TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 414 di Mercoledì 22 gennaio 2025

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   SQUERI, BATTILOCCHIO e CASASCO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Lombardia, una delle regioni più colpite dal superamento dei limiti di emissione, ha compiuto un passo avanti nella lotta all'inquinamento da particolato con l'approvazione di una delibera di giunta regionale (Dgr n. 3649), il 16 dicembre 2024, che introduce limiti di emissione stringenti per gli impianti a combustione. Con tale delibera si individuano nuovi requisiti emissivi per gli impianti termici civili alimentati a biomassa con potenza termica superiore a 35 chilowatt;

   si tratta nuovi livelli di prestazione rispetto alla precedente normativa. Il decreto ministeriale n. 186 del 2017 identificava quale migliore tecnologia (caldaie 5 stelle) un limite di emissione di 10 mg di particolato. La Lombardia aveva già dimezzato questo valore portandolo a 5 mg/Nm3 con la delibera di giunta regionale n. 5360. Con la delibera di giunta regionale n. 3649 si introducono livelli a 2,5 mg e 1 mg, validi rispettivamente sopra e sotto la quota altimetrica di 300 metri sul livello del mare, in caso di sostituzione di apparecchi alimentato a gas oppure gasolio;

   la novità sta nel fatto che anche alcuni moderni impianti a biomassa sono in grado di raggiungere questi livelli di prestazione. Grazie all'applicazione di misure primarie e secondarie di abbattimento delle emissioni esistono già oggi impianti che emettono appena 0,2 mg di particolato, al pari delle migliori tecnologie a gas disponibili;

   con questa delibera di giunta regionale la Lombardia supera gli obiettivi della direttiva Ecodesign e sposta l'attenzione dal tipo di combustibile utilizzato all'efficienza tecnica dell'impianto, togliendo espressamente ogni ostacolo al ricorso alle biomasse;

   le biomasse, fonte energetica disponibile su tutta la penisola e sottoutilizzata, possono concorrere alla decarbonizzazione. In Italia è utilizzato solo il 18 per cento della crescita boschiva, che corrisponde a 7,9 milioni di tonnellate equivalenti petrolio. Se si utilizzasse il 67 per cento (media europea) si otterrebbero 30 milioni di tonnellate equivalenti petrolio termici, pari al 70 per cento dei 43,5 milioni di tonnellate equivalenti petrolio termici prodotti col gas;

   in un contesto di crisi energetica e di crescita della domanda di energia elettrica per via dello sviluppo di settori ad alta intensità energetica come quello dei data center per l'intelligenza artificiale, è indispensabile poter contare su un ventaglio più ampio possibile di soluzioni da fonti rinnovabili –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per favorire lo sviluppo della produzione energetica da biomasse, e più in generale delle bioenergie, a fronte degli sviluppi (integralmente italiani) sopra illustrati, rimuovendo gli ostacoli che, anche a livello locale, impediscono la piena attuazione del principio della neutralità tecnologica.
(3-01674)

(21 gennaio 2025)

   SIMIANI, BARBAGALLO, BRAGA, CURTI, EVI, FERRARI, BAKKALI, CASU, GHIO, MORASSUT e FORNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2024 è stato pubblicato il parere n. 19 della Commissione – Via e Vas sul Ponte sullo Stretto di Messina, un'opera inutile, costosa e pericolosa, che al momento ha il solo effetto di drenare risorse che si sarebbero potute utilizzare per strade, ferrovie e infrastrutture diffuse;

   la composizione della Commissione è stata integrata, con decreto del Ministro interrogato, a pochi giorni dall'espressione del parere, da componenti di dubbia autorevolezza e di chiara appartenenza politica della maggioranza;

   il citato parere rileva la non ottemperanza delle prescrizioni poste nel 2003 al progetto preliminare e pone 62 prescrizioni all'attuale progetto definitivo aggiornato che confermano tutte le eccezioni sollevate dalla città metropolitana di Reggio Calabria e dalla città di Villa San Giovanni, soprattutto circa la carenza di studi di dettaglio specifici, progetto di cantierizzazione e progetti di risoluzione delle interferenze;

   il parere, rinviando ogni valutazione di compatibilità ambientale ad un giudizio di ottemperanza previsto, per la maggior parte delle prescrizioni, «prima della presentazione della progettazione esecutiva», non dà sufficienti garanzie;

   gli approfondimenti e le integrazioni documentali richieste presuppongono l'esecuzione di analisi e indagini di campo che non sono mai state effettuate, approfondimenti che difficilmente potranno risolversi nel giro di pochi mesi;

   inoltre, la Valutazione d'incidenza ambientale (Vinca) si esprime negativamente su alcune aree ricomprese nei siti della Rete Natura 2000, disciplinate dalla direttiva 92/43/CEE «Habitat» per le quali si propongono misure di compensazione che si configurano, a giudizio degli interroganti, come deroga alla direttiva stessa;

   permangono dubbi, inoltre, circa la sicurezza sismica dell'opera, data l'ubicazione in una delle aree a più alto rischio sismico del continente europeo. Per non parlare della circostanza che uno dei piloni del ponte, in località «Cannitello», sorgerà su una faglia attiva che, a detta della Società Stretto di Messina, non risulta essere una faglia sismogenetica, ovvero in grado di produrre scuotimento sismico del suolo;

   a fronte di tale granitica certezza, l'assenza di un mandato formale e trasparente all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per svolgere una valutazione istituzionale sul rischio sismico solleva interrogativi sull'effettiva affidabilità delle analisi presentate finora e potrebbe compromettere la credibilità complessiva del processo decisionale –:

   come si intendano escludere i rischi sulla sicurezza sismica e il pieno rispetto delle normative ambientali, anche mediante il conferimento di un mandato ufficiale all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia per lo svolgimento di studi relativi al rischio sismico dell'opera.
(3-01675)

(21 gennaio 2025)

   LUPI, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia vanta competenze e conoscenze di eccellenza nel campo dell'energia nucleare, un patrimonio scientifico e industriale che risulta anche dalle alte responsabilità ricoperte da personalità accademiche e da imprese italiane, che ottengono commesse in numerosi Stati esteri per realizzare impianti di produzione e sperimentazioni innovative;

   il Governo e la maggioranza che lo sostiene hanno espresso più volte l'intenzione di riavviare il percorso di produzione di energia nucleare, al fine di realizzare un processo di approvvigionamento caratterizzato da un mix energetico diversificato e sostenibile;

   nel corso della seduta del 5 marzo 2024, le Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) hanno deliberato, inoltre, lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sul ruolo dell'energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione;

   il 15 gennaio 2025, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, è intervenuta al World Future Energy Summit di Abu Dhabi valorizzando la sperimentazione sulla tecnologia di fusione nucleare, che «può produrre energia pulita, sicura e illimitata e trasformare l'energia da un'arma geopolitica a una risorsa accessibile che può cambiare la storia»;

   il 20 gennaio 2025, il Ministro interrogato ha dichiarato: «Questa settimana il disegno di legge sul nucleare andrà al Dagl, il dipartimento di Palazzo Chigi che farà la verifica di ordine giuridico e poi arriverà nel primo Consiglio dei ministri utile. Dipende dal calendario di Palazzo Chigi, ma credo entro 15 giorni» –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di garantire un orizzonte di lungo periodo per la ricerca, la sperimentazione e la produzione di energia nucleare di terza e quarta generazione e da fusione in Italia, assicurando condizioni ottimali di innovazione, sostenibilità economica e concorrenza delle imprese che potranno realizzare gli impianti industriali dedicati.
(3-01676)

(21 gennaio 2025)

   FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Regione Siciliana vive una crisi idrica cronica, acuitasi negli ultimi anni come testimoniato dalla dichiarazione dello stato di emergenza deliberata dal Consiglio dei ministri nel maggio 2024;

   in molte province siciliane è stata effettuata la turnazione dell'acqua, spesso sottratta all'agricoltura, e in diversi casi si è assistito all'impiego di autobotti per il trasporto dell'acqua;

   nonostante il rischio di emergenze idriche sempre più frequenti, non risultano interventi strutturali significativi per migliorare la capacità degli invasi siciliani, limitare le perdite della rete idrica che disperde oltre il 50 per cento dell'acqua o completare dighe incompiute;

   il progetto di nuovi dissalatori nella regione non risulta in alcuni casi efficace nel breve periodo, visto il tempo per la costruzione e messa a regime delle opere, inefficiente in altri casi in quanto la quantità d'acqua prodotta dai dissalatori mobili sarebbe a dir poco irrisoria rispetto alle necessità;

   appare critica anche la situazione della diga Trinità, situata a Castelvetrano (Trapani), che è stata gestita in esercizio limitato dal 2022 per motivi di sicurezza, con una quota di accumulo massima fissata a 62 metri sul livello del mare. Qualora tale quota venga superata, sussiste l'obbligo di scaricare l'acqua in mare, vanificando il suo ruolo di riserva strategica idrica;

   il Governo ha recentemente trasmesso una comunicazione ufficiale alla Regione Siciliana, evidenziando gravi criticità nella sicurezza strutturale della diga, segnalando inoltre l'assenza di adeguata manutenzione e la possibilità di raggiungere stati limite con conseguenti rischi per la popolazione e il territorio;

   a partire da aprile 2024, è stato avviato il procedimento per la progressiva riduzione dei livelli idrici fino alla messa fuori esercizio definitiva della diga, lasciando però alla regione la possibilità di presentare, entro 20 giorni, osservazioni e proposte di intervento per rispondere alle criticità. Non risulta pervenuta alcuna risposta dalla Regione Siciliana in merito alle criticità riscontrate riguardanti la diga;

   la chiusura definitiva della diga Trinità comporterebbe gravissimi danni economici e sociali per un territorio a forte vocazione agricola, già colpito da cali produttivi significativi in vigneti e uliveti a causa della scarsità d'acqua;

   la regione non ha mai avviato le opere di messa in sicurezza richieste dal Ministero delle infrastrutture per garantire la piena operatività della diga, mettendo a rischio l'intero sistema agricolo della zona e la disponibilità idrica per i cittadini –:

   cosa intenda fare il Governo nazionale per assicurare la piena funzionalità della diga Trinità e quali azioni stia mettendo in campo per prevenire una eventuale prossima crisi idrica come quella già vissuta l'estate e l'autunno 2024.
(3-01677)

(21 gennaio 2025)

   BIGNAMI, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, URZÌ, DE CORATO, KELANY, MAIORANO, MICHELOTTI, MURA, SBARDELLA, AMORESE, CANGIANO, DI MAGGIO, MATTEONI, MOLLICONE, PERISSA e ROSCANI. — Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   le mutazioni climatiche in atto, causa di numerosi fenomeni da governare per la loro virulenza e imprevedibilità, mettono drammaticamente in evidenza il problema del dissesto idrogeologico e della necessità di norme comportamentali comuni e di prevenzione;

   negli ultimi anni, infatti vi è stato un susseguirsi di eventi in tempi molto più ravvicinati che, oltre ad interessare regioni a rischio idrogeologico conclamato, si sono verificati in aree geografiche non particolarmente esposte e preparate a gestire il rischio rispetto alle conoscenze scientifiche note;

   in particolare, i recenti eventi di dissesto hanno reso necessarie delle riflessioni sulle attività legate al contenimento del rischio idrogeologico e sulle procedure di allertamento;

   il Ministro interrogato ha recentemente evidenziato l'estrema importanza della prevenzione in questa epoca di cambiamenti climatici ed ha annunciato che le buone pratiche di protezione civile saranno insegnate nelle scuole;

   conoscere il rischio e sapere bene cosa fare in caso di emergenza è fondamentale per la salvaguardia propria e degli altri. Per questo motivo è indispensabile formare gli studenti insegnando quali attività si debbano porre in essere per fronteggiare un evento calamitoso in un determinato territorio;

   il protocollo d'intesa per «Azioni di collaborazione per la sicurezza nelle scuole e la diffusione della cultura della protezione civile» firmato tra il Ministro interrogato e il Ministro dell'istruzione e del merito persegue l'obiettivo principale di rafforzare la collaborazione tra le due istituzioni per promuovere la cultura della sicurezza e della prevenzione dei rischi nelle scuole italiane –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda attuare volte a promuovere nelle scuole le discipline necessarie alla prevenzione sul rischio idrogeologico e ai comportamenti da adottare in merito ai rischi naturali.
(3-01678)

(21 gennaio 2025)

   MIELE, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro per lo sport e i giovani. — Per sapere – premesso che:

   l'approvazione all'unanimità della riforma costituzionale per l'introduzione dello sport in Costituzione è stata una rivoluzione culturale per il Paese che ora riconosce appieno il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme;

   il 20 gennaio 2025 la Camera dei deputati ha avviato l'esame in Assemblea delle disposizioni volte all'introduzione dei «Nuovi Giochi della Gioventù», manifestazione che la Lega ha fortemente voluto rimettere al centro della vita scolastica dei nostri giovani considerando la formazione sportiva un eccellente strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione;

   dopo famiglia e scuola è senza dubbio lo sport uno strumento decisivo per l'educazione e la formazione dei bambini e dei ragazzi, pertanto il movimento non può essere un'attività praticata ed è fondamentale una forte e profonda alleanza tra scuola e sport per attivare una positiva contaminazione di valori in grado di trasformare e migliorare sensibilmente la vita dei bambini;

   è dimostrato che l'attività fisica garantisca all'organismo vantaggi per la salute a tutte le età, ma è soprattutto in età scolare che gli insegnamenti e i benefìci dello sport trasformano il bambino in un adulto sano e responsabile, tuttavia rimane alta la quota di minori sedentari anche a causa di disparità di reddito: la valorizzazione dell'attività sportiva a scuola e delle palestre scolastiche può ridurre questo ostacolo;

   questo Governo ha impegnato risorse del PNRR e proprie per il recupero e l'implementazione degli impianti sportivi scolastici, per quelli delle periferie e per i piccoli comuni infatti, nonostante il contraccolpo della pandemia e un quadro congiunturale dominato da continui shock esogeni, il settore sportivo ha dimostrato una straordinaria capacità di reazione, grazie soprattutto al dinamismo degli enti locali (proprietari del 70 per cento degli impianti sportivi);

   per inaugurare una nuova stagione di investimenti e così centrare l'obiettivo dello sport per tutti è necessario superare i vincoli che frenano l'avvio di un processo di ammodernamento infrastrutturale, promuovendo un ricorso più spinto a modelli di partenariato pubblico-privato semplificando ulteriormente le procedure amministrative e adottando adeguati sistemi di valutazione di impatto per garantire l'efficace allocazione delle risorse pubbliche e massimizzare le ricadute per la collettività –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda attuare affinché, anche attraverso l'organizzazione dei Nuovi Giochi per la Gioventù, possa compiersi un ciclo virtuoso che veda tutti gli impianti sportivi scolastici ammodernati e pienamente utilizzati al servizio dell'intera collettività.
(3-01679)

(21 gennaio 2025)

   PASTORINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   fra le proposte di riforma concorrenziale ai fini della legge annuale per il mercato e la concorrenza per l'anno 2024 relative al sistema portuale, contenute nella segnalazione inviata dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato al Governo, ha destato perplessità e dissenso quella relativa a manodopera e autoproduzione. Infatti, affermerebbe che a limitare la competitività dei porti italiani sarebbe il maggior tempo in media richiesto per le operazioni portuali;

   la soluzione proposta dall'Autorità è «una maggiore flessibilità nell'uso della manodopera» oggi «limitata, tra le altre cose, dal divieto dello scambio di manodopera tra le diverse aree demaniali date in concessione alla stessa impresa o a soggetti comunque alla stessa riconducibili (...) e dalle pesanti restrizioni cui è stato assoggettato il ricorso all'autoproduzione»;

   in altri termini, si suggerisce di eliminare il divieto di scambio di manodopera e modificare l'articolo 16 della legge portuale n. 84 del 1994 in modo che il ricorso all'autoproduzione sia a totale discrezione dell'armatore e non più condizionato dall'eventuale indisponibilità di manodopera portuale;

   il segretario nazionale della Filt Cgil Amedeo D'Alessio dichiara: «L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ancora una volta tenta di intervenire a gamba tesa sul settore della portualità, provando nuovamente a minare l'attuale norma che regolamenta l'autoproduzione delle operazioni portuali»;

   e prosegue: «Il mercato regolato dei porti risulta l'elemento imprescindibile per un corretto funzionamento del sistema logistico portuale poiché non permette che singole società condizionino le tariffe e i prezzi al consumo ad esclusivo appannaggio dei propri interessi e a discapito di tutti, a partire dai lavoratori»;

   la proposta dell'Antitrust, invece, a giudizio dell'interrogante faciliterebbe la deregolamentazione del lavoro sulle banchine mettendo a rischio la tutela dei lavoratori, eliminando i vincoli ad oggi vigenti. Con l'atto 3-01461, l'interrogante aveva affrontato il tema chiedendo di salvaguardare il lavoro portuale nei modi in cui è stato disciplinato nel tempo. Tuttavia, nonostante la conferma da parte del Ministro interrogato di voler mantenere ben saldo questo profilo contro ogni forma di liberalizzazione e di libera autoproduzione, di fatto con queste modifiche proposte dall'Antitrust l'impegno rischia però di venire disatteso –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere affinché sia garantita la tenuta dell'attuale assetto, tutelando la qualità dell'operato e l'occupazione dei lavoratori portuali, specificando con chiarezza quale sia la posizione del Governo in merito alla ipotesi di modifica dell'articolo 16 della legge n. 84 del 1994 in favore della autoproduzione.
(3-01680)

(21 gennaio 2025)

   RUFFINO, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte Preti, situato lungo la strada statale 565 Pedemontana tra Baldissero e Strambinello, rappresenta un'infrastruttura cruciale per il collegamento tra Ivrea e il Canavese occidentale, che versa però in condizioni vetuste, essendo stato costruito più di un secolo fa;

   il progetto per il rifacimento del ponte e il relativo finanziamento, pari a 19 milioni di euro, stanziato nel 2019 e inizialmente previsto per la costruzione di una struttura in cemento, sono stati recentemente rivisti dall'Anas, che ha proposto di realizzare una struttura in acciaio più moderna ed efficiente. Ciò ha comportato la necessità di rivedere il progetto iniziale, procurando un inevitabile allungamento dei tempi;

   il decreto-legge n. 89 del 2024 ha stabilito che i lavori relativi a tali finanziamenti debbano essere appaltati entro il 31 dicembre 2024, pena la decadenza dei fondi;

   la città metropolitana di Torino, incaricata della progettazione, ha dichiarato l'impossibilità di rispettare la scadenza a causa della complessità dell'iter progettuale, del passaggio delle competenze ad Anas e delle difficoltà legate alla pandemia da COVID-19 che, all'epoca, hanno ritardato l'inizio dei lavori;

   la mancata proroga ha, di fatto, compromesso non solo il finanziamento per il nuovo ponte Preti, ma anche per altre infrastrutture urgenti nella città metropolitana di Torino, come il ponte di Borgo Revel a Verolengo, quello tra Cirié e Robassonero, tra Settimo Torinese e Castiglione, e i ponti di proprietà Anas di Romano Cavanese e Settimo Vittone, per un totale di quasi 100 milioni di euro;

   negli scorsi mesi hanno avuto luogo diverse iniziative di sensibilizzazione nei confronti del Governo da parte dei sindaci direttamente interessati, a cui hanno partecipato anche rappresentanti sindacali, consiglieri regionali di diversi schieramenti politici e il vicesindaco metropolitano, a dimostrazione della centralità dell'opera per l'intero territorio e della sua natura strategica relativamente al miglioramento della viabilità e della sicurezza stradale che deriverebbe dal rifacimento;

   la scadenza dei finanziamenti costituisce un enorme danno che ostacolerà lo sviluppo locale e comprometterà la competitività delle imprese;

   il Governo ha più volte affermato che la manutenzione dei ponti esistenti, nonché la realizzazione di nuovi ponti, rappresenta una priorità volta a garantire la mobilità in sicurezza dei cittadini –:

   se non intenda adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, affinché venga concessa una proroga dei termini previsti e vengano trovate soluzioni condivise per superare gli ostacoli tecnici e procedurali che rallentano la realizzazione dell'opera in oggetto e di tutte le opere.
(3-01681)

(21 gennaio 2025)

   BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la conclusione della procedura di Via sul progetto del Ponte dello Stretto di Messina da parte del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, a seguito del parere della Ctvia-Vas n. 19 del 13 novembre 2024 e la conclusione della Conferenza dei servizi presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, rende imminente l'esame del progetto da parte del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile;

   nella trasmissione Report di domenica 19 gennaio 2025 relativa al Ponte, è stato intervistato il professor Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e scienziato di fama internazionale, il quale ha evidenziato criticità legate alle questioni sismiche a partire dal valore sottostimato della Pga, peak ground acceleration;

   nel terremoto di Amatrice e in Abruzzo quei valori sono stati rispettivamente 0,66 g e 0,86 g, mentre per il Ponte sullo Stretto di Messina è stato previsto nel progetto un valore di 0,58 g;

   nel terremoto del 19 gennaio 2025 a Taiwan, di magnitudo pari 6 gradi della scala Richter, è stata rilevata un'accelerazione con valore Pga pari a 2,15 g;

   il pilone del ponte di Cannitello poggia su una faglia ritenuta capace e attiva dagli stessi documenti di progetto e non solo dal catalogo Ithaca di Ispra;

   nella giornata di lunedì 20 gennaio 2025 la società Webuild ha annunciato di voler denunciare penalmente i giornalisti della trasmissione Report e tutti gli intervistati per le affermazioni false e diffamatorie. A supporto della tesi, Webuild ha reso pubblico un accordo tra il Dipartimento della scienza della Terra dell'università La Sapienza e l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia;

   l'accordo con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia mostrato da Webuild è stato sottoscritto il 26 settembre 2024, mentre il documento in cui si indica la partecipazione diretta dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia era stato consegnato 20 giorni prima, il 6 settembre (come risulta nell'intestazione dell'elaborato di progetto AMW3252), e poi pubblicato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica nell'ambito della procedura Via il 13 settembre 2024, prima della stipula di ogni accordo con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia;

   quello mostrato da Webuild è un accordo che ha omesso di far vedere l'allegato tecnico;

   l'accordo e l'allegato tecnico confermano che non c'è stato nessun coinvolgimento dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sugli aspetti sismici dell'opera –:

   quale organismo tecnico dello Stato validerà il progetto, considerando che finora i pareri e le valutazioni di organismi tecnici dello Stato non sono stati considerati, come nel caso di Ispra o Ingv, o addirittura non consultati come nel caso del Consiglio superiore dei lavori pubblici, deputato per legge a valutare questa tipologia di progetti, avendo assegnato la fattibilità e la valutazione del progetto al soggetto proponente.
(3-01682)

(21 gennaio 2025)

   SPORTIELLO, TORTO, SCUTELLÀ, QUARTINI, SCERRA, DI LAURO, BRUNO e MARIANNA RICCIARDI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   il 15 gennaio 2025 l'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) ha pubblicato un focus sullo stato di attuazione del potenziamento degli asili nido, valutando il raggiungimento degli obiettivi previsti sia nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (realizzazione di 150.480 nuovi posti complessivi) sia nel Piano strutturale di bilancio (copertura del 33 per cento su base nazionale e almeno del 15 per cento su base regionale per asili nido);

   il finanziamento complessivo è di 4,57 miliardi di euro, 3,24 dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e il resto da fondi nazionali; secondo quanto sottolineato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, nonostante la centralità di questo intervento, volto a contrastare il declino demografico, ridurre i divari territoriali, promuovere la parità di genere e l'occupazione femminile, emergono alcune criticità nella sua realizzazione;

   secondo il cronoprogramma finanziario, dei 3,24 miliardi di euro delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi di euro; ne risultano effettivamente utilizzati circa la metà (816,7 milioni di euro), i restanti 2,4 miliardi di euro dovrebbero ricadere nel prossimo biennio;

   la quasi totalità degli interventi avviati nel 2020 o nel 2021 sono in una fase esecutiva e solo circa il 3 per cento è concluso; nel Centro e nel Nord si evidenzia una leggera prevalenza di progetti in esecuzione (rispettivamente 72,7 e 70,9 per cento) rispetto al Mezzogiorno (69 per cento);

   permangono – sottolinea l'Ufficio parlamentare di bilancio – incertezze sul conseguimento dell'obiettivo PNRR sia in termini quantitativi (realizzare 150.480 nuovi posti complessivi) sia temporali (entro giugno 2026) e nello scenario più favorevole, la distanza dall'obiettivo PNRR sarebbe marginale, circa 500 posti, fino a salire a circa 26.000 posti in quello meno favorevole;

   con precedenti atti abbiamo chiesto, senza avere risposta, del grave ridimensionamento del fabbisogno di asili nido a livello regionale con l'inedito obiettivo di copertura di almeno il 15 per cento su base regionale; a riguardo anche l'Ufficio parlamentare di bilancio sottolinea come anche con la piena realizzazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza la quasi totalità dei comuni con meno di 500 abitanti (96,6 per cento) ne resterebbe priva e, più in generale, l'81,4 per cento dei territori che non aveva alcun asilo continuerebbe a non averlo e alcuni comuni di grandi dimensioni rimarrebbero con un'offerta inadeguata rispetto al bacino di utenti –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere con l'urgenza necessaria affinché in ciascuna regione e in ciascun territorio del nostro Paese sia soddisfatto almeno il 33 per cento del fabbisogno di asili nido.
(3-01683)

(21 gennaio 2025)

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