Istat: reddito e condizioni di vita nel 2013

31 ottobre 2014

L'indagine "Reddito e condizioni di vita" condotta dall'Istat nel 2013 su 18.487 famiglie (44.622 individui), rileva i redditi netti familiari e numerosi indicatori delle condizioni economiche delle famiglie. Sulla base di questi dati e di quelli forniti dagli altri Paesi europei, l'Unione europea calcola gli indicatori ufficiali per la definizione e il monitoraggio degli obiettivi di politica sociale, nel contesto della strategia Europa 2020.

Nel 2013, il 19,1% delle persone residenti in Italia risulta a rischio di povertà (vive cioè in famiglie che nel 2012 avevano un reddito familiare equivalente inferiore al 60% del reddito mediano, vedi Glossario), il 12,4% si trova in condizioni di grave deprivazione materiale (mostra, cioè, almeno quattro segnali di deprivazione su un elenco di nove, vedi Glossario) e l'11,0% vive in famiglie caratterizzate da una bassa intensità di lavoro (in famiglie con componenti di 18-59 anni di età che hanno lavorato meno di un quinto del tempo, vedi Glossario). L'indicatore sintetico di rischio di povertà o esclusione sociale, che include tutti coloro che si trovano in almeno una delle suddette condizioni, è pari al 28,4%.

Rispetto al 2012, l'indicatore sintetico mostra una diminuzione di 1,5 punti percentuali, a seguito della riduzione osservata nella grave deprivazione materiale (dal 14,5% al 12,4%); stabile al 19,1% il rischio di povertà, in leggero aumento la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (dal 10,3% all'11%). I valori più elevati di rischio di povertà o esclusione sociale si registrano tra i residenti del Mezzogiorno (46,2%), tra i componenti delle famiglie numerose (39,8%), con tre o più figli (43,7%), soprattutto se minori (45,4%) o con un solo percettore di reddito (46,1%).

Per l'anno 2013, il dato europeo è ancora provvisorio e mostra una sostanziale stabilità, passando da 24,8% a 24,5%. Il valore italiano è inferiore a quelli di Bulgaria (48%), Romania (40,4%), Lettonia (35,1%), Lituania (30,8%) che, come l'Italia, mostrano leggeri segnali di miglioramento rispetto all'anno precedente a seguito della diminuzione della quota di popolazione in grave deprivazione, e Ungheria (33,5%), che invece registra un ulteriore peggioramento.

Per quanto riguarda i redditi mediani, riferiti al 2012,  le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto pari in media a
29.426 euro, circa 2.452 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica, la maggioranza delle famiglie ha conseguito un reddito inferiore all'importo medio. Se si calcola il valore mediano, ovvero il livello di reddito che separa le famiglie in due metà uguali, è possibile affermare che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito un reddito non superiore a 24.215 euro (2.017 euro al mese).  Nel 2012, il reddito netto familiare è rimasto stabile rispetto all'anno precedente (sia in media, sia in mediana); tenuto conto dell'errore campionario (0,6%), la diminuzione osservata in termini
nominali, pari a circa l'1,7%, non è infatti statisticamente significativa; se, tuttavia, si tiene conto della dinamica inflazionistica (che nel 2012 è stata pari al 3%), in termini reali il reddito risulta in diminuzione.

Servizio Studi della Camera dei deputati

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