TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 496 di Mercoledì 18 giugno 2025

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   SARRACINO, CURTI, AMENDOLA, BARBAGALLO, D'ALFONSO, DE LUCA, DE MARIA, GIRELLI, GRAZIANO, IACONO, LACARRA, LAI, MARINO, UBALDO PAGANO, PROVENZANO, SPERANZA, STEFANAZZI, STUMPO, GHIO, FERRARI, FORNARO, CASU, TONI RICCIARDI e SCOTTO. – Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. – Per sapere – premesso che:

   nel 2014, con la finalità di contrastare il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, creare nuove possibilità di reddito e assicurare accessibilità ai servizi essenziali, il Programma nazionale di riforma (Pnr) ha previsto una specifica politica place-based: la Strategia nazionale aree interne (Snai);

   il principale merito della Strategia nazionale aree interne è stato quello di aver individuato una nuova e più ampia definizione di perifericità, a prescindere dal criterio altimetrico, e di aver collocato al centro di una politica pubblica enti locali, spesso dimenticati, in cui vivono attualmente 13,4 milioni di abitanti (oltre il 25 per cento della popolazione) e che rappresentano, complessivamente, il 48,5 per cento dei comuni italiani;

   secondo i dati Istat tra 10 anni quasi il 90 per cento dei comuni delle aree interne del Mezzogiorno subirà un calo demografico, con quote che raggiungeranno il 92, 6 per cento nei comuni ultraperiferici. Ad aggravare questa tendenza un livello senza precedenti degli espatri di giovani laureati tra i 25 e i 34 anni (+21,2 per cento nel 2023) e una contrazione dei rientri in Italia, scesi a 6 mila (-4,1 per cento rispetto al 2022);

   la «perdita» di 15 mila risorse qualificate deriva anche dal fatto che, oltre ad essere tra i più precari, la retribuzione oraria dei giovani laureati nel nostro Paese fino a 29 anni nel 2022 era inferiore a quella della media dell'Unione europea: 11,7 rispetto a 13,4 euro, anche a parità di potere d'acquisto;

   attualmente sono interessate da progetti della Strategia nazionale aree interne 124 aree che comprendono 1.904 comuni (4.570.731 abitanti);

   gli ambiti di intervento del Piano strategico nazionale delle aree interne 2021-2027, approvato il 9 aprile 2025, si inseriscono nella cornice più generale dei tagli operati dal Governo Meloni agli enti locali che determineranno inevitabilmente una riduzione di servizi: -7,7 miliardi di euro di spesa corrente per gli enti territoriali, -3,5 miliardi di euro sul Fondo perequativo infrastrutturale, -1,7 miliardi di euro sulle strade provinciali (salvo ripensamenti). A questo si aggiungono le misure sul dimensionamento scolastico (-5.660 docenti dell'organico dell'autonomia e -2.147 posti del personale amministrativo) e una spesa sanitaria che diminuisce rispetto al prodotto interno lordo –:

   quali azioni strutturali e urgenti il Ministro interrogato intenda intraprendere, anche con riferimento al tema del personale, per utilizzare tutte le risorse a disposizione per contrastare il fenomeno dello spopolamento e della desertificazione delle aree interne.
(3-02014)

(17 giugno 2025)

   DONNO, ALFONSO COLUCCI, DELL'OLIO, GIULIANO, L'ABBATE e PELLEGRINI. – Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. – Per sapere – premesso che:

   il 29 novembre 2024 è stato firmato l'Accordo per la coesione tra il Governo italiano e la regione Puglia: come denunciato da diversi organi di informazione, sarebbe emersa una gestione poco trasparente nell'assegnazione delle risorse nazionali del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021-2027 in alcuni territori pugliesi, che avrebbe avvantaggiato alcuni comuni «amici» piuttosto che altri, seguendo dinamiche di vicinanza e appartenenza politica, tramite una presunta negoziazione diretta tra l'ex Ministro Fitto e alcune municipalità per l'individuazione di specifici interventi da inserire nell'Accordo, in assenza di confronto pubblico;

   a sottolineare i dubbi sulla gestione di questi fondi, anche un servizio televisivo andato in onda pochi giorni fa su La7, firmato dal giornalista Danilo Lupo, in cui si evidenzia, oltre alla scarsa trasparenza nella gestione delle risorse, come l'entità di quei finanziamenti non corrispondesse ai bisogni e ai meriti delle varie comunità, ma piuttosto al loro peso politico, a scapito di tutti gli altri, come il caso del campo da calcio sito a Maglie, destinatario di ben 3 milioni e 600 mila euro delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione;

   alcune realtà locali, politicamente vicine all'attuale Vicepresidente della Commissione europea, avrebbero infatti ricevuto finanziamenti in assenza di trasparenza sulle procedure comparative e di selezione delle proposte progettuali: tra questi spicca proprio Maglie, città di Fitto, che avrebbe ricevuto ingenti risorse con progetti e stime approssimativi di spesa. Dall'inchiesta emerge, inoltre, come la procura di Lecce abbia scoperto che il sindaco di Maglie – attualmente agli arresti domiciliari insieme al vicesindaco, mentre a guidare il comune è l'assessore più anziano, zio di Fitto – si sarebbe fatto pagare la ristrutturazione della casa e l'arredo floreale del matrimonio da una ditta vincitrice di un appalto;

   questa gestione poco trasparente dei finanziamenti avrebbe scatenato un diffuso malcontento tra i sindaci, gli esponenti politici pugliesi e i cittadini, lamentando l'assenza di una visione strategica finalizzata a ridurre i divari territoriali, alla base delle finalità del Fondo per lo sviluppo e la coesione –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda intraprendere al fine di fare chiarezza sull'esclusione di diversi comuni pugliesi dall'assegnazione delle risorse derivanti dal recente Accordo per la coesione, al fine di scongiurare qualsiasi opacità politica e istituzionale derivante da presunte logiche di distribuzione clientelare e di vicinanza politica, e preservare allo stesso tempo le finalità proprie del Fondo per lo sviluppo e la coesione, in termini di riduzione dei divari socio-economici-territoriali, con particolare riferimento ai principi di trasparenza e perseguimento dell'interesse pubblico generale.
(3-02015)

(17 giugno 2025)

   BIGNAMI, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, CARAMANNA, COLOMBO, COMBA, GIOVINE, MAERNA, PIETRELLA, SCHIANO DI VISCONTI e ZUCCONI. — Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. — Per sapere – premesso che:

   alla luce dell'attuale quadro economico mondiale appare con sempre maggiore evidenza che l'Unione europea, attraverso una regolamentazione troppo stringente a carico di imprese e cittadini, ha autolimitato il proprio potenziale produttivo e industriale, come accaduto, ad esempio, nel settore automotive, finendo per ritrovarsi gravata da una sorta di dazi interni autoimposti;

   secondo il Fondo monetario internazionale il costo medio per vendere un bene tra gli Stati membri dell'Unione europea è il triplo di quello calcolato per il commercio interno negli Stati Uniti;

   in tale scenario l'Italia si è fatta portavoce della necessità di uno «shock di semplificazione» per migliorare la regolamentazione europea;

   per quanto concerne il tema della competitività delle aziende europee, la semplificazione burocratica si può raggiungere con una serie di azioni mirate: ad esempio, l'eliminazione delle normative obsolete e ridondanti, il miglioramento della qualità delle nuove regolamentazioni, l'applicazione di test di impatto rigorosi, in particolar modo per le piccole e medie imprese e, infine, evitando interpretazioni divergenti tra Stati membri;

   l'introduzione di misure specifiche di semplificazione deve riguardare anche una maggiore armonizzazione e standardizzazione nel settore delle merci, una più ampia attuazione del principio del mutuo riconoscimento, l'incremento della libera circolazione delle merci e dei servizi, oltre che la semplificazione dei procedimenti autorizzatori;

   nel corso del 2025 è prevista la presentazione di diverse proposte omnibus di semplificazione da parte della Commissione europea, che contribuirebbero al conseguimento di target di riduzione degli oneri amministrativi di almeno il 25 per cento per tutte le imprese e di almeno il 35 per cento per le piccole e medie imprese;

   un primo pacchetto si concentra sulla riduzione degli obblighi di rendicontazione, sul dovere di diligenza e sulla tassonomia in materia di finanza sostenibile, sul meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam);

   il risparmio annuo totale che deriverebbe dalle modifiche nell'ambito Csrd – Corporate sustainability reporting directive – e future modifiche all'Esrs – European sustainability reporting standards – è stimato intorno ai 4,4 miliardi di euro, mentre da previsioni mirate per le aziende più piccole è atteso un risparmio di circa 320 milioni di euro all'anno –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di sostenere il processo di semplificazione in ambito europeo e un progressivo innalzamento del livello di competitività delle aziende del nostro Paese.
(3-02016)

(17 giugno 2025)

   PASTORINO. – Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. – Per sapere – premesso che:

   l'iter per la dislocazione dei depositi chimici da Multedo a Ponte Somalia è stato avviato nel novembre 2021. Il progetto inizialmente depositato differisce in modo sostanziale da quello attualmente al vaglio, dove le quantità di stoccaggio previste sono nettamente superiori e il numero di accosti per le navi chimichiere è salito a due, compromettendo di fatto l'utilizzo della scassa in radice sul lato ponente per altri traffici portuali;

   questa evoluzione contrasta con quanto deliberato dal comitato di gestione dell'Autorità di sistema portuale con l'atto n. 104 del 30 dicembre 2021. La gravità della situazione è ulteriormente confermata dalle sentenze del tribunale amministrativo regionale della Liguria n. 327/2024, n. 328/2024 e n. 329/2024, contro cui hanno proposto ricorso al Consiglio di Stato, il commissario straordinario, l'Autorità di sistema portuale e, in via incidentale, la società Superba. Pertanto, la questione è attualmente sub iudice;

   un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il nulla osta di fattibilità rilasciato dal comitato tecnico regionale nell'ottobre 2023, necessario per la prosecuzione dell'iter autorizzativo del progetto. Il nulla osta di fattibilità, base su cui si fonda la richiesta di valutazione di impatto ambientale nazionale, risulta oggi oggetto di un'indagine in corso presso la procura della Repubblica di Genova, a causa delle gravi opacità che ne avrebbero caratterizzato la formazione;

   il gruppo di lavoro aveva riscontrato errori rilevanti nei calcoli forniti da Superba, tali da comportare una sensibile riduzione dei margini di sicurezza dell'impianto. Nonostante tali rilievi, il comitato tecnico regionale ha comunque rilasciato un parere favorevole. A rendere ancora più critico il quadro, vi è quanto dichiarato mesi dopo dal presidente del comitato tecnico regionale, che, nel corso di un'audizione in consiglio regionale, avrebbe giustificato il rilascio del nulla osta di fattibilità affermando di ritenere che l'errore fosse del gruppo di lavoro;

   in assenza del nulla osta di fattibilità, l'intero procedimento di valutazione di impatto ambientale non avrebbe potuto essere avviato. Pertanto, l'interrogativo sulla validità e sulla legittimità di tale parere riguarda non solo la sicurezza dell'impianto, ma anche la regolarità dell'intero iter autorizzativo in corso –:

   considerato che il nulla osta di fattibilità costituisce il presupposto del procedimento in questione e che emergono forti dubbi, come segnalato in premessa, sulla sua fondatezza e validità, se non ritenga opportuno, alla luce del principio precauzionale e dell'indagine giudiziaria in corso, sospendere la valutazione in corso, attendendo l'avvio di una nuova istruttoria tecnica, fondata su elementi documentati, verificabili e trasparenti.
(3-02017)

(17 giugno 2025)

   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   a margine del Consiglio dell'Unione europea energia in Lussemburgo, il Ministro interrogato ha annunciato l'adesione dell'Italia come membro effettivo all'Alleanza europea sul nucleare, dove fino ad ora il nostro Paese aveva preso parte in qualità di osservatore;

   la decisione, fa sapere il Ministro interrogato, fa «seguito alla scelta del Governo nazionale di presentare il disegno di legge per il ritorno alla produzione di energia nucleare, così come previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima»;

   il 28 febbraio 2025 il Consiglio dei ministri ha approvato, in esame preliminare, un disegno di legge affinché venga conferita dal Parlamento una delega al Governo in materia di produzione di energia da fonte nucleare sostenibile e da fusione;

   ad oggi evidentemente, quindi, l'esame della legge delega non è stato avviato in nessuno dei due rami del Parlamento;

   secondo quanto dichiarato in più occasioni dal Ministro interrogato il nuovo nucleare dovrà assicurare energia sufficiente a prezzi accessibili, con un contenimento dei costi energetici e il rafforzamento della competitività del sistema;

   da quanto emerge dal rapporto Energy outlook 2024 dell'International energy agency (Iea), considerando fattori come i costi complessivi di costruzione, funzionamento degli impianti, oneri finanziari di ammortamento del capitale investito, costi operativi per la durata della vita produttiva, combustibile e manutenzione, la spesa di generazione dell'elettricità prodotta da nuove centrali nucleari in Europa sarebbe di 170 dollari per megawattora, contro quella generata da fotovoltaico pari a 50 dollari per megawattora (3,4 volte inferiore), quella dell'eolico onshore pari a 60 dollari per megawattora e quella dell'eolico offshore pari a 70 dollari per megawattora;

   il nostro Paese è ancora alle prese con il problema dei rifiuti e delle scorie radioattivi derivanti dall'attività delle centrali, chiuse definitivamente dal 1990 e dal loro decommissioning, per il quale ancora non si è pervenuti a una soluzione concreta per il loro smaltimento, non essendo tuttora concluso l'iter per l'individuazione del sito idoneo a ospitare il deposito nazionale di stoccaggio, come richiesto dalla direttiva 2011/70/Euratom del Consiglio;

   la produzione di energia nucleare è stata oggetto di due referendum abrogativi, rispettivamente del 1987 e del 2011, con i quali è stata decretata la fine della produzione e dello sfruttamento dell'energia nucleare nel nostro Paese, senza operare distinguo sulla tecnologia utilizzata a tal fine –:

   se il Ministro interrogato sia in grado di chiarire quanto costerà al nostro Paese il riavvio del programma nucleare, in termini di investimenti pubblici e quale il costo in dollari per megawattora previsto per gli utenti finali.
(3-02018)

(17 giugno 2025)

   LUPI, ALESSANDRO COLUCCI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, CAVO, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. – Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana recita: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana»;

   l'instabilità geopolitica degli ultimi anni ha aumentato considerevolmente la volatilità del prezzo dell'energia;

   gli impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni inquinanti contenuti nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) richiedono investimenti che si aggiungono ai costi del mercato energetico;

   l'invasione dell'Ucraina da parte della Federazione russa del 2022 ha provocato forti oscillazioni del prezzo del gas, spingendo numerosi Paesi, tra cui l'Italia, a diversificare le fonti di approvvigionamento di energia, soprattutto attraverso nuovi accordi di fornitura di idrocarburi, l'accelerazione dei progetti di produzione di energia da fonti rinnovabili e l'acquisto di gas naturale liquefatto (Gnl);

   il peggioramento dei conflitti in atto nello scenario mediorientale, in particolare con i bombardamenti tra Israele e Iran avvenuti nei giorni scorsi, aumentano il rischio di nuovi aumenti del prezzo del petrolio e del gas, anche per gli effetti sulle esportazioni di idrocarburi provenienti dall'Iran;

   lunedì 16 giugno 2025 il Ministro interrogato ha annunciato al Consiglio energia in Lussemburgo l'adesione ufficiale dell'Italia all'Alleanza nucleare, a cui finora aveva partecipato in qualità di Paese osservatore –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di mitigare la volatilità del prezzo dell'energia e garantire una progressiva diminuzione del prezzo al consumatore nei prossimi anni.
(3-02019)

(17 giugno 2025)

   BOSCHI, GADDA, BONIFAZI, DEL BARBA, FARAONE e GIACHETTI. – Al Ministro dell'università e della ricerca. – Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ambito della missione 4 «Istruzione e ricerca» – componente 2 «Dalla ricerca all'impresa», ha previsto un investimento straordinario per il rafforzamento della formazione superiore e della ricerca scientifica in Italia;

   il Ministero dell'università e della ricerca ha finanziato, con risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, 18.770 borse di dottorato per l'anno accademico 2023-2024, con un investimento complessivo di oltre 726 milioni di euro, includendo borse su tematiche strategiche per la transizione digitale e ambientale, pubblica amministrazione, patrimonio culturale, nonché dottorati innovativi in collaborazione con le imprese;

   parallelamente, attraverso l'attuazione degli investimenti 1.3 e 1.5 della medesima missione 4, circa 1,6 miliardi di euro sono impiegati nel finanziamento dei cinque centri nazionali di ricerca strutturati in rete hub & spoke, dedicati ad aree strategiche per il Paese, quali supercalcolo, tecnologie basate sull'Rna, mobilità sostenibile, Agritech e biodiversità;

   tali centri coinvolgono complessivamente 144 enti ed istituzioni, tra università, organismi pubblici di ricerca e soggetti privati, e sono stati concepiti per costituire infrastrutture permanenti a supporto della ricerca e dell'innovazione, con l'intento di proseguire l'attività anche oltre il 2025, ma, ad oggi, non risulta definito un piano di sostenibilità operativa e finanziaria a regime per il periodo successivo alla scadenza del finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   attualmente, solo al Cnr, sono 4.000 i ricercatori precari, tra assegnisti di ricerca, ricercatori a tempo determinato e borsisti, la cui attività è in larga parte sostenuta da fondi straordinari del Piano nazionale di ripresa e resilienza in scadenza al 31 dicembre 2025;

   non risultano ad oggi atti normativi o provvedimenti programmatori finalizzati a garantire la continuità occupazionale e scientifica per tali risorse umane, né un piano organico per valorizzarle nei ruoli della ricerca pubblica o nel trasferimento tecnologico verso le imprese;

   la mancata valorizzazione di tale personale determinerebbe una grave perdita di competenze, discontinuità nei progetti in corso, dispersione del capitale umano finanziato con fondi pubblici –:

   se e quali iniziative normative e finanziarie intenda adottare per garantire la continuità occupazionale e scientifica dei ricercatori e dottori di ricerca formati e contrattualizzati mediante risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, assicurando il pieno impiego delle competenze maturate in ambito accademico e nei progetti di ricerca finanziati con fondi pubblici, anche oltre la scadenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (31 dicembre 2026), in particolare nei settori strategici per il Paese, quali intelligenza artificiale, big data, sicurezza informatica, transizione digitale, scienze della vita, sostenibilità ambientale e tecnologie abilitanti.
(3-02020)

(17 giugno 2025)

   PASTORELLA, GRIPPO, ONORI, BENZONI, D'ALESSIO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri, nella seduta del 19 maggio 2025, ha approvato un disegno di legge di riforma del sistema di reclutamento universitario, il quale mirerebbe a modificare l'accesso alla docenza superando l'attuale meccanismo dell'abilitazione scientifica nazionale e introducendo nuove procedure concorsuali e criteri di valutazione;

   per quanto noto al momento, tale riforma, pur proclamando finalità di semplificazione e valorizzazione del merito e mirando ad una modernizzazione del sistema vigente, parrebbe priva di riferimenti a misure di tutela e inclusione delle persone con disabilità grave, in particolare di coloro riconosciuti ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104;

   da quanto si apprende attraverso i comunicati stampa del Governo e le dichiarazioni pubbliche della Ministra interrogata, infatti, nel nuovo impianto normativo non sembrano previste forme di accomodamento ragionevole, strumenti compensativi, deroghe procedurali, né meccanismi di monitoraggio volti a rilevare e prevenire disparità nell'accesso alla carriera accademica per i soggetti con disabilità;

   già nel sistema vigente, nell'ambito delle selezioni concorsuali non sono previsti strumenti di compensazione sufficienti a consentire alle persone con disabilità grave di esprimere la propria professionalità, attraverso misure ragionevoli di valutazione quantitativa e qualitativa, di fatto portando potenzialmente all'esclusione dei candidati con disabilità grave da ogni forma di considerazione delle loro condizioni oggettive;

   la nuova riforma, a quanto risulta, sembrerebbe andare nella medesima direzione, consolidando un impianto che appare ad avviso degli interroganti in contrasto con gli articoli 2, 3, 4 e 38 della Costituzione, con la legge 1° marzo 2006, n. 67 – la quale sancisce il divieto di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità – e con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata con legge 3 marzo 2009, n. 18 –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire forme specifiche ed efficaci di tutela dell'inclusione e della parità sostanziale delle persone con disabilità grave nei meccanismi di reclutamento universitario, al fine di scongiurare il consolidamento di un impianto normativo potenzialmente discriminatorio e contrario ai principi di uguaglianza stabiliti dalla Costituzione.
(3-02021)

(17 giugno 2025)

   PATRIARCA, BENIGNI, CAPPELLACCI, TASSINARI, DALLA CHIESA, MULÈ, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BARELLI, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BELLOMO, DEBORAH BERGAMINI, BOSCAINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAROPPO, CASASCO, CASTIGLIONE, CATTANEO, CORTELAZZO, ENRICO COSTA, D'ATTIS, DE MONTE, DE PALMA, FASCINA, GATTA, GENTILE, LOVECCHIO, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI e TENERINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 16 maggio 2025 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo n. 71 del 2025, attuativo della legge di delega n. 26 del 2025, recante la riforma delle modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria;

   si tratta di una riforma nata sia dall'esigenza di rafforzare il Servizio sanitario nazionale in termini di fabbisogno dei professionisti, sia dalla necessità di introdurre finalmente un metodo di selezione basato su criteri meritocratici e congrui con il percorso formativo per premiare il merito e gli studenti;

   la nuova disciplina garantirà una preparazione di qualità e consentirà di valorizzare gli studenti con maggiori attitudini sulla base delle competenze acquisite;

   il nuovo sistema consentirà, inoltre, di sviluppare la vocazione degli studenti, garantendo il diritto allo studio per tutti coloro che intendano investire le proprie energie in quello che non è solo un lavoro, ma una vera e propria «missione» –:

   quale sia lo stato di avanzamento dei provvedimenti attuativi della riforma e quali siano i dettagli delle nuove modalità di accesso che verranno impiegate a partire dal prossimo anno accademico.
(3-02022)

(17 giugno 2025)

   NISINI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DE BERTOLDI, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MONTEMAGNI, MORRONE, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. – Al Ministro per la pubblica amministrazione. – Per sapere – premesso che:

   in sede di esame parlamentare della legge n. 203 del 13 dicembre 2024, è stato approvato l'emendamento n. 27.0500, recante «Disposizioni in materia di iscrizione dei dipendenti pubblici in quiescenza alle organizzazioni sindacali del pubblico impiego», ora articolo 28 della predetta legge;

   tale novella dispone per i dipendenti pubblici in quiescenza la possibilità di iscriversi, tramite rilascio di apposita delega all'Istituto nazionale della previdenza sociale, alle organizzazioni sindacali del pubblico impiego riconosciute rappresentative dall'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, analogamente a quanto previsto all'articolo 23-octies del decreto-legge 30 giugno 1972, n. 267, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 1972, n. 485, per le organizzazioni rappresentate nel Cnel;

   in sintesi, tale modifica legislativa consente ai pensionati di iscriversi ai sindacati del settore pubblico che sono riconosciuti rappresentativi dall'Aran, estendendo così la loro partecipazione e il loro diritto alla rappresentanza sindacale anche dopo la fine del rapporto di lavoro;

   tuttavia, a sei mesi dall'entrata in vigore della legge n. 203 del 2024, tale facoltà non risulta ancora praticabile –:

   quali siano le ragioni per cui, ad oggi, ancora i sindacati del pubblico impiego riconosciuti dall'Aran non possono accettare iscritti in quiescenza ed entro quali tempistiche si preveda la piena attuazione della disposizione di cui all'articolo 28 della legge n. 203 del 2024.
(3-02023)

(17 giugno 2025)

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