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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 686 di martedì 3 maggio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bellucci, Enrico Borghi, Maurizio Cattoi, Comaroli, Luigi Di Maio, Dieni, Manzo, Marin, Viscomi, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 118, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Iniziative per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro e per promuovere l'occupazione, con particolare riferimento a quella femminile – n. 3-02924)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Grippa ed altri n. 3-02924 (Vedi l'allegato A).

La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Rossella Accoto, ha facoltà di rispondere.

ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interroganti affrontano il tema nevralgico del rilancio dell'occupazione, sottolineando la necessità di promuovere iniziative e misure per il riallineamento dei parametri della domanda e dell'offerta di lavoro e per un generale riequilibrio delle disuguaglianze tra le lavoratrici e i lavoratori. Occorre evidenziare che il disallineamento tra la domanda e l'offerta di lavoro riguarda maggiormente i giovani e le donne. Inoltre, se per queste due categorie la ricerca di un'occupazione di qualità, che favorisca il pieno sviluppo della persona, si pone come una sfida, è anche necessario dare risposte, con urgenza, al fenomeno di quanti abbandonano prematuramente gli studi, non si formano e non cercano un lavoro, i cosiddetti NEET.

Con un decreto congiunto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e del Ministro per le Politiche giovanili, il Governo ha adottato un Piano nazionale di emersione e orientamento dei giovani inattivi, denominato “NEET Working”, che punta a ridurre il fenomeno. Il Piano intende utilizzare un approccio metodologico definito a livello centrale, che sia in grado, attraverso la collaborazione con gli attori presenti sul territorio, di promuovere strategie efficaci di individuazione, coinvolgimento e attivazione dei NEET, secondo le logiche di prossimità territoriale. Inoltre, con la legge di bilancio 2022, il Governo ha stanziato 20 milioni di euro per finanziare le spese dei centri per l'impiego connesse all'attuazione di politiche attive del lavoro in favore dei giovani NEET.

Per quanto concerne le politiche per il lavoro, rammento che queste sono centrali all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, pur collocandosi in uno dei sei pilastri del Piano, quello della coesione sociale e territoriale, esse intersecano tutte le aree di intervento. In particolare, il Governo punta ad ampliare l'occupazione e a riqualificare le competenze dei lavoratori e delle lavoratrici, anche al fine di riallineare la domanda e l'offerta di lavoro e di accompagnare i processi di transizione e trasformazione dell'economia in atto. A tal fine, si intende pervenire a una riforma sistemica delle politiche attive del lavoro attraverso il Programma “Garanzia di occupabilità dei lavoratori”. Al Programma sono affidati 4,4 miliardi di euro e il suo obiettivo è raccogliere la sfida della personalizzazione degli interventi, ovvero di non inserire il lavoratore o il disoccupato in percorsi formativi predeterminati - come avviene attualmente - ma, al contrario, calibrare il percorso che si propone sulla base dell'analisi del cosiddetto skill gap, ossia la distanza tra le competenze possedute dal lavoratore e quelle richieste dal mercato.Inoltre, il programma distingue tra percorsi di aggiornamento (upskilling) e percorsi di riqualificazione (reskilling), coinvolgendo le imprese nella definizione del contenuto della formazione e perfino nell'erogazione della stessa.

Considerata l'entità dell'investimento finanziario, abbiamo istituito un apposito osservatorio per la raccolta di dati sullo stato di attuazione del programma e per il supporto alle regioni nell'adozione di procedure destinate a evitare eventuali criticità ed a reperire le prassi migliori. A tale proposito si riferisce che, a breve, saranno emanati i primi bandi regionali, relativi al programma GOL, che permetteranno l'integrale attivazione delle agenzie del lavoro private nell'incrocio domanda-offerta e il concorso, su un piano di parità con i centri per l'impiego, all'attuazione dello stesso.

Alle risorse destinate al programma GOL si aggiungono, inoltre, 600 milioni di euro per il rafforzamento dei centri per l'impiego e 600 milioni di euro per il rafforzamento del sistema duale che intende favorire politiche di transizione tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro.

Al fine di conseguire la necessaria definizione di un quadro unitario di coordinamento strategico, con riferimento al sistema della formazione professionale, intendiamo ricorrere al Piano nuove competenze che definisce in questo campo i livelli essenziali delle prestazioni. Ricordo che, a breve, sarà adottato il decreto che stanzia un miliardo di euro per rifinanziare il fondo.

Nel nuovo provvedimento saranno specificate meglio le caratteristiche dei progetti formativi finanziabili e delle imprese che possono presentare istanza, con una maggiore attenzione ai settori della transizione ecologica e del digitale.

La legge di bilancio 2022 contiene riforme strutturali e misure rilevanti nell'ambito delle politiche per il lavoro e la formazione. Tra queste segnalo, in particolare, la riforma dei tirocini extracurricolari non finalizzati al conseguimento di un titolo di studio, che mira ad arginare e contrastare gli abusi e lo sfruttamento.

Il Governo e le regioni concluderanno, in sede di Conferenza permanente, un accordo che definirà nuove linee guida, condivise sulla base di criteri specifici e più stringenti rispetto agli attuali. I tirocini extracurricolari dovranno, infatti, essere circoscritti ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale e si dovrà prevedere una congrua indennità di partecipazione, accanto ad una durata massima e ai limiti numerici di tirocini attivabili in relazione alle dimensioni dell'impresa.

Il Ministero del Lavoro segue, inoltre, con attenzione l'iter in Parlamento dei disegni di legge in materia di tirocini curricolari e di apprendistato e sosterrà convintamente la definizione e l'approvazione delle proposte in campo.

Con riferimento al tema delle disuguaglianze tra le lavoratrici e i lavoratori, c'è una necessità di una sistematizzazione e ristrutturazione degli attuali strumenti di sostegno con una visione più aderente ai fabbisogni delle donne, attraverso una strategia integrata di investimenti di carattere finanziario e di servizi di supporto per la promozione dell'imprenditorialità femminile.

Nell'ambito del PNRR, il Governo ha previsto l'adozione di una strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, con l'intento di raggiungere entro il 2026 l'incremento di 5 punti nella classifica dell'indice sull'uguaglianza di genere, elaborato dall'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, che attualmente vede l'Italia al quattordicesimo posto nella classifica dei Paesi UE-27. Al riguardo, il decreto-legge n. 77 del 2021, il cosiddetto decreto Governance PNRR, ha introdotto la ormai ben nota clausola di condizionalità, ovvero il vincolo, per gli operatori economici aggiudicatari di bandi per i fondi PNRR e Pnc (Piano nazionale degli investimenti complementari), di destinare ai giovani under 36 e alle donne almeno il 30 per cento dell'occupazione aggiuntiva creata in esecuzione del contratto.

Oltre a questo abbiamo incluso nei bandi una premialità aggiuntiva per le imprese che garantiscono equità di genere e generazionale.

In continuità con queste misure specificamente previste per l'attuazione dei progetti del PNRR, nella legge delega per la disciplina dei contratti pubblici già approvata al Senato, è stata inserita la previsione, su proposta del Ministro Orlando, di promuovere per tutte le gare e i bandi pubblici meccanismi di premialità per realizzare le pari opportunità generazionali e di genere e di inclusione lavorativa dei disabili. Il PNRR prevede l'attivazione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere, con l'obiettivo di accompagnare e incentivare le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree maggiormente critiche, come le opportunità di carriera, la parità salariale, la parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità. A tale previsione è stata data attuazione con la legge n. 162 del 2021, proposta di iniziativa parlamentare fortemente sostenuta dal Governo, che modifica il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna. La certificazione di parità di genere viene attribuita alle aziende per individuare e attestare le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre le disuguaglianze. Le imprese virtuose, quelle che otterranno la certificazione, avranno diritto a uno sconto dell'1 per cento (fino a 50 mila euro all'anno) sui contributi da versare.

A tal fine abbiamo incrementato di 50 milioni di euro, a decorrere dal 2023, la dotazione del Fondo per il sostegno della parità salariale, istituito presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Segnalo, inoltre, che, con la legge di bilancio 2022, il Governo ha istituito un fondo per l'attività di formazione propedeutica all'ottenimento della certificazione, con una dotazione di 3 milioni di euro per l'anno corrente.

In attuazione dell'articolo 46 del Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, come modificato dalla legge 5 novembre 2021, n. 162, è stato già adottato il decreto interministeriale, firmato dal Ministro Orlando, di concerto con la Ministra delle Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, che definisce le modalità per la redazione del rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile da parte delle aziende pubbliche e private che contano più di 50 dipendenti. La consigliera o il consigliere regionale di parità potranno così accedere ai dati ottenuti nei rapporti trasmessi alle aziende, al fine di poter elaborare i relativi risultati e trasmetterli alle sedi territoriali dell'Ispettorato nazionale del lavoro, alla consigliera o al consigliere nazionale di parità, al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, al Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, all'Istat e al CNEL.

Con la legge di bilancio abbiamo previsto poi ulteriori iniziative, volte a migliorare la condizione della donna nel mercato del lavoro. Ricordo l'esonero contributivo in caso di assunzioni di donne lavoratrici effettuate nel biennio 2021-2022, riconosciuto nella misura del 100 per cento, nei limiti di importi pari a 6 mila euro annui. Inoltre, in via sperimentale, per l'anno 2022, abbiamo introdotto una riduzione del 50 per cento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato, per un periodo di un anno, a decorrere dalla data di rientro al lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità.

Segnalo altresì che, di recente, importanti novità normative sono state introdotte con lo schema di decreto legislativo di recepimento della direttiva (UE) 2019/1158, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza, attualmente all'esame delle Commissioni parlamentari di Camera e Senato per l'espressione del parere.

L'obiettivo del provvedimento è conseguire una più equa condivisione delle responsabilità tra uomini e donne e di promuovere un'effettiva parità di genere, sia di ambito lavorativo sia familiare. Con questo provvedimento entra pienamente a regime la nuova tipologia di congedo di paternità obbligatorio, della durata di 10 giorni lavorativi, fruibile dal padre lavoratore nell'arco temporale che va dai due mesi precedenti ai cinque successivi al parto, sia in caso di nascita sia di morte perinatale del bambino; viene aumentata da 6 a 12 anni l'età del bambino entro cui i genitori, anche adottivi e affidatari, possono usufruire del congedo parentale con indennità pari al 30 per cento della retribuzione; viene esteso il diritto all'indennità di maternità in favore delle lavoratrici autonome e delle libere professioniste anche per gli eventuali periodi di astensione anticipati per gravidanza a rischio.

Certamente, l'istituto dei congedi potrà essere ulteriormente rafforzato con i decreti attuativi della legge delega 7 aprile 2022, n. 32, cosiddetto Family Act. Inoltre, tra le disposizioni di delega, viene individuato un apposito spazio per interventi programmatici, volti a favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori e per sostenere, in particolare, il lavoro femminile.

Gli interventi posti in essere, in particolare quelli di natura strutturale, connessi agli investimenti sulla formazione e la riqualificazione dei lavoratori e delle lavoratrici, e quelli connessi alla promozione del lavoro femminile potranno dare importanti risultati nel medio-lungo periodo. Certamente, occorre continuare con costanza nel percorso di investimento, a vantaggio di quelle che sono ad oggi le categorie più fragili del mercato del lavoro, ma che, in prospettiva, dovranno diventare le leve della crescita della produttività del lavoro e di uno sviluppo più equo e sostenibile, caratterizzato da un'occupazione di qualità. A tal fine, siamo al lavoro al fianco delle parti sociali per lo sviluppo di un pacchetto di norme che migliori la qualità e le tutele dell'occupazione, in particolar modo quella giovanile e femminile, anche valorizzando i momenti di formazione e i percorsi duali di formazione e lavoro.

PRESIDENTE. La deputata Grippa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

CARMELA GRIPPA (M5S). Grazie Presidente. Innanzitutto ringrazio il Governo per avere risposto così celermente a questa mia interrogazione che voleva puntare i riflettori su un tema così importante, come quello del lavoro, in particolar modo su quello femminile. Della risposta della sottosegretaria non posso che ritenermi soddisfatta, per tutte le misure messe in campo da questo Esecutivo per risolvere un tema così importante.

Tra le misure che lei ha citato sicuramente un punto di partenza importante è quello sul Piano nazionale di emersione e orientamento dei giovani inattivi, il cosiddetto “Neet Working”, e lo stanziamento in legge di bilancio di 20 milioni di euro per rafforzare i centri dell'impiego che devono intervenire per attuare le politiche attive del lavoro in favore dei giovani. Ha parlato anche dei tirocini extracurriculari, con un passaggio anche su tale punto. Importante è anche il programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori e quello sulla parità salariale, con apposito fondo, di cui lei ha parlato, istituito presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Non posso, altresì, che ritenermi soddisfatta anche quando si fa riferimento alle iniziative volte a migliorare la condizione delle donne nel mercato del lavoro, come, ad esempio, l'esonero contributivo per il biennio 2021-2022, proprio per favorire l'assunzione delle donne.

Questi sicuramente sono passi importanti che vanno incontro all'attuazione dei piani del PNRR. Proprio ieri l'Istat ha pubblicato i dati sull'occupazione e ha fatto un riferimento: il mese di riferimento è quello di marzo, facendo un confronto rispetto al marzo dell'anno precedente. Abbiamo constatato che c'è stato un incremento dei posti di lavoro. L'unica cosa che auspico è che questi contratti non siano soltanto a termine, ma si vada verso il contratto a lungo termine, quindi a tempo indeterminato. Auspico che nel mondo del lavoro, oltre alla sicurezza, che è un tema altrettanto importante, vi sia il rispetto dei principi di parità e uguaglianza delle lavoratrici e dei lavoratori, e per questo mi auguro che, quanto prima, venga introdotto il salario minimo.

(Iniziative di competenza per la tutela della zona di protezione speciale denominata “Marchesato e fiume Neto” in Calabria – n. 3-02593)

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Ilaria Fontana, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Torromino n. 3-02593 (Vedi l'allegato A).

ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni poste dall'onorevole interrogante, relative a iniziative per la protezione dell'ecosistema del fiume Neto si rappresenta quanto segue.

Innanzitutto, si specifica che nell'area interessata oggetto dell'interrogazione insistono i siti Natura 2000, zona speciale di conservazione foce Neto e la zona di protezione speciale Marchesato e fiume Neto. Per quanto concerne la zona speciale di conservazione menzionata, questa è stata designata con DM 24 giugno 2017, sulla base dell'obiettivo e delle misure di conservazione approvate dalla regione Calabria con DGR n. 543 del 16 dicembre 2016. Il Ministero della Transizione ecologica ha attivato ulteriormente l'interlocuzione con la regione, al fine di monitorare lo stato di conservazione degli habitat e delle specie presenti in suddetti siti, richiedendo aggiornamenti sulla loro gestione.

La regione Calabria rappresenta che, con l'articolo 89 della legge regionale n. 34 del 2002, ha delegato ai comuni le funzioni amministrative e i compiti concernenti l'esecuzione di piccole manutenzioni finalizzate alla difesa del suolo, interpellando così i comuni in cui insistono le zone di protezione a fornire adeguate informazioni circa i provvedimenti messi in atto. Inoltre, il dipartimento competente della regione, su sollecito del Ministero che rappresento, comunica che per la detta ZSC foce Neto sono in vigore le misure di conservazione così come approvate dal provvedimento regionale suindicato, mentre per la ZPS Marchesato sono vigenti i criteri minimi di conservazione. Il dipartimento regionale competente vieppiù informa che, al fine di garantire la tutela degli habitat e delle specie di cui alle direttive europee, nel corso del 2018, con determina regionale DDS n. 10087, è stato pubblicato un avviso pubblico aperto sia ad amministrazioni pubbliche che ad associazioni ambientaliste per il sostegno a specifiche azioni di tutela e di ripristino ambientale, compresa la raccolta straordinaria di rifiuti ingombranti nei siti Natura 2000.

Si specifica che, pur se per tali azioni, volte alla conservazione e tutela dei siti, è stata prevista una copertura finanziaria del 100 per cento dei costi eventualmente sostenuti, veniva presentato un solo progetto da parte del consorzio di bonifica territorialmente competente. Inoltre, la stessa regione, con specifica nota indirizzata ai comuni di Strongoli e Crotone in relazione alla ZSC foce Neto, ha raccomandato, nell'ambito delle proprie prerogative, l'adozione dei necessari provvedimenti atti a garantire la piena attuazione delle misure di conservazione per il sito in questione. Si rappresenta, altresì, che nel corso della programmazione dei fondi europei 2014-2020 la regione Calabria ha finanziato progetti volti all'educazione ambientale, stanziando 1.700.000 euro. Infine, si rende noto che il Comando carabinieri per la tutela ambientale, in diverse occasioni, ha svolto attività di perlustrazione dei territori interessati, con lo scopo di prevenire, arginare e reprimere il fenomeno di abbandono dei rifiuti. In particolare, la zona maggiormente interessata è quella sottostante un cavalcavia della SS106, in più occasioni attenzionata e sottoposta al ripristino dello stato dei luoghi.

Questo Ministero continuerà a monitorare lo stato di attuazione e dell'adozione delle misure di conservazione dei due siti oggetto dell'interrogazione da parte delle amministrazioni locali, anche attraverso le anzidette ulteriori interlocuzioni con la regione Calabria.

PRESIDENTE. Il deputato Torromino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

SERGIO TORROMINO (FI). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, mi ritengo parzialmente soddisfatto, perché comunque vedo e apprezzo il lavoro che il Governo sta facendo di monitoraggio di quelle aree importantissime. Aree importanti, perché va fatta una riflessione su quella particolare zona della Calabria, poiché comunque parliamo di oasi protette, di riserve marine, di patrimonio archeologico inestimabile. Quindi, una zona di interesse non solo calabrese, ma nazionale, se consideriamo che Crotone e la sua provincia ormai da tre millenni non riescono a valorizzare i propri beni naturali e culturali.

Quello che si richiede è un monitoraggio più continuo, un'azione più forte e più incisiva del Governo, a livello nazionale e a livello regionale, riferito anche agli enti locali.

Devo fare una considerazione, è qualcosa che ho dentro me, come crotonese. Crotone fu una città anche di filosofi a livello planetario; Pitagora, nei tempi che furono, lanciò un anatema, diceva: “camminerete sull'oro e neanche ve ne accorgerete”. Purtroppo, oggi quelle parole ritornano in mente e fanno male forse più oggi che allora. Quindi, abbiamo zone fantastiche, abbiamo un territorio che davvero potrebbe essere il traino, il vettore per l'economia - ripeto, non solo calabrese, ma tutta quella italiana -, perciò la mia interrogazione è volta a esortare il Governo, non solo per quanto riguarda l'oasi protetta, ma anche su tutte quelle che sono le problematiche, per far sì che veramente quel territorio decolli, e decolli in modo definitivo.

Ci sono situazioni ataviche, e non voglio tornare sui problemi infrastrutturali o sui problemi che abbiamo per quanto concerne l'economia del posto, però tutte queste cose, se congiunte, se messe insieme, potranno servire veramente a far muovere in modo particolare l'economia del posto. Ripeto, non consideriamolo solo come un problema contestualizzato o un problema territoriale, ma consideriamolo come un valore aggiunto all'economia della Nazione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 12,30. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 12,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Informativa urgente del Governo sulle ulteriori iniziative per contrastare l'aumento dei costi dell'energia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sulle ulteriori iniziative per contrastare l'aumento dei costi dell'energia.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro della Transizione ecologica)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, signor Presidente. Buongiorno, onorevoli parlamentari, vi presenterò un'informativa che cerca di mettere insieme tutti i punti fondamentali della crisi energetica che stiamo vivendo: un brevissimo aggiornamento sull'andamento dei costi dell'energia e dei prezzi di gas e carburanti; al secondo punto, il quadro delle misure per contenere l'incremento dei prezzi energetici, che va in continuità con le misure fatte negli ultimi trimestri; l'introduzione del sistema di price cap per il contenimento dei prezzi energetici, il price cap sul gas a livello europeo, che è la proposta su cui stiamo lavorando a livello continentale; un aggiornamento sul piano gas per la sicurezza dell'approvvigionamento nazionale, in risposta a quanto sta succedendo sul fronte di battaglia Russia-Ucraina e che, invariabilmente, potrebbe avere, in futuro, ricadute sulle questioni relative al costo dell'energia.

Con riferimento al primo punto, relativo all'andamento dei costi dell'energia e dei prezzi di gas e carburanti, l'attenzione sui mercati ha determinato, dopo la forte diminuzione avvenuta nel 2020, un aumento vertiginoso dei costi dell'energia. Il mercato del gas naturale vede il prezzo del PSV, cioè del punto di scambio virtuale del gas naturale in Italia, che è passato da circa 20 euro per megawattora, nel gennaio 2021, a circa 100 euro per megawattora, nel mese di aprile 2022. Un aumento di circa 5 volte, con punte giornaliere che hanno superato i valori record di 200 euro per megawattora, ancor più impressionante se traducete il costo a metro cubo, perché tutti sono abituati a pensare in metri cubi. Su uno stoccaggio da 10 miliardi di metri cubi, siamo passati da qualche decina di centesimi a un euro, un euro e mezzo: quindi, 10 miliardi di metri cubi di stoccaggio, che un anno fa costavano un paio di miliardi, adesso arrivano a costare 10-12 miliardi, con interventi particolarmente onerosi per le riserve.

Per quanto riguarda i prezzi dell'elettricità all'ingrosso, il prezzo unico nazionale (PUN) ha registrato valori record e, negli ultimi mesi, si sono raggiunti i valori più alti mai raggiunti da quando è stata costituita la Borsa italiana. Oggi siamo intorno ai 200-250 euro per megawattora: vi ricordo che abbiamo raggiunto 560-570, sono prezzi stratosferici. Questa è una diretta conseguenza del prezzo del gas naturale, che determina, attraverso il costo marginale, anche il prezzo dell'elettricità. In maniera un po' semplificativa, dato il prezzo del gas naturale, moltiplichiamo per 2, poi moltiplichiamo tutto per 1,2 e, più o meno, avete un'approssimazione ragionevole. Quindi, se ho il gas naturale a 100 euro per megawattora, l'elettricità mi verrà 240, grosso modo, quindi sono strettamente concatenati. Non si tratta di un fenomeno italiano, gli andamenti sono simili in tutti i Paesi europei, con incidenza diversa in funzione del mix di generazione, soprattutto dell'energy mix e del tipo di contratto di approvvigionamento.

Il secondo punto riguarda il quadro delle misure per contenere l'incremento dei prezzi energetici. Il Governo e il Parlamento sono intervenuti, negli ultimi trimestri, per attutire l'impatto dei rincari energetici per 29 milioni di famiglie e 6 milioni di imprese, con un mix di misure per un valore superiore a 15 miliardi di euro nei tre scorsi trimestri, che Arera ha attuato per le componenti regolate. Tra gli interventi, che sono posti in essere con i diversi decreti-legge più recenti e rifinanziati dal decreto-legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, figurano: 1) annullamento transitorio degli oneri di sistema in bolletta per tutti i clienti, anche mediante destinazione del gettito delle quote di emissione di CO2 e impiegando fondi di bilancio per finanziare oneri non afferenti al sistema energetico; 2) potenziamento del bonus sociale alle famiglie che versano in gravi difficoltà economiche, che, in virtù dei provvedimenti precedenti, hanno visto compensata una parte dell'aumento tariffario. Si tratta di 2 milioni e mezzo di famiglie che hanno diritto al bonus sociale elettricità e 1,54 milioni di famiglie che hanno diritto al bonus gas. Con il decreto-legge n. 21 è stato, inoltre, elevato il limite ISEE da 8 mila a 12 mila euro e di questo intervento beneficiano ora 1,2 milioni di famiglie in più, per un totale di 5,2 milioni di famiglie. Per il terzo trimestre del 2022, tali agevolazioni sono rideterminate dall'Arera, nel limite delle risorse disponibili nel bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali. Inoltre, il bonus viene riconosciuto per l'intero anno in corso, indipendentemente dal momento della presentazione della dichiarazione ISEE. 3) Riduzione dell'IVA sul gas destinato ad usi civili e industriali al 5 per cento. 4) Introduzione di contributi straordinari sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese energivore e delle imprese a forte consumo di gas naturali. A queste imprese è riconosciuto un contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta pari al 10 per cento della spesa, per il gas consumato nel primo trimestre del 2022 per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici; questo, se il prezzo di riferimento del gas ha subito un incremento superiore al 30 per cento rispetto al valore corrispondente nel primo trimestre del 2019.

5) Sostegno alla liquidità delle imprese particolarmente gravate dagli aumenti dei prezzi dell'energia. Questi contributi straordinari, sotto forma di credito d'imposta, previsti anche dal decreto-legge n. 21, per l'acquisto del gas naturale da parte delle imprese diverse da quelle a forte consumo di gas, vengono innalzati dal 20 al 25 per cento. Questo innalzamento vale anche per le imprese gasivore, a cui viene, altresì, riconosciuto il credito per il primo trimestre del 2022. Per le microimprese e le PMI, quelle che sono catalogate sino a 16,5 kilowatt di potenza, diverse dalle imprese a forte consumo di energia elettrica, la percentuale del credito d'imposta è innalzata dal 12 al 15 per cento. 6) In sede di conversione del decreto-legge n. 17 si è previsto che l'Arera rendiconti periodicamente al Governo e al Parlamento sulle modalità di utilizzo delle risorse destinate al contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi energetici. 7) Introduzione di interventi a favore del settore dell'autotrasporto; il nuovo decreto prevede il riconoscimento di un contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, nella misura del 28 per cento della spesa sostenuta nel primo semestre del 2022 per l'acquisto del gasolio.

8) Con il decreto n. 21 del 2022 sono già stati previsti interventi per far fronte al rincaro energetico mediante il contenimento dei costi sostenuti per gasolio e benzina, quali la riduzione delle aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio impiegato come carburante e l'erogazione di un bonus carburante dipendenti. Queste riduzioni delle accise sono state, proprio ieri, estese al primo semestre di quest'anno. 9) A favore delle imprese che hanno subito aumenti nei costi di luce gas superiori al 30 per cento, si è previsto un contributo sotto forma di credito d'imposta. Infine, tra le misure volte a favorire la liquidità delle imprese, si ricordano la rateizzazione delle bollette per i consumi energetici fino a 24 mesi, con l'istituzione di un Fondo di garanzia PMI e la cedibilità al sistema bancario del credito d'imposta, per un massimo di tre cessioni, riconosciuto alle imprese energivore e alle imprese a forte consumo di gas naturale.

Mi scuso, è un elenco, però, ovviamente, va in continuità con misure che sono state sviluppate anche nei precedenti trimestri. È stata data una certa continuità, con qualche miglioramento, qualche ulteriore aiuto, qualche ulteriore stimolo. Dal punto di vista delle azioni internazionali - perché queste sono azioni di mitigazione che noi facciamo a livello nazionale -, occorre tener presente che il problema dell'energia noi lo dobbiamo vedere come un problema di mercato globale, almeno a livello di mercato europeo. In questo contesto, il Governo italiano ha proposto due misure strutturali direttamente alla Commissione, al gabinetto della Presidente Ursula von der Leyen, relativo a un price cap a livello europeo temporaneo sulle transazioni di gas naturale all'ingrosso - di cui adesso vi darò alcuni dettagli - e, possibilmente, un disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell'energia prodotta da tecnologie rinnovabili elettriche, rispetto a quelli del parco termoelettrico, mediante opportuna revisione delle regole di market design. Su quest'ultima mi soffermo poco, è molto semplice: data, ormai, la grande diffusione delle rinnovabili, appare abbastanza ingiustificato il fatto che il prezzo per megawattora di energia elettrica rinnovabile venga agganciato al prezzo del gas, come se fosse termoelettrico, soprattutto perché molti impianti hanno costi più bassi e, addirittura, già ammortati. Questa è una riflessione che non richiede operazioni complesse, ci si sta lavorando a livello nazionale e internazionale. Vediamo, invece, più in dettaglio, quale sia l'idea del price cap di cui credo molti di voi abbiano sentito parlare.

L'idea è quella di introdurre un tetto massimo al prezzo delle transazioni di gas naturali tra operatori in tutti i Paesi europei. Queste sono transazioni sia fisiche sia finanziarie. Ora, la leva su cui si basa questa idea è che, siccome l'Europa rappresenta il più grande cliente del pianeta dal punto di vista dell'acquisto di gas in gasdotto (l'Europa acquista tre quarti del gas in gasdotto che si vende su questo pianeta), si può permettere in qualche maniera di pesare sul mercato, quindi di dare un prezzo che sia ragionevole.

Il compito di questo price cap non è tanto quello di limitare gli investimenti - per carità, dev'essere comunque un price cap sufficientemente elevato da non scoraggiare gli investitori, da non turbare troppo il mercato - ma è quello di fare il cosiddetto peak shaving. In altri termini, quando ci sono queste fluttuazioni pazzesche - abbiamo visto delle fluttuazioni durare abbastanza a lungo, con prezzi estremamente elevati - il price cap è garanzia che questo non vada a discapito dei cittadini e delle imprese. Si deve stabilire un tetto sufficientemente alto rispetto ai valori precedenti al conflitto in modo da continuare ad essere attrattivi per produttori ed esportatori - il tetto potrebbe anche essere temporaneo, con revisioni regolari, potenzialmente indicizzato - e introdurre un meccanismo di compensazione per compensare gli importatori dei potenziali scostamenti tra i prezzi di contratto e il price cap, in particolare per il caso dell'LNG, perché l'LNG notoriamente è più costoso e, in caso di carenza di volumi e necessità di attrarre ulteriori risorse, criteri di compensazione possono essere sviluppati anche ad hoc.

Inoltre, sarebbe utile accompagnare questa proposta con una regolazione dedicata, per evitare possibili arbitraggi e contestuali meccanismi di contenimento della domanda. Al momento c'è un gruppo di lavoro a Bruxelles che sta lavorando su queste linee guida e su questi concetti fondamentali. Il lavoro è in progress in questo momento, quindi non c'è nulla di definito.

Credo abbiate sentito numerose opzioni. Per esempio, un sistema isolato dal punto vista energetico, come la penisola Iberica, che non ha sostanzialmente grandi gasdotti e fa tutto per rigassificazione, ha optato e ha concluso un accordo con la Commissione europea per mettere un price cap nazionale; quindi, Portogallo e Spagna hanno un prezzo nazionale che, però, viene compensato, per differenza, dallo Stato, cioè lo Stato, sostanzialmente, rimette la differenza agli operatori. Questo è possibile perché si tratta di mercati, intanto, con volumi molto più piccoli dei nostri e, secondariamente, perché sono isolati, quindi non c'è possibilità che, se il prezzo cala troppo, qualcun altro prenda quel gas dal Paese in cui c'è il price cap. Per esempio, per l'Italia, o per qualunque altro grande Paese europeo interconnesso, il price cap nazionale sarebbe estremamente difficile da sostenere perché, essendo interconnessi, paradossalmente, poi gli altri operatori verrebbero a prendere il gas dove conviene di più. Soprattutto, c'è da considerare che, se un Paese, non isolato dal punto di vista delle interconnessioni, unilateralmente mette il suo price cap, semplicemente il mercato lo salta a piè pari perché non è conveniente vendere lì il gas, quindi non sarebbe una politica particolarmente intelligente. Ben diverso è se questo diventa una politica europea, quindi se tutto il continente si mette d'accordo e - come vi dicevo prima - per una legge di mercato, essendo il principale customer planetario, può fare il prezzo e mettere una regola che sia sostenibile.

Questo è quanto, in questo momento, è in fase di elaborazione presso la Commissione. Ci sono anche esperti italiani che stanno elaborando questo lavoro. Noi abbiamo fatto un'analisi sulla quale ora non vorrei annoiarvi troppo; ci sono un po' di dettagli. Ovviamente, per quanto riguarda gli effetti sui prezzi, con il gas che, oggi, è intorno ai 100-110 euro per megawattora, un price cap, tipicamente, di 80 euro per megawattora - che quindi è più basso ma non tale da scoraggiare e da perturbare troppo il mercato - rappresenterebbe immediatamente un 25 per cento di riduzione della bolletta del gas e una percentuale ancora più alta, piuttosto alta, di riduzione della bolletta elettrica, secondo l'algoritmo semplificato di cui vi dicevo prima.

Sull'LNG, quindi non sul gas in tubazione ma sul gas liquido o da liquefare, gli effetti potrebbero essere mitigati - visto che l'LNG è più costoso e ha un mercato leggermente diverso - da contratti per differenza. Anche questa è una ipotesi in fase di studio.

Non ci sono effetti del price cap sugli altri investimenti. Per esempio, le rinnovabili non verrebbero assolutamente toccate e intaccate da questa cosa, perché sono fasce di costo totalmente diverse. Non ci sarebbero effetti sulla sicurezza, perché il price cap sostanzialmente taglierebbe i picchi ma non creerebbe squilibri di mercato tali da mettere gli approvvigionamenti a rischio. Gli effetti sul mercato sono più rilevanti, perché è chiaro che c'è una parte del mercato energetico che preferirebbe avere un mercato completamente libero.

Il mercato libero è quello che è stato sinora. Devo dire che, con una certa sorpresa, abbiamo letto gli esiti del rapporto dell'ACER, l'associazione delle authority energetiche elettriche europee, che ha sostanzialmente sostenuto - pochi giorni fa è uscito questo rapporto - che il mercato libero dell'elettricità, così com'è, va bene e ha dato suggerimenti per poter risparmiare qualcosa, circa 34 miliardi di euro all'anno a livello totale europeo. La posizione che molti hanno assunto è di dubbio rispetto a questa conclusione perché, avendo dovuto sostenere aumenti del 600 per cento della bolletta elettrica per tempi prolungati, sembra abbastanza strano dire che questo mercato, così, ha funzionato. Questo è in realtà un mercato che ha messo in imbarazzo imprese e cittadini, ha messo in difficoltà imprese e cittadini.

È chiaro che ci sono anche idee di base riguardo a come si considera il mercato libero, rispetto a come possa essere, quantomeno, il peak shaving, cioè il taglio di queste fluttuazioni molto elevate, e rispetto a quanto piuttosto debba essere controllato da un accordo internazionale con il price cap. Comunque, vedremo come si evolverà questa situazione perché, al momento, ci si sta lavorando. Abbiamo visto gli effetti sui contratti e gli effetti sulle sanzioni, per esempio l'effetto della compatibilità del price cap con altre cose importanti come il phase-out dai fossili, su cui assolutamente non andrebbe a incidere. Insomma, si tratta, tutto sommato, di una misura che ha una certa flessibilità. Resta anche da dire che non ce ne sono altre sul tavolo, in questo momento. Quindi, l'Italia sta sostenendo con una certa forza questa discussione sul price cap, anche perché, se non si facesse un price cap europeo, rimarrebbe un sistema esattamente identico a quello che c'è, il quale, abbiamo visto, qualche problema oggettivamente lo ha creato a imprese e cittadini.

La quarta ed ultima parte di questa informativa riguarda la sicurezza degli approvvigionamenti nazionali. Io approfitterei, quindi, di questo vostro tempo e della opportunità che mi avete dato per aggiornarvi su cosa abbiamo fatto e dove siamo arrivati sulla questione della sostituzione dei 29 miliardi di metri cubi di gas russo. Si dovrebbe andare nella direzione di una maggiore indipendenza nazionale dal singolo fornitore, anche perché è evidente che queste operazioni, piuttosto importanti e piuttosto grandi, potrebbero avere un impatto sul costo dell'energia nel medio-lungo termine; quindi, vorrei condividere con voi dove siamo arrivati, ad oggi. Vi ricordo che il mix energetico attuale vede, in Italia, il 36 per cento della nostra energia prodotta da gas, il 33 per cento da olio, il 22 per cento da rinnovabili (ovviamente non si tratta solo di elettricità, si comprendono anche i biocarburanti e altre cose, quindi sono misure integrate), un import elettrico di qualche punto percentuale e carbone e altri combustibili intorno al 4 per cento, perché il phase-out è iniziato in maniera decisa. Questi sono valori calcolati su equivalenti elettrici che danno circa poco meno di 2.000 terawattora di energia totale per il nostro Paese; su questi numeri si può discutere moltissimo però, grosso modo, i pesi relativi sono questi. Quindi ci concentriamo su questo circa 36 per cento di energia totale del nostro Paese che viene dal gas, che è il problema che abbiamo in questi giorni.

L'analisi dell'evoluzione dei consumi e delle importazioni della produzione nazionale negli ultimi vent'anni rivela che i consumi naturali di gas sono rimasti sostanzialmente stabili intorno ai 70-75 miliardi di metri cubi all'anno. Nel periodo 2000-2020, in realtà 2001-2022, la produzione nazionale di gas naturale si è ridotta dell'80 per cento: si è passati da una produzione nazionale che valeva poco più del 20 per cento nel 2001 ad una produzione nazionale che vale il 4 per cento nel 2022. Questa diminuzione di gas, purtroppo, non è stata una diminuzione assoluta, quindi che ha avuto un vantaggio ambientale, è stata una diminuzione che è stata compensata con maggiore importazione. Le importazioni, per esempio, dalla Russia sono aumentate dal 28 per cento nel 2001, al 38 per cento oggi; beh, diciamo ieri. Questa circostanza ha creato una maggior dipendenza da parte di un fornitore importante, non dico unico ma quasi, perché circa il 40 per cento viene dall'unico fornitore, che è la Russia.

Dal punto di vista delle infrastrutture di importazione, invece, l'Italia dispone di un sistema di approvvigionamento e di trasporto che è diversificato e piuttosto resiliente, rispetto agli altri Stati membri UE.

Siamo alimentati prevalentemente con gas prodotto all'estero in larghissima misura (al 96-97 per cento), che viene importato attraverso cinque gasdotti, di cui due da Sud, uno da Est e due da Nord sostanzialmente, con tre terminali di gassificazione, i rigassificatori, che trasformano il gas liquido in gas che poi viene immesso in pipeline. A questo si aggiungono circa 17 miliardi di metri cubi di stoccaggio: 4,5 sono strategici, cioè da usarsi proprio in caso di crisi assoluta, e gli altri, pari circa a 12, sono quelli che si riempiono di anno in anno e vengono utilizzati nei momenti di picco, cioè soprattutto durante l'inverno.

Vediamo quali sono i possibili scenari con la situazione attuale. Qui dobbiamo distinguere breve e medio termine, cioè i prossimi 12-18 mesi da quello che poi avverrà nei prossimi 2-3 anni. A seguito del conflitto russo-ucraino, nel breve e medio termine lo scenario energetico nazionale deve affrontare tre priorità principali: in primo luogo, ve n'è una immediata, cioè il riempimento degli stoccaggi in previsione dell'inverno 2022/2023: in secondo luogo, il completamento della campagna di diversificazione degli approvvigionamenti di gas da altri Paesi, sostanzialmente per rimpiazzare i 29 miliardi di metri cubi più in fretta possibile, diversificando le sorgenti e non dipendendo da un solo fornitore; in terzo luogo, noi comunque dobbiamo continuare sulla rotta tracciata per la decarbonizzazione e, quindi, potenziare e accelerare sia lo sviluppo delle rinnovabili sia l'efficienza energetica, che, tradotto in soldoni, è: cerchiamo di sostituire il prima possibile questi 29 miliardi di metri cubi ma, siccome intanto acceleriamo sulle rinnovabili e sull'efficienza energetica, probabilmente invece di 29 ce ne serviranno di meno e, quindi, c'è anche il piano di phase out.

Queste tre priorità possono essere fortemente influenzate da diversi fattori nazionali e internazionali e, in particolare, dall'eventuale interruzione delle forniture di gas dalla Russia, che dipenderà dall'analisi legale del contratto di pagamento in rubli e da possibili nuove sanzioni internazionali specificatamente dirette all'export di gas. Se non dovesse esserci interruzione, il riempimento degli stoccaggi potrebbe proseguire secondo i tempi dettati dalle aste in corso e la sicurezza energetica sarebbe garantita mentre si perfezionano gli accordi internazionali per la diversificazione degli approvvigionamenti da altri Paesi. Voi avete sentito che in questo momento c'è un piano sanzioni su oil; prima c'è stato quello sul carbone, poi quello su oil, adesso in discussione, mentre non si è ancora parlato di un piano sanzioni sul gas. Per esempio, nel caso del piano sanzioni su oil si è detto che, dal momento in cui partirà, ci sarà poi un periodo di circa otto mesi perché questo possa andare a regime. Sul gas, per esempio, questo problema ancora non c'è, perché non si è nemmeno cominciato a parlare di una sanzione sul gas, date le interconnessioni molto importanti di tanti Paesi europei (non solo l'Italia ma anche la Germania è fortemente dipendente, così come tanti altri Paesi). Tuttavia, gli operatori devono pagare mensilmente e voi sapete che c'è stato un decreto dei russi per l'utilizzo del doppio conto. Quindi, si paga in euro e poi la Banca centrale di Mosca in un paio di giorni cambia questi euro in rubli e li deposita su un secondo conto, che è sempre aperto dall'operatore, che a quel punto dà un ok (con un bonifico). La Russia considererebbe concluso l'acquisto quando viene dato l'ok al pagamento in rubli, mentre per l'operatore europeo in realtà l'acquisto è concluso quando ha ricevuto la fattura in euro. Il problema sono i giorni, quei due giorni di “traduzione”, di cambio, che vanno legalmente interpretati per capire se rappresentano una violazione delle sanzioni.

È un argomento, come potete capire, molto delicato, perché da un lato può succedere che l'operatore, continuando a pagare solo in euro, si possa vedere rifiutato il pagamento e, quindi, possa essere accusato di aver rotto l'accordo relativo al contratto; ciò vorrebbe dire scaricare sull'operatore la responsabilità dell'interruzione. D'altro canto, l'Europa deve dare delle indicazioni molto chiare con gli Stati, cioè si devono dare delle indicazioni molto chiare sul fatto che si possa o non si possa eventualmente aprire il conto in rubli e pagare in rubli. Questa è la discussione che c'è adesso e, quindi, poiché già a metà maggio si dovranno fare dei pagamenti, è stato chiesto di avere al più presto direttive chiare, in modo tale che gli operatori possano operare consequenzialmente. Questo è stato esattamente quello che è stato detto ieri in ambito europeo.

Credo abbiate visto tutti una mia intervista in cui il wording preciso era il seguente: esattamente come dice la Commissione, io ho affermato che, allo stato, finché non è chiaro il quadro legale, sarebbe stato opportuno capire se si poteva continuare con questa specie di accordo - per cui l'operatore paga in euro, dopodiché la Russia completa in rubli e, quindi, è come se le due operazioni fossero disaccoppiate - nelle more di capire cosa succede in quei due giorni. Ma questo è stato un po' travisato in: si apre al rublo. Assolutamente no! La posizione dell'Europa è estremamente unita in questo. Serve una posizione unitaria, qualunque essa sia. Serve una posizione unitaria, con una direttiva molto chiara. Quindi, rispettare i contratti, rispettare le sanzioni ovviamente, però serve una posizione chiara da dare agli operatori.

Quindi, oggi ribadisco questo, anche se esula dall'informativa, però è importante, perché è quanto abbiamo detto ieri, a chiara voce, sia alla ministeriale europea sia rettificando poi certi titoli un po' fantasiosi.

Supponiamo che la data di inizio dell'eventuale interruzione dell'export di gas russo non fosse adesso, perché se ci interrompessero ora la fornitura di gas avremmo un serio problema con lo stoccaggio, perché avremmo gli stoccaggi al 40 per cento, così come sono ora, e sarebbe problematico affrontare l'inverno; se, invece, un eventuale stop della fornitura di gas russo avvenisse nei prossimi mesi, tutto crucialmente dipenderà da quando questa cosa dovesse avvenire. Allora, per essere chiari, noi ogni mese stocchiamo circa 1,5 miliardi di metri cubi. Attualmente noi stiamo facendo questo. Abbiamo le aste per differenza (la macchina è partita in anticipo apposta per evitare di trovarci in ritardo). Quindi, per essere molto chiari, per raggiungere il 90 per cento di stoccaggio necessario all'inverno 2022-2023 sarebbero necessari, pertanto, circa sei mesi di ulteriore stoccaggio. Arriveremo con gli stoccaggi pieni e potremmo affrontare il resto del periodo, il prossimo inverno e gli anni successivi - e poi vi farò vedere un po' più in dettaglio - con una certa tranquillità.

Un'interruzione immediata dell'export russo, invece, renderebbe critico il superamento dell'inverno 2022/2023 in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda, che ovviamente sono previste e sappiamo anche in quale direzione andare.

Dunque, è molto importante ricordare che le problematiche di sicurezza energetica sono da valutare sia nell'integrale, cioè i valori complessivi disponibili anno per anno, ma anche alla punta, cioè mese per mese. Questo perché, purtroppo, non conta il valore medio in un anno; contano i picchi mensili. Tipicamente noi abbiamo a gennaio e a dicembre un consumo stimato - questi sono dati del 2019 - di 10 miliardi di metri cubi, che vanno intorno agli 8 a febbraio, a marzo o a novembre e poi si abbassano intorno a 4-5 nell'estate. Quindi, è molto importante non tanto il valore medio in un anno. Cioè, se io so di avere 10 miliardi di metri cubi in un anno, è anche importante sapere da quando li ho, perché se li ho da gennaio comincio a tirarli subito mentre se li ho ad agosto ovviamente ho più tempo per utilizzare lo stoccaggio. Quindi, non solo bisogna fare le misure sui valori medi, ma anche le previsioni su base mensile.

Quindi, quali sono le misure per incrementare la sicurezza nei prossimi 12-24 mesi? Ci sono sostanzialmente due cose che stiamo facendo: interventi di diversificazione delle fonti di approvvigionamento tramite nuove forniture di GNL accompagnate da infrastrutture di rigassificazione non permanenti (galleggianti); nuove forniture via gasdotto, quindi mandando al massimo la capacità dei nostri gasdotti esistenti tipicamente da Sud, perché da Nord non ne avremo; incremento della produzione nazionale, che è quello di cui abbiamo già discusso tempo fa (i famosi 1,5-2 miliardi che dovremmo riuscire a tirar fuori dai pozzi esistenti).

Il secondo pacchetto di misure riguarda la riduzione della domanda di gas naturale, principalmente mediante lo sviluppo di rinnovabili e riduzione dei consumi energetici. Come capite bene, al di là dello sviluppo di rinnovabili, che cresce molto rapidamente, questo pacchetto va dimensionato in funzione della necessità: a livello abbastanza minimale, misure di contenimento della domanda, incremento di biogas e carburanti alternativi, incremento temporaneo di produzione elettrica da carbone e olio, come abbiamo già discusso in una precedente audizione.

Vediamo, in maggior dettaglio, quali sono gli interventi, che seguono anche alla campagna internazionale di diversificazione che è stata fatta: l'incremento di importazione di gas algerino via tubo, e questo porterà a regime, dal 2023 in poi, 9 miliardi di metri cubi, che passano nell'attuale gasdotto; il raggiungimento della massima portata della TAP, pari circa a 1,5 miliardi in più all'anno; 1,4 circa dallo sfruttamento di giacimenti nazionali già esistenti; l'incremento dell'importazione di GNL - questo fa parte di una campagna ampia fatta in Qatar, Angola, Nigeria e Mozambico (c'è una serie di accordi); nuove infrastrutture nazionali di rigassificazione, che saranno galleggianti, non stabili, perché devono durare solo il necessario (per circa 12 o 15 miliardi di metri cubi); la massimizzazione dell'utilizzo dei terminali GNL già a disposizione (Panigaglia, Livorno e Rovigo), che, normalmente, vengono usati al 60 per cento (d'estate non funzionano molto), ma possono essere usati al 100 per cento, con circa 5 o 6 miliardi in più di metri cubi di produzione.

Per quanto riguarda le misure di riduzione della domanda, vi è lo sviluppo di progetti rinnovabili off-shore e on-shore; in particolare, abbiamo 40 gigawatt di richieste di connessione per progetti off-shore e numerosi interventi di semplificazione o accelerazione per le rinnovabili. Siamo oltre gli 8 gigawatt l'anno e questo equivale, a regime, a un risparmio di 2,5 miliardi di metri cubi all'anno. Sono, inoltre, previste misure di contingentamento della domanda e di accelerazione dell'efficientamento energetico: come capite, questa è la misura a geometria maggiormente variabile; essa potrebbe contenere la riduzione delle temperature di riscaldamento, la riduzione del raffrescamento, la flessibilità sui consumi di gas – come, per esempio, l'interrompibilità nel settore industriale per brevi periodi settimanali o in caso di picchi - e nel settore termoelettrico, per esempio la riduzione di carico in modo controllato; misure di contenimento dei consumi nell'illuminazione e nei servizi.

La stima complessiva del risparmio di gas dipende, pertanto, da quante di queste misure e per quanto tempo possano essere accese. Nel breve termine, nell'immediato, con la situazione attuale in cui stiamo facendo gli stoccaggi, tutto sta procedendo come prima del periodo bellico. Una stima prudenziale di circa 2 miliardi di metri cubi l'anno di risparmio si ottiene prevalentemente riducendo la temperatura di un grado centigrado nel riscaldamento residenziale pubblico e privato o, equivalentemente, nell'innalzamento del condizionamento. Questo valore è, comunque, indicativo ed è destinato ad aumentare progressivamente grazie alle misure di efficientamento energetico in corso.

Lo sviluppo di biometano, synthetic fluel e carburanti puliti ha un potenziale di risparmio di 2,5 miliardi di metri cubi entro il 2026 e comincia dal 2022, continuando con un progressivo aumento. Per darvi un'idea, i nuovi contratti di differenziazione delle forniture, per quanto riguarda il gas (quindi, Algeria, TAP e un po' di produzione nazionale) ci portano, dal secondo semestre del 2022, ad avere più 2 miliardi di metri cubi e arrivano, in maniera progressiva, a circa 12 miliardi di metri cubi nel 2025.

Le importazioni di GNL con nuovi contratti ci danno, nel secondo semestre del 2022, circa un miliardo e mezzo di metri cubi in più, che arrivano a circa 13 nel 2025 (quindi, si tratta di curve che salgono progressivamente). È facile vedere che, nel 2025, quando dovremmo essere lontani da questa fase, avremo, sostanzialmente, 25 miliardi di metri cubi, che rimpiazzano i 29 attualmente importati dalla Russia. Ciò è stato fatto, pensando ovviamente al Piano di crescita delle rinnovabili ed al risparmio energetico, che al momento è tarato per essere ben superiore: quest'anno, si tratta di 2,6 miliardi di metri cubi nel secondo semestre, per arrivare, nel 2025, a 11 miliardi di metri cubi (sono tutte curve che salgono progressivamente).

Quindi, questo piano è in costante evoluzione. Le quantità che vengono dai nuovi contratti non sono disponibili immediatamente (crescono da questo semestre) e, quindi, dobbiamo stare attenti a fare in modo che, quando queste saranno disponibili, la combinazione di risparmio e di nuovi contratti vada a compensare efficacemente l'eventuale riduzione che viene dalla Russia.

Allora, guardando alle integrali, al totale di anno in anno, sostanzialmente, nel 2024, quello che entrerà sarà sufficiente a sostituire completamente quello che importiamo dalla Russia. Questo riguarda l'integrale, ossia la media di un anno, quindi è poco significativo. Più in dettaglio, la simulazione, su scala mensile, indica che un'interruzione delle importazioni di gas dalla Russia, a maggio 2022, renderebbe critico il superamento dell'inverno e necessiterebbe di interventi di risparmio molto più forti di quelli che vi ho menzionato precedentemente, che sono abbastanza leggeri. Un'interruzione delle importazioni, a novembre 2022, consentirebbe il miglior riempimento degli stoccaggi e risulterebbe molto meno critico in termini di sicurezza del sistema, anche con le leggere misure di risparmio energetico che vi ho menzionato prima, che - ripeto - sono aggiustabili, sono simulazioni esemplificative, che facciamo in tempo reale.

Pertanto, sarebbe importante mantenere le forniture russe sino alla fine del 2022, in modo da poter affrontare l'inverno 2022-2023 e predisporre il progressivo sganciamento dalle forniture russe in condizioni di sicurezza per il sistema.

In conclusione, sulla base di quello che vi ho detto e tenendo presente che queste simulazioni hanno un livello di precisione alto, ma non altissimo - perché non abbiamo previsioni sulla climatologia e sui picchi giornalieri, ma (questo è un mestiere complesso) sono previsioni di lungo termine, fatte con numeri affidabili e certificati -, possiamo dire che l'ammontare globale di gas e di GNL, reperito mediante la campagna di diversificazione dei fornitori, lanciata negli ultimi mesi, è sufficiente a rimpiazzare i circa 29 miliardi di metri cubi di gas russo a partire dalla seconda metà del 2024 (qui parliamo proprio dell'integrale).

Le nuove forniture di gas richiederanno tempo per andare progressivamente a regime, pertanto nel breve termine - si parla soprattutto degli inverni 2022-2023 - la riduzione della domanda complessiva di gas dovrà essere accompagnata da misure di contenimento della domanda, la cui entità dipenderà anche dalla data dell'eventuale interruzione delle forniture russe (molto realisticamente, questa cosa è sotto controllo, la vediamo e facciamo i conti in tempo reale). L'interruzione immediata, oggi, dell'importazione di gas dalla Russia renderebbe critico il superamento dell'inverno prossimo, in assenza di rilevanti misure di contenimento della domanda. Per darvi un'idea, a inizio del 2023, ci potrebbero mancare 10 o 15 miliardi di metri cubi all'appello – quindi, è un numero importante - su 76, che è il totale.

Un'interruzione a fine 2022 garantirebbe, invece, il riempimento degli stoccaggi, in modo concomitante alla crescita delle nuove e diverse forniture internazionali. È chiaro che, superato questo inverno, che è il più critico, siccome dopo aumenteranno i flussi che arriveranno dalle nuove forniture, si sentirà sempre meno l'urgenza e il senso di mancanza, quindi, proprio questi mesi vanno controllati in maniera accurata.

L'accelerazione nello sviluppo delle fonti rinnovabili è un fattore fondamentale, in quanto consente di ridurre la domanda complessiva di gas di circa un miliardo di metri cubi ogni 10 terawattora installati (977). Quindi, bene il fatto che stiamo accelerando moltissimo. Nei primi quattro mesi di quest'anno, la nuova Commissione ha autorizzato 2,5 gigawatt di impianti - se moltiplicate per 1.500 ore, vi viene l'energia in terawattora, che è più o meno tutto quello che era stato autorizzato nei tre anni precedenti -, quindi l'accelerazione comincia ad esserci, ma dobbiamo spingere ulteriormente. In tutti gli scenari valutati - indipendentemente da quando eventualmente si fermerà il gas russo -, è di fondamentale importanza che il primo rigassificatore galleggiante entri in funzione entro l'inizio del 2023; è fondamentale, perché, se non l'abbiamo, non riusciamo a sostituire la parte di gas allo stato gassoso che ci viene a mancare. Il secondo dovrebbe essere messo in funzione entro la fine del 2023, o al massimo all'inizio del 2024.

Questo Piano consente di mantenere gli impegni di decarbonizzazione al 55 per cento per il 2030, perché il breve periodo di maggiore utilizzo delle centrali a carbone, che è stato computato in questi modelli per massimo due anni - si riferisce alle centrali che ci sono già, non vengono riaperte quelle chiuse -, sarà ampiamente compensato dalla decarbonizzazione indotta dal Piano di risparmio energetico e della conseguente minore domanda di gas negli anni a venire. Quindi, l'impegno di rimanere al 55 per cento con la situazione attuale è totalmente mantenuto; speriamo - e non certo solo per questioni energetiche - che non ci siano peggioramenti di altro genere, perché, a quel punto, i problemi sarebbero ben diversi.

Infine, vorrei farvi notare che questo Piano apre interessanti prospettive geopolitiche per lo spostamento del baricentro energetico nel Mediterraneo, con una posizione di leadership italiana e anche un forte potenziamento delle partnership in Africa, perché ci sono diversi Paesi con cui sono stati fatti accordi, non solo sul gas, in via transitoria, ma anche sulle rinnovabili, su tecnologie e innovazione e sulla formazione dei giovani.

Ora, essendo il Mediterraneo uno degli hub più importanti dal punto di vista dell'irraggiamento solare e della mappa dei venti e diventando, in questo momento, con questo Piano gas, l'hub più importante dal punto di vista del gas in gasdotto - perché siamo il Paese meglio interconnesso - e del gas liquido che viene poi rigassificato, effettivamente questa situazione molto complessa, sperando di poter superare il prossimo inverno, potrebbe diventare anche un'opportunità per proiettare il Mediterraneo in una posizione molto centrale, essendo l'Italia in questo Mediterraneo il Paese leader. Secondo me, sarebbe anche una grande operazione in Africa, tenuto conto che è il continente più giovane del pianeta e che ha potenzialità enormi, che ovviamente non si fermano solo alle questioni energetiche.

Con questo, spero di aver soddisfatto le vostre richieste e vi ringrazio per l'attenzione (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per l'intenso lavoro che sta portando avanti, anche in relazione al reperimento di capacità aggiuntiva in caso di blocco delle forniture. Noi, però, vorremmo sfruttare questi sette minuti che abbiamo per cercare di porre delle problematiche con riferimento ai costi che, secondo noi, il nostro Paese sta rischiando di affrontare. Noi abbiamo interrogato in Commissione il suo Ministero, la scorsa settimana, su quali fossero ad esempio i costi degli stoccaggi, che lei stesso ha menzionato come necessità impellente, come necessità a cui dobbiamo far fronte per essere sicuri di poter gestire la parte di fornitura energetica nel nostro Paese. Non abbiamo ricevuto una risposta quantificativa, ma abbiamo visto dalla stampa di settore che, sostanzialmente, il costo di incentivo messo in campo soltanto per far sì che gli operatori che oggi importano gas in Italia lo mettano a disposizione degli stoccaggi si aggira tra i 600 milioni e un miliardo.

Io vedo un po' problematica questa teoria: siamo in uno stato di emergenza nazionale energetica e dobbiamo pregare in ginocchio gli operatori di fornitura del gas nel nostro Paese? Anzi, gli stiamo dando 5 euro al megawattora in più - oltre ai prezzi stratosferici che già paghiamo con indicizzazione a TTF - e li stiamo pregando di mettere gas negli stoccaggi. Ma non basta ancora, perché oggi ho letto un articolo su Staffetta quotidiana in cui si diceva che l'asta è andata a metà rispetto a quello che ci si aspettava. Quindi, nemmeno i 5 euro a megawattora bastano per convincere gli operatori a partecipare a questo regime! Vogliono comprendere meglio quanto ci guadagneranno dai contratti a due vie.

Ministro, siamo in una situazione di emergenza e credo che possa essere necessaria una norma di emergenza, che li obblighi. Già c'è l'obbligo di riempimento degli stoccaggi, ma serve una sanzione, serve un qualcosa per questi operatori, che peraltro - ed è un altro dei problemi enormi nel nostro Paese - sono fortemente caratterizzati da una partecipazione pubblica. Infatti, gli importatori fondamentali sono tre: Edison, ENI ed ENEL. In ENI ed ENEL forse una partecipazione pubblica l'abbiamo! Allora, in questo caso, non siamo in grado di obbligarli a riempire gli stoccaggi a un prezzo quantomeno non speculativo, senza andare a regalargli ulteriori soldi? Infatti, poi, quei soldi, li pagheranno i consumatori, li pagheranno da ottobre, da novembre o da dicembre, ce li chiederanno in bolletta da remunerare mensilmente.

Il tema dei prezzi, tra l'altro, mi sembra tutt'altro, che stabilizzato, perché oggi Standard and Poor's ha scenari di prezzo che prevedono che, per tutto il 2023, il prezzo del gas rimarrà alto. Infatti, fondamentalmente, quello che ci ha raccontato poco fa il Ministro lo stanno facendo tanti altri Paesi, ovvero cercano di diversificare l'approvvigionamento del gas, andando su altri settori, quale il GNL in primis. Quindi, già il GNL costa il 30-40 per cento in più, inoltre, oggi siamo in una bolla di domanda, a fronte del rischio del distacco del gas russo. In questo contesto, possiamo capire quali saranno i costi e come si comporterà l'Unione europea?

Ministro, io credo che lei sia già venuto qui tre o quattro volte - e la ringraziamo per questo - a informarci sull'andamento dei costi e dei prezzi. Però, purtroppo, mi sembra di essere sempre alla puntata n. 1 sul fronte europeo, nel senso che, se si paga e ci sono dei tavoli di lavoro, siamo ancora alla puntata n. 1: non è quella finale!

Quando arriva la puntata finale, in cui l'Unione europea prende il toro per le corna, dicendo che ci sono questi miliardi di debito pubblico europeo (Energy Fund)? Serviranno per calmierare i prezzi in tutta Europa delle bollette dei cittadini e delle imprese, perché costeranno comunque di più. Se il GNL costa il 30-40 per cento in più, il nostro gas costerà di più comunque.

Perché non c'è un fronte comune? Abbiamo i soliti cosiddetti Paesi frugali, che ancora una volta dicono che non possiamo andare incontro a queste richieste, che avanzano Italia, Spagna e Portogallo. Li ha citati lei: Spagna e Portogallo. Forse caratterizzati da una geomorfologia diversa rispetto alla nostra come sistema di approvvigionamento, oggi però hanno ottenuto chiaramente un prezzo calmierato da parte dell'Unione europea e metteranno soldi di tasca dello Stato, spagnolo e portoghese, per abbassare i prezzi. Cosa comporta questo? Comporta di fatto che le imprese in Spagna pagheranno meno l'elettricità e il gas a livello nazionale. Come saremo in grado di competere dal punto di vista produttivo, laddove magari abbiamo aziende che hanno due stabilimenti? Sposteranno tutta la produzione direttamente in Spagna e qui manderanno i lavoratori in cassa integrazione! È questo che serve! Ministro, qual è la time line? Qual è il punto finale, entro cui il price-cap a livello europeo - che auspichiamo anche noi - avrà un orizzonte certo? Altrimenti, il giorno dopo mi aspetto che uno Stato come il nostro adotti una misura equivalente, come quella che hanno messo in campo Spagna e Portogallo.

Mi spiego meglio. Noi già abbiamo approvato il “decreto Energia”, che in qualche modo oggi dà uno strumento all'Autorità per indicizzare non più il prezzo al mercato, al TTF, ma sostanzialmente in base al reale costo di approvvigionamento della materia prima. Speriamo di non perdere un altro trimestre, perché l'Autorità la scorsa volta non l'ha considerata come indicazione. Oggi è in norma e speriamo che l'Autorità la prenda come sollecitazione, per riuscire sin da subito, a luglio, agosto e settembre, a dire: “ signori miei, indicizzo a un prezzo diverso dal TTF”. Questa norma, tra l'altro, è stata raccontata da più e più parti, da autorevoli esperti, come la norma in grado di abbassare del 40 per cento il prezzo del gas. Allora, siamo arrivati alla considerazione che noi dovremmo andare in una direzione più spinta e indicizzare diversamente il prezzo del gas.

Ministro, noi oggi siamo davanti a una situazione estremamente preoccupante. Noi vorremmo davvero comprendere quando riusciremo a dire: se l'Europa non agisce, il nostro Stato come riuscirà ad agire sul fronte dei costi energetici per le imprese e per le famiglie?

Mi sono piaciuti tantissimo e apprezzo tutti gli scenari, rispetto al gas russo, alle modalità e al prezzo, però questa non mi sembra una variabile da non conoscere: se l'Europa non si comporta in maniera unitaria, noi come ne usciamo dal punto di vista di un prezzo comune europeo? Ancora una volta le imprese ci chiedono di rimanere sul mercato. Se un mercato deve essere europeo, oggi già non lo è, perché siamo caratterizzati da un'indicizzazione totalmente diversa.

Cito un documento, Presidente chiudendo l'intervento. C'è un documento interessante della Commissione europea, che è il rapporto trimestrale sul mercato del gas europeo, dal quale si evince che nel trimestre del 2021, l'ultimo trimestre del 2021, il nostro prezzo all'ingresso di energia, ovvero il prezzo di importazione di energia, è tra i più bassi - tra i più bassi! - a livello europeo (varia da 18 a 63 euro a megawattora), in forza dei contratti esistenti, e il prezzo del TTF, famoso hub, è di 95 euro. Poi, andiamo a guardare dentro questo documento e troviamo che, però, l'Italia ha un altro primato: quello di avere il prezzo maggiore di gas a livello dei consumatori domestici. Chi ci guadagna tra il fatto che siamo quelli che paghiamo meno il gas in importazione e quelli che lo fanno pagare di più alle imprese e ai cittadini? In questo percorso, apriamo tutti gli occhi, maggioranza, Governo e minoranze, perché qua stiamo veramente mettendo a rischio la pelle dei consumatori, delle famiglie e delle imprese italiane! Gli strumenti oggi sono palesati sotto gli occhi di tutti. Dobbiamo intervenire in maniera rapida, perché non possiamo più permettere che le speculazioni gestiscano e governino i processi all'interno del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, Ministro Cingolani, la comunicazione odierna evidenzia, ancora una volta, l'impegno di questa maggioranza, del Parlamento e del Governo nell'affrontare la difficile situazione dell'energia, questo dobbiamo riconoscerlo. C'è un impegno articolato, distribuito e diffuso nel tempo; addirittura mi riferisco all'impegno forte, nel provvedimento varato ieri in Consiglio dei Ministri, con cui vengono immessi 14 miliardi di euro nella nostra economia. Parto da un aspetto fondamentale: si proroga il taglio delle accise fino all'8 luglio. Quindi, ancora una volta, interveniamo direttamente sul prezzo alla pompa per ogni sorta di consumatore. Addirittura questa volta aggiungiamo l'IVA al 5 per cento sul gas naturale e sul metano, come già da tempo il gruppo Lega chiedeva, quale risposta ulteriore alla crisi energetica.

Viene prorogato il bonus sociale per il terzo trimestre 2022, prevedendo anche una retroattività per tutti coloro che nei primi 4 mesi dell'anno non hanno potuto accedervi, per un qualunque motivo, anche per una dimenticanza; per loro sarà possibile recuperare l'importo perso, in bolletta. E poi, vi è un contributo di 200 euro per 28 milioni di lavoratori, direttamente in busta paga o direttamente nel cedolino della pensione. Queste sono risposte vere, concrete e reali alla crisi energetica, e questo va riconosciuto al grande impegno di questo Governo. Non è stato trascurato neanche il mondo delle imprese, perché le imprese, sia energivore che non energivore, si vedono incrementati i loro crediti di imposta per gli acquisti di energia elettrica e di gas fino al 25 per cento, fino al 15 per cento. In tutto questo processo - questa è una cosa importante - non sono trascurati neanche gli autotrasportatori, per i quali è previsto un credito d'imposta nella misura del 28 per cento.

Quindi, le risposte immediate che mettono in sicurezza temporaneamente il sistema Italia ci sono tutte; sono, ripeto, importi significativi, superano i 10 miliardi di euro. Da qui, come lei, Ministro, ha espresso, servono misure di medio periodo, serve un respiro più grande, serve la possibilità di avviare con più decisione una transizione ecologica nel campo delle rinnovabili, ma, come diciamo noi, focalizzando l'impegno sulle aree idonee, sui brownfield, sulle aree compromesse, perché c'è un'emergenza rinnovabili, è vero, ma non vorremmo, ancora una volta, come è successo già 10 anni fa, vedere campi, che possono essere utilizzati per l'agricoltura, per fini che non sono destinati all'alimentazione umana e animale, e questa è una cosa importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Su questo vorrei sottoporre una questione al Ministro Cingolani, legata al fatto che noi possiamo anche fare 60 gigawatt dalle rinnovabili, dal fotovoltaico, e questo è assolutamente giusto, e lo faremo nel tempo, ma senza un adeguato sistema di accumulo cosa rischiamo? Rischiamo di avere picchi in determinate ore dell'anno e sofferenze in altri orari. Quindi, il sistema di accumulo diventa fondamentale e deve per forza accompagnarsi, di pari passo, allo sviluppo delle rinnovabili, altrimenti diventa semplicemente una cementificazione di aree agricole. Su questo noi apprezziamo molto l'impegno internazionale che è stato preso e che si sta prendendo in Algeria, in Angola, in Congo, in Qatar, e, soprattutto, l'attenzione al raddoppio del TAP, dell'avvio dell'EastMed e di questa novità sui rigassificatori; “sì” al revamping di quelli esistenti, ma anche all'utilizzo di quelli galleggianti, perché su questo è evidente che qualche gruppo politico ancora non è entrato nell'ottica di idee che siamo in un'emergenza nazionale.

Noi stiamo lavorando per la diversificazione, ma abbiamo tantissimo gas sotto il nostro mare e sotto il nostro terreno. Quindi, noi abbiamo bisogno di più coraggio, signor Ministro, non possiamo permettere che l'estrazione del nostro gas si limiti a 5 miliardi di metri cubi, meno 80 per cento rispetto al passato. Benefici per l'ambiente ve sono zero, perché, come ha detto lei, abbiamo sostituito il gas nazionale con il gas russo. Oggi chiediamo che questa attività di estrazione di gas torni ai livelli storici, almeno intorno ai 15-16 miliardi di metri cubi l'anno; allo stesso modo chiediamo di non trascurare alcune attività nella diversificazione energetica, ad esempio i bioliquidi sostenibili, che oggi in Italia cubano circa un gigawatt. Alcuni impianti sono ad esaurimento, hanno esaurito il percorso degli incentivi, ma, se noi non troviamo le soluzioni per compensare il costo d'acquisto maggiorato delle materie prime, noi rischiamo che quella fonte di approvvigionamento biosostenibile venga sostituita con una fonte fossile, e questo non ce lo possiamo permettere. Quindi, occorre ragionare anche in termini di prospettiva nei prossimi provvedimenti, in questi termini. Già sulle biomasse stiamo lavorando, addirittura nell'ultimo “decreto Energia” - lo ricordo ai colleghi di Aula - abbiamo inserito la possibilità di aumentare la quota di CCS nelle aziende cementiere, ma su questo, sul CCS e sui rifiuti c'è bisogno di vero e proprio coraggio. Reputiamo, e reputo, assurdo che per la soluzione dei problemi di Roma un gruppo politico non voti il decreto di ieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oggi sui rifiuti di Roma dobbiamo dare risposte serie, concrete e fattibili, che possano comportare un miglioramento delle attività, che possano comportare maggiore impiantistica; altrimenti questa cosa non ha senso, anche perché vorrei ricordare che il calore si ricava anche dagli impianti di termovalorizzazione, che è una cosa normale. Su questo – e vado verso la conclusione, grazie, signor Presidente - vorrei evidenziare velocemente come il Ministero dello Sviluppo economico stia lavorando fortemente per incentivare e sostenere le aziende che hanno subìto un contraccolpo dall'emergenza Russia, sia per attività di import che di export.

Da ultimo, vorrei evidenziare come, finalmente, per il 110 per cento per le villette unifamiliari è stata ottenuta una proroga del 30 per cento dei lavori, al 30 settembre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dando possibilità a famiglie e imprese di poter lavorare con più tranquillità. Quindi, noi siamo ancora per i “sì”, siamo per procedere, con questo impegno, per combattere il caro energia con intelligenza e visione d'insieme (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nardi. Ne ha facoltà.

MARTINA NARDI (PD). Grazie, signor Presidente, colleghi. Signor Ministro, la ringrazio particolarmente perché è costante ormai il nostro incontro in quest'Aula, e questo è positivo, perché, quando si riferisce alle Camere, si parla al Paese, e quindi si mette al corrente di quello che il Governo e le istituzioni europee stanno proponendo come risposta a una crisi oggettivamente drammatica. Credo sia centrale - lo dicevano i colleghi - il fatto che questa crisi rischia seriamente di mettere in grandissima difficoltà il sistema industriale italiano. Del resto, c'è oggettivamente un imperativo categorico, ossia coniugare e di tenere insieme, da una parte, tutte le misure utili a calmierare la crisi e i costi dell'energia che rischiano di divorare il sistema Paese, di divorare le imprese italiane e, dall'altra parte, non cedere un millimetro rispetto alle sanzioni alla Russia. Questo per noi è un imperativo categorico, tenere insieme le due questioni. Del resto, le misure messe in campo sono molte; lei le ha descritte, ce le ha raccontate anche nel corso di queste settimane, nelle settimane passate, le scorse volte che è venuto a rappresentarcele qui, in Aula. Sono effettivamente molte, però è del tutto evidente che i risultati non sono ancora palpabili, perché, se è una buona notizia sapere che 5 milioni di famiglie non avranno un aumento dei costi nel loro paniere familiare, e ciò va salutato con favore, anche grazie agli interventi delle misure recenti, quelle che anche noi abbiamo contribuito in qualche modo a migliorare, però è del tutto evidente che soprattutto le imprese le bollette le hanno pagate, e le hanno pagate salate. Oggi un po' tutte sono in una situazione di grandissimo affanno. Allora, dire chiaramente qual è la strada, qual è l'indicazione e, soprattutto, quali saranno i tempi, i timing per mettere a terra le misure importanti che anche lei, quest'oggi, qui è venuto a rappresentare, è fondamentale; è fondamentale dirlo non solo a noi, ma anche al Paese, al sistema Paese.

È vero, possiamo continuare a spendere ma di soldi ne abbiamo già spesi tanti. Lei ha menzionato alcune cifre: 15 miliardi. Tuttavia, se sommiamo tutto, abbiamo superato i 30 miliardi. È una cifra importante. Il sistema Paese non può pensare che costantemente interveniamo a sostegno di famiglie e imprese con misure così ingenti, perché non ce lo possiamo permettere. Quindi, come giustamente lei ha ricordato, abbiamo bisogno di fare investimenti, di avere una strategia che, in qualche modo, punti sulla sistematicità e che, quindi, possa in maniera strutturale mettere mano effettivamente al sistema e sganciarci dal gas russo, perché noi non vogliamo accettare aut aut. Questo lei lo ha chiarito e abbiamo anche letto le notizie stamattina sui giornali: lei ha fatto bene a chiarire che noi aut aut dalla Russia non ne vogliamo accettare. Rimaniamo compatti con l'Europa e con l'Europa diciamo chiaramente che la modalità di pagamento è quella che è stata indicata ed individuata. Vogliamo, però, un prezzo calmierato, perché il prezzo calmierato evita anche i problemi di cui parlavano i colleghi in precedenza. È del tutto evidente che, altrimenti, si determineranno mercati paralleli e si determinerà una concorrenza sleale anche tra Paesi, se ci sono Paesi che possono calmierare il prezzo rispetto ad altri. Noi siamo un Paese trasformatore, quindi per noi l'energia è fondamentale; altrimenti, le nostre imprese non possono effettivamente restare aperte e si trasferiranno.

Il tema del prezzo calmierato europeo è fondamentale e noi pensiamo che debba essere strutturale, non temporaneo. Lei ha indicato questo calmieramento come ipotesi ma, forse, è il caso di individuare un tempo molto più lungo e, quindi, di renderlo strutturale. Del resto, l'abbiamo fatto per le mascherine: dal giorno alla notte, abbiamo detto a tutto il Paese - l'ha detto tutta l'Europa, perché è stato un provvedimento adottato a livello europeo - e abbiamo deciso che le mascherine, durante la pandemia, sarebbero costate 50 centesimi di euro; e così si è fatto. Non si fa per il gas, cioè per la questione che fa vivere l'Europa e fa vivere le famiglie italiane che, altrimenti, si troveranno in grandi guai, e giustamente acceleriamo sulle rinnovabili.

Io mi permetto di intervenire su questo, soprattutto, perché non ho sentito pronunciare la parola “geotermia” e non ha detto la parola “microeolico”. Io credo che, su questi temi, noi abbiamo tanto da dire come Paese e potremmo, anche lì, individuare altre strategie, oltre a quelle già conosciute e consolidate e che costantemente ritornano nelle nostre discussioni. Ad esempio, la geotermia è una Ferrari con il freno a mano tirato. Vogliamo farglielo mollare questo freno a mano? Vogliamo provare a dire che, ad esempio, noi, a differenza di altri Paesi europei, abbiamo una grande capacità nella geotermia e possiamo svilupparla anche attraverso norme che, in qualche modo, ne accelerino la produzione e rendano effettiva ed efficace la produzione già in essere, ma anche quella nuova?

Il disaccoppiamento tra il mercato del gas e quello delle rinnovabili lei lo ha ricordato e ha ricordato i numeri e ha fatto bene. Per noi questo è un punto centrale, perché non è pensabile che si tengano insieme. Lo diciamo costantemente, lo diciamo da prima della crisi, è un tema che, per quanto riguarda il Partito Democratico, è sempre stato centrale e lo è, a maggior ragione, oggi. Bene che la discussione ci sia in Europa - è un tema che ci riguarda, che ci interessa - ma il problema è nei tempi della decisione del disaccoppiamento: siamo in piena guerra, ci vogliono tempi molto più veloci rispetto a quelli che abbiamo conosciuto.

Infine, consumare di meno. Consumare meno energia si può, lo abbiamo in qualche modo messo in campo. Bene che anche il provvedimento che è stato partorito ieri dal Governo riproponga la possibilità di procrastinare anche esperienze importanti come quelle dell'efficientamento energetico delle abitazioni perché, per spendere di meno, si deve consumare di meno e si può consumare di meno se abbiamo edifici più performanti.

Da questo punto di vista, mi permetto di invitarla e sollecitarla di nuovo, lo abbiamo fatto con emendamenti importanti e anche con emendamenti trasversali che hanno riguardato tante forze politiche. Proviamo a fare un'operazione strong sulle imprese italiane e sui tetti italiani. C'è un progetto pilota che sta vedendo la luce in questi giorni, viene dal Governo precedente ma lo ha messo in campo il suo Ministero. Un progetto importante, che riguarda la possibilità di mettere sui tetti di molte aziende italiane - non moltissime, perché i soldi non sono moltissimi - pannelli fotovoltaici di proprietà pubblica. L'azienda che ospiterà sul proprio tetto i pannelli fotovoltaici ne beneficerà solo in termini di autoconsumo, mentre il resto andrà alla rete e, quindi, andrà ad abbassare - se ci sarà il disaccoppiamento - il costo dell'energia. Questa è un'operazione importante, vuol dire realizzare infrastrutture e lo si può fare nel giro di pochissimo tempo in tutte le grandi realtà produttive del nostro Paese, su tutti i tetti; quindi, lo si può fare in termini di investimento. Lo abbiamo fatto mettendo i tralicci nel nostro Paese, dobbiamo farlo mettendo i pannelli fotovoltaici sui tetti delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, noi seguiamo con estrema attenzione quello che il Governo sta facendo in questa fase emergenziale. Tanto si è fatto, tanto dovremo ancora fare per lenire le sofferenze che cittadini e imprese hanno di fronte, rispetto a questa crisi. Per fase emergenziale intendo quello che si sta facendo per andare a trovare soluzioni nel breve periodo. Per cui, bene lo sforzo che si sta facendo per un price cap europeo, per cercare di mettere un tetto al prezzo del gas; bene quello che si è fatto nell'ultimo “decreto Energia”, cioè aumentare la possibilità di estrazione di gas nazionale, anche se dobbiamo dire che l'ambizione, a nostro avviso, deve essere maggiore. Infatti, è paradossale che, nel mare Adriatico, la Croazia possa estrarre gas e noi no, per esempio. Bene poi il discorso della diversificazione delle fonti energetiche, per cui i contratti adesso fatti con Algeria, Angola, Congo e Qatar certamente daranno una mano nell'andare verso questa direzione; bene anche l'idea di concentrare l'attenzione sui rigassificatori. Io devo dire che se si potesse mettere attenzione, oltre che a quelli galleggianti, anche ai progetti di Gioia Tauro e di Porto Empedocle e se avessimo dato seguito a progetti che sono ancora lì fermi, magari la situazione sarebbe meno critica. Addirittura, condividiamo, in questa fase emergenziale, la riattivazione delle centrali a carbone, perché possono dare, ancorché in maniera transitoria, un contributo importante per una diversificazione energetica. Tutto questo in fase emergenziale.

Però, un conto è l'emergenza, un conto è la strategia. Noi sappiamo che la strategia serve proprio per far sì che, quando arriva l'emergenza, ci sia modo di affrontarla nel migliore dei modi. Qui abbiamo grandi problemi, mi riferisco all'attualità: abbiamo il sindaco di Roma e il presidente della regione Lazio che dicono che “sui rifiuti è tempo di voltare pagina e porre fine a questa vergogna”. Il sindaco Gualtieri, che aveva promesso di non fare i termovalorizzatori, quando si è seduto al tavolo da sindaco ha visto che Roma ha la tariffa più alta d'Italia sui rifiuti, in quanto spende 250 milioni per smaltire 220.000 tonnellate. Invece, dato che c'è modo di ricavarne corrente elettrica, calore e, addirittura, fare profitto, ha cambiato idea. Però cosa succede? Che il vertice del partito di maggioranza all'interno di questa maggioranza - tra l'altro, potenzialmente alleato sia con il sindaco di Roma sia con il presidente della regione Lazio – afferma: “tornare indietro di 10 anni e supportare politiche da Medioevo, tornare nuovamente all'età della pietra autorizzando gli inceneritori, addirittura nella capitale, per noi” - cioè, per loro - “è totalmente inaccettabile”. Io non la invidio, perché con queste diverse visioni avere una strategia è assolutamente difficile.

Noi abbiamo una strategia, signor Ministro. Spero che riusciremo a proporre la nostra strategia, non in questi mesi, perché la situazione l'ho appena evidenziata, ma, a partire dalla prossima legislatura: intanto la fase 2, che è quella di puntare - e mi ricordo che fu un elemento importante, anzi, fu la conclusione del suo primo intervento da Ministro - sul nucleare di nuova generazione, abbinato all'idrogeno. Questa è la fase 2. Certo è che bisogna arrivarci, alla fase 2. Come ci si arriva? Intanto con l'efficientamento energetico, ossia il risparmio, dunque minor consumo, e poi puntando su tutte le rinnovabili, però su tutte le rinnovabili. Mi riferisco alla geotermia: la presidente Nardi ha già detto quanto sia importante, ancorché non valorizzata, la geotermia nel nostro Paese; e ancora, all'idroelettrico: noi ci aspettiamo un potenziamento, si pensa che si possa aumentare addirittura del 30 per cento, se si fanno interventi mirati a efficientare questo sistema energetico, chiaramente tenendo bene a mente quello che è il potenziamento energetico e il fatto che questa energia rimanga a livello nazionale e non venga portata via da presenze straniere.

E poi arriviamo al punto dolens, a nostro avviso, ossia le bioenergie. Le bioenergie sono le rinnovabili più utilizzate e, invece, ahimè, non emerge nei vari piani, sia nel PNIEC sia in questi interventi, e mi riferisco alla possibilità di utilizzare, per esempio, le caldaie a biomassa nelle zone non metanizzate; veramente questo è incoerente rispetto al fatto che la neutralità energetica deve essere al primo posto. Dobbiamo valorizzare il biogas. In 4 anni abbiamo prodotto poche decine di impianti idrotecnici, quando potremmo arrivare a realizzarne almeno 5 mila; in Germania ce ne sono addirittura 8 mila. E poi i biocarburanti, insomma sono tutti interventi che faranno sì che la transizione energetica, anche in un momento così critico, possa avere il suo compimento.

PRESIDENTE. Concluda.

LUCA SQUERI (FI). Vado verso la conclusione evidenziando le criticità, signor Ministro, delle imprese. Noi abbiamo approvato, con l'ultimo “decreto Energia”, il cosiddetto energy release: deve diventare una norma cogente, in modo tale che le aziende energivore, che poi potranno utilizzare questo sistema, possano avere certezza, sia nella quantità sia nel prezzo.

Sugli extraprofitti eravamo preoccupati. Adesso che l'ultimo decreto prevede addirittura l'utilizzo del 25 per cento di extraprofitti, non possiamo non segnalare che il criterio identificato, ossia la comparazione della denuncia IVA, già non consente di individuare il profitto, figuriamoci se consente di individuare gli extraprofitti. Questo sarà un grosso problema, signor Ministro.

Concludo dicendo che le risorse impiegate sono ingenti, le cose da fare sono tante e ne abbiamo fatte tante, ma dobbiamo farne ancora di più. Noi daremo certamente il nostro sostegno per fare tutto quello che è necessario. Abbiamo una sola richiesta: facciamo presto perché i cittadini, le imprese, il sistema Paese, non possono aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi continuiamo ad avere dubbi, anche in questo momento così difficile, sulla visione strategica di questo Governo rispetto al tema delle energie. Infatti, se capiamo benissimo la situazione emergenziale nella quale ci troviamo, poi non vediamo uno sviluppo ulteriore. Allora, qual è il verbo, la visione iniziale dalla quale partire? Emanciparsi dalle forniture russe, diversificando le fonti di approvvigionamento? Certamente sì. Riusciamo, in questo, a contenere i prezzi della produzione di energia? Sì, è un problema che si è posto a luglio del 2021, però, e non adesso. Salvaguardare l'ambiente: riusciamo, noi, a proseguire nel progetto di tutela dell'ambiente?

Nel realizzare questi obiettivi è chiaro che ci sono criticità, innanzitutto i ritardi enormi nella politica energetica dell'Italia, questo è un dato di fatto. Lei citava, in precedenza, l'aumento del 20 per cento di approvvigionamento di gas dalla Russia dal 2013 ad oggi. Ci chiediamo quale fosse la visione geopolitica dei Governi che si sono succeduti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché evidentemente erano abbastanza miopi rispetto a quello che succedeva in Georgia, in Crimea, nel Donbass, ma anche in Siria e in Libia; non si è visto nulla. Abbiamo continuato, in Italia, su una politica che, evidentemente, non ci metteva in una posizione di privilegio, tenendo conto che l'influenza geopolitica dell'Italia si è andata via via attenuando, negli anni, e questo è dimostrato ampiamente delle vicende libiche, che, anche dal punto di vista energetico, avrebbero un loro significato, ma anche per quanto concerne le politiche dell'immigrazione. Ossia, l'Italia è, sì, in una posizione preminente nel Mediterraneo, ma è una posizione fisica, non è una posizione politica, purtroppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è la realtà. E io le dico che, apprezzabilmente, lei ha cominciato a cercare di reperire altre fonti in Congo, in Angola, in Algeria, nel Qatar. È certamente il tentativo di fronteggiare un'emergenza, ma io ricordo una sua affermazione con cui lei, in un convegno, tra l'altro di Fratelli d'Italia, disse che 8 miliardi di esseri umani per il pianeta Terra forse erano un po' troppi. Concordo, forse, con questa sua affermazione, ma le ricordo anche che più di un terzo di questi 8 miliardi vivono attualmente sotto regimi dittatoriali, sotto regimi autoritari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Certamente, se può essere comprensibile in emergenza, andare ad approvvigionarsi di gas - spesso liquido, tra l'altro, con tutti i problemi che poi comporterà rigassificazione, come ricordava - non è proprio il fine ultimo di una politica sulle energie. Questo lo dico perché il fatto stona con il comportamento di un Governo, come quello attuale, che anche oggi frena sull'impulso da ridare a quel gasdotto, che, provenendo da Israele e passando per Cipro e la Grecia, arriverebbe in Italia e che rappresenterebbe, invece, un approvvigionamento da un Paese democratico, nel quale un'opinione pubblica può discutere e può protestare anche per la salvaguardia dell'ambiente. In Cina, se nascono 50 centrali a carbone, la popolazione poco potrà dire. Anche questa è una lettura diversa dello sviluppo dell'approvvigionamento energetico futuro.

Ma ci chiediamo anche perché non si rimetta mano al PiTESAI, ossia noi non possiamo, in questo momento in cui andiamo a cercare in tutto il mondo l'energia, non riattivare gli approvvigionamenti dalle nostre estrazioni. Il PiTESAI è bloccato quasi completamente, siamo passati da 15 miliardi di metri cubi a 3, dobbiamo riattivarlo. Qui c'è urgenza, quindi, di intervenire e sono comportamenti, secondo noi, contraddittori. Ricordavo prima il gasdotto da Israele, che sarebbe in grado di veicolare anche l'idrogeno, per esempio, perché noi dobbiamo ricordarci che il metano, seppure adesso sia indispensabile, è anch'esso fonte di inquinamento.

Poi c'è l'assenza di una politica comune dell'Unione europea sul problema dei costi dell'energia: ogni Paese europeo ha teso a salvaguardare i propri interessi, ricordiamo la Germania col Nord Stream 1 e col tentativo di attivare anche il Nord Stream 2. In gran parte, il controllo del mercato del gas è in mano alle multinazionali di intermediazione del commercio di energia. È un dato di fatto, con il quale dobbiamo fare i conti - lo vorrei dire al collega Crippa, ma non c'è - e con questo bisogna fare i conti. In base alla decisione UE di affidare il prezzo del gas al mercato all'ingrosso, presso la Borsa di Amsterdam, attraverso contrattazioni e rumor di geopolitica, i trader hanno, infatti, in media, quasi raddoppiato i loro fatturati: Vitol è passato da 140 a 270 miliardi di dollari, Glencore da 143 a 203. Certo, questo è il fenomeno della globalizzazione del mercato, con il quale è inutile avere parole d'ordine ideologiche.

Bisogna risolvere, con il price cap certamente, ma non ne possiamo ancora parlare oggi - secondo me, modestamente, faccio notare -, quando la crisi dei costi dell'energia è scoppiata a luglio e, quindi, avremmo ben potuto operare in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cioè, è indispensabile recidere subito il legame tra le transazioni marginali negli hub del gas e il prezzo pagato dagli utenti finali del gas attraverso una misura applicabile a livello UE basata su quegli elementi. Quello del price cap è indispensabile, ma bisogna muoversi, sicuramente. Poi c'è una burocrazia al biossido di carbonio, francamente, perché sappiamo che ci vogliono 4 o 5 anni per ottenere un permesso per realizzare un impianto di produzione di energia. Vorrei ricordare l'eolico off-shore. È stato inaugurato il mese scorso, ma partiva 16 anni fa. Non si può tentare una sterzata di questo tipo nel campo dell'energia, quando abbiamo una burocrazia che ancora ci attanaglia in questo modo.

Gli interventi che state facendo e che il Governo ha fatto anche ieri sono certamente necessari; però, sono insufficienti e corrono il rischio un po' di ripercorrere la strada dei ristori di vecchia memoria. Le proposte di Fratelli d'Italia - è un atteggiamento responsabilissimo - sono quelle di tutelare le concessioni idroelettriche e geotermiche e di garantire il loro efficientamento. Altro che aste: vanno bloccate immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Non vogliamo il consumo del territorio! Dobbiamo privilegiare l'uso delle aree industriali, delle coperture serricole, dei tratti autostradali in territori già compromessi per il fotovoltaico. Dobbiamo tutelare l'ambiente anche in questo momento di emergenza, perché questa dev'essere una via indispensabile da seguire. Si deve lavorare in costante sinergia con le categorie produttive e coi sindaci. Si deve favorire la nascita delle piccole comunità energetiche. Un accumulatore - si parlava di accumuli prima - costa dai 5 agli 8 mila euro (solo quello!). E, allora, è qui che non si sta spingendo, è qui che non c'è la sterzata che ci dovrebbe essere.

Poi, un'uniformità di visione sui termovalorizzatori e lo smaltimento dei rifiuti. Ci chiediamo, veramente, come sia possibile che un partito della maggioranza per un problema, tra l'altro, localistico, non voti un decreto del Governo come quello di ieri, che è un decreto importante. È un assurdo, quasi come se il segretario di un partito chiedesse al Ministro degli Affari esteri di venire a riferire sulle trattative che ci sono sulla guerra in Ucraina, magari appartenendo allo stesso partito, come ha fatto Conte con Di Maio.

Concludo, Ministro, lei ha tutta la comprensione umana che è dovuta a colui a cui è stato chiesto di rimediare ad anni di malgoverno, di inerzia, di incompetenza e di miopia, ma la svolta deve essere ora e non entro il. Questa è un'enorme responsabilità politica, prima che tecnica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, per questa sua relazione molto dettagliata, che è entrata in profondità dei temi su cui è venuto a riferire. Prima di replicare su alcuni dei punti che lei ha toccato con tanta dovizia di particolari, mi permetto di fare un riferimento un po' più ampio, a cui anche altri colleghi hanno fatto ricorso negli interventi precedenti, perché il tema che stiamo trattando sicuramente è legato a un'emergenza, a un'urgenza che ha una sua profonda tecnicità, ma è un tema che non troverà mai una soluzione, finché non verrà inserito in un contesto più ampio, nel suo contesto, che è quello della sua sostenibilità.

Lei, Ministro della Transizione ecologica, per noi è il Ministro della Sostenibilità, guardando avanti alla prossima transizione e, oggi, ci ha dimostrato che sostenibilità fa rima con realtà, con la necessità di approfondire le cose e la loro complessità. Invece, spesso, in passato, abbiamo visto che populismo fa rima con benaltrismo. Noi, oggi, non le diremo che serve ben altro; insisteremo su quello che ci ha proposto, per cercare le soluzioni che sono date nel tempo.

Vede, io, personalmente - mi scuso per il riferimento -, ho imparato la sostenibilità in Svezia. Lì si usava un termine, quello dello stepping stone, cioè la sostenibilità si raggiunge con passi che non necessariamente sono lineari perché, a volte, sono di lato, come le pietre che stanno in uno stagno per compiere un percorso. Lei ce ne ha indicati veramente tanti oggi, però per questioni di tempo non ha potuto ampliare l'orizzonte, così come andrebbe fatto. Allora, sicuramente, faccio riferimento anche all'OSCE, in questo caso. L'Italia appartiene all'OSCE, l'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea. I temi energetici sono chiaramente ancorati ai temi sociali e economici. La soluzione, in momenti particolari, richiede tecnicismi, ma la soluzione, nel lungo periodo, richiede una visione di tipo totale che è solo quella della sostenibilità.

Veniamo dunque alla questione energetica. C'è un problema di approvvigionamento e non dobbiamo dimenticarci che, durante la fase dell'emergenza, alla tipologia di approvvigionamento e alle soluzioni tecniche che mettiamo in campo corrispondono anche effetti ambientali e sociali differenti. Quindi, bene ha fatto il Governo, con grande tempestività e incisività, a preoccuparsi da subito della questione sociale, con riferimento ai prezzi che incidono su famiglie e imprese. È un intervento rilevante, quello che ha ricordato, così come i precedenti. Sicuramente, siamo preoccupati rispetto alle criticità future, che anche le organizzazioni di categoria continuano a mettere in evidenza. Terremo tutti gli occhi aperti, ma qui abbiamo a che fare con criticità strutturali del nostro Paese, con grandi errori del passato. Solo perché oggi non c'è tempo e non è più utile, non insistiamo nel ricordare che uno dei problemi strutturali che abbiamo è quello della politica. Sono state scelte politiche sbagliate che, in queste Aule e in questo Parlamento, hanno fermato quel poco di maggior utilizzo che potevamo fare delle risorse nostrane. Penso a quando qui si saltava sui banchi con le mani sporche di petrolio per indicare chissà quali delitti ambientali e interessi personali. Errori del passato che diventa abbastanza inutile ricordare perché, in questo Paese, fare memoria non è più un esercizio che viene portato avanti, nemmeno per le questioni più tragiche.

Vediamo ora le soluzioni che lei ha prospettato. Siamo assolutamente d'accordo che, almeno nel breve periodo, la questione della diversificazione diventa un'ovvia necessità, come era ovvia nella scorsa legislatura, quando ci abbiamo provato, nonostante questi populismi. La diversificazione parte da quello che abbiamo in casa, in termini di gas, naturalmente, di potenziamento dei flussi dei gasdotti attuali e di realizzazione di nuovi gasdotti. Chiaramente, quando poi uno si attarda nella programmazione, questo richiede tempo. È stata molto bella la sua analisi dei tempi e dell'incrocio delle curve a seconda degli scenari che si potranno verificare. C'è un certo pudore a nominare la parola “carbone”. Lei lo ha fatto con coraggio perché, quando si affronta il tema della sostenibilità con serietà, bisogna anche considerare le eccezioni. Noi non abbiamo, peraltro, le centrali a carbone chiuse col lucchetto; semplicemente, era diventato meno economico produrre per via dei costi della CO2.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 13,58)

MAURO DEL BARBA (IV). L'abbiamo detto tutti e l'ha detto anche lei: la via maestra è sicuramente quella del potenziamento delle rinnovabili. Si stima che ci siano 59 gigawatt fermi, 25 di eolico e 34 di fotovoltaico. Ebbene, a questo riguardo, forse, è ancora il caso di pensare alla figura del commissario. Lo abbiamo visto in passato, anche sulle opere. Siamo stati i protagonisti della proposta di “Italia Shock”. Siamo anche stati derisi, ma poi i fatti hanno dimostrato che, purtroppo, la situazione burocratica e l'organizzazione della pubblica amministrazione che abbiamo in questo momento non sono sufficienti né adeguati per far fronte a momenti di crisi come questo. Quindi, sicuramente è una proposta che le chiediamo di prendere in considerazione.

Anche sul biometano c'è una scadenza del decreto che parla di 31 dicembre 2022, ma ci sono, sicuramente, sul tavolo ritardi non imputabili agli operatori. Crediamo che valga la pena di considerare, sebbene non sia una prassi, cui bisogna ricorrere ordinariamente, una proroga di questa scadenza, per evitare non solo che sul biometano si rimanga al 12 per cento degli obiettivi target, com'è in questo momento, ma che, addirittura, chi potrebbe già essere ora impegnato in questa trasformazione si trovi poi a non poter contare sui sussidi per via di ritardi non imputabili alla sua volontà. Consideriamo, poi, che il biometano è stato inserito nella tassonomia europea.

Sul prezzo del gas, va bene tutto quello che ha detto. Forse, nel dibattito pubblico è poco considerata una proposta che è una proposta italiana, cioè quella di agire anche sulla componente di prezzo che va a pagare il premio per il rischio delle interruzioni.

È una componente di prezzo che viene stimata anche intorno al 20 per cento.

Ebbene, se l'Unione europea si facesse carico con una garanzia di coprire questa componente di prezzo, questo forse potrebbe portare un immediato abbassamento del prezzo per quanto attiene ai problemi legati alle famiglie e alle imprese.

Un'ultima questione riguarda le FSRU. Molto bene averne parlato, serve per dare concretezza al piano, forse occorre andare anche oltre perché si tratta di capire qui come si intendono attrezzare queste due FSRU: le trasformazioni delle LNG Carrier che si vogliono fare, se saranno nei porti o se saranno in mare. Quest'ultima è una questione che durante l'allibo diventa fondamentale. Dare ulteriore concretezza alla sua relazione che ci ha sfidati sul piano della realtà diventa una necessità anche per mostrare a chi crede di poterci minacciare che l'Italia fa sul serio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berardini. Prego.

FABIO BERARDINI (CI). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Ministro perché oggi, in quest'Aula, noi di Coraggio Italia, abbiamo sentito parole di chiarezza, così come apprezziamo molto questo suo modo di lavorare. Siamo pertanto felici che in questo momento di crisi energetica, in questo momento preoccupante per il nostro Paese, ci sia una persona competente che riesca a fare il quadro della situazione, a mettere insieme un piano per combattere questa minaccia, un piano serio per la diversificazione energetica dell'Italia.

Del problema della diversificazione si parla da diversi anni; si sono succeduti tanti Ministri, alcuni anche di un partito che oggi vuole dare lezioni, un partito che era contro infrastrutture strategiche che oggi invece ci potrebbero dare una grossa mano. Ricordo, a questo riguardo, il TAP. La situazione è preoccupante perché, come lei ha evidenziato, se già da subito la Russia dovesse bloccare ogni fornitura di gas, ci troveremmo in una situazione di grande difficoltà. Quello che le chiediamo noi, come Coraggio Italia, è di far sentire questa esigenza nei tavoli europei; l'Unione europea deve scegliere tra un contesto di speculazione finanziaria - e tanti colleghi lo hanno ricordato in quest'Aula - e la tutela dei cittadini e delle famiglie europee. E l'Italia, essendo parte dell'Unione europea, deve tutelare i propri interessi nazionali, i propri cittadini e le proprie imprese.

A tutela di questa situazione sono stati adottati diversi provvedimenti. Noi, come Coraggio Italia, non possiamo che essere felici dei provvedimenti che sono stati approvati nell'ultimo Consiglio dei Ministri. Bene il taglio delle accise sui carburanti fino all'8 luglio 2022, misura questa che avevamo chiesto anche noi nel corso della sua ultima audizione; bene anche il bonus di 200 euro per le famiglie disagiate, le famiglie povere, una misura che riguarda una platea di 28 milioni di cittadini; bene anche - lo voglio sottolineare - la norma sui termovalorizzatori, sul termovalorizzatore di Roma. Se si vuole dare una sterzata dal punto di vista della diversificazione, allora è bene prendere con serietà la partita dei rifiuti; io ricordo in quest'Aula, ad esempio, il sindaco Brugnaro, tra i primi a proporre la realizzazione di un termovalorizzatore per l'area metropolitana di Venezia al fine di affrontare la questione dei rifiuti per evitare che questi vengano lasciati per strada. Questa è sicuramente la strada da seguire. Sappiamo che in Europa si fa grande uso di questo strumento che può essere integrato con nuove tecnologie che stanno prendendo il sopravvento. Vi è oggi un'altra forma di dipendenza che è quella dal fosforo. Con gli impianti di termovalorizzazione, attraverso il recupero dei fanghi di depurazione, noi possiamo estrarre anche questo altro materiale di cui noi siamo fortemente dipendenti. Queste sono considerazioni che ci troveranno sempre dalla parte del Governo.

In ordine all'indipendenza dell'Italia dal gas russo abbiamo oggi una certezza, vale a dire la seconda metà del 2024. Il piano per l'indipendenza avrà questo obiettivo. Noi siamo favorevoli a questo piano, ma sappiamo anche che la strada dei rigassificatori è comunque in salita. Noi auspichiamo che il primo rigassificatore sia installato all'inizio del 2023, così come siamo consapevoli che dovremo affrontare un problema di costi, perché il gas liquido trasportato via nave e poi rigassificato avrà un costo maggiore.

Vogliamo una risposta chiara dall'Europa per quanto riguarda la sostenibilità dei costi per famiglie e imprese, perché non possiamo fare che, da una parte, diamo 200 euro per le bollette e che, dall'altra, la bolletta aumenti a fine anno di 800-1000 euro. Su questo dobbiamo pretendere garanzie dall'Unione europea. Siamo fiduciosi nel lavoro che farà lei, insieme al Presidente Draghi, e, si spera, anche al Ministro degli Affari esteri Di Maio, per un price cap europeo. Questa potrebbe essere una via che ci consentirebbe di mantenere costanti i prezzi dell'energia.

Sulla questione rigassificatori, noi come Coraggio Italia abbiamo anche chiesto maggiori semplificazioni nell'iter di installazione, ma siamo consapevoli, come tutti i gruppi in quest'Aula, che la via maestra sia quella di implementare le energie rinnovabili: i parchi fotovoltaici, i parchi elettrici e soprattutto lavorare sugli accumulatori, spingere sulle comunità energetiche, sul fatto che i cittadini possano installare impianti a casa propria con un accumulatore in quanto sappiamo che le energie rinnovabili non sono programmabili ma hanno un intervallo di efficienza.

Su questo ed anche su altre vie dell'energia, Ministro, chiediamo un approfondimento; faccio riferimento, ad esempio, al geotermico di cui il nostro Paese dispone abbondantemente. Coraggio Italia sarà sicuramente dalla parte di un Governo che parla come parla lei, Ministro, in maniera concreta e che sappia dare risposte concrete ai cittadini, alle imprese e a chi crea lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassina, prego.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie Presidente, grazie signor Ministro per la sua informativa. Ieri, credo sia utile ricordarlo, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto importante che fa compiere un altro passo avanti rilevante in tema di interventi di soccorso a famiglie e imprese. Non ne sottovaluto la rilevanza, però è evidente che le condizioni di sofferenza di famiglie e imprese sono molto profonde; pertanto, anche i 14 miliardi che ieri sono stati allocati sulle varie misure - lei le ha ricordate –, rischiano, anzi, temo siano comunque insufficienti rispetto alla dimensione del problema.

Analisi attendibili fatte da centri di ricerca indicano che per il primo quartile di famiglie italiane, cioè 5 milioni di famiglie, i costi aggiuntivi dovuti all'aumento dei prezzi dell'energia e degli alimentari sono pari a 1.400 euro all'anno. Queste famiglie, in questo quartile, in questo 25 per cento, con minori risorse, non hanno capacità di risparmio. Giustamente, il Governo ieri è intervenuto - anche noi, come altri gruppi parlamentari, abbiamo insistito nelle scorse settimane per innalzare l'intervento sugli extraprofitti e, al Senato, abbiamo presentato emendamenti al secondo “decreto Ucraina” - con un ulteriore 15 per cento che equivale a circa 6 miliardi, ma 8 di quei 14 miliardi sono ulteriore deficit, quindi c'è un problema serio.

A me pare necessario continuare ad intervenire con misure congiunturali e misure dal carattere strutturale, come lei ha ricordato. Sulle misure congiunturali mi rendo conto che sembra la fiera del “più uno”, però, considerata la condizione di quelle famiglie - il bonus energia, come lei ha ricordato, riguarda 2,5 milioni di famiglie, mentre il bonus gas riguarda 1,5 milioni di famiglie, che in parte sono lo stesso insieme, ma solo nel primo 25 per cento ci sono 5 milioni di famiglie - è necessario continuare a intervenire e attingere ancora, Ministro, da quegli extraprofitti, magari allargando anche la platea delle imprese coinvolte; in questi anni, infatti, soprattutto durante la fase del COVID, gli extraprofitti sono stati una caratteristica che ha riguardato anche altri settori e non c'è ragione per limitare il prelievo straordinario soltanto sulla parte dell'energia. Ma in questo intervento, in questi pochi minuti - e poi vado a chiudere -, vorrei tornare su un punto, quello del prezzo del gas. Il collega Crippa ha fatto un intervento molto ben argomentato, con riferimenti puntuali. Il Consiglio europeo straordinario è previsto per la fine di maggio; qualora le misure fossero adottate, ci vorrà tempo perché vengano effettivamente attuate.

Ministro, nonostante le differenze che lei ha ricordato in termini di infrastrutture e di fonti di approvvigionamento tra noi e la penisola iberica, continuo a non capire perché non possiamo introdurre un tetto ora, in attesa poi che maturi la decisione europea. Se ho capito bene il meccanismo iberico, un tetto introdotto a livello nazionale può essere complementare, può rafforzare e non essere necessariamente sostitutivo. Quel meccanismo, per come l'ho capito, non scarica sullo Stato la differenza tra il prezzo amministrato, tra il price cap e il prezzo di mercato, ma realizza una sorta di decoupling rispetto al gas, in relazione alle altre fonti di produzione di energia elettrica. Quel meccanismo è riproducibile.

Prima il collega Crippa ha ricordato che i principali importatori nazionali (ENI ed ENEL) sono importatori pubblici, controllati dallo Stato. ENI ha comunicato al mercato, qualche giorno fa, che nel primo trimestre del 2022 ha triplicato i suoi utili netti (3 miliardi in più rispetto al primo trimestre del 2021). Il controllo pubblico, come il golden power, serve nelle situazioni di difficoltà. Noi abbiamo adottato misure drastiche: le banche centrali di quasi tutto il mondo hanno bloccato le riserve valutarie della Russia, ma in un contesto di guerra si deve osare di più, si può definire un meccanismo per evitare che vi sia la vendita di quel gas, che viene importato, su altri mercati.

Vedremo nei prossimi giorni il completamento del monitoraggio che ARERA sta facendo, ma dai dati che abbiamo a disposizione oltre l'80 per cento dei contratti è stato stipulato per un periodo superiore all'anno; in alcuni casi sono indicizzati, ma hanno un orizzonte temporale più lungo dell'anno, quindi lo scarto tra il prezzo all'importazione e il prezzo al mercato continua ad esistere. Allora, Ministro, a mio avviso, su questo è necessario che il Governo trovi la determinazione per intervenire a livello nazionale con un tetto al prezzo del gas, in un momento in cui le difficoltà che emergono in sede di Unione europea impediscono di arrivare alla soluzione, perché rincorrere il problema non ci consente di dare quelle risposte di cui imprese e famiglie hanno bisogno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vianello. Ne ha facoltà.

GIOVANNI VIANELLO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Ministro, questo Governo è nato con l'auspicio di fare una transizione ecologica; tuttavia, se prendiamo tutti gli atti che sono stati approvati da questo Governo e dal Parlamento, di transizione ecologica non c'è nulla. Non c'è nulla, perché tutti gli incentivi che state portando avanti sono quasi esclusivamente sulle fonti fossili, per le quali sono previste deregolamentazioni, non semplificazioni, perché chiamarle così è errato: quando si permette a una centrale a carbone di bruciare in deroga ai limiti di emissione, è una deregolamentazione; quando si permette a queste centrali a carbone di bruciare di più, a prescindere dal livello di emergenza che c'è sul gas, si tratta evidentemente di una deregolamentazione, con costi scaricati sulle bollette dei cittadini. Questo dovete dirlo: i costi saranno maggiorati; siccome le imprese non produrranno al 100 per cento, questi costi verranno scaricati sui cittadini e sulle imprese. È davvero incredibile, e ne rimango allibito, che, a fronte di un tessuto sociale, di imprese che si stanno impoverendo in tutti i tipi di settori, c'è un'azienda che, l'anno scorso, ha avuto 5 miliardi di utili, 3 miliardi di utili nel primo trimestre: si tratta dell'ENI. Tutte queste norme che il Governo Draghi sta ponendo in essere sono esclusivamente per avvantaggiare l'ENI, mentre abbiamo centinaia di aziende nel campo della riqualificazione energetica che hanno cantieri bloccati, perché avete sabotato il superbonus 110 per cento. Allora che transizione ecologica è questa, se si blocca la riqualificazione energetica e se 800 gigawattora di energia eolica non vengono messi in rete perché ci sono le concessioni? Lei non ha detto mai una parola sulla rete elettrica o sullo stoccaggio di energia, in alcun provvedimento! Concludo, Presidente. Nei soli due minuti che ho a disposizione, l'unica cosa da dire è che questo Governo deve chiedere scusa agli italiani e andare subito a casa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pedrazzini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO PEDRAZZINI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la crisi energetica ci impone di agire con efficienza, in tempi rapidi, e di prendere decisioni non solo per il breve ma anche per il lungo periodo. Sosteniamo le misure adottate dal Governo e illustrate oggi. Alcune di queste le avevamo proposte fin dall'inizio di questa crisi; in particolare, mi riferisco allo snellimento degli iter autorizzativi per la produzione da eolico e da fotovoltaico, nonché sugli impianti a carbone, alla costruzione di nuovi rigassificatori e all'aumento delle quantità trattate negli impianti esistenti e alla diversificazione delle forniture.

La componente Azione ha avanzato anche altre proposte concrete che mettiamo a disposizione del Governo e della maggioranza nell'ottica, non solo di tamponare lo stato di emergenza conseguente alla guerra in Ucraina, ma di garantire all'Italia la transizione decisa con il Green Deal e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Per il breve periodo, siamo stati tra i primi a proporre un aumento della tassazione degli extraprofitti fino al 50 per cento e siamo lieti che il Governo abbia deciso di innalzare l'aliquota al 25 per cento. Un innalzamento al 50 avrebbe permesso, da solo, di coprire la proroga della riduzione delle accise sui carburanti, nonché il prolungamento dell'azzeramento degli oneri generali di sistema per le famiglie e le imprese per luce e gas, la riduzione del costo dell'elettricità per le imprese, l'aumento del prolungamento del credito d'imposta per le imprese gasivore ed energivore, un nuovo credito d'imposta per le spese relative ai sistemi di accumulo per impianti di autoconsumo delle imprese, con l'obiettivo di quadruplicare la capacità di accumulo installata nel 2021.

Per il lungo periodo, tuttavia, rimane un'unica strada per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati: affiancare, allo sviluppo delle energie rinnovabili, il nucleare. Bisogna considerare che lo spazio necessario per installare tutti gli impianti fotovoltaici ed eolici che servirebbero per un mix energetico senza nucleare, al netto del problema dello stoccaggio, avrebbe un'estensione pari al doppio della regione Molise. Le centrali nucleari - che ricordiamo non emettono CO2 - ci permetterebbero di raggiungere la neutralità ambientale nei tempi stabiliti. In Corea hanno impiegato cinque anni per costruire centrali nucleari di terza generazione. Se anche impiegassimo il doppio del tempo, sarebbe comunque un tempo inferiore rispetto a quello necessario per costruire gli impianti fotovoltaici ed eolici sufficienti a soddisfare il nostro fabbisogno. Le centrali nucleari incutono timore nell'immaginario comune, ma il problema della sicurezza in Italia è estremamente ridotto, se consideriamo che la tecnologia è enormemente migliorata. Per cui, signor Ministro e signor Presidente, noi sosteniamo l'intervento che il Governo ha proposto, ma ci auguriamo che possa aprirsi un grande dibattito all'interno del Parlamento e nel Paese, soprattutto su questo mix energetico che veda l'attenzione anche al nucleare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Grazie Ministro, per le informazioni che ci ha fornito. Ho pochissimo tempo, quindi le lascio tre input dal mio punto di vista.

Innanzitutto, il commissario sulle rinnovabili. Ho presentato un emendamento anche nell'ultimo decreto. Il MiTE ha dato parere contrario e sto ancora aspettando di capire il perché. Perché ci accontentiamo di 4 gigawatt autorizzati nei primi quattro mesi, quando le imprese di Confindustria ce ne chiedono 60 entro giugno da autorizzare?

In secondo luogo, l'efficienza energetica, Ministro, che ci farebbe risparmiare 2,3 miliardi di metri cubi nel giro di tre anni, per quanto riguarda la dipendenza dal gas. Mi preoccupano le dichiarazioni, appena giunte da Bruxelles, in cui il Presidente Draghi ha detto che non condivide il bonus 110 per cento, dichiarazioni io credo gravissime perché è invece un provvedimento che ci sta aiutando a tenere in piedi non solo l'edilizia. Mi permetto di sottolineare che il Governo gioca pubblicamente i numeri del PIL dati da quel provvedimento e poi, però, si smentisce nei fatti.

Infine, Ministro, il risparmio. Ne ha parlato solo fugacemente, invece è un tema centrale per cambiare gli stili di vita e l'economia di questo Paese. L'impressione, Ministro, è che noi stiamo diversificando la nostra dipendenza da gas, non le fonti. Invece credo che dobbiamo avere come prospettiva importante il Green Deal europeo che, per il 2030, prefigura una riduzione del 40 per cento della nostra dipendenza.

Mi spiace anche che non si riesca a sottolineare in quest'Aula, in realtà, l'irrilevanza quantitativa e strategica del gas nazionale. Così pure - ma in questo mi rifaccio alle parole del collega Fassina - io credo che quello degli extraprofitti delle aziende fossili, ENI in testa, sia ormai un tema non più rinviabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Qual è stato l'insegnamento della pandemia? Questa è la domanda che pongo al mondo della politica, in particolare all'attuale Governo, che da mesi traghetta il Paese in una tempesta sanitaria ed economica, cui si aggiungono anche gli effetti dell'attuale guerra in Ucraina. È di sicuro stimabile lo sforzo compiuto fino ad ora, ma non posso non sottolineare qualche perplessità sulle fondamenta del percorso intrapreso contro il rincaro delle materie prime e la collegata esigenza di indipendenza energetica del nostro Paese. Innanzitutto, in questa sede, e approfittando della sua presenza, Ministro, voglio ribadire al Governo la mia richiesta di ulteriori chiarimenti nel merito dell'accordo siglato con l'Algeria, alla luce delle indiscrezioni di stampa di qualche giorno fa che rischiano di collocare l'Italia in una posizione di subalternità all'interno del quadrante geopolitico del Mediterraneo dove, al contrario, dovremmo essere protagonisti, innanzitutto, come stabilizzatori. Dico questo perché, come ho già avuto modo di dire in altre sedi, non sono poi così certa che l'Italia, proprio nel corso delle trattative per gli accordi che il Governo sta siglando con Africa e mondo arabo, stia effettivamente dimostrando una ferma consapevolezza della sua posizione centrale e nevralgica nel Mediterraneo. Siamo sicuri di non voler trasformare il momento di crisi per proporre un modello cosciente e lungimirante che si fondi sulla nostra cultura mediterranea che, fino ad ora, non siamo stati in grado di promuovere in maniera adeguata nelle sedi internazionali, Europa e NATO in testa?

Il rischio, su cui invito il Parlamento e il Governo a riflettere, è che il baricentro degli interessi nazionali ed europei possa costantemente spostarsi verso Nord.

Ritorno, in conclusione, al punto di partenza, provando personalmente a rispondere alla domanda iniziale. L'indicazione che ci arriva dalla pandemia, prima, e dalla guerra in Europa poi, è un importante richiamo alle nostre responsabilità come promotori di politiche preventive e strutturali, vestendo, però, un ruolo di guida nel Mediterraneo, come lei ha affermato prima, signor Ministro. La politica nazionale e lo sguardo italiano sui temi di politica estera non possono più permettersi di essere deboli o incerti, bloccando la nostra naturale propensione, quella di essere colonna portante tra Europa, Africa e Medio Oriente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, mi hanno colpito alcuni aspetti del suo discorso. Il primo è che mi sembra quasi che lei non abbia amici normali nel Paese. Non ha parlato di cittadini, cittadini che oggi sono in difficoltà e che si ritrovano a pagare bollette da 1.170 euro, contro i 250 euro dell'anno scorso. Infatti, è aumentato tutto: il prezzo della materia, gli oneri di sistema, il trasporto, le tasse, le imposte sul prezzo finale, che sono passate da 17 a 170 euro. In sostanza, con il bonus che state dando, state rimuovendo solo questa parte o poco di più. Non so se le sembra una cosa normale, non so se le sembra che lei stia davvero facendo una transizione ecologica, perché a me sembra che non la stia facendo. Ha parlato di rigassificatori, oltre che di portare a regime quelli che già ci sono. Il gas è un'energia di transizione, come sappiamo tutti, e si possono utilizzare i rigassificatori a regime, mentre lei ha parlato di nuovi rigassificatori. Allora, hanno ragione anche gli altri colleghi che mi hanno preceduto: dov'è il cambio di passo sulle rinnovabili? Non è possibile aspettare dieci mesi per un permesso o - siamo arrivati a sentire - sedici anni per un permesso! Questa che transizione ecologica è? Io le parlavo dei suoi amici, perché io ho i miei amici che mi stanno telefonando, per chiedermi cosa succede e com'è possibile che lo Stato non riesca a stare loro vicino, nel momento in cui devono pagare le bollette. Sì, sì, sospiri pure! Però, mentre lei sospira, le persone queste bollette le stanno pagando e le stanno pagando con una lieve riduzione, che arriva dalle loro stesse tasse!

Poi, andiamo a vedere quello che lei sta facendo con le aziende di servizi energetici, che hanno fatto extraprofitti. Lei ha detto che si è trattato di una truffa colossale, ma lei ha trattato il 25 per cento con i truffatori! Quando ci sono dei truffatori, si prende loro tutto il maltolto, tutto quello che hanno sottratto ai cittadini, e i soldi che sono stati sottratti con una truffa vengono restituiti ai cittadini.

Cerco di andare a conclusione. La transizione ecologica si fa con le energie rinnovabili, con meno burocrazia e non con i rigassificatori, non con il nucleare. Il vento e il sole sono gratis e mi chiedo se non sia questo il problema. Faccia, per favore, il Ministro della Transizione ecologica, non quello dell'abdicazione ecologica! Il Ministro di un Governo dei migliori e non il componente di un consiglio di amministrazione di un proconsole! Questo dovreste fare! Le do la ricetta e, visto che ha fatto un elenco molto dettagliato delle cose che sta facendo, le dico il nostro elenco: più rinnovabili e meno fossile, più indipendenza energetica e meno guerre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Siamo soddisfatti dell'aiuto alle famiglie italiane che il Governo ha previsto e che Noi con l'Italia-USEI ha fortemente voluto e suggerito. Attraverso l'aumento della tassazione sugli extraprofitti delle aziende energetiche, dal 10 al 25 per cento, si potrà finanziare il bonus di 200 euro destinato a 28 milioni di famiglie italiane, quelle famiglie che hanno un reddito di 35 mila euro. Questa è concretezza! È un aiuto immediato iniziale e, per il nostro piccolo partito, è stato il riconoscimento da parte del Governo del nostro ruolo e del nostro lavoro.

Molto bene anche le intese che il Governo ha concluso con Algeria ed Egitto. Gli Stati del Mediterraneo dell'Est hanno riserve per 8.000 miliardi di metri cubi e, in Egitto, il solo giacimento di Zohr, scoperto da ENI, vale 850 miliardi di metri cubi. In questo modo, l'Italia e l'Europa possono tornare ad essere protagonisti nel Mediterraneo.

E se aggiungiamo a questo gli accordi con il Congo e l'Angola, allora, l'Italia e l'Europa possono tornare ad essere protagoniste nel continente africano, evitando che questo ruolo lo possano giocare russi, cinesi e turchi.

Infine, invito il Governo a compiere scelte ambiziose. È possibile che ENI, nel 2025, aprirà due centrali a fusione nucleare, una in Inghilterra e una in America, che producono pochissime scorie, tra l'altro facilmente smaltibili, e che in Italia non si possa fare tutto questo? Superiamo le barriere ideologiche di alcuni e cerchiamo di guardare al futuro con coraggio. Concludo, Presidente: l'invito che rivolgo al Ministro, ma che rivolgo all'Aula e a tutti noi, è che nessuno si senta escluso dalla responsabilità per attraversare i difficili mesi che stiamo vivendo. Lo stiamo facendo, il Governo ci ha ascoltato e ci ha coinvolti, e credo che questa sia la strada giusta per lavorare insieme e per guardare al futuro con fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Il 1° marzo scorso, il Parlamento ha approvato una risoluzione nella quale, tra l'altro, si impegnava il Governo ad attivare tutte le azioni necessarie per fornire l'assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di qualsiasi altra natura al popolo ucraino, tenendo però costantemente informato il Parlamento in modo coordinato con altri Paesi europei e alleati, anche per quanto concerne la cessione di apparati e strumenti militari che consentivano all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la propria popolazione. Una risoluzione che il MoVimento 5 Stelle ha pienamente sostenuto nell'ottica della legittima difesa del popolo ucraino, condannando, senza se e senza ma, la scellerata strategia di Putin.

Ma, Presidente, dopo 69 giorni di guerra e in vista degli incontri che il Presidente Draghi avrà con il Presidente ucraino Zelensky e con il Presidente degli Stati Uniti Biden, volti al coordinamento con gli alleati sulle misure a sostegno del popolo ucraino e di contrasto all'aggressione ingiustificata della Russia, sono a chiederle, a nome del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle, ritenendole opportune e urgenti, le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sull'impegno diplomatico del Governo, sul suo indirizzo politico nelle sedi internazionali e sull'evoluzione della situazione in atto. Siamo, infatti, molto preoccupati per l'escalation militare che si sta generando. Alcune affermazioni di autorevoli esponenti degli Stati Uniti e della Gran Bretagna fanno temere che si stia cambiando la natura del conflitto e la strategia dell'Occidente. Così, allarmati, chiediamo con urgenza queste comunicazioni da parte del Presidente Draghi. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente Crippa. Sarà mia premura riferire le sue parole al Presidente Fico.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (A.C. 3533-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3533-A: Conversione in legge del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza.

Ricordo che nella seduta del 2 maggio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3533-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3533-A​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, onorevole D'Inca'. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 3533-A: Conversione in legge del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza, nel testo approvato dalla Commissione.

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 15 presso la Sala della Regina, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 15,55.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Melilli è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 119, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 3533-A - Conversione in legge del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza (da inviare al Senato - scadenza 23 maggio 2022), la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 4 maggio, a partire dalle ore 13,15, con dichiarazioni di voto a partire dalle ore 11,30.

Dopo il voto di fiducia, si passerà, alle ore 15, allo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e, alle ore 16, allo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sull'aumento dei pedaggi e sulla messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25.

A partire dalle ore 17,30, riprenderà quindi l'esame del decreto-legge, per l'esame degli ordini del giorno (fasi dell'illustrazione, del parere del Governo e delle votazioni).

L'esame del provvedimento sarà quindi interrotto e riprenderà nella seduta di giovedì 5 maggio, alle ore 9, per la fase delle dichiarazioni di voto finale e del voto finale. Successivamente, avrà luogo il seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica nn. 3418, 3441, 3440, 3324, 3323 e 3040.

L'esame degli ulteriori argomenti all'ordine del giorno sarà rinviato alla prossima settimana.

Il seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 716-A - Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica e della proposta di legge costituzionale n. 2238-A - Modifica dell'articolo 57 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica, sarà collocato, rispettivamente, al primo e al secondo punto dell'ordine del giorno della parte pomeridiana della seduta di martedì 10 maggio, a partire dalle ore 15.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno al disegno di legge n. 3533-A è fissato alle ore 8,30 di domani, mercoledì 4 maggio.

Estraggo, quindi, a sorte il nome del deputato dal quale inizierà la chiama.

( Segue il sorteggio ).

La chiama inizierà dall'onorevole Cantini.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie, Presidente. La guerra in Ucraina ha catalizzato l'attenzione politica e mediatica del Paese. La retorica parlamentare si è concentrata, in queste settimane, sull'invio delle armi in Ucraina, sull'urgenza di costruire al più presto un'indipendenza energetica da Mosca, sulle conseguenze economiche del conflitto. Questi punti sono, sì, prioritari e meritevoli di impegno, ma, al contempo, credo che non possiamo appiattirci su di essi. L'esposizione economica, gli interessi in gioco e il rischio che ne deriva sono fattori talmente delicati che non si può rimanere indifferenti.

Con questo intervento annuncio che, nelle scorse ore, ho depositato un'interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di fare chiarezza sul percorso che ha portato l'Italia a siglare l'accordo con l'Algeria per l'aumento dell'afflusso di gas. Il campanello d'allarme proviene dalle dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa dalla nipote di Enrico Mattei, rimaste inascoltate da tutto l'arco parlamentare, sebbene rivelino una trama inedita. In base al racconto di Rosangela Mattei, un'incredibile difficoltà comunicativa interministeriale tra Algeri e Roma, nello specifico tra il Ministro dell'Energia algerino e il nostro Cingolani, ha richiesto l'intervento di una persona terza, come Aroldo Curzi Mattei, il quale sembrerebbe essere anche il padrino per la finalizzazione della trattativa.

Da membro del Parlamento e da cittadina pretendo una spiegazione chiara su quanto realmente accaduto, anche per smentire l'indiretta interpretazione della storia, ossia la totale subalternità dell'Italia in materia energetica e di politica estera. Se tutta questa storia fosse confermata, infatti, c'è il rischio di una perdita di credibilità per l'Italia e per il Governo, che, probabilmente, dovrebbe essere più cristallino con il Parlamento e, di conseguenza, con tutti i cittadini rispetto ai suoi viaggi fuori confine, alla ricerca di energia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paxia. Ne ha facoltà.

MARIA LAURA PAXIA (MISTO). Grazie, Presidente. Oggi mi preme portare all'attenzione di quest'Aula il diritto allo studio negato agli studenti del Liceo scientifico “Boggio Lera” di Catania come conseguenza strettamente legata alla fatiscenza in cui versa la maggior parte degli istituti scolastici del Sud.

Da oltre 6 mesi, a seguito di una terribile alluvione, abbiamo, purtroppo, assistito al crollo del tetto del plesso centrale di questo liceo, già fortemente trascurato e compromesso dal punto di vista strutturale, con la conseguenza che ben 31 classi si sono ritrovate senza aule né laboratori. Per alcuni studenti si sono potute utilizzare, alternativamente, aule facenti parte di diverse scuole, per altri si è dovuto ricorrere allo strumento della didattica a distanza, ampiamente stigmatizzato dalle nostre istituzioni scolastiche e superato come strumento di sostegno alla didattica a causa delle ricadute negative che, ormai, ben conosciamo a livello psicosociale, nonché fisico, sui nostri ragazzi.

Il grido di allarme di questo istituto si solleva in vista della fine di quest'anno scolastico nella misura in cui non c'è modo di capire cosa accadrà a settembre quando le lezioni riprenderanno e se ci saranno, o meno, aule garantite per tutte le 31 classi rimaste senza struttura.

Il dirigente scolastico, proprio per accendere l'attenzione sull'istituto in questione e per ricordare alle autorità e all'opinione pubblica la situazione in cui ancora versa il Liceo scientifico “Boggio Lera”, già dalla giornata di ieri, ha iniziato a svolgere alcune lezioni all'aperto nelle principali piazze di Catania.

Oggi, dunque, chiedo risposte celeri affinché si portino a termine, quanto prima, i lavori necessari per poter rientrare nell'edificio in sicurezza e, nell'attesa, si rendano disponibili spazi idonei per tutte le 31 classi. Mi preme, altresì, sottolineare quanto non sia più procrastinabile la questione dell'edilizia scolastica che, al Sud, come ben sappiamo, necessita di importanti interventi strutturali e infrastrutturali.

Nel ritenere che le istituzioni abbiano il dovere di intervenire per salvaguardare il diritto allo studio, in questo caso di centinaia di studenti siciliani, monitorerò la questione e confido che, a settembre, questi ragazzi abbiano un banco su cui tornare, con la consapevolezza di far parte di uno Stato che ha a cuore i bisogni di tutti, compresi quelli degli studenti.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 4 maggio 2022 - Ore 11,30:

(ore 11,30 e ore 17,30)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24, recante disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza. (C. 3533-A​)

Relatrice: RUGGIERO.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Informativa urgente del Governo sull'aumento dei pedaggi e sulla messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25.

La seduta termina alle 16.