TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 422 di Mercoledì 5 febbraio 2025
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
RICHETTI, BONETTI, ONORI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 1° febbraio 2025 sono sbarcati al porto di Bari i quarantatré migranti che pochi giorni prima erano stati portati nei centri di accoglienza costruiti dal Governo in Albania. Martedì 28 gennaio 2025, infatti, un incrociatore della Marina militare aveva trasportato quarantanove persone migranti da Lampedusa, dove erano sbarcate, fino al centro di Gjader, in Albania. Dopo un primo screening, sei persone erano già state riportate nel nostro Paese perché minori o considerate vulnerabili. Nella giornata di venerdì 31 gennaio 2025, poi, la corte d'appello di Roma non ha convalidato il trattenimento dei quarantatré migranti che erano rimasti in Albania, i quali sono quindi stati trasportati a Bari;
si tratta del terzo trasferimento di migranti in Albania trasformatosi in un clamoroso insuccesso e in un evidentissimo spreco di risorse pubbliche;
ci si chiede quale siano le fondamenta dell'efficacia di tale sistema. Rispetto a quanto succedeva precedentemente, la differenza è che un'infinitesima parte dei migranti che sbarcheranno o cercheranno di sbarcare sulle coste italiane (la capienza dei centri è poco più di mille) saranno trasportati nelle nuove strutture, dove del personale italiano farà esattamente quello che già fa in quelle esistenti sul territorio italiano: verificherà le richieste di asilo e deciderà se concederle o meno;
la stessa Presidente del Consiglio dei ministri ha detto che lo scopo è quello di creare una sorta di deterrenza, ovvero scoraggiare chi parte. Tuttavia, ad oggi, fatti e dati alla mano – senza menzionare poi quelle che agli interroganti appaiono come gravissime mancanze di trasparenza relativamente agli affidamenti diretti di appalti milionari per la realizzazione dei centri – sembra essere solamente una costosa operazione di propaganda;
a titolo meramente comparativo, seguendo le stime del Ministro della salute, per assumere 5 mila medici e 10 mila infermieri, i quali potrebbero contribuire a sfoltire di molto le liste di attesa del Servizio sanitario nazionale e a tutelare il diritto alle cure, servirebbero circa 800 milioni di euro: cifra sostanzialmente analoga a quella stanziato dall'Esecutivo per i centri di Shengjin e Gjader –:
alla luce dell'assenza di riscontri concreti sull'efficacia del piano del Governo descritto in premessa, su quali basi intenda sostenere un'operazione che, oltre a sollevare dubbi sul rispetto dei diritti umani, appare priva di un reale impatto sulla gestione dei flussi migratori e, oltretutto, in una fase di totale stallo.
(3-01702)
(4 febbraio 2025)
FARAONE, GADDA, DEL BARBA, BONIFAZI, BOSCHI, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il Consiglio dei ministri riunitosi il 4 giugno 2024 ha approvato il decreto-legge n. 73 del 2024 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 107 del 2024, per la riduzione dei tempi delle liste d'attesa, di cui il Ministro interrogato ha affermato il carattere risolutivo della situazione sempre più allarmante e disfunzionale relativa ai tempi di attesa per l'accesso alle prestazioni sanitarie;
il testo prevede l'adozione di 6 decreti attuativi, ma ad oggi ne risulta adottato solo uno sulle modalità operative della piattaforma nazionale delle liste di attesa – che peraltro ad oggi non risulta funzionante – e per tre di questi risulterebbero già scaduti i termini per l'adozione previsti dalla norma primaria;
i ritardi nell'emanazione dei decreti attuativi necessari per affrontare le liste d'attesa nel Servizio sanitario nazionale si ripercuotono negativamente sui cittadini, sugli operatori e sui pazienti, aggravando ulteriormente i ritardi nell'accesso alle terapie e alle diagnosi;
la riduzione delle liste d'attesa è un tema fondamentale e prioritario per la salute dei cittadini e di tutti coloro che necessitano di cure ed è stato richiamato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno. Il Presidente Mattarella ha sottolineato che vi sono lunghe liste d'attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita e che, purtroppo, in troppi rinunciano alle cure e alle medicine perché privi dei mezzi necessari;
i decreti attuativi sono necessari a rendere effettivo quanto previsto dalla norma primaria e mai come in questo caso risultano necessari per affrontare i problemi concreti dei cittadini e del Servizio sanitario nazionale –:
per quali ragioni i decreti attuativi richiamati in premessa non siano stati adottati e perché, a distanza di sei mesi dall'adozione del suddetto decreto-legge, la situazione dei tempi di attesa per l'accesso alle prestazioni sanitarie risulti persino peggiorata.
(3-01703)
(4 febbraio 2025)
BORRELLI, BONELLI, DORI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI, ZANELLA e ZARATTI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
con sentenza del 30 gennaio 2025 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato lo Stato italiano per violazione del diritto alla vita degli abitanti della «Terra dei fuochi», l'area campana coinvolta per decenni nell'interramento di rifiuti tossici ad opera della criminalità organizzata, che da anni gestisce e smaltisce illegalmente rifiuti speciali provenienti da tutta Italia;
tra i soggetti coinvolti in questa attività criminale sono da annoverare i fratelli Pellini di Acerra, definitivamente condannati nel 2017 per disastro ambientale aggravato a causa del loro coinvolgimento in attività di stoccaggio e smaltimento illecito di milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi con devastanti ripercussioni sulla Terra dei fuochi, il cui patrimonio di circa 220 milioni di euro, inizialmente oggetto di confisca poi annullata per decorrenza dei termini, è stato nuovamente posto sotto sequestro nell'ambito del processo in corso davanti al tribunale civile di Napoli per un maxi risarcimento del danno ambientale procurato;
la Corte europea dei diritti dell'uomo, in particolare, ha riconosciuto un rischio per la vita dei cittadini «sufficientemente grave, reale e accertabile», che può essere qualificato come «imminente», ritenendo che «non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell'affrontare la situazione della Terra dei fuochi»;
scrive ancora la Corte europea dei diritti dell'uomo che «data l'ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto; anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato»;
studi ufficiali, come quello presentato nel febbraio 2021 dalla procura di Napoli Nord con l'Istituto superiore di sanità, hanno dimostrato la correlazione tra determinati tipo di cancro e l'alto grado di inquinamento ambientale dovuto, in special modo, all'interramento di rifiuti tossici e alla presenza di numerose discariche legali e abusive;
secondo quanto disposto dai giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo, lo Stato italiano, cui è stata riconosciuta una responsabilità diretta, deve elaborare una strategia articolata sulla Terra dei fuochi, mettere in piedi un meccanismo di monitoraggio indipendente e istituire una piattaforma di informazione pubblica –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere perché venga subito attuata la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e impressa una decisiva accelerazione agli interventi di bonifica delle aree ricomprese nella Terra dei fuochi.
(3-01704)
(4 febbraio 2025)
MARATTIN. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
nella legge di bilancio per il 2025, precisamente all'articolo 1, commi da 50 a 53, della legge n. 207 del 2024, il Governo ha provveduto alla riassegnazione delle concessioni per la gestione delle reti elettriche di media e bassa tensione per i prossimi venti anni agli attuali concessionari, senza alcuna analisi comparativa e praticamente senza alcun dibattito;
è stato fatto vanto, da parte del Governo, di avere reso oneroso, per i concessionari, tale riassegnazione;
tale onerosità, tuttavia, si traduce in un surrettizio e non dichiarato aumento degli oneri in bolletta per gli utenti del sistema elettrico italiano: i concessionari sono, infatti, autorizzati a rivalersi sugli utenti delle somme versate allo Stato, per giunta maggiorate dalla remunerazione che viene riconosciuta dall'Arera per gli investimenti sulle reti;
paradossalmente, maggiore è la somma versata, maggiore è l'incasso per lo Stato, ma altresì maggiori sono il guadagno dei concessionari e l'aumento delle bollette pagate dagli utenti del sistema elettrico, che di fatto finanziano sia l'introito dello Stato sia i guadagni dei concessionari;
l'attuale congiuntura pone già un carico notevole sulle utenze degli italiani –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a lasciare a carico dei gestori i suddetti oneri concessori, evitando così sia un loro guadagno, tramite la remunerazione riconosciuta al capitale investito, sia un aggravio delle bollette, assolutamente da evitare, per gli utenti del servizio.
(3-01705)
(4 febbraio 2025)
DE PALMA, D'ATTIS e CAROPPO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
Taranto attende di poter riprendere i percorsi di risanamento ambientale in fase di stallo, come le bonifiche delle aree sito di interesse nazionale e il contratto istituzionale di sviluppo, oltre che avviare i progetti da finanziare con le risorse del just transition fund destinate alla città;
per quanto riguarda le bonifiche, oltre alla prossima piena operatività della struttura commissariale, il commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, dottor Uricchio, dispone sulla contabilità speciale di 52 milioni di euro con i quali si dovrà prioritariamente liquidare tutta una serie di interventi già effettuati da parte dei comuni dell'area vasta di Taranto;
tuttavia, per attuare il «Protocollo d'intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto», che riguarda un'area sito di interesse nazionale di oltre 500 chilometri quadrati, leggermente ridottasi dopo la riperimetrazione, il commissario ha stimato un fabbisogno di circa 500 milioni di euro per rilanciare e riprendere le attività di sua competenza;
a fronte di una dotazione per le bonifiche ambientali (ivi compresi i siti orfani) che il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha quantificato in complessivi 500 milioni di euro per 121 interventi, il commissario ha indicato come possibili ulteriori fonti di finanziamento i fondi di sviluppo e coesione, oltre alle eventuali disponibilità messe in campo dai Ministeri competenti;
correttamente il commissario considera prioritario l'intervento di risanamento del bacino del Mar Piccolo di Taranto. Questa iniziativa però è collocata nel contratto istituzionale di sviluppo Taranto siglato nel 2015, che interessa i comuni di Taranto, Statte, Massafra, Crispiano e Montemesola e comprende 40 interventi per un valore di 1.008 milioni di euro;
nel 2022 il contratto istituzionale di sviluppo contava cantieri aperti per un valore pari a circa 570 milioni di euro; tuttavia, l'intervento sul Mar Piccolo è fermo dal 2021, con grave danno per i mitilicoltori che vedevano in quella soluzione una possibilità di mitigare il loro disagio economico e sociale;
per quanto riguarda il just transition fund per Taranto, dovrebbe essere approvato a breve il piano operativo per evitare la perdita di una parte degli 800 milioni di euro destinati alla città, che devono essere spesi già entro il 2026 –:
quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per accelerare gli interventi di risanamento ambientale e di transizione verso un'economia climaticamente neutra che riguardano la città di Taranto.
(3-01706)
(4 febbraio 2025)
CAVANDOLI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:
ad aprile 2023 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha autorizzato l'impegno di spesa in conto residui a favore dell'autorità di bacino distrettuale del fiume Po per tre opere, incluso un finanziamento di 3,2 milioni di euro per la realizzazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'invaso a scopi plurimi in ambito montano e altre azioni sinergiche, per la mitigazione di rischi di esondazione e il soddisfacimento dei fabbisogni idrici per agricoltura, industria e usi civili della Val d'Enza, nelle province di Reggio Emilia e Parma, comunemente nota come diga di Vetto;
il 25 giugno 2024 era stata aggiudicata da parte del consorzio di bonifica dell'Emilia centrale, ente incaricato da convenzione, la redazione del docfap della diga, ossia del documento di fattibilità delle alternative progettuali preliminare del progetto di fattibilità tecnica ed economica, ad una cordata di società ingegneristiche capeggiata dalla C&S di Chieti, per un costo di 394 mila euro;
il documento di fattibilità delle alternative progettuali risulta, pertanto, già finanziato, con fondi messi a disposizione dalla regione Emilia-Romagna (300.000 euro), dal Consorzio bonifica Reggio capofila (120.000 euro) e dal Consorzio di bonifica parmense (80.000 euro);
recentemente l'autorità di bacino distrettuale del Po ha comunicato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che la data di stesura del progetto di fattibilità tecnica ed economica è slittata a novembre 2025, sia per la diga di Vetto che per altri progetti, avanzando la richiesta di ulteriori risorse poiché i relativi costi saranno destinati ad aumentare;
sembrerebbe che l'autorità, gestore in questa fase, abbia lasciato correre il tempo senza alcun progresso. Mentre i territori attendono risposte per gli usi plurimi, fabbisogno idrico, agricolo, potabile, laminazione delle piene e idroelettrico, che impongono la realizzazione di un bacino di grandi dimensioni. Si deve prendere atto che i fondi stanziati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione e consorzi di bonifica non hanno ancora prodotto alcun risultato;
in considerazione delle urgenti esigenze del territorio, la costruzione della diga di Vetto non può subire ulteriori ritardi poiché la sua realizzazione eviterebbe, inoltre, di impoverire le falde idriche sotterranee, ora molto utilizzate per l'agricoltura della zona, che verrebbero, invece, così rigenerate, ottimizzando, quindi, tutte le risorse idriche –:
se il Ministro intenda verificare, per quanto di competenza, lo stato effettivo di avanzamento del progetto della diga di Vetto, da parte dell'autorità di bacino distrettuale del Po, e l'utilizzo dei finanziamenti pubblici e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare affinché l'autorità acceleri la procedura di realizzazione di un'opera strategica per le esigenze idriche territoriali.
(3-01707)
(4 febbraio 2025)
PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e FERRARA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica — Per sapere – premesso che:
prosegue il rialzo delle quotazioni del gas naturale scambiato sulla piazza Ttf (Title transfer facility) di Amsterdam, che, nella mattinata del 4 febbraio 2025, si attesta sui 52,9 euro per megawattora;
nel corso dell'informativa urgente tenutasi presso l'Aula della Camera dei deputati il 23 gennaio 2025, il Ministro interrogato ha confermato che il binomio energia e bollette «è oggetto d'attenzione da parte del Governo»;
tuttavia, dall'inizio della XIX legislatura molte delle misure introdotte dal Governo a giudizio degli interroganti non solo si sono rivelate delle partite di giro, ma, sovente, invece di arginare la spesa energetica di famiglie e imprese, l'hanno aggravata, trovando copertura a valere sulle bollette e, segnatamente, sugli oneri di sistema;
ne sono esempio: l'introduzione di prezzi minimi garantiti per gli impianti di produzione alimentati da bioliquidi sostenibili di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181; la proroga delle concessioni per la distribuzione dell'energia elettrica di cui all'articolo 1, commi 50-53, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, che non offre nessuna garanzia per gli utenti finali, che anzi ripagano in bolletta con una remunerazione del 5,6 per cento gli investimenti effettuati dai distributori;
inoltre, l'introduzione della possibilità per i vulnerabili di passare al sistema a tutele graduali non ha affatto risolto il problema dei costi per i predetti soggetti, i più fragili del mercato dell'energia;
come noto, allo stato attuale, il calcolo degli oneri di sistema avviene mediante l'applicazione di una tariffa regressiva per chi consuma poco e non con un sistema progressivo (più si consuma, più gli oneri di sistema sono alti);
è del 3 febbraio 2025 la notizia che il Ministro interrogato intende valutare di quanto integrare la tariffa in bolletta a copertura del costo di produzione energetica da nucleare. La stessa energia nucleare che, a detta del Governo, dovrebbe abbattere proprio i costi delle bollette –:
quali siano le motivazioni che, a tutt'oggi, determinano l'assenza di idonee iniziative volte a mitigare nel breve periodo i costi energetici di famiglie e imprese.
(3-01708)
(4 febbraio 2025)
SCOTTO, GUERRA, FOSSI, GRIBAUDO, LAUS, SARRACINO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'Italia è l'unico Paese Ocse nel quale, negli ultimi 30 anni, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 per cento), mentre in Germania è cresciuto del 33,7 per cento e in Francia del 31,1 per cento;
sono tanti, ancora troppi, i lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento o che si vedono negare una retribuzione corrispondente a quella prevista dai contratti nazionali;
oltre tre milioni di persone, pur lavorando, sono povere e viene negato loro il diritto a una retribuzione che assicuri «un'esistenza libera e dignitosa», così come statuito dall'articolo 36 della Costituzione;
per queste ragioni è necessario che anche il nostro Paese si doti di una legge per l'istituzione del salario minimo legale e che, allo stesso tempo, rafforzi la contrattazione collettiva, facendo valere per tutte le lavoratrici e i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto collettivo firmato dalle associazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative, così come proposto dalle opposizioni nel luglio 2023;
la maggioranza ha respinto tale impianto e, dopo quello che agli interroganti è apparso un irrituale coinvolgimento del Cnel, lo ha affossato proponendo un modello totalmente alternativo, attraverso il conferimento di una generica delega legislativa al Governo, finalizzata ad assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi, a contrastare il lavoro sottopagato, a stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, nonché a contrastare il cosiddetto «dumping contrattuale»;
a parere degli interroganti maggioranza e Governo sembrano apparentemente molto convinti della bontà della loro proposta ma risulta che l'iter del testo sia sostanzialmente fermo in Commissione X al Senato della Repubblica da oltre un anno;
la contrarietà all'idea del salario minimo ha, inoltre, spinto il Governo a impugnare la legge n. 30 del 2024 della regione Puglia, finalizzata a introdurre il salario minimo e inderogabile di 9 euro all'ora per tutti i contratti pubblici degli enti locali e delle aziende sanitarie;
il 19 dicembre 2024 sono state depositate alla Camera 120.000 firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per l'istituzione del salario minimo legale –:
se il Governo, che ha rigettato l'idea del salario minimo legale prospettando un intervento legislativo alternativo, intenda chiarire, anche alla luce del rallentamento dell'iter del disegno di legge delega, sostanzialmente fermo da più di un anno, se sia intervenuto un ripensamento circa le scelte fatte in materia e se non intenda comunque adottare le iniziative di competenza per evitare di lasciare milioni di lavoratori senza una prospettiva di miglioramento dei propri trattamenti salariali.
(3-01709)
(4 febbraio 2025)
BIGNAMI, SCHIFONE, RIZZETTO, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende dall'inchiesta giornalistica condotta da Alessio Lasta per il programma «Lo stato delle cose», su Rai3, sarebbero state commesse presunte gravi irregolarità nella gestione delle pratiche da parte del patronato Inca-Cgil;
in particolare, l'inchiesta ha evidenziato che i patronati sono finanziati attraverso fondi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali provenienti dallo 0,199 per cento dei contributi previdenziali Inps versati dai cittadini italiani e il sistema di finanziamento si basa su un meccanismo di punti correlati al numero di pratiche gestite;
un'ispezione ministeriale, condotta il 25 ottobre 2023 presso la sede Inca-Cgil di Astoria (Queens, New York), ha rilevato gravissime irregolarità nella gestione delle pratiche relative agli anni 2020 e 2021;
nel 2020, su 770 punti dichiarati, solo 4 sono stati convalidati, con una decurtazione del 99,5 per cento;
nel 2021, su 263 punti dichiarati, solo 0,5 punti sono stati ritenuti validi, con una decurtazione del 99,8 per cento;
gli ispettori hanno riscontrato numerose pratiche viziate da mandati irregolari o inesistenti, alcune delle quali intestate a soggetti non presenti nei database Inps o non aventi diritto;
le irregolarità riguardano pratiche essenziali per i cittadini italiani all'estero, incluse pensioni di reversibilità, dichiarazioni dei redditi, assegni sociali e permessi di soggiorno –:
quali iniziative urgenti il Ministro in interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, in ordine alle eventuali irregolarità segnalate in premessa, nonché al fine di accertare la sussistenza di analoghe irregolarità in altre sedi del patronato Inca-Cgil, sia in Italia che all'estero, e l'ammontare complessivo dei finanziamenti erogati al patronato Inca-Cgil negli anni 2020 e 2021, anche per poter recuperare le somme eventualmente percepite indebitamente da parte dei patronati.
(3-01710)
(4 febbraio 2025)
LUPI, CARFAGNA, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
la legge 26 giugno 2024, n. 86, reca «Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione»;
la legge citata definisce i principi generali per l'attribuzione alle regioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia e per la modifica e la revoca delle stesse, nonché delle modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una regione;
il 3 dicembre 2024 la Corte costituzionale ha depositato la sentenza n. 192 del 2024 sulle questioni di costituzionalità della legge citata, ritenendo non fondata la questione di costituzionalità dell'intera legge, ma considerando illegittime solo alcune disposizioni specifiche e stabilendo che l'autonomia differenziata deve avere l'obiettivo di «meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini»;
il 20 gennaio 2025 la Corte costituzionale ha, inoltre, dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge 26 giugno 2024, n. 86;
l'autonomia differenziata delle regioni può essere un volano per lo sviluppo dei territori, se disciplinata coerentemente con i principi costituzionali –:
quali iniziative intenda assumere al fine di dare attuazione alla legge 26 giugno 2024, n. 86, approvata dal Parlamento, nel rispetto dei rilievi sollevati dalla Corte costituzionale.
(3-01711)
(4 febbraio 2025)