49° Rapporto Censis sulla sistuazione sociale del paese

9 dicembre 2015

Il 49° Rapporto del Censis sulla situazione sociale del paese dedica un capitolo al "Sistema di welfare". Questi i temi trattati:

  • Sanità: la situazione attuale è caratterizzata da un ormai stabile impegno economico delle famiglie, dall'erosione progressiva della spesa pubblica e delle performance del Servizio sanitario, e più in generale dall'insicurezza sulla salute. In tale scenario si colloca lo sforzo di adattamento delle famiglie, ormai convinte che la sanità non possa più dare tutto a tutti e per questo a caccia di soluzioni. Così si registra l'aumento del numero di cittadini che evitano le liste di attesa nel pubblico ricorrendo al privato con il pagamento della tariffa piena di tasca propria; e di quelli che, stretti tra le liste di attesa nel pubblico e il costo delle prestazioni nel privato, rinunciano o rinviano le prestazioni. Si tratta di processi socialmente non neutrali in cui vincono i ceti forti economicamente e/o come capacità culturale e/o come abilità operativa di combinare soluzioni, tra pubblico e privato.

  • Percorsi di cura: gli italiani interpellati nell'ambito di una ricerca del Censis ribadiscono l'importanza del ruolo svolto dal medico di famiglia: il 57,3% afferma che dovrebbe essere sua la responsabilità dare informazioni circostanziate ai propri pazienti e guidarli verso le strutture più adatte. Mentre il 42,6% della popolazione ritiene che gli Uffici relazioni con il pubblico (Urp) e gli sportelli delle Asl dovrebbero offrire informazioni più precise e articolate, un italiano su 5 vorrebbe anche disporre di graduatorie sui servizi e la loro qualità basate sui giudizi dei pazienti. Accanto a quelle di tipo informativo, le difficoltà che i cittadini rintracciano nel rapportarsi al Servizio sanitario nazionale sono anche di carattere pratico, legate ai tempi di attesa prima di accedere ai servizi richiesti. Tra le persone che hanno effettuato visite specialistiche e accertamenti, rispettivamente il 22,3% e il 19,4% ha dovuto attendere perché privo di alternative. Si tratta evidentemente di percentuali ridotte, ma, quando l'attesa c'è stata, è stata consistente: in media, 55,1 giorni di attesa prima di effettuare l'ultima visita specialistica segnalata e 46,1 giorni per l'accertamento specialistico. Attendere mediamente da poco più di un mese a quasi 2 mesi prima di effettuare una visita o un accertamento specialistico inevitabilmente rende più lunghi i tempi di diagnosi, di presa in carico della malattia, di monitoraggio nel corso del tempo, il che può avere un impatto non irrilevante sulle condizioni cliniche del paziente.

  • Vaccinazioni: il Rapporto sottolinea che, con una trasformazione del paradigma culturale della vaccinazione, l'obbligatorietà risulta ampiamente ridimensionata. Nonostante si tratti di una copertura che rimane elevata, i dati del Ministero della Salute rivelano una lenta ma costante diminuzione negli ultimi anni, sia relativamente alle vaccinazioni obbligatorie in età pediatrica che a quelle raccomandate. Una copertura al di sotto del 95%, già presente in non poche regioni, viene già considerata a rischio rispetto all'efficacia della immunizzazione su tutta la popolazione, quell'"immunità di gregge" che garantisce effetti di protezione dalla malattia. Alcune ricerche realizzate dal Censis nel 2014 e nel 2015 interpellando direttamente genitori italiani fino a 55 anni con figli da 0 a 15 anni (arco temporale a cui fanno riferimento i principali calendari di vaccinazione) mettono in luce che il livello di informazione sulle vaccinazioni mostrato dai genitori appare solo apparentemente elevato.

  • Non autosufficienza: Sono 3.167.000 (il 5,5% della popolazione) i non autosufficienti in Italia. Tra questi, le persone con non autosufficienza grave, in stato di confinamento, cioè costretti in via permanente a letto, su una sedia o nella propria abitazione per impedimenti fisici o psichici, sono 1.436.000. Esiste un modello tipicamente italiano di long term care fatto di centralità della famiglia con esercizio della funzione di caregiving e presa in carico della spesa per le esigenze dei non autosufficienti; e di un mercato privato di assistenza in cui l'offerta è garantita per la gran parte da lavoratrici straniere. Questo modello è anche il frutto di un evidente orientamento di base della cultura sociale collettiva verso la domiciliarità a ogni costo, considerata la soluzione migliore; tale propensione è stata affiancata dagli effetti della bad reputation della residenzialità per anziani e non autosufficienti, visibilmente inadeguata rispetto alle esigenze dell'attuale domanda di care. Oggi però il modello scricchiola mostrando crepe che rendono urgente la messa in campo di soluzioni alternative. Infatti, il 50,2% delle famiglie con una persona non autosufficiente (di contro al 38,7% del totale delle famiglie) ha a disposizione risorse familiari scarse o insufficienti. Per fronteggiare il costo privato dell'assistenza ai non autosufficienti 910.000 famiglie italiane si sono dovute "tassare" e 561.000 famiglie hanno utilizzato tutti i propri risparmi e/o dovuto vendere la casa e/o dovuto indebitarsi. Le soluzioni proposte dal Rapporto sono le seguenti. La prima soluzione è relativa al salto di qualità della residenzialità indispensabile per renderla più competitiva rispetto alla soluzione domiciliare. Si stimano in 4,7 milioni gli anziani che sarebbero disponibili ad accettare una soluzione residenziale, a patto che la qualità sia migliore. In secondo luogo, occorre un mutamento dell'approccio dei cittadini alla non autosufficienza, che oggi viene affrontata solo quando è conclamata: specificatamente è il 30,6% dei cittadini a non pensarci e il 22,7% vedrà il da farsi solo quando accadrà. Il resto della popolazione conta sui risparmi accumulati (26,1%), sul welfare (17,3%) e sull'aiuto dei familiari (17%). Se si vuole costruire una base finanziaria solida in grado di supportare un sistema di care articolato e di qualità, è opportuno promuovere forme di accumulazione di risorse dedicate di lungo periodo.

Servizio Studi della Camera dei deputati

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