TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 411 di Venerdì 17 gennaio 2025
INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
dall'anno 2010 la regione Calabria è commissariata per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali e allo stato il presidente pro tempore della regione ne è il commissario ad acta;
le aree montane della Calabria, tra cui il comune di San Giovanni in Fiore, versano in una condizione di grave marginalità nell'accesso ai servizi sanitari essenziali, a causa delle distanze dai più vicini ospedali hub e spoke, delle difficoltà infrastrutturali e delle condizioni climatiche avverse, in particolare nei mesi invernali;
gli ospedali di San Giovanni in Fiore, Acri, Soveria Mannelli e Serra San Bruno rappresentano l'unico presidio sanitario per migliaia di persone che vivono in quelle aree montane, ma essi sono stati gravemente depotenziati a partire dal Dpgr-Dca n. 18 del 2010, di riordino della rete dell'assistenza ospedaliera regionale nell'ambito del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Calabria; di conseguenza, tali presìdi ospedalieri non hanno più i reparti di pediatria e chirurgia generale e le attività diagnostiche sono ivi fortemente limitate;
il decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, prevede che, negli ospedali di area disagiata in contesti montani o insulari, sia garantita la funzione di pronto soccorso e con il supporto delle discipline di medicina interna, chirurgia generale e, ove attivata detta funzione, anestesia, ortopedia, radiologia, laboratorio ed emoteca;
il suddetto decreto ministeriale peraltro, definisce le tipologie di ospedale sulla base dei bacini di utenza legati al numero di abitanti nei singoli territori;
il 4 gennaio 2025, un uomo di 48 anni è deceduto per arresto cardiaco sopraggiunto durante il trasporto all'ospedale hub di Cosenza, dopo aver atteso per oltre tre ore un'ambulanza medicalizzata presso il pronto soccorso di San Giovanni in Fiore e a causa dell'indisponibilità dell'elisoccorso per condizioni di scarsa visibilità;
in altri casi, le carenze sanitarie del territorio hanno concorso al decesso di altri pazienti, per esempio di Antonio Loria, morto nel giugno 2023 per incidente stradale nei pressi del comune di San Giovanni in Fiore, il cui ospedale necessiterebbe di una chirurgia generale e di un'emodinamica;
la carenza di personale medico nella postazione di emergenza territoriale 118 di San Giovanni in Fiore, con soli due medici su una pianta organica prevista di sei, ha contribuito alla recente tragedia, evidenziando le gravi lacune nell'organizzazione della rete sanitaria territoriale;
di recente, in Calabria il servizio di emergenza-urgenza è stato centralizzato, con l'attivazione di due centrali operative: una a Cosenza, l'altra a Catanzaro;
la rapidità di intervento, nei casi di sindrome coronarica acuta, è cruciale per la sopravvivenza e il successo delle cure;
il suddetto episodio evidenzia l'urgenza di interventi strutturali e organizzativi per garantire il diritto alla salute nelle aree montane della Calabria, potenziando gli organici e i presìdi sanitari e adottando modelli di eccellenza già sperimentati in altre regioni –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti in premessa;
se, in relazione all'episodio descritto in premessa, risulti che per il trasporto del paziente non vi fosse un'ambulanza medicalizzata disponibile a partire da Crotone;
se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle gravi carenze di personale e di mezzi che interessano l'emergenza-urgenza nel territorio di San Giovanni in Fiore nonché negli altri comuni montani della Calabria in cui sono presenti ospedali sanitari montani;
quali iniziative urgenti intenda assumere, anche per il tramite del commissario ad acta, per assicurare il rispetto degli standard previsti dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 e garantire un servizio sanitario adeguato nelle riferite aree;
se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a modificare il decreto ministeriale citato in modo da consentire alle aree montane di avere degli ospedali attrezzati per la chirurgia generale e gli interventi di emodinamica, dunque prevedendo apposite eccezioni normative volte al superamento del criterio dei bacini di utenza ivi definiti;
se non ritenga opportuno avviare un piano straordinario per il potenziamento delle strutture sanitarie montane, includendo incentivi per il personale medico;
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere perché in Calabria venga adottato un modello integrato, per rafforzare l'assistenza ospedaliera nelle aree montane calabresi, migliorando l'accesso ai servizi e garantendo il diritto alla salute dei cittadini;
quali iniziative immediate, per quanto di competenza, intenda adottare, anche per il tramite del commissario ad acta, per evitare che tragedie come quella accaduta il 4 gennaio 2025 si ripetano, assicurando risorse adeguate al pronto soccorso di San Giovanni in Fiore e agli ospedali di montagna della Calabria.
(2-00503) «Baldino, Auriemma».
(8 gennaio 2025)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
secondo l'ultimo monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria generale dello Stato la spesa sanitaria privata è aumentata più della pubblica: nel 2023 quella pubblica ha toccato quota 132,9 miliardi (+2 per cento rispetto al 2022) cui vanno sommati altri 43 miliardi di spesa out of pocket (+7 per cento) per arrivare alla cifra «monstre» di quasi 176 miliardi;
più in particolare, nel rapporto si rileva che il persistente aumento della spesa pubblica nel decennio appena trascorso è contraddistinto da un'accelerazione tra il 2020 e il 2021 per via dei maggiori costi connessi con la gestione dell'emergenza sanitaria da COVID-19 e se fino al 2019 l'incremento medio annuo è stato dell'1,1 per cento, nel biennio successivo ha raggiunto il 4,2 per cento; la crescita osservata nel 2020 (5,4 per cento) risulta essere più consistente di quella riscontrabile nel 2021 (+2,9 per cento), presumibilmente per via dei diversi modelli organizzativi messi in atto dalle regioni per fronteggiare la crisi epidemiologica;
la Ragioneria rivela come «meno accentuato risulta, invece, il tasso di incremento della spesa sanitaria osservato negli ultimi due anni in ragione dell'attenuarsi dei citati oneri strettamente legati alle misure emergenziali, benché in parte compensati dai summenzionati rincari delle fonti energetiche»;
secondo i predetti dati, inoltre, negli ultimi 20 anni la spesa per acquisti da privato nel Sistema sanitario nazionale è cresciuta di 12 miliardi per attestarsi nel 2023 vicino a quota 27 miliardi e rappresenta il 20,3 per cento della spesa totale (nel 2013 era al 18,2 per cento);
come noto, inoltre, ci sono differenze significative tra le regioni; stando ai dati 2023 il Lazio ha la percentuale più alta di spesa privata con il 29,3 per cento della spesa seguita da Molise con il 28,7 per cento e la Lombardia con il 27,2 per cento; al quarto posto la Sicilia con il 23,9 per cento e superano la media nazionale anche la Campania (23,3 per cento) e la Puglia (22 per cento); la spesa da privato più bassa è quella della Valle d'Aosta con il 7,7 per cento cui segue la provincia autonoma di Bolzano con il 9,9 per cento e il Friuli con il 10,8 per cento;
stupisce poi come a ricorrere al privato siano le regioni in piano di rientro o commissariate (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) che in media sono al 23,9 per cento, mentre quello non in piano di rientro (Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche e Basilicata) si attestino al 18,9 per cento in media, ad eccezione della Lombardia;
il rapporto della Ragioneria rileva come continui a salire il disavanzo delle regioni che nel 2023 si è attestato a 1,850 miliardi di euro (il dato più elevato degli ultimi 10 anni) e come siano ben 14 le regioni con i conti in rosso e che hanno dovuto mettere mano a risorse proprie (e quindi a tagliare su altre voci di spesa extra sanitarie) per chiudere i bilanci;
quanto al personale sanitario, dal rapporto si evince che se dal 2014 al 2017 il numero di unità a tempo indeterminato si è contratto da quasi 663.800 a poco più di 647.000, nei successivi quattro anni il numero dei lavoratori dipendenti del settore sanitario è aumentato costantemente attestandosi a poco meno di 682.000 nel 2022: dal 2019, anno pre-Covid, al 2022, i dipendenti del Servizio sanitario nazionale a tempo indeterminato sono cresciuti di circa 32.300 unità, di cui 29.750 di personale non dirigente e circa 2.600 unità di personale dirigente; nel periodo 2019-2022 i dipendenti a tempo determinato sono cresciuti di 17.442 unità, passando da 32.713 a 50.155 unità. Complessivamente, tra il 2019 e il 2022 il numero di unità di personale dipendente, a tempo indeterminato e a tempo determinato, è aumentato di 49.774 unità (+7,3 per cento), passando da 682.236 a 732.010 unità; rispetto al periodo pre-Covid (2019), il personale dipendente a tempo determinato e indeterminato è aumentato di 46.092 unità (+8,5 per cento) con riferimento al personale non dirigente, e di 3.673 unità (+2,7 per cento), con riferimento al personale dirigente; nel 2023 la spesa per personale torna a diminuire;
in linea con l'anno precedente, dopo il rallentamento registrato nel 2020 (pari a –11,6 per cento rispetto al 2019), continua il trend crescente della spesa sanitaria privata che presenta una variazione del +7 per cento rispetto ai valori dell'anno precedente arrivando a toccare la quota record di 43,1 miliardi di euro;
in sintesi, dal citato rapporto della Ragioneria emerge con chiarezza che se nella XVIII legislatura e con i precedenti Governi si rafforzava la spesa sanitaria pubblica e la spesa per il personale sanitario era tornata a crescere sensibilmente, dall'anno 2023 invece si assiste ad una inesorabile privatizzazione della sanità pubblica e ad una sensibile contrazione delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale –:
se abbia contezza dei dati di sostanziale «decrescita infelice» del Servizio sanitario nazionale come certificati dalla Ragioneria generale dello Stato nel suo ultimo monitoraggio della spesa sanitaria (dicembre 2024) e quali iniziative urgenti di competenza intenda porre in essere per invertire l'annosa tendenza alla privatizzazione della sanità del nostro Paese.
(2-00507) «Quartini, Marianna Ricciardi, Sportiello, Di Lauro, Carmina, Donno, Dell'Olio, Torto, Fenu, Gubitosa, Raffa, Aiello, Barzotti, Carotenuto, Tucci, Alifano, Auriemma, Alfonso Colucci, Penza, Riccardo Ricciardi».
(14 gennaio 2025)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, per sapere – premesso che:
sul portale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica è pubblicato il parere di compatibilità ambientale n. 19 del 13 novembre 2024 relativo al progetto del «Collegamento stabile tra Sicilia Calabria»;
il parere – 685 pagine – ripercorre il complesso iter amministrativo del progetto ed analizza la corposa documentazione presentata (complessivamente 10953 documenti);
la Commissione valutazione impatto ambientale ha espresso parere positivo con 62 condizioni ambientali (CA) e negativo per la Valutazione di Incidenza Appropriata (Livello II) per i siti della Rete Natura 2000 ZPS ITA030042 (Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina Stretto), ZPS IT9350300 (Costa Viola) e ZSC IT9350172 (Fondali da Punta Pezzo a Capo dell'Armi);
la condizione ambientale n. 1 vincola la realizzazione dell'opera agli esiti della Valutazione di Incidenza Ambientale di livello III secondo la Direttiva 92/43/CEE che «Si applica soltanto se, nonostante una valutazione negativa, il promotore ritiene che il piano o il progetto debba comunque essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico. Ciò è possibile soltanto se non vi sono soluzioni alternative, se i motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sono debitamente giustificati e se si adottano misure compensative adeguate per assicurare la tutela della coerenza globale di Natura 2000»;
nel rispettare le future decisioni della Commissione europea, si rappresenta che il proponente non avrebbe valutato adeguatamente le eventuali alternative in assenza delle quali e sulla base di «motivi imperativi di rilevante interesse pubblico» si possa giustificare la realizzazione del progetto;
il proponente, a giudizio degli interpellanti, ha effettuato una carente valutazione progettuale ed economica dell'opera; sul lato progettuale, la condizione ambientale n. 34 prescrive al proponente, prima dell'approvazione del progetto esecutivo, «uno studio in cui siano maggiormente approfonditi i rilevamenti geologici e geomorfologici, le indagini geofisiche, sismologiche e paleosismologiche, e la caratterizzazione delle faglie»; tali indagini sarebbero dovute già essere state esperite dal proponente per sapere se e come l'opera possa essere realizzata ovvero prevedere alternative a minor impatto tra cui l'alternativa zero, ovvero la non realizzazione;
nel parere della Commissione valutazione impatto ambientale si parla in più punti dell'altezza del ponte pari a 65 metri, ma a pagina 20 si evidenzia una modifica del profilo verticale che sul «lato siciliano della campata principale è stato rialzato verticalmente fino a quota +77,50 m in corrispondenza del punto critico» comportando modifiche (maggiore altezza delle torri, aumento del diametro delle fondazioni) che potrebbero non essere state adeguatamente valutate dal proponente e dalla Commissione valutazione impatto ambientale;
sul lato economico, la Commissione valutazione impatto ambientale richiede di approfondire lo studio trasportistico in condizione ambientale n. 14 in considerazione che i costi dell'opera sono in parte sostenuti dallo Stato; ne discende ovviamente una approssimativa valutazione delle alternative progettuali per opere meno onerose dal punto di vista economico;
le condizioni ambientali nn. 2, 3, 4, 5, 18, 25, 62 sono relative alla gestione del materiale di scavo prodotto, stimato complessivamente in 16565700 metri cubi, di cui 4565948 per il versante Calabria e 11999752 versante Sicilia, in particolare: la condizione ambientale n. 3 prevede che «Il Proponente dovrà identificare le tipologie di discarica che si intende realizzare nei 4 siti»; la condizione ambientale n. 4 prevede «una verifica della compatibilità idraulica del sito di deposito e recupero ambientale CRA5, per il quale permangono problematiche dovute alla sua vicinanza al torrente Petrace»; la condizione ambientale n. 5 prevede una serie di approfondimenti e interventi relativi all'impatto sui corpi idrici interessati;
non risultano pertanto ancora certamente individuati i siti di recapito finale dei rifiuti speciali e la loro idoneità anche in relazione alla mancata caratterizzazione quali quantitativa delle risorse idriche intercettate; inoltre il proponente non ha presentato lettere d'impegno dei gestori degli impianti per ricevere i rifiuti nel periodo temporale di realizzazione dell'opera;
il Ponte sullo Stretto consiste in molteplici opere che coinvolgono due regioni, due province e tre comuni, determinando automatica variante urbanistica, e rappresenta, di fatto, un diverso modello territoriale di sviluppo che, a partire dalle infrastrutture di trasporto, implica un radicale cambio di paradigma rispetto allo stato attuale e, soprattutto, rispetto ad altri possibili scenari di sviluppo;
le questioni delle modalità di trasporto e della infrastrutturazione del vasto territorio che il «progetto» Ponte va ad interessare, sono temi che, per il livello di strategicità che li connota, dovrebbero trovare nella valutazione ambientale strategica un adeguato contesto di valutazione; in sostanza l'insieme delle opere che costituiscono il «progetto» Ponte, dovrebbe essere individuato per quello che effettivamente è: un Piano integrato di sistema, come chiaramente indicato, già nel 2001, dagli advisor incaricati dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica con delibera n. 33 del 19 febbraio 1999; si ricorda a tal proposito che il piano di zonizzazione acustica dell'aeroporto di Bergamo, che ha determinato variante urbanistica alla pianificazione comunale vigente nei territori contermini, è stato sottoposto a valutazione ambientale strategica a seguito della sentenza del Tribunale amministrativo regionale Lombardia n. 00668/2013, confermata dal Consiglio di Stato con sentenza 01278/2015 per l'«efficacia precettiva e prevalente sulla strumentazione urbanistica comunale»;
il parere espresso dalla Commissione valutazione impatto ambientale, secondo giurisprudenza consolidata, dovrebbe, nella sostanza, a giudizio degli interpellanti essere negativo; si rimanda a numerose sentenze del Consiglio di Stato (1164, 1166, 1167, 1169, 1170 del 2020), le quali hanno evidenziato vizi sia di illogicità, sia di difetto di istruttoria, nel positivo giudizio di compatibilità ambientale che la Commissione valutazione impatto ambientale ha espresso in assenza di sufficienti elementi di valutazione e a seguito di prescrizioni da potersi ritenere concordemente negativi in quanto, in assenza da parte del proponente di approfondimento sugli aspetti progettuali necessari a definire un esaustivo quadro di valutazione degli impatti ambientali, il giudizio positivo espresso dalla commissione denoti una manifesta irragionevolezza; inoltre il Consiglio di Stato, nella giurisprudenza citata, ha confermato che le scelte progettuali relative ad aspetti qualificanti del progetto avrebbero dovuto essere verificate in sede di Valutazione di Impatto Ambientale e non già in sede di verifica di ottemperanza alle prescrizioni; il Consiglio di Stato, infine, ha affermato che l'assenza di un valido procedimento valutazione ambientale strategica comporti un contraddittorio e illogico esito della Valutazione di Impatto Ambientale –:
alla luce delle numerose e insanabili criticità illustrate in premessa se il Ministro interpellato intenda esprimere parere negativo sulla compatibilità dell'opera, ovvero intenda sospendere qualsiasi pronunciamento in attesa delle decisioni della Commissione europea sulla Valutazione di Incidenza di III livello.
(2-00486) «Santillo, Morfino, Sergio Costa, Ilaria Fontana, Iaria, Aiello, Amato, Baldino, Cantone, Carmina, Caso, Donno, D'Orso, Fede, L'Abbate, Lomuti, Orrico, Pavanelli, Raffa, Scerra, Scutellà, Traversi, Tucci».
(2 dicembre 2024)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, per sapere – premesso che:
in data 9 luglio 2024, il Cipess ha approvato la delibera n. 40 del 2024 che ha disposto il definanziamento di progetti nell'ambito del piano di sviluppo e coesione Sicilia 2014/2020 per un importo complessivo di 338.734.846,51 euro;
tale definanziamento è stato giustificato dal mancato raggiungimento di obbligazioni giuridicamente vincolanti (Ogv) entro i termini stabiliti al 31 dicembre 2022 e al 30 giugno 2023, come previsto dal decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34;
gli interventi definanziati riguardano progetti strategici, molti dei quali destinati a migliorare infrastrutture fondamentali, mitigare il rischio idrogeologico e sviluppare la rete dei trasporti e dei servizi pubblici essenziali nella Regione Siciliana e nelle città metropolitane;
l'allegato 2 della delibera n. 40 del 2024 elenca dettagliatamente i progetti interessati dal definanziamento, comprese le relative implicazioni finanziarie per ciascuna amministrazione;
il definanziamento colpisce settori cruciali per lo sviluppo socio-economico del territorio siciliano, come dimostrato dai progetti elencati nell'allegato 2, tra cui infrastrutture viarie, interventi idrogeologici e progetti di sviluppo urbano;
la mancata realizzazione degli interventi rischia di accentuare il divario infrastrutturale ed economico tra la Sicilia e le altre regioni italiane –:
quali siano le motivazioni precise che hanno impedito il raggiungimento delle Ogv entro i termini previsti per ciascun progetto definanziato;
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per mitigare l'impatto di questo definanziamento sulla Regione Siciliana e sulle città metropolitane interessate;
quali iniziative saranno adottate per garantire che, nei futuri cicli di programmazione, le amministrazioni locali e regionali siano messe nelle condizioni di rispettare le tempistiche previste per l'attuazione dei progetti;
se il Governo intenda riprogrammare le risorse economiche attualmente sottratte e ridestinarle nuovamente alla Regione Siciliana, per intervenire su infrastrutture viarie, interventi idrogeologici e progetti di sviluppo urbano;
se il Governo intenda avviare una revisione del processo decisionale che ha portato a tali definanziamenti, tenendo conto delle particolari criticità e delle esigenze del territorio siciliano.
(2-00490) «Morfino, Carmina, D'Orso, Aiello, Scerra, Cantone, Appendino, Carotenuto, L'Abbate, Baldino, Fede, Donno, Iaria, Barzotti, Alfonso Colucci, Fenu, Quartini, Santillo, Gubitosa, Ilaria Fontana, Cappelletti, Alifano».
(9 dicembre 2024)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:
la carenza di personale nel sistema della pubblica amministrazione è estremamente grave, come evidenziato dal Piano integrato di attività e organizzazione (Piao 2024-2026);
ad esempio, il Piao 2024-2026 del Ministero dell'economia e finanze, a pagina 65, fornisce due tabelle che rappresentano il rapporto tra il personale di ruolo e in servizio rispetto alla dotazione organica di diritto vigente al 31 dicembre 2023, evidenziando posti vacanti non coperti;
in particolare, la prima tabella riguarda la «Scopertura dotazione organica e personale di ruolo». In sintesi si legge che la dotazione organica di diritto del Ministero è (tra dirigenti e non dirigenti) di 14.000 unità. Al 31 dicembre 2023 il personale di ruolo risultava di 9.165 unità, con quindi 4.835 posti di ruolo vacanti. La seconda tabella fa, invece, riferimento a «Scopertura e dotazione organica e personale in servizio». Prendendo sempre la dotazione organica di diritto del Ministero sopra ricordata, si osserva che evidenza che in servizio al 31 dicembre 2023 risultano 9.431 unità, con una scopertura di 4.569 posti di personale in servizio vacanti;
discorso analogo se si esamina il Piao 2024-2026 del Ministero dell'interno, dove, a pagina 76, si osserva che la forza effettiva della Polizia di Stato alla data del 31 dicembre 2023 è composta da 99.137 unità mentre la dotazione organica prevista è di 109.408 unità. Inoltre, nell'ambito di tutte le carriere e i ruoli della Polizia di Stato, il 6 per cento del personale ha meno di 25 anni, il 19 per cento ha tra i 25 e 34 anni, il 16 per cento ha tra i 35 e 44 anni, il 37 per cento ha tra i 45 e 54 anni e il 22 per cento ha più di 54 anni;
la necessità di assumere in tempi rapidi nuovo personale è evidenziata anche dalle stime dei sindacati più rappresentativi, secondo le quali entro il 2026 circa 300 mila lavoratori del settore pubblico andranno in quiescenza e durante il Forum PA del maggio 2023 è stato osservato che entro il 2033 oltre un milione di dipendenti pubblici andrà in pensione, mentre più volte lo stesso Ministro interpellato ha fatto riferimento ad un piano di assunzioni di 340 mila unità nel biennio 2023-2024;
proprio per favorire il rafforzamento e il rinnovamento della pubblica amministrazione il Gruppo del Partito Democratico, unendosi ai tanti comitati, alle associazioni e ai sindacati nell'azione politica, ha presentato numerosi emendamenti, ordini del giorno, interrogazioni e una proposta di legge volta ad annullare gli effetti della cosiddetta norma «blocca idonei» introdotta dal Governo, non ritenendo che esista un conflitto tra il potenziale utilizzo totale delle graduatorie quando le amministrazioni lo richiedano per sopperire alle proprie carenze di organico, la loro eventuale proroga quando necessaria, e lo svolgimento di nuovi concorsi;
in particolare, per quel che riguarda le proroghe, non si tratta assolutamente, come ha affermato il Ministro interpellato durante la sua audizione in Commissione parlamentare per la semplificazione il 25 settembre 2024, di volere che le graduatorie durino 10 anni, ma esattamente, al contrario, di farle scorrere integralmente quanto più rapidamente possibile, tenendo presente che le eventuali proroghe, considerate le immense attuali carenze, sono motivate esclusivamente dai ritardi negli scorrimenti e nelle assunzioni, nonostante la disponibilità degli idonei a prendere servizio;
quanto sopra esposto diviene ancora più rilevante dopo la sentenza n. 9488 del 26 novembre 2024 della IV sezione del Consiglio di Stato con la quale sono state bloccate le procedure concorsuali dei Ministeri dell'agricoltura e della difesa, avviate nonostante fossero ancora valide le graduatorie di concorsi precedentemente effettuati;
la citata sentenza osserva tra l'altro che «(...) i due concorsi di cui ai bandi pubblicati nelle date del 29 dicembre 2023 e del 28 dicembre 2023, (...), risultano essere stati indetti, (...) in un periodo in cui la graduatoria (...) era senza dubbio ancora efficace, essendo stata pubblicata il 14 gennaio 2022. La suddetta circostanza, in verità centrale per la soluzione della controversia e, in particolare, per la valutazione della legittimità dei bandi stessi, avrebbe dovuto essere oggetto di specifica considerazione da parte dell'Amministrazione (...)»;
a parere degli interpellanti si è di fronte ad un vero e proprio cortocircuito causato dall'azione del Governo che danneggia per prima proprio la pubblica amministrazione;
le scelte del Governo, infatti, da un lato impediscono a chi ha fatto un concorso ed è in attesa di scorrimento della graduatoria di entrare rapidamente in servizio e, dall'altro, non permettono a coloro che hanno vinto i nuovi concorsi di essere assunti, pur avendone il diritto, a causa della decisione del Governo di bandire nuovi concorsi pur esistendo graduatorie ancora in vigore, decisione che il Consiglio di Stato non ha potuto che sanzionare;
al riguardo, l'11 dicembre 2024 il gruppo del Partito Democratico ha presentato un ordine del giorno (n. 9/2119-A/27) che inspiegabilmente non è stato accolto da parte del Governo –:
se il Ministro interpellato abbia intrapreso o intenda intraprendere rapidamente tutte le iniziative di competenza per garantire il superamento di ogni ostacolo normativo che impedisce il rinnovamento e rafforzamento della pubblica amministrazione, sia attraverso lo strumento dello scorrimento delle graduatorie sia attraverso una nuova stagione di concorsi;
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto accaduto, e che iniziative intenda porre in essere per evitare che possano verificarsi situazioni simili a quelle avvenute per i concorsi annullati dal Consiglio di Stato;
se intenda adottare iniziative normative o organizzative che permettano di consentire l'immediata sostituzione dei rinunciatari e l'immediato scorrimento delle posizioni risultate vacanti, con conseguente riduzione drastica dei tempi di assunzione;
se ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte ad abrogare la cosiddetta norma «blocca idonei» o perlomeno a superarne la rigidità, immaginando una flessibilità o una deroga specifica qualora l'amministrazione interessata a procedere ai piani assunzionali manifesti l'interesse, a mantenere graduatorie superiori al 20 per cento.
(2-00506) «Casu, Scotto, Roggiani, Fornaro, De Luca, Scarpa, Bonafè, Simiani, Di Sanzo, Gribaudo, Vaccari, Carè, Girelli, Malavasi, Ghio, Ubaldo Pagano, Marino, Di Biase, Serracchiani, Iacono, Ascani».
(14 gennaio 2025)
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:
la Repubblica bolivariana del Venezuela è attraversata dalla grave crisi politica, economica e sociale il cui impatto devastante sulla popolazione ha compromesso i diritti fondamentali e le condizioni di vita di milioni di persone;
negli anni, il Governo venezuelano è stato più volte accusato da numerose organizzazioni internazionali, tra cui l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, di violazioni sistematiche dei diritti umani, tra cui la realizzazione di detenzioni arbitrarie, torture, limitazioni alla libertà di espressione e repressione della società civile e dell'opposizione politica;
in particolare, sono aumentate le detenzioni politiche, spesso operate senza alcun rispetto per le garanzie processuali o per le condizioni dei detenuti;
molti dei prigionieri politici sono, infatti, detenuti in condizioni disumane, privati di cure mediche essenziali e sottoposti a trattamenti che si pongono in aperta violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani;
tra i prigionieri politici vi sono decine di cittadini di origine italiana, i quali si trovano in una condizione di particolare vulnerabilità, determinata non solo dall'ingiustificata detenzione, ma anche dalle difficoltà di accedere a un'adeguata assistenza legale, sanitaria e consolare da parte delle autorità del nostro Paese;
si evidenzia anche la gravissima situazione che vede tristemente protagonisti alcuni leader dell'opposizione al regime, i quali hanno trovato da tempo riparo nell'ambasciata argentina di Caracas – il cui palazzo si trova sotto assedio ormai da diversi mesi – tra cui vi è anche un cittadino italo-venezuelano;
i casi di alcuni detenuti italo-venezuelani sono stati poi oggetto di numerose denunce e mobilitazioni a livello internazionale, ma non sempre si è registrata una risposta adeguata da parte delle istituzioni competenti;
emblematico, in tal senso, è anche il caso di Hugo Marino Salas, cittadino italo-venezuelano e professionista nel campo delle ricerche marine, scomparso in Venezuela dal 20 aprile 2019, già oggetto dell'interrogazione parlamentare Onori n. 4-03850. Nonostante emerga, dalle ricostruzioni dei familiari, che l'uomo sarebbe stato portato via con la forza da agenti del controspionaggio militare del regime di Maduro (DGCIM), le autorità venezuelane non hanno fornito alcuna risposta alle ripetute richieste di chiarimenti da parte dei familiari e della comunità internazionale;
con l'interrogazione parlamentare Onori n. 5/02757 erano anche stati evidenziati ulteriori casi di cittadini italo-venezuelani scomparsi in circostanze poco chiare e preoccupanti, oppure detenuti in condizioni spesso disumane, con segnalazioni di torture, mancanza di assistenza medica adeguata e abusi sistematici da parte delle autorità carcerarie, sottolineando la necessità di un intervento più incisivo da parte delle autorità del nostro Paese nei confronti del regime;
è proprio notizia di questi giorni, peraltro, l'arresto di Alberto Trentini, fermato dalle autorità venezuelane il 15 novembre 2024 e di cui la famiglia non ha più notizie da due mesi. Da quanto si apprende a mezzo stampa, egli sarebbe detenuto presso un carcere di Caracas senza che gli sia mai stata contestata formalmente alcuna imputazione e senza che nemmeno la rappresentanza diplomatica italiana sia riuscita a comunicare con lui o ad avere ulteriori notizie nonostante numerosi tentativi;
nel dicembre 2023 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condannava con forza la violazione dei diritti umani in Venezuela e in cui si chiedeva ai Paesi membri dell'Unione europea di adottare misure più incisive per la tutela dei prigionieri politici e la promozione della democrazia nel Paese;
inoltre, nel corso del 2024, sempre il Parlamento europeo ha approvato un'ulteriore risoluzione che riconosceva Edmundo Gonzalez Urrutia come legittimo Presidente del Venezuela, denunciando violazioni dei diritti umani e le manipolazioni elettorali perpetrate dal regime di Maduro;
esemplificativo della grave crisi dei diritti umani che il Venezuela sta attraversando è anche il giuramento, avvenuto il 10 gennaio 2025, di Nicolas Maduro come Presidente del Venezuela per il periodo 2025-2031, durante una cerimonia davanti all'Assemblea nazionale, controllata dal suo partito. Tale situazione è stata determinata da un procedimento elettorale oggetto di svariate polemiche, per il quale si sono registrate numerose proteste e contestazioni sia a livello interno che internazionale, con accuse di irregolarità elettorali e repressione delle opposizioni politiche;
anche il Ministro interrogato ha recentemente dichiarato che «l'Italia è a fianco del popolo venezuelano, che ha espresso la propria volontà», sottolineando l'urgenza di rispettare il voto democratico e condannando le manipolazioni elettorali registrate da osservatori indipendenti;
di recente, in occasione del sequestro della leader dell'opposizione venezuelana, Maria Corina Machado, avvenuto a Caracas il 9 gennaio 2025, da agenti incappucciati, il Ministro interrogato ne ha chiesto la «liberazione immediata», condannando «le azioni repressive e illegittime del regime di Maduro» ed esprimendo la propria vicinanza «a tutti i cittadini che combattono per la libertà e democrazia in Venezuela»;
l'Italia, per la storica presenza della comunità italiana in Venezuela – la quale conserva stretti legami con il nostro Paese – e per gli importanti legami bilaterali tra i due Paesi, ha una responsabilità morale e politica nel promuovere il rispetto dei diritti umani e nel tutelare i propri cittadini e connazionali all'estero, anche in virtù del dettato costituzionale dell'articolo 24. Inoltre, essa è parte di numerosi accordi e convenzioni internazionali sulla tutela dei diritti umani che impongono di intervenire attivamente in caso di violazioni, ripetutesi, nel caso venezuelano, costantemente negli anni;
risulta necessario e quantomai indispensabile, per il rispetto del nostro ruolo internazionale e della dignità delle persone e dei nostri cittadini, che l'Italia intervenga in modo deciso, sia in ambito bilaterale che nelle opportune sedi multilaterali, per tutelare i diritti dei prigionieri politici in Venezuela e per garantire l'adeguata assistenza consolare ai cittadini italo-venezuelani detenuti arbitrariamente –:
quali iniziative il Governo italiano intenda realizzare, anche in collaborazione con le istituzioni internazionali e sovranazionali, per affrontare la grave crisi dei diritti umani in Venezuela;
come intenda affrontare questo delicato periodo di vuoto istituzionale e di enorme frizione politica che sta attraversando il Venezuela, con particolare riferimento alla gestione dei prigionieri politici italo-venezuelani.
(2-00504) «Onori, Richetti, Rosato, Bonetti, Pastorella, Ruffino, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli».
(14 gennaio 2025)