Rapporto SVIMEZ 2015 sull'economia del Mezzogiorno

29 ottobre 2015

E' stato presentato l'edizione 2015 del Rapporto Svimez. Queste le evidenze di maggiore interesse per la Commissione:

Secondo stime SVIMEZ aggiornate a settembre 2015, nel 2015 il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,8%, quale risultato del +1% del Centro-Nord e del timidissimo +0,1% del Sud.

Pil e Mezzogiorno nel 2014 - In base a valutazioni SVIMEZ nel 2014 il Pil è calato nel Mezzogiorno dell'1,3%, dimezzando la caduta dell'anno precedente (-2,7%), un calo superiore di oltre un punto percentuale rispetto al Centro-Nord (-0,2%). 

Pil per abitante e divari storici - In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno nel 2014 è sceso al 53,7% del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi. Il divario tra la regione più ricca, il Trentino Alto Adige, e la più povera, la Calabria, è stato nel 2014 pari a quasi 22mila euro.

Meridione e consumi - I consumi delle famiglie meridionali sono ancora scesi, nel 2014 dello 0,4%, a fronte di un aumento del +0,6% nelle regioni del Centro-Nord.

Al Sud ancora più morti che nati, per il terzo anno consecutivo – Nel 2014 la popolazione meridionale è diminuita ulteriormente di circa 20 mila unità, per effetto congiunto delle migrazioni verso il Centro-Nord o l'estero e per il calo delle nascite. Tra il 2001 e il 2014 sono emigrati dal Sud verso il Centro-Nord oltre 1 milione 667mila meridionali, a fronte di un rientro di 923 mila: il Mezzogiorno ha quindi perso nettamente 744 mila unità. Di questi, il 70%, 526 mila, sono giovani, di cui poco meno del 40% (205 mila) laureati. Da rilevare come negli ultimi 15 anni i laureati emigrati siano cresciuti di 1.000 unità l'anno. Dinamiche simili per i pendolari di lungo raggio: nel 2014 sono circa 120 mila i residenti nel Sud che hanno trovato un'occupazione nel Centro-Nord, di cui circa il 25% donne. Nel 2014 i nati nel Mezzogiorno hanno toccato il valore più basso dall'Unità d'Italia: 174 mila. Il calo delle nascite interessa anche il Centro-Nord dove, per la prima volta, coinvolge anche le nascite da coppie con almeno un genitore straniero. Un preoccupante minimo storico che pone in tutta evidenza la dimensione del problema. Per dare un'idea, nel 1862 nel Mezzogiorno si registravano 391 mila nati (217 mila in più di oggi) a fronte di una popolazione di 9 milioni e 600 mila unità. Nel Centro-Nord nel 1862 nascevano 442 mila bambini (113 mila in più di oggi) a fronte di una popolazione di circa 17 milioni. In poco più di dieci anni il Mezzogiorno ha perso il primato della fecondità femminile, mentre nel Centro-Nord si è manifestato un crescente risveglio della maternità: nel 2013 il numero medio di figli per donna è pari a 1,31 nel Sud e a 1,43 nel Nord.

Povertà - Il Sud sempre più povero: il 62% guadagna al massimo il 40% del reddito medio – Per effetto della crisi del 2008 la povertà assoluta in Italia negli ultimi anni è più che raddoppiata, sia nel Mezzogiorno che nel Centro-Nord; se dal 2005 al 2008 i poveri assoluti in Italia non raggiungevano i due milioni di persone, nel biennio 2013-2014 si sono superati i 4 milioni. In particolare la povertà assoluta sul totale della popolazione è passata dal 2008 al 2013 dal 2,7% al 5,6% nel Centro-Nord, e dal 5,2% al 10,6% al Sud. Nel 2014 la povertà assoluta ha smesso di crescere nel Centro-Nord ed è leggermente diminuita nel Mezzogiorno. Il rallentamento è dovuto verosimilmente all'erogazione del bonus di 80 euro mensili ai lavoratori dipendenti nella seconda metà dell'anno, per la parte destinata alle famiglie povere. Nel 2013 inoltre se nel Centro-Nord si è trovato esposto al rischio di povertà 1 persona su 10, al Sud il dato invece è di 1 persona su 3. A livello regionale, al Sud, la forbice è compresa tra il 16,5% dell'Abruzzo e quasi il 42% della Sicilia. In Sicilia sono quindi a rischio povertà oltre 4 persone su 10. Nelle altre regioni meridionali, sono a rischio oltre il 30% dei cittadini lucani, molisani e calabresi; anche il 37% dei campani si trova in questa situazione. Il rischio di povertà è significativamente più alto al Sud soprattutto per le famiglie con minori, e per quelle giovani, con o senza figli. Più esposte al rischio anche le famiglie con un solo percettore di reddito. Tristemente, non basta avere un lavoro per uscire dal rischio povertà. In questo senso interessanti indicazioni vengono fornite dalle diseguaglianze di reddito. Nel CentroNord oltre il 50% delle persone guadagna dall'80 al 100% del reddito medio regionale; al Sud questo vale solo per una persona su cinque. Al contrario, il 61,7% delle persone guadagna al massimo il 40% del reddito medio, con punte del 66% in Campania, del 70% in Molise, e addirittura del 72% in Sicilia.

Le due proposte di contrasto della povertà, REIS e CF e i loro costi – Tendenzialmente le politiche antipovertà possono essere di due tipi: di emergenza, contro la povertà estrema, e preventive, rivolte a situazioni familiari di disagio, a rischio di precipitare nella situazione di deprivazione più radicale. Negli ultimi tempi il dibattito italiano si è concentrato su due ipotesi di introduzione del reddito minimo: il Reddito di inclusione sociale (REIS), proposto dall'Alleanza contro la povertà, una misura di emergenza contro la povertà estrema, e che prevede l'erogazione di un sussidio di 400 euro mensili, e il Credito familiare (CF), presentato inizialmente nel Rapporto SVIMEZ 2013, che prevede per le famiglie a rischio povertà un sussidio massimo di 780 euro. In base a elaborazioni e stime SVIMEZ il 90% delle famiglie poverissime, con un reddito inferiore al 60% della linea di rischio della povertà, avrebbero diritto a un sussidio: per le famiglie in povertà estrema secondo il REIS si prevede un'erogazione di 8.700 euro annui in media, con il CF il trasferimento medio salirebbe a 14.900 euro. La simulazione è stata fatta sulla base della situazione del 2013 e avrebbe comportato un livello massimo di spesa di 8,4 miliardi per il REIS e di 16,4 miliardi di euro per il CF. Le regioni più povere, Campania e Sicilia, avrebbero ricevuto 3,7 miliardi del REIS e 7,7 miliardi del CF. 

Leggi anche:

Introduzione e sintesi del Rapporto

Intervento del Direttore Riccardo Padovani

Slides del Rapporto SVIMEZ

Schede regionali

Indice del Rapporto

I numeri del Rapporto

Le proposte SVIMEZ 

Sintesi per la stampa

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