TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 480 di Mercoledì 14 maggio 2025

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI e ROSCANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   le nuove generazioni rappresentano il futuro dell'Italia: investire sulle politiche per i giovani significa liberare nuove energie, aprirsi all'innovazione, coltivare talenti, produrre sviluppo; significa costruire il nostro futuro;

   le politiche giovanili hanno rappresentato sin da subito una meta fondamentale dell'agenda politica del Governo Meloni, declinandosi in diverse misure, dal sostegno all'istruzione al rafforzamento del mercato del lavoro, ma anche in misure di contrasto del disagio e della criminalità minorile e della povertà educativa;

   quanto accaduto a Caivano ha alzato il velo su una realtà difficile che per troppo tempo non aveva conosciuto la presenza dello Stato; una situazione a cui il Governo ha prontamente risposto con misure non meramente punitive di condotte delinquenziali minorili, ma di promozione di specifici percorsi socio-educativi, finalizzati al reinserimento e alla rieducazione del minore autore di condotte criminose; interventi per il contrasto del fenomeno della dispersione scolastica, mediante il rafforzamento dei meccanismi di controllo e verifica dell'adempimento dell'obbligo scolastico e l'introduzione di una nuova fattispecie di reato per i casi di elusione; nonché misure per il risanamento, la riqualificazione e la sicurezza di territori a rischio emarginazione e per lo sviluppo economico e sociale delle aree periferiche;

   i recenti dati nazionali dicono, purtroppo, che un giovane su dieci in Italia abbandona precocemente gli studi; un bambino su cinque tra i 6 e i 10 anni non pratica sport; il 12 per cento del mondo giovanile adolescenziale è a rischio di dipendenza da videogiochi; accanto alle dipendenze legate all'uso esclusivo di sostanze, preoccupa la diffusione di nuove dipendenze, come le dipendenze comportamentali e l'aumento di episodi di bullismo e cyberbullismo;

   appare, quindi, sempre più evidente la necessità di prevenire e contrastare il fenomeno del disagio giovanile in tutte le sue forme, al fine di proporre strumenti volti ad affrontare forme di marginalità, emarginazione e devianza minorile, che possono anche sfociare in comportamenti illegali, promuovendo, nel contempo, tra i giovani stili di vita sani, l'accesso paritario allo sport, quale fondamentale strumento educativo e sociale, sostenendo, in particolare, le famiglie in condizioni di svantaggio economico e sociale, una cultura della responsabilità, della partecipazione, della solidarietà e del divertimento legale, da contrapporre a ogni forma di violenza e/o illegalità –:

   quali ulteriori iniziative di competenza il Governo abbia assunto o intenda assumere per intercettare e contrastare in tempo le cause dei fenomeni legati al disagio giovanile, nonché potenziare e sviluppare adeguati programmi di prevenzione.
(3-01948)

(13 maggio 2025)

   MANES. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   per le elezioni europee i meccanismi di tutela contenuti nella legge 24 gennaio 1979, n. 18, in favore delle minoranze linguistiche, non consentono alla regione Valle d'Aosta di avere una ragionevole possibilità di ottenere un seggio al Parlamento europeo;

   l'articolo 12 della legge n. 18 del 1979 prevede delle norme speciali per i partiti politici espressi dalle (sole) minoranze di lingua francese in Valle d'Aosta, tedesca nella provincia di Bolzano e slovena nel Friuli Venezia Giulia;

   si tratta della possibilità di presentare una lista di candidati autonomi collegata a una lista nazionale presente in tutte le circoscrizioni, all'interno della circoscrizione pluriregionale. Il listino di minoranza linguistica collegato deve comprendere tre candidati ed è possibile esprimere una sola preferenza. Concluse le elezioni, i candidati delle due liste (nazionale e collegata) della stessa circoscrizione sono uniti in un'unica graduatoria sulla base delle preferenze;

   il collegamento può far scattare un meccanismo di sostituzione per mezzo del quale il candidato della minoranza linguistica, che abbia ottenuto almeno 50.000 preferenze e che non risulti eletto, acceda al Parlamento europeo al posto dell'ultimo eletto della lista nazionale;

   la cifra di 50.000 preferenze è totalmente illogica se considerata a difesa di una minoranza linguistica di circa 101.729 elettori (dati Ministero dell'interno – elezioni Parlamento europeo 8-9 giugno 2024) come quella valdostana e risulta, infatti, irraggiungibile per qualsiasi candidato valdostano;

   pertanto, a giudizio dell'interrogante, non viene garantita l'eguaglianza sostanziale richiesta dall'articolo 3 della nostra Costituzione e appare non rispettato il dettato dell'articolo 6 della stessa Carta, secondo il quale la Repubblica italiana deve tutelare le minoranze linguistiche con apposite norme;

   la Valle d'Aosta ha avuto nella storia un solo caso di parlamentare europeo, nel 1999, quando Luciano Caveri ottenne 29.000 preferenze, che non furono comunque sufficienti e poter accedere solamente nel 2000 a seguito delle dimissioni di Massimo Cacciari –:

   quale soluzione venga prospettata dal Governo per adottare misure che rendano equa la competizione elettorale per le elezioni europee per la comunità valdostana.
(3-01949)

(13 maggio 2025)

   BONELLI, FRATOIANNI, ZANELLA, BORRELLI, DORI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   i feroci attacchi terroristici di Hamas contro inermi cittadini israeliani del 7 ottobre 2023, che sono stati condannati dagli interroganti, hanno innescato una spirale di inaudita violenza nella Striscia di Gaza con ospedali, campi profughi, scuole bombardate e medici e paramedici giustiziati dall'esercito israeliano a sangue freddo;

   secondo Save the Children, oltre il 93 per cento dei bambini di Gaza, circa 930.000, sono a rischio critico di carestia, mentre i nuovi dati dell'Integrated food security phase classification (Ipc), la principale autorità internazionale che misura le crisi della fame, rivelano che il 1° aprile e il 10 maggio 2025 la malnutrizione acuta ha raggiunto livelli di allerta e grave (fase 4 e 5) della classificazione di malnutrizione acuta dell'Ipc. Si prevede che la malnutrizione acuta nei governatorati di Gaza Nord, Gaza e Rafah raggiungerà il livello carestia tra l'11 maggio e la fine di settembre 2025 e coinvolgerà 1 milione di palestinesi;

   la fame come metodo di guerra è severamente vietata dal diritto internazionale ed è considerata un crimine di guerra. Anche negare l'assistenza umanitaria costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario;

   davanti all'invasione dell'Ucraina una parte significativa della comunità internazionale ha adottato reiterate sanzioni nei confronti della Russia. Di fronte alle ripetute violazioni israeliane delle risoluzioni delle Nazioni Unite, sia dell'Assemblea generale che del Consiglio di sicurezza, ai crimini di guerra reiterati di Netanyahu a Gaza e in Cisgiordania, alle violazioni sistematiche del diritto internazionale, all'occupazione militare, non c'è nessun atto se non l'auspicio, ipocrita, e la raccomandazione a Israele perché si difenda con proporzionalità;

   dopo il 7 ottobre 2023 in West Bank sono aumentate le demolizioni delle case e l'occupazione delle terre palestinesi, che avvengono con il sostegno dell'esercito israeliano che ha distribuito armi da fuoco ai coloni;

   la Commissione d'inchiesta internazionale indipendente sui territori palestinesi occupati, un organo dell'Onu, ha accusato Israele di aver commesso «atti genocidari» per avere distrutto sistematicamente cliniche riproduttive e altre strutture destinate alla salute sessuale delle donne palestinesi nella Striscia di Gaza e per avere usato la violenza sessuale come metodo di guerra –:

   di fronte agli orrori solo in minima parte descritti, alla fame usata come strumento di guerra per annientare una popolazione, a seguito dell'annunciato piano del Governo israeliano dell'occupazione di tutta la Striscia di Gaza e conseguente deportazione del popolo gazawi e alla luce di quanto accaduto a Gaza e in Cisgiordania, se oggi intenda condannare l'operato di Netanyahu, anche richiamando l'ambasciatore italiano in Israele.
(3-01950)

(13 maggio 2025)

   MOLINARI, IEZZI, BAGNAI, COIN, FURGIUELE, BORDONALI, ZIELLO, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZINZI e ZOFFILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   fin dal suo insediamento l'attuale Governo ha mostrato particolare sensibilità e attenzione al comparto sicurezza, adottando diversi interventi normativi finalizzati al potenziamento degli organici e delle capacità operative delle forze dell'ordine, nonché al rafforzamento delle tutele a favore della loro incolumità;

   a partire dalla prima legge di bilancio con l'istituzione di un fondo per le assunzioni straordinarie e con il ripristino del turn over al 100 per cento, è stata effettuata un'inversione di tendenza storica rispetto ai tagli operati nel passato con la «legge Madia», i cui effetti hanno ancora oggi pesanti conseguenze;

   inoltre, sono stati stanziati 1,5 miliardi di euro per il rinnovo contrattuale del comparto sicurezza-difesa (con 200 euro lordi e 100 euro netti in più in busta paga a partire dalle qualifiche base), mentre altri 100 milioni di euro sono stati destinati al pagamento degli straordinari delle forze di polizia;

   sempre con un'inversione di tendenza rispetto al passato, sono stati assegnati 1.800 militari in più all'operazione «strade sicure», dei quali 800 a presidio delle stazioni ferroviarie;

   con riguardo agli strumenti in dotazione, oltre al taser, che si è rivelato un indispensabile strumento di deterrenza e di tutela, grazie al cosiddetto decreto-legge sicurezza n. 48 del 2025 le forze di polizia saranno dotate di dispositivi di videosorveglianza per registrare l'attività nei servizi di mantenimento dell'ordine pubblico;

   con il cosiddetto decreto-legge Caivano sono state poi potenziate le misure di prevenzione, quali il daspo, l'avviso orale o l'ammonimento, in particolare per il contrasto alla criminalità minorile;

   con l'obiettivo di valorizzare la specificità delle diverse componenti del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, è stato approvato il disegno di legge governativo, poi divenuto legge n. 42 del 2025, in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco: un provvedimento molto atteso dai lavoratori del settore e un altro impegno che questo Governo ha mantenuto;

   da ultimo, in ordine temporale e non di importanza, con il decreto-legge sicurezza citato, fortemente voluto dal Governo, nell'ottica di contrastare la preoccupante e dilagante deriva di violenza e intolleranza verso le forze dell'ordine, l'Esecutivo è intervenuto sul quadro sanzionatorio relativamente agli atti di violenza commessi ai loro danni e, contestualmente, sono state implementate le misure di assistenza legale e il relativo supporto finanziario –:

   se e quali ulteriori iniziative di competenza il Governo intenda adottare a tutela delle forze dell'ordine e del comparto del soccorso pubblico ed a supporto del loro operato.
(3-01951)

(13 maggio 2025)

   BARELLI, NEVI, DEBORAH BERGAMINI, CANNIZZARO, DALLA CHIESA, BATTILOCCHIO, D'ATTIS, BENIGNI, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTISTONI, BELLOMO, BOSCAINI, CALDERONE, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, ENRICO COSTA, DE MONTE, DE PALMA, FASCINA, GATTA, GENTILE, LOVECCHIO, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, MULÈ, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TASSINARI e TENERINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il Patto verde europeo (cosiddetto Green deal europeo) è un piano composto da una serie di politiche che ha come obiettivo finale il raggiungimento della neutralità climatica in Europa entro il 2050;

   il Green deal, seppure condivisibile negli obbiettivi generali, in fase di attuazione si è caratterizzato fin dalla sua adozione nel 2019 per un'eccessiva rigidità di natura ideologica, perdendo di vista la questione sociale che si pone e che non può essere scissa dalla tutela ambientale;

   un eccesso di procedure burocratiche insite nel Green deal hanno prodotto un impatto negativo in termini di competitività e produttività in diversi settori economici, senza apportare significativi vantaggi in termini di tutela dell'ambiente;

   tra i settori più colpiti vi è quello dell'automotive, per il quale è previsto il divieto di produzione dei motori endotermici entro il 2035;

   il settore riscontra da diversi anni una forte crisi, non solo in Italia, ma anche a livello europeo, dove nel 2023 la produzione, con 12 milioni di veicoli, si è attestata a circa la metà della capacità produttiva teorica. In Italia i primi mesi dell'anno 2025 hanno registrato un calo del 25,3 per cento, rispetto allo stesso periodo del 2024, della produzione dell'intero comparto, riduzione che è giunta addirittura al 63 per cento per quanto riguarda la produzione delle sole autovetture;

   il Governo lavora da tempo alla riforma del Green deal per coniugare l'obiettivo della transizione ecologica con quello della tutela della competitività. A tal fine sono stati presentati in sede europea diversi documenti strategici in collaborazione con altri Paesi che prevedono specifiche proposte sulla semplificazione normativa con i Paesi Bassi, sulla revisione del Cbam con la Polonia, sul settore automotive insieme alla Repubblica Ceca, sullo spazio con la Germania e sulla microelettronica nuovamente con i Paesi Bassi;

   tale posizione strategica è stata ulteriormente confermata e rafforzata dal Presidente del Consiglio dei ministri e da diversi esponenti nel Governo alla luce del possibile mutamento dello scenario internazionale in merito alle politiche commerciali –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere il Governo per proseguire nell'opera di riforma del Green deal al fine di coniugare due obbiettivi strategici irrinunciabili e complementari: la tutela ambientale e la competitività economica e produttiva.
(3-01952)

(13 maggio 2025)

   RICHETTI, BONETTI, BENZONI, D'ALESSIO, GRIPPO, SOTTANELLI, ONORI, PASTORELLA, ROSATO e RUFFINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri — Per sapere – premesso che:

   la competitività economica italiana è condizionata da tre fattori che concorrono a deprimere un tasso di crescita tornato negli ultimi trimestri vicinissimo allo zero: il costo dell'energia elettrica, l'inservibilità degli incentivi per migliorare l'efficienza delle imprese e il collasso del settore automotive;

   nel 2024 l'Italia ha registrato il prezzo medio dell'energia elettrica in borsa più alto dell'Unione europea: il doppio rispetto alla Francia, il 70 per cento in più della Spagna e il 30 per cento in più della Germania. In attesa dell'annunciato rilancio del programma nucleare nazionale, i cui tempi rimangono aleatori (con il disegno di legge governativo ancora mai arrivato in Parlamento), serve una strategia di emergenza per la riduzione del costo dell'energia, che passa, in primo luogo, dalla possibilità di autorizzare il Gestore dei servizi energetici a prelevare a prezzo equo una quota dell'energia prodotta, remunerandola con un contratto a due vie, e di cederla ai consumatori industriali, nonché di condizionare il rinnovo delle concessioni idroelettriche alla definizione di un prezzo dell'energia concordato, non collegato a quello di borsa;

   i piani «Transizione 4.0» e «Transizione 5.0» andranno a scadenza alla fine del 2025. Il secondo versa in una auto-paralisi burocratica e ha mancato totalmente i propri obiettivi, essendo stati prenotati, ovvero utilizzati, meno di 900 milioni a fronte dei 6,2 miliardi di euro disponibili, proprio mentre il primo veniva pesantemente ridotto. La soluzione d'emergenza più razionale sarebbe dirottare le risorse inutilizzate di «Transizione 5.0» per aggiornare e prorogare «Transizione 4.0»;

   Stellantis è passata in Italia da oltre un milione di veicoli prodotti nel 2017 a meno di mezzo milione nel 2024, con una riduzione della forza lavoro da circa 60 mila a 47 mila unità. Questo fenomeno ha aggravato nel nostro Paese la crisi dell'intero settore, con tutti i produttori europei che, peraltro, soffrono la concorrenza cinese. Non è ragionevole limitarsi a sperare nel rispetto dei nuovi impegni dei vertici di Stellantis ed è necessario tornare a potenziare il Piano automotive, pesantemente ridimensionato dalla legge di bilancio per il 2025, con un taglio di 4,6 miliardi di euro fino al 2030 –:

   come intenda procedere per rimediare ai gravi problemi di competitività del sistema produttivo nazionale e alle necessità esposte in premessa, con particolare riferimento alla riduzione del costo dell'energia, al rilancio tempestivo del programma nucleare, del piano «Transizione 4.0» e al potenziamento del Fondo automotive.
(3-01953)

(13 maggio 2025)

   BOSCHI, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE, GADDA, GIACHETTI e GRUPPIONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   gli ultimi dati Istat e il quadro macroeconomico nazionale descrivono una situazione allarmante, con la fiducia dei consumatori e delle imprese in calo e gli indici di produzione e vendite in diminuzione, complice anche il forte deterioramento del potere di acquisto delle famiglie, le stime di crescita e le incertezze derivanti dalle variabili esogene, aumentate dall'acuirsi dei conflitti bellici in corso;

   tale contesto, fortemente condizionato dal rischio di una guerra commerciale globale e dell'imposizione di dazi statunitensi sui prodotti italiani, risulta aggravato dall'inerzia del Governo –:

   quali siano le tre principali riforme in ambito economico che il Governo intende adottare per fronteggiare l'attuale congiuntura economica.
(3-01954)

(13 maggio 2025)

   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dopo anni di tagli lineari ai fondi destinati alla sanità, il Governo Meloni ha compiuto importanti passi avanti per garantire il diritto alla salute dei cittadini, mantenendo la promessa di mettere al centro dell'agenda politica, tra le altre, criticità che in passato non erano mai state affrontate efficacemente, quali l'abbattimento delle liste d'attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario;

   dal 2025 il fondo sanitario nazionale è arrivato a 136,5 miliardi di euro e a una spesa pro capite di 2.317 euro, con un aumento di oltre 9 miliardi di euro in due anni. In dieci anni, tra il 2010 e il 2019, prima della pandemia, l'aumento era stato di 8,2 miliardi di euro;

   con gli accordi di coesione stipulati in questi anni con le regioni, sono stati messi a disposizione, inoltre, 1,3 miliardi di euro per investimenti negli ospedali e con la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stati previsti ulteriori 750 milioni di euro da investire sempre sulla sanità;

   sono state approvate importanti misure che affrontano in modo strutturale i molteplici fattori che hanno contribuito a un aumento delle liste d'attesa: l'istituzione di un sistema nazionale di monitoraggio delle liste, accompagnato da un adeguato e doveroso meccanismo di controlli, premialità e sanzioni; l'ampliamento dell'offerta con il cup unico regionale o intraregionale, per mettere a disposizione sia le prestazioni erogate dal pubblico, sia le prestazioni erogate dal privato accreditato, e l'implementazione, presso l'Agenas, di una piattaforma nazionale, per monitorare i tempi di erogazione delle prestazioni; la previsione di una flat tax al 15 per cento delle prestazioni orarie aggiuntive dei professionisti sanitari impegnati nella riduzione delle liste d'attesa e l'abolizione del tetto di spesa per le assunzioni dei medici e del personale sanitario, solo per citare alcune tra le principali misure adottate;

   la sanità è di competenza delle regioni dalla riforma del titolo V del 2001, ma il Governo ha offerto il suo impegno per sostenere le regioni e affrontare il tema –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di costruire, di concerto con le regioni, una sanità sempre più efficiente e vicina ai bisogni dei cittadini, con particolare riguardo all'abbattimento dei tempi delle liste di attesa.
(3-01955)

(13 maggio 2025)

   CONTE, RICCARDO RICCIARDI, AURIEMMA, ILARIA FONTANA, ALIFANO, QUARTINI e SANTILLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nei Consigli europei del 6, 20 e 21 marzo 2025 è stato approvato il pacchetto da 800 miliardi di euro per sostenere il Piano ReArm Europe, al fine di incentivare un piano di riarmo europeo attraverso l'aumento degli investimenti a favore del comparto difesa;

   una parte di tali risorse, 150 miliardi di euro, sotto forma di prestiti, genereranno nuovo debito pubblico, mentre la restante parte dei finanziamenti, circa 650 miliardi di euro, previsti da Rearm, graverebbe sui bilanci nazionali degli Stati membri, venendo però esclusa dal calcolo del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo, una misura mai adottata nel caso di altri settori come sanità, ricerca e istruzione – soggetti invece da anni a significativi tagli per rispettare i parametri stringenti del Patto di stabilità;

   16 Stati membri hanno chiesto lo scorporo delle spese per la difesa dal Patto di stabilità e di crescita europeo e l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale per utilizzare i finanziamenti pubblici dedicati ad investimenti nella difesa;

   il ricorso a tale deroga avvantaggerebbe la Germania in primis, che ha una significativa capacità fiscale, consolidando il comparto produttivo dei Paesi che investono maggiormente nel comparto della riconversione industriale dalla civile alla militare, con scarso impatto sul nostro Paese, che anzi ne soffrirebbe in termini di competitività e innalzamento del debito pubblico;

   all'Italia e all'Europa, piuttosto che la soluzione prospettata da Rearm Europe servirebbe un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione europea, quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile;

   la possibilità di reindirizzare i fondi della politica di coesione verso le spese relative alla difesa, prospettata nel piano di riarmo, significherebbe distogliere tali fondi dalla finalità del rafforzamento della coesione economica e sociale, con grave pregiudizio per il riequilibrio territoriale, come priorità trasversale dell'Unione e senza alcuna prospettiva concreta di difesa comune europea –:

   se ritenga – ai fini di recuperare i valori fondanti dell'Unione europea – di non proseguire nel sostegno al piano di riarmo europeo «ReArm Europe/Readiness 2030», facendosi promotore invece di un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che favorisca la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione, a partire dalla spesa sanitaria, dal sostegno alle filiere produttive, dall'occupazione, dall'istruzione, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile.
(3-01956)

(13 maggio 2025)

   SCHLEIN, BRAGA, BONAFÈ, CIANI, GHIO, TONI RICCIARDI, DE LUCA, FERRARI, MORASSUT, ROGGIANI, CASU, FORNARO, DE MARIA, FURFARO, GIRELLI, MALAVASI e STUMPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il Servizio sanitario nazionale è prossimo al punto di non ritorno: liste di attesa infinite, il personale allo stremo sottoposto a turni massacranti e in fuga verso l'estero e il privato; mancano 65.000 infermieri e 30.000 medici; crescenti diseguaglianze territoriale e un aumento della mobilità sanitaria tra Sud e Nord;

   secondo l'Istat nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici per lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso, di cui 2,5 milioni di persone per motivi economici, quasi 600.000 in più del 2022. Rispetto al 2022 sono calate drasticamente anche le risorse per la prevenzione, scese del 18,6 per cento;

   nonostante tale drammatico quadro la spesa sanitaria, secondo l'ultimo documento di finanza pubblica, rimane ferma al 6,4 per cento del prodotto interno lordo, con un prodotto interno lordo decrescente fino al 2028, ancora una volta inferiore rispetto agli altri Paesi europei, alle raccomandazioni Ocse e lontana dalla media europea del 7,5 per cento del prodotto interno lordo; secondo il rapporto della Corte dei conti 2022-2023, la spesa pro capite italiana è più bassa rispetto alla Germania del 53 per cento, rispetto alla Francia del 42 per cento;

   la spesa pagata direttamente dai cittadini – che nel periodo 2021-2022 ha registrato un incremento medio annuo dell'1,6 per cento – nel 2023 si è impennata, aumentando del 10,3 per cento (+3.806 milioni di euro) in un solo anno;

   la stessa attuazione della missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede importanti riforme e investimenti destinati a ridisegnare la sanità territoriale da realizzarsi entro il 2026, è in alto mare a 16 mesi dalla scadenza e si calcola che servirebbero almeno 33 mila unità di personale solo per le case e gli ospedali di comunità;

   per quanto riguarda le 1.038 case della comunità dell'ultima rimodulazione, ad oggi, risultano completati solo 81 cantieri, pienamente operative 46, collaudate 38, pari al 2,6 per cento dell'obiettivo originale;

   infine, era settembre 2024 quando il Ministro della salute annunciava un piano straordinario di assunzioni di 30.000 medici e infermieri per far fronte alla «gobba pensionistica» e scongiurare un blocco del Servizio sanitario nazionale, piano che ad oggi è rimasto solo sulla carta;

   il decreto sulle liste d'attesa approvato dal Governo nel maggio 2024 era privo di nuove risorse e fortemente punitivo verso le regioni, che infatti lo contestano –:

   quali misure urgenti il Governo intenda adottare affinché il Servizio sanitario nazionale non sia smantellato e sia assicurato a tutti il diritto alla salute come sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione.
(3-01957)

(13 maggio 2025)

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