Corte dei Conti: Indagine sulla ricerca sanitaria pubblica

24 aprile 2014

L’indagine Ricerca nella sanità pubblica con riferimento alle disposizioni di cui al d.lgs. n. 502 del 30 dicembre 1992, art. 12 bis e successive modificazioni si propone di dare conto della ricerca sanitaria nel periodo dal 2007 al 2011, con aggiornamento al 2012.

La Corte illustra e definisce:

  • gli elementi essenziali del quadro normativo che regola la materia;
  • le due tipologie della ricerca sanitaria pubblica (la ricerca corrente e quella finalizzata);
  • i soggetti che la attuano (in primo luogo, gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico – IRCCS);
  • i meccanismi selettivi per l’individuazione dei progetti da finanziare;
  • le risultanze contabili registrate nel periodo;
  • le criticità che il sistema appare presentare;
  • i possibili ambiti di miglioramento.

L’analisi ha fatto emergere:

  1. profili di rilevante concentrazione, in primo luogo geografica, poichè il numero maggiore di IRCCS si addensa nelle sole regioni della Lombardia e del Lazio (per quanto concerne la ricerca corrente, il 72% dei finanziamenti va al Nord, il 21% al Centro e il 7% al Sud; per la finalizzata il 63% va al Nord, il 32% al Centro, il 4% al Sud);
  2. concentrazione della maggior parte delle risorse finanziarie su pochissimi IRCCS ed in particolare su uno, l’Istituto San Raffaele di Milano: si finisce per privilegiare gli Istituti economicamente e scientificamente più “forti” che finiscono per diventarlo ancora di più a scapito dei più “deboli” ;
  3. sbilanciamento del rapporto di distribuzione delle risorse a favore degli IRCCS privati a cui vanno i due terzi delle risorse;
  4. concentrazione delle risorse rispetto alle discipline trattate: infatti, per la ricerca corrente, all’oncologia va il 28% dei finanziamenti e alle neuroscienze il 22%, mentre nella ricerca finalizzata, il 30% dei finanziamenti va alle neuroscienze e il 20% all’oncologia.

Proprio perché le risorse disponibili per la ricerca sono limitate, la Corte evidenzia i rischi che vanno assolutamente evitati:

  1. disperdere le risorse in progetti slegati gli uni dagli altri, fallendo l’obiettivo di creare una “massa critica” adeguata;
  2. non adeguare alle esigenze di avanzamento biomedicale del Servizio Sanitario Nazionale i contenuti dei singoli progetti;
  3. gestire in modo inefficiente le risorse. Per quanto concerne la gestione delle risorse, la Corte ricorda che la complessa procedura che presiede alla assegnazione dei finanziamenti, specie nella ricerca finalizzata, genera una evidente difficoltà nei tempi di erogazione: nel periodo 2007-2011 i residui sono costantemente intorno ai 160 milioni, con stanziamenti di competenza che negli anni oscillano tra i 117 e i 53 milioni di euro, denotando la tendenza dell’amministrazione a riportare all’esercizio successivo la competenza. Anche i tempi necessari per completare le procedure di verifica dei risultati – secondo quanto emerge dal riscontro a campione sui progetti della ricerca finalizzata – appaiono meritevoli di ulteriori ridimensionamenti. In merito alla verifica degli “impatti” dei progetti, è particolarmente avvertita l’esigenza di predisporre strumenti di analisi innovativi, non solo per individuare le ricadute cliniche dei progetti medesimi ma soprattutto per verificare l’accoglienza della comunità scientifica riservata ai risultati, sebbene i tempi di realizzazione di tali strumenti risultino in ogni caso particolarmente ampi.

Servizio Studi della Camera dei deputati

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