu raccomanda una maggiore cooperazione internazionale in materia di scambio di buone pratiche, in particolare a livello regionale: nel caso dell'Italia, questo potrebbe avvenire soprattutto in ambito mediterraneo;
21) il rapporto United nations framework convention on climate change sottolinea l'importanza di una gestione oculata del territorio, in quanto gli ecosistemi possono offrire un contributo considerevole nella lotta al cambiamento climatico. In particolare, un ruolo di fondamentale importanza è attribuito alla protezione delle foreste, che per la loro capacità di assorbimento dell'anidride carbonica rappresentano un alleato naturale nella lotta al cambiamento climatico;
22) il sistema finanziario globale non è sufficientemente impegnato nel sostegno alla transizione, in modo particolare nel Sud del mondo. La necessità di intensificare gli sforzi per accelerare la transizione energetica, specialmente da parte delle economie avanzate a beneficio dei Paesi più poveri, è emersa dal summit africano sul clima, tenutosi a Nairobi all'inizio del mese di settembre 2023. I Paesi africani, riuniti in quell'occasione sotto la presidenza kenyota di William Ruto, hanno sottolineato gli squilibri globali e di come l'Africa, il continente che sia in termini demografici sia in termini economici è destinato a crescere di più in questo secolo, sia pressoché assente nei piani della finanza globale per il clima;
23) nell'architettura finanziaria globale e nelle relazioni con il Sud del mondo, l'Italia ha un ruolo di primo piano essendo uno dei principali attori economici in Africa. Tuttavia, la gran parte degli investimenti italiani è rappresentata da progetti per lo sfruttamento delle fonti fossili. Inoltre, questi investimenti beneficiano del sostegno delle finanze pubbliche, e quindi dei contribuenti, essendo spesso garantiti da Sace, società direttamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
24) in materia di investimenti e progetti di sviluppo privati, nel rapporto United nations framework convention on climate change si menziona anche la necessità di intervenire dal punto di vista del credito e delle garanzie statali sugli investimenti diretti esteri, in un'ottica di abbandono del sostegno ai progetti fossili;
25) né le partecipate di Stato che si occupano di idrocarburi, come Eni, né Sace, né altre grandi società italiane attive a livello globale nel settore degli idrocarburi hanno adottato una strategia compatibile con gli impegni assunti dal nostro Paese in sede europea e Onu in materia di cambiamento climatico;
26) la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel suo intervento tenuto all'Assemblea Generale dell'Onu del 23 settembre 2024, ha riconosciuto il cambiamento climatico tra le maggiori sfide del nostro tempo e come fattore di rischio per la sicurezza internazionale;
27) a margine della settimana di alto di livello della 79a Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato l'Inviato Speciale per il Clima e Ministro dell'industria degli Emirati Arabi Uniti, Sultan al-Jaber. Al centro del colloquio, le opportunità di investimento e di collaborazione tra Italia e Emirati Arabi Uniti, con particolare riguardo al settore delle rinnovabili e ai progetti di interconnessione. L'incontro ha anche permesso di approfondire possibili iniziative comuni in Africa, nel quadro del Piano Mattei – che andrebbe opportunamente implementato per garantire il conseguimento degli obiettivi fissati – e del Processo di Roma su migrazioni e sviluppo, con un focus specifico sulle energie rinnovabili;
28) gli effetti del cambiamento climatico su stabilità e sicurezza sono sempre più evidenti, tanto che sempre più Stati e organizzazioni internazionali si stanno attrezzando per integrare il nesso tra clima e sicurezza nelle proprie strategie di proiezione globale. Una riflessione strategico-operativa sul nesso clima-pace-sicurezza rappresenta un passaggio necessario e obbligato per la proiezione dell'Italia nel Mediterraneo e in Africa e per la stessa sicurezza del nostro Paese;
29) l'Italia si trova al centro di una regione, quella del Mediterraneo allargato, in cui l'impatto del cambiamento climatico interagisce con fattori pre-esistenti di instabilità, rischiando di esacerbare crisi esistenti e di crearne di nuove a livello locale, nazionale e transnazionale, con ricadute che coinvolgono direttamente anche l'Italia e l'Europa. Per questo l'Italia ha un interesse prioritario nello sviluppare un quadro di policy che integri in modo sistematico la dimensione clima in tutte proprie le strategie e iniziative di politica estera e sicurezza;
30) l'Italia, grazie alle sue caratteristiche geografiche, culturali e politiche, alle sue competenze tecniche e tecnologiche e all'impegno diplomatico profuso, ricopre un ruolo di rilievo nel Mediterraneo e dispone del potenziale per assumere un ruolo di «ponte» non solo fra le due sponde del Mediterraneo, ma in modo più ampio tra il Nord e il Sud Globale. Questa nuova relazione passa necessariamente attraverso il rafforzamento della cooperazione energetica nel Mediterraneo in un'ottica di transizione giusta verso le fonti rinnovabili. I Paesi del Mediterraneo dispongono infatti di un potenziale di produzione di energie rinnovabili altissimo: secondo i più recenti modelli, essi potrebbero disporre, con le tecnologie attuali, di un potenziale «verde» di 4,5 terawatt, pari a circa 14 volte la potenza rinnovabile già installata in tutta la regione;
31) nonostante l'enorme potenziale rinnovabile, i Paesi del Mediterraneo non hanno una visione comune e non hanno espresso impegni chiari per raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione, incluso l'impegno assunto collettivamente alla Cop28 di Dubai di triplicare la capacità di energia rinnovabile nel mondo;
32) la partecipazione pubblica e inclusiva, l'interazione e l'accesso alle informazioni, anche per la società civile e i diversi portatori di interessi, sono fondamentali per promuovere la giustizia sociale, l'equità e l'inclusione nella transizione verso la neutralità climatica,
impegna il Governo:
1) a supportare la definizione di nuovi obiettivi collettivi quantificati ambiziosi (new collective quantified goals o (Ncgqs) attraverso un impegno finanziario adeguato a rispondere ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo e allineato all'obiettivo dell'1,5 °C e che preveda una parte significativa di sovvenzioni e finanziamenti agevolati per la mitigazione, l'adattamento e le perdite e i danni;
2) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte ad adempiere agli impegni sottoscritti, insieme agli altri Paesi sviluppati e in ottemperanza dell'Accordo di Parigi, aumentando i propri contributi finanziari per il green climate Fund e riattivando i contributi finanziari all'adaptation Fund;
3) a supportare l'azione diplomatica verso l'attivazione di contributi finanziari per l'azione climatica globale anche da parte delle cosiddette economie emergenti, in linea con l'evoluzione dei bisogni e delle proprie capacità;
4) a promuovere lo sviluppo di un approccio sistemico ai piani di transizione, che integri i piani nazionali con quelli privati (inclusi il settore finanziario e le imprese) e delle istituzioni pubbliche come le banche centrali;
5) a incentivare la creazione di meccanismi efficaci a livello internazionale per mobilitare la finanza privata verso la transizione, sviluppando strumenti innovativi come partenariati pubblico-privati, schemi di de-risking e politiche di incentivi mirati, che possano offrire maggiore sicurezza e stabilità agli investitori privati;
6) a sostenere la creazione di un quadro regolatorio internazionale stabile per favorire gli investimenti privati sulle tecnologie della transizione sulla produzione di energia rinnovabile;
7) a promuovere l'adozione di misure concrete per affrontare la crisi del debito e favorire la sostenibilità debitoria nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa;
8) a sostenere le iniziative per l'introduzione di sospensioni temporanee dei pagamenti del servizio del debito per i Paesi in via di sviluppo che ne fanno richiesta, di procedure più trasparenti, rapide e prevedibili e di criteri di eleggibilità per il credito più flessibili;
9) a sostenere una revisione urgente delle sovrattasse applicate dal Fondo monetario internazionale sui debiti scaduti, riducendo così il costo del servizio del debito per i Paesi più vulnerabili, con particolare riferimento ai Paesi africani;
10) a promuovere la creazione di politiche della domanda dei prodotti verdi mediante accordi globali internazionali di commercio intorno a standard rigorosi, sistemi di reporting comuni, paragonabili o interoperabili, anche affrontando le questioni di sovraccapacità, come nel caso della produzione dell'acciaio;
11) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte a identificare un obiettivo esplicito di elettrificazione e un quadro di politiche coerenti con questo obiettivo – comprese politiche fiscali, tariffarie e industriali – per colmare le lacune di ambizione del Piano nazionale integrato per il clima e l'energia quale strumento di attuazione degli impegni sottoscritti con l'Accordo di Parigi;
12) alla luce del ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, a rafforzare la cooperazione regionale e promuovere accordi che siano in grado di ridisegnare gli equilibri reciproci e le interdipendenze tra i Paesi che affacciano sul Mediterraneo nell'ottica della transizione, utilizzando la promozione delle rinnovabili e l'innovazione tecnologica come volano per costruire nuovi sistemi industriali per economie concretamente resilienti, superando modelli protezionistici o misure unilaterali come il Carbon border adjustment mechanism;
13) ad adottare iniziative volte ad allineare il Piano nazionale energia e clima (Pniec) con i risultati del global stocktake e al rinnovato contributo nazionale determinato (Ndc) dell'Unione europea in corso di elaborazione affinché entrambi consentano all'Italia e all'Unione europea di conseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90 per cento al 2040 rispetto al 1990 come da comunicazione della Commissione europea del febbraio 2024;
14) a sostenere l'adozione di un contributo determinato a livello europeo (nationally determined contribution, Ndc) allineato all'obiettivo di 1,5 gradi centigradi, come da dichiarazione finale del G7 di Borgo Egnazia, che risponda all'impegno dell'eliminazione graduale dei combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, siglato alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Dubai (Cop28), considerando che questi contributi devono porre un freno immediato all'espansione di nuovi progetti di combustibili fossili, includere piani di eliminazione dei combustibili fossili in modo equo e vincolato nel tempo, per cui l'Italia ha, in quanto Paese del Nord globale, la capacità economica per eliminarne la produzione più rapidamente;
15) ad adottare iniziative volte a promuovere meccanismi di governance e monitoraggio che permettano di colmare il divario tra l'implementazione e gli obiettivi del Piano nazionale energia e clima (Pniec) e l'orizzonte del contributo nazionale determinato (Ndc) dell'Unione europea, sia nella versione vigente che in quello aggiornato di prossima adozione;
16) ad adottare iniziative volte ad attuare i requisiti di trasparenza, coerenza e accuratezza previsti dall'Accordo di Parigi sia all'interno nel contributo nazionale determinato (Ndc) dell'Unione europea che nell'attuazione del Piano nazionale energia e clima (Pniec);
17) a farsi promotore di un dialogo tra le Parti per supportare l'elaborazione dei contributi nazionali determinati (Ndc) dei Paesi in via di sviluppo al fine di rinnovare gli impegni di mitigazione presi nell'Accordo di Parigi. In particolare, a sostenere la capacità dei Paesi in via di sviluppo attraverso approcci regionali, bilaterali e multilaterali, e a riferire in Parlamento rispetto ai risultati di tali iniziative;
18) ad assumere iniziative di competenza volte a fornire un chiaro mandato alle società partecipate controllate dallo Stato ad allineare i propri piani di sviluppo all'obiettivo dell'1,5 gradi in linea con le raccomandazioni sviluppate dal Gruppo di esperti di alto livello nel rapporto «Integrity Matters: Net Zero commitments by Businesses, Financial Institutions, Cities and Regions» su mandato dei Segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, presentate alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto;
19) ad adottare iniziative volte a porre fine ai sussidi e ai finanziamenti per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione e per i lavoratori e le comunità colpite, promuovendo tale percorso anche a livello internazionale attraverso l'implementazione dell'obiettivo dell'articolo 2.1, lettera c) dell'Accordo di Parigi;
20) ad adottare iniziative volte ad assicurare che le garanzie pubbliche agli investimenti privati all'estero siano allineate all'obiettivo dell'1,5 °C, esprimendo un chiaro mandato a Sace e a Cassa depositi e prestiti affinché allineino le proprie politiche di esclusione all'impegno di Glasgow firmato dal Governo italiano nel 2021, portino a termine la concessione di garanzie per investimenti su progetti fossili a partire da gennaio 2025 e avviino una consultazione pubblica per la definizione delle esclusioni;
21) ad adottare le iniziative necessarie ad aderire come membro alla Beyond Oil and Gas Initiative (Boga), che impegna i Governi a porre fine a nuove concessioni e licenze per la produzione e l'esplorazione di petrolio e gas e a fissare una data allineata a Parigi per porre fine alla produzione e all'esplorazione di idrocarburi sul territorio su cui hanno giurisdizione;
22) ad adottare iniziative volte a perseguire l'obiettivo di una riduzione del 75 per cento delle emissioni globali di metano da combustibili fossili come da impegno G7, in primis, riducendo l'intensità delle emissioni di metano delle operazioni petrolifere e del gas entro il 2030, attraverso lo sviluppo di una metodologia solida e l'uso di dati di misura, e la collaborazione con i Paesi produttori di petrolio e gas, considerato che, in quanto Paese importatore di gas fossile, l'Italia dovrebbe promuovere iniziative volte a ridurre le emissioni di metano lungo tutta la filiera, dalla produzione attraverso il trasporto tramite gasdotto e la distribuzione in territorio nazionale all'interno di un più ampio percorso che porti l'Italia ad abbandonare gradualmente il gas;
23) a integrare, in linea con gli obiettivi della politica estera italiana, la dimensione del clima nella strategia per la promozione di pace, sicurezza e stabilità nella regione del Mediterraneo, e con quanto delineato con il «Processo di Roma»;
24) ad adottare iniziative volte a promuovere il coinvolgimento di tutti gli attori interessati a livello politico-diplomatico, economico, finanziario e della cooperazione allo sviluppo affinché il nesso clima-pace-sicurezza sia compreso e integrato in piani, strategie e politiche verso il Mediterraneo, attivando un coordinamento operativo a livello interministeriale;
25) a supportare, nel quadro della Cop29 Climate Peace Initiative, la presidenza azera della Cop29 e dei Paesi partner attraverso l'apporto di competenze ed esperienza riferite alle regioni prioritarie per l'Italia, quali il Mediterraneo e l'Africa;
26) a promuovere, in linea con gli obiettivi Cop28 di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile entro il 2030 e in linea con l'impegno italiano nel Mediterraneo e in Africa espresso dal Piano Mattei, gli sforzi di transizione energetica nell'area prioritaria del Mediterraneo, supportando iniziative come il TeraMed, ovvero l'adozione di un obiettivo comune regionale di un TeraWatt di capacità di energia rinnovabile installata entro il 2030;
27) a collaborare, in ottica della Cop30 di Belém, con i partner mediterranei e africani per l'aggiornamento dei contributi determinati a livello nazionale (nationally determined contributions – Ndcs), supportando la redazione e implementazione di Piani nazionali in linea con l'obiettivo di 1.5 °C come leva diplomatica per promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili nella regione;
28) ad adottare iniziative volte ad allineare il Piano Mattei con gli impegni internazionali sottoscritti alla Cop28 e con gli obiettivi dell'Accordo di Parigi, costruendo relazioni strategiche con i partner africani attraverso lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e l'elettrificazione dei consumi energetici come precondizione per uno sviluppo economico-sociale sostenibile, inclusivo e di lungo periodo;
29) a sostenere i partner africani nell'integrazione della decarbonizzazione e nella costruzione di resilienza climatica all'interno dei loro piani di sviluppo economico e industriale, escludendo tanto nel quadro del Piano Mattei quanto nell'ambito delle relazioni bilaterali con i Paesi africani il supporto a nuovi progetti di estrazione di gas e petrolio, sia a livello politico sia attraverso la finanza pubblica, in linea con la dichiarazione finale del G7 di Borgo Egnazia e della Cop28 di Dubai, che impegna i Paesi a contribuire all'eliminazione graduale dei combustibili fossili nei sistemi energetici in modo equo;
30) ad adottare iniziative volte a considerare lo sviluppo di progetti di agro-energia del Piano Mattei (feedstock per la produzione di biocarburanti in Paesi africani) nel quadro della sostenibilità degli stessi, sia per quel che riguarda gli impatti sulle risorse scarse dei Paesi coinvolti (acqua, territorio, biodiversità) sia per quel che riguarda la competizione con lo sviluppo di filiere agroalimentari, anche nei contesti di sviluppo delle economie rurali;
31) ad adottare iniziative volte a garantire valutazioni indipendenti sull'impatto climatico dei progetti del Piano Mattei, anche attraverso l'elaborazione di criteri di valutazione comparativi per investimenti in progetti alternativi, come l'agrivoltaico, che tengano in considerazione il fabbisogno energetico soddisfatto localmente;
32) a invitare l'United nations framework convention on climate change e le autorità della Repubblica dell'Azerbaigian a garantire la possibilità per tutti i cittadini e le organizzazioni della società civile di partecipare pienamente e liberamente alla Cop29 e a garantire che il processo decisionale sia protetto dall'ingerenza di interessi contrari agli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
33) ad adottare iniziative di competenza volte a monitorare e riferire regolarmente sulle iniziative intraprese e i progressi compiuti in relazione agli impegni assunti in vista della Cop29 e a garantire che i futuri aggiornamenti normativi siano in linea con gli impegni e le strategie delineate, assicurando la coerenza delle azioni climatiche a livello nazionale e internazionale;
34) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a coinvolgere attivamente il Parlamento, le autorità locali, le parti sociali, il settore privato e la società civile nel processo decisionale e nella realizzazione degli impegni assunti.
(1-00346) «Ilaria Fontana, Sergio Costa, Pavanelli, L'Abbate, Cappelletti, Morfino, Santillo, Riccardo Ricciardi, Scutellà, Caramiello».
(14 ottobre 2024)
La Camera,
premesso che:
1) il 12 dicembre 2015 si è conclusa a Parigi la 21a Conferenza delle Parti (Cop21) delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United nations framework convention on climate change Cop21), con la firma dello storico accordo volto a regolare il periodo post-2020. Tale accordo, adottato con la decisione 1/CP21, definisce quale obiettivo di lungo termine il contenimento dell'aumento della temperatura del pianeta, ben al di sotto dei 2 °C e il perseguimento degli sforzi di limitare l'aumento a 1.5 °C rispetto ai livelli pre-industriali;
2) a quasi dieci anni dalla Cop21 di Parigi, dall'11 al 22 novembre 2024 a Baku, in Azerbaijan, si svolgerà la 29a sessione della Conferenza delle Parti (Cop29) delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United nations framework convention on climate change Cop29) affiancata dalla 19a riunione della Cop che funge da Riunione delle Parti del Protocollo di Kyoto (CMP19) e dalla 6a riunione della Cop che funge da Riunione delle Parti dell'Accordo di Parigi (CMA6);
3) la Cop29 si inserisce come tappa fondamentale nel percorso iniziato alla Cop28 di Dubai, nel 2023, dove si è raggiunto lo storico accordo del transitioning away – o uscita progressiva – dalle fonti fossili già a partire da questo decennio, che condurrà alla Cop30 di Belém, in Brasile, con la presentazione dei nuovi obiettivi e piani nazionali di riduzione delle emissioni al 2035, i cosiddetti Ndcs (Nationally determined contributions);
4) la Cop29 sarà un momento cruciale per dare continuità ai risultati ottenuti dalla comunità internazionale lo scorso anno a Dubai e poter dar seguito alle discussioni sull'abbandono delle fonti fossili e sulla necessità di triplicare l'installazione di quelle rinnovabili e raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030, con l'obiettivo di conseguire una giusta transizione;
5) le 198 Parti discuteranno, tra l'altro, il nuovo obiettivo di finanza per il clima (New Collective Quantified Goal – Ncqg) con l'obiettivo di aumentare le risorse a disposizione dei progetti e dei processi di mitigazione e adattamento nei prossimi anni ai cambiamenti climatici. Il 2024 rappresenta la scadenza per trovare un accordo per il nuovo target che sostituirà il precedente obiettivo dei 100 miliardi annui, a partire dal 2025, per aiutare i Paesi più vulnerabili ad affrontare i cambiamenti climatici;
6) la Cop29 avrà luogo in un contesto di forte instabilità dal punto di vista geopolitico caratterizzato dall'insediamento della nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, dall'incognita delle elezioni americane, da un Vertice dei paesi G20 che si terrà a Rio de Janeiro in Brasile nel mezzo della Cop29 e dai diversi conflitti che affliggono sia il Nord che il Sud del mondo. La Cop29, quindi, può essere uno degli ultimi contesti internazionali in cui il multilateralismo non solo sopravvive ma mostra anche che una modalità di cooperazione efficace sia ancora possibile attraverso il dialogo, l'ascolto e il compromesso;
7) nella seduta del 17 ottobre 2024 il Consiglio europeo ha assunto le conclusioni che costituiranno la posizione negoziale generale dell'Unione europea alla Cop29. Considerando il bilancio globale della Cop28 dello scorso anno, il Consiglio europeo sottolinea la necessità di basarsi su tutti gli aspetti della decisione sul bilancio globale e di attuarli. Le conclusioni sottolineano in particolare l'importanza che rivestono il dialogo con gli Emirati Arabi Uniti per monitorare i progressi collettivi, il programma di lavoro sulla mitigazione per aumentare l'ambizione in materia di mitigazione e il programma di lavoro su percorsi di transizione giusta per conseguire gli obiettivi dell'accordo di Parigi in modo giusto ed equo per tutti;
8) il Consiglio chiede che i prossimi impegni degli Stati siano elevati al più alto possibile livello d'ambizione. Per i Paesi dell'Unione europea al 2030 evidenzia come strategica l'attuazione del pacchetto legislativo «pronti per il 55 per cento», e a livello globale rilancia:
a) l'invito alle parti ad allineare le proprie politiche e misure con gli obiettivi stabiliti nei loro Ndcs (Nationally determined contributions – gli impegni nazionali formalizzati da parte di ciascuno Stato verso gli obiettivi climatici) in linea con l'Accordo di Parigi, constatando con preoccupazione l'incoerenza tra impegni dichiarati nelle Cop e piani nazionali;
b) l'appello a triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale e a raddoppiare il tasso medio annuo globale di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030;
c) la presentazione, promozione e attuazione di piani nazionali per l'adattamento, evidenziando la complementarità con le azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici, invitando tutte le Parti a compiere maggiori sforzi per integrare l'adattamento al cambiamento climatico e la resilienza nelle politiche, nei settori, nei programmi e nelle attività pertinenti ed esistenti;
d) la richiesta di eliminare il prima possibile i sussidi ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o la giusta transizione;
9) lo stesso Consiglio dell'8 ottobre 2024 ha già assunto specifiche conclusioni sulla finanza per il clima richiamando anche gli impegni del Patto sul futuro, ribadendo l'urgenza di perseguire la riforma più ampia dell'architettura finanziaria internazionale e mettendo in evidenza la necessità di compiere tutti gli sforzi necessari per indirizzare la finanza privata verso gli obiettivi climatici. In proposito è stato richiamato il report del panel intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) secondo cui i flussi finanziari pubblici e privati per i combustibili fossili sono ancora maggiori di quelli per l'adattamento e la mitigazione del clima,
impegna il Governo:
1) a supportare la definizione di nuovi obiettivi collettivi quantificati ambiziosi (new collettive quantified goals o Ncgqs) attraverso un impegno finanziario adeguato a rispondere ai bisogni dei Paesi in via di sviluppo e allineato all'obiettivo dell'1,5 °C e che preveda una parte significativa di sovvenzioni e finanziamenti agevolati per la mitigazione, l'adattamento, le perdite e i danni;
2) ad adottare iniziative di competenza volte a confermare l'impegno a contribuire al secondo periodo di rifinanziamento del Fondo verde per il clima (green climate Fund) raddoppiando il precedente contributo a 600 milioni di euro;
3) ad adottare iniziative di competenza volte ad aumentare, in linea con gli impegni sottoscritti insieme agli altri paesi sviluppati e in ottemperanza dell'Accordo di Parigi, il contributo annuale all'adaptation Fund a 60 milioni di euro l'anno, rinnovandolo annualmente;
4) a sostenere la rapida operatività del Fondo per le perdite e i danni stimolando la contribuzione degli altri paesi sviluppati;
5) a supportare l'azione diplomatica verso l'attivazione di contributi finanziari per l'azione climatica globale anche da parte delle cosiddette economie emergenti, in linea con l'evoluzione dei bisogni e delle proprie capacità;
6) a promuovere lo sviluppo di un approccio sistemico ai piani di transizione, che integri i piani nazionali con quelli privati (inclusi il settore finanziario e le imprese) e delle istituzioni pubbliche come le banche centrali;
7) ad adottare iniziative volte ad accelerare l'operatività del Fondo italiano per il clima (Fic), per il quale l'Italia si è impegnata a investire 840 milioni di euro l'anno dal 2022 al 2026, assicurando che il Fondo italiano per il clima sia gestito con integrità e trasparenza e coinvolgendo nel processo decisionale sia la società civile italiana, sia le comunità locali che beneficiano dei finanziamenti;
8) ad adottare iniziative per stabilire criteri trasparenti e verificabili per l'assegnazione dei finanziamenti del Fondo italiano per il clima in modo da garantire l'efficacia nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi ed una ripartizione equilibrata dei finanziamenti tra le attività di mitigazione e adattamento;
9) ad adottare iniziative per aumentare la quota di sovvenzioni nell'ambito del Fondo italiano per il clima, finalizzate a facilitare gli interventi in contesti fragili o in conflitto, che sono particolarmente vulnerabili agli shock e agli impatti climatici;
10) ad assumere iniziative volte ad aumentare la quota di Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) dallo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2022 allo 0,5 per cento nel 2025, per arrivare all'obiettivo dello 0,7 per cento entro il 2030, allineando le azioni della cooperazione allo sviluppo agli obiettivi climatici e dedicando il 50 per cento di esse alla lotta al cambiamento climatico;
11) a promuovere l'adozione di misure concrete per affrontare la crisi del debito e favorire la sostenibilità debitoria nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, sostenendo le iniziative per l'introduzione di sospensioni temporanee dei pagamenti del servizio del debito per i Paesi che ne fanno richiesta, di procedure più trasparenti, rapide e prevedibili e di criteri di eleggibilità per il credito più flessibili;
12) a sostenere una revisione urgente delle sovrattasse applicate dal Fondo monetario internazionale sui debiti scaduti, riducendo così il costo del servizio del debito per i Paesi più vulnerabili, con particolare riferimento ai Paesi africani;
13) ad adottare e annunciare nell'ambito della Cop29 la decisione di incrementare del 25 per cento in termini reali il contributo dell'Italia all'Associazione internazionale per lo sviluppo (Ida);
14) ad adottare iniziative di competenza volte a redistribuire almeno il 40 per cento dei propri diritti speciali di prelievo per la mitigazione e l'adattamento e impegnarsi collettivamente in sede G7 a redistribuire una quota pari a 100 miliardi di dollari in diritti speciali di prelievo entro la fine del 2024, sia attraverso il Fondo per la resilienza del Fondo monetario internazionale sia sbloccando l'utilizzo dei diritti speciali di prelievo come capitale ibrido, in modo da essere riallocabile alle banche multilaterali di sviluppo, inclusa la Banca africana di sviluppo;
15) a promuovere la creazione di politiche della domanda dei prodotti verdi mediante accordi globali internazionali di commercio intorno a standard rigorosi, sistemi di reporting comuni, paragonabili o interoperabili, anche affrontando le questioni di sovraccapacità, come nel caso della produzione dell'acciaio;
16) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte ad identificare un obiettivo esplicito di elettrificazione e un quadro di politiche coerenti con tale obiettivo – comprese politiche fiscali, tariffarie e industriali – per colmare le lacune di ambizione e attuazione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima quale strumento di attuazione degli impegni sottoscritti con l'Accordo di Parigi;
17) alla luce del ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, a rafforzare la cooperazione regionale e promuovere accordi che siano in grado di ridisegnare gli equilibri reciproci e le interdipendenze tra i Paesi che affacciano sul Mediterraneo, nell'ottica della transizione, utilizzando la promozione delle rinnovabili e l'innovazione tecnologica come volano per costruire nuovi sistemi industriali per economie concretamente resilienti, superando modelli protezionistici o misure unilaterali come il Carbon Border Adjustment Mechanism;
18) ad adottare iniziative volte ad allineare il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) con i risultati del Global stocktake e al rinnovato contributo nazionale determinato dell'Unione europea in corso di elaborazione, affinché entrambi consentano all'Italia e all'Unione europea di conseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90 per cento al 2040 rispetto al 1990 come da comunicazione della Commissione europea del febbraio 2024;
19) a sostenere l'adozione di un contributo determinato a livello europeo (nationally determined contribution, Ndc) allineato all'obiettivo di 1,5 gradi centigradi, come da dichiarazione finale del G7 di Borgo Egnazia, che risponda all'impegno dell'eliminazione-graduale dei combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, siglato alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Dubai (Cop28), considerato che questi contributi devono porre un freno immediato all'espansione di nuovi progetti di combustibili fossili, includere piani di eliminazione dei combustibili fossili in modo equo e vincolato nel tempo, per cui l'Italia ha, in quanto Paese del Nord Globale, la capacità economica per eliminarne la produzione più rapidamente;
20) ad adottare iniziative volte ad attuare i requisiti di trasparenza, coerenza e accuratezza previsti dall'Accordo di Parigi sia all'interno nel nationally determined contribution Unione europea che nell'attuazione del Pniec;
21) a farsi promotore di un dialogo tra le Parti per supportare l'elaborazione dei nationally determined contribution dei Paesi in via di sviluppo al fine di rinnovare gli impegni di mitigazione presi nell'Accordo di Parigi, in particolare, a sostenere la capacità dei Paesi in via di sviluppo attraverso approcci regionali, bilaterali e multilaterali, riferendo in Parlamento rispetto ai risultati di tali iniziative;
22) ad assumere iniziative di competenza volte a fornire un chiaro mandato alle società partecipate controllate dallo Stato ad allineare i propri piani di sviluppo all'obiettivo degli 1,5 gradi in linea con le raccomandazioni sviluppate dal Gruppo di esperti di alto livello nel rapporto «Integrity matters: Net zero commitments by businesses, financial institutions, cities and regions» su mandato del Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, presentate alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto;
23) ad adottare iniziative volte a porre fine ai sussidi e ai finanziamenti per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione per i lavoratori e per le comunità colpite, promuovendo tale percorso anche a livello internazionale attraverso l'implementazione dell'obiettivo dell'articolo 2.1, lettera c), dell'Accordo di Parigi;
24) ad adottare iniziative volte ad assicurare che le garanzie pubbliche agli investimenti privati all'estero siano allineate all'obiettivo dell'1,5 °C, esprimendo un chiaro mandato a Sace, Cdp e Invitalia affinché allineino le proprie politiche di esclusione all'impegno di Glasgow firmato dal Governo italiano nel 2021;
25) ad adottare iniziative volte ad assicurare che Sace, Cdp e Invitalia portino a termine la concessione di garanzie per investimenti su progetti fossili, a partire da gennaio 2025 e avviino una consultazione pubblica per la definizione delle clausole di esclusione;
26) ad adottare iniziative necessarie ad aderire come membro alla Beyond oil and gas initiative (Boga), che impegna i Governi a porre fine a nuove concessioni e licenze per la produzione e l'esplorazione di petrolio e gas e a fissare una data allineata con l'Accordo di Parigi per porre fine alla produzione e all'esplorazione di idrocarburi sul territorio su cui hanno giurisdizione;
27) ad adottare iniziative volte a perseguire l'obiettivo di una riduzione del 75 per cento delle emissioni globali di metano da combustibili fossili come da impegno G7, in primis, riducendo l'intensità delle emissioni di metano delle operazioni petrolifere e del gas entro il 2030, attraverso lo sviluppo di una metodologia solida e l'uso di dati di misura, e la collaborazione con i Paesi produttori di petrolio e gas, considerato che, in quanto Paese importatore di gas fossile, l'Italia dovrebbe promuovere iniziative volte a ridurre le emissioni di metano lungo tutta la filiera, dalla produzione attraverso il trasporto tramite gasdotto e la distribuzione in territorio nazionale all'interno di un più ampio percorso che porti l'Italia ad abbandonare gradualmente il gas;
28) a integrare, in linea con gli obiettivi della politica estera italiana, la dimensione del clima nella strategia per la promozione di pace, sicurezza e stabilità nella regione del Mediterraneo e con quanto delineato con il «Processo di Roma»;
29) ad adottare iniziative volte a promuovere il coinvolgimento di tutti gli attori interessati a livello politico-diplomatico, economico, finanziario e della cooperazione allo sviluppo affinché il nesso clima-pace-sicurezza sia compreso e integrato in piani, strategie e politiche verso il Mediterraneo, attivando un coordinamento operativo a livello interministeriale;
30) ad adottare iniziative volte a integrare la dimensione clima nel quadro del «Piano Mattei» e delle sue relazioni strategiche con i partner africani, allineando il Piano con gli obiettivi internazionali sottoscritti alla Cop28 e sostenendo iniziative e investimenti nello sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e nell'elettrificazione dei consumi energetici dei Paesi africani, come base per uno sviluppo locale sostenibile e di lungo periodo, nonché focalizzando con maggiore attenzione le risorse sulle necessità di adattamento e resilienza dei Paesi africani come precondizione per uno sviluppo economico-sociale inclusivo;
31) a promuovere, in linea con gli obiettivi Cop28, di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile entro il 2030 e in linea con l'impegno italiano nel Mediterraneo e in Africa espresso dal Piano Mattei, promuovendo altresì gli sforzi di transizione energetica nell'area prioritaria del Mediterraneo, supportando iniziative come il TeraMed, ovvero l'adozione di un obiettivo comune regionale di un terawatt di capacità di energia rinnovabile installata entro il 2030;
32) a collaborare, in ottica della Cop30 di Belém, con i partner mediterranei e africani per l'aggiornamento dei contributi determinati a livello nazionale (Nationally determined contributions – Ndcs), supportando la redazione e implementazione di piani nazionali in linea con l'obiettivo di 1.5 °C come leva diplomatica per promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili nella regione;
33) a sostenere i partner africani nell'integrazione della decarbonizzazione e nella costruzione di resilienza climatica all'interno dei loro piani di sviluppo economico e industriale, escludendo tanto nel quadro del «Piano Mattei», quanto nell'ambito delle relazioni bilaterali con i Paesi africani, il supporto a nuovi progetti di estrazione di gas e petrolio, sia a livello politico sia attraverso la finanza pubblica, in linea con la dichiarazione finale del G7 di Borgo Egnazia e della Cop28 di Dubai, che impegna i Paesi a contribuire all'eliminazione graduale dei combustibili fossili nei sistemi energetici in modo equo;
34) ad adottare iniziative volte a considerare lo sviluppo di progetti di agro-energia del «Piano Mattei» (feedstock per la produzione di biocarburanti in Paesi africani) nel quadro della sostenibilità degli stessi, sia per quel che riguarda gli impatti sulle risorse scarse dei Paesi coinvolti (acqua, territorio, biodiversità), sia per quel che riguarda la competizione con lo sviluppo di filiere agroalimentari, anche nei contesti di sviluppo delle economie rurali;
35) ad adottare iniziative volte a garantire valutazioni indipendenti sull'impatto climatico dei progetti del «Piano Mattei», anche attraverso l'elaborazione di criteri di valutazione comparativi per investimenti in progetti alternativi, come l'agrivoltaico, che tengano in considerazione il fabbisogno energetico soddisfatto localmente;
36) a invitare l'United nations framework convention on climate change e le autorità della Repubblica dell'Azerbaigian a garantire la possibilità per tutti i cittadini e le organizzazioni della società civile di partecipare pienamente e liberamente alla Cop29 e a garantire che il processo decisionale sia protetto dall'ingerenza di interessi contrari agli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
37) ad adottare iniziative di competenza volte a monitorare e riferire regolarmente sulle iniziative intraprese e i progressi compiuti in relazione agli impegni assunti in vista della Cop29 e a garantire che i futuri aggiornamenti normativi siano in linea con gli impegni e le strategie delineate, assicurando la coerenza delle azioni climatiche a livello nazionale e internazionale;
38) ad adottare iniziative per quanto di competenza, volte a coinvolgere attivamente il Parlamento, le autorità locali, le parti sociali, il settore privato e la società civile nel processo decisionale e nella realizzazione degli impegni assunti.
(1-00351) «Bonelli, Borrelli, Dori, Fratoianni, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zanella, Zaratti».
(23 ottobre 2024)
La Camera,
premesso che:
1) l'ultimo rapporto dell'Unep (Un Environment Programme) «Emissione gap report 2024» lancia l'ennesimo allarme:
a) è ancora tecnicamente possibile raggiungere l'obiettivo di rimanere al di sotto della soglia critica di aumento delle temperature medie globali di 1,5°C entro la fine del secolo, ma solo a fronte di una massiccia mobilitazione globale guidata dai Paesi del G20 per ridurre tutte le emissioni di gas serra, a partire da oggi;
b) continuare con le attuali politiche porterà ad un aumento catastrofico della temperatura fino a 3,1°C;
c) gli attuali impegni per il 2030 non sono rispettati e, anche se lo fossero, sono insufficienti e l'aumento della temperatura sarebbe limitato solo a 2,6-2,8°C;
2) bisogna quindi agire e, soprattutto, agire in fretta. Il cambiamento climatico è una minaccia per l'umanità, gli ecosistemi e la biodiversità, così pure per la pace, la sicurezza e le economie. Ne sono testimonianza l'incremento esponenziale in intensità e frequenza di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, come le ondate di calore, gli incendi, la siccità e le alluvioni;
3) è quindi molto importante il risultato raggiunto dall'Europa con l'approvazione della legge sul ripristino della natura che punta a ripristinare almeno il 20 per cento delle aree terrestri e marine dell'Unione europea entro il 2030 e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050;
4) ogni anno la conferenza delle parti (Cop) della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United nations framework convention on climate change) si riunisce per determinare ambizioni e responsabilità in materia di clima, nonché per individuare e valutare le misure in materia di clima;
5) nella precedente COP28 tenutasi a Dubai nel 2023 è stato raggiunto lo storico accordo del transitioning away – o uscita progressiva – dalle fonti fossili già a partire da questo decennio;
6) si è di fronte quindi ad un periodo storico cruciale per affrontare con determinazione la transizione verde dell'economia globale, che dovrà essere in linea con gli obiettivi dell'1,5° C e, contestualmente, giusta e inclusiva. Non agire significherebbe avere dei costi di gran lunga superiori rispetto ad una transizione giusta e ordinata;
7) l'attuale situazione internazionale, con la presenza di conflitti armati in molte parti del mondo, oltre a causare immensa sofferenza, mina la fiducia reciproca tra le nazioni e ostacola anche la cooperazione globale necessaria per affrontare efficacemente la crisi climatica, rischiando di compromettere la possibilità di raggiungere accordi significativi e di attuare soluzioni condivise concrete al problema;
8) la prossima Cop29 di Baku (Azerbaijan) avrà come obiettivo principale di finanza per il clima quello di negoziare un nuovo obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) dopo il 2025 e rafforzare l'ambizione, facendo in modo che tutte le parti si impegnino a favore di piani nazionali ambiziosi e della trasparenza, anche attraverso la finalizzazione del primo quadro di riferimento rafforzato per la trasparenza;
9) in sintesi, Cop29 si propone di essere un punto di svolta nelle politiche climatiche globali, con l'obiettivo di accelerare l'azione climatica attraverso ambiziosi piani nazionali, l'eliminazione del carbone, la promozione delle energie rinnovabili e il rafforzamento delle strategie di adattamento;
10) un ruolo importante sull'agenda climatica della Cop29, come sempre, lo avrà l'Unione europea, il cui approccio è caratterizzato da un impegno per un'ambiziosa azione per il clima, solidarietà finanziaria e solida cooperazione internazionale;
11) per tale motivo va sostenuto e rafforzato il Green deal che rappresenta una sfida dell'oggi che guarda al futuro, senza lasciare indietro nessuno;
12) in vista della preparazione della Cop29 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale dell'Unione europea, in cui si evidenziano le opportunità che un'azione ambiziosa per il clima offre per il pianeta, l'economia globale e le persone e l'importanza di garantire una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno, verso economie e società sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici e climaticamente neutre;
13) in particolare, il Consiglio chiede di conseguire un risultato ambizioso ed equilibrato alla Cop29 in modo da: mantenere raggiungibile l'obiettivo relativo alla temperatura di 1,5°C, alla luce delle migliori conoscenze scientifiche disponibili; progredire tutti verso una resilienza a lungo termine; concordare un nuovo obiettivo collettivo quantificato che sia efficace, realizzabile e ambizioso;
14) in particolare, il Consiglio:
a) sottolinea l'importanza di concordare un nuovo obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) in materia di finanziamenti per il clima che sia realizzabile e adatto allo scopo, sottolineando che i finanziamenti pubblici non possono garantire da soli i livelli di finanziamento necessari per conseguire un'economia globale climaticamente neutra e resiliente e che gli investimenti privati dovranno fornire la maggior parte dei necessari investimenti nella transizione verde;
b) sottolinea che il prossimo ciclo di contributi determinati a livello nazionale da presentare nel 2025 deve riflettere la progressione e il massimo livello di ambizione possibile, in linea con gli esiti del bilancio globale della Cop del 2023 e che tali contributi dovrebbero includere obiettivi di riduzione assoluti in tutti i settori dell'economia per tutte le emissioni di gas a effetto serra;
c) sottolinea l'importanza di aumentare con urgenza l'ambizione e l'attuazione in materia di mitigazione in questo decennio critico. Invita inoltre tutte le parti a compiere maggiori sforzi per integrare e includere l'adattamento ai cambiamenti climatici e la resilienza agli stessi nelle politiche pertinenti esistenti. Ribadisce l'invito ad abbandonare gradualmente i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l'azione in questo decennio critico, così da conseguire l'azzeramento delle emissioni nette entro il 2050, d'accordo con i dati scientifici;
15) il 21 ottobre 2024 la Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi) del Parlamento europeo, ha approvato una risoluzione con gli impegni richiesti in vista della Cop29;
16) nel testo si chiede che i Paesi coinvolti lavorino in particolare su due punti: un nuovo obiettivo collettivo sui finanziamenti climatici post-2025, che sia equo, basato sul principio «chi inquina paga» e finanziato attraverso risorse pubbliche, private e innovative; l'eliminazione graduale dei combustibili fossili e dei relativi sussidi, con la redistribuzione delle risorse verso azioni per il clima, in linea con gli impegni presi alla Cop28, sottolineando come l'eliminazione graduale dei combustibili fossili non sia solo necessaria, ma anche tecnologicamente fattibile. Un altro obiettivo chiave della risoluzione riguarda l'adozione di meccanismi di tariffazione del carbonio a livello globale. A tal proposito la risoluzione sottolinea che la copertura attuale, pari solo al 24 per cento delle emissioni globali, è insufficiente per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e, per questo motivo, il Parlamento esorta la Commissione europea a promuovere l'adozione o il miglioramento di tali meccanismi in altri Paesi, ispirandosi a iniziative europee come il sistema di scambio di quote di emissioni e il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere;
17) la risoluzione sarà sottoposta al voto della plenaria del Parlamento europeo durante la sessione del 13-14 novembre 2024;
18) gli impatti diretti e indiretti dei cambiamenti climatici sulla salute umana sono sempre più evidenti. In tale contesto, le aree urbane sono particolarmente a rischio, a causa della densità di popolazione e della loro specificità in termini di infrastrutture, attività e distribuzione geografica. Se si considera che più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e si stima che questa percentuale aumenterà fino a oltre il 60 per cento entro il 2050, è evidente che le città rappresentano i luoghi simbolo delle sfide di mitigazione, adattamento e protezione delle fragilità. Occorrono quindi strategie di adattamento al fine di anticipare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e prevenire o ridurre al minimo i danni;
19) la transizione energetica è indispensabile per permettere all'Italia di rispettare gli impegni europei ed internazionali in materia di riduzione delle emissioni di gas climalteranti e dipende essenzialmente dalla nostra capacità di decarbonizzare e di ridurre i nostri consumi energetici. La decarbonizzazione della nostra economia, a sua volta, passa necessariamente attraverso lo sviluppo delle fonti di energie rinnovabili che, assieme all'efficienza energetica, sono uno dei pilastri su cui si basa la strategia europea 2050;
20) le tecnologie per le fonti rinnovabili attualmente dipendono in larga parte dall'utilizzo di materie prime che l'Unione europea classifica come critiche, ovvero dall'elevata importanza economica e la cui produzione è concentrata in un numero limitato di Paesi, da cui essenzialmente dipende il commercio mondiale di questi elementi;
21) l'Unione europea dipende quasi esclusivamente dalle importazioni e risulta, quindi, esposta ad elevati rischi della catena di approvvigionamento connesso alle materie prime critiche;
22) la Cina è di gran lunga il principale produttore al mondo di terre rare, con il 60 per cento del totale, seguita dagli Stati Uniti, che hanno circa il 12 per cento, ma ciò di cui bisogna tenere conto quando si parla di geografia delle materie prime non è soltanto la localizzazione dei giacimenti e delle miniere, ma anche la proprietà di queste miniere o comunque i diritti di sfruttamento, nonché ovviamente il luogo in cui questo materiale viene poi trasformato per essere utilizzato dall'industria;
23) occorrerebbe che le relazioni fra i Paesi produttori e i Paesi di estrazione di questi minerali rientrassero in un modello di cooperazione equa, attenta al rispetto delle norme ambientali e del diritto del lavoro;
24) l'Italia e l'Europa dovrebbero farsi promotrici di una politica di investimenti esteri in estrazione e raffinazione, capace di distaccarsi dai modelli predatori che hanno tradizionalmente caratterizzato le relazioni tra Nord e Sud globali facendosi portatori attivi dei propri valori fondanti e rifiutando il paradigma estrattivista tipico dei secoli scorsi;
25) nel 2023 è diventato obbligatorio per i delegati accreditati alla Cop28 dichiarare chi rappresentano. Questo dato, ottenuto grazie alle pressioni della società civile e in particolare alla campagna «Kick big polluters out», ha rivelato la presenza di molti lobbisti dei combustibili fossili «in incognito». Prima di questo obbligo si stimava la presenza di 503 lobbisti (alla Cop26) e di 636 (alla Cop27). Alla Cop28 a Dubai i lobbisti dei combustibili fossili registrati sono stati 2.456, superando in numero quasi tutte le singole delegazioni nazionali;
26) la Cop29 rappresenta una fondamentale opportunità per affrontare le sfide globali legate al cambiamento climatico e promuovere la cooperazione internazionale, ma deve anche essere un'occasione per ribadire e riaffermare, quali necessari presupposti, i principi del rispetto dei diritti umani da parte di tutti gli attori coinvolti;
27) numerosi prigionieri politici, tra cui giornalisti, attivisti e accademici, come, tra gli altri, Gubad Ibadoghlu, accademico della London school of economics, sono attualmente detenuti in Azerbaigian per motivi politici, spesso sottoposti a torture e a trattamenti inumani;
28) al fine di garantire che l'esito della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Baku (Cop29) faccia avanzare in modo sostanziale l'agenda in termini di attenuazione, adattamento, finanziamento, perdite e danni,
impegna il Governo:
1) a sostenere la definizione di un nuovo ambizioso obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) sui finanziamenti per il clima, allineato all'obiettivo dell'1,5°C, con la finalità di mobilitare risorse sostanziali per sostenere i Paesi in via di sviluppo (Pvs), ipotizzando lo stanziamento fino a mille miliardi di dollari statunitensi all'anno, e che preveda una parte significativa di sovvenzioni e finanziamenti agevolati per la mitigazione, l'adattamento e le perdite e i danni;
2) ad adottare iniziative di competenza volte a garantire l'operatività dell'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, riguardante i mercati internazionali del carbonio, al fine di creare meccanismi efficaci di scambio del carbonio e mobilitare maggiori investimenti per la mitigazione del clima;
3) in linea con i risultati del Global Stocktake condotto alla Cop28 di Dubai, a svolgere una valutazione critica dei progressi fatti e quelli ancora da fare, stabilendo nuovi percorsi per incrementare i contributi determinati a livello nazionale (nationally determined contributions, Ndc) al fine di allinearli all'obiettivo di limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C;
4) ad adottare iniziative di competenza volte a confermare l'impegno a contribuire al secondo periodo di rifinanziamento del Fondo verde per il clima (Green Climate Fund) raddoppiando il precedente contributo pari a 600 milioni di euro;
5) a promuovere iniziative per rendere operativo il fondo di perdite e danni, istituito durante la Cop27, garantendo la trasparenza e il coinvolgimento delle varie parti, e per stabilire altresì meccanismi atti ad assicurare il reperimento di risorse per l'alimentazione del fondo che siano nuove e aggiuntive rispetto ai finanziamenti per il clima e lo sviluppo già esistenti;
6) a sostenere l'obiettivo di triplicare a livello globale la capacità di energia rinnovabile installata e raddoppiare il taglio dei consumi attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica;
7) ad adottare iniziative di competenza volte a fornire un chiaro mandato alle società partecipate controllate dallo Stato ad allineare i propri piani di sviluppo all'obiettivo dell'1,5°C in linea con le raccomandazioni sviluppate dal Gruppo di esperti di alto livello nel rapporto «Integrity Matters: Net Zero commitments by Businesses, Financial Institutions, Cities and Regions» su mandato del Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, presentate alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, in Egitto;
8) ad adottare iniziative volte a costruire una chiara strategia, coerente con gli accordi sottoscritti con la Cop28 di Dubai, per porre fine ai sussidi e ai finanziamenti per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione e per i lavoratori e le comunità colpite. Promuovere tale percorso anche a livello internazionale attraverso l'implementazione dell'obiettivo dell'articolo 2.1, lettera c) dell'Accordo di Parigi;
9) a promuovere un approccio inclusivo verso la neutralità climatica, garantendo il coinvolgimento della società civile e la trasparenza nelle politiche ambientali, poiché è necessario un impegno condiviso per la riduzione delle emissioni e per l'adozione di pratiche sostenibili;
10) a sostenere iniziative finalizzate a garantire che i finanziamenti per l'adattamento ai cambiamenti climatici siano equamente distribuiti, con particolare riguardo verso i Paesi in via di sviluppo e a garantire, inoltre, che i negoziati internazionali si traducano in impegni finanziari solidi e in iniziative concrete per sostenere l'adattamento globale;
11) ad adottare ogni iniziativa utile affinché gli impegni siano tradotti in azioni e politiche concrete per proseguire nell'attuazione del transitioning away dai combustibili fossili, garantendo che la loro eliminazione graduale sia effettuata attraverso transizioni giuste incentrate sulle persone. In tal senso si ritiene importante promuovere lo sviluppo di un approccio sistemico ai piani di transizione, che integri i piani pubblici nazionali con quelli dei settori privati (inclusi il settore finanziario e le imprese) e delle istituzioni pubbliche come le banche centrali, in piena applicazione dell'obiettivo 17 degli SDG's dell'Agenda2030;
12) a promuovere l'adozione di un approccio trasversale in relazione alla trattazione dei vari temi specifici che affronti non solo le questioni ambientali, ma anche quelle sociali ed economiche al fine di promuovere una giusta transizione (just transition), volta a garantire che la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio sia equa, inclusiva e sostenibile per tutti i segmenti della società al fine di aumentare l'accettabilità delle politiche climatiche, facilitando l'adozione di misure più ambiziose per la mitigazione e l'adattamento, e promuovere la coesione sociale, riducendo il rischio di conflitti e resistenze che potrebbero ostacolare gli sforzi climatici;
13) ad adottare iniziative volte a sostenere l'adozione di un modello multilaterale di governance del settore minerario che, in un'ottica di equità, garantisca la sicurezza degli approvvigionamenti di materiali critici mediante la sostenibilità non solo economica, ma anche ambientale e sociale delle regioni di estrazione e di lavorazione dei minerali;
14) a invitare l'Unfccc (United nations framework convention on climate change) e le autorità della Repubblica dell'Azerbaigian a garantire la piena e libera partecipazione alla Cop29 dei cittadini e delle organizzazioni della società civile e ad assicurare che il processo decisionale sia protetto dall'ingerenza di interessi contrari e opposti agli obiettivi dell'Accordo di Parigi;
15) in questo quadro, e quale presupposto per assicurare le condizioni più idonee di dialogo e di libera partecipazione, a sostenere nelle sedi bilaterali con il Governo azero, nonché con gli altri partner europei e internazionali, ogni iniziativa volta a pervenire all'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici, sindacalisti e attivisti della società civile e garantire per loro le prerogative del giusto processo e della detenzione in linea con i principi del diritto internazionale e dei diritti umani;
16) a promuovere l'adozione di politiche concrete per affrontare la crisi del debito e favorire la sostenibilità debitoria nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, sostenendo, tra le altre, iniziative per l'introduzione di sospensioni temporanee dei pagamenti del servizio del debito per i Paesi in via di sviluppo che ne fanno richiesta, di procedure più trasparenti, rapide e prevedibili e di criteri di eleggibilità per il credito più flessibili;
17) ad adottare iniziative volte ad accelerare l'operatività del Fondo italiano per il clima incrementandone le risorse e stabilendo altresì criteri trasparenti e verificabili per l'assegnazione dei relativi finanziamenti, al fine di garantire l'efficacia nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi e una ripartizione equilibrata dei finanziamenti del Fondo tra le attività di mitigazione e adattamento. Si ritiene importante, inoltre, aumentare la quota di sovvenzioni nell'ambito del Fondo italiano per il clima, finalizzate a facilitare gli interventi in contesti fragili o in conflitto che sono particolarmente vulnerabili agli shock e agli impatti climatici;
18) ad adottare iniziative volte ad aumentare la quota di Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) dallo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2022 allo 0,5 per cento nel 2025, per arrivare all'obiettivo dello 0,7 per cento entro il 2030, allineando le azioni della cooperazione allo sviluppo;
19) a sostenere iniziative finalizzate a garantire una risposta concreta alle sfide interconnesse del degrado e consumo del suolo, dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità, attraverso il protagonismo attivo delle imprese agricole di qualità e multifunzionali, decisive per garantire un presidio del territorio soprattutto nelle aree interne e marginali;
20) a promuovere politiche di contrasto alla desertificazione, e alla siccità, attraverso interventi proattivi di rinaturazione, di promozione della biodiversità e della resilienza degli ecosistemi, nonché attraverso il potenziamento e la nuova realizzazione di sistemi per la raccolta e la distribuzione dell'acqua nelle aree agricole mediante piccoli e medi invasi, privilegiando le «nature based solutions», potenziando gli investimenti sui sistemi di risparmio irriguo e sulla ricerca di colture meno idroesigenti e resilienti;
21) ad adottare iniziative di competenza volte a dare piena attuazione alla legge sul ripristino della natura (regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul ripristino della natura e che modifica il regolamento (UE) 2022/869), individuando nel dettaglio strumenti adeguati, inclusi quelli finanziari, per raggiungere gli obiettivi;
22) a sostenere la ricerca e l'innovazione per ridurre l'impatto ambientale delle aziende zootecniche garantendone la sostenibilità economica e sociale, valorizzando lo sviluppo degli allevamenti bradi e semibradi, salvaguardando le produzioni e la sicurezza alimentare dei cittadini;
23) a promuovere iniziative di competenza che prevedano politiche di conservazione e la creazione di aree protette, il ripristino degli ecosistemi e la loro protezione sia a livello nazionale, sia internazionale; agli obiettivi climatici;
24) ad adottare iniziative volte ad allineare il Piano nazionale energia e clima (Pniec) con i risultati del Global Stocktake e al rinnovato contributo nazionale determinato (Ndc) dell'Unione europea in corso di elaborazione affinché entrambi consentano all'Italia e all'Unione europea di conseguire l'obiettivo di riduzione delle emissioni del 90 per cento al 2040 rispetto al 1990 come da comunicazione della Commissione Europea del febbraio 2024;
25) a rafforzare la cooperazione regionale nel Mediterraneo e promuovere accordi che siano in grado di ridisegnare gli equilibri reciproci e le interdipendenze tra i relativi Paesi nell'ottica della transizione;
26) ad adottare iniziative normative volte a prevedere la riduzione, in tempi rapidi e certi, fino alla progressiva eliminazione, dei sussidi per i combustibili fossili e stabilire politiche per garantire una diversificazione economica e una giusta transizione per i lavoratori e le comunità colpite;
27) ad adottare iniziative volte a perseguire l'obiettivo di una riduzione del 75 per cento delle emissioni globali di metano da combustibili fossili come da impegno G7, in primis, riducendo l'intensità delle emissioni di metano delle operazioni petrolifere e del gas entro il 2030, attraverso lo sviluppo di una metodologia solida e l'uso di dati di misura, e la collaborazione con i Paesi produttori di petrolio e gas;
28) ad adottare iniziative volte a integrare la dimensione del clima nella strategia per la promozione di pace, sicurezza e stabilità nella regione del Mediterraneo;
29) ad adottare iniziative, nell'ambito del Piano Mattei, volte a garantire valutazioni indipendenti sull'impatto climatico dei progetti, anche attraverso l'elaborazione di criteri di valutazione comparativi per investimenti in progetti alternativi, a sostenere iniziative e investimenti nello sviluppo di fonti energetiche rinnovabili nei Paesi africani e nell'elettrificazione dei consumi energetici come base per uno sviluppo locale sostenibile e di lungo periodo e a prevedere per ogni progetto una valutazione di impatto ex ante ed ex post, nonché una chiara richiesta di impegno per le imprese italiane che parteciperanno al rigoroso rispetto della direttiva dell'Unione europea sulla due diligence (Csddd) in riferimento all'impatto sociale e ambientale delle iniziative da esse poste in essere. Si ritiene fondamentale, in tal senso, assicurare che le garanzie pubbliche agli investimenti privati all'estero siano allineate all'obiettivo dell'1,5 °C, esprimendo un chiaro mandato a Sace, Cdp e Invitalia affinché allineino le proprie politiche di esclusione all'impegno di Glasgow firmato dal Governo italiano nel 2021;
30) a sostenere iniziative concrete di adattamento ai cambiamenti climatici nelle città, che rendano le relative infrastrutture più resilienti, che intervengano per promuovere la mobilità sostenibile e che investano nelle aree verdi, utili non soltanto a gestire le inondazioni, ma anche per ridurre l'effetto delle cosiddette isole di calore urbane;
31) a promuovere percorsi di formazione delle nuove generazioni in grado di costruire consapevolezza sulla complessità dei cambiamenti climatici, sull'interpretazione dei dati e sulla necessità di costruire e realizzare possibili scenari risolutivi;
32) ad adottare iniziative di competenza volte a monitorare e riferire regolarmente sulle iniziative intraprese e i progressi compiuti in relazione agli impegni assunti in vista della Cop29 e a garantire che i futuri aggiornamenti normativi siano in linea con gli impegni e le strategie delineate, assicurando la coerenza delle azioni climatiche a livello nazionale e internazionale;
33) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a coinvolgere attivamente il Parlamento, le autorità locali, le parti sociali, il settore privato e la società civile nel processo decisionale e nella realizzazione degli impegni assunti.
(1-00352) (Nuova formulazione) «Braga, Simiani, Vaccari, Curti, Evi, Ferrari, Morassut, Forattini, Quartapelle Procopio».
(4 novembre 2024)
La Camera,
premesso che:
1) dall'11 al 22 novembre 2024 si terrà a Baku la 29ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop29). Le priorità della Cop29 di Baku verteranno su specifici temi di finanza climatica, tra cui:
a) la definizione di nuovi obiettivi collettivi misurabili (New collective quantified goals) che identifichino in modo oggettivo i finanziamenti che i Paesi sviluppati dovranno stanziare a favore dei Paesi in via di sviluppo per la lotta contro i cambiamenti climatici, nonché le risorse destinate al Fondo per il ristoro delle perdite e dei danni causati in quei Paesi dai cambiamenti climatici;
b) la creazione di mercati del carbonio più efficaci capaci di indirizzare i finanziamenti verso progetti di energia a basse emissioni impedendo pratiche di greenwashing;
c) lo sviluppo e l'implementazione dei piani nazionali di adattamento ai cambiamenti climatici già in atto;
2) dopo 28 anni di Conferenze tra le parti, da Cop1, che si tenne a Berlino nel 1995 con soli 84 Paesi partecipati, a Cop28, dove i Paesi sono stati 197, tutto si può dire tranne che esse siano state efficaci; limitandoci alle sole emissioni di CO2 da combustibili fossili e industria, oggi la quantità emessa nel mondo è circa il 60 per cento in più del 1995 e le emissioni cumulate negli ultimi 29 anni hanno praticamente raggiunto quelle cumulate dal 1850 al 1995;
3) si può argomentare che senza le 28 dichiarazioni finali faticosamente messe insieme alla fine di ogni Cop i risultati sarebbero stati peggiori, ma qualche ulteriore numero aiuta a farsi un'idea più precisa: l'Unione Europea, che sin dalla prima Cop si è autoassegnata il ruolo di apripista, di esempio per il resto del mondo e per questo ha varato in questi 28 anni una serie molto lunga di direttive e regolamenti per abbattere le emissioni, ha effettivamente ridotto quelle di CO2 da 3,6 a 2,8 miliardi di tonnellate/anno, 800 milioni di tonnellate/anno in meno; ma purtroppo non l'hanno seguita nemmeno gli altri Paesi sviluppati più virtuosi: meno 190 milioni di tonnellate/anno il Giappone, meno 40 milioni di tonnellate/anno gli Stati Uniti. Non parliamo poi di Cina e India, che da sole, oggi emettono 11 miliardi di tonnellate/anno in più rispetto al 1995;
4) così, mentre l'Unione europea faticosamente tagliava 800 milioni di tonnellate/anno, il resto del mondo le incrementava di ben 15 miliardi di tonnellate/anno, vanificando ogni sforzo europeo, con il risultato che oggi le emissioni di CO2 dell'Unione europea sono circa il 9 per cento del totale mondiale e quelle di tutti i gas serra appena il 6 per cento (quelle dell'Italia 0,9 e 0,65 per cento, rispettivamente);
5) i numeri sopra riportati impongono una profonda riflessione, soprattutto sulle scelte tecnologiche che l'Unione europea ha fatto in questi anni, volendo indicare la strada, che di fatto nessuno ha seguito veramente, evidentemente perché la «ricetta tecnologica» proposta dagli autoproclamati apripista semplicemente non funziona; e la ragione principale è che i Paesi in via di sviluppo fanno un uso smodato dei combustibili fossili peggiori, scelta dal loro punto di vista inevitabile, in ragione dei bassi costi;
6) nel 2023, l'82 per cento del fabbisogno energetico mondiale è stato coperto da combustibili fossili, una quota maggiore di quella dei Paesi Ocse (77 per cento) e ancor più dell'Unione europea (70 per cento). Ma le cose peggiorano ulteriormente se guardiamo quali combustibili: in India e Cina (insieme fanno il 36 per cento della popolazione mondiale) il 55 per cento del fabbisogno energetico è stato coperto da carbone (il peggior combustibile per emissioni di CO2), il doppio della media mondiale e il quadruplo della media dei Paesi Ocse e dell'Unione Europea (pur con qualche eccezione). In valore assoluto India e Cina usano oggi i due terzi del carbone che si consuma nel mondo; e lo usano, oltre che nell'industria pesante, soprattutto per generare energia elettrica (61 per cento in Cina, 75 per cento in India);
7) è certamente una buona notizia che da eolico e solare Cina e India generino rispettivamente il 13 e il 9 per cento dell'energia elettrica, ma pensare di sostituire simili quantità di carbone, una fonte continua e modulabile ancorché estremamente inquinante, solo con rinnovabili variabili (solare ed eolico) necessariamente associate a sistemi di accumulo di breve e lungo periodo, modello proposto dall'Unione europea per 28 anni, non è evidentemente una soluzione economicamente e socialmente sostenibile a livello globale. Tant'è vero che nel 2023, pur in presenza di ingenti livelli di nuova capacità solare ed eolica installate in India e Cina, l'incremento di generazione elettrica da fossili, rispetto il 2022 è stata quattro volte superiore all'incremento di generazione da rinnovabili;
8) al vettore elettrico bisogna riservare un occhio davvero di riguardo, dal momento che tutti gli scenari a zero emissioni implicano una forte elettrificazione degli usi finali, dai trasporti alla produzione di calore e l'ulteriore impiego di energia elettrica per la produzione di idrogeno da destinare agli usi difficilmente elettrificabili. E questo farà accrescerà enormemente la domanda elettrica;
9) in occasione della 28ª Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28) di Dubai, le parti hanno conseguito diversi risultati importanti e anche riconosciuto fallimenti altrettanto importanti:
a) dopo l'Accordo di Parigi, i progressi verso gli obiettivi indicati sono largamente inferiori alle traiettorie previste; evidenza che deve far riflettere sulle tecnologie e gli strumenti sostenuti e spinti nelle varie Conferenze tra le parti. Alla luce di questo, le Parti si sono impegnate ad aumentare gli sforzi per la riduzione dell'uso del carbone e dei fossili in generale, a triplicare la potenza rinnovabile installata e a raddoppiare gli incrementi di efficienza energetica su scala globale. E sin qui nulla di nuovo;
b) la vera novità è che per la prima volta le parti abbiano adottato in modo esplicito un approccio tecnologicamente neutro, laddove nelle conclusioni è scritto che le Parti si impegnano ad: «accelerare la diffusione di tecnologie low-carbon, incluse, tra l'altro, le rinnovabili, il nucleare, la cattura, riuso e/o sequestro della CO2 e la produzione di idrogeno low-carbon»;
10) spiace che l'Italia alla Cop28 non abbia sottoscritto la dichiarazione a favore del nucleare presentata da 22 Paesi: Stati Uniti, Bulgaria, Canada, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ghana, Ungheria, Giappone, Repubblica di Corea, Moldavia, Mongolia, Marocco, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, motivando la decisione con il fatto che oggi l'Italia non produce energia nucleare, dal momento che non ne producono nemmeno 5 dei Paesi firmatari,
impegna il Governo:
1) ad adottare le necessarie iniziative di competenza volte ad adempiere agli impegni sottoscritti, insieme agli altri Paesi sviluppati e in ottemperanza dell'Accordo di Parigi, aumentando i propri contributi finanziari all'Adaptation Fund;
2) a supportare l'azione diplomatica verso l'attivazione di contributi finanziari per l'azione climatica globale anche da parte delle cosiddette economie emergenti, in linea con l'evoluzione dei bisogni e delle proprie capacità;
3) a sostenere la creazione di un quadro regolatorio internazionale stabile per favorire gli investimenti privati in tutte le tecnologie idonee alla transizione energetica: rinnovabili, nucleare della migliore tecnologia disponibile e cattura, sequestro e riuso della CO2;
4) ad aderire a qualunque dichiarazione sottoscritta dalle parti, anche in modo non unanime, a sostegno di un approccio tecnologicamente neutro alla transizione che favorisca lo sviluppo globale dell'energia nucleare, l'unica in grado di sostituire in modo efficace ed efficiente l'uso del carbone nella generazione di energia elettrica, insieme con le fonti rinnovabili.
(1-00357) «Ruffino, Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato».
(5 novembre 2024)
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:
da organi di stampa si apprende che il Piano nazionale di ripresa e resilienza potrebbe subire nuove rimodulazioni – in sostanza, la seconda macrorevisione in meno di due anni – con tagli a progetti essenziali per il Paese. Si prevede di trasferire tra i 3 e 6 miliardi di euro dalle misure che risultano di difficile attuazione verso quelle di più facile realizzazione, compromettendo riforme e investimenti cruciali;
per il Ministero delle imprese e del made in Italy si prevedono tagli al piano «Transizione 5.0», per il Ministero dell'università e della ricerca la riduzione dei 60 mila nuovi posti letto per gli studenti universitari, per il Ministero della giustizia alcune riforme slitteranno a dicembre 2025. Anche il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in sostanza già ammonito dalla Corte dei conti per i notevoli ritardi e i problemi di copertura di taluni progetti relativi al potenziamento delle infrastrutture idriche, potrebbe subire tagli, tra cui quelli per la tratta ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, progetto essenziale per migliorare il servizio ferroviario nel Sud Italia;
i dati e le tempistiche di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza mostrano un evidente rallentamento nell'attuazione delle opere infrastrutturali previste, con significativi ritardi nei progetti di trasformazione digitale dovuti alla complessità di gestione e alla scarsa interoperabilità tra sistemi. Gli interventi per le infrastrutture, quali piste ciclabili e trasporto rapido e i progetti di riqualificazione urbana e ambientale avanzano molto lentamente;
molti obiettivi di spesa sono ancora lontani dall'essere raggiunti, con notevoli criticità nella gestione e nell'erogazione dei fondi, eccessiva complessità e burocrazia e carenza di strutture tecniche a supporto soprattutto dei comuni, con ciò minacciando la capacità di spesa locale e il pieno utilizzo dei fondi europei entro le scadenze;
risulta evidente come l'esecuzione e il completamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, soprattutto per la parte che riguarda gli investimenti, sia decisamente in ritardo e come essa rischi di essere pregiudicata dal nuovo intervento di revisione recentemente prospettato, che andrebbe peraltro ad aggravare il quadro macroeconomico e le prospettive di crescita alla luce dei tagli alla spesa pubblica operati dal Governo negli ultimi due anni, per un valore di circa 5,4 miliardi di euro, che riguardano principalmente spese in conto capitale e spese in conto esercizio che impattano direttamente sul sistema produttivo e infrastrutturale del Paese –:
quali misure urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per evitare che la nuova rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, se confermata, insieme ai predetti ritardi, comprometta inesorabilmente la realizzazione di progetti essenziali per il rilancio strutturale del Paese.
(3-01534)
(5 novembre 2024)
MAZZETTI e BATTILOCCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la velocità con cui si sviluppano i processi di trasformazione sociale, economica e urbana trova le città italiane impreparate a svolgere il proprio ruolo nel rapporto tra l'uomo e l'abitare. Sono necessarie politiche edilizie e urbanistiche in grado di costruire il futuro delle città avendo una visione organica, coerente con gli obblighi di realizzare coesione sociale e sostenibilità ambientale, mediante piani di rigenerazione urbana in grado di ridisegnare le città per renderle più adeguate alle sopravvenute necessità;
per affrontare queste sfide non è più procrastinabile una riforma organica dell'attuale testo unico dell'edilizia, il decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, anche alla luce del recente decreto-legge n. 69 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 105 del 2024, più noto come «salva casa», e della crescente tendenza alla proliferazione normativa, fonte primaria di numerosi ostacoli che non favoriscono il settore edilizio;
il tema dell'edilizia popolare in Italia deve affrontare sfide legate alla necessità di garantire una disponibilità di alloggi accessibili, sicuri e dignitosi per le fasce della popolazione più a basso reddito;
questo stato di necessità è dimostrato dalle 650.000 famiglie nelle graduatorie per l'accesso ad una casa popolare, dalle 889 mila famiglie povere in affitto (il 45,3 per cento delle famiglie in stato di povertà) e dalle oltre 40.000 sentenze di sfratti emesse ogni anno, di cui buona parte per morosità incolpevole;
la stessa Federcasa ha evidenziato la necessità di elaborare un piano casa nazionale almeno di 250 mila alloggi di edilizia residenziale pubblica e edilizia residenziale sociale, anche mediante l'utilizzo di aree pubbliche dismesse assegnate gratuitamente ai comuni;
giace dal 2020 presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il testo di un disegno di legge sulla «Disciplina delle costruzioni» ai cui lavori presero parte, fin dal 2018, dietro iniziativa assunta dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, rappresentanti di vari Ministeri, enti regionali, Anci e categorie del settore. Altrettanto impellente è la necessità di intervenire per una riforma organica dell'urbanistica la cui disciplina nazionale è rimasta ancorata alla legge n. 1150 del 1942 –:
quali tempestive iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per sottoporre all'esame del Parlamento la nuova disciplina delle costruzioni, a superamento dell'attuale decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, nonché per avviare, contestualmente, la riforma della legge urbanistica, da ritenersi misura imprescindibile e inscindibile dal tema dell'edilizia e dal razionale utilizzo del suolo.
(3-01535)
(5 novembre 2024)
SOTTANELLI, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO e GRIPPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la tratta ferroviaria Pescara-Roma, a fronte di una lunghezza di circa 160 chilometri, conta tempistiche di percorrenza che mediamente ammontano a quattro ore;
è condivisibile, quindi, la pianificazione di interventi infrastrutturali che permettano la riduzione dei tempi, l'incremento della capacità della linea e un generale adeguamento e potenziamento tecnologico che aumenti la competitività del territorio abruzzese;
a tal fine, nell'aprile 2024, Rete ferroviaria italiana ha aggiudicato due bandi per un totale di circa 478 milioni di euro, riferiti al lotto 1 (Interporto d'Abruzzo-Manoppello, 142,7 milioni di euro) e al lotto 2 (Manoppello-Scafa, 334,9 milioni di euro);
questi progetti, però, comportano l'abbattimento di abitazioni di circa cento famiglie, di diverse aziende – con un totale di oltre cento dipendenti e che andrebbero rilocalizzate – e di altre attività;
la cittadinanza di Manoppello, che si vedrebbe sostanzialmente tagliata a metà dal progetto, ha manifestato in varie occasioni il proprio disappunto, non già per l'utilità del progetto in sé, ma per la miope scelta del tracciato;
da quanto emerge da organi di stampa locale, Rete ferroviaria italiana avrebbe disertato negli scorsi mesi svariate richieste di incontri e confronti per analizzare la possibilità di procedere con progetti alternativi, tra cui quello della cosiddetta «variante plus», la quale permetterebbe il compimento dell'opera senza i costi – economici, sociali e ambientali – dovuti alle espropriazioni previste dal progetto di Rete ferroviaria italiana;
alcune aziende, peraltro, denunciano il serio rischio di chiusura definitiva, non potendo evidentemente soddisfare la produzione nel caso di periodi di inattività legati ai lavori stessi e al trasferimento obbligato dell'attività;
le supposte criticità relative alla «variante plus», descritte nel luglio 2024 dal Sottosegretario Ferrante in risposta all'interrogazione 5-02502, sono di facile risoluzione, soprattutto per quanto riguarda la viabilità interportuale, che continuerebbe nella parte sottostante, e il passaggio nei pressi della frazione Mulino, distante un minimo di cento metri;
urge, necessariamente, interrompere l'esecuzione del progetto, procedendo, invece, con la «variante plus», contraddistinta da costi certi e di più facile e sicura realizzazione in quanto non impatterebbe con alcun edificio o fabbricato esistente, oltre a ricevere supporto e condivisione della cittadinanza –:
se non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza al fine di scongiurare la realizzazione di un'opera distruttiva – a livello sociale ed economico – e sostenere, invece, il progetto della «variante plus».
(3-01536)
(5 novembre 2024)
MACCANTI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
i portabici sono definiti strutture leggere e amovibili che non modificano in modo significativo la massa a vuoto del veicolo e possono, quindi, essere montati sia tramite appositi punti di aggancio previsti dal costruttore del veicolo, sia sul gancio di traino a sfera;
al fine di migliorare la sicurezza sulle strade, la circolare n. 25981 del 6 settembre 2023 e la successiva circolare di chiarimento n. 30187 del 12 ottobre 2023 hanno stabilito dei parametri e dimensioni molto stringenti sui portabici montati a sbalzo, quelli montati sulla parte posteriore della vettura, agganciati al portellone o al gancio traino;
tali circolari, adottate in adeguamento dell'articolo 164 del codice della strada, rendono pressoché impossibile l'uso del portabici su molti modelli di veicoli, tenuto conto della larghezza degli stessi e della lunghezza di molte biciclette;
inoltre, in caso di ostruzione dei dispositivi di illuminazione e di segnalazione visiva, le circolari hanno disposto l'obbligo di installazione di dispositivi supplementari, l'aggiornamento del documento unico di circolazione del veicolo con l'annotazione del tipo di portabici utilizzato e l'obbligo di visita e prova da parte degli uffici della motorizzazione civile, sovraccaricandone ulteriormente l'attività;
tale disciplina, ben più restrittiva di quella adottata in altri Stati europei, ad avviso degli interroganti introduce un'irragionevole disparità di trattamento dei cittadini italiani rispetto a cittadini di altri Paesi anche vicini al nostro;
il gruppo degli interroganti ha, per primo, posto la questione all'ordine del giorno del dibattito politico, presentando gli atti di sindacato ispettivo n. 5-01946 e 5-02741 –:
se e quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare al fine di fornire una risposta efficace alle problematiche della disciplina citata in premessa.
(3-01537)
(5 novembre 2024)
PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da decenni a Genova si discute sulla necessità di trasferimento di due grossi depositi petrolchimici – gestiti da Superba e Carmagnani – che si trovano a Multedo alle spalle del Porto petroli. Abitanti, istituzioni e aziende concordano sul fatto che i depositi dovrebbero essere spostati al più presto, senza che, tuttavia, sia individuata una soluzione ottimale;
infatti, nonostante tutte le risultanze documentali contrarie, si continua a discutere del progetto di trasferimento dei depositi al bacino portuale di Genova Sampierdarena, presso ponte Somalia. Che la procedura avanzi preoccupa sia gli abitanti del territorio interessato sia gli operatori portuali: è del 15 ottobre 2024 il comunicato stampa congiunto di Officine Sampierdanesi, Culmv, Filt-Cgil e Uil trasporti Liguria insieme al presidente del municipio II centro-ovest che dichiarano il loro sconcerto;
il 10 ottobre 2024 la capitaneria di porto ha apportato una modifica alla precedente ordinanza vigente, n. 32 del 2001, che di fatto potrebbe portare all'immissione degli infiammabili, fino ad ora vietati, all'interno del bacino. Pertanto, anche le aziende che ad oggi stoccano esclusivamente prodotti combustibili potranno fare richiesta per stoccare anche infiammabili, snaturando quella parte di porto a vocazione commerciale con gli annessi rischi in termini di sicurezza e di traffici;
inoltre, il progetto attuale disattende quanto prescritto dal comitato di gestione dell'autorità di sistema portuale nel dicembre 2021 in merito alle quantità, agli accosti nonché alla necessità e urgenza di localizzare in toto i depositi costieri in area portuale;
inoltre, il comitato si riferiva sia ai depositi Superba sia ai depositi Carmagnani; tuttavia, Superba ha affermato che «non sono pertinenti e necessari atti di formale adesione di altre società come Carmagnani»; pertanto, il rischio è quello di una duplicazione dei depositi costieri in ambito comunale e in ambito portuale, con un finanziamento di fondi pubblici per un'opera sostanzialmente privata;
infine, si ricorda che è aperto un fascicolo della procura della Repubblica di Genova in merito alla formazione del provvedimento di nulla osta di fattibilità adottato dal comitato tecnico regionale –:
se, per quanto di competenza, intenda adottare iniziative in ogni sede opportuna al fine di pervenire ad un giudizio negativo al progetto di trasferimento dei depositi chimici nel bacino portuale di Genova Sampierdarena alla luce delle criticità esposte in premessa, relative alla sicurezza nonché alla finalità dell'area portuale interessata, e delle legittime preoccupazioni degli operatori portuali.
(3-01538)
(5 novembre 2024)
LUPI, BICCHIELLI, ALESSANDRO COLUCCI, BRAMBILLA, CAVO, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
in Italia, ogni giorno, circa 5 milioni e mezzo di persone utilizzano il treno per spostarsi tra le città e le regioni, tra cui anche minori e turisti;
il 4 novembre 2024 Rosario Ventura, capotreno in servizio sul treno regionale veloce 12042, tratta Genova Brignole-Busalla, è stato accoltellato con l'unica colpa di aver svolto il suo lavoro e aver chiesto a due passeggeri, sprovvisti di titolo di viaggio, il biglietto;
dalla ricostruzione dei fatti si è appreso che dopo essere scesi dal treno i soggetti, poi individuati e fermati, abbiano iniziato ad inveire contro il capotreno con violenze verbali e fisiche, per poi accoltellare il capotreno;
nel corso del 2022, Ferrovie dello Stato ha registrato 32 episodi di violenza contro il personale;
in un'intervista rilasciata in data 5 novembre 2024 al quotidiano la Repubblica da Laura Andrei, capotreno in servizio sui regionali da oltre 10 anni, si evidenzia come la situazione, soprattutto sui regionali, sia divenuta insostenibile, al punto tale da consigliare ai nuovi colleghi di «praticare l'autotutela: si capisce chi è pericoloso e non si chiede il biglietto»;
a gennaio 2023 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per far fronte a questa situazione, aveva preventivato un piano di assunzioni di 300 persone ogni anno per 3 anni dal 2022 al 2025, fino a raggiungere un organico di 1.500 persone, al fine di garantire maggiore sicurezza nelle stazioni e sui treni;
le statistiche redatte dal gruppo Ferrovie dello Stato evidenziano come negli anni dal 2018 al 2022 vi siano stati oltre 5.000 furti nelle principali stazioni;
il Paese si appresta a ospitare appuntamenti importanti, tra cui il Giubileo del 2025, e ad affrontare le festività natalizie, che prevedono un aumento dell'utenza di treni e stazioni –:
quali ulteriori iniziative intenda intraprendere al fine di garantire la sicurezza di passeggeri e personale a bordo dei treni, in particolare sui treni regionali.
(3-01539)
(5 novembre 2024)
ZANELLA, PICCOLOTTI, BONELLI, BORRELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI e ZARATTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
Sara, uccisa a 18 anni dal coetaneo vicino di casa; Aurora, 13 anni, spinta giù dal balcone dal «fidanzatino» di 15 anni. Due femminicidi di giovanissime da parte di coetanei;
secondo l'ultimo report su giovani e violenza di genere del Servizio analisi della direzione centrale polizia criminale, presentato nel maggio 2024, sono le giovani under 35 a subire due violenze sessuali su tre, la stessa percentuale di violenze di gruppo e la diffusione di immagini sessualmente esplicite. Inoltre, si evidenzia l'aumento di violenze di gruppo ai danni di bambine sotto i 13 anni, balzate negli ultimi cinque anni dal 4 al 10 per cento;
a commettere questi reati sono per lo più giovani: uno su quattro è addirittura minorenne;
«la violenza di genere – è l'analisi della polizia criminale – non può essere superficialmente liquidata come un retaggio del passato che si va a superare con un ricambio generazionale. C'è dunque una necessità di porre attenzione alle nuove generazioni»;
Carla Garlatti, Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, in una memoria inviata alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, evidenzia la necessità di interventi educativi per decostruire stereotipi di genere e riconoscere le varie forme di violenza;
dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin, il Ministro interrogato ha presentato il progetto sperimentale «Educazione alle relazioni» rivolto alle scuole secondarie di secondo grado. Il progetto, di cui non si hanno notizie sulle adesioni delle scuole, si sviluppa in percorsi educativi extra-curriculari, con un impegno di 30 ore annue, a partecipazione facoltativa, ogni istituto aderisce su base volontaria, previo consenso dei genitori;
l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza durante la sua relazione annuale al Parlamento ha dichiarato che «bisogna investire sulla cultura dell'educazione all'affettività, alla parità di genere e al rispetto dell'altro.». Nel sottolineare che il piano «Educazione alle relazioni» non avrà gran successo perché «30 ore fuori dall'orario scolastico su base volontaria non sono sufficienti», afferma che «si tratta di una materia che andrebbe introdotta nelle scuole fin da piccoli. Perché è fin da piccoli che si deve imparare il rispetto e l'educazione per l'altro» –:
se non ritenga di dover convenire sulla necessità di introdurre nei corsi scolastici del primo e del secondo ciclo di istruzione, con orario aggiuntivo, l'insegnamento dell'educazione sessuale e affettiva finalizzato alla crescita educativa, culturale ed emotiva, per contrastare stereotipi, anche quelli omofobici, e favorire relazioni più consapevoli e rispettose tra ragazze e ragazzi.
(3-01540)
(5 novembre 2024)
FOTI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, VIETRI, CIANCITTO, CIOCCHETTI, COLOSIMO, LANCELLOTTA, MACCARI, MORGANTE, ROSSO e SCHIFONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il tema delle liste d'attesa rappresenta una delle maggiori criticità del Servizio sanitario nazionale, con significative ripercussioni sull'effettivo accesso alle cure da parte dei cittadini e sulla tutela del diritto fondamentale alla salute;
il Ministro della salute, in una recente comunicazione alla Conferenza delle regioni, ha annunciato l'imminente completamento dei decreti attuativi per l'applicazione del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, specificamente dedicato alla gestione delle liste d'attesa e risultato di un lungo e articolato confronto con ordini professionali, tecnici, associazioni di categoria e rappresentanti delle regioni;
nella medesima comunicazione sono state rilevate diverse criticità persistenti nel sistema sanitario nazionale, dalla presenza di liste d'attesa illegalmente chiuse in numerose realtà territoriali, alla mancata consegna delle agende da parte di alcuni operatori sanitari, fino alla diffusa disattenzione agli obblighi istituzionali a favore dell'attività libero-professionale, nonché all'inefficace utilizzo, da parte di diverse regioni, dei fondi specificamente destinati all'abbattimento delle liste d'attesa;
il Ministero della salute ha, inoltre, annunciato l'attivazione, entro la fine del 2024, di una piattaforma nazionale dedicata al monitoraggio delle liste d'attesa;
occorrerebbero specifiche misure di controllo e sanzione nei confronti delle strutture sanitarie che mantengono illegittimamente chiuse le liste d'attesa o non ottemperano agli obblighi di trasparenza nella gestione delle agende –:
quale sia lo stato di avanzamento dei decreti attuativi in materia di liste d'attesa e quale il livello di collaborazione delle regioni nell'implementazione delle nuove misure, con particolare riferimento a quelle che presentano criticità nella spesa dei fondi dedicati.
(3-01541)
(5 novembre 2024)
BRAGA, FURFARO, MALAVASI, CIANI, GIRELLI, STUMPO, BONAFÈ, GHIO, TONI RICCIARDI, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, CASU, FORNARO e DE MARIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la crescita del Fondo sanitario nazionale per il 2025 e gli anni seguenti risulta nettamente insufficiente rispetto alle difficoltà della sanità pubblica di garantire in maniera equa il diritto universale alla salute;
la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese dimostra che il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale e la tutela della salute non sono una priorità per l'attuale Governo. Infatti, in termini di percentuale di prodotto interno lordo, il Fondo sanitario nazionale scende dal 6,12 per cento del 2024 al minimo storico del 5,9 per cento nel 2027, per poi scendere ancora negli anni seguenti;
gli impegni di spesa che il disegno di legge di bilancio mette in carico al Fondo sanitario nazionale e alle regioni assorbono molto di più delle risorse stanziate per le misure previste per il periodo 2025-2030, lasciando scoperti 19 miliardi di euro, che si tradurranno in tagli ai servizi o in nuove tasse ai cittadini;
nel disegno di legge di bilancio non c'è traccia del piano straordinario di assunzione per medici e infermieri, dell'abolizione del tetto di spesa per il personale, nonché di risorse adeguate per restituire attrattività al Servizio sanitario nazionale;
a fronte di questa drammatica situazione, mentre il Servizio sanitario nazionale cade a pezzi, la spesa sanitaria privata aumenta, con 4,5 milioni di italiani che non riescono a curarsi, in attesa ancora dei decreti attuativi del «decreto liste d'attesa», il Sottosegretario Gemmato, che – viste le sue competenze istituzionali – dovrebbe occuparsi di far funzionare il servizio sanitario pubblico, detiene una quota pari al 10 per cento della società Therapia s.r.l.;
Therapia s.r.l. opera nella sanità privata e gestisce tre poliambulatori a Bitonto e Bari che offrono visite specialistiche, fisioterapia, esami diagnostici, con l'impegno di «non dover attendere i lunghi tempi del servizio sanitario pubblico»;
una pubblicità quella della Therapia s.r.l. che reclamizza, quindi, accertamenti diagnostici rapidi al contrario di quelli offerti dal Servizio sanitario nazionale; affermazione questa ancor più grave visto che proviene da chi quel sistema lo rappresenta istituzionalmente –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per riportare la spesa sanitaria rispetto al prodotto interno lordo a valori in linea con gli altri Paesi europei e per garantire il diritto universale alla salute dei cittadini difendendo il Servizio sanitario nazionale, anche in relazione al fatto che un Sottosegretario detiene quote di una società privata che opera nel medesimo settore in aperto conflitto di interessi.
(3-01542)
(5 novembre 2024)
QUARTINI, DONNO, PELLEGRINI, DELL'OLIO, GIULIANO, L'ABBATE, SPORTIELLO, MARIANNA RICCIARDI e DI LAURO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto segnalato da alcuni organi di informazione e secondo quanto, invero, già documentato nella situazione patrimoniale presente sul sito istituzionale della Camera dei deputati, il Sottosegretario alla salute, onorevole Marcello Gemmato, è socio di minoranza, al 10 per cento, di Therapia s.r.l., una società pugliese che gestisce tre poliambulatori a Bitonto in provincia di Bari;
secondo quanto riferito dagli organi di informazione, la società si propone di offrire in tempi ragionevoli visite, esami diagnostici, fisioterapia, «senza i lunghi tempi del servizio pubblico», quei tempi che la compagine governativa in carica, di cui fa parte anche l'onorevole Gemmato in qualità di Sottosegretario alla salute, ha il dovere di ridurre e sui quali in diversi provvedimenti, come, ad esempio, il «decreto liste di attesa» del 7 giugno 2024, il Governo in carica ha fornito diverse soluzioni, tra le quali principalmente si evince proprio l'incremento delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale può acquistare da privati;
non è un caso, in effetti, che proprio come conseguenza delle predette soluzioni, gli erogatori sanitari privati si sono trovati ad incrementare notevolmente il loro fatturato e, secondo quanto riferito dagli organi di informazione, anche la società Therapia s.r.l. avrebbe visto crescere il proprio fatturato;
il Sottosegretario alla salute, si ricorda, ha una delega sulle farmacie ed è egli stesso un farmacista, ex titolare di farmacia ora ceduta, nella gestione, a suoi familiari; a riguardo, a parere degli interroganti non si può ignorare come la remunerazione del farmaco o i benefìci delle cosiddette farmacie dei servizi siano una costante delle misure finanziarie di questo Governo, che ha trasferito, ad esempio, alcuni medicinali dalla distribuzione diretta tramite azienda sanitaria locale alla distribuzione tramite le farmacie del territorio;
a giudizio degli interroganti è evidente come la posizione del Sottosegretario alla salute, onorevole Gemmato, sia significativamente caratterizzata da un imbarazzante conflitto d'interesse che, al di là delle questioni societarie e gestionali che lo tutelerebbero in punto di diritto, di fatto pone una macroscopica questione di opportunità politica e istituzionale, con riguardo sia alla questione dei benefìci degli erogatori privati del Servizio sanitario nazionale, sia al tema delle farmacie –:
quali iniziative urgenti di competenza intenda porre in essere, a partire dalla riconsiderazione delle deleghe, in relazione alla necessità di rimuovere, sotto il profilo oggettivo e soggettivo, il potenziale conflitto di interessi in capo al Sottosegretario di Stato, al fine di scongiurare qualsiasi opacità politica e istituzionale che rischia di compromettere ulteriormente la fiducia dei cittadini nei confronti della politica, oltre che del Servizio sanitario pubblico e universalistico.
(3-01543)
(5 novembre 2024)