TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 391 di Martedì 3 dicembre 2024

 
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INTERROGAZIONI

A)

   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza in tema di riforma del processo prevede tra gli obiettivi da raggiungere, limitatamente agli uffici di merito e al settore civile, la riduzione dell'arretrato, con il fine di migliorare nel suo complesso l'efficienza del sistema giustizia;

   per il tribunale sono considerati «arretrato» tutti i procedimenti pendenti da oltre tre anni al 31 dicembre 2019 di area Sicid, con l'esclusione della materia del giudice tutelare, dell'accertamento tecnico preventivo in materia previdenziale (Atp) e dell'attività di «ricevimento e verbalizzazione di dichiarazione giurata»; per la Corte d'appello sono considerate invece le cause pendenti da più di due anni al 31 dicembre 2019;

   in particolare, la riduzione dell'arretrato civile è stata fissata dall'obiettivo Pnrr al 65 per cento in tribunale e al 55 per cento in Corte di appello entro fine 2024; mentre il target diventa più ambizioso entro giugno 2026 prevedendo una riduzione del 90 per cento delle cause pendenti sia presso i tribunali che in appello;

   la Direzione generale di statistica e analisi organizzativa del Ministero della giustizia, in accordo con il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, ha elaborato un kit statistico per riportare, a livello distrettuale e nazionale, distintamente per ciascuna sede tribunale e di Corte di appello, l'andamento dei flussi, delle pendenze, del clearance rate (Cr), del disposition time e anche dell'arretrato civile;

   in merito all'andamento dell'arretrato in tribunale, la relazione sul monitoraggio statistico-giudiziario del Ministero della giustizia aggiornata a dicembre 2022 ha evidenziato come, «sebbene si registri una riduzione rispetto alla baseline sia nel 2021 che nel 2022 (rispettivamente, del –3,8 per cento e –9,3 per cento), il trend risulti contenuto in relazione al target da raggiungere, anche tenendo conto del fatto che il contributo derivante dal potenziamento degli Uffici del processo non ha ancora evidenziato tutte le effettive potenzialità. In Corte di appello, invece, la riduzione dell'arretrato civile è più marcata, con una variazione di –28,3 per cento rispetto al 2019 e –18,9 per cento rispetto al 2021»;

   a sottolineare le difficoltà di raggiungere i target in principio prefissati è stata la stessa relazione relativa alle proposte di revisione del Pnrr presentata recentemente dal Ministro Fitto alle Camere;

   nella relazione si evidenzia come «rispetto al triennio 2017/2019 in cui si era registrata una riduzione percentuale media del 9,2 per cento all'anno, sia nel 2021 che nel 2022 la riduzione media annuale dell'arretrato nei Tribunali è stata inferiore al 6 per cento»;

   più in particolare, 95 tribunali su 140, pari al 68 per cento del totale, nel periodo 2019-2022 hanno ridotto l'arretrato civile, con una riduzione media pari al 28 per cento, mentre le restanti «45 sedi viceversa hanno registrato un aumento dell'arretrato»,

   le cause della variazione di arretrato verrebbero ricondotte da un lato «all'onda dei ricorsi in materia di protezione internazionale del 2019», dall'altro al fatto che «una quota significativa del nuovo personale per l'Ufficio del processo non è rimasto in servizio»;

   in tale ottica il Governo ha proposto una riformulazione che potrebbe «prevedere, alternativamente, una rideterminazione quantitativa alla luce delle circostanze emerse nel primo periodo di attuazione, oppure la previsione di target differenziati, che tengano conto delle differenze oggettive tra Uffici giudiziari»;

   in risposta alle criticità emerse si è esposto anche Movimento Forense, che ha annunciato di voler inoltrare istanza di accesso agli atti per venire a conoscenza dei 45 tribunali in cui non sono stati raggiunti gli obiettivi di riduzione di arretrato civile –:

   se i Ministri interrogati intendano fornire con urgenza l'elenco completo dei 45 tribunali che hanno registrato un aumento dell'arretrato e i relativi dettagliati dati.
(3-00597)

(4 agosto 2023)

B)

   DI BIASE, GIANASSI, LACARRA e SERRACCHIANI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con circolare del Capo del dipartimento di giustizia minorile del 1° ottobre 2024 è stata introdotta una nuova disciplina sull'utilizzo da parte degli agenti di polizia penitenziaria dell'uniforme di servizio negli istituti penali per minorenni, che a giudizio dell'interrogante appare in contrasto con quanto previsto dal decreto ministeriale del 24 febbraio 2004;

   nelle premesse della circolare viene motivata la decisione di rimodulare l'utilizzo dell'uniforme ordinaria, di servizio e operativa. In particolare si motiva sottolineando «la necessità di rimodulare la disciplina concernente l'uso delle uniformi del Corpo di Polizia Penitenziaria per il personale operante negli Uffici, Istituti e Servizi del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, in ciò rilevando, in particolare, l'esigenza di favorire e riaffermare una corretta introiezione da parte dei soggetti detenuti negli Istituti Penali Minorili, minorenni e giovani adulti, ed immessi nel circuito penale, in ordine al valore e al significato della pubblica funzione svolta dal personale di Polizia Penitenziaria ivi impiegato»;

   la circolare tra le ragioni del provvedimento riporta anche il fatto che «l'uso dell'uniforme da parte del personale di Polizia Penitenziaria assegnato al comparto detentivo minorile corrisponda all'esigenza di evidenziare e tutelare il principio di autorevolezza che deve permeare l'esercizio della pubblica funzione, anche nella percezione degli utenti, quale segno formale e simbolico di legalità democratica, onore e disciplina, connettendo il prestigio della divisa a una simmetrica correttezza e lealtà costituzionale, tesa all'assolvimento dei doveri istituzionali, in un quadro di rispetto delle regole e delle garanzie»;

   la decisione assunta dal Capo del dipartimento di giustizia minorile è stata aspramente criticata per l'intento repressivo di cui appare portatrice. In particolare l'associazione Antigone per i diritti dei detenuti si è espressa con chiarezza sul punto. «Da oggi – si legge in una dichiarazione a mezzo stampa della coordinatrice nazionale di Antigone Susanna Marietti – nelle carceri minorili i poliziotti indosseranno la divisa. Per segnare anche simbolicamente che pure verso i ragazzini ci vuole un carcere distante e autoritario. Nei decenni i poliziotti hanno vestito in borghese per facilitare la relazione educativa. Si tratta di un altro tassello di cultura repressiva che vince su quel buon senso di cui era impregnato il sistema della giustizia minorile e che ha sempre dimostrato di essere efficace nel reintegrare socialmente i ragazzi» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della circolare del Capo del dipartimento di giustizia minorile del 1° ottobre 2024 e se non ravvisi un'ingiustificata difformità con quanto previsto in ordine all'utilizzo delle uniformi del personale di polizia penitenziaria all'interno degli istituti penali per minorenni, dal decreto ministeriale del 24 febbraio 2004;

   se non ritenga che quanto disposto dalla circolare, viste anche le motivazioni in premessa, non rappresenti il rischio concreto di un'omologazione del sistema della giustizia minorile al sistema penitenziario per gli adulti.
(3-01588)

(2 dicembre 2024)
(ex 5-03073 dell'8 novembre 2024)

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