XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 487 di mercoledì 28 maggio 2025
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNARITA PATRIARCA , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 26 maggio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Annunzio di petizioni.
PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza petizioni, il sunto e l'assegnazione delle quali, ai sensi della deliberazione della Giunta per il Regolamento del 19 febbraio 2025, saranno pubblicati nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).
Informativa urgente del Governo sulla situazione della Striscia di Gaza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla situazione della Striscia di Gaza.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
(Intervento del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani. Prego, Ministro.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. La ringrazio, signor Presidente. Le chiedo, prima di intervenire, di far rispettare da quest'Aula un minuto di silenzio per rendere omaggio alle vittime palestinesi e israeliane della guerra di Gaza.
PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Accogliendo la proposta del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e Vicepresidente del Consiglio dei ministri, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (Il Presidente e l'Assemblea, levatisi in piedi insieme ai membri del Governo, osservano un minuto di silenzio - Applausi).
Prego Ministro, ha facoltà di parlare.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Striscia di Gaza, da oltre un anno e mezzo dal brutale attacco di Hamas del 7 di ottobre, teatro di un conflitto devastante, restituisce ogni giorno immagini di distruzione e sofferenza. Quanto avviene a Gaza suscita un dolore immenso. La popolazione della Striscia sta pagando da troppo tempo un prezzo altissimo. Lo stanno pagando, in particolare, come ha sottolineato Papa Leone XIV, i bambini, le donne, gli anziani, le persone malate. Questi morti innocenti feriscono i nostri valori e indignano le nostre coscienze.
La legittima reazione del Governo israeliano ad un terribile e insensato atto terroristico sta purtroppo assumendo forme assolutamente drammatiche ed inaccettabili, che chiediamo ad Israele di fermare immediatamente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
I bombardamenti devono finire, l'assistenza umanitaria deve riprendere al più presto, il rispetto del diritto internazionale umanitario deve essere ripristinato. Hamas deve liberare immediatamente tutti gli ostaggi che ancora oggi sono nelle sue mani, che hanno il diritto di tornare alle proprie case (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Ho incontrato più volte i parenti di tanti che, quel 7 ottobre di 2 anni fa, si trovarono sulla strada dei terroristi. A loro vanno la solidarietà e la vicinanza del Governo e di tutto il Paese.
Lo voglio ribadire chiaramente: l'unica prospettiva possibile per la pace, l'obiettivo irrinunciabile, resta l'avvio di un processo politico che porti a due Stati che convivano in pace e sicurezza. Queste sono le priorità del Governo su cui stiamo lavorando con un'azione a 360 gradi con tutti i nostri partner, a partire da quelli europei e dal Segretario di Stato americano, Rubio, con cui stiamo portando avanti un'intensa azione diplomatica per riannodare i fili del dialogo e fermare la catastrofe.
Come si ricorderà, sono stato il primo Ministro degli Esteri europeo a recarsi, dopo il 7 ottobre, nelle aree colpite da Hamas per manifestare solidarietà e vicinanza alle vittime della follia terroristica, invitando altresì il Governo ad una reazione proporzionata. Da amico di Israele dico, allo stesso tempo, che è fondamentale porre subito fine all'escalation e all'emergenza umanitaria nella Striscia. Questa azione di pressione coordinata con i partner ha già prodotto i primi risultati: l'afflusso di aiuti è ripreso negli ultimi giorni.
Nel fine settimana sono entrati a Gaza, attraverso il valico di Kerem Shalom, anche i 15 camion italiani che abbiamo donato al Programma alimentare mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che abbiamo fatto uscire dal porto di Ashdod. Saranno utilizzati all'interno della Striscia per distribuire farina e altri aiuti alimentari. Sappiamo bene che tutto ciò non è sufficiente e continuiamo a lavorare affinché l'afflusso di aiuti venga intensificato attraverso ulteriori azioni concrete sul terreno perché per noi è con i fatti che si aiutano i palestinesi, non con proclami e con scelte demagogiche.
Il Governo non ha mai abbassato la guardia sui comportamenti israeliani che abbiamo ritenuto meritevoli di censura. Penso a quando l'esercito è arrivato a sparare anche dentro la parrocchia cattolica di Gaza, a dicembre del 2023. Abbiamo detto subito con forza: non era lì che si nascondevano i terroristi di Hamas. Oppure, penso a quando abbiamo condannato l'attacco contro gli operatori umanitari del Word Central Kitchen di aprile dello scorso anno o le operazioni militari che hanno reso complicatissima anche la campagna per la vaccinazione dei bambini contro la poliomielite, in cui anche l'Italia è stata in prima fila a sostegno dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Chi dice che il Governo sta ignorando la crisi di Gaza offende la verità, ma soprattutto offende i tanti italiani che in un'azione di sistema coordinata dal Governo - che non ha eguali tra i nostri partner - hanno offerto il proprio contributo concreto a favore della popolazione palestinese. Enti locali, strutture sanitarie, imprese, associazioni di categoria, istituzioni accademiche, Terzo settore, mondo dell'associazionismo cattolico: sono tantissimi ad aver dato un contributo fattivo, lontano da facili e sterili strumentalizzazioni.
Ne è un esempio concreto l'iniziativa Food for Gaza, grazie alla quale da marzo dello scorso anno abbiamo fatto arrivare nella Striscia oltre 110 tonnellate di aiuti alimentari, sanitari e beni di prima necessità. Abbiamo voluto realizzarla da subito con il Programma alimentare mondiale e la Croce Rossa Internazionale, istituzioni autorevoli ed imparziali, che godono della fiducia di entrambe le parti che abbiamo coinvolto sin dal primo momento nell'iniziativa. Food for Gaza infatti ha il pieno sostegno di Israele e dell'Autorità nazionale palestinese. Il Ministro degli Esteri israeliano Sa'ar e il Primo Ministro palestinese Mustafa l'hanno indicata più volte come un modello da seguire ed è stata anche elogiata dall'Unione europea e dal G7.
Il nostro è anche tra i principali Governi occidentali ad aver organizzato operazioni di evacuazione da Gaza. Abbiamo consentito a oltre 700 persone di lasciare la Striscia, tra cittadini italiani, italo-palestinesi, detentori di permesso di soggiorno e loro familiari diretti. Proprio in queste ore stiamo portando a termine una nuova evacuazione da Gaza di 31 palestinesi, parenti di cittadini italiani o detentori di permesso di soggiorno. Le nostre ambasciate in Israele, in Giordania, il consolato a Gerusalemme stanno lavorando in stretto contatto con la Croce Rossa per concludere con successo questa operazione già nelle prossime ore.
Ringrazio tutti loro, come ringrazio l'ambasciata in Egitto, l'unità di crisi, il personale impegnato in Food for Gaza e tutto il personale del Ministero degli Esteri, del Ministero della Difesa e della Presidenza del Consiglio, impegnato nel sostegno alla popolazione della Striscia, per la dedizione e l'impegno paziente, preciso e senza riserve per portare a termine ogni iniziativa con il massimo successo e sempre in sicurezza (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi non potete fare il commento dal vivo a ogni parola del Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Avrete sette minuti per intervenire… Non c'è bisogno dell'applauso. Avrete sette minuti per intervenire, interverranno tutti i gruppi. Vi prego di far svolgere al Ministro il suo intervento senza dover fare il sottotitolo.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Con le evacuazioni sanitarie stiamo aiutando i soggetti più vulnerabili, a partire dai bambini. Il 14 maggio ne abbiamo accolti altri 14 attraverso una nuova operazione coordinata dalla Protezione civile, dall'Unità di crisi della Farnesina, in collaborazione con il Comando operativo di vertice interforze.
È solo l'ultima di una serie di operazioni realizzate in costante contatto con il Patriarcato latino di Gerusalemme del cardinale Pizzaballa e la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Aldo Buonaiuto. Ad oggi, 133 piccoli pazienti e le relative famiglie, per un totale di 393 persone, vengono curati in strutture italiane. Voglio ricordare, poi, anche il dispiegamento della nave Vulcano al porto di Al Arish in Egitto, dove nei primi mesi di crisi sono state offerte cure mediche e chirurgia d'urgenza alle vittime del conflitto. A bordo, nel dicembre 2023, è nata una bambina che la madre ha voluto chiamare “Italia” come segno di speranza e di riconoscenza nei confronti del nostro Paese.
Ha detto Padre Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa, una delle persone più impegnate ad alleviare le sofferenze della gente di Gaza, cito testualmente: “Ringrazio veramente il popolo italiano e il Governo per quello che hanno fatto per curare i bambini in Italia e per essere sempre vicini al popolo palestinese. Gli italiani non offrono solo parole, ma realizzano azioni concrete di persone che mettono avanti la disponibilità del cuore e lo fanno con competenza e cura”.
Padre Ibrahim ha anche detto un'altra cosa bellissima, in cui mi riconosco pienamente: “Accogliere i bambini, i loro bisogni e i loro diritti è la forma più alta di civiltà che un popolo possa esprimere” (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). “L'arrivo dei bambini di Gaza è qualcosa che illumina un po' tutto”, ha detto ancora Padre Ibrahim. “Non si tratta soltanto di questi bimbi ma del fatto che finalmente c'è una notizia di speranza e non una di quelle notizie di morte a cui siamo ormai abituati”.
Ne siamo fermamente convinti e per questo continueremo a compiere ogni sforzo per salvare vite umane e garantire un futuro di speranza ai giovani palestinesi. Anche attraverso lo strumento delle borse di studio. Ne abbiamo riservate oltre 100, tra i bandi ordinari e il progetto “Educare alla pace”, che ho voluto lanciare con il Ministro Bernini. È un programma che coinvolge 41 università italiane, le scuole di Terra Santa e la Fondazione Giovanni Paolo II.
L'impegno del Governo non si limita alla pur doverosa assistenza umanitaria. Stiamo già lavorando in vista della ricostruzione di Gaza. Si tratta di una priorità ben chiara perché voglio dirlo ancora una volta: il nostro obiettivo sono i due Stati. I nostri esperti, provenienti dall'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, collaboreranno con i loro colleghi palestinesi nelle attività di progettazione e ricostruzione grazie a un finanziamento di 5 milioni di euro e ad un progetto delle Nazioni Unite. L'abbiamo voluto con forza e lo avevo annunciato io stesso al Primo Ministro Mustafa, incontrandolo a Ramallah.
Sempre nell'ottica di ricostruzione, lavoriamo per rafforzare anche il sistema sanitario palestinese, un settore cruciale che abbiamo difeso e sostenuto anche alle Nazioni Unite. Sono di questi giorni, infatti, i voti favorevoli dell'Italia alle risoluzioni sulla Palestina presentate all'Organizzazione mondiale della sanità. Insieme al Ministro Bernini abbiamo voluto inviare a Ramallah una squadra di medici del Policlinico Regina Margherita di Torino e del Policlinico Umberto I di Roma per valutare le esigenze più immediate. La nostra cooperazione dei territori palestinesi è attiva a 360°, con numerosi progetti, per un valore complessivo ad oggi di circa 110 milioni di euro, con due principi fondamentali: alleviare le sofferenze della popolazione palestinese; secondo, massima attenzione a che nemmeno un euro finisca nelle tasche dei terroristi (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Siamo molto attivi anche in Cisgiordania, dove siamo presenti con numerosi progetti; negli ultimi mesi abbiamo finanziato due iniziative da 5 milioni di euro con l'Organizzazione mondiale della sanità e con la FAO, finalizzati al potenziamento dei settori sanitario ed agroalimentare.
Il Consiglio dei ministri del 9 maggio ha inoltre prorogato lo stato di emergenza per interventi nella Striscia di Gaza, con un ulteriore stanziamento di 2,5 milioni. Il nostro sostegno al popolo palestinese - lo ripeto - è concreto e fattivo, un impegno che ci viene costantemente riconosciuto dai nostri partner, a partire dal Primo Ministro Mohammad Mustafa con cui siamo in costante contatto.
Pochi giorni fa, ricevendo una delegazione ufficiale del Parlamento guidata dalla Presidente della Commissione Esteri e difesa del Senato, Stefania Craxi, il Premier Mustafa ha pubblicamente ribadito il grande apprezzamento delle autorità palestinesi per il nostro continuo sostegno umanitario alla popolazione di Gaza e per la nostra disponibilità a contribuire alla ricostruzione. Per inciso, a maggio dello scorso anno, Mustafa aveva scelto l'Italia per la prima missione all'estero dopo il suo insediamento. Non mi sembra proprio un segno di sfiducia nei confronti del nostro Paese (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
Il ripristino del cessate il fuoco è un passaggio indispensabile. Lo abbiamo sostenuto nelle risoluzioni presentate alle Nazioni Unite e in tutti i comunicati del G7 durante la Presidenza italiana, dalla riunione di Capri a quella di Fiuggi e, poi, nell'ultima riunione dei Ministri degli Esteri del G7 in Canada a marzo, offrendo sempre il sostegno dell'Italia alla mediazione degli Stati Uniti e dei Paesi arabi.
Mentre era in vigore la tregua, abbiamo inviato carabinieri nel quadro della missione EUBAM Rafah per assicurare l'apertura del valico. Li ho incontrati a febbraio, quando sono stato in missione ad Ashdod, insieme ai carabinieri impegnati nella missione bilaterale MIADIT Palestina, dedicata alla formazione e all'addestramento delle forze di sicurezza palestinesi su richiesta di Ramallah e dei nostri partner internazionali, in particolare gli Stati Uniti. Intanto siamo stati chiamati a guidare a New York, insieme all'Indonesia, un gruppo di lavoro dedicato proprio ai profili di sicurezza tra israeliani e palestinesi. Il rafforzamento delle forze di sicurezza palestinesi, oltre al completo disarmo e all'estromissione di Hamas, è un pilastro essenziale per la creazione del futuro dello Stato palestinese, uno Stato che può nascere solo da un autentico processo negoziale che conduca ad un riconoscimento reciproco con lo Stato di Israele.
Non servono solo slogan: serve un impegno concreto e paziente, come quello che sta portando avanti il Governo e di cui sono gli stessi israeliani e palestinesi a darci merito. Solo in questo modo il riconoscimento della Palestina potrà avere un impatto reale e contribuire in modo sostanziale alla pace, evitando di ridursi a un gesto puramente simbolico. È attraverso questo percorso che si potrà giungere alla soluzione “due popoli, due Stati”, l'unica in grado di garantire il rispetto della dignità e dei diritti di entrambe le popolazioni. E voglio ribadirlo anche oggi in quest'Aula con la massima chiarezza: l'espulsione dei palestinesi da Gaza non è e non sarà mai un'opzione accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Il deputato Lomuti: “Altrimenti che fate?”).
Per questo sosteniamo con convinzione il piano arabo a guida egiziana per la ripresa e la ricostruzione della Striscia, che è incompatibile con qualsiasi ipotesi di sfollamento forzato. L'ho confermato al Presidente al-Sisi nel corso della mia recente missione in Egitto e lo abbiamo nuovamente sottolineato da ultimo domenica scorsa alla riunione ministeriale di Madrid sulla Palestina, cui ha partecipato il Sottosegretario Tripodi.
Come ho ribadito più volte insieme al Ministro Crosetto, l'Italia è pronta a contribuire a un'eventuale missione internazionale di mantenimento della pace nella Striscia di Gaza, sotto l'egida delle Nazioni Unite e a guida araba. Siamo convinti che il ruolo dei Paesi arabi sia la chiave di volta per costruire una nuova architettura politica e di sicurezza nella regione. Per questo nel corso della presidenza italiana del G7 ho voluto associare alla riunione dei Ministri degli Esteri di Fiuggi i Paesi del Quintetto arabo, così come ho voluto invitare al G7 di Pescara i rappresentanti governativi israeliano, palestinese e libanese, offrendo loro, per la prima volta, un'importante occasione di dialogo.
Noi vogliamo continuare a rappresentare un punto di riferimento solido e affidabile per l'Autorità nazionale palestinese, così come per Israele. Ogni mia missione nella regione ha previsto e prevede sempre incontri sia con le autorità israeliane sia con quelle di Ramallah, perché il dialogo resta la via maestra. A quanti vorrebbero isolare Israele, ad esempio richiamando l'ambasciatore, voglio chiedere direttamente: quale soluzione pacifica e negoziata è mai stata raggiunta senza lasciare aperta la porta del dialogo? È essenziale mantenere aperto ogni canale con le autorità israeliane, incluso quello dell'accordo di associazione con l'Unione europea (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È un formato che in questi mesi si è rivelato prezioso, permettendoci di affrontare, in modo franco e diretto e, appunto, anche critico, questioni di grande rilevanza politica, economica e di sicurezza. Per questo abbiamo deciso, insieme alla Germania e ad altri nove Stati membri dell'Unione, di non recidere questo canale di dialogo. Tra i Paesi amici non è solo possibile, ma doveroso affrontare le questioni più complesse in modo aperto e leale. Lo abbiamo fatto da ultimo la scorsa settimana dopo il gravissimo incidente a Jenin, quando soldati israeliani hanno aperto il fuoco durante la visita di una delegazione diplomatica che includeva anche il nostro viceconsole a Gerusalemme. Usare le armi contro una delegazione diplomatica è inaccettabile (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Una voce dai banchi del gruppo MoVimento 5 Stelle: “E sui bambini, invece?”). Per questo ho fatto convocare…
PRESIDENTE. Colleghi, l'ho già detto una volta e adesso inizio a richiamare all'ordine: dobbiamo lasciar concludere il Ministro; poi ogni gruppo avrà il tempo per parlare, come è giusto che sia. Prego, Ministro.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Per questo ho fatto convocare poche ore dopo dal segretario generale del Ministero degli Affari esteri l'ambasciatore d'Israele a Roma per ribadire che episodi del genere non devono mai più ripetersi, iniziativa seguita da numerosi Paesi europei. Il segretario generale ha anche ripetuto con forza che Israele deve interrompere le operazioni militari a Gaza, deve puntare sul negoziato per la liberazione degli ostaggi israeliani e per raggiungere un cessate il fuoco. Soprattutto, anche in quell'occasione, abbiamo chiesto l'apertura immediata dei varchi per l'accesso degli aiuti umanitari.
Prima di concludere, vorrei condividere, anche qui in quest'Aula, la mia forte preoccupazione per i rigurgiti di antisemitismo a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi e a cui continuiamo ad assistere in questi giorni. Episodi vergognosi, come il cartello appeso in un negozio a Milano per scoraggiare l'ingresso degli ebrei, non possono essere derubricati a un fatto di cronaca, così come non possono essere derubricati a un fatto di cronaca la cacciata dalle università di Roma e di Napoli di due giornalisti soltanto perché ebrei. Perfino la senatrice Liliana Segre, a cui va tutta la mia solidarietà e quella del Governo, è stata oggetto di incredibili, aberranti insulti antisemiti (Applausi). Non si possono far ricadere sugli ebrei le azioni del Governo israeliano. Mai più: nessuno dovrà mai più avere paura soltanto perché è ebreo (Applausi).
Il virus (Il deputato Bonelli: “Ha perso le parole”) … no, non ho perso le parole…
PRESIDENTE. Onorevole Bonelli, non è un dibattito di questo tipo, lo sa. Ministro, prego, prosegua. Era semplicemente…
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. È difficile che io perda le parole, forse capiterà a lei…
PRESIDENTE. Prego Ministro, prosegua…
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale…lo dico, signor Presidente…
PRESIDENTE. Prosegua…
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Come diciamo ad Israele di fermarsi e porre fine agli attacchi nella Striscia di Gaza, allo stesso modo dico, anche a chi fomenta l'antisemitismo per piccole, miopi connivenze di bottega: fermatevi, fermatevi subito. Il virus (Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi (Il deputato Riccardo Ricciardi: “Ministro, perché guarda da questa parte?”).
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, non so, non devo guardare in alto?
PRESIDENTE. Ministro, la prego…
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Mi rivolgo ai parlamentari…
PRESIDENTE. Prosegua (Commenti)…Colleghi!
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, non capisco perché tanto nervosismo, non capisco perché tanto nervosismo (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Il deputato Riccardo Ricciardi: “Siamo nervosi: 50.000 morti!)…
PRESIDENTE. Ministro, Ministro, la prego di lasciar parlare me (Commenti di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)… colleghi, collega Grimaldi!
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Prego? Ma le minacce…
PRESIDENTE. Ministro, Ministro…
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Signora Presidente, non mi lascio intimorire dalle minacce di qualche parlamentare.
PRESIDENTE. Ministro, ci penso io. Ci penso io, Ministro! Se lei lascia parlare me, ci penso io; è il mio ruolo, come il suo è fare il Ministro degli Esteri.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Lo faccia allora, lo faccia.
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, per la terza volta, a questo punto, di lasciar concludere il Ministro. Poi, naturalmente, avrete il tempo per rispondere a tutto quello che avete sentito. Prego, Ministro.
ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Ripeto, il virus dell'antisemitismo non può e non deve avere diritto di cittadinanza nella nostra società. La retorica incendiaria contro il popolo ebraico ci riporta agli orrori del passato, come dimostra il recente tragico assassinio di due giovani dipendenti dell'ambasciata di Israele a Washington. Lo ripeto, come ho detto anche al museo dell'olocausto Yad Vashem a Gerusalemme: l'antisemitismo è un'erba maligna da estirpare con un forte impegno quotidiano, istituzionale e sociale. Presidente, colleghi, la tregua dello scorso gennaio aveva offerto lo spiraglio per la ripresa di un processo politico in grado di restituire speranza alle popolazioni di questa martoriata regione, una speranza che l'escalation delle ultime settimane sembra aver tragicamente annientato, eppure è da lì che bisogna ripartire.
Noi non ci stanchiamo di lavorare per la pace e non faremo mai mancare il nostro sostegno alla popolazione palestinese e ai bambini, ai malati, alle donne e agli anziani, lontani dalle polemiche e dalle tentazioni di facili strumentalizzazioni che nulla hanno a che vedere con Gaza. Stiamo lavorando per rafforzare Food for Gaza e farne sempre di più un punto di riferimento concreto e operativo per la società civile e le imprese che vogliono contribuire all'assistenza della popolazione della Striscia. Porteremo altri aiuti, cercheremo tutti i canali di dialogo per arrivare alla pace, al cessate il fuoco, alla liberazione di tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas e alla ricostruzione di Gaza.
Ecco, onorevoli colleghi, questo è quello che il Governo ha fatto e continua a fare ogni giorno per favorire la pace a Gaza e per assistere la popolazione della Striscia (Commenti del deputato Grimaldi). Il nostro è l'unico Paese europeo operativo sul terreno con un'iniziativa forte, riconosciuta e apprezzata da tutti. Con questa determinazione intendiamo andare avanti senza passi indietro, per dare il nostro contributo all'impegno per la pace.
Permettetemi di concludere con le parole della Ministra di Stato agli Esteri palestinese, Varsen Aghabekian, che nel corso della sua ultima visita a Roma, poche settimane fa, incontrando al policlinico “Umberto I” una piccola paziente palestinese ha voluto esprimere la sua gratitudine a tutto il popolo italiano per lo sforzo corale a sostegno di Gaza.
Cito testualmente: “L'Italia è il Paese europeo che si è dimostrato più solidale in questa tragedia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Quasi 200 sono i bambini accolti qui. Numeri così alti li hanno offerti solo l'Egitto, il Qatar e altri Paesi arabi”, fine della citazione (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo riconoscimento ripaga il nostro lavoro, ci impegna a fare sempre di più, ma soprattutto conforta le nostre coscienze. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.
SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, grazie a lei, grazie alla Presidente Meloni e grazie a tutto il Governo per quello che state facendo e per la postura che state tenendo in una situazione così complicata. Mi lasci dire, in premessa, che intervenire su questo tema, oggettivamente, ci mette in gravissima difficoltà. Come si può parlare di morti, come si può parlare di scene di guerra, come si può parlare di scene di distruzione, come si può parlare di vittime civili, come si può parlare di sangue, di bambini che muoiono e rimanere indifferenti? Nessuno, nessuno lo può rimanere. Non credo alla narrativa - e la contesto - di chi vuole sostenere che una parte politica non soffra, che una parte politica non sia totalmente colpita e toccata da quello che sta succedendo a Gaza. Colleghi, dobbiamo essere seri: non possiamo fare la classifica del dolore di chi soffre di più e di chi soffre di meno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Che uomini saremmo se i nostri cuori non sanguinassero di fronte a queste scene, di fronte a quello che vediamo succedere. Proprio per questo, perché i morti sono tutti uguali - morti sono le donne, i bambini, gli anziani e tutte le vittime civili, che questo succeda a Gaza, che questo succeda in Israele, che questo succeda a Washington, come è successo, o che succeda in Ucraina - noi dobbiamo avere il senso di umanità e di responsabilità che questo richiede. Ed è per questo motivo che chiediamo, con fermezza immediata, che i bombardamenti finiscano su Gaza, che Hamas liberi gli ostaggi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) che ancora continua a detenere, che l'assistenza umanitaria riprenda e che siano riaperti i canali di accesso per fare arrivare cibo, acqua e assistenza medica a una popolazione palestinese stremata. Noi crediamo che i due popoli e i due Stati siano l'obiettivo ultimo, dopo il primo obiettivo, che è quello del cessate il fuoco, e lo dobbiamo fare arrivandoci attraverso il piano di ricostruzione dei Paesi arabi.
Noi, Presidente, condanniamo fermamente quello che è successo il 7 ottobre e lo facciamo per la crudeltà, per la spettacolarizzazione con cui Hamas ha attaccato Israele e ha fatto una carneficina che non possiamo dimenticare (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma lo facciamo anche per il disegno politico che c'era dietro quell'attacco: l'attacco non era mirato esclusivamente a voler uccidere degli israeliani; l'attacco era fatto per arrivare a isolare Israele e noi non dobbiamo cadere in quel tranello. Ha detto bene il Ministro: noi dobbiamo mantenere ferma l'arma del dialogo e della negoziazione, perché altrimenti Hamas avrebbe vinto; se noi cadessimo nel tranello di isolare Israele, daremmo vinta ad Hamas la sua strategia.
Non dobbiamo cadere in questo tranello ed è per questo che noi ribadiamo il pieno sostegno a Israele, perché quell'attacco non diventi un successo. Siamo amici di Israele, siamo amici dei palestinesi, ma proprio da amici di Israele non possiamo non dire che non condividiamo alcune scelte che il Governo israeliano ha fatto e la conseguente escalation di violenza e di emergenza umanitaria che ne sta derivando a Gaza.
Sì, siamo amici di Israele e siamo amici dei palestinesi; vogliamo continuare a esserlo, vogliamo continuare a essere un punto di riferimento credibile per quelle popolazioni. Non lo siamo di Hamas, certo, non lo siamo dei terroristi, non lo siamo di chi ha voluto sangue e morte e non lo siamo di chi, ancora oggi, continua ad avere degli ostaggi, di chi, ancora oggi, continua a farsi scudo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) di palestinesi innocenti per portare avanti la propria strategia di terrore. Dobbiamo proseguire su questa strada: questa strada impone il dialogo e il senso di responsabilità. Non dobbiamo cedere all'isolamento di Israele. Ha detto bene il Ministro: come si può negoziare senza parlare? Mai richiamare gli ambasciatori. Gli ambasciatori devono continuare a portare avanti la loro funzione preziosa di diplomazia, di dialogo silenzioso, lontano dai riflettori ma efficace. È l'unica strada percorribile e dobbiamo continuare a percorrerla con grande forza.
Noi come ci poniamo di fronte a tutto questo? Il Governo si è posto con grande serietà e con grande responsabilità - noi abbiamo apprezzato molto - utilizzando tutti i canali della diplomazia, sostenendo tutte le risoluzioni in sede ONU che chiedevano l'immediato cessate il fuoco, inserendo la richiesta di cessate il fuoco in tutte le dichiarazioni del G7 sotto la guida italiana, dialogando con tutti gli attori in campo, sostenendo l'opera preziosa dei mediatori del Qatar, degli Stati Uniti, e preoccupandosi della grave crisi umanitaria che c'era a Gaza.
Il successo dell'operazione Food for Gaza è davanti agli occhi di tutti: sono state portate 110 tonnellate di aiuti umanitari. Lo ha fatto con operazioni di evacuazione dei civili, dei malati, dei bambini da Gaza; lo ha fatto il Governo con la nave Vulcano fornendo assistenza sanitaria.
Avrei molte altre cose da dire, ma mi lasci dire che siamo molto preoccupati, di fronte a tutto questo, che sentimenti di antisemitismo possano riprendere piede. Non dobbiamo permetterlo e dobbiamo distinguere chiaramente quello che ha subito Israele e quella che è la strategia di Hamas, che vorrebbe portare il mondo contro Israele in una strategia del terrore che potrebbe armare la mano di folli. Quello che è successo a Washington è sotto gli occhi di tutti. Questo ci impone una grande responsabilità: moderare i toni, colleghi. Ha detto bene il Ministro: la retorica incendiaria è pericolosa (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il ghetto ebraico non può vivere nel terrore a Roma; dobbiamo evitare che si ritorni ad azioni pericolose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E mi lasci dire, infine, Presidente, che contestiamo anche chi utilizza queste drammatiche scene, che toccano il cuore di tutti noi, per contestare il Governo Meloni: una squallida operazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) di speculazione politica su queste immagini di guerra, di distruzione e di sangue. Non è accettabile…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
SALVATORE CAIATA (FDI). …non è accettabile (Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Vi chiedo, colleghi, di avere una postura che questo Parlamento e questo luogo richiedono (Proteste del deputato Pellegrini).
PRESIDENTE. Colleghi! Collega Pellegrini, è l'ultima volta che richiamo senza richiamare all'ordine. Stop!
Ha chiesto di parlare il deputato Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Sono gli ultimi giorni di Gaza, Presidente. Le sue parole, Ministro, forse erano buone 19 mesi fa, 50.000 morti fa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Ventimila bambini bruciati vivi, morti di sete, di fame e di freddo, ischeletriti e mutilati, operati senza anestesia. Lei qui ci ha parlato a lungo di aiuti umanitari: l'unico vero aiuto umanitario, Ministro, è fermare Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo del MoVimento 5 Stelle).
Quello che mi ha colpito è la sproporzione indicibile tra i numeri risibili di cui ha parlato qui oggi e la realtà di Gaza. Ma vogliamo parlarne, Ministro? Quindici camion al giorno, quando prima ne entravano 500, ed è questo che ha innescato una lotta per il pane, l'assalto ai forni con i feriti, dopo mesi di nulla, di assedio totale, di fame usata come arma di guerra.
La militarizzazione degli aiuti è un precedente gravissimo per i conflitti di oggi e per quelli di domani, perché gli aiuti devono distribuirli le Nazioni Unite, se non vogliamo partecipare alla follia della loro delegittimazione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista Alleanza Verdi e Sinistra).
Vedete, glielo dico con pacatezza, Ministro: c'è una responsabilità tutta politica che ricade anche su di voi. Voi avete totalmente sbagliato la lettura politica di quello che stava avvenendo in Palestina. Avete continuato a parlare fino a ieri di legittima lotta al terrorismo, quando le azioni indiscriminate a Gaza, i bombardamenti di scuole e ospedali, gli assassini di operatori umanitari, di giornalisti, di uomini e donne delle Nazioni Unite, l'operazione Nuovo ordine in Libano, che ha colpito le nostre truppe nella irrilevanza diplomatica del nostro Paese, o l'allargamento del conflitto in Medio Oriente raccontavano un'altra verità incontrovertibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La distruzione di Hamas era un obiettivo impossibile con le bombe. Serviva la politica, l'abbiamo detto e ripetuto fin dal primo giorno. E, infatti, quell'obiettivo è drammaticamente fallito. E, allora, l'obiettivo è diventato non soltanto infliggere una punizione collettiva ai palestinesi che nulla avevano a che fare con i terroristi di Hamas e che, anzi, bisognava separare da Hamas; l'obiettivo è diventato rendere impossibile la vita dei palestinesi sulla loro terra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ed è la ragione per cui si sono moltiplicate le violenze, le uccisioni, la criminale espansione degli insediamenti illegali nei territori occupati palestinesi. Ancora ieri sera, Ministro, il gabinetto di guerra ha annunciato 22 nuove colonie in Cisgiordania. Cosa c'entra tutto questo con il 7 ottobre, con quell'orrendo pogrom che tutti qui abbiamo condannato con le parole più nette, più limpide? Cosa c'entra con la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas?
La verità è che l'estrema destra messianica di Israele, quella che vede nel popolo palestinese il biblico Amalek da distruggere, che lunedì nel Jerusalem day urlava “morte agli arabi”, ha voluto approfittare della situazione. “Prendiamoci tutto”. “Ora o mai più”, si sono detti. E la guerra è diventata la notte che copre tutto, la rioccupazione della Striscia di Gaza, la deportazione dei palestinesi, la pulizia etnica invocata da Smotrich e Ben Gvir, l'annessione di fatto della Cisgiordania. E, allora, dopo mesi in cui ogni argine politico, morale è stato abbattuto, noi oggi volevamo sapere che cosa fa il Governo italiano per fermare tutto questo (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e di MoVimento 5 Stelle). È troppo tardi per le parole che non avete avuto il coraggio di pronunciare fin qui perché le parole non bastano più, non bastano nemmeno le nostre parole, Ministro, figurarsi le sue, ancora timide, vaghe, inadeguate, imbarazzate e imbarazzanti! C'è bisogno di atti, Ministro, di azioni concrete (Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle – Il deputato Scotto: “Il Ministro ride, è una vergogna!” – Il deputato Amendola: “Ma cosa ride?”) … Confortare…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Fate parlare il collega Provenzano. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Collega Provenzano, prosegua nel suo intervento (Proteste del deputato Amendola). Collega Amendola, la richiamo all'ordine!
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Presidente!
PRESIDENTE. Collega Provenzano, prosegua: lei ha la parola, prego.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Ministro, continui pure a ridere, ma alleviare o confortare le nostre coscienze, come ha detto, coi suoi silenzi o persino con le sue parole, non servirà a nulla ai palestinesi che aspettano la condanna a morte collettiva inflitta dal governo di Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). E se non volete farlo per loro, Ministro, fatelo per noi stessi perché Gaza ci riguarda. Gaza non è solo l'attacco definitivo alla Palestina: Gaza è l'attacco ai pilastri della nostra civiltà, dell'umanità.
Lei parla degli USA, ma Donald Trump ha offerto copertura diplomatica e politica al piano di Netanyahu. Quando parla di deportazione, Netanyahu lo chiama Piano Trump. È mancata l'Europa, Ministro. Noi l'abbiamo detto per primi, con l'insopportabile doppia morale ai vertici delle istituzioni europee, che non hanno saputo pronunciare le stesse parole pronunciate per l'Ucraina, quando a Gaza avvenivano gli stessi crimini di guerra. Ma quando dopo mesi di ignavia, persino questa Europa prova a fare un passo, Ministro, a mancare siete voi, a mancare è l'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati MoVimento 5 Stelle). Una maggioranza dei Paesi europei chiede di rivedere l'accordo di associazione UE-Israele che sta diventando il simbolo di tutta la nostra incoerenza, della nostra mancanza di credibilità. Ma serve l'Italia per questo e voi avete votato contro. Invece di ridere, ci spieghi perché (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati MoVimento 5 Stelle)! Lo spieghi agli italiani perché noi ci vergogniamo, Ministro. Ci vergogniamo anche per voi. Appena una settimana fa avete bocciato in quest'Aula una mozione che chiedeva alcune cose perché nessuno, Ministro, si aspetta che da sola l'Italia possa fermare questo inferno, ma alcune cose avrebbe potuto farle e non le ha fatte. Siete per i due Stati? E allora perché bocciate il riconoscimento dello Stato di Palestina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? È demagogia questa? No, è logica, è politica, è giustizia. Avete detto che quello che fa Netanyahu è inaccettabile e, allora, perché vi opponete alle sanzioni, persino alle sanzioni nei confronti dei Ministri fanatici di Israele, che invocano le bombe atomiche e l'annientamento dei palestinesi?
Con che dignità e onore rappresentate le istituzioni italiane, da sempre protagoniste del multilateralismo, quando contribuite a minare la credibilità della Corte penale internazionale o della Corte internazionale di giustizia, che impegna gli Stati, anche il nostro, a prevenire il rischio di genocidio? Vi abbiamo chiesto di unirvi alla richiesta di una messa al bando delle armi a Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Il Ministro Crosetto ha detto che Netanyahu ha superato ogni limite. E allora sospendetelo il memorandum di cooperazione militare. Senza scelte coerenti, conseguenti, restano solo parole e una vuota retorica.
Lei ci spiega, Ministro - e concludo, Presidente -, che è amico di Israele. Voi siete amici di Netanyahu, come il Ministro Salvini, che è andato lì a stringere quelle mani sporche di sangue due mesi fa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, che si levano in piedi).
C'è un'altra Israele che prova repulsione, come ha detto Liliana Segre, nei confronti del Governo Netanyahu, della sua guerra infinita, indifferente agli ostaggi, indifferente alla sicurezza dei cittadini, portata avanti esclusivamente per mantenere il potere.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Netanyahu, Ministro, deve essere chiamato a rispondere dei suoi crimini, proprio perché noi non accetteremo mai che si confondano le responsabilità di un Governo con l'intero popolo, proprio perché non gli sta a cuore la lotta all'antisemitismo, quello che alberga nelle organizzazioni giovanili di certi partiti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). È Netanyahu che deve essere indicato come responsabile, se non vogliamo fare confusione, Ministro, e il suo attacco all'umanità… E lei, qui, non ha nemmeno avuto il coraggio di pronunciarlo quel nome, Ministro. Ma come fa? Lei non è a capo di una piccola organizzazione umanitaria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Lei è a capo del Governo italiano, con la sua tradizione diplomatica, con la sua storia.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). E avrebbe potuto fare qualcosa e non l'ha fatto. È tardi, ma fatelo oggi, Noi vi chiederemo qui e nelle piazze, perché noi non siamo complici (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) …
PRESIDENTE. Grazie. Grazie, onorevole (Proteste dei deputati Scarpa e Pellegrini). Colleghi! Colleghi, andiamo avanti con gli interventi. Collega Pellegrini, sa che io non ho potere su questo. Ha chiesto di parlare il deputato Zoffili. Ne ha facoltà. Collega Scarpa, non ho nessuna facoltà su questo. Io vi prego solo di sedere e ascoltare in silenzio gli altri interventi. Prego, collega Zoffili.
EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro degli Affari esteri, le immagini che ci giungono quotidianamente dalla Striscia di Gaza turbano le nostre coscienze. Non siamo, infatti, insensibili, Presidente, come ci accusa qualcuno, anche a sinistra. E mi stupisco, Presidente, che non sia stato richiamato il collega Provenzano quando ha accusato un Ministro del nostro Governo, il Ministro Salvini, di avere le mani sporche di sangue (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. No, collega Zoffili!
EUGENIO ZOFFILI (LEGA). È quello che è stato detto qui dentro…
PRESIDENTE. Collega Zoffili. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Colleghi, però, vale anche per voi. Ci penso io: collega Zoffili, io ho ascoltato benissimo il collega Provenzano. Lo vedrà nello stenografico: non ha detto questo. Prego, prosegua (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Le immagini, Presidente, che ci arrivano da Gaza, turbano le nostre coscienze. Non siamo insensibili dicevo, come ci accusano, alle sofferenze di chi subisce gli effetti del conflitto in corso. Chiediamo e auspichiamo la proclamazione immediata di un cessate il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Chiediamo e lavoriamo per la pace. La popolazione civile deve essere soccorsa al più presto e può esserlo efficacemente soltanto in una condizione in cui cessino i combattimenti.
La durezza della risposta militare israeliana non deve, tuttavia, farci dimenticare quale ne sia stata la causa. Gli attuali bombardamenti derivano, infatti, dal pogrom scatenato sul suolo israeliano dai terroristi di Hamas, che ora il Governo di Gerusalemme intende sradicare per non dover vivere nella paura ora e nel futuro.
I miliziani islamisti sono stati abili: si sono rifugiati nei tunnel sotterranei scavati sotto le abitazioni civili o si sono nascosti in mezzo alla popolazione, in modo tale da costringere Israele a fronteggiare un dilemma morale, optando tra il rischio di uccidere innocenti e la rinuncia all'eliminazione di coloro che avevano colpito lo Stato ebraico il 7 ottobre 2023.
In Europa forse ci saremmo fermati, ma noi europei non abbiamo la stessa storia di Israele e del popolo ebraico. Viviamo da decenni in un contesto privo di vere minacce; nessuno di noi è stato costretto a costituirsi in Stato per evitare il ripetersi della Shoah e nessuno di noi ha sperimentato la realtà di un conflitto che è scoppiato il giorno stesso in cui Israele ha proclamato la propria indipendenza e prosegue, quindi, ininterrottamente da quasi ottant'anni.
Noi siamo fermamente convinti per la pace, ma una pace vera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che il Medio Oriente contempli il diritto di esistere, nella sicurezza, sia per Israele che per i palestinesi, secondo la formula dei due popoli e due Stati, sostenuta dalla diplomazia del nostro Paese e denunciata anche questa mattina.
Questa pace non è raggiungibile, tuttavia, fino a che i territori, normalmente sottoposti all'Autorità nazionale palestinese, rimarranno in parte sotto il controllo dei terroristi di Hamas, che ha per obiettivo statutario la cancellazione dello Stato ebraico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Alcuni Paesi hanno proceduto, recentemente, al riconoscimento di uno Stato di Palestina, che in effetti non esiste ancora, e anche in quest'Aula non mancano coloro che vorrebbero vedere l'Italia seguirne le orme.
Noi pensiamo tuttavia - come il Governo - che i tempi non siano ancora maturi. Riconoscere ora lo Stato di Palestina significherebbe, infatti, premiare doppiamente Hamas, sia sancendo formalmente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che il ricorso al terrorismo stragista ha pagato - stabilendo un grave precedente - sia attribuendo ai miliziani che controllano Gaza uno status di cui attualmente non godono, cioè lo status di una forza di Governo all'interno di un nuovo Stato indipendente e sovrano.
Non è evidentemente il momento giusto. Molte cose dovranno cambiare prima che si possa giungere a un passo così importante, a partire dall'attuale realtà sul terreno, e per questo, mentre esprimiamo la speranza che Israele riesca a contenere davvero i danni collaterali delle operazioni che ha intrapreso, ponendo fine a un conflitto che ha mietuto troppe vittime anche tra i bambini, auspichiamo che il suo tentativo di ripulire la Striscia di Gaza dai terroristi che la infestano sia coronato dal successo e vada a buon fine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e anche il loro tentativo, ovviamente, di liberare gli ostaggi del 7 ottobre.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministro Tajani, il gruppo della Lega-Salvini Premier apprezza la linea adottata dal nostro Governo e continuerà ad assicurare il suo sostegno alla politica seguita nei confronti di questo sanguinoso conflitto.
Condividiamo, assolutamente, quanto ha detto il Ministro contro i vergognosi rigurgiti antisemiti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Condanniamo la violenza di alcune piazze, anche italiane, condanniamo quanto hanno fatto alcune persone che scendono in piazza, come gli estremisti di sinistra dei centri sociali, che bruciano le bandiere di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che attaccano le nostre Forze dell'ordine.
Abbiamo un disperato bisogno di pace e anche - e lo dico da presidente, da capo della delegazione parlamentare all'OSCE - il nostro ruolo, il ruolo della diplomazia parlamentare, è assolutamente fondamentale ed è importante. Speriamo che si creino, Presidente, presto, tutti i presupposti necessari alla fine della guerra, primo fra tutti la sconfitta dei terroristi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bergamini. Ne ha facoltà.
DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Presidente, grazie. Grazie Ministro, per la sua informativa, che è stata puntuale, concreta e molto umana sulla tragedia che si sta consumando nella Striscia di Gaza. Noi pensiamo che (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Colleghi, vale quello che valeva per il Ministro: non facciamo i sottotitoli agli interventi.
No, collega Ricciardi, sono seria, perché poi interverrà lei e varrà lo stesso anche per lei. Prego, collega Bergamini, prosegua.
DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Le assicuro che il collega Ricciardi, differentemente dalle sue abitudini, avrà modo di poter parlare liberamente.
PRESIDENTE. Collega Bergamini, ci penso io, l'ho già detto più volte. Prego.
DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Pensiamo che intorno alla crisi israelo-palestinese si delinei una svolta di maturità per le forze politiche occidentali, ci sia l'occasione di rompere uno schema che abbiamo visto anche nel corso di questo dibattito. Noi crediamo che si debba rifuggire ogni tentazione di arroccamento ideologico, che non serve a niente, che non serve alla realtà dei fatti. Bisognerebbe anche evitare la tentazione di sfruttare politicamente un grande dramma della storia a cui tutti stiamo assistendo attoniti.
Noi pensiamo che bisogna scegliere la postura che in una democrazia matura si dovrebbe mantenere, pensando a quanta sofferenza, a quanto dolore, a quanto furore c'è attorno a questa nuova, pesantissima fase di crisi in quel territorio, cogliendo anche le complessità del caso, sia sul piano politico, che storico, che sociale, e lavorare assieme per le scelte da compiere. Evitare, insomma, ogni forma di polarizzazione, che a nulla serve, che non è risolutiva. È una scelta di campo, è un modo: o è questo oppure non è.
La sinistra ha scelto il terreno della divisione. Accusa il Governo di evanescenza, addirittura - e sono sicura che lo sentiremo nei prossimi interventi - di complicità - lo ha già fatto la settimana scorsa - e strizza l'occhio, con i suoi slogan, al popolo “pro-Pal”. Si tratta di un posizionamento che noi non condividiamo, perché attorno al quadrante mediorientale si snoda un rischio anche per noi europei occidentali appartenenti al mondo libero, quello di veder scorrere, nel fondamento delle nostre società, di nuovo l'incubo dell'antisemitismo. È un incubo che si nutre di equivoci, di sottintesi, di silenzi, di omissioni, di ambiguità. È un incubo insidioso, molto efficace, però.
La nostra scelta è diversa e l'ha ribadita oggi il Ministro degli Esteri Tajani. È una scelta che si basa su tre componenti: verità, libertà e diritti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). La verità, perché noi abbiamo ben chiara la portata del massacro del 7 ottobre, un atto di guerra mosso da Hamas in ossequio al proprio obiettivo fondamentale che è la distruzione sistematica di Israele, anche attraverso il suo isolamento. Bene ha detto il collega Caiata su questo. Ma la verità è anche nella consapevolezza con cui, dal giorno dopo, ci siamo rivolti al Governo di un Paese da sempre amico, Israele, per invocare che, nella risposta a quell'atto di orrore, le iniziative militari fossero calibrate, con l'intento di risparmiare i civili.
Con quello stesso criterio di verità, noi oggi ci rivolgiamo in modo perentorio e deciso per dire al Governo Netanyahu che la campagna su Gaza ha una conduzione intollerabile. Non possiamo concepire che si utilizzi il blocco delle forniture di cibo come arma di guerra; non possiamo accettare derive oltranziste che neghino la distinzione tra Hamas e il popolo palestinese; non possiamo accettare morti sistematiche.
Siamo ben consapevoli che Hamas ricorre alla pratica assassina di utilizzare i cittadini palestinesi come scudo umano, ma da chi condivide i nostri stessi valori di civiltà e di libertà - confidiamo che Israele lo faccia ancora - ci aspetteremo tutto lo sforzo possibile affinché quegli innocenti vengano risparmiati. Purtroppo, non sta avvenendo e anche questa è verità.
L'altro aspetto importante riguarda la libertà e i diritti, la libertà e il diritto degli israeliani di vivere in uno Stato in cui nessuno ne mette in discussione la vita. La libertà e il diritto dei palestinesi a costruire anch'essi uno Stato in cui possano vivere e crescere senza il giogo di un soggetto politico estremista, armato e totalitario come Hamas, che applica il fondamentalismo islamico come strumento di dominio sulle donne, sui dissidenti, sulle minoranze. Per fortuna il dissenso rispetto all'operato di Hamas - ne abbiamo testimonianza anche in Palestina - sta emergendo.
Le nostre azioni concrete seguono l'orientamento umanitario indicato, più di vent'anni fa, dal nostro fondatore Silvio Berlusconi, riassunto in questa frase: dobbiamo incaricarci di realizzare ogni giorno un'azione che possa migliorare le condizioni dei nostri fratelli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e questo è lo spirito di questo Governo.
Per questo motivo il Governo italiano, con l'impegno in prima persona del Ministro Tajani, ha messo in campo l'iniziativa Food for Gaza. Per questo siamo stati in prima fila nel realizzare evacuazioni mediche di bambini palestinesi bisognosi di cure. Sul piano politico non smettiamo di chiedere il cessate il fuoco. Siamo consapevoli che non sarà l'Italia a poter risolvere questa drammatica pagina della storia. Dalle opposizioni non si capisce, oltre alla legittima e condivisibile denuncia di quanto sta avvenendo, quali siano le proposte. Il riconoscimento dello Stato di Palestina, là dove è stato già compiuto, non ha prodotto i risultati auspicati.
Noi pensiamo che in nessun modo la comunità politica debba legittimare - in nessun modo! - l'operato di Hamas. Continueremo a chiedere il cessate il fuoco. Quel percorso deve avere come obiettivo finale l'equilibrio tra due popoli e due Stati. Per questo abbiamo appoggiato il piano presentato dai Paesi arabi a Il Cairo. Per chi ha a cuore la libertà e il futuro del popolo palestinese la cessazione della spirale di odio può avere come presupposto solo la neutralizzazione di Hamas una volta per tutte sul piano politico, militare e anche culturale. Sì, anche culturale.
Lo diciamo a quella sinistra che conduce crociate moralistiche contro questo Governo e contro questo Ministro, e, nello stesso tempo, non disdegna la prossimità con quelle piazze in cui si invoca Palestina libera dal fiume al mare, slogan che sottintende la cancellazione dello Stato di Israele (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Noi, consapevoli di essere dalla parte giusta della storia, della libertà e della verità, con la responsabilità che abbiamo al Governo di questo Paese, continueremo ad appoggiare la linea diplomatica del Ministro Tajani e di questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti del Liceo classico statale “Francesco Vivona” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Tutto parte dal 7 ottobre. Il 6 ottobre il Medio Oriente era una zona di convivenza pacifica, con sporadiche tensioni; poi Hamas ha dichiarato guerra e da lì tutto è precipitato. Volete raccontarci questo? Ancora? Volete dimenticare che gli abitanti di Gaza, prima di quel 7 ottobre, dovevano chiedere il permesso a Israele per entrare e uscire dalla Striscia? Volete dimenticare le sistematiche violenze in Cisgiordania, con l'esercito israeliano che scorta i coloni per derubare la terra ai palestinesi? Volete dimenticare Netanyahu, che nel 2019 dice che è interesse di Israele finanziare Hamas?
Questo diceva Netanyahu. Volete usare queste parole per dire che sto giustificando il 7 ottobre? Fate pure, fate pure (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Tanto i livelli di squallore politico, morale e intellettuale che voi tutti, classe dirigente italiana ed europea, state raggiungendo vi condanneranno come coloro i quali sono complici di uno sterminio, di un genocidio e di un crimine disumano (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
Lei, Ministro Tajani, la Premier Meloni e il Ministro, che prima sedeva al suo fianco, Salvini, che ha stretto la mano a Netanyahu mentre stava uccidendo e affamando i bambini, proprio voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma guardate che siete in buona compagnia, perché il marchio dell'infamia ricadrà anche sugli Stati arabi, che solidarizzano con il popolo palestinese, ma solo a parole, perché devono dare alle loro opinioni pubbliche una vicinanza alla Palestina, ma in realtà dei palestinesi non frega nulla a nessuno, questo è il dato.
Giordania ed Egitto continuano le relazioni diplomatiche ed economiche con Israele come se niente fosse. Il Qatar gioca su più tavoli: da una parte ha ospitato Hamas, dall'altra regala un aereo a Trump, che vuole trasformare Gaza in una Las Vegas sul cadavere dei bambini. L'Arabia Saudita, con il suo principe bin Salman, utilizza questa situazione in chiave anti-Iran per il predominio sul Medio Oriente. Il popolo palestinese è destinato a morire, abbandonato da tutti, anche dai suoi fratelli. E perché questo accade? Perché la vicinanza religiosa non c'entra nulla.
Qui c'è una colossale, devastante questione di classe, perché i palestinesi sono una zavorra per il mondo, perché economicamente non servono a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Loro non hanno da dare nulla in cambio, se non le loro esistenze, che voi state contribuendo a trucidare.
Per convocare l'ambasciatore israeliano avete aspettato che ci fossero degli spari in aria contro dei diplomatici. Avete fatto bene, per carità. Ma per 60.000 morti non lo avete convocato l'ambasciatore israeliano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Per 20 diplomatici ovviamente sì; diplomatici; per 60.000 morti no.
Tanto noi andiamo avanti, qui, nel nostro meschino dibattito televisivo. Si vedono delle robe incredibili. Ai poveri cameramen del Giro d'Italia, se incontrano incidentalmente una bandiera palestinese, gli dicono: no, via le immagini, via le immagini, non si può. Ai cameramen del Giro d'Italia! Si continua a dire, a motivare un riarmo di 800 miliardi di euro in Europa perché dobbiamo vincere una guerra per i valori di libertà e democrazia. I valori di libertà e democrazia avete il coraggio di utilizzare, quando state facendo tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
E allora cosa dobbiamo fare noi? Noi non siamo eroi, noi siamo persone che semplicemente vedono quello che sta accadendo. Noi dobbiamo essere consapevoli che salvare il popolo palestinese sarà una sfida ai limiti dell'impossibile, perché questa è la realtà dei potenti del mondo, ma noi non dobbiamo rassegnarci. Non dobbiamo rassegnarci, innanzitutto noi occidentali, a vederci dipinti come assassini dell'umanità. Non dobbiamo più rassegnarci a vedere equiparare l'Occidente come la parte di mondo che sfrutta, colonizza e fa dei valori morali e dei valori di libertà un vessillo a giorni alterni. Siamo noi che dobbiamo ribellarci a tutto questo.
Quello che dovete fare politicamente voi ve lo abbiamo ripetuto un sacco di volte e ve lo ripetiamo anche oggi: riconoscere lo Stato di Palestina, richiamare il nostro ambasciatore in Israele, riconoscere ufficialmente la sentenza della Corte penale internazionale dell'Aia contro il criminale genocida Netanyahu, non vendere più armi a Israele (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Non vendere più armi a Israele! L'8 giugno non dovreste rinnovare l'accordo militare con Israele, questo dovreste fare. Ma tanto non lo farete! Ma anche se lo faceste ora, la domanda sarebbe: ma perché a 60.000 morti sì e a 59.000 morti no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Qual è la differenza?
Quello che invece dovete fare per le vostre coscienze proprio non lo so. Dovreste avere il coraggio di andare da Alaa al-Najjar, la pediatra palestinese che, mentre era in servizio a curare le decine, le centinaia di migliaia di bambini che soffrono ogni giorno, è tornata a casa e ha cercato disperatamente di salvare Rivan, uno dei suoi figli, dicendo ai soccorritori: “datelo a me, ci penso io”. Rivan era già morto. E in quel momento non si era resa conto che anche gli altri 9 figli erano morti. Il decimo, Adam, sta lottando tra la vita e la morte.
Dovreste avere il coraggio di andare dalla dottoressa al-Najjar e dire quello che dite a noi da 2 anni: “Dottoressa siamo costernati, ma le ricordo che tutto è nato il 7 ottobre. Ci dispiace, ma la bomba che ha ucciso i suoi 9 figli era la bomba dell'unica democrazia del Medio Oriente”. Chiedetele se stava nascondendo in casa qualche terrorista di Hamas. E se dovesse rispondervi che lei odia Netanyahu e Israele, rispondetele: “Attenzione, dottoressa, lei così fomenta l'antisemitismo”. Se dovesse urlarvi che siete complici di un genocida, spiegatele che tecnicamente, secondo voi, non è un genocidio, perché la pianificazione sistematica non è proprio quella di un genocidio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini).
Abbiate il coraggio di dirle che i suoi figli Yahya, Rakan, Raslan, Jubran, Eve, Rivan, Sadeen, Luqman e Sidra sono danni collaterali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Ma non lo farete. Sapete cosa farete? Se il fratello Adam miracolosamente sopravviverà, lo giudicherete per tutto l'odio che avrà per voi. Lo giudicherete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle, che si levano in piedi)!
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). …e allora dite che siamo plateali quando esponiamo le bandiere della Palestina e quando urliamo nelle piazze: “no genocidio”. Oggi non urliamo, oggi non gridiamo, oggi due parole sussurriamo - sussurriamo e basta, così non dite nulla -, le due parole da cui deve ripartire tutta la parte di mondo che non vuole più vedere questo schifo: Palestina libera (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà. Colleghi, grazie… Prego, onorevole.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, signor Ministro Tajani, innanzitutto la ringrazio, a nome di tutto il gruppo di Noi Moderati, per la chiarezza espositiva, pur nella complessità della vicenda. Comprendiamo la cautela e sottoscriviamo con convinzione le valutazioni espresse e le azioni intraprese.
Gli aiuti ai civili sono la priorità assoluta e apprezziamo che, sin dall'inizio, il Governo è stato attivo su questo fronte. Si può affermare che vi sono due categorie di vittime che vengono colpite dal perdurare della guerra: i civili di Gaza e la sicurezza di Israele. E, a tal fine, lavorare affinché si arrivi presto a un cessate il fuoco è il minimo sindacale che si può chiedere, data la situazione.
Signor Presidente, detto ciò, io avrei poco da aggiungere, se non condividere con l'Aula alcune riflessioni su quanto mi ha più colpito in merito alla situazione di Gaza.
Come ha detto lei, signor Ministro, i bombardamenti devono finire e gli aiuti umanitari devono ripartire, e riprendo le sue parole, che mi sembrano parole definitive, anche per ricordare l'operazione di distribuzione di aiuti umanitari Food for Gaza, in cui il Governo italiano è impegnato sin dall'inizio del conflitto e che ha riconoscimenti universali.
Come, poi, non sottolineare l'evacuazione della popolazione civile, gli aiuti sanitari, il sostegno sanitario ai bambini, in cui - voglio ricordarlo - la nostra nave Vulcano fu immediatamente impegnata? E mi faccia ringraziare, ancora una volta, le nostre Forze armate, mi faccia ringraziare tutte le strutture ospedaliere che si stanno occupando dei feriti e, soprattutto, dei bambini. Questo è a dimostrazione di come funziona il sistema Italia.
Apprezziamo e condividiamo il messaggio forte che lei, signor Ministro, ha voluto dare oggi a quest'Aula: non sono accettabili soluzioni che prevedano lo sfollamento di tutti i palestinesi dalla Striscia. La Striscia di Gaza è sicuramente dei palestinesi, però, colleghi, come si può non comprendere le colpe di Hamas? Come si può continuare a sovrapporre e a confondere Hamas e lo Stato di Palestina, a cui legittimamente i palestinesi ambiscono?
Signor Presidente, io come i colleghi del nostro gruppo, ci annoveriamo fra coloro che fanno fatica a guardare le immagini che provengono da Gaza, lo strazio dei civili e gli occhi smarriti di quei bambini. E faccio fatica, allo stesso tempo, a comprendere gli obiettivi militari dell'esercito israeliano. Però, signor Ministro, dalle sue parole traspare - e pertanto lo apprezzo - la forte amicizia nei confronti dello Stato di Israele e la grande preoccupazione, allo stesso tempo, per le sorti dei gazawi, per le implicazioni che coinvolgono gli ostaggi israeliani e per la sicurezza stessa di Israele.
Questa guerra, colleghi, rischia di rendere ostaggi tutti, palestinesi e israeliani, in un vortice di violenza senza fine che ha già superato i confini della Striscia.
Mi faccia dire una cosa, signor Ministro: noi siamo preoccupati come lei quando vi sono atteggiamenti di antisemitismo e non c'è una ferma condanna da tutte le forze politiche. È stato gravissimo che qualche autorevole esponente politico dell'opposizione abbia detto che l'assassinio di due ragazzi innocenti sia responsabilità di Israele. Questo è un vero atto da irresponsabili (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
E, allora, è necessario fermare questa spirale non buttando benzina sul fuoco, non facendo il gioco di chi ha ben poche ragioni e molte colpe, e mi riferisco ovviamente al gruppo terroristico di Hamas, che oggi tiene in ostaggio civili israeliani e civili gazawi, che ragiona con logiche da gruppo terroristico - un gruppo terroristico ragiona con logiche da gruppo terroristico - e non ragiona certo da Governo di un popolo che, invece, espone - Hamas espone quel popolo - alle peggiori sofferenze, utilizzando come scudo bambini e feriti.
Signor Presidente, a me verrebbe quasi da fare una provocazione proponendo a chi in questi giorni preme per il riconoscimento dello Stato di Palestina di rivolgersi, prima di tutto, ad Hamas, che non tratta certo i gazawi come il proprio popolo, quanto, piuttosto, lo tratta come un utile strumento di pressione internazionale, utile solo se affamato, ferito, ucciso.
Signor Presidente, colleghi, l'atroce violenza di quel 7 ottobre ha portato Israele a una bramosia di vendetta tale da infilarsi in una guerra che sembra sempre più un vicolo cieco, uno sterminio di esseri umani inermi che non riporta a casa gli ostaggi, che non sana le ferite e che espone giustamente al giudizio internazionale.
Il trovarsi dinanzi a un nemico sfuggente, inafferrabile, eterodiretto e capace di colpire così duramente Israele rappresenta, però, il fattore primario della situazione attuale. Questo non va mai dimenticato, anche se non consente di giustificare ulteriori vittime civili.
Quindi - mi avvio alle conclusioni - noi tutti dovremmo avere la cautela e la lucidità di valutare la situazione con obiettività, anche in virtù della conoscenza storica e della cultura che ci contraddistingue. Ciò ci dovrebbe preservare dall'assumere posizioni ideologiche facili quanto pericolose, ancorandoci al rispetto del diritto internazionale umanitario. Questo deve essere il nostro punto di ancoraggio, questo deve essere il nostro obiettivo per fermare ora, subito, questa strage che, come sempre accade in questi casi, non arreca alcun giovamento a nessuna delle parti coinvolte (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, signori colleghi, serviva questa discussione, ne abbiamo fatta una pochi giorni fa con la votazione di alcuni documenti. Anche il nostro lo avevamo presentato, ma poi abbiamo avuto un parere completamente contrario da parte del Governo. Avevamo chiesto degli impegni precisi, molti anche in linea con le cose che ha detto oggi il Ministro nella sua relazione, ma serviva perché le cose sono cambiate, purtroppo; continuano a cambiare, purtroppo e continuano a cambiare in peggio.
Il 7 ottobre resterà una ferita indelebile, sicuramente, per il popolo di Israele, ma anche per tutti coloro che guardano all'umanità con un occhio attento a quello che succede. Non la dimenticheremo mai quella ferita. Io ricordo le immagini che ho visto all'ambasciata israeliana, quelle che non hanno mandato sui mezzi di comunicazione: immagini di una crudeltà inaccettabile. E quella è stata una strage programmata, non è stato un evento così; una strage programmata dai terroristi finalizzata proprio ad ottenere questo, finalizzata a ottenere la rottura degli accordi di Abramo, finalizzata a promuovere una reazione israeliana.
Ma al sangue innocente - quel sangue innocente che si è sparso il 7 ottobre - non si può rispondere con altro sangue innocente, quello che continuiamo a vedere anche noi in questi giorni.
Paradossalmente, Israele dovrebbe avere la responsabilità - il Governo israeliano dovrebbe avere la responsabilità - di difendere i cittadini palestinesi che sono sul suo territorio, non di offendere i suoi cittadini. Avrebbe il dovere di rispettare il diritto internazionale che affida quei cittadini, che non hanno alcun esercito a proteggerli, anche alla sua responsabilità.
Hamas è il peggio del terrorismo internazionale: sono uomini senza onore, che usano come scudi umani i loro figli, che si nascondono sotto gli ospedali, che fanno le peggiori cose. Quindi combatterli è un dovere internazionale, non solo del popolo di Israele. Ma questo non giustifica il trasformare ogni palestinese in un nemico: fa solo il gioco di Hamas.
Il Governo israeliano sta sbagliando profondamente. Farà nascere e fa nascere generazioni di nemici, generazioni di futuri terroristi, non solo in Palestina, ma in tutto il mondo arabo. Aumenta la sicurezza di Israele quello che sta accadendo a Gaza? No. È nell'interesse di Israele e nell'interesse del popolo israeliano quello che sta accadendo a Gaza? No. Netanyahu non fa gli interessi di Israele, non fa gli interessi di quegli ostaggi che vorremmo che tornino a casa. Israele ha bisogno di amici nuovi, non di nemici nuovi. Un Paese come il nostro, che è un Paese amico del popolo israeliano e amico di Israele, deve dire con forza basta al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) e questa forza la deve in virtù dell'amicizia che lega le nostre genti. Perché se quel Governo continuerà a non ascoltare - e continua a non ascoltare - ogni messaggio, ogni appello e ogni intimazione che gli arriva da tutto il mondo, allora bisognerà rispondere con gli strumenti che la democrazia riserva e gli strumenti che la democrazia riserva a noi sono anche quelli delle sanzioni, perché la vita degli innocenti vale, per la nostra coscienza, più dell'amicizia con Israele (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe); la vita di quegli innocenti per noi vale più di qualsiasi amicizia.
Signor Ministro, apprezziamo veramente tutte le iniziative che l'Italia sta facendo a Gaza, tutte le iniziative umanitarie che lei ha citato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). L'Italia è sempre il primo Paese; in questo è sempre il primo Paese. Non c'è nessuno che è bravo come noi. Quindi, benissimo quello che stiamo facendo, ma questo non basta, perché le iniziative umanitarie sono indispensabili - e guai se non ci fossero -, anche per salvare la vita di un bambino. Ma il Governo israeliano, il Governo Netanyahu, non vuole “due popoli, due Stati”; non vuole questo. I messaggi che arrivano, molto chiari, sono che il Governo Netanyahu vuole altro e rispetto a questo, guardi, ho ascoltato anche con attenzione tutti gli interventi. La collega Bergamini ha detto una cosa molto chiara: stiamo chiedendo a Israele cose che loro non stanno facendo. Allora cosa facciamo rispetto al fatto che loro non stanno facendo quello che noi - ma non noi Italia, noi tutto il mondo libero - chiediamo? Tutti gli stiamo chiedendo le stesse cose.
Noi siamo qui a condannare ogni atto di antisemitismo - ogni, tutti, senza eccezioni - in Italia e da qualsiasi altra parte. Non è questo in discussione. Ma con la stessa forza, signor Ministro, la pressione su Netanyahu deve aumentare perché se non ascolta i ragionamenti, se non ascolta gli appelli, se non ascolta nulla, come possiamo continuare a pensare che non facciamo nulla in più di quello che stiamo facendo senza nessuna efficacia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe)?
Solo per questo chiediamo le sanzioni, che non sono sanzioni contro un popolo, sono sanzioni contro un Governo che non ascolta. Signor Ministro, questo passo risulta indispensabile.
Vogliamo cercare di ricostruire un rapporto che non chieda una pressione più ampia ma, visto che questo non è possibile, abbiamo bisogno di farlo e abbiamo bisogno di farlo con l'Europa. Abbiamo bisogno di mettere pressione su quel Governo perché cambi rotta; se non cambia rotta, la tragedia sarà inarrestabile e le conseguenze saranno devastanti, non solo per quei morti innocenti di oggi, ma anche per quello che troveremo nel futuro. Signor Ministro ci aspettiamo dal Governo che agisca in conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni, a cui si è rotto il microfono. Usi l'altro, collega. Mi spiace. Prego, onorevole.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Non si preoccupi, Presidente. Signor Ministro degli Esteri, ha aperto la sua informativa chiedendo all'Aula un minuto di silenzio in memoria delle vittime palestinesi ed israeliane. Ha fatto bene. Avrebbe però dovuto chiederne anche un altro: un altro minuto di silenzio in memoria delle parole che non ha detto e, soprattutto, in memoria delle scelte che non avete fatto.
Allora, vede, io mi rivolgo a lei, ai Ministri superstiti al suo fianco, al Ministro Pichetto Fratin, al Ministro Giuli, ai Sottosegretari, ai Vice Ministri, alle Vice Ministre: non vi vergognate? Non provate neanche un poco di vergogna? Non fate fatica ad andare a dormire la sera? Non vi vergognate di fronte all'orrore che da troppo tempo avete e abbiamo davanti? E di fronte al fatto che, a differenza dei tanti, tantissimi italiani e tantissime italiane, cittadini, cittadine d'Europa e del mondo, che ogni giorno si mobilitano con quel che possono per cercare di manifestare il proprio sdegno e per cercare di aumentare la pressione sulle proprie istituzioni, a differenza loro, voi avreste il potere di fare qualche cosa? Invece avete scelto l'ignavia del silenzio, la vergogna della vigliaccheria, la comodità dell'ipocrisia.
Allora, sì, ve lo chiedo ancora: non vi vergognate?
Lei, signor Ministro degli Esteri, è tornato in quest'Aula, ancora una volta, a dirci le stesse cose; per la verità no, ha aggiunto qualcosa di nuovo: ha detto che è inaccettabile quello che sta accadendo. Bene. Finalmente. Ma anche oggi non è riuscito ad aggiungere nulla all'evocazione retorica di un discorso privo di ogni capacità di azione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Se lei, Ministro degli Esteri del Governo della Repubblica italiana, grande Paese del G7, dichiara nell'Aula del Parlamento che quello che sta avvenendo è inaccettabile, lei, signor Ministro, ha il dovere di dire al Parlamento, al Paese e alla comunità internazionale che cosa intende fare uscito da qui, perché ciò che dichiara inaccettabile si fermi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Lei ha il dovere di dire qualche parola in più e di fare qualcosa che finora non è stato in grado di fare.
Ieri il Governo irlandese ha sospeso ogni rapporto commerciale con le colonie in Cisgiordania. Sì, perché lei ci ha parlato anche della Cisgiordania; ha narrato le lodi della nostra cooperazione. Vivaddio, aggiungerei. Ci dica, signor Ministro, uscirà di qui e nel primo Consiglio dei ministri proporrà di interrompere ogni rapporto commerciale con gli insediamenti illegali in Cisgiordania (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Sì o no? Ci dica, signor Ministro degli Esteri, se uscito da qui proporrà al Consiglio dei ministri di fare quello che grandi Paesi europei hanno fatto, stanno facendo e hanno dichiarato di voler fare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi: proporrà il riconoscimento dello Stato palestinese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Perché non esiste nessuna prospettiva per “due popoli, due Stati” quando uno di quei due Stati non è nemmeno riconosciuto.
E ci risparmi le parole sull'insufficienza dei gesti simbolici. Di fronte a quello che sta accadendo, ogni gesto, ogni atto costruisce non solo un frammento di speranza in più, ma restituisce un frammento di dignità al nostro Paese e alle nostre istituzioni, che voi, con il vostro comportamento codardo e complice, avete infangato in tutti questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
E ancora, signor Ministro, avete votato contro la revisione del Trattato di associazione UE-Israele, che all'articolo 2 stabilisce la necessità che quel Trattato venga sospeso in caso di violazione dei diritti umani. Le pare che i diritti umani siano stati violati a Gaza e che vengano violati nella Cisgiordania occupata, dove ogni giorno si moltiplicano gli insediamenti, le case dei palestinesi vengono demolite, i palestinesi vengono buttati fuori dalle loro case e i loro campi vengono incendiati? Le pare che questa sia una violazione sufficiente dei diritti umani perché sia fatto rispettare quell'accordo? Ma no, lo sappiamo: il diritto internazionale è diventato ormai carta straccia nel Paese che libera e riaccompagna a casa, con tutti gli onori, un criminale di guerra come Almasri, nel Paese che dichiara il benvenuto a Benjamin Netanyahu, sottoposto ad un mandato di cattura della Corte penale internazionale.
La stessa Corte penale internazionale che - notizia di qualche minuto fa - pare pronta ad emanare altri mandati di cattura per altri Ministri del Governo israeliano, colpevoli di aver alimentato il genocidio in corso e di avere evocato azioni ancora più violente e dure di stampo terroristico.
Avete più volte richiamato l'insopportabile caratura terroristica di Hamas e noi siamo d'accordo. Siamo contro ogni forma di terrorismo, perché il terrorismo si scatena sempre in modo indiscriminato verso i civili, cioè verso coloro che sono più incolpevoli (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Allora, io credo che oggi sia arrivato il momento di dire che il comportamento del Governo di Israele sulla pelle dei palestinesi è quello di chi usa il terrorismo di Stato contro una popolazione inerme (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo chiederebbe l'onere della verità - non del coraggio, della verità - nell'uso delle parole, che però sono cosa importante quando a pronunciarle è chi ha la responsabilità della nostra politica estera, quando a pronunciarle è il nostro Governo, non il militante di una delle tante associazioni pacifiste che, per fortuna, si battono ogni giorno perché l'onore del nostro Paese conservi un qualche elemento di dignità.
Infine, signor Ministro degli Affari esteri, glielo voglio dire con tutta la nettezza che ho in testa: ora basta, ora basta! Ora basta con quell'allusione pelosa e insultante nei confronti di chi, in questi mesi, ha detto “no” al genocidio in corso, l'accusa pelosa e insultante di alimentare o, peggio, di guardare con qualche compiacenza a ogni possibile insorgenza di antisemitismo. Signor Ministro degli Affari esteri, quelli come noi vengono da una storia e da una cultura politica che ha sempre considerato l'antisemitismo il peggiore dei mali, quello contro cui combattere con ogni forza (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Non credo, signor Ministro degli Affari esteri, che dalle parti del suo Governo e della sua maggioranza tanti possano dire lo stesso. Allora, faccia il piacere: non si rivolga mai più ai banchi delle opposizioni invocando la necessità di non dire ciò che oggi va detto nei confronti di Benjamin Netanyahu, di quel criminale di guerra, perché altrimenti quelle parole rischiano di alimentare l'antisemitismo. Guardi da un'altra parte (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non si permetta più di fare quello che ha fatto oggi in quest'Aula. Almeno questo lo deve alla dignità di questo Parlamento e, forse, se ce l'ha, anche alla sua coscienza (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Io vorrei partire da una considerazione, cioè che Hamas non sta tenendo in ostaggio soltanto i 24 cittadini israeliani sequestrati brutalmente il 7 ottobre; Hamas sta tenendo in ostaggio un'intera popolazione, quella palestinese che vive nella Striscia di Gaza. Si guarda bene, tra l'altro, dal liberare gli ostaggi, Hamas, perché la reazione di Netanyahu, la carneficina vergognosa che ha messo in atto e la carestia che ha organizzato militarmente sono il più grande spot contro lo Stato di Israele e la promozione più grande che si potesse aspettare nell'intero globo per un'intifada globale.
Hamas aveva l'obiettivo, con la sua azione del 7 ottobre, di far saltare la pace di Abramo, perché qui non è che ci possiamo mettere pure a sparare contro i Paesi arabi che vogliono costruire un processo di pace per garantire l'esistenza dello Stato di Israele, perché altrimenti qui io non ci capisco nulla. Se anche la pace di Abramo è messa in discussione da alcune forze politiche come uno sbocco possibile di una crisi non capisco allora quale dovrebbe essere la via d'uscita. Naturalmente, ad Hamas non andava bene quella pace lì e adesso, grazie a un'azione infame come quella che Netanyahu sta mettendo in campo, continua nel suo obiettivo, di fatto, di mettere in discussione quello sbocco, riuscendo addirittura a far dimenticare il 7 ottobre, perché il 7 ottobre è stato oggettivamente un massacro che aveva visto l'intero globo, quasi nella sua interezza, reagire in maniera sdegnata e con una deplorazione rispetto a quel gesto.
Ministro Tajani, io avevo preso un foglio di carta per appuntarmi quello che di più interessante ci sarebbe stato nel suo intervento. Il foglio di carta, Ministro Tajani, tranne un passaggio che ho condiviso, cioè il fatto che non si può pensare a un piano per il futuro di Gaza che non preveda la permanenza dei palestinesi in quella Striscia e, quindi, un'adesione al piano arabo, è rimasto assolutamente bianco. Su questo ha ragione il collega Fratoianni: al di là della valutazione e dello sdegno rispetto all'atteggiamento del Governo israeliano in questo momento, io non ho capito qual è l'azione che vuole mettere in campo questo Governo.
Il collega Rosato parlava delle sanzioni, che potrebbero essere uno strumento. Si potrebbero mettere in campo azioni che stanno vedendo perfino Trump in un atteggiamento critico nei confronti di Netanyahu. Invece, il Governo italiano tutte le volte che può manifestare una posizione politica pubblica e ufficiale lo fa sempre a tutela di un percorso che non è quello dello Stato di Israele, ma di un Governo, il Governo Netanyahu. Quindi, non abbiamo capito qual è la proposta del Governo italiano rispetto a un atteggiamento di Netanyahu che è mutato. Qui non siamo più nella fase in cui si difendeva lo Stato di Israele rispetto al 7 ottobre; siamo nella fase in cui Netanyahu sta manifestando un altro intendimento, cioè la vendetta cieca nei confronti di un popolo.
La seconda questione è che, di fatto, non sta lasciando lo spazio per alcun dopo politico e diplomatico. Non gli interessa. Netanyahu ha manifestato costantemente la voglia di prendersi la Striscia di Gaza e l'estrema destra che sostiene il Governo Netanyahu ha manifestato più volte la volontà di far diventare Gaza come la Cisgiordania per i coloni, che vogliono espandersi e occupare altro territorio che non è proprio. Questo è l'intendimento, in questo momento, del Governo israeliano: non il mantenimento del diritto di esistere, che dev'essere garantito, perché in tutta questa storia qui, quando si parla di israeliani e palestinesi, dimentichiamo che Israele è assediata dagli Hezbollah da un lato, dagli Houthi dall'altro e dall'Iran che si costruisce una bomba atomica contro quello Stato.
Quindi, con l'idea che si parli soltanto di una storia, senza completarla per intero, si commette un errore. Però, in questo momento, quella che sta mettendo in campo Netanyahu è sostanzialmente un'idea perversa di come costruire un percorso che abbia un senso coerente con la nostra storia. Si sta praticando, in quest'Aula, la consacrazione della nostra sconfitta, perché quando in questo Paese si rimetterà in campo il derby israeliani-palestinesi, quando in questo Parlamento ci si dividerà dalla parte dell'uno piuttosto che dalla parte dell'altro, senza invece mantenere in piedi un'impostazione che abbiamo avuto - il nostro Paese storicamente è stato dalla parte dei “due popoli, due Stati” e la barra va tenuta dritta -, il rischio è quello che, di fronte a un'escalation che vede l'estrema destra israeliana e Hamas protagonisti, noi facciamo il loro gioco. Noi abbiamo il dovere, invece, di costruire e di tenere in piedi una costruzione assennata di un percorso - come è quello che ci vuole - di pace in quel territorio. Però, il Governo italiano non può non proferire parola e non prendere le distanze da Netanyahu, come ha fatto la Segre, che non può essere accusata di antisemitismo pure lei, perché ha contestato a Netanyahu la sua azione.
Rispetto a questa idea, dal Governo italiano, sinceramente, non ho sentito nulla. Per cui, lo sforzo che vi chiediamo per il bene dei due popoli e due Stati, per il bene e l'autorevolezza del nostro Paese nel mondo, è fare qualcosa che non sia soltanto dire a Netanyahu: “adesso stai un po' sbagliando”. Perché questo è chiaro, è palese, è oggettivo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DAVIDE FARAONE (IV-C-RE). Il problema è che non si capisce l'azione che il Governo Meloni, con il Ministro Tajani, vuole mettere in campo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lei ha fatto un'elencazione lodevole degli interventi umanitari prevalentemente italiani, però non c'era la politica nella sua informativa e, se c'era, era parentetica e incidentale. Anche a partire dalla questione degli aiuti umanitari bisogna mettere al centro la politica e dare un giudizio politico su quello che sta avvenendo in queste ore; sul fatto che Israele, dovendo, obtorto collo, aprire i corridoi umanitari, abbia scelto, sbagliando, una modalità privatizzata e militarizzata della distribuzione degli aiuti umanitari.
E questo, signor Ministro, noi dobbiamo dirlo forte e chiaro, noi che siamo multilaterali, che questo è un modo sbagliato, a maggior ragione avendo contribuito con Food for Gaza. E queste parole devono essere parole politiche pronunciate in modo stentoreo. Questo avrei voluto sentire da lei: che gli aiuti umanitari non possono essere strumentalizzati politicamente, come Smotrich, oggi, di nuovo ha ribadito; che la Global Humanitarian Foundation non va bene, ci vogliono organizzazioni umanitarie, e il fallimento di queste ore è anche dovuto alla scelta che gli israeliani hanno voluto fare; che gli aiuti umanitari non possono essere utilizzati - mi consenta l'espressione - come esca per far spostare una parte della popolazione palestinese dove Israele vuole.
Quindi, anche sugli aiuti umanitari, dove, come lei ci ha ricordato, abbiamo, come Italia, anche come Italia da sola, qualcosa da dire, dobbiamo purtroppo emettere un giudizio politico negativo e definitivo. L'ho detto la settimana scorsa e lo ribadisco oggi. Sulla revisione dell'Accordo dell'Unione europea, non dividiamo il campo europeo! Lo so che c'erano anche i tedeschi a dire “no” alla revisione, ma hanno un'altra storia e, non a caso, il Cancelliere Merz, pochi giorni dopo, ha usato parole che - chiudo, signora Presidente - mai nessun Cancelliere tedesco aveva usato nei confronti dello Stato d'Israele.
Anche per me, che probabilmente come lei all'indomani del 7 ottobre ho pensato, abbiamo pensato, che la reazione fosse inevitabile, probabilmente necessaria e legittima, dopo la pausa, la tregua di gennaio-febbraio voluta da Biden e avallata da Trump, basta. Lì bisognava finire! Lo ha detto Olmert, un ex Primo ministro del Likud, che ha difeso all'inizio la reazione israeliana. Oggi questa è una guerra ormai senza scopo, senza obiettivi. Mai, dalla sua fondazione, Israele - dice Olmert - ha combattuto una guerra come questa.
Dobbiamo dirlo politicamente e deve dirlo l'Unione europea, non bastano i singoli Stati, che, purtroppo, contano poco. Basta, Israele non deve andare avanti, Netanyahu si deve fermare, Hamas deve liberare gli ostaggi. E noi stiamo con quelle centinaia di migliaia, milioni di israeliani…
PRESIDENTE. Concluda onorevole.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). …che vogliono che Israele resti l'unica democrazia e resti democratica secondo lo Stato di diritto. E stiamo anche con quei giovani palestinesi - li abbiamo auditi anche noi in Commissione alla Camera - che sfidano la morte, dentro la Striscia di Gaza, per opporsi alla tirannia di Hamas (Applausi di deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,15).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Approfitto anche della presenza del Ministro degli Affari esteri, magari su questo può dare delle informazioni maggiori. Abbiamo avuto notizia che alcuni parlamentari di maggioranza, inclusi i presidenti di Commissione, nonché membri del Governo, del Ministero da lui presieduto, incontreranno, nelle prossime ore, il Vice Ministro degli Esteri della Georgia…dispiace che il Ministro degli Affari esteri stia uscendo dall'Aula senza ascoltare una cosa che riguarda il suo Ministero, e a maggior ragione, quindi, chiederemo un'informativa su questo.
Perché chiedo un'informativa? Il Governo della Georgia, che questo Governo sembra incontrare e i parlamentari di maggioranza incontreranno, è frutto di elezioni che l'Italia non ha mai riconosciuto, così come non sono mai state riconosciute dall'Unione europea, così come è frutto di elezioni che sono state giudicate fortemente contestate anche dagli osservatori elettorali dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, della NATO, del Consiglio d'Europa, di missioni di cui ha fatto parte anche il Parlamento italiano.
Ora, noi vorremmo capire esattamente qual è la posizione del Governo italiano rispetto a quanto sta accadendo in Georgia, e non si può pensare che, attraverso degli incontri bilaterali non annunciati, incerti, della cui natura non si ha notizia, si faccia un riconoscimento, di fatto, ad un regime che sta reprimendo le proteste, arrestando i manifestanti. Venerdì scorso è stato arrestato uno dei principali parlamentari dell'opposizione e il nostro Governo ha questa strategia di silenzio e di acquiescenza anche nel caso della Georgia, oltre che a quanto non abbiamo ascoltato questa mattina dal Ministro degli Affari esteri sulla drammatica situazione a Gaza.
Noi pensiamo che questo tipo di strategia di politica estera, che è una strategia non concordata con i nostri alleati, sostanzialmente passiva e ricettiva rispetto alle esigenze dei regimi, sia una strategia sbagliata. Sappiamo che il Ministro degli Affari esteri fa parte di un partito europeo, il Partito Popolare Europeo, che è stato molto chiaro nel condannare il risultato delle elezioni in Georgia, nel condannare le azioni di repressione da parte del Governo georgiano e ci chiediamo: quale Ministro siede alla Farnesina? Se il Vicepresidente del Partito Popolare Europeo o se colui che manda i parlamentari di maggioranza e i suoi Sottosegretari a incontrare degli esponenti di questo Governo?
Mi sembra una richiesta legittima, una richiesta che avviene dentro un quadro di grandi domande e grande insoddisfazione che noi abbiamo sulla politica estera, come ha espresso questa mattina, poco fa, anche l'onorevole Provenzano rispetto all'assenza di un'iniziativa politica da parte del Governo sulle gravi crisi che ci circondano. E quindi chiediamo un'informativa urgente.
Ci sembra che il fatto che il Ministro degli Affari esteri sia uscito dall'Aula sia già un segno di come loro tenderanno ad affrontare anche questo tema, dopo non aver affrontato, per 20 mesi, quello che sta succedendo a Gaza. Per cui chiediamo un'informativa urgente e speriamo che, almeno su questo, dopo avere presentato varie interrogazioni, varie risoluzioni, mozioni, richieste di chiarimento in Commissione, dopo questo incontro, che noi riteniamo molto grave, ci possa essere una chiarezza su qual è la linea di politica estera dell'Italia rispetto alla Georgia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Per unirmi alle parole della collega Quartapelle Procopio. Purtroppo, questo episodio di oggi segue altri episodi. Io presentai un'interrogazione perché, subito dopo il disastro delle ultime elezioni, piegate e piagate dalle interferenze russe, in Georgia, dove ha vinto Sogno Georgiano, il nostro ambasciatore italiano a Tbilisi pubblicò sui social l'avvenuto incontro con il Ministro degli Esteri georgiano. Senza fare un plissé, ci venne spiegato che, in realtà, in privato, durante l'incontro, l'ambasciatore avrebbe riferito quale era la posizione del Governo italiano, cioè, mi auguro, la posizione europea di condanna di quanto sta accadendo in Georgia, di non riconoscimento delle elezioni.
Poi, il Presidente della Camera Fontana, in un recente vertice interparlamentare tra Presidenti dei Parlamenti, ho letto che ha incontrato il Presidente del Parlamento georgiano, sempre di Sogno Georgiano; e mi auguro che il Presidente abbia trovato modo di esprimere la propria contrarietà, non personale, ma politica rispetto a quello che sta avvenendo nel Parlamento georgiano, come ha detto la collega Quartapelle. Poi, l'episodio di oggi di cui si è detto. Ecco, noi vorremmo l'informativa anche per capire, nel mezzo dell'offensiva anche militare russa contro l'Ucraina e quella non militare contro tutti gli altri Paesi, dalla Bielorussia alla Georgia, qual è la posizione del Governo italiano, se è la posizione dell'Unione europea oppure se, senza dire niente, ci siamo allontanati e salutiamo, come nulla fosse, tutto quello che sta accadendo in Georgia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola a Richetti, ricordo che poi faremo una breve pausa tecnica prima di riprendere col nostro ordine del giorno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, sarò brevissimo. Io non pretendevo che il Ministro degli Esteri, ovviamente, rimanesse ad interloquire su questo - perché la Presidenza riferirà di questa richiesta - però sono preoccupato di come le questioni di politica estera stiano andando un po' in cavalleria anche nel tono delle nostre discussioni. La collega Quartapelle ha posto una richiesta che il nostro gruppo sottoscrive; lo dico anche da membro della delegazione di questo Parlamento che è andato a fare l'osservatore a quelle elezioni in quota Assemblea della NATO.
C'è stato un dibattito successivo nel quale la comunità internazionale non ha riconosciuto il risultato di quelle elezioni e io penso che, prima dell'incontro annunciato della nostra delegazione con quella georgiana, sarebbe interessante capire se, con questo incontro, il Governo italiano riconosce, in via definitiva, non solo l'esito ma anche la legittimità di quanto è accaduto in Georgia. Credo che la richiesta di informativa sia giusta, sacrosanta, da sostenere. Anche il nostro gruppo si unisce in questa richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Naturalmente riferirò al Presidente della richiesta di informativa giunta dai gruppi.
A questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,35 con votazioni immediate. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,22, è ripresa alle 11,35.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario (A.C. 2355).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2355: Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato, da ultimo, respinto l'ordine del giorno n. 9/2355/20 Aiello.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2355)
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/21 Torto, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione. Onorevole Torto, accoglie la riformulazione?
DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. No, non accogliamo questa riformulazione, però ci tengo a riprendere un po' il discorso da dove lo avevamo lasciato ieri sulla discussione di questo “decreto propaganda” che la maggioranza continua ad ostinarsi a chiamare “sicurezza”, ma che, in realtà, altro non è che il decreto della paura e della minaccia. Io capisco che è il primo voto, Presidente, ma è davvero difficile parlare…
PRESIDENTE. Colleghi, entrate in silenzio almeno o, se siete già seduti, restate in silenzio, altrimenti per la collega Torto diventa veramente impossibile svolgere il suo intervento. Aspetti che si crei il silenzio, collega, poi riprende. Prego.
DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Almeno l'intervento lo facciamo in sicurezza, ecco. Un decreto che, come dicevo, sta privando anche i cittadini più fragili - io ho ascoltato bene la discussione di ieri sera, portata avanti anche dai miei colleghi del MoVimento 5 Stelle -, perfino viene vietato l'uso della cannabis per fini terapeutici. Diciamo che a credere in questa misura sono tutti quei parlamentari che, quando il MoVimento 5 Stelle ha proposto di sottoporre un onorevole della Repubblica italiana al droga-test, hanno sbiancato. Quindi per i parlamentari c'è paura di procedere a queste misure per la sicurezza del Parlamento italiano e, poi, per i cittadini che, invece, con alcune misure leggerissime riescono a sopravvivere… Presidente, ho amici che hanno questo problema diretto e, magari, anche nell'aprire una singola mano e tenere le dita distese, in quella situazione, venivano aiutati. Questo Governo dice “no” anche a questo diritto e a questa possibilità.
Quindi è un decreto che toglie sicurezza ai cittadini negli ospedali, sulle strade, nelle scuole, nelle carceri, ma apre le porte a manganelli, a bavagli, per chiunque chieda più trasparenza, più giustizia, più equità e più - adesso dirò una parolaccia per il centrodestra - legalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi non siete garanti di tutto questo, colleghi, e oggi, però, lo scrivete nero su bianco. Allora, noi vi diciamo a chiare lettere che vi siete veramente trasformati in assassini dei diritti individuali e, quando questi diritti individuali sono i vostri, per esempio quelli che non si possono…
PRESIDENTE. Collega, mi raccomando il linguaggio. Io ho ascoltato tutta la frase, la stavo per fermare lì. Prego, prosegua.
DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente, ma, a volte, le parole dure sono dure tanto quanto le parole che vengono scritte in un decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, è anche arrivato il momento di dirle.
Colleghi, voi avete promesso sicurezza semplicemente per collezionare voti, ma la verità è che voi oggi mettete in piedi un sistema punitivo, perché è quello che leggiamo da queste pagine, un sistema che mira a censurare e soffocare chiunque la pensi diversamente da voi, chiunque vi critichi. E quest'ordine del giorno, Presidente - giungo al contenuto - era largamente innocuo in questi termini, perché noi chiedevamo un sostegno al lavoro della magistratura - anche questa, forte parola per questa maggioranza -, un sostegno agli uffici dei tribunali di sorveglianza.
Io credo che tanti colleghi che oggi bocceranno questa mia richiesta, non sappiano neppure che cosa siano questi tribunali. Allora, anziché far spingere in maniera incosciente e inconsapevole il tasto rosso, a comando di un ordine che verrà impartito per tutelare, per mettere in sicurezza la poltrona di questa maggioranza e non certo i cittadini, mi prendo due minuti per spiegare cosa fa un tribunale di sorveglianza, anche per i cittadini che ci ascoltano o ci ascolteranno.
In questo tribunale ci si occupa di vigilare sull'esecuzione della pena, sulle misure alternative alla detenzione, sulle sanzioni e sulle misure di sicurezza. Quindi, in poche parole, il tribunale di sorveglianza controlla che la pena venga eseguita nel pieno rispetto dei principi costituzionali. Quindi decide, tenendo presente le istanze dei detenuti, sia sui benefici che sui reclami.
A fronte di questo, voi che fate? Bocciate la possibilità di mettere a disposizione di questi uffici, un organico di personale utile a sostegno di tutte le operazioni che andrebbero applicate con celerità e con snellezza. Però, Presidente, io faccio presente che un Governo che scrive un decreto non per garantire il controllo dei principi costituzionali, ma per proibire, per rallentare, per intimidire chi controlla e difende la nostra Costituzione, non è un Governo o un governatore autorevole, tutt'altro: è un Governo o un governatore autoritario. E perché dico questo? Perché qui siamo di fronte a delle persone, donne e uomini, che si dicono forti, ma che, in realtà, sono autoritari e governano a suon di leggi che annientano ogni forma di dissenso, che si esprima nel proprio pensiero, nelle parole, nelle azioni critiche verso una politica, che è quella che state mettendo in piedi dal 2022, da quando Giorgia Meloni siede ai banchi del Governo.
Chi continua a dare fiducia a questo modo di fare politica nel nostro Paese, prima o poi, però, farà i conti con la realtà, perché, cari signori, vi state trasformando in un esercito di soldatini, burattini, allineati a un unico ordine, che è quello che vi giunge anche oggi. Questa è l'unica sicurezza che state decretando: l'ordine di stare zitti e buoni. Però, l'obbedienza, Presidente, non è sicurezza, la paura e la minaccia non sono sicurezza: tutto questo è deriva totalitaria. E la stessa storia ci ha insegnato a temere queste idee, queste leggi e la storia ci ha insegnato a combatterle e a vincerle. Beh, stavolta noi cercheremo di non farvi raggiungere l'obiettivo di distruggere un'intera comunità. Vedete, io a leggere queste pagine ho provato solo un grande rigurgito per la vostra politica autoritaria ed è quello che hanno provato tanti cittadini. Dovreste riflettere su questo, colleghi, perché oggi noi vi abbiamo chiesto di intervenire sulla mancanza di personale amministrativo per rendere la giustizia più efficiente e voi ci rispondete negando la possibilità di ampliare, di pianificare, di riorganizzare gli uffici per il processo penale presso i tribunali di sorveglianza. Voi negate di alleggerire il carico di lavoro che pesa sui magistrati. E sapete perché? Perché a voi fa paura la giustizia. Questa è la verità.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DANIELA TORTO (M5S). A voi fa paura mettere in sicurezza i diritti dei cittadini e vi permettete di riempirvi la bocca di parole come “ordine” e “sicurezza”.
Presidente, vado a chiudere. Sappiate che ciò che rende un Paese sicuro non è lo scudo della repressione, ma la giustizia, e chi governa con la paura ha già perso il controllo sui cittadini. Quindi ai cittadini dico: non arretrate di un centimetro, perché non c'è decreto che possa soffocare un popolo che è pronto ad alzare la testa, e questo siamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/21 Torto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2235/22 Carotenuto, su cui vi è il parere favorevole con riformulazione. Collega Carotenuto, mi dice se accoglie la riformulazione?
DARIO CAROTENUTO (M5S). No, non la accogliamo. Non la possiamo accogliere. Non possiamo accogliere questa riformulazione che ci chiede fondamentalmente di accettare che le cose continuino ad andare come stanno andando. Questa per noi è una richiesta inammissibile.
Con questo decreto, approvato, ancora una volta, con il meccanismo della fiducia, si abusa di nuovo del termine “sicurezza”. Ma sicurezza per chi? Per i cittadini? Non sembra. O forse sicurezza per voi? Parliamo della vostra di sicurezza perché, di sicuro, non stiamo parlando della sicurezza, ad esempio, di Martina, una ragazza di 14 anni uccisa da Alessio, diciannovenne, perché l'aveva lasciato e probabilmente perché mancano strumenti che noi vi stiamo chiedendo da tempo, da anni, di approvare: quelli di educazione agli affetti. E, invece, voi vi opponete.
Di certo, non parliamo di sicurezza sul lavoro. Penso a tante giovani vite che perdiamo per mancanza di sicurezza sul lavoro perché per voi prevale sempre, come priorità, quella del profitto, non certo quella del diritto. Allora, penso a Patrizio Spasiano, morto a 19 anni mentre faceva pratica, imparava un mestiere e, invece, è stato travolto da una fuga di ammoniaca. Un omicidio sul lavoro, come quello di Luana D'Orazio.
No, voi non vi occupate di questo. Ci troviamo ancora una volta a discutere un cosiddetto decreto Sicurezza, appunto, ma che è un ennesimo provvedimento emergenziale che affronta questioni delicate con strumenti sbrigativi, sbilanciati e, diciamolo chiaramente, propagandistici. Un decreto che strizza l'occhio alla pancia del Paese, ma volta le spalle alla realtà, ad esempio, delle nostre carceri che poi sono l'oggetto di quest'ordine del giorno. Ma non solo delle carceri, vorrei dire anche dei tribunali, delle periferie. Perché se vogliamo parlare seriamente di sicurezza, allora, dobbiamo guardare in faccia quello che succede ogni giorno nei nostri istituti penitenziari. Un sistema al collasso, sovraffollato, con personale stremato, aggredito, sottopagato. Ma perché succede questo? Perché le carceri sono sovraffollate, ma voi non investite un euro per consentire una vita dignitosa nelle carceri. Ed è quindi un sistema che sta implodendo per mancanza di risorse, di visione, di rispetto per chi ci lavora, per chi sta dentro quelle mura, per chi sta scontando, quindi, una pena che dovrebbe essere un'occasione di riscatto. Ce lo chiede la Costituzione. Ed è proprio per questo che oggi presentiamo e sosteniamo con forza quest'ordine del giorno che, come altri, chiede di destinare specifiche risorse per l'ampliamento della pianta organica del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e di quello per la giustizia minorile e di comunità.
Non sono proposte ideologiche, stiamo chiedendo cose concrete, necessarie: più agenti, più educatori, più psicologi e più assistenti sociali per garantire sicurezza vera, dignità lavorativa e diritti costituzionali, perché senza personale adeguato nessuna misura può funzionare, perché se aumentano i detenuti - anche a causa di scelte, dal nostro punto di vista, assolutamente scellerate da parte di questo Governo - devono aumentare anche le risorse di chi deve gestire questa complessità.
Chi lavora in carcere oggi è spesso lasciato solo: turni massacranti, stress psicofisico, mancanza di strumenti e quando il personale è esausto la tensione aumenta, i conflitti si moltiplicano - è normale - i percorsi rieducativi si svuotano e allora la sicurezza diventa solo una parola vuota.
Lo stesso vale per la giustizia minorile che richiede un approccio delicato, umano, territoriale. Ma come possiamo garantire un futuro diverso a un minore a rischio, se gli uffici territoriali sono al collasso, se mancano le figure fondamentali per accompagnare quei ragazzi fuori dal circuito penale?
E a proposito di sicurezza, lasciatemelo dire, oggi la vera insicurezza in questo Paese la stanno generando questo Governo, le vostre leggi, la vostra visione di Paese.
Abbiamo l'insicurezza a causa di un lavoro precario e sottopagato che ha trasformato milioni di italiani in poveri, pur avendo un impiego. C'è l'insicurezza sociale di chi non riesce più a curarsi, a pagare un affitto, a fare la spesa dignitosamente. C'è l'insicurezza democratica di un Parlamento svuotato di poteri a causa di decreti blindati e discussioni ridotte a formalità.
Viviamo in un Paese dove un Ministro indagato come la Santanche' può restare tranquillamente al suo posto, mentre chi manifesta pacificamente viene trattato come un criminale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); dove la corruzione viene depenalizzata ma un blocco stradale per difendere l'ambiente diventa reato; dove i diritti si restringono e il dissenso viene sistematicamente represso, perfino il tipo di dissenso passivo.
Viviamo in un Paese dove è possibile il caso Paragon. Guardate che è un tema che dovrebbe scandalizzare tutti: da un lato, uno Stato che utilizza un software spia per sorvegliare giornalisti scomodi, attivisti e oppositori e che si affida, dall'altro, a un Paese come Israele. Ma come si può, ma come si può affidare la cybersicurezza del nostro Paese a un Paese governato da Netanyahu?
Siamo entrati, stiamo entrando nell'era del controllo totale e, quando si potenziano, ad esempio, i poteri dei servizi, gli si consente, ad esempio, di infiltrarsi. A proposito, abbiamo visto, nelle ultime ore, la denuncia che Potere al Popolo ha fatto di essere stata infiltrata da un agente di polizia. Su questo sicuramente interverremo, chiederemo spiegazioni perché è inaccettabile come modello di sicurezza. Ma che modello di sicurezza è quello di inserire degli agenti di polizia all'interno di un partito per spiarlo?
Il rischio è quello di vivere in un'Italia modello Minority Report, dove si può essere schedati, intercettati, persino arrestati preventivamente, non per ciò che si è fatto, ma per ciò che si ritiene si potrebbe fare.
Questa è la fotografia del Paese ed è la fotografia di un Paese che rischia di perdere sé stesso: uno Stato forte con i deboli e debole con i forti. Uno Stato che spia chi informa, reprime chi protesta, protegge chi corrompe e bombarda chi resiste (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E allora sì, quest'ordine del giorno non è solo una proposta tecnica, è un atto politico, un atto di resistenza democratica, è un modo per dire che noi non ci stiamo, che non accettiamo l'idea di un'Italia dove i diritti valgono solo per qualcuno, che vogliamo un Paese in cui la sicurezza si costruisce con giustizia sociale, con lavoro dignitoso, con servizi pubblici e personale valorizzato. Un Paese dove il carcere non è una discarica sociale, ma un luogo di possibilità dove chi lavora nelle carceri non è lasciato solo, ma riconosciuto come parte della comunità democratica, dove protestare è un diritto, non un crimine.
Non vogliamo un'Italia che assomiglia a Minority Report, vogliamo un'Italia che somigli alla sua Costituzione e allora quest'ordine del giorno va solo approvato. Facciamolo per chi lavora dentro il sistema penitenziario, per chi ha il diritto a un percorso di riscatto e per tutti noi, se abbiamo ancora dignità e libertà e un'idea di Repubblica fondata sul lavoro e sui diritti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/22 Carotenuto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/23 Ilaria Fontana. Onorevole Fontana, accoglie la riformulazione? Non accoglie. L'onorevole Fontana ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. No, non posso accogliere la riformulazione e le spiego i motivi. Ieri, giustamente, il Vicepresidente Costa, che presiedeva, ha elencato una serie di numeri corrispondenti a ordini del giorno, dando un'unica riformulazione identica al n. 9/2355/8 della collega Barzotti, togliendo tutte le premesse e riformulando quest'ordine del giorno.
Peccato che, probabilmente, il Governo non ha neanche letto questi ordini del giorno perché la collega Barzotti, in maniera legittima ovviamente, chiedeva di prevedere specifiche risorse economiche per l'indennità penitenziaria straordinaria. Peccato che io chiedo tutt'altro, andando proprio su un altro tema importante, quale la realizzazione di nuove strutture e la riqualificazione di strutture già esistenti.
Quindi, capiamo che il Governo non legge gli ordini del giorno, prende a caso i numeri dei nostri ordini del giorno, fa le proprie riformulazioni, toglie tutte le premesse. La prossima volta, magari, il Governo ci scriva gli ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e chieda alla sua maggioranza di depositarli, perché il Parlamento viene sempre messo da parte e veniamo presi in giro. Ma poi, prendendo in giro i partiti che rappresentano quest'Aula, prendete in giro gli elettori. Finché non si capisce questo, purtroppo, saremo costretti a ricordarlo.
Quindi, è ovvio che non posso accettare la riformulazione, anche perché adesso, entrando nel merito, capiamo che veramente la riformulazione che ci è stata proposta non c'entra nulla con le richieste del mio ordine del giorno.
Noi partiamo da un punto fermo, Presidente, cioè che la sicurezza non si costruisce sulla negazione dei diritti ma sul loro pieno riconoscimento, e questo vale per tutto. Con le tante discussioni che stiamo facendo - da lunedì, in realtà, da ieri sugli ordini del giorno, e oggi continueremo - stiamo cercando di avere anche un dialogo, democratico e parlamentare, con il Governo e la maggioranza, anche per capire la ratio che ha portato a scrivere questo provvedimento. Però, purtroppo, non lo abbiamo, a parte qualche intervento sporadico che niente c'entra, tra l'altro, con il decreto.
Entrando nel merito, noi ci stiamo purtroppo apprestando a votare un decreto - l'ennesimo decreto - propagandistico.
Noi chiediamo una cosa tanto semplice, quanto necessaria, cioè le risorse immediate per affrontare l'emergenza delle carceri italiani.
Come deputati, in quanto nostra prerogativa, andiamo nelle carceri italiane. Io, ultimamente, sono andata a visitare il carcere di Frosinone e ho chiesto alla direttrice quali fossero le difficoltà, anche con riferimento a tutto ciò di cui hanno bisogno, ed è nostro dovere cercare di avere delle risposte.
Poi però, quando voi ne avete avuto la possibilità - governate da due anni e mezzo e, quindi, è vostra piena responsabilità - purtroppo queste risposte non le avete date.
Questa non è ideologia, questi non sono proclami: noi prevediamo un impegno serio in quest'ordine del giorno che mette al centro la dignità, la sicurezza, la legalità.
Abbiamo rivolto delle richieste al Governo con assoluto spirito costruttivo, veramente con spirito costruttivo; basta leggerle le cose, basta leggere l'ordine del giorno, non depennare le premesse e cambiare gli impegni che uno propone al Governo, così pour parler, per un dovere che però non viene rispettato.
Noi chiediamo di realizzare nuove strutture detentive, perché il sovraffollamento non si combatte purtroppo con gli slogan, ma con spazi adeguati. Noi chiediamo di riqualificare le strutture esistenti con criteri moderni, energeticamente efficienti, antisismici e tecnologicamente avanzati. Chiediamo l'installazione di sistemi di sicurezza, videosorveglianza, schermature e questo anche per coniugare l'educazione ambientale, il lavoro e la responsabilizzazione. Chiediamo anche di costruire poli detentivi di alto profilo tecnologico. Ecco, quindi, capite che la riformulazione che voi mi proponete non c'entra nulla con quello che poi l'ordine del giorno va a discutere.
Ecco, Presidente, io non penso che abbiamo chiesto la luna nei tanti ordini del giorno, e in particolare nel mio. Abbiamo solo chiesto allo Stato di fare lo Stato, uno Stato che sia all'altezza della propria Costituzione e anche delle sue responsabilità. Purtroppo, state scegliendo - come avviene da due anni e mezzo a questa parte - di stare da tutt'altra parte e di spostarvi, di girarvi. Lo abbiamo visto, purtroppo, con riferimento a tanti temi, anche questo della sicurezza.
Avete perso l'ennesima occasione di intervenire in modo strutturato, serio e collaborativo anche con tutto l'arco parlamentare. Noi continueremo a portare anche questi temi al di fuori dalle Aule, continueremo a visitare le carceri italiane. Continueremo a stare al fianco e a fare il nostro dovere, ricordando che la sicurezza è responsabilità, la sicurezza è un valore - come è stato ricordato nei tanti interventi dei miei colleghi in questi giorni - e sicuramente però, colleghi, la sicurezza non è propaganda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/23 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/24 Quartini, parere favorevole con riformulazione. Onorevole Quartini, accoglie la riformulazione? No, prego.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Non possiamo accettare questa riformulazione, che peraltro è anche particolarmente confusa, perché la riformulazione proposta si riferisce all'ordine del giorno n. 9/2355/25 e non all'ordine del giorno n. 9/2355/24.
Vede, Presidente, nelle nostre carceri purtroppo abbiamo circa il 30 per cento fra detenuti con tossicodipendenza e detenuti con problemi psichiatrici, con un disagio mentale ed esistenziale assolutamente importante. Abbiamo problemi enormi in termini di sovraffollamento. Abbiamo problemi enormi anche in ottica autolesionista. Possiamo contare più di 100 suicidi già quest'anno. È una situazione davvero complessa, davvero significativa.
La Corte europea ci ha richiamato per le condizioni drammatiche delle nostre carceri e io voglio ricordare che qui si vuole addirittura penalizzare chi fa una protesta pacifica in carcere. Si corre il rischio di vedere aumentate le pene se si rifiuta un cibo che fa schifo. Quindi, siamo veramente al cinismo puro da parte della maggioranza.
Ora, in quest'ordine del giorno si chiedeva di garantire la capienza e il numero delle REMS, perché queste persone detenute, che sono persone private della libertà ma con problemi mentali, hanno la necessità che siano garantite loro quelle funzioni terapeutiche e socioriabilitative che servono proprio alla funzione essenziale del carcere, quella della riabilitazione.
I pazienti psichiatrici, senza adeguate cure, sono a rischio di eventi e gesti estremi contro sé stessi e contro gli altri. “Contro gli altri” vuol dire anche avere a cuore l'interesse della nostra Polizia penitenziaria. Voi la Polizia penitenziaria la prendete a schiaffi, perché non vi siete preoccupati né del loro benessere organizzativo né del loro benessere salariale né della loro dignità personale.
Credo che, da questo punto di vista, la proposta del nostro ordine del giorno fosse assolutamente di buonsenso. Pensare di rimandare un'urgenza come questa per l'ennesima volta è un segnale di cinismo straordinario. Credo che non possa essere assolutamente accettato. Del resto, è anche vero che a tutti gli ordini del giorno in cui si chiedeva di fare dei monitoraggi e delle verifiche, il Governo ha sempre detto “no”. A loro va bene controllare, ma, evidentemente, sono allergici al controllo rispetto a questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/24 Quartini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/25 Marianna Ricciardi, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione: non si accetta. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/25 Marianna Ricciardi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/26 Carmina, su cui c'è parere favorevole con riformulazione. Onorevole Carmina, accoglie la riformulazione? Prego.
IDA CARMINA (M5S). Presidente, volevo riascoltare, se è possibile, la riformulazione.
PRESIDENTE. Ovviamente, le riformulazioni sono nel resoconto, però chiedo il favore al Governo di rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2355/26 Carmina.
NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sì, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/2355/26 Carmina, espunte le premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a proseguire nell'opera di sostegno psicologico alla Polizia penitenziaria”.
PRESIDENTE. Collega, accoglie la riformulazione?
IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente, volevo chiedere al Sottosegretario…
PRESIDENTE. No, collega, mi deve dire se accoglie o no. Non possiamo contrattare sulla riformulazione.
IDA CARMINA (M5S). Bene, intendo accogliere perché…
PRESIDENTE. Allora, passo a quello successivo. Come sa, da nuovo Regolamento, non posso farle fare interventi in questo caso.
IDA CARMINA (M5S). …il dramma dei suicidi in carcere è troppo grave per non accettare qualsiasi cosa…
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/27 Francesco Silvestri, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà, per 4 minuti.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Grazie, Presidente. Volevo chiedere, suo tramite, al Sottosegretario se realmente in questo decreto credono di avere fatto qualcosa per il problema dell'usura. Lo chiedo perché loro introducono la figura del tutor, che sarebbe anche una figura sensata, nella mia proposta di legge ho introdotto la stessa cosa, però c'è una questione che il Governo credo non abbia capito. Un imprenditore oggi, per vedersi aiutare dallo Stato, dopo la denuncia, e quindi dopo avere avuto un atto di coraggio per denunciare, prima che riceva un aiuto passano 900 giorni. Tre anni! Non denuncia più nessuno. Lei sa, suo tramite, Sottosegretario, in Puglia lo scorso anno le denunce - parlo di imprenditori per usura - sono state 3 in un anno. Tre!
In Basilicata ci sono state zero denunce per usura. Vi verrà in mente che l'imprenditore, non sentendosi più lo Stato vicino, non denuncia più? Quindi, senza riformare quella parte, la figura del tutor che voi avete messo si tramuta in un becchino, perché l'imprenditore a 3 anni non ci arriva. Arriva un'impresa morta, non c'è più nulla da tutelare. È uno Stato che non capisce quello che sta succedendo in questi anni.
E mi viene un dubbio: visto che il Fondo di solidarietà, che è il fondo che aiuta l'imprenditore, è un fondo che riceve, su per giù, 150 milioni annui, di cui non riesce a spenderne nemmeno la metà, dove vanno i soldi che il Fondo di solidarietà non riesce a spendere? Alla Presidenza del Consiglio! Ogni anno i soldi del Fondo che dovrebbe aiutare degli imprenditori che alzano la testa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e che dovrebbero denunciare, tornano alla Presidenza del Consiglio, 70-80 milioni solo quest'anno.
Allora qui la soluzione è creare quel circuito virtuoso - e qui viene il mio contributo a lei, Sottosegretario -, è creare quello che le ho messo nell'ordine del giorno, cioè quel circuito virtuoso per il quale, dopo che l'imprenditore denuncia, che è il momento anche di maggior pericolo per l'imprenditore, lo Stato deve intervenire in almeno 90 giorni, e non in 3 anni; a quel punto la figura di un tutoraggio di Stato è una figura sensata e respingiamo le maglie dell'usura. Vedrà che le denunce aumenteranno, perché l'imprenditore non denuncia non perché non c'è il reato di usura, ma perché lo Stato non serve a nulla e non dà nessuna garanzia.
Allora chiudo dicendo: va bene il parere negativo. Ovviamente non avete mai la compiacenza di leggere quello che uno scrive, di esaminarlo e, magari, di discuterne, però leggetelo quell'ordine del giorno, perché lì c'è una proposta di riformulazione di un settore intero che oggi non sta funzionando, e i dati sono sotto gli occhi di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. L'onorevole Giuliano lo sottoscrive. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/27 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/28 Pellegrini, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Parafrasando Gabriel García Márquez, possiamo dire che siamo di fronte alla cronaca di una svolta autoritaria annunciata. È annunciata perché basta guardare alla storia del partito di maggioranza relativa, alle sue radici neofasciste, che non credo che siano state negate negli ultimi anni e negli ultimi mesi, e che quindi persistono. Lo dice anche il contenuto di quella che è la madre di questo decreto-legge, cioè il disegno di legge Sicurezza.
Invece, in questo provvedimento che stiamo esaminando c'è proprio l'essenza del credo di questa destra, che io definisco destra estrema, cioè essere durissimi con gli ultimi, con chi dissente dal Governo, con chi dissente in qualsiasi forma; durissimi con loro, con gli ultimi, con i disgraziati, e, invece, tenerissimi, comprensivi e accoglienti con i potenti, con i politici, tra virgolette, che sbagliano, cioè che rubano, che corrompono e che non assolvono al ruolo che viene dato loro dai cittadini e dalla Costituzione.
Quindi questo è un provvedimento che vuole colpire chi non può difendersi e chi non può dare incarichi a grandi avvocati, che possono perorare le loro cause in tribunale. C'è una volontà che è esclusivamente repressiva. Questa maggioranza vuole spegnere le voci libere, senza peraltro accompagnare questa volontà repressiva, che è disgustante già di per sé, con misure sia economiche, sia sociali, sia culturali, atte a depotenziare la criminalità e le loro azioni.
C'è questa urgenza, e quindi è stata seguita la strada del decreto-legge; c'è un'urgenza di autoritarismo e di repressione del dissenso. Evidentemente questo Governo e questa maggioranza hanno paura dei cittadini, hanno paura della libera espressione dei cittadini, hanno paura della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Questo si evince dal testo di questo obbrobrio, e infatti sono stati istituiti 14 nuovi reati e 9 modifiche di fattispecie di reati già esistenti.
Nella precedente versione - mi riferisco al disegno di legge -, era stato inserito l'articolo 31 che aveva avuto l'ardire - il barbaro coraggio - di obbligare le pubbliche amministrazioni e i soggetti equiparati a prestare piena collaborazione e assistenza ai Servizi di informazione e sicurezza, anche in deroga alla privacy dei cittadini. Una roba allucinante, che ha scatenato la reazione dell'opinione pubblica, anche reazioni di alto rango costituzionale. Tali previsioni che sono proprie di dittature, proprie di Stati, come quello del Cile di Pinochet, non di una libera democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che invece privilegia e, anzi, incoraggia e difende il dissenso!
Però, per fortuna, questa sollevazione ha portato alla cancellazione di quella schifezza di previsione. Però è rimasto in piedi il resto dell'articolo 31 e rimane un bello obbrobrio. Purtroppo, non hanno voluto correggerlo. Che cosa è rimasto nell'articolo 31? Un'altra porcheria assoluta, ossia quella di autorizzare, come non punibili, alcune condotte gravissime da parte del personale dei Servizi di informazione e sicurezza. Le voglio leggere, perché altrimenti l'impatto delle mie parole potrebbe essere minore di quello che invece deve essere. Vengono trasformate da temporanee a definitive le seguenti condotte, quindi scriminabili e non punibili, se eseguite da personale dei Servizi di informazione e sicurezza: partecipazione ad associazioni sovversive, arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale, addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale, finanziamento di condotte con finalità di terrorismo, istigazione a commettere uno dei delitti contro la personalità interna o internazionale dello Stato, partecipazione a banda armata, istigazione a commettere delitti di terrorismo o crimini contro l'umanità o apologia degli stessi delitti. Se non bastasse l'aver reso definitive e non più temporanee queste previsioni di condotta, ne hanno aggiunte altre che sono terrificanti, Presidente. Le leggo: direzione e organizzazione di associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale, detenzione di materiale con finalità di terrorismo, fabbricazione, acquisto o detenzione di materie esplodenti, al fine di attentare alla pubblica incolumità, distribuzione, divulgazione, diffusione e pubblicazione di materiale contenente istruzioni sulla preparazione o sull'uso delle materie esplodenti. Insomma, non v'è chi non veda come questo coacervo di previsioni crei un allarme in tutte le persone e in tutti i cittadini italiani, che, nei decenni scorsi, hanno visto stragi che hanno seminato orrore nella nostra comunità e nel nostro Paese, nelle quali avevano avuto un ruolo soggetti deviati dei nostri Servizi di informazione. Peraltro, in quel momento, queste condotte non erano nemmeno scriminabili e, ciononostante, anche elementi apicali dei nostri servizi si erano macchiati di operazioni di depistaggio, di operazioni di occultamento di prove e di operazioni che avevano impedito o rallentato il lavoro della magistratura. Allora, davvero questo obbrobrio, che ci propinano questa maggioranza e questo Governo, non ha nemmeno un contraltare. Quindi, vi è l'aumento dei poteri dei Servizi di informazione e di sicurezza, che, tra l'altro, vengono ampliati anche dal maggior numero di personale dei Servizi stessi. Mi avvio a concludere, Presidente, e la ringrazio. L'aumento viene amplificato, quindi, dall'aumento del personale dei Servizi, dalla maggiore possibilità di utilizzare coperture e dal fatto che non vengono amplificati, in maniera proporzionale, i poteri di controllo di questo Parlamento tramite il Copasir. Quindi, questa maggioranza e questo Governo stanno smontando pezzo dopo pezzo la legge fondamentale, la n. 124 del 2007, che assegna al Parlamento e al Copasir il controllo, in maniera continuativa e penetrante, sull'attività dei Servizi; lo smonta pezzo per pezzo, con interventi normativi che nulla hanno a che fare con quella materia e, tra l'altro, sottoponendoli a voto di fiducia e quindi tradendo lo spirito bipartisan della legge n. 124 del 2007, che era stata approvata a larga maggioranza, appunto, dalla maggioranza e dall'opposizione.
Noi siamo fermamente contrari, Presidente, a questo modo di fare in generale. Quindi, contestiamo, soprattutto, il metodo che è stato seguito.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Ho concluso, Presidente. Tra l'altro, oggi è il cinquantunesimo anniversario della strage di piazza della Loggia. Noi abbiamo fatto richiesta di poter fare una commemorazione oggi. Spero che i gruppi siano tutti d'accordo e che questo si possa fare, in omaggio alle vittime di quella orrenda strage. Oggi, ricade quell'anniversario: almeno oggi ricordiamoci di dover onorare quei morti e di non tradirli con questi provvedimenti vergognosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/28 Pellegrini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto comprensivo “Goffredo Mameli”, di Curti, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/29 Ferrara, su cui vi è un parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/29 Ferrara, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/30 Cantone, su cui vi è un parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/30 Cantone, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
La collega Giuliano lo sottoscrive.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/31 Pavanelli su cui vi è un parere contrario; chiede di parlare la collega Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, signora Presidente. Intervengo perché forse non è molto chiaro cosa chiediamo con questo mio ordine del giorno. Chiediamo che quegli imprenditori - ai quali state facendo chiudere le loro imprese, perché, a causa dell'articolo 18, fate chiudere 3.000 imprese -, quei lavoratori, quelle imprese di imprenditori onesti, i quali hanno pagato le tasse, anticipandole nel 2024 per il 2025, esattamente come tutti gli imprenditori onesti del nostro Paese, quantomeno possano avere un rimborso, quantomeno vedersi rimborsato quello che hanno anticipato per l'anno in cui voi, il Governo Meloni, li fate chiudere. Ebbene, cosa fate voi? Parere negativo, parere contrario. Questa è la vostra idea di un Paese giusto con i nostri imprenditori, di un Paese giusto con i nostri lavoratori.
Mentre vietate la canapa senza THC, la Germania ha iniziato a commercializzare le infiorescenze come il tabacco, cioè con la medesima tassazione, in modo tale da dare un prodotto trasparente e legale; e ovviamente lo Stato ci guadagna anche qualcosa, anche parecchio. Ebbene, mentre voi, invece, rovinate un settore intero, si legge una nota stampa dell'azienda Logista, che si occupa di prodotti collegati al tabacco, la quale poche settimane fa ha presentato - tra l'altro, alla presenza del Presidente Mule', della Vicepresidente del Senato Ronzulli e del Sottosegretario Freni - uno studio sul fenomeno dell'illegalità della vendita dei prodotti da fumo.
E che cosa era individuato, tra le altre cose? Che nel 2024 la cannabis light ha generato un valore complessivo di oltre 2,2 miliardi. Pertanto, di fronte a un settore in crescita, un settore che genera introito anche per le casse dello Stato, voi tassate questi imprenditori. E quando noi chiediamo, almeno, quantomeno, di ridare loro questi soldi, voi cosa fate? Dite di no. Nemmeno con una delle vostre solite riformulazioni.
E allora, che dire, continuate in questo modo a fare danni al nostro Paese, al nostro made in Italy e tra l'altro fate un danno alle casse dello Stato. Quello che sorprende di più, signora Presidente, è che la Ragioneria di Stato non ha nemmeno sottolineato questo fatto perché, all'interno della scheda tecnica di questo decreto Sicurezza, non sottolinea questo buco. Pertanto, invece di continuare a parlare dei presunti buchi mai certificati delle passate legislature, pensate ai buchi che state facendo in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/31 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/32 Sergio Costa. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/32 Sergio Costa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/33 Auriemma, su cui c'è un parere favorevole con riformulazione: collega, mi dice se la accoglie? Prego.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Presidente, io non accolgo la riformulazione che, di fatto, svuota l'ordine del giorno e, se è possibile, faccio la dichiarazione di voto.
La non accettazione dell'ordine del giorno e, soprattutto, la riformulazione, così com'è impostata, maschera completamente l'ipocrisia di questo Governo che parla di sicurezza ma poi sulla sicurezza veramente non ha fatto nulla. Non si è mai occupato, in questi due anni e mezzo, di ciò che realmente potrebbe garantire una maggiore sicurezza all'interno del nostro Paese, a cominciare dall'aumento dei presidi di legalità che noi abbiamo sistematicamente chiesto, soprattutto quelli specifici per alcune zone: sempre un secco no. Un aumento del personale della Polizia di Stato: sempre un secco no.
Anche in questo caso, l'ordine del giorno riguardava la Polizia locale, la possibilità per i comuni di incrementare la Polizia locale e, quindi, la possibilità di maggiori controlli perché noi sappiamo che l'assunzione del personale nei comuni ha una serie di legacci, soprattutto riguardanti la stabilità e l'equilibrio del bilancio, ma, se poi chiediamo ai comuni un maggior impegno, dobbiamo dare la possibilità agli enti di prossimità di assumere. Se questo non viene dato, è evidente che la sicurezza per questo Governo è l'ennesima propaganda.
Nessuna sicurezza nelle carceri: voi volete affrontare il problema del sovraffollamento nelle carceri creando un nuovo reato, quello della rivolta. Anzi, neanche di rivolta si tratta, perché qui addirittura è dissenso pacifico. Ma, in realtà, quando vi abbiamo chiesto di mettere più soldi nei presidi all'interno delle carceri e di rafforzare la Polizia penitenziaria, che ha il più alto numero di suicidi tra gli agenti, come si può pensare di risolvere il problema delle carceri creando nuovo malcontento e nuove tensioni? È evidente, quindi: nessuna sicurezza per le carceri e nessuna sicurezza per le città.
Vi abbiamo chiesto anche per i Vigili del fuoco - in due anni e mezzo non so quanti emendamenti e proposte abbiamo fatto - di adeguare e di supportare gli agenti, in questo caso i Vigili del fuoco, riconoscendo i loro diritti, ossia riconoscendo il pagamento dei notturni e dei festivi in misura uguale agli altri agenti.
Questa è la fotografia plastica della vostra ipocrisia perché voi non vi volete occupare di sicurezza; voi, semplicemente, con questo provvedimento volete portare avanti la vostra propaganda ma soprattutto manifestate ancora una volta il vostro odio verso le categorie più fragili e più emarginate.
Ma mi faccia dire un'altra cosa, Presidente. Questo provvedimento manifesta una grande cosa: la paura di questo Governo nei confronti dei diritti e nei confronti dei cittadini che protestano e manifestano per i propri diritti. E allora che cosa succede? Succede che il lavoratore che scende in strada, esce dalla propria fabbrica, certamente non per divertirsi, ma per rivendicare un proprio diritto, diventa un criminale. Diventa, appunto, un soggetto che ha commesso un reato.
E allora cosa stiamo tutelando? Io so solo una cosa: che i lavoratori della Jabil sono scesi in strada, in provincia di Caserta. Perché? Perché sostanzialmente stanno vedendo il loro lavoro oggetto di un baratto tra una multinazionale e poteri locali poco chiari. Io so che i lavoratori della Trasnova sono scesi in strada e hanno protestato perché vedevano interrotta la propria commessa, mentre chi gli dava la propria commessa si divideva dividendi stellari. Io so che i lavoratori della Softlab hanno interrotto il transito di una strada perché sono stati oggetto di una truffa: dovevano essere assunti e non hanno fatto un solo giorno di lavoro.
Allora, chi state tutelando? State tutelando la sicurezza di chi, invece, se ne approfitta di questi lavori e specula sui lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È questa la verità. Allora, ancora una volta, questo Governo è forte con i deboli e debole con i forti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Magari tutta questa forza l'aveste trovata contro chi, in questo momento, sta mettendo in atto un genocidio. Invece, per chi appunto sta mettendo in atto un genocidio, abbiamo parole di equilibrio. È aberrante e veramente imbarazzante (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/33 Auriemma, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/34 Cherchi su cui vi è parere contrario. Ha chiesto di parlare la collega Cherchi. Ne ha facoltà.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Faccio una premessa che credo l'abbiano fatta tutti. Il decreto è fascista, illiberale e folle. Colleghi e colleghe della maggioranza, mi stupisco che i miei colleghi dell'opposizione si stupiscano. Probabilmente, ancora non hanno ben chiaro con chi abbiamo a che fare. Le nostre osservazioni su questo decreto-legge sono mature e puntuali ma è come parlare di massimi sistemi con un bambino di due anni. Ve lo dico con simpatia e comprensione. Cerco davvero di essere - perché il mio tono di voce molte volte fa capire cose che magari non voglio dire - il più possibile calma. Va bene? Ve lo dico con tanta simpatia e comprensione.
In realtà, voi siete come soldati che obbediscono, anche se qualcuno di voi probabilmente è conscio dell'assurdità di quello che state votando. Avete forse, vostro malgrado, le scarpine chiodate ma la colpa è soprattutto del Governo e dei Ministri: ignoranti, inadeguati e incompetenti. E ormai è acclarato, con tutte queste perle di saggezza del tipo: il miracolo della moltiplicazione del vino del nostro caro Ministro Lollobrigida che ci fa vergognare di fronte al mondo intero (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il problema è che avete una visione limitata di ciò che sta succedendo. Non vi rendete conto, cari, cari colleghi della maggioranza, soprattutto, che voi siete giovani.
Molti di voi, dopo questa esperienza, torneranno alla vita di tutti i giorni. Magari non troverete lavoro oppure lavorerete in un call center. Diventerete dei rider per Glovo oppure pizzaioli. Vi dico alcuni dei lavori di ex deputati delle varie formazioni. O forse non troverete proprio niente, perché avete 25 anni. Prima di prendere la pensione, campa cavallo! Ecco, vi troverete a dover fronteggiare le stesse leggi che avete votato. Magari non voi, ma i nostri nipoti e i nostri figli. E allora, con che coraggio vi guarderete allo specchio? Cosa risponderete quando vi accuseranno di avere favorito la dittatura?
Dovete vedere il capolavoro di Isabel Allende, La casa degli spiriti, che è meraviglioso, così vi fa capire bene quello che voglio dire io. Poi un'altra cosa che veramente non ho capito e me la dovete chiarire. Da come parlate e da come parla anche il Ministro Tajani, sembra che l'antisemitismo sia nato dalla sinistra. E io, quindi, ho un po' di confusione. Ma quindi è stata la sinistra a promulgare le leggi razziali contro gli ebrei, oppure state cambiando davvero la storia? Ve lo dico perché ho avuto modo, purtroppo, di parlare con qualcuno che vota dalla vostra parte e mi ha detto: “Sai cosa ho scoperto? Che è stata la sinistra ad essere contro gli ebrei, non la destra”. Quindi, sull'odio razziale siete stati voi (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. Collega Cherchi, a questo punto, visto che sono passati 4 minuti, devo richiamarla ad andare all'oggetto dell'ordine del...
SUSANNA CHERCHI (M5S). Però io...
PRESIDENTE. No, mi faccia almeno finire! Che dice? Devo richiamarla ad andare all'oggetto dell'ordine del giorno. Prosegua.
SUSANNA CHERCHI (M5S). No, ma io ho 8 minuti!
PRESIDENTE. Lo so che ne ha 8, le sto dicendo che, siccome ha usato metà del tempo per questa premessa, che io le ho lasciato fare come a tutti, adesso però dovrebbe andare all'oggetto del suo ordine del giorno....
SUSANNA CHERCHI (M5S). Perché volevo parlare anche di Fanpage (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. Colleghi! Prego, prosegua.
SUSANNA CHERCHI (M5S). ... per dire che è la destra che ha odio nei confronti degli ebrei. Va bene, allora vuol dire che riprendo l'articolo 18. Era una premessa per far capire che i veri antisemiti sono di destra e non di sinistra (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Collega, prosegua nel merito dell'ordine del giorno...
SUSANNA CHERCHI (M5S). Comunque, riprendo l'articolo 18 e vado nello specifico. La disposizione dell'articolo 18 introduce...
PRESIDENTE. ...e ne approfitto, colleghi... collega Cherchi, mi scusi un attimo, poi la faccio proseguire Ne approfitto, siccome è già successo nella giornata di ieri che (Commenti)… colleghi, sto parlando. Se mi fate parlare, poi riprendiamo come sempre, di qua e di là. Siccome è già successo nella giornata di ieri che, da una parte e dall'altra, si sia superato il limite che si usa in quest'Aula e che riguarda l'opinione politica, che non è mai sindacabile... sì, anche da quella parte. È accaduto ieri nelle dichiarazioni di voto. Lo sto dicendo apposta, collega, si fidi che, se dico una cosa, la dico con cognizione di causa.
Vi prego di stare, come ovvio, nell'ambito della critica politica che è, non solo consentita, ma insomma è parte del lavoro che si fa qui dentro, senza però mai valicare questo limite. Ovviamente, lo dico ora perché in questo momento si è aperto un dibattito, ma fa parte anche di quello che è successo ieri. Siccome abbiamo davanti a noi ore lunghe, vi prego di ricordare a voi stessi che il rispetto di quest'Aula richiede che ai colleghi ci si rivolga in maniera critica e ferma, ma mai con offese o insulti personali o a un partito politico.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Scusi, Presidente!
PRESIDENTE. No, no, va bene così. Prego, collega, adesso vada pure...
SUSANNA CHERCHI (M5S). Presidente, ma io non ho...
PRESIDENTE. Collega...
SUSANNA CHERCHI (M5S). Mi scusi, Presidente, io non ho offeso nessuno.
PRESIDENTE. Collega, va bene, continui.
SUSANNA CHERCHI (M5S). No, perché vorrei capire...
PRESIDENTE. Collega, se sono intervenuta è perché eravamo...
SUSANNA CHERCHI (M5S). Ma io non ho offeso nessuno. Ho soltanto detto che questa legge...
PRESIDENTE. Collega, vada avanti...
SUSANNA CHERCHI (M5S). ...potrebbe essere, quando saranno più grandi, un problema per loro…
PRESIDENTE. Collega, benissimo. Prego.
SUSANNA CHERCHI (M5S). …ma non vorrà mettermi in bocca cose che non ho detto.
PRESIDENTE. Collega, non lo farei mai. Continui e vada al merito dell'ordine del giorno.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Io ribadisco che non ho offeso nessuno.
PRESIDENTE. Va bene, lo ha ribadito e io ho ribadito che in quest'Aula si utilizza un linguaggio consono. Adesso lei va avanti e fa gli altri 4 minuti che sono previsti, nel silenzio dell'Aula. Prego, collega.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Ribadendo il concetto che non ho offeso nessuno, riparliamo (Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Il deputato Sasso: “Antisemita è un'offesa!”)…
PRESIDENTE. Collega, non insista però. Abbiamo chiarito.
SUSANNA CHERCHI (M5S). La disposizione dell'articolo 18 - non ho offeso nessuno - introduce il divieto di importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della cannabis - è anche questo offensivo? - sativa light, anche in forma semilavorata, essiccata, triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati. Si vogliono dunque - e questo ha dell'incredibile - applicare alla cannabis sativa le sanzioni previste in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope.
E che giustificazione dà il Governo per approvare questa follia? Si appella alla necessità di prevenire fatti legati agli effetti psicotropi. E qui mi rifaccio all'intervento del collega precedente. Ma cosa c'entra la cannabis light con le sostanze stupefacenti? Nulla! È un forte dubbio, ma davvero ci fate o ci siete? Innanzitutto riduce l'impatto ambientale in agricoltura; riduce il consumo dei suoli e la desertificazione; contrasta la perdita della biodiversità; contribuisce alla riduzione dell'impatto ambientale in agricoltura; può essere utilizzata come coltura da impiegare come possibile sostituto di colture e come coltura da rotazione.
Questa filiera garantisce 30.000 euro per ettaro, anche grazie alla sua notevole rilevanza per i tanti nuovi mercati della bioeconomia. In Italia - vado avanti perché sennò non faccio in tempo - i numeri risultano in crescita di almeno il 25 per cento annuo, sia per quanto riguarda il fatturato, sia per quanto concerne il numero degli addetti al settore. Verranno danneggiati - anche questo non è offensivo, Presidente - tra l'altro anche moltissimi giovani che hanno puntato su questo settore. Il 65 per cento delle aziende agricole che oggi operano sul territorio nazionale nella canapa sono gestite da under 40, con una buona percentuale di donne, e lo dico con simpatia, questo.
Se, infatti, tantissime imprese operanti saranno scoraggiate a produrre a causa di una legislazione stringente e punitiva - anche questa, senza antipatia - è evidente che tale misura avrà delle importanti ricadute finanziarie. Al contempo, il volume di clientela che attualmente si serve dei fornitori italiani sarà costretto a rivolgersi a imprenditori di altri Paesi dell'Unione europea. Posso sapere quanto mi manca ancora?
PRESIDENTE. Un minuto e 15 secondi, collega.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Allora, nel 2021 presso il Ministero delle Politiche agricole si è insediato per la prima volta il Tavolo nazionale di filiera della canapa, con l'obiettivo di garantire il confronto fra tutti gli attori del comparto, al fine di implementare il quadro normativo di un settore che, negli ultimi anni, ha fatto registrare un significativo aumento delle superfici coltivate. Noi vogliamo che il Governo si impegni a disporre una deroga all'entrata in vigore della disposizione introdotta con l'articolo 18, per tutelare gli investimenti.
Non solo, con l'ordine del giorno a prima firma del mio collega Emiliano Fenu chiediamo di prevedere l'erogazione di un contributo a fondo perduto a favore delle imprese che investono in nuovi strumenti utili alla trasformazione dei prodotti derivanti dalla canapa e nella meccanizzazione dei processi produttivi, individuando le modalità e i criteri ai fini del riconoscimento economico in sede di Conferenza Stato-regioni.
Noi del MoVimento 5 Stelle condanniamo questo articolo e questo decreto-legge scellerato, un provvedimento le cui misure si muovono in un'ottica esclusivamente repressiva, fascista (Commenti dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) e senza alcuna prospettiva di prevenzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/34 Cherchi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/35 Alfonso Colucci, con parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare il collega Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno ha avuto parere negativo del Governo e della maggioranza, ed è un ordine del giorno dedicato alla lotta alla criminalità organizzata e alla mafia. Lo intitolerei “i fallimenti del Governo Meloni”. È il fallimento del Governo Meloni perché - vi fornisco ora il quadro della criminalità in Italia da quando siete al Governo - aumentano le intimidazioni mafiose; si assiste alla crescita dei reati predatori, quelli che tanto allarme sociale creano nella cittadinanza; aumenta il senso di insicurezza dei cittadini.
E questo lo dicono i dati del Dipartimento della pubblica amministrazione e della DIA, la Direzione investigativa antimafia. Basterebbero questi dati per certificare, signora Presidente, il fallimento di Giorgia Meloni, l'insuccesso dell'approccio panpenalistico che criminalizza ogni aspetto del vivere civile. La lotta alla mafia e alla criminalità organizzata dovrebbe essere la priorità del Governo, e invece no.
Avete abrogato l'abuso d'ufficio; avete stabilito la stretta alle intercettazioni; avete dato addirittura un preavviso di cinque giorni per la custodia cautelare; avete addirittura provato ad inserire un emendamento che indebolisce i controlli antimafia sulla realizzazione del ponte dello Stretto e vi ha fermato il Presidente della Repubblica. È incredibile! Avete definanziato l'investimento 1.2 del PNRR, ordine del giorno, il cui titolo è “valorizzazione dei beni confiscati”.
La Corte dei conti ha rilevato che lasciare i beni confiscati alla mafia in stato di abbandono significa delegittimare l'intero sistema del contrasto alla mafia. Il recupero dei beni sottratti alla criminalità a fini sociali dovrebbe segnare la vittoria dello Stato sulla delinquenza, la vittoria della società civile, la vittoria della legalità sulla criminalità e il riscatto della popolazione. E con quest'ordine del giorno noi chiedevamo proprio il rifinanziamento della misura del PNRR tesa alla valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e alle mafie.
Noi, con quest'ordine del giorno, chiediamo che i luoghi di mafia diventino piuttosto spazi di legalità, di solidarietà, di sviluppo. La legalità dovrebbe essere perseguita come strumento di giustizia sociale. I simboli criminali dovrebbero essere trasformati in luoghi di speranza, di rinascita. Ma voi delle destre al potere dite “no”. Dite “no” anche a questo, e questa è una vostra grave responsabilità politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Approvate, dunque, quest'ordine del giorno, se davvero volete combattere la criminalità organizzata, se davvero volete combattere la mafia. Approvatelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/35 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto “Sacro Cuore” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/36 Raffa, con parere favorevole del Governo con riformulazione. Accoglie la riformulazione, onorevole Raffa?
ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. No, non accolgo la riformulazione perché il mio ordine del giorno parla proprio della situazione siciliana dei Vigili urbani. Quindi, non accetto la riformulazione come per l'ordine del giorno n. 9/2355/18, perché non riguardano la stessa cosa.
Quindi proseguo con la mia dichiarazione di voto perché, colleghi, la sicurezza dei cittadini non si garantisce con gli slogan, ma con la presenza concreta dello Stato sul territorio e, oggi, purtroppo, nei comuni siciliani questa presenza sta venendo meno.
I dati IFEL elaborati per ANCI Sicilia parlano chiaro: dal 2010 ad oggi i nostri comuni hanno perso oltre un terzo dei dipendenti. Si tratta di un vero e proprio svuotamento del personale locale al punto che ANCI Sicilia ha lanciato l'allarme, parlando del rischio di un blackout amministrativo. E la situazione più grave riguarda proprio la Polizia locale, il primo presidio di sicurezza.
Gli organici sono ridotti a meno della metà di quanto previsto e l'età media degli agenti sfiora i sessant'anni. È un dato di fatto drammatico che colpisce la sicurezza reale e la funzionalità dei servizi per i cittadini. Meno Vigili urbani in strada significa meno controlli sul territorio, tempi di risposta più lunghi alle emergenze e minore contrasto all'illegalità.
Allo stesso tempo, uffici comunali sottorganico significano servizi più lenti e inefficaci. Pensiamo, per esempio, ai ritardi nei servizi anagrafici, alla minor presenza di personale per gestire il traffico e l'ordine pubblico locale. In una parola, significa meno Stato vicino ai cittadini.
Siamo di fronte a un paradosso intollerabile: il Governo presenta un decreto Sicurezza ma non investe un solo euro per rafforzare i presidi di sicurezza dei territori più fragili.
Vi riempite la bocca di sicurezza ma, nei fatti, lasciate soli i comuni e i sindaci, privi del personale necessario. La voce dei sindaci siciliani - ANCI Sicilia in testa - è stata ignorata, nonostante la richiesta di interventi urgenti. Senza personale adeguato non si possono garantire né sicurezza né servizi.
Come si può parlare di sicurezza, colleghi, se poi lo Stato arretra proprio dove la gente ne ha più bisogno? Questo decreto rischia di essere solo propaganda, mentre nei nostri Paesi la realtà quotidiana è fatta di pattuglie che non ci sono e di cittadini che si sentono abbandonati. Ecco perché quest'ordine del giorno, a mia prima firma, collegato all'articolo 17 di questo decreto Sicurezza, è così importante e lo sosteniamo con forza, perché quest'ordine del giorno impegnava il Governo a fare finalmente qualcosa di concreto: assumere almeno 100 nuovi Vigili urbani nelle aree più scoperte della Sicilia, dove oggi lo Stato è del tutto assente. È una misura di semplice buon senso, un atto di giustizia verso comunità finora lasciate sole. Chiediamo al Governo di rivedere il proprio parere, di approvare quest'ordine del giorno senza riformulazioni e di ascoltare questo allarme perché così darà un segnale tangibile che la sicurezza non è solo uno slogan.
Concludendo, Presidente, annuncio il nostro voto favorevole e il pieno sostegno a quest'ordine del giorno, è un atto dovuto verso i cittadini siciliani, è un richiamo al Governo perché passi dalle parole ai fatti. Votare a favore di questa misura significa rafforzare la sicurezza vera, quella fatta di agenti sul territorio e servizi funzionanti e dimostrare che lo Stato c'è davvero, soprattutto nei territori più fragili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Mi associo e chiedo, anzi, di sottoscrivere l'ordine del giorno della collega e mi associo alla sua richiesta che, però, non è che una goccia nell'oceano, perché pongo un problema di fondo. Qui si consente l'assunzione sostanzialmente di 100 Vigili urbani nella città di Palermo, ma non è solo Palermo, in Sicilia; penso che sia tutta l'Italia ad avere un elevato fabbisogno dei Vigili urbani. È lì il vero gioco della sicurezza, perché la vigilanza nel tessuto urbano, laddove c'è e si registra la maggiore insicurezza sociale, è destinata proprio alla Polizia locale, ai Vigili urbani.
In questo caso si lega, fra l'altro, la possibilità di assunzioni a una condizione finanziaria dell'ente ed è lì che va superato l'ostacolo e occorre che il Governo faccia un salto di reni. Non si può connettere l'esigenza di sicurezza con quella finanziaria, cioè non è che, se un comune è in dissesto finanziario, non deve poter garantire la sicurezza urbana ai propri cittadini. Io vengo appunto da questa esperienza, laddove in pianta organica erano necessari 20 Vigili urbani, in un comune di frontiera che vive il problema degli sbarchi, anche autonomi: 20 Vigili urbani in pianta organica, ma ce ne sono rimasti 5, 6.
Quindi, è lì che va fatta l'operazione: consentire, in deroga, per esigenze - quella sì - di vera sicurezza ai comuni anche in dissesto, anche in difficoltà finanziaria, magari istituendo un fondo ad hoc, l'assunzione di Vigili urbani; altrimenti stiamo parlando del nulla e solo di svolte repressive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/36 Raffa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/37 Bruno, favorevole con riformulazione. Onorevole Bruno, accoglie la riformulazione? Accoglie.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/38 Ascari, con il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei fare una premessa doverosa. Mi dispiace molto che sul mio ordine del giorno ci sia stato un parere contrario, allora vorrei ricordare quello che succede nel nostro Paese. Giuseppe Salvatore Riina ha messo all'asta su Instagram ritratti di suo padre Totò Riina come se fossero cimeli da collezione. Sotto il post c'è chi applaude, c'è chi commenta con nostalgia e chi ancora oggi lo chiama “grande uomo”. No, Totò Riina non è un simbolo da ricordare, è un criminale, è un criminale che ha riempito l'Italia di morte e paura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Questa è propaganda mafiosa e la stiamo lasciando, la state lasciando correre ogni giorno, e questo avviene ogni giorno sui social, nelle parole, nei gesti, nei like, con milioni di condivisioni. La mafia viene trasformata in un marchio seducente, una scorciatoia verso un potere malato. Tutto questo è inaccettabile, perché abbiamo permesso che la mafia sia diventata influencer di se stessa.
E sapete da dove parte tutto questo? Parte soprattutto dall'interno delle carceri, ma voi non lo sapete perché all'interno delle carceri non ci andate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se andaste a fare un giro dentro al 41-bis, ai regimi di 41-bis, sapreste che nessuno di loro è a norma. La mafia continua a mandare messaggi in una modalità sempre con più condivisioni. E come? I detenuti, i mafiosi al 41-bis hanno diritto a una foto all'anno. Questa foto, poi, si trova sui principali social network - TikTok, Facebook, Instagram - e manda messaggi di istigazione all'affiliazione. E ad essere coinvolti sono sempre più giovani, le periferie più arretrate, dove non c'è lavoro, dove lo Stato non c'è e dove la mafia viene vista come unica alternativa di sopravvivenza.
Questo è un fatto gravissimo, perché voglio ricordare che sono almeno 1.101 le persone - uomini, donne e bambini - che nel nostro Paese hanno perso la vita per mano della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oltre 1.101 persone e, accanto a loro, ci sono altre vittime di mafia non riconosciute, voglio ricordarlo, come Mino Pecorelli, assassinato nel 1979, perché sapeva troppo e aveva denunciato corruzione, malcostume, oppure il giudice Paolo Adinolfi, scomparso nel nulla nel 1994, dopo aver lavorato alla sezione fallimentare del tribunale di Roma, occupandosi di procedimenti che coinvolgevano professionisti, imprenditori e faccendieri di alto livello, alcuni dei quali ritenuti vicini alla banda della Magliana, a “Mafia capitale” e ai settori deviati dei servizi segreti.
Oggi la mafia uccide meno, ma non per questo è stata sconfitta. Ha cambiato volto, è più liquida, più flessibile e utilizza nuovi mezzi di comunicazione, perfino la musica. Andate a chiedere ai detenuti al 41-bis: tutti chiedono la musica, di avere musica neomelodica. Da questo nasce l'esigenza di quest'ordine del giorno di istituire, di discutere una nuova proposta di legge per introdurre l'istigazione o apologia del delitto di associazione mafiosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è più rinviabile. Si contrasta l'apologia del terrorismo, l'apologia del fascismo, ma non si contrasta l'apologia di mafia, perché le mafie adesso utilizzano questi nuovi strumenti per ottenere consenso tra i più giovani.
La lotta alla mafia si porta avanti, oltre che con l'attenzione che voi non mettete, anche con la cultura, ma, soprattutto, con leggi che vadano effettivamente a contrastare. Ma, da quanto possiamo vedere, è una battaglia che non vi riguarda, perché siete totalmente privi di cultura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/38 Ascari… vuole intervenire, onorevole Borrelli?
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Sì.
PRESIDENTE. Siccome mi chiedono di sottoscrivere, io le sottoscrizioni le riporto tutte dopo. Prego, onorevole Borrelli, ho confuso il suo intervento con una volontà di sottoscrizione. Prendo anche i rimproveri dell'onorevole Amendola. Prego.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Era un saluto, tenevo la mano così...
PRESIDENTE. No, ha ragione lei. Prego.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). …con un saluto amichevole. Presidente, volevo far presente che il gruppo di AVS ha già presentato una proposta di legge sull'apologia di criminalità e di mafie. Vorrei far presente che io stamattina, prima di venire qui, ho fatto un incontro con l'associazione “Libera” e alcuni detenuti di Rebibbia. Le sembrerà un paradosso, ma alcuni detenuti, che sono volenterosi nel voler cambiare la loro vita, mi hanno fatto una domanda che io pongo a tutto il Parlamento: come è possibile che non abbiamo ancora deciso di schermare le carceri italiane per impedire le dirette sui social e su TikTok che fanno così bene alla malavita organizzata? Basterebbe schermarle e noi non avremmo più video e dirette dalle carceri, eppure questa decisione così semplice, così elementare, che avviene in altri Paesi, non avviene. Noi abbiamo una presenza, all'interno delle carceri italiane, di dirette, non quelle consentite per i colloqui tra detenuti e parenti, ma dirette dentro alle celle, con telefonini che non potrebbero avere. E come mai consentiamo questo?
Seconda domanda: con riferimento sia alla proposta di legge sia all'ordine del giorno della collega Ascari - che, ovviamente, noi sottoscriviamo -, perché non si vuole portare questa norma dell'apologia nei confronti della criminalità organizzata? Abbiamo una presenza impressionante di soggetti che inneggiano pubblicamente alla criminalità. Io vi riporto soltanto un esempio, perché, purtroppo, la situazione, certe volte, non è compresa fino in fondo, se non con degli esempi plastici. Sapete che alcuni soggetti criminali fanno tatuare ai bambini i kalashnikov, gli uzi - non so come si chiamano quelle mitragliette - e le pistole, sul corpo di questi ragazzini, e le pubblicano su TikTok? Dovrebbero intervenire in tempo reale. E fanno i video, in diretta dal carcere, in cui la mamma fa vedere al papà, o viceversa, come ha sistemato bene o fanno i nomi dei vari criminali delle famiglie di camorristi.
Da questo punto di vista, il fallimento più grave di questo decreto è che non modifica nulla, al punto tale che addirittura diverse sigle di Polizia, addirittura una sigla dei Carabinieri, si mostrano perplesse o disinteressate o critiche, perché è evidente che tutti, sicuramente tutte le persone perbene in questo Parlamento e fuori, vogliono avere più sicurezza. Il problema è che una cosa è avere sicurezza, un'altra cosa è immaginare di fare un sistema securitario che poi colpirà solo i più deboli, questo è il vero tema o, peggio ancora, che annunceremo sicurezza, ma, poiché non assumiamo nuovi agenti, continua ad aumentare soltanto nelle performance pubbliche il numero di agenti. Io leggo le dichiarazioni delle varie associazioni della Polizia penitenziaria: c'è da mettersi le mani nei capelli da quello che raccontano.
E, allora, anche rispetto a una minima richiesta, che è quella di creare il reato di apologia di criminalità, viene detto “no”. Da questo punto di vista, noi riteniamo che sia l'ennesimo errore e invitiamo tutti a confrontarsi, perché l'obiettivo nostro non deve essere cercare di mettere ancora più persone nelle carceri, ma far sì che un giorno non ci siano perché non ci saranno i delitti. Questo deve essere il nostro obiettivo, che sicuramente è lontano, ma lo si fa anche facendo interventi di carattere culturale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Prendo atto che il gruppo del MoVimento 5 Stelle sottoscrive l'ordine del giorno.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/38 Ascari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/39 Morfino, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare la collega Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghi, con questo provvedimento credo che noi ci troviamo proprio ad un crocevia di questa legislatura. Avete avuto l'occasione per dirci, dopo due anni e mezzo, se questo sia un “Governo per” o un “Governo contro”.
Se sia un Governo per l'ascolto dei cittadini e per dare loro delle soluzioni concrete ai loro problemi; se sia un Governo per le famiglie in difficoltà, che hanno difficoltà anche ad acquistare beni alimentari; se sia un Governo per i lavoratori che con il loro stipendio riescono a malapena a pagare le spese; se sia un Governo per la sicurezza, quella vera delle nostre città, garantita dai presìdi di legalità, non da barzellette scritte su un decreto; se sia un Governo per la sicurezza sul lavoro; se sia un Governo per la garanzia dei diritti; se sia un Governo per la garanzia delle libertà, tutte le libertà sancite dalla nostra Costituzione, con l'unico limite del rispetto dei diritti e delle libertà altrui, non della vostra libertà di fare quello che vi pare al Governo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Oppure se sia un Governo contro: un Governo contro i giovani, che volete silenziare, punire, manganellare, arrestare e confinare in piccoli spazi, se non mandarli e accompagnarli alla porta all'estero dove sicuramente troveranno maggiore fortuna; un Governo contro i poveri, colpevoli della loro stessa povertà; un Governo contro i lavoratori, condannati ad essere poveri pur lavorando; un Governo contro i magistrati, colpevoli di non essere accondiscendenti alle vostre leggi mediocri; un Governo contro i diritti che state limitando.
Un Governo contro le istituzioni, che state umiliando, e vedete questo decreto rappresenta proprio la manifestazione plastica di come non avete nessun rispetto per le istituzioni che rappresentate e nessun rispetto per il Parlamento; un Governo contro l'ambiente, che volete continuare a violentare indisturbati, in nome di una finta industrializzazione, che invece state trasformando in una militarizzazione della produzione.
Un Governo contro, un Governo contro la legalità, sì, colleghi, contro la legalità, perché non mi dite che è a favore della legalità, che è per la legalità la misura che prevede, ad esempio, l'interrogatorio preventivo prima dell'esecuzione delle misure cautelari, perché non è né una misura per la sicurezza, né una misura garantista, né una misura per la legalità, e lo stiamo vedendo dove chi viene preventivamente informato e interrogato prima di essere sottoposto a una misura cautelare poi viene a conoscenza di informazioni sensibili, anche dei nomi dei testimoni che hanno consentito, magari, di procedere a quelle indagini, e poi li minacciano, come è successo qualche giorno fa a San Giovanni in Fiore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Un Governo contro le imprese, a cui ieri avete detto di pensare in grande, mentre non investite un euro per fermare l'irrimediabile crollo anche della produzione industriale. Addirittura andate ancora ad aggravare la loro situazione, come avete fatto con le centinaia di imprese che operano nel settore della canapa, che avete criminalizzato, addirittura. E allora la domanda che mi pongo è: quando la smetterete di sentirvi antagonisti di tutte queste cose, di tutte queste persone? Quando comincerete a smettere, invece di essere complici di chi davvero è nemico dell'umanità, come non avete fatto fino ad oggi e non avete fatto nemmeno oggi con l'informativa del Ministro Tajani in Aula?
Anche se, Presidente, quando ho parlato di crocevia, in realtà la direzione in cui stava andando questo Governo era chiara sin dal suo insediamento, ci ricordiamo tre cose che avete fatto appena vi siete insediati. Mi ricordo che, mentre la Presidente Meloni pronunciava il suo discorso di insediamento qui, in quest'Aula, a poche centinaia di chilometri da qui, a La Sapienza, venivano manganellati degli studenti perché stavano protestando. Qualche giorno dopo avete istituito con un decreto un reato, il reato di rave party, come se quella fosse la vera emergenza del nostro Paese.
E poi ci ricordiamo tutti, sempre qualche mese dopo, la figuraccia che avete fatto per l'immane tragedia di Cutro, che poi è culminata in un decreto Cutro, il primo di tantissimi provvedimenti sull'immigrazione, sulla quale avete promesso in campagna elettorale - l'immigrazione è uno dei più grandi fallimenti di questo Governo - e per la quale siete arrivati a spendere anche un miliardo di euro di cittadini italiani, per fare cosa ancora non si sa.
E allora, Presidente e colleghi, mi chiedo, mi faccio anche una domanda: dov'è finito il vostro garantismo, a proposito di quest'ordine del giorno? Dove è finito il garantismo che sbandierate quando bisogna intervenire per proteggere alcuni soggetti dalle misure penali? Dov'è finita la convinzione del Ministro Nordio, quando è giunto a dire addirittura che i criminali non guardano il codice penale prima di delinquere? Ma mi chiedo, a proposito di quest'ordine del giorno: secondo voi un criminale, prima di stuprare una persona in una stazione della metropolitana, va a consultare il codice penale per capire se c'è un'aggravante rispetto a quando quel delitto lo commette, ad esempio, nell'androne di un palazzo o di un parco (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Qual è la sicurezza, quale sicurezza? Non la sicurezza delle donne, non la sicurezza per le nostre città, non la nostra sicurezza, forse la vostra sicurezza. In questo decreto c'è scritta la vostra sicurezza, la sicurezza del vostro racconto, che vi scrivono nel mattinale tutte le mattine, delle fandonie che dovete andare a raccontare ai cittadini per coprire tutto quello che non state facendo, questa è la verità. Allora concludo dicendo, Presidente, che con questo decreto si prova, in qualche modo, a silenziare una parte della popolazione.
Si prova a impedire anche che i cittadini a cui non state dando delle risposte, quei cittadini a cui non vi state rivolgendo, non state facendo qualcosa per, ma state facendo qualcosa contro, scendano in piazza, protestino, dissentano rispetto a quello che state facendo. Però questo non è il momento di rimanere silenti, dormienti, assuefatti o rassegnati, come probabilmente voi volete trasformare i cittadini. Questo è il momento della disobbedienza civile, questo è il momento di continuare ad alzare la testa, questo è il momento di non essere dormienti, di non essere assuefatti, di non essere rassegnati, perché voi potrete anche tagliare tutti i fiori, ma non fermerete mai la primavera (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/39 Morfino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/40 Appendino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Una cosa è chiara, questo decreto non c'entra nulla con la sicurezza dei cittadini, questo decreto è solo propaganda per nascondere i fallimenti, che sono evidenti, del vostro Governo sulla sicurezza, e che sono fatti di scippi e furti che aumentano, sono fatti di violenze contro le donne che crescono, sono fatti di un dato crudissimo, ma è la realtà: in questo Paese, oggi, una famiglia su tre ha paura di vivere nel suo quartiere. Ci rendiamo conto di cosa sta accadendo fuori da questo palazzo? E allora mi chiedo: ma dove sono?
Dove sono finite quelle facili soluzioni che Meloni, per anni, ha promesso agli italiani? Governate da 3 anni e sulla sicurezza non ne avete azzeccata una (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Altro che sicurezza! Questo Governo, Presidente, ignora i problemi della gente, ma in questo decreto siamo anche oltre. In questo decreto questa maggioranza, questo Governo proprio li crea i problemi con le sue scelte politiche, e mi riferisco - quello a cui fa riferimento quest'ordine del giorno - all'articolo 18 di questo decreto, con cui decidete consapevolmente di colpire un'intera filiera, e mi riferisco a quella della canapa industriale. È un divieto totale, è un colpo al cuore, è una ferita, è una pugnalata a un settore che, vi piaccia o no, lavorava nella piena legalità e non ha nulla a che vedere con gli stupefacenti, ma ha a che vedere con il tessile, con la bioedilizia, con la cosmesi, con gli integratori alimentari.
E, Presidente, vi dico di più: in questo Paese ci sono un milione di consumatori italiani, ma questo decreto quei consumatori non li cancella. Sapete cosa accadrà? Andranno all'estero, andranno all'estero a comprare quei prodotti, oppure, peggio ancora, al mercato nero. Allora voi avete smantellato un settore legale, un settore innovativo e controllato per riaprire la porta all'illegalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ed è una cosa assurda. Presidente, non siamo solo noi, gli imprenditori e la filiera a denunciare questo disastro, questa follia. Non credete a noi? Ma ascoltate almeno i vostri presidenti delle regioni, sono di centrodestra, e vi hanno detto di fermarvi, perché era una follia. Almeno loro potete ascoltarli?
No, non li ascoltate, voi andate dritti e io ho capito il perché: perché, purtroppo, c'è un tema di questa filiera, cioè che ha tre caratteristiche principali che a voi proprio non piacciono, non vi vanno giù. La prima: è innovativa e voi le cose innovative non le capite, mi sembra evidente; la seconda: è sostenibile e, quindi, la sostenibilità a voi disturba, anche questo ormai è chiaro; la terza, forse la più importante: non è protetta da una lobby potente e allora perché dovrebbe meritare la vostra tutela se non c'è un potente di turno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che vi dice di fermarvi? No! E allora giù, giù la mannaia senza pietà su migliaia di imprenditori, piccoli e medi, e poi poco importa se sono giovani, spesso tanti giovani che hanno lavorato, che hanno investito, che hanno rischiato, che ci hanno messo il loro piccolo patrimonio personale. Sono solo imprese giovani che vorrebbero essere ascoltate, ascoltate da questo Governo, perché se voi aveste la voglia, la pazienza e il tempo di ascoltarle capireste che chiedono cose banali: chiedono norme chiare, quelle che sono definite anche in un quadro europeo, chiedono il dialogo con le associazioni di settore, chiedono la possibilità di competere ad armi pari con gli altri. Ma niente!
Poi, Presidente, c'è una cosa che mi colpisce particolarmente, cioè voi ve la siete presa per anni dicendo che in questo Paese c'erano un sacco, migliaia di giovani divanisti che percepivano il reddito e non avevano voglia di lavorare e li avete colpiti (non esistevano, ma voi li avete colpiti e gli avete tolto il sostegno). Ora arrivate al Governo e colpite quei giovani che, invece, hanno messo del patrimonio, hanno rischiato, si sono messi a lavorare e si sono fatti un'impresa. È una follia; almeno questo lo capite? Lo capite che ve la state prendendo con ragazzi e ragazze che si sono messi in gioco?
E poi i giovani laureati che fuggono aumentano del 21 per cento e non è un caso, non è un caso. Siete proprio voi, con le vostre scelte, che li demotivate, li allontanate, li fate scappare. Allora, Presidente, io vedo che voi, comunque, ve ne infischiate, tirate dritti e sostanzialmente sacrificate 22.000 posti di lavoro in nome del nulla, cancellate 2 miliardi di fatturato per uno slogan inutile, buttate nel caos imprese, agricoltori e artigiani perché volete fare la gioia, evidentemente, degli altri Paesi ed è questo il vostro modello di sviluppo. Per voi lo sviluppo è semplicemente strangolare l'innovazione con l'ideologia e io non andrei particolarmente orgogliosa di questo.
Allora, tocco un altro tema che a voi è particolarmente chiaro. Vedete, mentre voi massacrate questa filiera innovativa che c'è in Italia, in Germania, ad esempio, il settore lo stanno regolando e stanno aprendo il mercato. E allora Meloni ieri diceva a Confindustria: voglio lanciare all'Europa il make in Italy. Ma quale make in Italy: qui state lanciando il make in Germany (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), cioè voi siete i patrioti e difendete gli interessi tedeschi - per l'ennesima volta l'abbiamo visto sulle armi e sul Patto di stabilità - anziché quelli italiani, ma punire l'impresa - Presidente, vado verso la chiusura - non è una novità. Voglio dire che è uno schema fisso e l'alfiere è sempre il Ministro Urso. Non è la prima volta che vediamo questo Governo prendersela con una filiera industriale. L'auto è in crisi? E taglia 4 miliardi; le imprese soffrono per il caro energia? Allora bloccate 6 miliardi di transizione che servivano per il caro bollette; miliardi di ordini dagli USA vengono bloccati a causa dei dazi? Urso fa l'opossum - e forse è meglio, perché tutto quello che tocca distrugge - e Meloni dice che è il ponte. Sì, che ponte è? È un ponte levatoio che si abbassa quando dobbiamo comprare armi e dobbiamo comprare il gas che costa di più per gli italiani dagli Stati Uniti, ma poi si alza quando dovremmo essere noi a guadagnarci qualcosa, perché ad oggi gli unici che hanno guadagnato qualcosa sono gli americani, mentre invece chi ci perde sono gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, Presidente, 26 mesi consecutivi di crollo della produzione industriale, 250.000 imprese che sono morte, 17 per cento in più di fallimenti nel 2024 rispetto al 2023 e i lavoratori raddoppiati che fanno parte delle crisi industriali. Dunque, dato che siamo di fronte a un'ecatombe, perché non aggiungere altri morti? Quindi, via la filiera della canapa. Allora, questo non è un decreto Sicurezza, Presidente; questo è un decreto Disoccupazione e noi, in quest'ordine del giorno, chiediamo almeno una cosa di buonsenso, una, di rispetto, di dignità, cioè un sostegno per quei lavoratori che voi con le vostre politiche state massacrando, che voi con questo articolo 18 state uccidendo, che voi con questo voto state mandando al macello. Ma niente, niente, a voi non interessa!
Allora, Presidente, io dico, tramite lei, alla maggioranza: tornate sulla terra, tornate nel mondo reale, ascoltate queste filiere, ascoltate questi giovani e lasciate stare la propaganda e, magari, con un sussulto di dignità, votate quest'ordine del giorno per dare un aiuto a chi non ha nessuna colpa, se non aver investito, aver creato posti di lavoro e aver creduto in un Governo che si riempiva la bocca delle imprese e gli ha voltato le spalle appena ha potuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/40 Appendino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/41 Donno, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare il collega Donno. Ne ha facoltà.
LEONARDO DONNO (M5S). Presidente, io sono veramente senza parole, perché mi aspettavo una riformulazione che, ovviamente, non avrei accettato, però, addirittura il parere contrario su quest'ordine del giorno è veramente allucinante. Ci troviamo, ancora una volta, a discutere di un provvedimento che non dà risposte concrete, che non affronta in maniera seria il problema della sicurezza e per l'ennesima volta la maggioranza spreca un'occasione, un'importante opportunità, che avrebbe, invece, aiutato i cittadini su un tema che certamente in questo caso non incute sicurezza, come il nome del decreto, ma tutt'altro.
Questo accade perché i problemi dei cittadini e degli imprenditori non vengono ascoltati, perché l'attuale maggioranza non ha idea di quello che evidentemente succede nelle periferie e nei centri abitati, non ha idea di quello che davvero sia utile e necessario per il nostro Paese o, come credo che sia, a loro non importa nulla. Questo è quello che accade quando a guidare la logica dei provvedimenti non è la volontà di aiutare, il buonsenso di risolvere i problemi. A guidare la maggioranza è la solita logica della propaganda, che, fino ad oggi, ha indicato la spregiudicata rotta seguita da questo Governo. Anziché presidiare i territori e incrementare le assunzioni delle Forze dell'ordine, mettendo in campo misure concrete, avete preferito concentrare le forze sulla repressione del dissenso sociale e sul fare la guerra alla libertà di espressione, perché con voi praticamente non c'è più la sicurezza, non è aumentata la sicurezza, ma l'insicurezza.
La politica adottata dal Governo Meloni non ha portato i risultati previsti soprattutto in termini di sicurezza, non ha portato maggiore sicurezza. Questo non lo dico io, ma lo dicono i numeri. Infatti, secondo i dati delle statistiche sulla criminalità, è emerso un quadro molto preoccupante: per la prima volta si è interrotto, dopo anni, il progressivo calo della criminalità predatoria e questo calo era in corso dal 2013. I reati e gli illeciti sono, infatti, ritornati nelle strade, soprattutto nei contesti urbani densamente popolati, dove si rilevano dei picchi preoccupanti. Ma ad allarmare ancora di più è l'aumento dei furti, le rapine nelle abitazioni, nelle strade e l'aumento delle estorsioni. Sono questi i risultati di cui vi vantate, colleghi della maggioranza, Governo? Sono queste le bandierine che andate a sbandierare in TV, nei talk, alimentando la vostra propaganda davanti ai giornalisti amici? Guardate, fateci un favore: smettetela di prendere in giro i cittadini, perché, anche in questa occasione, il vostro provvedimento non dà nessuna risposta alle richieste di aiuto, invece, dei cittadini italiani, di maggiore presenza e di maggior controllo del territorio. Avete vinto le elezioni garantendo più sicurezza ai cittadini italiani e avete tradito anche questa ennesima promessa.
Noi, a differenza della maggioranza, Presidente, abbiamo fatto delle proposte concrete e abbiamo chiesto anche di finanziare nuove assunzioni straordinarie nel comparto della sicurezza, tra le Forze dell'ordine, tra i magistrati. Misure serie, pronte a contrastare l'illegalità. È questo quello che chiedono i cittadini italiani: una maggiore presenza dello Stato nelle strade, nelle piazze, nelle stazioni, nelle periferie e nei quartieri difficili.
Relativamente ai furti nel nostro Paese - e qui arriviamo al tema dell'ordine del giorno -, come emerge da diversi organi di stampa, si rileva un aumento dei furti di auto un po' in tutto il Paese, ma soprattutto in alcune regioni come la Puglia, il Lazio e la Campania.
Un fenomeno sempre più diffuso, di cui si apprende non solo dagli organi di stampa, ma anche dai video che circolano sui media, online, sui social, video che ci inviano i cittadini, preoccupati per i furti che avvengono di giorno, per strada, in mezzo alla gente. I cittadini, ovviamente, sono preoccupati, perché, tentando di fermare questi furti, temono per la propria incolumità.
Secondo le Forze dell'ordine, questo incremento di furti d'auto alimenta una filiera volta al reimpiego delle parti rubate, mediante un circuito che vede, al suo termine, la vendita fraudolenta ovvero una truffa ai danni dei cittadini.
E diamo un numero importante: in Italia, nel 2024, è aumentato del 3 per cento il furto d'auto, siamo a 136.200 auto rubate solo nel 2024. Ed è notizia di pochi giorni fa l'arresto, proprio nella mia regione, di 25 persone, residenti 22 a Cerignola, 2 a Orta Nova e 1 senza fissa dimora. È stato sgominato un sistema collaudato di ricettazione e riciclaggio di auto rubate e di pezzi di ricambio. Un fenomeno dilagante su tutto il territorio nazionale, ma soprattutto in Puglia e, tristemente, primeggiano le province di BAT e del foggiano, che vedono aumentare questi furti. È un sistema che alimenta il malaffare e, soprattutto, la mafia. Noi lo dobbiamo contrastare, come provano a fare veramente le Forze dell'ordine, che ringrazio per l'impegno che ci mettono per affrontare e presidiare il territorio, cercando di sgominare questi sistemi. Ma questo non basta a garantire la legalità, non basta! Serve più impegno. Per questo, con quest'ordine del giorno, del cui parere contrario, veramente, non mi capacito, abbiamo chiesto di incrementare, nei territori che abbiamo indicato, i presidi di vigilanza e di controllo del territorio, che siano adottate misure con il coinvolgimento di tutte le amministrazioni competenti, volte a contrastare e scoraggiare la filiera criminale che sta dietro ai furti d'auto, individuando anche sistemi di tracciabilità - ed è qui il punto importante - di ogni parte o pezzo di ricambio per poter garantire la provenienza non fraudolenta.
Ecco, avete detto “no” a una richiesta - io credo - di buonsenso. Qui non c'entra la propaganda che fate voi, non c'entra la parte politica, credo sia solo buonsenso. Anche perché Presidente - e mi avvio alla conclusione -, in questo provvedimento avete introdotto una serie di nuovi reati, siete andati ad inasprire nuove pene, ma vi siete dimenticati due reati. Il primo è quello che sicuramente avrebbe colpito tutti voi, ossia la truffa elettorale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, in campagna elettorale, avete raccontato una serie di balle, di promesse tradite: il blocco navale, lo stop agli immigrati, i 1.000 euro con un click, le pensioni minime a 1.000 euro, l'abolizione delle accise! Avete truffato, di fatto, gli elettori e, con questo nuovo reato, sareste stati tutti condannati, tutti colpevoli. L'altro reato è lo spaccio di propaganda e di fake news, perché continuate a raccontare una realtà che non esiste, esiste solo nel vostro cervello! Allora, puntate il dito contro - si diceva prima - 3.000 imprese che lavorano onestamente, danno da mangiare a 30.000 persone, quelle del settore della canapa, accusandole di fare addirittura spaccio. Beh, quelli che spacciano vergognose menzogne siete voi e per questo state danneggiando i cittadini e le imprese italiane, state reprimendo il consenso e per questo, veramente, quelli stupefacenti siete solamente voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto, intanto, gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo “De Filippo” di Sant'Egidio del Monte Albino, in provincia di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/41 Donno, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella parte pomeridiana della seduta, dopo la commemorazione della strage di Piazza della Loggia, prevista per le ore 16,15.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15, per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Università e della ricerca, il Ministro della Cultura, la Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Intendimenti del Governo in ordine al Memorandum d'intesa con Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa, in vista della prossima scadenza - n. 3-01979)
PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01979 (Vedi l'allegato A).
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, a Gaza si sta compiendo lo sterminio del popolo palestinese effettuato dal Governo - per noi criminale - di Netanyahu che, lanciando bombe, distruggendo tutto ciò che è in piedi a Gaza e radendo al suolo un intero territorio, ha portato alla morte di 60.000 persone, 18.000 bambini uccisi.
Ebbene, l'8 giugno, l'Italia ha l'opportunità di revocare l'accordo di cooperazione militare tra Italia e Israele, il cosiddetto Memorandum.
Penso sia un dovere morale non dare più assistenza militare e tecnologica, in termini anche di difesa, a un Governo che usa questa cooperazione per bombardare e uccidere civili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, come ha riferito questa mattina, anche in quest'Aula, il Ministro Tajani, la legittima reazione del Governo israeliano a un terribile e insensato atto terroristico, sta, purtroppo, assumendo forme drammatiche e inaccettabili.
Il Governo italiano sta portando avanti un'intensa azione diplomatica per fermare la catastrofe nella Striscia di Gaza. I bombardamenti devono finire, Hamas deve liberare gli ostaggi, l'assistenza umanitaria deve riprendere al più presto, il rispetto del diritto internazionale umanitario deve essere ripristinato.
In tutti i contatti con le autorità israeliane, il Governo sta chiedendo, con forza, un cessate il fuoco immediato e la ripresa degli aiuti.
Il sostegno del Governo italiano al popolo palestinese è concreto e fattivo, come dimostrano le numerose iniziative di cooperazione e di assistenza umanitaria adottate in questo anno e mezzo. È un impegno che ci viene costantemente riconosciuto dai nostri partner, a partire dal Primo Ministro palestinese Mohammad Mustafa.
In merito al Memorandum of Understanding tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato di Israele sulla difesa e cooperazione militare, come segnalato dal Ministro della Difesa, il rinnovo dell'Accordo è previsto nell'aprile del 2026.
Per far prevalere le ragioni della diplomazia, è necessario costruire canali di interlocuzione, non reciderli. Il dialogo resta, infatti, la via maestra. Anche i trattati internazionali e i Memorandum d'intesa sono strumenti di dialogo. Il Governo italiano intende continuare a utilizzare tutti i canali per arrivare alla pace, al cessate il fuoco, alla liberazione degli ostaggi e alla ricostruzione di Gaza, nonché a rappresentare un punto di riferimento solido e affidabile per l'Autorità nazionale palestinese.
PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli ha facoltà di replicare.
ANGELO BONELLI (AVS). Signor Presidente, signor Ministro, siamo sempre tentati di usare e di voler usare toni pacati, ma è veramente difficile usare toni pacati nel momento in cui lei viene nel Parlamento italiano a dire che è stata legittima la reazione del Governo israeliano.
Ma, mi scusi, legittima cosa? Quella di radere al suolo una città (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Quella di uccidere 18.000 bambini? Ma lei si rende conto di quello che ha detto, adesso? La stanno vedendo gli italiani. Legittima reazione quello che è accaduto? Francamente, è incredibile quello che abbiamo ascoltato.
Vede però, se lei pensa che il dialogo si fa attraverso un Memorandum che dà cooperazione militare, lei ritiene che questo sia il dialogo da perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Quello di dare e costruire, ancora, cooperazione militare?
Guardi, c'è un'ipocrisia inaccettabile, da questo punto di vista, signor Ministro, che è la seguente, quella di venire a dire qui in Parlamento e quindi agli italiani: noi stiamo assistendo i bambini, pensate li portiamo anche nei nostri ospedali, ma quanto siamo bravi? Dopodiché, portiamo le armi per andare a bombardare.
Le do una notizia, che nessuno sa, così i giornalisti la sapranno. Alcune settimane fa, nella base militare di Foggia il 32° Stormo dell'Aeronautica militare italiana ha ospitato i caccia F-35 israeliani per esercitazioni militari nel cielo aereo italiano (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Voi lo avete consentito a quei caccia F-35, che poi sono tornati in Israele, ad andare a bombardare a Gaza! Chiaro? Vi dovreste vergognare di questo e glielo dico dal profondo del cuore. Avete garantito l'esercitazione militare di caccia F-35 israeliani, su una base militare italiana, che poi vanno a bombardare a Gaza! Vergogna! Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)! Poi ci venite a dire che curate bambini! Quei caccia poi vanno a bombardare Gaza! Vergogna! Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
(Elementi e iniziative di competenza in relazione alla nomina del nuovo presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e chiarimenti in merito all'ipotesi di commissariamento dell'ente - n. 3-01980)
PRESIDENTE. La deputata Manzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01980 (Vedi l'allegato A).
IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Saluto la signora Ministra. Ci troviamo costretti a portare in quest'Aula il grido d'allarme dei lavoratori - stiamo parlando di quasi 12.000 tra ricercatori, tecnici, assegnisti di ricerca - del CNR, il più grande ente di ricerca italiano. In queste ore, in realtà, stanno guardando con grande allarme alle ipotesi di commissariamento dell'ente, ipotesi di commissariamento che circolano per un motivo molto semplice, ossia poche ore fa è scaduto il mandato della presidente uscente del CNR, un mandato che non è stato rinnovato.
Di fronte al silenzio da parte del Governo e di fronte all'assenza di scelte o di decisioni, ci troviamo costretti - siamo molto preoccupati in realtà anche noi di questo silenzio - a chiedere, in questa sede, chiarimenti: sarà commissariato il CNR? Quale sarà l'esito delle decisioni del Governo? Pensiamo che per il ruolo che svolge il più grande ente di ricerca, il più importante beneficiario di finanziamenti importanti, anche derivanti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, questo silenzio non sia accettabile e che quei lavoratori e quelle lavoratrici, che in questo momento ci stanno ascoltando, meritino risposte chiare e precise dal Governo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Grazie, onorevole Manzi, e grazie a tutti i firmatari di questa interrogazione. Sarò necessariamente sintetica nella risposta, ma ovviamente rimango a disposizione del Parlamento.
Una prima risposta desidero darla all'onorevole Manzi e a tutti coloro che in questo momento ci stanno seguendo tra le persone che lei indicava, cioè i famosi 12.000 ricercatori, ma ci sono anche dipendenti, personale tecnico e amministrativo, professori, tecnologi e tante figure che insieme contribuiscono a creare l'ente di ricerca generalista fiore all'occhiello della ricerca italiana. Sono 90 gli istituti che compongono il CNR.
Prima di tutto vorrei ringraziare per la sua presidenza, che come ricordava giustamente lei è scaduta ieri, Maria Chiara Carrozza. Anche qui cercherò di rimanere nei tempi, ma la domanda è veramente significativa e sostanziosa. Vorrei dare la misura di quanto la scelta del prossimo presidente sia importante per tutto quello che comporta per questo ente. Questo è un ente - ripeto: 90 dipartimenti e tantissimi centri di ricerca - generalista, nel senso che ciascun dipartimento, ciascun settore si occupa del suo filone di ricerca che varia tra mille ambiti di operatività, che non elencherò per ragioni di tempo, ma ne siamo consapevoli. Da 3 anni a questa parte, oltre al finanziamento ordinario degli enti di ricerca, che si aggira intorno ai 735 milioni - ovviamente, stiamo parlando di fondi pubblici dei contribuenti che per noi sono sacri e sono andati aumentando da quando siamo arrivati -, dal 2022, abbiamo erogato circa 2 miliardi e 100 milioni solo di finanziamento ordinario al CNR, abbiamo aggiunto anche per il Piano di rilancio 80 milioni per ciascun anno (2023, 2024, 2025), per un totale di 240 milioni.
A questo si aggiunge il fatto che il Consiglio nazionale delle ricerche sta gestendo una buona parte di 24 dei 30 progetti su cui si articola il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero partenariati estesi, centri nazionali, ecosistemi dell'innovazione, su cui il Ministero sta investendo 11 miliardi. Come può immaginare, per quanto riguarda questa scelta, la scelta che verrà dopo la presidente Maria Chiara Carrozza, proprio per corrispondere alle legittime esigenze di tutti coloro che legittimamente si aspettano risposte alla costruzione di un progetto e alla valorizzazione di un bilancio estremamente complesso e di professionalità estremamente qualificate, noi la faremo a breve - questo è evidente - e non faremo trascorrere più tempo di tanto.
Ma vorrei riscontrare con voi un fatto. Faremo a breve le nomine che devono essere fatte. Nel frattempo esiste un direttore generale, che è custode della continuità, e ciascun dipartimento è dotato di una sua autonomia finanziaria, di governance e naturalmente di contenuti della ricerca. Quindi non esiste una mancanza di continuità, e questo lo certifico pubblicamente, essendo parte del contenuto dello statuto del CNR. Non esiste una soluzione di continuità dell'attività, che sarà comunque svolta, posto che la nomina arriverà in tempi congrui (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Il deputato Toni Ricciardi ha facoltà di replicare.
TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Signora Ministra, con il garbo istituzionale che le debbo, ci riteniamo totalmente e completamente insoddisfatti della sua risposta, perché ella non ha risposto. A maggior ragione, quasi 12.000 dipendenti, 11 miliardi di fondi del PNRR, migliaia di ragazze e di ragazzi giovani e meno giovani, dottori di ricerca, dottorandi di ricerca che termineranno e non sapranno che fine faranno, i 90 dipartimenti, i fondi che nell'ultima legge di bilancio le opposizioni - PD, AVS e MoVimento 5 Stelle - hanno messo a disposizione, i propri fondi parlamentari, dove manca un decreto attuativo.
Allora, Ministra, il più importante ente di ricerca di questo Paese necessitava un minimo di attenzione in più. Posso capire che lei non può venire qui a dirci che evidentemente non vi siete messi d'accordo, però le ricordo, Ministra, che lei governa il Dicastero più importante di questo Paese. E sa perché? Perché non esiste innovazione, non esiste cambiamento senza la ricerca, senza il finanziamento della ricerca, senza la tutela della ricerca e senza una ricerca che sia libera e anarchica.
La ricerca, per generare innovazione, deve immaginare di costruire soluzioni che agli occhi dei contemporanei sembrano impossibili. Allora, Ministra, noi le facciamo appello, a nome di quasi 12.000 dipendenti, tra determinati, indeterminati e precari, affinché si possa agire con celerità, perché non basta dire che il CNR è un'eccellenza, ma bisogna essere consequenziali e soprattutto rapidi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
(Chiarimenti in merito alla mancata nomina delle figure apicali del Consiglio nazionale delle ricerche e iniziative di competenza volte a salvaguardare l'autonomia dell'ente - n. 3-01981)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Benzoni ed altri n. 3-01981 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, a riprova delle preoccupazioni e della criticità del tema, anche il nostro gruppo aveva proposto su questa tematica l'interrogazione. Il 13 aprile è scaduto il mandato, non oggi. Ci sono stati 45 giorni di proroga e le proroghe servono proprio a garantire poi una continuità. Con riferimento al consiglio di amministrazione, poi, da domani resterà in carica uno solo dei membri.
Il consiglio di amministrazione non si riunisce dal 21 marzo, non può esercitare le sue funzioni, non possono essere adottati provvedimenti necessari al buon funzionamento del consiglio. Dunque, per il CNR è concreto e imminente il rischio di compromettere il completamento di progetti, la credibilità nei rapporti con le istituzioni politiche, pubbliche, private, nazionali, sovranazionali e internazionali, e bisogna fare attenzione a commissariamenti che comprometterebbero eventualmente l'autonomia scientifica, organizzativa e finanziaria, che si ripercuotono poi sulla ricerca.
Allora, perché i tempi non sono stati rispettati? Che tempi abbiamo? Per quale motivo non si è provveduto già? E che cosa possiamo fare per scongiurare un commissariamento che comprometterebbe l'autonomia del CNR?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Grazie all'onorevole interrogante. Alcune delle cose che dirò danno per presupposto l'oggetto dell'interrogazione precedente. Comprendo le preoccupazioni espresse dai colleghi, ma mi sento ancora di rassicurare tutti gli onorevoli interroganti, anche coloro che hanno preceduto la sua interrogazione, onorevole Benzoni, sul fatto che esiste una continuità.
Proprio l'articolo 33 della Costituzione stabilisce che ciascuno dei dipartimenti che voi avete indicato - dipartimenti scientifici interdisciplinari, i 90 istituti dotati di autonomia scientifica, finanziaria e gestionale - sono in grado di procedere, con i fondi che stanno allocando, hanno allocato e continueranno ad allocare, indipendentemente da ciò che sta avvenendo in questo momento, ossia una soluzione di continuità tra una presidenza e l'altra.
Quello che mi permetto di sottolineare, ed è il senso di ciò che dicevo prima, è che a fronte di un impegno così forte per il CNR - il CNR riceve abitualmente circa 800 milioni di fondi pubblici, 735 milioni perché è stata una progressione di crescita, in più deve gestire 240 milioni del Piano di rilancio, che è stato programmato, ma non ancora attuato, più la gestione di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, su cui dobbiamo valutare lo stato di avanzamento lavori. Come potete immaginare, è molto importante che la scelta venga fatta miratamente.
Ho un grandissimo rispetto per il Parlamento e mi aspetto da parte vostra di essere chiamata in qualsiasi momento, dopo che la nomina sarà stata fatta, per spiegarne le motivazioni. L'unica cosa su cui richiamo la vostra attenzione e chiedo di porre una particolare, dedicata e specifica attenzione anche da parte vostra è l'importanza di questa nomina. Stiamo parlando dell'ente di ricerca più importante e più grande del nostro Paese; un ente di ricerca che, ripeto, si giova di grandissime porzioni di autonomia, ma che ha un bilancio la cui complessità non possiamo permetterci di non disvelare, soprattutto a fronte della fine del Piano nazionale di ripresa e resilienza a giugno-luglio 2026 e la necessaria ulteriore rendicontazione. Non possiamo lasciare una mancanza di trasparenza e non possiamo non illuminare gli angoli bui. Questo è il segnale che, ripeto, dobbiamo dare, soprattutto giusto al Piano nazionale di ripresa e resilienza, e che sarà la guida di ciò su cui ci applicheremo per la nomina dei prossimi vertici del CNR.
PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di replicare.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Ministro. Non ci ha convinto nella sua risposta per due ragioni. Perché ha ragione sull'importanza di questo ente, non saremmo qua in due forze politiche differenti a interrogarla su questo tema se non pensassimo quanto è importante questo ente e quanto la guida di questo ente sia importante. Non saremmo qua se non volessimo riconoscere i risultati di questo ultimo consiglio d'amministrazione, l'indebitamento, un attivo finalmente ritrovato nei conti e l'aumento dei fondi arrivati a livello nazionale, forse il primo.
Allora su tutto ciò le diamo ragione, ma ci sono due termini che lei ha usato su cui non possiamo concordare: nomineremo in tempi congrui. I tempi congrui sono già passati, perché il CdA è scevro di alcuni suoi ruoli dal 9 febbraio prima e dal 18 febbraio, e dal 21 marzo manca un presidente. Allora i tempi congrui oggi sono già un giorno troppo tardi. Secondo, non abbiamo capito se lei - perché non lo ha smentito - voglia fare un commissariamento, che sarebbe tanto grave quanto preoccupante, o invece nominare le figure istituzionali che oggi spettano. Terzo, la continuità. Lei dice che tutto oggi funziona in continuità.
Peccato che c'è una lettera, che arriva dalle direttrici e dai direttori dei 90 istituti del CNR, che denuncia come oggi non ci sia continuità nel rinnovo delle assunzioni e dei contratti di formazione, nel riuscire ad avere le delibere del consiglio, che l'ultima volta, se non sbaglio, si è riunito il 21 marzo, nella capacità di fare quello che lei esattamente dice.
Se fosse vero non ci sarebbe una lettera, firmata dai direttori, che denuncia l'incapacità dell'ente oggi di riuscire ad avere potere di spesa e potere decisionale senza un organo di indirizzo.
C'è un altro tema. Noi vi stiamo sollecitando la capacità di spesa del PNRR, anche dove è lo Stato il partner del CNR, e mentre li sollecitiamo li stiamo rallentando proprio per la mancanza di governance. Quindi, ritorno all'ultimo punto: noi speriamo che i tempi congrui siano domani. Capisco la complessità di questa nomina e siamo consapevoli che serve una guida autorevole e condivisa, che sia condivisa da un mondo complesso sia per i conti sia per il numero di realtà, ma oggi siamo già in ritardo e mettiamo a rischio la capacità di spesa di quest'ente, che assolutamente in questo momento non è in continuità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
(Chiarimenti in ordine al finanziamento delle iniziative previste dal Piano nazionale complementare in materia di università e ricerca - n. 3-01982)
PRESIDENTE. La deputata Loizzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01982 (Vedi l'allegato A).
SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, la legge n. 143 del 7 ottobre 2024 dispone misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico e, all'articolo 8, recita e dispone l'accantonamento e l'indisponibilità di ben 70 milioni di euro sullo stanziamento del Piano nazionale complementare (PNC) al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
La legge di bilancio di previsione 2025 e pluriennale per il triennio 2025-2027 prevede un'ulteriore riduzione delle quote disponibili e seppure il MIUR, con un suo intervento a recupero parziale dei menzionati abbattimenti, ha riproposto un innalzamento della disponibilità, in termini di competenza, intorno a circa 40 milioni, è lecita la preoccupazione che detti tagli impattino profondamente sulle azioni previste dal PNC. Quindi, le chiedo, Ministro, quale intervento intende apportare a modifica di questo definanziamento.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie Presidente, grazie onorevole Loizzo. Su questo, però, bisogna fare un po' di chiarezza, nel senso che ci siamo abituati ad usare questi acronimi, che però non sono immediatamente comprensibili a tutti. Lei ha giustamente citato un appostamento di fondi su salute e ricerca, che rappresentano una delle priorità in assoluto non solamente del Governo e del Ministero che mi onoro di servire, ma, direi, che in maniera trasversale tutto questo emiciclo è unito dalla consapevolezza che ricerca e salute sono la priorità per rendere la nostra vita migliore, più lunga e più degna di essere vissuta. Su questo abbiamo fatto un investimento sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Abbiamo creato delle infrastrutture di ricerca: una a Padova sulle terapie geniche e i farmaci a tecnologia RNA, altri partenariati estesi, ecosistemi. In aggiunta a questo - quindi, in aggiunta a investimenti già fatti - esiste un gruppo, un nucleo di quattro altre infrastrutture di ricerca, che sono state definite Piano nazionale complementare, su cui abbiamo fatto un appostamento di bilancio.
Questo appostamento di bilancio, già previsto dal MIUR, è stato tagliato da un collega che lei conoscerà, il Ministro Giorgetti, che ci ha costretti a ripianare questo taglio all'interno del nostro bilancio e metterci in condizione di fare una riorganizzazione, una ripartizione e una riqualificazione, che però ci ha dato uno spunto di riflessione, cioè tutte le infrastrutture di ricerca dedicate alla salute, come ad altri temi sfidanti (ce ne sono tanti: il supercalcolo, l'agricoltura tecnologica, il contrasto alla perdita di biodiversità), saranno rifinanziate - e noi ci abbiamo già messo 300 milioni in due anni, dal 2027 al 2028 - sulla base di indicatori di prestazione (si chiamano KPI, indicatori chiave di prestazione) che ricomprenderanno non solamente la capacità di queste istituzioni, in particolare per il settore sanitario, di fare buona ricerca e di fare ricerca traslazionale, cioè ricerca dal laboratorio al lettino, ma anche di fare una ricerca di carattere sociale, cioè di diffondere il prodotto di ciò che loro stanno facendo per il bene comune. Quindi, non sono indicatori solo aritmetici, solo matematici, ma sono indicatori che valuteranno la qualità della ricerca di tutte le infrastrutture, le infrastrutture PNRR e questi quattro singoli soggetti, su cui - ripeto - il Ministero aveva appostato dei fondi, il MEF li ha tagliati e noi li abbiamo riappostati e su cui continueremo a fare le nostre valutazioni sulla base di parametri di qualità.
PRESIDENTE. La deputata Loizzo ha facoltà di replicare.
SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Ministro. La ringraziamo sempre dell'impegno profuso a sostenere, nei fatti e non a parole, la ricerca in Italia. Le risorse stanziate dimostrano proprio questo: un impegno concreto per assicurare in un piano a medio e a lungo termine il sostegno agli interventi promossi nell'ambito del PNRR e del PNC, da ultimo nella legge di bilancio.
Come ha efficacemente illustrato, però, occorre promuovere con attenzione e oculatezza la qualità della ricerca, con la previsione di criteri per la verifica dell'affidabilità e della qualificazione, intesa come capacità di innovare il sistema per il progresso del Paese. L'impegno, il suo e quello del Governo, dev'essere concreto e costante e, quindi, noi proseguiamo con coraggio in questo percorso di crescita e di sviluppo, anche pensando al nostro “Ministro del bilancio”, Giorgetti, che spesso non è soltanto quello che dispone Ministero per Ministero ma deve fare i conti con una più generale redistribuzione delle risorse in tutti i Ministeri.
(Iniziative di competenza in relazione al secondo ciclo dei percorsi di formazione iniziale per docenti, con particolare riferimento all'avvio dei percorsi abilitanti e alla loro attivazione in modo uniforme sul territorio nazionale - n. 3-01983)
PRESIDENTE. L'onorevole Caso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01983 (Vedi l'allegato A).
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Ben trovata, Ministra. Le chiediamo chiarimenti in merito alla vostra disastrosa gestione dei percorsi abilitanti per l'insegnamento scolastico. Diventare docenti in Italia ormai è diventata un'opera di resistenza o un percorso di penitenza, un calvario. Ci sono ritardi inammissibili che continuate ad accumulare. Ci sono delle classi di concorso totalmente scoperte, disparità territoriali e un'alta insufficienza dell'offerta formativa. Tra l'altro, cosa assurda, oggi chi frequenta i corsi, chi ci è riuscito, è costretto a spendere migliaia di euro e anche ad assentarsi dal lavoro perché deve spostarsi per chilometri. Insomma, un'autentica follia.
Ma la cosa peggiore - sulla quale, in particolare, la interroghiamo - è che ci sono dei vincitori di concorso, persone che hanno vinto e che dovrebbero frequentare poi un percorso abilitante per finalizzare la loro immissione in ruolo, ma non possono farlo perché questi percorsi non sono partiti. Insomma, è paradossale che, a causa esclusivamente dei vostri ritardi, c'è chi rischia, nonostante abbia vinto un concorso, di perdere il posto di lavoro. Insomma, le chiediamo chiarimenti in merito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, Presidente. Onorevole Caso, il suo incoraggiamento mi induce ad andare un po' più in profondità rispetto al senso della sua domanda. La gestione disastrosa in realtà, nonostante io tenda ad assumermi responsabilità anche quando non le ho, risale al 2017 circa, quando la sottoscritta e anche questo Governo si trovavano a fare altro. Quindi, come capita spesso, noi siamo responsabili destinatari di un'eredità, di una legacy, che viene da lontano, ed effettivamente i peccati hanno le ombre lunghe.
Però, per quanto ci riguarda, prima di tutto io so che lei ha una particolare predilezione per interrogare me e di questo le sono grata, però, come lei sa, questo è un provvedimento che noi gestiamo in condominio - Ministero dell'Istruzione e del merito e Ministero dell'Università e della ricerca, perché i destinatari sono gli insegnanti, quindi noi formiamo coloro che poi insegneranno, per cui diciamo che la gestione è un 60-40 - cercando di identificare dei parametri in modalità teorico-pratiche che siano compatibili con un mondo che cambia ogni secondo, quindi anche la formazione alla didattica non sarà più quella del 2017 e probabilmente neanche quella del 2022.
Visto che né il Ministro Valditara né la sottoscritta pensano di avere la scienza infusa, noi proseguiamo continuativamente a coordinarci con le università, con gli AFAM - Alta formazione artistica, musicale e coreutica - accademie e conservatori e già abbiamo avuto un DPCM di definizione di criteri generali - lei lo saprà molto bene, perché mi sembra che segua con intensità questa misura - su cui siamo ripetutamente tornati proprio per rispondere alle esigenze che ci venivano dai formatori dei formatori, cioè da quelle università, quelle accademie, quei conservatori e istituti superiori per le industrie artistiche e istituti di design, che formeranno i formatori della scuola.
Quindi, per quanto mi riguarda, al netto dei fondi e dei vincitori, su cui le sarei grata se volesse, a prescindere dal nostro incontro di oggi, ulteriormente dettagliare - e sarò molto felice, a mia volta, di dettagliare il suo dettaglio, perché così è molto general-generico e non capisco -, siamo a disposizione, visto che stiamo facendo un percorso ancora attivo con le università e con gli istituti AFAM, per accogliere suggerimenti che non siano solo concernenti una situazione disastrosa, ma, magari, qualcosa per portare avanti un comparto che deve essere, mai quanto ora, aggiornato ed innovativo. Perché la didattica o è innovativa, o, in questo momento, non è.
PRESIDENTE. L'onorevole Caso ha facoltà di replicare.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Ministra, migliaia di aspiranti docenti oggi aspettavano una sola parola da parte sua e anche del suo collega Valditara, quando lo incontra, che sarebbe stata quella di dire: scusatemi, abbiamo creato un caos, stiamo cercando di rimediare. Invece ancora state lì ad accusare il passato, quando in passato è stata definita una linea: voi dovevate attuarla e lì vi siete incartati e avete creato un macello, veramente un macello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma lo ha capito? Io adesso lo spiego chiaramente, poi, magari, dopo ci vediamo e glielo spiego anche meglio. A causa vostra, esclusivamente a causa dei vostri ritardi e della vostra di disorganizzazione, ci sono delle persone - che ci stanno ascoltando, perché stanno contattando tutti, strano che non abbiano contattato anche lei - che oggi rischiano di perdere il posto di lavoro, dopo che, il concorso, l'hanno vinto.
Riassunto anche per chi ci ascolta da casa, in modo che capiamo tutti l'assurdità di quello che sta accadendo: io, aspirante docente, vinco un concorso; lo vinco, non sono idoneo, lo vinco. Però, per poter poi diventare docente ed entrare in ruolo, devo fare un percorso abilitante. Questo percorso abilitante non è mai partito, però io, entro luglio - entro questo luglio -, avrei dovuto ottenere questa abilitazione. E visto che non posso, sono messo a rischio. Queste sono le risposte che stanno arrivando dalle regioni, queste sono le risposte che stanno dando gli uffici scolastici regionali.
Però, questa è solo la punta dell'iceberg, perché è stato tutto un disastro. I ritardi dei vari cicli dei percorsi abilitanti, li avete portati voi. I decreti sono arrivati sempre più tardi. Così come ci troviamo in una situazione in cui le persone devono spostarsi per chilometri perché nella propria regione, magari, il corso non c'è e quindi devono andare altrove e, intanto, spendere 2.500 euro. Gli unici soggetti - veramente gli unici - che sono contenti dei vostri percorsi abilitanti sono le università telematiche, che stanno ingrossando le proprie tasche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Ministra, io non so, veramente non so - e su questo, Presidente, chiudo -, se tutti i docenti che stanno affrontando questo calvario che avete messo su diventeranno degli ottimi insegnanti. Una cosa, però, è certa: voi non sareste mai dovuti diventare Ministri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Dati relativi alle dimore storiche che hanno usufruito del cosiddetto superbonus - n. 3-01984)
PRESIDENTE. La deputata Matera ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01984 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
MARIANGELA MATERA (FDI). Grazie, Presidente. Al Ministero della Cultura, per sapere quanto segue. Premesso che, secondo quanto emerso da una recente inchiesta giornalistica, delle otto dimore di valore storico che hanno usufruito del cosiddetto superbonus, soltanto una risulterebbe facilmente individuabile.
Si ricorda che, inizialmente, il superbonus non si applicava agli immobili di categoria A/1, A/8 e A/9 e che, successivamente, per opera dell'allora Ministro Franceschini, fu prevista l'estensione dell'incentivo fiscale anche agli edifici di categoria catastale A/9, con la semplice condizione che potessero essere aperti al pubblico.
Secondo il report di ENEA, che monitora gli interventi dell'incentivo fiscale, sono stati ristrutturati otto castelli in quattro regioni: Piemonte, Lombardia, Lazio e Basilicata, per un costo complessivo di circa 1 milione di euro (circa 135.000 euro cadauno).
La mancanza di trasparenza in merito agli immobili che hanno beneficiato dell'incentivo fiscale del superbonus pari al 110 per cento rende impossibile conoscere l'elenco esatto delle dimore storiche che ne hanno usufruito e, ad oggi, non si hanno informazioni precise in merito agli altri sette castelli.
Pertanto, si chiede di quali informazioni disponga il Ministro in indirizzo per fare chiarezza su quanto esposto in premessa, con particolare riferimento al numero effettivo delle dimore storiche e, soprattutto, al relativo impatto sui conti pubblici.
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO GIULI, Ministro della Cultura. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, ma li ringrazio tanto per questo quesito, perché mi consente di fornire all'Assemblea le informazioni in possesso del Ministero della Cultura con riferimento al cosiddetto superbonus relativo agli immobili della categoria catastale A/9, ovvero, castelli e palazzi di eminenti pregi artistici e storici. Si tratta - come sappiamo - delle unità immobiliari che rientrano nell'ambito applicativo del superbonus soltanto se aperti al pubblico. Vorrei poter fare chiarezza ma, di fronte allo sciagurato uso che è stato fatto del superbonus, sto per infliggervi un attacco di letargia indignata.
Ai sensi del comma 15-bis, dell'articolo 119, del decreto-legge n. 34 del 2020 - sarà tutto così, e badate sempre alle date, 2020, per capire chi è che ha congegnato questo pasticcio -, come modificato dall'articolo 80, comma 6, del decreto-legge n. 104 del 2020, le disposizioni in materia di superbonus non si applicano alle unità immobiliari - tra virgolette - «appartenenti alle categorie catastali A/1, A/8, nonché alla categoria catastale A/9 per le unità immobiliari non aperte al pubblico».
Ai fini della verifica di tale condizione, il Ministero della Cultura, con nota del 21 giugno 2021 - vi risparmio il numero di protocollo -, aveva chiarito che per definire cosa si intende per “apertura al pubblico” occorreva - tra virgolette - «far riferimento, per analogia, alla nozione di “accessibilità al pubblico” dei beni culturali oggetto di interventi conservativi realizzati con il contributo dello Stato, ai sensi dell'articolo 38 del codice dei beni culturali e del paesaggio».
Il Ministero aveva ritenuto, pertanto, che potevano considerarsi aperte al pubblico, ai sensi del citato articolo 119, comma 15-bis : «le dimore storiche che rispettino le condizioni minime» - la “condizione minima”, pardon, sennò sembra una concordanza dell'opposizione - «dell'apertura al pubblico per almeno dodici giorni l'anno».
Quanto ai profili probatori del requisito, il Ministero precisava che le dimore storiche che, avendo già precedentemente fruito del contributo pubblico per il restauro, avessero stipulato la prevista convenzione con il Ministero ai fini dell'apertura, avrebbero potuto avvalersi della convenzione allo scopo di dare atto della sussistenza delle condizioni per la detrazione. Nel caso, invece, in cui il beneficio fiscale di cui all'articolo 119, eccetera, eccetera, fosse stato richiesto in favore di unità immobiliari che, avendo beneficiato di contributi, eccetera, eccetera, eccetera... tra un po' il Presidente, giustamente, mi toglie la parola.
Conformemente, in data 27 settembre 2021, la Direzione generale competente del Ministero ha adottato una circolare applicativa chiedendo informazioni. Tali specifiche sono state riportate dalla circolare dell'Agenzia delle entrate n. 23/E del 23 giugno 2022.
Morale della favola, se favola vogliamo chiamarla: al Ministero della Cultura, da quanto risulta, non è stato trasmesso alcun atto di impegno, come previsto dalla citata circolare. Ne consegue che il Ministero non dispone di dati idonei a monitorare le unità immobiliari catastalmente individuate che, avendo usufruito del superbonus sciagurato, avrebbero dovuto quindi garantire l'apertura al pubblico. L'unico dato in possesso degli uffici - lo dicevate voi, oltretutto - riguarda il castello medievale di Gioiosa Ionica in Calabria che, a seguito di sottoscrizione della convenzione tra proprietari e comune, sarà aperto al pubblico a partire da gennaio 2026.
Il Ministero della Cultura - concludo veramente - è impegnato, naturalmente, in un'attività continua di approfondimento, in questo grande cespuglio normativo, resa difficile dalla mancata previsione di un adeguato sistema di controlli del superbonus, a dimostrazione dell'assoluta irrazionalità di questa misura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Testa, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
GUERINO TESTA (FDI). Grazie, signor Ministro. Buon pomeriggio a lei. Penso che la nostra interrogazione abbia fatto chiarezza, in maniera chiara ed evidente. Lei è stato molto chiaro nel citare un po' la corrispondenza che c'è stata in questi anni. Siamo di fronte ancora ad una situazione molto, molto paradossale.
Possiamo dire che la vicenda del superbonus, che ha in qualche maniera caratterizzato anche la vita delle dimore storiche, nei confronti delle quali abbiamo grande rispetto, ovviamente, rappresenta il capolavoro più clamoroso di spreco di risorse pubbliche. Tutto questo ha una targa ben precisa: MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico. Quindi noi, ancora una volta, siamo indignati di tutto quello che è accaduto in questi anni in Italia, con uno spreco di oltre 130 miliardi di euro. Uno spreco che andrà a ricadere sulle tasche di oggi, domani e anche del futuro dei nostri cittadini. Le faccio un grande in bocca al lupo per cercare di riannodare i fili e per capire cosa è accaduto in questa vicenda, che ha ancora molti lati oscuri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative volte a favorire ulteriormente la frequentazione di musei e parchi archeologici da parte delle nuove generazioni, in linea con il "Piano Olivetti per la cultura" - n. 3-01985)
PRESIDENTE. L'onorevole Pisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01985 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la nostra Costituzione prevede che la Repubblica promuova lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, e tuteli il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. La cultura emerge quale patrimonio in grado di favorire l'educazione delle nuove generazioni, anche per coloro che si trovano in condizioni di svantaggio e di degrado sociale. Il 2024 ha registrato il numero più alto di sempre di visitatori e introiti nei musei e nei parchi archeologici statali.
Gli incassi percepiti hanno raggiunto una crescita del 23 per cento rispetto al 2023. I risultati raggiunti costituiscono un segno di enorme valore della potenzialità del patrimonio del Paese e della possibilità di valorizzarlo ulteriormente. Per questo, il gruppo di Noi Moderati intende chiederle, anche alla luce del Piano Olivetti recentemente approvato, quali iniziative intenda assumere per favorire ulteriormente l'accesso e la frequentazione di musei e parchi archeologici, soprattutto per i giovani provenienti da zone disagiate e di degrado.
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO GIULI, Ministro della Cultura. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interroganti. Il Piano Olivetti per la cultura, previsto dal decreto-legge Cultura, pone al centro, come sappiamo, la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, e, in particolare, quelle caratterizzate da marginalità sociale ed economica, degrado urbano, denatalità e spopolamento.
L'espressione chiave che anima il Piano Olivetti è “offerta culturale integrata”, favorendo quindi il dialogo tra patrimonio culturale e intrapresa privata, per indirizzare il grande pubblico - visitatori nazionali e internazionali - verso luoghi della cultura meno visitati, come potrebbe avvenire, per fare un solo esempio, con flussi turistici che, dal porto di Ancona, potrebbero indirizzarsi verso luoghi poco conosciuti dell'entroterra marchigiano. Penso, inoltre, al protocollo d'intesa con regione Lombardia e ANCI per portare le opere d'arte presenti nei depositi dei musei all'interno di spazi comunali.
Penso alle esposizioni presso aeroporti e ferrovie o, ancora, a progetti di collaborazione pubblico-privato, come l'esposizione del Narciso di Caravaggio a Merate. Un modello di successo che si può e si deve replicare. Rispetto ai siti museali e ai parchi archeologici, innanzitutto mi preme sottolineare come gli straordinari numeri citati dall'interrogante siano il successo del lavoro non soltanto del Ministero, ma di tutto il sistema Italia, che rende la nostra Nazione centro del mondo artistico, culturale e ovviamente turistico.
L'aumento degli introiti permette di valorizzare soprattutto i siti minori, rendendoli più attrattivi e più fruibili. A questo proposito, mi piace citare gli 820 istituti statali, tra musei, parchi, archivi e biblioteche, cui si aggiungono 243 enti pubblici non statali e 43 soggetti privati, impegnati a rendere l'esperienza culturale pienamente accessibile e partecipata grazie ai 300 milioni di euro dell'investimento PNRR volto alla rimozione delle barriere fisiche e cognitive. È in questa direzione che si collocano alcune iniziative già promosse dal Ministero, tra cui il protocollo d'intesa tra Ministero dell'Interno, Ministero della Giustizia e Ministero della Cultura rivolto ai giovani tra i 16 e i 25 anni per i quali è intervenuta la sospensione del processo penale con messa alla prova.
I ragazzi sono stati coinvolti, dopo un percorso formativo, nell'attività di guida presso alcune chiese di Roma e Napoli. Il progetto ha prodotto notevoli risultati. Due, il programma nazionale “Affido culturale” è un modello di welfare a cui aderiscono numerosi istituti del Ministero, che promuove l'incontro tra famiglie affidatarie culturali e famiglie con minori in difficoltà economica o sociale, offrendo loro occasioni condivise di fruizione culturale nei musei e nei teatri.
Gli strumenti e le politiche di sistema ormai consolidate, come l'ingresso gratuito fino a 18 anni, quello ridotto a 2 euro fino a 25 anni, l'uso intelligente delle nuove tecnologie con esperienze di gaming, app e realtà aumentata, che parlano il linguaggio contemporaneo dei giovani, sono un'altra delle nostre risposte di cui andiamo orgogliosi. Concludo: queste iniziative sono espressione di un orientamento consolidato, ormai, al Ministero della Cultura, con l'obiettivo di costruire un museo pubblico sempre più partecipato, sociale, accessibile, in piena sintonia con il Piano Olivetti, e, grazie a questi interventi, il panorama dei musei italiani sarà rinnovato anche e soprattutto per garantire una costante attenzione verso l'accessibilità, che comprenda la dimensione sensoriale, cognitiva e simbolica dell'esperienza culturale, perché la cultura, come auspicato nella nostra visione di Adriano Olivetti, possa essere chiave di sviluppo per una società più giusta, più aperta e più consapevole.
PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il gruppo di Noi Moderati la ringrazia perché le sue parole ci confortano e ci soddisfano. Siamo assolutamente convinti che la promozione della cultura sia un dettato costituzionale, e quindi un dovere. Anche perché la cultura ha una funzione educativa, come ha ben sottolineato, per le giovani generazioni e ancora di più per coloro che si trovano in condizioni di svantaggio e di degrado sociale. I numeri che abbiamo ricordato in quest'Aula oggi sono molto significativi: l'incremento dei visitatori, l'incremento degli introiti, dovuto anche a quell'importante iniziativa che si chiama Piano Olivetti, che è una spinta verso la fruizione, per favorire l'accesso e la frequentazione a musei e parchi archeologici.
Noi crediamo che sia un grandissimo errore pensare che la cultura sia appannaggio di qualcuno. Si è sempre detto, molti continuano a dire che deve essere appannaggio della sinistra. Ma la cultura non deve essere né appannaggio della sinistra, né appannaggio della destra. Questo tipo di discussione ha stancato chi ha sete e fame di cultura, e con l'iniziativa di Governo, con il suo impegno, Ministro, stiamo dimostrando, anche attraverso l'intitolazione del Piano ad Adriano Olivetti, che si stanno superando gli steccati ideologici, che stiamo pensando a questa sussidiarietà orizzontale che raggiunge le periferie, che raggiunge le zone più disagiate, perché la cultura è educazione, è crescita, è formazione, è lavoro, è occupazione, è economia, è un bene che deve essere fruito da tutti, in particolar modo nelle periferie e nei borghi.
Quindi, noi saremo al suo fianco, saremo al fianco dell'azione di Governo, perché cultura vuol dire crescita del nostro Paese, vuol dire costruzione del nostro futuro e, certamente, come ha detto lei, rigenerazione delle periferie e delle aree svantaggiate, sulle quali, insieme, potremmo dare un grande contributo (Applausi dei deputati dei gruppi Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Recenti risultati in materia di semplificazione normativa, con particolare riferimento alla riduzione e al riordino della legislazione - n. 3-01986)
PRESIDENTE. La deputata Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01986 (Vedi l'allegato A).
DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, in Italia decisamente ci sono troppe leggi, troppe normative. Qualunque sondaggio, qualunque analisi, ci dimostra che la percezione dei nostri concittadini è di un'autentica oppressione. Oppressione burocratica, ipertrofia legislativa, che riguarda non soltanto il rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione in tutti i suoi addentellati, ma che colpisce la competitività del nostro sistema produttivo, del nostro sistema industriale, del nostro sistema economico.
È un fatto che va molto indietro nel tempo, con cui ci siamo abituati tutti a convivere. Il Presidente Silvio Berlusconi, all'inizio del suo quarto Governo, fu il primo nella storia repubblicana ad istituire un Ministero apposito per la semplificazione. In questo Governo lei ha questa importante delega. Il Presidente del Consiglio annunciò, fin dal proprio insediamento, che la lotta all'oppressione burocratica sarebbe stata un punto programmatico importante. Sono qui, dunque, a chiederle quali risultati oggi lei può presentarci rispetto a questo importante punto del programma di Governo di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. La Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Grazie, Presidente, e ringrazio gli onorevoli interroganti, che accendono un faro su un tema essenziale quale è quello della semplificazione normativa. Una sfida cruciale per lo sviluppo economico e per la competitività.
E mi sento di dire con convinzione che il Governo sta conseguendo risultati molto importanti su questo fronte, sia per quello che riguarda la riduzione della legislazione, sia per quello che riguarda il riordino con effetti significativi a beneficio di cittadini ed imprese.
La legge 7 aprile del 2025, n. 56, è entrata in vigore il 9 maggio scorso. Con quest'ultima legge abbiamo dato vita ad un'opera di massiccia pulizia normativa, abrogando una vastissima serie di leggi e decreti prerepubblicani. Si tratta di oltre 30.000 atti, tra il 1861 e il 1946, riducendo di circa il 30 per cento lo stock normativo in vigore. Se si dovesse mettere una pagina accanto all'altra, le disposizioni eliminate coprirebbero una lunghezza di più di 40 chilometri.
Ho anche intrapreso un percorso volto ad un profondo riassetto normativo. Questo è lo specifico obiettivo del provvedimento approvato in Senato, in prima lettura l'8 maggio scorso, che rivitalizza lo strumento della legge annuale di semplificazione normativa e avvia il riordino della disciplina primaria in dieci diversi ambiti che ora sarà possibile regolare con testi unici o codici di settore.
Proprio attraverso l'eliminazione di sovrapposizioni, di incoerenze normative si potranno evitare confusioni interpretative garantendo maggiore certezza nei rapporti giuridici, con effetti di snellimento complessivo del sistema e semplificazione della vita per i cittadini e le imprese.
Con lo stesso disegno di legge ho introdotto varie innovazioni fra i principi: il legislatore dovrà tenere conto sempre dell'impatto delle leggi sulle future generazioni e sulla parità di genere; la digitalizzazione e gli strumenti di intelligenza artificiale dovranno essere poi applicati all'attività di produzione e di riassetto normativo.
Allarmante il peso economico della burocrazia: 80 miliardi di euro è il costo annuo per le piccole e medie imprese e 225 miliardi di euro l'anno per famiglie e imprese. Importi che, con la semplificazione normativa, potranno essere risparmiati e indirizzati a beneficio di altre priorità del nostro Paese.
Ma il disboscamento normativo nazionale non è sufficiente se non si incide anche sul diritto eurounitario. È stata di recente attribuita un'apposita delega per la semplificazione al Commissario Dombrovskis, che ho incontrato il 4 marzo scorso a Bruxelles, e con il quale ho avviato una collaborazione fruttuosa per un confronto sulla semplificazione normativa a monte, e non a valle, e cioè nella fase istruttoria di elaborazione delle norme europee (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. La deputata Bergamini ha facoltà di replicare.
DEBORAH BERGAMINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringrazio. Sono soddisfatta della risposta che ha voluto fornire perché da questa risposta si capisce lo spirito del lavoro che lei sta facendo, nel rispetto delle sue competenze naturalmente, e anche la portata. Perché immaginare 40 chilometri di pagine di norme, una accanto all'altra, ci dà la misura di che tipo di sfoltimento del panorama normativo sia necessario.
Ora, è evidente che i livelli sono diversi: c'è il livello nazionale, c'è il livello comunitario, c'è il livello di normative regionali e, quindi, sappiamo molto bene che siamo nel mezzo di una giungla normativa. Ma sappiamo altrettanto che il nostro dovere - e credo che lei lo stia compiendo in pieno - è proprio quello di dare risposte concrete ai cittadini italiani su questo per liberare il nostro Paese da questa oppressione e anche da queste sovrapposizioni che rendono difficilissimo addirittura interpretare questo enorme patrimonio di norme.
Quindi, io la ringrazio. Credo che la strada giusta sia quella che questo Governo sta perseguendo e che sia anche un modo per rispettare un impegno preso con i nostri concittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Intendimenti del Governo in merito alla riforma della legge elettorale – n. 3-01987)
PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boschi ed altri n. 3-01987 di cui è cofirmatario (Vedi l'allegato A).
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, i nostri quesiti sono molto chiari e spero lo siano anche le sue risposte. La Presidente Meloni di recente, al Senato, ha fatto capire di voler modificare l'attuale legge elettorale. A seguire, sono state fatte trapelare alla stampa le linee della possibile riforma.
Le chiedo allora: è vero che volete passare dall'attuale legge ad una con impianto proporzionale che preveda un premio di maggioranza al 55 per cento per la coalizione che superi il 42 per cento? È vero che la modifica prevede l'indicazione del nome del candidato Premier sulla scheda elettorale? È vero che la modifica eliminerebbe completamente le liste bloccate inserendo, invece, in tutte le circoscrizioni il voto di preferenza? È vero che la modifica prevederebbe l'eliminazione dell'attuale sbarramento al 3 per cento? Da ultimo, è vero che la Presidente del Consiglio sarebbe intenzionata a porre la questione di fiducia, nonostante in occasione di altre riforme elettorali lei stessa definì tale scelta uno scandalo?
PRESIDENTE. La Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Grazie, Presidente. Gli interroganti richiamano l'attenzione su eventuali, futuribili modifiche alla legge elettorale, la più politica delle leggi, come sembra le definisse Vittorio Emanuele Orlando. Non è dubitabile che in Italia, nel dibattito pubblico e in sede politico-parlamentare, il tema della legge elettorale si inabissi e riaffiori periodicamente come un fiume carsico.
Tuttavia, in questa sede istituzionale sarebbe inappropriato avventurarmi nel commentare interviste rilasciate a titolo personale o, addirittura, indiscrezioni “retroscenistiche”, tanto più se si pretende da queste di trarre conclusioni affrettate circa le scelte che sarebbero state compiute in materia elettorale dal Governo e dalle forze politiche che ne sostengono l'operato.
Se restiamo ai fatti e lasciamo in ombra i rumors, come si conviene a quest'Aula, una sola cosa si può dire con assoluta trasparenza: che presso il Governo, ad oggi, non è stato attivato alcun tavolo politico o tecnico, formale o informale, che abbia il mandato di modificare la legge elettorale vigente, né la materia risulta all'ordine del giorno dei lavori parlamentari.
Quanto poi all'accorata preoccupazione manifestata dagli interroganti circa il vulnus democratico che sarebbe ipoteticamente - dico ipoteticamente - inferto dalla possibilità futura che il Governo ponga il voto di fiducia su una legge elettorale che dovesse approvare nell'arco della legislatura, ebbene, onorevole Giachetti, questa preoccupazione mi meraviglia fino allo stupore.
Precisamente, in tema di legislazione elettorale, ripetuti vulnera nei fatti e non nelle presunte intenzioni sono stati commessi proprio dal Governo Renzi e, poi, dal Governo Gentiloni, di cui l'onorevole Boschi ha fatto parte con ruoli di rilievo per ben otto volte su una stessa legge elettorale. Mi riferisco, in particolare, alla legge elettorale n. 52 del 2015, il cosiddetto Italicum, su cui la questione di fiducia è stata posta dal Governo Renzi alla Camera dei deputati proprio dall'onorevole Boschi, prima firmataria di questo atto ispettivo, nella veste di Ministro per i Rapporti con il Parlamento (seduta del 28 aprile 2015). Il Governo Gentiloni, di cui sempre l'onorevole Boschi era autorevole Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha fatto addirittura l'en plein. Sulla legge elettorale n. 165 del 2017, il cosiddetto Rosatellum, la questione di fiducia è stata posta per tre volte alla Camera e cinque volte al Senato.
Faccio notare incidentalmente che sono stati impiegati meno di 15 giorni per la seconda lettura.
Che posso dire, dunque, conclusivamente su questo punto? Faremo di tutto per non seguire il vostro esempio.
PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di replicare.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Il fatto che la Ministra esordisca dicendo che questa non è la sede appropriata per discutere alcune cose non mi meraviglia, atteso che normalmente il Governo anche le riforme costituzionali - e penso alla riforma della separazione delle carriere - intende gestirle a casa sua e il Parlamento è soltanto una passerella dove far transitare i documenti.
Quindi, non mi meraviglia, ma la cosa che sicuramente oggi è bene che qui fuori si sappia è che la Ministra ha formalmente smentito la Presidente del Consiglio, perché la Ministra forse era assente al Senato quando la Presidente del Consiglio ha detto che lei è per inserire le preferenze. Avvisi la Ministra per le riforme istituzionali che per inserire le preferenze bisogna modificare l'attuale legge elettorale.
Poi, magari, la Ministra ci dovrebbe spiegare anche che fine ha fatto la madre di tutte le riforme, che ormai giace moribonda da qualche parte e ci viene detto che la si vuole portare avanti, però la si dimentica sempre sul letto di morte, con tutto il Governo che le fa il funerale e non se ne vede alcun tipo di prospettiva, ma vorrei dire alla Ministra che a me fa molto piacere la sua valutazione sulla fiducia che è stata data in passato. Io non ho mai parlato di vulnus; ho fatto una domanda precisa, cioè se la Presidente del Consiglio e il Governo intendono porre la fiducia, perché questo penso che sia un problema che non riguarderà soltanto l'opposizione, ma penso che riguarderà anche la maggioranza. La sostanza è che su una cosa la Ministra ha smentito la Presidente del Consiglio e sull'altra è stata totalmente reticente e quando non si danno, a domanda precisa, delle risposte che negano qualcosa, vuol dire che qualcosa si sta facendo in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.
La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,20.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Comunicazioni del Presidente ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento e assegnazione di un disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica.
PRESIDENTE. Comunico, ai sensi del comma 1 dell'articolo 123-bis del Regolamento, la decisione in merito al seguente disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica: “Disposizioni per la revisione dei servizi per i cittadini e le imprese all'estero” (2369).
Alla luce del parere espresso nella seduta odierna dalla V Commissione (Bilancio) ed esaminato il predetto disegno di legge, la Presidenza comunica che lo stesso non reca disposizioni estranee al suo oggetto, come definito dall'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento.
A norma degli articoli 72, comma 1, e 123-bis, comma 1, del Regolamento, il disegno di legge è assegnato, in sede referente, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XI e XIV.
Commemorazione della strage di piazza della Loggia.
PRESIDENTE. Come convenuto, avranno ora luogo gli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti del gruppo Misto volti a ricordare le vittime della strage di piazza della Loggia.
Ha chiesto di parlare la deputata Cristina Almici. Ne ha facoltà. Rammento a tutti che abbiamo due minuti a intervento. Prego.
CRISTINA ALMICI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi, 28 maggio, ricorre il cinquantunesimo anniversario della strage di piazza della Loggia, a Brescia, una delle pagine più tragiche e dolorose della nostra storia repubblicana. Erano le ore 10,12 del 1974 quando una bomba, nascosta in un cestino dei rifiuti, esplose durante una manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dalle forze democratiche. L'attentato provocò la morte di otto persone e oltre cento feriti. Un attacco vigliacco, compiuto nel cuore di una piazza piena di cittadini inermi.
Le vittime erano donne e uomini impegnati nella vita civile, uniti dal desiderio di testimoniare pacificamente un rifiuto netto alla violenza. Colpire quella piazza significava tentare di colpire la democrazia, la partecipazione e la libertà. Fu l'eversione nera a insanguinare Brescia, con l'intento di destabilizzare le istituzioni repubblicane. Lo ha ricordato anche il Presidente del Senato, parlando di un attentato che voleva ferire il cuore della democrazia. Dopo decenni di indagini e battaglie giudiziarie, alcuni esponenti del gruppo neofascista Ordine nuovo sono stati condannati, ma la strada per ottenere giustizia piena è stata lunga, dolorosa e segnata da troppe ombre.
Come ha sottolineato il Presidente della Repubblica, quel tragico evento fu parte di una strategia eversiva che mirava a indebolire le conquiste sociali e democratiche del nostro Paese. Eppure Brescia e l'Italia seppero reagire con dignità e coraggio, facendo della memoria una scelta politica e civile. Oggi ci stringiamo idealmente ai familiari delle vittime e alla comunità bresciana a cui appartengo, alla quale va il nostro rispetto e il nostro grazie per avere mantenuto viva la domanda di verità e giustizia. È doveroso perseverare nella ricerca della verità e custodire con cura la memoria, perché essa sia presidio di libertà; un dovere della memoria che coinvolge l'intero Paese; una memoria non solo individuale o locale, ma collettiva e nazionale, che ci impegna ogni giorno a rifiutare l'odio e a difendere, con coraggio e coerenza, i valori della nostra Repubblica.
Ricordare piazza della Loggia non è un semplice atto commemorativo: è un dovere, affinché il nostro Paese non dimentichi mai che la democrazia si difende con la verità, con la partecipazione e con il rifiuto netto di ogni forma di fanatismo e di violenza ideologica. Le chiedo anche, se è possibile, di dedicare un minuto di silenzio, poi, alla strage (Applausi).
PRESIDENTE. Sicuramente ci assoceremo, al termine degli interventi di tutti i colleghi, ovviamente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione antifascista, esplose una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti a piazza della Loggia, a Brescia. Morirono subito 8 persone, che poi sono diventate 9, e 102 sono stati i feriti, caduti per la libertà e la democrazia, come 20 anni prima i partigiani. Quella strage, anche con sentenze passate in giudicato, è stata riconosciuta come una strage neofascista, compiuta da esponenti di Ordine nuovo, con la copertura e la connivenza di settori deviati dello Stato.
Prima di tutto, voglio manifestare qui il cordoglio e la solidarietà ai familiari delle vittime e alla loro associazione, che ha condotto in questi anni una battaglia molto importante per la verità e la giustizia, e a tutta la comunità di Brescia. Permettetemi di abbracciare molto forte il nostro collega Girelli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che rappresenta quella comunità nel nostro Parlamento.
Quella strage fece parte di quegli anni terribili della strategia della tensione, un disegno eversivo di cui furono autori materiali terroristi neofascisti, sostenuti, incoraggiati e finanziati da settori deviati dello Stato, da ingerenze straniere nel nostro Paese, dalla loggia massonica P2, da esponenti politici dell'estrema destra. Una strategia che è andata da piazza Fontana alla strage della stazione di Bologna. E permettetemi di dirvi che la mia città, Bologna, e Brescia sono unite in questo ricordo così terribile. Una strategia che mirava a condizionare la nostra democrazia, a bloccare un percorso di riscatto sociale che era in atto nel Paese, a impedire alla sinistra, in particolare al Partito Comunista Italiano, di entrare al Governo del Paese, di avere un'esperienza di Governo del Paese.
Oggi il Presidente Mattarella, nelle sue parole molto belle dedicate alla strage di Brescia, ci ricorda come la nostra democrazia e l'unità delle forze politiche democratiche hanno sconfitto quella strategia eversiva, che, peraltro, ha visto, con connivenze e contatti, presenti anche il terrorismo politico-mafioso e quello delle Brigate rosse. Però è vero che quella stagione ha influenzato profondamente la storia del Paese, ha condizionato la nostra democrazia.
Penso che oggi tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali sono chiamati a fare fino in fondo i conti con quella storia, una storia che rimane nel Paese, che condiziona ancora oggi la nostra democrazia, dicendo parole chiare sulle responsabilità e su quello che è accaduto in quella fase storica, per difendere quei valori comuni di libertà, di democrazia, di antifascismo, che sono il fondamento della nostra Costituzione e della nostra Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bordonali. Ne ha facoltà.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi, pur essendo fisicamente in quest'Aula, da bresciana, con la mente, sono a Brescia, in piazza Loggia, là dove ogni anno la città si stringe nel ricordo delle vittime, delle 8 vittime della strage di piazza Loggia. È una ferita profonda, che, come ha ricordato anche oggi il Presidente della Repubblica, non si ricomporrà mai; una ferita che non riguarda solo Brescia, ma che riguarda l'intero Paese.
Ecco, da bresciana, quella ferita l'ho vissuta ogni volta che ho ascoltato i racconti di chi, quel giorno, in quella piazza c'era, ma è una ferita che io, come tutti i bresciani, anche gli amici presenti in Aula, vivono ogni volta che, passando da piazza Loggia, vedono quella lapide con gli 8 nomi delle 8 vittime, ma vedono, a fianco di quella lapide, la colonna che oggi, ancora oggi, ha una parte mancante. Quella parte mancante in cui c'è tutta la violenza di quel giorno, in cui c'è ancora la memoria che ci interroga e che pretende, ancora oggi, la verità.
E quella ferita, la ferita che vediamo in quella colonna, la ferita che vediamo in quella lapide, continua a parlare anche a chi quel giorno non c'era. Questa mattina, Presidente, come ogni anno, alle 10,12, il silenzio ha avvolto l'intera piazza Loggia. Solo il battito delle campane, i rintocchi delle campane, gli 8 rintocchi a ricordare le 8 vittime hanno spezzato quel silenzio solenne.
E ogni anno quel silenzio e quei rintocchi rinnovano il profondo legame che c'è tra la città e la sua storia ferita, una memoria che resta viva e che chiede, ancora oggi, giustizia. Io non voglio ripercorrere le lunghe e controverse vicende giudiziarie che ci sono state in questi anni, però voglio arrivare alle recenti vicende giudiziarie che hanno individuato i responsabili materiali della strage e hanno restituito, quindi, un frammento di verità.
Però, proprio oggi, nel giorno della memoria, io ritengo che non possiamo tacere su una profonda preoccupazione, la preoccupazione che chi è stato condannato in primo grado a trent'anni per essere stato riconosciuto l'esecutore materiale della strage - qualora nei successivi gradi di giudizio venga confermato che è l'esecutore materiale - non sconti questa pena, perché già oggi questa persona è un cittadino elvetico e la Svizzera ha già comunicato che non ne consentirà l'estradizione perché il reato è prescritto secondo il proprio ordinamento.
Vado verso la conclusione, ma mi permetta, Presidente: proprio in questa giornata io ritengo che tutti dobbiamo unirci e fare la nostra parte, affinché venga scongiurato questo fatto, ovvero che il colpevole, qualora venga riconosciuto tale al terzo grado di giudizio, non paghi per quello che ha commesso.
Concludo, Presidente, dicendo che è fondamentale continuare a rendere omaggio a chi ha perso la vita, a chi ha continuato a cercare la verità e a chi continua a ritrovarsi in questa piazza perché la memoria non è un rito ma è un dovere. È il dovere della memoria che misura la tenuta democratica della nostra Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese; Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere; Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica; Clementina Trebeschi, 31 anni, insegnante; Euplo Natali, 69 anni, pensionato ed ex partigiano; Luigi Pinto, 25 anni, insegnante; Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio; Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio. Sono i caduti, 51 anni fa esatti, della strage di piazza della Loggia, un attentato di matrice neofascista che ha ucciso otto lavoratori e ferito 100 persone che passavano di lì per caso; una bomba che voleva portare disordine in un'Italia che faticosamente i nostri padri cercavano di rimettere in carreggiata per consegnarcela libera e florida così come la conosciamo oggi.
Anche qui, come capita fuori, si fa spesso largo una specie di nostalgia per un'Italia che fu, riappare nella memoria una specie di golden age dove tutti pensano che si potesse stare meglio. I nomi delle vittime della strage di Brescia ricordano a tutti noi - e innanzitutto a me stesso - che, mezzo secolo dopo, la democrazia ha vinto per sempre sulla paura. Un insegnante o un operaio che la mattina si diriga verso il suo posto di lavoro non rischia più di saltare in aria per mano di un terrorista interno. Per questo successo abbiamo il dovere di conservare il ricordo dei caduti e di stringerci alle loro famiglie, di ringraziare quelle italiane e quegli italiani che seppero reagire e ripudiare la violenza regalandoci la libertà che abbiamo ereditato da loro e che dobbiamo continuare a difendere ogni giorno con le parole e con i fatti e, dunque, qui dentro anche con le leggi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio ringraziare sia la Presidenza che tutti gli altri gruppi che hanno aderito e condiviso la nostra richiesta di procedere a questa doverosa commemorazione, quindi davvero grazie a tutti.
Il 28 maggio del 1974, 51 anni fa quindi, in piazza della Loggia, alle ore 10,12 del mattino, una bomba terrificante fu fatta esplodere e uccise otto italiani, cittadini inermi e innocenti, e ne ferì altri 100 durante una manifestazione democratica e pacifica organizzata dai sindacati.
Fu una strage neofascista, ma, per affermare processualmente questa verità che era stata fin dalle prime ore, dal principio, un'assoluta ovvietà, abbiamo dovuto attendere decenni a causa di depistaggi, occultamenti di prove e tentativi di fermare la magistratura.
Ormai possiamo dirlo, senza ombra di dubbio, grazie, appunto, a sentenze che sono passate in giudicato e che descrivono un quadro preciso in cui questa ed altre orrende stragi, questo devastante tentativo di attacco alla democrazia furono organizzati da esponenti del neofascismo bresciano e veneto. E costituì una delle tragiche tappe di quella che fu definita la “strategia della tensione” che, quindi, vide l'Italia, i cittadini italiani e le istituzioni repubblicane attaccati mediante una lunga serie di stragi, tutte eseguite materialmente da elementi neofascisti.
Tra l'altro, si originò questa sequela che non ha avuto poi eguali in alcun Paese europeo, in alcun Paese della NATO. Quindi, solo da noi si è avuta questa tragica catena di eventi che aveva uno scopo molto preciso, cioè quello di sovvertire l'ordinamento democratico e di imprimere una svolta autoritaria al Paese, di sopprimere nel sangue di cittadini innocenti le istanze di rinnovamento politico e quelle di modernità che, appunto, partivano dai cittadini, dai lavoratori, dagli studenti e dalla società civile.
Quindi, l'obiettivo - dobbiamo dirlo per rendere giustizia e onore ai martiri e ai caduti - era di sabotare la piena attuazione della nostra Costituzione o, addirittura, di stravolgerla per mantenere l'Italia in un non meglio precisato quadro internazionale.
Si voleva, quindi, fermare con le bombe un percorso democratico che vedeva, allora, alcune forze di sinistra che si stavano avvicinando a responsabilità di governo, proprio nel Paese che aveva il Partito Comunista più grande, più organizzato sia d'Europa sia dei Paesi NATO. I mezzi usati furono il terrore, le stragi, l'insicurezza e, quindi, le morti innocenti che dovevano instillare nei cittadini la voglia di più sicurezza e di una svolta autoritaria.
Gli autori materiali di questa e di altre stragi erano elementi neofascisti - l'ho detto e l'hanno ricordato altri colleghi - che hanno goduto di coperture a vari livelli, anche da parte dei nostri settori dei servizi di informazione e sicurezza, che noi chiamiamo “deviati”. Centri occulti ed estremamente potenti avevano, magari, ispirato e incoraggiato questi settori neofascisti e, poi, hanno messo in campo tutta la loro potenza per cercare di depistare e inquinare le indagini della magistratura, che praticamente solo dopo 40 o 50 anni sono riuscite a individuare alcuni, non tutti, degli esecutori materiali.
Si pensi che altri due neofascisti sono stati incriminati, rinviati a giudizio poco più di un anno fa. Questo per dare il quadro della difficoltà in cui la magistratura si è mossa.
Mi avvio a concludere, Presidente. Tutte le indagini messe in campo avevano un comune denominatore: l'attivazione immediata dei depistaggi, della distruzione di prove e, inoltre, la presenza di esponenti o informatori o soggetti collaterali ai nostri servizi di informazione.
È successo praticamente in tutte le stragi: è successo, per esempio, nella strage del treno Italicus in cui emerse che il SID aveva infiltrato i neofascisti che stavano preparando la strage e, quindi, avvertì sostanzialmente in diretta il servizio di informazione e sicurezza, ma nulla venne fatto per fermare la strage; nella strage di Peteano, in cui morirono tre carabinieri innocenti, gli autori dei depistaggi furono proprio dei colleghi carabinieri, così come nel caso della bomba davanti alla questura di Milano, il cui autore era un gladiatore, era in Gladio.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Concludo davvero. Così come nella strage di Piazza Fontana, in cui il depistatore maggiore era il numero due dell'allora Servizio di sicurezza e informazioni: il generale Gianadelio Maletti, in onore del quale in questo Parlamento, nel 2022, fu organizzato un incontro. Ecco, e concludo veramente, mi auguro che una cosa del genere non accada mai più in questo Parlamento. Non bisogna ricordare i depistatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che hanno aiutato gli stragisti che hanno ammazzato 17 italiani innocenti. Se non è più possibile arrivare a scrivere le sentenze definitive - Presidente, concludo davvero - che almeno si scriva la storia senza falsità, senza revisionismi…
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO PELLEGRINI (M5S). … e senza alcuna indulgenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Vorrei riportare l'attenzione sua e dei colleghi a quel drammatico 28 maggio del 1974, in cui una bomba, in piazza della Loggia, a Brescia, uccise otto persone e ne ferì 102. Poi le vittime divennero nove. Per quella strage sono stati condannati in via definitiva esponenti dell'eversione nera. In quella piazza, 51 anni fa, si manifestava contro il terrorismo di stampo fascista. Ricordare oggi quelle vittime potrebbe ridursi a retorica; non lo sarà se sapremo riscoprire le ragioni di chi andò in piazza allora e come alla violenza del terrorismo Brescia seppe reagire senza altra violenza ma restando nella democrazia. C'è un testimone di quella tragedia che ci aiuta nella verità di questa memoria: Manlio Milani, che quel giorno perse la moglie Livia e molti amici.
Milani si è chiesto: “Perché sono sopravvissuto?”. Gli dissero: “Ricordati che quella bomba ha colpito tutti” e lui: “Lì capii che io non sono solo vittima, ma anche testimone”. Milani si è speso perché fosse fatta giustizia: a lui si deve la fondazione della Casa della Memoria di Brescia, di cui è presidente. Poi alla memoria ha voluto aggiungere la coscienza profonda delle ragioni di quel gesto, anche nella memoria di chi l'aveva messo in atto, e ha voluto aderire ad un percorso di giustizia riparativa che ha visto dialogare familiari delle vittime del terrorismo ed ex esponenti della lotta armata. “Per me ha significato comprendere quali fossero le ragioni per uccidere” - ha detto Milani - “chi uccide e perché? Il pensiero che avevo prima di incontrarli era: sarò in grado di stringere loro la mano? Significava avere davanti a me una persona. Ho capito, attraverso il percorso riparativo, quanto fosse forte il senso di appartenenza nella lotta per quella che ritenevano una verità assoluta. Lì entravano in gioco emozioni e sentimenti. Ma è anche emersa la forza del dialogo: ascoltarci” - prosegue Milani - “tenere conto del punto di vista dell'altro non giudicandolo, avere cura e attenzione per il linguaggio, rendersi conto che la mia sofferenza è uguale alla sua sofferenza. Agnese Moro, quando le chiesero perché accettasse di incontrare chi aveva contribuito alla morte di suo padre, rispose: dobbiamo ridare vita”.
Presidente, la doverosa memoria - e concludo - acquista più valore se apre a questo tentativo di ricucire uno strappo violento nella convinzione tra noi. Per concludere, Presidente, faccio ancora mie alcune parole di Manlio Milani (è molto breve: una frase breve, ma significativa): “Ridare vita per riscoprire la propria umanità” (Applausi dei deputati dei gruppi di Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, 51 anni fa, il 28 maggio 1974, quella maledetta bomba esplose in piazza della Loggia, nella nostra amata Brescia, durante una manifestazione antifascista. Otto persone persero la vita e per noi è sempre molto importante ricordare i loro nomi: Luigi Pinto, Livia Bottardi Milani, Euplo Natali, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi, Giulietta Banzi Bazoli, Vittorio Zambarda e Clementina Calzari Trebeschi. Con loro oltre 100 feriti. Questa è una ferita che non si è mai rimarginata, un colpo inferto non solo alla nostra città ma alla democrazia repubblicana.
Per anni quella strage ha conosciuto l'ombra dell'insabbiamento, del depistaggio, dei silenzi. Eppure da quel dolore si è levata una voce ostinata, coraggiosa, determinata, una voce capace di dare “una risposta unita, in difesa della nostra Costituzione”, come ha ricordato il Presidente Mattarella. Quella voce è stata, prima di tutto, quella dei familiari delle vittime, che non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia e di arrendersi di fronte alle mancate sentenze. Ma è stata anche la voce della Casa della Memoria di Brescia, presidio civile e culturale, che ha custodito e trasmesso la storia, ha tenuto accesa la luce sulla responsabilità dei neofascisti e sulle complicità di apparati deviati dello Stato. Responsabilità che con grandissimo ritardo sono finalmente emerse. Peccato che, come ricordavano i colleghi, chi oggi è stato condannato in primo grado per le responsabilità materiali della strage, anche se confermato nelle future sentenze, non verrà estradato.
Oggi, per noi, ricordare non è solo un dovere, è un atto politico nel senso più alto del termine, è scegliere da che parte stare, è riconoscere che la memoria non è nostalgia ma resistenza. A Brescia ogni 28 maggio la piazza si riempie non di retorica, ma di cittadine e di cittadini che testimoniano un impegno vivo, consapevole e condiviso e le assicuro, Presidente, che per noi bresciani non essere lì oggi è un dolore immenso. A tutti quelli che oggi hanno riempito piazza della Loggia, alla città intera ferita e alla città che non vuole dimenticare va il nostro grazie, perché da quella strage è nata una memoria che non chiede vendetta ma verità e la verità è il fondamento della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Prima di iniziare il mio intervento, voglio far notare a quest'Aula e a lei Presidente che nessun rappresentante del Governo, esattamente come l'anno scorso, è presente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Vergogna!
Il 28 maggio del 1974, uomini e donne della migliore Italia democratica stavano manifestando in piazza della Loggia, a Brescia, contro le frequenti incursioni violente di bande neofasciste, quando una bomba nascosta in un cestino portarifiuti esplose, provocando la morte di otto innocenti e il ferimento di più di 100 persone.
La responsabilità di quell'atto orribile, come di tutte le altre atroci stragi di quegli anni - piazza Fontana, treno Italicus, bombe sui treni, stazione di Bologna, strage di Natale sul rapido 904 - è dei gruppi dell'ordinovismo fondato da Pino Rauti, come storicamente e giudiziariamente ormai accertato.
I neofascisti e i loro alleati attuarono la forma più crudele della strategia della tensione, perché intendevano fermare le lotte sociali di operai, studenti, donne, dell'Italia democratica che in quegli anni dava vita a riforme di portata decisiva: il 12 dicembre del 1969 era stato approvato lo statuto dei lavoratori, poi il regionalismo, il diritto nuovo di famiglia, il divorzio, poi ancora, negli anni successivi al 1974, sarebbero arrivate la legittimazione dell'interruzione di gravidanza, la riforma sanitaria, quella della salute mentale.
Proprio pochi giorni prima della strage di piazza della Loggia arrivò la vittoria del fronte divorzista nel referendum, che schiacciò le pulsioni più reazionarie e retrive del nostro Paese. La risposta del neofascismo, che combatteva la nostra Repubblica democratica e la Costituzione antifascista, cosa fu? Furono le bombe.
I responsabili godettero della protezione da parte di uomini in divisa e di politici reazionari, perfino di depistaggi…
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUANA ZANELLA (AVS). …delle indagini, concludo, Presidente.
Dopo oltre cinquant'anni è ancora aperto il dibattimento contro due responsabili del massacro di quel terribile 28 maggio del 1974, condotto con enormi difficoltà dai magistrati di Brescia perché perfino mancano le aule per le udienze a disposizione, così come sono andati avanti, con tenacia e determinazione, i familiari delle vittime a Brescia, come a Milano, Bologna e altrove. A loro va la nostra gratitudine, per aver condotto un'incessante battaglia per la verità, che restituisce non solo certezze giudiziarie, ma anche una testimonianza valorosa di cosa significhino …
PRESIDENTE. Concluda.
LUANA ZANELLA (AVS). … la difesa e la salvaguardia dei valori democratici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Oggi il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso parole chiare ed affettuose nei confronti dei familiari e della città di Brescia, che voglio condividere, parole che ha espresso commemorando le vittime dell'attentato terroristico che il 28 maggio di cinquantuno anni fa colpì il cuore di Brescia e dell'Italia intera, un atto di eversione nera che “aveva come obiettivo la destabilizzazione della Repubblica, l'indebolimento della democrazia, l'attacco alle conquiste sociali” che si stavano facendo.
La strategia eversiva di matrice neofascista, che ha generato e posizionato quella bomba, era ed è la negazione di ogni principio democratico di libertà e pacifica convivenza sociale, che devono essere alla base della nostra democrazia e della nostra Repubblica.
L'Italia reagì, la città di Brescia reagì, anche se quella ferita rimarrà sempre marchiata a fuoco nella nostra storia e in quella umana dei familiari, quella delle otto vittime e degli oltre 100 feriti, e in questa sede, Presidente, mi permetto di ricordare anche il nostro collega, il senatore Alfredo Bazoli, che proprio in quella tragica esperienza perse la madre.
Fare memoria in quest'Aula serve per ricordare a noi stessi e ai cittadini che quelle pagine drammatiche di storia non devono più accadere e dobbiamo costruire ogni giorno gli anticorpi democratici per respingere ogni rigurgito.
La risposta delle istituzioni ha avuto un costo, un costo dovuto a tanti cittadini, a tanti servitori dello Stato che si sono sacrificati, che hanno lavorato affinché prevalesse la democrazia sull'eversione.
Sulla strage di piazza della Loggia, dopo tante opacità e anche connivenze di settori deviati dello Stato, giustizia e verità finalmente hanno saputo farsi strada.
Quindi, da parte mia e del gruppo intero di Italia Viva, desidero esprimere vicinanza ai familiari, all'intera città di Brescia e ai tanti cittadini che con noi stanno condividendo questo momento di commemorazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (MISTO). Grazie, Presidente. Io so che le commemorazioni non sono esattamente un momento per fare anche qualcosa che possa essere lontanamente assimilato a una polemica, però io ve lo devo dire. Io sarei molto contento, da italiano, se le cose stessero come ho sentito dire da alcuni colleghi. Sarei molto contento, perché avremmo più chiarezza sul nostro passato, ma non è questa la storia che è successa in questo Paese.
Non so se avremo mai la maturità - adesso sicuramente non ce l'abbiamo - di riconoscere che in questo Paese si è combattuta una guerra: cioè, la Guerra fredda, in questo Paese, era di temperatura superiore, perché eravamo il Paese di frontiera della Guerra fredda, con il più grande partito comunista d'Europa occidentale, che era il nemico di quegli anni (La deputata Zanella: “Nemico tuo!”). No, non era il nemico mio, era il nemico della logica di Yalta con cui è finita la Seconda guerra mondiale. E, quando si ebbe l'impressione che l'Italia potesse scivolare, democraticamente, dall'altra parte del muro di Berlino, c'è stata una reazione per mantenere un ordine politico-economico deciso alla fine della guerra. E questa è stata una reazione criminale, ovviamente, perché quando si ammazzano cittadini italiani è una reazione criminale. Ma se non inquadriamo queste vicende in quell'ottica storica, non arriveremo mai a capire che cosa è successo in questo Paese.
Io ho l'impressione che non ci arriveremo mai perché le forze politiche sono ancora prese dalla sindrome dell'album di famiglia, come disse Rossana Rossanda, cioè hanno paura di rivedere nei soldati di quella guerra calda, che c'è stata in questo Paese, dei propri antenati. Cosa che non è così, perché a nessuno verrebbe in mente, quando si parla di Brigate rosse, di vedere l'album di famiglia di qualsiasi forza politica presente in questo Parlamento e a nessuno verrebbe in mente, quando si parla di Ordine nuovo o di terrorismo neofascista, di vedere l'album di famiglia di forze politiche presenti in questo Parlamento. Eppure, non riusciamo ancora ad avere l'occhio storico per capire e guardare quegli eventi con quella lente.
E guardate - e concludo - che su Brescia, Italicus e piazza Fontana, tragicamente, ci va anche bene, perché il contesto storico di quegli attentati è chiaro ed è quello che tanti storici hanno detto, più o meno, in questi termini. Sono molto meno convinto rispetto ad altri colleghi - ma ne parleremo alla prossima commemorazione - che Ustica e Bologna facciano parte della stessa strategia. Lì noi non sappiamo neanche il movente di quegli attentati. Abbiamo la giustizia che si è espressa nei confronti degli esecutori materiali, e ovviamente rispettiamo quelle sentenze, ma, a differenza della linea della strategia della tensione che ha mosso Italicus, piazza Fontana e Brescia, non abbiamo la più pallida idea del perché qualcuno, a un certo punto, decise di ammazzare 81 cittadini in volo sopra l'isola fra Ponza e Ustica e non abbiamo la più pallida idea del perché qualcuno decise di affidare ai condannati in via definitiva di mettere una bomba alla stazione di Bologna. Sappiamo che uno di quei condannati, poi, è ricomparso anche in vicende relative agli attentati del 1992-1993. Sto parlando di Paolo Bellini, che fu quello che suggerì ad Antonino Gioè: perché la mafia non prova a mettere qualche bomba nei luoghi artistici del Paese? Cosa che accadde e ieri abbiamo ricordato la strage di via dei Georgofili.
Insomma - e concludo -, noi siamo liberi di guardare a quegli episodi della storia d'Italia come se fosse il terzo, quarto, quinto tempo di un confronto politico fra di noi. Se faremo così noi non arriveremo mai a capire che cosa è successo in questo Paese. Se, invece, avremo il coraggio di guardare a quegli eventi con gli occhi della storia, senza aver paura di avere riflessi sulla contesa politica odierna di quello che scopriamo, allora può darsi che a quegli 8 morti di Brescia, a quei 16 morti di piazza Fontana, ad Aldo Moro renderemo giustizia. Io penso che giustizia la renderemo solo in quel caso e non certo con parole un po' rituali che tutti noi, ogni volta, diciamo ogni anno (Applausi).
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). La Presidenza, richiamando quanto già espresso dal Presidente della Camera nella giornata odierna si associa al ricordo delle vittime della strage di piazza della Loggia e si stringe al fianco dei loro familiari e a tutta la comunità bresciana colpita dal vile e crudele attentato di matrice neofascista. Nell'auspicio che sia sempre custodita la memoria di quanto accaduto e che si perseveri nella ricerca della verità, invito tutta l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Associandomi ovviamente al cordoglio che abbiamo espresso fino a questo momento per l'attentato vile di matrice neofascista di Brescia, vorrei ricordare che oggi è anche l'anniversario di un altro grave episodio di terrorismo. Il 28 maggio del 1980 a Milano veniva assassinato Walter Tobagi, un giornalista impegnato coraggiosamente con i suoi articoli nel contrastare e nel combattere l'ondata terroristica che in quegli anni colpiva il nostro Paese. E fu assassinato all'indomani di un editoriale scritto sul Corriere della Sera, il cui titolo era: “non sono samurai invincibili”.
Aveva ragione perché la democrazia italiana è stata più forte di loro e alla fine li ha sconfitti e ha vinto. Ma li ha sconfitti e ha vinto pagando un prezzo di sangue altissimo. Quindi, io penso che sia giusto ricordare in questo giorno quanto l'Italia abbia pagato, per i colpi del terrorismo nero e del terrorismo rosso, la sua difesa della democrazia e della libertà. Ricordarlo vuol dire essere consapevoli che, così come abbiamo fatto allora, anche oggi la difesa della libertà e della democrazia è un valore che ci deve impegnare costantemente tutti i giorni (Applausi).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fassino. La Presidenza si associa al ricordo del giornalista ucciso.
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori e su altro argomento, l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Quest'oggi il Consiglio d'Europa, tramite la Commissione dedicata alla verifica dei fenomeni di razzismo e antisemitismo, ha rilasciato un dossier con cui si rinnova l'accusa alla Polizia e alle Forze dell'ordine italiane di avere atteggiamenti di profilazione razziale nello svolgimento delle proprie attività e ha invitato il Governo italiano a dedurre rispetto a queste osservazioni. Da qui nasce la richiesta che formuliamo, come gruppo di Fratelli d'Italia, che il Governo venga a riferire, ritenendo necessario fissare alcuni punti che, a nostro modo di vedere, è bene chiarire fin dall'inizio di ogni discussione.
Le parole della Commissione del Consiglio d'Europa che accusa - perché altro termine non mi viene - le nostre Forze dell'ordine di essere dedite a una profilazione razziale e di svolgere la propria attività, guardando il colore della pelle o l'origine di coloro che ferma o che controlla, sono semplicemente inaccettabili e vergognose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
L'Italia ha partecipato a fondare nel 1949 il Consiglio d'Europa, ritenendo che questo potesse e dovesse essere, all'indomani degli eventi bellici, un presidio di democrazia, di tutela dello Stato di diritto e di difesa dei diritti universalmente intesi. Ma da tempo il Consiglio d'Europa e in particolar modo questa Commissione ha perso la dimensione e l'attinenza alla realtà perché accusare la Polizia italiana, le Forze dell'ordine, i Carabinieri, la Guardia di finanza, che quotidianamente salvano vite in mare con un'azione di dedizione, di sacrificio e di abnegazione che non trova pari in nessuna espressione europea, è irricevibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Riteniamo che sia opportuno che tutte le forze politiche possano esprimersi in senso unanime in questa direzione anche ricordando l'attività che svolgono le nostre Forze dell'ordine, le donne e gli uomini in divisa nel salvare vite umane. Ho ben in mente le immagini dei carabinieri che salvano anziani durante l'alluvione. Non più tardi, nella settimana scorsa, ad Alessandria dei carabinieri hanno salvato un'anziana in difficoltà. Credo che sia un'opportunità importante - e mi rivolgo ai capigruppo delle forze di minoranza - quella di calendarizzare, già nella prossima Capigruppo, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, una mozione, un atto di indirizzo, una risoluzione che affermi con chiarezza che chiunque prova a dire qualcosa di male sulle nostre Forze dell'ordine trova queste accuse rispedite al mittente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché il Governo, e sicuramente Fratelli d'Italia, se deve scegliere se stare dalla parte di chi infama le Forze dell'ordine e le nostre Forze dell'ordine sa bene da che parte stare: dalla parte delle nostre donne e uomini in divisa. Confido che tutte le forze politiche vogliano accettare e condividere questa impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia, che si levano in piedi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo perché l'intervento dell'onorevole Bignami è probabilmente fondato su disinformazione; è fondato su una nota di agenzia.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). No, su un rapporto.
PIERO FASSINO (PD-IDP). Faccia dire. Essendo membro del Consiglio d'Europa, mi occupo anche di questi temi, con cognizione di causa. Lei ha ricordato giustamente che il Consiglio d'Europa è stato creato all'indomani della seconda guerra mondiale, tra l'altro su proposta di Winston Churchill, come il luogo nel quale ricomporre un processo di unificazione del continente intorno ai valori della democrazia e dello Stato di diritto. Compito del Consiglio d'Europa è esattamente quello di monitorare costantemente tutti i Paesi membri del Consiglio d'Europa, che sono 46, sull'ottemperare ai fondamentali principi democratici che attengono allo Stato di diritto; e per realizzare questo obiettivo ci sono una serie di strutture, tra cui l'ECRI, che è la struttura deputata in particolare a monitorare che non vi siano da parte dei Paesi membri del Consiglio d'Europa comportamenti che possano in qualche modo contrastare con i principi di non discriminazione, che sono alla base della Carta del Consiglio d'Europa, a cui l'Italia ha aderito come Paese fondatore.
Il rapporto dell'ECRI non è un rapporto solo sull'Italia. Il rapporto dell'ECRI monitora periodicamente tutti i Paesi. Sulla base di quel monitoraggio determina un rapporto che viene mandato ai Governi perché i Governi lo esaminino e siano in grado di controdedurre. Anche il rapporto che è stato preparato dall'ECRI sull'Italia è stato inviato al Ministero dell'Interno. In quel rapporto, che è di 48 pagine, l'accusa di razzismo alle Forze di polizia non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e prego il collega Bignami di non stare ai dispacci di agenzia, ma di leggere il rapporto. In quel rapporto si chiede al Governo italiano, come lo si chiede negli altri rapporti agli altri Paesi, di verificare che non vi siano atteggiamenti da parte delle Forze dell'ordine che possano essere riconducibili a un atteggiamento di pregiudizio razziale.
Il Governo italiano, attraverso il Ministero dell'Interno di questo Governo, ha risposto che verificherà la sollecitazione che è stata fatta dall'ECRI e che, qualora si fossero presentati fenomeni di questo genere, interverrebbe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista – Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Così le cose stanno. Naturalmente le cose stanno così. Quindi, prego francamente di non infilarsi in una polemica strumentale perché non c'è nessuno in questo Paese, ma neanche nessuno a Strasburgo, dove siede il Consiglio d'Europa, che pensa che le Forze dell'ordine siano deputate a perseguire i cittadini sulla base di uno spirito razzista. Quell'organo, che è un organo deputato a garantire la tutela dei diritti umani in ogni Paese (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), monitora, come da statuto, che non avvenga e chiede ai Governi membri di verificare che non avvenga; lo ha fatto anche nei confronti dell'Italia.
Il Governo italiano ha risposto in un certo modo e così stanno le cose. Quindi mi pare che si stia scatenando una tempesta in un bicchier d'acqua (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), anche perché siamo tutti - credo tutti qui -, compreso il collega Bignami naturalmente, assolutamente assertori della necessità del rispetto scrupoloso dei diritti umani. Siccome siamo assertori di questo rispetto, non dobbiamo essere preoccupati o spaventati che si possa monitorare se effettivamente ci sono episodi che lo contraddicono, perché, in quel caso, se gli episodi non ci sono, la cosa si chiude da sé e se gli episodi invece ci sono è giusto che lo si sappia e che si intervenga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Onorevole Fassino, chiedo scusa. È colpa mia che non l'ho interrotta ma per capire (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lei si associa o no alla richiesta di informativa? Colpa mia che non gliel'ho chiesto all'inizio.
PIERO FASSINO (PD-IDP). A mio avviso, credo di aver dato delle spiegazioni esaurienti. Se, tuttavia, si vuol chiedere al Governo di venire, non ho obiezioni, naturalmente.
PRESIDENTE. Quindi si associa (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
PIERO FASSINO (PD-IDP). Ma il Governo è lì. C'è il Sottosegretario Molteni, che è lì.
PRESIDENTE. Quindi, si associa? No, lo chiedo per me stesso. Quindi si associa. Allora, deputata Bonetti, per evitare… colleghi, vi prego! Per evitare equivoci, le chiedo subito: si associa o meno?
ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sì, intervengo in realtà perché mi sembra che la richiesta dell'onorevole Bignami possa essere un'importante occasione per quest'Aula per riflettere sul ruolo importante che l'Italia anche svolge all'interno del Consiglio d'Europa. Io, come il collega Fassino, sono membro dell'Assemblea parlamentare. Alla luce di quanto leggiamo oggi, un partito della parte di Governo ha scritto, sul Consiglio d'Europa, cioè che il Consiglio d'Europa è un ente inutile, da chiudere. Così si legge, stando alle agenzie, sui social della Lega.
Quindi, penso che sia importante che in quest'Aula il Governo venga a riferire la sua posizione come Governo di un Paese fondatore - come ha ricordato l'onorevole Fassino - di un organismo che è nato nella piena tutela dei diritti nell'ambito europeo.
Si è parlato del diritto razziale e - guardo le colleghe e i colleghi - senza il Consiglio d'Europa oggi non avremmo l'impegno dell'Italia nel contrasto alla violenza contro le donne, segnata dalla Convenzione di Istanbul, e lo dico in un giorno nel quale l'Italia piange l'ennesima vittima di questa violenza (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
Allora, siccome si deve parlare nella chiarezza dei fatti e siccome il Consiglio d'Europa è deputato al presidio della tutela dei diritti nella giusta interlocuzione con i Governi - perché il Ministero dell'Interno, rispetto a una materia citata come un fenomeno dilagante in Europa, non accusando l'Italia in modo specifico, si farà carico di una valutazione e darà conto ovviamente di quello che è lo stato dell'arte e delle cose: nessuna accusa nei confronti delle Forze dell'ordine, a cui ovviamente va la nostra solidarietà, ma nel presidio dei diritti - credo che sia importante che il Governo arrivi in quest'Aula e dica se condivide la posizione del partito della Lega, che fa parte della maggioranza, di chiudere il Consiglio d'Europa (e mi aspetto che i colleghi della Lega ritirino la loro delegazione nell'ambito dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa) o se si dissocia da questa posizione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe) che, ancora una volta, tende a minare il ruolo che l'Italia ha in Europa e di cui la Premier costantemente si fa anche portavoce nei tavoli europei.
Prende le distanze dalla posizione antieuropeista che, ancora una volta, un partito di maggioranza pone sul tavolo, di fatto non solo offendendo e profanando la memoria - cito De Gasperi per citare tutti i padri che abbiamo conosciuto nei corridoi di quel Consiglio d'Europa -e che, oltre l'offesa, oggi indebolisce il ruolo che l'Italia può e deve avere in questi contesti?
Quindi sì, ci aspettiamo che il Governo venga in Aula e ci dica con chiarezza qual è la sua posizione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Sì, grazie. Ci associamo alla richiesta di informativa, ci mancherebbe. Certo, sommessamente suggerisco che, se bisogna difenderci dal razzismo, far parlare uno che si vestiva con una svastica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), a proposito di antisemitismo…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). … non è propriamente l'interlocutore corretto.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Vorrei ricordare a Bignami…
PRESIDENTE. Colleghi…
RICCARDO RICCIARDI (M5S). …che tutela i sindacati di Polizia, che lo scorso anno, a Forlì, quando la Meloni stava facendo la passerella con la von der Leyen e un corteo di alluvionati voleva protestare, Bignami si è scagliato contro le Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che stavano gestendo in maniera impeccabile l'ordine pubblico dicendogli: guardi che hanno diritto di manifestare. Quindi, non strumentalizzate le Forze dell'ordine; date loro le risorse per poter operare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché state introducendo decine e decine di reati e non gli date un euro. E, nel frattempo, li spendete in armi! Basta con questa retorica! Piantatela! Venite in Aula e confrontiamoci anche su questo, ci mancherebbe (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2355.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2355)
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2355: Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
Rammento che, nella parte antimeridiana della seduta, è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno n. 9/2355/41 Donno.
Passiamo adesso all'ordine del giorno n. 9/2355/42 Alifano, su cui c'è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Questo decreto-legge, a parer mio, rappresenta una confessione. Dopo oltre due anni e mezzo di Governo, che cosa si confessa? L'incapacità di dare una risposta al bisogno di sicurezza. Sono passati due anni e mezzo, e che cosa dicono? Che c'è un'emergenza. E voi che cosa avete fatto in questi due anni e mezzo?
È una confessione che, però, non ha un mea culpa, perché anzi - ed è emerso dal dibattito parlamentare - sembra quasi che siamo noi, qui, che sediamo da questo lato dell'emiciclo, noi dell'opposizione, che strizziamo l'occhio all'illegalità. Niente di più falso, assolutamente, perché non siamo noi, Presidente, che stiamo governando. Sono loro che hanno mostrato questa incapacità completa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Loro, però, vanno avanti con una narrazione che vendono continuamente - anche cinque minuti fa: loro sono per le Forze dell'ordine, come se noi, invece, non lo fossimo assolutamente - e che propagandano continuamente. Ma è una narrazione che nasconde, Presidente, non una bugia, ma tre bugie.
La prima bugia è che, con il pretesto di garantire maggiore sicurezza, in realtà si vanno a colpire le libertà fondamentali del cittadino, e anche quell'uomo onesto, che magari vuole tornare a casa la sera in tutta tranquillità, un domani potrà essere fermato perché partecipa a un corteo, a una manifestazione, o perché sta difendendo il proprio posto di lavoro. Sono tutte le libertà fondamentali che vengono incise da quest'osceno decreto. E non solo questo.
C'è un'altra bugia. Loro dicono: sì, ma noi con la mano forte, con l'aumentare gli illeciti penali, con il prevedere nuove aggravanti, poniamo un limite alla criminalità. Ma vediamo i dati del Ministero dell'Interno, sono stati pubblicati. In realtà, nel 2023, c'è stata un'inversione di tendenza: dal 2013 erano crollati i delitti di strada e adesso c'è un'inversione di tendenza. Nel frattempo, che cosa succede? Cresce a dismisura la popolazione carceraria: ci sono oltre 62.000 persone detenute; i suicidi in carcere - se ne è parlato - sono stati oltre 80 l'anno scorso. Ma questo cosa significa? Significa che la popolazione carceraria è aumentata, che c'è un problema di sovraffollamento che non si vuole assolutamente affrontare, che le persone torneranno a delinquere e il tasso di recidiva aumenta. È questo il modo per contrastare la criminalità? Penso proprio di no.
E poi c'è anche un'altra menzogna, io la chiamo così: una menzogna vera e propria, Presidente. E sa qual è? È quella di strizzare l'occhio alle Forze dell'ordine e dire loro: sì, noi siamo dalla vostra parte. E allora leggiamo l'articolo 321-bis, che è stato introdotto, che dà un ulteriore compito alla Polizia giudiziaria: quello di provvedere a reintegrare il denunciante nel possesso dell'immobile. Vi sembra poco? Lo chiedo a tutti quanti voi.
Ma sapete quali difficoltà avranno nelle esecuzioni gli ufficiali di PG a fare una cosa del genere? E quali responsabilità se reintegrano una persona che magari non deteneva legittimamente quell'immobile? Sa, poi, quali procedimenti potranno subire? E questo è voler stare dalla parte delle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Aumentare a dismisura le fattispecie criminose senza nuove risorse, senza dare nulla. Noi - noi, qui! - siamo dalla parte delle Forze dell'ordine, siamo dalla parte della legalità, Presidente, perché noi vogliamo più risorse per le Forze dell'ordine. Lo abbiamo chiesto a più riprese. Lo abbiamo chiesto per la Polizia municipale, lo abbiamo chiesto per i Vigili del fuoco. Abbiamo presentato tanti emendamenti, nel corso di vari dibattiti parlamentari, chiedendo sempre questo.
Presidente, il delinquente non sta lì a consultare il codice penale per vedere se c'è un'aggravante in più. Cosa lo ferma? Un'auto della Polizia in più! Questo lo ferma, questo lo fa desistere dal commettere un ulteriore crimine, non un'altra aggravante e questo sembra che nessuno lo voglia capire. La strada per poter contrastare il crimine è un'altra: più risorse, ma, nello stesso tempo, anche andare incontro ai bisogni delle fasce della popolazione che soffrono, andare incontro proprio al contrasto delle cause di degrado. È questo quello che bisognerebbe fare.
Noi, con quest'ordine del giorno, Presidente, chiediamo, a questo punto, che il Parlamento venga a sapere qual è l'esito di questo provvedimento, a che cosa si arriverà. Io lo anticipo: a nulla, solo a un ulteriore sovraffollamento carcerario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/42 Alifano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Ordine del giorno n. 9/2355/43 L'Abbate: accetta la riformulazione?
PATTY L'ABBATE (M5S). Presidente, io non accetto la riformulazione e, quindi, intervengo.
PRESIDENTE. Prego.
PATTY L'ABBATE (M5S). Non l'accetto perché questo decreto Sicurezza, che avrei chiamato il “decreto Paura” - ma non io, perché l'abbiamo letto sui giornali questo: il “decreto Paura”, perché così lo vedono i cittadini italiani -, perché di suo non è solo un abominio ma - attenzione - è una dichiarazione politica, è un colpo di mano di questo Governo ed è una prova di forza - questo dobbiamo dirlo a chi ci sta ascoltando a casa -, perché se passa questo possono far passare qualsiasi cosa senza limiti sulla pelle dei cittadini.
In questo decreto un qualsiasi cittadino viene a trovarsi in una situazione in cui viene paragonato a un delinquente e i più deboli diventano i nemici, perché per voi sono utili alla propaganda. Quindi, facciamo un esempio: abbiamo dei lavoratori che hanno perso il lavoro e, quindi, stanno manifestando in strada, magari si siedono per occupare una strada, manifestano. Penso ai lavoratori di Versalis, a Brindisi, ai lavoratori dell'ENEL di Cerano, che sta chiudendo. Anche noi li abbiamo incontrati e li abbiamo incontrati per strada; non potremo più farlo e loro non potranno nemmeno più manifestare. Penso ai lavoratori di Gioia del Colle, l'AC Boilers: abbiamo incontrato anche loro. L'unica arma che hanno per farsi sentire da un Governo che non li difende è manifestare!
Pensiamo anche alle mamme che vanno in piazza, vanno anche loro per strada, con gli striscioni, a manifestare perché i loro figli si sono ammalati. E qui penso alle mamme di Taranto: non si sono solo ammalati, alcuni sono anche morti. Cosa facciamo? Loro sono i vostri nemici? A loro cosa farete? Manderete loro incontro la Polizia, che, secondo me, avrà dall'altra parte anche dei parenti, quando sono sullo stesso territorio, e saranno pure costretti a dire: fermi, perché non potete lottare per i vostri diritti, perché ormai è così, perché ormai tutti zitti, nessuno più si deve lamentare. Tutti loro, quindi, rischiano il carcere se restano fermi, seduti in strada: resistenza passiva alla Gandhi maniera, ecco. Macché, assolutamente.
Però, questo Governo fa due pesi e due misure, perché poi abbiamo, invece, esponenti del Governo che restano saldamente seduti alla loro poltrona pur essendo coinvolti in gravi vicende giudiziarie, signori. Quindi, scusate, io voglio capire: il vero pericolo per l'ordine pubblico chi è? Chi è, caro signore? Noi che cerchiamo di difendere i cittadini oppure - io mi rivolgo chiaramente alla Presidenza - chi invece finora ha fatto decreti d'urgenza su cose che non servivano a nulla e, invece, abbiamo tutta una serie di problemi che sono rimasti lì? Una casa che non c'è. Sono 25 mesi: da quanti mesi - abbiamo perso il conto; sono 26 mesi, come mi dice il collega - c'è una stagnazione? Signori, qui non si tratta solo dei più deboli; qui anche le imprese hanno paura di quello che sta accadendo in Italia. E che cosa avete risolto? Stiamo qui a fare le giornate tipo per il contadino e per la massaia e a fare repressione. Perché facciamo repressione? E poi c'è anche un'altra cosa, perché se, invece, il politico che ha commesso un errore viene poi attaccato, cosa ci sentiamo dire? Che è una vittima della giustizia, signori. Quindi, due pesi e due misure.
Se questo decreto diventerà una legge non renderà l'Italia più sicura. Quello che ci spaventa - e comunque continuate ad andare dritti come un treno contro un muro - è che renderà l'Italia più divisa, perché state dividendo anche famiglie, bambini e ragazzi, che ormai avete calpestato in tutti i modi, controllando, magari, che ci sono dei parenti che stanno nelle Forze dell'ordine. State dividendo tutti. L'Italia diventerà più arrabbiata e più repressa, ovviamente. “I popoli ben governati e contenti non insorgono, non protestano. Le insurrezioni sono l'unica risorsa degli oppressi e se nascono è perché ci sono dei tiranni”. Questo ci diceva Giuseppe Garibaldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/43 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/44 Scerra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scerra. Ne ha facoltà.
FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. Questo intervento sugli ordini del giorno è uno dei pochi spazi di democrazia parlamentare che ci sono rimasti per esprimere la netta contrarietà del MoVimento 5 Stelle contro questo decreto, dopo che il Governo ha compresso in maniera illegittima e del tutto arbitraria gli spazi di democrazia, violando l'articolo 77 della Costituzione con un provvedimento totalmente privo dei requisiti di necessità e di urgenza. Il primo dei molteplici profili di incostituzionalità di questo decreto attiene proprio alla violazione delle prerogative parlamentari, Presidente, gravemente calpestate nell'esercizio della potestà legislativa. Questo è un disegno di legge con un'efficacia immediata che ha voluto inventarsi questa maggioranza e che può avere e che ha ricadute istituzionali molto pericolose, Presidente. Qui c'è uno scardinamento del principio di divisione dei poteri e dei valori liberaldemocratici stabiliti dalla nostra Costituzione. Noi pensiamo che questo sia molto, molto grave, ma questo Governo ci ha abituato a queste forzature costituzionali e istituzionali.
Questo provvedimento nasce, andando un po' più nel contenuto, con obiettivi iper-propagandistici, cioè spargere fumo sulla sicurezza e mostrare i muscoli su un tema su cui la maggioranza ha guadagnato un consenso che gli ha permesso di vincere le elezioni, promettendo che, dopo il Governo Meloni, dopo gli anni del Governo Meloni, ci sarebbe stato un Paese più sicuro e ci sarebbe stato il blocco dei flussi migratori.
Tutte bugie raccontate ai cittadini non suffragate dalla realtà. La verità è che il Paese reale è un Paese più insicuro col Governo di destra. Questa è la verità. È un Paese in cui i flussi migratori continuano imperterriti come prima. Hanno raccontato soltanto balle ai cittadini. Questa è la realtà, Presidente. E questo decreto non fa nulla per correggere l'insicurezza dei cittadini, perché, se vuoi dare sicurezza, devi investire con politiche sociali profonde, con un maggiore presidio del territorio, con maggiori investimenti. Nulla di tutto questo. Non c'è un euro per incrementare, in maniera straordinaria, le Forze dell'ordine. Abbiamo numeri impietosi. Mancano 22.000 unità tra poliziotti e carabinieri, di cui 10.000 poliziotti e 12.000 carabinieri, rispetto alle piante organiche. Mancano 1.600 magistrati. Mancano circa 10.000 ufficiali giudiziari. Non un euro per colmare queste carenze in questo decreto, che si chiama “Sicurezza”, ma che di sicurezza obiettivamente non ha nulla.
Si punta solamente a reprimere il dissenso sociale e politico nonché la libertà di espressione, con un diritto penale che evidentemente ha un'impronta autoritaria e intimidatrice. Siamo di fronte al piano di Nordio - abbastanza chiaro - seguito da questo decreto, ossia costruire una giustizia classista da parte di questo Governo, una giustizia forte con i deboli e debole con i forti. All'impunità, piena o parziale, garantita ad alcuni potenti, si accosta, con questo decreto, il pugno di ferro verso chiunque abbia la volontà di provare a manifestare contro questo Governo, il che è molto grave, Presidente. Però, poi, si dimentica di investire in sicurezza nella realtà.
E allora cosa chiediamo? Noi abbiamo una preoccupazione e questo provvedimento prevede una modifica, che può essere anche pericolosa, del codice antimafia. Una scelta per noi discutibile. E in quest'ordine del giorno diciamo qualcosa di ragionevole. Non diciamo niente di irragionevole. Noi conosciamo l'allergia di questo Esecutivo alle norme che prevedono controlli stringenti e misure rigorose in applicazione del principio di legalità, e proprio per questo - l'abbiamo visto anche con Salvini, col decreto Infrastrutture, quando propone modifiche in materia antimafia, che fortunatamente sono state bloccate dal Quirinale -, in quest'ordine del giorno intendiamo scongiurare, da una parte, il rischio che le modifiche introdotte dall'articolo 3 del decreto Sicurezza al codice antimafia abbiano, come conseguenza, quella di limitare l'applicazione dell'attuale misura interdittiva antimafia - per noi è molto importante questa parte - e, dall'altra parte, chiediamo semplicemente di assicurare una corretta e tempestiva informativa al Parlamento, in modo tale da valutare qual è l'applicazione di questa norma. Ci è stato dato un parere contrario per noi veramente ingiustificato. Noi vogliamo sapere nei fatti questa modifica cosa comporterà e vogliamo che si venga a riferire in Parlamento. Abbiamo chiesto una cosa lecita e non forte, a nostro modo di vedere. Noi, Presidente, pensiamo che la lotta alla criminalità sia una priorità assoluta, una vera e propria necessità democratica e, la guardia, la dobbiamo tenere sempre alta. Noi, come MoVimento 5 Stelle, la terremo sempre alta, nonostante questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/44 Scerra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/45 Iaria. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/45 Iaria, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/46 Caramiello.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Dobbiamo dire che da inizio legislatura purtroppo questo Governo ha messo nel mirino, oltre alla fauna selvatica, anche il comparto della canapa industriale. Lo abbiamo detto e ripetuto più volte. Parliamo di un settore che ha mostrato in questi anni una crescita impressionante e, dati alla mano, i numeri parlano chiaro: parliamo di circa 30.000 lavoratori diretti, un fatturato di circa 2 miliardi di euro, oltre 3.000 imprese attive e un indotto di alta professionalità, che include genetisti, agronomi, esperti di nutrienti, e parliamo di 1,4 milioni di consumatori. Questi sono risultati concreti di un settore che ha dimostrato di saper innovare e competere, e che, oggi, si trova sotto attacco di una normativa miope, e non potrei nemmeno dire ideologica, perché, come dicevo ieri, durante il ventennio, il comparto della canapa industriale era molto importante, eravamo tra i primi esportatori. Si parlava di made in Italy e, oggi, state distruggendo il made in Italy.
Per questo motivo, ho deciso di presentare quest'ordine del giorno che chiede all'Esecutivo di istituire un fondo finalizzato all'erogazione, almeno per l'anno in corso e per il prossimo biennio, di contributi a sostegno degli imprenditori delle imprese, anche individuali, e delle società operanti nel settore della canapa industriale, individuando criteri e modalità per il loro riconoscimento con il coinvolgimento della Conferenza Stato-regioni.
Ma questo, Presidente, sarebbe il minimo sindacale perché significherebbe riconoscere che il settore della canapa industriale non può essere abbandonato a sé stesso, né tantomeno ignorato o osteggiato con misure che ne minano le fondamenta. Presidente, significherebbe riconoscere che le imprese italiane e i lavoratori di questo comparto hanno diritto a un sostegno concreto, a strumenti di aiuto immediati e a un riconoscimento del loro ruolo strategico nel panorama economico e occupazionale del nostro Paese.
Voi state distruggendo - lo ripeto - un comparto nazionale, mettendo ciò in difficoltà e saremo costretti ad importare prodotti dall'estero, distruggendo quindi il made in Italy. E, colleghi invece di sostenere questa filiera, il Governo ha deciso di adottare misure che la paralizzano, che ne impediscono lo sviluppo e ne compromettono il futuro. La proibizione delle infiorescenze blocca l'intera catena produttiva e impedisce di lavorare semi di alta qualità, frena la ricerca e costringe le aziende a spostare le proprie attività all'estero. E sono già molte le imprese che stanno valutando di abbandonare l'Italia per i Paesi più favorevoli, con conseguenze drammatiche: parliamo di perdita di posti di lavoro, chiusure di imprese e diminuzione dell'indotto e del fatturato.
Per questo motivo, Presidente, onorevoli colleghi, quest'ordine del giorno rappresenta un impegno che non può essere considerato un atto di generosità, ma un dovere di responsabilità nei confronti di un settore che, come ho ricordato, in questi anni ha mostrato una straordinaria capacità di crescita, innovazione e creazione di posti di lavoro. Sarebbe il minimo che il Governo possa fare, considerando soprattutto i numeri e le potenzialità di questo comparto, che rischia di essere devastato da normative che, invece di tutelare, penalizzano e strangolano le prospettive di sviluppo.
Quindi, chiedo di pensarci e di votare a favore, almeno su quest'ordine del giorno. Siamo ancora in tempo per fermare questa mattanza, perché perderemo migliaia di posti di lavoro e le famiglie non sapranno come proseguire nella loro vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/46 Caramiello, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/47 Fenu, con parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.
ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno tocca un punto cruciale e paradossale di questo decreto Sicurezza, e mi riferisco all'articolo 18, quello che mette al bando la canapa industriale, equiparandola, di fatto, a sostanze stupefacenti.
Questa misura, da un lato, colpisce un intero settore produttivo emergente e virtuoso, e, dall'altro, rivela una contraddizione clamorosa nelle scelte del Governo, che reprime attività legali e sostenibili mentre chiude un occhio su ben altri fenomeni socialmente nocivi. Prima di tutto, chiariamo un punto: la canapa industriale non è una minaccia, ma un'opportunità. Parliamo di una filiera agricola e manifatturiera che in Italia sta crescendo rapidamente, creando lavoro e innovazione nel segno dell'economia circolare. Alcuni dati, forse, aiuteranno la maggioranza a capire la portata di questo comparto. In Italia operano circa 3.000 aziende legate alla canapa industriale, con un volume d'affari di 2 miliardi di euro annui e 30.000 posti di lavoro. Non stiamo parlando di fantasie, ma di un'economia reale, florida e legale, che trova sbocchi anche all'estero (oltre il 70 per cento di quello che viene prodotto in Italia viene esportato).
È una filiera virtuosa sotto il profilo ambientale ed economico, un pilastro potenziale della transizione ecologica nazionale. Le applicazioni della canapa industriale ne sono la prova concreta. Oggi, da questa pianta versatile, si ricavano prodotti in moltissimi settori sostenibili: in bioedilizia, dai mattoni in canapa ai pannelli isolanti. I materiali da costruzione a base di canapa assorbono più CO2 di quanta ne emettano, garantendo, al contempo, un ottimo isolamento. Questo settore potrebbe svilupparsi interamente a chilometro zero in Italia, se solo avessimo le norme che ne incentivino l'uso, anziché nuovi divieti. Cosmesi: olii ed estratti di canapa arricchiscono creme, saponi e prodotti per la cura del corpo. Il CBD e gli altri principi attivi della pianta hanno proprietà lenitive e antinfiammatorie. Tessile: le fibre di canapa sono tra le più resistenti al mondo e permettono di produrre tessuti traspiranti, antibatterici e durevoli. Coltivare la canapa per tessuti richiede anche molta meno acqua e pesticidi rispetto al cotone, riducendo quindi l'impatto ambientale.
Bonifiche ambientali: la canapa è anche una pianta in grado di assorbire metalli pesanti e di pulire i terreni contaminati. La canapa può essere seminata in siti inquinati per estrarre sostanze tossiche dal suolo, trasformando aree degradate in terreni recuperabili. Un Governo attento all'ambiente dovrebbe promuovere queste iniziative, non ostacolarle. Packaging biodegradabile: dalle fibre della cellulosa della canapa si ottengono bioplastiche e carta di alta qualità, imballaggi, stoviglie monouso e altri prodotti in plastica di canapa sono biodegradabili e compostabili, riducendo i rifiuti rispetto alla plastica tradizionale. Questa è economia circolare pura, e potrei andare avanti all'infinito, Presidente.
Insomma, la canapa industriale incarna innovazione, sostenibilità e lavoro. Colpirla significa colpire l'economia verde italiana; significa spezzare una filiera che va dall'agricoltura all'industria manifatturiera, fino alla ricerca applicata. È assurdo che, proprio mentre tutto il mondo investe in tecnologie pulite e materie prime rinnovabili, l'Italia scelga di mettere fuori legge una delle piante più utili e versatili che esistano. È un salto indietro, non in avanti.
Questa scelta punitiva risulta ancora più incomprensibile e ipocrita se la mettiamo a confronto con l'atteggiamento del Governo verso altri settori. Se, da un lato, si dipinge la canapa industriale come un'emergenza di pubblica sicurezza, dall'altro, però, si mostrano tolleranza e compiacenza verso vere emergenze sociali. C'è un evidente doppio standard: si chiudono i negozi di canapa legale, ma non le sale slot.
Il Governo Meloni, in nome di una morale a senso unico, sta reprimendo un settore legale e sostenibile, senza alcuna evidenza di pericolosità. Nel frattempo, però, nutre e sostiene la ludopatia, favorendo di fatto l'espansione del gioco d'azzardo. Il tutto per ingrassare un mercato miliardario che rovina famiglie e giovani. Evidentemente, la sicurezza invocata da questo decreto non vale quando si tratta di tutelare i cittadini dalle vere piaghe sociali come dipendenza, povertà e disoccupazione.
E ci chiediamo: dov'è la coerenza? Dov'è la tutela del bene comune? Questo Governo predica ordine e disciplina con i deboli, ma pratica indulgenza con i forti, con i settori lobbistici, che generano entrate facili, benché alimentino disagio e insicurezza nella società.
Questa contraddizione getta un'ombra pesante sulle reali priorità di chi ci governa. Mi viene da pensare che colpire la canapa sia solo una scelta ideologica e propagandistica, magari per vantarsi di una linea dura contro la droga, confondendo deliberatamente la canapa industriale con le sostanze stupefacenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mentre non c'è il coraggio di intaccare interessi ben più grandi. È il solito doppiopesismo: forti con i deboli e deboli con i forti.
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
ANGELA RAFFA (M5S). E a rimetterci, ancora una volta, sono i cittadini onesti che lavorano in un settore innovativo e pulito. Ora, pensiamo al dramma umano dietro i numeri: famiglie che perdono il reddito; giovani specialisti costretti a emigrare per trovare un impiego in questo settore in altri Paesi dell'Europa; investimenti bruciati. Il tutto per una norma ideologica.
L'ordine del giorno di cui stiamo parlando chiede soltanto di adottare misure a sostegno delle imprese della filiera della canapa, invece di affossarle. In particolare, impegna il Governo ad adottare iniziative…
PRESIDENTE. Concluda.
ANGELA RAFFA (M5S). …amministrative - sto concludendo, Presidente - e legislative per prevedere contributi a fondo perduto. Il parere contrario di questo Governo noi non lo capiamo, quindi noi voteremo a favore e speriamo che si ricredano, perché comunque…
PRESIDENTE. Grazie…
ANGELA RAFFA (M5S). …stanno causando soltanto problemi ai cittadini con questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. L'onorevole Dell'Olio sottoscrive l'ordine del giorno.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/47 Fenu, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/48 Gubitosa, parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.
MICHELE GUBITOSA (M5S). Grazie, Presidente. Dietro la maschera della tutela della sicurezza e del decoro, dell'ordine e della disciplina, questo Esecutivo cerca di nascondere la vera natura di questo provvedimento: reprimere il dissenso e reprimere il disagio sociale. La soluzione ad ogni problematica di questo Governo è sempre la stessa, fa sempre due cose: inasprisce le pene e aggiunge nuovi reati, spesso anche creando delle sovrapposizioni pericolose con dei reati già esistenti. Nessun intervento di prevenzione e solo una dura e pura repressione. Allo stesso tempo, però, non si prevede un euro in più per i presidi di sicurezza e per il reintegro degli organici delle Forze dell'ordine, che chiedono da anni di agire in questo senso. Una sicurezza che, appunto, viene ridotta a slogan per coprire la repressione, per propagare e difendere una sola idea di Paese, quella cara al Governo.
Presidente, il mio ordine del giorno si occupa proprio di questo, perché, con l'articolo 18, Meloni e i suoi gettano la maschera e vietano l'importazione, la lavorazione, la detenzione, la cessione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l'invio, la spedizione, la consegna, la vendita al pubblico e il consumo di prodotti costituiti da infiorescenze di canapa, senza capire che la normativa vigente ne permette l'uso ai fini energetici, senza capire che si sta creando un danno economico enorme.
Secondo le ultime stime degli esperti di settore, quest'anno il mercato europeo della canapa dovrebbe raggiungere i 3,2 miliardi di euro, grazie anche al fatto che, negli ultimi anni, la superficie destinata alla coltivazione della canapa tessile nel territorio dell'Unione europea è aumentata notevolmente. Un trend al quale partecipa anche il nostro Paese, con i numeri in crescita almeno del 25 per cento annuo, sia per quanto riguarda il fatturato, sia per quanto concerne il numero degli addetti di settore, a riprova della competitività del prodotto sul mercato nazionale, ma anche su quello estero. Il settore italiano della canapa può vantare un fatturato annuo di circa mezzo miliardo di euro, con 3.000 imprese attive che danno lavoro a circa 30.000 persone e garantiscono il sostentamento delle loro famiglie. Se consideriamo anche l'indotto, arriviamo addirittura ad un giro d'affari di oltre 2 miliardi.
Dati che ci dicono molto chiaramente quanto sia incomprensibile e, francamente, anche molto grave questa furia proibizionista del Governo che per racimolare qualche consenso elettorale in più, attraverso la repressione, finisce per colpire 3.000 imprenditori, 30.000 lavoratori, trasformandoli dalla sera alla mattina in criminali. Un Governo che si spende in deboli rassicurazioni di tipo economico, purtroppo prive di qualsiasi credibilità e delle più elementari valutazioni causa-effetto, a partire dal fatto che tantissime imprese del settore finiranno per chiudere i battenti, costrette a fermare il loro lavoro solo perché questa destra preferisce vivere nel Medioevo.
Per non parlare poi della clientela italiana che sarà costretta a rivolgersi all'estero finendo per arricchire le filiere produttive degli altri. Un durissimo colpo al tessuto economico importante del nostro Paese, leader nel settore in Europa e anche a livello globale. Ci vengono tolti più di 2 miliardi per inseguire una manciata di voti, un durissimo colpo inflitto a coloro che si vantano di essere patrioti, all'economia italiana, agli imprenditori, ai lavoratori del Paese e al nostro made in Italy, un concetto di cui, spesso, questo Governo si riempie la bocca, ma evidentemente a questa destra il made in Italy serve solo per dare un nome ai Ministeri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/48 Gubitosa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/49 Traversi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Traversi. Ne ha facoltà.
ROBERTO TRAVERSI (M5S). Grazie, Presidente. Anche io, ovviamente, voglio lasciare memoria rispetto a questo decreto o disegno - non è ben chiaro - perché è importante sfruttare questa occasione sugli ordini del giorno. Tante volte ci siamo chiesti quale fosse l'utilità in questa sede, rispetto ovviamente alla storia del Parlamento, quindi tutto bene. Però, l'ordine del giorno, a parte la confusione che, appunto, regna e mi viene difficile anche ascoltarmi, è molto importante. È molto importante riuscire a sfruttarli, per quanto per metà vengano poi riformulati, in maniera molto importante, perdendo, quindi, un loro senso; altri hanno un parere schiettamente contrario perché il Governo neanche su questi riesce a fare un po' di apertura. Tuttavia, lo sfruttiamo perché è stato il modo, perlomeno, per rimanere in Aula ed esprimere le nostre posizioni politiche su tantissimi articoli che, come abbiamo visto, vanno a ledere davvero talvolta la libertà. Abbiamo visto l'iter che ha avuto. Prima parlavo di “decreto”; abbiamo coniato un nuovo atto che è il “disegno di decreto” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Nel senso che è successo un pochettino di tutto: un'iniziativa che è partita nel 2023; si è sovrapposto il Governo al Parlamento; non si capisce chi sia arrivato prima, chi dopo, ci vorrebbe la VAR calcistica per vagliare anche questo; alla fine dei conti si è accettato comunque di avere di nuovo questa interruzione dei lavori da parte del Governo. Si discute di questo, c'è la tagliola, tutto il peggio per il quale la scorsa legislatura, tantissimi colleghi - soprattutto dell'attuale maggioranza - si sono sempre, anche in Aula, espressi con modi molto, molto vivaci; si sono dimenticati dell'importanza del Parlamento. Quindi, anche quando abbiamo condotto noi i lavori, anche in tempi di COVID, momenti molto difficili per il Paese, abbiamo visto atteggiamenti molto, molto ostinati e contrari affinché la voce del Parlamento fosse sentita e adesso hanno perso l'interesse anche in questo.
Ho presentato quest'ordine del giorno perché questo è un decreto Sicurezza che vorrei vedere su due binari diversi. La “sicurezza” è una parola importantissima, tutti credo che in quest'Aula vogliamo sicurezza per noi, per le nostre famiglie, per i nostri conoscenti e per la nostra comunità; però, poi c'è anche il termine “libertà”. Quindi, se la sicurezza agisce solo per bloccare il dissenso e poi anche le voci che sono discordanti da quello che il Governo impone, se questa diventa un'arma per far tacere queste voci, naturalmente ciò non ci trova d'accordo. Non ci trova d'accordo anche perché l'hanno spiegato benissimo i colleghi: un conto è fare norme che introducono reati, anche, diciamo, del tutto casuali per far sì che un po' di propaganda possa essere portata nei social; un conto è fare veramente il bene del Paese. Perché quando si sovrappone, si sovraccaricano la giustizia e anche le nostre Forze dell'ordine con interventi per cui, poi, alla fine non si riesce, a volte, neanche a catturarli o, a volte, neanche a giudicarli - perché si è creato sicuramente un mondo nel quale, alla fine, la giustizia è l'ultimo dei problemi probabilmente della maggioranza o il primo, dipende da come la si vuole vedere - allora giustamente e chiaramente non ci trova d'accordo.
Quindi, il mio ordine del giorno va a toccare l'articolo 25 che vuole inasprire le condanne per quanto riguarda l'articolo 192 del codice della strada. Quindi, parliamo anche di quello perché sono molto importanti il codice della strada e la sicurezza stradale.
Abbiamo degli obiettivi; il nostro Paese ha obiettivi importanti. E magari il Governo pensa di raggiungere questi obiettivi semplicemente vietando. Abbiamo visto l'esempio dei monopattini, un sistema virtuoso che piano piano stava nascendo e che si poteva regolarizzare nel migliore dei modi. Qual è stato il modo per ridurre gli incidenti? Praticamente toglierli dalle nostre città. Quindi, così è molto semplice ma non è certo un modo per regolamentare le cose e far sì che la mobilità sostenibile possa procedere.
Quindi, praticamente questo articolo va a dare più potere e più condanne per chi, ad esempio, non si ferma all'alt della Polizia. Cose sacrosanti perché anche su questo va fatta una premessa: nessuno da questa parte dell'Aula sicuramente è contro la polizia. A volte, quando ci sono questi interventi, anche del capogruppo di Fratelli d'Italia, a favore delle Forze dell'ordine, sembra quasi che noi viviamo in un altro Paese. È una delle prime cose che hanno insegnato anche a me: il rispetto della divisa. Lo sa anche lei molto, Presidente. Quindi, il rispetto della divisa viene prima di tutto, però c'è anche il rispetto delle istituzioni, c'è il rispetto dei parlamentari; c'è tutta una serie di rispetti che ovviamente vanno portati avanti in modo analogo.
Quindi, non è un argomento sicuramente di destra rispetto alla polizia e lo dico anche per l'educazione che ho avuto. Mi piace chiarire questo aspetto. Per quanto riguarda l'aumento delle condanne, con riferimento al codice della strada, diciamo che il Governo sta percorrendo due strade: quella di diminuire, ad esempio, le multe nei centri urbani per quanto riguarda l'utilizzo degli autovelox e dall'altra parte, ridurre l'autonomia di quei sindaci che sono stati più virtuosi, che hanno sperimentato, che sono avanti, che vogliono introdurre le “zone 30”.
Anche di questo tema ne abbiamo parlato tantissimo nella scorsa legislatura; per noi era un tema fondamentale. Le “zone 30” in Svizzera sono addirittura “zone 20”. Quindi, qualcuno magari dovrebbe prendere un treno, non dall'Italia eh? Dall'Italia, no, non andare in treno… Però gli esempi sono virtuosi: in Francia, Parigi sta diventando una città integralmente a “zona 30”; Bilbao lo è dal 2020, su una città che cuba 300.000 abitanti. Quindi, gli esempi sono in tutta l'Europa. Per non parlare, appunto, della Svizzera che è partita nel 2000.
Subito dopo questa prima esperienza, c'è stata la riduzione delle vittime del 15 per cento. La Svizzera, dopo vent'anni, andatela a visitare come abbiamo fatto noi, perché è stato possibile prendere il trasporto pubblico locale e girarla completamente, con treni che poi arrivano direttamente nelle piazze delle città. Quindi, ci sono esempi virtuosi da seguire. La condotta, invece, qui è completamente diversa perché si prova in Italia semplicemente ad aumentare il numero delle macchine, portare i parcheggi praticamente dentro i negozi, nei centri urbani. La linea è sicuramente diversa. Anche lì, qualcuno - che è malpensante - pensa che lo si faccia magari per favorire qualche lobby e per ridurre quello che poi è un tema della sostenibilità, che tutto sommato, poi, interessa poco a quella parte di emiciclo. Vi ho fatto tutti questi esempi, potrei proseguire con Bruxelles, con Zurigo, anche tante città italiane, la stessa Bologna che è stata per il Ministro un pensiero fisso.
La realtà di Bologna è interessante, si vada a vedere, perché poi anche lì l'incidentalità è stata veramente, veramente ridotta in modo esponenziale. Quindi, poi, volevo anche parlare, ad esempio, di un altro tema che può essere quello delle pedonalizzazioni. Nella mia bellissima Chiavari, che è una città…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
ROBERTO TRAVERSI (M5S). …nella riviera ligure, quando si sono introdotte le pedonalizzazioni della parte storica, ci sono state delle vere e proprie insurrezioni, tutto sommato. Adesso vedere una macchina in quella via diventa per i cittadini veramente una cosa quasi inaccettabile. Quindi, con quest'ordine del giorno, semplicemente vado a chiedere che si riscriva questa parte e, soprattutto, che si ridia l'autonomia anche dei sindaci che vogliono virtualmente…
PRESIDENTE. Concluda.
ROBERTO TRAVERSI (M5S). …procedere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/49 Traversi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/50 Soumahoro. Accetta la riformulazione? Accetta, perfetto. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/51 Enrico Costa. Accetta la riformulazione? Accetta. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/52 Calderone. Accetta la riformulazione? Perfetto, andiamo avanti. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/53 Arruzzolo. Accetta la riformulazione? Sì.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/54 Zanella, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Con quest'ordine del giorno torniamo sul punto che è stato fin qui trattato…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
LUANA ZANELLA (AVS). …in maniera molto approfondita, molto argomentata. Mi riferisco al tema della canapa di cui all'articolo 18. È stato detto praticamente tutto, molto: sappiamo della distinzione tra canapa sativa e quella indica, degli effetti benefici e differenziati, e, soprattutto, sappiamo che per voi la parola canapa, evidentemente, evoca qualcosa di pericoloso, di satanico, di non so cosa. Mentre - e qui mi riferisco, soprattutto, ai colleghi e alle colleghe della mia regione - la canapa è stata coltivata soprattutto, nella nostra regione, fin dal secolo XIX ed è arrivata la sua coltivazione in maniera molto intensa soprattutto nel periodo bellico.
Perché sappiate che la canapa fu indispensabile in moltissimi settori: fu fondamentale per le industrie, per l'esercito, per la vita quotidiana delle persone. A partire da me, posso testimoniare di avere a casa, come regalo da parte di mia madre, delle lenzuola di canapa, meravigliose, che lei ebbe in regalo, in eredità dalla madre. Mia nonna coltivava la canapa, veniva coltivata praticamente da tutte le contadine e i contadini della Valbelluna, la terra di origine della mia famiglia, perché con la canapa le donne si facevano il corredo e dalla fibra di canapa - vedo qui la collega Marina, sicuramente lo sa molto bene - si poteva…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
LUANA ZANELLA (AVS). …attraverso tutto un processo di lavorazione anche abbastanza complicato, alla fine, attraverso la tessitura, avere la materia prima per il corredo. Era fondamentale per le donne, soprattutto per le donne ricche e non ricche, dell'epoca. Ebbene, mi auguro che non vogliate sequestrare queste lenzuola meravigliose, ricamate a mano da mia nonna. E sono convinta che stiate facendo non solo un errore madornale, ma che stiate tradendo voi stessi e voi stesse. Perché nel 2019 fu proprio l'assessore fedelissimo di Luca Zaia, Federico Caner, iscritto da 32 anni alla Liga veneta, che, dalla giunta del Veneto ebbe massima cura per l'elaborazione e poi per la pubblicazione, l'8 agosto del 2019, della legge che tutela e promuove le aziende della filiera della canapa.
Egli ha fatto di tutto per opporsi a questo provvedimento e non mi meraviglia che voi non abbiate approvato il mio ordine del giorno, se nemmeno l'assessore Caner e Luca Zaia sono riusciti a convincervi.
Ma allora vi interrogate su quale stupidaggine stiate portando avanti? Ma perché non vi rendete conto che il divieto di coltivare e di vendere i fiori... pensate che voi considerate reato il fatto di tirare fuori i semi dalle infiorescenze, lo considerate un reato.
Ma non lo so, evidentemente siamo alla follia. Quindi credo che dobbiate, con il primo provvedimento utile, mi vien da dire, porre rimedio a questo vostro colpo vile che state infliggendo a un settore produttivo che, come è stato detto anche oggi, non solo produce milioni di PIL, ma occupa anche migliaia di lavoratrici e lavoratori, più l'indotto, e riguarda 3.000 delle nostre imprese. Mi chiedo come mai voi della Liga, Lega, come vi chiamate, non siate in grado di dire una parola dentro questo Governo, dove invece, evidentemente, prevale la spinta ideologica e securitaria perfino sulle innocenti piante di canapa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Come sapete, noi siamo contro la criminalizzazione di una pianta, la canapa, che ha fatto grande anche questo Paese. Nessuno ne parla, ma siamo stati, fino all'inizio dello scorso secolo, fra i più grandi produttori al mondo. Poi c'è stato il proibizionismo, lo conoscete bene, americano, che, dopo l'era dell'alcol e dopo la parte del proibizionismo che conoscete bene anche da tanti film, è arrivato sulla marijuana. Già, perché bisognava anche dargli un nome, un nome per rendere questa pianta più diabolica.
Doveva essere la pianta degli artisti, anzi, dei “negri”, perché si diceva che erano loro che portavano addirittura a farla fumare alle loro donne per convincerle a chissà cosa. Guardate, la cosa bella è che poi tutto gira in questo mondo, come le canne, come si dice fra i ragazzi.
Quella vicenda lì ci riporta agli Stati Uniti, gli stessi che adesso non solo hanno guidato il vento antiproibizionista, ma hanno spiegato, tra l'altro, al mondo che la più grande patrimoniale che si può fare alle organizzazioni criminali e alle mafie è proprio sulla legalizzazione della cannabis.
Ecco, noi ve lo chiediamo, ve lo diciamo, perché qui siamo alla follia, Presidente. Qua non parliamo nemmeno della canapa, che noi vorremmo libera, perché è già libera H24, in ogni angolo della strada. La cosa bella è che la CBD, in questa vicenda, non ha neanche gli estratti, non ha neanche quelli che sono i minimi per essere una sostanza psicotropa. Tra l'altro, non è che lo diciamo noi: lo dice, per esempio, il TAR del Lazio, che ha sospeso il decreto Salute; lo dicono diverse sentenze e vedrete che lo diranno anche su questo decreto.
La cosa incredibile è che voi siete riusciti a rendere illegale un mercato legale da più di 20.000 dipendenti, da più di 2.000 aziende italianissime. E sapete la cosa grave? Che, dopo tutto questo, non è che sarà illegale. Voi lo sapete che questa sostanza continuerà ad arrivare in Italia, ma semplicemente sarà prodotta in altri Stati? Ma voi siete matti. Siete matti!
Non c'entra niente Trump, non c'entra niente l'Europa: siete voi il dazio dell'Italia! Ve li fate voi i dazi e le nostre aziende chiudono. Ma vi rendete conto di quello che state facendo? Pagherete. Pagherete in ogni tribunale quello che già è in campo, cioè la vostra idiozia contro tante brave persone oneste, che hanno fatto le loro imprese rispettando le leggi. Voi cancellate le leggi e cancellate anche tante aziende oneste (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/54 Zanella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/55 Zaratti con il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Sì, grazie, Presidente. È davvero incredibile il parere contrario del Governo a quest'ordine del giorno, che tratta il tema del carcere. Per voi, il tema del carcere si risolve, con questo decreto-legge, con l'introduzione di un altro nuovo reato, il reato di rivolta, che poi è una protesta, addirittura, per desistenza passiva.
Quale dovrebbe essere la ratio? Qual è la motivazione per la quale il Governo introduce questa norma?
Penso - interpreto - per tutelare la Polizia penitenziaria, quindi a fronte di un rischio di proteste di una certa entità all'interno della struttura carceraria. Ma rendiamoci conto che non è così che si tutela la Polizia penitenziaria. La si tutela, anzitutto, risolvendo il vero problema, che è totalmente, però, ignorato dal Ministro Nordio, cioè il sovraffollamento, che è la causa, l'amplificatore di tutti i problemi che si possono riscontrare all'interno del sistema carcerario.
Qui, noi andiamo a parlare di un Piano straordinario di assunzioni e anche di figure chiave, fondamentali per la corretta gestione, non solo per la finalità rieducativa della pena, ma anche per il clima che si crea all'interno della struttura detentiva. Quindi, addirittura, evitando quello che voi, invece, a questo punto, andate a incentivare, cioè il reato, quindi le proteste, attraverso un nuovo reato.
Parliamo di patologie psichiatriche - e conosciamo il problema sia di coloro che soffrono di malattie psichiatriche, ma anche della tossicodipendenza - parliamo di supporto psichiatrico, parliamo di educatori, di personale amministrativo, di personale sanitario. Ecco, a tutto questo il Governo dice di no, ma, parallelamente, invece, introduce nuove norme.
Questa non è sicurezza, ma, davvero, è nella direzione opposta rispetto a quello che noi abbiamo in mente per risolvere veramente i problemi del carcere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/55 Zaratti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/56 Ghirra, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, noi abbiamo sottolineato in tutti i modi quello che tanti costituzionalisti, tante associazioni, hanno dichiarato rispetto a questo decreto, ossia che è illegittimo, incostituzionale e liberticida. E anche con il parere contrario sugli ordini del giorno voi certificate le nostre preoccupazioni, perché di fatto non state accogliendo proposte del tutto ragionevoli per il carcere, così come per quanto riguarda la questione del carcere per le donne in stato di gravidanza.
In particolare, questa norma fa trapelare degli intenti palesemente discriminatori, anche perché conosciamo il numero delle donne che sono all'interno delle nostre carceri e siamo sicuri che con questo provvedimento voi andiate ad assecondare le pulsioni razziste che sono già presenti nella nostra società. Infatti, davvero, parliamo di una decina di persone in tutta Italia: non è questa sicurezza, ma disumanità contro le donne e contro i bambini.
Lo ripeto ancora una volta: le donne incinte e soprattutto i minori non dovrebbero mai vedere le sbarre e neanche stare dentro un ICAM (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). E questo davvero è un atteggiamento incomprensibile, anche perché avete avuto il coraggio di affermare, sia durante la discussione generale del disegno di legge sia durante la discussione del decreto, che questa norma sarebbe orientata a tutelare le donne, i rom e i loro bambini, che starebbero addirittura meglio in questa situazione, piuttosto che in mezzo alla strada.
Io penso che la civiltà di un ordinamento si valuti dal modo con cui vengono trattate le persone più deboli - i detenuti, i migranti, i poveri, i senza fissa dimora e tutte le persone vulnerabili - e dalla misura con cui viene salvaguardata la loro dignità di persone, che non si acquisti per meriti e non si perda per demeriti.
Per cui davvero è incomprensibile la ragione per cui voi introducete queste misure di tipo repressivo e vi rifiutate, invece, di rafforzare quegli istituti dove dovrebbero trovarsi queste donne, che sono le case famiglia.
Noi con quest'ordine del giorno chiediamo di potenziare e implementare il Fondo per le case famiglia e anche di valutare gli effetti applicativi di questa norma così disumana. Penso - come ho già detto - che sia la disposizione più terribile e più oscena che avete introdotto, perché non rispetta quello che è l'interesse supremo del minore. Andate a superare anche le norme fascistissime del codice Rocco, stabilendo che bambini sino a un anno possano stare all'interno delle carceri con le madri sino a tre anni e che possa disporlo il giudice a sua discrezione. Questa è una cosa davvero intollerabile.
Ripensate almeno la possibilità di accogliere il nostro ordine del giorno, almeno riformulatelo. Invece abbiamo avuto un parere negativo secco che è davvero incomprensibile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/56 Ghirra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/57 Borrelli, su cui vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/57 Borrelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/58 Dori, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Non avevo dubbi che qui il Governo esprimesse un parere contrario, Del resto, siamo stati costretti a trasformarlo in un ordine del giorno, ma già nel DDL lo scorso anno avevamo presentato l'emendamento ed era stato bocciato. Quindi, chiedo davvero l'attenzione dell'Aula, perché qui stiamo parlando del saluto fascista, perché in questo provvedimento, in questo decreto-legge si vanno a sanzionare penalmente le manifestazioni addirittura non violente, dove viene impiegato il proprio corpo come forma di protesta, mentre a oggi di fatto chi si raduna - così come ad Acca Larentia, ma ne abbiamo davvero, purtroppo, sul territorio italiano numerosissime - in occasione delle manifestazioni - chiamiamole così - e raduni fascisti il saluto fascista o anche saluto romano di fatto risulta non sanzionato. Perché? Perché se noi andiamo a vedere effettivamente, con riferimento all'articolo 5 della cosiddetta legge Scelba, le Sezioni unite della Cassazione affermano, esattamente con riferimento al saluto fascista, che la condotta tenuta nel corso di una pubblica riunione consistente nella risposta alla chiamata del presente nel cosiddetto saluto romano integra il delitto previsto dall'articolo 5 della legge n. 645 del 1952.
Quindi, uno potrebbe dire: benissimo, l'hanno già detto le Sezioni unite della Cassazione. Ma c'è un “ma”: la Cassazione dice che è reato solo ove, avuto riguardo alle circostanze del caso, sia idoneo ad attingere concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista. Quindi, di fatto, la Cassazione dice: è reato ma, e poi mette tutta una serie di condizioni e, quindi, quando è il momento di andare ad applicarlo, di fatto, da questo punto di vista il saluto romano non rientra concretamente all'interno delle manifestazioni che, invece, noi riteniamo debbano essere sanzionate secondo la legge Scelba.
Quindi, da questo punto di vista lo chiediamo al Governo e lo chiediamo al Governo semplicemente perché l'avremmo voluto fare noi con l'approvazione di un emendamento, ma visto che non c'è stato concesso perché nessun emendamento e addirittura questo nemmeno è arrivato… sì, è arrivato in votazione perché era l'articolo 1, però l'anno scorso nel DDL era stato bocciato per tutta una serie di motivazioni. Per noi queste davvero sono manifestazioni pericolose che creano allarme sociale e non le manifestazioni dei ragazzi che, utilizzando il proprio corpo pacificamente, ricordano, ancora una volta, a tutti noi i cambiamenti climatici. Quindi, chiedo anzitutto all'Aula, soprattutto a coloro che in maggioranza si autodefiniscono - forse - antifascisti, di votare a favore di quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/58 Dori, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/59 Bonelli, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Questo decreto-legge in questi giorni la Premier Meloni lo sta utilizzando veramente in maniera propagandistica, parlando, ad esempio, dello sgombero delle case. Però, non ho visto tra le sue comunicazioni social lo sgombero di CasaPound, signor Presidente, non l'ho visto dalle comunicazioni social (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Vorrei, però, farle presente, signor Presidente, che il gruppo di Fratelli d'Italia ha messo il sottoscritto alla gogna. Con un'ignobile foto, che è stata messa sui social, Fratelli d'Italia ha indicato il sottoscritto come il responsabile delle occupazioni abusive in Italia, con tanto di foto segnaletica. Segnalo ai Fratelli d'Italia che, grazie a quella foto gogna che mi avete fatto, io ho subito anche delle minacce, chiaro?
Allora, se questo è il livello che voi continuate a intendere per fare politica e questo è il livello con cui voi intendete proporre e promuovere al Paese questo decreto Sicurezza vi qualificate per quello che siete, perché, vedete, di fronte alla crisi sociale che voi state nascondendo al Paese - la state nascondendo attraverso una capacità di propaganda che non ha eguali; solo dovremmo ritornare veramente nel secolo scorso per capire chi meglio aveva fatto di questo Governo, ma penso che non verrà superato, che questo Governo ha il record -, ebbene di fronte alla crisi sociale, dicevo, che c'è nel Paese, che è data dai numeri, perché la povertà assoluta aumenta - 5.700.000 persone che sono in povertà assoluta secondo l'Istat - e poi la povertà lavorativa aumenta sempre di più, con condizioni precarie sempre più forti e conseguenti e con persone e famiglie che perdono posti di lavoro, voi prevedete l'aggravante per chi fa un blocco stradale, l'aggravante per chi scende disperato in piazza o in una strada perché quando tornerà a casa non sa che cosa dire alla famiglia perché ha perso il posto di lavoro e non saprà come mantenere quella famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Vede, io potrei fare l'elenco di tante di quelle vertenze, di cui anche la destra ha parlato in questi mesi, in questi anni, non risolvendone nessuna praticamente - o quasi nessuna - e le voglio elencare, di lavoratori e lavoratrici disperati che hanno occupato piazze e strade per richiamare l'attenzione del Governo e trovare una soluzione alla crisi lavorativa legata ai licenziamenti in corso nelle loro aziende. Penso alla GKN, alla Berco, alla KSM, a Whirlpool, a Jabil, a GLS, alla Groundcare, che sono coloro i quali fanno il catering nella ristorazione, o ai lavoratori ATA della scuola che hanno occupato viale Trastevere, davanti a quello che era il Ministero quando si chiamava il Ministero della Pubblica istruzione, ma anche la stessa Ilva, quando gli operai hanno bloccato l'autostrada per richiamare rispetto alle false promesse che sono state date e potrei continuare con gli operatori di pulizie.
La vostra risposta a chi perde il lavoro e che non ha ascolto e che utilizza strumenti estremi per richiamare l'attenzione e trovare una soluzione è quella del carcere con l'aggravante. È del carcere con l'aggravante! Ditemi se questa non è una svolta autoritaria, perché è una svolta autoritaria rispetto alla crisi sociale. Voi pensate di contenere la crisi sociale prevedendo il carcere, ma questa non può essere una risposta, perché il problema è che voi non siete in grado di dare una risposta sociale, economica e lavorativa rispetto alle grandi questioni, perché voi avete fatto una scelta di campo.
L'ha detto ieri la Presidente Meloni a Confindustria parlando di energia e parlando di tante altre questioni. Avete fatto una scelta di campo, di stare da una parte, dalla parte di quelli che hanno accumulato grandi profitti, dalla parte di quelli che hanno accumulato grandi risorse economiche attraverso l'aumento dell'energia, che ha messo in ginocchio le famiglie italiane in questo Paese.
Allora su questo noi siamo molto, molto netti. Riteniamo assolutamente questo provvedimento una svolta autoritaria contro il mondo del lavoro, contro i giovani che reclamano un futuro migliore, perché quando scendono in piazza non scendono in piazza perché non hanno niente da fare o perché sono degli scansafatiche, ma perché hanno un alto senso civico che voi volete tarpare attraverso il carcere (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ma come potete pensare di dire a un giovane che reclama un futuro migliore: la nostra risposta è il carcere.
Noi siamo un'altra cosa da voi e ne siamo profondamente orgogliosi, nonostante le foto da gogna mediatica che mi date, mettendo persone e deputati dell'opposizione come fossero dei target da colpire e di questo dovreste anche un po' vergognarvi, se ci riuscite (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. L'onorevole Orfini ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Se l'onorevole Bonelli lo consente, vorrei sottoscrivere il suo ordine del giorno e svolgere qualche considerazione, perché in questo, che è un provvedimento manifesto del Governo Meloni, le norme a cui si riferisce quest'ordine del giorno sono un manifesto nel manifesto, tanto che la Presidente Meloni qualche ora fa ha rivendicato l'efficacia delle norme sugli sgomberi degli immobili occupati.
È del tutto evidente e siamo tutti d'accordo sul fatto che, se qualcuno occupa la casa altrui, sottrae la casa al suo legittimo proprietario, deve essere sgomberato e quella casa deve essere restituita al legittimo proprietario immediatamente. Questo già si poteva fare prima del decreto Sicurezza, era già possibile farlo con le norme che c'erano. Il problema qual è? È che noi siamo in un Paese in cui, ogni anno, decine di migliaia di persone sono sottoposte a un provvedimento di sfratto, circa 40.000 persone, e l'80 per cento, la quasi totalità di quei provvedimenti di sfratto, sono dovuti a morosità incolpevole.
Cioè parliamo di persone che non ce la fanno a pagare l'affitto, di lavoratori, di lavoratrici, di studenti, di padri e madri di famiglia, di famiglie di italiani che non riescono, nonostante abbiano un lavoro, a pagare l'affitto, che non ce la fanno. Non ce la fanno perché? Non ce la fanno perché in questi anni il mercato degli affitti è esploso, perché ci sono tante cause che non dipendono, evidentemente, solo dalla contingenza: il mercato degli affitti brevi, la pressione della rendita parassitaria, la totale mancanza di politiche per l'edilizia residenziale pubblica, ma anche alcune scelte dovute alla volontà di questo Governo, quali il definanziamento del fondo della morosità incolpevole, la totale assenza di politiche di sostegno agli affitti.
Noi siamo in un Paese in cui oggettivamente, per i più deboli, per i più fragili, per chi ha meno risorse, il diritto alla casa è oggi negato, tanto che, segnalo, ci sono delle iniziative belle che stanno nascendo dalla società civile, dall'associazionismo. In questi giorni c'è nel Paese una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che propone l'inserimento in Costituzione del diritto all'abitare, promossa da un comitato che si chiama “Ma quale casa?”, fatto da tanti di quei ragazzi che avevano occupato, con le tende, le università per denunciare l'impossibilità di studiare nelle città universitarie proprio per il caro affitti.
Il problema è che le norme previste in questo decreto rischiano di colpire esattamente queste persone; non colpire chi occupa abusivamente una casa, chi la sottrae al legittimo proprietario, ma quelli che non riescono a pagare un affitto, quei giovani che non riescono ad andare a vivere autonomamente dai propri genitori. Noi rischiamo, attraverso queste norme, di colpire esattamente quelle persone lì, trasformando un disagio sociale in un crimine.
La cosa più assurda che è nell'impianto di questo provvedimento è esattamente questa, che le questioni sociali vengono trasformate in questioni di ordine pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), cioè che l'unica risposta alla povertà, alla difficoltà di vivere dignitosamente nel nostro Paese di tante persone, diventa un crimine. La povertà è un crimine, i poveri sono dei criminali.
Noi non possiamo accettare questa visione e questa idea, non ha nulla a che fare con la sicurezza, che è sì un diritto, è legata indissolubilmente al tema dei diritti, ma per noi la sicurezza o è sicurezza sociale o non è. La sicurezza è il diritto alla casa, il diritto al lavoro, che difenderemo anche con i referendum dell'8 e il 9 giugno, è il diritto alla salute. Tutto quello di cui noi stiamo parlando qui è un'altra cosa, è l'ennesima operazione di propaganda di questo Governo, fatta, ancora una volta, sulla pelle della povera gente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/59 Bonelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Colleghi, essendo giunti un po' oltre le ore 18,30, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 20. Comunico, altresì, che la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Biblioteca del Presidente. Pertanto la seduta è sospesa e riprenderà alle ore 20.
La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 20.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta sono complessivamente 93, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2355.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2355: “Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario”.
Come già anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, pongo in votazione la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino al voto finale sul disegno di legge n. 2355, previsto alle ore 19 circa di giovedì 29 maggio, previe dichiarazioni di voto con ripresa televisiva diretta degli interventi di un rappresentante per gruppo e delle componenti politiche del gruppo misto, a partire dalle ore 17,30. Sulla proposta di deliberare la seduta continuata nei termini indicati, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ove ne sia fatta richiesta, darò la parola ad un deputato contro e ad un deputato a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Qualcuno chiede di intervenire contro? No. Qualcuno chiede di parlare a favore? Mi pare di no.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente sino alla conclusione dell'esame del disegno di legge n. 2355.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ripeto a beneficio di chi sta correndo che questo è un voto procedurale.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva [per 51 voti di differenza].
Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente sino alla conclusione dell'esame del provvedimento.
Come anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, al termine dell'esame degli ordini del giorno sarà effettuata una pausa tecnica, la cui durata sarà stabilita nell'imminenza della conclusione di tale fase di esame e in considerazione dell'orario raggiunto.
La Presidenza, secondo la prassi, si riserva inoltre di stabilire ulteriori sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2355)
PRESIDENTE. Ricordo che è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno n. 9/2355/59 Bonelli. Passiamo quindi all'ordine del giorno n. 9/2355/60 Gadda sul quale il Governo ha espresso parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario Molteni, l'agricoltura e il sistema agroalimentare italiano sono in fortissima crisi.
Giustamente lei non si occupa di questi temi, si occupa di interni, si occupa di sicurezza. Ma credo sia opportuno condividere con lei le tante fragilità che appunto ha la nostra agricoltura, messa alla prova dagli effetti dei cambiamenti climatici, dagli impatti geopolitici, e dal vostro amico Trump che ha generato un'instabilità che ha e sta avendo effetti nefasti anche su quei settori che voi continuate a raccontare essere floridi e in perfetta forma. In Commissione agricoltura stiamo svolgendo da tempo delle audizioni sullo stato di salute del settore vitivinicolo. Ecco, quel settore importante e trainante del made in Italy sta affrontando la crisi più grande della sua storia. Nessuna di quelle imprese si ricorda negli ultimi 30 anni le problematiche di mercato date dalle condizioni di sistema ambientali che stanno affrontando.
Quindi, questo lo dico veramente con grandissimo stupore, che è lo stesso stupore che hanno avuto e che vi hanno manifestato tutte - e dico tutte - le organizzazioni agricole e le organizzazioni di rappresentanza, anche dei produttori, rispetto al settore della canapa, che ha tantissimi usi. Noi per lungo tempo siamo stati anche leader al mondo perché la canapa può essere utilizzata anche nel settore alimentare, nella cosmetica. Quello che voi state facendo con questo articolo 18 è sostanzialmente un caso di scuola. Io credo non sia mai successo nella storia della nostra Repubblica che, dalla sera alla mattina, per legge, quindi non per condizioni esterne, un intero settore produttivo sia stato annullato e azzerato.
Parliamo di aziende che, nel corso del tempo, hanno fatto investimenti. Io all'inizio di questa settimana ho incontrato una realtà di agricoltura sociale e quindi una realtà che, insieme all'aspetto produttivo, unisce anche quella leva di forte inclusione sociale per le persone più svantaggiate, che nei mesi scorsi aveva fatto l'investimento per acquistare una macchina da 40.000 euro per trasformare appunto il prodotto. Quindi, voi mettete in difficoltà anche chi fa qualcosa di buono per questo Paese. Ma l'ordine del giorno che io ho presentato ha elementi diversi da quelli che appunto hanno già anticipato i numerosi colleghi che sono intervenuti per rappresentare il grido di dolore e di sofferenza di un comparto che ha oltre 22.000 addetti e che cuba 2 miliardi. Quindi, non stiamo parlando di un settore che non ha rilevanza dal punto di vista economico e dal punto di vista occupazionale.
Io, Sottosegretario, le ho posto un altro tema che è operativo e tecnico. Voi non avete previsto un regime transitorio. Io la ringrazio anche per la trasparenza che lei ha avuto nel fornire i pareri a questi ordini del giorno e le motivazioni. Voi avete scritto nella motivazione al parere contrario a quest'ordine del giorno che il provvedimento, che il decreto, non prevede il regime transitorio. Quindi, mi farebbe piacere se il Sottosegretario potesse ascoltare, perché questo è un elemento con cui voi vi dovrete confrontare.
PRESIDENTE. I banchi del Governo. I banchi del Governo, prego.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Sottosegretario, con questo elemento voi vi dovrete confrontare perché avete delle imprese che, ignare di quello che voi avreste fatto in questo provvedimento, hanno avuto e hanno mantenuto, come è giusto che sia, anticipi fiscali, versamenti contributivi. Ma voi non avete previsto un regime transitorio anche su un'altra questione. Chi produce in genere non lo fa soltanto just- in-time, non produce soltanto per la vendita immediata in quel momento. Esiste una cosa che si chiama scorte di magazzino. Quindi, voi, dalla sera alla mattina, impedendo a queste attività appunto di continuare a svolgere la loro attività, cambiando il quadro, non avete dato una risposta alla modalità con cui dovranno essere gestite le scorte di questi prodotti rimasti a magazzino.
Sottosegretario Molteni, se questi beni non si possono più produrre, perché voi avete avuto un approccio ideologico rispetto a un intero comparto, cosa facciamo? Chi ha le merci in magazzino diventa uno spacciatore? Con che occhi e con che modalità i vari ispettori, i soggetti che devono effettuare i controlli dovranno trattare questa situazione?
Voi della Lega, un tempo, eravate molto vicini ai territori, oggi fate un po' fatica a sentirli. Come dovranno gestire i territori questo materiale che deve essere smaltito? Poi, come dicevo, non avete neanche previsto misure di tipo compensativo dal punto di vista economico. Che male vi hanno fatto questi produttori, queste aziende agricole, questi trasformatori? Le dico, Sottosegretario Molteni, che avete smesso di ascoltare il territorio, anche perché il territorio, una voce, insieme alle imprese ce l'ha avuta, perché tutte le regioni, nessuna esclusa, per voce dell'assessore all'agricoltura del Veneto Caner, hanno espresso una posizione molto netta, molto contraria e molto preoccupata rispetto a questa scelta che avete fatto nell'articolo 18 del decreto Sicurezza. Peraltro, credo che, anche in questo caso, è una legislatura in cui si imparano sempre cose nuove, un assessore, che fa parte dell'area politica della maggioranza, è stato addirittura smentito da Palazzo Chigi con una nota chilometrica, dove Palazzo Chigi ha spiegato che tutte le regioni e tutti gli assessori regionali non avevano capito niente. Questa, Sottosegretario Molteni, la trovo una cosa ingiusta nei confronti dei territori che forse, a differenza vostra, sentono un po' di più la cogenza di dover rispondere alle necessità occupazionali e alle problematiche quotidiane che le imprese hanno.
Peraltro aggiungo - e vado a concludere, Presidente - che voi, dalla sera alla mattina, avete totalmente azzerato un settore, ma, dall'altra parte, anche per gli altri settori produttivi, non state facendo nulla, perché, in questi mesi, sono aumentati i costi di produzione. Voi siete ormai notoriamente il Governo delle tasse, siete il Governo della complicazione burocratica. Quindi, questo parere contrario sull'ordine del giorno, che metteremo ai voti e che anche voi voterete e ci metterete la faccia, credo sia esattamente in linea con l'approccio che avete nei confronti del Paese e delle imprese di questo Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Se la collega è d'accordo, vorrei sottoscrivere quest'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/60 Gadda, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/61 Faraone, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Con questi ordini del giorno, quelli che potevamo presentare ovviamente, stiamo cercando di intervenire e far, non dico ripensare, ma, quantomeno, programmare un ripensamento al Governo su alcune questioni che riteniamo assolutamente gravi. Una di queste, nell'ordine del giorno firmato dal collega Faraone, è quella che ho criticato anche nel mio intervento in discussione generale, perché prevede un'equiparazione tra il comportamento di chi fa resistenza passiva in carcere o di chi non adempie ad alcuni ordini che gli vengono dati dalla direzione del carcere, dalla Polizia penitenziaria, e il comportamento di chi fa le rivolte. Stiamo dicendo che chi si rifiuta di rientrare in cella o di prendere il cibo, ossia chi mette in pratica un comportamento non violento, ormai passa al penale e viene equiparato a chi invece si comporta in modo violento.
Signor Sottosegretario, è del tutto evidente che - e il dubbio è che ogni tanto voi, queste cose, le facciate, proprio perché volete che si creino problemi all'interno del carcere - mettere sullo stesso piano chi si comporta in un modo e chi si comporta in modo violento è quasi un'istigazione nei confronti di chi si comporta in modo non violento a comportarsi in modo violento. Perché, se tanto alla fine paghi lo stesso pegno, è del tutto evidente che non si capisce perché devi comportarti in un modo, tra virgolette, più civile, in un ambito, come quello carcerario, dove, di civiltà, non c'è niente. Come ho già avuto modo di dire in più di un'occasione, ci troviamo in una configurazione più di una porcilaia, che non di un carcere, di un posto dove le persone dovrebbero essere recuperate alla società.
Ecco, riteniamo che questa scelta che state facendo è una scelta grave e speriamo che non abbia conseguenze sulla vita carceraria, ma ci auguriamo che, nella prima occasione possibile, almeno su questo (verrò poi su altri temi), possiate rivedere la vostra posizione.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/61 Faraone, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/62 Gruppioni, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà, per venti secondi. Non so cosa possa dirci in venti secondi. Prego.
MARIA CHIARA GADDA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Provo a usarli tutti, chiedendo di aggiungere la firma all'ordine del giorno della collega Gruppioni. Un altro articolo scandaloso, quello delle detenute madri. Voi siete il Governo che mette in carcere i bambini.
PRESIDENTE. Addirittura, ne avrebbe ancora tre. Se nessun altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/62 Gruppioni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/63 Giachetti, su cui il parere del Governo è favorevole, con riformulazione. Mi dice se accoglie la riformulazione, collega?
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Allora, Presidente, seguo le parole di Papa Leone e mi dichiaro disarmato unilateralmente. Però vorrei che il Sottosegretario mi ascoltasse.
PRESIDENTE. Sottosegretario? Dovete liberare i banchi del Governo, colleghi… Colleghi, dovete liberare i banchi del Governo (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Colleghi! De Corato, Trancassini… Bene. Ok. No, no, vi ringrazio per il supporto, ma ce la faccio ancora, colleghi, nonostante l'orario… Prego, collega Giachetti. Sottosegretario, si rivolgeva a lei il collega Giachetti. Per questo l'ho chiamata.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sottosegretario, mi stavo rivolgendo a lei, dicendo che riprendo le parole di Papa Leone e mi dichiaro disarmato unilateralmente. Però volevo chiederle, dicendo che accetto la riformulazione, se per caso lei avesse la bontà di accantonarlo…
PRESIDENTE. Collega.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …36 secondi, solo per il tempo di leggere le premesse, perché nelle premesse non c'è…
PRESIDENTE. Collega Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Eh no, sto spiegando il perché.
PRESIDENTE. Lei sa che questo non si può fare. Se lei lo accoglie, io non posso farla parlare.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Sto chiedendo soltanto se rivede…
PRESIDENTE. Ah, ma lei chiede di accantonarlo, quindi? Ah, scusi, scusi, scusi. Prego. No, allora non mi dica che accoglie. Mi dica che chiede di accantonarlo. Sennò io faccio confusione.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Allora io però posso anche ripeterlo. Se mi si segue quando parlo, si capisce anche quello che voglio dire.
PRESIDENTE. È colpa mia, collega Giachetti. Abbia pazienza.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ho detto che comunque lo accolgo. Stavo però dicendo che se il Sottosegretario ha la cortesia di accantonarlo venti secondi per leggere le premesse, si rende conto che le premesse non sono contro il Governo, per cui vanno espunte, ma sono una conseguenza logica del dispositivo. Poi se non lo vuole fare, lo accetto lo stesso. Se c'è un ripensamento…
PRESIDENTE. Bene, collega Giachetti.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Tutto qua. Grazie.
PRESIDENTE. Quindi, ha chiesto di accantonarlo. Cosa dice il Sottosegretario sull'accantonamento?
NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Facciamo un accordo. Io non lo accantono, non tengo le premesse, ma lo riformulo togliendo: “a valutare l'opportunità di”.
PRESIDENTE. Mi pare che l'accordo sia straordinariamente positivo per tutti e, quindi, l'ordine del giorno n. 9/2355/63 Giachetti è accolto. Grazie, Sottosegretario, per averci aiutato.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/64 Bonifazi, su cui il parere è contrario.
Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Ringrazio, soprattutto, il Sottosegretario che, diciamo, ha trovato una perfetta soluzione di mediazione sull'altro.
Questa è un'altra questione che obiettivamente - adesso non voglio rimanere in tema religioso - grida vendetta a Dio per la semplice ragione che è l'ipotesi che un reato, un determinato reato, che viene compiuto in un determinato posto viene valutato e ha un peso dal punto di vista della pena diverso dallo stesso reato che viene compiuto in un'altra parte. Qui, in particolare, si fa riferimento alle stazioni, ma abbiamo visto che la stessa cosa vale per le metropolitane (adesso non mi ricordo che cos'altro).
Io non solo non capisco qual è la ratio attraverso la quale si può soltanto immaginare che il compimento di un reato in un posto piuttosto che in un altro valga il doppio, ma soprattutto non si riesce a capire per quale motivo un posto come, per esempio, le stazioni, che certamente sono - immagino, nella ragione per cui viene pensata questa norma - quelle che dovrebbero essere più fragili dal punto di vista della sicurezza, ma sappiamo perfettamente che tendenzialmente sono quelle anche più coperte dal punto di vista del servizio di polizia e del servizio di intelligence sotto tanti punti di vista, se non altro perché sappiamo che possono essere un obiettivo per atti terroristici e via dicendo.
Quindi, è proprio incomprensibile - ripeto: al di là del fatto che giuridicamente è una cosa fuori dalla grazia di Dio - perché si vuole fare una cosa del genere. Allora, l'onorevole Bonifazi, con quest'ordine del giorno, chiede semplicemente al Governo di rivedere e cambiare alla prima occasione questa norma, che obiettivamente non ha alcun senso.
PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/64 Bonifazi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Sull'ordine del giorno n. 9/2355/65 Boschi il parere è favorevole con riformulazione: è accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/2355/66 Del Barba il parere è contrario. No, non può più intervenire collega Giachetti: tre ne ha fatti.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Questa è la terza!
PRESIDENTE. No, ne ha fatti già tre.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Ho chiesto soltanto al Governo se riformulava l'ordine del giorno!
PRESIDENTE. No, collega, sono tre interventi. Comunque, facciamo così: facciamo che quella era una richiesta di accantonamento (diciamo non lo era propriamente). Quanto ha a residuo? Ha a residuo meno di due minuti. Questo però si, perché il tempo quello era. Prego.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). A parte che ho preso il tempo e ne avrei tre, ma ne uso due. Quella era una richiesta di accantonamento; non ho fatto nessun intervento di merito, Presidente. Però, detto questo…
PRESIDENTE. Collega, ha parlato un po' di più, ma va bene. Abbiamo già detto che va bene e andiamo avanti.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Va bene, ma io ho detto che ne utilizzo di meno così abbiamo fatto un'altra mediazione.
PRESIDENTE. Benissimo.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Si chiede, con quest'ordine del giorno, al Governo di inserire, nel primo provvedimento utile, delle clausole di salvaguardia e dei limiti più rigorosi per l'uso delle scriminanti penali previste dall'articolo 17 della legge n. 124 del 2007, in modo da evitare che queste scriminanti portino, di fatto, a un'estensione generalizzata da responsabilità penale. Se non ci sono criteri chiari di necessità, proporzionalità e controllo, soprattutto quando le condotte in questione possono essere strumentalizzate da organizzazioni terroristiche o eversive, questo è un problema.
Inoltre, si chiede di garantire la tracciabilità istituzionale delle condotte giustificate da motivi di sicurezza nazionale, rispettando sempre i principi di legalità e il giusto processo e assicurando trasparenza e la possibilità di un controllo da parte del giudice. Grazie, signora Presidente.
PRESIDENTE. Ha visto? Meno di un minuto.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/66 Del Barba, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).
Sull'ordine del giorno n. 9/2355/67 Benzoni il parere è contrario.
Ha chiesto di parlare il collega Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ovviamente, non sono stupito del parere contrario su quest'ordine del giorno, come su tutti quelli che finora abbiamo visto e che riguardano, in particolare, l'articolo 18 e la filiera della canapa.
Sono un po' più stupito dal silenzio della maggioranza, perché è vero che avremo una lunga maratona notturna ma non avere nessuno della maggioranza che si alza e difende questo articolo e difende l'uccisione di un'intera filiera è abbastanza sconvolgente, perché non viviamo di pettegolezzi in Aula ma di voti e al di fuori di quest'Aula, anche nel Transatlantico, sono tanti che mettono in dubbio questo provvedimento. Allora, se qualcuno avesse il coraggio di alzarsi e di dire: no, siamo davvero convinti che stiamo facendo una cosa giusta, uccidendo 33.000 lavoratori e mezzo miliardo di fatturato e di tasse per il nostro Paese, ne saremmo felici.
Quest'ordine del giorno chiedeva solo due cose molto semplici e molto di buonsenso: la prima, quello di immaginare qualche ristoro, perché ci sono delle persone, degli imprenditori - so che non sempre sono vostri amici -, magari giovani e magari donne, che ci hanno fatto qualche centinaia di migliaia di euro di investimento e oggi, da un giorno all'altro, si trovano, con l'applicazione di questa norma, ad avere un investimento che non vale più nulla o l'incapacità anche di mettere a terra quell'investimento stesso. Quindi, un ristoro va immaginato. Ma la seconda è: questi 33.000 dipendenti che lavorano all'interno della filiera della canapa, diretta e indiretta - e poi potremmo raccontare quante derivazioni ci sono -, credo che debbano meritare quantomeno degli ammortizzatori sociali o un aiuto. Oggi hanno addirittura paura ad andare nei campi perché, ovviamente, questo è un tema e, quindi, su questo qualche risposta dovete darla.
La seconda è un'altra cosa. La canapa è una delle poche coltivazioni che permette di avere i certificati verdi, cioè chi oggi coltiva canapa sta anche vendendo certificazioni italiane, europee e internazionali per la CO2. Allora, magari consentire che questo continui a poter essere fatto e non distruggere, anche da questo punto di vista, un settore che è molto interessante e costringere le aziende italiane a dover acquistare certificati da altre filiere, sempre della canapa ma all'estero, potrebbe essere interessante.
Chiudo con un tema (non chiudo: era un richiamo al silenzio). Voi bloccate qualsiasi attività con l'infiorescenza. A un certo punto dite anche che è possibile coltivare la canapa per i semi ma non per l'infiorescenza stessa. La si insegna a scuola la canzoncina che per fare il tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l'albero, per fare l'albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole il fiore. Se noi blocchiamo qualsiasi possibilità di avere il fiore - e non per fare i negozi di cannabis light ma per avere il fiore e da lì estrarci qualsiasi cosa - è ovvio che stiamo bloccando anche solo il possedere la pianta, perché, purtroppo, quando si pianta la canapa fiorisce. È un grande problema che ha questa pianta, ma lo fa. Se voi bloccate semplicemente il possesso del fiore, dell'infiorescenza e di un suo derivato, questo si protrae su tutto.
Però, vorrei dire che oltre al danno abbiamo la beffa, perché il danno sono 30.000 e passa lavoratori; mezzo miliardo di fatturato, se non più; settori interi che vanno in crisi, perché con la canapa si fanno tessuti (anzi, eravamo leader della tessitura di canapa negli anni Cinquanta), si fa agroalimentare (sì, perché hanno aperto dei negozi che, attraverso la canapa, fanno dei prodotti alimentari), si fa cosmetica, si fa omeopatia, si fanno prodotti medicinali e si fa anche bioedilizia. Noi stiamo bloccando tutto, perché tutto deriva dal fatto che non si potrà avere questo.
Ma la beffa qual è? La prima: noi stiamo incontrando gli imprenditori, stiamo bloccando le loro coltivazioni di canapa che abbiamo finanziato come Stato. Cioè, loro hanno preso dei finanziamenti a fondo perduto per convertire serre, che facevano altro, in serre di canapa e oggi li blocchiamo con questo provvedimento.
La seconda è quella dei certificati verdi, che è assolutamente assurda.
La terza: noi stiamo bloccando la coltivazione di canapa, ma non blocchiamo la vendita dei prodotti che ne derivano. Quindi, la crema al CBD, che è in tutti i supermercati, non sarà mai bloccata da questo provvedimento; semplicemente arriverà da una canapa coltivata nel resto dell'Europa e non in Italia e, quindi, oltre al danno la beffa.
Io credo che avete ancora qualche ora per un ripensamento. Non lo farete, perderete - immagino - in qualsiasi ricorso e in tutti gli enti che potranno intervenire, perché è impossibile bloccare la coltivazione di una pianta che è all'interno delle norme guida dell'Unione europea in tutto o in parte, però la speranza che voi possiate fare ancora una riflessione prima di qualche ora continuiamo ad avercela.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/67 Benzoni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/68 Bonetti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Confesso un certo disagio, anche un moto un po' di repulsione a dover nuovamente intervenire in Aula su un argomento che ha interessato ampiamente il dibattito di quest'Aula, su cui non solo io, ma tante colleghe e colleghi delle opposizioni sono più volte intervenuti nel susseguirsi di queste riedizioni di un decreto Sicurezza che interessa il dibattito dell'Aula, ormai da mesi, quasi anni. Tutte le volte siamo qui, nuovamente, a richiamare la coscienza - e uso questo termine con una profonda intensità -, la coscienza di responsabilità democratica e politica di quest'Aula nell'andare a deliberare una norma che obbliga la detenzione di bambini appena nati, nascituri, la tutela di quella maternità e di quell'infanzia nei primi attimi di vita, nei primi anni di vita all'interno di un carcere.
Allora, io potrei dilungarmi ampiamente su quelli che sono gli impegni del nostro Parlamento, della nostra Costituzione, nel rispetto delle convenzioni internazionali, prima fra tutte la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che questa norma lede in modo inequivocabile.
Potrei dilungarmi su quello che è, invece, un principio di moralità profondo, a cui siamo chiamati come legislatori, nel rispetto dei diritti primari della persona, ancora una volta ancorati nella Costituzione, ma ancora, se vogliamo, in modo più superficiale, nel buonsenso del dirci che in fondo, fossero anche 5, 10 o 15 i bambini e le bambine costretti a vivere dietro alle sbarre di un carcere nei primi anni di vita, ciò risulta per noi inaccettabile.
Ma vorrei, a questo punto, invece - siccome tanto è stato detto e scritto agli atti di questo Parlamento - richiamare l'attenzione delle colleghe e dei colleghi della maggioranza, che si troveranno a votare contro un ordine del giorno che dice la seguente cosa: nel caso di detenute in gravidanza o di detenute madri con bambini che hanno meno di tre anni, si preveda o la sospensione della pena o - ovvero - in modo alternativo, la detenzione in una struttura adeguata a svolgere la pena… il rumoreggiare dell'Aula, Presidente, mi dice che questo argomento, probabilmente, ha talmente saturato le coscienze da essere ritenuto non importante. Allora, la prima volta che sentiremo nuovamente la maggioranza parlare di diritti di famiglia, di maternità, di tutela della natalità in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), si sciacquino la bocca prima di parlare, perché questo rumoreggiare dice che la loro inconsapevolezza è grave tanto quanto l'insipienza di un Governo che non sa dare a queste parole una conseguenza di fatti concreti. Lo dice chi di questi fatti se ne è occupato e se ne è occupato con la consapevolezza che la nostra decisione cambia la vita di un solo bambino o di una bambina.
A quella bambina, a quel bambino, noi dobbiamo l'attenzione di quest'Aula, adesso, qui ed ora, anche nel rifiutare un ordine del giorno che dice che questa detenzione debba essere fatta in una struttura adeguata a delle bambine e dei bambini. State votando contro il fatto che la pena si svolga secondo legge, secondo previsione di legge, in una struttura che sia adeguata ad accogliere un bambino o una bambina costretti a vivere o a nascere in un carcere.
Su questo voi vi sentite di votare contro: fatelo, ma siate poi conseguenti nella responsabilità di questo voto, assumendo anche di fronte al Paese questa vostra decisione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/68 Bonetti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/69 Onori. Onorevole Onori, accoglie la riformulazione? Sì.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/70 D'Alessio. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. In maniera molto sintetica, è un ordine del giorno semplice per alzare di qualche centimetro l'asticella della civiltà. Nella maggior parte degli istituti penitenziari manca un presidio sanitario; un presidio sanitario adeguato non c'è, e con le tante dipendenze di ogni genere, compresa quella da psicofarmaci, la situazione è dovunque estremamente delicata.
A fronte di diagnosi psichiatriche - che sono tantissime - non ci sono gli psichiatri, che si alternano a volte settimanalmente e non riescono assolutamente a garantire una continuità terapeutica.
Allora, cosa chiediamo al Governo? L'impegno di stanziare maggiori risorse economiche per reperire un numero adeguato di medici, di personale specializzato, al fine non di garantire la tutela della salute negli istituti penitenziari, ma semplicemente di migliorare un po' la situazione per rendere meno mortificato il contenuto del nostro articolo 32 della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/70 D'Alessio, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/71 Pastorella. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno tocca gli articoli 26 e 27 di questo provvedimento che, tra i tanti, sono alcuni di quelli con più criticità. Si tratta dell'introduzione di nuove pene gravissime, anche per atti di resistenza, anche passiva, rispetto agli ordini impartiti nel contesto, ovviamente, di prigioni e centri per migranti, perché questo è pericolosissimo…
PRESIDENTE. Scusi, collega Pastorella. Colleghi, è veramente troppo alto il volume, non si riesce a sentire niente di quello che dice chi sta parlando.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, molto gentile. Ma sì, quest'ordine del giorno guarda al tema della resistenza passiva. Attenzione, la resistenza passiva a pubblico ufficiale non è reato nel nostro ordinamento, eppure in questo meraviglioso provvedimento diventa magicamente reato nei contesti più disagiati nel nostro Paese, ovvero il contesto del carcere.
Sembra quasi paradossale che un libero cittadino non viene condannato, se fa resistenza passiva a un pubblico ufficiale; invece, rispetto a una persona che, come sappiamo, come denunciato più volte, si trova in un luogo di disagio, con condizioni di vita assolutamente disumane, in cui forse la resistenza passiva è l'unico modo che ha di dimostrare questo disagio che non arrivi a conseguenze estreme - come invece spesso vediamo e lo vediamo dal numero dei suicidi - ecco, io trovo assolutamente paradossale che si condanni anche questo tipo di comportamento.
L'ordine del giorno non ambisce, anche se sarebbe più che corretto, ad eliminare questa follia, questo aumento della pena assolutamente ridicolo, ma chiede una cosa addirittura molto più semplice: per favore, definite almeno, nel vostro essere estremi, che cosa vuol dire resistenza passiva, in quali casi queste persone, questi prigionieri, queste persone in situazione di disagio saranno ulteriormente puniti rispetto a quello che già sono.
Quindi, perché c'è bisogno di definirlo? Perché bisogna evitare assolutamente che a queste persone sia preclusa la legittima e costituzionale libertà di espressione, di protesta pacifica. Una libertà e un diritto costituzionale che, infatti, hanno messo questi due articoli, il 26 e 27, in odore di incostituzionalità, se così si può dire, ed erano alcuni tra quelli segnalati proprio dal Presidente Mattarella che ha, più volte, rilevato quanto tanti articoli di questo provvedimento siano potenzialmente incostituzionali.
Ed è per questo che votare contro un semplice tentativo neanche di dare la definizione, ma di spingere il Governo a definire, a dare parametri, un perimetro più preciso di che cosa voglia dire resistenza passiva ci sembra davvero di andare incontro - noi speriamo, tra l'altro - a una denuncia, a un problema di incostituzionalità che vi farà fare un passo indietro su questa assurda pena ulteriore per chi già sta scontando una pena e che spingerà, magari, purtroppo ulteriori persone a un gesto estremo.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/71 Pastorella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/72 Ruffino, su cui vi è parere favorevole con riformulazione. Mi dice, collega, se accoglie la riformulazione?
DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signora Presidente. Non posso accogliere la riformulazione con riferimento alla quale praticamente c'è un invito a proseguire nell'arruolamento, nell'assunzione di personale. Nelle visite che ho fatto nelle carceri italiane penso di non aver sentito nessun direttore, nessun altro dire che l'organico fosse al completo. Tutt'altro. Devo dire che la Polizia penitenziaria non riesce a programmare le proprie ferie, spesso svolge orari di straordinario uguali all'orario di lavoro, non ci sono permessi, non c'è neppure la possibilità di vivere dignitosamente la propria vita a casa.
Ma non c'è soltanto un problema di carenza di personale di Polizia penitenziaria: c'è il problema della carenza dei medici, degli psicologi e degli infermieri.
Questo personale passa larga parte del proprio tempo nel compilare moduli, in azioni burocratiche, però, signora Presidente, colleghi e Governo, occorrerebbe pensare a che cosa succede nelle celle italiane, al tema delle dipendenze, all'alta percentuale di stupefacenti o psicofarmaci, a tutto ciò che questo ovviamente genera, alla necessità anche di avere diagnosi psichiatriche e, poi, alla continuità terapeutica che purtroppo non è garantita. Ecco, non so se uno Stato, se un Governo, se l'Italia si possa permettere questo oggi. Siamo abituati a entrare nelle celle, quando andiamo in visita, e a vedere spazi davvero esigui, con l'impossibilità di svolgere un'attività, di avere l'acqua calda in cella (ci sono gli spazi delle docce dove oggi si ritrova l'acqua calda), con la difficoltà di accedere, ad esempio, a un corso universitario piuttosto che alla licenza media. Tutto questo non viene garantito in ogni carcere. Mi chiedo come si possa. Non vorrei usare delle parole pesanti, ma è stato citato più volte, in quest'Aula, in questi giorni e nei vari interventi, il Santo Padre. Il precedente Santo Padre che cosa ci chiedeva? L'attuale che cosa chiederà o che cosa ha già chiesto? Se almeno non vogliamo immaginare l'attenzione per i detenuti, ci sia almeno l'attenzione per il personale, per la formazione. Perché ci sarà un risvolto, ci sarà comunque un effetto positivo per i detenuti.
C'è poi la piaga annosa delle detenute con bambini in carcere. Credo sia finito il tempo, spero sia finito il tempo di voltarci dall'altra parte, di fingere che vada tutto bene e di provare sgomento a ogni suicidio. Forse bisogna avviare un percorso di maturità diverso, di consapevolezza diverso e, forse, anche una pietà umana, almeno quella, per tutti gli errori che un detenuto possa aver fatto, dovrebbe essere provata (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/72 Ruffino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/73 Cannizzaro, su cui vi è il parere favorevole con riformulazione. Va bene, colleghi? Sì.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/74 Vaccari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vaccari. Ne ha facoltà.
STEFANO VACCARI (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Voglio ritornare, come hanno già fatto molti miei colleghi, sull'articolo 18 di questo decreto “repressione”; ne ha già parlato il collega Mauri in dichiarazione di voto, lo ha fatto la collega Forattini in discussione generale molto bene; e mi riferisco al fatto che il decreto “repressione”, lo torno a dire, approvato dal Consiglio dei ministri, nella serata di venerdì 4 aprile, ha stabilito per legge, quindi, immediatamente operativo, che le infiorescenze di canapa sotto i limiti di legge italiane ed europee saranno, comunque, considerate come uno stupefacente. Una decisione grave e demagogica che porta indegnamente a conclusione una scelta del Governo annunciata da tempo e cominciata oltre un anno e mezzo fa e che è stata confermata, nonostante la ricerca - da parte delle associazioni di categoria del settore canapa, insieme a quelle agricole più in generale, alla politica, alla società civile - di un dialogo con il Governo per sottolineare l'assurdità di questo provvedimento, in un momento in cui i dazi, che l'USA di Trump vorrebbe imporre, rischiano di creare non pochi problemi al comparto agroalimentare italiano. Continuiamo, allora, a ribadire che quanto voluto dalla destra, per tentare di mettere una bandierina ideologica, spacciando - loro sì - la canapa industriale con la diffusione delle droghe, è un clamoroso e colpevole errore.
Abbiamo tentato, in ogni modo, di farvi ragionare fin dalla presentazione, un anno e mezzo fa, del disegno di legge; vi abbiamo chiesto di fermarvi: il tempo c'era; abbiamo evidenziato aspetti giuridicamente discutibili della norma sulla canapa. Ve lo hanno segnalato anche insigni giuristi, richiamando le norme internazionali. Abbiamo raccolto il grido d'allarme di tanti imprenditori, per lo più giovani, che saranno costretti ora a chiudere le loro aziende e a licenziare migliaia di lavoratori e lavoratrici, giovani come loro. Non avete voluto ascoltare nessuno e avete preso in giro un intero comparto, raccontando che avreste trovato soluzioni che, però, non sono arrivate. Quegli imprenditori purtroppo, anche ingenuamente, hanno creduto ai vostri impegni che si sono rivelati come ghiaccio al sole; quegli imprenditori hanno rinunciato anche a manifestare in modo veemente in piazza la loro rabbia, perché convinti che deroghe o soluzioni sarebbero state trovate. E in questo momento ci dispiace anche per loro, che hanno scoperto di essere stati presi in giro sonoramente.
Ma noi non ci fermeremo e continueremo a batterci e a denunciare, a denunciare che l'eventuale coltivazione della canapa industriale sia riservata, ora, solo al mercato estero, per poter poi vedere tornare la canapa trasformata al nostro Paese a costi decisamente maggiori, con qualità discutibile e con un mercato non certo a favore dei produttori e dei consumatori italiani. Purtroppo non siamo su “Scherzi a parte”, ma questa è la triste realtà della destra de noantri, capace solo di intervenire sulle paure e sulle angosce degli italiani, manipolando la realtà e offrendo soluzioni securitarie che nulla hanno a che vedere con i veri problemi sul tappeto. Problemi che ora avranno seriamente i nostri bravi coltivatori e trasformatori di canapa.
Si sciolgono così come neve al sole le promesse di autorevoli esponenti della destra: nei mesi scorsi, amici del Ministro Lollobrigida, urbi et orbi e nelle manifestazioni di protesta, hanno avanzato proposte di ravvedimento rispetto alla norma di abrogazione, che addirittura - dicevano loro - avrebbe potuto trovare riscontro durante il percorso al Senato del DL Sicurezza. Ma sappiamo come è andata. Ora il decreto pone fine a quella farsa. Dal 4 aprile, imprenditori agricoli onesti sono stati catalogati come criminali, con le conseguenze sul piano penale e giudiziario che questo comporta.
Il decreto, stabilito dal Governo, ha comportato la chiusura forzata di oltre 2.000 aziende e la condanna al licenziamento di 23.000 operatori del settore più l'indotto, una filiera produttiva emergente e giovanile, anche dal punto di vista dell'impegno imprenditoriale e dell'innovazione, che fatturava oltre un miliardo di euro l'anno e che rappresentava un'innovazione e una presenza significativa nelle nostre aree interne. Stiamo parlando, peraltro, di un prodotto che, basandosi su varietà certificate prive di effetto drogante - come ci ricordano le associazioni di settore e la scienza -, non ha creato alcun problema di salute pubblica, sicurezza stradale o ordine sociale.
Perché, allora, è stato fatto? Per dare l'idea che così si voleva garantire la sicurezza delle nostre comunità solo evocando un drammatico problema che non esiste, una narrazione falsa che copre un atteggiamento securitario che va a colpire anche altri settori legati alla vita democratica del Paese, come abbiamo sentito anche in questa discussione: dalle carceri al diritto personale a manifestare le proprie idee, dal bavaglio alla magistratura al controllo delle fonti per i giornalisti. Altro che salvaguardia dei diritti, compreso quello sbandierato fin dall'inizio dalla Presidente Meloni, allorché disse solennemente che mai si sarebbe contrapposta a quanti, cittadini e imprenditori, avessero manifestato la volontà di fare e aiutare lo sviluppo del Paese.
Ora, invece, con questo divieto lo si vuole colpire in maniera definitiva e hanno ragione gli imprenditori della canapa quando affermano che questa norma non ha nulla a che vedere con la sicurezza nazionale: è una scelta ideologica, punitiva e irresponsabile che espone l'Italia al ridicolo sul piano internazionale, mina il principio di leale concorrenza, viola il diritto europeo e prepara il terreno a cause milionarie e a una probabile procedura di infrazione. In Europa ci faremo ridere dietro un'altra volta, come avviene già su altre questioni. Altro che sovranismo e made in Italy, parole senza senso se rapportate a questo decreto.
Secondo Alfonso Celotto, avvocato cassazionista e professore ordinario di diritto costituzionale, il decreto Sicurezza, perlomeno per la parte relativa alla canapa, dovrebbe avere vita breve: “Sia il giudice che l'autorità amministrativa devono disapplicare la norma se questa contrasta con il diritto comunitario” ha scandito in una recente conferenza stampa proprio qui alla Camera, spiegando che “se ti chiudono il negozio, dovresti andare dal prefetto e lui stesso dovrebbe riaprirlo immediatamente, senza giudizio, perché il provvedimento dovrebbe disapplicarlo e perché la disapplicazione della norma italiana contrastante con il diritto dell'Unione europea spetta a ogni autorità amministrativa”.
Anche la mancata notifica al TRIS ci ha resi ridicoli in Europa, perché non è stata segnalata all'Unione europea nella piattaforma gestita dalla Commissione che serve a notificare i progetti di legge nazionali che introducono regole tecniche nuove o modifiche su prodotti o servizi e che serve per evitare barriere al mercato interno dell'Unione europea e siccome il disegno di legge impedisce a merci prodotte legalmente all'interno dell'Unione - come le infiorescenze di canapa e i loro derivati - di poter circolare liberamente, la notifica sarebbe stata necessaria. Allora, da oggi il mercato nero avrà una forte impennata, da oggi a ringraziare sarà la criminalità organizzata, che non ha certo timore dei divieti per coprire il mercato che è diventato, da un giorno all'altro, illegale. Noi continueremo a chiedere di tutelare i 23.000 operatori e le migliaia di famiglie per garantire i necessari ammortizzatori sociali e le risorse per la gestione delle giacenze dentro una transizione forzata…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
STEFANO VACCARI (PD-IDP). …come avete voluto, le risorse per la riconversione delle imprese e dei lavoratori, perché non ci rassegneremo mai al decreto “repressione” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel chiedere di aggiungere la mia firma a quest'ordine del giorno, vorrei fare una breve dichiarazione, cioè aggiungere alle considerazioni del collega Vaccari il fatto che questa necessità, questo impegno, che viene chiesto al Governo di valutare gli effetti applicativi delle disposizioni che riguardano, appunto, la distruzione di un intero settore produttivo, è rilevante anche sotto un altro profilo su cui non siamo riusciti a farci ascoltare nella sede opportuna, cioè in Commissione bilancio, dove sempre più spesso succedono cose ai miei occhi assolutamente incomprensibili. In quella Commissione si è approvato, si è riconosciuto, si è dato l'ok al fatto che questa disposizione non ha effetti sul bilancio pubblico, cosa che è palesemente difficile da credere - diciamo così: secondo me, è una bufala enorme - perché è evidente che, visti i numeri che ci ha appena ricordato il collega Vaccari sia del valore aggiunto prodotto sia del numero di lavoratori occupati, noi avremo, invece, delle forti ricadute sia per quanto riguarda gli aspetti fiscali e contributivi sia per quanto riguarderà la necessità di attivare strumenti di ammortizzazione sociale. Quindi, anche sotto questo profilo, che non va sottovalutato - anzi, secondo me sarebbe stato sufficiente per bocciare tecnicamente questo emendamento -, è assolutamente necessario che almeno ci si dia il compito di monitorare gli effetti di una disposizione presa evidentemente per motivi che non hanno niente a che fare con il merito e che è stata presa sicuramente con leggerezza. Ci sarebbe stato il tempo per tornare indietro, ma almeno dovremmo avere la possibilità di capire, di vedere che, purtroppo, la storia ci darà ragione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/74 Vaccari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
L'onorevole De Maria ha chiesto di sottoscrivere l'ordine del giorno.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/75 De Maria, su cui il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Mi dice se accoglie la riformulazione, collega?
ANDREA DE MARIA (PD-IDP). No, Presidente, non accolgo la riformulazione per due ragioni: la prima, devo dire, è una ragione di metodo, nel senso che più che una riformulazione è una riscrittura completa dell'ordine del giorno, nel senso che, così come diventa dopo la riformulazione, l'ordine del giorno non affronta in nessun modo il tema che avevo posto nel testo originale. Sul piano formale si può fare, sul piano sostanziale è un modo anche di impostare il rapporto fra Governo e Parlamento - mi permetto di dire con rispetto al Sottosegretario - che è molto discutibile, nel senso che davvero non si affronta in alcun modo l'argomento che io avevo posto nell'ambito dell'ordine del giorno.
Poi, nel merito della riformulazione, io penso sia giusto contrastare le occupazioni illegali, ovviamente con un'attenzione alle situazioni di criticità sociale, però io ponevo un altro tema, cioè ponevo il tema di un caso specifico che riguarda l'occupazione della sede del Ministero dell'Istruzione a Roma, che è occupata da più di vent'anni da CasaPound (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che, fra l'altro, è inserita nella lista degli sgomberi stilata dalla prefettura di Roma.
Quindi, chiedevo al Governo di intervenire su quella specifica situazione per superare quel contesto di illegalità e, appunto, mettere in atto anche le opportune azioni, in sintonia con un ragionamento generale che in tante occasioni il Governo fa. Non credo che per affrontare quel problema specifico serva sgomberare tutti gli immobili occupati d'Italia (mi pare un po' eccessivo). Si deve intervenire in quella situazione. Mi pare che, in realtà, non ci sia nemmeno il coraggio politico, di fronte evidentemente a un movimento di estrema destra, di dire che dove vi sono situazioni di occupazioni abusive - e in questo caso ci sono - vanno affrontate con la giusta determinazione e in quella situazione ci sono davvero tutte le ragioni per farlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. L'onorevole Fornaro ha chiesto di sottoscrivere l'ordine del giorno.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/75 De Maria, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/76 Gianassi, su cui il parere del Governo è favorevole con riformulazione. Mi dice se accoglie, collega Gianassi?
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). No, non accolgo la riformulazione proposta dal Governo e intervengo in dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Prego.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Non accolgo la proposta del Governo perché sostanzialmente, rispetto alla richiesta che noi facciamo di investire nei comuni italiani con risorse vere affinché i sindaci e le amministrazioni locali possano mettere in campo misure di prevenzione e di riqualificazione dei quartieri, la proposta che il Sottosegretario Molteni mi ha presentato è poca roba.
È nulla, è sostanzialmente: valutare l'opportunità di prevedere delle risorse qualora si ritrovino le compatibilità di bilancio, che nel bilancio che abbiamo approvato, in realtà, non vi sono, tant'è che vi è stato un taglio molto significativo sui comuni.
Questo decreto che voi adottate, che chiamate decreto Sicurezza, in realtà è un decreto insicurezza. Ed è un decreto insicurezza, perché è fallimentare la strada che avete adottato dal primo giorno di questa legislatura. È così fallimentare che anche voi riconoscete il fallimento e reputate necessario provvedere in via d'urgenza con un decreto-legge, sostituendovi al Parlamento. Se riteneste che la situazione nelle strade italiane, nelle città italiane, nelle regioni italiane, fosse una situazione ordinaria, non approvereste un decreto-legge. Se scippate al Parlamento, al Senato della Repubblica, il compito di esprimersi sul disegno di legge che avete presentato alle Camere un anno e mezzo fa, significa che voi, che governate questo Paese, ritenete che la situazione della sicurezza nelle città italiane è fuori controllo, cioè state ammettendo, dopo tre anni di Governo, che state fallendo e in modo miserabile. Ma devo dire - l'ho detto nella discussione generale, lo ribadisco - lo dice il Ministro dell'Interno Piantedosi che il Governo sta fallendo. Il Ministro dell'Interno Piantedosi ha presentato i dati sulla sicurezza e sulla criminalità in Italia e ha dichiarato pubblicamente che i reati in Italia sono in aumento, soprattutto i reati di violenza e i reati di sangue. Nel 2023, sono cresciuti rispetto al 2022, nel 2024 sono aumentati rispetto al 2023; non succedeva dal 2014. Insomma, quella straordinaria, demagogica, narrazione per la quale prima che Fratelli d'Italia salisse al Governo la situazione della sicurezza era fuori controllo, ma da quando c'è Fratelli d'Italia la situazione è migliorata, è smentita dai Ministri del Governo presieduto da Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia, i quali dicono, candidamente e trasparentemente, che la situazione dei reati è in aumento, al contrario di quanto è avvenuto dal 2014 al 2022 in Italia. È il più clamoroso - tra i tanti, devo dire - fallimento della destra nazionale, che è salita al Governo dopo avere promesso in campagna elettorale che, se avesse vinto, avrebbe risolto i problemi della sicurezza; si trova a fare i conti con una situazione che non è in grado di gestire.
E che cosa fa la destra? Prende atto che i tre anni di politiche criminali sono fallimentari? No. Decide di spingere l'acceleratore per andare a schiantarsi contro il muro. E fa quello che ha fatto in questi tre anni: aumentare i reati perché è semplice. Basta andare nel Consiglio dei ministri, riunire i Ministri e fargli firmare, anche a quelli, come il Ministro Nordio, che dicevano che aumentare i reati è sbagliato, perché non serve a garantire la sicurezza pubblica, e si prevedono nuovi reati. Semplicissimo: basta un po' di inchiostro nelle penne, un po' di carta e i Ministri che si riuniscono al tavolo, anche quelli, come il Ministro degli Esteri, Tajani, che, durante le pause estive, dichiara che avrà la schiena dritta e non consentirà che Forza Italia arrivi a votare una norma che manda in galera i bambini di pochi mesi. Passata la pausa estiva, tornato ai lavori, tornato nel Consiglio dei ministri, si rabbonisce e decide di votare non solo il disegno di legge che prevede la galera per i bambini di pochi mesi, ma addirittura il decreto-legge, che è in vigore da 45 giorni nel nostro Paese.
Come avete fallito fino ad ora, purtroppo, continuerete a fallire anche prossimamente, perché è ormai da decenni che è consolidata la convinzione che aumentare i reati non serve a garantire maggiore sicurezza; serve a garantire maggiore sicurezza l'investimento in prevenzione. Cosa che voi non fate, nemmeno in questo decreto, che è un decreto a invarianza di risorse. Voi dite di fare un decreto Sicurezza che prevede, all'articolo 38, zero euro in sicurezza. E già questo svela l'inadeguatezza di questo provvedimento.
Ora, ovviamente, continuate con le vostre autodifese. Una di queste è: è colpa di chi c'era prima. È sempre colpa di chi c'era prima, però che cosa vi siete candidati a governare a fare il Paese, se pensate di passare cinque anni dicendo che era colpa di quelli che c'erano prima? E vi ripeto: i dati del vostro Ministro smentiscono questa vostra ricostruzione. Le cose sono peggiorate con voi al Governo, come sempre succede quando arriva la destra, che soffia sulle paure, che alimenta il tema della sicurezza e dell'insicurezza, ma, quando governa, aumenta le ragioni che promuovono insicurezza nel nostro Paese.
L'altra argomentazione che voi utilizzate è: beh, no, ma quando noi interveniamo risolviamo tutti i problemi. L'avete detto sul reato di rave party, un reato che prevede sei anni di galera per chi organizza un raduno musicale illegale. La violenza privata è punita fino a quattro anni, l'adescamento di minori fino a tre anni, ma per voi il raduno musicale non autorizzato è così grave da essere punito molto di più.
E il Ministro Nordio si è presentato, come ha fatto in queste giornate di lavori parlamentari, in discussione generale alla maggioranza, dicendo: eh no, però con il nostro provvedimento abbiamo risolto i problemi, non ci sono più raduni musicali illegali. Lo ha detto Nordio al Senato nella settimana nella quale, nei giorni precedenti, ce ne erano stati addirittura tre, tra il Piemonte, la Toscana e le altre regioni d'Italia. Oppure, come fate sul provvedimento che prevede una procedura, a vostro dire, più spedita per la liberazione degli immobili occupati. Credo che la Lega, sui propri social network - e Fratelli d'Italia - sia arrivata alla decima volta nella quale dice: oggi, grazie a noi, abbiamo cancellato il problema delle occupazioni abusive, perché abbiamo previsto una nuova norma. Lo dissero quando fu votato il disegno di legge nel Consiglio dei ministri, quando è stato votato il provvedimento in Commissione, quando è stato votato alla Camera a settembre. Tutte le volte che viene approvato questo provvedimento, come proposta o come legge, voi dite: abbiamo risolto questo problema. Ovviamente, non avete risolto nulla e, tra qualche settimana, inventerete una nuova norma che non risolverà nulla per poter dire, ancora una volta, con un comunicato o con un post sui social, che avete risolto il problema.
È, ovviamente, un atteggiamento ridicolo. Se non affronti le cause dei problemi, quei problemi non li risolvi. E certamente non li risolvi scaricando sulle Forze dell'ordine la liberazione di un immobile occupato, imponendo alle Forze dell'ordine di intervenire senza la copertura di un provvedimento del giudice. In questo Paese è difficile per le Forze dell'ordine realizzare la liberazione di un immobile, anche quando hanno un provvedimento del giudice e quel provvedimento è esecutivo, perché un problema di grandissime dimensioni, come quello della casa, non lo risolvi con un tratto di penna su un codice di procedura o scaricando sulle Forze dell'ordine un compito estremamente gravoso del quale dovrebbe farsi carico la politica, che, in questo Parlamento, per volere della maggioranza, ha cancellato il Fondo affitto o i fondi sull'edilizia residenziale pubblica.
Questo provvedimento contiene norme pericolose, come la galera per i bambini neonati, che non era stata prevista nemmeno dal codice Rocco, oppure la criminalizzazione della resistenza pacifica, non violenta. Sono norme inutili, come quella che avete scritto sulle occupazioni abusive. Basterà aspettare qualche settimana, o qualche mese, per vedere che nulla è cambiato. Le stesse trasmissioni televisive che vi chiedevano di intervenire stanno già cominciando a dire che non è cambiato nulla. Ma basta girare nei quartieri delle nostre città, nei mercati - come, appunto, qualcuno di voi diceva di fare, ma credo abbia smesso - e ascoltare le persone, per sentire che nulla è cambiato.
Alcune norme sono, invece, assurde, come l'aggravante per i reati commessi nelle stazioni ferroviarie. Come se una donna che subisce una violenza sessuale in un parco cittadino dovesse ritenere di aver subito un reato meno grave di una donna che subisce una violenza sessuale in una stazione ferroviaria. Io non concepisco come si possa pensare di brutalizzare il codice penale in un modo così assurdo, quando, ovviamente, le esigenze di contrasto ai reati e alla criminalità richiederebbero ben altre azioni. Oppure, misure contraddittorie…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Concludo. Voi avete dato il via libera a un ordine del giorno di Forza Italia che chiedeva di rivedere le misure cautelari per impedire l'arresto di un incensurato nel caso di rischio di reiterazione del reato, cioè, sostanzialmente, togliere al giudice il potere di valutare, nel caso concreto, se c'è un rischio di reiterazione del reato, stabilendo una presunzione di legge. Forza Italia lo aveva scritto, senza dirlo apertamente, per chiedere che questo valesse solo per i reati contro la pubblica amministrazione. Il Sottosegretario Molteni ha fatto una riformulazione ed è andato oltre: per qualunque reato, per le violenze sessuali, per gli omicidi…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda. Ha esaurito il suo tempo.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). …si vuole modificare la norma per impedire che il giudice disponga l'arresto in caso di rischio di reiterazione. È una follia in un provvedimento che prevede 40 nuovi reati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/76 Gianassi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/77 Gribaudo. Onorevole Casu, accoglie la riformulazione?
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Purtroppo, non possiamo accogliere questa riformulazione. E chiedo l'attenzione del Governo per spiegare le ragioni per cui non possiamo accogliere questa riformulazione. Non possiamo accogliere questa riformulazione, perché l'impegno che chiediamo oggi è l'impegno che è già stato assunto dal Governo Meloni, dalla maggioranza al Senato, quando, nel dicembre dello scorso anno, è stato approvato un ordine del giorno dei senatori Lisei e De Priamo - che sicuramente non sono esponenti del Partito Democratico -, che avevano provato, nell'ambito del Milleproroghe, a richiamare l'attenzione del Governo su una questione paradossale.
Stiamo parlando del concorso per i Vice ispettori di Polizia di Stato: oltre 20.000 candidati, 3.008 sono risultati idonei a questo concorso.
Non noi, ma il Dipartimento della pubblica sicurezza attesta che delle 23.586 unità che sarebbero necessarie, la forza effettiva è pari solo a 14.982. Siamo di fronte a una scopertura di 8.604 posti e abbiamo 3.000 idonei che potrebbero immediatamente colmare questa carenza. Ora, vedete, se il Governo si impegna a dicembre dello scorso anno “a valutare l'opportunità”, nel primo provvedimento utile, nella prima occasione in cui ci si può occupare di sicurezza, di fare queste assunzioni, di garantire questa maggiore, effettiva, sicurezza sul territorio e lo fa nel dicembre scorso, su iniziativa addirittura della maggioranza che aveva presentato un emendamento, poi convertito in ordine del giorno, e noi riprendiamo questa iniziativa a distanza di oltre cinque mesi, non possiamo accontentarci di un altro voto “a valutare l'opportunità di”, perché a forza di valutare l'opportunità queste scoperture in organico dei Vice ispettori rimangono sul territorio.
Le ore in attesa quando si fa una chiamata alla Polizia di Stato per vedere un intervento sul territorio non diminuiscono, le difficoltà dei cittadini non diminuiscono e l'unica cosa che cresce non è la sicurezza, ma il senso di ingiustizia che provano le 3.000 persone che hanno superato queste prove, che sono state valutate pronte a svolgere questo incarico e che, nonostante abbiano salutato con favore l'approvazione addirittura di un ordine del giorno della maggioranza oltre cinque mesi fa, ancora vedono scorrere inesorabilmente verso la scadenza i termini della loro graduatoria.
Dato che ci ha spiegato il Ministro Zangrillo qual è la sua idea nei confronti delle proroghe delle graduatorie e dato che abbiamo testato con mano nelle vicende degli allievi agenti qual è il rischio verso cui stiamo camminando, noi pretendiamo che oggi il Governo e la maggioranza dicano chiaramente cosa intendano fare, perché il provvedimento c'è stato. Questo decreto Sicurezza era l'occasione per realizzare quello che non era un impegno, una richiesta delle opposizioni, era una necessità veramente sentita dal territorio ed era anche un impegno parlamentare che voi stessi avevate assunto e che purtroppo, se non riformulate differentemente questo parere, se non cambiate orientamento su questo tema, se decidete di bocciare la formulazione originaria del nostro ordine del giorno, scegliete pubblicamente di tradire in questa sede.
Io veramente vi chiedo di riflettere sul rischio a cui stiamo andando incontro, vi chiedo anche di collegare idealmente quello che stiamo facendo con quello che ha detto il Ministro Piantedosi in quest'Aula, al termine della discussione generale. Io mi sono segnato le parole perché era qui, non eravamo tantissimi parlamentari ad ascoltarlo, ma io l'ho ascoltato. L'avevamo appena sollecitato proprio su questo tema e la risposta del Ministro Piantedosi è stata d'orgoglio. Ha detto che era pronto a fare tutto il possibile per il rafforzamento degli organici, che stiamo assistendo a un'inversione di tendenza, che la sicurezza non può essere considerata un fattore di costo, che deve essere un investimento per la libertà dei cittadini. Ma l'unico investimento che sta facendo questo decreto Sicurezza è un investimento nella repressione dei cittadini, non nella libertà dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E la richiesta che vi chiediamo è: se non siete stati in grado di farlo in un decreto che avete colpevolmente chiamato “Sicurezza”, almeno vi chiediamo di impegnarvi nei prossimi provvedimenti a non tradire l'impegno politico, che non è una vostra promessa elettorale, è un impegno parlamentare che su richiesta dei senatori di Fratelli d'Italia avevate preso cinque mesi fa. E invece votate contro o ancora peggio illudete e prendete in giro queste persone, dicendo che il Governo cinque mesi fa valutava “l'opportunità di”, oggi valuterà “l'opportunità di”, ma nel frattempo invece vede scadere queste graduatorie e vede vanificare il sogno di poter contribuire a garantire più sicurezza con oltre 3.000 persone.
Vede, con la collega Gribaudo abbiamo presentato quest'ordine del giorno, non cesseremo il nostro impegno, continueremo a sollecitarvi, ma quello che vi chiediamo veramente su questo provvedimento è di dire una parola chiara. L'unica parola chiara che assumerete, se manterrete quest'orientamento e voterete contrario, è che avete deciso, dopo aver preso un impegno diverso cinque mesi fa, di chiudere la porta in faccia a 3.000 persone che meriterebbero di aiutarci a rendere veramente più sicure le nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti… Sottosegretario, prego, e poi la collega Carmina.
NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Intervengo su quest'ordine del giorno e su quello della collega Gribaudo perché viene toccato un tema secondo me importante, che è il tema delle assunzioni delle Forze di polizia e degli scorrimenti. Intervengo perché? Perché credo che sul tema della difesa degli organici e sul tema della tutela degli organici delle Forze dell'ordine ci debba essere serietà e ci debba essere uno spirito di condivisione da parte di tutte le Forze di polizia; in modo particolare, in un momento delicato e complesso come quello attuale, dove anche per eventi geopolitici esterni al nostro Paese l'attività delle Forze di polizia nazionali - che voglio ricordare essere un orgoglio nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), un orgoglio nazionale che va difeso, perché le nostre Forze di polizia ogni giorno con grande spirito di servizio, con senso del dovere, con abnegazione, con professionalità, coraggio e competenza difendono non solo la legalità e la sicurezza, ma le Forze di polizia italiane, tra le migliori al mondo, garantiscono quei principi di democrazia, di libertà e di tutela dei diritti senza i quali probabilmente tutto ciò non accadrebbe - il ruolo delle Forze di polizia non è mai banale, è scontato ripeterlo; è un ruolo di salvaguardia del sistema nazionale del nostro Paese.
Proprio per questo, siccome ritengo che la sicurezza non sia né di destra, né di sinistra e le Forze di polizia non siano né di destra, né di sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e bisogna evitare di tirare per la giacchetta, io credo - lo dico soprattutto guardando il collega Mauri, che è stato Vice Ministro all'Interno - che l'operato di tutti i Governi, a prescindere dall'appartenenza politica, sia quello non solo di difendere, ma di garantirne l'operatività con organici adeguati. Per anni, per anni la sicurezza in questo Paese purtroppo è stata considerata un costo e una spesa e non un investimento. Questo Governo, il Governo Meloni col Ministro Piantedosi, fin dalla prima legge di bilancio, ha ritenuto di investire risorse vere e serie (100 milioni all'anno per dieci anni, fino a 132 milioni di euro all'anno nel 2032) per rafforzare gli organici delle Forze dell'ordine, a fronte del fatto che, per quanto riguarda la Polizia di Stato (oggi la Polizia di Stato è composta da circa 97.000-98.000 tra uomini e donne) ha patito, da qui al 2030, circa 40.000 pensionamenti.
Lo sforzo che questo Governo ha fatto è stato quello, da un lato, di garantire il turnover; e mi permetto di dire che in passato questo non sempre è stato garantito; non sempre è stato garantito (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché i tagli al turnover purtroppo sono stati fatti; quindi l'impegno di questo Governo è stato quello, anche con l'ultima legge di bilancio, di garantire il turnover al 100 per cento - uno esce e uno entra - e di garantire - anche a fronte di scelte sbagliate fatte ad esempio con la legge Madia - le assunzioni straordinarie (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) per arrivare a quella fatidica quota di 109.000 operatori della Polizia di Stato che è, diciamo così, la conformazione naturale e reale delle nostre Forze dell'ordine.
Quindi questo Governo, da ottobre 2022 ad oggi, ha assunto circa 30.000 uomini e donne tra Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia penitenziaria, uno dei più importanti piani assunzionali fatti nella storia di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) e credo che i parlamentari di maggioranza ne debbano essere fieri e orgogliosi, ma anche i parlamentari di opposizione credo debbano darne atto al Governo. E quindi la politica di questo Governo… che tra l'altro continuerà, noi nei prossimi due anni avremo altri 20.000 uomini e donne delle Forze di polizia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE) che metteremo in organico per garantire non solo la sicurezza e il contrasto alle varie forme di criminalità, ma per garantire anche la prevenzione che gli esponenti dell'opposizione hanno più volte richiesto.
E, nella logica delle politiche assunzionali da un lato, concorsi, corsi e procedure assunzionali, dall'altro lato anche la logica dello scorrimento.
L'ordine del giorno indica in modo particolare uno scorrimento, quello della graduatoria del concorso per 411 posti da Vice ispettore. Mi permetto di dire che ci sono anche altri concorsi per vice ispettori. Il Governo ha dato piena, massima, totale disponibilità dando parere favorevole e, quindi, riformulando in senso positivo i due ordini del giorno, dimostrando la piena disponibilità a continuare sulla politica assunzionale con le procedure concorsuali e dando piena e totale disponibilità anche rispetto allo scorrimento delle graduatorie, in modo particolare quella citata espressamente in un ordine del giorno, ma anche con una riformulazione più generale, in riferimento agli scorrimenti in generale.
Quindi, la politica del Governo è chiara. Mi rivolgo all'opposizione, a fronte di uno sforzo del Governo di venire incontro a una necessità, ovvero quella dello scorrimento delle graduatorie dei concorsi. In tanti ci stanno ascoltando, quindi io credo che, se questo Parlamento dà un segnale di attenzione ai tanti che sono in questo momento in attesa, secondo me, fa una cosa buona e giusta.
A fronte di tutto questo, invito i presentatori dell'ordine del giorno ad accogliere la riformulazione del Governo, che si conforma nella piena disponibilità ad accogliere le richieste che sottendono i due ordini del giorno presentati (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà. Ovviamente, la discussione si intende riaperta.
ANDREA CASU (PD-IDP). Innanzitutto, sono contento che, grazie a questo tema che tocca la carne viva di tante persone, si sia aperta la possibilità di confronto. Io penso che sia una buona notizia per il Paese quando in Parlamento c'è un confronto fra l'opposizione, la maggioranza e il Governo, anche con posizioni diverse, ma nell'interesse di migliorare la situazione nel Paese per le persone, per i diritti dei cittadini.
Ora, io lo segnalo sommessamente, probabilmente il mio intervento non è stato abbastanza chiaro nel dirlo. Noi abbiamo due ordini del giorno, questo a prima firma Gribaudo e ce ne sarà più avanti uno a mia prima firma, che allarga il campo, rivolgendosi non solo a questo specifico concorso, ma a tutti i concorsi che in questo momento sono nella medesima condizione, perché chiaramente il nostro non è un tema legato a un concorso rispetto a un altro.
L'unico motivo per cui non possiamo accettare la riformulazione indicata dal Governo nella formulazione originaria, ma siamo aperti a una riformulazione - non è che noi su questo siamo contro la riformulazione - è che cinque mesi fa è stato approvato un ordine del giorno al Senato, presentato da Fratelli d'Italia, identico, che dice “a valutare l'opportunità di”: vi chiediamo, perlomeno, di fare un passo avanti di un centimetro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Dopo cinque mesi, togliete almeno “a valutare l'opportunità di”; almeno “a procedere in questa direzione” nelle modalità che riterrete, nelle tempistiche che riterrete. Non vi stiamo chiedendo una data, una scadenza certa, ma almeno di dare l'idea di un percorso che non rimane immobile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), semplicemente per presentare, giorno dopo giorno, nuovi ordini del giorno.
Noi vogliamo finirla, vogliamo che queste persone vengano assunte e possano garantire più sicurezza sulle strade (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma cosa possono pensare, se vedono la discussione fatta al Senato a dicembre e, poi, di nuovo, la nostra a maggio e, poi, alla fine, rivotiamo un altro ordine del giorno con “a valutare l'opportunità di”? Che il Parlamento, la Camera e il Senato, sono i luoghi dove si riuniscono centinaia di persone per “valutare l'opportunità di” o per cominciare a prendere qualche decisione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
Se il problema è la riformulazione rispetto alle premesse, rispetto al resto delle diciture, rispetto alle tempistiche, noi siamo disponibili ad accettare qualunque riformulazione del Governo, a patto che sparisca il concetto di “valutare l'opportunità di” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché noi vogliamo compiere un passo nella direzione di garantire davvero più sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Penza. Ne ha facoltà.
PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega, se lo consente, ma soprattutto per fare un inciso, per suo tramite, al Sottosegretario, nel senso che le assunzioni che comunque sono state fatte in Polizia - e, quindi, lo diciamo a carattere generale in modo che si faccia anche un po' di giusta informazione - non sono altro che assunzioni fatte, sì, ma in supplenza rispetto a quelli che poi sono i pensionamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Quindi, di fatto, l'organico della Polizia è rimasto uguale, è rimasto quello, siamo ancora sotto organico perché non sono assunzioni straordinarie ma sono assunzioni ordinarie in previsione di pensionamenti. Se si assumono mille agenti e ci sono, nello stesso anno, mille pensionamenti, ci troviamo ancora con i numeri in negativo.
Questo il Sottosegretario, purtroppo, non lo dice; e sono assunzioni fatte anche in previsione di vecchie finanziarie. Quindi, non ci può venire a raccontare, qui, che sono state fatte 3.000, 4.000 o 5.000 assunzioni, se ci sono, allo stesso tempo, 4.000 o 5.000 pensionamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Il Sottosegretario deve dirci - e lo deve dire in quest'Aula - quali sono gli organici della Polizia previsti e quali sono quelli effettivi; quante sono le assunzioni e quanti sono i pensionamenti. Quello è il dato che omette il Sottosegretario. È facile raccontare che il bicchiere è mezzo pieno, ma bisogna guardare anche all'altra parte della medaglia.
Quindi, Sottosegretario, un mio invito - oltre a un attimo di attenzione – è anche quello di fornire questi dati al Parlamento, perché noi queste cose le dobbiamo sapere; non soltanto gli addetti ai lavori, ma lo devono sapere tutti e 400 i deputati, più i 200 senatori, che effettivamente stiamo ancora sotto organico.
Se noi adesso assumiamo 4.000 agenti di Polizia e ci sono 4.000 pensionamenti, mi dice lei qual è il maggiore apporto che porta questo Governo?
Quindi, io mi unisco al collega Casu: se può in qualche modo accogliere quest'ordine del giorno, altrimenti lo mettiamo al voto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo molto rapidamente, perché c'è qualcosa di inaccettabile in questa vicenda. Oggi pomeriggio, le opposizioni si sono sentite fare la morale dal capogruppo di Fratelli d'Italia sul come si difendono le Forze dell'ordine, per poi essere smentiti dal primo atto parlamentare utile che va nella direzione della difesa delle Forze dell'ordine. Questo onestamente è inaccettabile da parte nostra.
Volete difendere le Forze dell'ordine? Approvate quest'ordine del giorno, non chiedete riformulazioni e cose varie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Onorevole Carmina, vuole sottoscrivere? Non ho capito, collega. Ha 25 secondi per intervenire. Lo so, il tempo è tiranno.
IDA CARMINA (M5S). Intervengo per sottoscrivere e semplicemente per dire che …
PRESIDENTE. Ha un minuto e trenta secondi, errore mio. Prego.
IDA CARMINA (M5S). …secondo quanto dicono i nostri dati, mancano 22.000 carabinieri e poliziotti e, comunque, c'è un grande incremento di reati e, quindi, c'è una maggiore necessità di agenti della sicurezza pubblica in Italia. Naturalmente chiedo di sottoscrivere al collega Casu.
PRESIDENTE. Da quello che ho capito, il Sottosegretario mantiene la sua riformulazione che il collega non… Onorevole Mauri, mi scusi, avevo capito che il suo intervento fosse alternativo a quello del deputato Casu. Un altro mio errore. L'onorevole Benzoni sottoscrive, tutto il gruppo di Azione sottoscrive. L'onorevole Mauri, invece, ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie (Commenti)…
PRESIDENTE. Prego, collega Mauri, intervenga pure.
MATTEO MAURI (PD-IDP). No, stavo cercando di decodificare le mosse fisiche, in questo caso, del Governo.
PRESIDENTE. Grazie.
MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io approfitto per fare un po' di chiarezza, perché gli interventi dell'altro giorno del Ministro Piantedosi - pur velocissimi - e adesso quello del Sottosegretario Molteni - che pur conosce molto bene la materia - dimostrano tutta la debolezza di questo Governo quando si tocca il tema delle Forze dell'ordine, perché provano a raccontarsi come gli amici delle Forze dell'ordine e, poi, quando devono rispondere nel merito, non sanno cosa dire. Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Le domande sono semplici, come le risposte.
Le Forze dell'ordine sono così come previsto dagli organici o no? Sono molte meno. In questi ultimi tempi, sta aumentando l'organico o sta diminuendo? Sta diminuendo. Perché sta diminuendo? Perché le persone che vengono assunte sono meno di quelle che vanno in pensione. Perché sono meno? Perché le scuole non sono nemmeno in grado di formare il numero di agenti adeguato per poter ripianare l'organico, che non solo non sale ai livelli cui dovrebbe essere, ma addirittura scende.
Chi dice questa cosa, il PD? No, queste sono cose che ha detto in un convegno - dove eravamo anche insieme al Sottosegretario - il capo della Polizia, dottor Pisani, così come l'ha detto in questa istituzione il comandante dell'Arma dei carabinieri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Sono venuti a dire che sono preoccupati perché c'è un problema di organico e perché non si sta andando nella giusta direzione. Guardi, il comandante dell'Arma ha persino detto che c'è un grandissimo problema di politiche abitative per gli agenti nelle città soprattutto, perché non riescono, con quel basso salario che hanno (1.500-1.550 euro), a vivere in quelle città. E su questo, anche su questo, il Governo non sta facendo niente. Tutti gli agenti di Polizia non possono accedere alla pensione integrativa perché non è stata attivata. Perché non la attivate? Se siete così amici delle Forze dell'ordine, perché avete fatto un contratto che non parifica nemmeno l'aumento del costo della vita nell'inflazione (6 per cento in più contro 17 per cento in meno)? Perché non fate le assunzioni? Perché non pagate, come meritano, gli agenti delle Forze dell'ordine? Perché non pensate al loro futuro per quanto riguarda la pensione? Perché non guardate al loro presente per quanto riguarda i costi di vita? Perché siete ipocriti e volete provare a raccontare fuori che voi siete gli amici e, come avete detto ieri, qua ci sono i nemici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
È esattamente il contrario, perché pensare alla sicurezza non vuol dire riempirsi la bocca di parole vuote, ma vuol dire fare cose concrete. E che veniate qua a ragionare di ordini del giorno mi fa ridere. Siete al Governo, fate le cose, metteteci i soldi e non continuate a fare decreti a lire zero, perché senza soldi non si fa niente, solo chiacchiere: in questo sì, siete dei campioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario - tramite lei, Presidente -, ieri, sull'altro ordine del giorno le dicevo che lei ci prende in giro. Sì, ci ha preso in giro anche stasera, perché ci ha fatto un elenco di assunzioni, che assunzioni non sono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ieri ci ha detto che forse riuscivate a mettere i soldi, se li trovavate nelle finanziarie, eccetera. Quindi, ogni volta quello che ci venite a dire è una presa in giro. Perlomeno abbiate la decenza di non parlare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Allora, ricapitolando, il Sottosegretario non ha rivisto la riformulazione e il collega Casu non ha accettato la riformulazione. Io, collega, non posso farla parlare ancora, a meno che non sia una richiesta tecnica (Commenti del deputato Casu). Colleghi, non è un dibattito così. Se lei non accetta, io devo porlo in votazione con il parere contrario del Governo, a meno che voi non chiediate di accantonarlo. Chiede di accantonarlo? Sì.
Sottosegretario, sulla richiesta di accantonamento? No.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/77 Gribaudo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/78 Morassut, parere favorevole con riformulazione: collega Morassut, accoglie la riformulazione?
ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione e intervengo in dichiarazione di voto. Con quest'ordine del giorno torniamo sul punto essenziale della nostra opposizione a questo provvedimento, l'idea, cioè, che la sicurezza delle persone e delle comunità non può mai derivare dalla limitazione delle libertà, dalla moltiplicazione dei reati, dallo svuotamento della democrazia.
Noi abbiamo, invece, sempre sostenuto che il rispetto della legalità, con i suoi essenziali elementi di controllo e di ordine, deve essere sempre accompagnato dall'integrazione sociale. Voi sostenete un modello di sicurezza illusorio e illudente, che crea la colpa e inventa il reato per potersi indirizzare verso qualche cosa di simbolico, di esemplare, che alla percezione dell'insicurezza risponde con la percezione della sicurezza. E fate tutto questo senza nemmeno - per l'appunto, se ne è discusso poco fa - rafforzare quei presidi delle Forze dell'ordine, su cui finite per scaricare tutti gli oneri e le responsabilità di garantire l'ordine pubblico, perché non mettete risorse, mezzi e personale adeguato.
In questo discorso entra il tema delle città, delle periferie urbane, che sono le zone più fragili dei nostri territori, perché sono quelle più lacerate, più disunite, dove più rarefatta è la rete dei servizi sociali collettivi. Sono le zone dove è più complicata e più difficile la forza di trasformazione autonoma dell'economia, con i suoi effetti di crescita e di lavoro e dove invece, al contrario, proprio per quelle condizioni di diradamento, si impongono rapporti sociali ed economici gerarchici e di sfruttamento del lavoro, dove spesso la criminalità organizzata è in grado di radicare un suo welfare alternativo a quello delle istituzioni.
Queste realtà sono quelle che rappresentano, o dovrebbero rappresentare, la priorità dell'azione di tutti i Governi, in tutto il mondo, in questo mondo globale, dove l'economia è attratta dalle grandi concentrazioni demografiche, di servizi, di trasporto, di innovazione, immobiliari, che sono poi le hightown di tutto il mondo, o le zone costiere. Per questo ci vorrebbe anche, in primo luogo, un riconoscimento costituzionale della condizione contemporanea delle periferie e delle aree interne, là dove i diritti di cittadinanza, di fatto, non sono uguali per tutti e dove la dispersione umana e scolastica e l'isolamento sono maggiori.
La nostra Costituzione all'articolo 44 individua ancora, per esempio, nel rapporto tra città e campagna l'obiettivo principale del riequilibrio territoriale, trascinandosi il problema della riforma agraria, che è un problema che in parte è stato affrontato negli anni Cinquanta e Sessanta e che andrebbe semmai oggi aggiornato con una politica di rilancio consortile della piccola proprietà, ma ignora totalmente il tema del contrasto stridente tra centri urbani e periferie.
Ma ci vorrebbe soprattutto un'azione costante per favorire processi di rigenerazione, che non vuol dire fare delle belle case o rendere abitabili le cantine e le mansarde, come ha fatto il Ministro Salvini nel decreto Salva casa, ma strategie miranti a spostare interessi, economie, investimenti, ridare un senso sociale al tema della casa, valorizzare le vocazioni locali, le storie e le identità che tendono a sparire, ma che, a ben vedere, sono una ricchezza enorme e sorprendente, in un mondo solo apparentemente unitario e livellato. Ci vorrebbero strategie finalizzate a far emergere il ruolo e la funzione della città pubblica, compressa e umiliata dalla dittatura dello spazio privato, che sfrutta il suolo e spesso anche le altezze.
Voi avete portato un cosiddetto decreto Periferie, di cui abbiamo discusso in Parlamento e di cui abbiamo messo in evidenza tutti i limiti. Ma noi riteniamo che occorra una strategia continuativa, prioritaria e diffusa e che i protagonisti debbano essere i comuni. Chiediamo, dunque, un programma di investimenti e di sostegno ai comuni per le politiche urbane, ma anche per le opere pubbliche primarie: illuminazione, acqua, vigilanza locale, edilizia scolastica, come parte di un più vasto moto di azione per la sicurezza e per l'integrazione sociale. Programma che oggi manca e che non potrebbe realizzarsi, visti i tagli che questo Governo continua ad operare verso i comuni, gli enti locali, che - voglio ricordare - negli ultimi 10 o 15 anni, forse anche di più, hanno perduto molte delle loro entrate vitali, proprio a causa delle azioni dei Governi di destra, a partire dai primi Governi Berlusconi, come l'abolizione dell'ICI, mai adeguatamente compensata con successivo sistema dell'IMU, la riduzione dei trasferimenti, le politiche di fiscalità urbana in materia di oneri di urbanizzazione, che hanno prodotto enormi sconti e favori alla rendita immobiliare.
Sicurezza per noi è fare di tutto anche per sostenere e accompagnare l'azione di migliaia di volontari e di associazioni che tengono in piedi il tessuto civile delle periferie. Sono eroi semplici, senza divisa e senza manganello, ma dotati della parola, di una missione, che ogni giorno scommettono sulla innocenza delle persone, anziché scommettere sulla colpevolezza, come voi fate. E le norme di questo decreto, che impediscono l'uso delle strade e delle piazze per le proteste, sono quanto di più odioso si possa immaginare in un provvedimento di legge. Le strade e le piazze sono i luoghi pubblici per eccellenza, sono per natura i luoghi della città dove, quando è necessario, deve riversarsi la protesta democratica, manifestarsi il dissenso.
Voi, invece, ci portate nelle strade di Haussmann, nei grandi boulevard dell'Ottocento realizzati nelle capitali imperiali di tutta Europa per far passare gli squadroni della cavalleria e spazzare via le barricate delle proteste operaie e contadine contro i regimi autarchici di quel tempo, degli zar, di Napoleone III, fino a quello della monarchia sabauda. È questa delirante idea di città e di convivenza che vi ha guidato nel proporre una norma tanto assurda e fuori tempo, oppure la convinzione che la strada è il luogo dove si deve correre, dove si deve transitare, divorando il tempo a velocità assassine? E se è così, si capisce perché avete voluto respingere le nostre proposte sulla “città a 30 all'ora”, quando abbiamo discusso del codice della strada, che erano tese a ridurre le morti stradali e a creare città e quartieri a misura dei bambini, dei fragili e degli anziani. Se non è sicurezza tutto questo, cosa altro è sicurezza?
Ecco perché diciamo che per dare sicurezza alle persone e alle comunità si deve rafforzare l'impegno per ricucire le città, per integrarle e affiancare al controllo e anche alla repressione in alcuni casi, dei fenomeni più degenerati, con mezzi e risorse vere, strategie e azioni di rigenerazione sociale e urbana delle comunità, di riconquista della dimensione umana e comunitaria, che già nel Medioevo faceva dire che l'aria delle città rende liberi e, quindi, più sicuri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/78 Morassut, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/79 Furfaro, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare la collega Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Sì, Presidente. Per pura follia ideologica in questo decreto, dall'oggi al domani, siete andati a chiudere 3.000 aziende e a cancellare 15.000 posti di lavoro in un settore, quello della canapa industriale, che aveva visto tanti giovani investire per nuove opportunità di lavoro, come se, peraltro, l'economia del nostro Paese andasse a gonfie vele, come se non fosse che è da 24 mesi che abbiamo la produzione industriale ferma e questo invece era un settore in forte crescita, come se non fosse che siamo il Paese che in Europa ha il numero di occupati più basso.
Ecco, quest'ordine del giorno del collega Furfaro chiede, quantomeno, di prevedere un periodo transitorio e, quantomeno, di occuparvi di mettere in campo ristori per questi tanti giovani che hanno visto opportunità di sviluppo e che si ritrovano dall'oggi al domani senza posto di lavoro e senza azienda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/79 Furfaro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/80 Manzi, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare la collega Manzi.
IRENE MANZI (PD-IDP). Devo dire che non ci stupisce il fatto che il Governo abbia dato parere contrario su quest'ordine del giorno. Mi piace leggere le motivazioni, l'impegno che ponevamo a carico del Governo. Chiedevamo cosa? Chiedevamo al Governo di rendere conto alle Camere, entro 90 giorni dall'approvazione del decreto, del perché questo decreto è stato adottato e, soprattutto, di riportare i dati sull'impatto e l'efficacia delle misure adottate con questo decreto sul rispetto delle garanzie fondamentali previste dalla Costituzione. Capisco bene che il Governo non abbia alcuna intenzione di fornire alle Camere questi dati e di spiegare, soprattutto, quali sono le motivazioni alla base di questo provvedimento.
Non vuole farlo, perché basterebbe citare alcuni dati che caratterizzano questo provvedimento. Come si fa a spiegare la creazione di 14 nuove fattispecie tra reati e aggravanti di reati, le motivazioni che sono alla base di questo provvedimento? Come si fa a spiegare il fatto di aver adottato una procedura legislativa che ha portato dal binario di un disegno di legge, che era in dirittura d'arrivo ormai al Senato, sul binario accelerato dell'urgenza del decreto-legge? Capisco che è abbastanza difficile per il Governo arrivare a spiegare le motivazioni, a dare le motivazioni e a dare conto del perché è stato adottato questo, procedere sostanzialmente in modo tale da creare un precedente, tra l'altro unico: quello di un decreto-legge che arriva in prima lettura nell'Aula di una delle due Camere e viene consegnato all'altra Camera senza essere minimamente modificato di una virgola.
Devo dire che di precedenti inizia ad annoverarne vari questo decreto insicurezza, mi verrebbe da dire. È un decreto che, tra l'altro, aveva tutti i motivi in realtà per essere modificato; un decreto che un emerito docente universitario, il professor Glauco Giostra, ha definito un esempio di come non dovrebbe essere esercitato il procedimento legislativo. È un giudizio, a ragione, abbastanza pesante quello che viene espresso: un fenomeno di incontinenza securitaria ad alta illiberalità e a bassa efficienza. Ci deve essere un clima particolare che non ha ispirato solo il decreto, ma che, a livello generale, anche in varie parti del Paese, inizia a respirarsi: questo fenomeno di incontinenza securitaria. Basterebbe - lo citava proprio quest'oggi il collega Giorgio Fede - citare quello che è avvenuto ad un malcapitato paziente, Francesco Migliorelli, della mia città (Macerata), che è stato addirittura identificato dalla Polizia per aver chiesto, dopo 6 giorni fermo al pronto soccorso, di poter essere ricoverato in un reparto, come gli era stato prescritto, tra l'altro, dagli stessi medici, o quello che porta ad identificare una fornaia che il 25 aprile ad Ascoli Piceno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) aveva esposto semplicemente un cartello in cui si ricordava che l'antifascismo e il 25 aprile sono buoni come il pane. Chissà che cosa c'è di così tanto pericoloso da richiedere una identificazione? Invece, questo clima strano poi si traduce, di fatto, in questo decreto. È un decreto che ha come comune denominatore quello di estrarre dal cilindro legislativo nuove figure di reato (per ogni problema, a ogni questione si crea un reato nuovo), inasprire le pene già esistenti e criminalizzare anche la protesta non violenta dei soggetti nelle piazze, con la resistenza passiva, o che sono costretti in condizioni disumane. Questo è quello che caratterizza questo provvedimento e la vostra azione.
Con quest'ordine del giorno, volevamo semplicemente chiedere di condividere con noi le motivazioni che vi avevano spinti ad adottare un provvedimento che, in realtà, in termini di prevenzione reale dei fenomeni che si verificano nel nostro Paese, non ha alcuna intenzione. Perché capisco che è molto più redditizio lucrare su una insicurezza percepita; è molto, molto più redditizio. Ma a voi non interessa tutto questo, devo dire. A voi non interessa, tra l'altro, neanche un'altra cosa: lo sfregio, di fatto, che portate al Parlamento con questo provvedimento, con le deroghe che vengono inserite nella tutela dei diritti e delle libertà, con le deroghe che vengono previste, tra l'altro, anche rispetto alle norme in materia di controlli o - come cita anche l'ordine del giorno - con le deroghe nella individuazione e nella costruzione degli stessi CPR. Ma quello che più manca in questo decreto - e lo dico anche dal mio osservatorio più tematico dell'istruzione - è, come sempre, una strategia; mancano le risorse; mancano gli interventi. Si creano reati a beneficio della stampa, a beneficio del titolo di cronaca per il giorno dopo.
Non si attuano - anche nella relazione importante e vitale con l'associazionismo, con gli enti locali - quelli che possono essere davvero interventi di rigenerazione, preventivi di recupero urbano che, in realtà, produrrebbero reali effetti a beneficio di tutta la comunità, delle comunità cittadine. Ma, ovviamente, è molto più comodo e redditizio dare l'illusione che i nuovi reati risolvano i problemi, perché, in realtà, i problemi non li risolvono e soprattutto non intervengono realmente sulla sicurezza dei cittadini.
Perché, vedete colleghi, la sicurezza - che è un tema serio, un tema da affrontare - richiederebbe serietà e responsabilità. Ma né la parola “serietà”, né la parola “responsabilità” sono presenti in questo provvedimento proprio perché annunciate durezza senza prevenire, senza intervenire sulle cause che possono generare quella insicurezza. Mettete, tra l'altro, a tacere i vostri dissidi interni che, al Senato, si erano espressi con lo strumento rapido e comodo, ovviamente, del decreto-legge che le sfumature poi le taglia ovviamente e le elimina e con il divieto di emendamento.
E allora chiudo dicendo una cosa - perdonate anche la brutalità, colleghi - ma con questo procedimento legislativo voi state decretando l'inutilità dell'istituzione parlamentare ed è una responsabilità molto grave che vi state assumendo. Pochi giorni fa, in discussione generale, il collega Ricciardi ricordava una cosa: che, di precedente in precedente, di deroga in deroga, voi state lentamente spegnendo la democrazia in nome di un principio a voi tanto caro, quello secondo cui chi vince prende tutto e decide per tutti (Il deputato Caiata: “Ce lo avete insegnato voi”).
Ecco, noi, in quest'Aula, in questa nottata, continueremo a ricordarvi che chi vince non può prendere tutto e non può decidere per tutti perché c'è la Costituzione a imporlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/80 Manzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).
Ordine del giorno n. 9/2355/81 Porta su cui il parere è contrario. Ha chiesto di parlare il deputato Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, una settimana fa eravamo in quest'Aula a discutere di un'altra forzatura costituzionale di questo Governo, a discutere del decreto Cittadinanza, dove lì, ancora una volta in maniera impropria, in maniera inadeguata, utilizzavate il concetto di sicurezza addirittura per dipingere le nostre comunità italiane all'estero come un problema di sicurezza nazionale.
Ecco, credo che voi abbiate un problema con la parola “sicurezza”. La usate a sproposito e, quando la usate, come in questo decreto, in maniera diciamo consona alle motivazioni che si vorrebbero descrivere e affrontare, alla fine, finite per trasformare questo provvedimento in un decreto “repressione”, in un decreto “propaganda”, direi, facendo un altro, un ennesimo strappo costituzionale (lo hanno detto diversi miei colleghi). Questa è la fiducia n. 89, forse avrebbe meritato il n. 90 perché è uno spavento inserire la doppia tagliola, con un unicum a cui non era mai capitato di assistere in quest'Aula, nemmeno ai parlamentari di lungo corso. Bene, un decreto “repressione”, un decreto “propaganda”, un decreto inutile in alcune sue misure e liberticida in altre, che comunque, in ogni caso, non inciderà o inciderà poco o nulla sui veri problemi di sicurezza che hanno i nostri connazionali e, tra l'altro, non inciderà in nulla nemmeno nel miglioramento delle condizioni o degli organici delle Forze dell'ordine, come è stato ben illustrato, e dettagliatamente anche, poco fa, dal mio collega Mauri, che ricordava il contratto dove voi avete dato un aumento che non è nemmeno un terzo dell'inflazione reale.
Bene, un decreto “repressione”, un decreto “propaganda” e, come tutti gli spot che piacciono alla destra, non potevano mancare, ovviamente, gli immigrati. Dopo esservi accaniti con gli emigrati, oggi è la volta degli immigrati. Tutto quello che si muove voi lo fulminate con lo sguardo o con qualcos'altro, con un decreto che non si risparmia mai a nessuno.
Bene, prendendovela con gli immigrati ovviamente inasprite le pene e le regole sui CPR. Peccato che non li conoscete, peccato che non li visitate, altrimenti sapreste che molti di loro hanno norme non conformi agli standard internazionali, che si soffre di uso massiccio di psicofarmaci in quelle strutture, di assenza di servizi, di violenze, di strutture fatiscenti, di casi di suicidio che spesso vengono derubricati a semplici casi di immigrati che perdono la vita. Strutture inadeguate rispetto alle loro finalità ma anche rispetto ai costi; ai costi che sono insufficienti in alcuni casi e in altri eccessivi rispetto anche ai numeri. Noi, oggi, ospitiamo meno della metà della capacità di questi centri e ci permettiamo anche il lusso di esportare, per spot anche qui, per propaganda, alcuni di questi immigrati in Albania per mostrare uno scalpo a qualcuno o a qualcosa.
Bene, rispetto a tutto questo, mentre il Governo fa propaganda, vorremmo semplicemente, con ordini del giorno - è vero, con la nostra azione parlamentare - chiedere perché non si voglia intervenire, anche semplicemente con relazioni periodiche che spieghino al Parlamento l'impatto, l'efficacia di queste misure, l'effettivo calo dei reati, se c'è, l'effettiva diminuzione degli sbarchi, se questo avviene, e anche le motivazioni che conducono all'eventuale realizzazione di nuovi centri.
Tutto questo lo chiediamo con quest'ordine del giorno, con particolare riferimento alle regioni del Sud Italia dove i CPR vivono in condizioni di maggiore criticità.
Bene, un ordine del giorno di buon senso quindi; mentre il Governo presenta queste strutture come la soluzione ideale - ripeto, senza conoscerle o affrontare seriamente i loro problemi - noi vogliamo semplicemente chiedervi di presentare al Parlamento un rendiconto periodico su quello che fate o su quello che dovreste fare e, ovviamente, non mi sorprende il vostro “no” a questo mio ordine del giorno, ad altri analoghi che stiamo presentando su questo tema. E non mi sorprende, non ci sorprende, perché vi chiediamo una cosa semplice, una cosa di buon senso, una cosa che dovrebbe essere normale in tutte le democrazie del mondo, cioè dare conto al Parlamento, e cioè al popolo italiano, di quello che si fa. Una cosa alla quale, evidentemente, siete ostici e che non riuscite a fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/81 Porta, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).
Ordine del giorno n. 9/2355/82 Iacono su cui vi è parere contrario. Ha chiesto di parlare la deputata Iacono. Ne ha facoltà.
GIOVANNA IACONO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, mi sono recata diverse volte in visita ispettiva presso i CPR della Sicilia occidentale, quelli di Milo a Trapani e di Pian del Lago a Caltanissetta e, nel corso delle mie ultime recenti visite ispettive in quei luoghi, ho riscontrato le condizioni inumane ed estreme cui sono costrette quelle persone, condizioni che peggiorano sempre di più.
Ho conosciuto Aziz, che aveva manifestato più volte volontà suicidiarie e che si trovava in un evidente stato di malessere psicofisico, incompatibile con il trattenimento in quella struttura, che è stato poi assegnato in una struttura protetta e adeguata, e la sua vita, per fortuna, è stata messa in sicurezza. Purtroppo, non tutte quelle storie sono a lieto fine. Ad aprile ho trovato una situazione peggiore, con persone detenute, non ospitate, in condizioni proibitive, dietro le sbarre di quella che è una prigione che nega ogni diritto umano.
In quell'occasione ho soccorso un migrante mentre era intento in atti autolesionistici, e ciò è avvenuto in una struttura, vorrei ricordarlo, dove fatti di questo tipo si sono registrati più e più volte in passato. È una situazione esplosiva, che mette a rischio i reclusi e anche chi opera all'interno di quei CPR. Credo che non sia accettabile che, per mera propaganda, si continui a negare la dignità di quelle persone, la loro salute e la loro sicurezza.
Quei CPR vanno chiusi: non sono luoghi di accoglienza, ma luoghi di tortura. Su questo tema, sul tema dei CPR, invece, il Governo è già intervenuto più volte, estendendo addirittura a 18 mesi il periodo di detenzione massima, peggiorando di fatto le condizioni di vita all'interno di quei centri e peggiorando anche la tenuta psicologica dei migranti reclusi, tra l'altro senza dare prova di efficacia dal punto di vista dei rimpatri.
I centri di permanenza per i rimpatri nascono, infatti, come strutture destinate al trattenimento amministrativo delle persone migranti, e non come centri di detenzione, con l'obiettivo di gestire il loro rimpatrio in conformità agli accordi vigenti con gli Stati di origine e in assenza di reati penali commessi dalle persone trattenute. Di fatto, hanno completamente perso la loro funzione ed è dimostrato che non sono assolutamente una soluzione per aumentare il numero dei rimpatri, come sostiene il Governo, perché i dati dicono l'esatto contrario.
Inoltre, signora Presidente, quelle strutture mostrano tutta la loro inadeguatezza anche dal punto di vista dei costi. Il costo medio di ogni struttura è di 1,5 milioni all'anno, mentre quello di un posto è di 21.000 euro. Questo provvedimento, signora Presidente, oltre a prevedere 14 nuove fattispecie di reato e nuove circostanze aggravanti, oltre a configurare un quadro repressivo fondato sull'autorità, che non garantisce più alcuna libertà e che non produrrà, tra l'altro, nessun miglioramento delle condizioni di sicurezza nel Paese, pone questo Parlamento di fronte a uno strappo costituzionale gravissimo, ledendo la democrazia parlamentare stessa.
Tra l'altro, sono particolarmente gravi le disposizioni sulla sicurezza nelle strutture di trattenimento e di accoglienza per i migranti, che introducono una semplificazione delle procedure per la loro realizzazione, localizzazione e ampliamento, in deroga a ogni disposizione di legge, e modificano il testo unico sull'immigrazione. L'inasprimento delle pene e delle modalità di repressione del dissenso previsti in questo decreto-legge non tengono in debita considerazione i risultati delle ispezioni effettuate in questi luoghi nei mesi passati, in cui, come ho già detto, le condizioni per i migranti reclusi sono al limite della sopportazione e contrarie al principio del rispetto della dignità umana.
Il parere contrario non mi stupisce, è in linea con la visione che questo Governo ha del Paese e del rispetto delle persone, l'idea sbagliata di sicurezza e di gestione dei migranti. Le nostre città e i nostri territori continuano, infatti, ad essere insicuri, perché questo Governo, signora Presidente, non pensa a misure di prevenzione efficaci contro la criminalità, né a investimenti che vadano in questa direzione, che produrrebbero certamente qualche beneficio in più in termini di sicurezza. Sicurezza che, a distanza di più di due anni e mezzo dall'insediamento di questo Governo, non è affatto cambiata in questo Paese, nel nostro Paese.
Noi, con quest'ordine del giorno, abbiamo chiesto una cosa semplice e, dal nostro punto di vista, legittima, e quindi di presentare alle Camere una relazione che dia contezza al Parlamento e che dia dei dati, che fornisca dei dati al Parlamento in merito all'impatto e all'efficacia di questo provvedimento; che renda conto, in particolar modo, dei numeri degli sbarchi, delle motivazioni che hanno condotto alla realizzazione e alla localizzazione dei nuovi centri, nonché in merito alla loro distribuzione sul territorio nazionale, con particolare riferimento a quelli che saranno eventualmente collocati nel Sud Italia e, soprattutto, nelle isole e in Sicilia.
Non ci stupisce il parere contrario, dicevo. Quello che, però, ci chiediamo è la ragione per la quale il Governo non voglia fornire questi dati al Parlamento, alle Camere, nonostante siamo consapevoli e conosciamo molto bene, non solo da questa circostanza, ma anche dai provvedimenti che si sono discussi in questo Parlamento negli anni passati, lo strano rapporto che questo Governo ha con il Parlamento stesso, con la dialettica parlamentare, con le minoranze e con le opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/82 Iacono, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/83 Peluffo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/83 Peluffo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/84 Pandolfo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pandolfo. Ne ha facoltà.
ALBERTO PANDOLFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Non mi stupisce il parere contrario del Governo, ma è un peccato, perché con quest'ordine del giorno si chiede al Governo una cosa molto semplice: entro 2 mesi dalla conversione in legge del decreto, di presentare al Parlamento una relazione dettagliata che dia riscontro dei provvedimenti di questa presunta sicurezza a cui sarebbe ispirato il provvedimento, che, evidentemente, sta tutta solo nel nome. Perché lo abbiamo detto, lo hanno detto tanti colleghi: qui siamo davanti a un decreto “repressione”, che non ha niente a che fare con la sicurezza.
Quindi, chiediamo al Governo: l'azione che prevede, che è appunto ispirata a una logica di annientamento, contraria ai principi della nostra democrazia, a che cosa ha portato? Se a un effettivo calo dei reati e della criminalità, se ha portato al contrasto del terrorismo e della criminalità organizzata, se ha effettivamente rafforzato la sicurezza urbana, che credo sia necessaria per la tutela dei nostri centri abitati.
Guardi, Presidente, credo che questa relazione - glielo posso già anticipare - sarà una gran pagina bianca che al Parlamento sarà offerta dal Governo, di colore opposto a quella, invece, che questo decreto sta scrivendo per il nostro Paese, ossia una pagina nera sotto il profilo della democrazia, sotto il profilo sociale, sotto il profilo civile, perché, Presidente, la sicurezza del Paese per noi è una cosa seria.
È un bene costituzionale, caro, che non si esaurisce, come sta facendo la maggioranza, nel modo più brutale, con l'ordine pubblico, ma comprende anche la prevenzione di quei fenomeni criminogeni che, invece, dovrebbero essere contrastati. Quindi, la sicurezza per noi è prima di tutto prevenzione, è inclusione sociale, significa affrontare le cause profonde dell'insicurezza, spesso legate alla marginalità, alla povertà, alla mancanza di servizi e di opportunità, e su tutto ciò il decreto tace. Anzi, se vogliamo riassumerlo in due parole, questo decreto che cosa fa?
Aumenta le pene e introduce nuovi reati. È il modo più brutale, più semplicistico di agire: operare sull'aumento della pena e non sulle sue cause profonde, evidentemente sociali, più complesse, che hanno determinato un'insicurezza.
Prendiamo il caso dell'occupazione arbitraria di un immobile, che si manifesta molto spesso nei nostri centri abitati, peraltro già sanzionato dal codice penale, un caso che ha una rilevanza di sicurezza urbana concreta. Ecco, anche qui è previsto un aumento di pena, peraltro in maniera del tutto sproporzionata.
Prendiamo un altro esempio, a caso: l'adescamento di un minore, che è un reato odioso; verrà punito meno dell'occupazione arbitraria di un immobile.
Ovviamente, siamo per tutelare la proprietà privata - figuriamoci -, ma pensate, davvero, che la persona, che ha un disagio abitativo, si fermi rispetto all'occupazione abusiva di un immobile, solo perché sa di rischiare 1 o 2 anni in più? Noi pensiamo che l'azione debba essere ovviamente di natura preventiva.
Non lo diciamo noi, sono i dati che parlano chiaro. L'ultimo rapporto Censis, intitolato “La sicurezza fuori casa”, ha stilato una classifica delle città con i reati più denunciati e vede, ad esempio, Genova tra le città con il maggior numero di reati denunciati ogni mille abitanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ecco, negli ultimi 8 anni, le soluzioni che sono state propinate dalla destra al Governo cittadino, proprio a Genova, e che ho visto da vicino, sono state esclusivamente repressive e in ogni direzione. Credo che il risultato elettorale lo abbiate visto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
La nostra proposta è anzitutto di avanzare delle infrastrutture sociali di prevenzione. Una proposta che evidentemente ha convinto i genovesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che è piaciuta subito. Lo abbiamo visto nello scorso fine settimana. Erano abituati alla repressione e, invece, abbiamo proposto infrastrutture sociali contrarie esattamente alle politiche di repressione che il Governo e la destra impongono. Naturalmente ho detto prima alle genovesi e ai genovesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché ho declinato il genere femminile non solo per rispetto, ovviamente, Presidente, ma anche perché le donne sono i soggetti più fragili nelle città, soprattutto in tema di sicurezza urbana.
Ecco, allora, veniamo ancora a ciò che chiediamo al Governo, ossia di relazionare dettagliatamente; chiediamo che si renda conto al Parlamento del numero degli sbarchi e le motivazioni che hanno condotto alla realizzazione di nuovi centri di permanenza per i rimpatri, anche e in particolare sul territorio ligure. Anche perché abbiamo appreso, nelle nebbie di questo Governo, alcune pianificazioni che riguardavano un centro per il rimpatrio in Liguria, annunciato dal Ministro Piantedosi l'anno scorso, in un'ex caserma di Diano Castello. Ecco, ancora non si conoscono i tempi di realizzazione di questo centro, non si sa più nulla della sua localizzazione.
Ecco perché la relazione al Parlamento, se accolta, Presidente, sarebbe un atto di trasparenza necessario, un'occasione per fare chiarezza e rendere conto di scelte che, finora, hanno avuto solo il volto della repressione e non della sicurezza. Perché una cosa è certa, Presidente: la sicurezza non si impone per decreto, ma si costruisce con i diritti, con la coesione sociale e con la giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/84 Pandolfo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/85 Fossi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/85 Fossi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/86 Stumpo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno, Presidente, vorremmo (anzi, “avremmo voluto”, visto il parere contrario del Governo) chiedere una cosa abbastanza semplice. In questo decreto, che contiene, dal nostro punto di vista, diverse storture, complicazioni e orrori dal punto di vista giuridico e della ricaduta sulle persone, c'è un aspetto legato a una vicenda, quella dell'immigrazione e all'utilizzo dal nostro punto di vista profondamente sbagliato dei CPR.
Noi vi chiediamo - avremmo voluto chiedervi - di fare una parte normale di lavoro che il Governo dovrebbe fare, in un rapporto costante con le Camere, ovvero presentare una relazione dopo 60 giorni dall'approvazione della conversione di questo decreto che renda conto dei numeri degli sbarchi, nonché delle motivazioni che hanno condotto alla realizzazione e alla localizzazione dei nuovi centri, nonché in merito alla loro distribuzione sul territorio nazionale, poi, nella fattispecie, con maggiore attenzione alla regione Calabria.
Questo perché davvero non riusciamo, in alcun modo a concepire le ragioni per le quali continuiate, senza senso, a non avere rispetto delle persone che arrivano in questo nostro territorio, non perché hanno voglia di andare in vacanza, ma perché scappano dalla fame, dalla morte. Voi le trattate in modo, come dire, immorale, anzi senza alcun rispetto dell'essere umano. Per questo, vi chiederemmo almeno di rendere conto, se davvero c'è il problema di cui parlate e se c'è questo problema - visto che governate da tre anni -, di assumervene le responsabilità, perché tutto quello che avete detto alla fine non corrisponde alla verità, ossia che il vostro progetto è fallimentare e che non siete assolutamente in grado di gestire il fenomeno dell'immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/86 Stumpo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/87 Marino, su cui vi è il parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.
MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Intervengo oggi, con forte preoccupazione, in merito all'esame di un testo che tocca temi fondamentali, quali la sicurezza pubblica, la tutela del personale in servizio e il sistema penitenziario.
Quello che abbiamo di fronte non è un semplice provvedimento d'urgenza. È un testo che, pur riproducendo il contenuto del disegno di legge, giaceva da mesi in Parlamento e che ora, con un colpo di mano, viene trasformato in un decreto-legge, esautorando, di fatto e completamente, il potere legislativo che la Costituzione affida proprio a quest'Aula. “Il Parlamento è mortificato, l'opposizione non è in grado e non può dire la sua: una deriva davvero preoccupante per la nostra democrazia”.
Queste le parole che l'attuale Presidente del Consiglio enunciava dall'opposizione ogniqualvolta veniva posta la fiducia su un decreto. Ora che il suo Governo ha battuto ogni record inimmaginabile con una media di una fiducia ogni 10 giorni, la destra compatta tace. Ma qui lo abbiamo visto, siamo andati ben oltre. È stato trasformato in un decreto un disegno di legge che il Parlamento non avrebbe mai approvato. Si tratta di uno strappo istituzionale gravissimo che mina l'equilibrio tra i poteri dello Stato e umilia il ruolo del Parlamento: si tratta, nella sostanza, di una torsione autoritaria.
Entrando nel dettaglio in questo provvedimento troviamo ben 14 nuove fattispecie di reato e nuove aggravanti introdotte con una fretta incompatibile con la riflessione che tali materie richiedono, ma soprattutto colpisce l'assenza totale di misure realmente efficaci per la prevenzione della criminalità. Non è previsto un euro per la rigenerazione urbana, per il rafforzamento del tessuto sociale e per coinvolgere le amministrazioni locali nella costruzione di comunità più sicure e coese. La repressione, da sola, non è mai stata una soluzione, Presidente.
Gravissime, poi, sono le disposizioni relative ai Centri di permanenza per il rimpatrio. Il Governo ne semplifica la realizzazione e l'ampliamento derogando praticamente a ogni normativa, eccezion fatta per il codice penale e la normativa antimafia. Interviene sul testo unico sull'immigrazione allungando fino a 18 mesi il trattenimento massimo dei migranti in strutture che, lo sappiamo bene, versano in condizioni disumane: violenze, suicidi, uso indiscriminato di psicofarmaci, carenze igieniche e mediche. Tutto questo - lo voglio sottolineare - senza che vi sia alcuna prova dell'efficacia di tali misure sul piano dei rimpatri. I dati lo dimostrano, i CPR sono costosi, inefficaci e spesso usati in modo discriminatorio, come nel caso dei cittadini tunisini che, pur rappresentando una minoranza degli arrivi via mare, costituiscono la maggioranza dei trattenuti e dei rimpatriati.
Chiediamo trasparenza, chiediamo verità. I Centri di rimpatrio presenti nell'isola (quelli, quindi, di Trapani, Milo e di Caltanissetta), che presentano già numerose criticità che verranno aggravate dai contenuti di questo provvedimento, sono stati oggetto di numerose denunce riguardanti le condizioni di vita inadeguate. I migranti trattenuti hanno segnalato sovraffollamento, carenze igienico-sanitarie e totale assenza di supporto psicologico adeguato. Queste condizioni hanno portato a episodi di autolesionismo, tentativi di suicidio e generato tensioni e proteste. Le organizzazioni, come l'ASGI, hanno documentato violazione dei diritti fondamentali all'interno dei CPR siciliani: i migranti, spesso, non sono adeguatamente informati dei loro diritti e della loro possibilità di difendersi legalmente. Inoltre, la detenzione amministrativa avviene in condizioni talvolta peggiori rispetto a quelle carcerarie, senza le garanzie previste dall'ordinamento penitenziario.
Quest'ordine del giorno, oltre a promuovere il rispetto della dignità e dei diritti delle persone, vuole ribadire anche il ruolo centrale del Parlamento nella nostra democrazia. Non accetteremo mai, come hanno ormai fatto i colleghi di destra, il ruolo di passacarte a cui Giorgia Meloni li ha relegati in quest'Aula. Per questo, con l'ordine del giorno che presentiamo, impegniamo il Governo a riferire al Parlamento entro 60 giorni sui numeri degli sbarchi, sui criteri che hanno determinato la localizzazione dei nuovi CPR, sulla loro distribuzione sul territorio e, in particolare, su quelli situati in Sicilia. Proviamo a ridare dignità a questa istituzione affinché torni ad essere centrale nei processi decisionali e legislativi del Paese. Chiediamo alla maggioranza un sussulto di dignità: approvate con noi quest'ordine del giorno, non rinunciate definitivamente a un ruolo che gli elettori vi hanno assegnato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/87 Marino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/88 Lai, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono 30 mesi che governate e in questi 30 mesi avete introdotto 48 nuovi reati e, nonostante i 48 nuovi reati e i 417 anni di carcere in più che avete previsto nel codice penale, in realtà i reati sono aumentati e, come ha detto qualche collega, non lo diciamo noi, non lo dice l'opposizione brutta e cattiva, lo dice il Ministro Piantedosi. Magari dovreste iniziare a pensare se la soluzione che state in qualche modo applicando da 30 mesi a questa parte sia efficace, cioè se non sia alla fine una sorta di nuovo catalogo di reati - come dire - da imitare ed applicare piuttosto che una vera lotta alla criminalità che, invece, sta evidentemente fallendo. Ve ne ricordo alcuni: avete introdotto il reato di organizzazione di rave party illegali e un reato dato dalla inosservanza dell'obbligo di istruzione dei minori. Se guardate i dati - oggi sono stati presentati i dati sulla dispersione scolastica - questo è un altro reato che non serve a niente, esattamente come quello sui rave party; così come avete introdotto altri reati del tutto inutili che non hanno alcun tipo di efficacia, soltanto quella di illudere i cittadini che state lavorando per la sicurezza.
Ecco, parto dalla fine di quest'ordine del giorno. Chiediamo al Governo un atto di trasparenza e responsabilità che in questo provvedimento, nel suo insieme, manca del tutto; cioè chiediamo che venga presentata alle Camere una relazione sull'impatto e l'efficacia delle misure che adottate con questo provvedimento, quanto incidono su quelli che dichiarate siano gli obiettivi di un provvedimento come questo, quanto è l'effetto sul contrasto al terrorismo, sulla prevenzione dei reati, sul contrasto alla criminalità organizzata, sul contrasto agli sbarchi clandestini che sembrano essere, in qualche modo, i vostri obiettivi. Perché voi non volete, in qualche modo, dare questa risposta di trasparenza e di responsabilità? Chiediamo, sempre in quest'ordine del giorno, la chiarezza sulle motivazioni e sui numeri che portano anche alla localizzazione di questo strumento che a voi piace moltissimo, quello dei CPR, rispetto ai quali siete protagonisti di una vera e propria degenerazione. Guardate che, quando sono nati, i CPR servivano per trattenere per solo 30 giorni le persone per le quali era decisa - perché c'erano anche i rapporti con gli altri Stati di provenienza - la possibilità di rimandarli in patria; 30 giorni che servivano solo per gli atti amministrativi, poi con vostre leggi voi l'avete portato a 60 giorni, da 60 giorni a 6 mesi, da 6 mesi a 18 mesi, che è vero che rientra nella normativa europea; tuttavia rientra nella normativa europea come elemento di eccezionalità. Invece voi ne avete fatto un elemento di ordinarietà e anzi, state lavorando per rendere ancora più ordinaria questa detenzione amministrativa con modalità che già altri colleghi vi hanno detto e che io non mancherò di citare.
Ecco, sarebbe banale che il Governo comunicasse al Parlamento i dati e gli effetti di un provvedimento legislativo. Lo si fa per molti altri provvedimenti; su questo - che peraltro è un provvedimento molto divisivo e dubbio sui suoi effetti - dite di “no” perché la verità è che questo Governo ha paura di prendere impegni, di prendere e fornire questi dati, di misurare gli effetti delle politiche che in questi 30 mesi ha sedimentato uno sopra l'altro perché sa bene che i dati reali, quelli che contano davvero, dicono l'esatto contrario di quanto si sostiene a colpi di propaganda, perché la vostra politica securitaria non sta funzionando in termini di aumento della sicurezza; anzi, se possibile, sta peggiorando, perché sta peggiorando in termini di numero di reati, sta peggiorando in termini di reati che si compiono dentro questo Paese, sta peggiorando per la qualità della presenza e della sicurezza dei cittadini nelle periferie, sta peggiorando nelle modalità con cui le persone a cui dovrebbe essere data un'occasione di rieducazione dentro un carcere, invece le costringete a stare in un contesto in cui, in alcune carceri, si arriva addirittura al doppio della possibilità di permanenza dentro quelle strutture.
La vostra è, in qualche modo, un'idea di propaganda della paura; voi fate la propaganda della paura e la vostra strategia è l'unica cosa che vi interessa: aumentare le paure delle persone, far credere che esista davvero quella necessità e che voi siate in grado di risolverla. In realtà, quello che è successo in questi anni, in questi due anni e mezzo, è che voi non avete risolto niente, avete peggiorato le cose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); infatti c'è il vuoto di risposte concrete a queste paure e a queste esigenze.
Ieri, nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia a questo decreto, abbiamo ascoltato le parole di esponenti di Fratelli d'Italia, Presidente, che parlano di Stato che difende le famiglie italiane e di risposte concrete. In realtà, non sono risposte concrete, sono solo parole vuote, sono uno specchietto per le allodole, così come sono parole vuote le vostre attenzioni verso le Forze di Polizia e della sicurezza, come sono parole vuote i vostri impegni sulla sicurezza dei cittadini, nelle periferie di cui tanto dite di preoccuparvi.
La realtà è che questo Governo, sino a oggi, e soprattutto con questo decreto-legge che è uno scippo al Parlamento - e non voglio ritornare su questo, è una cosa vergognosa - non ha fatto nulla di concreto per le periferie, né per proteggere davvero le Forze di sicurezza, le Forze di Polizia e chi adempie ai propri doveri di sicurezza. Anzi, li ha presi in giro, gli ha fatto credere di essere al primo posto delle attenzioni; in realtà, al primo posto delle attenzioni ci sono ben altre risorse economiche che vengono date a chi evade le tasse.
Non ci sono interventi per rigenerare i quartieri dimenticati, non ci sono progetti veri per riportare la legalità nei territori più esposti alla criminalità e non ci sono fondi per scuola, trasporti e servizi sociali, che sono la vera sicurezza per le vostre e per le nostre comunità.
Anzi, a proposito di riportare la legalità nei territori più esposti alla criminalità, ma l'avete letta la relazione della Direzione antimafia sul 2024? Guardate, io vi consiglio di leggerla, perché è una relazione - e vado a concludere, Presidente - che dice molto di quanto il Governo Meloni non sta facendo. Emergono punti critici che richiamano precise responsabilità del vostro Governo. Parla di aumento delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, parla dell'aumento dei rischi di infiltrazione nei fondi e nell'uso dei fondi del PNRR e delle grandi opere; parla di carenza di un piano strategico coordinato contro la criminalità economico-finanziaria; parla di insufficiente contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata per la debolezza operativa delle prefetture e delle stazioni appaltanti e adibite ai controlli; parla di aumento dei reati sentinella e di un rischio sistemico.
Quella relazione dell'anno scorso, delle attività che voi avete fatto, non è un semplice documento tecnico, è un grido di allarme che fotografa le vostre responsabilità politiche. Dite, dite, ma in realtà i risultati non dicono niente di quello che voi propagandate. La vostra propaganda sta arrivando nel cuore dei cittadini e lo vedremo nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/88 Lai, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/89 Merola, su cui vi è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Vede, noi riteniamo, come ha ben spiegato poco fa il collega Lai, che molti di questi provvedimenti parlano di sicurezza percepita e cercano di accarezzare quelli che sono sentimenti di paura e di risentimento, e in realtà non sono destinati a produrre effetti, ma ad avere solo un effetto immediato di propaganda elettorale.
Ma c'è un dettaglio: finora abbiamo presentato ordini del giorno con i quali chiediamo relazioni, di rendere conto, di verificare l'efficacia dei provvedimenti che state presentando, e questo lo negate in ogni ordine del giorno. Questa è la prova che siamo di fronte a un decreto non solo liberticida, ma di pura propaganda elettorale, perché non dovreste avere il timore di rendere conto dell'efficacia dei provvedimenti che state prendendo.
Invece, negando la possibilità di verificarli, con atti e impegni specifici, svelate molto di quanto siate un Governo che vuole navigare a vista e non preoccuparsi di impostare politiche seriamente adeguate nel campo della sicurezza.
Ma anche su questo decreto-legge, nell'assemblamento delle misure che sono state proposte, notiamo che prevale il dato che non si garantiscono più alcune libertà e tutto si fonda molto sulla necessità di un autoritarismo che non è destinato a produrre miglioramenti per quanto riguarda la reale condizione di sicurezza del Paese e che, soprattutto, non contiene misure preventive efficaci rispetto alla prevenzione. Perché si agisce sui reati anche con la prevenzione, cercando di ridurre il danno e di creare le condizioni affinché possano avvenire il meno possibile.
Questo non vi interessa e ciò si desume anche dal fatto che non sono previsti investimenti finalizzati a prevenire la criminalità anche organizzata, non sono previsti nelle comunità locali o per i comuni interventi di rigenerazione e di recupero urbano, che pure - dove sono stati fatti - producono enormi benefici anche nel campo della sicurezza.
Con quest'ordine del giorno anch'io voglio intervenire sul fatto che l'inasprimento delle pene e le modalità di repressione del dissenso previsti da questo decreto-legge non considerano affatto i risultati delle ispezioni effettuate nei centri permanenti di rimpatrio. Queste ispezioni hanno evidenziato condizioni di degrado non conformi alle norme sui diritti umani. Mancano visite mediche, c'è un uso massiccio di psicofarmaci, c'è assenza di servizi, le strutture sono fatiscenti, c'è molta possibilità di violenza.
Ebbene, su questo tema dei centri permanenti per il rimpatrio, il Governo è riuscito solo a intervenire, e non riuscendo a fare i rimpatri ha deciso di estendere a 18 mesi il periodo di detenzione massima, così di fatto aggravando e peggiorando le condizioni di vita all'interno di questi centri, senza dare prova o interessarsi all'efficacia, anche dal punto di vista dei rimpatri. Perché, di fatto, la presenza nei CPR sul territorio italiano riguarda in particolare i cittadini tunisini, che nel periodo 2018-2021 hanno rappresentato quasi il 50 per cento delle persone in ingresso in un centro permanente e quasi il 70 per cento dei rimpatriati.
Questo significa che i migranti tunisini, nel loro insieme, sono stati solo il 18 per cento degli arrivi via mare nel 2018-2023. E tutti gli altri? E quelli che, dopo 18 mesi, saranno abbandonati nelle strade dei nostri comuni senza possibilità di tutela rispetto alle condizioni della loro vita e rispetto alle condizioni di sicurezza delle nostre comunità?
Queste strutture hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza anche dal punto di vista dei costi. Si sono spesi 53 milioni, dal 2018 al 2021, e quasi 15 milioni sono stati impiegati per la manutenzione, di cui più del 60 per cento è stato usato per interventi straordinari, cioè ristrutturazioni dovute a danneggiamenti. Per non parlare dei soldi buttati via nel tentativo di esternalizzare il problema in Albania, con il centro fantomatico che è stato lì costruito.
Ma, vedete, va ricordato che stiamo parlando, per quanto riguarda i migranti nei CPR, di persone trattenute amministrativamente. Non sono centri di detenzione, non sono e non dovrebbero essere carceri e dovrebbero avere l'obiettivo di gestire il loro rimpatrio, in conformità agli accordi vigenti con gli Stati di origine e in assenza di reati penali commessi dalle persone trattenute.
Quindi, siamo di fronte a un'evidente inefficacia e soprattutto davanti a un vulnus che non lavora certamente a favore delle possibilità di integrazione in questo Paese.
Noi vi abbiamo chiesto, anche con quest'ordine del giorno, di produrre una relazione dettagliata che riporti i dati in merito all'impatto e all'efficacia delle misure che proponete con il decreto in esame. Lo faccio, in particolare, come deputato di quel territorio, per quanto riguarda la situazione dell'Emilia-Romagna.
Prendo atto che non è nelle vostre intenzioni dimostrare l'adeguatezza di quello che proponete e prendo atto che ci toccherà rimediare ai vostri danni quando saremo noi al Governo di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signora Presidente. Intervengo su quest'ordine del giorno, che vorrei anche sottoscrivere e che segue una serie di ordini del giorno analoghi, per dire due cose.
La prima: francamente - lo dico ai colleghi e alle colleghe che hanno parlato fino ad ora - non sorprende affatto il rifiuto del Governo e della maggioranza di dire “sì” ad una richiesta semplice, quella di mettere a verifica le proprie scelte. Non sorprende per una ragione evidente, perché, se il Governo mettesse a verifica il risultato di questa politica, semplicemente sancirebbe un clamoroso fallimento. Un gigantesco spreco di risorse. Ma sarebbe anche costretto a dichiarare quanto la politica sull'immigrazione sia stata, in questi anni, l'esercizio di una gigantesca operazione di propaganda, peraltro condita di cattivismo e di una cultura del diritto gravemente mal ridotta. Perché, sapete, ho ascoltato gli interventi dei colleghi e delle colleghe che hanno svolto visite ispettive - ne ho fatte anch'io molte in questi anni - che descrivono giustamente le condizioni di vita indecenti dentro i CPR, le condizioni igieniche, le condizioni sanitarie, l'assenza di un'adeguata assistenza di ogni ordine e grado. Tutto vero.
Ma vorrei che ricordassimo, tutti e tutte, che, anche qualora le condizioni di vita fossero le migliori, i CPR restano un obbrobrio della cultura del diritto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Sono luoghi in cui, come è stato ricordato adesso dal collega Merola, si è detenuti dentro una prigione peggiore di una prigione, perché, a differenza delle prigioni, che hanno mille problemi, anzi, 10.000 problemi, nei CPR non esiste neanche una branca del diritto dedicata, non ci sono diritti e doveri, non ci sono attività previste, non c'è niente. Vengono buttati là dentro. Si chiude a chiave quel cancello per un numero di tempo che cresce e cresce sempre di più e si stabilizza a livelli ormai insostenibili. E spesso e volentieri, finito quel periodo di detenzione, ricomincia il circuito infernale dell'irregolarità, anche questa prodotta attivamente da una legislazione inefficace e insensata.
In questo Paese, da vent'anni ormai, andiamo avanti con una legge - la Bossi-Fini - che è una efficientissima macchina di irregolarità. Noi abbiamo costruito un apparato normativo che produce irregolarità e poi abbiamo costruito strumenti di controllo di questa situazione che aggravano gli effetti di questa condizione, perché l'irregolarità è una condizione subita. Cioè, non è che uno è irregolare per scelta. Chiaro? Non è che uno esce la mattina e dice: “Che bello, oggi faccio l'irregolare. Sapete che c'è? Ho scelto di fare l'irregolare, di non avere diritti e di non avere tutele. Sono irregolare”. Non è così. Si è irregolari subendola, questa condizione, e la si subisce perché la nostra legge la produce. E poi in quella condizione si finisce chiusi in un CPR, magari anche quando un percorso faticosissimo era riuscito a determinare qualche speranza di successo per queste vite, spesso disperate e umiliate. Ma a voi non ve ne frega niente. Tanto l'importante è fare un poco di propaganda. Ci sono dieci CPR in questo Paese. Non sono quasi mai aperti tutti contemporaneamente. Hanno una capienza che si aggira intorno ai 1.400-1.500 posti. La capienza effettiva reale è quasi sempre meno della metà di questo numero. È chiaro di che cosa stiamo parlando? Di qualche centinaio di posti in prigioni peggiori delle prigioni. Lo capisce anche un bambino che - al netto del giudizio politico, etico e morale, e il mio e il nostro è negativissimo, ma questo è noto, al di là di questo giudizio - questo strumento è del tutto inefficace, che è molto costoso e che è uno spreco (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Allora uno si domanda: ma scusate, producete irregolarità, la gestite con misure emergenziali sbagliate, inumane, piene di sprechi e costose, ma a che serve tutta questa roba qua? A fare propaganda.
Ecco la risposta alle domande che tanti colleghi e tante colleghe hanno posto, presentando i loro giusti ordini del giorno, sul perché vi rifiutate di fare una cosa che chi governa avrebbe il dovere di fare, ma con sé stesso, prima che nei confronti dell'opposizione, nel rapporto con il Paese. Quella di dire: “Ho fatto questa scelta” - come dite sempre voi - “Ci hanno votato gli elettori. È il nostro mandato”.
Nessuno lo contesta. Dopodiché, dovreste dire anche agli elettori: “Abbiamo fatto quello che ci avete chiesto. Avete visto? Funziona”. No, non funziona. Non funziona. La verità è questa: propaganda ingiusta, sbagliata, inefficace. Sarebbe l'ora di finirla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/89 Merola, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/90 D'Alfonso, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare il collega D'Alfonso. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, grazie. Intervengo anch'io per provare a recuperare ciò che non abbiamo trovato nella procedura ordinaria. Voglio ricordare all'Aula che sulla materia penale c'è la riserva di legge. Lo devono ricordare gli avvocati presenti in Aula, i magistrati, gli operatori di giustizia. Non è una qualsiasi norma della Costituzione quella che stabilisce che sulla materia penale, poiché impatta sui diritti fondamentali, c'è la riserva di legge.
La riserva di legge non è un qualsiasi atto tipografico e non è vero che si garantisce la riserva di legge attraverso la “esecutivizzazione” del procedimento. Lo assorbe il Consiglio dei ministri, scansa il lavoro dialettico del Parlamento attraverso i suoi organi ausiliari e arriva a valle il prodotto garantito dalla riserva di legge. No! No, tant'è che, se noi andiamo a misurare, con l'aiuto degli uffici, del Comitato della legislazione, della giurisprudenza e della dottrina, quante volte la materia penale è stata prodotta attraverso l'intervento della decretazione, noi non troviamo più di tre casi, e due dei casi riguardano stagioni straordinarie della vita della Repubblica. Straordinarie. Oggettivamente straordinarie. Indiscutibilmente straordinarie.
Allora questo ci deve indurre ad una riflessione. Non si è voluta fare a monte per prendersi una retribuzione per la propaganda - perché nei fatti si tratta di un obolo per la propaganda -, allora facciamola a valle la verifica. Che risultati porta sul piano della sicurezza e del ritrovamento dei diritti? Che cosa porta sul piano anche della coppia investimento-aumento dell'integrazione e della coesione sociale? È esattamente al contrario: il bilancio, l'incasso per l'ordinamento repubblicano.
Noi dobbiamo fare in modo di non dimenticare che stiamo demolendo il sistema delle leggi su questo fronte. Noi abbiamo un provvedimento che, addirittura, organizza scriminanti su una serie di reati per alcune figure contrattualizzate dallo Stato. Attenzione, perché il punto è il superamento del limite su questo fronte e la distribuzione in ogni circostanza della paura. Si organizza l'“impaurimento” nella Repubblica, e noi abbiamo già conosciuto momenti nei quali l'“impaurimento” si è impossessato della vita della Repubblica. Io lo voglio ricordare che nelle mie letture giovanili c'era un grande scritto di uno storico contemporaneista, Doppia lealtà e doppio Stato. Ed è stata una chiave di lettura che ha permesso di capire quanti errori si sono fatti negli anni Cinquanta e negli anni Settanta, organizzando questo livello di scriminanti.
Attenzione, l'ordinamento vive di cultura del limite, non dello sfondamento di ogni regola e di ogni limite. Dobbiamo sapere che in una regione come la mia, per esempio, non c'è un centro di permanenza della rottura del diritto, la vorrebbero fare questa struttura e adesso con la legge, di cui al disposto di questo decreto-legge maschera, si trova un meccanismo di semplificazione eccessivo che fa sì che si costruisca scavalcando ogni procedura ordinaria.
Io non ho mai visto il ricorso a strumenti straordinari, per esempio, per dotare il territorio della copertura del servizio idrico, che in molte regioni è ancora carente o mancante completamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Facciamo in modo che su questo si organizzino l'elasticità delle procedure, la flessibilità.
Così come attenzione a non scambiare questo atteggiamento securitario da propaganda, che passa all'inizio con la presenza di militi, in ogni quartiere delle nostre città immaginando che dislocare un po'di estetica delle divise attrezzi la sicurezza. Non è vero questo perché serve organizzare progetti di integrazione e di vitalità e vivacità culturale, comunitaria, sociale, economica. Come alcune città hanno saputo fare, aiutate dal Governo centrale, in passato, ai tempi di Ciampi, penso a Catania, al miracolo di Catania nel 1998, ma anche a Barcellona con Pasqual Maragall, quando recuperò le periferie della realtà portuale, componendo investimento economico, investimento scolastico, educativo, realtà addirittura ecclesiale con flessibilità fiscali.
Ci vogliono progetti, altro che organizzare qui e lì la presenza vistosa di militari o addirittura l'organizzazione di Daspo sul piano territoriale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Attenzione!
Così come voglio richiamare un'altra assurdità. Guardate che a proposito delle città, dal momento nel quale sono nate, voglio ricordarvi una straordinaria lezione di Predrag Matvejević, che spiegò che ci sono mari che uniscono, città che raccontano e comunità che insegnano; diceva: Costantinopoli, quando si chiamava Kostantiniyye, era la città per eccellenza, perché componeva le differenze, le diversità, non organizzava il confinismo separatore (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Noi, attraverso questa norma del decreto-legge, organizziamo il confinismo, la separatezza, l'allontanamento, la requisizione, la chiusura, la paura che è il contrario della democrazia.
Per queste ragioni è cosa buona e giusta almeno provare a recuperare l'istituto, la postura, la moralità della verifica. Noi abbiamo articolazioni, anche amministrative, che misurano, verificano, valutano.
Facciamo in modo che a 60 giorni si colga che cos'è che si è raggiunto attraverso questo impazzimento della scrittura normativa (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/90 D'Alfonso, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).
Secondo le intese intercorse tra i gruppi a questo punto sospendo la seduta per una pausa tecnica di 15 minuti. La seduta riprenderà alle ore 23,15. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 22,57, è ripresa alle 23,15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
PRESIDENTE. Ricordo che prima della pausa tecnica è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno del punto n. 9/2355/90 D'Alfonso.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/91 Fassino, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà. Prego, presidente Fassino.
PIERO FASSINO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Io credo che sia stato ampiamente già dimostrato negli interventi dei colleghi che noi siamo di fronte a un provvedimento ispirato da una logica puramente securitaria. Io credo che il limite più grande sia questo perché, quando si affronta il tema della sicurezza, bisogna sapere che il tema della sicurezza sollecita e impone interventi su molti campi. Permettetemi di richiamare questo tema della pluralità del concetto della sicurezza raccontandovi un episodio che mi ha riguardato.
Quando ero Ministro della Giustizia, un certo giorno, ricevo una telefonata del preside della facoltà di architettura di Sassari, il quale dice: Ministro, noi vorremmo invitarla a un convegno. Al che, la mia prima reazione, è stata: forse si è sbagliato, perché io non sono il Ministro dei lavori pubblici. E il preside mi disse: no, noi vogliamo che lei venga a discutere con noi, perché il tema è come si struttura urbanisticamente un territorio, quale politica del territorio, delle infrastrutture, dell'edilizia si fa per rendere un territorio più sicuro.
Ho ricordato questo episodio perché, quando si parla di sicurezza, bisogna avere chiaro che le dimensioni dell'intervento sono plurime. C'è certamente un intervento di carattere repressivo - chiaro - verso chi commette dei reati. C'è il carattere assolutamente strategico e necessario di un'azione di prevenzione che riduca gli elementi di rischio e lo spettro dell'illiceità e dell'illegalità. C'è da intervenire su tutte le sacche di emarginazione, di disgregazione, di povertà, che possono diventare facilmente terreno di illegalità. C'è da organizzare un territorio cercando di evitare che sia strutturato secondo una gerarchizzazione sociale che non consente quel mixaggio sociale che è un elemento di tutela della sicurezza. E si potrebbe continuare.
Tutto questo non c'è: questo decreto di sicurezza è ispirato soltanto all'idea che, introducendo nuovi reati - peraltro di configurazione assolutamente aleatoria e incerta - e inasprendo le pene, si garantisce la sicurezza dei cittadini. L'esperienza dimostra che non è così e ve lo dico, appunto, avendo dovuto anche, per un certo periodo, assolvere alla funzione di Ministro della Giustizia: non è l'inasprimento delle pene che determina una effettiva dissuasione dal commettere i reati, è l'insieme di una politica che, contenendo anche la dimensione repressiva, però agisce su tutti i fattori che riducono l'area di rischio e riducono, quindi, la possibilità che si commettano reati.
Quindi, per questo noi pensiamo che questo decreto sia sbagliato. Peraltro, sono già stati fatti numerosi rilievi dal mondo dei giuristi, dalle organizzazioni internazionali - a partire dall'OSCE e dall'ODIHR - che dimostrano che questo decreto è ampiamente opinabile nei reati che configura, espone, nella sua aleatorietà, a rischi di violazione di diritti fondamentali dei cittadini, inasprisce le pene determinando uno squilibrio, tra l'altro, di erogazione di pene in relazione a reati di diversa fattispecie.
Quindi, da questo punto di vista, noi pensiamo che il decreto sia sbagliato e per questo lo stiamo contrastando e, ancora di più, guardando alle nozioni che in questo decreto sono riferite al tema migratorio.
Voi avete trasformato i CPR in luoghi di detenzione. Vi ricordo che non è possibile dal punto di vista della legittimità e della costituzionalità considerare i CPR un luogo di detenzione, perché un conto sono gli immigrati che si siano resi responsabili di reati - e per quelli ci sono gli strumenti che il codice prevede per perseguire e sanzionare i reati che vengono commessi -, ma una persona che viene contenuta in un CPR non è di per sé una persona che sta commettendo un reato e non è, quindi, passibile di una riduzione della sua libertà.
Voi avete trasformato i CPR sempre di più, anche con questo decreto, in luoghi di detenzione illegittimi, aggiungendo questa illegittimità all'altra gigantesca operazione fasulla che avete costruito in questi mesi, che è l'operazione Albania. A tutt'oggi non ci avete ancora spiegato perché la procedura che applicate all'Albania non può essere perseguita facendo le stesse cose in Italia.
Per tutte queste ragioni, noi pensiamo che questo provvedimento non possa essere approvato e lo contrastiamo. Chiediamo che - l'ordine del giorno che sto illustrando lo chiede in modo specifico - il Parlamento venga reso edotto periodicamente circa l'efficacia dei provvedimenti che voi avete qui contenuto: qual è l'efficacia dei provvedimenti di sicurezza che qui avete messo in campo, qual è la dinamica concreta che ha ridotto gli elementi di illiceità e illegalità sulla base di questo decreto, quali sono le dinamiche che accompagnano i percorsi e i processi di immigrazione illegale e come si determina la politica di loro contenimento. Insomma, vogliamo avere contezza del fatto che il decreto che voi ci state proponendo abbia effettivamente un'efficacia. Noi siamo convinti che questa efficacia il decreto non ce l'avrà. Noi siamo convinti, al contrario, che questo decreto Sicurezza non aumenterà la sicurezza dei cittadini e, per l'aleatorietà e l'illegittimità di alcuni aspetti di questo decreto, voi esporrete i cittadini italiani a rischi di riduzione dei loro diritti e di violazione di fondamentali principi di uguaglianza del diritto e di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Per queste ragioni, noi non possiamo che votare contro il provvedimento e chiedere, invece, l'approvazione dell'ordine del giorno che vi abbiamo sottoposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/91 Fassino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/92 Di Sanzo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo di intervenire e chiedo anticipatamente scusa ai colleghi e alle colleghe se mi sentiranno ripetere molti dei concetti che i miei colleghi e le mie colleghe hanno espresso prima di me, ma, purtroppo, lo strumento degli ordini del giorno è l'unico strumento che ci rimane oggi.
Questo decreto rappresenta un'altra ferita alla democrazia. State ormai affrontando, a colpi di decreti-legge, temi fondanti della nostra Repubblica e della nostra democrazia. La scorsa settimana avete cambiato, per decreto-legge, la legge sulla cittadinanza, il fondamento della vita civica e della vita politica di uno Stato. Questa settimana, invece, colpite duramente la gestione del dissenso in modo repressivo. Vi è, infatti, molto poco di sicurezza in questo decreto che voi - devo darvi atto di una propaganda ben architettata - avete continuato a chiamare decreto-legge Sicurezza.
Invece il decreto contiene solo tante misure repressive. È un provvedimento che ha lo scopo di sopprimere il dissenso, usando ogni strumento possibile. E ancora una volta, per evitare di affrontare i temi del Paese come il salario minimo, la crescita inesistente, la situazione geopolitica nella quale la Presidente del Consiglio si muove in bilico, umiliando continuamente il nostro Paese, ricorrete alla decretazione d'urgenza, annullando il dibattito parlamentare, visto come sono andati i lavori in Commissione, e annullando di fatto ogni spazio di confronto necessario su questioni così cruciali come la sicurezza e i diritti fondamentali, ai quali tutti dovremmo essere attenti.
Lo strumento del decreto-legge dovrebbe essere usato in modo estremamente cauto e circoscritto quando va a intervenire sul codice penale. È il codice che esprime il potere più forte dell'autorità pubblica nei confronti di tutti i cittadini, perché togliere la libertà è il potere più grande che ha lo Stato, ed è scritto lì a quali condizioni lo può fare. Questo elemento meriterebbe di determinare nelle forze politiche una grandissima cautela, una grandissima attenzione, e voi invece non lo avete fatto. Quindi, con questo decreto-legge, di fatto scippate al Senato il compito di esprimersi e allo stesso tempo modificate in modo radicale il codice penale, per stravolgerlo, rendendolo contraddittorio e incoerente.
Il tema della sicurezza dovrebbe essere trattato con serietà, equilibrio e rispetto per le istituzioni. Non possiamo accettare approcci emergenziali, che portano solo a norme repressive, che poi sono del tutto inefficaci in materia di sicurezza. L'impianto complessivo del decreto, infatti, è un impianto meramente repressivo ed emergenziale. Si introducono numerose nuove fattispecie di reato e circostanze aggravanti, 14 nuovi reati e 9 circostanze aggravanti, senza che sia stata fornita una reale evidenza della necessità e dell'urgenza di tali interventi. Solo propaganda, solo spot elettorali. Si rischia di produrre una criminalizzazione diffusa, senza affrontare invece le cause profonde dei fenomeni che si vogliono contrastare.
Noi riteniamo che la sicurezza sia sì un diritto, ma che non si esaurisce nella sola repressione. Ma soprattutto riteniamo che la sicurezza non possa essere perseguita a scapito delle libertà individuali e dei principi costituzionali, come state facendo voi oggi. Queste norme penali sono la solita classica ricetta che purtroppo vediamo ogni volta che vi è un Governo di destra, di una destra convinta che, cambiando alcune norme, risolve il problema della sicurezza del Paese. Ma nei fatti sta solo facendo propaganda, una propaganda sterile, che non porta a niente, ma che danneggia l'essenza stessa della democrazia del Paese.
Queste norme non bastano, non servono e sono inutili a garantire la sicurezza. Vi è invece necessità di una visione strategica, capace di tenere insieme legalità, diritti, sviluppo, opportunità per tutti, coerenza sociale. Una visione della quale voi siete drammaticamente privi. Le criticità di questo provvedimento sono tante. L'ampliamento delle fattispecie penali è andato a intervenire in modo massiccio sul codice penale, introducendo nuovi reati e aggravanti in materia di criminalità organizzata, occupazione arbitraria di immobili, danneggiamento, blocco stradale e ferroviario, accattonaggio.
Si tratta di interventi che andranno inevitabilmente a colpire indiscriminatamente anche situazioni di disagio sociale e di protesta civile, senza distinguere tra fenomeni criminali e manifestazioni legittime di dissenso, il che ovviamente ci fa pensare che proprio quelle voi volete colpire. Per quanto riguarda le norme sulla sicurezza urbana, alcune disposizioni, come quelle relative all'occupazione arbitraria di immobili per criminalizzare le situazioni di povertà e di emergenza abitativa, non offrono soluzioni strutturali al problema della casa e dell'inclusione sociale.
Per quanto riguarda le misure sull'ordinamento penitenziario, sono introdotte modifiche che avranno un impatto significativo sulla vita dei detenuti, sulle opportunità di reinserimento, sulla funzione stessa rieducativa della pena. Andate a rafforzare una logica punitiva a scapito di percorsi di recupero e di inclusione, senza nessuna vera tutela del personale in servizio, nessun investimento in formazione, dotazioni tecnologiche, risorse umane. Quella che poteva essere un'occasione in questo decreto è un'occasione sprecata.
Il combinato disposto di tutte queste norme finisce per configurare un quadro repressivo, fondato sull'autorità, che non garantisce più alcune libertà e, peraltro, non produrrà nessun miglioramento alle condizioni di sicurezza del Paese. Proprio in questo quadro, con quest'ordine del giorno che ho presentato, simile anche a quello che hanno presentato i miei colleghi, quello che vogliamo fare è porre l'obiettivo di sollecitare il Governo ad una gestione attenta, responsabile, ma soprattutto trasparente di quelle che sono le nuove disposizioni introdotte da questo decreto-legge.
Particolarmente gravi sono infatti le disposizioni sulla sicurezza, sulle strutture d'intrattenimento e accoglienza per i migranti, in combinato disposto con l'inasprimento delle pene e delle modalità di repressione. Ed è proprio per questo che vi chiediamo una relazione, una relazione da presentare alle Camere, che riporti dati chiari riguardo all'impatto e all'efficacia delle misure adottate, all'effettivo numero del calo dei reati e della criminalità, e che renda conto, anche in relazione ai CPR, del numero degli sbarchi e delle motivazioni che hanno condotto alla realizzazione e alla localizzazione di nuovi centri.
Ma voi ci avete dato un parere contrario, e quindi ci negate anche una relazione. Ci dite che democrazia è quella in cui ci negate anche una relazione? È chiaro che volete andare avanti senza che nessuno possa controllare il vostro operato, senza che nessuno possa dire cosa stiate facendo, in modo che la vostra propaganda sterile e inutile possa andare avanti, soffocando il dissenso e l'opposizione, e, con essi, la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/92 Di Sanzo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/93 Evi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento che ha a che fare con tutto, tranne che con la sicurezza. La evocate, la sbandierate questa sicurezza, come un feticcio o un totem, con l'unico obiettivo di alimentare la vostra propaganda, la vostra narrazione securitaria, il vostro pugno di ferro contro la criminalità, ma è tutto un inganno ed è tutta una farsa. Di sicurezza non c'è nemmeno l'ombra: nulla che riguardi investimenti nelle Forze dell'ordine, come l'adeguamento dei loro contratti, e soprattutto che riguardi la prevenzione su come lavorare per dare risposte ad una società che produce scarti, marginalizzazione, indifferenza, e per creare, invece, coesione sociale, comunità, inclusione, e quindi sicurezza.
Questo decreto rappresenta la cifra del vostro Governo, ormai in folle corsa verso un autoritarismo senza freni, che calpesta impunemente la nostra Costituzione e rappresenta anche il vostro modello di società: gerarchica, immobile, zitta, sottomessa, impaurita. Perché voi la paura non volete certo sconfiggerla, semmai volete cavalcarla e alimentarla, per usarla come strumento di controllo e di potere. Vengo al tema dei CPR, oggetto del mio ordine del giorno. I CPR, dal mio punto di vista, riassumono la malvagità umana; in quei luoghi c'è l'emblema della malvagità umana. Rinchiudere in una cella, privando le persone della libertà per addirittura 18 mesi; persone che hanno la sola colpa di non avere dei documenti in regola. Un sistema violento, che non risolve nulla, anche perché, nonostante i vostri proclami, i rimpatri non vengono di fatto effettuati.
Allora, diciamolo bene, però, alle cittadine e ai cittadini che cosa succede dopo 18 mesi. Dopo 18 mesi di vita in una gabbia, in condizioni di estrema privazione, di sporcizia, di negligenze sanitarie, quando non addirittura venendo imbottiti di psicofarmaci per annebbiare la mente, per rendere docili e per evitare disordini, così generando, addirittura aggravando, dipendenze, in condizioni di solitudine, isolamento, senza nessuna attività da fare, nessuna prospettiva lavorativa, nessun modo per sentirsi utili, cosa mai può succedere a chiunque - chiunque - fosse trattato in questo modo?
Che la sfiducia prende il sopravvento, che la pazzia prende il sopravvento, che la rabbia prende il sopravvento e, dopo questo inferno in terra, le porte si aprono e ti lasciano libero. Sì, libero. Ditelo, però. Va detto, questo, dovete avere il coraggio di dirlo: libero, libero, ma con più sfiducia, più rabbia, più frustrazione, più disperazione e annientamento psicologico. È questo che chiamate sicurezza? È così che pensate di rendere le nostre città più sicure? State facendo esattamente l'opposto. Li state facendo diventare criminali, li spingete ad esserlo, per poi ingabbiarli di nuovo ed è questo il vostro piano malvagio e illogico: un modello disumano su cui puntate talmente tanto da averne voluto costruire uno anche in Albania e di volerne costruire altri in Italia, come ribadite con questo decreto-legge, concedendo di adottare procedure semplificate per la loro realizzazione.
Eppure il centro per migranti in Albania doveva servire come deterrente, per fermare gli arrivi, dicevate; nel 2024, gli arrivi sono aumentati, dunque nessuna deterrenza. Eppure i CPR italiani non sono per nulla pieni, anzi, dalle audizioni fatte, risulta che siano addirittura mezzi vuoti. Ma a voi non interessa nulla. È chiaro a tutti che questo vostro accanimento sul modello del CPR ha il solo scopo di proseguire con la vostra propaganda disgustosa, fatta sulla pelle delle persone e sulle tasche di tutti i cittadini italiani, visto che i costi sono stratosferici.
Il centro in Albania, ad oggi, prevede una spesa di quasi un miliardo di euro e i costi per portare avanti e indietro le persone dall'Italia all'Albania e ritorno sono esorbitanti, tra navi, Forze dell'ordine e trasferimenti vari. Si parla di centinaia di milioni di euro e i costi di quelli italiani sono altrettanto gravosi sulle tasche dei cittadini italiani.
Toccate davvero il fondo con questo decreto, introducendo anche il nuovo reato di rivolta nei CPR; solo nei CPR, perché - quanta grazia - avete tolto gli hotspot e i centri di prima accoglienza per i richiedenti asilo nel passaggio dal DDL al decreto-legge. Definite il reato di rivolta in modo assurdo, come atti di violenza, minaccia o resistenza all'esecuzione di ordini impartiti per il mantenimento dell'ordine e della sicurezza e, in modo davvero sconcertante, per voi costituiranno atti di resistenza anche le condotte di resistenza passiva. Di fatto, state equiparando la rivolta alla resistenza passiva e, nella formula della resistenza passiva, non specificate quali siano le condotte riconducibili di fatto. Quindi, potete legittimare incriminazioni anche di semplici atteggiamenti di mancata collaborazione e di assoluta inerzia.
Voglio dirlo chiaramente: nei CPR non passa giorno senza un episodio di autolesionismo, tentati suicidi, violenze che le persone si autoinfliggono e che rappresentano un vero e proprio grido di aiuto. Voi ora volete punire anche chi manifesta il dissenso in modo non violento. Voi state aggravando, se possibile, ancora di più le condizioni di vita dentro questi lager. Voi volete punire con il carcere chi oggi è già rinchiuso dentro un CPR. Voi state mandando persone nelle carceri sovraffollate per aver osato contraddire un ordine in modo passivo e non violento, in modo del tutto arbitrario, discrezionale e ambiguo. Siamo giunti, quindi, alla criminalizzazione della resistenza passiva e della non violenza: un'ennesima vergognosa deriva di questo Governo e a dirlo sono tanti soggetti, tante persone. Addirittura, Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, si chiede se, d'ora in poi, potrà essere perseguito anche lo sciopero della fame. Nel 2024, si sono verificati circa 1.500 episodi di protesta collettiva non violenta nelle carceri, come l'abbattimento delle sbarre o il rifiuto di entrare in cella. Tutto questo potrà essere punito con questo decreto? Oppure l'UILPA, il sindacato della Polizia penitenziaria, che ha pubblicato un comunicato e una nota dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Sicurezza, in cui rileva che sono aumentate le tensioni nelle carceri e in 4 giorni dalla pubblicazione del decreto erano state almeno due le situazioni di disordine che la Polizia penitenziaria ha dovuto affrontare; la prima nella casa circondariale di Cassino, in provincia di Frosinone, la seconda a Piacenza.
PRESIDENTE. Concluda.
ELEONORA EVI (PD-IDP). Arrivo a conclusione. E dice il sindacato: “anche a non voler attribuire alle due cose un rapporto di causa ed effetto, certamente le prime avvisaglie ci dicono che l'introduzione del reato, da sola, non ha alcuna efficacia nell'evitare i disordini, non solo perché punta tutto sulla repressione, trascurando la prevenzione, ma soprattutto perché lascia immutata la gravissima emergenza carceraria in atto”. Ancora una volta: vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/93 Evi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).
Ordine del giorno n. 9/2355/94 Filippin, su cui vi è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Filippin. Ne ha facoltà.
ROSANNA FILIPPIN (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Naturalmente, è una breve dichiarazione di voto per spiegare perché sostengo ancora quest'ordine del giorno che ripete, sostanzialmente, i contenuti di quelli che erano già stati presentati dai colleghi e, quindi, da loro molto adeguatamente sostenuti e motivati.
Mi permetta, quindi, di iniziare questo intervento da un'altra parte. Questa mattina, come faccio sempre, ho ascoltato la rassegna stampa di una nota testata di informazione online, il cui titolo - così magari, se qualcuno l'ha ascoltato, lo riconosce - era “I migliori amici di Orbán”.
La notizia non era il decreto-legge Sicurezza, quello di cui stiamo discutendo oggi, e nemmeno l'ordine del giorno su cui intervengo. La notizia era la lettera sottoscritta da 20 Paesi, appartenenti all'Unione europea, che hanno chiesto alla Commissione di valutare tutti gli strumenti a disposizione per sanzionare il Governo ungherese per la palese violazione dei diritti delle persone, in particolare delle persone LGBTQ+.
Il numero di firme - venti - è molto importante, perché, se si arrivasse a ventidue, sarebbe il primo passo per l'applicazione dell'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea. Quell'articolo prevede la possibilità di privare del diritto di voto o di veto quei Paesi che violano sistematicamente i principi fondamentali dell'Unione europea. Chi non ha sottoscritto quella lettera? L'Ungheria, ovviamente, la Polonia, perché è prassi, avendo la Presidenza di turno, la Bulgaria, la Croazia, la Romania, la Slovacchia e poi, indovinate, l'Italia.
Sono già venti, potrebbero arrivare tranquillamente a 21, perché la Polonia sicuramente appoggerebbe questo tipo di misura. Ecco che l'Italia sarebbe chiamata a decidere da che parte stare: se appoggiare e difendere la deriva autoritaria di Orbán oppure difendere gli interessi del resto dell'Unione europea. E non si tratta solo delle limitazioni ai diritti e alla libertà di manifestazione in Ungheria, c'è anche l'altro progetto ungherese, cioè quello di imitare Putin nella “Santa madre Russia” e vietare i finanziamenti a qualsiasi gruppo, compresi i partiti che considera ostili. In altri termini, lo strumento finale per mettere a tacere ogni voce contraria, ogni dissenso. L'Italia, invece, ha scelto di stare silente.
C'era un interessante articolo stamattina nella nostra rassegna stampa, un intervento di Flavia Perina che si chiedeva perché il Governo di Giorgia Meloni fatichi così tanto a dire con chiarezza: sì, l'Ungheria sta esagerando. Sì, la libertà di espressione, di riunione pacifica, di manifestazione del dissenso, della protesta, anche tramite la resistenza passiva, sono valori fondamentali non negoziabili. Non lo sono per chi ha scelto di stare in Europa. Ma davvero gli esponenti della maggioranza che hanno sempre denunciato le dittature e le oppressioni dei regimi comunisti restano zitti davanti a queste nuove forme di autoritarismo? No, non sarebbe coerente, non sarebbe giusto. La loro voce dovrebbe essere quella di chi ha sofferto l'esclusione e sa riconoscere l'esclusione altrui. Eppure, oggi, decide di voltare lo sguardo, di evitare l'imbarazzo. Neanche una spiegazione, silenzio.
E allora la domanda - concludeva - sorge spontanea: quando il Governo italiano parla di Occidente, a quale Occidente sta pensando?
Eccolo qui, eccolo qui l'Occidente di questa maggioranza. Si parte sempre dalla repressione, mai dalla prevenzione. Si rincorre l'emergenza, mai la causa. Si rispolvera una visione del diritto penale, quella del tipo d'autore che identifica le categorie sociali, l'immigrato, il manifestante, il detenuto, come soggetti a rischio, come bersagli simbolici su cui costruire consenso. È un'impostazione miope, sbagliata e pericolosa perché si aumentano le pene, nonostante in nessuna parte del mondo ciò abbia portato a una riduzione dei reati e si moltiplicano le fattispecie di reato. A quale scopo? Aumentare, allargare in modo abnorme l'area di operatività del diritto penale, svuotandola dal suo senso originario, ma il reato non può diventare la risposta automatica ad ogni insicurezza percepita.
Il diritto penale deve restare uno strumento di ultima istanza, non un meccanismo di controllo sociale.
Abbiamo sempre detto che la sicurezza è un diritto, certo, ma è un diritto che si costruisce con la coesione sociale, con la prevenzione, con il contrasto alle disuguaglianze. Perché dietro ad ogni numero, dietro ad ogni pacchetto sicurezza, ci sono persone, che spesso vivono in condizioni di marginalità, di povertà, di esclusione. E anziché affrontare le radici profonde di questi problemi, la risposta che si dà è il carcere, la pena, la stigmatizzazione o i CPR.
Ecco la gravità delle disposizioni relative alla sicurezza delle strutture di trattenimento e accoglienza per i migranti, contenute in questo decreto-legge. I CPR non sono centri di detenzione penale, dovrebbero essere strutture per il trattenimento amministrativo di persone che non hanno commesso reati, in attesa del loro rimpatrio. La loro funzione dovrebbe essere temporanea, rispettosa della dignità umana e conforme agli accordi internazionali. E invece sono ormai ridotti a luoghi di detenzione extragiudiziari, opachi, fatiscenti, in cui si consumano quotidianamente le violazioni dei diritti umani, come documentato da innumerevoli ispezioni e inchieste. Luoghi che non producono alcuna efficienza nei rimpatri, ma costano allo Stato milioni di euro ogni anno, offrendo in cambio pochi minuti settimanali di assistenza legale, sociale o linguistica.
Noi crediamo in una giustizia diversa. Una giustizia che include, che non esclude. In una sicurezza che protegge davvero, non che addormenta le coscienze. In una politica penale che non sia strumento di propaganda, ma parte di una strategia complessiva di sviluppo, coesione e dignità per tutti.
Questo decreto è ingannevole nella forma e pericoloso nella sostanza. Non risolve i problemi, li nasconde. Non garantisce la sicurezza, la simula. E per rispondere alla domanda iniziale di questa mattina: no, questa non è la nostra idea di Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/94 Filippin, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).
Sull'ordine del giorno n. 9/2355/95 Romeo vi è parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romeo. Ne ha facoltà.
NADIA ROMEO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Colleghi e colleghe, devo dire che non mi sorprende il parere negativo espresso dal Governo su quest'ordine del giorno. D'altronde, è un decreto che nasce da un'accelerazione forzata, da un uso improprio dello strumento dell'urgenza, per far confluire in poche settimane quattordici nuove fattispecie di reato, nove aggravanti e un impianto repressivo organico che era rimasto fermo per mesi in Senato. Un provvedimento che, dietro la retorica della sicurezza, cancella i diritti, aggira il dibattito, zittisce il dissenso. E d'altronde, che cosa potevate fare? Zittire l'ultimo esercizio che questo Parlamento poteva chiedere: l'esercizio della funzione del controllo rispetto a quello che voi proponete. Ma anche su questo, ovviamente, avete espresso un parere contrario. Perché? Perché preferite continuare, invece, ad alimentare una vostra propaganda securitaria e inefficace.
Tra gli aspetti che più fanno riflettere e che più ci hanno impegnato anche in queste ore c'è proprio la vostra visione dell'immigrazione, che è trasferita nei centri di permanenza per il rimpatrio, ossia i CPR. Come lo avete fatto? La parte più preoccupante è la realizzazione di nuovi centri o l'ampliamento di quelli già esistenti. Lo fate in deroga ad ogni disposizione di legge, se non quelle delle norme penali o delle norme antimafia. Non si applicano vincoli urbanistici, ambientali, sanitari, paesaggistici. Non coinvolgete le comunità locali e le amministrazioni interessate. Moltiplicate i centri. Vi dico solo un dato: i centri con più di 300 posti, nel 2023, sono aumentati del 360 per cento e sono 105 i grandi centri che hanno più di 3.693 ospiti in sovrabbondanza.
E cosa fate anche? Ampliate la detenzione fino a 18 mesi, una delle peggiori disposizioni in tutta Europa. Però noi dobbiamo dirlo chiaramente: i CPR non sono carceri e non dovrebbero mai diventarlo, sono per legge strutture di trattenimento amministrativo, vi vengono collocate persone che non hanno commesso alcun reato, ma che si trovano in una condizione irregolare sul territorio, in attesa di un permesso di soggiorno oppure di una decisione di espulsione.
Eppure, nella realtà, la detenzione amministrativa somiglia, in questi centri, ad una detenzione penale, senza però le garanzie di un processo, senza tutele effettive, senza risposte umane, anzi - come dimostrano le relazioni del Garante nazionale di molte organizzazioni indipendenti - le condizioni sono al limite della tortura psicologica, perché in questi CPR finiscono, spesso, cittadini stranieri che hanno presentato domanda di protezione internazionale, o che sono in attesa di un rinnovo del permesso, o che fanno ricorso. Persone che dovrebbero essere libere di attendere l'esito di una procedura, ma che invece vengono private della libertà personale per mesi, in strutture chiuse, fatiscenti, opache. Perché, guardate, anche qui, nei primi otto mesi del 2024, il 40 per cento delle assegnazioni dei contratti per i CPR sono senza una gara pubblica, quindi senza trasparenza. Li abbandonate lì e abbandonate lì anche donne e minori, le categorie più vulnerabili. Da qui, davvero, una preoccupazione che dovremmo condividere tutti: donne trattenute in ambienti promiscui, senza servizi adeguati, spesso senza supporto psicologico o mediazione culturale; minori non accompagnati, trattenuti in violazione della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia: sono stati 1.747 nel 2023 (più il 63 per cento) e ad agosto 2024, 2.048 erano ancora detenuti in centri per adulti.
Nessun provvedimento, invece, che riguardasse una maggiore prevenzione o maggiori risorse per i servizi di accoglienza e integrazione, che sono tipiche dell'accoglimento dei minori. Tutto questo ha un costo umano, che, ovviamente, non è quantificabile, ma ha anche un costo economico, che noi dobbiamo dire ai cittadini: sono stati spesi oltre 53 milioni di euro per i CPR in tre anni; ogni struttura costa in media 1,5 milioni di euro all'anno; il costo per singolo posto arriva a 21.000 euro; 15 milioni per la manutenzione e il 60 per cento dei costi di manutenzione sono spesi per danni, incendi, rivolte, perché è evidente che, dove non c'è diritto, esplode anche la disperazione. Tutto questo porta a un tasso di rimpatrio che resta bassissimo e la cifra della vostra umanità si riduce in servizi minimi: 9 minuti a settimana per l'assistenza legale; 9 minuti per l'assistenza sociale; 28 minuti di mediazione linguistica.
Però con questo decreto ci avete detto che avete la ricetta; noi allora vi chiediamo, con quest'ordine del giorno, una cosa molto semplice: una relazione dettagliata entro 60 giorni dalla conversione. È un gesto dovuto e il rifiuto di quest'ordine del giorno è un rifiuto del principio democratico della trasparenza, del dovere di rendere conto al Parlamento e ai cittadini, ma è anche un segnale di grande debolezza, perché chi è convinto dell'efficacia delle proprie politiche non teme il controllo parlamentare, lo accetta, anzi, lo cerca. Ma, forse - chissà come mai -, la verità è che questo Governo, probabilmente, non vuole essere misurato sui risultati, non intende fornire dati, spiegazioni, motivazioni, perché rendere conto degli effetti reali delle proprie scelte vuol dire, forse, smentire il racconto politico che avete fatto in questi mesi, sapete bene che quei numeri racconterebbero un fallimento di questo Governo, un fallimento sotto ogni profilo: giuridico, sociale e anche economico.
Pero, nonostante l'ora tarda, non ci rassegniamo. Non accettiamo che la sicurezza diventi una parola vuota, utile solo costruire campagne elettorali sulla pelle dei più fragili; non accettiamo che i CPR diventino la scorciatoia per costruire un modello autoritario di gestione della migrazione; non accettiamo che si continui a parlare di efficienza, mentre si spendono decine di milioni di euro per moltiplicare strutture inutili, disumane e fallimentari. La sicurezza, quella vera, si costruisce con la giustizia sociale, con la coesione e con l'inclusione, e questo Parlamento ha tutto il diritto di chiedervi quali saranno gli esiti di queste vostre politiche.
PRESIDENTE. Concluda.
NADIA ROMEO (PD-IDP). Non può essere spettatore, ha tutto il diritto e deve essere garante dei diritti dei cittadini, dei diritti delle persone più deboli e, soprattutto, di come spendete i soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/95 Romeo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).
È quasi mezzanotte, quasi però. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/96 Ascani.
Ha chiesto di parlare la Presidente Ascani. Ne ha facoltà.
ANNA ASCANI (PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Abbiamo chiamato questo decreto in molti modi: voi lo chiamate decreto Sicurezza, impropriamente; è stato chiamato “decreto insicurezza”, “decreto repressione”, “decreto propaganda”. Io credo che sia più che altro un “decreto disperazione” o “della disperazione”, quella di chi ha dovuto fare questo decreto perché le favolette che andava raccontando, ormai da più di due anni e mezzo, cominciano a vacillare. Sì, perché l'economia va male, i numeri, purtroppo, sono duri. Il meraviglioso mondo di Giorgia, quello dei video autoprodotti, diciamo che non è più credibile per nessuno, probabilmente neanche per lei: 24 mesi di calo della produzione industriale, 6 milioni di lavoratori poveri e potrei andare avanti molto con i numeri, appunto.
Allora dove vi rifugiate quando le balle, le favole che andate raccontando da mesi cominciano a non essere più credibili? Io me le immagino queste riunioni in cui vi chiedete: cosa possiamo inventarci? Cosa possiamo fare per riaccendere un po' il dibattito, quello facile, quello scontato, quello proprio terra terra? Ma sì, inventiamoci un altro decreto Sicurezza, uno dei tanti che avete fatto, perché persino la fantasia vi manca, tranne quando ci sono da introdurre nuovi reati o nuove aggravanti, 14 e 9 rispettivamente. Anche stavolta, devo dire che vi siete superati.
Quindi, avete fatto un altro decreto Sicurezza. Peccato, però, che l'avete fatto, ancora una volta, senza un euro, senza un soldo, senza investire niente sulle Forze dell'ordine, senza fare nulla per le periferie, per le aree a rischio emarginazione, perché, poi, se quei problemi - che ci sono, sono la realtà e nessuno li nega - qualcuno davvero li dovesse risolvere, a voi, che per lo più passate il tempo a soffiare sul fuoco delle paure che derivano da quelle situazioni di difficoltà e di emarginazione, chi vi deve votare più, una volta che quelle balle che avete raccontato per mesi, per anni, ormai, hanno dimostrato tutta la propria inconsistenza?
Però, dovete essere disperati davvero, per approvare un decreto che fa peggio di tutto questo. Perché non si limita ad alzare un po' di polvere, a creare fumo da mettere negli occhi delle italiane e degli italiani, no, colpisce ancora una volta gli ultimi - questo è lo stile di questo Governo, fate sistematicamente così - e gli ultimi sono quelli che stanno nelle carceri. Adesso, addirittura, non vi basta più punirli, detenendoli in condizioni inumane, non vi basta più che muoiano in tanti, in troppi, nelle carceri perché quelle condizioni sono disumane. No, addirittura, adesso li volete punire, perché, magari, facendo resistenza passiva - cioè, l'unica cosa che si può fare -, denunciano quella condizione. E punite gli ultimi, gli ultimi degli ultimi, attraverso questa proliferazione dei CPR.
Quanto vi siete innamorati di questi centri che sono un obbrobrio giuridico assoluto. Ve l'ha spiegato bene prima il collega Fratoianni, l'ha detto la collega Evi, molti colleghi prima di me hanno chiarito cosa succede in quei centri e perché, in un Paese civile, semplicemente, i CPR non dovrebbero esistere. Non dovrebbe esistere un istituto come quello, perché non esiste un istituto nel quale tu detieni una persona in una situazione di limbo, che, di fatto, è prigioniera, privata dei propri diritti fondamentali. E voi questo lo sapete, ma vi piace raccontare che a quelle persone infliggete una punizione, che è quella che vi fa rappresentare come i tutori della sicurezza.
Ma questo non cambia niente nelle nostre città, non risolve neppure un problema. E l'altra disperazione grande che si vede nel leggere il vostro decreto sta nel fatto che, da parlamentari, avete accettato che questo luogo, il Parlamento, fosse completamente umiliato. E Non vi è bastato semplicemente che si trasformasse un disegno di legge in un decreto-legge - cosa francamente allucinante -, no, accettate anche che si boccino persino ordini del giorno come questo, che chiedono che almeno si torni alle Camere a riferire su cosa state effettivamente facendo in un tema delicato come quello della proliferazione dei CPR, che lo si faccia sistematicamente e che si racconti come funzionano quei centri. Ha ragione il collega Fratoianni: non lo volete fare perché, in fondo, sapete benissimo che quei centri non funzionano, che sono solo un luogo di detenzione ingiusta, di punizione ingiusta, che non risolvono un solo problema legato all'integrazione di queste persone.
Presidente io credo davvero che abbiano provato in tanti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) …il collega è particolarmente appassionato dal mio intervento…
PRESIDENTE. Onorevole Maiorano, io brillo di luce propria, quindi se lei mi fissa con la luce…
ANNA ASCANI (PD-IDP). …non lo so, vedo un flash che mi punta diretto. Se vuole, poi, glielo mando il video del mio intervento, collega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti del deputato Maiorano). No, se ritiene. Scusi, Presidente, per facilitare…
PRESIDENTE. Immortalava la mezzanotte nell'Aula.
ANNA ASCANI (PD-IDP). ...per facilitare. Dicevo, queste cose ve le diciamo noi, continueremo a dirvele ancora per qualche ora, ma non le ha dette solo l'opposizione. Ve l'hanno detto giuristi, costituzionalisti, avvocati, persino i rappresentanti delle Forze dell'ordine vi hanno detto che non è così che si fa sicurezza. Ma voi non avete ascoltato nessuno di questi. La vostra è la disperazione di chi non sa a che cosa appellarsi, di chi non ha la più pallida idea di come governare un Paese che, invece, avrebbe un enorme bisogno di investimenti per lo sviluppo. Peraltro, in questo decreto avete addirittura infilato una norma che punisce attività economiche che funzionavano. Quindi, non solo fate un decreto che non serve assolutamente a nulla sul fronte della sicurezza, ma dentro ci infilate una norma che, di fatto, licenzia 15.000 persone dall'oggi al domani. Non fate niente per far crescere l'occupazione e quella che c'è la distruggete, con un decreto che, peraltro, si chiama “sicurezza”. Cosa c'entri questo con la sicurezza del Paese francamente è impossibile comprenderlo, ma anche questo fa parte del fronte della disperazione di chi non ha idea di come si governi il Paese e, quindi, l'unica cosa che può usare è questo tipo di strumenti.
Vedete, colleghi, lo dico per esperienza: essere maggioranza passa, questa schifezza che state facendo, invece, resterà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Allora, io vi auguro che quando l'ubriacatura del potere vi sarà passata, possiate guardarvi allo specchio con la coscienza di chi sa di aver approvato, in quest'Aula, un obbrobrio di questo tipo. Ve lo auguro, colleghi, non credo che succederà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/96 Ascani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/97 Curti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono molto felice di poter intervenire in questa discussione, anche perché, cari colleghi e colleghe, noi useremo ogni minuto a disposizione per bloccare lo sfregio giuridico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che state cercando di far passare, per provare a ostacolarvi nell'approvare questo decreto Sicurezza, che è uno sfregio giuridico che ci porta più indietro del codice fascista Rocco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) approvato nel 1930. Complimenti per le norme che avete scritto!
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Ora, la prima premessa che faccio è sul metodo e sul merito di questa norma. Ne abbiamo viste tante, non pensavo che vi sareste superati: l'avete fatto. Ne abbiamo viste tante in questi anni: il decreto sui rave, il decreto Cutro, il decreto Caivano, solo per citarne alcuni. Era difficile pensare che sareste riusciti a fare peggio e, invece, quello che stiamo discutendo in queste ore e che voi volete approvare è un decreto che ha dato vita a uno degli strappi istituzionali più vergognosi nei confronti di questo stesso Parlamento. Uno sfregio che ha visto 14 mesi di discussione e di lavoro parlamentare tra la Camera e il Senato, dopo i quali avete pensato bene di prendere una scorciatoia per risolvere i vostri problemi politici interni. Perché non era mai accaduto che un disegno di legge, arrivato quasi a compimento, letteralmente a un passo dall'Aula, fosse rimpiazzato da un decreto-legge senza alcuna necessità ed urgenza, come chiede la Costituzione, e fatto essenzialmente per aiutare Salvini nel congresso del suo partito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Allora, cosa avete pensato di fare? Avete pubblicato, di venerdì sera, in Gazzetta Ufficiale, un nuovo decreto- legge - il quarantottesimo dall'inizio dell'anno - senza nessuna reale ragione di urgenza - come dicevo - con ben 14 fattispecie di reato e con 9 nuove aggravanti. Io vi direi che, se aveste messo un euro sulla sanità pubblica per ogni nuovo reato che avete creato, forse a quest'ora avreste fatto davvero qualcosa sulle liste d'attesa di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Allora - lo voglio ridire qui - questo decreto è entrato in vigore il giorno successivo alla mezzanotte. Quindi, insomma, io vi chiederei come lo chiamereste un Governo che approva le norme con il favore della notte, senza alcuna pubblicità e trasparenza, mettendo a tacere il confronto democratico che stava andando avanti in Parlamento. Un confronto che evidentemente - vedo che vi dà fastidio anche questa sera, lo capisco - avete soppresso e stroncato anche durante i lavori per la conversione del decreto con la doppia ghigliottina. Non avete neppure consentito la discussione degli emendamenti già decurtati dalla segnalazione, e lo avete fatto anche sulle dichiarazioni di voto. Per non parlare, poi, dell'ennesima fiducia.
È una vera e propria arroganza istituzionale quella che avete dimostrato. La stessa pericolosa arroganza che si trova in norme molto gravi che avete introdotto, come quella sul blocco stradale. Una norma che punisce l'uso pacifico e non violento di chi utilizza il proprio corpo per manifestare il dissenso. Una norma che può colpire gli studenti delle scuole che decideranno di manifestare per un mondo migliore o gli operai stremati, disperati, alle prese con una delle tante vertenze lavorative. Guardate, questo è un reato - lo sottolineo - per cui avete previsto una pena dai due ai sei anni. Cioè, in questo stesso decreto voi avete punito il reato dell'occupazione di immobili con una pena maggiore del reato di adescamento di minori, senza alcuna proporzionalità; avete equiparato i centri di trattamento per i migranti stranieri al carcere, avete equiparato i denunciati ai condannati nel cosiddetto Daspo urbano.
Ecco, vi chiedo allora qual è il mondo che avete in mente, la vostra idea di società: è quella in cui i bambini sotto i tre anni saranno costretti a seguire le loro madri in carcere? È quella in cui l'uso pacifico del corpo viene punito da due a sei anni? È quella in cui la resistenza passiva viene equiparata ad una rivolta violenta? È questa l'idea che avete della sicurezza del Paese, quando manca completamente qualsiasi misura di prevenzione? Quelle che servono a rendere una società più coesa e sicura davvero. Quelle che possono prevenire sul serio la commissione di nuovi reati e non intervenire solo dopo, quando è troppo tardi. Quelle che tengono conto anche della funzione rieducativa e risocializzante della pena prevista dalla nostra Costituzione.
Per non parlare di quello che avete fatto sulla canapa industriale, mettendo in ginocchio dall'oggi al domani e senza una valida ragione - se non quella della vostra furia ideologica - un intero settore produttivo. La triste verità, colleghi, è che tutti questi nuovi reati non esplicheranno alcun effetto di deterrenza, finiranno solo per peggiorare la situazione già drammatica delle carceri italiane all'interno delle quali si registra un tasso di suicidio in continua crescita e tra i più alti d'Europa, come hanno segnalato diversi miei colleghi giusto in questi interventi.
Guardate, voglio andare a chiudere, però vorrei chiarire un punto. Quest'ordine del giorno chiede conto a voi di quello che state facendo, di questa idea di moltiplicare i CPR; vi chiediamo conto e di rendicontare il numero degli sbarchi, i motivi di queste scelte e la localizzazione di queste scelte. Vorrei segnalare che i CPR attuali non sono nemmeno pieni, forse fareste bene a spiegare agli italiani perché avete voluto trasformare dei centri inumani in Albania, su cui avete speso 800 milioni degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), in un altro CPR, fingendo di non avere miseramente fallito quell'effetto deterrente su cui avete costruito l'intero impianto del famoso modello Albania.
Ora chiudo. La verità è che questo provvedimento ha solo un'idea, quella di non disturbare il manovratore, cioè voi; voi e i vostri problemi politici, voi e la vostra ideologia. E lo state facendo sulla carne viva di studenti, migranti e lavoratori, incuranti anche della grave ferita inferta alla democrazia parlamentare. Sappiate, però, che noi non lasceremo sole queste persone, prima o poi verrete chiamati anche voi a rispondere di fronte agli elettori di tutto ciò che avete fatto. Nel frattempo non temete, perché noi resteremo qui ad opporci, a vigilare e a denunciare con tutti gli strumenti democratici che sapremo mettere in campo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/97 Curti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/98 Mancini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.
MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io non so quanti parlamentari della maggioranza siano stati in un CPR a visitarne uno, credo molto pochi. Lo avessero fatto, si sarebbero resi conto che nei CPR si vive in una gabbia, ma non in una gabbia in senso metaforico, in una gabbia vera e propria senza alcuna prospettiva di uscirne. Si può stare lì - come è stato ricordato - fino a 18 mesi e per tutto il giorno non si fa nulla perché non ci sono attività, non ci sono progetti e quelli che in teoria sono previsti non sono attivabili perché non ci sono mai le Forze dell'ordine necessarie a garantire di poterli svolgere in sicurezza. Non ci sono servizi, si sta in dei luoghi orribili, anche intorno alla gabbia, totalmente disumanizzanti e a quelle persone succede quello che accadrebbe a ciascuno di noi: si crolla psicologicamente, quindi atti di autolesionismo, tentati - a volte, ahimè riusciti - suicidi, a volte reazioni violente, reazioni di rabbia.
Per evitare tutto questo quelle persone vengono imbottite di psicofarmaci e, quindi, rimangono in una condizione assolutamente di non vita, catatonica. Nei CPR si sta peggio che in un carcere. I CPR sono dei piccoli lager occidentali ed è l'unico modo di chiamarli.
I colleghi della maggioranza si sono offesi perché abbiamo detto questo in passato, ma questo sono, sono dei lager, dei buchi neri del diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Guardate, la domanda che tutti si fanno, che l'opinione pubblica si fa è: che reati terribili devono aver commesso le persone per essere chiuse in un lager? Nessuno, perché, come è stato ricordato, chi sta dentro un CPR non ha commesso un reato. È semplicemente destinatario di un provvedimento amministrativo e in attesa di un rimpatrio che non ci sarà, perché l'unica cosa che questo Governo avrebbe dovuto fare, cioè lavorare sugli accordi di rimpatrio, non l'ha fatta, e quindi dovrebbero essere rimpatriati in Paesi con i quali non abbiamo raccolto accordi di rimpatrio, e quindi rimarranno in quei CPR.
Però, come ha ricordato adesso l'onorevole Schlein, i CPR sono diventati, dopo il fallimento di tutte le altre cose, il blocco navale, l'Albania, la deterrenza, quello che voi raccontate come soluzione al problema dell'immigrazione. I posti nei CPR italiani sono 1.400, quindi un numero ridicolo, che, in tutta evidenza, non può risolvere il problema dell'immigrazione. Peraltro sono vuoti, sono semivuoti, ed è la ragione per cui noi vi chiediamo i numeri, che non ci date.
Questi ordini del giorno, compreso quello non mio sul quale sto intervenendo, chiedono questo. Perché io non ne ho presentato uno? Perché ero certo che non avreste risposto. Ho fatto un'altra cosa, ho fatto un accesso agli atti e vi ho chiesto, alla data del 28 marzo, al Viminale, quante persone fossero recluse nei CPR: 1.400 posti, 656 persone, la metà erano vuoti. Sa perché ho chiesto proprio il 28 marzo? Perché è il giorno in cui dal CPR sono state prese una cinquantina di persone e mandate in Albania. Quindi, dai CPR semivuoti italiani sono state prese, e ho finito…
PRESIDENTE. Prego.
MATTEO ORFINI (PD-IDP). …656 persone per essere portate a fare una sceneggiata in Albania (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Presidente, vanno chiusi i centri in Albania e vanno chiusi i CPR.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/98 Mancini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione. Onorevole Mancini, vuole intervenire? Prego, prego, prego. Revoco l'indizione della votazione.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il collega Orfini ha illustrato l'ordine del giorno che io avevo firmato e siamo d'accordo che io avrei fatto un intervento riprendendo le argomentazioni del Governo in questo dibattito. Quindi, per i prossimi 8 minuti, farò l'intervento del Governo in Aula… (Il deputato Mancini incrocia le braccia rimanendo in piedi in silenzio - Prolungati applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Il deputato Caiata: “Però, Presidente, non si può fare questo!” - Il deputato Billi: “Bravo, mi hai convinto!”).
PRESIDENTE. Colleghi, onorevole Billi. Onorevole Caiata, torni al posto. Allora, onorevole Mancini, lei è intervenuto in dichiarazione di voto. La dichiarazione di voto consiste nell'espressione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) … ma perché urlate? Non ho capito.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Presidente…
PRESIDENTE. L'espressione della sua dichiarazione di voto è chiara, prego.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). … stavo riordinando le idee. Adesso farò il Sottosegretario Molteni… (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Onorevole Sasso, per favore. Prego. Sì, sì, lo abbiamo già richiamato. Onorevole Mancini, prego.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). … Il Sottosegretario Molteni è stato in silenzio con una sola gomma da masticare per tutto il pomeriggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È la gomma del ponte, prego.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). La gomma del ponte.
PRESIDENTE. È lungo. Prego, onorevole Mancini. Non voliamo né alto né basso, voliamo a livello di questa istituzione. Prego, onorevole Mancini, vada avanti.
CLAUDIO MANCINI (PD-IDP). Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mancini. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno…onorevole Zaratti, la prego. Revoco l'indizione della votazione (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Prego.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Che succede, Presidente?
PRESIDENTE. Niente, onorevole Zaratti. È la notte, è la notte che porta consiglio.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Voglio intervenire perché voglio stigmatizzare il comportamento del Governo e della maggioranza testé rappresentata dall'onorevole Mancini. Siccome la sua interpretazione delle posizioni della maggioranza è assolutamente veritiera, perché al di là delle chiacchiere, al di là delle parole, il mutismo della maggioranza non soltanto nella giornata di oggi, ma in tutto il dibattito che c'è stato su questo argomento, è una questione che va stigmatizzata sempre. Ha fatto bene il collega e la sua interpretazione è stata magnifica, soprattutto nel momento nel quale interpretava l'onorevole Molteni (Commenti di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Il deputato Zoffili: “Ma per favore!”).
Allora, la politica…colleghi, dovete essere calmi: non vi sto mica offendendo, vi sto dicendo che state zitti. D'altro canto, comprendo la vostra posizione, perché quando arrivano gli ordini di scuderia bisogna essere sempre sull'attenti, bisogna essere sempre disciplinati. Si può discutere del mondo, si può discutere della Costituzione, delle libertà, dei CPR, dei diritti fondamentali delle persone detenute, ma a voi non interessa niente, perché vi è arrivato l'ordine di scuderia. Bravi! Bravi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Sarete confermati sui vostri scranni, non perché avete parlato, non perché avete detto qualcosa...
PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, si rivolga alla Presidenza, forza.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). …non perché avete espresso qualche contenuto o avete proposto una legge che serve ai cittadini…
PRESIDENTE. Onorevole Zaratti, si rivolga a me, la prego.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). …ma perché siete stati zitti. Per questo sarete premiati. Bravi, continuate così e credo che sarà certamente un merito che voi potete ascrivere al vostro curriculum. Guardate che vi voglio informare, se posso, Presidente, che le statistiche dell'Istat dicono che, negli ultimi 30 anni, e in modo particolare negli ultimi 5, i reati in questo Paese non sono aumentati. Non c'è un'emergenza sicurezza in questo Paese, lo dovete capire, perché è scritto sui documenti.
Leggete, visto che non parlate, almeno passate il tempo a leggere. La prego, collega. Io non posso dire che non vi ho disturbato, perché non avete parlato, quindi non potrei neanche averlo fatto, ma permettetemi di dire quello che voglio dire. Non c'è un'emergenza sicurezza nel nostro Paese, avete utilizzato questa narrazione (Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). …per cercare di minare i punti fondamentali della nostra Costituzione, che sono i diritti che permettono alle persone di manifestare, che permettono alle persone di contrastare le vostre politiche economiche, le vostre scelte di Governo. Quello è ciò che volete fare davvero: volete fare in modo che le persone che protestano contro il ponte di Messina non scendano in piazza, perché volete che ci sia il silenzio, volete che le persone non possano parlare; non volete che i giovani scendano in piazza per dire che ci sono i cambiamenti climatici, perché voi continuate ad avere una posizione negazionista; non volete che le persone manifestino nelle carceri contro le condizioni disumane di quelle carceri, utilizzando un atteggiamento di resistenza passiva, perché non fate niente per dare i diritti di dignità a quelle persone.
Questa è la realtà! La realtà è che voi non volete fare un decreto Sicurezza per colpire reati che non ci sono; voi volete colpire il diritto delle persone di manifestare e di illustrare il loro pensiero. Il vostro è un attacco alla democrazia con questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ed è per questo che noi continueremo, fino all'ultimo momento, con tutti gli strumenti che la democrazia ci concede, a protestare e a fare in modo che questo provvedimento non venga approvato.
E subito dopo lo faremo nelle piazze, insieme alla gente, insieme alle persone che vogliono continuare a godere dei diritti che sono frutto della lotta antifascista, che sono frutto della Resistenza, della Costituzione e della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/98 Mancini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/99 Laus. Ha chiesto di parlare l'onorevole Laus. Ne ha facoltà.
MAURO ANTONIO DONATO LAUS (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con particolare attenzione le dichiarazioni dai banchi della maggioranza a sostegno di questo decreto. È stato affermato che, con questo provvedimento, il Governo mette la parola fine alle organizzazioni mafiose, risolve la criminalità nelle periferie, chiude definitivamente la questione dell'immigrazione.
Un elenco ambizioso, direi quasi epocale. Non è una mia sintesi: è esattamente quanto affermato, con orgoglio, rivendicando il contenuto di questo decreto come qualcosa di ben diverso da una misura amministrativa.
Avete detto con chiarezza che questa non è una norma tecnica, ma una svolta politica, una vera e propria svolta politica senza precedenti, da quei banchi. E allora permettetemi una domanda, che mi sembra legittima: se siete così convinti della portata e dell'efficacia di questa svolta, perché respingere un semplicissimo ordine del giorno che chiede soltanto di monitorarne gli effetti? L'ordine del giorno non mette in discussione il decreto, né ne chiede la modifica. Non fa opposizione ideologica, né solleva obiezioni di principio. Chiede semplicemente che il Governo, entro 60 giorni - poi do la disponibilità per una riformulazione: 90, 120, comunque prima della chiusura della legislatura - dalla conversione del decreto, presenti una relazione alle Camere, che riporti i numeri degli sbarchi, spieghi le motivazioni alla base della realizzazione e localizzazione dei nuovi CPR e chiarisca come sono distribuiti sul territorio nazionale. È una richiesta ragionevole, trasparente, istituzionale.
Guardi, Presidente, lei lo sa: nelle leggi - quelle fatte bene, chiaramente - si chiamano clausole valutative. Si tratta di quest'ordine del giorno, che introduce semplicemente un meccanismo di verifica simile alle clausole valutative. Parlare oggi di clausole valutative significa porre al centro una questione cruciale: la qualità della normazione. Ogni legge, per essere realmente efficace, non può limitarsi a prescrivere o vietare, deve anche porsi la domanda di come e quanto funziona nel tempo. Ecco perché le clausole valutative - e, quindi, quest'ordine del giorno - sono strumenti fondamentali. Esse prevedono, già in fase di approvazione, meccanismi di monitoraggio, indicatori di impatto, scadenze per la verifica degli effetti. Non sono meri adempimenti tecnici: sono presidi democratici, che aiutano il Parlamento, le istituzioni e i cittadini a capire se una norma ha raggiunto gli obiettivi per cui è nata.
In un sistema spesso afflitto da ipertrofia legislativa, da norme scritte in fretta - e, aggiungo, da decreti - che si accavallano senza coerenza, la clausola valutativa è un argine culturale e politico. Serve a rendere la legge non solo valida nel tempo, ma anche responsabile verso il tempo. E se vogliamo un Parlamento che legifera con rigore e lungimiranza, dobbiamo abituarci a valutare, non solo a normare. Perché una buona legge non è quella che annuncia, ma quella che funziona. Eppure, vi esprimete con parere contrario. E allora, la domanda è inevitabile: perché? Di cosa avete paura? Perché rifiutare la possibilità di rendere conto al Parlamento degli effetti concreti in un decreto che voi stessi definite rivoluzionario? Io, una risposta la intravedo. Forse perché sapete che i dati reali, se finalmente messi nero su bianco, racconteranno un'altra storia. Una storia fatta di CPR costosi, inefficaci, spesso fatiscenti, dove il trattenimento amministrativo si trasforma, nei fatti, in detenzione, con gravi criticità sanitarie, con gravi criticità giuridiche, con gravi criticità sociali. Una storia che racconta pochi rimpatri, molti abusi, enormi costi e pochissimi risultati. La verità è che in questo decreto c'è molta propaganda e poca visione. Non si rafforza la sicurezza negando al Parlamento il diritto di verificare, il diritto di sapere e il diritto di valutare. Chi crede davvero nell'efficacia delle proprie scelte non teme il confronto con i dati. Chi si affida solo alla propaganda, invece, rifugge ogni verifica. Ecco perché torno umilmente a chiedervi: se siete davvero sicuri di aver fatto bene, perché vi fa paura una semplice relazione in Parlamento? È una domanda politica, ma anche istituzionale. Ed è una domanda che prima o poi vi verrà riproposta dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/99 Laus, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/100 Graziano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.
STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io sono invece diversamente sorpreso, direi, del “no” del Governo a quest'ordine del giorno, perché lo vorrei prima di tutto leggere. Cioè, vorrei chiedere: perché il Governo è contrario a questo impegno? Impegna il Governo a presentare alle Camere una relazione entro 60 giorni dalla conversione, che renda conto dei numeri degli sbarchi nonché le motivazioni che hanno condotto alla realizzazione e alla localizzazione dei nuovi centri, nonché in merito alla loro distribuzione sul territorio nazionale, con particolare riferimento a quelli eventualmente collocati in Campania. Questa mi sembra una ovvietà. Cioè, io non riesco a capire le ragioni per le quali il Governo scelga di dare parere negativo, se non per non essere valutato rispetto a un decreto, il n. 48 del 2025, che - vorrei ricordare - recita “Disposizioni urgenti di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e dell'ordinamento penitenziario”.
Ma se è vero tutto questo e se è vero che voi avete fatto un decreto per queste ragioni, perché avete paura della valutazione e di presentare una relazione entro 60 giorni? È questa la domanda che va fatta. Ed è una domanda seria. Ma attenzione. Vedete, questo decreto è sostanzialmente fermo con un disegno di legge da 14 mesi e stava al Senato dall'ottobre del 2024. Certo, ci credevate molto perché ci avete messo 14 mesi per prendere quel disegno di legge e addirittura assorbirlo con un decreto-legge, facendo una cosa di una gravità e uno sfregio istituzionale senza precedenti. Però, ci siete arrivati.
La decisione di far confluire questo decreto-legge, ovviamente, è una preoccupazione per noi. E noi spenderemo tutto il tempo che abbiamo per contrastare una decisione del genere, perché questo è un grave sfregio istituzionale, che a mio avviso non doveva essere fatto.
Seconda cosa: questo decreto-legge, da quando entra in vigore, in realtà realizza 14 specie di nuovi reati - nuovi reati: 14! - e in più 9 aggravanti. Insomma, una roba enorme. Io direi drammatica, dal punto di vista della procedura penale. Io direi addirittura che dovrebbe risolvere tutti i problemi che ci sono dal punto di vista dei reati, ma sostanzialmente della sicurezza. Ma io penso che questo invece non sia il decreto per la sicurezza; questo rischia di essere il decreto dell'oppressione, perché l'unica cosa che si vuole fare con questo decreto è opprimere la libertà di pensiero. Cioè, provare a chiudere, ancora una volta, quelli che sono gli spazi di libertà. Ma attenzione, il combinato disposto di tutte queste cose, insieme al fatto di sottrarre al Parlamento quella libertà, finisce per configurare che cosa? Solo un quadro repressivo fondato sull'autorità - nulla più - e che produce sostanzialmente un disastro da questo punto di vista.
Ma particolarmente gravi sono le disposizioni sulla sicurezza delle strutture di trattenimento e di accoglimento, i cosiddetti CPR per i migranti, che introducono una semplificazione delle procedure per la loro realizzazione, localizzazione e ampliamento, in deroga ad ogni disposizione di legge, ad eccezione della legge penale e del codice delle leggi antimafia e di prevenzione. Cioè, voi provate in realtà ad allentare i controlli dell'antimafia e provate a costruire le condizioni per le quali sia più facile realizzare questi centri. Ma poi, in realtà, perché non si sa, o meglio, poi capita sempre che chi pensa male farà peccato, ma spesso ci si indovina.
E in deroga a tutto questo, c'è un tema nel tema: tutti questi centri per i migranti sono fuori dagli standard, Presidente. Completamente fuori dagli standard. E si è visto come sono finiti. Si è visto in che condizioni sono. E su questo io penso che vada ricordato con chiarezza che i centri di permanenza per il rimpatrio nascono come strutture destinate al trattenimento amministrativo delle persone migranti e non come centri di detenzione. E questo, ovviamente, con l'obiettivo di poter gestire il loro rimpatrio in conformità agli accordi vigenti con gli Stati di origine e in assenza di reati penali commessi dalle stesse persone trattenute.
Alla luce di quanto esposto, sebbene il Governo continui a presentare i CPR come una soluzione per aumentare il numero dei rimpatri, i dati in realtà dicono esattamente l'opposto. Allora voi non solo state raccontando bugie, ma in realtà provate a farle diventare una realtà soltanto virtuale nella vostra testa. E io penso che questa cosa sia ancora più grave rispetto a quello che sta succedendo in Parlamento. Noi, ovviamente, ci opporremo sempre e comunque perché, per quello che ci riguarda, questo decreto è soprattutto un decreto “vergogna” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/100 Graziano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/101 Stefanazzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, Presidente. In questi due anni e mezzo di frequentazione dell'Aula del Parlamento, credo di aver avuto la possibilità di conoscere un po' dei miei colleghi e, a parte quelli della maggioranza che hanno un'ossessione nei confronti del tema dell'immigrazione - ossessione che andrebbe valutata più sotto il profilo psicologico, che sotto quello politico -, credo che la maggior parte dei colleghi e delle colleghe siano, invece, delle persone dotate di buonsenso e, rispetto al tema delle migrazioni e in particolare della gestione dei CPR, abbiano un atteggiamento connotato esclusivamente da un sostanziale disinteresse nei confronti della sostanza dei CPR; un disinteresse che nasce - come è stato ricordato - dalla necessità e dall'obbligo di essere conformi alle indicazioni del Governo.
E allora vorrei, in pochissimi secondi, dire che cos'è un CPR, perché probabilmente l'atteggiamento di compatimento che vedo da parte dei nostri colleghi nei nostri confronti, che cerchiamo e proviamo a convincerli dell'assurdità di questo modello, dovrebbe essere superato sulla base del presupposto che i nostri colleghi e le nostre colleghe sono, prima di tutto, dei cittadini. E siccome sono dei cittadini della Repubblica italiana, ci sono alcuni princìpi, alcuni valori, che probabilmente neanche un ultras della politica può ignorare.
Un CPR è un carcere, come è stato ricordato, è un luogo dove alcune celle condividono un piccolissimo spazio completamente recintato, dove i ragazzi che sono ospitati, ammesso che ne abbiano la forza evidentemente, possono socializzare. Dico ‘ammesso che ne abbiano la forza', perché per vivere e per sostenere l'inedia e l'assenza di tempo e di stimoli che ci sono in un CPR, l'unica soluzione è quella di imbottirsi di psicofarmaci, che sono - come, peraltro, è stato dichiarato da tutti gli ospiti, in tutti i CPR che abbiamo visitato - concessi à la carte. Ognuno ha una ricetta, una prescrizione, poi evidentemente basta chiedere un po' di più perché i solerti gestori dei CPR siano tranquilli nel dare più gocce di questo psicofarmaco piuttosto che di quell'altro. Se voi andate, troverete la maggior parte degli ospiti che dormono a qualunque orario, e, in alcuni casi, troverete delle persone che sono palesemente inadatte a vivere in quegli ambienti ristretti. E la cosa divertente è che il sistema di valutazione di questa capacità di vivere in ambienti ristretti è fatto, anche questo, in maniera talmente superficiale che, molto spesso, ragazzi che vengono considerati idonei a vivere ambienti ristretti poi sono oggetto di rivalutazione e allontanati dai CPR perché sono assolutamente inadatti a subire la pressione psicologica a cui sono sottoposti.
Poi c'è il capolavoro che avete creato, che è l'Albania. Vi garantisco che l'Albania rimarrà nella storia e vi verrà ricordata dalla storia perché è un assoluto capolavoro di disumanità. È un luogo straordinariamente enorme: se voi entraste a Gjader, la cosa più sconvolgente sarebbero i vostri passi che risuonano nel silenzio assoluto. Un luogo perfetto, pulito, con un assoluto ordine, ma che è abbandonato a sé stesso, perché c'è pochissima gente all'interno, e dove, se voi andaste, vi potrebbe capitare che gli ospiti vi chiedano che ore sono o addirittura che giorno è. Perché, non so se lo sapete, ma in quel CPR gli ospiti non hanno né l'orologio, né la televisione, né il telefono, nulla di nulla, sono abbandonati a loro stessi.
Anche per superare un altro luogo comune dietro il quale vi trincerate, soprattutto quelli che magari cominciano ad avere dubbi su questa gestione, cioè il fatto che lì ci siano dei delinquenti incalliti, vi garantisco che basterebbe fare una piccola visita per accorgersi che, dentro i CPR, ci sono persone che hanno lavorato magari anche per 10, 15, 20 anni in questo Paese e non hanno mai commesso alcun reato, salvo quello, evidentemente, di essere ostaggi della Bossi-Fini e quindi si trovano in una situazione assurda, di privazione di tempo e di spazio, nonostante abbiano contribuito al benessere del nostro Paese.
Tutto quello che vi ho detto, che evidentemente non riscontra alcun interesse mi rendo conto, però ha un tema, un problema.
Siccome in questo provvedimento voi avete sostanzialmente autorizzato, in deroga alle principali norme, la realizzazione di altri CPR e siccome non è dato sapere che cosa succede all'interno dei CPR - nemmeno un parlamentare può avere informazioni su quanti ospiti ci sono, su quali sono le situazioni più critiche con riferimento a specifici soggetti - voi avete consentito un potenziale proliferare di questi centri, senza alcun tipo di controllo; e stiamo disperatamente cercando di chiedervi di collaborare con noi perché si possa, almeno, avere una relazione - decidete voi in quanto tempo - che specifichi che cosa sta succedendo e qual è il reale uso e/o l'utilità finale, marginale, di questi CPR.
Poi volevo dire una cosa a voi, che in queste ore avete ribadito la vostra vicinanza a chi gestisce l'ordine pubblico. Ecco un'altra cosa che mi piacerebbe fare è accompagnarvi e parlare con alcuni degli operatori della pubblica sicurezza che sono nei CPR, perché vi garantisco che non sono per niente felici. Perché, come per chi è in un carcere e fa l'agente penitenziario e soffre degli stessi disturbi di cui soffrono le persone che sono incarcerate, vi garantisco che anche nei CPR avviene la stessa cosa e non basta, magari, pagare qualche straordinario in più, non basta offrire a questi agenti qualche vantaggio di natura economica. Anche gli operatori di pubblica sicurezza vivono la follia e la disumanità di quei centri, di quei CPR.
Quindi io davvero so che questa cosa non succederà, perché anzi è vostro interesse tenere nascosti i dati più significativi …
PRESIDENTE. Concluda.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). … e soprattutto il tema del costo di questi CPR, però c'è un tema fondamentale di umanità che non ha niente a che fare con l'appartenenza politica …
PRESIDENTE. Concluda onorevole.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). … che non ha niente a che fare con l'appartenenza partitica, che credo debba interessare chiunque di noi per il solo fatto di essere cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessuno altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/101 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/102 Amendola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.
VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Sì, grazie Presidente. Per non disturbare l'Aula io mi vorrei …
PRESIDENTE. Non è che disturba, è il microfono che innesca, se per favore può spostarsi. Già disturbo io con la campanella e ci sono dei traumi in corso. Prego. Anche quello mi sembra … No, no. Quello è ok.
VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Presidente ce l'hai con me?
PRESIDENTE. No, così fa un po'di movimento. Prego.
VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Presidente, io non vorrei disturbare il silenzio dell'Aula, quindi mi rivolgo a lei perché vorrei fare un ragionamento, tramite lei, anche a me stesso - visto l'orario - e poi ho una richiesta per il Sottosegretario che, con molta attenzione, sta seguendo i lavori di questo nostro dibattito.
Vede, Presidente, oggi è una giornata un po' strana perché siamo partiti questa mattina, discutendo di uno dei fatti più atroci della nostra storia contemporanea che è la guerra - potrei dire le guerre - e oggi stiamo discutendo anche di un disegno di legge, trasformato in decreto, che non è proprio una questione tecnica; perché, quando andiamo sul penale, quando andiamo a descrivere dei reati - e ne abbiamo introdotti altri - stiamo parlando delle libertà delle persone e credo che lei sia attento a questo discorso. Noi stiamo costruendo una torre di Babele di reati e lo stiamo facendo dall'inizio della legislatura, cioè costruiamo reati per ogni problema. Costruiamo reati in base a quello che i programmi televisivi ci dicono, perché c'è un direttore di una trasmissione che dice: c'è questo problema. Si costruisce subito una soluzione, magari anche su norme che esistevano già, ma giusto per costruire questa torre di Babele. Però non è una questione di bandiera politica, perché tocca la comunità.
Allora, se mettiamo insieme i due fatti, noi stiamo ragionando di quello che è il nostro Paese, il nostro interesse, quella che è la nostra visione. Lei, Presidente, non è alla prima legislatura, ma molti qui sono alla prima legislatura. Non hanno solo il dovere di riferire a un leader o al proprio partito, ma dovranno poi riferire, quando questa legislatura finisce - e mi auguro che torneranno tutti qui in questo Parlamento -, a loro stessi: ma noi in questi anni che cosa abbiamo fatto dinanzi a fatti enormi, come quelli delle guerre o anche di fronte a norme che hanno organizzato la nostra società? Perché non sono solo norme che tu porti in campagna elettorale, ma descrivi un'idea.
Vede, Presidente, noi siamo una opposizione che non fa ostruzionismo, ma ha un'alterità rispetto a questa logica. Noi veniamo dalla cultura di Aldo Moro, per cui al centro del diritto penale c'era la persona, con la sua libertà, la sua consapevolezza anche di fronte al crimine e al reato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non c'è al centro, come per questa maggioranza, il reato che descrive la società, ma c'è la persona. L'umanesimo penale di Aldo Moro, che è la nostra cultura, segna un'alterità. Io lo dico con rispetto, ma questa è la nostra opposizione. Non è un'opposizione solo sugli ordini del giorno, ma su come descrivi una società nell'elemento peggiore che è quello del conflitto, della violazione di un uomo o di una donna su un altro uomo o su un'altra donna. Ma devi essere forte a costruire questa idea di società.
Noi siamo all'opposizione perché non pensiamo che fare torri di Babele dei reati su ogni problema costruisca una soluzione. Bisogna essere determinati e duri contro i reati, ma bisogna essere determinati e duri contro le cause dei reati perché la sicurezza è sicurezza sociale, è come tu descrivi una società, perché come guardi il mondo alle guerre così guardi quelli che sono i conflitti nella tua società.
Presidente, lo dico perché è bello discutere a quest'ora di notte e discutere con lei soprattutto. Ma quello che stiamo facendo qui non è un esercizio di grammatica parlamentare, è segnare che c'è un'idea differente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Noi siamo orgogliosi di questa idea differente, ma non perché ci sentiamo superiori, non perché ci sentiamo dei professori, ma perché la pensiamo così.
Questa battaglia parlamentare - che per molti è: “ma che fanno questi a quest'ora” - è l'idea stessa di società che si confronta con un'altra idea. Costruire una torre di Babele di reati su ogni evenienza e su ogni fatto di questa società può essere una soluzione buona - ripeto - per alcuni talk show televisivi, ma non costruisce sicurezza in questo nostro Paese perché non mette al centro la persona, non mette al centro la persona in ogni suo dettaglio.
Vede, questa è la seconda richiesta che faccio al Sottosegretario Ostellari, che ringrazio per essere qui come gli altri Sottosegretari. Ma che senso ha, se noi mettiamo al centro la persona, andare a costruire altro reato dentro quello che è già un reato, dal punto di vista della violazione dei diritti, che sono i CPR? Sottosegretario, ma ci è mai stato in un CPR? L'hanno detto i miei colleghi: è già una gabbia. Ma che altro volete mettere dentro quella gabbia? Perché riguardo quel reato che voi indicate, quello della rivolta, stiamo parlando di persone che non sanno manco qual è il reato che hanno commesso, perché nel diritto internazionale non c'è. Allora, invece di mettere al centro la persona dovremmo mettere al centro l'idea stessa di Paese, di gestione dei flussi migratori, di gestione anche dei rapporti con l'umanità.
Io oggi vorrei parlare - e chiudo - di un CPR. C'è una regione bellissima - lei la conosce, Presidente - che è la Basilicata. C'è un CPR che sta al confine tra Basilicata e Puglia. Si chiama Palazzo San Gervasio: è un paese bellissimo di 4.000 anime.
C'è un castello normanno fatto nel 1050 su progetto di Federico II. Si figuri, è una delle prime cittadine che mise l'albero della libertà quando ci fu la rivoluzione napoletana del 1799. In quel paesino ci hanno costruito un CPR che, dati alla mano - non lo dico io, lo dicono i Ministeri, i professori, i ricercatori -, è il peggiore CPR d'Italia. Si è aperto un processo. Ci sono 4 medici rinviati a giudizio, c'è il reato di tortura e un ragazzo di 19 anni si è suicidato, come si dice, ma non si è capito come si è suicidato. In quelle gabbie, in quel mondo ci sono anche poliziotti e gente che invece vorrebbe capire dal Sottosegretario e da noi ma che cosa ci sta a fare lì a guardare quelle gabbie. Noi dobbiamo dare una risposta alla persona, non al reato. Caro Sottosegretario, andiamoci in quel posto. Ma non andiamoci a guardare solo come funziona, come sarà il procedimento giudiziario e perché quel ragazzo di 19 anni si è suicidato. Andiamo a guardare cosa succede.
Sa una particolarità, Presidente? Lì è passato anche un giovane palestinese. È stato liberato, forse dovevamo dirlo al Ministro Tajani, in modo che ci faceva l'elenco della sua candidatura a premio Nobel e metteva anche quello come grande gesto di umanità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Ma per far capire che in quel mondo ci sono storie complicate. È inutile che metti reati su reati, perché non metti al centro la tua idea di società. Noi stasera, in questo esercizio di grammatica parlamentare, non stiamo perdendo tempo, stiamo solo segnando che tra noi e questa maggioranza c'è un'idea differente di che cos'è libertà, di che cos'è la persona e di come si costruisce una società all'altezza delle sfide che abbiamo davanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/102 Amendola, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/103 Malavasi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Per presentare quest'ordine del giorno faccio due riflessioni, una di metodo e una di merito. Parto dal metodo che ho descritto nelle premesse di quest'ordine del giorno, facendo una valutazione critica, molto critica rispetto alla decisione di questo Governo e di questa maggioranza di far confluire un delicatissimo disegno di legge in un decreto-legge, con uno strappo istituzionale che abbiamo già ricordato in quest'Aula e che riteniamo sia di una gravità inaudita.
Ancora una volta una fiducia: l'ottantanovesima. Ancora una volta il Parlamento esautorato dal suo ruolo e una maggioranza silente che avalla qualsiasi atto di un Governo, sempre più autoritario, che sta picconando, giorno dopo giorno, democrazie e Costituzione, utilizzando quelle stesse regole democratiche per instaurare nel nostro Paese uno Stato di polizia.
Ma non è questo solamente un problema di metodo. In questo decreto c'è molto di più, al di là del metodo che già di per sé è molto grave. C'è anche una questione importante di merito. La sintesi di questo provvedimento è semplicemente questa: più 14 reati e più 9 aggravanti, che si aggiungono agli altri reati, per un totale di 48 nuovi reati da quando si è insediata questa maggioranza. A cosa servono se non a continuare a nutrire una narrazione di un Paese insicuro, degradato, in preda a chissà quali predoni e a minacciosi sovversivi, per la necessità urgente di rimettere ordine e di ripristinare la sicurezza. A questo servono i nuovi reati e il perché da capire è molto semplice. Serve a reprimere il dissenso, a criminalizzare i comportamenti legati all'esercizio di libertà fondamentali, come la libertà di partecipare a manifestazioni pubbliche, anche di protesta, o di esprimere il proprio pensiero, garantendo la libertà di espressione.
Questo decreto configura un quadro repressivo, fondato sull'autorità, che non garantisce più libertà e non produrrà, però, nessun miglioramento delle condizioni di sicurezza del Paese, visto che, pene a parte, non ci sono misure efficaci per prevenire atti criminali. Non ci sono investimenti necessari per potenziare la giustizia e le Forze dell'ordine, per contrastare l'affollamento delle carceri e per finanziare progetti di rigenerazione e recupero urbano. Non ci sono risorse per il personale che ha subito nel settore della giustizia e delle Forze dell'ordine solo tagli.
Di repressione abbiamo visto tanti esempi in questi ultimi mesi, anche preoccupanti. Ne ricordo alcuni; uno l'ha già ricordato la collega Manzi, ma lo voglio ricordare anch'io. Lorenza Roiati, identificata ben due volte ad Ascoli Piceno, perché ha scritto una frase bella, che è giusto ricordare in quest'Aula: il 25 aprile è buono come il pane ed è bello come l'antifascismo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra); o ancora Cristina Guarda, europarlamentare identificata perché sventolava la bandiera della Palestina durante il Giro d'Italia.
Allora ci chiediamo perché il 27 aprile decine di neofascisti hanno celebrato indisturbati Mussolini, vestiti militarizzati, a Dongo sul lago di Como, con saluti romani e risposte alla “chiamata del presente”, in contrasto con le norme Scelba e Mancino.
Perché due pesi e due misure? Perché alcuni vengono identificati e altri non lo sono?
“A Dongo c'erano 100 persone che ricordavano dei morti. È il loro modo di esprimere questo sentimento, ma grazie a Dio non c'era odio e non c'era violenza”: questo è stato il commento del Presidente La Russa. Parole che non voglio commentare perché le ritengo uno sfregio alla nostra Costituzione. Ma mi chiedo: se non c'era odio e non c'era violenza in quella manifestazione, quale odio e quale violenza c'erano nello sventolare la bandiera della Palestina o nell'appendere uno striscione davanti al forno di Ascoli Piceno?
Non erano allora, forse, quelle forme di ricordo per i morti in Palestina - e ne abbiamo parlato oggi (50.000 morti) - o per i morti della Resistenza? Sono confronti inadeguati, me ne rendo conto. Ma è evidente che non tutti oggi possono esprimere il loro pensiero con la stessa libertà di opinione.
Ci sono due pesi e due misure, che rischiano di scardinare, di mettere in discussione, di discriminare e di ledere i diritti dei cittadini. Se queste nostre preoccupazioni non sono vere, perché allora vediamo identificare persone e non altre? Questa disparità di trattamento ci preoccupa; la riteniamo iniqua e discriminatoria, come se le leggi non fossero uguali per tutti, con un uso dell'autorità e del potere grave e lesivo della libertà di espressione e di tutti noi.
Vorrei sgomberare il campo da una cosa e in questo Parlamento siamo tutti per la sicurezza. Sgombriamo dunque il campo da una ridicola contrapposizione. Siamo tutti qui per la sicurezza, per la legalità e per il rispetto delle regole. Vogliamo tutti una giustizia che funzioni e un Paese che garantisca libertà per tutti. Ma siamo anche convinti che per avere sicurezza non servano solo pene per nuovi reati. Questa è una visione semplicistica, strumentale e propagandistica perché la sicurezza invece è una cosa seria. La vostra ricetta è ordine e sicurezza ma la repressione da sola non produce più sicurezza, produce più paura. Ma forse è questo il vero obiettivo di questo decreto.
Un popolo che ha paura è un popolo che piega la testa, che non si sente libero di esprimere le proprie opinioni o di agire senza timore di repressione, di punizione o di qualche manganellata e anche di questo abbiamo visto diversi esempi. Certo, la sicurezza è un diritto, ma bisogna creare le condizioni per esercitarlo. Su questo abbiamo idee diverse, ha ragione il collega Amendola. Abbiamo idee di una società diversa, pur partendo da uno stesso assunto: siamo in una democrazia con diritti e doveri, che fonda la propria comunità sul rispetto delle regole.
La differenza è come ci arriviamo a far rispettare le regole condivise e democratiche che ci siamo dati. Non abbiamo bisogno di uno Stato di polizia, verso cui ci sta portando questo Governo. Abbiamo bisogno di un Paese che condivida responsabilità e impegno per una società equa, inclusiva, solidale, umana, con una giustizia che funziona e diritti e libertà che non possono essere compressi in uno Stato democratico.
Con quest'ordine del giorno chiedevamo una cosa semplice…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). …e concludo: di venire in Parlamento a discutere con noi, a raccontarci con un'informativa, entro sei mesi dalla conversione del decreto, le conseguenze di questi nuovi reati introdotti, per valutare o riconsiderare la valenza e le conseguenze delle fattispecie di reato. Era una richiesta onesta, semplice, giusta; un impegno da cui si misura…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Malavasi.
ILENIA MALAVASI (PD-IDP). …- e non ci siamo riusciti - la disponibilità al dialogo di queste Camere e di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Voglio intervenire anch'io sull'ordine del giorno della collega Malavasi e di altre colleghe e colleghi. Devo dire che sono molto stupita del parere contrario che ha dato il Governo su quest'ordine del giorno perché in fondo quest'ordine del giorno - come ha ben spiegato la collega Malavasi poco fa - chiede una cosa davvero molto semplice e, se volete, anche al limite del ridicolo, cioè chiede che venga fatta, entro 6 mesi dalla conversione del decreto, una relazione alle Camere che metta a nudo le conseguenze dell'introduzione di questi nuovi reati.
È una scelta che è così semplice che non capiamo perché il Governo non abbia invece espresso parere positivo. Perché se siete così convinti della bontà delle norme che avete messo in campo - e lo siete perché in discussione oggi, ma anche in Commissione non c'è mai stata una presa di posizione contraria e quindi evidentemente lo difendete così com'è - e se siete così convinti che per garantire la sicurezza basti aumentare il numero dei reati e basti aumentare il numero delle pene, allora perché negare una semplice relazione al Parlamento? Forse - e a noi sorge spontaneo il dubbio - negate la relazione al Parlamento perché sapete che, numeri alla mano, la realtà che state descrivendo e la realtà che state mettendo in campo con questo decreto è molto diversa e i dati sono quelli che sta dando il Ministero dell'Interno.
Dai dati del Ministero dell'Interno si vede benissimo che in questi anni il numero di reati non è diminuito, nonostante i tanti provvedimenti sulla sicurezza che avete messo in campo ma, anzi, il numero dei reati è aumentato. Allora forse dovreste farvi qualche domanda e non continuare a mettere in campo decreti Sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Perché vedete, ha ragione la collega Malavasi. Anche io voglio sgombrare il campo. Non è che la sicurezza appartiene alla destra, cioè la sicurezza è un bene prezioso, un bene al quale noi teniamo profondamente, un bene garantito dalla Costituzione. Però lo diciamo: non è che la sicurezza si esaurisce nell'ordine pubblico, così come ci state facendo credere. La sicurezza è un tema complesso, l'hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto. Molto ha a che fare anche con la prevenzione.
Nel caso di occupazione arbitraria di immobili - e questo lo si vede benissimo - avete aumentato il numero delle pene in maniera sproporzionata ed è stato ricordato anche questa sera. Addirittura l'adescamento di minore viene punito meno che l'occupazione arbitraria di immobile, che è un reato (l'adescamento di minore) odioso. Però avete tagliato il fondo per la morosità incolpevole, avete tagliato il Fondo affitti, avete tagliato i contributi ai comuni, che sono il primo fronte per mettere in campo politiche che vanno nella direzione di dare risposte sociali a chi ha una crisi abitativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E non solo. La prevenzione non la fate perché questo è l'ennesimo decreto che mettete in campo e che è a invarianza di bilancio.
Sempre per tornare al caso dell'emergenza abitativa, qualche soldo avreste benissimo potuto metterlo anche per riqualificare il patrimonio edilizio pubblico, che oggi è inutilizzato perché è inagibile. Ma la logica - lo abbiamo spiegato più volte e come hanno ben detto i colleghi prima di me - non è quella dell'andare incontro a un'idea di società, di comunità, all'integrazione. No, l'idea è un'altra. L'idea è il panpenalismo emozionale. Cioè, l'idea è: c'è un caso di cronaca?
Bene, intervengo su quel caso di cronaca, aumento i reati, aumento le pene, però, non ci metto una lira sulle politiche che, invece, vanno a prevenire la commissione di questi reati. E, del resto, sì, qui vi siete concentrati su un aumento delle pene, vi siete concentrati sull'istituzione di nuovi reati, vi siete concentrati sulle nuove circostanze aggravanti. E guardate, ce n'è una che è veramente, totalmente illogica (questo anche per dare la misura del decreto che avete messo in campo) ed è quella che prevede che, se un reato viene commesso nelle stazioni ferroviarie o nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie, sia punito maggiormente di un reato che è commesso in un altro luogo, che è commesso in un parco, in un ospedale. Tanto per fare un esempio crudo: se un furto viene commesso in una stazione viene punito di più di un furto che viene commesso in un parco pubblico. Se c'è una violenza, viene punita di più se viene commessa in una stazione piuttosto che in una scuola o in un ospedale. Ma vi rendete conto dell'illogicità delle norme che state mettendo in campo? Almeno la logica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Salvate almeno la logica! E nessuno che ci abbia spiegato, anche in Commissione - e più volte lo abbiamo chiesto e lo chiediamo anche ora al Sottosegretario -, se ci fosse la possibilità almeno di capire il motivo del perché di questa illogicità.
Ecco, noi l'abbiamo detto più volte: non accettiamo che si faccia della sicurezza, che è un bene al quale anche noi teniamo, solo ed esclusivamente un elemento di propaganda.
E questo per dire che andremo avanti a contrastare questo provvedimento perché siamo assolutamente convinti - e il fatto che ci neghiate la relazione lo dimostra - che non migliorerà la qualità della vita dei cittadini, non migliorerà la sicurezza di questo Paese e ve ne state assumendo la responsabilità fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/103 Malavasi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).
Sull'ordine del giorno n. 9/2355/104 Casu c'è una riformulazione. Onorevole Casu, accetta la riformulazione?
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno è quello di cui abbiamo cominciato a parlare in occasione del voto contrario. Il motivo per cui non posso accettare questa riformulazione? Ma perché mi auguro, francamente, che nemmeno il Governo e nemmeno la maggioranza che sostiene il Governo, guidato da Giorgia Meloni, possa accettare questa riformulazione.
Ve lo dico molto semplicemente: quando ci siamo confrontati sull'ordine del giorno n. 77, sui 3.000 idonei del concorso per vice ispettori, che attendono di essere chiamati a svolgere quella funzione e a colmare quella scopertura e quella carenza di organico, che è testimoniata e fotografata dai dati del Dipartimento, una delle questioni che è stata posta è la seguente: “non è l'unico concorso”. Sono parole del Sottosegretario Molteni.
Ecco, benissimo, quest'ordine del giorno inserisce un criterio molto più ampio. Prevede - con un limite, quello della completa copertura della dotazione organica prevista, di procedere allo scorrimento delle graduatorie dei diversi concorsi di Polizia di Stato, che, in questo momento, consentirebbero di raggiungere quello che, almeno a parole, è un obiettivo del Governo.
E quando abbiamo detto che non accettavamo “valutare l'opportunità di”, lo abbiamo detto perché riteniamo che su un tema come questo ci possano essere tempistiche e modalità che il Governo può indicare ma, se a parole voi siete d'accordo, non potete inserire “valutare l'opportunità di procedere”; potete dire “procederemo nel limite”, potete dire “procederemo a un completamento”, ma non potete continuare a nascondervi dietro “valutare l'opportunità di”. E dato che, evidentemente, decine di interventi, parole, messaggi, lettere che ricevete, commenti, comunicazioni non bastano, proverò a usare parole che, forse, conoscete, riconoscete, comprendete.
Un tweet di Giorgia Meloni del 2015: “Dobbiamo garantire più sicurezza ai cittadini! Si può ripartire da alcune cose” - e poi dice - “dallo scorrimento delle graduatorie presenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché ci sono tanti giovani idonei non vincitori in attesa di essere chiamati”. Ecco, vi posso dire, in quel tweet Giorgia Meloni non ha scritto: “si può valutare l'opportunità di ripartire dallo scorrimento delle graduatorie presenti”. Ma perché, dato che queste graduatorie ci sono, dato che, a parole, dite che volete procedere, dato che vi riempite la bocca del rispetto della tutela delle Forze dell'ordine, quando potete concretamente impegnarvi a dimostrarlo nei fatti, votate contro o vi nascondete sempre dietro un “valutare l'opportunità di” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
Io ve lo chiedo veramente con il cuore in mano. È molto semplice: noi siamo aperti a ogni riformulazione che il Governo ritiene sulle tempistiche e le modalità, ma siamo stanchi di sentirci ripetere “valutare l'opportunità di” rispetto allo stesso ordine del giorno che è stato votato sei mesi fa al Senato con un “valutare l'opportunità di” e, in questi sei mesi, non l'avete valutata.
Vi chiediamo di fare un passo avanti e vi chiediamo di farlo per centinaia, migliaia di persone che stanno seguendo questo confronto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che sono stanchi delle vostre bugie. Quindi, se volete procedere procediamo e avrete il sostegno delle opposizioni, perché noi crediamo alla vera sicurezza. Non è di destra, non è di sinistra. Serve a difendere i diritti delle persone, non serve a reprimere il dissenso la sicurezza, e noi dobbiamo portare un vero rispetto nei confronti di chi indossa la divisa, delle Forze dell'ordine, le Forze di Polizia, di tutte le Forze dell'ordine, e lo dobbiamo dimostrare sempre, anche quando ci chiedono, dopo aver fatto concorsi e sacrifici, di poter contribuire a garantire maggiore sicurezza sulle nostre strade.
E siamo stanchi veramente di una politica che divide su questo. Su questo dovremmo essere uniti a prescindere dal partito di appartenenza. Vi chiediamo davvero uno scatto d'orgoglio. È l'una e venti, c'è un ordine del giorno dell'opposizione che chiede di fare un passo in avanti verso il completamento di questi organici; ci sono migliaia di persone che aspettano di poter fare questo passo in avanti. Basta, veramente, continuare a rimandare e rilanciare la palla in tribuna e sentirci dire, ogni volta che affrontiamo un decreto Sicurezza, che il decreto Sicurezza non è il luogo dove si deve parlare delle assunzioni delle Forze dell'ordine.
Ma scusate: ma se non ne dobbiamo parlare nel decreto Sicurezza, quando si deve parlare, in quest'Aula, delle assunzioni nelle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Quindi, veramente, una richiesta accorata al Governo: togliete il “valutare l'opportunità di”. Se volete, riformulateci l'ordine del giorno con le parole del tweet di Giorgia Meloni. Se vi va bene questa formulazione, magari, ci può trovare d'accordo e, almeno, prendiamo un'azione concreta per fare sì che, questa notte, così buia per i valori della vera sicurezza, almeno si accenda un minimo di luce, di speranza, per una notizia che potrebbe garantire nelle nostre strade una risposta in più a chi, in difficoltà, aspetta troppo tempo per avere un intervento delle Forze dell'ordine…
PRESIDENTE. Concluda.
ANDREA CASU (PD-IDP). … ed è stanco di sentirsi dire: “non ti preoccupare, stiamo sprecando centinaia di milioni di euro in Albania per risolvere i tuoi problemi”. Noi vogliamo risolvere i problemi nelle periferie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti. Gli onorevoli Penza, Carmina e Serracchiani sottoscrivono.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/104 Casu, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).
Sull'ordine del giorno n. 9/2355/105 Braga c'è una riformulazione: onorevole Braga, l'accetta?
CHIARA BRAGA (PD-IDP). No, Presidente, non posso accettare quella riformulazione e, anzi, intervengo. Non posso accettarla perché, di fatto, quella riformulazione è una presa in giro e, in realtà, con quest'ordine del giorno noi cerchiamo di affrontare un tema maledettamente serio. Cioè una questione che ha molto a che fare con la sicurezza, quella che avete utilizzato per titolare questo decreto-legge, perché stiamo parlando della lotta alla criminalità organizzata, alle misure antimafia e sappiamo benissimo che non può esistere un Paese sicuro dove le organizzazioni criminali si infiltrano con questa pervasività nell'economia legale, nella vita pubblica, nell'amministrazione pubblica e ne minano il loro funzionamento.
C'è un'infiltrazione sempre più concreta e articolata della 'ndrangheta nel settore degli appalti pubblici e nel rilancio di autorizzazioni, licenze e concessioni. Queste non sono mie parole, sono una parte del bilancio della procura nazionale antimafia. È stata presentata ieri la relazione della DIA, oggi il direttore di quella Direzione investigativa antimafia, Michele Carbone, ha detto ancora più chiaramente qual è la questione, qual è il nodo: il subappalto, la natura, la tipologia dei progetti finanziati, per la maggior parte, riguardano settori tradizionalmente appetibili agli interessi mafiosi, come appunto quelli dell'edilizia e delle infrastrutture.
L'ultimo codice degli appalti - continuo a utilizzare le sue parole - ha cambiato la regola dei subappalti, ha tolto quel divieto dei criminali, lo dico chiaramente, subappalti a cascata, che sono all'origine di tante distorsioni, di incidenti sul lavoro e ha previsto che, proprio in quel settore, sul tema dei subappalti a cascata, la prevenzione antimafia oggi è più che mai un presidio fondamentale per scongiurare che questo istituto diventi un grimaldello insidioso per consentire alla criminalità organizzata di insinuarsi nello strategico e lucroso comparto delle commesse pubbliche.
Ecco, di questo stiamo parlando. Con quest'ordine del giorno chiediamo una cosa molto semplice, cioè garantire la piena efficacia delle attività finalizzate alla prevenzione e al contrasto delle infiltrazioni delle mafie nei contratti pubblici e, ovviamente, anche in quelli privati, cioè che l'utilizzo dei fondi pubblici non venga facilitato all'infiltrazione della criminalità organizzata. Noi possiamo contare, guardate, su una legislazione nel nostro Paese - lo ha ricordato, qualche giorno fa, la Presidente della Commissione antimafia, l'onorevole Colosimo - tra le più avanzate e le più, diciamo, replicate anche da altri Paesi.
Quindi, non vi stiamo chiedendo nulla di eccezionale, se non quello che dovrebbe essere fatto, però devo dire che, in questo strano Paese, abbiamo un Ministro delle Infrastrutture che - parlando di una delle più controverse opere di cui si parla da decenni e che ormai è diventata la sua unica ossessione…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, prendiamo posto o usciamo per chi non vuole ascoltare.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). …cioè il progetto del ponte sullo Stretto, con un rocambolesco tentativo legislativo su un altro decreto-legge, che inizieremo a discutere nei prossimi giorni - ha fatto quello che il Ministro Piantedosi, in soldoni ha detto in conferenza stampa, ossia che vuole centralizzare la definizione degli esiti dei controlli sotto il Ministero delle Infrastrutture per garantire meglio che siano coordinate dal Ministero delle Infrastrutture le istituzioni preposte alla valutazione.
È dovuto intervenire il Quirinale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per spiegarvi che questa cosa è solo un modo per evadere ed essere meno restrittivi sui controlli antimafia. Per questo motivo, è stata tolta quella norma e il decreto che oggi noi esaminiamo non ce l'ha, ma non ci si è fermati lì, perché sempre il Ministro Salvini è tornato a dire che il Parlamento, con i suoi fidi, probabilmente ubbidienti parlamentari, tenterà di reinserirlo nella discussione parlamentare. Magari faremo un bel dibattito su quel decreto-legge, quello che non abbiamo fatto in Commissione su questo decreto-legge.
Lo dicevo prima: per Salvini quella del Ponte è diventata un'ossessione; l'unica cosa di cui si occupa il Ministero delle Infrastrutture; non si occupa della manutenzione, della sicurezza delle strade provinciali, a cui taglia 1 miliardo e 700 milioni di euro. Non si occupa di far funzionare i trasporti pubblici, i treni, magari di farli arrivare in orario, di garantire la sicurezza, a proposito di sicurezza per chi lavora nel settore del trasporto pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Di tutto questo non si occupa, ma del ponte sì, è la sua grande ossessione. Allora io credo questo, che dopo avere fatto una scelta inconcepibile, gravissima, che sta dimostrando tutti i suoi danni - come ricordavo prima, di avere reintrodotto i subappalti a cascata nel nuovo codice - che ha allentato i controlli, dopo avere chiesto ai cittadini tra qualche settimana di non votare un referendum che prevede una cosa fondamentale, cioè ripristinare la responsabilità solidale anche del committente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché chi muore sul lavoro o subisce un grave incidente invalidante deve avere il diritto di essere garantito a essere risarcito e avere tutto quello che gli è dovuto nel caso di questi incidenti, adesso voi state prefigurando di abbassare il livello dei controlli negli appalti pubblici. Allora, guardate, abbiamo discusso forse a senso unico in queste ore; lo abbiamo fatto sicuramente, in discussione in Commissione, rispetto ai contenuti di questo decreto Sicurezza.
Abbiamo detto che, quando le norme non sono dannose, sono inutili; ce ne sono di molte dannose, lo abbiamo ricordato in tanti interventi perché l'unica risposta securitaria che avete pensato di poter dare, quella che riduce le libertà, che introduce norme del tutto illogiche sono frutto anche del vostro “cattivismo istituzionale”. Perché come si può definire quella norma che prevede di mandare in carcere i bambini sotto i 3 anni con le madri o, addirittura, di allontanarli quando non ci sono le risposte che lo stesso Stato dovrebbe dare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
Allora, su questa norma, su questo decreto che ha umiliato ancora una volta il Parlamento, quantomeno abbiate un sussulto di responsabilità; lo dico rivolgendomi soprattutto ai colleghi delle altre forze politiche, non della Lega che hanno già subito e ricevuto l'ordine del loro Ministro e capo partito, ma alle altre forze politiche, quelle che in questi giorni hanno garantito che non faranno nessun passo indietro sui controlli antimafia. Perché non votate quest'ordine del giorno? Perché non avete nemmeno la forza e il coraggio di dire sì a quest'ordine del giorno? Per non far dispiacere magari il Ministro Salvini o per andare dietro alle sue balzane e pericolose idee.
Io penso che dobbiate rendervi conto di una cosa: votando “no”, non accogliendo quest'ordine del giorno - mi rivolgo al rappresentante del Governo - state facendo una cosa gravissima di cui forse non ci si rende conto. State dicendo implicitamente alla mafia che su quell'inutile opera, che è quella del ponte sullo stesso Stretto di Messina, possono tranquillamente continuare a pensare di fare affari, di arricchirsi, perché state dicendo che non garantirete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) nemmeno i controlli che sono previsti dalla normativa antimafia, che sono scritti nella nostra legislazione,
Allora, abbiate un attimo di reminiscenze, capite cosa state facendo nel respingere e - da parte del Governo -, nel non accettare quest'ordine del giorno prima di riempirvi le parole di vuota retorica e andarvi a fare le foto davanti alla stele di Capaci perché noi siamo perché la mafia si combatta con le leggi, con le norme e con il rigore dell'azione delle istituzioni e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.
RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Intanto, se la collega permette, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno. Volevo dire, Presidente, era del 1975 il film “Amici miei” e il conte Mascetti diceva in quel film: che cos'è il genio? Non poteva immaginare che, cinquant'anni dopo, quel genio, che prevedeva intuito, decisione, fantasia e velocità di esecuzione, veniva incarnato da una sola figura e che quella figura rappresentava tutte queste qualità, rivestendo il ruolo di Vice Premier e Ministro degli Interni, scusate, lapsus Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), cioè il Ministro Salvini.
Vede, Presidente, perché dico questa cosa? Perché l'altro giorno il Ministro Salvini, incalzato da una serie di polemiche, a seguito di un taglio di 1.700.000.000 su tutte le province italiane, siccome c'era il sospetto che questo taglio fosse dovuto all'utilizzo delle risorse per il ponte sullo Stretto, è intervenuto dicendo: “tranquilli, questi soldi non andranno al ponte sullo Stretto, andranno ad altre opere”. Quindi, secondo il genio, il suddetto genio, ci dovevamo tranquillizzare; cioè, state tranquilli, se ci sono le buche sulle strade, se i progetti delle province italiane, approvati di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, verranno bloccati, state tranquilli, verranno bloccati, sì, ma non per utilizzare quei soldi sul ponte dello Stretto, ma per altre opere.
Bene, diciamolo ai cittadini italiani, ai presidenti della provincia: molti del vostro lato politico, diciamolo, possono stare tranquilli, perché il genio ci ha detto che quei soldi non vengono utilizzati per il ponte sullo Stretto, vengono utilizzati per altro. La stessa persona, allo stesso momento, si è impegnato a dire: farò di tutto per recuperare questo miliardo e 700 milioni di euro. Come se lui, durante la legge di bilancio, quando è stata approvato il taglio di un miliardo e 700 milioni di euro, non ci fosse stato, come se fosse stato chissà dove, a fare magari le sue dirette Facebook, perché il miliardo e 700 milioni che è uscito, è emerso soltanto adesso, lo avete approvato durante la legge di bilancio.
Vi ricordo che il Ministro Salvini è anche Vicepremier. Allora, mi domando: dov'eri in quel momento? Perché ci vieni a dire oggi, dopo 6 mesi, che ti impegnerai a recuperare quelle risorse? Non c'eri? Eri impegnato a fare altro? Eri impegnato a far vedere il tuo ponte sullo Stretto? O eri impegnato in pagliacciate? Come adesso che farà il tour dell'antimafia?
Allora, mi domando, Presidente, dopo questa pagliacciata, ci è anche venuto a dire un'altra cosa: ha chiesto nel decreto Infrastrutture la deroga ai controlli antimafia per costruire il ponte sullo Stretto. Allora, dico: sei veramente un genio! Perché se tu costruisci, vuoi costruire il ponte sullo Stretto di Messina che, da una parte, poggia a Reggio Calabria e, dall'altra, poggia a Messina e per raccogliere tutti i detriti vengono utilizzati, ad esempio, la cava di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, e tante altre situazioni del genere e vuoi derogare i controlli antimafia, sei veramente il genio di cui parlava il conte Mascetti.
Vede, Presidente, di cos'altro dobbiamo parlare? Se un Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti non solo non si rende conto dei rischi che le sue uscite creano, non solo non si rende conto che il Quirinale gli ha rispedito al mittente la sua richiesta, addirittura insiste e dice: ritorneremo e lo riporteremo in Parlamento. Quindi, che cosa vuoi fare? Vuoi anche bypassare il Quirinale?
Ecco, Presidente, alla luce di tutto questo, dico: ci rendiamo conto dei rischi che si corrono in quest'Aula? Ci rendiamo conto che, quando vai a finanziare un'opera del genere, non puoi in nessun modo derogare ai controlli antimafia, tanto più se sei in determinati territori? Non siamo più negli anni '70 quando si diceva: no, la mafia non esiste. Esiste, lo sappiamo tutti. È arrivata anche al Nord, è andata anche oltre. E proprio a Reggio Calabria e a Messina ci vieni a dire che vuoi derogare i controlli antimafia?
C'è qualcosa che non quadra. Forse non lo sa? Forse sì? Non lo so. Glielo diciamo noi: qualcosa non va e a noi questa cosa non sta bene. Quindi, chiedo al Governo qui rappresentato, che si sta sgolando assieme a noi stasera, di rivedere la riformulazione e dare un parere favorevole a quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/105 Braga, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/106 Boldrini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Abbiamo fatto l'1,35, l'1,35 di mattina. Siamo costretti a fare questa discussione, peraltro, tra di noi, perché la maggioranza è silente, quando va bene, Presidente, sennò si intrattiene al suo interno, ma non si confronta con noi. Perché qui c'è stato un blitz: perché prima hanno trasformato un DDL in decreto-legge e poi hanno pure messo la fiducia. Dunque, quali spazi per poter parlare nel merito di questo gravissimo provvedimento? Solo gli ordini del giorno. Ed eccoci qui all'1,35 di notte.
Il provvedimento lo chiamano “sicurezza”. “Sicurezza”, mai termine fu più fuorviante. Di sicurezza qui non c'è niente. Questo è un decreto fatto proprio per reprimere. Quindi, lo chiamerei decreto “repressione”. Cosa reprime? Reprime la libertà, reprime il dissenso, reprime la protesta, reprime la resistenza passiva e addirittura si criminalizza anche lo sciopero della fame.
Ora, se una manifestazione blocca una strada - in questi anni di crisi economica noi abbiamo visto tante volte lavoratori e lavoratrici che, nell'indifferenza generale, erano costretti a fare il blocco stradale per farsi sentire, per affermare che esistevano, che avevano paura di perdere il posto di lavoro, ecco, questi lavoratori e queste lavoratrici oggi sono puniti fino a 2 anni di reclusione.
Voi pensate che questo sia giusto? Voi pensate che questo sia un provvedimento che vada a favore della sicurezza? Ma alla sicurezza sul lavoro voi, invece, non ci pensate? Quella no, non vi interessa; a voi interessa penalizzare coloro che chiedono attenzione e, dunque, ricorrono a un sistema assolutamente legittimo e non violento. Ecco, reclusione fino a 2 anni.
Se nelle carceri, nei CPR o nei centri di trattenimento ci si azzarda, ci si permette di protestare, anche in modo pacifico - parlo di questo - per le condizioni disumane che si vivono in questi luoghi, ebbene si può essere puniti fino a 8 anni. Ma vi rendete conto della sproporzione di quello che state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Fino a 8 anni per essersi rifiutati di entrare nella stanza, perché quella stanza magari è fetida, piena di liquami, non ci si può stare. Nei centri di detenzione per migranti questo succede spessissimo. E, allora, voi gli date 8 anni di carcere? Ma non avete i brividi? Non vi fate paura da soli per arrivare a concepire queste norme?
L'occupazione arbitraria di immobili era punita, prima che il decreto entrasse in vigore, come illecito amministrativo. Ecco, che cosa è diventato? È diventato un reato: 7 anni di reclusione. Ma ci avete mai parlato con persone che non hanno alternative? Ci avete mai parlato con la gente disperata che non sa dove sbattere la testa e che occupa, magari, un edificio pubblico vuoto? Voi dite 7 anni di reclusione.
Dunque, ecco la ricetta del Governo Meloni: non occuparsene, nessuna soluzione per i problemi sociali, fare finta che non esistano, nessun provvedimento per il contrasto alla povertà - la povertà non esiste, è un'invenzione della sinistra; invece, la risposta è: carcere, carcere, carcere. Solo carcere. Perché altro non sapete fare. Anche i bambini li volete in carcere oppure li volete separare dalle madri che, magari, negli ICAM protestano. Via il figlio: questo è veramente sadismo! E voi fate questo nel momento in cui le carceri italiane scoppiano: nuovi reati, nuove pene, nuovo sovraffollamento che toglie il respiro, nuovo sovraffollamento che toglie la speranza, che non dà la possibilità alle persone di rimettersi in piedi. Voi negate il senso della Costituzione, il senso della pena previsto dalla nostra Costituzione.
E, allora, è sempre pericoloso intervenire col decreto nella materia penale, no? E voi non ci siete andati leggeri: in un solo decreto siete riusciti a formulare 14 nuove fattispecie di reato e 9 nuove circostanze aggravanti. Allora, chi ha partecipato alle audizioni ha potuto vedere le reazioni di professori, di esperti di diritto, di costituzionalisti, di giuristi. Non ce n'è stato uno - dico, uno! - che abbia detto una parola favorevole su questo decreto legge. Uno! Ve lo spiegate, colleghi e colleghe? Le critiche sono arrivate da tutte le parti: da parte dei giuristi, dei costituzionalisti, degli avvocati, dei sindacati di Polizia. I sindacati di Polizia vi hanno chiesto di fermarvi!
Uno sfregio giuridico totale! E, allora, adesso, mi concentro Presidente sull'articolo 31 di questo provvedimento, di questo decreto, che forse è il peggio in assoluto. Vorrei un attimo di attenzione: che cosa dice l'articolo 31? Allora, la materia è quella dei servizi segreti, dei servizi di intelligence. Quindi, oltre a rendere permanente quanto già previsto in via temporanea nell'ordinamento in merito all'attività di agenti dei servizi segreti, attenzione, si introducono nuove disposizioni che riguardano reati da loro commessi, scriminabili, cioè non punibili, che sono di una gravità immensa. In altre parole, si tratta di consentire al personale dei servizi non più solo la partecipazione, ma addirittura l'organizzazione e la direzione di associazioni con finalità di terrorismo, anche internazionale, o di eversione dell'ordine democratico. Avete capito o no quello che state facendo?
Non lo avete capito? Io penso e spero che voi non abbiate capito, perché noi stiamo parlando di infiltrare... cioè, non di infiltrare un agente, perché questo c'è già; stiamo parlando del fatto che, con l'autorizzazione della Presidente del Consiglio, un agente dei servizi può organizzare lui, dirigere lui un'associazione terroristica o di eversione dell'ordine democratico e può fabbricare lui e detenere lui materiali esplodenti con finalità di terrorismo! Vi rendete conto? Si chiama terrorismo di Stato! Cosa state facendo?
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Tutto questo, Presidente, è gravissimo. Oggi abbiamo ricordato proprio la strage di Piazza della Loggia, a Brescia; oggi l'abbiamo ricordata. Ma vi devo ricordare la strage di Bologna? Di Piazza Fontana? Vi devo ricordare tutte queste stragi…
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore, presidente Boldrini.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). …dove i servizi deviati hanno avuto un ruolo? Presidente, chiudo. Dell'emendamento non si è potuto parlare, perché hanno messo la tagliola. Sull'ordine del giorno hanno espresso parere contrario. Io veramente penso che queste decisioni siano veramente indecenti e di un'immensa gravità per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/106 Boldrini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 76).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/107 De Micheli. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/107 De Micheli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/108 Quartapelle Procopio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, siamo di nuovo allo stesso punto di sempre. Ancora una volta, davanti alle paure vere, costruite o amplificate che siano la risposta politica che viene proposta da questo Governo è la più semplice, la più sbrigativa e la più illusoria: inasprire le pene, introdurre nuovi reati, irrigidire il diritto penale, come se fosse la soluzione.
Ma lo abbiamo detto e ridetto e continueremo a dirlo, finché potremo, finché i tempi ce lo consentiranno: non si costruisce la sicurezza con il codice penale. Ogni nuova norma penale che si aggiunge a un sistema già ingolfato è come versare altra acqua in un vaso già pieno: straripa, tracima, non risolve nulla. La sicurezza - che è una precondizione per la vita civile di tutti noi, quella che serve nei quartieri popolari, nelle stazioni di notte, nelle scuole, nelle case - non si garantisce con un decreto. Purtroppo, avete dovuto fare un decreto, perché non riuscivate neanche a portare a termine la legge che avevate proposto. La sicurezza si garantisce con la giustizia che funziona, con la presenza dello Stato e con l'equità sociale; non con nuove leggi, ma con l'attività del Governo che fa funzionare le leggi.
È dal 2000 che assistiamo all'introduzione di oltre 90 nuovi reati nel nostro ordinamento; li avete messi voi e li abbiamo messi noi. C'è stata una corsa alla normazione penale, che, tra l'altro, è stata la cifra del primo intervento di questo Governo.
E questa nuova normazione penale ha prodotto più confusione che deterrenza. Si tratta spesso di reati iscritti sull'onda emotiva - lo diceva qualche collega prima di me, se non sbaglio l'onorevole Stefanazzi - più per comparire nei titoli di giornale e dire: è successo un caso di cronaca, ma noi abbiamo messo un nuovo reato, non succederà più.
Ma il risultato di tutto questo, qual è stato? Il 30 per cento dei reati introdotti negli ultimi dieci anni non ha mai portato a una condanna definitiva. Non lo dice l'opposizione, ma lo dice il rapporto sulla legislazione penale del Servizio Studi della Camera: lo dicono i numeri. I motivi di questi fallimenti sono sempre gli stessi: la mancanza di personale, la carenza di risorse, gli strumenti inapplicabili, il sovraccarico dei tribunali.
L'introduzione di nuove fattispecie penali è spesso un modo per far finta di risolvere un problema, non per risolverlo per davvero. E, nel frattempo, il sistema si inceppa; le procure affogano, i fascicoli si accumulano. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, in media ci vogliono oltre 1.200 giorni per arrivare a una sentenza definitiva penale. Tre anni: tre anni per avere giustizia, se tutto va bene. Ma spesso, lo sappiamo, finisce in prescrizione o archiviazione.
Lo abbiamo visto, per esempio, con quello che avete fatto con la giustizia minorile. Ecco, lì, negli ultimi anni, avete fatto crescere l'attenzione mediatica intorno ai cosiddetti baby criminali. La risposta è sempre stata la stessa: repressione, punizione, manette. Sappiamo che i tribunali per i minori sono carichi di lavoro, con carichi insostenibili. Le comunità educative sono insufficienti. Chiunque di voi sia stato a visitare un carcere minorile lo ha visto: ragazzi che entrano ed escono dalle comunità, che non riescono più a ritrovare il filo della propria vita. I percorsi alternativi - che sono quelli che funzionano davvero, che impediscono la recidiva - sono sottofinanziati. Eppure, il decreto, tra le varie cose, abbassa le soglie, allunga le pene, avvia precocemente i giovani a percorsi penali. Questo è il modo perfetto per trasformare un errore in una carriera criminale.
E così per tanti altri ambiti della giustizia. Introdurre nuovi reati in un sistema che già non riesce a gestire quelli che ha è come aggiungere vagoni a un treno senza il motore: non andrà lontano, si fermerà prima. Questo decreto è l'ennesima scorciatoia legislativa che avete scelto per nascondere la vostra incapacità di affrontare, sul piano dell'Esecutivo, il tema della sicurezza. Non avete fatto investimenti nei quartieri fragili, non avete fatto assunzioni strutturali né nella giustizia, né nel comparto della sicurezza - come ricordava molto bene, in modo puntuale e infaticabile, il collega Casu. Non c'è un piano organico per la sicurezza urbana, c'è solo il codice penale, brandito come manganello elettorale.
Ma noi non ci stiamo. Ed è per questo che presento un ordine del giorno simile a quello che hanno presentato altri colleghi prima di me, tra cui anche l'onorevole Merola. Noi, con quest'ordine del giorno, chiediamo che, entro sei mesi dall'entrata in vigore di questa legge, sia fornita al Parlamento una relazione dettagliata sull'attuazione delle norme penali contenute nel decreto. Se siete così tranquilli sul fatto che le leggi che state facendo, anzi, che avete deciso di fare per decreto, perché c'era assoluta urgenza di approvare questa modifica del codice penale, non dovreste avere paura di quest'ordine del giorno. Dovreste dire: sì, siamo i primi a volere che quello che abbiamo scritto nella legge venga misurato con i numeri, che si scontri e affronti la realtà.
E, invece, voi state dicendo di no a un ordine del giorno che semplicemente vuole misurare la bontà del decreto che ci state proponendo con i dati della realtà. Dicendo di no a quest'ordine del giorno dite, a tutti gli effetti, che le vostre scelte sono solo propaganda e che si scioglieranno come neve al sole al contatto con la realtà. Sicurezza non è carcere, è prevenzione. Sicurezza non è paura, è fiducia nello Stato. Sicurezza non è repressione cieca, è una giustizia che funziona.
Lo ripetiamo, per chi non vuole ascoltare di voi, perché ormai avete le orecchie chiuse, non siete intervenuti neanche una volta a motivare le vostre scelte. Non servono reati in più, serve un processo in meno che finisca in prescrizione. Serve un agente in più nei quartieri. Serve un giudice di pace che non sia lasciato solo. Serve una casa per ogni donna che denuncia. Voi volete cambiare il codice penale per decreto. Noi vogliamo misurare, con quest'ordine del giorno, la realtà e vogliamo cambiare la realtà. Vogliamo che il Governo faccia il Governo e che sia misurato sulle azioni di governo che mette in atto, non solo sulle leggi che fa approvare per dire: “Eh, ma noi la legge l'abbiamo fatta, poi è colpa di qualcun altro se non viene implementata”. No, se non c'è sicurezza è colpa anche di chi ha il dovere di fare attività di Governo, perché questa sicurezza accada e tutti i cittadini ne possano beneficiare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/108 Quartapelle Procopio, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/109 Bakkali. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/109 Bakkali, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione - Il deputato Donno: “Presidente, ha due mani che votano. Pianista Battilocchio!” - Scambio di apostrofi tra i deputati Barelli e Donno).
Che succede? Chi è? Ditemi chi è. Onorevole Battilocchio? È Barelli. No, colleghi, è tutto a posto (Commenti del deputato Barelli). Onorevole Barelli, la prego, dai (Proteste di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Il deputato Donno: “Vada al posto suo a votare!”). Colleghi! Dai, abbiamo chiarito, su. Abbiamo chiarito, colleghi. Avanti, dai. Votiamo e andiamo avanti (Il deputato Donno: “Un bel richiamo ci sta, Presidente, non ci facciamo insultare così!”). Onorevole Donno, per favore, finiamola qua. Per favore. Per favore, finiamola qua…
LEONARDO DONNO (M5S). Lo ha sentito?
PRESIDENTE. No, per fortuna (Proteste dei deputati Alfonso Colucci e Donno). Colleghi, per favore.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 79).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/110 Madia. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/110 Madia, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione - Commenti di deputati d l i grupp o MoVimento 5 Stelle)
Vabbè, ma è chiaro che sta votando lui, dai (Commenti del deputato Barelli).
Onorevole Barelli, la prego su.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 80).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/111 Mauri.
Onorevole Mauri, vuole intervenire sul suo ordine del giorno (Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)?
Colleghi, basta. Colleghi, per favore. Onorevole Mauri... Allora colleghi, intanto andiamo avanti. Onorevole Barelli, mi usa una cortesia? Onorevole Barelli, dalla prossima votazione può raggiungere per favore il suo scranno, così evitiamo?
Se nessuno chiede di intervenire sull'ordine del giorno n. 9/2355/111 Mauri, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/111 Mauri, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 81).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/112 Prestipino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Avete voluto la seduta fiume e noi siamo giustamente un fiume in piena (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), contro le vostre 89 fiducie, contro il vostro...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Non può essere però così.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD-IDP). ... contro il vostro decreto che voi osate chiamare “Sicurezza”, ma che tanta opinione pubblica già ha ribattezzato “decreto repressione”, perché francamente preoccupata, perché non rappresenta una risposta efficace e giusta alle reali necessità, sì, di sicurezza che chiedono i nostri territori. Anzi, come è stato ben detto, potrebbe rivelarsi controproducente, aggravando le problematiche che invece intenderebbe risolvere.
Ed è innegabile che la sicurezza, colleghi e colleghe, è un tema cruciale. Lo sappiamo bene noi del Partito Democratico, che vantiamo tra le nostre file tanti amministratori competenti e interessati al territorio, che sanno come gestire la problematica della sicurezza sui nostri territori. E sempre noi siamo davvero vicini, con atti concreti, alle Forze dell'ordine. Ma questo tema non può e non deve essere affrontato con misure repressive e discriminatorie. Innanzitutto, questo decreto crea un clima di paura, di repressione, di divisione tra le persone. Non fa comunità, divide: divide tra categorie sociali, divide tra individui, divide tra persone di diversa provenienza sociale e culturale e anziché promuovere l'inclusione e la coesione, come richiederebbe la nostra Costituzione, il Governo Meloni sembra prediligere l'approccio opposto, colpendo le fasce più vulnerabili della popolazione.
La retorica della sicurezza, da voi sventolata, viene utilizzata per giustificare politiche che sembrano più orientate a rispondere a una visione ideologica piuttosto che a esigenze concrete e urgenti. Questo decreto presenta disposizioni che rischiano di criminalizzare in primis l'immigrazione, trasformando chi cerca rifugio e una vita migliore nel nemico, non in un nemico ma nel nemico da combattere, e quel vero mostro di spreco e disumanità che è il CPR dell'Albania, la vostra ultima grande trovata, ne è la più grande e concreta prova, mentre questo fenomeno meriterebbe ben altra risposta, come ha detto benissimo il mio collega Enzo Amendola: una risposta umana e solidale.
Voi, invece, avete costruito con cinismo una narrazione che ricrea come nemico da combattere non la povertà, l'illegalità, il calo della produzione industriale, del potere d'acquisto dei nostri stipendi o l'allarme antimafia sulle grandi opere, come ha ricordato la nostra capogruppo, ponte sullo Stretto in primis. No, non sono questi i nemici da combattere, ma sono gli uomini che vengono dal mare e che attraversano i deserti. Quello è il vostro nemico. Siete riusciti in questo miracolo di far individuare ai vostri elettori che il nemico principale sono le persone più indifese e più marginali della nostra società, se non fosse poi che, per riempire quel CPR albanese, i migranti alla fine li siete andati a prendere dove? In Italia: quelli che hanno figli nati in Italia e quelli che parlano l'italiano molto meglio di tanti altri italiani.
Allora, l'emergenza migratoria non può essere e non deve essere trattata come una mera questione di ordine pubblico. È un problema sociale e globale, che richiede un'azione coordinata e una visione di lungo termine. Serve una politica basata su un nuovo umanesimo e sul rispetto dei diritti umani. E poi, questo decreto non risolve l'emergenza legata alla criminalità, ma rischia di aumentare la percezione di insicurezza tra i cittadini.
La sicurezza non si ottiene con la repressione e le restrizioni alle libertà civili. Avete letto la notizia? Non è casuale che ieri l'Italia - anzi, lasciatemi distinguere: non l'Italia, il Governo italiano - ha rifiutato di firmare una rilevante dichiarazione di partner europei in materia di diritti, libertà e valori condivisi contro la decisione di Orbán di inserire in Costituzione norme contrarie ai diritti della comunità LGBT. Cioè, la faccio breve: chi partecipa a un pride a Budapest potrà essere identificato con tecniche di riconoscimento facciale e trattato come un delinquente. Ecco, noi stiamo andando verso questa direzione. La direzione che stiamo prendendo è quella del modello Orbán. E poi, per tornare al mio ordine del giorno, c'è il rischio di limitare anche le libertà religiose, che sappiamo quale importanza abbiano anche in nome di un'integrazione culturale nel nostro Paese. Le società più sicure non sono quelle che impauriscono i cittadini, ma sono quelle che investono nell'educazione e nella prevenzione, non nell'inaffidabilità e nella paura.
Io concludo citando un WhatsApp che mi è arrivato qualche ora fa da elettori che seguivano il nostro dibattito. Conciso e preciso: “forza, lottiamo compatti per non finire come l'Ungheria di Orbán. Non vi arrendete, andate avanti” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/112 Prestipino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 82).
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 2,15.
La seduta, sospesa alle 2,01 del 29 maggio, è ripresa alle 02,20.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ricordo che prima della pausa tecnica è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno n. 9/2355/112 Prestipino.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/113 Care'. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/113 Care', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 83).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/114 Gnassi. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dunque riprendiamo da dove eravamo con gli interventi dei colleghi e riprendiamo non potendo non evidenziare il fatto che questo provvedimento - il provvedimento di cui parliamo - è, come è stato già detto, un decreto che assorbe un disegno di legge sulla sicurezza che si trovava all'esame del Parlamento.
Però la domanda è perché? Perché sottrae al Parlamento il suo ruolo? Beh, la risposta è abbastanza evidente nella fuga del Governo dalle risposte che non dà, dai suoi silenzi, perché la volontà del Governo è quella di provare ad accelerare.
Il Governo ha la necessità di dare in pasto all'opinione pubblica l'idea, appunto, di un Governo che si occupa di sicurezza. Sì, perché essendo carente, fallimentare, l'azione di contrasto della criminalità, essendo assente ogni reale rafforzamento di personale, mezzi e strumenti alle Forze dell'ordine, era necessario provare a fare la faccia feroce; questo è il senso della sottrazione del ruolo del Parlamento.
C'è uno strappo istituzionale sulla sicurezza. Un Governo serio, saldo nelle sue convinzioni e solido perché consapevole che di sicurezza se ne sta occupando in modo concreto, avrebbe avuto il coraggio di confrontarsi, aprirsi al dialogo, alle proposte delle forze politiche, sociali, economiche, alle proposte di giuristi, di esperti, alle proposte delle stesse Forze dell'ordine.
Avrebbe avuto il coraggio di sfidare gli steccati ideologici per raccogliere le proposte e avrebbe dovuto chiedere persino all'opposizione - e sfidarla l'opposizione - di stare nel dibattito. Avrebbe dovuto chiedere - il Governo - all'opposizione di stare nel merito del dibattito sulla sicurezza anche accettando - questo avrebbe dovuto chiedere il Governo - tempistiche certe per arrivare a leggi e provvedimenti.
Avrebbe dovuto - il Governo - se fosse stato saldo e solido nelle sue convinzioni, coinvolgere gli enti locali, ad esempio.
Chi più dei sindaci di destra e di sinistra sa che la dimensione della sicurezza non appartiene ad una parte, ma riguarda il Paese, riguarda tutti i cittadini? C'era un percorso parlamentare, avreste potuto proporre e chiedere un patto repubblicano sulla sicurezza. Avreste persino messo più in difficoltà l'opposizione, chiedendo di stare dentro quel patto sulla sicurezza che invece non avete chiesto. Non c'è alcun patto repubblicano, ma più prosaicamente non c'è neanche sulla sicurezza urbana un qualsiasi provvedimento concreto. Chiedetelo ai sindaci di centrodestra, chiedetelo ai sindaci della Lega, per farvi un'idea, se c'è qualcosa sulla sicurezza urbana.
Guardate che questo non è un assist per l'opposizione che così denuncia le vostre mancanze. Questo è un colpo durissimo alle nostre città, ai nostri comuni, a milioni di persone che non si vedono e non si sentono sicure in una strada, in una stazione, in un quartiere. Ma appunto il consuntivo, dopo 2 anni e mezzo di questo Governo, non è, come si diceva, né saldo né solido per potersi permettere un confronto e quindi un patto. Così si taglia fuori il Parlamento, si tagliano fuori gli enti locali, si tagliano fuori le forze economiche e sociali, gli esperti.
Quando, ad esempio, non si fa riferimento alcuno agli enti locali, si commette un errore che ha ricadute concrete nella vita dei cittadini, perché sono gli enti locali, sono i sindaci che sono chiamati tutti i giorni in sede di COSP (Comitato dell'ordine e della sicurezza pubblica) ad inventarsi azioni, a chiedere a prefetti, a sollecitare il Ministero dell'Interno, a non sentire niente da parte del Ministero dell'Interno, ad esempio, sui rinforzi delle Forze dell'ordine e su quante di queste possono essere aumentate di organico, su quante di queste possono essere dotate di mezzi e strumenti per il contrasto della criminalità (dai mezzi che consentono, ad esempio, il pattugliamento di strade, il presidio di luoghi a mezzi digitali e informatici, fino agli organici che invece di aumentare diminuiscono).
Siamo già, ad esempio, nel pieno della stagione estiva e ci sono tutti i territori italiani a forte vocazione turistica che attendono ancora risposte sui rinforzi per la stagione estiva. Fa specie che il Sottosegretario Molteni oggi abbia dichiarato che, mai come con questo Governo, siano stati aumentati gli organici tra le Forze di polizia. Peccato appunto, come è stato detto, che si omettano i pensionamenti, la formazione per nuove professionalità. Parlare di aumento di Forze di Polizia, senza considerare chi va in pensione, è come dire che si mettono più risorse per la sanità senza considerare che le risorse che si mettono devono essere per forza in relazione al PIL.
Allora, più che un vizio nelle omissioni è proprio la volontà di raccontarla per come non sono le cose, perché si è in difficoltà sulla sicurezza. Quindi, occorre investire in un'operazione mediatica, perché quella pratica, che poteva vedere nel nostro Paese una diminuzione dei reati e degli atti criminosi, ha visto al contrario l'aumento dei reati stessi.
Lo afferma un'opposizione ideologica? No, come diceva il collega Gianassi oggi, lo dicono i dati del Ministero dell'Interno che, per la prima volta dal 2014, vedono i reati del 2023 crescere rispetto al 2022 e nel 2024 aumentare rispetto al 2023. C'è un'inversione di tendenza clamorosa. Con i reati sappiamo benissimo che cresce la popolazione carceraria. Un paradosso! Aumentano i reati e aumentano le persone detenute. Non basta questo per dire che c'è qualcosa che non va? Infatti, 62.000 persone detenute - erano 54.000 quando vi siete insediati -, 8.000 detenuti in più e migliaia di reati in più.
C'è un tema di sovrappopolazione carceraria? Questo è un dato inquietante anche per le recidive. Questa popolazione carceraria, come sappiamo, cresce al crescere della mancanza di qualsiasi prospettiva, idea e progetto per il sistema Paese, volto a recuperare e a integrare chi si trova in carcere. E non solo perché uno Stato di diritto, un Paese civile dovrebbe… Il tempo? Un minuto?
PRESIDENTE. Un minuto.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Senza una visione e una progettualità integrate, che tengano insieme le cause del degrado, senza una punizione certa e rapida per chi delinque, un rafforzamento reale delle Forze di Polizia, della sicurezza nelle strade e senza un sistema di recupero e integrazione nella società, aumentano, come dimostrano i dati, i tassi di recidiva e aumentano i reati.
Fate la faccia feroce, ma al Paese la faccia feroce non basta, dura il tempo di uno spot, di un passaggio in un talk show. Il problema quindi è che il monito, di cui tra l'altro ci avvertiva oggi il collega D'Alfonso, quando ci parlava di confinismo separatore, non è solo sulla sicurezza, sui reati che aumentano, ma è anche su un'idea di società. Aumentare la fattispecie di reato è come aumentare la potenza di cilindrata di una moto, senza dotare la moto di telaio, di freni, di elettronica, di aerodinamica. Quella moto la si manda a schiantarsi contro il muro. Ed è quello che farà la società italiana. Aumentate i reati senza una strategia, senza una visione di insieme.
Per questo motivo vi chiediamo di avere almeno la dignità e la responsabilità istituzionale, che dovete avere, e venire in Parlamento entro 6 mesi per dare concretezza ai dati che dovete riferire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Mi aggiungo all'intervento dell'onorevole Gnassi in quest'Aula, che chiaramente per l'ora è un po' stanco e poco attento. Allora, ripercorriamo la strada di questo insolito decreto Sicurezza. Nasce come un disegno di legge del 2023, viene poi esaminato alla Camera nel 2024. La prima bocciatura la fa la maggioranza a se stessa nel Senato e quindi si torna indietro. Poi arrivano una serie di altri richiami, anche autorevoli, come il Quirinale. Intervengono 300 giuristi, l'Associazione nazionale magistrati, l'Accademia, l'Avvocatura dello Stato, l'Unione delle camere penali, le Nazioni Unite. Chi più ne ha più ne metta.
Insomma, parte proprio male e ne ha tutte le ragioni. È un decreto che chiaramente sopprime la democrazia. Si spaccia con questa denominazione di sicurezza ripetuta due volte - SS -, magari qualcuno ha un lampo di piacere. Riporto subito chiaramente alla realtà delle cose. Potremmo dire che è un decreto senza soldi, è solo social. È senza sicurezza: questo è il problema di questo decreto. Noi per questo siamo qui a tenere inchiodata l'Aula in quello che certamente non è un dibattito parlamentare. Era quello che ribadiva anche l'onorevole Gnassi che chiedeva una verifica nei 6 mesi successivi per verificare i tanti aspetti di illegalità, perché di questo dobbiamo parlare. Tanti aspetti di un'illegalità che viene ribadita in una serie di formule di pura propaganda, ma che non portano nulla.
Quando si parla di garantire la sicurezza, tutti capiamo chiaramente che aumentare il numero dei reati aumenta la complessità della gestione della giustizia, aumenta la capacità di mandare più persone in galera, oltretutto impegna le Forze dell'ordine, di cui spesso si sbandiera l'odore e la dignità che noi riconosciamo. Noi riconosciamo e diamo dignità a queste persone che sono sempre sottopagate, perché non vengono mai aumentati adeguatamente gli stipendi e sono sempre sotto organico, perché, al di là di spacciare fantomatiche sostituzioni, peraltro mai sufficienti, le Forze dell'ordine (Polizia, Carabinieri, Finanza), a cui va il nostro plauso e il nostro merito, svolgono quell'ingrato, doveroso e duro compito con le disposizioni normative a questo punto aumentate. Chiaramente non è facile. Non è facile perché, lo dice anche sulle note finali, sulle risorse finanziarie: praticamente è un decreto che non ha risorse effettive. Quindi, si danno una serie di impegni a fronte di nulla. Le Forze dell'ordine vengono impegnate - ahimè - per adempiere alle nuove norme assurde di questo Governo in compiti ingrati. Vanno a notificare e a identificare una fornaia, un paziente in attesa da 6 giorni al pronto soccorso. Chiaramente, tutto questo avviene distogliendo il lavoro reale, che è quello dell'incremento dei reati di piccola natura, ma che sono quelli che spesso incidono veramente sulla vita delle persone più di quanto la televisione, i media e questa falsa propaganda facciano. Quindi, se gli agenti sono quelli e le risorse sono quelle o stanno da una parte o stanno dall'altra. Quindi, peggiora drasticamente questa circostanza ed è per questo che lo contestiamo con tutte le nostre forze. Continuiamo inutilmente a ribadire un ravvedimento che - ahimè - non avviene e chiaramente saremo qui, fino alla fine, inchiodandovi fino all'alba (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/114 Gnassi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 84).
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/115 Roggiani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. È l'autoritarismo che si fa sistema, così ci hanno detto i giuristi che abbiamo ascoltato nelle audizioni, raccomandandoci che, quando ci sono momenti come questo, in cui le forzature istituzionali sono tali e di tale gravità, non si può rimanere in silenzio. È il motivo per cui questa sera siamo tutti qua a parlare, a denunciare lo scempio che state facendo con questo decreto Sicurezza. Sicurezza che - lo abbiamo detto tante volte - non è affatto un “decreto sicurezza”, è un “decreto repressione”: non c'è nulla sulle nuove assunzioni, non c'è nulla che riguarda le Forze dell'ordine, quelle sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quelle che dovrebbero garantire alle persone la sicurezza. Non c'è nulla per le città, i sindaci e le sindache, esattamente quelle persone a cui avete tagliato i fondi per fare qualunque cosa; non c'è nulla di nulla neanche sulle grandi emergenze del Paese, ma del resto ci avete abituato alla propaganda. Guardate, io vivo in Lombardia e in Lombardia, la regione di Matteo Salvini, la Lega ha tagliato di due terzi i fondi per la sicurezza, che sono passati da 20 milioni a 6 milioni, quindi direi che la vostra è una propaganda continua (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), lo fate nelle regioni e lo fate qua.
Ve la state prendendo con chi ha meno voce, con chi manifesta nelle strade per provare a far sentire i diritti che mancano; ve la state prendendo con chi fa resistenza passiva, con chi emigra per cercare un futuro migliore. State segnando il futuro dei figli di quelle detenute madri che volete mandare in carcere. Che figli potranno crescere? Ma quanta cattiveria avete per mandare in carcere bambini di meno di tre anni? È davvero una cosa indegna. Però - lo dicevo anche prima - non c'è nulla sulle vere emergenze del Paese. Non c'è nulla ad esempio sul fatto che, ogni tre giorni, viene ammazzata una donna in questo Paese - lo sappiamo, l'ultimo episodio successo purtroppo oggi - e, in questo decreto, non c'è nulla, se non un vergognoso ordine del giorno che invoca la castrazione chimica. Oggi è stata ammazzata una ragazza di 14 anni, Martina Carbonaro, è stata ammazzata dal fidanzato di 19 anni con una pietra e voi non avete scritto niente a proposito della sicurezza delle donne che ogni tre giorni vengono ammazzate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Non avete scritto niente neanche su un'altra sicurezza che manca, che è quella sul lavoro: sono già morte oltre 200 persone sul lavoro quest'anno. E allora di quale sicurezza state parlando? Sempre e solo propaganda. Avete istituito 14 nuovi reati, 9 aggravanti. Beh, noi cosa vi chiediamo con quest'ordine del giorno? Di rivederci tra sei mesi, rivediamoci tra sei mesi e scopriamo se davvero quello che avete scritto è solo propaganda oppure se avete fatto quello che quest'Aula dovrebbe fare, cioè provare a migliorare un po' questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/115 Roggiani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 85).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/116 Berruto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Il mio ordine del giorno si inserisce nella serie di quelli che richiedono, a distanza di sei mesi dall'entrata in vigore del decreto, una verifica parlamentare che è stata rifiutata. Provo a riavvolgere il nastro e a pensare a come è iniziata questa storia. Tutto è iniziato con il decreto Anti-rave, all'esordio di questa legislatura. I più disattenti forse si chiesero perché iniziare con una cosa che sembrava così marginale - no? -, quasi grottesca, per chi ricorda la prima stesura di quel testo, e invece era una specie di riscaldamento, era un manifesto a una successiva azione di Governo, una premessa e una promessa e spiegherò alla fine perché dico “promessa”.
Poi in mezzo ci sono stati Cutro, Caivano e dopo 30 mesi più o meno siamo qui a esprimerci su un altro decreto che, con il consueto storytelling di capovolgimento della realtà, chiamate “sicurezza”. Sono tanti gli articoli che, nell'analisi degli ordini del giorno, ciascuno ha messo a fuoco nella specificità.
Cito alcuni highlights che mi hanno colpito particolarmente: la dotazione di bodycam per le Forze di Polizia, ma senza l'introduzione di codici identificativi alfanumerici; la punibilità dei blocchi stradali con il carcere, che arriva fino a due anni, qualora siano più persone a bloccare la strada, se ne è parlato ripetutamente; l'estensione del Daspo urbano a coloro che risultano denunciati o condannati anche in mancanza della sentenza definitiva nel corso dei cinque anni precedenti; l'introduzione del reato di rivolta in carcere, nei CPR e negli hot spot, che punirà anche chi resiste passivamente.
Ecco, l'inasprimento delle sanzioni per chi protesta pacificamente - mi colpisce - arriva in un contesto in cui sempre più spesso la forza è usata in modo eccessivo e ingiustificato per disperdere le proteste pacifiche. Queste restrizioni sono state anticipate da una narrazione stigmatizzante, criminalizzante di media e di politica, soprattutto - mi permetto di dirlo da padre, usando una figura retorica che vi appartiene - nei confronti degli studenti, dei giovani, di coloro a cui state tentando di insegnare a stare zitti e buoni, a non scendere in piazza a protestare per le idee in cui credono, a cui state tentando di insegnare a non andare a votare come ha fatto il senatore Ignazio Benito Maria La Russia. Lo ringrazio per questo appello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché chi ha a che fare con i giovani sa che, per natura, per indole, spesso, fanno il contrario di quanto viene loro consigliato. Per cui, grazie senatore La Russa, Presidente del Senato, seconda carica dello Stato, il suo è il più grande spot per il referendum: visto che La Russa ti dice di non andare a votare, tu vota e convinci pure un tuo amico ad andarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Questo accanimento verso i giovani è la cosa più odiosa da immaginare, pensando a chi nel suo insediamento da Premier disse: sono stata nelle piazze a protestare, il diritto a manifestare è sacrosanto. Insomma, manifestare si può, secondo la Premier Meloni, ma solo nel modo in cui piace a lei e naturalmente non mi riferisco a nessuna forma violenta di esprimere il dissenso, ma a quel segnale ancora più agghiacciante che citavo, cioè la sanzione della protesta, anche quando non violenta. Io sono un obiettore di coscienza, ho fatto il servizio civile 35 anni fa, i miei riferimenti erano Aldo Capitini, Pietro Pinna, Domenico Sereno Regis (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), uomini che hanno dedicato la loro vita al movimento non violento, pagando spesso in prima persona. Ora, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere, dicendo che mi fate tornare giovane. La realtà è, invece, che, con un balzo indietro nel tempo di cinquant'anni, oggi, nel 2025, in Italia esprimere il proprio dissenso diventa rischioso, ma la protesta non può essere un privilegio.
E allora arrivo a spiegare il senso di quella vostra “promessa” di cui parlavo all'inizio, quella di inizio legislatura con il simbolico decreto Anti-rave. È una promessa che avete fatto agli italiani e alle italiane e suona così: ogni giorno nutriremo le vostre paure. E guardate, la sicurezza è un tema importantissimo, non è naturalmente né di destra, né di sinistra, certo ci sono modi diversi - come ricordava il collega Amendola - di affrontare il tema: c'è chi alimenta il senso di insicurezza, la costruzione della paura, cosa che voi fate serialmente costruendo non solo quella paura, ma anche quotidianamente nella necessità di trovare e identificare un nemico e c'è chi affronta il tema, prendendosi cura delle persone. Ecco, per noi la sicurezza è prendersi cura delle persone, mettere al centro la persona, come ha ricordato il collega Amendola.
Questo era il tema del mio ordine del giorno. Voi siete talmente certi della inutilità e del senso ideologico di questo provvedimento da rifiutare di riferire al Parlamento rispetto a quello che sarà l'esito del vostro provvedimento nei prossimi sei mesi.
È ovvio, non mi stupisce, quando si costruisce e si alimenta la paura, bisogna tenere la luce spenta e accendere la luce, nella metafora, cioè venire qui, tra sei mesi, a relazionare al Parlamento sui risultati di un provvedimento, non vi può appartenere. Lo capisco, perché, per parlare dei propri fallimenti, bisogna avere la schiena dritta, non basta il braccio teso. D'altronde, non c'è maledizione peggiore che innamorarsi dei propri errori. Ecco, ascoltavo incantato il collega Amendola, perché sono alla prima legislatura - come raccontava lui - e, quando finirà, mi chiederò che cosa ho fatto, quanto sono stato utile. Ecco, almeno una delle cose che potrò rispondermi sarà che sono stato qui di notte a tentare di difendere il diritto democratico al dissenso, con il mio corpo (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), diciamo così, in una sorta di resistenza passiva, con la differenza che sono fortunato: non potrete accusarmi di nessun reato.
E, allora, lo faccio almeno per essere da esempio ai miei figli, ai loro amici, a tutti coloro, giovani o meno, che credono ancora che valga la pena combattere per un'idea, per una visione del mondo, per una causa giusta. Però tutto questo è molto poco, soprattutto so che servirà a poco in questa occasione, almeno.
Allora, voglio fare una seconda cosa per dare senso a questa nottata, visto che intervengo abbondantemente dopo la mezzanotte. I commessi hanno già segnato sul calendario la data del 29 maggio. Esco parzialmente dal tracciato, Presidente, ma so che lei me lo permetterà. Esco dal tracciato, ma neanche tanto, perché questa è una storia che ha a che fare con la violenza, con la sicurezza e con una clamorosa incapacità di gestione di un evento sportivo, in questo caso. Mi riferisco esattamente a quarant'anni fa, alla strage dell'Heysel. Esattamente quarant'anni fa giovani, come io ero allora, partivano dalla mia città, dall'Italia, verso Bruxelles per godere di una meravigliosa giornata di sport. Fu una tragedia che cambiò il calcio, insegnando soprattutto agli inglesi, in questo caso, che è doveroso punire la violenza, ma che per cambiare una cultura bisogna lavorare non solo sulla pena ma sui rinforzi positivi; per esempio, sulla bellezza e sulla qualità degli stadi, cosa che è successa in Inghilterra, mentre in Italia abbiamo ancora stadi dove la curva dei tifosi ospiti viene denominata “la gabbia” e qualcuno che viene messo in una gabbia viene implicitamente autorizzato a comportarsi da animale.
Allora, vi chiedo almeno una cosa da fare insieme questa notte, alle 2 e mezza, per chi è rimasto: rendiamo omaggio, con un applauso, alle 39 vittime di quella strage sportiva, la strage dell'Heysel, perché non succeda davvero mai più (Applausi).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/116 Berruto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 86).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/117 Fornaro. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, quest'oggi, questa notte, stiamo usando un antico strumento della democrazia parlamentare chiamato filibustering. La traduzione dal dizionario Treccani è: “Tattica di ostruzionismo parlamentare che ha avuto origine nel Senato statunitense, consistente nella successione di lunghissimi discorsi dell'opposizione al fine di impedire, o almeno ritardare, l'approvazione di una legge”. Quando si ricorre al filibustering si dà un segnale forte, un segnale che si è oltrepassato un confine e alle opposizioni non resta che utilizzare - come diceva poc'anzi il collega Berruto - il proprio corpo e la propria voce per provare a rimanere non soltanto nei resoconti parlamentari, ma per provare a lanciare messaggi fuori da qui e per continuare, per la nostra parte, a rappresentare gli elettori che ci hanno dato fiducia.
Questo decreto ha avuto un iter parlamentare - e il metodo non è una questione di poco conto, il metodo è sostanza - assolutamente irrituale. Non esistono nella storia recente casi come quello che abbiamo visto, cioè la trasformazione di un disegno di legge in decreto nelle modalità con cui è avvenuto con questo decreto Sicurezza, cioè dopo che - come è stato già più volte ricordato - aveva avuto una prima lettura compiuta alla Camera e aveva già concluso l'iter di Commissione al Senato.
Le ragioni di questa scelta, di questa forzatura, sono ragioni che stanno nella maggioranza e nell'incapacità di fare sintesi e, quindi, di ricercare nel decreto lo strumento, perché ognuna delle tre parti politiche che danno vita a questa maggioranza avesse la sua parte. Ma avete proseguito in queste forzature, nella forzatura dell'iter in Commissione, nel silenzio. Sì, se c'è una cifra di questo decreto è il silenzio: un silenzio assordante da parte della maggioranza e del Governo; un silenzio umiliante per il ruolo del Parlamento, umiliante per gli stessi commissari di maggioranza, che sono stati costretti a ritirare i loro emendamenti.
Umiliante anche per la maggioranza che non ha potuto neppure discutere la metà degli articoli (14 su 38 nella discussione in Commissione) e sappiamo come finirà: al Senato arriverà così e non lo modificherete. Quindi, nel doppio passaggio parlamentare, previsto dalla Costituzione, non sarà data neppure la possibilità di discussione e di attività emendativa su più di metà degli articoli. Questa è dittatura della maggioranza, non è democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Questa è la ragione per la quale stiamo civilmente e democraticamente protestando attraverso il filibustering, perché c'è un passaggio, c'è un confine che questo decreto ha oltrepassato: è il confine che divide le democrazie liberaldemocratiche come la nostra, con l'impianto sociale, quella del '48, dalle democrazie illiberali. La divisione sta nella concezione dello Stato di diritto, nella separazione dei poteri, nell'indipendenza della magistratura, nel sistema dei controlli, ma anche e soprattutto nel diritto all'esercizio del dissenso. Questo identifica una democrazia rispetto ai sistemi autoritari. Il dissenso in uno Stato democratico è un diritto fondamentale, nel rispetto delle leggi.
Reprimere, come fate, il dissenso non violento, ad esempio, è fuori dalla cornice di una democrazia liberale. La libertà di manifestare pacificamente è garanzia di libertà e democrazia. Il diritto al dissenso in Italia trova piena tutela nell'articolo 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Voi invece che cosa fate? Parlo in particolare dell'articolo 14: il blocco stradale con il proprio corpo. L'avete portato da illecito amministrativo, con sanzione amministrativa da 1.000 a 4.000 euro - quindi, per essere chiari per chi ci ascolta, non è vero che in Italia adesso si può fare tutto quello che si vuole, si può andare a fare il blocco stradale su una via provinciale, piuttosto che su una tangenziale: c'è una sanzione ed è considerata una cosa che non va bene -, a illecito penale e la pena aumenta se commessa da più persone. Ma va? No perché se uno da solo si mette a occupare l'autostrada ovviamente commette un reato. Come fa a farlo? È ovvio che i blocchi stradali, che vengono fatti, quando vengono fatti e da chi vengono fatti, sono gesti di disperazione.
Ma quante volte insieme siamo andati di fronte ai cancelli delle fabbriche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quando, dopo anni, le persone ti guardavano chiedendo che cosa poteva fare la politica e potevano fare le istituzioni per salvare il proprio posto di lavoro? Come ha ricordato il collega Scotto, la vicenda della Whirlpool, durata anni, ha prodotto svariati blocchi stradali. Ma se ci fosse stata in vigore la norma che state approvando, questi poveri cristi alla fine di quella vertenza avrebbero avuto la fedina penale sporca (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non avrebbero potuto neppure più partecipare a un concorso pubblico per fare quello che ai miei tempi si chiamava il bidello.
Insomma voi introducete reati penali in un decreto e già questo è una forzatura. Il decreto-legge non dovrebbe contenere reati penali. È vero che in passato è capitato, ma questa è una situazione assolutamente eccezionale: sono 14 le nuove fattispecie penali introdotte e 9 le aggravanti. Insomma state facendo una cosa che noi consideriamo pericolosa. Pericolosa, signor Presidente, per la nostra democrazia, pericolosa per le modalità con cui sono state fatte, per la democrazia parlamentare e di questo oggi protestiamo attraverso il filibustering e continueremo a protestare democraticamente, civilmente, in maniera assolutamente aliena dalla violenza, ma lo faremo con la forza e la determinazione che ci viene dai nostri convincimenti e dalla nostra Costituzione repubblicana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/117 Fornaro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 87).
Sull'ordine del giorno n. 9/2355/118 Cuperlo c'è il parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.
GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Presidente, buongiorno. Centosessanta emendamenti votati su 550 proposte depositate. Noi parliamo di un provvedimento che si concluderà domani pomeriggio e che ha visto la luce per la prima volta alla fine del 2023, cioè un anno e mezzo fa. E già qui dovreste cogliere il paradosso nel senso che un record voi lo avete già raggiunto ed è quello di licenziare la norma contrassegnata da profili di necessità e di urgenza più lenta dell'intera vicenda repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
D'altra parte, questa è un po' la missione della Lega in questa legislatura, dai treni alle manifestazioni, alle carceri: fare le cose male, ma soprattutto farle piano. In questo caso, però, un chiodo ve lo siete piantato da soli: prima il disegno di legge, poi i rilievi del Quirinale. Il disegno di legge lo abbiamo votato noi e lo abbiamo trasmesso al Senato. Lì, a causa di un altro chiodo, avete cambiato il testo in un decreto che è tornato in capo a noi. Poi toccherà di nuovo ai senatori. Al confronto, spiegherebbe il collega Mauro Berruto, il Tiki-taka del Barcellona di Guardiola somiglia al catenaccio di Nereo Rocco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
Con un secondo piccolo record, Sottosegretario - e anche questo io lo segnalo perché sono piccole soddisfazioni - e cioè che voi ci costringete alla sola seduta della legislatura più lunga di un rave party: quando il reato esce dalla porta, rientra dalla finestra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Io non so dire se dietro tutto questo vi sia una regia. Nel caso vi fosse, noi saremmo alle prese con un campionario del cinema B movie. Ma un filo, purtroppo, c'è e sta nei numeri che sono stati ricordati: da quando il Governo si è insediato, al codice di procedura penale avete aggiunto 48 nuovi reati per un totale di 417 anni di carcere; con questo decreto si sommano 14 nuovi reati e 9 aggravanti, mentre nelle carceri si soffre e si muore in una disperante solitudine, ma con un Sottosegretario alla Giustizia che prova un insano piacere nel sapere che un fermato non gode buona vita dietro il vetro oscurato di una volante. Trovate una scusa qualunque, ma congedatelo, vi prego (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
Noi pensiamo che voi stiate imboccando una strada pericolosa, perché nei fatti scegliete di comprimere gli spazi democratici a tutela della libertà di manifestazione. Ma a fare questo - e lo sapete benissimo - non sono le democrazie. Questo lo fanno i regimi, le dittature, le autocrazie. Sottosegretaria, lei si ricorderà benissimo chi era Henry David Thoreau: è stato il padre della disobbedienza civile. Una notte di anni lontanissimi, venne prelevato e messo in carcere perché si era rifiutato di pagare una tassa che serviva a finanziare una guerra schiavista nei confronti del Messico. E allora il suo amico di una vita, Waldo Emerson, non lo lasciò solo, andò a trovarlo e, quando lo vide dietro le sbarre, gli chiese: “ma cosa ci fai lì dentro, Henry?” E Thoreau, senza pensarci troppo, di rimando: “che cosa ci fai tu lì fuori, Waldo?” In quel momento lui sentiva che era giusto trovarsi lì, in una cella, perché solo così poteva scontrarsi con una legge ritenuta ingiusta. Mi creda, Sottosegretaria, lei lo sa, quello non è un atto eversivo. Queste sono le radici della democrazia americana.
Invece voi, ancora una volta, issate una bandiera dietro la quale esibire uno scalpo, che però, in questo caso, coincide con alcuni pilastri dello Stato di diritto. Il punto è che, sulla sicurezza come sull'immigrazione - dove siete al settimo, ottavo decreto, ho perso il conto -, voi marciate divisi, purtroppo senza capire dove volete andare. Colleghi, c'è quella battuta piuttosto perfida che Winston Churchill rivolgeva ai suoi avversari storici. Diceva di loro: sono come Colombo - Cristoforo, non il tenente -, partono senza sapere dove vanno e quando arrivano non sanno dove sono. E vale un po' anche per voi.
Allora, quest'ordine del giorno potrebbe persino essere una piccola bussola, un aiuto nell'orientarvi nel mare dove siete senza riferimenti, dove state galleggiando. In fondo noi che cosa vi chiediamo? Di presentare, entro 6 mesi, una relazione al Parlamento, così da verificare l'impatto delle nuove sanzioni penali, in particolare sulla privazione della libertà personale per chi abbia realizzato forme di resistenza passiva.
Ora, a nessuno di voi credo sfugga la natura anomala di questo dibattito, perché tale non è. Noi, le opposizioni, qui a illustrare i motivi di una critica rigorosa e anche un po' spietata verso un provvedimento carico di pregiudizi e ostilità verso ogni minoranza vissuta come disturbo da reprimere. E voi, la maggioranza, a sopportare il rito stanco di una Camera svuotata delle sue prerogative e destinata a ratificare decisioni assunte altrove. In tutto questo c'è una violazione dei princìpi costituzionali e, secondo noi, avviene sul merito delle misure, come stiamo ripetendo da ore e da giorni, ma avviene anche sul piano delle funzioni del Parlamento e da questo punto di vista, colleghe e colleghi della maggioranza, io onestamente non so dire se voi abbiate mai letto con cura la nostra Costituzione, però una certezza ce l'ho, una certezza noi ce l'abbiamo, ed è che quella Costituzione voi non l'avete mai scritta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non passa giorno, non si succedono atti, disegni di legge o decreti, dove questa verità non risuoni dentro quest'Aula, un tempo solenne, in tutta la sua drammatica evidenza.
Da molte ore - e chiudo, Presidente - e per diversi giorni noi qui abbiamo ascoltato toni che, via via, si sono alzati, parole e frasi sempre più gridate e urlate, nella speranza che i decibel abbiano la forza di perforare l'indifferenza e scuotere qualche coscienza fuori da qui. Tutto questo è giusto? Io direi che è necessario, anche se alla fine io vorrei dirvi come penso che questa pagina si chiuderà, Sottosegretaria. Io penso che si chiuderà un giorno, una mattina, un pomeriggio, una sera - questo non lo so - quando la cronaca metterà tutti dinanzi ad una conseguenza, per voi imprevista, delle misure che state per votare. Potrà essere un episodio più devastante consumato dietro le sbarre di un carcere, oppure un presidio non violento di operai esasperati e brutalmente aggrediti o di studenti convinti di conquistarsi la vita anche lottando con l'arma pacifica del loro corpo. Accadrà e quel giorno, come nella favola di Andersen, sarà l'innocenza di uno di quei ragazzi ancora minorenni a gridare che il re è nudo, ad urlare che voi sarete nudi dinanzi a un Paese scosso in quel momento e indignato. Forse quel giorno verserete qualche lacrima di dispiacere o - il cielo non voglia - di condoglianza, ma non sarete lo stesso perdonati e non per il peccato compiuto, perché nessuno di noi ha potere e diritto di stabilire cosa sia o non sia un peccato, ma per la vecchia formula di Fouché: “La vostra azione è peggio di un crimine, è un errore” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E comunque, quel giorno, non prendetevela con Fouché e non pensate neppure di arrestarlo: è morto, più o meno come questo vostro inutile decreto, morto prima di nascere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/118 Cuperlo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 88).
Sull'ordine del giorno n. 9/2355/119 Orfini c'è una riformulazione: onorevole Orfini, accetta la riformulazione? No.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/119 Orfini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 89).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/120 Bonafe'.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/120 Bonafe', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 90).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/121 Ciani.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo nel cuore della notte a continuare a parlare di questo vostro decreto-legge che reca disposizioni urgenti.
Vorrei sottolineare in questo intervento - ne ho fatti altri in questi giorni e ne farò un altro domani - due aspetti principali: il primo è quello dell'avversione alle relazioni in questo Parlamento, Presidente, perché da diverse ore stiamo proponendo degli ordini del giorno che chiedono una cosa molto semplice, cioè di venire in Aula e far sapere al Parlamento, far sapere ai deputati, far sapere a quelli che la Costituzione chiama i rappresentanti della Nazione, i risultati delle norme che stiamo approvando e la maggioranza continua a bocciarli ed evidentemente non si capisce qual è la ragione per cui non si vuole dire al Parlamento il risultato di alcune norme. Credo che uno dei problemi - lo dicevano alcuni dei colleghi - sia che le relazioni devono portare dei numeri, devono portare dei risultati, devono portare delle evidenze, quelle che in altri luoghi di lavoro fanno la differenza tra chi continua a lavorare e chi va a casa, per esempio, e non voler portare delle evidenze fa sorgere qualche dubbio sul fatto che forse queste evidenze non ci sono o sono differenti da quelle che si raccontano e che sulle evidenze non si può fare troppa propaganda.
Prima il collega Mancini, provando a rispondere al collega Orfini, è stato interrotto nel suo ruolo di rappresentante del Governo, altrimenti avrebbe dovuto raccontarci cosa accade nei CPR della sua regione, di cui parlava l'ordine del giorno. Poiché lui è stato interrotto, Presidente, glielo dico io quello che accade nel CPR della sua regione, che è anche la mia ed è anche quella di Orfini. Si chiama Ponte Galeria e quel CPR ormai da qualche mese è mezzo vuoto o mezzo pieno - dipende da dove uno lo vuole prendere - come diversi CPR del nostro Paese, eppure in maniera strana - ma qui se ce lo spiegaste ne saremmo felici - per esempio dal CPR di Macomer, in Sardegna, due giorni fa sono state prese otto persone e portate a Gjader. Gjader noi l'abbiamo costruita - voi l'avete costruita - e poi trasformata in CPR. Ci portate persone da altri CPR? Per quale motivo? Dite di dover costruire altri CPR per quale motivo? Per quale motivo utilizzate i soldi dei nostri contribuenti - e anche i nostri - per costruire, portare avanti e continuare ad alimentare il monumento ideologico costruito in Albania? Spiegatecelo con delle evidenze, con dei numeri.
Questo è il primo discorso e peraltro, Presidente, vorrei farle presente che alcune richieste attraverso il sindacato ispettivo in questa Camera non hanno risposte per mesi o per anni. Per esempio, quando abbiamo discusso della vicenda di Almasri e alcuni esponenti del Governo e della maggioranza hanno detto alcune cose, abbiamo chiesto, attraverso il sindacato ispettivo, di risponderci su alcuni aspetti e stiamo ancora aspettando. Non so, Presidente, che tipo di cosa bisogna fare per avere una risposta, non lo so. La resistenza passiva non violenta mi sembra che non sia una strada, ma ci arrivo adesso. Questo è il primo tema. Gradirei - gradiremmo - sapere cosa accade nel nostro Paese e cosa accade a seguito delle norme che voi state approvando.
Il secondo tema è esattamente quello riferito a questo nuovo odioso reato, quello del criminalizzare la resistenza passiva non violenta. Vede, Presidente, qualcuno ha detto in questi mesi, anche in quest'Aula, il decreto anti-Gandhi. Ho pensato evidentemente a Gandhi e ho pensato ancora di più a Mandela, perché Mandela ha praticato anche in carcere la resistenza passiva non violenta.
Io credo che lei abbia letto la sua biografia. È una persona appassionata di libertà e di carcere. Penso, quindi, che l'abbia letta. Lui in carcere faceva lo sciopero della fame e si rifiutava di chiamare capo la guardia che lo vessava. Ha applicato questa antica pratica di resistere passivamente senza compiere alcuna violenza. Credo che questo, insieme al provvedimento etnico che porta in carcere i bambini, a fianco alle norme contro i manifestanti e a fianco alle norme sui servizi segreti, sia uno dei punti più odiosi di questo provvedimento e provo a spiegarmi, Presidente. Questo accanirsi sulla resistenza passiva non violenta è una delle cose che va a colpire la libertà di espressione del dissenso, che in una democrazia è qualcosa di fondamentale, e lo va a fare in un luogo particolarmente delicato, in un luogo in cui le persone sono private della libertà personale per un reato che hanno compiuto, certo, per una pena che stanno espiando, certo, ma è anche il luogo dove questa libertà va garantita.
Le faccio un esempio concreto, Presidente. Purtroppo, l'altro ieri si è suicidato un altro detenuto, l'ennesimo detenuto, in un carcere di Varese, un carcere che per la legge italiana è dismesso dal 2001, un carcere dove meno di un anno fa c'era stato un altro suicidio, dove un collega della Lega aveva fatto un ordine del giorno in cui chiedeva di chiuderlo ed era stato votato e quel carcere è aperto con il doppio dei detenuti della sua capienza e ieri un altro uomo si è tolto la vita. Se un detenuto oggi vuole dire che non è d'accordo a vivere in quel luogo, che è un luogo disumano, se vuole rappresentare la propria contrarietà a queste condizioni e non vuole farlo con una rivolta violenta, con la violenza, perché toglierli anche il dissenso di una resistenza passiva non violenta? Spiegatecelo, perché è un inutile accanimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/121 Ciani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 91).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/122 Scarpa, su cui c'è parere contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono passate le 3 di notte e siamo qui a fare un esercizio democratico che, purtroppo, risulta triste. Interveniamo. Gli interventi dei membri dei partiti di opposizione si susseguono nel silenzio generalizzato della maggioranza e tutti gli ordini del giorno vengono sistematicamente bocciati. Siamo qui a fare una seduta fiume, perché evidentemente c'era fretta di approvare questo decreto, così tanta fretta che abbiamo dovuto addirittura tagliare - applicare la tagliola - sia gli emendamenti che le dichiarazioni di voto in Commissione, un'urgenza che è nata all'improvviso, questa di approvare questo decreto e di convertirlo entro scadenza, perché questo provvedimento fino a poco tempo fa era un disegno di legge ed è rimasto per un anno e mezzo al Senato ostaggio delle divisioni di un centrodestra che, però, non aveva la forza e forse il coraggio politico di portare in Aula queste divisioni e di vederle democraticamente discusse nelle sedi opportune. Serviva evidentemente esibire qualche scalpo, serviva nascondere invece questi problemi interni. Quindi, la discussione va avanti senza colpo ferire. Senza colpo ferire, vi vediamo approvare le cose più disparate, alla faccia dell'omogeneità che dovrebbe essere al centro della decretazione d'urgenza.
Mancano proprio una cura e un rispetto del lavoro del Parlamento che qui è nostro dovere, negli otto minuti che abbiamo a testa, anche alle 3 di notte, denunciare.
Vi abbiamo visti fare, senza battere ciglio, le cose più diverse, nonostante le implorazioni, quasi, degli auditi che sono rimasti tutti inascoltati e tutti vi chiedevano di fermarvi. Vi abbiamo visto ammazzare il settore della produzione della cannabis legale, tantissime imprese e tantissimi giovani che non hanno neanche soluzioni di transizione che voi, oggi, bocciando gli ordini del giorno che questo chiedevano, avete ulteriormente abbandonato, ulteriormente offeso. Vi abbiamo visto bocciare qualsiasi ordine del giorno che chiedesse un ripensamento sulla questione del blocco stradale con cui pensate di bloccare, bersagliare precisamente, quel tipo di manifestanti che vi dà molto fastidio - i manifestanti sulla crisi climatica -, ma non colpite inevitabilmente solo loro, perché è molto difficile circuire così specificamente un bersaglio quando si scrive una legge e, quindi, andate a scrivere un capitolo molto problematico sul diritto al dissenso democratico, mettendo in pericolo potenzialmente anche quelle che saranno in futuro e continueranno ad esserci, così come continuerà ad esserci la crisi climatica, le manifestazioni contro le crisi aziendali, i licenziamenti di massa e i diritti sindacali delle persone che lavorano. E questo con una grande leggerezza, senza che susciti in nessun deputato di maggioranza alcun tipo di perplessità, almeno non alla luce del sole.
Senza battere ciglio, diminuite le garanzie nei confronti delle detenute madri, ma soprattutto dei loro figli, che con loro rischieranno di finire in carcere, e senza battere ciglio gioite e già rivendicate ed esultate per il reato di occupazione arbitraria di abitazione destinata a domicilio e sventolate la notizia di qualche sfratto, mentre continuate a consentire che le rendite immobiliari lucrino sulla pelle delle persone e non fate assolutamente nulla per risolvere la questione abitativa: diritto penale massimo, diritto sociale minimo.
Quest'ordine del giorno in particolare, come tutti quelli prima di questo, fa riferimento a un articolo di questo decreto Sicurezza, l'articolo 27: il reato di rivolta in CPR. Un articolo che non siamo neanche arrivati a discutere in Commissione e che forse non c'è stata occasione di approfondire e che, per la sua gravità, insieme all'articolo 26, probabilmente è il picco di illiberalità che si raggiunge con questa norma. Si punisce anche la resistenza passiva in quello che è quasi un moto di istigazione alla violenza, perché non si capisce come mai un detenuto o un trattenuto in un CPR dovrebbero reagire alle condizioni disumane in cui si trovano a vivere, nel momento in cui un comportamento violento e uno non violento sono puniti allo stesso modo e sono parificati. Non viene neanche scritto che l'ordine impartito, a cui una persona potenzialmente disobbedisce e applica resistenza passiva, debba essere legittimo; quindi siamo proprio ai confini e risolve ai problemi generati dal carcere o dalla detenzione amministrativa e dalle condizioni pessime in cui queste persone si trovano applicando ulteriormente carcere su carcere. Questa è la ricetta, colleghi, lo dicevamo anche in discussione generale, per l'implosione definitiva del sistema penitenziario, come se già i numerosissimi suicidi nelle carceri non fossero un campanello d'allarme, come se non lo fossero gli atti di autolesionismo, i suicidi, le morti incomprensibili in circostanze misteriose che avvengono all'interno dei CPR.
Penso che non ci soffermiamo abbastanza su cos'è una rivolta, soprattutto all'interno dei luoghi di detenzione amministrativa, luoghi su cui pende una questione di costituzionalità per i modi del trattenimento, che non sono regolati da normative di rango primario. Questo significa che il diritto alla salute, il diritto alla difesa, il diritto alla comunicazione, tutto ciò che va a comporre una condizione di detenzione dignitosa è subordinato non a una legge di rango primario; non è scritto da nessuna parte, nero su bianco, quali sono precisamente i modi del trattenimento. Questo lascia degli spazi di arbitrio che sono enormi e che voi andate a ingigantire con questi reati di rivolta e di resistenza passiva. Ed è qui che si consumano le violenze, ed è qui che si genera questo sistema di morte…
PRESIDENTE. Concluda.
RACHELE SCARPA (PD-IDP). …che voi vi proponete, peraltro, di esportare in tutte le nostre regioni, oltre che in Albania, derogando addirittura alle leggi e al codice degli appalti, al codice dei contratti, a tutto ciò che serve per costruirne di più, perché questo modello va evidentemente implementato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Io questa la chiamo insicurezza e non la chiamo sicurezza. Dai CPR, purtroppo, non esce nulla di buono, non si fanno nemmeno i rimpatri e voi oggi proponete questa bugia. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/122 Scarpa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 92).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/123 Serracchiani, su cui il parere è contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo tentato in tutti i modi di dirvi, fin da quando era in discussione il disegno di legge, che in questo testo ci sono norme che in alcuni casi sono addirittura dei veri e propri errori. Qui noi troviamo delle norme incivili, com'è il caso delle detenute madri: le donne incinte e i bambini al di sotto dei tre anni entreranno in carcere. Ci sono delle norme di pura cattiveria, come il fatto che per prendere una scheda telefonica un immigrato dovrà avere il permesso di soggiorno; peccato che per usare lo smartphone e per telefonare oggi basterebbe accedere ad una linea Wi-Fi e peccato che questo significa creare ulteriori irregolarità e insicurezza, perché chissà come cercherà quella SIM, a questo punto non più tracciabile regolarmente, quell'immigrato.
Ci sono norme illegittime: è il caso della resistenza passiva. Ve l'hanno detto, ve l'abbiamo detto in tutti i modi, ve l'ha detto il presidente emerito della Corte costituzionale. Resistenza passiva è un reato anche molto grave; ebbene, la resistenza passiva è illegittima. Ci sono norme insensate, come quella sulla filiera della canapa. Manderete a casa lavoratori e lavoratrici, migliaia di lavoratori e di lavoratrici a cui dovrete spiegare perché in una notte buia e tempestosa per fare contento un deputato della Lega gli avete concesso questo emendamento. Peccato che quell'emendamento è scritto in un modo tale per cui chiuderanno 3.000 imprese e rimarranno a casa 10.000 lavoratori e lavoratrici - e anche di più - della filiera della canapa industriale.
Ci sono norme discriminatorie, perché questo decreto Sicurezza colpisce categorie di persone: le donne rom, gli immigrati, in genere colpite i più fragili e i più deboli; vi guardate bene dal colpire i colletti bianchi, quelli che hanno i soldi, i poteri forti; no, con quelli state attenti, quelli sono importanti e vanno tutelati, certo non i fragili e non i più deboli.
Ci sono norme illiberali come il blocco con il proprio corpo. La manifestazione del dissenso per voi è intollerabile e inaccettabile, ma categorie di persone possono farlo, per cui se noi oggi andremo in un presidio a manifestare perché ci sono dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro o ci sono degli studenti che magari sono in presidio davanti alla loro scuola, ebbene quello, dalle 0,01 del 12 aprile, è un reato.
Ebbene, se noi andassimo a fare quello stesso blocco stradale con un trattore è una sanzione amministrativa, perché quella categoria di persone, che voi avete sempre difeso, va difesa ancora anche questa volta. Però, i manifestanti, quelli che bloccano le strade perché difendono il pianeta, che è anche il vostro pianeta, quei ragazzi, quelli vanno puniti con una sanzione penale.
Poi ci sono norme sbagliate. Io non so se vi siete accorti - mi appello alla Sottosegretaria, suo tramite, Presidente; noi ve l'abbiamo detto anche facendo un emendamento ma, come tutti gli emendamenti, non è stato neanche preso in considerazione - che avete talmente scritto male quella norma che quando vi riempite la bocca di voler prestare attenzione alle Forze dell'ordine - e noi siamo d'accordo - che tutelate di più e a cui avete dato giustamente la tutela legale - c'è la bodycam; è giusto, va benissimo -, però peccato che se avevate l'intenzione di punire di più chi cagiona delle lesioni alle Forze dell'ordine non vi siete accorti che quella norma è scritta male e, quindi, le conseguenze di quella lesione saranno punite oggi meno di quanto non erano già punite con una norma del 2008. Quindi, l'effetto è contrario. Volevate far vedere alle Forze dell'ordine che era inasprita la pena per chi osava colpirli, ma oggi verranno puniti con una pena più bassa. È, come si dice, ottenere l'effetto contrario di quello che si voleva fare.
Ebbene, tutte queste norme, che sono incivili, di cattiveria, illegittime, insensate, discriminatorie, illiberali, sbagliate, erano anche necessarie ed urgenti? Cioè, non era bastato il decreto Rave, il decreto Caivano, il decreto Carceri, un'infinità di decreti Immigrazioni; oggi serviva il decreto Sicurezza. Dopo 14 mesi di discussione sul disegno di legge Sicurezza serviva il decreto Sicurezza con necessità ed urgenza. Certo, era necessario ed urgente dimostrare che vi stavate preoccupando della sicurezza.
Peccato che tutto questo, ancora una volta, avvenga ad invarianza finanziaria, il che significa che le promesse assunzioni non ci saranno, il che significa che quelle poche assunzioni che state facendo, anche grazie a concorsi che avevamo iniziato noi, sono insufficienti, perché coloro che vanno in quiescenza superano il numero di coloro che entrano nelle assunzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e questo avviene per gli agenti di Polizia penitenziaria, avviene per gran parte della pubblica amministrazione e avviene anche per le Forze dell'ordine.
Però, a voi non interessa questo perché, in fondo, a voi non interessa neanche di come farla quella sicurezza. Ci sono alcuni luoghi che creano insicurezza e questi luoghi, che sono stati descritti ampiamente dagli interventi dei miei colleghi, ci portano sempre a parlare di due luoghi in particolare: il carcere e i centri per i rimpatri.
Il carcere oggi è sovraffollato, spesso in strutture fatiscenti. A proposito Sottosegretaria, tramite il Presidente, ci dica che fine ha fatto il commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, perché ne abbiamo perso le tracce dal luglio del 2024 e siamo un pochino preoccupati, perché avrebbe dovuto accelerare quell'edilizia penitenziaria di cui si è ampiamente riempito la bocca il Ministro Nordio, dicendo che il sovraffollamento non è causa diretta dei suicidi e ci ha anche detto, il Ministro Nordio, che le persone possono anche rimanere in carcere. Peccato che in quel sovraffollamento i numeri - che sono spaventosi - ci impongono oggi un intervento.
Allora, io vorrei chiedere anche alla maggioranza che cosa intende fare, ad esempio, su quelle proposte di legge che erano state presentate, quella a prima firma Giachetti sulla liberazione anticipata speciale? Ne abbiamo perso le tracce, anche di quella. Eppure, quella poteva essere uno strumento per creare le condizioni di un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro all'interno delle carceri, perché si suicidano i detenuti ma si suicidano, purtroppo, anche gli agenti di Polizia penitenziaria. Questa delle carceri è un'emergenza nazionale, come un'emergenza nazionale è quella dei centri per il rimpatrio.
Concludo, Presidente, raccontando quello che ho visto nella visita ispettiva che ho fatto in Albania, al centro per il rimpatrio in Albania, dove su 880 posti disponibili ci sono, sì e no, 40 persone. Però, ci sono tanti carabinieri, ci sono tanti agenti della Polizia penitenziaria, ci sono tanti poliziotti per 40 persone.
Pensate che c'è addirittura un carcere, per 20 posti, completamente vuoto. Però è costruito e, in questo momento, nonostante sia vuoto, ci sono 16 agenti della Polizia penitenziaria, un direttore, uno psicologo, un funzionario giuridico pedagogico e un medico. Ed è vuoto! Però il frigorifero era acceso in tutte le celle, nonostante fosse vuoto!
E quando sono andata al CPR - e concludo con questo, Presidente - di Gradisca di Isonzo, lunedì mattina, ho trovato un ragazzo che, pensi, ha fatto tutte le scuole da noi, vive a due chilometri e mezzo da dove vivo io; si trovava nel CPR perché a 18 anni e mezzo ha chiesto di poter avere i documenti in Armenia (è armeno); non ha ottenuto quei documenti, perché è difficile, perché lì c'è una guerra, perché se ritorna a prenderli, probabilmente, viene arruolato.
Beh, quel ragazzo è finito in un CPR. È finito in un centro per il rimpatrio, ma sa qual è la notizia, Presidente? Che non può essere rimpatriato, perché non c'è alcun protocollo con l'Armenia, e, se viene rimandato lì, viene arruolato e viene mandato in guerra.
Allora, vi chiedo: che senso ha che ci siano ragazzi, bambini, bambine, che sono nati in Italia, che lavorano in Italia, vivono in Italia, hanno fatto le scuole qui, tifano le nostre squadre…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Serracchiani.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). …che senso ha mandarli in un centro per il rimpatrio dove non possono neanche essere rimpatriati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)?
PRESIDENTE. Grazie onorevole Serracchiani, ha concluso il suo intervento, grazie. Per favore.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Ma che senso ha?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/123 Serracchiani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 93).
Sull'ordine del giorno n. 9/2355/124 Ghio vi è parere contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Devo dire che la bocciatura di quest'ordine del giorno, ma anche tutta la discussione che c'è stata nel silenzio della maggioranza in queste lunghe ore, evidenzia, in modo chiaro e immediato, come questo provvedimento si proponga un unico scopo, partendo, peraltro, dal presupposto che, di fatto, non viene aumentata, la sicurezza per i cittadini visto che non viene inserito un solo euro per incrementare le Forze dell'ordine e le misure di prevenzione. E l'unico scopo è la limitazione delle libertà fondamentali dell'individuo, attraverso una pura propaganda, per tentare di battere un colpo, anche, probabilmente, su questo tema, per cercare di dare l'illusione che fate quello che non siete stati in grado di fare, dopo le tante promesse, in questo senso, in campagna elettorale, ovvero di portare risultati puntuali e coerenti in materia di sicurezza.
I dati del Ministero dell'Interno lo dicono con chiarezza: parlano di reati aumentati nel 2024 rispetto al 2023, che erano già aumentati rispetto al 2022, segno che la vostra strategia, annunciata ad ogni piè sospinto, con ogni nuovo decreto liberticida, è fallita. Ma, invece che fermarvi, perseverate nell'errore, lo peggiorate, con una logica iper securitaria che però non produce sicurezza, anzi, alla prima occasione, quando ne avete la possibilità, riconsegnate criminali internazionali e torturatori con voli di Stato. E quindi questa è davvero pericolosa propaganda.
Perché questo provvedimento, dall'inizio alla fine - e i colleghi hanno illustrato tanti articoli -, è un'illusione di chi promette repressione contro gli ultimi, con l'obiettivo di raggranellare qualche voto in più. Questo è il vero scopo del decreto.
Cosa chiede quest'ordine del giorno, in particolare (ne hanno parlato anche altri colleghi)? Chiede di intervenire per verificare che le norme contenute in questo decreto non si traducano in limitazioni, in violazioni delle libertà fondamentali contenuti nella nostra Costituzione. Un concetto ovvio per tutti. Per voi “no”. Infatti, avete respinto questa ovvietà.
E già si capisce che, nel momento in cui è necessario dover scrivere, nero su bianco, che il Governo non pieghi le nostre leggi ad una deriva liberticida, la situazione è grave, la situazione è estremamente preoccupante.
Nello specifico, di quale libertà stiamo parlando, di quale libertà si occupa quest'ordine del giorno? Della libertà di manifestare, di esprimere, con forme di blocco stradale, in modo pacifico e in modo non violento, il proprio dissenso, la propria preoccupazione su questioni che incidono direttamente sulla vita dei cittadini. La nuova norma, è stato detto, trasforma il dissenso espresso anche attraverso blocco stradale, appunto, in modo non violento, da sanzione amministrativa - come già previsto - ad illecito penale, che può portare anche il carcere da sei mesi a due anni, se il blocco stradale viene fatto con il proprio corpo. Sì, c'è proprio scritto così: attuato con il proprio corpo.
Guardate, l'aria sta diventando davvero pesante in questo Paese, sta diventando pesante, perché la repressione è dentro la quotidianità. C'è il divieto di esporre striscioni, di esporre bandiere, di manifestare la propria opinione e, quindi, è chiaro che la vostra idea di sicurezza è, da una parte, il taglio dei Fondi che rispondono ai bisogni sociali, quelli che sostengono realmente la coesione delle comunità - come avete fatto con il Fondo affitto, come avete fatto con i tagli ai comuni che sostengono i servizi primari ai cittadini, quelli sì, davvero presidio di sicurezza -, e, dall'altro, aumentare i reati, mettere in galera i bimbi fino a tre anni con le loro madri, prevedere il carcere per i lavoratori e, magari, per le loro famiglie che manifestano in strada, perché hanno paura di non riuscire più a portare il pane a casa, perché l'azienda in cui lavorano li licenzia o delocalizza oppure per gli studenti che manifestano per difendere la scuola pubblica, l'ambiente o per avere un futuro di pace, tema su cui, fino a oggi e anche oggi, abbiamo avuto risposte da questo Governo imbarazzanti.
Ancora una volta, colpisce il silenzio assordante dei colleghi della maggioranza, così come ha colpito questa mattina l'assenza nei banchi della maggioranza, quando era il momento di parlare di più di 50.000 morti a Gaza. Ora, il silenzio assordante è palese, è stato palese in tutte queste ore di fronte a questo strappo netto verso lo Stato di diritto, verso la libertà, appunto, di manifestare. Ma con che coraggio vi presenterete ancora ai cancelli delle fabbriche, ai presìdi dei lavoratori che perdono il lavoro? Avrete questo coraggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
È stato detto bene dal collega Fornaro prima: oltre che in spregio alla Costituzione, questo vostro modo di legiferare è anche in spregio alla storia del nostro Paese, che è una storia fatta di lotte, di manifestazioni per ottenere i propri diritti, per un orario di lavoro che non sia schiavitù, per salari che non siano da fame, perché le donne abbiano pari diritti. Cosa ne sarebbe stato dei protagonisti di queste lotte? Tutti in galera? Per non parlare delle lotte attuali, di quelle presenti, alcune vinte, altre ancora in attesa di una risposta, come quelle dei lavoratori della mia città, dell'Ilva di Genova, che, pochi giorni fa, quattro giorni fa, hanno occupato la strada vicino alla fabbrica, perché voi non riuscite a dare risposte sul loro futuro. Ecco questa è la nostra storia, è parte della nostra storia, sulla quale oggi incidete con un colpo di spugna con questo provvedimento.
Questo è il nostro presente di cui non vi occupate. Non solo non vi occupate con politiche industriali adeguate, ma ve ne occupate con provvedimenti penali per i lavoratori che prima lasciate soli e poi punite.
Quindi, è questo il vostro concetto di sicurezza? Quindi torno all'inizio - e concludo -: la vostra è pura propaganda per nascondere agli italiani il fatto che non avete messo un euro davvero sui temi collegati alla sicurezza, che non avete messo in campo politiche di prevenzione, ma vi siete inventati 40 nuovi reati senza senso e che usate la politica (Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. Per favore. Onorevole Ghio, prego.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). …usate la politica…
PRESIDENTE. Prego, onorevole Ghio.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). …usate la politica come strumento per inculcare timore, che poi è un altro modo per dire alle persone di rimanere a casa, di non occuparsi dei problemi della comunità, di non disturbare un Governo sempre più autoritario e sempre più…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ghio.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). …profondamente lontano dai valori della nostra Costituzione.
PRESIDENTE. Grazie.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). Un Governo che - chiudo - non riesce a dare risposte ai bisogni delle persone (Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ghio.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi, per favore. E allora (Proteste dei deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)… Colleghi, votiamo per favore.
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/124 Ghio, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 94).
Per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Signor Presidente, siamo tutti stanchi, e quindi…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, però diamoci una mano, sediamoci per cortesia. Colleghi, per favore.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Le chiederei, signor Presidente, con il tatto e l'equilibrio che la contraddistingue, di richiamare tutti a stare ognuno al suo posto, come prevede il Regolamento.
PRESIDENTE. Va bene.
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2355)
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/125 De Luca.
Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Presidente, grazie. Ci spiace dover ricordare e ribadire che non stiamo intervenendo per gioco o per scherzo qui, questa notte (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Proteste del deputato Fornaro). Stiamo difendendo la nostra democrazia…
PRESIDENTE. Onorevole De Luca (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)…
PIERO DE LUCA (PD-IDP). …e non vi consentiamo questo atteggiamento!
PRESIDENTE. No, no, no, colleghi…
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Presidente, non consentiamo questo atteggiamento! Ma come si permettono! Ma come si permettono (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
PRESIDENTE. Colleghi… Allora colleghi, per favore (Proteste del deputato Fornaro). Onorevole Fornaro, onorevole De Luca! Colleghi, manteniamo per favore un atteggiamento di rispetto nei confronti di chi parla, per favore, senza inutili commenti? Per cortesia, coraggio.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Nessun coraggio, Presidente.
PRESIDENTE. No, no, coraggio…
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Noi stiamo difendendo la nostra democrazia…
PRESIDENTE. Aspetti, ma il coraggio era a me, me lo autoimponevo il coraggio. Mi posso fare coraggio da solo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Riferito a me, coraggio. Prego!
PIERO DE LUCA (PD-IDP). Presidente, se è possibile discutere e continuare a intervenire, noi stiamo ponendo una serie di problematiche e criticità rispetto a un decreto e a un provvedimento estremamente pericoloso dal nostro punto di vista. Siamo di fronte all'ennesima forzatura istituzionale di un Governo che ha svuotato e sta svuotando il ruolo di questo Parlamento. Noi stiamo difendendo la democrazia del Paese, ma anche il ruolo di questo Parlamento con questa battaglia che stiamo facendo, che sia chiaro a tutti. Stiamo difendendo il ruolo di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), di questa Assemblea, intervenendo nel merito, come stanno facendo tutti i colleghi, senza provocazioni, ma ragionando dei problemi reali che vi stiamo sottoponendo e ai quali non abbiamo risposta da parte vostra.
Dal suo insediamento, questo Governo ha adottato quasi 100 decreti-legge, un numero record delle ultime legislature; ben 11 riguardano i temi dell'immigrazione e della sicurezza. Già da qui si capisce il fallimento del vostro Governo su questi temi. Se aveste adottato anche solo un decreto che avesse prodotto il risultato sperato da parte vostra, non ci troveremmo qui a discutere dell'ennesimo provvedimento che parla per propaganda e per demagogia di sicurezza, quando non si occupa minimamente della sicurezza.
Già di per sé siamo a commentare e a discutere del fallimento conclamato del vostro Governo. Con quest'ordine del giorno, per essere concreti, come in altri, noi vi chiediamo una cosa banale e siamo davvero sconvolti dal fatto che continuiate a essere completamente silenti rispetto a questa richiesta. Vi chiediamo di farci un report, una valutazione di impatto sugli effetti, sull'efficacia, sui risultati prodotti da questo provvedimento nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Nulla di particolarmente sconvolgente. Vi chiediamo un atto di trasparenza per verificare e controllare l'efficacia, gli effetti prodotti da questo provvedimento nella società italiana.
C'è una frase che abbiamo ascoltato in queste ore che mi pare quanto mai opportuno richiamare, parafrasando quello che è stato detto nelle ultime ore: “nessun potere è immune da vincoli e da controlli”. Lo ha ricordato il Presidente della Repubblica Mattarella, incontrando i giovani magistrati, e noi crediamo sia doveroso ricordare questa espressione: “nessun potere dello Stato è immune da vincoli e da controlli”. È quello che vi stiamo chiedendo, di controllare l'efficacia di questo provvedimento, ma da parte vostra nulla. Le critiche che stiamo avanzando sono critiche, innanzitutto, legate alla scelta delle priorità.
Voi intervenite, ancora una volta, con la decretazione d'urgenza, quando, dal nostro punto di vista, le priorità sono altre. Abbiamo 4 milioni di lavoratori poveri, 6 milioni di lavoratori sotto la soglia di povertà, un Servizio sanitario nazionale che state smantellando, un PNRR che è insabbiato, avete cancellato centinaia di progetti di case e ospedali di comunità, 100.000 posti in asili nido, state bloccando le residenze universitarie nel Paese. Di fronte a questa emergenza sociale di un Paese bloccato da oltre due anni e mezzo, voi scegliete di adottare l'undicesimo provvedimento propaganda-manifesto sull'insicurezza del Paese. Questa è la prima contestazione che vi facciamo.
La seconda è legata a questo aspetto: voi siete in difficoltà e, ancora una volta, per l'ennesima volta, provate a cancellare, a oscurare le tensioni politiche al vostro interno e l'incapacità di affrontare i problemi che toccano la carne viva degli italiani, i problemi reali del Paese, adottando un provvedimento demagogico e propagandistico per distrarre l'attenzione dall'incapacità di affrontare i problemi reali del Paese. L'emergenza della sicurezza per voi è un tema richiamato non per risolvere i problemi, ma per distrarre dai problemi, e utilizzato, ancora una volta, come arma di distrazione di massa.
Questo per noi è intollerabile, perché è un tema serio quello della sicurezza, su cui bisognerebbe ragionare in modo anche bipartisan, per soluzioni concrete, efficaci, confrontandosi con gli amministratori locali, invece di emanare norme su norme, reati su reati, come avete fatto finora. È stato ricordato dai nostri colleghi, da quando siete al Governo, aumentando i reati e le pene, siete arrivati a 400 anni di carcere potenziale in più. E in questo provvedimento inserite 14 nuovi reati e 9 nuove aggravanti.
Questa, più che una politica di sicurezza, è una politica della paura e della tensione, una politica della disinformazione, utile solo alla vostra propaganda. Oggi è stato ricordato che negli scorsi mesi avete colpito i rave, chi imbratta, avete creato nuovi tipi di reati, e oggi introducete reati nei confronti di chi osa addirittura esprimere il proprio pensiero, manifestare il proprio pensiero, manifestare il proprio dissenso, anche per difendere i propri diritti nel nostro Paese.
State condannando e penalizzando con un nuovo reato chi semplicemente desidera o intende esprimere il proprio pensiero. Lo fate con coraggio e spregiudicatezza. Ma non avete avuto remore, invece - questo è l'altro elemento che vi contestiamo rispetto alla schizofrenia del vostro atteggiamento -, oggi, nel condannare chi esprime il proprio pensiero, chi intende manifestare la propria libertà di espressione, non avete avuto remore a cancellare le multe ai no-vax e ai negazionisti sanitari, a chi non ha rispettato le regole volte a difendere la salute e la vita dei nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Dovreste farle rispettare sempre le regole, non quando vi conviene, non quando vi conviene; invece fate demagogia, non le fate rispettare e le condonate addirittura contro chi non ha rispettato regole volte a difendere la vita e la salute dei nostri cittadini. State creando un lento scivolamento verso una deriva illiberale e antidemocratica; state reprimendo diritti, ma state anche creando - è stato ricordato - aberrazioni umane e sociali, come sul tema delle detenute madri. Ma davvero, con grande serenità e pacatezza, anche se il tema è davvero delicato, da padre, come tanti di voi, da padri o da madri: ma come potete non avere un briciolo di umanità per i bambini, anche in fasce, delle mamme detenute? Come potete non avere attenzione?
Come potete non avere un minimo di pietas umana nei confronti di bimbi che condannate al carcere e a una pena le cui conseguenze soffriranno per tutta la vita? È inaccettabile! C'è un ulteriore aspetto, e mi avvio a concludere: con queste norme continuate a fare propaganda, come abbiamo detto, ma non fate nulla di ciò che serve davvero per assicurare e creare sicurezza nel nostro Paese. Non investite nella prevenzione, non investite nelle Forze dell'ordine, nelle nuove assunzioni; non investite nella prevenzione, nelle scuole, nei servizi, nella questione sociale; nessuna attenzione a ciò che davvero è utile per creare i presìdi di tutela delle nostre comunità. Ci ascolti solo su questa cosa, Sottosegretaria. Guardi, credo, ma credo che dovrebbe essere…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). …opinione condivisa, Presidente, ci vogliono - perché c'è anche questo nel provvedimento - meno pistole, Sottosegretaria, meno pistole, non più pistole. Meno pistole sui comodini delle famiglie, più operatori sociali, più asili, più educatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), più insegnanti, più scuole aperte il pomeriggio per assicurare la sicurezza. E glielo dico in un momento storico in cui, ancora oggi, si spara nelle nostre comunità e si uccide per un paio di scarpe…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Luca.
PIERO DE LUCA…per uno sguardo sbagliato. Fate attenzione a ciò che è davvero necessario per garantire la sicurezza nel nostro Paese…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Luca.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). …non la propaganda al vostro Governo e…
PRESIDENTE. Ha concluso il suo intervento.
PIERO DE LUCA (PD-IDP). … alle vostre forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/125 De Luca, con il parere contrario del Governo…
Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). È la seconda volta che chiedo di intervenire e il Presidente di turno non riesce a vedermi.
PRESIDENTE. È che c'era un certo brusio. Vede, adesso, che silenzio?
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Nel sottoscrivere ovviamente l'ordine del giorno del collega De Luca, volevo integrare alcuni elementi. Il primo: noi continuiamo a insistere e la presenza del Sottosegretario ovviamente è l'occasione per sottolineare il fatto che stiamo lanciando il decreto Sicurezza senza alcun tipo di atti concreti per attuarlo. Perché tranne l'inasprimento delle norme, delle leggi, non aumentiamo gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine. Io continuo a insistere, in ogni occasione nei confronti del Ministro competente, nel sottolineare che ogni volta che lui ci dice: “abbiamo aumentato di “x” mila agenti, carabinieri o altro, la sottrazione con quelli che vanno in pensione ci dà sempre il segno meno. Ci dà sempre il segno meno. Non a caso diverse sigle sindacali delle Forze di polizia, dei carabinieri e anche degli operatori, degli agenti di Polizia penitenziaria contestano questo decreto, non perché sono contrari in assoluto ma perché non vedono sostanza.
La seconda cosa che vorremmo sottolineare è che immaginare che ci sia una sicurezza senza operatori che facciano prevenzione è un qualcosa che non porterà a nulla. Si potrà ragionare qualche mese di un po' di propaganda, però resta il tema che la repressione senza prevenzione non porterà alle soluzioni che tutti auspichiamo ovviamente. E, ancora, voglio sottolineare che, proprio in queste ore, noi abbiamo avuto un ulteriore elemento che ci fa rendere conto della gravità della situazione in cui viviamo.
Io mi sono allontanato dall'Aula per alcune ore perché sono andato alla marcia ad Afragola per una ragazzina di 14 anni che è stata massacrata dall'ex fidanzatino di 19 anni, che ha occultato il corpo della bambina… della ragazzina e ha partecipato facendo finta di partecipare alle ricerche. Due giorni prima sono stato a trovare due ragazzi - e concludo Presidente - che sono stati massacrati di botte, gli hanno rotto lo zigomo - per fortuna sono vivi - perché c'è stato un pestone, è caduta una birra e a un ragazzo gli è andato a finire qualche schizzo della birra sopra le scarpe e li ha massacrati di botte. Sapete che cosa hanno detto i genitori rispetto alla questione di Santo Romano o di Francesco Pio Maimone? Per fortuna sono vivi.
PRESIDENTE. Grazie.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Allora, Presidente, e concludo, la nostra richiesta è: questo decreto senza prevenzione non porterà a nulla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/125 De Luca, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 95).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/126 Scotto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi consenta di dare un'informazione ai colleghi della destra. Ho la netta sensazione che le prime vittime del bavaglio, che con questo decreto immaginate di mettere a mezzo mondo, siete proprio voi. Noi qui siamo costretti a usare lo strumento più radicale che i regolamenti parlamentari ci concedono: il filibustering. Voi, però, durante tutto l'iter del provvedimento, non avete nemmeno toccato palla.
La domanda è: non siete stanchi di essere trattati come soldatini da Palazzo Chigi che con questa misura ha costretto le Camere a giocare a ping pong, calpestando l'autonomia, innanzitutto, della vostra funzione costituzionale? Eppure, pensate che funzioni quel bavaglio, messo ai corpi di studenti e lavoratori, che rivela soltanto quanto sia cinico, stupido e persino strabico prendersela con chi non ha potere, non ha soldi, non ha santi in paradiso. E, però, questo voi lo fate a ogni passaggio, perché siete autentici professionisti del doppio standard: i condoni agli evasori e le manette ai poveracci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo siete!
Ma pensate davvero di poter gestire la protesta degli studenti, anche quella più rumorosa, con il manganello e con il carcere? Vi informo che con i ragazzi si parla. E se ti contestano, se ti dicono che non sono d'accordo con te, continui a parlarci. È la fatica della politica, è la promessa della democrazia. Il resto, le vostre leggi, sono solo cianfrusaglie autoritarie. Ci direte che per voi la sicurezza è un'ossessione, forse una missione. Eppure, forse, la parola più adatta è manipolazione. Questa ordalia di reati ed aggravanti produrrà solamente un indebolimento, un intasamento della macchina della giustizia e tanto dolore sociale, solitudine ed emarginazione.
Di una sola forma di sicurezza, però, non vi occupate mai: quella di chi la mattina si alza per andare a lavorare e non è scontato che torni a casa vivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma tra tanti decreti sulle carceri, sui rave party, sull'immigrazione, tra tanti decreti non vi è mai venuto in mente di farne uno per provare a bloccare la più grande ferita della Repubblica italiana? I morti sul lavoro. Avete invece soltanto prodotto leggi inefficaci, a partire da quella gigantesca autocertificazione che è la patente a crediti. Signor Presidente, pochi giorni fa abbiamo fatto un'interrogazione parlamentare in cui abbiamo chiesto al Ministero del Lavoro quanti controlli erano stati fatti sulle patenti a crediti: 400.000 su 800.000 cantieri edili assegnati, l'1,3 per cento. E sa quante sono le patenti sospese? Solo 15, in un Paese in cui muoiono tre lavoratori al giorno e 1.000 all'anno. Di questo si tratta.
E, allora, dovreste fare sì un decreto; dovreste fare un decreto per introdurre la responsabilità in solido del committente lungo la catena degli appalti; dovreste fare un decreto per fermare i subappalti a cascata; dovreste fare un decreto per assumere più ispettori sul lavoro.
Invece, gli unici decreti che fate sono quelli che reprimono chi dissente, chi protesta, chi prova a portare avanti un'idea diversa dalla vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/126 Scotto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 96).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/127 Di Biase.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE (PD-IDP). Grazie, Presidente. Che ad un aumento delle pene non corrisponda una diminuzione dei reati, è questione che noi, più volte, ci siamo sentiti di sollevare e di sottolineare in quest'Aula. L'ultima tragica morte - che è stata già ricordata da alcuni colleghi che mi hanno preceduto - è quella di Martina Carbonaro, una giovanissima donna, ragazza, bambina, di 14 anni, che, in modo tragico, ci dice proprio questo: purtroppo, aumentare le pene non diminuisce i reati; aumentare le pene non basta a mettere in salvo, in questo caso, le ragazze da quelli che sono i femminicidi.
Lo dico perché quello che può sembrare una cosa ovvia, almeno lo è per la maggior parte degli studiosi che si cimentano sulla materia, che su questo hanno fatto indagini, studi e statistiche approfondite, sembra, invece, non esserlo per questa maggioranza, che in due anni e mezzo davvero ci ha abituato, in modo compulsivo, a una proliferazione di nuove leggi, che hanno sempre, in ogni occasione, risposto a quello che era un desiderio che veniva da altro, come se, in qualche modo, dovessero rispondere a una necessità atavica di ingenerare paura, di creare il nemico, addirittura di crearne di nuovi, lì dove non c'erano, come è accaduto per alcuni decreti che sono stati citati. Sono ore, ore e ore che parliamo, in piena notte, come il decreto Rave; non mi pare fosse poi un'emergenza.
Ma ci sono alcune norme contenute in questo decreto-legge che, più di altre, io reputo siano lesive dello Stato di diritto. Mi riferisco, in particolare, tra le tante, a quella che riguarda - è stata già citata da alcuni colleghi - il diritto dei detenuti all'interno delle carceri di poter opporre resistenza passiva. Ricordiamolo: le carceri mi pare già che versino in una situazione abbastanza drammatica, tale da non dover prevedere ulteriori aumenti di pena. Anche perché qualcuno, poi, dovrebbe spiegarci tutti questi detenuti, dove intendete metterli, visto che il piano carceri è stato - non lo dico io, lo dicono i fatti - un grandissimo buco nell'acqua. Noi ancora siamo fermi rispetto all'identificazione degli spazi, alle risorse da stanziare. Nulla è stato fatto. L'unica cosa certa è che in Italia, ogni quattro giorni, muore un detenuto; un detenuto sottoposto alla custodia dello Stato si toglie la vita.
E l'altra norma su cui io, ancora una volta, per l'ennesima volta, intervengo in quest'Aula, è quella sulle detenute madri. Noi, un anno fa, in modo accorato, abbiamo dibattuto questa legge - prima lo abbiamo fatto in Commissione, poi lo abbiamo fatto in Aula - e speravamo che questi nostri appelli accorati, non soltanto nostri, ma di tutte le associazioni che si battono per la tutela dei minori, riconducessero a ragione questa maggioranza, i partiti di questa maggioranza, anche coloro i quali si reputano garantisti. Ci auguravamo che sarebbe stata cambiata la norma, ma nulla di questo è stato fatto. Avete fatto un'opera di maquillage su una norma che, purtroppo, è molto, molto pesante e molto lesiva non soltanto dei diritti della madre, ma è lesiva, in primo luogo, dei diritti dei bambini, perché quello che questo Parlamento ha completamente disatteso è avere in mente l'interesse supremo del minore. Cioè, qui è talmente tutto legato ed è diventata solamente centrale la pena, che noi abbiamo perso di vista che cosa conta, e conta il bambino (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Io mi permetterò di dire, tra le poche cose che riuscirò a dire in questo mio intervento, che l'Associazione nazionale dei pediatri, insieme a Save the Children, in modo accorato ci ha rivolto questo appello: il carcere non è il luogo dell'infanzia, ogni giorno passato dietro le sbarre toglie ai bambini stimoli essenziali per la crescita, danneggia il legame madre-figlio e nega il diritto a un'infanzia libera e dignitosa.
Arrivate - questo perché la mela, Presidente, non cade mai lontano dall'albero - persino a fare peggio dei vostri numi tutelari, del Ministro Rocco che, addirittura, aveva previsto che le donne incinte o con figli, con prole sotto l'anno di età in carcere non dovessero entrarci. Questa destra cosa fa - consentitemi - dal mio punto di vista? In modo vigliacco, trova l'escamotage lavandosi la coscienza. Mi pare che sia un'abitudine abbastanza diffusa avere la coscienza a posto rispetto a fatti che, invece, indignano i cittadini del nostro Paese, perché oggi ne abbiamo avuto abbondante prova (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) in quest'Aula, Presidente, quindi la misura è anche abbastanza colma. Voi che cosa dite? I bambini non andranno in carcere - ho sentito per bocca di alcune colleghe rivendicare questa scelta -, i bambini andranno negli ICAM. Io qui non posso non sottolinearlo ancora una volta: io temo che voi parliate di ICAM senza averli mai visitati. Io penso che la maggior parte dei colleghi, che sappiamo non sopportare le visite in carcere - come se non fosse un dovere e diritto dei parlamentari andarci -, un ICAM non l'abbia mai visto, altrimenti saprebbe che gli ICAM sono delle sbarre, delle carceri a colori. Questo sono gli ICAM.
Io penso che non bisogna essere pedagogisti per sapere che un bambino non esiste da solo, il bambino esiste e sviluppa sé stesso all'interno di un'interazione con la madre e, quando questa si svolge in un contesto come quello carcerario, in un contesto di privazione, anche di violenza - la violenza non è mica solamente esplicita, spesso è sorda -, io penso che quel bambino sarà un bambino, purtroppo, che vedrà pregiudicata la sua crescita. E mi consenta - ho concluso, Presidente - lo faccio citandola, la cito perché lei sa che io nutro stima nei suoi confronti e penso anche che le parole che ha detto fossero sentite, e proprio sulle sue parole vorrei che noi riflettessimo. Lei, in una giornata di dicembre, ha detto una cosa per cui io sono rimasta colpita e ho pensato: allora c'è qualcuno che la pensa come me. Lei ha detto: “I bambini nascono nella mangiatoia” - parlava della mangiatoia perché eravamo sotto Natale, non me lo dimenticherò mai - “per stare al Vangelo, ma di certo non nascono in carcere (…)”. Ecco, con questa legge noi, invece, consentiremo non solo di viverci, ma anche di nascerci (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/127 Di Biase, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 97).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/128 Andrea Rossi, su cui vi è il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/128 Andrea Rossi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 98).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/129 Lacarra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo due impegni puntuali, concreti, realistici; due impegni che nascono non da un pregiudizio ideologico, ma dalla consapevolezza delle gravi ricadute che questo decreto avrà nel nostro ordinamento giuridico e, più in generale, sul rapporto fra Stato e cittadini.
Ci troviamo oggi a discutere la conversione in legge di un decreto-legge che rappresenta uno dei punti più bassi del rispetto istituzionale e costituzionale da parte di questo Governo, un provvedimento che, come è noto, ha recepito quasi integralmente un disegno di legge altrettanto pericoloso che stava proseguendo il suo iter al Senato. Invece di portarlo al confronto parlamentare com'era doveroso, il Governo ha scelto la scorciatoia della decretazione d'urgenza, evitando di sottoporlo al dibattito, alle audizioni e agli emendamenti. Un fatto gravissimo, signor Presidente, l'ennesimo precedente pericoloso che viene creato in questa legislatura.
Non siamo davanti a un decreto tecnico, siamo davanti a un provvedimento che tocca libertà fondamentali, che introduce 14 nuovi reati, 9 circostanze aggravanti e che ridefinisce, in modo spesso confuso e ideologico, l'equilibrio tra autorità e libertà. Tutto ciò è avvenuto con un atto unilaterale del Governo, senza una vera discussione parlamentare che, anzi, è stata selvaggiamente amputata all'insegna della fretta incomprensibile di portare a casa quest'altra bandierina. E non è solo un problema di metodo, è anche e, soprattutto, un problema di merito.
Il provvedimento presenta profili gravissimi: in molti punti appare chiaramente orientato non a garantire la sicurezza dei cittadini, quanto a reprimere il dissenso e a criminalizzare comportamenti legati all'esercizio di libertà costituzionali, come la partecipazione alle manifestazioni pubbliche. È un decreto che costruisce un modello penalistico confuso, contraddittorio, irrazionale, che utilizza il diritto penale come strumento di propaganda, fondato sull'illusione che basti aumentare le pene o introdurre nuovi reati per migliorare le condizioni di sicurezza del Paese. È una logica punitiva fine a se stessa, una ossessione panpenalistica che serve a coprire l'assenza di politiche sociali, educative, urbane. Infatti cosa manca in questo decreto? Tutto ciò che servirebbe davvero: mancano le misure di prevenzione, mancano investimenti per il personale della giustizia e della sicurezza, politiche urbane di rigenerazione e coesione sociale, coinvolgimento degli enti locali, risorse per le carceri e per la magistratura di sorveglianza. L'unico effetto pratico di questo decreto sarà aumentare il carico di lavoro per la giustizia penale, aggravare l'ingolfamento degli uffici giudiziari, peggiorare ulteriormente la situazione nelle carceri e nei tribunali, senza offrire alcuna risposta concreta alla domanda di sicurezza dei cittadini.
Per questo, nel nostro ordine del giorno, chiediamo due impegni chiari e puntuali. Il primo: che il Governo riferisca entro 6 mesi alle Camere sull'impatto reale dell'introduzione di questi nuovi reati, che ci dica cosa sta funzionando, cosa no, quali effetti hanno avuto queste norme sul funzionamento del sistema penale e sulle libertà individuali. Non ci possiamo permettere ulteriori scelte alla cieca, ulteriori sperimentazioni punitive senza verificarne le conseguenze. Il secondo: chiediamo il reclutamento di almeno 500 nuovi magistrati da destinare, in particolare, alla magistratura di sorveglianza e un piano serio di stabilizzazione e potenziamento dell'Ufficio per il processo penale, anche attraverso l'utilizzo delle graduatorie già esistenti. Sembra a tutti una misura di buonsenso, e ciò serve per evitare che questo decreto affossi completamente il sistema giustizia. La magistratura di sorveglianza, già in enorme difficoltà, sarà travolta dalle nuove norme penali. Gli uffici per il processo, pensati per garantire l'efficienza e la durata ragionevole del processo, rischiano di essere disarticolati per mancanza di personale stabile.
Chiediamo che il Governo la smetta di far finta di nulla e mantenga le promesse che il Ministro Nordio qui, in Aula, ha fatto in ordine all'Ufficio per il processo; che questo Governo non continui a colpire il dissenso, a militarizzare il diritto, a inseguire la sicurezza con strumenti inefficaci e spesso incostituzionali. Chiediamo che si assuma la responsabilità delle proprie scelte e che cominci, finalmente, a misurarle sulla base dei risultati.
Colleghi, quest'ordine del giorno è una richiesta di trasparenza, ma anche un atto di rispetto per il nostro sistema democratico e costituzionale; è un invito a non cedere all'illusione dell'autoritarismo efficiente, a ricordare che la sicurezza vera si costruisce con la giustizia, con l'equità e con la partecipazione, non con la paura e la repressione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/129 Lacarra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 99).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/130 Forattini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Forattini. Ne ha facoltà.
ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Il parere contrario a quest'ordine del giorno non stupisce e dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, quanto sia ideologico e repressivo il vostro concetto di sicurezza.
Sicuramente non vi appartiene la sicurezza che migliora le condizioni di tutela dei cittadini e dei territori, quella sicurezza sociale di cui avremmo veramente bisogno, perché la prevenzione non è nelle vostre corde. Di prevenzione non se ne parla mai, non c'è nulla di strutturale in questo decreto: nessuna misura di prevenzione, nessun investimento per la sicurezza reale, nessuna risorsa per il personale che ogni giorno garantisce l'ordine pubblico. Si colpisce il dissenso, si criminalizza la marginalità, si affidano alla repressione problemi sociali complessi. È una scorciatoia ideologica, non è una strategia di sicurezza. E allora sì, è un decreto che fa male perché costruisce un modello repressivo irrazionale e disorganico, perché non migliora la sicurezza, ma restringe le libertà, perché parla di legalità, ma nega il diritto.
Cosa chiedevamo con quest'ordine del giorno? Innanzitutto, un'informativa, entro 6 mesi dalla conversione in legge di questo decreto, rispetto alle nuove fattispecie di reato che vengono introdotte: 14 nuovi reati, 48 se sommati agli altri precedentemente approvati. Abbiamo chiesto di rafforzare gli organici e le risorse per la Polizia penitenziaria e per i loro straordinari; l'assunzione straordinaria di dirigenti per garantire la gestione degli istituti su tutto il territorio, perché ogni istituto abbia il suo dirigente in via esclusiva. Quindi misure strutturali che servono a garantire la sicurezza, ma, poiché è un decreto a invarianza finanziaria, anche richieste di buonsenso, che possono garantire la sicurezza, non vengono accolte. Da una parte, ci si dichiara amici delle Forze dell'ordine, ma, dall'altra, non si aiutano nel concreto.
Ecco perché stiamo contestando questo decreto: non accettiamo che l'ideologia prenda il posto della legalità costituzionale, non accettiamo che il diritto venga usato come una clava e la sicurezza non può essere il paravento per limitare la libertà. Un sistema penale che punisce per punire, che moltiplica i reati senza costruire alternative è un sistema disfunzionale. Come è stato detto in quest'Aula, si aggrava la pena senza migliorare la società e ciò non corrisponde a un'idea moderna di giustizia.
Questo decreto impatta pesantemente sulle persone più fragili: i senza tetto, i migranti, le madri detenute, i minori coinvolti in contesti di povertà estrema. Le nuove norme rischiano di colpire la marginalità come se fosse devianza, ma la marginalità non si punisce, si incontra, non si reprime, si accompagna. Nessuna delle misure proposte nel decreto affronta le cause strutturali dell'insicurezza, come la povertà, l'esclusione, la disuguaglianza.
Il nostro ordine del giorno era un atto tecnico e politico, una scelta di campo e, quindi, chiediamo al Governo di non limitarsi ad aggiungere norme penali, ma di investire in personale qualificato, in servizi e in professionalità. E chiediamo una sicurezza che sia anche sociale, che non si fondi sulla paura, ma sulla ricostruzione del patto tra Stato e cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/130 Forattini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 100).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/131 Guerra, sul quale vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. I colleghi hanno già ricordato che con questo decreto vengono introdotte 14 nuove fattispecie di reato - che si sommano alle 34 che sono state introdotte precedentemente da questa maggioranza - e 9 circostanze aggravanti.
In sostanza, quello che pensavo è che, quando non sapete come risolvere un problema economico, invocate un'agevolazione fiscale e, quando non sapete come risolvere un problema sociale, introducete un nuovo reato.
La matrice è la stessa, si chiama mancanza di pensiero, mancanza di visione, scorciatoia, propaganda.
Ma ancora di più di questa proliferazione di reati, mi colpisce la totale, assurda casualità con cui vengono distribuiti anni di galera, come se un anno di galera non fosse un peso enorme nella vita di una persona.
La totale casualità, la totale leggerezza, la totale illogicità: reati gravi con pene lievi - quando non con l'impunità - reati lievi con pene gravi, lo stesso comportamento punito in modo diverso se compiuto 50 o 100 metri più in là, atti non violenti puniti come fossero atti violenti, esseri umani incarcerati senza aver commesso nessun reato. Credo che siamo veramente di fronte all'assurdità più totale.
Facevo anche un'altra considerazione. Se questa proliferazione di nuovi reati avesse mai un senso, se ce ne fosse davvero bisogno, non potrebbe che tradursi in una crescita rilevante delle carcerazioni.
Abbiamo posto questo problema in Commissione bilancio e abbiamo chiesto come si fa, senza soldi, a finanziare più posti in carcere, ad assumere più persone della Polizia carceraria. Che grande ingenuità la nostra: ci è stato risposto che ovviamente si può fare tutto a risorse date. E, quindi, non bastano 12.000 carcerati in più rispetto alla capienza delle nostre carceri, si pensa di stiparli ancora di più, in contrasto ovviamente, ancora una volta, con un articolo fondamentale della Costituzione, l'articolo 27, che fra l'altro dice: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”.
Presidente, è il senso di umanità la prima cosa che si è persa in tutto il ragionamento su questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Invece, bocciate quest'ordine del giorno - vi preparate a bocciare quest'ordine del giorno - dimenticando anche l'altro aspetto dell'articolo 27, che prosegue dicendo che le pene “devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Ed è proprio questo che richiamava il nostro ordine del giorno, perché parla delle misure volte al recupero e al reinserimento sociale delle persone carcerate. Tra queste misure svolgono un ruolo importantissimo le misure di esecuzione penale esterna che sono state estese dalla messa in prova alle pene sostitutive della detenzione, fra cui il lavoro di pubblica utilità sostitutivo della detenzione fino a tre anni.
Queste forme di esecuzione penale esterna hanno un'importanza fondamentale per il ragionamento che stavo facendo, non solo perché sono dirette a promuovere il reinserimento sociale dei condannati, ma anche perché aiutano a decongestionare il carcere.
La relazione del Ministero della Giustizia al Parlamento del 2024 ha registrato - e ci ha comunicato - un crescente utilizzo di queste forme di esecuzione penale esterna, che hanno interessato 4.753 persone alla fine del 2024 e di queste, quella a cui faceva riferimento, ovvero il lavoro di pubblica utilità sostitutivo, è in forte ascesa e riguarda 3.784 condannati con un aumento di 2.650 unità dall'anno precedente.
C'è, però, una criticità e, cioè, la necessità di estendere le coperture finanziarie del fondo istituito presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali che ha la funzione di garantire, per queste persone che lavorano fuori dal carcere, la copertura degli oneri assicurativi INAIL.
La sua insufficienza, l'insufficienza di questo fondo - per accompagnare, come deve, perché ci teniamo ad assicurare le persone che lavorano e ci teniamo alla sicurezza sul lavoro - sarebbe la vera urgenza. Ma proprio perché sarebbe la vera urgenza, in un decreto che di urgenza non ha proprio un bel niente, non la volete mettere e date un parere negativo a quest'ordine del giorno. Viva la coerenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/131 Guerra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 101).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/132 Toni Ricciardi. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/132 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 102).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/133 Sarracino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Partendo da una rapida considerazione, questo decreto è in effetti un'ammissione di responsabilità o, meglio, addirittura l'ammissione di un fallimento su una questione che per noi è prioritaria, quella della sicurezza, che si accompagna a un altro tipo di sicurezza che rappresenta, per quel che ci riguarda, il principale fallimento del Governo Meloni, che è la sicurezza sociale.
Quindi, passa tutto in secondo piano per voi. Passa in secondo piano la grande questione salariale che c'è in questo Paese. Passa in secondo piano la crisi industriale, che ormai da 23 mesi porta questo Paese ad avere dei numeri estremamente negativi. Passano in secondo piano i 4 milioni di italiani che sono costretti a rinunciare alle proprie cure. Passano in secondo piano le tante vertenze che purtroppo ogni giorno si aprono nei nostri territori, in particolar modo nel Mezzogiorno.
Il tema, Presidente, per questo Governo e per la destra, è colpire i poveri cristi. Siete arrivati al potere dicendo che eravate pronti. Non state utilizzando il potere per cambiare questo Paese, state utilizzando il potere soltanto come un fine e vi divide tutto. La prova ne è anche questo decreto, con l'iter che abbiamo visto in questi 2 anni. Vi divide tutto, meno il restare esattamente dove state.
Allora, Presidente, vorrei sperimentare con lei qualcosa di innovativo alle 4,25 di questa mattina. C'è una triangolazione tra me, lei e il Governo per una spiegazione su una questione che per me è veramente la più incredibile di questo decreto, che è quella del blocco stradale. La domanda, Presidente, che rivolgo a lei e, per suo tramite, al Sottosegretario, è: perché? Che vi hanno fatto le lavoratrici e i lavoratori di questo Paese che meritano di essere arrestati se osano scioperare in difesa del proprio posto di lavoro? Che cosa vi hanno fatto? Vi dovete alzare e spiegarci i motivi di questa scelta, perché è francamente inaccettabile e incomprensibile.
Voi, anziché essere al fianco di chi lotta per difendere il proprio posto di lavoro, pensate e immaginate che debbano essere anche arrestati perché operano un blocco stradale.
Presidente, le do una notizia. Soltanto in questo anno, i lavoratori che hanno operato un blocco stradale oggi, senza quella manifestazione, avrebbero rischiato di perdere il proprio posto di lavoro. Ne abbiamo fatte decine di esempi, come la Whirlpool di Napoli. Hanno bloccato le strade anche di Napoli, oggi però hanno conservato il proprio posto di lavoro. Trasnova a Pomigliano: anche grazie al blocco stradale siamo riusciti a rinnovare la commessa per un anno e adesso quella questione si riproporrà. Stellantis a Pomigliano idem. Dema di Somma Vesuviana idem. Lo hanno fatto tutti e, senza quel blocco stradale, oggi avrebbero perso il posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Noi continueremo a essere al loro fianco.
Voi fateci la cortesia: smettetela con i comunicati di solidarietà e smettetela anche di fare operazioni per cui venite lì a dire che risolverete tutto e non risolvete niente, perché avete previsto altre cose per loro.
Avete criminalizzato il dissenso. E il fatto che nessuno, fino ad oggi, si sia alzato e ci abbia spiegato i motivi di questa scelta è grave, estremamente grave. Rappresenta, Presidente, non solo un messaggio bruttissimo e orrendo. Lo Stato si dovrebbe occupare di chi perde il posto di lavoro. Invece voi, coerenti con la vostra storia, ve ne fregate.
Ciò mette alla luce e in risalto il vostro modello di sviluppo che avete messo in campo per questo Paese: compressione dei diritti dei lavoratori, svalutazione del lavoro, allergia al dissenso, come abbiamo ascoltato anche questa sera ogni qualvolta intervenivamo, e - concludo su questo - anche un'idea un po' incredibile della democrazia.
Perché, Presidente, le parole della seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato, che invita gli italiani a non recarsi alle urne l'8 e 9 giugno, sono parole vergognose. Presidente, le dico di più da napoletano: portano anche sfiga, perché, Presidente, tutti quelli che lo hanno detto, tutti quelli che hanno detto “andate al mare” dopo poco tempo al mare ci sono finiti loro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Allora, Presidente, chiudo su questo. L'8 e 9 giugno gli italiani vi faranno vedere come non solo daranno a tutti quanti noi, in particolar modo a questa destra, una grande lezione di democrazia votando, ma con quei 5 “sì” costruiranno un'Italia più giusta e con più diritti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Onorevole Sarracino, solo per bon ton istituzionale, comprendo la critica politica, però in un'altra Camera rivolgersi così al Presidente del Senato non è da bon ton istituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/133 Sarracino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 103).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/134 Ferrari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, vi ricordate gli studenti, per lo più minorenni, in manifestazione per la pace in Palestina lo scorso anno manganellati a Pisa e a Firenze? Mattarella chiamò il Ministro Piantedosi perché l'autorevolezza delle Forze dell'ordine non si misura sui manganelli - disse -, ma sulla capacità di assicurare sicurezza, tutelando al contempo la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Disse: con i ragazzi i manganelli sono un fallimento. Ma Piantedosi venne qui in quest'Aula a dire che i manganelli sono, sì, il fallimento, però delle famiglie e della scuola. Già allora, per noi, fu chiaro che saremmo arrivati a un provvedimento di questo tipo. Ma già da allora quell'episodio iniziò a colpire e a stupire inizialmente, poi a preoccupare, le nuove generazioni.
Ne è una prova una lettera che non solo io, ma tutti i parlamentari della mia regione, il Trentino-Alto Adige-Südtirol, abbiamo ricevuto il 1° aprile scorso da parte di alcuni capi scout. Non parliamo di un gruppo di pericolosi antagonisti antisistema, ma di giovani che, insieme ad altri 200.000 circa, fanno parte di un'associazione per lo più di ispirazione cattolica, quel cattolicesimo che la Presidente donna, madre, cristiana usa per autodefinirsi, ma i cui principi calpesta costantemente come con questo decreto. Ebbene, alcuni educatori di questa associazione storica di educazione alla cittadinanza attiva e responsabile ci hanno scritto queste parole sul DDL che avete sostituito con questo decreto.
Mi permetto di leggerla perché è uscita già sulla stampa: “Siamo i capi scout di alcune comunità Capi AGESCI della regione Trentino-Alto Adige-Südtirol. Scriviamo questa lettera per esprimere le nostre forti preoccupazioni riguardanti il DDL sicurezza. Come capi scout siamo impegnati a educare i ragazzi e le ragazze alla partecipazione, che è impegno irrinunciabile per il bene comune. Viviamo la cittadinanza partecipando. Ci informiamo per conoscere la complessità, ci confrontiamo nel rispetto delle diversità, vogliamo essere parte attiva e capaci di assumerci impegni concreti. Proprio per questo, nel nostro ruolo di educatori ed educatrici, non possiamo non avvertire preoccupazione riguardo le disposizioni che questo disegno di legge vuole introdurre. In particolare, avvertiamo delle criticità riguardanti le limitazioni al diritto di manifestazione. L'articolo 14 del DDL prevede infatti di criminalizzare il cosiddetto “blocco stradale” introducendo un nuovo titolo di reato, sanzionato con la reclusione da sei mesi a due anni nell'ipotesi aggravata in cui il fatto sia commesso da più persone riunite. Certi che il confronto con la società civile possa contribuire ad un arricchimento del dibattito democratico, chiediamo a voi di prendere posizione sui seguenti punti. Come si concilia l'articolo 14 del DDL con il diritto di riunione e la libertà di manifestazione garantiti ai sensi dell'articolo 17 della Costituzione? Il diritto di manifestazione deve essere esercitato pacificamente e senza armi. Al riguardo, si può constatare che il blocco stradale è una forma di manifestazione certamente fastidiosa e finalizzata a creare disagio, come peraltro lo è lo sciopero, che pure è costituzionalmente garantito. Ma quali pericoli concreti costituisce per la sicurezza una forma di manifestazione del dissenso che è per sua natura pacifica e meramente passiva? Inoltre, essendo il blocco stradale già punito come illecito amministrativo, ci chiediamo: quali ragioni inducano a ritenere che sia “estremamente” necessario - io aggiungerei anche urgente - criminalizzare questa condotta ricorrendo alla legge penale, che per la sua particolare afflittività andrebbe utilizzata come extrema ratio?
In conclusione vi chiediamo: perché in uno Stato di diritto ci si preoccupa di perseguire penalmente quei giovani che si interessano alla politica e che decidono di scendere in piazza per manifestare pacificamente la propria idea? Perché togliere diritti alle persone in nome della sicurezza? Come educatori ed educatrici riteniamo che sia importante aumentare e rafforzare gli strumenti di partecipazione alla vita politica del nostro Paese, piuttosto che limitarli e criminalizzarli. Guardiamo con fiducia ai luoghi e alle occasioni di confronto tra punti di vista ed esperienze differenti, laboratori di cittadinanza attiva. Riteniamo che togliere i diritti alle persone non generi sicurezza. Crediamo che la sicurezza si ottenga investendo in maniera responsabile e lungimirante sul welfare e sulla costruzione di comunità solidali”. E poi ci augurano buon lavoro e questo invece è l'esito di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/134 Ferrari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 104).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/135 Provenzano. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/135 Provenzano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 105).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/136 Barbagallo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/136 Barbagallo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 106).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/137 Ubaldo Pagano. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/137 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 107).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/142 Polo. Onorevole Polo, accoglie la riformulazione? Sì, accetta.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/143 Roscani. Onorevole Roscani, accoglie la riformulazione? Sì, accetta.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/144 Simiani su cui vi è un parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/144 Simiani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 108).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/145 Fratoianni. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Sì, grazie Presidente. Quest'ordine del giorno mette a tema l'articolo 29 del decreto-legge, quindi relativo alle pene previste, legate al codice della navigazione, per i capitani delle navi italiane o straniere. Ecco, qui si vede un nuovo accanimento, ce ne sono numerosi in questo decreto-legge, nel caso specifico nei confronti delle ONG. Però, tutto sommato, è anche coerente con la strategia di questa maggioranza e di questo Governo, che crea a tavolino dei nemici da sventolare, chiaramente sotto il naso dei cittadini, per poi approntare delle soluzioni che però assolutamente sono contrarie, nel caso specifico, anche al diritto internazionale.
Ricordo che, solo nel 2024, nel Mar Mediterraneo sono morte - documentate - oltre 2.400 persone e quindi da qui la necessità, invece, di avere dei sistemi adeguati di ricerca e soccorso, che però questo Governo non intende predisporre. E, quindi, è la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare che stabilisce il dovere fondamentale di dare assistenza a chi si trovi in pericolo o in emergenza in mare.
E quindi qui chiedevamo semplicemente, con quest'ordine del giorno, su cui abbiamo l'ennesimo parere contrario, di rimanere all'interno, nel rispetto e nella piena attuazione del diritto internazionale e nazionale proprio in materia di salvataggio marittimo. Ecco, quindi, ancora una volta, questo decreto-legge è assolutamente incostituzionale e ci pone fuori dalle norme e dagli accordi internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/145 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 109).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/146 Iezzi. C'è una riformulazione del Governo: viene accettata.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/147 Grimaldi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà per 5 minuti.
MARCO GRIMALDI (AVS). Colpi di manganello fuori dalla Camera e colpi di fiducia e decreti dentro. Là fuori le persone gridavano: la democrazia non si piega. Nemmeno noi. Sono le 4,40. Ci siamo anche questa notte, Presidente; per chi è ancora sveglio, per chi non ha voglia o non può dormire, per chi vuole sapere di più di questa notte in Parlamento, ascolti.
Vi chiedo, come quella trasmissione Sottovoce, una cosa: che cos'hanno in comune il caso Cucchi, il caso Aldrovandi, la mattanza di Genova nella scuola Diaz? Sono tutti orribili crimini, in cui le indagini sono state inquinate dall'inizio. Indagini condotte dal personale appartenente allo stesso Corpo dell'indagato, indagini opache che hanno mostrato quanto servano meccanismi di discontinuità tra chi indaga e chi è indagato. Hanno mostrato il senso delle tante sentenze della CEDU che parlano del fatto che l'effettività dell'indagine si ha solo se fra indagati e indagatore non sussistano legami gerarchici o istituzionali. Sono storie di corporativismo, autoreferenzialità, parzialità, favoreggiamento. Non basta definirle storie di mala polizia. Sono storie di abusi particolarmente spaventosi perché agiti da chi deve gestire l'ordine pubblico nella tutela delle cittadine e dei cittadini. Sono storie in cui l'utilizzo di codici identificativi avrebbe permesso di individuare, in modo trasparente e sicuro, i responsabili degli abusi, come nel caso delle cariche del gennaio del 2022 contro gli studenti scesi in piazza in solidarietà a Lorenzo Parelli, come nel massacro di Santa Maria Capua Vetere, negli episodi di tortura nella caserma di Piacenza. Ma ci tenete molto a tutelare il “Corpo”, si dice. Il Corpo, non l'individuo che indossa la divisa, né l'istituzione nella sua autorevolezza; entrambi questi ultimi avrebbero molto da guadagnare da norme di trasparenza e ne sarebbero tutelati soprattutto i cittadini e le cittadine. Non penso che - lo dico così - se un parlamentare viene accusato di nefandezze, allora la magistratura ce l'abbia anche con me, con noi. Chi parla di schedatura è in malafede o pensa di avere qualcosa da nascondere.
Dopo le condanne, le sanzioni della Corte europea, gli innumerevoli casi giudiziari, noi vogliamo una cosa sola: che il personale delle Forze di polizia in servizio di ordine pubblico sia tenuto a indossare l'uniforme di servizio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che sul casco, sulla divisa, sul corpetto protettivo, porti una sigla che consenta l'identificazione di quell'operatore. Lo dico perché lo fanno in tanti Paesi. Ve li elenco: Francia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Belgio, Danimarca, Grecia, Irlanda, Finlandia, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Romania. Tanti Paesi. Solo noi continuiamo a non volerlo fare.
Ho finito, Presidente. Vi chiediamo di modificare il codice di procedura penale, di introdurre quel meccanismo automatico di discontinuità tra Corpo di appartenenza dell'indagato e organo incaricato delle indagini, come prevede la giurisprudenza della Corte europea, perché proteggendo chi abusa della propria divisa, si gettano nel discredito tutte e tutti i servitori dello Stato, a cui va il più grande abbraccio.
E chiediamo anche per loro che quei codici identificativi diventino una priorità per difendere il servizio pubblico e per far sì che tutte quelle persone che vogliono continuare a protestare democraticamente - e contro le quali va questo decreto Sicurezza - si sentano tranquille in questo Paese in cui le stesse vengono manganellate anche quando, con i loro corpi, fanno democraticamente quello che possiamo fare anche noi qui dentro (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/147 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 110).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/148 dell'onorevole Mari, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno è riferito, in particolare, a tre articoli del provvedimento, il 14, il 26 e il 27 che, a mio avviso, sono una chiave di lettura del provvedimento nel suo complesso. I reati, come sanno tanti giuristi presenti in quest'Aula e anche alcuni illustri giureconsulti, sono comportamenti umani previsti e puniti dalla legge penale che - nella pratica, non solo nella teoria - possono essere compiuti da tutti, sia che si tratti di quelli più efferati e più odiosi, che di quelli più banali.
Esistono sicuramente reati riferiti a particolari categorie di persone, nel senso che sono commessi contro particolari categorie di persone che la legge giustamente si preoccupa di tutelare. È molto raro, invece, che la legge si occupi, di fatto, dal punto di vista penale, di comportamenti riferiti a particolari categorie di persone. E mai è successo che, in uno stesso provvedimento legislativo, si prevedano più illeciti penali che colpiscano nello specifico alcune categorie sociali, tutte nella parte più dolente della società.
Chi sono i destinatari dei provvedimenti e delle misure contenute negli articoli 14, 26 e 27? Li dobbiamo elencare. Sono lavoratori, studenti, attivisti climatici, comitati territoriali impegnati in vertenze ambientali (mi riferisco, ovviamente, all'eventuale reato di blocco stradale), e poi ci sono i detenuti e gli ospiti dei CPR. Questi sono i soggetti interessati dai tre articoli di questo provvedimento. Questi sono quelli che possono fare ragionevolmente dei blocchi stradali in questo momento, in questo Paese. E questi sono i soggetti interessati dalla cosiddetta resistenza passiva nelle carceri e nei CPR.
I lavoratori di questo Paese. Vediamo in che condizioni sono: nel 2023 ci sono state 15 milioni di ore di cassa integrazione; nel 2024 le ore di cassa integrazione sono passate a 24 milioni. Questo potrebbe essere uno dei motivi della protesta dei lavoratori. Per quanto riguarda i lavoratori interessati da crisi industriali, in questo Paese, le crisi industriali aperte presso il MIMIT sono soltanto 32, erano 58.000 nel 2023 e sono diventate 116.000 nel 2024. Questi sono altri soggetti a cui potrebbe capitare, un giorno, a fronte della loro condizione, di fare una sorta di blocco stradale. Questi sono sempre quelli che patiscono, in prima persona, 25, quasi 26 mesi di calo della produzione industriale.
Questi sono quelli che in Italia stanno, molto probabilmente, fra gli 1,25 milioni di lavoratori poveri. I lavoratori poveri, nel pubblico e nel privato, sono il 10,7 per cento del totale delle forze attive e il 9 per cento dei lavoratori full time. Sei milioni di lavoratori di questo Paese hanno il contratto collettivo nazionale di lavoro scaduto in questo momento: potrebbero dover fare una lotta, uno sciopero, e potrebbe capitare anche di fare una cosa che viene valutata come blocco stradale.
Poi ci sono gli studenti, che stanno in scuole spesso con i muri cadenti, che potrebbero trovarsi a lottare per l'arretratezza dei programmi, che potrebbero trovarsi a lottare in solidarietà con popoli oppressi, come quello della Palestina o per Gaza, per il fatto che può toccare anche a loro di dover lasciare l'Italia; è successo a 191.000 persone nel 2024, quindi uno si può preoccupare e dire: fra un anno o due finisco di studiare e me ne devo andare.
Quello che fanno gli attivisti climatici lo sappiamo: lottano direttamente - loro in prima persona - in tutto il mondo per la salvezza del pianeta. Ci sono i comitati territoriali, che sono quelli che lottano contro gli inceneritori, contro i campi sportivi che non ci azzeccano niente, contro le strade che non servono a niente, contro i gassificatori, per i ponti che stanno messi in un posto strano, costano un sacco di soldi e sono una dannazione.
Ci sono poi i detenuti, che sono in carceri che sono al 132 per cento, quasi 133 per cento, di sovraffollamento - quest'anno se ne sono suicidati 88 - e ci sono gli immigrati che stanno in posti che si chiamano centri di permanenza per i rimpatri. Potrebbe essere quasi una bella definizione, perché può essere una cosa simile a un albergo: devi permanere qui, appoggiati un momento fino a quando riesco a rimpatriarti. Può essere un posto straordinario, comodo e, invece, è un inferno, peggio di una galera.
Io non so se abbiate in mente una società che non protesta, però, sicuramente, la società che protesta è il vostro obiettivo, e la sfera delle proteste di cui parlate è ben precisa, è quella, tra l'altro, che ha una reazione spesso immediata rispetto a un'ingiustizia, quasi mai organizzata; è un fatto - diciamo così - di persone che mettono in campo se stesse e il proprio corpo. La stragrande maggioranza delle sanzioni, delle punizioni che prevedete in questo provvedimento riguardano reati fatti da persone che usano il corpo per commettere il reato. Sono persone che non hanno armi, che non hanno potere, che non hanno niente, ci mettono se stesse, ci mettono il proprio corpo.
Questa, care colleghe e cari colleghi, è la natura profonda di questo provvedimento. Non c'è nessun errore di valutazione in questo provvedimento. Voi sapete benissimo che non serve a niente: è solo una politica fatta scegliendo il nemico da una parte della società, è solo un pezzo della vostra politica sociale (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/148 Mari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 111).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3255/149 Piccolotti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Parlo quasi per ultima. Ho ascoltato questo lungo monologo con le tante e giuste ragioni delle opposizioni e, purtroppo, non ho ascoltato una parola sulle ragioni della maggioranza. Però, devo dire di non averne poi così bisogno, perché quello della maggioranza è un copione che conosciamo già da molti anni, direi da molti decenni. Ero ragazzina quando i Governi Berlusconi sfornavano i pacchetti sicurezza: all'epoca si chiamavano “pacchetti”, perché non era solo un decreto, ma c'erano anche dei disegni di legge, numerosi, poi sono arrivati i decreti Sicurezza e, più o meno, ad ogni Governo se ne sono fatti uno o due. So bene, quindi, che l'esito di questi pacchetti è, più o meno, sempre lo stesso: non cambia nulla nella percezione di sicurezza da parte dei cittadini, si producono tante occasioni di marketing violento per la destra, che vuol fare la faccia cattiva e, poi, si produce un aumento continuo di pene e reati.
Mentre ero qui tutte queste ore, a un certo punto mi sono chiesta: cosa succederebbe se domani mattina ci fosse un miracolo, un miracolo buonista, che cancellasse tutti i poveri, tutte le persone senza casa, i migranti irregolari, le persone che hanno una dipendenza da sostanze stupefacenti, i detenuti, i campi rom, le borseggiatrici? Che cosa accadrebbe se ci fosse questo miracolo buonista? E mi sono detta che ci sarebbe in questo Paese una destra spiantata, fallita, finita, devastata dalla scomparsa della sua filiera produttiva principale, quella del suo discorso ideologico, quella che ha bisogno continuamente di produrre e riprodurre categorie di nemici. E, allora, sarà per questo, Presidente, che non riusciamo a discutere, seriamente e mai, delle cause della marginalità, né della prevenzione, né dei risultati concreti e tangibili delle politiche della faccia cattiva e del pugno duro di questa destra.
È proprio così, perché lavorare sulla prevenzione dei reati e sul contrasto della marginalità sociale sarebbe per questa destra un po' come segare il ramo su cui è seduta. E, allora, si fanno leggi come la Bossi-Fini, che producono clandestinità, perché così poi si può continuare a prendersela con i clandestini; si fanno le leggi proibizioniste, che lasciano i consumatori di sostanze, anche quelli di droghe leggere, nelle mani delle organizzazioni mafiose e si diminuiscono i fondi per i SerD, così si può continuare a tuonare contro i tossicodipendenti e dire che si fa la guerra alla droga; poi si cancella il reddito di cittadinanza, così si possono accusare un po' di persone in più di essere delle delinquenti, mettendole sostanzialmente nelle mani anche di organizzazioni di criminalità e microcriminalità. E poi, in ultimo, naturalmente, si tagliano sempre gli investimenti in edilizia popolare e si lasciano vuote anche quelle case popolari che esistono, così poi si può mandare la Polizia, Presidente, a sgombrare chi vive sotto i ponti, chi si rifugia in uno stabile abbandonato, chi stende i suoi cartoni negli androni dei palazzi.
Presidente, è un meccanismo perfetto, penoso e violento, ma perfetto, che tiene in piedi la destra in questo Paese da molti anni, è la loro assicurazione sulla vita; è una mannaia invece sulla vita di chi è in difficoltà, è un grande favore ai veri criminali di questo Paese, che accrescono i loro affari mentre il Governo passa di salotto televisivo in salotto televisivo raccontando la conturbante storia della borseggiatrice con dieci figli e, infine, Presidente, è una grande fregatura per il resto dei cittadini, che vorrebbero vedere la società che hanno intorno farsi migliore e più civile, meno ingiusta e più sicura nel patto di convivenza e, invece, vedono solo le cose peggiorare, spesso senza nemmeno capire bene perché.
Fin qui, Presidente, c'è quello su cui noi sicuramente non siamo d'accordo, non c'è possibilità d'intesa, dal mio punto di vista, nemmeno sulle norme repressive contro le forme di protesta e manifestazione sociale del dissenso, ma di questo diremo anche domani. Però, Presidente, io vorrei interloquire con lei su qualcosa su cui, invece, dovremmo almeno trovarci a metà strada, qualcosa che appartiene più a lei che a me, per la verità.
E lo dico perché ha sempre pensato che lei e anche alcuni tra i suoi colleghi della destra foste dei sinceri liberali, cioè dei moderati con una forte fede nel mercato e nel capitalismo, gente che crede, ad esempio - e credo che lei me lo confermerà -, che la libertà di impresa, la tutela delle imprese sia uno dei fondamenti della democrazia liberale.
Ecco, allora Presidente, io vorrei farle una domanda: che cosa succederebbe se un domani un Governo di sinistra decidesse, per ragioni di interesse generale, di dichiarare illegali le TV private, dalla sera alla mattina? Oppure di chiudere le acciaierie di un grande industriale, di chiudere delle fabbriche di plastica o di mettere al bando le università telematiche? Sarebbe un fatto incredibile, considerato intollerabile. Le opposizioni a quel Governo farebbero, in Aula, non solo l'ostruzionismo, probabilmente farebbero una rivolta, contro un atto che verrebbe giudicato assolutamente sbagliato. Chiederebbero sussidi, indennizzi, per la riconversione di quelle imprese per non lasciare a casa lavoratori e imprenditori.
Invece, quando questo Governo chiude le imprese di 3.000 giovani imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e lascia a casa 20.000 lavoratori, voi non battete ciglio e oggi vi state accingendo a votare contro un emendamento che chiede semplicemente di istituire un tavolo per capire quale transizione possa esserci, di prevedere sussidi e risorse a sostegno di persone a cui state, in maniera del tutto illiberale, chiudendo l'impresa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), nonostante quell'impresa operasse nella assoluta legalità.
Io non so se si rende conto della gravità di quanto è accaduto e sta accadendo, però noi ci rendiamo conto che, quando non vi abbiamo mai creduto quando vi siete spacciati per liberali, abbiamo fatto bene e non dovremo credervi mai (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE (M5S). Grazie, Presidente. Sono le cinque, magari non abbiamo ancora parlato della cannabis sativa e, allora, volevo approfittare di questo ultimo minuto per ricordare che chiaramente quello del taglio a questa filiera così importante è un atto scellerato. È un atto scellerato che colpisce migliaia di imprese, che colpisce un'economia, quella agricola, che ha una produzione storica che ha sempre contraddistinto, nell'ultimo secolo, l'attività e gli imprenditori italiani che hanno creduto, che hanno investito nel nostro ordinamento, pensando che lo Stato mantenesse la parola. Questo non è avvenuto, ed è l'ennesimo tradimento di questo Governo.
La canapa industriale - lo sappiamo tutti, forse lo dimentica il Governo - è utilizzata in 50.000 impieghi ma non è certamente un prodotto stupefacente; è un prodotto utile per l'edilizia, per la biodiversità, oltre che essere un prodotto per la cosmesi. Quindi, non si capisce - e lo vogliamo ribadire fino alla fine, fino all'ultimo minuto - che questo è un provvedimento scellerato verso cui ci opponiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Giusto per ricordare una cosa. La richiesta di fare un tavolo si sposa perfettamente con il fatto che, in questo decreto, voi avete fatto saltare il mondo della canapa, quindi della cannabis, e sostanzialmente farete perdere soldi anche allo Stato. Quindi, il tavolo ha una funzione: quella di andare a riprendere queste aziende, questi soggetti, riportarli, far sì che possano ricominciare in un altro settore o, perlomeno, non so se riuscirete a mettere soldi ma, sicuramente, il tavolo è una questione fondamentale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Mi rendo conto che è tardi però lo dovremmo raccontare a chi stiamo togliendo un lavoro. E questo è assurdo, perché questo Governo - lo ricordo - quando parlavo di ambiente diceva: “Ma che ambiente! Il made in Italy dobbiamo produrre perché il made in Italy è importante”. Ma questo non è made in Italy… Questo non è un prodotto… Non voglio nemmeno entrare nella polemica di chi confonde veramente un certo tipo di produzione con un'altra, perché è una cosa assurda. Questo è un prodotto, quindi, stiamo togliendo, abbassando il nostro prodotto interno lordo, il PIL.
Quindi, perché allora all'inizio avete detto che siete coloro che devono salvare la Patria, i patrioti, che dobbiamo portare avanti il made in Italy, dobbiamo dare supporto alle imprese? A me sembra che a fronte di tutti i decreti che avete fatto le imprese siano sotto zero; a me sembra che Transizione 5.0 non abbia funzionato, non l'avete nemmeno cambiata e mi è venuto anche il dubbio che volete che quei soldi avanzino, perché secondo me, li troverò da un'altra parte, li ritroverò per il Ponte o li troverò per un'altra casupola che farete in Albania non lo so…no va beh, i giovani non ne parliamo, perché già qui li state massacrando, gli state mettendo il bavaglio, ma poi ricordo anche che con i giovani bloccate anche quelle che possono essere eventuali start up. Io ricordo che cosa avete fatto quando poteva passare il discorso, diciamo, della polvere fatta dagli insetti; vi sembra una cosa strana… Se l'agricoltura comunque ha prodotti particolari, andrà sempre avanti, ma abbiamo evitato che i nostri giovani potessero creare start up che, invece, stanno creando in altri Stati. L'Italia, no, l'Italia deve rimanere indietro, l'Italia soffocata su tutto. Io non capisco, quindi, questo made in Italy, che tanto avete posto in primo piano, in che cosa consista! Per le Giornate, forse, che qui abbiamo creato… Qualche Giornata sicuramente per qualche produzione, per l'agricoltura. Mi sa per gli agricoltori l'abbiamo creata. Ma a cosa servono? A cosa servono se poi tagliate tutto in questo modo, per che cosa? Per un'ideologia. Poi mi venite a dire che per noi che facciamo ambiente, il cambiamento climatico è un'ideologia, ma siete voi che create ideologie, signori, e le portate avanti, distruggendo quello che c'è in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei soltanto leggere velocemente un messaggio che mi è arrivato oggi, Presidente. In particolare, per quanto riguarda l'articolo 18, che è lo stesso tema, ovviamente dell'ordine del giorno della collega Piccolotti; un signore ringrazia le opposizioni perché questo signore (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… ma se mi fate parlare, perché non è possibile Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole, colleghi, per favore però, siamo arrivati all'ultimo, facciamo intervenire la collega, abbiate pazienza.
EMMA PAVANELLI (M5S). L'articolo 18 intacca e soccombe i miei diritti da lavoratore onesto e onesto impresario che paga le tasse. Vorrei dirle che sto rischiando molto in questo periodo perché ho la mia attività commerciale di canapa che, nonostante il decreto varato, rimane aperta, rischiando ogni sacrosanto giorno di essere denunciato, addirittura arrestato. Qui non si tratta solo di lavoro…
PRESIDENTE. Concluda.
EMMA PAVANELLI (M5S). …ma anche della nostra salute fisica, mentale. La notte non dormo, sono dimagrito sette chili per lo stress degli ultimi due mesi.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Pavanelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà per 3 minuti.
EMMA PAVANELLI (M5S). Ecco questo era importante, far capire questo messaggio all'Aula e alla maggioranza e al Governo.
PRESIDENTE. Ho detto onorevole Auriemma, tre minuti.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Questo Governo sta facendo un errore, sta replicando un errore che ha già fatto, quello con la carne sintetica. Noi stiamo completamente impedendo la circolazione di una merce, di un prodotto che, in altri Paesi, è legalizzata, è oggetto di un mercato specifico. Quindi, ancora una volta, con questa visione bizantina di questo Governo, si pensa di eliminare qualsiasi normativa sulla circolazione delle merci. È la normativa su cui si basa anche l'Unione europea. E ancora una volta esponiamo il Governo e lo Stato italiano a sanzioni, come già è successo, Presidente. Allora noi stasera, in questi giorni, abbiamo cercato di portare la voce di tante persone, tra cui parliamo di oltre 15.000 lavoratori.
Ora capiamo che voi siete un po', diciamo, allergici alle attività produttive, ad alzare queste attività produttive, ad alzare gli investimenti in Italia, ma laddove c'è un mercato che va, laddove ci sono lavoratori che hanno scritto a tutti quanti, a tutte le forze politiche, almeno ascoltiamoli; invece, avete alzato un muro e avete rigettato anche quegli ordini del giorno che vogliono riparare quantomeno al danno che si sta creando a tutta questa filiera. Invece, voi, no, senza ascoltare mai nessuno. È allucinante che forze di destra si pongano in maniera così categoria contro degli imprenditori, contro giovani imprenditori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO (M5S). Tucci è stato congelato, è stato frizzato. Grazie, Presidente. Gli interventi di tutti i colleghi che mi hanno preceduto mostrano una sola cosa, che non vi è una spiegazione razionale del perché si è voluto sacrificare un intero settore produttivo. Ho sentito, con grande interesse, gli interventi che sono stati fatti dai banchi dell'opposizione. Con la canapa vengono confezionati prodotti tessili, prodotti cosmetici, prodotti che possono alleviare anche patologie che affliggono una fascia, una fetta della popolazione. Ora non si riesce proprio a comprendere perché si è arrivati a questa decisione…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ENRICA ALIFANO (M5S). Sì, Presidente, volevo dire una cosa. Noi ci rammarichiamo soprattutto di un fatto e io lo sento personalmente: credo che ci dovrebbe essere un dibattito all'interno di quest'Aula e, invece, c'è una voce monocorde che si muove dai banchi dell'opposizione; dall'altra parte, non viene data alcuna spiegazione del perché si proceda in determinate direzioni che poi sacrificano interi settori produttivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà, per due minuti e quaranta.
RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, bocciando quest'ordine del giorno, siete riusciti nell'impresa di mandare tutto in fumo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Veramente siete arrivati al limite del ridicolo. Mi può spiegare, Presidente, per quale motivo si boccia un ordine del giorno, per quale bigotto motivo si boccia un ordine del giorno che dice: “ad adoperarsi affinché venga convocato il tavolo istituzionale di filiera presso il Ministero dell'Agricoltura per favorire un confronto con tutte le associazioni (…)”. Voi avevate uno slogan durante la campagna elettorale, di lasciare fare a chi vuole fare. Qui ci sono 20.000 imprese, 20.000 imprenditori sani, che vogliono lavorare con qualcosa di legale. Possibile che siete così bigotti da non rendervi conto che la cannabis non è la marijuana che si fuma per farsi le canne e basta? Non è solo quello! Vi rendete conto che c'è un enorme settore dietro questo? Come si fa a limitarsi soltanto a quello che si vede in giro? Come si fa soltanto a pensare agli stupefacenti? La cannabis è qualcosa di terapeutico a livello sanitario, è qualcosa di terapeutico a livello psicologico; ha mille funzioni. Siccome uno degli usi più stupidi che si fa è quello di fumarsela allora voi la volete abolire e volete mettere fuori legge anche il settore legale. Vi siete resi conto che avete superato il limite di ogni logica? Io non capisco: mi può spiegare, Presidente? Il Governo può spiegare per quale motivo si boccia un qualcosa in cui si chiede solo di istituire un tavolo solo per ragionare con gli imprenditori? Cavolo, era il vostro settore quello degli imprenditori, è sempre stato il vostro settore quello di difendere, almeno a parole, gli imprenditori, e adesso li dovete far fuori? Qual è la logica, Presidente? Si può ragionare su qualcosa un minuto? Colleghi, è da oggi alle due che non prendete la parola: per due minuti potete dirci qual è la logica per cui bocciate questa cosa qui?
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
RICCARDO TUCCI (M5S). Fate di tutta l'erba un fascio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà per 45 secondi.
VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, signor Presidente. Vede, noi siamo qui, alle 5 di mattina, alle 5,10 di mattina, per portare avanti una battaglia che non è la nostra. Non è la battaglia di un gruppo parlamentare, non è la battaglia delle opposizioni, ma è la battaglia di 3.000 imprese, è la battaglia di 22.000 lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), 30.000 lavoratori aggiungendo gli stagionali. Noi siamo qui per dare loro voce, perché state inutilmente, senza motivo e senza senso, criminalizzando un intero settore che aveva fatto affidamento sullo Stato, senza nemmeno spiegarci il motivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
VITTORIA BALDINO (M5S). Almeno spiegateci il motivo, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Chiede di intervenire qualcun altro? Nessuno chiede di intervenire?
Pongo in votazione l'ordine del giorno… revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà per 25 secondi.
FRANCESCO SILVESTRI (M5S). Scusi il ritardo con cui ho alzato la mano. Voglio fare solamente una domanda: non ho capito la logica con la quale voi dite che investire sull'azzardo legale respinge l'azzardo illegale. È una cosa assolutamente non vera. Non ho capito perché questo criterio è assolutamente al contrario sul discorso della cannabis, dove state massacrando la cannabis legale aprendo le porte a tutto un mercato di mafie. Non ho capito, perché c'è una logica completamente al contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Silvestri. Onorevole Caso, lei ha esaurito il tempo a sua disposizione. Altri colleghi che intendono intervenire?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/149 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 112).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2355/151 Richetti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sarò breve, come ultimo ordine del giorno, senza avere la speranza di far uscire dal silenzio la maggioranza, ma almeno con l'auspicio di un sussulto di orgoglio da parte di alcune forze che la compongono, perché quest'ordine del giorno ripropone esattamente una proposta di legge fatta da uno dei partiti di maggioranza che riguarda il tema della cittadinanza, cioè i dieci anni di percorso scolastico per avere la cittadinanza.
È una proposta che abbiamo ascoltato. Abbiamo già portato come emendamento durante la prima lettura in Aula del primo provvedimento sulla sicurezza. Ci è stato detto che era una provocazione, perché evidentemente una cosa così importante non poteva essere votata con un emendamento al provvedimento. Speriamo almeno che un ordine del giorno, che è un atto di indirizzo puro al Governo su una propria proposta, possa vedere un sussulto di orgoglio e a che livello di incoerenza si possa arrivare all'interno di quest'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Scusi se a quest'ora, le 5 sono passate, ma per noi è importante, per noi che abbiamo presentato una nostra proposta di legge sulla cittadinanza, che è senz'altro più avanzata di questo dispositivo, ma che voteremo convintamente, così come sosterremo convintamente il referendum sulla cittadinanza.
Ci rimane, però, la curiosità di sapere come voterà Forza Italia, che ha per l'appunto, come è appena stato ricordato, presentato una proposta di legge che è identica a questo dispositivo. Siamo davvero curiosi di vedere come voteranno. Immaginiamo che non ci sarà alcun tipo di spiegazione, visto il silenzio della giornata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2355/151 Richetti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 113) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Penso che l'applauso - che credo sia stato l'unico gesto fatto da questa maggioranza - andrebbe rivolto al personale della Camera, agli uffici d'Aula (Applausi), a tutto il personale che ha consentito quantomeno di garantire che questo Parlamento non venisse ulteriormente umiliato da un atteggiamento che abbiamo visto della maggioranza e del Governo. Per questo li vogliamo ringraziare.
PRESIDENTE. Secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, sospendo la seduta per una pausa tecnica sino alle ore 9,30. Ricordo altresì che, a partire da tale ora, avranno luogo le dichiarazioni di voto finale per le quali non è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Sempre secondo quanto stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, le dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta degli interventi di un rappresentante per ciascun gruppo e per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto avranno luogo a partire dalle ore 17,30. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 5,16, è ripresa alle 9,35.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa antimeridiana della seduta sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2355.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2355: Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2355)
PRESIDENTE. Ricordo che si è concluso l'esame degli ordini del giorno e, dunque, passiamo al voto finale.
Ricordo che, come stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta degli interventi di un rappresentante per ciascun gruppo e per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto avranno luogo a partire dalle ore 17,30.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto finale per le quali non è stata, invece, disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo ancora qua, e siamo ancora qua perché riteniamo fondamentale ricordare al Governo Meloni che questo decreto, questo schiaffo al confronto parlamentare, a quello che è un lungo percorso che era stato avviato proprio su questi temi in sedi parlamentari e che è stato ancora una volta scavalcato da una forzatura, seguita, poi, da una serie di tagliole con cui il Governo ha cercato di sostituirsi a quella che era una prerogativa su un tema fondamentale che dovevano portare avanti le Camere, ecco, di fronte a tutto questo noi non arretriamo di un millimetro e siamo qui per ricordare al Governo Meloni che questo decreto non c'entra nulla, niente con la sicurezza.
Noi non vi permettiamo di chiamare questo decreto “decreto Sicurezza”, non ve lo permettiamo in Parlamento e non ve lo permetteremo nel Paese, perché la sicurezza non c'entra niente: non renderà le nostre città più sicure tenere bambini piccolissimi in carcere; non renderà le nostre città più sicure distruggere un intero settore agroindustriale e mandare al macero migliaia di posti di lavoro; non renderà le nostre città più sicure istituire 14 nuovi reati. Perché la sicurezza non cammina sulle gambe della paura, la sicurezza non si alimenta con la repressione, la sicurezza non vive distruggendo il dissenso e criminalizzando chi protesta, anche in forma non violenta, per vedere il riconoscimento dei propri diritti. Questo non c'entra niente con la sicurezza.
La sicurezza, invece, cammina sulle gambe delle donne e degli uomini che lavorano ogni giorno in prima linea per garantire la sicurezza. Penso che noi dobbiamo ricordarlo sempre, onorare sempre queste persone e tutelarle; ma non tutelarle solo a parole, non tutelarle solo a chiacchiere, ma tutelarle nei fatti. E, da questo punto di vista, rivolgo nuovamente al Sottosegretario Molteni l'appello che abbiamo rivolto nella notte, quando abbiamo discusso e ci siamo confrontati sugli ordini del giorno. Sottosegretario, ci sono persone che hanno fatto tanti concorsi, dentro la Polizia di Stato, ad esempio, ma non solo, anche nelle altre Forze dell'ordine, che aspettano di poter contribuire a colmare quel ritardo, quel gap, quella scopertura in termini di pianta organica che vi è nella nostra Polizia di Stato.
Abbiamo fatto i numeri durante la notte, li abbiamo affrontati, e li abbiamo affrontati da due punti di vista. Lei ha partecipato solo alla prima fase del confronto sull'ordine del giorno Gribaudo, ha perso poi - c'era un suo collega, il Sottosegretario Ostellari - quando ci siamo visti a confrontare sull'altro ordine del giorno, più generale, che riguardava tutti i concorsi. Ci sono migliaia di ragazzi, di persone, che hanno sostenuto il concorso ad esempio per vice ispettori, che avevano necessità di una risposta chiara da parte del Governo, perché noi avevamo visto a dicembre votare al Senato un ordine del giorno dei senatori di Fratelli d'Italia, della maggioranza, che apriva a valutare l'opportunità di un coinvolgimento di queste persone nel ruolo di vice ispettore. Ricordiamo, 3.000 persone a fronte di 8.000 scoperture.
Non solo, pensiamo alle tante storie dei concorsi per allievi agenti. Ho ricevuto molte lettere in questi mesi, noi abbiamo risposto alle lettere che riceviamo, perché pensiamo che il nostro dovere sia anche ascoltare, non solo comunicare, nei confronti dei cittadini che guardano al nostro lavoro parlamentare. Noi a tutte queste persone abbiamo cercato di dare una speranza, richiamando veramente questo Governo alla responsabilità di mettere almeno qualcosa di concreto dentro un decreto che niente ha a che fare con la sicurezza.
Ebbene, non c'è stata alcuna disponibilità ad alcuna riformulazione. Sa che riformulazione abbiamo chiesto al suo collega a tarda notte, stanotte? Abbiamo chiesto di riformulare l'ordine del giorno, togliendo, come avreste voluto voi su tutto il resto, sui tempi, sulle modalità, sulle questioni - noi non ci sostituiamo al Governo, abbiamo rispetto dell'azione del Governo, sappiamo quanto può essere faticoso e difficile governare - quell'odiosa formula: a valutare l'opportunità di.
E sa perché glielo abbiamo chiesto? Perché abbiamo mostrato, anche al suo collega, questo tweet di Giorgia Meloni del 2015, perché, quando Giorgia Meloni era all'opposizione e parlava dello “scorrimento delle graduatorie presenti, perché ci sono tanti giovani idonei non vincitori in attesa di essere chiamati” per garantire più sicurezza ai cittadini, in questo tweet (Il deputato Casu mostra un foglio) non c'era mica scritto: “a valutare l'opportunità di…” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Si riteneva necessario, dall'opposizione, chiedere un impegno in questa direzione, e quegli impegni per la sicurezza che chiedevate dall'opposizione non siete disponibili ad assumerli adesso che siete al Governo. Non è solo sul piano dei diritti, non è solo sul piano della democrazia, non è solo sul piano del rispetto dei principi cardine della nostra Costituzione che state arretrando, state tradendo anche i vostri impegni parlamentari, l'ordine del giorno che avete adottato a dicembre e che non avete realizzato nel primo provvedimento utile, se nel frattempo avete fatto un decreto Sicurezza in cui non c'è una riga per garantire che queste assunzioni, che servono immediatamente nelle nostre strade e le nostre periferie, vengano realizzate.
Al tempo stesso, state tradendo le vostre promesse elettorali, state tradendo quelle persone che vi hanno dato fiducia. Non volete criminalizzare semplicemente chi osa provare a battersi per i propri diritti, voi state anche tradendo la fiducia di chi vi ha sostenuto perché pensava che avreste agito anche per garantire la vera sicurezza, invece la sicurezza non c'entra niente. Quello che vi interessa è solo la propaganda, perché quello che vi interessa solamente è l'occupazione del potere; e dentro questa occupazione del potere c'è tutta la deriva in cui state trascinando il nostro Paese, però noi non vi permetteremo di farlo e soprattutto non vi permetteremo di farlo in nome della sicurezza, perché la sicurezza è la sicurezza dei diritti delle persone.
Noi difenderemo i loro diritti, noi difenderemo la sicurezza e noi continueremo ad alzare la nostra voce più forte, e non ci fermeremo di fronte al fatto che quest'Aula è vuota, che non c'è neanche un parlamentare di maggioranza in questo momento in quest'Aula, che siete rimasti a votare fino all'ultimo ordine del giorno alle 5 del mattino, ma adesso, che cominciamo a confrontarci, non si vede neanche un parlamentare di maggioranza.
Perché noi non siamo soli, abbiamo al nostro fianco tutte le persone che credono veramente che questa non sia la direzione in cui deve andare l'Italia, e tra queste persone ci sono - e li voglio ringraziare per quello che fanno ogni giorno - tante e tanti servitori dello Stato che avete illuso e tradito. Non ci fermeremo, continueremo a fare opposizione fino a che non vi fermeremo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie Presidente. In questa maratona, che è iniziata ieri e che continuerà anche tutto il giorno di oggi, noi vogliamo esprimere il nostro più fermo parere contrario a questo provvedimento, a questo decreto, che è un inutile decreto che non servirà a garantire la sicurezza del nostro Paese, ma è anche pericoloso per le libertà costituzionali e del resto, come abbiamo detto più volte, le urgenze del Paese per noi sono altre.
L'urgenza del Paese, per noi, è il fatto che abbiamo una produzione industriale ferma da 24 mesi. L'urgenza del Paese, per noi, è il fatto che ci sono 60.000 persone che l'anno scorso, laureate, sono uscite dall'Italia perché in Italia non trovano prospettive di crescita. Per noi, l'urgenza è quella di mettere un freno al rincaro del costo dell'energia, che penalizza le nostre imprese. Per noi, le emergenze sono quelle di affrontare il tema del lavoro povero, degli stipendi più bassi d'Europa che ci sono in Italia. Per noi, le urgenze sono quelle del numero di occupati più basso in Italia che nel resto d'Europa. Queste per noi sono le emergenze delle quali il Governo si sarebbe dovuto occupare in questi tre anni e, invece, che cosa è successo in questi tre anni?
Che ci siamo trovati - e questo è l'ultimo in ordine di tempo - una serie infinita di decreti che avevano come titolo sicurezza, sicurezza e ordine pubblico, sicurezza e immigrazione, perché questa è la vostra coperta di Linus: non affrontare le emergenze e i temi veri che riguardano i problemi del Paese. La sicurezza è la vostra comfort zone: siccome non riuscite ad affrontare le questioni che riguardano l'economia del Paese, i problemi sociali del Paese, allora che cosa fate? Date in pasto al vostro elettorato il tema che a voi è più caro, il tema della sicurezza.
Guardate, lo dicevano ieri i colleghi e lo voglio ripetere anche in questa circostanza: la sicurezza non è di destra; anche per noi la sicurezza è un bene fondamentale, un bene tutelato dalla Costituzione. Però, la sicurezza non si garantisce come state facendo voi, perché per voi sicurezza è aumentare il numero dei reati, aumentare il numero delle pene, mettere in campo aggravanti del tutto illogiche e non affrontare la sicurezza sul piano della prevenzione, cioè non affrontarla, per esempio, mettendo in condizione i comuni italiani di poter far fronte alle esigenze sociali.
Invece, che cosa avete fatto? Avete tagliato profondamente i bilanci dei comuni non solo in questo anno ma nei prossimi cinque e, anzi, nei prossimi sette anni i comuni si vedranno decurtare importantissime risorse proprio per far fronte alle questioni che riguardano anche la sicurezza, perché per noi sicurezza sono, appunto, non solo le politiche sociali dei comuni, ma sono anche, per esempio, interventi di riqualificazione urbana. I comuni non avranno, una volta che sarà finito il Piano nazionale di ripresa e resilienza - su cui magari, prima o poi, ci farete capire a che punto siamo, visto che il prossimo anno scade -, una volta, dicevo, che saranno finite le risorse del PNRR che possono investire i comuni non avranno, per esempio, le risorse per fare altro.
L'abbiamo detto più volte: aumentare il numero delle pene e aumentare il numero dei reati di certo non significa affrontare i temi della sicurezza, ma soprattutto non significa affrontare i temi della sicurezza quando si mettono in campo aggravanti, rispetto a un reato, che peraltro sono anche del tutto illogiche. Ieri non c'era il Sottosegretario Molteni, ma cercavo di capire e di farmi spiegare - non ce l'ho fatta in Commissione e nemmeno da lei, Sottosegretario, e questo mi spiace - perché avete inserito un'aggravante per un reato che viene commesso in una stazione ferroviaria o, ancora peggio, nelle immediate vicinanze, senza peraltro definire quali siano queste immediate vicinanze, adiacenze. Insomma, cos'è: 500 metri? Un chilometro? Ecco, è lasciato del tutto indeterminato.
Ma soprattutto è illogico. Perché un furto che viene commesso in una stazione deve essere punito di più di un furto che viene commesso in un ospedale o in una scuola? Ma perché una violenza che viene fatta in una stazione deve essere punita di più della stessa violenza - la stessa violenza! - che viene fatta in un parco pubblico? Spiegatecelo, perché queste cose sono davvero illogiche, non hanno un senso al mondo, se non quello di alimentare, appunto, il vostro populismo e il vostro modo demagogico e propagandistico di avere a che fare con i temi della sicurezza.
Ma voi con questo decreto siete riusciti a fare di più e lo diceva prima il collega Casu molto bene. Siete riusciti a mettere in carcere i bambini al di sotto dei 3 anni, figli di madri che giustamente - lo diciamo - se sono state condannate devono scontare la pena e ci mancherebbe. Ma hanno dei figli fino a 3 anni e stiamo parlando di 20 donne. Ma possibile che non riusciate, che lo Stato non riesca a garantire a 20 donne una soluzione alternativa per scontare la pena che non permetta a quei bambini di vivere i primi anni di vita fra le sbarre - fra le sbarre! - e in mezzo alla Polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Questa è disumanità.
E non solo. Anche qui, insomma, c'è un settore che in Italia, tra i mille in difficoltà, tra i mille del made in Italy su cui non state facendo assolutamente niente, stava funzionando, che era quello della canapa industriale e dall'oggi al domani avete fatto chiudere 3.000 aziende e avete mandato a casa 15.000 persone, perché stiamo parlando di una realtà che occupava 15.000 posti di lavoro, il tutto, anche lì, per la vostra furia ideologica, perché in tutta Europa si produrrà canapa industriale e l'unico Paese nel quale non si produrrà - e qui vedremo anche che cosa succederà in Europa - è l'Italia. Quindi, mettendoci anche fuori dal mercato unico europeo, noi saremo il Paese nel quale in questo settore non si potrà più investire. Ripeto: si trattava e si tratta di un settore che era in crescita, di un settore nel quale tanti giovani avevano visto nuove opportunità di sviluppo e avevano investito. Dall'oggi al domani lo chiudete, per motivi ideologici, senza prevedere un periodo di transizione e anche senza prevedere ristori per questi poveri ragazzi, che si sono accollati degli investimenti importanti che ipotecheranno il loro futuro. Dunque, avete pensato - anche lì, senza ristori - più alla vostra furia ideologica che alla garanzia di queste nuove generazioni.
Noi ce lo domandiamo e ce lo continueremo a domandare. Probabilmente, rimarranno domande che resteranno qui, perché un'interlocuzione vera in questi mesi non c'è stata e non c'è stata, purtroppo, nemmeno in Commissione e, del resto, questo è un decreto che nasce con forzature su forzature, perché prima dicevo che i problemi, le priorità e le emergenze del Paese sono ben altri e non quelle di un decreto che, peraltro, arriva quando c'era già un disegno di legge governativo in discussione da un anno - quindi, spiegatemi voi qual era l'emergenza - e avete pensato bene nell'ultimo miglio, prima che andasse in Aula al Senato, di tirare fuori un decreto che sostanzialmente è un copia e incolla di quel disegno di legge governativo. Quindi, c'è da dire che avete un concetto dell'emergenza, della necessità e dell'urgenza che è molto soggettivo.
Però, questa è la dimostrazione che agite sulla propaganda, agite sulla emozionalità del momento e non avete una visione di garanzia e di sicurezza del Paese e questi sono i motivi per i quali noi continueremo a dare battaglia su questo decreto. La daremo anche oggi nelle dichiarazioni di voto e continueremo a spiegare ai cittadini che la sicurezza è importante, ma che aumentare le pene, aumentare i reati e mettere delle aggravanti illogiche non migliora la qualità della vita, ma anzi peggiora l'esercizio delle libertà costituzionali nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Colleghi, siamo arrivati alla parte finale di questa maratona grazie al lavoro fatto dalle opposizioni, maratona che, in realtà, si unisce a una maratona che è andata avanti per parecchio tempo, perché il provvedimento è stato fermo al Senato - ci tornerò - non certo per responsabilità delle opposizioni ma, invece, per le divergenze all'interno della maggioranza. Comunque, siamo arrivati all'epilogo e arriveremo questa sera al voto finale.
In queste dichiarazioni finali ovviamente è impossibile non tracciare tutte le ragioni che motivano un voto contrario a un provvedimento di questo genere, che sono motivazioni non solo di merito, ma sono anche motivazioni legate al merito, dove il merito, la forma e la legalità del nostro procedimento legislativo non di rado hanno un peso che forse va addirittura al di là del merito, perché poi rischiano di diventare delle consuetudini che di volta in volta vengono superate e, se è possibile, peggiorate.
Voi avete vinto questa battaglia, perché avete i numeri. Li avete imposti anche con forzature a tutti i livelli e quindi porterete a casa questo provvedimento. Io penso che questa sarà per voi una vittoria di Pirro, perché accadrà quello che è già accaduto su alcuni provvedimenti che avete approvato e che in qualche modo sono ispirati dalla stessa filosofia. Vi saranno dei ricorsi alla Corte costituzionale e la Corte costituzionale smantellerà gran parte delle norme inserite in questo provvedimento che ha la specialità di mettere insieme veramente tante cose non solo incongruenti ma, a nostro avviso, assolutamente incostituzionali.
Dovremo poi capire, visto che stiamo intervenendo sulla materia penale, anche quali saranno tutte le ripercussioni non soltanto dal punto di vista formale, se mi consente, signor Sottosegretario, ma anche per quanto riguarda la vita delle persone. Non c'è dubbio che le norme che vengono approvate con questo decreto incideranno anche sulla vita delle persone - ci arriverò quando inizierò a parlare del merito - e qualora, come io penso e auspico anche, la Corte costituzionale vi metterà in mora rispetto a talune decisioni, vorrei capire poi cosa andremo a raccontare a quelli che, per esempio, si sono beccati una denuncia penale perché magari hanno fatto una manifestazione con l'interdizione al traffico su una strada piuttosto che altri reati, sui quali io posso comprendere che il Governo voglia portare un inasprimento. Ma se l'inasprimento che voi riuscite a concepire è quello di trasformare una sanzione amministrativa in una norma penale, qui stiamo al di là del bene e del male.
Quali sono le ragioni formali, prima ancora che di merito, che ci portano a essere contrari, così come siamo stati ovviamente contrari alla fiducia? Lo ricordavano anche i colleghi che sono appena intervenuti. Intanto, c'è il tema della palese violazione della norma che riguarda la necessità ed urgenza, che è il requisito che la Costituzione richiede affinché il Governo possa esercitare il potere legislativo che diversamente non potrebbe esercitare. Adesso lei sa perfettamente, signor Sottosegretario, che da decenni ormai si parla delle ripetute violazioni dei precetti costituzionali sulla questione della necessità e dell'urgenza. Non è certo una caratteristica solo di questo Governo.
Il problema è che, se andiamo a individuare il perché c'è stata questa violazione in questa situazione, questo, a mio avviso, è sicuramente più inquietante ed è un unicum ad oggi. Noi avevamo un disegno di legge che chiaramente, essendo stato presentato come disegno di legge, non nutriva nessuna necessità ed urgenza. Poteva rappresentare, come ho già detto, una priorità per il Governo, ma la priorità stabilita dal Governo non coincide con il requisito di necessità ed urgenza stabilito dalla Costituzione. È stato per lungo tempo fermato e rallentato nell'altra Camera, non certo per l'ostruzionismo delle opposizioni, ma per le palesi ed evidenti divisioni che c'erano all'interno della maggioranza. Quindi, in tutto questo percorso, che è durato un anno - approvato alla Camera, trasmesso al Senato, fermato al Senato e via dicendo -, non maturava questa grande necessità ed urgenza. Quindi, tutto sommato, non vi era neanche questa priorità da parte del Governo, se l'avete tenuto fermo lì.
Improvvisamente lo trasformate in un decreto-legge che, invece, ha l'esigenza del requisito della necessità e dell'urgenza per una semplice ragione, ossia perché dovevate andare per le spicce, perché dovevate tagliare tutti i diritti che un provvedimento normale garantisce alle opposizioni e perché dovevate, associandoci la fiducia, sterilizzare e umiliare completamente la Camera dei deputati in questo caso e impedire che ci fosse anche la semplice finzione di un confronto che non matura soltanto nel contraddittorio tra la maggioranza e l'opposizione, ma anche nella scelta dell'opposizione di presentare degli emendamenti sui quali costringere la maggioranza ad esprimersi e, quindi, magari a fare emergere anche le divisioni che si manifestano.
Non lo avete fatto e avete adottato il decreto-legge in barba anche a sentenze della Corte costituzionale che palesemente dicevano, dicono e stabiliscono che non si può continuare con questa umiliazione e mortificazione del Parlamento attraverso il ricorso alla decretazione d'urgenza.
Ma c'è un'ulteriore violazione. Siccome trattiamo non di una materia normale, ma di una materia penale, c'è un'ulteriore violazione, quella che la Costituzione indica come riserva di legge per la materia penale. E la riserva di legge significa che ci deve essere una legge e l'utilizzo che voi fate del paragone con il decreto-legge, che ha funzione di legge ma non è una legge, è un'arbitraria interpretazione e una estensione che, sono sicuro, anch'essa sarà sanzionata dalla Corte costituzionale in sede di vaglio costituzionale.
In realtà, signor Sottosegretario, colleghi, voi avevate semplicemente bisogno di costruire un manifesto da poter spendere nelle diverse campagne elettorali. Un manifesto elettorale che risponde a quello che negli anni voi avete creato all'interno di questo Paese, cioè la costruzione di una fittizia e finta emergenza securitaria, che non corrisponde alla realtà - e tutti i dati ci dicono che non corrisponde alla realtà -, ma incide molto interiormente nella vita delle persone. L'avete costruita per anni e adesso dovevate fornire la vostra risposta.
Avete iniziato a farlo con provvedimenti spiccioli nel corso del tempo e avete trovato una liaison definitiva e obiettivamente efficace dal vostro punto di vista in questo manifesto elettorale che spara, in un atto solo, 14 nuovi reati - vedremo poi quali sono -, aggravanti di pena e un insieme di norme che hanno la sola funzione di dire “guardate come noi siamo ligi e come siamo duri nei confronti di quelli che in questo Paese rappresentano i veri elementi di insicurezza”.
Ecco, io penso che l'inserimento dei 14 nuovi reati fa seguito ai tanti reati che, con l'avallo, ahimè, dell'ex garantista, giurista Nordio, non sarebbero mai stati concepiti e invece l'attuale Ministro Nordio, che ha il problema principale di poter tenere incollato a quel banco… di rimanere incollato alla sua poltrona, ha completamente dimenticato la sua storia e quel che ha rappresentato. E sta qui a fare - come ho già detto in un'altra occasione - il sicario delle principali caratteristiche del garantismo di questo Paese, di cui è stato interprete per tanti anni.
D'altra parte, ritengo che questa sia la vostra cultura - mi avvio a chiudere, signor Presidente -, è la cultura che viene anche per fortuna smentita. Io vorrei dare atto oggi alle 80 docenti che oggi hanno messo in mora l'ennesimo provvedimento che avete fatto senza senso, soltanto per rispondere a un sentimento popolare che è quello che riguarda il femminicidio. Cioè, voi vi siete inventati un decreto-legge che dice che per il femminicidio bisogna dare l'ergastolo.
Ora, a prescindere dal fatto che, di fronte a quello che sta accadendo e che leggiamo sui giornali, soltanto la mente perversa di qualcuno che vive in un altro mondo può pensare che chi compie determinati reati in quel modo si ponga il problema, prima di compierli, se gli danno l'ergastolo, gli danno trent'anni, gliene danno quaranta, ma questo modo di fare è la vostra cultura, che si disinteressa completamente - come diceva la collega Bonafe' - della prevenzione, della formazione culturale, come se il problema del femminicidio fosse soltanto il problema repressivo, che peraltro è assolutamente già garantito da tutti gli articoli del codice penale e di procedura penale e siamo già coperti su quel fronte.
Il fronte sul quale siamo particolarmente scoperti, che ci riguarda e ci investe in prima persona come maschi, signor Sottosegretario…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). … è esattamente quello della prevenzione - e ho finito - è esattamente quello della cultura. Cioè, è esattamente tutto quello che si dovrebbe fare affinché - anziché ridursi a prevedere dei reati per cercare di impedire che accadano determinate cose - si possa prevenire, formare e cambiare le cose.
Questo non l'avete fatto, non l'avete fatto sulle norme che riguardano la repressione del dissenso - ho finito, Presidente - non l'avete fatto rispetto al tema delle madri detenute, non l'avete fatto equiparando la non violenza alla violenza all'interno delle carceri. Non avete fatto nulla di buono, avete fatto tanto di male e l'unica speranza è che questo male si fermi grazie all'intervento di chi può intervenire - noi non siamo riusciti a farlo - ed è la Corte costituzionale (Applausi del deputato Della Vedova).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Questo decreto-legge nasce, come sappiamo bene, da un disegno di legge sulla sicurezza che il Parlamento stava esaminando e tentando di emendare. Anche su questo bisogna soffermarsi nell'esprimere la nostra dichiarazione di voto e soprattutto per evidenziare che è stata tutta la procedura che porta oggi noi in Aula ad essere viziata. Il Governo ha spossessato il Parlamento del potere legislativo ed ha trasformato quel disegno di legge in un decreto-legge, abusando dello strumento legislativo assegnato dalla Costituzione al Governo solo nei casi di necessità e urgenza. Vi è l'ennesima violazione di una norma costituzionale e in più l'alterazione del principio di divisione dei poteri che è il cardine degli Stati moderni liberali. Ma ulteriori violazioni del sistema legislativo riteniamo siano avvenute anche nella fase referente, che ha portato oggi all'esame dell'Aula la conversione in legge del decreto-legge n. 48. Oggi non dovevamo essere in Aula, perché la Commissione non aveva esaurito il proprio lavoro. Su 553 emendamenti presentati, 139 sono stati trattati, mentre 319 erano ancora da trattare.
Non si è continuato a lavorare, nonostante ci fossero ancora il venerdì e il sabato, giornate in cui avremmo potuto ancora affrontare questi temi. Ne è derivata l'impossibilità di discutere e anche in Aula, posta la fiducia, non è stato possibile discutere quegli emendamenti, quindi arriveremo a un voto finale senza aver discusso ciò che le opposizioni proponevano. Anche questa ci sembra un'alterazione del sistema democratico, laddove le opposizioni hanno il diritto di rappresentare in pieno le proprie ragioni, il proprio punto di vista; e invece tutto ciò non avviene e non è avvenuto e ora staremo qui a parlare solo noi con le dichiarazioni di voto ma probabilmente non è ciò che la Costituzione richiede e non è ciò che una democrazia impone.
Gli ordini del giorno sono stati trattati per tutta la notte fino alle 5 del mattino, ma con quale lucidità? Le opposizioni hanno sviluppato argomentazioni, sì, ma ad una certa ora di notte, del mattino è evidente che l'attenzione cala, cala per la maggioranza, cala per le opposizioni, ma anche questa è una modalità credo abnorme di trattare un decreto sulla sicurezza, in cui si trattano temi fortemente significativi e incisivi sulle libertà e sulla tutela dei cittadini.
Questo decreto-legge tradisce il titolo e non assicura sicurezza. Come abbiamo detto più volte, “sicurezza” è prevenire e reprimere i reati ma anche assicurare il rispetto delle regole in ogni settore pubblico e tempestività dell'azione penale. Ma quando dicevamo “è prevenzione”, parlavamo anche e soprattutto di coloro che devono garantire la sicurezza e questi sono gli appartenenti alle Forze di polizia - Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza - Forze di polizia alle quali è rimesso un dovere enorme: quello di proteggere la nostra sicurezza, ma anche la nostra democrazia. E, quando non abbiamo uomini a sufficienza, le strade sono vuote, non hanno quei presidi di legalità che invece il cittadino si attende e su questo non vi è nulla.
Credo che il Governo poi su questo mostri una miopia assoluta, al di là delle assunzioni di cui si è parlato anche durante la notte. È certo che, quando in pensione ci vanno 5.000 appartenenti alle Forze dell'ordine e ne vengono reintegrati 3.000, anno per anno abbiamo una riduzione degli organici e questi organici non assicurano più protezione e questo è molto grave. Ma è anche grave che si pensi che aumentando le pene o prevedendo circostanze aggravanti si assicuri sicurezza.
Negli ultimi anni esperti e osservatori si sono interrogati sull'efficacia di questo sistema, cioè l'introduzione di nuovi reati, e negli ultimi decenni diverse indagini sono state sviluppate solo sull'efficacia che hanno l'aumento di pena o la formulazione di nuovi reati. Sia in Italia che nel mondo è stato dimostrato che aggravare le pene o integrare e inserire nuovi reati non serve. Invece questo è l'unico modo attraverso il quale il Governo ha pensato di poter garantire sicurezza.
Ma le critiche, peraltro, derivano da una dolorosa riflessione, che è stata fatta anche dagli avvocati, cioè le Camere penali per la prima volta sono scese in campo e hanno manifestato il loro dissenso, anche con astensione dalle udienze. Essi hanno affermato che si tratta di norme ispirate, tra virgolette, al diritto penale del nemico, cioè norme volte a colpire determinate categorie di persone: il manifestante, l'imbrattatore, l'occupante, l'irregolare. Sono norme queste che criminalizzano l'emarginazione, il disagio sociale e lo stesso dissenso. Ma, guardate, su questo decreto Sicurezza non c'è alcun riferimento agli investimenti sulle infrastrutture, non vi sono politiche per la casa, non vi sono rigenerazioni urbane. Non vi è nulla, quindi, che consenta realmente di prevenire. Eppure i reati sono tutti previsti nei confronti di fasce sociali disagiate, di coloro che manifestano per rappresentare il loro dissenso e il loro disagio. Così avviene, per esempio, per coloro che manifestano con un blocco stradale attraverso il loro corpo (non con mezzi ma con il loro corpo), il che era un semplice illecito amministrativo, che oggi diventa un delitto. Ma la filosofia, che sostiene questo decreto, tutto puntato verso la soppressione del dissenso, la troviamo anche nel reato di rivolta. Certo, è giusto affrontare le rivolte in carcere, ma quando esse sono rappresentate da una manifestazione di critica - come avviene laddove il detenuto non entra in cella perché chiede un cibo migliore o perché chiede di non stare in 10 in una stanza o chiede più pulizia o chiede il rispetto delle regole - quelle manifestazioni, che non sono violente, non possono essere considerate violente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Invece questo Governo afferma che gli atti di violenza e le minacce sono identici alla resistenza passiva. Resistenza passiva è essere fermi e non fare nulla, non dare collaborazione.
Su questo tema, laddove la Corte di cassazione ha trattato il tema della resistenza e della violenza a pubblico ufficiale ha affermato ripetutamente che la resistenza passiva non è reato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); loro l'hanno invece previsto come un reato e questo è gravissimo. Significa esacerbare gli animi in un momento in cui i detenuti si trovano in una situazione gravissima di sovraffollamento. Viene violata la dignità dei detenuti, ma anche quella della Polizia penitenziaria, che è costretta a controllare soggetti che sono in un grande disagio, in una grande difficoltà. Ebbene quando ci sono 10 detenuti in una cella non vi è il rispetto per la dignità del detenuto; quando i detenuti sono oltre 62.000 e i posti sono per poco più di 50.000 è evidente che non c'è rispetto per i detenuti. Quando si prevede il reato di rivolta si vuole prevenire la critica attraverso la violenza dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma allo Stato non è consentita violenza: lo Stato deve intervenire per aiutare e sostenere.
E poi, Presidente, l'articolo 31: un articolo che prevede che addirittura lo Stato - il Presidente del Consiglio - possa autorizzare la costituzione di associazioni terroristiche. Questo veramente è grave, molto grave, ed è previsto non solo quello, ma anche altri reati. In passato era prevista la partecipazione ad associazione - cioè coloro che fanno parte dei servizi possono, per assumere cognizione, intervenire in determinati sistemi e, quindi, anche nel terrorismo era previsto - ma non la costituzione. La costituzione significa promuovere, dirigere, costituire, che non è consentito.
Ebbene, Presidente, abbiamo grandissime difficoltà di fronte a questo decreto-legge. Avremmo voluto rappresentare, in modo da condividere con la maggioranza, i nostri punti di vista, ma la maggioranza non ci ha parlato di nulla, la maggioranza non è mai intervenuta e non ha consentito il dibattito. Ma il dibattito è proprio alla base del funzionamento della democrazia, e quando, con un decreto come questo, vengono…
PRESIDENTE. Concluda.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). …violate le libertà - sto concludendo, grazie, Presidente - fondamentali, quali sono quella di espressione, di critica, di censura, di rappresentazione del proprio disagio, contro queste leggi, contro questa normativa, credo che è l'intero Paese che dovrebbe insorgere, perché la libertà è un bene che non può essere assolutamente ristretto, ma, soprattutto, la democrazia si fonda sulla libertà. Se non ci difendiamo fin da ora, via via la nostra libertà verrà sempre più compressa e, con essa, la nostra democrazia, che è già libera, tempo dopo tempo scomparirà. Ecco perché già da oggi dobbiamo prevenire leggi come queste, che sono leggi liberticide (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.
LUCA PASTORINO (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Dopo una nottata trascorsa, in effetti, con sempre meno lucidità, come si diceva prima, però rimane ancora il tempo non di concludere nel novero dell'opinione di parte della minoranza, ma magari nell'offrire un contributo anche ulteriore - cosa che non so se sarò in grado di fare, sono abituato a fare interventi parlando su me stesso, sulla mia vita di amministratore locale da tanti anni -, partendo dal fatto che, comunque sia, questa è l'ottantanovesima fiducia del Governo Meloni.
Lei, che comunque in passato dai banchi dell'opposizione parlava di deriva democratica, di vergogna, di errore drammatico, ecco, siamo all'ottantanovesima fiducia in meno di 3 anni. Ed era necessaria questa fiducia? Secondo me no, se non a far tacere il dibattito democratico, questo è stato. Poi ci troviamo di fronte - ma lo abbiamo già detto in tanti durante la notte, ma anche prima l'ho sentito - a un provvedimento che introduce comunque 14 nuovi reati, inasprisce le pene almeno per 9 e pone questioni di compatibilità costituzionale sotto diversi profili, a partire da quello della proporzione, per esempio.
Poi ci sono tanti aspetti che non ripeto, ma che sarebbero da ripetere uno per uno. Uno tra i tanti è quello che - lo dico sempre da amministratore locale - mi ha destato particolare impressione - questa forse è l'espressione corretta - ed è quello che si citava anche prima, relativo all'articolo 31, laddove non è prevista l'applicabilità alla partecipazione, ma alla direzione, fino all'organizzazione, di associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico.
Quindi direzione e organizzazione vuol dire, se l'italiano è sempre lo stesso, dirigere, fondare, fare e condurre delle associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale. Qualcuno ieri sera, mi pare la collega Boldrini, ha parlato - ieri sera? Ieri notte - di terrorismo di Stato. È un'espressione un po' dura? Secondo me no, leggendo comunque il testo del provvedimento. In tutto questo, fatta questa premessa, che è una premessa che potrebbe essere a fisarmonica, nel senso che potrei aggiungere dei pezzi, il tema è: visto che il decreto si chiama “sicurezza”, ma ci sentiremo davvero più sicuri o con questo provvedimento si fa solo leva sulla paura?
Chi è criminalizzato? Sono le condotte che esprimono marginalità sociale e forme di manifestazione di dissenso? Secondo me sì. E poi la forma di sicurezza. La domanda: ma ci sentiamo davvero più sicuri? Perché poi la sicurezza ha tante facce, è letta dalla percezione delle persone, dal proprio contesto sociale di appartenenza, dal proprio spaccato di vita quotidiana, ha tante facce dal punto di vista della percezione.
Vi dico la mia di faccia. Vengo da un territorio sicuramente molto bello, quello della Liguria, sono amministratore locale e sindaco di Bogliasco, che è un comune rivierasco altrettanto bello, così come lo sono i comuni vicini.
Si è parlato, durante la notte, anche di scorrimento di graduatorie (Applausi del deputato Casu), di assunzioni e di aumento del personale, che non si fa mai. Però, sulla base di queste osservazioni, che trovo molto puntuali, volevo lasciare, nella mia dichiarazione di voto contraria, anche la percezione del mio pezzo di territorio, che, ripeto, ha sicuramente problemi di ordine pubblico e disturbo della quiete urbana, però certamente più limitato rispetto ad altre zone. Il mio è un comune, peraltro, è alle porte della città di Genova.
Anzi, colgo l'occasione anche per rinnovare i miei auguri di buon lavoro alla nuova sindaca Silvia Salis (Applausi del deputato Grimaldi), che ha vinto domenica scorsa la competizione, e a tutti i sindaci d'Italia che sono stati eletti al primo turno. Dopodiché, il mio comune fa parte della giurisdizione dei Carabinieri che hanno sede a Santa Margherita Ligure. Quindi un territorio che va da Santa Margherita Ligure - a Rapallo c'è anche la Polizia di Stato - e arriva fino alle porte di Genova, dove inizia la giurisdizione della Polizia.
In questo territorio, ripeto, molto bello e molto frequentato, dove ci sono dei picchi di presenza, come potete immaginare, molto importanti, nella normalità delle cose, durante i weekend, ma anche la sera, lo sapete quante pattuglie di Carabinieri ci sono, se uno chiama il 112? E non per un tumulto, parlo di un furto in abitazione, piuttosto che un disturbo alla quiete pubblica, piuttosto che un qualcosa di minore, ma che comunque fa parte delle richieste di sicurezza da parte dei cittadini. Ce n'è una! Una che deve coprire un territorio molto vasto. Una che deve partire da molto lontano per arrivare fino al mio comune, e, se ci arriva, ci arriva quando ci arriva.
Ora, al di là del fatto di avere, io e i miei colleghi sindaci, un ottimo rapporto con le Forze dell'ordine, con la prefettura e la questura, lei capisce bene, Presidente, che sono anche queste le cose che ti fanno percepire il livello di sicurezza e di tranquillità in una popolazione, che, comunque, dalle mie parti sta meglio che in altre. Perché, se è così in occasione di certi avvenimenti, adesso che inizia la stagione estiva e che, quindi, ci possono essere presenze non proprio conformi alle normali regole di comportamento, allora uno come affronta queste situazioni?
Come le spiega ai suoi cittadini? Le spiega, molto spesso, allargando le braccia e dicendo che a sua disposizione, il sabato pomeriggio, alle 2, non ha altro che due Vigili urbani, che non devono neanche fare ordine pubblico, e una pattuglia di Carabinieri, che viene se non è impegnata in qualche altra cosa, che potrebbe essere anche un incidente stradale. Non credo di essere il più sfortunato del mondo, al di là dei buoni rapporti con le Forze dell'ordine che ho sempre avuto. Penso che questa situazione sia vera dalle mie parti, come in altre parti.
E quando le persone ti chiedono e tu provi a spiegare questa situazione, ti dici che fai quello che puoi, ma non vieni percepito come una persona tanto utile, nonostante il tuo ruolo istituzionale. Tuttavia, questa è la realtà delle cose. Ho fatto un esempio, ripeto, perché a me piace e mi viene anche meglio parlare delle cose che conosco di più e delle cose che percepisco come veramente opportune per la comunità che mi circonda. E questo è un tema. Quindi avere un presidio territoriale, che tutti chiediamo da sempre, più numeroso, più ampio e più puntuale, perché comunque a tutti fa piacere la percezione di essere in un mondo più sicuro, secondo me dovrebbe essere il vero obiettivo di un decreto che si chiama “sicurezza”.
E invece, poi, dobbiamo fare la corsa a mettere telecamere di sorveglianza in tutto il mondo, perché le persone, evidentemente un po' spaventate da tante notizie o da tanti piccoli grandi reati, te le chiedono, ma questo è soltanto l'effetto di un qualcosa che manca. E questa poteva essere un'occasione non di propaganda, come invece è stata, perché, ripeto, 14 fattispecie di reato nuove e l'inasprimento delle pene mal si conciliano con le esigenze vere delle persone.
Secondo me, questo non si chiama decreto Sicurezza; si chiama decreto “paura”, lo ha detto qualcuno, ma si chiama decreto “occasione persa”. Occasione persa nel momento in cui, comunque, per esempio, non ci sono provvedimenti o risorse per aumentare l'organico delle Forze di Polizia e dei Carabinieri sul territorio, non ci sono. Questo rende pieni di tanta demagogia e di tanta paura gli articoli di questo provvedimento e lo rende altrettanto vuoto di contenuti che sono quelli che le persone aspettano e auspicano da oggi, come da ieri, e magari in certi posti sempre di più.
Quindi è con grande rammarico che sottolineo questa cosa e la sottolineo, ripeto, su me stesso, sulle iniziative che, da amministratore locale, insieme agli altri amministratori locali, dovremo prendere, nella consapevolezza che nulla è cambiato. E se nulla è cambiato, aspetteremo uno degli altri decreti futuri, sempre magari portato avanti a colpi di fiducia? Io spero di no. Spero che, comunque, questa discussione sia stata utile tanto per far capire a chi ci ascolta e ci ha ascoltato questa notte, i contenuti all'interno del provvedimento che generano restrizione della libertà e tanta paura. Ma anche uno sprone al Governo affinché comunque si impegni a fare le cose che abbiamo chiesto, ossia passare attraverso un nuovo provvedimento, che metta risorse sulle Forze dell'ordine e sulla sicurezza del territorio e dei cittadini.
E con questo concludo, ribadendo il mio voto profondamente contrario al provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Il giudizio di Alleanza Verdi e Sinistra su questo decreto-legge è, ovviamente, estremamente negativo. Esprimeremo la massima contrarietà, con un voto contrario a questo decreto-legge, per vari motivi, sia di metodo che di contenuto.
Anzitutto, sul metodo: forzature continue alle regole democratiche. Siamo partiti lo scorso anno, anzi era il novembre 2023 quando un DDL finì in Consiglio dei ministri e, di lì a pochi mesi, arrivò qui alla Camera e lavorammo per numerosi mesi finché poi è entrato, dopo l'approvazione alla Camera, nel pantano al Senato, dove, per evitare di evidenziare le spaccature all'interno della maggioranza e quindi aprire una crisi di Governo, hanno preferito trasformarlo in un decreto-legge. Chiaramente già questo dimostra il fatto che esso sia privo delle caratteristiche di necessità e urgenza previste dalla nostra Costituzione. Poi, in Commissione, ci è stato chiesto di segnalare gli emendamenti. Come AVS, siamo passati da 500 a una cinquantina di emendamenti, con relativo contingentamento dei tempi negli interventi, ma zero emendamenti sono stati approvati in Commissione. Nemmeno quelli di maggioranza. Abbiamo avuto una doppia tagliola per interrompere la discussione sia sugli emendamenti che, poi, anche in dichiarazione di voto. Io sono uno di quelli che, ad esempio, non ha potuto svolgere la dichiarazione di voto sul mandato al relatore. Quindi abbiamo avuto la fiducia - ormai stiamo arrivando quasi a 90 fiducie con il Governo Meloni - e abbiamo discusso a lungo gli ordini del giorno: delle opposizioni, zero ordini del giorno approvati. E poi arriverà la ratifica, così, senza alcuna modifica, da parte del Senato.
In tutto ciò, vediamo la maggioranza completamente assente in Aula: se escludiamo i due relatori per la maggioranza, eroici, per il resto l'Aula è vuota. E anche zero interventi da parte dei colleghi di maggioranza in tutte le ore di discussione, qui in Aula, salvo un applauso liberatorio finale, ieri sera, anzi questa mattina, alle 5.
Ma se parlate di sicurezza, allora cos'è per voi la sicurezza? Perché davvero la sicurezza è un bene giuridico importante. Però voi, ogni volta, per trovare e giustificare gli strumenti di restrizione anche delle libertà costituzionalmente garantite, sventolate e fate leva sulle paure e individuate dei nemici a tavolino. Quando invece, per quanto ci riguarda, quando si parla di sicurezza bisogna andare a individuare ciò che crea davvero un vero allarme sociale, a partire da criminalità organizzata e corruzione. Da lì bisognava partire.
Ad ogni modo, se però in ogni caso, per voi, davvero creano un grave problema sociale in Italia le proteste in carcere, quindi, abbiamo scoperto che, davvero, è un grave problema sociale, in Italia, le proteste in carcere, allora bisognava agire diversamente, senza introdurre un nuovo reato, il reato di protesta, di rivolta, chiamatelo come volete; bisognava andare alla radice, risolvere il problema del sovraffollamento, perché nel momento in cui il problema del sovraffollamento è risolto, automaticamente, sicuramente, tutto il disagio che poi si manifesta, anche in forme di protesta, verrebbe meno.
Quindi, avete magari anche individuato l'oggetto ma poi dovete andare alla radice, senza arrivare, poi, semplicemente con il reato per dire che è una resa - è una resa da parte dello Stato -, andare quindi ai presupposti.
Così come le occupazioni abusive. Bene, volete risolvere il problema delle occupazioni abusive? Anche lì, si interviene sempre con il codice penale quando, invece, basterebbe, dal punto di vista preventivo, aumentare il fondo affitti, pensando, davvero, a un vero piano di edilizia pubblica convenzionata. E quindi, capite che, anche da questo punto di vista, arriva un reato per risolvere una questione che, in realtà, dovreste davvero affrontare alla radice. Così come per il carcere con il sovraffollamento, per l'occupazione abusiva, puntando sul discorso - appunto - di un fondo affitti o edilizia pubblica.
Le donne incinte o con figli neonati che commettono reati: ecco, scopriamo, da parte di questo Governo, che queste 20 donne e altrettanti bambini sono un grave problema sociale in Italia. E, da questo punto di vista - l'ho detto anche al Sottosegretario in Commissione - questi ICAM sono strutture detentive. È inutile continuare a dire che non sono carcere. Dovete puntare sulle case famiglia. Sono 20 donne, è possibile creare una rete territoriale di case famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini) dove poter, davvero, accoglierle e poter gestire quindi, in maniera umana, anche il rapporto nei confronti della donna e dei loro bambini. No, non si fa questo. Non si fa semplicemente perché è molto più comodo. Ci sono già queste strutture e quindi vengono utilizzate.
I blocchi stradali: anche da questo punto di vista, punite la protesta anche, davvero, per desistenza passiva quando, chiaramente, l'obiettivo vostro è quello di andare a colpire in particolare certi tipi di manifestanti. In particolare i giovani che protestano contro i cambiamenti climatici perché questo mette in crisi, invece, il vostro pensiero legato proprio al negazionismo dei cambiamenti climatici. Così come per i blocchi stradali, ne abbiamo parlato a lungo anche durante lo svolgimento, la trattazione e la discussione degli ordini del giorno, anche da parte dei lavoratori: anche qui arrivate con un reato o comunque trasformate quella che era una sanzione amministrativa. La trasformate in una sanzione penale quando basterebbe trattare e affrontare i temi dei cambiamenti climatici per cui i giovani non andrebbero nemmeno più a protestare. I giovani sono costretti a protestare perché pensano al loro futuro, perché vedono di fronte a loro un Governo, una maggioranza che assolutamente non fa nulla e, addirittura, quando deve intervenire, li sanziona, come se fosse responsabilità loro. La stessa cosa è per i lavoratori: a fronte di crisi aziendali, sarebbe necessaria davvero una seria politica da parte del Governo.
Ecco, per voi quindi esiste solo il codice penale: 14 nuovi reati, nuove aggravanti e quindi un panpenalismo davvero più estremo, per non parlare, poi, del tema del Daspo da parte del questore che viene generalizzato (quindi, non solo a fronte di una sentenza di condanna, definitiva o non definitiva, ma addirittura anche solo una denuncia, anche per reato contro il patrimonio). E questo, davvero trasforma il questore che diventa un super questore, quasi come se fosse un magistrato, anzi si sostituisce. Qui, addirittura, la maggioranza supera una riforma che stanno cercando di portare avanti che è quella della separazione delle carriere perché, a questo punto, la magistratura nemmeno serve più. Non vi serve nemmeno la riforma della separazione delle carriere dei magistrati perché da questo decreto-legge ne esce che la magistratura nemmeno serve più, perché è sufficiente un super questore che può davvero intervenire, limitando la libertà di movimento e, quindi, la libertà personale, a fronte di una mera denuncia che risale addirittura anche fino a cinque anni prima.
Ho già trattato il tema delle detenute madri. Sin dal novembre-dicembre 2023 organizzai qui, alla Camera, una conferenza stampa e lì parteciparono anche alcune associazioni e tutti i rappresentanti delle opposizioni, per opporsi a questa misura.
Poi, inutile ricordare come tutte le volte venga bocciato un nostro emendamento o ieri sera l'ordine del giorno, sul saluto fascista, dove, invece, sì, per noi è un allarme sociale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), quando vediamo le manifestazioni ad Acca Larentia e tante manifestazioni in giro per l'Italia. Quello, sì, che crea allarme sociale e preoccupazione per quanto riguarda i cittadini, non le 20 madri detenute che finiscono, per voi, nelle strutture carcerarie.
Per concludere, Presidente, davvero sono sicuro che stasera la maggioranza festeggerà con questo decreto-legge, ma davvero non c'è nulla da festeggiare. Da festeggiare ci sarebbe solo se uno Stato, un Parlamento, un Governo dà più diritti ai cittadini, non quando li reprime e quando li toglie.
Invece qui, davvero, c'è una vera deriva verso uno Stato di polizia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e della deputata Boldrini).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Allora, siamo giunti a questo punto dopo una lunga nottata passata qui, cercando di parlare di questo decreto, visto che ci è stato impedito di discutere sugli emendamenti con l'ennesima fiducia. Allora viene da chiedersi veramente qual è il vero obiettivo di questo decreto-legge. È bene che le persone lo sappiano.
A noi è molto chiaro, Presidente. Qual è il vero obiettivo? Forse quello, come dice il Sottosegretario e la maggioranza, di rendere più sicure le nostre città? Questo è l'obiettivo? Io, noi pensiamo che non sia affatto questo. Il vero obiettivo è un altro.
Il Governo, che non affronta affatto il disagio sociale che vivono, in Italia, tante persone, nelle nostre città, con questo decreto sta puntando solo a reprimere le proteste. Questo è il vero obiettivo: reprimere! Reprimere le proteste! Azzittire! Mettere il bavaglio!
Le carceri italiane sono sovraffollate e le condizioni di vita sono degradanti? Il Governo lascia marcire i problemi e con questo decreto-legge introduce ben 14 nuovi reati e nuove 9 aggravanti.
Addirittura, Presidente, punisce le proteste pacifiche. Una cosa che non si è mai vista, una cosa assurda.
Ecco, la carenza di alloggi è insostenibile nel nostro Paese? Il Governo azzera il Fondo per la morosità incolpevole. Lo azzera e reprime pesantemente coloro che sono costretti ad occupare un alloggio sfitto, e lo fanno per sopravvivere. No, ma dei motivi non se ne occupano, per carità.
Cresce il numero delle fabbriche che chiudono per la crisi oppure perché delocalizzano altrove? Il Governo prende tempo o è assente. Ma se le operaie e gli operai perdono il posto di lavoro e fanno un blocco stradale per protestare, per richiamare l'attenzione che manca, ebbene le aspetta il carcere. È concepibile questo in una democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra)? La risposta è “no”! Non è concepibile che chi protesta finisca in carcere.
Per questo, il decreto invece di chiamarsi “sicurezza”, si dovrebbe chiamare decreto “repressione”: repressione del dissenso, repressione della protesta, repressione della resistenza passiva! Si criminalizza anche lo sciopero della fame, tutto ciò ha dell'inverosimile.
Ecco, se una manifestazione blocca una strada - lo devono sapere i cittadini e le cittadine - si può essere puniti fino a due anni di reclusione. Chi fa una cosa del genere? Un Paese democratico arriva a fare questo o un Paese che sta scivolando, in maniera inesorabile, verso uno Stato di polizia? Questo sta accadendo e questo provvedimento ne è la prova lampante.
Se nelle carceri, Presidente, nei CPR o in altri luoghi di trattenimento qualcuno si azzarda a protestare, anche in modo pacifico, per le condizioni di vita degradanti, può essere punito; indovinate fino a quanti anni? Fino a otto anni. Se si protesta perché in un centro di detenzione un migrante non vuole rientrare in quella sala, perché quella stanza è fetida, perché i liquami sono in terra, perché non c'è neanche un materasso, rischia otto anni di carcere. Allora, non è finita, non è finita.
L'occupazione arbitraria di immobili, che già oggi è punita come un illecito amministrativo, diventa reato. Anche qui, quanti anni gli danno? Sette anni di carcere. Questa è la ricetta del Governo Meloni. Nessuna soluzione per i problemi sociali, per il contrasto alla povertà. La povertà non esiste, è un'invenzione della sinistra, ma solo carcere, carcere e carcere. Non sapete fare altro che questo. Anche i bambini volete in carcere oppure li volete separati dalle madri.
La sicurezza non si ottiene così, la sicurezza si ottiene con la prevenzione, rimuovendo le cause sociali del disagio e del malessere, stando vicino a chi soffre, favorendo la cultura della solidarietà che, come dice la Costituzione, è un dovere inderogabile. Ripeto: la cultura della solidarietà, non quella del manganello, che è la vostra cultura. Poi, c'è il famigerato articolo 31. Io continuo a parlarne, Presidente, perché lo trovo un articolo terribile. Non sono sola a farlo, altri colleghi e colleghe lo hanno fatto in quest'Aula e lo hanno fatto i familiari delle vittime delle stragi, inascoltati, quelle stragi che hanno insanguinato l'Italia, anche con la complicità dei servizi deviati. Perché hanno protestato i familiari delle vittime delle stragi? Perché con questo articolo, l'articolo 31, si consente agli agenti dei servizi non solo - come già previsto - di infiltrarsi in una organizzazione criminale, ma soprattutto, con l'autorizzazione della Presidente del Consiglio, di organizzare e dirigere un'organizzazione terroristica anche internazionale e di eversione dell'ordine democratico e anche di fabbricare e detenere materiali esplodenti con finalità di terrorismo. Io non lo so se ci stiamo rendendo conto di cosa significa questa misura, che cosa può comportare una misura del genere. Ma ce le ricordiamo le stragi di Piazza Fontana? Di Brescia? Di Bologna? Del treno Italicus? Del Rapido 904? Di Piazza della Loggia? Peraltro, ieri l'abbiamo ricordata, ieri è stato l'anniversario. Non ci ha insegnato nulla la strategia della tensione? Non vi ha insegnato nulla la strategia della tensione?
Infine, Presidente, c'è l'esempio più clamoroso delle ossessioni e dei fantasmi ideologici - li chiamo così, non so come altro chiamarli - che popolano e annebbiano la mente di chi vuole decreti come questo: la crociata contro la cannabis light. Una crociata che colpisce una rete fino ad oggi florida, di circa 3.000 aziende, specialmente di giovani, vietando la coltivazione e la vendita di qualcosa che non ha nulla a che vedere con le droghe, neanche con quelle leggere. Una scelta che ci rende ridicoli, che ridicolizza il Paese in Europa e nel mondo. Ma, come sappiamo, “il sonno della ragione genera mostri”, lo ha detto il pittore spagnolo Francisco Goya. Di questi tempi, vediamo quanti sonni e quanti mostri.
Signor Presidente, guardi, è sempre pericoloso intervenire per decreto in materia penale, ma, in questo caso, lo è ancora di più, perché questo decreto cosa fa?
Introduce ben 14 nuove fattispecie di reato e 9 nuove circostanze aggravanti, ma usando la decretazione d'urgenza si è inteso anche reprimere il nostro dissenso, di noi deputati e deputate, anche questo interno alla Camera, anche questo facendo decadere tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni, perché secondo l'articolo 77 della Costituzione il Governo può adottare decreti-legge in casi straordinari di necessità e di urgenza. Questo decreto stava da 14 mesi in Parlamento: dove sono la necessità e l'urgenza?
Allora chiudo, Presidente. L'unica urgenza era quella di occultare le divisioni della maggioranza, di soffocare il dibattito parlamentare, di privare le Camere dei poteri che conferisce loro la Costituzione. Questo decreto-legge, con le misure liberticide che contiene, segna un punto di svolta: l'Italia da democrazia liberale si sta trasformando in uno Stato di polizia.
Allora, Presidente, non nel mio nome, non nel nostro nome. Signor Presidente, il mio e il nostro voto sono completamente contrari, anzi sono voti contrarissimi a questo decreto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci troviamo qui in un'Aula tutta vuota. Stiamo effettivamente assistendo a una maratona che noi stiamo mettendo in campo per denunciare fortemente al Paese quello che sta succedendo. Lo facciamo ormai da diverso tempo nelle Commissioni e l'abbiamo fatto in questa lunga giornata, perché è partita ieri, e lo faremo anche dopo, perché credo che la nostra azione per denunciare questo provvedimento non solo ci sarà nelle Aule deputate della Repubblica italiana, ma anche sui territori, perché quella che poi sarà la vera difficoltà, quella che da parte del Governo si tramuterà direttamente nelle Forze dell'ordine e nell'approccio ai cittadini, sarà sicuramente un aspetto negativo che creerà disuguaglianze, discriminazioni, situazioni di grave e grave antidemocraticità nell'approccio verso le istituzioni e verso i cittadini.
Però, una cosa che da ieri sera è emersa, anche nella discussione, è il significato della parola sicurezza. Negli interventi noi abbiamo più volte dimostrato ai cittadini italiani quali fossero le differenze - e provo anch'io a raccontare quali sono le differenze - che oggi ci sono fra noi e il centrodestra. Infatti, la parola sicurezza, più volte da voi brandita come un'arma, viene vista più volte, attraverso il vostro storytelling, come un elemento di paura, come elemento di grave emergenza nazionale, dove ogni volta lo scontro che ci deve essere fra istituzioni e cittadini deve essere uno scontro che possa, in questo caso, verificare e, da parte vostra, dimostrare che oggi è come se fossimo quasi in uno Stato d'assedio. Non perché non ci sono problemi, perché effettivamente ci sono aspetti anche difficili, ma io credo che il significato della parola sicurezza vada dimostrato in maniera diversa, perché noi dobbiamo vivere in questa comunità senza paura, con dignità, con fiducia, cosa che non avviene da parte del centrodestra. Si tenta sempre la divisione, si tenta sempre di dividere, come se fosse una parola di proprietà del centrodestra.
Invece, la sicurezza ha un altro significato e lo spiega anche la Costituzione della Repubblica. L'articolo 2 dice: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. La sicurezza è parte di noi, di ogni azione della società, di quando si va a scuola, di quando si va al lavoro e di quando anche si riesce comunque a dimostrare il proprio pensiero, la propria idea. Ecco perché credo che l'obiettivo che sta mettendo in campo il centrodestra sia da rigettare assolutamente al mittente. Guardate, ci sono esempi - lo dice la storia - in cui se lo Stato riesce a dimostrare fiducia verso i propri cittadini, se riesce a essere ispiratore, se riesce a avere lungimiranza, anche attraverso battaglie di civiltà, dove i rapporti sono di fiducia, allora le cose cambiano.
Cito un periodo storico della mia regione, il 1786, quando l'édit del granduca Pietro Leopoldo presentò il codice Leopoldino che abolì la pena di morte. Fu il primo atto in Europa dove si abolì, attraverso questo importante provvedimento, la pena di morte, in un periodo bellissimo dell'età dei lumi, l'illuminismo, che era un movimento culturale europeo che si caratterizzava proprio per l'enfasi della ragione, per lo spirito critico e la ricerca della conoscenza. La ragione era vista come strumento che illuminava l'ignoranza, illuminava l'ignoranza.
Ecco, io credo che questo provvedimento oggi non illumini le città, i luoghi, anzi, i non luoghi delle città, non illumini la ragione che, oggi, noi dobbiamo mettere nel rapporto fra noi, fra i cittadini e il ruolo che i cittadini svolgono nella città, anche quelli che sbagliano, anche quelli che sbagliano, perché oggi ci sono sicuramente molti presidi nelle città che hanno una funzione sicuramente di polizia - e io ringrazio le Forze dell'ordine per il lavoro che fanno ogni giorno - ma sappiamo benissimo che i reati che oggi ci sono e che continuano a esistere nel nostro Paese possono essere solamente risolti sicuramente anche con alcuni deterrenti, ma soprattutto attraverso un'azione di proposta, attraverso la costruzione di infrastrutture sociali, la possibilità di costruire scuole aperte tutto il giorno, la possibilità di poter vedere musei, di poter riuscire a dare anche una risposta diversa alle difficoltà sociali, perché nessuno decide di nascere in una famiglia abbiente o nessuno decide di lavorare o di vivere in un quartiere di lusso o, comunque, in un quartiere che oggi può avere difficoltà di carattere sociale, come alcuni che ci sono in Italia. Ecco, perché gli strumenti di sicurezza che noi dobbiamo mettere in campo devono essere non solo quelli dei presidi delle Forze dell'ordine, ma devono essere anche strumenti culturali, strumenti che creano una comunità consapevole e non una comunità divisa fra chi oggi vuole assolutamente avere azioni repressive verso i cittadini e soprattutto metterli in galera e buttare via la chiave.
Ecco perché noi dobbiamo cambiare, modificare il nostro storytelling. Dobbiamo riuscire a essere diversi e noi stiamo dimostrando di essere diversi da voi: voi volete la repressione, volete chiudere e mettere in un cassetto tutto quello che c'è di diverso, tutto quello che può, in questo caso, garantire una libertà, la libertà dei cittadini, la libertà della ragione e del pensiero.
Su questo io credo che ci siano altri aspetti di questo provvedimento che voi avete messo in campo in maniera irresponsabile e che non vanno. Guardate, un altro aspetto è quello dei numeri: voi non avete considerato i numeri e ve ne do uno: 1991; è il punto più alto, in Italia, in cui ci sono stati più reati, il punto più alto, il 1991. Ci sono stati più omicidi, ci sono stati più furti, ci sono stati atti che effettivamente erano in un momento anche particolare della nostra civiltà europea e del nostro Paese, in cui c'era un cambiamento anche dal punto di vista degli strati sociali della società. Ecco perché credo che quel numero ci debba far capire una cosa, che da quel momento - da quel momento! - c'è stata una stabilizzazione per poi scendere drasticamente, riducendosi i reati dal 2013 e fino ad arrivare al COVID.
Vedete, proprio una discesa in verticale. Qual è il motivo? Qual è il motivo? Basti pensare che dei tentati omicidi o anche quelli consumati c'è stata proprio una discesa verticale, così come per i furti, uguale. C'è stato un momento in cui il nostro Paese è riuscito a dare una risposta. Voi questa analisi non l'avete fatta; vi è servito solamente dimostrare che oggi c'era un problema, mettendo ogni volta, in ogni vostra dichiarazione, in ogni vostro documento, il fatto di poter dire che oggi siamo in pericolo, c'è uno stato di assedio, ci sono situazioni che noi dobbiamo combattere e che dobbiamo assolutamente chiudere anche nell'ambito delle relazioni fra italiani, europei ed extracomunitari.
Voglio dire una cosa, lo dico, suo tramite, Presidente, al Governo: credo che voi non avete costruito con questo documento un bel niente; voi oggi avete costruito solo odio, avete costruito distanza, avete costruito soprattutto imbrutimento da parte delle istituzioni. Ci sono oggi situazioni che possono, invece, essere modificate. La vera sicurezza non si impone, la vera sicurezza si costruisce giorno dopo giorno, insieme, nel mondo del lavoro, nelle relazioni sindacali, nel rapporto con l'impresa, nel rapporto con la società. Noi sappiamo benissimo che, nei vari non luoghi delle città, solo un'azione può essere giusta…
PRESIDENTE. Concluda.
MARCO SIMIANI (PD-IDP). …quella dell'investimento sociale, delle piazze, della rigenerazione urbana, della possibilità di creare punti di raccolta fra varie parti della città, del volontariato. Ecco perché noi siamo convintamente contro questo decreto e siamo sicuri che questo vostro provvedimento cadrà sicuramente nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Raffa. Ne ha facoltà.
ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, per chi è presente, perché della maggioranza non c'è nessuno, a parte una relatrice del provvedimento, quindi andiamo avanti. Oggi votiamo quello che chiamate decreto Sicurezza, ma lasciatemi dire, sin dall'inizio, che questo decreto non ha nulla a che vedere con la sicurezza dei cittadini. È solo propaganda della paura, per nascondere i vostri fallimenti sul fronte della sicurezza reale. Altro che Stato forte, questo è l'urlo spaventato di un Governo debole e autoritario, che, di fronte al dissenso, alza i muri e manganelli, invece di offrire soluzioni.
Avete persino bypassato il dibattito parlamentare con l'ennesima fiducia. Questo è un decreto che modifica in modo massiccio il codice penale, introducendo nuovi reati e aggravanti per un totale di quasi 500 anni di carcere, ma non per mafiosi o corrotti, ma per colpire la marginalità sociale e il dissenso politico. Ed è una deriva autoritaria, tracotante e liberticida. Vi dichiarate un Governo forte e patriota, e invece dimostrate solo insicurezza; avete paura del vostro stesso popolo e per questo volete imbavagliarlo.
Colleghi, per elencare tutte le ingiustizie che sono dentro questo decreto ci vorrebbe troppo tempo, ma purtroppo ho a disposizione solo 10 minuti e mi soffermerò solo su queste 4 vergogne che il MoVimento 5 Stelle non può proprio accettare. La prima è la repressione della libertà di manifestazione. Questo decreto trasforma il diritto di manifestare in un terreno minato da nuovi reati e pene più aspre; introducete un nuovo reato di blocco stradale o ferroviario. Ciò che prima era un semplice illecito amministrativo diventa un delitto.
Significa che, se cittadini esasperati occupano una strada o i binari per protestare, non prenderanno più solo una multa, verranno trattati da criminali, portati in tribunale e puniti con il carcere. E non basta, nel vostro zelo repressivo avete deciso di punire persino la resistenza passiva; persone che non alzano un dito contro gli agenti, ma che con il proprio corpo esprimono dissenso, diventeranno delinquenti agli occhi della legge. È scritto nero su bianco, è punita anche la resistenza passiva, se impedisce l'azione degli agenti. Questa sarebbe la vostra idea di ordine pubblico?
Io la chiamo con il suo nome: repressione di Stato. Altro che ascoltare le piazze, le volete svuotare a forza di manette e intimidazione. E a proposito di intimidazione, parliamo delle bodycam: prevedete di dotare le Forze dell'ordine di telecamere accese su ogni manifestante. Dite che serviranno a tutelare gli agenti, ma sono volte a schedare e sorvegliare chiunque osi dissentire, un Grande Fratello di Stato puntato addosso ai cittadini in piazza. Questa non è sicurezza, è un regime di paura. E il secondo punto è forse ancora più agghiacciante, perché calpesta apertamente lo Stato di diritto. Voi estendete il Daspo urbano, il divieto di accedere a certe aree della città, a chiunque sia anche solo denunciato per certi reati, senza bisogno di condanna.
Basterà un rapporto di Polizia, magari una semplice identificazione durante una protesta vivace, e il cittadino potrà essere bandito da stazioni, aeroporti, infrastrutture di trasporto pubblico. Ma capite cosa significa? Una persona che non è stata giudicata da alcun tribunale, magari del tutto innocente, potrà vedersi vietato di frequentare pezzi della sua città sulla base di un sospetto. Altro che presunzione di innocenza, qui si puniscono le persone prima che abbiano fatto qualunque cosa di realmente accertato. È un abominio giuridico, è la negazione dei principi base della democrazia. E quanta ipocrisia in tutto ciò, perché, quando si tratta dei colletti bianchi, degli amici vostri potenti accusati di tangenti, tirate fuori il garantismo e vi riempite la bocca di presunzione di innocenza.
Ma se a finire denunciato è un qualunque ragazzo, colpevole magari solo di avere protestato e di trovarsi nel posto sbagliato, ecco che per voi può essere trattato alla stregua di un criminale. Vi dovreste vergognare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Due pesi e due misure intollerabili, punizione preventiva per i deboli e garanzie e rispetto per i forti. Questo non è uno Stato giusto. È un ritorno alle classi pericolose, al marchio sul cittadino sgradito. Vergogna! E il terzo pilastro di questo decreto è quella che avete candidamente definito la norma anti No-ponte. Avete inserito una circostanza aggravante specifica per chiunque commetta atti di violenza e resistenza a pubblico ufficiale al fine di impedire la realizzazione di un'opera pubblica o un'infrastruttura strategica.
Tradotto? Se in una manifestazione a difesa di un territorio qualcuno spintona un poliziotto o semplicemente prova a resistere allo sgombero di un cantiere, verrà punito molto più duramente rispetto a qualunque altro caso. Sappiamo bene a chi pensa il Governo: ai movimenti No-ponte, No-triv, a tutte quelle lotte sociali e ambientali. È un avvertimento mafioso lanciato direttamente da questo Parlamento. E voi dite: se protesti contro le grandi opere, te la faremo pagare carissima.
Le nuove norme prevedono davvero pene spropositate, da regime cileno. Si potrà arrivare a condannare un manifestante fino a 20 anni di carcere o più, come se fosse un terrorista. E in Commissione la Lega ha avuto pure il coraggio di proporre un emendamento per innalzare a 25 anni le pene contro chi protesta contro le grandi opere, 25 anni! Siamo oltre ogni limite di decenza. Trattate i cittadini impegnati nelle lotte territoriali peggio dei mafiosi, perché tanto i mafiosi li volevate aiutare con la norma che aveva proposta Salvini nel decreto Infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per fortuna che c'è il Presidente Sergio Mattarella, sempre per fortuna.
Questa è la vostra idea di Paese, bulldozer e manette contro chi alza la testa. È la conferma della vostra visione autoritaria del dissenso. Non dialogate con i territori, li schiacciate. Non convincete con la ragione, minacciate con la forza. State militarizzando il conflitto sociale. Sappiate, però, che questo Paese ha già vissuto epoche in cui chi protestava veniva trattato come un sovversivo, e non permetteremo che accada di nuovo. Non riuscirete a spegnere quella fiamma. La voce di chi lotta per l'ambiente e la giustizia sociale non si soffoca con una legge.
E l'ultimo, scandaloso punto di cui voglio parlare è l'assalto a un intero settore economico legale e sostenibile, quello della canapa industriale. Questo rivela la vostra ottusità ideologica. Avete infilato una norma che vieta del tutto la canapa industriale in Italia, demolendo con un colpo solo una filiera produttiva che non ha nulla a che vedere con la droga, ma che riguarda l'agricoltura, il tessile, la bioedilizia, la cosmesi e gli alimenti naturali. Un intero comparto legale e fiorente viene criminalizzato da un giorno all'altro.
L'articolo 18 di questo decreto impone il divieto di importare, distribuire, detenere, vendere e perfino consumare prodotti derivanti dalle infiorescenze di canapa legale. Tradotto? Stop ai negozi di cannabis light, stop alle resine CBD, perfino ai sacchetti di sale alla canapa. Tutto illegale, tutto equiparato, in maniera del tutto surreale, alle droghe. È un colpo di mannaia su una realtà in crescita che dava lavoro e speranza a migliaia di persone.
Parliamo di 3.000 aziende in tutta Italia, per circa 30.000 lavoratori coinvolti: agricoltori, commercianti, giovani imprenditori che hanno investito in un settore innovativo e sostenibile. Li state condannando a chiudere bottega o a fuggire all'estero, pur di non finire sotto processo per spaccio. È una follia totale, un colpo al cuore, anzi, una pugnalata a un settore che operava nella piena legalità. Vi siete accaniti contro la canapa industriale perché questa filiera ha tre caratteristiche per voi imperdonabili, e lo ha detto bene la nostra collega, Chiara Appendino.
È innovativa, e voi tutto ciò che è innovativo non lo capite; è sostenibile, e a voi la sostenibilità dà fastidio; ma, soprattutto, non ha alle spalle una lobby potente, nessun amico degli amici che vi tuteli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E allora zac, giù la lama, senza pietà, su migliaia di piccole aziende. E poco importa se molte di queste sono fondate da giovani coraggiosi, che hanno investito i loro risparmi credendo nelle nuove colture ecologiche. E poco importa se perfino diversi presidenti di regione del vostro stesso colore politico vi avevano implorato di non massacrare questo comparto, definendo folle il divieto assoluto.
Ma voi niente, dritti per la vostra strada ideologica. Il risultato? Ve lo diciamo noi: in Italia ci sono circa un milione di consumatori di prodotti di canapa legale, e non spariranno per magia con la vostra legge. Si limiteranno ad andare all'estero a comprare, oppure, ancora peggio, si rivolgeranno al mercato nero. Complimenti davvero, state smantellando un settore legale, controllato e tassato per regalare nuovi clienti alla criminalità organizzata.
Questo decreto, in nome di un moralismo miope, manderà in fumo 2 miliardi di euro di valore di mercato e spalancherà le porte all'illegalità. Vi riempite la bocca di parole come sicurezza e poi create insicurezza economica e sociale, distruggete le imprese oneste e fate un favore ai traffici illeciti. Che ipocrisia che avete! Questa norma anti-canapa non ha nulla a che fare con la tutela della salute pubblica. È solo un capriccio ideologico, di cui pagheremo il prezzo in termini di posti di lavoro persi e di contenziosi legali, perché fioccheranno i processi.
Giunti a questo punto, la visione autoritaria e punitiva che anima l'intero decreto è evidente. Avete costruito uno Stato di polizia in miniatura: più telecamere, più divieti, più carcere. Ma la vera sicurezza, dov'è? Ve lo siete chiesti, colleghi della maggioranza? Perché, fuori da questo Palazzo, la vita reale è un'altra cosa. La sicurezza vera è poter andare in giro senza paura di subire rapine o violenze e su questo i vostri proclami non incidono.
La sicurezza vera è sociale, quindi lavoro, stipendi dignitosi, servizi funzionanti, quartieri illuminati e vissuti soprattutto. La sicurezza vera è anche ambientale e sanitaria: proteggere i cittadini dai disastri ecologici, dalle emergenze climatiche, investire in ospedali e scuole sicure. La sicurezza vera è civile, è sentirsi liberi di esprimere le proprie idee senza temere ritorsioni o violenze di Stato. Quella l'avete demolita, introducendo il reato di dissenso. Dunque, di quale sicurezza parlate? Della vostra, forse, quella dei potenti chiusi nei palazzi blindati dal malcontento popolare?
Uno Stato forte, come dite di voler essere, non ha bisogno di soffocare le critiche; le ascolta e semmai le risolve con la politica. Solo i regimi deboli e impauriti scambiano la libertà per una minaccia. Noi del MoVimento 5 Stelle diciamo “no” a questa deriva. Abbiamo contrastato questo decreto in ogni modo, dentro e fuori quest'Aula. E continueremo a farlo, nelle istituzioni e nelle piazze, perché qui non si tratta di destra o sinistra: si tratta di difendere i principi democratici fondamentali di questo Paese. E vi siete spinti troppo oltre questa volta. E vi troverete di fronte alla risposta di cittadini liberi. Dobbiamo gridare forte il nostro “no” e lo stiamo già facendo insieme a migliaia di persone che non vogliono vivere in un Paese più autoritario, ma in un Paese più giusto. Per queste ragioni, il MoVimento 5 Stelle voterà convintamente contro questo decreto “vergogna”. E sappiatelo…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANGELA RAFFA (M5S). …non ci sarà silenzio da parte nostra di fronte al vostro tentativo di soffocare il dissenso. Pensate di intimidirci? Di intimorire il popolo? Vi sbagliate di grosso. Più alzerete i vostri manganelli legislativi e più alzeremo noi la voce. Noi non abbiamo paura e vi combatteremo sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Gemelli” di Leporano, in provincia di Taranto, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui e benvenuti a Montecitorio (Applausi). Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Io avrei voluto iniziare questo intervento chiedendo un minuto di silenzio per la fine dello Stato di diritto nel nostro Paese, ma, purtroppo, in quest'Aula vuota non avrebbe un gran senso.
Il provvedimento che stiamo esaminando alle battute finali qui alla Camera è un decreto-legge che è caratterizzato da necessità e urgenza; una definizione paradossale per un provvedimento che è all'esame delle due Camere da oltre un anno. Sappiamo bene, infatti, di averlo già visto in questa Camera; poi è passato al Senato in forma di disegno di legge. Ma, viste le difficoltà di sciogliere alcuni nodi in seno alla maggioranza, avete fatto questa forzatura obbrobriosa, trasformando un disegno di legge in un decreto, come se ci fosse la necessità di superare tutte le frizioni che ci sono tra di voi, azzerando completamente il ruolo del Parlamento.
Avete ormai superato ogni record. Mi pare che siamo arrivati circa a quota 100 per i decreti del Governo Meloni; veramente è il “decretista” maggiore di tutta la storia della Repubblica. E, peraltro, avete adottato tutte quelle procedure che ammutoliscono le forme democratiche della normativa, delle modalità di legislazione del Parlamento, applicando anche in Commissione la ghigliottina, non consentendo, quindi, alle opposizioni di esaminare gli emendamenti presentati, contingentando persino i tempi del dibattito.
La necessità e l'urgenza, quindi, sono nate dalla vostra incapacità di gestire un normale procedimento amministrativo. Avete introdotto, in questi primi 30 mesi di Governo, già 40 nuovi reati - 14 nuove fattispecie sono solo all'interno di questo decreto - e ci sono anche nuove aggravanti.
Noi avremmo capito - come abbiamo detto durante tutti gli esami degli altri decreti-legge a cui, poi, in genere ponete anche la questione di fiducia - se ci aveste chiesto di approvare provvedimenti necessari e urgenti, ad esempio, per il tema del rinnovo dei contratti di lavoro. Sappiamo bene che gli italiani hanno gli stipendi più bassi d'Europa e il potere d'acquisto è inferiore a quello degli anni Novanta. Mentre in tutta Europa gli stipendi sono cresciuti negli ultimi trent'anni, in Italia diminuiscono. Eppure, vi siete opposti a delle proposte unitarie delle opposizioni che hanno riguardato il salario minimo rinviando la palla in tribuna con una delega al Governo che ha fatto, poi, perdere le tracce di un provvedimento così importante, o anche alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Quindi, nessuna risposta ai lavoratori che tentate di opprimere anche attraverso il boicottaggio dei referendum dell'8 e del 9 giugno che riguardano proprio le tematiche del lavoro povero (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), del lavoro precario e del lavoro insicuro. Speriamo che gli italiani si ribellino a questa vostra tirannia andando a votare in massa.
Avremmo capito se aveste posto la questione di fiducia chiedendoci la necessità e l'urgenza per intervenire sulla sicurezza sul lavoro. Sottosegretario, ogni giorno tre persone muoiono di lavoro, tre persone, ogni giorno, escono di casa per andare a lavorare e non vi fanno ritorno. Io credo che questa sia veramente una cosa intollerabile e voi non fate nulla per arginare questi fenomeni terribili anzi, penalizzate anche quelle che sono le forme di distanza trasformando il blocco stradale da reato amministrativo in reato penale per, appunto, andare a reprimere le proteste dei lavoratori, degli ecoattivisti e dei giovani che si ribellano contro le vostre politiche “climafreghiste”. Complimenti, pensate di introdurre sicurezza attraverso la repressione, ma non è certo questo il modo di intervenire in uno Stato democratico. Avremmo accolto volentieri la necessità e l'urgenza se ci aveste proposto di redigere un vero Piano casa, non quella porcheria che ci ha proposto il Ministro Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) che certo non è orientato a dare una casa a chi non ce l'ha, e sono 700.000 le famiglie in attesa di una casa popolare. Lo ripeto, un milione sono in affitto ma in stato di estrema povertà e hanno difficoltà, tanto che ogni anno avvengono 30.000 sfratti per morosità incolpevole e voi sapete bene che chi occupa le case lo fa per necessità o come atto politico per garantire a chi non ce l'ha una casa; e invece andate a raccontare che vengono occupate le case delle persone più deboli, più fragili e che, quindi, gli sgomberi sono necessari a ripristinare la legalità, ma questo non è assolutamente vero e, attraverso questo intervento, voi andate ancora una volta ad aumentare il disagio sociale attraverso la repressione.
Avremmo accolto ancora la vostra proposta di intervenire con necessità e urgenza se ci aveste proposto un provvedimento per migliorare la condizione delle nostre carceri che oggi sono invivibili non solo per il sovraffollamento - che è arrivato, in media, al 133 per cento perché ci sono tante carceri che hanno anche percentuali molto maggiori di sovraffollamento -, ma anche perché si vive malissimo, non c'è l'acqua potabile, fa caldo d'estate e freddo d'inverno, tanto che sono stati 88 i suicidi lo scorso anno nelle nostre carceri: più di quattro persone al giorno hanno perso la vita - o meglio, si sono tolte la vita - mentre si trovavano sotto la custodia dello Stato, una cosa vergognosa per un Paese che dovrebbe essere civile. Invece peggiorate la condizione non solo dei detenuti, ma anche di coloro che avete sbattuto nei lager di Stato, i CPR (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), dove delle persone che non hanno commesso nessun reato possono rimanere sino a 18 mesi senza diritti, senza tutele, senza affetti, senza avere nulla da fare, introducendo addirittura il reato di rivolta carceraria anche passiva, cioè le persone private della libertà non potranno neanche manifestare il loro malessere se non rischiando di aggravare la propria situazione: un ricatto terribile che neanche il regime fascista aveva mai pensato di introdurre, e invece voi lo state mettendo in atto. Ma non solo. Sbattete dietro le sbarre anche le donne incinte o con bambini sino a tre anni prevedendo non solo l'orrore che un bambino possa nascere in galera e che ci trascorra i primi fondamentali anni della sua vita, ma anche di poterlo eventualmente sottrarre alle madri se, appunto, il giudice non ritenesse che quella sia una condizione opportuna.
Un provvedimento di una disumanità e di un razzismo che fa davvero schifo. Lo abbiamo detto, e lo ripetiamo: i bambini non dovrebbero mai stare dietro le sbarre (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Eppure voi, anche ieri, bocciando tutti i nostri ordini del giorno vi siete rifiutati di intervenire o dare dei segnali, quantomeno, per potenziare la rete delle case famiglia incrementandole, aggiungendo delle risorse per poter potenziare i servizi. E invece nulla.
Preferite, anche qui, utilizzare il pugno duro pensando di penalizzare le donne rom. E, avviso, sono una decina le donne in Italia che si trovano negli ICAM o che comunque si trovano nella condizione descritta e definita da questo decreto.
Avremmo poi sicuramente ritenuto necessario e urgente intervenire per rilanciare l'economia del nostro Paese dopo 26 mesi di crollo costante dalle produzioni. Invece, con una norma che è davvero incomprensibile e riconducibile esclusivamente alla furia ideologica della Lega, rendete illegale una filiera fiorente, fresca e giovane come quella della canapa. Con un colpo di penna rendete illegali 3.000 aziende, mettendo sulla strada 20.000 lavoratrici e lavoratori, persone che contribuiscono all'economia del nostro Paese in una filiera che è tutta made in Italy e che, quindi, rientrerebbe perfettamente nella vostra narrazione. E, invece, siccome confondete la canapa con la cannabis - che per noi andrebbe comunque legalizzata - la rendete illegale, rendendoci ridicoli agli occhi di tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché noi non potremmo coltivare la canapa però potremmo importarla e importare tutti i prodotti, andando a danneggiare un settore che fattura circa 2 miliardi all'anno e che, se fosse incentivato da voi anziché penalizzato, potrebbe raggiungere livelli ben superiori.
Io non capisco quale sia la logica, cosa vi abbia fatto la canapa. Perché la canapa? Adesso con cosa ve la prenderete? Con i pomodori, con le zucchine (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Già avete dato prova di follia quando avete proibito la produzione di alcuni prodotti vegetali che sembravano, per il Ministro Lollobrigida, uno scandalo all'interno della dieta mediterranea. Adesso siamo davvero curiosi, a questo punto, di capire cosa andrete a inventarvi per penalizzare ancora l'economia del nostro Paese e, soprattutto, la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini.
Noi abbiamo messo in atto tutti gli strumenti che avevamo a disposizione secondo la Costituzione e le regole delle Camere per cercare di fermarvi, ma non ci siamo ancora riusciti. Confidiamo che la storia dia dei segnali, che le cittadine e i cittadini si ribellino a questo Governo che sta mettendo in atto delle politiche scellerate che stanno minando le basi della nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Prima di andare oltre, saluto le studentesse, gli studenti, le docenti e i docenti dell'Istituto Comprensivo 4 “Galileo Ferraris” di Modena, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie e benvenuti a Montecitorio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quanto sia prioritaria la sicurezza nel nostro Paese per questa maggioranza lo dimostrano i banchi vuoti in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Il Sottosegretario Molteni: “Non è che i vostri siano molto pieni!”). E poi la sicurezza, la sicurezza. Quando si approva un decreto che erode le fondamenta dello Stato di diritto, che mina le garanzie costituzionali e allarga ancora di più le disuguaglianze e le estende persino al diritto penale nessuno, nessuno può sentirsi al sicuro.
Lo Stato di diritto poggia sui pilastri della divisione dei poteri. Il vero sgombero che avete in mente, signori del Governo, è quello di Montesquieu. La decisione di assumere un delicatissimo disegno di legge nel pieno del suo iter democratico, che aveva suscitato un dibattito parlamentare articolato anche tra di voi perché toccava diversi diritti e libertà fondamentali, in un decreto-legge è una prevaricazione senza precedenti e pone il Parlamento tutto di fronte a uno strappo costituzionale di una gravità inaudita. L'impegno delle opposizioni, per tutta la notte - per cui ringraziamo anche il personale della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che è stato qui con noi - ha restituito a questo Parlamento la dignità che voi cercate di calpestare. Ma io credo che questo decreto rappresenti solo una tappa di avvicinamento verso il compimento del percorso che avete in mente e che si concluderà con l'attacco all'autonomia e all'indipendenza della magistratura.
Del resto l'attività di questo Governo è stata inaugurata dall'introduzione di un nuovo reato. Prima di questo decreto erano già stati introdotti una cinquantina di nuovi reati e aumenti di pena per un totale di 417 anni di carcere, con le carceri che scoppiano e che pensate di governare con una logica repressiva e punitiva, dopo un decreto, proprio sulle carceri, che non è servito e non poteva servire a nulla.
Il decreto Sicurezza oggi produce l'ennesima involuzione della nostra democrazia, configura una società in cui la legge non è più uguale per tutti, non protegge più tutti, ma punisce selettivamente qualcuno in nome di una sicurezza illusoria, contro ogni principio di ragionevolezza.
Il cuore di questa deriva è l'ideologia e la pratica del panpenalismo: lo abbiamo sentito molte volte questa notte questo richiamo, su cui il Governo Meloni si appresta a realizzare un primato mondiale.
Luigi Ferrajoli da tempo aveva descritto assai lucidamente questo meccanismo: “l'uso demagogico e congiunturale del diritto penale, diretto a riflettere e ad alimentare la paura quale fonte di consenso elettorale tramite politiche e misure illiberali tanto inefficaci alla prevenzione della criminalità quanto promotrici di un sistema penale disuguale e pesantemente lesivo dei diritti fondamentali”.
È la vostra cultura giuridica regressiva, che tradisce i principi del costituzionalismo moderno, con il diritto penale come extrema ratio, fondato sulla responsabilità personale, sulla proporzionalità della pena, sulla garanzia dei diritti dell'imputato.
Ecco, d'ora in poi almeno risparmiateci l'utilizzo di questa parola, garantismo, che sulla bocca di molti di voi suona come una bestemmia e su quella del Ministro Nordio come un esercizio di irrisione e di scherno, anzitutto nei confronti di se stesso.
Voi siete l'opposto del garantismo, perché è sempre Ferrajoli che lo dice: l'opposto del garantismo non è solo il possibile arbitrio giudiziario ma è anche il giustizialismo, la giustizia dell'odio, del capro espiatorio, della repressione cieca.
Quello che ci apprestiamo a votare in quest'Aula è una summa del diritto penale del nemico che colpisce non per ciò che si fa ma per ciò che si è. Se sei povero, straniero, rom, migrante, se sei un giovane che dissente, che protesta o se sei un giovane che vuole sottrarre la canapa al business delle mafie e portarla nella legalità, sei colpevole a prescindere; non serve un reato accertato, basta una condizione sociale basta essere persino figlio innocente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) di una madre detenuta.
E, guardate, è una dinamica sempre più strutturale, alla quale dobbiamo prepararci, perché, poiché non siete in grado o non volete dare risposte economiche e sociali ai problemi degli italiani, poiché siete responsabili di un ulteriore allargamento delle disuguaglianze che già minano la coesione sociale e territoriale del nostro Paese, non vi resta che l'utilizzo degli strumenti della repressione del dissenso e l'utilizzo abnorme, simbolico, diseguale del diritto penale con la costruzione sociale dell'insicurezza, che ha bisogno dell'individuazione di capri espiatori, che ha bisogno di costruire il nemico.
E anche questo non è un caso, è una precisa scelta politica, una scelta che sposta l'attenzione dai grandi crimini - dalla corruzione, dall'evasione fiscale, dalla criminalità economica e organizzata - verso i reati minori, su cui costruire l'allarme sociale attraverso la fabbrica della paura. Per cui ogni devianza diventa un crimine, ogni diversità diventa una minaccia, ogni disagio diventa delinquenza.
Questa è la demolizione di ciò che decenni di politica del diritto costituzionalmente orientata avevano provato a realizzare, cioè l'idea che la vera sicurezza si costruisce con la giustizia sociale, con il lavoro, con il welfare, con la scuola, con l'integrazione, con la prevenzione, con la rigenerazione delle nostre città, delle nostre periferie, delle nostre aree interne.
Voi invece scegliete la via del controllo, della repressione, del carcere, scegliete di moltiplicare le pene, di restringere le libertà, di ignorare ogni principio di umanità nella gestione della migrazione e delle carceri, riportandoci indietro - nel caso della galera per le donne incinte o dei bambini piccoli - persino rispetto al codice Rocco, riportandoci indietro - con il rischio di riportarci indietro con l'articolo 31 - ai tempi più opachi della storia nazionale.
State cancellando e rimuovendo decenni di lotte sociali che hanno costruito la nostra democrazia. Voi manderete in galera persino Danilo Dolci, questo siete. La scienza giuridica che ha reso onore all'Italia, patria di Beccaria, nel mondo, e che voi, da patrioti da quattro soldi che siete, oggi calpestate, ci ha insegnato che l'aumento delle pene non riduce il crimine; e non è una teoria (Commenti del Sottosegretario Molteni), è la cronaca di questi anni di populismo penale a testimoniarlo, sono i luoghi illegali di detenzione che costruite per i migranti, sono le nostre carceri che lo raccontano.
Un diritto penale classista (Commenti del Sottosegretario Molteni). Sì, sì, signori del Governo, classista, è questo quello che avete in mente, che rinchiude e reprime tutto ciò che non riesce a includere e integrare. È quello che è stato definito come una carcerazione di massa della povertà e che è già presente in altre società, quelle a cui voi vi ispirate. Guardate, lei che protesta, Sottosegretario Molteni, voglio dirle che nessuno può dirsi innocente in quest'Aula, nessuna parte politica può dirsi del tutto innocente all'utilizzo del populismo penale, alla responsabilità sulle carceri, ma quello a cui non si era mai arrivati e dove ci volete portare voi è mettere in discussione l'universalità dei diritti, la libertà uguale dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
In tutto il mondo, in tutte le forme, volete offrire uno scambio inaccettabile tra libertà e sicurezza; siete come i vostri peggiori amici di oggi, ma siete anche come la solita vecchia destra di ieri, la solita vecchia destra di sempre. Oggi noi non votiamo solo contro un decreto, votiamo contro la vostra idea di Paese, che offende la libertà, quella di cui vi riempite la bocca, che offende l'uguaglianza. Se vogliamo una società sicura, dobbiamo costruire una società giusta. A questo serve il diritto, con le sue garanzie, con la sua razionalità, con la sua prudenza. Quello che avete in mente voi è un diritto che non è più scudo a difesa dei più deboli, è solo l'ennesimo bastone per colpirli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Presidente Ascani. Ne ha facoltà.
ANNA ASCANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Provo a venirvi dietro, perché a me la parola “sicurezza” piace, è una parola dolce, non è una parola truce, come l'avete fatta diventare nei vostri discorsi. È una parola che etimologicamente significa: senza preoccupazione. Indica leggerezza, non il cupo dei decreti con i quali avete riempito la vostra breve e già troppo lunga storia di Governo. E allora mi chiedo cos'è che ci rende insicuri oggi, nel 2025. Comincio dalla cosa più ovvia: rende insicura una donna, una ragazza, venire ammazzata da un uomo. Ieri un'altra, l'ennesima, aveva solo 14 anni.
Rende insicura una donna venire molestata, magari dal suo professore all'università. Non in stazione, all'università. Un professore che ti tocca, ma senza pressione, e quindi viene assolto, perché non è violenza se la pressione non c'è. Cos'è che ci rende insicuri nel 2025? Magari, centrali che possono spegnersi all'improvviso quando manca la sicurezza informatica e si ferma tutto. Lo abbiamo visto poco lontano da qui: si fermano i trasporti, si fermano le aziende, possono fermarsi persino gli ospedali.
Cos'è che ci rende insicuri? L'esposizione massiccia ai giganti del web e delle multinazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Se qualcuno domani stacca il cloud, qui salta tutto, si ferma tutto, e guardate, non c'è niente di distopico in questi scenari. La verità, però, è che questi sono problemi complessi e che per i problemi complessi servono soluzioni complesse.
E le soluzioni complesse sono fatte di prevenzione e di investimenti, che hanno bisogno di tempo e hanno bisogno di politica, quella con la P maiuscola; e voi, invece, siete quelli dei video da un minuto e mezzo autoprodotti, del magico mondo di Giorgia, e quindi spacciate per decreto Sicurezza un provvedimento che non risolve nessuno di questi problemi, neanche tenta di affrontarli. No, è solo l'ennesima punizione per gli invisibili. I carcerati, i bambini, i neonati costretti a crescere in un carcere: la vergogna più assoluta, quella che non so come farà a farvi dormire la notte, colleghi e colleghe.
Gli immigrati, questi sono i vostri preferiti, perché degli immigrati non importa niente a nessuno, poi sono diversi, vengono da lontano, per lo più hanno un colore della pelle diverso, e quindi sono perfetti per alimentare le paure che vi servono per fare campagna elettorale. Chiamate “sicurezza” la punizione del carcere per chi osa protestare per il proprio lavoro, per difendere il proprio posto di lavoro, per difendere il diritto alla casa. Ragazze e ragazzi che, meno male, trovano ancora il coraggio e la forza di difendere il proprio diritto ad avere una casa in un Paese che questo diritto non glielo dà più da troppo tempo.
Persone che protestano per il proprio futuro e il diritto di avere un pianeta da abitare. Ecco, voi li volete punire con il carcere, questo sì che fa rabbrividire. Questo davvero è degno del peggiore Orban a cui chiaramente vi ispirate. Pur avendo, però, la stessa fonte di ispirazione, questo devo dire che vi unisce, siete divisi come nessuno. In Europa andate in ordine sparso, ma anche in Italia siete divisi sulle tasse, sulle banche - lo dico piano, non vorrei disturbare qualcuno - e sulla politica estera.
Allora cosa c'è di meglio che ritrovarsi tutti uniti attorno a un piano di repressione sistematica del dissenso e di criminalizzazione degli ultimi? Cosa funziona meglio di questo, colleghe e colleghi? È una furbizia penosa sulla pelle della povera gente, che offende anche il buon senso. Poi però respirate un po', riempite le pagine dei giornali, qualche seratona di talk show con la vostra propaganda, date le ferie per qualche giorno al povero cuoco di Palazzo Chigi, che ormai da mesi deve organizzare le mense della rappacificazione tra i leader di una maggioranza chiaramente a pezzi, e guadagnate un po' di ossigeno con la vostra narrazione. Però i danni restano e li pagheremo tutti molto cari.
E dopo questo ennesimo decreto non ci sarà nessuno in Italia che si sentirà più sicuro. Nessuno dei problemi che ho citato sarà risolto. Nessuno avrà meno preoccupazioni. Nessuno sarà più leggero quando penserà al lavoro, alla casa, al futuro. No, anzi, crescerà la paura ancora e ancora. Accadrà non per caso, ma perché a voi servono cittadine e cittadini spaventati. Però, Presidente, noi siamo certi che un'altra strada è possibile e che alla fine non prevarrete. Oggi pensate di avere vinto la vostra battaglia, già mi pare di sentirvi esultare quando con il voto finale riaffermerete il vostro essere maggioranza in quest'Aula, maggioranza afona fin qui.
Direte di avere vinto, ma là fuori c'è un Paese che presto, molto prima di quanto pensate, nelle urne vi dimostrerà quanto sbagliate, e quella sì che sarà una bella giornata. Lì sì che finalmente potremo dire, tutte e tutti insieme, che cominciamo a costruire la nostra vera comune sicurezza, che con la vostra non c'entra davvero niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO (M5S). Grazie, Presidente. Io, come da prassi, avrei voluto dire colleghi e colleghe, ma di fronte a me c'è un'Aula praticamente vuota (Commenti del Sottosegretario Molteni). Vedo 2 relatori, il Sottosegretario e un componente della maggioranza. Non c'è nessun altro. Forse non era necessario. Presidente, io, da bravo parlamentare, ho fatto il mio compito e ho scritto quello che avrei voluto dire, però immancabilmente, quando si hanno questi 10 minuti, si corre, per poter dire tutto si corre. Si corre e alla fine si arriva al punto da non far capire nulla di quello che si è detto. Invece vorrei dire quello che sto leggendo dalle notizie, dalle agenzie ANSA che stanno arrivando sul telefonino.
L'avete chiamato decreto Sicurezza. L'unica sicurezza è per questo Governo. Non c'è sicurezza per la gente. Questo è un decreto repressivo. L'unica sicurezza è quella di questo Governo che si ammanta dietro le fiducie, si corazza dietro le fiducie per non avere dibattito parlamentare e infatti oggi l'Aula è vuota.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI (ore 11,36)
GAETANO AMATO (M5S). Decreto Sicurezza: 237 giuristi hanno detto che questo è un grave attentato alla democrazia e che bisogna reagire. Del resto, quando si parla di repressione lo possiamo abbinare a quello che qualche giorno fa ha detto il Presidente Meloni: l'Italia e la Germania hanno una storia di amicizia comune. Sì, nata nel 1936 e consolidata nel 1939 - 1939! - tra Benito Mussolini e Adolf Hitler. Quindi, repressione, repressione, repressione.
Leggevo sui dati che stanno arrivando che più 54 per cento in due anni nelle carceri minorili e voi punite il dissenso, punite la reazione non violenta, punite la protesta, amplificando pene e costringendo ancora al carcere. Altri dati che erano arrivati e che vado a recuperare per leggere: tre metri quadri di spazio e record di detenuti minori (report di Antigone). In 58 istituti tasso di affollamento oltre il 150 per cento e pensate che non possono protestare, perché sennò saranno aggravate le loro pene. Non parlo di rivolta: parlo di protesta passiva che questo decreto va a punire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In 30 carceri celle, come dicevo, con meno di tre metri quadri. In istituti quasi una persona su due fa uso di sedativi o ipnotici.
Vede Sottosegretario - tramite lei, Presidente -, proprio ieri, se si ricorda, io nell'illustrare un ordine del giorno le parlavo di personale da immettere all'interno delle carceri: dallo psicologo all'educatore, dalla possibilità di fare sport e di fare teatro. Lei, così come in altre situazioni, ha riformulato quella che era la mia proposta di ordine del giorno che, tra l'altro, non è un emendamento che obbliga il Governo a fare, ma è solo un impegno per poter fare e voi lo riformulate sempre secondo la stessa formula: “compatibilmente con i piani finanziari”. Quali piani finanziari? Quelli di cui si è vantato poco fa? Nelle notizie, se andate a guardare nell'ANSA, il Ministro degli Esteri e Vicepremier Tajani dice di aver raggiunto il 2 per cento finalmente in spese per armi.
Eurispes dice che qualsiasi cifra investita nella spesa militare avrà immancabilmente dei tagli, che saranno tagli alla scuola, tagli alla sanità e tagli al sostegno dei cittadini. La violenza sulle donne sono gli italiani il 73 per cento di quelli che la esercitano, ma noi mandiamo gli immigrati in Albania.
Abbiamo un Ministro che ci dice che per scappare da atti di violenza bisogna rifugiarsi nelle farmacie o nelle chiese. Ormai avete perso proprio il senso del ridicolo. Quattro operai su 10 usano i risparmi per arrivare a fine mese, metà delle famiglie ha difficoltà con gli affitti. Ci descrivete un mondo meraviglioso. La produzione che va avanti è in calo da 2 anni. Su base mensile abbiamo un export del meno 7,6 per cento. Il vostro è un Governo mistificatorio. Voi volete far passare delle vostre azioni per cose che non sono. Ci state descrivendo un mondo magnifico mentre la povertà aumenta. Sempre lei ieri, Sottosegretario, ci parlava di assunzioni - era quello che io citavo tra l'altro nella discussione generale e dicevo: ma perché non si assume invece di condannare e di reprimere? - e ha elencato dei numeri che sono solo turnover, Sottosegretario. Voi non avete fatto nuove assunzioni, voi state rimpiazzando quelli che vanno in pensione e nemmeno tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e lo state facendo nella maniera più brutta: esautorando questo Parlamento da quello che sarebbe il suo diritto.
Democrazia: demos, governo del popolo. La democrazia parlamentare è la parola del rappresentante dei cittadini per quello che chi l'ha votato vorrebbe. Demos kratos; di grazia, qual è la democrazia parlamentare adesso in quest'Aula, dove le opposizioni stanno esponendo i loro pensieri da sole, senza che ci sia nessuno ad ascoltare? Ieri la maggioranza era presente in quest'Aula, ma solo perché c'erano delle votazioni e si poteva correre il rischio che potesse passare qualche ordine del giorno, qualche impegno che il Governo potrebbe tranquillamente non mantenere. Erano tutti presenti, oggi non interessa a nessuno: perché? Perché la democrazia parlamentare non esiste in quest'Aula, perché ci avete ridotto a marionette che devono venire a pigiare un bottone su ordine del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È questo che sta facendo questa maggioranza.
Sempre ieri, Sottosegretario, le ho enunciato un vecchio ordine del giorno, dove io chiedevo al Governo di immettere possibilità all'interno delle carceri di attività sportive. Ebbene, è stato fatto un protocollo d'intesa tra il Ministero della Giustizia e il Ministero per lo Sport, salvo problemi finanziari, perché i problemi finanziari per noi sono il 2 per cento per le armi, sono il taglio di 13 miliardi dalle leggi di bilancio che avete firmato con l'Europa. Ieri è venuto il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale: il Ministro Tajani ci è venuto a dire che così non va bene in Israele, dopo 60.000 morti non va bene in Israele (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Fino adesso non avete detto una parola su Israele. E adesso gliene dico un'altra ed è notizia di stamattina: il Ministero della Difesa israeliano fa sapere di 22 nuovi insediamenti in Cisgiordania; diventeranno 22 nuove comunità legalizzate di 22 avamposti non autorizzati per impedire la creazione dello Stato palestinese. Questo dice il Ministro della Difesa israeliano e voi ancora ci state parlando del camioncino di aiuti che avete mandato a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi non avete accettato “due popoli, due Stati”, voi siete la vergogna di questa Nazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cuperlo. Ne ha facoltà.
GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo all'ottantanovesima fiducia in 30 mesi, a spanne fa tre fiducie al mese, una ogni dieci giorni. Ora, noi siamo all'opposizione e dunque si può credere che agiamo per partito preso, ma, Sottosegretario Molteni, Governo, gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno espresso una preoccupazione profonda per questo decreto. La relatrice speciale sui diritti alla libertà di riunione e associazione pacifica sostiene che contiene disposizioni non in linea con il diritto internazionale e già nel dicembre dell'anno scorso gli esperti dell'ONU avevano contattato il Governo per avvertire che, se l'allora disegno di legge non fosse stato modificato, l'Italia avrebbe contraddetto i suoi obblighi internazionali in materia di diritti umani, obblighi - voi lo sapete bene - che comprendono la protezione dei diritti alla libertà di movimento, alla privacy, ad un processo equo e alla libertà, nonché alla tutela contro la detenzione arbitraria.
Gli stessi esperti si sono poi mostrati allarmati per la decisione di trasformare il disegno di legge in un decreto, avvertendo come il nuovo testo includa - cito - “definizioni vaghe e disposizioni ampie relative al terrorismo che potrebbero condurre ad una applicazione arbitraria”. Ancora quegli stessi esperti si sono detti preoccupati del fatto che il decreto possa colpire gruppi specifici, minoranze etniche, migranti, rifugiati, causando discriminazioni gravi. Da qui l'esortazione a rispettare il diritto di riunione pacifica e l'appello ad astenersi dall'uso della forza e dalla dispersione illegale dei manifestanti.
Sottosegretario, Governo, gli esperti che hanno rilasciato questi comunicati hanno un nome ed un cognome: Gina Romero, relatrice speciale sui diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione; Ben Saul, relatore speciale sulla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo; Irene Khan, relatrice sul diritto alla libertà di opinione e di espressione; Mary Lawlor, relatrice sulla situazione dei difensori dei diritti umani; Gehad Madi, relatore speciale sui diritti umani dei migranti.
Presidente, quelli che ho appena elencato non sono un gruppo di eversori, amici degli occupanti di case e fiancheggiatori degli imbrattatori di statue e di monumenti. Sono personalità che, in nome del diritto e dei valori di libertà, sono depositari di quella giurisprudenza istituzionale che il Governo, purtroppo, sceglie di calpestare. Voi avete bocciato sistematicamente, questa notte, decine e decine di ordini del giorno, ma fatto vostro un solo ordine del giorno, uno, credo, tra alcuni, della Lega per l'istituzione di un tavolo tecnico dove esaminare la castrazione chimica per gli stupratori.
Verrebbe da dire: tragico ritorno ad una prassi sepolta nel passato più remoto e fondata sulla pena corporale del reo, in barba allo Stato di diritto e ad ogni concezione di pena rieducativa. Voi licenziate un decreto (Commenti del Sottosegretario Molteni - Il deputato Fornaro: “Adesso il Governo si mette a commentare?”)…
PRESIDENTE. Colleghi, Sottosegretario Molteni, la prego, si contenga, diciamola così. Si contenga. Prego, collega Cuperlo, vada avanti. Naturalmente il Governo è qui e ascolta, se poi chiede la parola, noi al Governo la parola gliela dobbiamo dare sempre (Commenti del deputato Fornaro). Collega Fornaro! Collega Fornaro, collega Fornaro, ci penso io. Il Sottosegretario si è scusato e adesso ascolterà in silenzio, come è giusto che sia. Prego, collega Cuperlo, prosegua.
GIANNI CUPERLO (PD-IDP). Ma no, è comprensibile la confusione, anche per la folla dell'Aula. Voi licenziate un decreto dove avete travasato buona parte del precedente disegno di legge già approvato qui alla Camera, poi passato al Senato, ma sul quale si erano appuntati i rilievi del Quirinale. Il risultato, lo abbiamo detto, è che introducete 14 nuove fattispecie di reato, 9 aggravanti, e in generale si tratta di un giro di vite senza precedenti, da pene più severe per chi protesta pacificamente o per chi manifesta contro un'opera pubblica, come molte associazioni ambientaliste, fino alle misure anti-accattonaggio e alle aggravanti introdotte su determinati delitti, se compiuti nei pressi delle stazioni.
Ma, insomma, non voglio elencare le cose che abbiamo ripetuto molte volte in queste 12 ore di dibattito sugli ordini del giorno. Cito solo le detenute madri, anche con figli sotto i 3 anni, per cui è prevista la detenzione negli ICAM, gli istituti a custodia attenuata, mentre prima l'applicazione del regime detentivo era a discrezione del magistrato di sorveglianza. Quanto all'operato degli agenti dell'intelligence, la non punibilità viene estesa ai reati associativi per finalità di terrorismo in caso di autorizzazione della Presidenza del Consiglio.
Guardate, norme che hanno sollevato il grido d'allarme di giuristi anche di formazione e orientamento diverso. Ve lo abbiamo detto in ogni modo: con misure di questa natura ci stiamo allontanando dallo Stato di diritto per somigliare sempre di più al modello di una democrazia illiberale; insomma meno Montesquieu, potremmo dire, e più l'Ungheria di Viktor Orbán. Chiudo, Presidente, per dire al Sottosegretario Molteni, mi spiace che si adombri di alcune delle nostre affermazioni, ma sinceramente non penso, Sottosegretario, che noi siamo alla vigilia di un nuovo fascismo. Sarebbe accreditarvi di un'intenzione che certamente non vi appartiene e non appartiene a lei per formazione, cultura politica e istituzionale.
Quella tendenza, casomai, per alcuni tra voi - non è il suo caso - non è più da tempo un progetto politico, ma è semplice nostalgia, da spolverare in occasione di adunate o anniversari, dove il braccio teso scatta un po' come nel riflesso di Peter Sellers, indimenticato dottor Stranamore nel capolavoro di Stanley Kubrick. Però dovreste ricordare una cosa diversa, e cioè come Giuseppe Dossetti qualificasse la matrice di ogni regime potenzialmente autoritario, Sottosegretario, potenzialmente autoritario, autoritario in potenza. Quella matrice, diceva Dossetti, stava in una iniezione di paura alla quale si offriva un antidoto apparente quanto inefficace, ma in cambio di una quota di libertà.
Ecco, questo è ciò che state per fare. Illudete i cittadini, dicendo che risponderete ad una domanda di sicurezza, cosa che non accadrà, ma, in cambio, pretendete e state per ottenere, con un voto di fiducia, una quota della loro libertà: la libertà di manifestare, la libertà di impiegare il proprio corpo in battaglie non violente per l'affermazione di un diritto negato.
Però, così facendo, non renderete solamente questo Paese più ingiusto, lo renderete meno libero, con tutte le conseguenze che questo determinerà. Sottosegretario Molteni, glielo dico con stima e amicizia, parafrasando Winston Churchill dopo gli sciagurati accordi di Monaco: potevate scegliere tra la propaganda e la gogna del diritto; avete scelto la propaganda, avrete la gogna (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi non votiamo un decreto Sicurezza, votiamo la resa del Parlamento alla propaganda autoritaria. Votiamo l'abdicazione dello Stato di diritto a favore della paura, umiliando ancora una volta la nostra Costituzione. A dispetto dello strumento legislativo, questo decreto, come sappiamo, non nasce da un'urgenza, nasce da un'esigenza tutta politica. I Sottosegretari che sono qui, in rappresentanza del Governo, credo che non avrebbero difficoltà a confermarlo. Offrire un trofeo alla Lega è lo strumento che avete scelto per accontentare chi perde consensi, ma serve a reggere una maggioranza.
Salvini chiedeva qualche misura repressiva e una campagna più severa contro gli immigrati; ecco un altro decreto pronto. Un provvedimento che replica, come abbiamo detto in gran parte, un disegno di legge che era già incardinato al Senato, lungamente discusso qui alla Camera, che avete bloccato, cancellato, riscritto sotto forma di decreto-legge, per costringere il Parlamento a obbedire. Un abuso evidente, un precedente pericoloso, una forzatura delle regole costituzionali, con una ragione, però, di fondo: l'incapacità della maggioranza di superare le divisioni interne su come rispondere ai problemi veri del Paese.
Avete scelto la via più facile di un espediente che, come hanno scritto illustri costituzionalisti, tradisce un'impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica, non episodica od occasionale, ma mirante a farsi sistema. Così, nel nome di una sicurezza di facciata, stravolgete il codice penale, introducete 14 nuovi reati, aumentate pene già previste, equiparate alla resistenza passiva la violenza, trasformate una sanzione amministrativa in reclusione fino a 6 anni. Per cosa? Per chi blocca una strada per protestare contro licenziamenti illegittimi. Voi volete punire il dissenso, non i reati.
Avete mortificato il Parlamento, negando una discussione vera, seria in Commissione. Molte delle norme che approvate peggiorano leggi già esistenti, colpendo soprattutto persone che si trovano in condizioni di fragilità o di vulnerabilità. Lo specchietto per le allodole è far credere di combattere reati gravi come scippi e rapine, ma, alla fine, quello che volete fare è colpire i più marginali con una vendetta mediatica, immediata. Una strategia che si alimenta e che alimenta a sua volta una comunicazione social carica di rabbia, paura, senza però affrontare minimamente le cause profonde dei fenomeni di emarginazione e di devianza che ci sono nella società.
Avete previsto aggravanti assurde, come quelle di chi commette reati nei pressi di una stazione, ma se succede davanti a una scuola o a un ospedale non vale? L'occupazione arbitraria di un immobile, già punita oggi dal nostro ordinamento, con questo decreto è punita con una pena pari all'omicidio colposo per la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Volete combattere la povertà con il codice penale, ma intanto tagliate i fondi per la morosità incolpevole, tagliate il Fondo affitti, tagliate le risorse ai comuni, non riqualificate le nostre città, non prevenite nulla.
A voi non interessa, perché il decreto Sicurezza è la somma di tutti i vostri errori: da Cutro a Caivano, dal divieto dei rave party al fallimento dei centri in Albania; è una risposta di pancia e non di testa, come ci si aspetterebbe dal legislatore e da chi governa, a una condizione di insicurezza percepita, alimentata, vissuta da persone impaurite, ma con un abuso di giustizialismo penale verso tutte le forme di dissenso e contro la parte più marginale delle nostre provate e rancorose società.
Poi l'orrore e io non posso non tornarci, perché questa è la cifra di questo provvedimento e del modo in cui volete segnare la vostra azione: i bambini in carcere. Altro che sicurezza, questa è barbarie. Dite che negli ICAM non ci sono sbarre. Non ci siete mai stati, è evidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Lì ci sono agenti in divisa, ci sono porte chiuse, ci sono bambini che cresceranno nella reclusione; 11 casi oggi, eppure costruite un sistema per rinchiuderli, come se la soluzione fosse portare bambini neonati nelle carceri e non costruire soluzioni diverse (accoglienza, famiglie protette). Mentre fate tutto questo - lo abbiamo denunciato ieri - e alzate il muro della punizione, cosa fate per le Forze di polizia, per chi dovrebbe occuparsene? Nessuna risorsa per gli stipendi, nessun investimento vero in organico, nessun mezzo impegno vero che siete in grado di prendervi di fronte a quelle persone, però, pretendete che siano loro a rimediare al vostro fallimento. La verità è che state usando la paura per governare. A voi non interessa risolvere i problemi, vi interessa strumentalizzarli, come la vicenda della canapa industriale. Con un tratto di penna cancellate, distruggendo imprese giovanili, settori produttivi, futuro per molti giovani di questo Paese.
Poi però, mi consenta Presidente, c'è la democrazia, quella che tutti noi, anche quelli che oggi non sono seduti su quei banchi vuoti, dovrebbero sentire il dovere di difendere. L'avete strozzata: 3 tagliole, una ghigliottina, una fiducia, voti notturni senza nessun dibattito, nessuna modifica accolta in questo decreto-legge. Non è mai accaduto prima, in prima lettura, mai. Calpestate ancora una volta l'equilibrio tra i poteri, umiliate le regole, trasformate l'Aula in una stanza di registrazione della propaganda governativa. Questo decreto è inutile per la sicurezza però, guardate, è utilissimo per ridurre gli spazi democratici. È un attacco frontale al dissenso, alla giustizia e alla libertà; è uno scivolamento verso quel modello di democrazia illiberale che tanto vi piace. Prevede che persino studenti, anche minorenni, operai, giovani, possano essere condannati per avere espresso il proprio dissenso pacificamente; proprio a loro, a chi manifesta, negate il diritto costituzionale più elementare. La protesta civile, se non violenta, se animata da ragioni coerenti con i valori costituzionali, non è un pericolo da reprimere, è una voce ed ascoltare. Voi dovreste sentire questa necessità prima di tutto.
La protesta non si arresta, non si ferma con questo voto. Noi continueremo a esercitare il nostro ruolo di opposizione in modo vigile, fermo, responsabile. Lo faremo dentro e fuori quest'Aula, con piena coscienza però della gravità di questo provvedimento, che segna un arretramento dello Stato di diritto. Perché se questo disegno dovesse consolidarsi, con questo Governo, nessuno di noi e nessuna delle persone che stanno fuori di qui saranno né più libere, né più sicure. È per questo che esprimiamo il nostro voto nettamente contrario e continueremo la nostra battaglia nelle Aule parlamentari e fuori da qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.
MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, ripercorriamo insieme la storia del decreto Sicurezza. Ebbene, a novembre 2023 veniva presentato un disegno di legge che iniziava un lungo e sofferto iter parlamentare, con oltre 100 sedute dedicate. A settembre poi dello scorso anno i colleghi della maggioranza, oggi assenti, hanno votato a favore di quel disegno di legge. Tuttavia, però, al vostro capo, Giorgia Meloni, evidentemente non sono piaciute quelle poche modifiche che avevate avanzato e non le è andato neanche giù di dover negoziare i contenuti di quel disegno di legge con il Senato della Repubblica, tant'è che ha deciso di scavalcare il Parlamento e ha presentato questo decreto-legge. Decreto-legge che, voglio ricordare, è uno strumento governativo che ha immediata valenza e però va adottato in condizioni di estrema urgenza, come possono essere guerre, epidemie, catastrofi naturali, alluvioni e non certamente in questo caso. E la cosa ancora più grave è che ha deciso non solo di far così, ma anche che tutte le proposte, in qualche modo avanzate, non venissero nemmeno discusse, tant'è che il Governo ha posto la questione di fiducia. Eppure, io voglio ricordare che esiste ancora l'articolo 70 della nostra Costituzione, che dice che “il potere legislativo è esercitato collettivamente da entrambe le Camere”, non certamente dal solo Presidente del Consiglio. Il problema, però, è che Giorgia Meloni non è di questa idea. Voi, però, con il vostro atteggiamento state avallando questo modo di fare e state accettando che il vostro ruolo non sia più quello di fare le leggi, ma di dire “sissignore” alle decisioni della Premier. La cosa è particolarmente grave perché i parlamentari hanno il ruolo di dover controllare l'operato del Governo, eppure a me sembra che, da cani da guardia della democrazia, vi siate trasformati in cani da compagnia del potere esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Presidente, voglio ricordare che la storia ci insegna che Caligola, in un gesto provocatorio, nominò senatore il suo cavallo. Ora, naturalmente, nessuno oggi si aspetterebbe mai gesti simili, però una figura istituzionale, per quanto autorevole, come quella del Presidente del Consiglio, non può aspettarsi che deputati e senatori accettino qualsiasi modifica in maniera passiva, obbedendo senza proferir parola. E chi ha studiato fisiologia, poi sa che anche un cagnolino può essere addestrato a premere un pulsante in cambio di un biscottino, ma non è questo il ruolo per cui siamo stati eletti e per cui siamo qui in quest'Aula. I parlamentari hanno il ruolo di esercitare un mandato popolare, di difendere la democrazia con la propria autonomia. Per questi motivi, io chiedo innanzitutto un sussulto di dignità ai parlamentari di maggioranza, che oggi sono praticamente assenti. Chiedo loro di non votare questa norma, di fermarsi, perché siamo ancora in tempo.
Presidente, poi, questa norma nasce anche male, è inefficace sotto alcuni punti di vista. Penso, ad esempio, al tema dei borseggiatori. Io prendo quotidianamente la metropolitana a Roma e a Napoli. Questo decreto è attivo da un mese e mezzo, ma i borseggiatori sono sempre lì, ai loro posti. Perché? Qual è il motivo? La verità è che, se voi prendeste la metropolitana, vi rendereste conto, parlando con chi vive quotidianamente quei problemi, che Polizia e giudici non possono nulla, se manca la denuncia di chi subisce il furto. E questo vuol dire che bisogna intervenire, innanzitutto, su questo aspetto qui. Io avevo presentato un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza, che è stato bocciato a settembre, in modo inspiegabile. Ho ripresentato questo emendamento anche per questo decreto e addirittura è stato dichiarato inammissibile: una cosa totalmente irragionevole.
Ma vi invito anche a un'altra riflessione: il diritto penale non è un qualcosa che viene esercitato così, d'impulso, ma richiede riflessione, richiede ragionamento, perché si va a intaccare la libertà delle persone. A me, invece, sembra che qui ci sia una bulimia legislativa. E parlando di libertà, voi avete previsto anche una norma che definirei non so in che altro modo se non follia ideologica: il divieto di commercializzazione della canapa industriale. Ora, io non credo che abbiate letto l'articolo con cui viene vietata la cannabis e forse neanche il Ministro Salvini l'ha letto, perché il testo - ve lo leggo - recita: “al fine di evitare che l'assunzione di prodotti costituiti da cannabis possa favorire, attraverso alterazioni dello stato psicofisico del soggetto assuntore, comportamenti che espongono a rischio la sicurezza stradale, tale vendita è vietata”. Ora, se davvero credete che la vendita di prodotti che possono essere pericolosi per la guida debba essere vietata, mi volete spiegare perché non vietate la vendita di sonniferi e antistaminici, che causano sonnolenza? Perché non vietate la vendita dell'alcol, che causa decine di morti ogni fine settimana? Sarebbe assurdo vietarlo, così come è assurdo vietare la canapa industriale.
La verità, però, è che con questo decreto voi state mandando per strada 30.000 lavoratori. State mandando all'aria un intero settore industriale. State regalando un monopolio alle mafie. E tutto questo per accontentare le fissazioni di qualche vecchio brontolone, di quelli che vi bucavano il pallone con le forbici, perché non gli andava che facevate troppo rumore, insomma. Nel frattempo, però, mandate le nostre Forze dell'ordine a inseguire ladri che non potranno essere perseguiti, a perquisire aule studio alla ricerca di spinelli, ma non negli uffici dei dirigenti pubblici, dove si annidano corruzione, favoritismi e raccomandazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, già tutto questo dovrebbe bastare a giustificare il nostro voto contrario a questo provvedimento. Tuttavia, c'è un punto che, a mio avviso, è ancora più inquietante: quello dell'articolo 31. Il combinato disposto del comma 1 dell'articolo 31 e dell'articolo 277 del codice penale è da brividi.
Lo leggo lentamente perché sono sicura che esponenti della maggioranza non lo abbiano neanche letto, altrimenti non potrebbero mai votare a favore di una roba simile: “si autorizza la direzione e organizzazione da parte dei Servizi segreti di associazioni che si propongono il compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico”. Ora, io chiedo ai giornalisti vicini al Governo, gli unici con cui la Presidente del Consiglio si confronta, di chiederle perché abbia sentito la necessità di questa norma e cosa abbia in mente.
Chiedo, poi, al Governo di spiegarlo in Aula. Chiedo ai parlamentari di maggioranza di approfondire e di capire se le mie parole corrispondono al vero, di chiedere a un giurista di fiducia, non so, ma non fate finta di nulla, perché la storia vi verrà a cercare.
E chiedo, infine, a quest'Aula - e concludo, Presidente - di recuperare il senso dell'onore e del dovere, perché non va bene che accettiate supinamente tutto ciò che il Governo propone, perché non è questo il compito per cui siete stati eletti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Ho sentito dire onestamente cose astruse, diciamo così, nei pochi casi in cui abbiamo ascoltato la voce della maggioranza. Il problema non è la determinazione con cui si colpiscono i comportamenti delittuosi pericolosi per la società. Su questo, legittimamente, si possono confrontare anche in questo Parlamento punti di vista, diversi approcci, diverse culture politiche.
Tra l'altro, sulla lotta necessaria alla criminalità, grande e piccola, in questo provvedimento non c'è niente rispetto a quelle che sono le emergenze vere dal punto di vista della sicurezza dei cittadini. Non è cambiato niente, se non in peggio, dall'inizio di questa legislatura.
Così come non c'è niente rispetto ad alcune questioni sollevate pure in questo dibattito: mi riferisco, per esempio, alla possibilità, ancora ampia per i detenuti appartenenti alle organizzazioni mafiose, di comunicare con l'esterno e di fare addirittura i video. Non c'è traccia di tutto questo.
Questo provvedimento, signor Presidente, è un'altra cosa e non ha niente a che vedere con questa roba qui. Ma è altrettanto importante. Questo provvedimento si colloca e va ad occupare uno spazio preciso del sistema democratico: lo spazio della protesta non violenta, quella spontanea, quella spesso non organizzata, quella fatta utilizzando soltanto il proprio corpo. È lo spazio - si potrebbe dire con altre parole - del conflitto sociale o della fragilità sociale, che ha da sempre forme proprie di espressione. Voi tentate, con questo provvedimento, di espungere dal sistema democratico ciò che dal sistema democratico è tutelato. Una zona particolarmente delicata e destinata alla tutela, appunto, di libertà democratiche e costituzionali.
È una specie di fascia di sicurezza che caratterizza tutti i sistemi democratici, dove non c'è solo ciò che è consentito e ciò che è vietato, ma c'è anche un cuscinetto tra ciò che è normale e che caratterizza i nostri comportamenti quotidiani, individuali o collettivi, e ciò che, invece, deve essere necessariamente vietato, evitato, espunto, perché è nocivo e pericoloso per la società. È una fascia di sicurezza, come dicevamo, in cui si collocano comportamenti relativi a situazioni di necessità, di disagio, di sofferenza, di conflitto, che stanno immediatamente sotto la soglia delle previsioni di legge riferite, che, invece, specificano la violenza, l'offesa, il danneggiamento, la resistenza a pubblico ufficiale, l'interruzione di pubblico servizio, e così via.
È una fascia di sicurezza che, fra l'altro, serve a distinguere, sulla base delle reali intenzioni, della motivazione, della pericolosità sociale degli attori. Chi fa questo lavoro? Lo fanno le Forze dell'ordine, tanto è vero che da questo provvedimento deriva un danno particolare proprio per le Forze dell'ordine, che vedono, tra l'altro, compromesso il proprio margine di azione nella tutela dell'ordine pubblico, perché appunto, in quella fascia, hanno non discrezionalità ma il dovere di gestire determinate situazioni.
In quale contesto avviene tutto questo, e qui veniamo alla questione centrale? Avviene nello stesso momento in cui si limita l'azione della magistratura o si tenta di farlo, si pregiudica la libertà dell'insegnamento, si occupano tutti gli interstizi del potere decisionale, si minacciano gli intellettuali, si tratta la cultura come una terra di conquista. Tutte questioni che hanno a che fare con l'occupazione di questa fascia di garanzia, di questa fascia di sicurezza.
Guardate, nonostante la buona fede di alcuni di voi, non di tutti, c'è, in tutta evidenza, l'occupazione di questo spazio. Uno spazio decisivo, vitale per la democrazia. Uno spazio attraverso il quale, spesso, la democrazia, i sistemi democratici più avanzati, più solidi, più consolidati, addirittura si misurano.
Come si chiama tutto questo? Come si chiama questa cosa? Si chiama fascismo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Significa che voi siete fascisti? No, non significa che voi siete fascisti. Non significa che voi siete fascisti ma si chiama fascismo, come non significa che siamo alle porte di un sistema democratico o addirittura antidemocratico. Perché voi non siete quelli con il braccio alzato ad Acca Larentia, molti di voi non sono neanche eredi della cultura post fascista. C'è - diciamo così - qualcuno che più in privato che in pubblico si definisce fascista, ma non è questo il punto. Tutti, tutti voi - non chi sì e chi no - siete una delle forme attuali, storicamente determinate, moderne oserei dire, del fascismo. Di quella cosa che in tutto il mondo si chiama fascismo. Perché non c'è bisogno di essere fascisti, di sentirsi fascisti, per fare fascismo. Questa è una stupidaggine. Ma se voi fate fascismo, noi siamo costretti, come sempre, a fare resistenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Secondo Giorgia Meloni con questo decreto torna la legalità. Lo dice, tra l'altro, festeggiando gli sgomberi di case. Case quasi sempre vuote, non assegnate, abbandonate nell'era dell'Airbnb economy e dell'azzeramento di ogni Fondo per la morosità incolpevole. Godete, di fatto, di una legge che punisce duramente il reato di povertà, equiparando di fatto le occupazioni all'omicidio colposo sul lavoro: complimenti! Anche se in pubblico dite appunto di tutelare i più deboli.
E mentre discutiamo, il decreto Sicurezza è già in campo. L'abbiamo visto tre giorni fa. Chi protestava a Roma contro questo decreto è stato oggetto di una spedizione punitiva del tutto ingiustificata. Dopo un momento di tensione, le cariche. Si ferma tutto ma alcuni agenti si sono staccati dal cordone e hanno colpito con violenza Luca Blasi, un assessore del municipio di Roma che, tra l'altro, era il portavoce della rete contro il decreto-legge Sicurezza, che prima viene audito qui alla Camera e poi viene bastonato in piazza perché si oppone a questo decreto.
Chi risponderà di tutto questo? Io lo dico: vedo all'orizzonte non più legalità, vedo invece più impunità e molta, moltissima repressione, grazie a un progetto normativo pensato soprattutto per intimidire e spegnere le giovani generazioni. Una sorta di Gramsci al contrario: non istruitevi, abbiamo bisogno di tutta la vostra ignoranza; non agitatevi, abbiamo bisogno di tutto il vostro sconforto; non organizzatevi, abbiamo bisogno di tutta la vostra solitudine.
La contrazione degli spazi di democrazia è il cuore di questo decreto, è il messaggio più forte all'indirizzo dei movimenti, delle voci critiche, delle proteste di piazza. Dice a tutte e tutti: “non osate!”.
Ci pensa un po' Gasparri a chiarire il senso di tutto: “questo decreto serve a tutelare, una volta di più, i cittadini e il popolo in divisa da forsennati estremisti (…) pseudo manifestanti (…). Chi è contro questo provvedimento è dalla parte di chi sceglie il crimine”. E il crimine è uno ed è solo uno: dissentire!
Allora, noi ve lo diciamo: se il crimine numero uno è dissentire, noi diventeremo criminali ma rimarremo qui, non andremo all'Aventino (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), non saremo i vostri prossimi Matteotti! E ve lo diciamo da qui, dopo che abbiamo ascoltato i dispositivi pro-TAV, pro-Ponte, che modificano il codice penale in materia di violenza, minaccia o resistenza al pubblico ufficiale. Glielo dico da torinese: lo conosco, lo conosco il laboratorio della repressione della Valsusa, e l'idea è molto semplice come all'articolo 14, che punisce come illecito penale il blocco stradale o ferroviario: multe fino a 300 euro e reclusione da 6 mesi a due anni (Commenti del deputato Rizzetto) se il fatto è commesso da più persone riunite. Ma scusate: ma come si fa un blocco se non con persone riunite? Ma, guardate, pensate al popolo della pace: quando hanno invaso l'Iraq il popolo della pace ha invaso tutte le città italiane; sarebbero ancora tutti in galera per quelle manifestazioni, così come lo sarebbero tutti gli operai che hanno difeso il loro luogo di lavoro in questi anni e così come lo sono tutti gli attivisti, gli attivisti per il clima che fanno sempre manifestazioni non violente, o le proteste degli studenti, fino ai tradizionali picchettaggi di tanti sindacalisti. Insomma, siamo davanti ad un attacco diretto al diritto di sciopero sancito dall'articolo 40 della Costituzione.
E poi abbiamo l'infamia - perché così è - degli articoli 26 e 27: la repressione del dissenso e della rivolta negli istituti penitenziari e nei centri di trattamento dei migranti. Cioè, da un lato il Governo accresce un sovraffollamento endemico delle carceri che ormai è oltre il 132 per cento, che sta diventando una questione umanitaria - ce lo dicono tutti: ce lo diceva il Papa che è scomparso - e dall'altro tenta di chiudere la bocca a chi è già separato dal mondo, i detenuti, i privati di tutto ed ora anche del diritto di ribellarsi. Dal primo giorno non avete fatto che introdurre leggi liberticide e criminogene, che intasano gli istituti penitenziari: 14 nuovi reati, nuove aggravanti, sette aumenti di pena in questo decreto Sicurezza.
Prima ancora, solo in due anni, 48 nuovi reati, aumenti di pena per un totale di 417 anni in più di carcere.
Nel mezzo del delirante impeto securitario però siete anche arrivati ad un'altra follia: l'articolo 18, la cannabis light vietata come sostanza psicotropa, la sua commercializzazione punita come spaccio, un intero comparto della canapa - 23.000 occupati e un impatto economico diretto pari a un miliardo di euro - messo fuori legge. Siete un dazio, altro che Trump! Voi andate contro il made in Italy e contro le persone oneste (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) che hanno tolto dall'illegalità tantissima gente, tantissimi lavoratori, tantissimo spaccio. Addirittura con un ordine del giorno è tornato alla ribalta un altro sogno voluttuoso della Lega: la castrazione chimica. Il Governo dice: sì, buona idea.
E sul sistema minorile vediamo già gli effetti del decreto-legge Caivano: da 392 minori detenuti a 623 e nelle carceri italiane ogni quattro giorni un detenuto si toglie la vita.
Sono luoghi che versano in condizioni igieniche e sanitarie estreme, in cui non si può telefonare ai propri cari se non dieci minuti a settimana e i CPR, quelli che a voi piace tanto moltiplicare ed esportare, sono un buco nero dove i diritti umani sono perduti per sempre, tanto che c'è chi si toglie la vita prima di entrarci, morso solo dal terrore che accada, come Hamid Bodoui, impiccatosi nel carcere di Torino pochi giorni fa terrorizzato di tornare al CPR di Bari. Sono luoghi in cui si protesta ingerendo lamette, tale è la disperazione. Anche questo accade nelle nostre città.
Insomma, di fronte a comandi impartiti per il mantenimento dell'ordine devono tacere, incassare e subire. La stessa resistenza passiva è punibile con un aumento di pena da uno a cinque anni. Insomma, la sicurezza di cui vi riempite la bocca arriva dal vostro decreto solo per chi sarà chiamato a reprimere il dissenso. E già, è proprio questo, il caso Cucchi, il caso Aldrovandi, il caso Uva, i fatti della scuola Diaz e della caserma di Piacenza sono effetti collaterali, sbavature nell'esercizio dell'ordine pubblico. Altro che codici identificativi, come ci avete detto ieri.
Con l'articolo 21 dotate pure le Forze di Polizia di dispositivi di videosorveglianza nei servizi di ordine pubblico, di vigilanza nei siti sensibili, sui treni. Siete arrivati alla tutela legale a carico dello Stato per gli agenti fino all'importo massimo di 10.000 euro per ogni fase del procedimento penale. Secondo i sindacati non è uno scudo - davvero? - ma di certo è un passo nella trasformazione del rappresentante delle Forze dell'ordine in una figura al di sopra della legge. Insomma, il povero, il disgraziato, quasi sempre autori di reati minori, dovranno sostenere interamente le spese legali o accontentarsi di un avvocato d'ufficio; invece l'uomo e la donna in divisa saranno tutelati e agevolati nella propria difesa, a prescindere dalla gravità del reato commesso. Quindi, alla mattanza di Santa Maria Capua Vetere, ai pestaggi di detenuti nelle carceri di Milano, di Ivrea, Torino, Foggia, Bari, San Gimignano, come si risponde? Dando più potere alla Polizia penitenziaria e togliendo anche la libertà di dissenso a chi già di libertà non ne ha alcuna.
Arrivo alla fine, Presidente. Guardate, dobbiamo farlo perché sono i nostri ragazzi, come dite. Invece, non sono i vostri ragazzi quelli che vogliono che il loro futuro non sia, magari, cancellato dalla crisi climatica; non sono i vostri ragazzi quelli che, dalle scuole alle piazze, si mobilitano per la fine del genocidio di Gaza; soprattutto, non sono vostri quei ragazzi dietro alle sbarre che desiderano disperatamente reintegrarsi. Anzi, noi ve lo diciamo: basta guardare quelle periferie; quei ragazzi vivono già fra le sbarre e sono esattamente le nostre società precarie, in cui avete, addirittura, tolto il reddito di cittadinanza. Senza dignità non capite che cosa succede in un Paese impoverito, al ventiseiesimo mese di fila di calo di produzione. Ecco, l'impianto di questo decreto è il rovesciamento totale del senso dello Stato, perché lo scopo del nostro patto sociale non è sciogliere il potere da ogni vincolo di legge, perché quella si chiama tirannide. Questa, che vi piaccia o no, è una democrazia e, come tale, riconosce e garantisce tutti i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità.
Fiducia? Voi scrivete i decreti, noi siamo qui pronti a scrivere un'altra storia e lo faremo con le piazze, quelle che cercate di svuotare. Colpi di manganello in piazza e colpi di decreto e di fiducia in Aula. Ai vostri manganelli risponderemo con più democrazia e più partecipazione. Ai vostri manganelli risponderemo con le matite. Chiediamo a tutte le persone di recarsi al voto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché quando qualcuno, dall'alto di quegli scranni, vi dice di non andare a votare voi dovete difendere la democrazia con ancora più forza e quando si dirà che la democrazia non si piega, noi diremo che nemmeno noi. La democrazia passa anche da questo lavoro, che abbiamo fatto in silenzio, in queste notti, per dirvi che anche noi difendiamo per voi la democrazia, che voi svilite; difendiamo quel senso che nelle piazze prova a ritrovare una connessione con questo Stato. Ai vostri manganelli risponderemo con queste matite (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luciano D'Alfonso. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ALFONSO (PD-IDP). Presidente, grazie. Mi sento davvero convocato da questo intervento e dal tempo che posso impiegare per le mie parole e vorrei fare sì che l'Aula, ancorché vuota, comunque rappresenta con i suoi geni invisibili l'anima della volontà popolare, la Costituzione anche della nostra democrazia. Allora, rivolgendomi all'Aula, ancorché vuota, credo che questo decreto ci aiuti a concepire la ragione per la quale legalità è una questione e legittimità è una questione ancora più importante.
Norberto Bobbio ha insegnato a generazioni di studenti che all'insegna delle procedure funzionali si può anche stabilire che Cristo è morto a 82 anni; si può anche stabilire, per esempio, che in caso di una pandemia i bambini o gli anziani hanno meno diritti di essere vaccinati di coloro i quali sono nell'età della forza produttiva, ma sarebbe soltanto legalità procedural-funzionale, nulla avrebbe a che fare con la legittimità, che evoca il rispetto della vita, dei diritti fondamentali della vita, che è la ragione per la quale nasce il diritto, il diritto giusto.
Io vengo da una regione che ha dato i natali a Capograssi, che è stato giudice della Corte costituzionale solo per un giorno perché i suoi studi lo affaticarono a tal punto che morì il giorno dopo. Non ci voleva andare e spiegava che diritto giusto evoca gius di giuramento. Bisognerebbe giurare su ciò che assume la forma e la sostanza del diritto giusto, che promuove la vita e i diritti fondamentali.
Le tre grandi scuole di pensiero, in Italia e in Europa, si chiamano così quando si occupano di diritto. C'è il giusnaturalismo dei cattolici, che ritiene che il diritto giusto viene assunto dalla natura. C'è il diritto positivo dei laici e illuministi, che ritiene che le assemblee legislative debbano produrre diritto giusto, alla condizione, però, che si rispettino i diritti fondamentali. Poi c'è quella che si chiama l'esperienza giuridica dei comunitari. Paolo Grossi, Presidente della Corte costituzionale, ritiene che il diritto non può non tenere conto dell'esperienza della vita reale delle comunità. Per le tre scuole di pensiero quello che abbiamo messo in campo tipograficamente è il contrario del diritto giusto.
Civiltà Cattolica, alla fine dell'Ottocento, diceva che davanti al diritto non giusto c'è il diritto di reagire, di resistere. Anche Montesquieu spiega che davanti al diritto non giusto c'è il diritto di reagire e di resistere. Montesquieu, ma anche San Tommaso d'Aquino spiega che davanti a ciò che non è giusto occorre affermare il diritto di reagire. Non è giusto qualificare come reato la resistenza passiva. Non è giusto perché mai accaduto, e, quando accade, accade solo per generare panpenalismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), che, al massimo, può essere una maschera, ma non è il dotarsi ad opera del sistema di meccanismi di funzionamento.
Una maschera, una maschera che consente di adempiere all'obbligo della comunicazione politica. C'è un grande filosofo, che a me piace molto, Remo Bodei, che dice che c'è la cosa che si distingue dall'oggetto, la cosa è l'oggetto che appartiene. Noi abbiamo la sensazione che assume la forma della cosa quello di collocare a ogni piè sospinto pena, sanzione, diritto punitivo, ma non ce la fa il sistema a riempirsi di diritto punitivo e poi di funzionare, perché anche gli operatori di giustizia dicono che non funziona così.
Non è vero che la norma si perfezioni circondandola di sanzioni inapplicabili, perché avremo un diritto da desuetudine che non riuscirà a mettersi in funzione. Allora fermiamoci, fermatevi, riflettete sulla gravità. Noi stiamo assistendo alla rottura dell'ordinamento quando lo Stato, addirittura, insedia luoghi, in nome dello Stato, che sospendono i diritti. I centri di permanenza per il rimpatrio sono luoghi dove si affondano i diritti della persona, dove scompaiono, dove addirittura c'è il buco nero dell'esistenza della persona.
Ecco perché c'è ragione di mettere in discussione, c'è ragione di raccogliere il non senso di questa iniziativa. Cari colleghi, mi rivolgo anche all'Aula semideserta, non è vero che finisce oggi. Sull'assurdità di questo prodotto dobbiamo continuare a far capire che così noi assisteremo alla deficienza dello Stato, al venire meno dello Stato, assisteremo ad una difficoltà dell'ordinamento anche quando avrà bisogno del cosiddetto Stato minimo e cercare di fare rispettare le procedure che ha concepito. Noi volevamo che su questa materia si realizzasse l'intero del dibattito parlamentare.
Si è organizzato un archibugio, adesso è nato un prodotto, vedrete voi quale sarà l'inefficacia, l'inefficienza, l'improduttività, il niente, altro che la cosa! Con l'idea di offrire sempre cose, di fare in modo che sia comunicabile la cosa del vostro prodotto, arriverete all'esatto contrario. Fermatevi, tornateci sopra, fate in modo che anche un ripensamento qualifichi il senso della vostra poca responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA (AVS). Grazie, Presidente. Hanno detto bene i colleghi, in particolare mi riferisco al collega Alfonso Colucci, in un suo intervento, che la sicurezza da strumento di ordinario vivere sociale diventa strumento di compressione di diritti e libertà fondamentali. Da Stato di diritto si scivola verso lo Stato di polizia, da Stato di garanzia si va verso lo Stato di sorveglianza, sorvegliare e punire, appunto. Ho trovato molto pertinenti gli interventi delle colleghe e colleghi, a cominciare dalle deputate e deputati di Alleanza Verdi e Sinistra, che hanno messo in relazione le previsioni del decreto-legge Sicurezza con analoghi provvedimenti legislativi approvati nel corso del Ventennio fascista e approdati nel 1931, esattamente il 18 giugno, nel testo unico delle leggi di pubblica sicurezza n. 773.
Nel 1926 erano state emanate leggi passate alla storia come “leggi fascistissime”, leggi speciali, il cui scopo principale era la repressione di ogni forma di opposizione politica e di ogni attività sindacale, associativa e culturale considerata sovversiva. Ogni pubblica manifestazione non organizzata dal regime - scioperi, proteste e raduni - era oggetto di controllo e violenta repressione, violenta repressione; la sorveglianza dei cittadini e delle cittadine era strettissima; il controllo sociale centralizzato. Anche rispetto a questo punto, la centralizzazione del controllo, va analizzato nel dettaglio cosa sta succedendo con questo provvedimento.
Le leggi di sicurezza prevedevano, come è noto, la confisca di beni, confino, perdita della cittadinanza, l'inasprimento delle pene per i reati ritenuti contro lo Stato e, ovviamente, il controllo della stampa e della comunicazione. Fu istituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, fu creata l'OVRA, la Polizia politica del regime, organizzazione di vigilanza e repressione antifascista, attiva dal 1927 al 1943 e con la Repubblica di Salò dal 1943 al 1945, struttura di intelligence e repressione. Il 26 maggio del 1927, alla Camera dei deputati, questa Camera, Benito Mussolini pronunciò il celebre discorso dell'ascensione. “Signori” - cito, di signore, com'è noto, non ce n'era nemmeno una - “è tempo di dire che la polizia non va soltanto rispettata, ma onorata. Signori: è tempo di dire che l'uomo, prima di sentire il bisogno della cultura, ha sentito il bisogno dell'ordine. In un certo senso si può dire che il poliziotto ha preceduto, nella storia, il professore (…). Io devo assumermi il compito di governare la nazione italiana da 10 a 15 anni. È necessario. Non è ancora nato il mio successore.”
Può sembrare quasi eccessivo il parallelismo tra le “leggi fascistissime” e il decreto-legge che ci apprestiamo, ahinoi, a convertire in legge. Tuttavia - lasciatemelo dire - leggere il decreto-legge Sicurezza, alla luce di quel passato terribile, è importante e utile. Come mai il centrodestra, la Presidente Meloni, il suo entourage hanno scelto la forma della decretazione d'urgenza per questo provvedimento? Perché - diciamo noi - è urgente e necessario ad un preciso, evidente, conclamato, propagandato progetto politico e culturale autoritario, reazionario e liberticida, esplicitamente anticostituzionale. Le previsioni di legge per sorvegliare e punire sono inanellate una dietro l'altra.
Lo ripeto per l'ennesima volta: Daspo urbano; delitto di rivolta penitenziaria; carceri; CPR; CAS; occupazione arbitraria di immobili; armi anche non di servizio agli agenti di Polizia, di pubblica sicurezza; accesso alle banche dati; blocchi stradali; dimostrazioni contro grandi opere da parte di manifestanti, eco-attivisti, per esempio coloro che con il proprio corpo impediscono la libera circolazione stradale; modifiche del codice penale e di procedura penale in materia di esecuzione della pena; misure cautelari - l'ha spiegato molto bene la collega Ghirra - nei confronti di donne incinte e madri di prole inferiore a 3 anni, eccetera, eccetera.
Mi vorrei soffermare solo su una questione cruciale, quella dell'estensione del potere dei servizi di intelligence, perché si incrocia con quanto abbiamo anche affermato ieri nella commemorazione della strage di piazza della Loggia. Servizi che possono addirittura arrivare a dirigere e a guidare organizzazioni terroristiche ed eversive. Ha ragione il senatore di Alleanza Verdi e Sinistra, De Cristofaro, che ha fatto presente come nel Paese, nel nostro Paese, delle stragi di Stato, della sovranità limitata, di Gladio, si debba essere molto cauti nel dare questo ruolo ai Servizi.
Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, assassinato nel 1992, ha addirittura affermato che il decreto-legge Sicurezza “è peggio dell'Ovra e del ventennio fascista. (…) I rappresentanti delle associazioni dei familiari di vittime di stragi e di assassini non sono stati neppure ascoltati, nonostante avessero chiesto di esserlo, sia dalle Commissioni parlamentari sia dal Presidente della Repubblica. Mi vergogno” - cito sempre le parole di Borsellino - “di essere cittadino di uno Stato guidato da un sistema di potere che si sta rivelando peggiore del regime fascista”. Sono parole gravissime che io non avrei mai voluto leggere. “Non ne ho le prove” - sostiene - “e nessuna sentenza lo ha finora mai affermato con sicurezza, ma sono fermamente convinto che questi servizi a cui viene oggi data, per legge, la facoltà di delinquere e di uccidere, sono quelli che hanno partecipato alla preparazione e all'esecuzione di Via D'Amelio e di Capaci, e non soltanto di quelle. E credo che anche mio fratello, negli ultimi giorni della sua vita, se ne fosse reso conto e per questo sia stata affrettata l'esecuzione di quella strage e sia stata sottratta la sua agenda”. Sono affermazioni molto gravi, su cui la maggioranza dovrebbe riflettere e quelli di noi che si dichiarano liberali, democratici, comunque autodefinitisi, dovrebbero mettersi la mano sulla coscienza e porre rimedio a questo sfacelo giuridico, culturale e sociale, verso cui stiamo precipitando (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Noi oggi siamo qui a commentare e a votare l'ennesimo decreto folle di questo Governo. L'ennesimo decreto dannoso, che non risolverà nulla.
In tema di urgenza, visto che forse non vi è chiaro quali sono le urgenze in Italia, vi ricordo che l'altro giorno, purtroppo, è stato trovato il cadavere di una donna, una ragazzina di 14 anni, uccisa dall'ex fidanzato. Sono queste le urgenze! Sono queste le urgenze! Martina non doveva morire a 14 anni, perché non si può morire a 14 anni! Ed è qui, allora, che ci vorrebbe un decreto immediato per introdurre da subito l'educazione affettiva e sessuale dai primi banchi di scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non solo in termini di salute e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, ma anche in termini di educare i giovani al consenso, di rispetto di sé stessi e degli altri. Insegnare a costruire delle relazioni sane e parlare della violenza in tutte le sue sfaccettature. Così come è fondamentale fornire un alfabeto gentile delle emozioni, in grado di parlare delle emozioni, saperle gestire e, soprattutto, dare ai giovani uno spazio di confronto e di ascolto reciproco.
Le dichiarazioni del suo ex fidanzato sono aberranti. Ha detto: l'ho uccisa perché non voleva ritornare con me. Con una pietra ha ucciso Martina, perché non ha accettato la fine della relazione. E qui c'è il vero buio, il baratro, l'abisso, l'assenza totale di empatia, di coscienza, di rispetto di un essere umano. Qui c'è analfabetismo empatico ed emotivo. E sono - lo ripeto - queste le vere urgenze, queste: di educazione, di prevenzione, altrimenti saremo sempre “una di meno”.
E invece voi, che cosa fate? Mandate le nostre Forze dell'ordine a togliere bandiere della Palestina, gli striscioni per il 25 aprile, quando qui abbiamo delle ragazzine di 14 anni - che potrebbero essere le nostre figlie, le vostre figlie - che muoiono ammazzate. E per di più, inventate l'aggravante di un reato commesso nella stazione o nelle sue vicinanze. Chiariamolo, quello che avete fatto: se una donna che viene stuprata nei pressi di una stazione, il fatto che lo stupro avvenga in una stazione costituisce un'aggravante; mentre se avviene in un parco, nell'androne del domicilio o in qualsiasi altro luogo pubblico, non lo è, non c'è aggravante. Si crea un effetto paradossale: lo stesso reato può avere pene differenti non per ciò che è accaduto, ma solo per dove è accaduto. Concentrarsi sull'ambiente, anziché sulla vittima, sposta l'attenzione dal reato alla decenza del luogo, e questa è un'assurdità giuridica e morale. Come se commettere uno stupro in un parco sia meno grave che commetterlo in una stazione. Così, il Governo Meloni umilia la vittima dello stupro avvenuto nel luogo sbagliato. È aberrante quello che avete pensato e scritto.
E, inoltre, non vi siete fermati qui. Pensiamo a un altro abominio: l'introduzione del reato di resistenza passiva.
Scrivere questo reato è proprio la dimostrazione che voi in carcere non ci andate, perché se ci andaste, vedreste che le carceri ormai sono luoghi di disumanità, sono discariche sociali in cui c'è sovraffollamento, dieci persone in una cella maleodorante con la muffa, con gli scarafaggi, con le formiche, con le cimici, con i materassi marci. Il corpo: mi hanno fatto vedere sulla pelle e sul corpo le macchie, i funghi, le bolle, le punture di insetto; e poi i bagni indecenti che sono attaccati a dove si cucina, il bidet dove non solo si lavano gli indumenti intimi, i vestiti, ma dove si lavano anche le pentole; ed ancora, l'assenza totale di adeguati spazi di supporto psicologico, educativo, lavorativo.
E allora, secondo voi, tutto questo corrisponde alla funzione rieducativa della pena? All'articolo 27 della Costituzione? Perché se così è e la pensate così, dovreste seriamente rispettare, ma soprattutto studiare la Costituzione italiana. Perché, secondo voi, una persona che pacificamente esprime il proprio dissenso con il corpo, rifiutandosi di entrare in una cella putrida e piena di scarafaggi, rischia fino a otto anni di carcere. È assurdo, è allucinante, veramente, scrivere una norma di questo tipo.
Avete bocciato tutti i nostri emendamenti volti a mettere risorse e a migliorare le condizioni di vita, ma anche di lavoro e rieducazione in carcere, non solo per i detenuti, ma anche per chi ci lavora. E pensate com'è curioso - questo ve lo voglio dire - perché stranamente nel regime del 41-bis si trovano tre condizionatori per due detenuti e i mafiosi possono avere le migliori condizioni. Le persone comuni no: dieci persone, lo ripeto, in una cella senza nemmeno un condizionatore.
E poi che dire? Nel carcere entra di tutto - di tutto -, i telefonini, ma soprattutto esce di tutto: i messaggi. Lo voglio ricordare, perché dall'inchiesta della Commissione antimafia della scorsa legislatura - quando ancora si faceva una seria inchiesta antimafia - abbiamo scritto una relazione votata all'unanimità sul regime di 41-bis, in cui è emerso che i detenuti al 41-bis hanno diritto di farsi una foto all'anno. Questa foto viene presa e viene ritrovata e, soprattutto, immessa nei principali social network: da Facebook a TikTok a Instagram. E vengono mandati in continuazione dei messaggi, perché la mafia si nutre di messaggi. E adesso è la rete, soprattutto, il maggior strumento di diffusione di questi messaggi: messaggi di istigazione a commettere reati, messaggi di omertà. Ci sono segnali con cui si comunica in rete, con messaggi di violenza e odio volti all'uccisione delle Forze dell'ordine e dei magistrati, volti a inneggiare, come se fosse giusto, l'omicidio di Falcone e Borsellino. Questo succede in rete.
Ed ancora, ci sono queste nuove modalità di comunicazione, di affiliazione, che vedono dei messaggi potentissimi, come per esempio il tatuaggio di Joker sul polpaccio sinistro, che è un segnale di affiliazione. Voglio ricordarvi che, nella tana in cui è stato ritrovato Matteo Messina Denaro, nella sua cuccia, gli hanno trovato il poster. E ancora la scritta “Love” sul petto, in cui emerge dai social un messaggio di affiliazione, dove la “l” sta per la pistola, la “o” sta per la bomba, la “v” sta per il rasoio, la “e” sta per i Kalashnikov; e sono tutti messaggi di morte. Ed ancora, sui social: “appartengo a”, “lavoro a”, presso ditte di marca famose, per dire: io me lo posso permettere, posso avere quei soldi, perché sono dentro a un sistema mafioso.
E allora, cosa c'è? C'è una PDL - la mia proposta di legge - ferma, per introdurre l'istigazione o l'apologia del delitto di associazione mafiosa, che è pronta per essere discussa. E naturalmente vi guardate bene dal legiferare in materia.
Sono alla conclusione, Presidente, ma ci tengo a dire che siete riusciti a fare il decreto “inutilità” che mostra quanto avete paura dei cittadini liberi, che manifestano il loro pacifico e legittimo dissenso e vi sbattono in faccia, ogni giorno, tutta la vostra incompetenza.
Per questo motivo voteremo convintamente contro questo decreto liberticida, folle, antidemocratico, anticostituzionale e fuori da ogni realtà, perché il senso della realtà - semmai lo avete avuto - voi l'avete perso…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
STEFANIA ASCARI (M5S). …vivendo nel vostro mondo dorato e voltate le spalle alle reali necessità dei cittadini e soprattutto delle cittadine.
Chiudo, Presidente, dicendo che voglio ricordarvi che la storia ve ne renderà conto, la vostra coscienza forse no, ma la storia sì (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI (PD-IDP). Signora Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, discutiamo oggi l'ennesimo decreto di questo Governo, e non possiamo farlo come se fosse un episodio isolato, scollegato dal contesto politico e istituzionale che stiamo vivendo, perché questo decreto è parte di un disegno più ampio, coerente e reiterato, un disegno che sta lentamente ma costantemente restringendo lo spazio dei diritti concentrando il potere decisionale nell'Esecutivo e mortificando il ruolo di questo Parlamento.
In poco più di un anno e mezzo di legislatura questo Governo ha fatto ricorso in continuazione alla fiducia e varato tanti e troppi decreti-legge, un numero impressionante che rivela una strategia sistematica: evitare il confronto, limitare il dibattito, svuotare il Parlamento della sua funzione costituzionale di luogo della rappresentanza e del pluralismo democratico.
Lo abbiamo visto anche in questi giorni, Presidente, in cui con grande lealtà democratica siamo venuti qui per confrontarci su questo provvedimento e abbiamo trovato soltanto banchi vuoti o silenzio, talvolta anche derisione e battutine. Ma questo è il luogo della democrazia, è qui che dovremmo discutere le leggi dello Stato. Invece, la decretazione d'urgenza è diventata la regola, non l'eccezione. Si procede per decreti omnibus, si approvano testi in Consiglio dei ministri già blindati e si depotenzia il ruolo delle Commissioni.
Ecco, Presidente, in tutto ciò, questo specifico provvedimento ha un sapore tutto particolare di propaganda; di propaganda perché se chiedessimo a tanti nostri concittadini la loro idea di sicurezza avremmo delle risposte molto diverse da quelle contenute in questo provvedimento. E qualcosa ve la dico io, qualcosa ve la dico io: la violenza sulle donne, quotidiana, ripetuta; l'omicidio odioso di due giorni fa contro una ragazzina, una bimba, una ragazza di 14 anni. È una vergogna, una violenza reiterata che si rifà anche alla subcultura del discorso sulle donne che si fa in questo Paese e, talvolta, anche in quest'Aula.
Le morti sul lavoro: tre nostri concittadini muoiono ogni giorno di lavoro; di lavoro! Se non è questo un problema di sicurezza! E poi il tema più generale del lavoro: la gente non ha il lavoro. E la gente, quando ha il lavoro, talvolta ha un lavoro povero che non serve ad aiutare la propria famiglia. Questo crea insicurezza, la povertà crea insicurezza, il fatto che i beni di consumo e i beni alimentari sono aumentati di tre, di quattro volte e gli stipendi sono rimasti gli stessi, questo crea insicurezza.
Poi il grande assente dalle vostre discussioni sulla sicurezza: la criminalità organizzata, la mafia, la camorra, la 'ndrangheta, il pizzo che strangola tanti piccoli commercianti nel nostro Paese.
Ci viene in mente - mi viene in mente - quel bel film di Benigni. Anche voi sembrate dire al tassista di turno, al turista di turno che il problema dell'Italia è il “traffico”, non c'è altro problema di sicurezza. Sono le cose che avete scritto in questo decreto il problema di sicurezza.
Ecco, Presidente, non è così, perché dalla propaganda alla realtà c'è una grande differenza, e il fatto che questa notte avete bocciato tutti i nostri ordini del giorno che chiedevano di relazionare in Aula sull'operato di questo Governo, sulle scelte che avete fatto, è la prova che non vi interessa la realtà, non vi interessa vedere cosa provoca la vostra azione legislativa, ma vi interessa soltanto la propaganda. Vado rapido, Presidente, perché abbiamo detto tante cose, ma alcune cose le voglio ricordare. Questa norma prevede delle cose assurde, delle cose gravi, molto gravi.
Si colpiscono con un provvedimento etnico le donne e si rimettono i bambini in carcere, qualcosa che nemmeno le leggi del passato oscuro di questo Paese avevano fatto. Poi c'è un provvedimento che prevede che i Servizi segreti possano svolgere un ruolo attivo nella costituzione delle azioni di terrorismo direttamente sotto gli ordini della Presidente del Consiglio (o del Presidente del Consiglio, perché non è che sarà eterno l'attuale Presidente del Consiglio). Sono cose gravi, sono cose gravi come le norme sulle manifestazioni, contro le manifestazioni, o come il grande tema di equiparare la resistenza passiva non violenta alle azioni violente.
Perché la vostra risposta è sempre e solo una: più pene e più carcere, più pene e più carcere. E infatti questo provvedimento inserisce 14 nuove fattispecie di reato e 9 aggravanti. Allora sempre quel turista a cui dite che il problema è il traffico potrebbe dire: bene, evidentemente allora le carceri in Italia sono una risposta, sono una soluzione. Bene, mettiamo più pene, più carceri. No, le carceri in Italia sono un altro buco del diritto, un'altra tragedia per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
E se noi mettiamo le persone in questo buco del diritto, in questo luogo che il Sottosegretario conosce bene, con grandi problemi, con grande dolore, con grande sovraffollamento, senza misure alternative, con grande deficit di recupero, se noi facciamo tutto questo, però, se poi un detenuto che sta in questo carcere fa un'azione di resistenza passiva non violenta, noi lo equipariamo a chi fa violenza. Ma come ci viene in mente, ma come vi è venuto in mente?
Presidente, l'ho citato stanotte, ma è il caso che tutti riascoltino bene: l'ultimo suicidio in carcere nel nostro Paese è avvenuto 2 giorni fa nel carcere di Varese, un carcere che per le norme italiane è dismesso dal 2001, un carcere dove dovrebbero stare 53 reclusi e ce ne stanno 101. Lo sappiamo, Sottosegretario, lo sapete bene, un esponente della Lega un anno fa ha presentato un ordine del giorno, che la maggioranza ha approvato, per chiudere quel carcere, ma quel carcere è ancora aperto e in quel carcere si soffre e si muore. La soluzione per la sicurezza non sono più pene e più carcere, cominciamo a guardare la realtà.
Ecco, di fronte a tutto questo, voi avete pensato che la sicurezza è controllo, è carcere, è più pene. Si definisce ordine ciò che invece è disuguaglianza, si definisce governabilità quello che invece è concentrazione di potere. Noi siamo qui per dire che non ci siamo, che la sicurezza non si costruisce con più carcere, ma con più scuola, più casa, più lavoro, più cultura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista); che la legalità non è fatta solo di leggi, ma di giustizia e di dignità; che la politica deve essere guidata dai valori, non da interessi o paure.
Allora lo voglio dire con chiarezza, concludendo, Presidente: questo decreto è solo l'ultimo atto di un Governo che ha scelto di governare contro e non per, e lo dico anche con chiarezza, voi continuate a dire che siete dalla parte delle Forze dell'ordine, facendo capire come se noi fossimo dall'altra parte. Non è così che voi aiutate le Forze dell'ordine, noi siamo accanto alle Forze dell'ordine, perché, quando le persone protestano, non protestano contro le Forze dell'ordine, ma contro di voi e i vostri provvedimenti. E smettetela di dividere il nostro Paese tra i buoni e i cattivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Noi vogliamo un Paese dove la sicurezza nasca dalla fiducia e dalla partecipazione, e non dalla repressione, dalla Costituzione e non da un decreto propaganda. Un Paese dove la politica non alimenta il rancore, ma costruisce futuro. Per questo voteremo contro questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e continueremo, insieme a tanti, a difendere la democrazia, i suoi valori e la sua umanità, perché è da lì, e solo da lì, che può venire una sicurezza vera, condivisa e profonda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.
DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Io questa mattina, anche se i banchi della maggioranza sono vuoti, voglio raccontare una storia. Ed è una storia dal titolo: “Sicurezza o repressione, la verità del decreto Meloni”. Non è una favola, purtroppo, perché è tratta da una storia vera, quella che stiamo vivendo da settimane e da mesi in Parlamento e che arriverà presto a distruggere il nostro Paese. Colleghi, io non voglio fare retorica, però vi chiedo ciò che milioni di cittadini vorrebbero sapere da voi. E quindi vi chiedo se voi davvero pensate che questo decreto Sicurezza potrà rendere più sicuro il Paese.
Se pensate davvero che i cittadini si sentano più protetti sapendo che, ogni volta che la penseranno diversamente da voi e lo manifesteranno, rischieranno manganelli e bavaglio. Vi chiedo se davvero pensate che le cose andranno così. E lo chiedo perché, di fatto, è questa l'Italia che state costruendo. Un Paese che, se esprime la propria opinione, rischia. Quindi, un Paese dove il dissenso è trattato come un problema da gestire, come un problema da zittire.
E, quindi, un Paese dove lo Stato esercita una forza contro le coscienze libere e non contro il crimine. Credo che non è uno Stato degno questo. E mentre la Presidente Meloni, con i suoi Vicepresidenti Tajani e Salvini, parlano di sicurezza dentro le loro stanze d'oro, fuori mancano agenti sulle strade, fuori ci sono turni massacranti per quegli agenti che lavorano già, fuori mancano i mezzi e mancano le risorse. Poi, però, queste risorse e le strategie per zittire il popolo le trovate sempre.
Trovate le risorse per blindare le piazze, per contenere e per intimidire gli studenti, i lavoratori, gli insegnanti, tutti. Noi questo ve lo abbiamo detto per ore, per giorni, veramente per mesi. Forse per anni, perché questo decreto è nei vostri cassetti da quando siete entrati, nel 2022, al Governo di questo Paese. E allora la risposta alla domanda che facevo all'inizio, se questo decreto è un decreto sicurezza o repressione, ce l'abbiamo. È un decreto repressione e lo chiamiamo con il suo nome. E arrivo a farvi una domanda ancora più profonda, Sottosegretario.
Voi vi sentite davvero... magari, anziché leggere il telefono, potrebbe ascoltarci, anche perché è davvero brutto non essere guardati mentre vi viene raccontata la storia che state scrivendo voi e con la quale state distruggendo il Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Capisco che la faccia non ce la volete mettere neanche a guardarci negli occhi. E lo continua a fare, va bene così. Le chiedo se si sente davvero legittimato a parlare di giustizia e di legalità, quando voi siete i primi che vi mettete contro chi difende la Costituzione, come i magistrati. Una magistratura che depotenziate e che ghettizzate ogni giorno di più.
Voi avete attaccato la giustizia. Voi avete nei vostri obiettivi la riduzione dell'indipendenza delle procure. Volete tagliare le risorse su tutti gli uffici, su tutto il personale e sui servizi essenziali ai cittadini. E ancora avete il coraggio di sbandierare questa legge come garante della sicurezza. Ma quale sicurezza? La vostra, quella delle vostre poltrone, quella dei vostri diritti; non quella dei diritti delle persone, del popolo fuori di qua, del popolo che vi contesta.
E lo fa pacificamente per difendersi, per resistere. E voi che fate? Li reprimete. Mettete addirittura delle leggi che devono essere rispettate. E in queste pagine avete anche scritto, nero su bianco, il divieto per la coltivazione della cannabis, addirittura quella per uso terapeutico. Proprio un atto cinico, senza alcuna umanità e soltanto ideologico. Perché, vedete, voi andate a colpire chi soffre, chi cerca sollievo nel dolore e chi ha diritto alla dignità. Ma d'altra parte, lo fate con i nostri lavoratori, lo fate con gli studenti, lo fate con chiunque vi trovate dinnanzi. Per le persone non c'è dignità. Quella dignità che ricercate è solo la vostra. E mentre lo fate, mentre proibite l'uso della cannabis... Le dico una cosa, Sottosegretario. Sa, i parlamentari della sua maggioranza qui dentro si sono addirittura rifiutati di sottoporsi a un semplice test antidroga. Un'ipocrisia totale. E fate i duri, nascondendovi dietro le parole “ordine” e “disciplina” e poi non siete nemmeno disposti a dare il buon esempio. Ecco, se chiedete sacrifici al popolo, siatene voi i promotori. Fateci vedere come si fa a vivere di sacrificio, anziché incravattarvi e venire in quest'Aula a votare un decreto schifezza. La sola sicurezza a cui tenete, come dicevo, è sempre e solo la vostra: la sicurezza del vostro potere.
Però c'è un fatto che non potrete cancellare, cari colleghi, perché lo sapete che chi governa con la forza, con la minaccia e con la paura, lo fa perché teme la forza del popolo? Voi lo sapete già che avete perso il controllo dei cittadini, perché lo sapete che i cittadini sono disposti a non piegarsi, a non abbassare la testa. E sapete anche che i cittadini sono pronti a rifiutarsi di essere i vostri soldati obbedienti. E, quindi, quale cosa migliore per risolvere questo problema? Il decreto Sicurezza, il decreto bavaglio, il decreto repressione. E noi sappiamo che chi urla la parola “ordine” ha paura del pensiero critico, Presidente. Chi si dice forte per imporre il silenzio, in realtà, è un debole, una persona terrorizzata dalla tenacia di chi ha di fronte, di chi non si fa piegare mai. E, allora, mi rivolgo ai cittadini questa mattina e chiedo ai cittadini di svegliarsi. Ma davvero. Perché, guardate, cari cittadini, non credete a chi vi vuole docili e spaventati, perché la sicurezza vera nel nostro Paese nasce dal lavoro, dalla scuola, dal senso di giustizia, dalla tutela della salute. Tutte cose che questo Governo non vi sta garantendo.
Vi hanno traditi. La sicurezza nasce da uno Stato che si prende cura delle persone e non da uno Stato che punisce le persone. Però, c'è una buona notizia, perché fuori di qui c'è chi dice “no”. Fuori di qui c'è chi difende la libertà ogni giorno ad ogni costo. E anche in questi banchi, noi siamo con loro. Siamo con tutti quei cittadini che si chiamano alla resistenza oggi: alla resistenza civile, alla resistenza culturale e alla resistenza democratica. Una resistenza fatta di partecipazione, di memoria e di coraggio. Presidente, con questo decreto che verrà votato e che quindi diventerà legge, voglio dirlo: non in mio nome. Non in nome del MoVimento 5 Stelle e di tutti quei cittadini che rappresentiamo nel nostro Paese.
Perché, vede, questa Repubblica è nostra e non ve la lasceremo. Non lasceremo che venga distrutta per la vostra smania di potere, per la vostra smania di sicurezza delle vostre poltrone. E un ultimo appello a tutti quei colleghi che oggi voteranno questo schifo di decreto. Lo possiamo dire tranquillamente, usiamo le parole giuste, parole che sono sul dizionario italiano. Cari colleghi, non meritate il rispetto delle istituzioni. Voi meritate il giudizio della storia. E, quindi, vi lasciamo a questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Siamo da molte ore in quest'Aula. Discutiamo del tema fondamentale delle libertà democratiche e del diritto penale. Eppure, fuori da qui, la destra ha organizzato un set cinematografico in cui va in scena un racconto di questa discussione che farebbe ridere, per la verità, se non fosse tragico. Ho ascoltato alcuni dei TG di Radio Meloni, alcune delle ricostruzioni degli organi di comunicazione in mano al centrodestra, dipingere la situazione più o meno così: da un lato, c'è la destra che vuole impedire che delinquenti rubino la casa di una anziana signora innocente e, dall'altro, c'è la sinistra che sta dalla parte dei delinquenti. Dico che farebbe ridere, perché è chiaramente impossibile e non ragionevole immaginare che da questo lato dell'Aula ci sia qualcuno che tifa per la riduzione dei diritti delle persone anziane e per la riduzione dei diritti dei cittadini.
E, quindi, direi che possiamo provare ad andare oltre, a guardare al merito delle questioni, a smontare questa inutile propaganda e guardarci sotto, perché, se da un lato, si vogliono fare facili slogan, dall'altro, questo decreto segna alcuni punti di non ritorno e definisce anche in maniera molto concreta l'atteggiamento della maggioranza e dell'Esecutivo, in particolare verso alcune categorie di persone, che vengono criminalizzate in maniera generalizzata e vengono additate al di là delle loro vere responsabilità. Quello che mi ha colpito di più è che tra queste categorie di persone ci siano i giovani. I giovani italiani, i giovani che in questo Paese subiscono precarietà, assenza di servizi, assenza di prospettive e che però diventano il centro di una serie di politiche chirurgiche che definiscono questo Governo come forse quello che, nella storia della Repubblica, ha più colpito le giovani generazioni.
Dicevo che siamo qui da molte ore e siamo circolati tra l'Aula e i lavori di Commissione. Io, Presidente, ho segnato le ultime dieci cose di cui abbiamo discusso, che secondo me si configurano come la palese dimostrazione che abbiamo un Governo che è contro le giovani generazioni. Ieri, in Commissione istruzione - dico la prima - abbiamo discusso della condizione lavorativa dei giovani ricercatori italiani. Sono 40.000 i precari nella pubblica istruzione e nelle università. Sono 40.000 i dottorandi che aspirano a fare i ricercatori: di loro, 6.000 negli enti di ricerca. Ebbene, a queste persone il Governo, ieri, con un emendamento di Occhiuto, ha detto: Non meritate un contratto di lavoro subordinato con tutte le tutele e i diritti garantiti, anche dal punto di vista previdenziale. Vogliamo pagarvi poco e male. E ha deciso, per l'appunto, di cambiare le formule contrattuali ad esse rivolte.
Poi, siamo tornati qui e abbiamo discusso sulla vicenda della filiera della cannabis light. Ci sono 20.000 ragazzi che si sono inventati un lavoro, hanno creato imprese e hanno messo in campo un elemento di inventiva; arriva il Governo e, dalla mattina alla sera, con un colpo di spugna, cancella il loro posto di lavoro, senza mettere in campo sussidi, fondi per la riconversione delle imprese o aiuti di qualsiasi genere. Un attacco preciso a chi in questo Paese ha cercato di inventarsi una occupazione.
Sempre in Commissione istruzione, ieri, abbiamo discusso del tetto al numero delle classi che si possono creare in questo Paese.
Tradotto: il Governo, invece di ridurre il numero di studenti per classe per garantire il benessere e la qualità della didattica nella scuola italiana, taglia 5.000 posti da docente e stabilisce che l'importante è esclusivamente tagliare la spesa.
Ancora, nel PNRR - ne abbiamo discusso sempre in queste ore - c'erano i fondi per realizzare 60.000 posti pubblici nelle residenze universitarie: abbiamo scoperto che hanno buttato i soldi, regalandoli ai privati e, dunque, questi 60.000 posti non ci saranno, ce ne saranno soltanto 30.000. E ancora, il taglio della 18app, con tutto il mondo dell'editoria che ci dice che i ragazzi non hanno più nemmeno i soldi per comprarsi i libri e andare al cinema, che è una grande tragedia nazionale.
E, poi, veniamo alle questioni del lavoro perché, mentre noi siamo qui, è in corso una campagna referendaria. Ecco, a questi giovani, Presidente, il Governo non intende restituire il diritto a non essere licenziati ingiustamente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Per questo Governo i giovani devono essere costantemente sotto ricatto nel posto di lavoro: devono fare straordinari non pagati, devono fare orari impossibili, devono fare turni di notte, pagati come quelli di giorno, devono spendere parte del loro stipendio per lavorare perché, per il Governo, così deve essere la vita dei giovani. E, infatti, si invita all'astensionismo al referendum, sia su quello dell'articolo 18 sia - altro punto cogente - sulle famose causali sui contratti precari. Perché l'altra parte di questa politica devastante sulle giovani generazioni riguarda la condizione perenne ed esistenziale di precarietà che questo Governo impone, anche permettendo alle imprese di abusare di questa tipologia di contratti. E anche qui, ancora una volta, dalle fila della destra si chiede di non andare a votare, non partecipare, perché la non partecipazione è la difesa dello status quo di chi vuole continuare, per l'appunto, a sfruttare queste persone.
E ancora, avete fatto una grande discussione piena di nulla per giungere, alla fine, a non varare mai la legge sullo psicologo scolastico; avete ridotto i fondi per i disturbi alimentari; vi ostinate ad impedire che possano esserci ore di educazione sentimentale e sessuale nelle scuole che possano difendere le giovani donne dall'orrore della violenza di genere, che ogni giorno ci consegna una nuova vittima, spesso sempre più giovane.
E, infine, Presidente, c'è la questione degli investimenti in innovazione tecnologica - che non ci sono -, che servirebbero alle giovani generazioni, alle quali, invece, proponete soltanto armi, un futuro di guerra, un futuro di armamenti, che accompagnate con il “no” negazionista e “climafreghista” alla transizione ecologica: un asset fondamentale per difendere la prospettiva di benessere delle nuove generazioni.
Di fronte a queste dieci misure, che rappresentano la modalità allucinante con cui il Governo dimostra la propria indifferenza nei confronti di una generazione che è particolarmente in difficoltà, voi che fate? In questo decreto, nel caso in cui questi ragazzi, nella loro veste di lavoratori precari o, magari, licenziati o nella loro veste di attivisti del movimento studentesco o nel caso in cui fossero attivisti climatici, scendano in piazza e nello scendere in piazza facciano quello che hanno fatto per generazioni tutti coloro che hanno messo in campo elementi di protesta sociale, cioè, un blocco stradale, proponete persino il carcere. Volete anche mandarli in galera se protestano (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Presidente, è davvero una vergogna, soprattutto perché - e chiudo - io mi ricordo il giorno in cui Meloni è venuta qui per la prima volta in veste di Presidente del Consiglio e ha fatto il suo discorso di insediamento. Disse che voleva parlare ai ragazzi, che inevitabilmente sarebbero scesi in piazza anche contro il Governo, perché nei loro confronti avrebbe provato un moto di simpatia. Alla faccia della simpatia, li stiamo mandando in galera (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). E disse: “Siate liberi, perché è nel libero arbitrio la grandezza dell'essere umano”. Sa, Presidente, che cosa intendeva dire? Siate liberi di obbedire. Invece, noi vorremmo dirgli: siate liberi di disobbedire a questo Governo ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e docenti dell'Istituto comprensivo statale “Lanzara-Castel San Giorgio”, di Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare a parlare la deputata Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI (PD-IDP). Grazie, Presidente. “Corre l'anno 2030 e mi ritrovo che di anni quasi ne ho cinquanta il mio pizzetto è grigio, e di capelli sono senza e Giorgia è ancora il primo presidente donna. Il cielo quasi non si vede più, si esce con la maschera antigas, sull'autobus c'è la business class e per entrare in chiesa ci vuole il pass (…). Siamo nell'anno 2030, loro controllano televisione e radio, c'è un comitato di censura audio, valutano, decidono quello che sì, quello che no (…). Corre l'anno 2030, l'Italia ha venduto il Colosseo alla Francia, Venezia affonda. 2030 e un giorno sì e uno sì, scoppia una bomba, 2030 e stiamo senza aria, ma odio ce ne abbiamo in abbondanza. Prima divisero Nord e Sud, poi città e città, e, pensa, adesso ognuno è chiuso nella propria stanza, l'intolleranza danza (…). Questo è l'anno 2030, qui chi pensa è in minoranza, ma non ha importanza, non serve più. 2030 l'indifferenza è una virtù, i cyber-nazi fanno uno show in TV (…). E io sono fuorilegge, in quanto di questo parlo, in quanto penso a quando questo potevamo anche fermarlo, adesso è tardi”. Così cantavano, nel 1996, gli Articolo 31 e mi sono permessa di cambiare giusto qualche parola del testo per adattarlo all'oggi. Un futuro distopico, orribile, ma nemmeno troppo distante da quello che stiamo vivendo davvero in questo momento. Un momento storico come questo, con i massacri, un genocidio, guerra dei dazi, leggi che attaccano alcune comunità di persone e i loro diritti, cose che succedono nel mondo e che riverberano anche nel nostro Paese. Una spirale incomprensibile di feroci azioni che nascono dall'odio e dalla paura.
E il decreto Sicurezza si aggiunge a questa lista. La storia della rana bollita viene spesso usata per raccontare il pericolo del riscaldamento del pianeta: la temperatura sale lentamente, il pianeta si scalda sempre di più e, senza nemmeno accorgercene, finiamo stecchiti come la rana nella pentola. Ma questa storia si presta a descrivere piuttosto bene anche quello che può accadere quando da democrazia liberale ci si trasforma in democratura. Al posto della temperatura che sale, mettiamo i diritti che scendono, che si comprimono e che vengono lentamente cancellati. La libertà di dissentire, di manifestare, di protestare, viene a poco a poco soffocata, si creano nuovi reati, si aumentano le pene, si puniscono con il carcere anche le azioni di disobbedienza civile.
È ciò che sta facendo questo Governo con questo decreto Sicurezza, ma, in realtà, con un progetto politico che era già iniziato all'inizio di questa legislatura, con il provvedimento, famoso ormai, per arginare l'emergenza nazionale dei rave party, pericolosissimi.
Da lì è iniziato un lento, ma inesorabile declino nella qualità della democrazia del Paese, per arrivare ad oggi, all'introduzione di colpo di ben 14 nuovi reati per mezzo di un decreto-legge, e mai si era vista una così vasta modifica del codice penale per mezzo della decretazione d'urgenza. Una lunga serie di aggravanti e, dunque, pene più severe in nome di una falsa sicurezza. Sicurezza che questo Governo invoca per giustificare gli interventi che falcidiano libertà e diritti, come il reato di blocco stradale, che diventa penale e punisce, dunque, con il carcere chi protesta in modo pacifico, con il proprio corpo. Penso agli ecoattivisti per il clima o ai lavoratori, a cui questo Governo, di fatto, sta dicendo: state zitti, non disturbate, il modello di sviluppo inquinante, distruttivo, emissivo e diseguale, noi lo portiamo avanti, a noi sta bene così, a noi piace così e, se osate intralciare i lavori, ad esempio, delle infrastrutture del Paese, come il ponte sullo Stretto, l'Alta velocità, se protestate, vi spetta il carcere, addirittura fino a 20 anni. O, ancora, la misura del Daspo urbano, che può scattare con una semplice denuncia, per arrivare alla norma oscena che, di fatto, manderà dietro le sbarre donne incinte e neomamme, accanendosi così sui bambini, sui minori, altro che difesa dell'interesse superiore del bambino.
E poi un capolavoro di pura demagogia, di ideologia, di propaganda: azzerate un comparto, quello della canapa, made in Italy. Per la vostra ottusità, migliaia di agricoltori e di imprese, dall'oggi al domani, saranno senza lavoro, tutto per portare avanti la vostra crociata basata su fake news e sui pregiudizi. Davvero complimenti.
Ma gli Articolo 31 si sbagliavano. No, non è tardi, non ancora. Fuori di qui c'è una marea di persone che non ci sta e si farà sentire pacificamente, democraticamente, strenuamente, e noi con loro, sono sicura, a partire dal voto sul referendum l'8 e il 9 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Abbiamo affrontato giornate intense nel discutere qui in Aula questo decreto-legge Sicurezza, che, ripeto, a mio avviso dovrebbe essere, più onestamente, chiamato decreto “repressione”.
Nonostante tutti i nostri sforzi per cercare di far rinsavire questo Governo rispetto a un provvedimento che di sicurezza non ha nulla, anzi aggraverà le situazioni - che voi andate a peggiorare con 14 nuove fattispecie di reati e 9 aggravamenti di inasprimento di quelli esistenti - voi avete deciso di andare avanti con la fiducia.
È chiaro che noi voteremo convintamente contro questo provvedimento, ma non perché in questo momento siamo l'opposizione, ma perché questo provvedimento è un'offesa a questo Parlamento, perché non c'è un solo investimento serio per la sicurezza e perché prosegue nel solco di questo Governo, che è debole con i forti e forte con i deboli.
Diciamolo chiaramente: non c'è urgenza per questo decreto-legge, perché questo stesso documento - a parte qualche modifica - è stato per oltre un anno in Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato. Se davvero aveste avuto bisogno di un decreto-legge per l'urgenza, l'avreste fatto allora, oppure avreste chiuso il disegno di legge una volta giunto, praticamente alla fine, al Senato.
E diciamo anche chiaramente che voi vi riempite la bocca con il termine sicurezza, che affermate essere un vostro leitmotiv, ma rimane solo sulla carta e nel termine stesso, perché voi, la sicurezza, non l'avete di certo aumentata, né con questo decreto-legge né con gli altri, e purtroppo tutto il circo mediatico di TV e giornali, che vi segue, amplifica questo vostro falso messaggio.
Per sicurezza si deve intendere la possibilità, per i cittadini, di uscire la sera tranquilli, di stare a casa tranquilli, di tornare a casa e non trovarla svaligiata. E mi fermo a queste accezioni di sicurezza, senza includere quelle relative agli aspetti sociali, economici, alla sicurezza sul lavoro - su cui si dovrebbe aprire un capitolo a parte -, sulla salute, sull'ambiente. Per voi questo è uno strumento per controllare le persone, per punire e reprimere, perché per voi punire e colpire sono sinonimi di educare e risolvere i problemi. Ma questo è solo il modo di agire dei regimi autoritari.
Fermiamoci al concetto di sicurezza pubblica. Voi avete uno strano senso di cosa significhi creare sicurezza. Servono più Forze dell'ordine per creare sicurezza. Voi, invece, creando nuove fattispecie di reato, create un inevitabile aumento dei carichi di lavoro e, quindi, di costi di gestione. Ma senza assumere personale, creerete solo un ingolfamento dell'attività dei nostri operatori. E voi non mettete un centesimo per le Forze dell'ordine.
Non consideriamo quei quasi 4 milioni di euro l'anno che avete messo per l'assunzione di circa 100 Vigili urbani nei capoluoghi di provincia in Sicilia, neanche tutti, solo quelli che sono in predissesto. Anzi, ieri sera abbiamo ascoltato il Sottosegretario Molteni che si è lanciato in una invettiva su quanti soldi questo Governo ha messo per l'assunzione delle Forze dell'ordine. Peccato che le assunzioni fatte in questi anni siano praticamente tutte per sostituzione di chi andava in pensione e non sono stati coperti neanche tutti i posti. Ne mancano circa 22.000: circa 12.000 nella Polizia e circa 10.000 nei Carabinieri, quelli per colmare le piante organiche. Signor Sottosegretario, diamo i dati effettivi. Le uniche assunzioni straordinarie che ha fatto questo Governo sono quelle autorizzate dal Governo Conte 2 per 1.982 unità e dal Governo Draghi per 108 unità. Basta! Tutte le altre sono in sostituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E tra l'altro, il Ministro Zangrillo, a dicembre, si è pure intestato queste assunzioni straordinarie.
In questo decreto-legge, dei 39 articoli, 6 solamente prevedono fondi e le cifre sono risibili: meno di 10 milioni per quest'anno, 15 nell'anno prossimo, 18 nel 2027 e poi 8 milioni. Questo decreto-legge è solo una misura propagandistica per nascondere i vostri disastri. La crisi industriale e la mancanza - da voi voluta - di una politica industriale, mira a reprimere il dissenso e a limitare la libertà di espressione. Ma non vi si è accesa una lampadina in testa nello scoprire che ci sono 250 tra costituzionalisti e giuspubblicisti che hanno condannato questo decreto-legge? Possibile che non ci sia un coro simile da parte di altri costituzionalisti? Ma che sono tutti estremisti di sinistra quelli che hanno protestato? Io non ho sentito nessuno di questi professori o docenti che abbiano detto: questo è un bel decreto-legge che porta sicurezza.
Eppure, c'è stata questa citazione: la velocizzazione della giustizia transita attraverso una forte depenalizzazione e, quindi, una riduzione dei reati. Non l'ho detto io, l'ha detto un certo Carlo Nordio, Ministro della Giustizia, al momento dell'insediamento.
Ma facciamo una breve carrellata di alcune delle meraviglie che troviamo in questo decreto-legge. Cominciamo dall'articolo 10, che vorrebbe contrastare l'occupazione abusiva di immobili. Ma per voi è giusto che un'occupazione arbitraria di un immobile debba ricevere una pena dai 2 ai 7 anni di reclusione, che poi è la stessa pena per l'omicidio e per la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro? Ed è la stessa pena per chi occupa le pertinenze. Per voi, chi occupa abusivamente un immobile deve avere lo stesso livello di pena di chi occupa un box, un garage o una pertinenza. Come fate a non capire che sono cose diverse? Tra l'altro, il problema l'avete creato anche voi, perché voi negli scorsi due anni avete lasciato vuoto il Fondo per il sostegno all'affitto e quello per la morosità incolpevole. I morosi incolpevoli andranno a finire in questa fattispecie.
E poi, con riferimento alle persone che andranno a finire in carcere, poiché prevedete da 2 ai 7 anni e dai 4 anni in su è difficile non andare in carcere, questo comporterà dei costi in più, perché un carcerato costa mediamente allo Stato 50.000 euro. Se anche solamente l'1 per cento di chi occupa abusivamente un immobile andasse a finire in carcere, avremmo costi per circa 30 milioni di euro l'anno. Allora come fa la Ragioneria generale dello Stato a dire che questo provvedimento non genera oneri per la finanza pubblica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
Poi passiamo all'articolo 11, che introduce l'aggravante di aver commesso un reato all'interno o nelle immediate adiacenze di stazioni ferroviarie, metro o convogli. Ma che significa immediate adiacenze? Un termine qualitativo per un reato. Cinquanta metri? Cento metri? Ma come pensate che questo possa essere un deterrente o un innalzamento del livello di sicurezza?
E poi veniamo a uno dei due capolavori di questo decreto-legge, quello dell'articolo 13, che estende il Daspo urbano anche a coloro che risultano solamente denunciati o condannati con sentenza non definitiva nei 5 anni precedenti per delitti contro il patrimonio o contro la persona. La parte grave qui è che voi avete inserito anche le persone solamente denunciate. Quindi, basta che un condomino abbia fatto una denuncia a un altro condomino per futili motivi, che però riguardavano la persona o il patrimonio, e quest'ultimo potrebbe essere soggetto al Daspo. È una cosa folle, perché il Daspo è una misura preventiva e viene emesso dal questore con un provvedimento motivato sulla base di un'istruttoria della divisione anticrimine, ma in questo provvedimento non c'è scritto che il questore deve emettere un provvedimento motivato, ma solo che può disporre il divieto. Quantomeno l'avete scritto male questo provvedimento.
Arriviamo all'articolo 14, che è un vero e proprio affronto alla libertà di espressione, perché trasforma l'illecito amministrativo di chi effettua un blocco stradale o ferroviario facendo ostruzione con il proprio corpo, in un illecito penale. Questa era l'ultima possibilità che hanno questi cittadini di manifestare il proprio dissenso nei confronti di questo Governo, ma di tutti i Governi.
Ecco, signor Presidente, questo è l'unico articolo che si occupa, sì, di sicurezza, ma della sicurezza di questo Governo, che, così facendo, impedirà ai cittadini di protestare contro le sue azioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E stendiamo un velo pietoso sull'articolo 16, che rende facoltativo e non più obbligatorio il rinvio dell'esecuzione della pena per le condannate incinta o con bambini sotto 1 anno, che dovranno nel caso effettuare la pena negli ICAM (Istituti a custodia attenuata per le madri), che poi sono solo quattro in Italia. Lunedì lo avete spacciato come se fosse un problema fondamentale di questo Paese. In realtà, è una norma per pochi casi l'anno. Vi ricordo che il problema fondamentale di questo Paese è che non cresce e che, se non ci fosse stato il PNRR, sarebbe in recessione. Quel PNRR che voi vi siete trovati a gestire e, da veri incapaci, lo state facendo adottare. In sintesi, il problema di questo Paese siete voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma il secondo capolavoro di questo decreto è sicuramente quello effettuato con l'articolo 18, l'articolo con cui avete mandato all'aria una filiera di circa 3.000 aziende, 22.000 persone e oltre 2 miliardi di fatturato, senza aver previsto - e questo è folle - alcuna transizione.
Quindi, in pratica, gli operatori del settore hanno chiuso la saracinesca la sera e il mattino dopo si sono trovati come dei fuorilegge e anche qui la Ragioneria generale dello Stato dice che non ci sono oneri. Quindi, non avremo riduzione di entrate fiscali perché perdiamo quel fatturato? Non ci saranno persone che accederanno al welfare? Anche le regioni, incluse le 14 governate dal centrodestra, si sono manifestate contrarie. Qui faciliterete tutto il resto dell'Europa, perché l'80 per cento della canapa che circolava in Europa veniva dall'Italia.
E che dire poi degli articoli 22 e 23? Una vera operazione di marketing. Avete messo meno di 1 milione l'anno per dare un supporto legale a ufficiali, agenti di pubblica sicurezza, Polizia giudiziaria, Vigili del fuoco e personale di Forze armate, per un totale di circa 300.000 persone. Vi siete dimenticati di dire che a questo punto al massimo 100-200 persone l'anno potranno avere beneficio da questa misura, ma la propagandate come se fosse un grande successo. Ecco, io direi a chi ci ascolta: datevi una mossa a cercare di prendere questi soldi, perché finiranno subito.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Signora Presidente, potrei andare avanti tanto tempo per smontare ogni singolo articolo di questo delirante decreto-legge ma, come ho già detto lunedì scorso, il tempo è tiranno come questo Governo, che ha messo la fiducia su questo provvedimento perché non solo non sa dialogare, ma non capisce neanche che la repressione e la paura non sono la soluzione ma spesso sono foriere di peggioramenti delle situazioni. Confermo il nostro voto convintamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). Grazie, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo, colleghi e colleghe, discutiamo la parte finale di questo decreto per quanto riguarda la Camera dei deputati. Siamo arrivati alle dichiarazioni finali dopo che l'opposizione, in questo ramo del Parlamento, ha cercato in tutti i modi di far ragionare la maggioranza e di indicare quali sono le problematicità che ci sono intorno a questo decreto, perché non è utile al Paese, perché limita le libertà e perché, dal nostro punto di vista, è un decreto incostituzionale che cozza in modo significativo rispetto a quelle che sono le previsioni e i dettami della nostra Carta.
Del resto, questo non è un giudizio, cari colleghi e care colleghe, che arriva soltanto dai banchi dell'opposizione, ma voglio ricordare che ben 250 costituzionalisti nel nostro Paese hanno indicato in modo chiaro i limiti di costituzionalità di questo provvedimento e anche il fatto che siamo riusciti a trasformare - anzi, siete riusciti a trasformare - anche gli avvocati in agitatori politici: anche le Camere penali sono scese in piazza per protestare contro questo vostro provvedimento.
Ma da dove nasce questo provvedimento? Il vostro provvedimento nasce da una menzogna, nasce da una bugia, nasce da una narrazione fraudolenta della realtà, cioè quella che nel nostro Paese esista una emergenza basata sulla sicurezza. Non è così. Non è così, perché i dati pubblicati dall'istituto pubblico per eccellenza, dall'Istat, ci dicono che i reati nel nostro Paese non sono aumentati negli ultimi anni, anzi sono diminuiti. Non vi è un'emergenza sicurezza, così come non esisteva e non esiste l'emergenza dell'invasione dei migranti nel nostro Paese.
Per come l'avete raccontata voi, bisognava difendere i confini dall'invasione. Ma i numeri che cosa dicono? Dicono un'altra verità e dimostrano un'altra realtà, ossia che nell'ultimo anno ci sono state 74.000 persone che sono arrivate in Italia attraversando il Mediterraneo. Era questa l'invasione? È questa l'invasione, signor Sottosegretario? O forse il problema non è l'invasione ma semmai il contrario, cioè che 156.000 italiani sono andati via dall'Italia? In gran parte sono giovani e in gran parte con un livello di istruzione superiore, perché in Italia non ci sono prospettive, perché in Italia non c'è lavoro e perché ci sono i salari più bassi.
Ecco, voi raccontate menzogne e su questo costruite provvedimenti, come questo, di natura assolutamente illiberale. Voi costruite provvedimenti che limitano le libertà costituzionali delle persone. Voi avete fatto questo decreto che introduce 14 nuovi reati e 16 aggravanti e, secondo il centro studi della Camera, crea 30 fattispecie penali nuove che determineranno anni e anni di galera dati a tante altre persone. Ma voi fate finta di ignorare, insomma, i dati ancora oggi di Antigone - basta leggerli; non so se vi reca fastidio, signori colleghi e colleghe della maggioranza, e vista la fatica che fate a parlare non so se avete eguale fastidio anche nel leggere - e se doveste leggere qualcosa di utile leggete i dati di Antigone, che ci dice che il 2024 è stato l'anno con più morti nelle carceri italiane, che in questo momento ci sono 600 minori in carcere, il 54 per cento in più di due anni fa, che il 26,5 per cento dei detenuti sono in attesa di giudizio e che ci sono celle di meno di 3 metri quadri e sono il 30 per cento del totale. Le donne sono solo il 4,3 per cento dei detenuti, ma ci sono 11 bambini che vivono con le mamme, che vivono in galera. E voi questo lo chiamate un decreto “di sicurezza”?
Questo è un decreto che si dovrebbe chiamare non solo “di repressione” - come è stato detto - ma è un decreto incivile contro la tradizione del sistema giudiziario, la tradizione giuridica del nostro Paese, che non comincia adesso, che non comincia adesso, caro Sottosegretario, ma che ha secoli di storia, noi che per primi nel nostro Paese, con Cesare Beccaria, abbiamo stabilito che cosa debba essere una pena e che cosa debba essere un reato. Ora arrivate voi a dirci che le donne incinte devono stare in galera. Undici bambini, 11 bambini! E perché? Perché il vostro alleato, il Vice Premier Salvini, deve raccontare in giro la sua narrazione dei rom che rubano nelle stazioni e che bisogna metterli in galera, in galera, in galera, fossero anche incinte e fossero anche mamme di bambini. È una vergogna, è una norma razzista, è una norma razzista questa e di questo ve ne dovete far carico.
Guardate che - a volte la storia prima è tragedia e poi diventa farsa - voi state scimmiottando quello che è accaduto 100 anni fa. Le leggi fascistissime sono leggi che ricalcano quello che state facendo voi ora; la riforma costituzionale, la legge che eliminava il Presidente del Consiglio e indicava il capo del Governo, somiglia tanto al Premierato; le leggi che voi state facendo per limitare le libertà delle persone somigliano tanto alle leggi di quegli anni; le leggi che voi dite che servono per tutelare l'ordine pubblico somigliano tanto a quelle di quegli anni.
Attenzione, attenzione, perché a volte la storia si ripete e noi dobbiamo imparare da quello che è accaduto nel nostro passato, perché far finta che quegli anni non ci siano stati, che quella dittatura non ci sia stata è un errore gravissimo che noi facciamo e scivolare sulle libertà personali, scivolare sulle libertà costituzionali è un errore che noi non dobbiamo fare, perché non è che questo decreto mina il diritto della libertà in modo generico, cioè la libertà: no, questa è la libertà dei nostri figli di poter dissentire, di poter manifestare, questa è la libertà dei nostri vicini di casa, il diritto di protestare contro l'opera che viene realizzata nel loro comune, fosse anche un inceneritore o fosse un'altra opera qualsiasi, il loro diritto di protestare contro lo spreco dei soldi, contro le istituzioni che a volte fanno delle scelte che i cittadini non condividono, la libertà del lavoratore di difendere il proprio posto di lavoro.
Queste sono le libertà che voi mettete in discussione e voi come pensate di risolvere tutto ciò? Con ulteriori anni di galera? Alla faccia del pensiero liberale e democratico. Chi di voi pensa di farne parte? I garantisti di questo Parlamento dove sono?
Certo non sono qui oggi, i loro banchi sono vuoti. Dove sono quando c'è da alzare la voce per difendere le libertà vere, quelle costituzionali delle persone? Dove sono i liberali? Nello stesso posto dove erano cent'anni fa, zitti e silenti di fronte alla destra che avanza, di fronte alla repressione che avanza, zitti e silenti come sempre in difesa del piccolo scranno, in difesa del piccolo posto. Ecco, questa era stata la morte del liberalismo italiano ed è la morte del liberalismo italiano anche questa volta, perché ci vuole uno scatto di dignità nel saper difendere le libertà delle persone, le libertà di quella Costituzione antifascista che c'è stata nel nostro Paese, quella Costituzione che per averla noi abbiamo sudato e abbiamo pagato col sangue.
Sottosegretario, le ho visto scuotere la testa più volte, lei nella funzione che svolge non lo può fare, non lo può fare, perché se vuole scuotere la testa va sul banco e mi risponde, ma fino a quando fa il Governo la prego, la prego di comportarsi come rappresentante del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e il Governo non è il rappresentante della sua parte. Quando è rappresentante dal Governo è il Governo del nostro Paese, la prego di evitare di commentare, se ha da dire qualcosa lo dica e le risponderò…
PRESIDENTE. Collega Zaratti, concluda.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). …perché lei come Governo può intervenire in qualunque momento. Basta con questa arroganza…
PRESIDENTE. Collega Zaratti, concluda.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). …siete tutti quanti lì, su quei banchi, a fare le boccacce. Certo, la prima di tutte è la vostra Presidente del Consiglio…
PRESIDENTE. Concluda, collega Zaratti.
FILIBERTO ZARATTI (AVS). …e vado a chiudere Presidente, vado a chiudere. Dovreste avere invece la capacità e il coraggio di saper dire al Paese quello che davvero volete fare, cioè stringere, costringere i cittadini a stare zitti, a obbedire, a non protestare in risposta alle scelte sbagliate che il vostro Governo compie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi, quando questa mattina il Governo commentava i vostri interventi, come sapete l'ho ripreso. Cerchiamo di stare però tutti nei limiti del dibattito politico consentito, in questo caso dalla Presidenza, e qui probabilmente per un mio limite non ho visto cose da riprendere. In ogni caso, invito il Sottosegretario a mantenere l'atteggiamento che è giusto si abbia dal Governo. Da parte mia non ho visto cose diverse però, se il deputato Zaratti le ha osservate, dall'altra parte invito ovviamente a rivolgersi sempre ai banchi del Governo col rispetto dovuto.
Prima di dare la parola al deputato Lacarra, informo l'Assemblea che, al termine del relativo intervento, sospenderò la seduta per circa 30 minuti, per consentire lo svolgimento di una breve pausa tecnica fino alle ore 14,30.
Ha chiesto di parlare il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, soprattutto della maggioranza che vedo massicciamente presente: annuncio il voto contrario del mio gruppo parlamentare su questo decreto Sicurezza. Lo faccio con parole nette e senza esitazioni, perché siamo di fronte non a un provvedimento tecnico, non a una risposta ponderata e necessaria alle legittime domande di sicurezza dei cittadini, ma a un atto profondamente politico, ideologico, repressivo che porta la firma del Governo Meloni e che rappresenta un punto di non ritorno nella torsione autoritaria in atto nel nostro ordinamento.
Questo decreto è un insulto al Parlamento, alla democrazia, alla Costituzione repubblicana. Un provvedimento eterogeneo, che ha visto confluire al suo interno le norme di un disegno di legge abbandonato per evidenti motivi di incostituzionalità e che il Governo, con un atto di violenza istituzionale, ha voluto riesumare per decreto, eludendo il dibattito parlamentare e il confronto democratico. Ma veniamo al merito, signora Presidente. Questo decreto non aumenta la sicurezza, questo decreto reprime, non tutela i cittadini ma li minaccia, non protegge la libertà ma la cancella, non rafforza lo stato di diritto, lo svuota. Considerati gli esaustivi interventi che mi hanno preceduto e tutti quelli che verranno, in questo mio contributo tratterò quattro temi specifici che ben rappresentano la pericolosità e la deriva autoritaria di questo provvedimento: la gestione delle madri detenute e dei loro figli, l'allargamento smisurato dei poteri ai servizi segreti, la criminalizzazione del blocco stradale e l'introduzione della nuova aggravante delle immediate adiacenze. Quattro norme che, ciascuna a suo modo, testimoniano la natura regressiva di questo decreto.
Partiamo da una delle norme più crudeli, disumane e incivili di questo decreto, quella che riguarda le donne incinte, le madri di bambini piccoli e che ridefinisce in senso peggiorativo la detenzione femminile. Questo provvedimento riguarda ben 20 donne, perché in Italia questo è il numero di donne che si trova nelle condizioni che vengono disciplinate da questo decreto. Senza alcuna vergogna, cancella un principio fondamentale: la tutela del superiore interesse del minore. Una donna incinta o madre di un neonato potrà ora entrare in carcere; non ci sarà più il rinvio obbligatorio della pena, ma tutto è affidato alla discrezionalità del giudice. Non vi sarà più una valutazione prioritaria di alternative, ma solo il possibile ingresso immediato in un ICAM o, addirittura, in un carcere ordinario. Come se non bastasse, il decreto consente per la prima volta la separazione tra madre e figlio in fase cautelare, se la detenuta viene considerata pericolosa per l'ordine dell'istituto. Un concetto vago, arbitrario, esposto a ogni tipo di abuso. Una norma che fa arretrare il nostro ordinamento rispetto ai principi affermati dalle regole di Bangkok delle Nazioni Unite e dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia.
Non è un modo per tutelare la sicurezza questo; è un modo per infliggere dolore, per cancellare ogni prospettiva rieducativa, per punire non solo la madre ma anche un bambino innocente. Uno Stato che manda i neonati in carcere o li strappa al seno delle loro madri non è uno Stato forte, è uno stato indegno. Eppure un'alternativa ci sarebbe. Un tentativo importante fu compiuto con la legge n. 62 del 2011, che introdusse le cosiddette case famiglie protette. Quella stessa legge demandava la realizzazione delle strutture agli enti locali e lo faceva senza stanziare però un solo euro da parte dello Stato. Il risultato? Dal 2011 a oggi sono state attivate appena due strutture.
Un segnale più deciso arrivò con la legge di bilancio per il 2021 quando, grazie a un emendamento dell'onorevole Paolo Siani, sottoscritto da molti di noi con convinzione, vennero finalmente stanziate alcune risorse: un milione e mezzo di euro per 3 anni. Un anno dopo si fece un ulteriore passo avanti, ancora su iniziativa del collega Siani. La Camera dei deputati approvò quasi all'unanimità - con l'eccezione, guarda caso, dei voti contrari di Fratelli d'Italia, che oggi di fatto governa in modo assoluto la maggioranza (era imposto che quella legge fosse poi affossata e non riproposta) - una proposta di legge che davvero avrebbe potuto cambiare le cose. L'obiettivo era semplice e nobile: evitare che i figli fino a 6 anni finissero in carcere con le madri detenute, promuovendo l'accoglienza nelle case famiglie protette e riservando il ricorso agli ICAM solo ai casi di eccezionale rilevanza; una proposta equilibrata, che purtroppo non è riuscita mai ad approdare al completamento del suo iter parlamentare.
Il secondo argomento è quello dei servizi. L'articolo 31 del decreto rende permanenti misure eccezionali, originariamente introdotte nel 2015 per finalità emergenziali e allarga pericolosamente il perimetro di azione degli apparati di intelligence. Si estendono le scriminanti per reati associativi con finalità di terrorismo, si attribuiscono qualifiche di Polizia al personale militare, si legalizzano identità fittizie negli atti processuali e si consente l'accesso diretto a dati finanziari e l'interlocuzione con detenuti. Una simile concentrazione di poteri in strutture sottratte al controllo ordinario della magistratura rappresenta un caso senza alcun precedente nella nostra storia: un reale e spaventoso pericolo per la nostra democrazia. Non si venga a dire che si tratta di strumenti contro il terrorismo, perché il diritto alla sicurezza non può mai essere perseguito contro il diritto alla libertà. Non può esserci una Repubblica fondata sui servizi.
Un altro punto vergognoso è la criminalizzazione del blocco stradale, che passa da illecito amministrativo a reato punibile con la reclusione fino a un mese, ma, ancora più grave, si prevede una pena da 6 mesi a 2 anni se il blocco è attuato da più persone riunite. Siamo alla repressione del dissenso, all'anticamera della soppressione del diritto di sciopero. Manifestare è un diritto. Manifestare in gruppo è una forma di partecipazione democratica. Non esiste democrazia senza la possibilità di disturbare, di farsi sentire, anche di creare disagio. Il blocco stradale, quando non violento, è sempre stato un atto simbolico di protesta; ora diventa reato. Il Governo Meloni vuole zittire, paralizzare, intimidire, perché al dissenso non sa dare altre risposte se non la repressione.
Tutte le grandi lotte civili hanno avuto nella mobilitazione di massa un loro momento cruciale, dalla battaglia per i diritti del lavoro a quelle contro i cambiamenti climatici. Questo Governo invece vuole mettere in carcere studenti, attivisti, cittadini; vuole usare il diritto penale come manganello giudiziario; vuole far passare l'obbedienza per ordine naturale delle cose. Noi questo non possiamo accettarlo.
Ma c'è di più. L'articolo 11 introduce una nuova e bizzarra aggravante: se un reato è commesso nelle immediate adiacenze di una infrastruttura ferroviaria, la pena aumenta. Una norma che sembra uscita da un manuale dell'assurdo, priva di logica giuridica e di razionalità applicativa. Perché mai un reato dovrebbe essere considerato più grave, se commesso vicino a una stazione, piuttosto che in una scuola, in un ospedale o in un parco pubblico? Con questa norma, un furto in una farmacia situata in una stazione sarà punito in maniera maggiore rispetto a un furto in una farmacia di quartiere; una truffa a un anziano sarà punita più duramente, se avvenuta in un sottopassaggio ferroviario. Questa è una norma non di sicurezza, ma di propaganda. Si vuole semplicemente ampliare in modo discriminato la punibilità, costruendo un nuovo perimetro repressivo intorno a spazi pubblici nevralgici, con il solo intento di inasprire il potere punitivo dello Stato. In un Paese già afflitto da carceri sovraffollate, da processi lunghi, da un sistema penale inadeguato, questa norma è un errore grave.
Signor Presidente - e concludo -, oggi ci troviamo dinanzi a un testo che fa dell'eccezione la regola, che codifica la paura, istituzionalizza la repressione, costruisce una società sorvegliata e punita e tutto questo nel nome di una sicurezza che non si realizzerà mai con le manette, con le aggravanti, con la discrezionalità dei servizi segreti, con la carcerazione delle madri. Questo decreto non protegge nessuno. Questo decreto reprime ed è per questo che lo combattiamo ed è per questo che votiamo contro e continueremo a farlo, dentro e fuori quest'Aula, perché difendere la libertà, oggi più che mai, è un dovere democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, per una breve pausa tecnica, fino alle 14,30. Ricordo che alle ore 14 è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 14,35.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 2355)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Noi, come ormai è chiaro, voteremo “no” a questo provvedimento. Ieri, durante l'esame degli ordini del giorno, avevo definito questo osceno provvedimento, e anche i mesi che hanno preceduto la sua emanazione, come la cronaca di una svolta autoritaria annunciata, e tale è. Noi possiamo anche definirlo, tanti colleghi lo hanno fatto, come un decreto “repressione”, visto il suo contenuto liberticida, che mira a reprimere il dissenso, perché questo Governo e questa maggioranza hanno paura dei cittadini, hanno paura del loro giudizio, hanno paura delle libere espressioni democratiche, visti, tra l'altro, i disastri che al Governo stanno combinando.
E infatti assistiamo a una completa assenza di politiche economiche, visti, tra l'altro, i 26 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, considerato il calo del potere di acquisto dei salari, che continuano a essere bassissimi, visti gli oltre 4 milioni di lavoratori poveri, visti gli ultimi dati Istat, che certificano un PIL fermo allo zero virgola niente, mentre, grazie ai Governi Conte, avevamo raggiunto il più 12 per cento in due anni e avevamo significativamente diminuito il rapporto debito-PIL.
Però, visto tutto quello che ho elencato, viste peraltro anche le posizioni di questo Governo di complicità morale sul genocidio e sulla pulizia etnica in corso a Gaza, è del tutto evidente che questo Governo abbia interesse a silenziare ogni possibilità di dissenso da parte del popolo e dei cittadini. Tra l'altro, a proposito di Gaza e di Palestina, questo Governo non ha aspettato che prima il disegno di legge e poi il decreto-legge entrassero in vigore per arrogarsi il diritto di intimidire i cittadini che espongono la bandiera palestinese. Lo abbiamo visto ovunque nelle ultime settimane e negli ultimi mesi nel Paese, anche per esempio nel corso del Giro d'Italia abbiamo assistito a delle scene tragicomiche, in cui il cameraman doveva fare di tutto per non inquadrare le bandiere palestinesi o per non inquadrare le scritte che riportavano “Palestina libera”.
Mi chiedo: ma qual è e di chi è la mente malata - perché tale dev'essere definita - che ha impartito l'ordine di identificare tutti gli italiani che espongono liberamente e in forma pacifica la bandiera palestinese, e, in tal modo, cercano di portare solidarietà al popolo democratico e alle migliaia di cittadini gazawi, palestinesi, donne e bambini, che sono stati trucidati dal Governo terrorista di Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non capisco chi ha dato quest'ordine, come si è permesso e perché lo ha fatto, se sia stata la Presidente del Consiglio, se sia stato il Ministro Piantedosi; però noi assistiamo a questi tentativi di intimidazione, come se ci fossero ordini impartiti da questurini da film degli anni Settanta.
E sarebbe davvero opportuno che questo Parlamento fosse informato di queste direttive, perché non credo affatto che le nostre Forze dell'ordine, i nostri poliziotti e i nostri carabinieri decidano di testa propria di fare queste azioni, che, sono sicuro, mettono in imbarazzo loro stessi. Stessa cosa, stessi tentativi di intimidazione sono successi e vi abbiamo assistito il 25 aprile. Voglio fare l'esempio di quella fornaia di Ascoli Piceno, che ha ricevuto la visita di agenti della Polizia di Stato - devo dire che dai video si vede che sono imbarazzatissimi, evidentemente qualcuno li aveva mandati - che l'hanno identificata soltanto perché aveva esposto, davanti al suo esercizio commerciale, uno striscione che sostanzialmente riportava la scritta “Bello come il pane buono come l'antifascismo”, se non ricordo male.
Cioè, esaltava i valori dell'antifascismo e della Resistenza, che sono i pilastri su cui è stata edificata ed è stata scritta la nostra Costituzione, sulla quale hanno giurato la Presidente del Consiglio e i Ministri. Mi chiedo con quale faccia e con quale coraggio si proceda a queste azioni intimidatorie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ovviamente, sono domande retoriche, conosco benissimo la risposta. Sono sicuro che tanti di noi la conoscono. E la risposta è, appunto, che il Governo si comporta in questo modo in virtù delle sue radici fasciste, le radici fasciste del partito di maggioranza relativa che sostiene questo Governo.
È, come dicevo, un decreto “repressione”. Del resto, la repressione del dissenso e il blocco della piazza, è stato il sogno del Movimento Sociale Italiano, dei missini, per decenni, e oggi i loro diretti eredi politici e culturali lo portano a termine. Ricordo quando Almirante, che per tantissimi anni è stato il segretario del Movimento Sociale Italiano, proponeva lo stato di assedio per contrastare le proteste degli studenti e dei lavoratori nelle piazze, nelle fabbriche, nelle università e nelle scuole, tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Ottanta.
Quindi, come si vede, c'è una perfetta continuità, sia politica che culturale, tra il Movimento Sociale Italiano e Fratelli d'Italia. Del resto, c'è anche una continuità simbologica, visto che ritroviamo il simbolo del Movimento Sociale Italiano in quello di Fratelli d'Italia. Il Governo, questo Governo, non sopporta il dissenso. Basta leggere l'articolo 19, nel quale si prevede un'aggravante di pena per coloro i quali vogliono contrastare le esecuzioni delle grandi opere, anche se questo contrasto avviene in forma assolutamente pacifica, non violenta e sotto forma di resistenza passiva.
È una norma ad hoc per andare contro e sbattere in galera i no-Ponte e i no-TAV. Danno fastidio a questo Governo anche gli attivisti per l'ambiente e per il clima, che immaginano un futuro e un mondo diverso da quello fossile che vuole questo Governo. E quindi, per spezzare la protesta di questi ragazzi, il Governo ha inventato pene durissime per forme di protesta, anche in questo caso, assolutamente non violente, di resistenza passiva, come il blocco stradale.
A questo Governo piacciono, invece, tantissimo i “signorsì”, oppure i giornalisti che danno loro sempre ragione, pagati lautamente dagli editori - tra l'altro, uno degli editori più importanti è seduto proprio in questo Parlamento, è un deputato leghista, tutti noi lo conosciamo, Angelucci - oppure i giornalisti delle reti Mediaset, che sono di proprietà della famiglia Berlusconi. Noi potremmo definire questo terrificante provvedimento anche in altro modo, come il decreto “arresta-Gandhi”. Sì, perché, se fosse vivo e fosse tra di noi il Mahatma Gandhi, che è l'emblema, è colui che ha inventato, se così posso dire, la resistenza passiva, questo Governo lo farebbe arrestare e i tribunali e i giudici sarebbero costretti a infliggergli pene durissime, proprio in esecuzione di questo osceno e terrificante provvedimento che, purtroppo, oggi sarà approvato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Gli aumenti di pena riguardano anche coloro che esercitano resistenza passiva nelle carceri. Tanti colleghi, il collega Federico De Raho ha fatto un semplice esempio: basta che un detenuto, per ragioni del tutto legittime, si rifiuti di mangiare. Quello potrebbe essere considerato come un atto di resistenza passiva, e quindi potrebbe subire una condanna soltanto per il rifiuto di mangiare il cibo che gli viene dato.
Però, e mi avvio a concludere, se si andrà avanti su questa china, probabilmente questo Governo ci impedirà, tenterà di impedirci anche di pensare, perché questo Governo e questa maggioranza ci vogliono tutti zitti, tutti obbedienti, tutti militaristi, tutti pronti alla guerra, tutti sottopagati, tutti precari, tutti ricattabili economicamente.
Ci vogliono in questo modo, ma voglio dare una notizia alla Presidente Meloni e a questa maggioranza: non ci avranno mai in questo modo, perché noi siamo prontissimi a esercitare le nostre prerogative, a condurre le nostre battaglie, sia qui sia fuori nelle piazze e nelle strade (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Concludo, Presidente. Voglio rimarcare questo nostro stato d'animo con una frase: “Ora e sempre Resistenza” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signora Presidente. Rappresentante del Governo, è del tutto scontato che voteremo contro. Voterò contro questo provvedimento che è un provvedimento che esprime esclusivamente una ferocia ideologica e di esclusiva propaganda funzionale ad andare sui TG, sui social e a dire che nel Paese si sta garantendo sicurezza. Però io vorrei capire e confrontarmi - confrontarmi è una parola grossa, visto il mutismo con cui la maggioranza ha affrontato questo decreto -: che cos'è il concetto di sicurezza? Bene, è la sicurezza dal crimine? Garantire i cittadini dalla criminalità, renderli sicuri, evitare che siano sottoposti a violenze? Assolutamente sì, siamo d'accordo. Ma è presente questo nel decreto? No, non è assolutamente presente nel decreto. Avete potenziato le Forze dell'ordine? No, non c'è questo aspetto. Avete potenziato la lotta alla mafia? Assolutamente no, il contrario. Devo dire che avete eliminato l'abuso d'ufficio, non in questo provvedimento ma nei provvedimenti precedenti. Abuso d'ufficio che è un reato sentinella nel fenomeno corruttivo, molto legato ai fenomeni mafiosi, perché, come dicevano grandi esponenti della lotta alla mafia che non ci sono più: prima la mafia tenta di corromperti e poi ti ammazza se non riesce a corromperti.
Avete ridotto le intercettazioni, uno strumento investigativo estremamente importante per lottare contro la criminalità. Le avete ridotte a 45 giorni, pensate, attraverso le denunce di tutte le attività di investigazione, degli uffici di investigazione e le procure che dicevano “fermatevi”. Ma voi siete andati avanti, siete andati avanti in questa direzione perché la vostra ferocia ideologica, che nasconde invece la tutela di determinati interessi, vi ha portato a questo. Del resto, che cosa potevamo aspettarci, signor Sottosegretario, quando il Ministro della Giustizia, Nordio, diceva che il trojan era una grande… puntini puntini. Siamo in Aula e non voglio esprimere determinate parole che sono volgari, però, devo dire, le ha dette il Ministro della Giustizia. Cioè, ha detto sostanzialmente che il trojan - quello strumento investigativo che ha consentito l'arresto di tanti mafiosi, come Messina Denaro - non va bene perché è una schifezza (adesso, questo lo voglio dire perché ha detto una cosa ancora più pesante, il Ministro Nordio). Ma la vostra sicurezza, qual è il concetto di sicurezza? È la sicurezza di tutelare i segreti, lo Stato, le attività dello Stato per garantirne la sua funzionalità ed efficacia anche nella lotta alla criminalità? Ma no, avete un Viceministro della Giustizia, Delmastro, che è quello che, invece, i segreti li sbandiera all'aria, li dà a tutti quanti. È stato pure condannato! È stato pure condannato, a tal punto che il vostro concetto di sicurezza è veramente uno standard di doppia morale: ai poveracci li mandate in galera; il Viceministro Delmastro che rivela segreti di ufficio continua a fare il Viceministro. Ecco, questo è il vostro concetto di giustizia, il vostro concetto di sicurezza.
È la sicurezza di tenere al sicuro gli italiani da torturatori e stupratori? No, assolutamente no, signor Sottosegretario, perché voi i torturatori e gli stupratori di liberate. Come è accaduto con Almasri, il torturatore libico, mandato a casa con tanto di aereo di Stato.
Vedete, la vostra azione è un'azione piena di ipocrisia, insopportabile ipocrisia, e vi fregiate di fare l'ennesimo decreto Sicurezza che non cambierà la vita degli italiani.
E poi c'è un altro tema: vedete, la sicurezza è anche un elemento legato alla sicurezza sociale nel Paese, di tanti italiani che vogliono essere tutelati socialmente da uno Stato, in questo caso il Governo che non li tutela, di fronte all'aumento della povertà: a 5 milioni e 700.000 persone che sono sempre più povere; nella povertà assoluta, avete negato il salario minimo; la povertà energetica aumenta. Ma voi direte: ma Bonelli, che cosa sta dicendo adesso in Aula? Si sta mettendo a parlare della sicurezza sociale, come quando qualcuno dovrebbe mettere la matita rossa ma si è andati fuori tema. No, non siamo andati fuori tema, signor Sottosegretario, siamo perfettamente a tema, perché, quando non riuscite a garantire la sicurezza sociale - e, ad esempio, a rendere conto a quei manager delle aziende che gestiscono le case pubbliche nel nostro Paese - non rendete conto della ragione per la quale, ad esempio, decine e decine di migliaia di case pubbliche sono sfitte, quando ci sono persone che sono nella povertà più assoluta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Di questo non ve ne frega proprio nulla, non ve ne importa, perché il tema della sicurezza sociale è legato a questo, profondamente a questo: un Paese che non riesce a tutelare socialmente le persone più deboli non va da nessuna parte. E quindi cosa fa? Utilizza nuovi reati, 47 reati. Non riusciamo più a contare quanti reati avete aumentato in questo Paese, quante aggravanti. È una cosa incredibile. Da questo punto di vista, è un qualcosa che ci preoccupa fortemente.
Ma voglio ritornare su un tema fondamentale: la lotta alla mafia. Il Sottosegretario qui presente, che rappresenta il Governo come rappresentante del Ministero degli Interni, sa bene che alcuni giorni fa, nel decreto Infrastrutture, il Ministro Salvini, leader del suo partito, ha proposto una deroga alle norme antimafia per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Ci sentiamo più sicuri così? No, io non mi sento più sicuro. Io, devo dire, non mi sento sicuro con Salvini al Governo, questo sì, sono fortemente preoccupato, da questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Però vede, signora Presidente, e mi rivolgo al rappresentante del Governo, come facciamo a essere sicuri quando il Governo dovrebbe garantire ai cittadini sicurezza - in che cosa? - per esempio nell'evitare di favorire i mafiosi. Per esempio, io adesso voglio leggervi i nomi di alcune famiglie mafiose - clan ‘ndrine che non saranno contente, oggi, che io stia per leggere i loro i nomi in Aula - che hanno rilevato i terreni, hanno acquistato con la compravendita i terreni dove si realizzerà il ponte sullo Stretto di Messina. Ma la società Stretto di Messina, il Governo, il Ministero delle Infrastrutture lo sapevano, perché il documento sugli espropri l'hanno fatto loro. Sapevano che quelle famiglie avevano acquistato, però il Governo vuole derogare. È questa sicurezza?
Vede, ci sono gli eredi della famiglia del clan di Santo Sfameni, detto “il patriarca”, figura centrale nei rapporti tra mafia e ambienti istituzionali, già condannato per gravi reati e arrestato con l'accusa di essere uno dei promotori della mafia messinese. E poi c'è la famiglia che ha acquistato il casolare di Villafranca Tirrena che fu rifugio di latitanti e teatro di summit mafiosi, tra cui quello con Angelo Siino, noto come il Ministro dei lavori pubblici di Cosa nostra e il boss Michelangelo Alfano. ‘Ndrine che vanno ad acquistare i terreni mentre c'è un Governo che chiede la deroga alle norme antimafia.
No, non siamo sicuri, non siamo per niente sicuri. E, vede, c'è anche una questione che attiene alla sicurezza ambientale di un Paese, che è una grande questione di sicurezza nazionale, perché quando, con gli eventi meteo estremi, le persone ci lasciano la vita è una grande questione di sicurezza nazionale che questo Governo non vuole assolutamente affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Ma andiamo a una questione che trovo incredibile: siete riusciti nel capolavoro di trasformare 22.000 lavoratori, nel settore della canapa light, in tanti Pablo Escobar, in tanti pseudo-trafficanti di droga, trafficanti internazionali di stupefacenti. In realtà, di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di persone che producono canapa light per fare tante cose. Pensate, Sottosegretario Molteni non so se lei lo sa che con la canapa light si fanno anche i mattoni per l'edilizia: si mischia all'argilla; si mette la canapa light e si fanno i mattoni. Pensi un po': danno lavoro, in tutto il settore, a 22.000 persone in Italia. Perché li volete mandare a casa quando in Francia, in Germania, in tutto il resto dell'Europa, lavorano tranquillamente, portano lo stipendio a casa e sono sereni? Perché avete fatto piombare nella disperazione 22.000 famiglie, ottenendo oggi, grazie a questa vostra ferocia ideologica - per la quale dovete dire che siete contro le droghe - questo risultato?
E ancora, per poi arrivare a concludere, questa cosa della resistenza passiva che deve essere punita è insopportabile, è intollerabile. È un insulto alla storia della democrazia del nostro Paese, un Paese che ha fatto della resistenza passiva - come in altre parti del mondo, ma parliamo dell'Italia - uno strumento per ottenere conquiste civili e sociali. Questa destra, feroce e arrogante, pensa che oggi non si possa fare resistenza passiva non violenta perché sennò finisci in carcere.
Io ho ricordato Marco Pannella (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Lo ricordo un'altra volta. I diritti che sono stati conquistati in questo Paese lo si devono a quelle lotte, alla resistenza passiva e non violenta che loro vogliono incarcerare, perché vogliono mettere in carcere il dissenso. Ma, Sottosegretario Molteni, state tranquilli: la crisi sociale che c'è nel Paese, non la potete mettere in carcere, perché, di fronte alla disperazione e alla voglia di cambiamento, non c'è carcere che tenga. E voi verrete travolti dalla crisi sociale e da questa ferocia ideologica che caratterizza la vostra cifra, la cifra di una destra che vuole portare l'Italia nel Medioevo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Forattini. Ne ha facoltà.
ANTONELLA FORATTINI (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Con questa dichiarazione, intendo esprimere il mio voto contrario su questo decreto-legge frutto di una gestione istituzionale che definire scorretta sarebbe riduttivo.
Questo provvedimento rappresenta uno strappo gravissimo alle regole democratiche e costituzionali. Come ricordato in un appello, sottoscritto da oltre 230 tra studiosi e docenti di diritto costituzionale, ci troviamo di fronte ad una forzatura che non ha precedenti nella sua gravità. Un decreto-legge utilizzato per bypassare deliberatamente il confronto parlamentare su un disegno di legge che, già in fase avanzata di discussione, era approdato prima alla Camera e poi al Senato. È un uso distorto dello strumento dell'urgenza, che priva il Parlamento delle sue prerogative e svuota di senso il dibattito democratico.
Non si tratta solo di una questione di metodo, ma anche di merito. Il contenuto di questo decreto produce una pericolosa torsione autoritaria, che incide, in modo diretto e sproporzionato, sulle libertà e sui diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione. Voglio elencare solo alcuni dei punti più critici: vengono introdotte nuove fattispecie di reato e aggravanti in modo vago e indeterminato, in palese contrasto con i principi di legalità e tassatività; si colpiscono forme di dissenso civile, partecipazione democratica, equiparando la resistenza passiva alla violenza fisica; si autorizza l'uso delle armi da parte delle Forze dell'ordine, anche fuori servizio, alterando pericolosamente l'equilibrio tra autorità e garanzie; si applicano misure, come il Daspo urbano, ai cittadini non ancora giudicati colpevoli, violando il principio di presunzione di innocenza.
Si tratta, dunque, di un impianto normativo che ridefinisce, in modo surrettizio, il rapporto tra Stato e cittadini, fondato non più sulla tutela dei diritti, ma sulla logica del controllo e dell'eccezione permanente. Difendere la Costituzione, oggi più che mai, significa respingere questa deriva, significa affermare con forza che la sicurezza non può essere usata come alibi per comprimere i diritti, né tantomeno per fare propaganda a spese delle garanzie costituzionali.
A questo, si aggiunge un attacco ideologico insensato ad un intero settore produttivo, quello della canapa industriale. Con questo decreto, il Governo sceglie di criminalizzare un comparto che ha investito, innovato, contribuito alla crescita economica del Paese.
Con l'entrata in vigore delle nuove disposizioni, oltre 3.000 imprese, 23.000 lavoratori, per un miliardo di euro di fatturato annuo, diventano da domani fuori legge. Un settore, che, come vi dicevo, vale quasi un miliardo di euro, viene spazzato via senza un confronto, senza un periodo di transizione, senza alcuna valutazione seria né delle conseguenze economiche né della coerenza con il diritto europeo.
Il Governo non ha previsto alcuna proroga, nessuna finestra di adeguamento, nessuna distinzione chiara tra usi leciti e illeciti. È un atto punitivo e irresponsabile che mette a rischio occupazioni, investimenti e credibilità internazionale.
Peraltro, un provvedimento contrastato fortemente dalle organizzazioni di categoria degli agricoltori, ma rimasto inascoltato.
Per questo, esprimiamo un voto contrario per senso di responsabilità, per rispetto della Costituzione, per non essere complici di una deriva autoritaria che non ha giustificazioni né sul piano democratico né su quello economico. Chiediamo l'apertura immediata di un confronto serio, trasparente, per costruire regole giuste e non distruggere interi settori a colpi di decreti.
Serve visione, serve ascolto, serve rispetto del Parlamento per la legalità, per il futuro del nostro Paese. Non servono al Paese ideologia e propaganda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Ormai sono due giorni che continuiamo a dire quanto questo decreto sia inutile, dannoso e pericoloso, ed io aggiungerei anche populista, nella sua accezione più brutta, perché cerca di rispondere a un'esigenza di sicurezza della gente, dei cittadini italiani, ma con ricette sbagliate. E devo dire che la parte più populista di questa discussione da parte della maggioranza l'ha toccata l'ordine del giorno del collega Iezzi, quello sulla castrazione chimica. È da due giorni che questa cosa mi fa pensare, e mi è venuto da chiedere: ma quando lo stupratore libico Almasri è stato mandato via con il volo di Stato, quando è stato castrato chimicamente? Prima di prendere l'aereo, sull'aereo, oppure quando è arrivato in Libia? Scusate, lo chiedo perché una delle caratteristiche di questo decreto è che è classista. Probabilmente, Almasri, con la castrazione chimica, secondo voi, secondo il vostro modo di pensare, non ci sarebbe arrivato, perché voi avete fatto un decreto che, probabilmente, porterà in carcere le persone più deboli della società, ma i ricchi e potenti no. E meno male che noi eravamo i populisti.
Poi passiamo ad un altro argomento importante (ne parlo da ex amministratore pubblico): le occupazioni abusive, questo nuovo reato per l'occupazione abusiva. Adesso, girando per tutte le città metropolitane d'Italia con la Commissione d'inchiesta sulle periferie, abbiamo una panoramica sulla diversità e sulla difficoltà di gestire l'occupazione abusiva, e non tutte sono uguali.
Abbiamo casi come Roma, dove l'occupazione abusiva delle case popolari è enorme ed organizzata - organizzata anche da bande delinquenziali e della criminalità organizzata -, e abbiamo situazioni in cui l'occupazione abusiva è un'occupazione più legata alla necessità di trovare una casa, non è organizzata, è più legata ad un bisogno. Però, abbiamo tutta una serie di caratteristiche comuni, che questo decreto, chiaramente, non aiuta a risolvere.
Io premetto: personalmente, ma anche il MoVimento 5 Stelle è contrario all'occupazione abusiva, però bisogna fare questa distinzione, perché, avendolo affrontato come amministratore pubblico, l'unica maniera per riuscire a risolvere le occupazioni abusive per esigenze di avere una casa sono quelle di investire nella possibilità di dare case assegnabili agli istituti di case popolari, di dare risorse ai servizi sociali dei comuni per riuscire a gestire la complessità delle persone che occupano le case, in molti casi famiglie con minori o donne incinta o persone con problematiche. Se non facciamo questo, mettere solo il reato indica soltanto che non volete risolvere il problema, ma volete solo trovare un colpevole facile per dire che avete affrontato la questione. Chiaramente, se ci fosse una donna incinta che viene arrestata perché occupa una casa, dovrà partorire il figlio in carcere (pensate qual è il paradosso schifoso di questo decreto).
Sempre sulle occupazioni abusive, mi viene in mente anche questa differenza di vedute: l'occupazione di CasaPound come la gestiamo? Io so che una parte politica della maggioranza ha una certa friendzone con CasaPound: si battibecca, ma poi flirta, ha questa relazione platonica. In questo caso, cosa fate? Cosa fate con l'occupazione di CasaPound? La eliminate? Li accusate di reato, perché sarà un reato, oppure, anche qui, avrete due pesi e due misure?
Altro tema importantissimo, tra l'altro assurdo, lo abbiamo evidenziato tutti. Però uno si chiede perché voi facciate questo tipo di articoli di legge: l'aggravante per i reati fatti in prossimità delle stazioni ferroviarie.
Adesso io capisco - e ho visto - tutta una serie di problematiche che le città hanno nella gestione dei senzatetto, delle persone in difficoltà, anche dei migranti che vivono in prossimità della stazione ferroviaria, in particolare delle grandi città. Ma, come ho detto prima, questa cosa non si affronta mettendo un'aggravante o con un reato, ma si affronta pensando che le grandi città, proprio perché, come è il caso di Torino, sono strutturate per dare dei servizi sociali - sempre in difficoltà, ma sono strutturate - attirano le persone in difficoltà.
Quindi, da questo punto di vista, a cosa serve fare l'aggravante del reato in prossimità delle stazioni? A cosa serve dare quest'idea di giustizia che non sarà mai attuata e non sarà mai fatta? Anche perché - come abbiamo detto bene, sempre, nei nostri numerosi interventi - voi non è che assumete più poliziotti; più che altro fate delle leggi per creare dei reati e fate altre leggi che aiutano i delinquenti a non andare in galera.
Poi, tra l'altro, permettetemi, il più preoccupato per questa aggravante penale sui reati fatti in prossimità delle stazioni sarà il famoso chiodo che ha bloccato le ferrovie italiane. Però, io devo dire la verità: l'unico imputato per problemi relativi alle stazioni, e non solo a queste infrastrutture, è il Ministro Salvini. Quindi, da questo punto di vista, voi avete anche sbagliato obiettivo.
Abbiamo anche parlato - e questo è molto importante - del settore della canapa industriale.
Adesso io, da piemontese, devo dire che questa cosa mi ha indignato, preoccupato e, tra l'altro, so benissimo qual è la situazione in Piemonte. So benissimo che la giunta di destra dava anche degli incentivi per creare impresa in questo settore, perché è un'impresa che ha tutti vantaggi: vantaggi enormi nel recupero di aree montane abbandonate, e il Piemonte ne ha tantissime; nel creare una filiera industriale che ha diversi settori, non soltanto la canapa (il settore che voi volete attaccare, quello della cannabis che si può fumare con meno THC, eccetera), e vanno citati tutti: tessile, edilizia, cibo e altre attività industriali che stavano portando un'economia florida, e voi la distruggete senza un motivo.
Ecco, io mi chiedo: qual è il vero motivo? Perché io sono ottimista e non posso pensare che voi siate così inetti da andare a distruggere una filiera industriale che portava circa 2 miliardi di valore economico e valore industriale nel nostro Paese, senza una motivazione particolare. Non può essere solo la motivazione retorica di essere contro l'utilizzo della canapa, la pericolosità della cannabis e della canapa, ma deve esserci qualcosa sotto. Adesso, io non lo so esattamente, ma è probabile che qualche lobby sia in pericolo e abbia paura dello sviluppo di questo settore.
Non dimentichiamoci che, però, per quanto riguarda la canapa, la cannabis, altre regioni e altri Paesi europei e nel mondo hanno adottato strategie diverse. Hanno adottato la strategia secondo cui la liberalizzazione, anche dell'utilizzo della cannabis, impatta in diversi modi e ha portato a una gestione di questo tipo di attività che è entrata nella legalità. Noi perché vogliamo impedire una roba che, essendo tra l'altro legale, portava introiti, faceva lavorare delle persone, dava la possibilità di recuperare spazi residuali delle nostre aree interne? Perché la vogliamo distruggere per andare di nuovo ad alimentare il solo mercato nero di questo settore? Anche questa cosa ci preoccupa, perché, da una parte, voi dite di essere per la sicurezza, ma tutto quello che vediamo in questo decreto Sicurezza è soltanto una modalità per dire che volete nascondere il fatto che avete fallito in questi due anni e mezzo. Lo fate, però, creando delle difficoltà che qualunque Governo del futuro dovrà affrontare per rimediare ai vostri errori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Penza. Ne ha facoltà.
PASQUALINO PENZA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, membri del Governo, oggi siamo chiamati a votare un decreto che, con la solita enfasi retorica, avete chiamato “decreto Sicurezza”. Ma lo diciamo subito con grande chiarezza: dietro la propaganda e dietro gli slogan, dietro le norme spot, che sembrano buone solo per i titoli di giornale, questo provvedimento di sicurezza reale ne porterà ben poca, se non addirittura nessuna.
Siamo di fronte a un decreto, figlio di un disegno di legge che la stessa maggioranza ha fatto naufragare sotto il peso della propria incapacità. Un testo nato male e gestito peggio, modificato prima per errori delle coperture finanziarie, poi, ulteriormente stravolto per osservazioni del Quirinale e, infine, abbandonato e riversato in questo decreto, con l'arroganza di chi preferisce calpestare la dignità istituzionale del Parlamento, piuttosto che affrontare con serietà e responsabilità le critiche e le contraddizioni interne alla maggioranza stessa.
Di contraddizioni ne abbiamo viste molte. Per mesi avete parlato della necessità di norme più rigorose, promettendo sicurezza, legalità, ordine pubblico. Belle parole che, però, non trovano alcuna corrispondenza nei fatti. La verità è che questo decreto non risolve minimamente le vere emergenze del nostro Paese: non affronta seriamente il tema della carenza cronica di personale delle Forze dell'ordine; non migliora il presidio sul territorio; non interviene con politiche sociali capaci di prevenire il crimine prima che si manifesti.
Lo dimostrano i numeri ufficiali del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno: attualmente, mancano oltre 22.000 unità tra poliziotti e carabinieri; più di 10.000 poliziotti e circa 12.000 carabinieri rispetto alle dotazioni organiche previste. Queste non sono semplici statistiche, cari colleghi della maggioranza, sono carenze che rendono insostenibile il lavoro di chi ogni giorno rischia la propria vita per garantire la nostra sicurezza. E che fate voi davanti a questi numeri? Avete preferito insistere con slogan repressivi, piuttosto che procedere con provvedimenti coerenti come, ad esempio, lo scorrimento urgente della graduatoria del concorso interno per 411 vice ispettori della Polizia di Stato.
Eppure, basterebbe un minimo di buonsenso per capire quanto sia cruciale rafforzare la struttura operativa delle Forze di polizia per rispondere alle esigenze reali di sicurezza. Ma evidentemente il buonsenso non è nelle vostre priorità. Ancora una volta avete scelto di rispondere alle paure dei cittadini con il solito armamentario populista e repressivo. Questo decreto introduce nuove fattispecie penali, inasprisce pene già esistenti, introduce aggravanti spesso irragionevoli, creando un sistema che più che proteggere i cittadini, punta a intimidire il dissenso sociale e politico.
Norme come quelle sul blocco stradale o ferroviario, sulla resistenza passiva nelle carceri, sul Daspo urbano, rappresentano una deriva autoritaria e giuridicamente pericolosa.
Cari colleghi, il vostro garantismo è davvero curioso: è forte e indiscutibile quando si tratta di proteggere i politici indagati, gli amministratori pubblici coinvolti in scandali di corruzione, garantiti fino al terzo grado di giudizio ed oltre; invece, svanisce improvvisamente quando si parla di cittadini comuni, magari denunciati per una banale lite condominiale o per un piccolo battibecco.
Con il vostro decreto una semplice denuncia basta per limitare la libertà di circolazione di una persona, basta per emettere un Daspo urbano. Insomma, per voi garantismo sì, ma solo per chi sta nella vostra cerchia, non per chi vive quotidianamente le difficoltà di un Paese che è sempre più ingiusto.
Poi, avete introdotto norme paradossali e imprecise. Ad esempio, gli agenti di polizia fuori servizio potranno portare armi private. Avete introdotto norme sull'uso della bodycam, utili forse, ma senza un reale piano organizzativo e finanziario da distribuire capillarmente agli agenti.
Non basta avere una telecamera sul petto per risolvere i problemi strutturali delle Forze dell'ordine, servono risorse, serve personale adeguato ed esperto, servono investimenti reali.
Parlate tanto di sicurezza nelle stazioni e nelle periferie urbane, ma avete pensato davvero di affrontare un problema mettendo un'aggravante sui reati connessi nelle immediate vicinanze delle stazioni ferroviarie senza neppure definire chiaramente cosa significhi “immediate vicinanze”. Pensate, forse, che chi commette un reato controlli la distanza dalla stazione più vicina? Non sarebbe stato più sensato investire davvero nel presidio dei territori, potenziando i controlli e i sistemi di videosorveglianza?
Avete introdotto norme contro l'occupazione abusiva degli immobili, prevedendo pene sproporzionate e spesso assurde. Mettete nello stesso calderone criminali professionisti e persone disperate, vittime di emergenza abitativa o morosità incolpevole. Eppure siete stati voi, negli ultimi due anni, ad azzerare i Fondi per il sostegno agli affitti e alla morosità incolpevole. Avete creato emergenze sociali e adesso volete punire con pene detentive chi è costretto dalla disperazione a occupare un tetto.
Nel frattempo avete scelto di massacrare un intero settore economico, quello della canapa industriale, per la vostra crociata ideologica contro la cannabis light, mettendo a rischio 22.000 posti di lavoro e un fatturato da 2 miliardi di euro.
La vostra politica ha più il sapore di propaganda che quello di sicurezza.
Infine, ricordiamo che oltre 300 tra i più autorevoli giuristi italiani, l'Associazione nazionale magistrati, l'Unione delle camere penali e addirittura esponenti delle Nazioni Unite hanno denunciato pubblicamente le enormi criticità di questo decreto. Un decreto che, per le sue numerose violazioni dei princìpi costituzionali, potrebbe persino finire davanti alla Consulta. La verità, colleghi della maggioranza, è che i cittadini non si sentono più sicuri con la vostra propaganda, ma con una politica che affronta davvero i problemi, con nuove assunzioni delle Forze dell'ordine, con una presenza reale sul territorio, con investimenti nelle periferie urbane e nella prevenzione del disagio sociale: tutto ciò che voi non avete fatto, preferendo la propaganda alla concretezza.
Per queste ragioni, il MoVimento 5 Stelle voterà convintamente contro questo decreto, per ricordarvi che la sicurezza non è uno slogan, non è uno spot televisivo, ma è un diritto dei cittadini che voi oggi state mortificando con la vostra incompetenza e con le vostre scelte sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. In quest'Aula, in questi giorni, in questa notte, si è consolidata con questo provvedimento - che, senza senso di realtà, avete definito decreto Sicurezza - una prassi di svilimento e di umiliazione del Parlamento. Questa mattina i banchi della maggioranza sono del tutto vuoti. Nessuno è intervenuto per spiegare perché ritenete giusto questo obbrobrio giuridico e democratico. Chissà se la maggioranza ha un'opinione in merito? Chissà se, ogni tanto, su questi temi complessi, si interroga, pratica il dubbio, il confronto? Non ci avete dato modo di scoprirlo. Certamente un'opinione, noi, su questo decreto, l'abbiamo. E abbiamo cercato di rappresentarla e di esprimerla con la politica, con il ragionamento sugli effetti gravi e liberticidi sulla vita delle persone.
Ma non solo noi: lo hanno fatto centinaia di costituzionalisti e di giuristi, lo hanno fatto tante associazioni e lo hanno fatto persino sei relatori ONU che hanno inviato una lettera al Governo. Lo hanno fatto tutti quelli che non si sono fatti ingabbiare dai titoli con cui è stato presentato un decreto che non è un provvedimento di sicurezza. I giuristi ne hanno dato una definizione molto calzante e inquietante allo stesso tempo, quando ne hanno rilevato l'impostazione autoritaria e democratica che si fa sistema. Come si fa, colleghi e colleghe, i pochissimi presenti, a non farsi sfiorare dal dubbio? A non porsi domande, dopo osservazioni così gravi e potenzialmente devastanti per la democrazia del Paese? Si fa perché scientemente, consapevolmente, questa è un'operazione di pura propaganda, e lo sapete anche voi. Però, è una propaganda che manda i bambini in carcere, che vieta ai lavoratori di manifestare per salvare il proprio lavoro, che punisce, punisce duramente chi legittimamente protesta, esercitando la resistenza passiva.
Una propaganda costruita per coprire l'incapacità strutturale di questo Governo di affrontare i veri problemi del Paese. E mentre in Italia, ogni anno, decine di migliaia di giovani emigrano per cercare un futuro dignitoso, mentre il lavoro precario aumenta, i salari restano fermi, mentre il costo della vita cresce e le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, voi, anziché governare, inseguite i fantasmi dell'insicurezza per parlare alla pancia del Paese, senza mai offrire soluzioni reali. Questo decreto - è stato detto - non offre un euro in più alle Forze dell'ordine, non prevede alcun piano strutturale per rafforzarne l'organico, non investe nella formazione, non investe nella prevenzione: nulla! Solo nuovi reati bandiera, meno garanzie, meno diritti. E questa la chiamate sicurezza!
Avete scelto la via più semplice, quella che vi consente di sintetizzare meglio i titoli dei vostri social: la repressione a scapito della libertà. Si restringono gli spazi di manifestazione del dissenso. Ve lo dico ancora una volta: con che coraggio - con che coraggio! - vi presenterete ai cancelli delle fabbriche a manifestare la solidarietà ai lavoratori che perdono il lavoro che voi punite con il carcere? Si irrigidiscono le misure preventive. Si criminalizzano i comportamenti che la nostra Costituzione protegge.
Hanno detto che in una democrazia la libertà non è un lusso, ma una necessità. Voi, in questo decreto, trattate la libertà, talvolta, come una gentile concessione, spesso come un fastidio da ridurre, da contenere, da mettere sotto controllo.
Il Partito Democratico non si presta a questa deriva. Non accetteremo che, in nome dell'emergenza costruita per nascondere le vere emergenze che non siete stati capaci di risolvere, si faccia a pezzi lo Stato di diritto. Non staremo zitti di fronte a un Governo che, anziché garantire i diritti di tutti, seleziona chi può godere delle libertà e chi no, chi può manifestare e chi deve tacere, e propone la società della paura come modello. La sicurezza vera si costruisce con più giustizia sociale, più istruzione, più lavoro stabile, più partecipazione democratica. E voi continuate a non dare risposte su questo, anzi, affossate la partecipazione quando invitate a non andare a votare i cinque referendum che sostengono i diritti di sicurezza e cittadinanza per le persone.
Per questo, noi oggi votiamo contro un decreto inutile, pericoloso, molto lontano dai valori della Costituzione e continueremo a farlo ogni volta che proverete a governare con la paura, invece che con la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quando si parla di sicurezza, bisognerebbe sempre avere la consapevolezza che si tocca uno dei temi più delicati, che riguarda la politica, per l'impatto che ha sulla società e sulla vita delle persone, con il dubbio di agire nel giusto e con la necessità di verificare che quanto previsto, normato, vada nella direzione che ci si è prefigurati. Ma in realtà, presuppone un pre-esame sull'intendersi che cosa si intende per “sicurezza”. Perché è indubbio che culturalmente ci siano due modi di intendere la sicurezza. C'è una lettura molto muscolare ed individuale della sicurezza, dove difendere i confini, individuare i possibili pericoli, paventare scenari pericolosi, alimentare paure è il modo di parlare ai cittadini. E su questo costruire una serie di misure che tendono a limitare alcune libertà individuali non per tutti, solo per alcune categorie, proprio in virtù di una prevenzione di possibili scenari, appunto, che vengono descritti. In poche parole, ci si pone come risolutori di problemi che ci sono, che si sono creati.
E poi c'è un modo diverso di concepire la sicurezza, cominciando dal considerarla come il fondamento della libertà e della democrazia. Moro ricordava che lo Stato ha il dovere di proteggere i cittadini e di garantire la sicurezza, ma aggiungeva: nel rispetto della democrazia e dello Stato di diritto.
Ma possiamo pensare al personalismo come riferimento culturale o, forse, più semplicemente, al lascito della Resistenza, scritto nella nostra Costituzione, che parla della sicurezza, intendendola come un qualcosa che va costruito nella persona e fra le persone.
Cosa non da poco. Sicurezza che nasce, quindi, da un clima dove tutte e tutti si sentono protagonisti della loro vita, si sentono realizzati, si sentono nella possibilità di dare corpo alle loro speranze, ma soprattutto si sentono nella libertà di esprimere opinioni diverse. Sicurezza che si estende a tutti i luoghi della vita: dove si lavora, dove si agisce, dove ci si muove in qualsiasi momento, senza alcuna differenza. Sicurezza che deve arrivare alla mente, al cuore delle persone, sia nel loro momento di vita individuale che in ogni manifestazione di vita collettiva. Sicurezza che, in casi estremi, deve fare i conti anche con la necessità di alcune limitazioni delle libertà individuali. Il COVID ci ha insegnato che garantire la sicurezza sanitaria di una comunità, di una collettività, presuppone limitare la propria libertà, ma non come censura della libertà stessa quanto come esercizio di responsabilità per una garanzia collettiva.
Una sicurezza che viene intesa anche come prevenzione, quella vera, che ha a che fare con le politiche sociali e di inclusione, che ha a che fare con il contrasto di ogni forma di emarginazione e diseguaglianza, che coltiva la solidarietà, il senso di comunità, alimenta la speranza. Sicurezza che si fonda su aiuti economici, su accoglienza, su capacità di dare risposte ai tanti bisogni: aiutare gli enti locali nel dare corpo a progetti per poter andare a prosciugare quelle sacche di sofferenza sociale che, sempre più, caratterizzano le nostre comunità.
Certo, sicurezza, anche in questo caso, che ha bisogno di momenti di repressione, di condanna e di giusta pena, ma nella consapevolezza che, una volta data la pena, ha bisogno di luoghi in cui viene espiata che siano quelli del recupero alla socialità delle persone, che siano quelli dove più di altrove il senso del diritto e la dignità della persona devono essere perseguiti, proprio per dimostrare, a chi ha fatto un reato, che esiste un modo diverso di concepire la vita e il rapporto fra le persone e dal punto di vista della sicurezza tutti i dati ci dicono che fare questo significa abbattere il fenomeno della recidiva e, quindi, consegnare anche un futuro più sicuro a tutti.
Ma il provvedimento che noi stiamo esaminando interpreta molto bene il primo modo di concepire la sicurezza, anzi riesce persino a fare peggio, a farne una peggiore interpretazione rispetto al riferimento culturale delle destre con il mondo. Si aumentano i possibili reati che riguardano i comportamenti di persone spesso in difficoltà - pensiamo a chi protesta perché perde il lavoro, pensiamo alla dinamica giovanile che, spesso e volentieri, sente il bisogno di protestare sull'inadempienza della politica e del mondo adulto verso il loro futuro -, si additano gli immigrati come possibili fonti di pericolo, il nemico su cui costruire delle politiche vergognose e inaccettabili sotto molti punti di vista, si considerano i detenuti come persone da mettere dietro una sbarra e buttare la chiave, perché, in fondo, è questa la lettura molto diretta che si cerca di coltivare e di trasmettere, si parla delle Forze dell'ordine senza predisporre degli adeguati stanziamenti per rafforzarne il numero, perché è il numero complessivo che conta e non le assunzioni che non bastano chiaramente a sopperire chi va in pensione - ma anche il modo e la serenità con cui possono svolgere il loro lavoro conta sempre di più - e non si toccano drammi della nostra società, come le morti sul lavoro e i femminicidi, che sono e rimangono una vergogna e che dovrebbero essere al centro di una qualsiasi politica di sicurezza.
Ignorare tutto questo è il vostro modo di concepire la sicurezza, perché è importante riuscire a trasmettere ai cittadini e alle cittadine qualche messaggio semplice, intraprendendo quella che è una scorciatoia securitaria che, badate bene, penso sia la strada per avere un futuro molto più complicato e poco sicuro.
Un'ultima considerazione, Presidente: sicurezza significa soprattutto rispetto delle regole democratiche, perché la prima sicurezza è quella che garantisce la democrazia e la libertà e ancora una volta, con questo provvedimento, oltre a dei contenuti con forti dubbi di costituzionalità si è seguito un iter che è irrispettoso nei confronti del Parlamento come organo legislativo e come rappresentanza del popolo italiano. Io credo che questo sia il pericolo maggiore, che dobbiamo saper interrompere o perlomeno denunciare e rendere consapevolezza tra i cittadini e le cittadine di quanto sta avvenendo in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caramiello. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CARAMIELLO (M5S). Grazie, signora Presidente. La sottrazione dell'iniziativa legislativa alla sua ordinaria sede parlamentare denuncia, ancora una volta, l'abuso della decretazione d'urgenza nella materia penale.
“Peggio del DDL Sicurezza c'è solo il decreto Sicurezza”. A pronunciare queste parole condivisibili non è il MoVimento 5 Stelle, ma l'Unione delle camere penali italiane, l'associazione dei penalisti cui aderiscono 128 camere penali territoriali e a cui afferiscono più di 10.000 avvocati penalisti del nostro Paese. Signora Presidente, migliaia di penalisti, da settimane, denunciano con fermezza questa operazione, questa manovra di potere che, dietro un involucro di presunta emergenza, cela, in realtà, un disegno politico volto a sovvertire i principi fondamentali della nostra democrazia, limitando le libertà dei cittadini e rafforzando un sistema penale ingiusto, sproporzionato e vessatorio.
Il Governo, invece di confrontarsi con le Camere, ha scelto di imporre un decreto-legge senza alcuna necessità reale, senza alcuna urgenza comprovata, alimentando solo un clima di paura e di repressione ed è evidente, ormai, che questa strategia mira a disorientare, a confondere, a svuotare di senso il ruolo del Parlamento e della democrazia rappresentativa. Colleghi, questo provvedimento, oltre a essere sbagliato, è anche inutile. È un esempio di intervento simbolico, di legislazione che fa scena, che si riempie di norme che non sono né efficaci né risolutive. È un modo per fare propaganda, per mettere in mostra un'immagine di sicurezza che, in realtà, non esiste.
Signora Presidente, il reale problema della sicurezza nel nostro Paese, quello che riguarda le vere cause del crimine - la povertà, l'emarginazione, la mancanza di risorse nelle comunità più fragili -, viene invece ignorato. E ancora, assistiamo a un altro gravissimo abuso: l'entrata in vigore di norme che violano gli obblighi internazionali, come il diritto internazionale sui diritti umani, e che rischiano di provocare un conflitto aperto con l'Europa, con le norme comunitarie, con le direttive che regolano il mercato e la libera circolazione delle merci e delle persone.
E tutto questo nonostante le critiche, le manifestazioni e le proteste di associazioni, avvocati, accademici, cittadini, che rifiutano un sistema che si basa, invece, sulla paura e sulla repressione. Addirittura le Nazioni Unite, con cinque relatori speciali, ci hanno già messo in guardia, chiedendo il ritiro di questa legge ingiusta, allarmati dalla sua approvazione repentina, senza il dibattito pubblico e parlamentare che un Paese civile dovrebbe garantire.
Questa misura, signora Presidente, che si presenta come un tentativo di arginare l'immigrazione irregolare, in realtà rischia così di alimentare un clima di intolleranza e di razzismo. Eliminare la protezione umanitaria significa respingere persone vulnerabili, spesso vittime di guerre, persecuzioni e povertà, lasciandole nel limbo dell'emarginazione e dello sfruttamento.
Signora Presidente, non si tratta di un mero problema di numeri, ma di una questione di civiltà. Questa misura viola gli obblighi internazionali dell'Italia in materia di diritti umani e rischia di aumentare il lavoro nero e le condizioni di sfruttamento, alimentando così un circolo vizioso che peggiora le condizioni di chi già vive in situazioni di vulnerabilità.
Ma il punto più grave, signori, onorevoli colleghi, riguarda le ambiguità e le violazioni del diritto internazionale dei diritti umani. Il decreto, infatti, rischia di colpire in modo sproporzionato minoranze etniche, migranti e rifugiati, aprendo la strada a discriminazioni che sono inaccettabili in uno Stato di diritto. Il rischio di violare il patto internazionale sui diritti civili e politici è reale.
Libertà personale, privacy, diritto al giusto processo e tutela contro la detenzione arbitraria sono tutti elementi che questo decreto mette in discussione. Che dire, poi, del Daspo urbano, che è un'operazione che punisce i più deboli, alimentando la spirale dell'esclusione sociale. Queste misure non solo non risolvono i problemi di sicurezza reale, ma rischiano di aggravare la percezione di insicurezza e di alimentare la spirale del degrado urbano. Avete bocciato ieri, tra l'altro, un ordine del giorno, invece, sul Daspo digitale. Lì bisognerebbe intervenire.
Oggi sui social si legge di tutto ed è anche molto, molto pericoloso per i messaggi che invece vanno dati, e su quello, invece, avete bocciato un ordine del giorno. Il decreto, questo decreto, introduce anche norme più severe contro l'accattonaggio, spesso praticato da persone in gravi difficoltà economiche. La criminalizzazione di queste persone, già marginalizzate, non risolve nulla, non fa altro che aumentare la loro vulnerabilità e marginalizzazione. È un approccio che si basa sulla repressione e non sulla comprensione o sull'assistenza.
Tutte queste misure, prese singolarmente o combinate, portano a un unico risultato: l'erosione dei diritti fondamentali e il rafforzamento di un clima di paura e di insicurezza che nulla ha a che vedere con la reale tutela dei cittadini. La logica di fondo di questo decreto sembra essere quella di rispondere più alle esigenze di consenso politico e di propaganda che a una reale strategia di sicurezza. Signora Presidente, una vera politica di sicurezza dovrebbe investire in inclusione sociale, in istruzione, in lavoro e in servizi di tutela e assistenza.
Solo così si può costruire una società più giusta, più coesa e più sicura, e questo decreto, invece, alimenta il divario tra le istituzioni e i cittadini, tra chi ha il potere e chi vive in condizioni di vulnerabilità. Che dire, poi, della normativa sulla canapa industriale? Questi gli utilizzi principali della canapa, l'ho detto più volte anche ieri: per esempio, nel tessile la fibra di canapa viene utilizzata per la produzione di vestiti, tessuti per la casa, corde e sacchi; viene utilizzata per la cosmetica, l'olio di canapa è utilizzato in molti prodotti cosmetici, come oli, lozioni e shampoo; nell'alimentazione i semi di canapa sono una fonte di proteine, grassi e fibre e vengono utilizzati in molti prodotti alimentari come snack, farine e olio.
Anche nel comparto energetico la canapa può essere utilizzata per la produzione di biocarburanti e anche per la produzione di energia; anche nell'edilizia i fusti di canapa possono essere utilizzati per la produzione di tavole per l'edilizia e miscele per l'isolamento termico; la carta, la canapa è stata utilizzata per la produzione di carta fin dall'antichità; industria, i derivati della canapa possono essere utilizzati in diverse industrie, come quella automobilistica e aerospaziale, come sostituti della plastica.
Potrei ancora continuare tanto, e invece voi, per pura propaganda, manderete in mezzo alla strada circa 30.000 lavoratori e farete chiudere circa 3.000 aziende, e anche questo è made in Italy, ve l'ho detto ieri, ve l'ho detto più volte. Saremo costretti, per il diritto europeo, ad importare e non potremo esportare, non potremo quindi aggredire un comparto che potrebbe creare sviluppo, indotto e posti di lavoro in Italia. Vi dicevo anche ieri che parliamo di un settore che ha mostrato, in questi anni, un enorme potenziale di crescita, innovazione e sviluppo economico.
Onorevoli colleghi, questa legge non è sinonimo di sicurezza, questa legge è repressione mascherata da emergenza. È un attacco alla libertà di manifestare, di pensare e di vivere secondo i principi della nostra Costituzione. È un insulto all'intelligenza, alla dignità e alla civiltà di questo Paese. Noi siamo chiamati a resistere, a mettere in discussione ogni singola norma, ogni singolo atto che miri a limitare le libertà fondamentali, perché l'Italia è di tutti, non di chi la governa con la paura e con la repressione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Vado a concludere, signora Presidente. Se ci lasciamo intimidire, se ci lasciamo piegare, allora non meritiamo di chiamarci cittadini di questa grande Nazione. È ora di reagire, è ora di difendere la Costituzione, è ora di difendere la nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Confermiamo con grande nettezza il voto contrario al decreto che il Governo ha chiamato “sicurezza” e che si dimostrerà essere, ancora una volta, un insieme di norme che producono insicurezza e certamente non aiutano a innalzare i livelli della sicurezza nelle nostre città. Sui temi della sicurezza il Governo Meloni sta subendo uno dei suoi più clamorosi fallimenti. Si era presentato, questo Governo, promettendo di risolvere le questioni che toccano le città italiane e dopo quasi 3 anni di esperienza questo Governo è costretto ad ammettere che, per la prima volta dal 2014, proprio con il Governo della destra i reati di violenza, i reati che colpiscono le famiglie e le persone nei quartieri delle nostre città sono in aumento: nel 2023 più del 2022, nel 2024 più del 2023.
Non succedeva dal 2014, è un clamoroso fallimento che il Ministro Piantedosi ha pubblicamente confermato, indicando i dati della criminalità in Italia. E perché questo succede? Perché il Governo italiano usa i temi della sicurezza per fare propaganda, per fare demagogia, per produrre qualche post sui social, ma, in realtà, non investe un euro e non ha uno straccio di strategia per garantire un miglioramento di qualità della vita nelle città italiane, tutte le città italiane, quelle governate da amministrazioni di centrodestra e quelle governate da amministrazioni di centrosinistra.
Non c'è un patto con i sindaci e le sindache d'Italia, non c'è un investimento forte nella rigenerazione urbana dei nostri quartieri, non c'è un investimento serio in politiche di prevenzione, nelle assunzioni delle Forze dell'ordine. Nella città di Firenze, la città dalla quale io vengo, gli organici, che pure sono calcolati sulla base dei residenti e non sulla base delle persone che vivono la città - in una città ad alta vocazione internazionale vivono ben più dei 350.000-360.000 residenti, ci sono i turisti, ci sono i lavoratori - ebbene, quegli organici, che non tengono conto delle persone che vivono la città e che hanno tutte l'esigenza di essere tutelate, sono comunque scoperti.
Mancano 300 uomini, a malapena riuscite a coprire - e non ce la fate - le persone che vanno in pensione. Allora un Governo che affronta i temi della sicurezza dovrebbe decidere di mettere risorse nella sicurezza, cioè nella prevenzione. La repressione arriva troppo tardi e non funziona. I delinquenti, coloro che decidono di violare le regole, non si pongono il tema se un domani saranno puniti con qualche mese in più di carcere, non funziona così. È la storia che ce lo dimostra ed è la storia dei fallimenti della destra italiana in Europa.
Non è una strategia che funziona. È una strategia semplice, perché vi consente di non mettere risorse, perché vi consente di non studiare la complessità dei fenomeni, perché vi consente di non fare relazioni istituzionali con gli altri livelli delle nostre istituzioni, ma semplicemente di scrivere una nuova norma in un Consiglio dei ministri. In questo caso avete scritto circa 30 nuove norme del codice penale, che sono in vigore da 45 giorni. Io vi sfido a trovare un solo cittadino italiano che oggi possa dire: mi sento, 45 giorni dopo l'entrata in vigore di questo decreto, più sicuro di quanto non fossi 45 giorni fa. Fallirete, e poiché avete ormai accettato questa strada folle che porterà questo Governo a sbattere verso il muro, tra qualche mese voi cosa farete?
Farete un nuovo decreto, adotterete una nuova norma, che prevederà, ancora una volta, più reati e più inasprimenti delle pene, perché siete ormai condizionati dalla spirale perversa nella quale voi vi siete cacciati. Le norme contenute in questo provvedimento sono gravemente sbagliate. Prevedere, per la prima volta nel nostro Paese, che un bambino di 6 mesi possa entrare in una galera non offre nessuna condizione di sicurezza in più e viola gravissimamente i diritti di quel bambino, che non ha certamente colpe.
Avreste potuto prendere un po' di risorse e metterle nelle case famiglia protette. Avreste tolto dalla strada donne in situazioni di difficoltà, avreste garantito le condizioni di sicurezza dei cittadini, alle quali condizioni i cittadini hanno diritto, e non avreste violato i diritti dei minori. Ma non lo avete fatto perché l'ideologia prevale sul pragmatismo. La norma che prevede che una violenza sessuale commessa in una stazione ferroviaria sia più grave di una violenza sessuale commessa in un parco cittadino è semplicemente una follia.
Avete deciso di stravolgere il codice penale per sostenere l'ego di un qualche Ministro che decide di ritenersi più importante rispetto ad altri, ma tutti i luoghi di vitalità e di confronto delle nostre città meritano la medesima protezione.
Avete deciso di prevedere la penalizzazione della resistenza pacifica, della disobbedienza civile per la prima volta nella storia del nostro Paese. Quale garanzia di sicurezza offre una norma che sanziona penalmente un cittadino che esercita un atto di resistenza pacifica? Nessuna esigenza di garanzia. È una stortura, una limitazione delle libertà. In una democrazia non può essere accettato. Avete, dunque, deciso di intervenire con la clava e con il furore ideologico perché non avete uno straccio di strategia; siete nell'angolo, siete in un vicolo cieco. Continuate a dire che era colpa di quelli che c'erano prima, ma governate da tre anni, il tempo sta scadendo. E gli italiani, nelle strade, nelle periferie, nei parchi, nei mercati vedono che siete tante chiacchiere e zero risultati. Per questo vi rifugiate in norme strampalate che peggioreranno soltanto la situazione.
Con questo provvedimento avete dimostrato di contraddirvi ancora una volta. Avete stabilito, con questo decreto, tanti nuovi reati, tanti inasprimenti delle pene, tante aggravanti, il che significa che spalancate ulteriormente le porte del carcere anche per chi è denunciato, perché, aumentando la sanzione penale, si apre lo spazio al giudice per provvedere con una misura cautelare detentiva. Però, nello stesso provvedimento, avete dato il via libera - e lo ha dato lei, Sottosegretario Molteni - ad un ordine del giorno di Forza Italia che prevede di restringere la possibilità del carcere per una persona denunciata. Cioè, da un lato, mettete in questo provvedimento 30 reati in più per consentire l'apertura del carcere e, dall'altro, date il via libera a un indirizzo, richiesto da Forza Italia, che prevede di restringerlo per le persone che sono accusate di un reato e vi è il rischio di reiterazioni di quel reato.
E lei, Sottosegretario, ha deciso di cambiarlo, quell'ordine del giorno di Forza Italia, prevedendo che non valga, come chiedeva Forza Italia, solo ed esclusivamente per i reati contro la pubblica amministrazione (questo era l'obiettivo di Forza Italia). Lei ha stabilito, con quella riformulazione, che varrà per tutti i reati, anche per quelli di sangue, anche per quelli di violenza sessuale, anche per quelli del codice rosso, anche per l'omicidio. Secondo voi è giusto prevedere una presunzione per legge che stabilisce che una persona accusata di un omicidio non è pericolosa per la reiterazione del reato. Oggi, quella valutazione è rimessa al giudice, che analizza il caso concreto. Volete sottrarre al giudice, nel vostro odio verso la magistratura, quella valutazione, per stabilire per legge una presunzione di non pericolosità sociale. Voi che siete il Governo che alimenta la paura e la preoccupazione. Siete campioni di contraddizioni.
Su quella norma, vi dico, state attenti, perché ve l'avevamo già detto qualche mese fa sulla norma sulle intercettazioni. In quest'Aula, quando anche in quel caso avevate blindato il provvedimento, vi dicemmo che prevedere una norma nuova che blocca le intercettazioni dopo 45 giorni è una follia, perché mette a rischio indagini per reati gravissimi. Siete riusciti nel capolavoro di fare una norma, quella sulle intercettazioni, che avevate pensato per bloccare le intercettazioni per i reati contro la pubblica amministrazione e siete finiti, avendola scritta così male, a consentire indagini per anni per un peculato e bloccarle dopo 45 giorni per un omicidio o una la violenza sessuale. Anche sulle misure cautelari vi state orientando nello stesso modo.
Rinunciate all'ideologia, cambiate strada, ascoltate il Paese reale, confrontatevi con le amministrazioni locali, investite risorse e lavoriamo sulla prevenzione, che è l'unica strada per limitare le condizioni di insicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come è stato detto, il provvedimento di cui parliamo ha un obiettivo molto chiaro: dichiara la volontà del Governo di provare ad accelerare. Ma su cosa? Avete la necessità, il Governo ha la necessità di dare in pasto all'opinione pubblica l'idea di un Governo che si occupa di sicurezza. Sì, perché essendo carenti oggettivamente, dati alla mano, numeri alla mano, essendo fallimentari i risultati, l'azione del contrasto alla criminalità, essendo assente ogni reale rafforzamento di personale, mezzi e strumenti delle Forze dell'ordine, era necessario fare la faccia feroce.
Cioè, dovevate dire qualcosa al Paese perché, tra l'altro, siete incalzati dal sistema delle comunicazioni, dai talk show ai quali partecipate e nei quali non riuscite più ad arginare l'ondata di dati che vi vengono sottoposti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 15,49)
ANDREA GNASSI (PD-IDP). Lo dicevano prima alcuni colleghi: è la prima volta, dal 2014, che i reati, quelli gravi, quelli di sangue, nel 2023 aumentano rispetto al 2022 e nel 2024 aumentano rispetto al 2023. Avete fatto un decreto. Siete scappati da un confronto. Guardate che chi vi parla da questi banchi rappresenta un'opposizione che ha la consapevolezza che la sicurezza è uno di quei temi che tengono insieme un Paese, come la scuola, come la sanità. Sulla sicurezza ci si confronta, ci si confronta con l'architettura istituzionale del Paese, con le regioni, con i sindaci, con i giuristi, con i costituzionalisti. E invece voi siete scappati perché, probabilmente, in queste ore, già questa sera, domani, dovrete andare in qualche talk show a dire che avete fatto la faccia feroce. E la faccia feroce sono 14 nuove fattispecie di reati, quelli che mettono - come abbiamo detto - in galera i bimbi per gli errori e le colpe delle madri; quelli che impediscono agli studenti di una scuola o di un liceo qualunque - ma non avete fatto le scuole anche voi? - di manifestare la propria opinione, perché, magari, andando in strada, intralciano il traffico, il passaggio delle auto. Così come gli operai, invisibili, travolti dai processi di globalizzazione industriale e tecnologica, che per farsi vedere non hanno altro che, magari, fare un picchetto di fronte ad una fabbrica. E, grazie a quel picchetto, magari, sollevano il tema e ci si occupa della questione: si avviano tavoli di crisi con il Governo, le regioni e i comuni e, magari, si risolvono - come a Pomigliano e a Napoli - alcuni problemi di quei lavoratori.
Voi introducete il reato di espressione delle opinioni se queste sono manifestate in una strada. L'assembramento: chi fa questo può essere punito fino a due anni. Ecco la faccia feroce. Però, poi, ci sono i dati, che vi pongono davanti anche i vostri sindaci, Sottosegretario Molteni. Il rafforzamento degli organici delle Forze dell'ordine e di polizia è una bufala, perché aumentate gli organici, ma non considerati i pensionamenti. Siamo dentro una stagione estiva; l'Italia ha 8.000 chilometri di costa, ha città d'arte: tutte le città italiane a vocazione turistica aspettano un segnale per i rinforzi estivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quando le città passano con un moltiplicatore da 1 a 10 abitanti. Avete introdotto dei reati rispetto ai quali, i sindaci, nei comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica, non sapranno poi più come gestire pezzi di quartiere e di comunità.
Un reato che viene commesso davanti a una stazione vale “X” e un reato che viene commesso 200 metri più in là non vale come quel reato commesso davanti alla stazione: avete introdotto un reato che cambia a seconda del luogo, non viene giudicato per l'efferatezza.
Insomma, non sapete da che parte prenderlo questo tema della sicurezza. Noi vi avevamo proposto un patto repubblicano sulla sicurezza. Anzi, avreste dovuto avere il coraggio di incalzare l'opposizione ad entrare nel merito delle proposte, perché solo entrando nel merito delle proposte, con una visione, si possono dare risposte sensate. Ed è qui che oggi dovete essere giudicati su un record che siete riusciti a mettere insieme: l'aumento della popolazione carceraria - 62.000 rispetto ai 54.000 detenuti di quando vi siete insediati, 8.000 detenuti in più -, l'aumento dei crimini commessi e introducete l'aumento delle fattispecie di reato. Ma dove volete andare con questa spirale, con questo sistema che auto-genera crimine, detenuti e aumenta le recidive? Manca una visione complessa, manca un'idea di sicurezza.
Sottosegretario, lei ha fatto l'amministratore, lei sa cosa vuol dire intervenire sulla qualità urbana, sulla sicurezza urbana, con sistemi anche di telecontrollo, digitali, con le telecamere, cosa vuol dire riqualificare una piazza ed essere intransigenti con il crimine, con presidi di Forze dell'ordine che sono visibili e che si affiancano a reti di comunità. Niente di tutto questo. Non avete neanche voluto provare ad investire sulle cause del degrado. Una punizione certa e rapida - certo - per chi delinque e un rafforzamento delle Forze dell'ordine, ma anche, ad esempio, un sistema di recupero e integrazione nella società. Ma li guardate i tassi di recidiva di chi esce dal carcere?
Persone spogliate di dignità, persone che non hanno futuro, escono dalle carceri per ricommettere reato.
Guardi Presidente, Sottosegretario, il Paese è molto più ricco e articolato di come lo dipingete, è molto più vario della paura che volete infondere. C'è una parola bellissima che si chiama sussidiarietà, cooperazione.
Ci possono essere luoghi e centri alternativi al carcere tradizionale, dove si investe sulla capability, sull'abilità delle persone, per reimmetterle nella società investendo sulla loro dignità, facendo sì che il loro errore si possa trasformare in una risorsa, in un aiuto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Tutte le volte che si investe su questi luoghi e centri vediamo che il tasso di recidiva è dell'8 per cento, il tasso di recidiva dei reati commessi per chi esce dal carcere tradizionale, da queste gabbie sudamericane, è del 75 per cento.
Gabbie sudamericane nelle quali poi, tra l'altro, fate la faccia feroce, costruendo meccanismi di separazione, l'abbiamo detto, nella società. Attenzione a quella propaganda.
Gabbie sudamericane dove dovete mettere i disperati, gli immigrati. Attenzione, perché non è solo la propaganda che vi consente di passare il pomeriggio e al Ministro Salvini di fare il suo tweet.
Ministro Salvini che, sulla base, tra l'altro, delle proteste degli enti locali, dei comuni, ha fatto, sembra, un passo indietro sul taglio delle risorse per la manutenzione delle strade (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) delle province italiane.
Farete un passo indietro, per questo vi abbiamo chiesto di venire qui tra sei mesi, per verificare se quei numeri - 62.000 detenuti, i reati in aumento - possono cambiare con questo decreto. Noi ovviamente crediamo di no, perché la tendenza dei vostri provvedimenti ha creato esattamente il disastro di cui oggi, dati alla mano, noi parliamo.
Vi abbiamo chiesto e vi chiediamo di venire qui, tra sei mesi, e non ci troverete contenti alla verifica degli errori che, molto probabilmente dal nostro punto, di vista potremmo ancora constatare. Ci troverete solidi, seri, nelle proposte per dare al Paese quel patto repubblicano sulla sicurezza che merita.
Una sicurezza che voi, con i vostri provvedimenti, dati alla mano, oggi avete tolto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Intervenire, di nuovo, oggi, su questo provvedimento, farlo tutti, come stiamo facendo, è assolutamente fondamentale, assolutamente doveroso.
Perché vede, Presidente, di provvedimenti fortemente discutibili questo Governo ne ha fatti tanti, ma con questo decreto si va oltre, con questo decreto si è oltrepassato un confine, questo decreto è a tutti gli effetti il braccio armato di un disegno violento e repressivo che questo Governo ha avviato già da un po'.
Ed è importante ribadirlo oggi, in quest'Aula, ancora una volta, perché almeno qui - ancora chissà per quanto tempo - è possibile ancora intervenire, è possibile ancora opporsi, perché qui, almeno, per il momento, il dissenso è ancora permesso.
Ma anche questo, purtroppo, sta diventando un privilegio, perché non so se possiamo più dire che lo stesso valga per tutti i cittadini, per tutti coloro che sono fuori da questo palazzo, per gli studenti, per gli attivisti climatici, per chi ogni giorno si impegna e protesta per voler cambiare le cose o semplicemente per poter mantenere il proprio posto di lavoro. Lo stiamo dicendo da giorni, in una seduta fiume che ha coperto tutta la notte, ma è bene ripeterlo ancora e ancora.
Questo decreto Sicurezza non è semplicemente l'ennesimo pasticcio di un Governo di incapaci, questo è dichiaratamente un provvedimento tanto di propaganda, quanto liberticida, repressivo, violento. Sì, perché in questo decreto Sicurezza c'è violenza, una violenza chiara, volgare, la stessa violenza che questo Paese ha già vissuto, quella violenza che c'è ogni volta, ogni qualvolta si minano le libertà altrui, quando si costringono i cittadini ad avere paura di opporsi al pensiero di chi comanda (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma Presidente andiamo con ordine perché le cose si vedono nella loro interezza, partendo da uno dei primi provvedimenti di questo Governo, ce lo ricordiamo un po' tutti, quello contro i rave party, un provvedimento tanto inutile, quanto simbolico.
Simbolico perché quel provvedimento serviva a far capire a tutti quale fosse la direzione di questo Governo, di questa maggioranza: criminalizzare ogni tipo di manifestazione, criminalizzare i giovani, criminalizzare il dissenso.
Ma quello fu solo l'inizio, perché poi a seguire c'è stata la legge del bavaglio ai giornalisti, quella contro gli ecoattivisti, il costante attacco alla magistratura e così via.
E quello che stiamo discutendo oggi, questo orribile decreto Sicurezza, è tra quelli però più pericolosi portati avanti da questo Governo.
Perché se la Camera approvasse, come purtroppo sarà, questo provvedimento, allora veramente potremmo ufficialmente parlare di Stato liberticida, di Stato di polizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E, colleghi, anche se noi come abbiamo ampiamente detto, voteremo convintamente contro questo provvedimento, anche se ci stiamo opponendo duramente qui in Aula, devo, Presidente, dirvi che per la prima volta mi sento veramente in difficoltà, perché mi vergogno solo di far parte di un Parlamento che possa partorire questa roba.
Perché io sono arrivato qui dopo aver portato avanti una militanza politica fatta di dissenso, di manifestazioni, di proteste. Insomma, colleghi della maggioranza, per voi oggi io sarei un criminale.
Dalla scuola, all'università, fino alla politica territoriale, ho imparato il valore del dissenso, dell'opporsi alle ingiustizie, di provare a lottare per i propri diritti e per quelli dell'intero territorio e questo, Presidente, lo si deve poter fare liberamente, all'interno sì del perimetro della legge, però quando la legge non diventa semplicemente il bastone del capo di turno, come sognate di fare invece voi.
Vedete, Presidente, molti della maggioranza, gli stessi che magari si sono lanciati anche in un saluto romano, o magari hanno a casa il busto di un piccolo dittatore, si spaventano quando qualcuno usa la parola lotta.
Ebbene, questi dovrebbero sapere che, proprio la contrapposizione politica, la contrapposizione sociale è ciò che nella storia ha portato in tutto il mondo all'allargamento dei diritti e delle libertà.
I provvedimenti come questo sono invece sempre stati quelli che hanno attaccato, hanno minato, hanno ridotto le libertà personali e sociali e questo è chiaro e palese in ogni riga di questo decreto.
Un provvedimento nostalgico, di un Governo che sogna la forza della legge imposta con il manganello e la punizione, che sogna imporre rigore e repressione nelle scuole, nelle università, nelle piazze. Insomma, fate propaganda e criminalizzazione di tutto: queste le vostre soluzioni, fino ad arrivare a proibire una pianta, non una droga, solo per un'insensata foga ideologica, incurante poi di far chiudere oltre 3.000 attività imprenditoriali. Questo state facendo.
E quindi ora se protesti in strada, in piazza, in una scuola e se lo fai, anche pacificamente, sei un delinquente. Se sei in carcere, i tuoi diritti vengono mortificati ogni giorno; se vivi in una cella con dieci persone e protesti, magari, semplicemente con uno sciopero della fame, sei un rivoltoso. Se credi che il Ponte sullo Stretto, o altre mega opere, siano solo un danno per il tuo territorio e quindi provi insieme ad altri cittadini ad opporti, allora sei un delinquente.
Se invece, addirittura, sei così pericoloso da bloccare un treno, allora sei il Ministro Lollobrigida (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), eh sì, un delinquente.
E con questo decreto Sicurezza voglio giusto far presente che oggi quindi potremmo dire che, ad esempio, Martin Luther King è stato un delinquente, che Nelson Mandela era un vero criminale, che addirittura Gandhi, con la sua non violenza attiva, andrebbe subito caricato su una camionetta della polizia.
Ma purtroppo non serve neanche provare a sdrammatizzare perché la vostra, non solo, è un'azione pericolosa, ma neanche originale.
Perché tutto ciò è già accaduto - in modo diverso, si intenda - nell'orrendo passato che vi portate dietro ed in ciò che sta accadendo, purtroppo, in tutte quelle zone del mondo che voi prendete proprio come modello. Colpire le voci critiche, i movimenti di piazza, reprimere attraverso pratiche autoritarie chi ha un'idea diversa della società, partendo - e non è un caso - proprio dall'attacco a uno dei luoghi massimi del pensiero libero e del pensiero critico, che è il mondo dell'università. Come ha fatto il vostro amichetto Orban, come sta facendo anche Trump e come avete fatto voi. In quest'Aula attaccate, ad esempio, gli insegnanti che portano avanti delle ricerche che non vi piacciono.
Insomma, la vostra è un'idea di società che conosciamo bene. Un'idea di società alla quale ci opporremo costantemente più che mai. Un'idea di società che ci fa paura e che continueremo, quindi, a combattere non solo in quest'Aula. Continueremo a farlo più che mai con la piena e totale consapevolezza di stare dalla parte giusta della storia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghe e colleghi di opposizione, banchi vuoti di maggioranza. Presidente, come al solito, quando ci troviamo in questi momenti - e ultimamente accade spesso - mi viene la voglia di fare dei ragionamenti, più che entrare nello specifico dettaglio delle questioni.
La domanda che mi pongo sempre, nell'azione umana, non è quello che accade, ma perché sta accadendo e come si è arrivati a quel che sta accadendo. Ho sentito mille definizioni: decreto “sicurezza”, decreto “insicurezza”, decreto “liberticida”, o quant'altro. Ma io lo chiamerei, Presidente, se vuole, decreto “percezione”. Qual è uno degli elementi legati al termine “sicurezza”, se non il concetto di percezione? La percezione è tale perché è quell'elemento che alimenta la paura. La percezione è tale perché è quell'elemento che alimenta la deterrenza. E allora, più che un decreto “sicurezza”, io credo, Sottosegretario Molteni, che voi abbiate scritto un decreto “deterrenza”. Perché scrivete un decreto “deterrenza” e come ci arrivate? Voi ci arrivate lentamente, ha avuto già modo di sentirmelo dire durante la discussione generale. Questo è un processo che io, le dico la verità, Sottosegretario - suo tramite, Presidente -, ho sempre immaginato che a tratti fosse figlio di insipienza politica. Ho commesso un errore, Sottosegretario. Ho commesso un errore di valutazione. Questa non è insipienza politica, questa è consapevolezza politica. È un progetto politico molto chiaro. E il progetto politico molto chiaro non è quello di dare maggiore sicurezza ai cittadini e alle cittadine di questo Paese, non è quello di andare a colpire le cose che non funzionano in questo Paese, ma il progetto vero è quello di smontare, pezzo dopo pezzo, il processo democratico.
Ma d'altronde, voi siete quelli che, ogni volta che si alza una voce di dissenso, la prima risposta che date è: se tu vuoi parlare, ti candidi, prendi i voti e allora hai facoltà di parlare. Come se il consenso, la legittimità popolare, fosse al di sopra dello Stato di diritto. E allora voi, come ho detto già, potevate scegliere la “governamentalità” di Foucault. Nel cuore più profondo, secondo me, aspiravate al Leviatano di Hobbes, ma poi alla fine vi siete accontentati di Chomsky e della teoria della rana e dell'acqua bollente. Perché - lo dico a chi ci ascolta ovviamente - se tu metti una rana nell'acqua bollente, la reazione è immediata: scatta e salta. Se tu, invece, la rana - pensi un po' Chomsky quanto era intelligente - la metti nell'acqua fredda e piano piano alzi la temperatura, la rana si sente comoda e rassicurata, quasi abbracciata da un processo di cambiamento, e più l'acqua bolle, più la rana è come se si addormentasse. Quando poi l'acqua bolle definitivamente, non ha più la forza e la capacità di reagire. Ed è esattamente quello che sta accadendo in questo Paese, perché avete iniziato con i decreti Rave party e nessuno ha detto niente, perché poi alla fine, giustamente, erano ragazzi che occupavano abusivamente - scusi, Sottosegretario, clandestinamente, perché anche l'utilizzo delle parole è fondamentale in questa situazione - e fondamentalmente facevano rumore. Avete proseguito in tutti i modi, delegittimando i giornalisti e tutto sommato nessuno ha detto niente. Quello dei magistrati era un tema classico. Fino a finire con i neo-gandhiani, cioè uno come Gandhi, con questo decreto, finirebbe in carcere. Altro che gli inglesi! Altro che l'impero britannico!
Ma soprattutto, avete finito, Sottosegretario, con la totale e completa assuefazione della funzione legislativa. Io ho posto la domanda durante la discussione generale, la pongo oggi e mi avvio a chiudere. Hanno ancora senso i deputati, i senatori, le senatrici, le deputate? Perché io credo che, da un lato, ci avete provato con l'autonomia differenziata e siete andati a sbattere, dall'altro, ci provate con questo. Il combinato disposto di tutto questo, sa che cosa produrrà, Presidente? Produrrà che, a un certo punto, qualcuno, con insistenza, come già accaduto nella storia, inizierà a mettere seriamente in discussione le Assemblee legislative, perché sono luoghi inutili, luoghi di parole, e perché serve essere fattivi, consequenziali e, probabilmente, scendere dalle vallate con un elmo con le corna e immaginare di essere barbari sognanti che hanno risolto i problemi della democrazia in questo Paese. Auguri! Auguri!
Ma io sono convinto che, prima o poi, se noi possiamo anche perdonarvi, il perdono del popolo italiano non lo riceverete mai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Quando un cittadino o una cittadina sente parlare di decreto Sicurezza si accende una speranza, perché magari pensa che stavolta davvero potrà cambiare qualcosa e magari potrà andare per strada senza paura, potrà andare al bancomat senza il terrore di essere rapinata, magari vedrà più presenza dello Stato. Questo è un diritto, quello alla sicurezza, che oggi, purtroppo, è sempre più negato. Questo non lo dico io, lo dicono i dati. I dati ci dicono che, negli ultimi anni, le violenze sessuali sono aumentate del 35 per cento, le rapine del 24, scippi e borseggi crescono, e i cittadini lo sentono e lo percepiscono. Infatti, 7 italiani su 10 ci dicono che hanno paura e che per loro la criminalità è aumentata nell'ultimo anno. Allora, che cosa ci dicono davvero questi numeri, al di là della statistica e dei sentimenti? Ci dicono una cosa chiara, e cioè che il Governo Meloni, sul tema della sicurezza, ha fallito e che gli slogan dei Meloni e dei Salvini, che ci hanno propinato per anni nelle TV, erano semplicemente vuoti e alla prova dei fatti non hanno retto. Ogni persona, ogni donna, ogni giovane che ha paura di uscire di casa e rinuncia a un qualcosa è la cifra del fallimento di Giorgia Meloni.
Noi non è che non ce l'aspettassimo, perché, quando si parla di sicurezza e quando si fanno politiche che riguardano la sicurezza, servono due cose, due condizioni: serietà e concretezza. Giorgia Meloni non sa proprio cosa siano. Queste due parole non sono all'interno del suo vocabolario e ce lo dimostrano ancora una volta - l'ennesima, Presidente - con questo decreto. In questo decreto c'è proprio l'uso più pericoloso e distorto del concetto di sicurezza. Questo Governo, con questo decreto, confonde il diritto a sentirsi sicuro con la propaganda. Confonde la giustizia con la repressione.
Confonde l'ordine con l'eliminazione del dissenso. E allora cosa succede? Succede che questo Governo decide di punire, ad esempio, chi protesta e magari blocca la strada perché sta manifestando per tutelare un suo diritto o il suo posto di lavoro, e mi vengono in mente qualche giorno fa i lavoratori dell'ex Ilva, che hanno bloccato una statale perché volevano l'attenzione di un Governo che non li ascoltava. E niente, il problema sono loro e quindi vanno puniti con un reato. Questo pugno di ferro, che a questo Governo piace tirare fuori sempre e solo sui fragili, però, e quindi nuovi reati come la rivolta nei CPR e nelle carceri, anche qui si va a colpire la resistenza passiva.
Ma sulla vera emergenza, e cioè le condizioni disumane delle carceri, niente, zitti, proprio il silenzio. Il silenzio di fronte a 90 suicidi, a oltre 2.000 tentativi che ci sono stati, e tra questi ci sono anche agenti di Polizia penitenziaria, costretti a lavorare in condizioni impossibili, difficili, complesse. E cosa arriva da parte del Governo? Silenzio. Però un'altra categoria con cui questo Governo ama prendersela, anche in questo decreto - non è la prima volta - sono i poveri, perché per Giorgia Meloni la povertà è una colpa. Allora mi chiedo: ma avete mai parlato con una madre di 2 figli che rischia lo sfratto e non sa dove andare?
No, perché, se lo aveste fatto, e a me è successo più volte, purtroppo, quando ero sindaca, forse un briciolo di umanità sarebbe emersa. E allora non avreste fatto quello che avete scritto con questo decreto, dove prevedete fino a 7 anni di carcere per chi occupa un alloggio, equiparando gli abusivi a chi è vittima di emergenza abitativa, famiglie sfrattate, spesso con minori, senza alternative. E attenzione, la vigliaccheria: questo reato ve lo inventate dopo avere lasciato vuoto, vuoto, anzi, svuotato per 2 anni il Fondo per l'affitto per le morosità incolpevoli. E poi arriva a Giorgia Meloni che dice che, grazie a questo decreto, iniziano finalmente gli sgomberi, come se prima non ci fossero mai stati gli sgomberi e in questo Paese servisse questo decreto per fare gli sgomberi.
Ma chi volete prendere in giro? Ma veramente pensate che le persone non sanno come funzionano gli sgomberi? Davvero pensate che non ci siano persone che hanno fatto gli amministratori, che hanno fatto il sindaco e che hanno vissuto le difficoltà e i drammi, anche emotivi, del fare uno sgombero? Il problema non sono le leggi, il problema è l'ideologia; l'ideologia che a destra impedisce, ad esempio, di toccare CasaPound, perché quelli non vanno sgomberati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e l'ideologia che anche a sinistra ha fatto sorvolare su alcune frange anarchiche. E lo dice una che gli sgomberi li ha fatti.
Ho liberato occupazioni abusive e campi rom senza i manganelli, ho liberato dall'illegalità luoghi abbandonati a loro stessi da anni, nella disperazione dei cittadini, come l'asilo occupato da anarchici per cui oggi sono ancora sotto scorta. Ma niente, niente, a voi questo non interessa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), voi andate avanti solo con la propaganda. Allora, se questo fosse davvero un decreto Sicurezza, Presidente, troveremmo ben altro. Troveremmo il sostegno alle Forze dell'ordine, assunzioni, soldi veri per pagare gli straordinari, un contratto nuovo decente, che faccia il pari con l'inflazione.
Ma no, a voi non interessa niente di tutto ciò. Se fosse davvero un decreto Sicurezza, troveremmo interventi per il decoro urbano, per la riqualificazione degli spazi, perché la sicurezza - non mi stancherò mai di dirlo, perché l'ho vissuto nella mia città - è una strada illuminata, un quartiere che non è lasciato al buio. E invece voi fate l'opposto, addirittura tagliate i fondi ai comuni, che sono quelli che possono agire sul territorio per rendere gli spazi più vivibili, e quindi più sicuri. Se fosse davvero un decreto Sicurezza, ci troveremmo interventi per garantire la certezza della pena e non un reato scritto sulla carta, ogni giorno vi inventate un reato.
Ma a cosa serve un reato se poi non siamo in grado di garantire la certezza della pena? Ma come si sente un cittadino che vede una retata sotto casa, che magari prende gli spacciatori, e 24 ore dopo quegli spacciatori sono di nuovo lì? Così la sfiducia nello Stato e nelle Forze dell'ordine aumenta e non è certo colpa di quelle Forze dell'ordine. Ma niente, voi siete ipocriti. Presidente, questo decreto è ipocrita, ed è il tratto distintivo di questo Governo. È la stessa ipocrisia di chi blatera di patria, ma poi obbedisce agli ordini degli americani, fa gli interessi dei tedeschi con le armi, e gli unici che non vanno a vedere vantaggi dalle politiche di questo Governo sono i cittadini italiani.
È la stessa ipocrisia di chi parla di natalità e si riempie la bocca di natalità, ma poi taglia sulle scuole, sugli asili nido. È l'ipocrisia, Presidente, di chi si riempie la bocca di lavoro e poi difende la precarietà, anzi, cerca di aumentarla, ad esempio con i voucher, e poi ignora le morti sul lavoro e volta le spalle ai giovani, come fate con questo decreto sulla canapa, che sono imprenditori giovani che si sono messi in gioco, e voi gli voltate le spalle e gli togliete il lavoro.
È l'ipocrisia, Presidente, di chi parla di pace, si riempie la bocca di pace nei salotti televisivi, sui giornali, qui in Aula, con parole ipocrite, ieri il Ministro Tajani, ma poi vende armi a Israele e non ha nemmeno il coraggio qui di nominare una volta, come ha fatto ieri il Ministro Tajani, Netanyahu e dire quello che è, e cioè un criminale di guerra che va perseguito e condannato per quello che sta facendo, che è un genocidio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Siamo ormai, Presidente, al terrorismo di Stato. E allora noi non possiamo che votare contro un decreto che è un provvedimento che purtroppo è un bruttissimo segnale. Ma la battaglia non finisce qui, perché noi continueremo a stare a fianco di quei fragili, noi continuiamo a stare a fianco delle Forze dell'ordine, continueremo a stare a fianco dei produttori della canapa, di tutte quelle persone che voi state tradendo con questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferrari. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, una cosa ormai è sotto gli occhi di tutti, che questo Governo sta cercando di trasformare la nostra democrazia in una democratura. Dietro alla forma di un provvedimento che avete chiamato furbescamente decreto Sicurezza si nasconde una sostanza di un “decreto repressione”, ma sappiate che i cittadini e le cittadine non ci credono più alla favoletta che li state proteggendo e assicurando loro sicurezza, mentre li private dei diritti fondamentali, come quello a manifestare. Non ci credono più. Il re è nudo e i primi ad accorgersene sono stati i giovani.
Avete iniziato questa legislatura con la penalizzazione dei rave party, avete proseguito con provvedimenti liberticidi come Cutro, Caivano, decreti Immigrazione, avete aggiunto 48 nuovi reati al codice penale da quando governate e nessuna prova che questo abbia aumentato il livello di sicurezza personale dei cittadini, anzi, i dati del Ministero dell'Interno confermano proprio che non è così.
Ma se c'è qualcuno che si è accorto che state cercando di imporre ordine e disciplina, sono proprio le nuove generazioni. Lo hanno capito forte e chiaro sui propri corpi gli studenti, per lo più minorenni, che l'anno scorso a Pisa e a Firenze manifestavano per la pace in Palestina e sono stati manganellati. Il Presidente Mattarella riprese allora il Ministro dell'Interno perché “con i ragazzi i manganelli sono un fallimento”, disse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ma Piantedosi ha avuto l'ardire di venire in quest'Aula e dire che quei manganelli sono il fallimento sì, ma delle famiglie e della scuola, totalmente incapace di leggere i fenomeni e di riconoscere che l'autorevolezza delle Forze dell'ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza e, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni, come ha detto il Presidente della Repubblica. Che cosa hanno capito, colleghe e colleghi, questi ragazzi e ragazze, i nostri giovani più attivi e impegnati?
Che voi, con questo decreto, legalizzate la repressione del dissenso dentro un sistema democratico. Cosa credete, che i nostri ragazzi non conoscano la storia della repressione del dissenso nelle dittature? Perché sono i regimi, com'è stato quello fascista, le dittature autoritarie che hanno paura delle libere espressioni dei cittadini e delle cittadine, non le democrazie. Cosa dimostrate oggi a questa bella gioventù? Che il Governo Meloni ha sottratto al Parlamento un provvedimento corretto perfino dal Presidente della Repubblica per incompatibilità con la nostra Costituzione.
E lo avete fatto perché? Perché c'era l'urgenza di affrontare pericoli gravi e imminenti per la sicurezza pubblica. Quali? Quelli rappresentati da una ventina di donne, con altrettanti bambini piccoli, da assicurare alle pubbliche galere? Oppure dai produttori di canapa industriale, che potrà essere importata, ma non prodotta? O dagli operai disperati delle fabbriche in crisi? O dai comitati che contestano opere pubbliche assurde e di grande impatto territoriale e finanziario? O ancora, dai liceali che manifestano per la pace o il clima?
O quelli che voi condannate per rivolta se fanno resistenza passiva alle condizioni disumane che vivono nei CPR? Dunque, gli italiani saranno così salvi, protetti e staranno meglio? Che cosa vedono i giovani e le giovani di questo Paese? Che lo state trasformando, norma dopo norma, provvedimento dopo provvedimento, in una democrazia autoritaria, con la limitazione forzata di libertà fondamentali e collettive, per cui il dissenso non è proprio proibito ma semplicemente ne viene legalizzata la repressione. Per fingere di garantire sicurezza personale ai cittadini li state privando di libertà fondamentali, facendo leva subdolamente sulle paure, sull'insicurezza di questo periodo storico così incerto, in cui sfruttate in modo fraudolento il timore per un futuro imprevedibile al fine di fare leggi classiste, che se la prendono sempre con i più fragili, non certo con i ricchi evasori fiscali, inventandovi 14 nuovi reati e nove aggravanti, ma non prevedendo nemmeno un euro in questo provvedimento per nessuna - dico nessuna - azione di prevenzione, né di contrasto alla criminalità vera e organizzata.
Infine, avete anche rifiutato di assumervi la responsabilità degli esiti di queste decisioni, bocciando tutti i nostri ordini del giorno che vi chiedevano di venire in quest'Aula e dire quali risultati queste vostre norme demagogiche e repressive porteranno in termini di vantaggio ai cittadini e alle cittadine. Non siete venuti, non avete accettato di venire, perché sapete che non ci sarà alcun vantaggio, ma solo più paura e repressione.
State per approvare una legge ignobile, colleghi e colleghe, e ipocrita, che mistifica la realtà sulla sicurezza e dimostra quanto siate vigliacchi nel lanciare il sasso e nascondere la mano, con una norma indegna per la nostra storia democratica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO (M5S). Sgombrerei subito il campo da ogni possibile dubbio, perché in questi giorni abbiamo sentito di tutto. Abbiamo sentito sbandierare presunti traguardi da questo Governo, dicendo che qualcuno - cioè loro - sarebbe dalla parte della sicurezza e tutti gli altri, invece, chissà da che parte stanno. Allora, diciamocela tutta: questo decreto niente ha a che fare con la sicurezza. Questo Governo ha un solo obiettivo con questo decreto, quello di criminalizzare il dissenso politico, quello di silenziare le proteste pacifiche dei cittadini, quello di togliere ogni spazio di agibilità politica anche alle proteste pacifiche. Questo è l'unico scopo di questo Governo e intorno, per impacchettare il tutto, ci ha messo un po' di slogan, qui è lì, che hanno trasformato in reato senza alcuna visione organica, senza alcun filo conduttore tra tutte le norme intervenute, senza alcun filo conduttore con quello che è il codice penale, perché veramente è saltato un equilibrio tra le norme: si prevedono pene che equiparano dei reati che introduce questo decreto e si introducono aggravanti che, però, fanno davvero inorridire.
Ovviamente non mi sorprendo, perché questo Governo, da quando si è insediato, ci ha abituato a questa continua propaganda, a questa continua inconsistenza e a questa imperterrita volontà di continuare a rimanere al Governo senza prendere in mano una - dico una - delle esigenze e delle risoluzioni ai problemi delle persone che vivono in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo sicuramente l'hanno fatto: campioni nell'arte di scappare dalle proprie responsabilità.
Vede, io mi chiedo: con questa approvazione del decreto, quando torneremo a casa la sera e abbiamo paura di essere seguite, abbiamo paura di un uomo che cammina alle nostre spalle, quando torniamo magari con il taxi sotto casa e chiediamo di aspettarci fino a quando non siamo entrate nel portone, quando abbiamo timore perché c'è qualcuno che ci perseguita, secondo lei, con questo decreto avremo meno paura e saremo più sicure? O, invece, avete deliberatamente deciso di non prendere in carico un problema strutturale di questo Paese, in cui si uccidono donne quasi ogni giorno, che è quello dei femminicidi e delle violenze di genere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Se veramente aveste voluto prendere in carico uno dei problemi più importanti in questo Paese riguardo alla sicurezza, avreste dovuto cominciare proprio da lì, ma continuate a ignorarlo. Guardi, i numeri sono impietosi da inizio dell'anno. Oggi, però, siamo in quest'Aula portandoci sulle spalle il peso di altri femminicidi: quello di Martina, che è stata uccisa barbaramente a 14 anni dal suo ex fidanzato - femminicidio, così si chiama - e quello di Fernanda, perché arriva da poche ore la notizia che anche Fernanda Di Nuzzo è stata uccisa da suo marito; aveva 61 anni.
Allora, vede, io veramente inorridisco davanti al fatto che si pretenda di voler chiamare questo decreto “sicurezza” e poi, però, della sicurezza non se ne occupa affatto; inorridisco quando sento il Ministro Valditara dare la colpa dei femminicidi alle persone migranti; inorridisco quando la Ministra Roccella ci dice, ancora oggi, che il problema non è la mancanza di educazione sessuo-affettiva nelle scuole, quando vediamo che si è abbassata drammaticamente anche l'età di chi viene uccisa e di chi uccide (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Guardate che c'è un limite oltre cui se si sceglie di girare la testa dall'altra parte, come voi state facendo, la violenza la si legittima. Capisco che forse la vostra risposta, se volessimo ascoltare il Ministro della Giustizia, è che probabilmente al prossimo decreto ci verrete a dire che per creare maggiore sicurezza e combattere le violenze di genere converrà costruire più chiese e farmacie in cui rinchiuderci e in cui ci dobbiamo andare a riparare, visto e considerato che niente state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Vede, poi, oltre al danno, la beffa. In questo decreto - proprio per parlare di slogan, per dirci quanto veramente siete entrati a gamba tesa e avete voluto creare un pasticcio, quello che è veramente e incredibilmente un obbrobrio, un decreto a cui noi in questi giorni abbiamo cercato di porre rimedio, se vogliamo dire così, per quanto veramente fosse irricevibile dalla prima all'ultima riga - io mi chiedo: secondo voi, quando avete introdotto l'aggravante per cui un reato diventa più grave se commesso all'interno di una stazione, di un convoglio o nelle vicinanze di una stazione - e neanche si definiscono quali sarebbero queste vicinanze - se qualcuno mi molesta, mi aggredisce e commette stupro all'interno di una stazione è più grave che se lo fa sotto casa mia o sul luogo di lavoro? Ma qual è la ratio? Me la spiegate? Non c'è nessuna ratio, questa è la verità. L'unica è la vostra campagna elettorale, l'unica è voler mentire al Paese dicendo che qualcosa state provando a farla. Sappiamo benissimo, però, che non è così.
Lo sanno bene anche quegli imprenditori e quelle imprenditrici, quei ragazzi e quelle ragazze, che hanno scelto di restare nel nostro Paese, che hanno scelto di investire e che hanno scelto di crederci, nonostante l'incertezza normativa che da tempo pesa nel nostro Paese per quanto riguarda la coltivazione di cannabis. Voi siete entrati a gamba tesa e senza neanche prevedere un periodo di transizione con quest'inspiegabile decisione di rendere illegale la cannabis light, che altro non è che la vendita di infiorescenze che hanno un contenuto di THC inferiore allo 0,2 per cento, che è il limite sotto il quale non si può parlare di sostanza psicotropa e non si può parlare di effetto drogante. E voi cosa avete fatto? Avete deciso di calpestare completamente le loro vite, di ignorare completamente i loro bisogni e di chiudere quelle attività, gettando in disperazione imprenditori e imprenditrici. Ma, del resto, siete il Governo che volta la faccia dall'altra parte di fronte a un Paese che è in caduta libera e che conta 26 mesi consecutivi di crollo industriale. Quindi, non c'è neanche troppo da sorprendersi, purtroppo.
Guardi, le dico un'altra cosa: se veramente aveste voluto occuparvi di sicurezza, con questo decreto avreste dovuto fare proprio l'opposto: non criminalizzare la cannabis light, ma combattere le mafie e legalizzare la cannabis light (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma voi, della lotta alle mafie, di combattere i crimini dei colletti bianchi non avete nessuna intenzione, perché siete classisti anche in questo, profondamente classisti.
Allora, guardate, noi veramente ci opporremo fino all'ultimo minuto, cercheremo di combattere questa vostra visione assolutamente indegna delle istituzioni - di usarle, le istituzioni, per la vostra propaganda elettorale - e voteremo convintamente no a questo decreto, sapendo che la nostra lotta continuerà in ogni modo in questa sede per poter combattere queste leggi che avete introdotto non facendo assolutamente…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
GILDA SPORTIELLO (M5S). …alcuna distinzione e calpestando anche i diritti dei bambini e delle bambine pur di fare la vostra propaganda ideologica, e penso alle detenute madri. Veramente, vergognatevi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.
MATTEO MAURI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ma, guardate, di questo decreto si è detto molto in questi giorni, in queste notti, in queste settimane, in questi mesi di discussione. Si è detto molto anche del ddl che, come sappiamo, non è altro che una fotocopia di quello che è arrivato in Aula in discussione.
Cioè, stiamo parlando di un provvedimento che era stato messo nelle mani del Parlamento circa un anno e mezzo fa. Si è detto molto, e devo dire che molte delle cose che sono state sostenute qua, e cioè il fatto che sia un provvedimento pericoloso, che metta a pericolo una parte rilevante del funzionamento democratico, che abbia degli elementi liberticidi al proprio interno, che contenga delle norme di inumanità assoluta - spesso citiamo quella delle detenute madri ma non è solamente questo -, che sia stato costruito con una modalità che impedisce di aggredire veramente il fenomeno - tema della sicurezza su cui tra poco veniamo - provando a fare un'operazione di carattere propagandistico, ecco io penso che questa cosa sia assolutamente vera.
Guardate, io non lo dico per partito preso, non lo dico perché devo per forza fare la parte dell'opposizione, lo dico e lo abbiamo detto - e anche nelle motivazioni si capisce questa sincerità della nostra posizione - perché lo pensiamo sinceramente. Cioè, noi siamo veramente convinti che il provvedimento che avete fatto non risolva uno, che sia uno, dei problemi veri che vivono i cittadini e le cittadine italiani, anche sul tema della sicurezza, perché voi avevate e avete in testa, purtroppo ce l'avete sempre, esclusivamente un'operazione politica ed elettorale sostanzialmente di propaganda.
E perciò cosa avete fatto? Avete identificato delle questioni che potrebbero essere - diciamo così, lo diceva un collega gli scorsi giorni - tradotte come un programma di Retequattro, mettiamola così. Cioè: definisco alcune cose che possono impattare sull'opinione pubblica, da chi chiede la carità nella metropolitana piuttosto che altre tipologie come quella delle truffe agli anziani o dell'occupazione degli immobili, e ci costruisco sopra un racconto tutto a favore di telecamere, che in realtà innova o niente o pochissimo rispetto all'esistente, per cui non dà strumenti ulteriori per intervenire su quei fenomeni, ma mi presento come quello che: prima di lui non c'era niente, siamo arrivati noi e risolviamo tutto.
Tra l'altro, questa cosa si scontra, permettetemi, anche con un aspetto molto banale, e cioè: non è esattamente la prima volta che siete al Governo, ci siete stati per tantissimo tempo, o in questa formazione o in altre formazioni, per cui fate anche, diciamo così, un'accusa nei vostri confronti se sostenete che fino a oggi nessuno avrebbe fatto niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ora, non è così: cioè, ci sono già degli strumenti normativi adeguati per occuparsi di queste materie. Perché, guardate, bisogna intervenire dal punto di vista normativo, soprattutto della normativa penale, quando? Quando ci sono fenomeni nuovi, e accade: prendete, per esempio, ciò che accade sulla rete, sul web, con lo sviluppo di nuove tecnologie e spesso e volentieri ci si trova di fronte a dei fenomeni nuovi. Penso, che so, ai ransomware, no? A richieste di riscatto per quando c'è il sequestro di alcuni dati informatici. Quello è un elemento nuovo che ha bisogno di un intervento, ma in tutti gli altri casi, quasi tutti gli altri casi, non c'è bisogno di inventarsi nuovi reati, magari cancellando quelli vecchi - avete fatto anche questo - o di aumentare le pene.
Aumentare le pene, di per sé, non serve a nulla. Mi dispiace ma è così, serve solo a prendersi un titolo di giornale ma non interviene in nessun modo né sulle cause - ci vengo tra pochissimo - né sulla motivazione dei criminali: cioè, non è perché prendo un anno in più o rischio un anno in più che allora non commetto quel crimine. Non è così. Guardate, se fosse così sarei d'accordo con voi, non avrei nessun dubbio, perché a noi sta a cuore la sicurezza, l'incolumità fisica dei cittadini esattamente come sta a cuore a voi, né più né meno. Siamo solamente convinti che questa non sia assolutamente la strada giusta. Cioè, quello che abbiamo chiamato “panpenalismo emozionale” è esattamente questo: invento nuovi reati, metto nuove pene perché so che questo ha un impatto sull'opinione pubblica. Vale il tempo del tweet, vale il tempo del titolo sul giornale, non vale nulla di più.
Ora, guardate, qui c'è un aspetto su cui mi sento di soffermarmi un attimo, che è quello della sicurezza: cioè, qua spesso abbiamo citato la sicurezza ma non l'abbiamo mai analizzata. Vi dico come la vedo io: cos'è la sicurezza? La sicurezza è un bene comune primario che noi dobbiamo tutelare in tutti i modi, ed è un bene comune primario ad alto valore sociale. Perché dico questo? Perché la sicurezza porta con sé un elemento di qualità della vita, di tutele di garanzie dei cittadini, che impatta sicuramente sull'integrità dei cittadini e dei loro beni ma anche sulla libertà, perché se io non mi sento sicuro, io mi limito nella mia libertà e in quella limitazione io produco anche, come conseguenza, un aumento vero dell'insicurezza. E guardate che a me è chiaro che giocare sulla sicurezza può dare un dividendo dal punto di vista elettorale. Perché lo può dare? Perché se noi guardiamo l'oggetto a cui si riferisce, l'oggetto politico di chi usa la sicurezza in maniera strumentale non è l'insicurezza ma è la paura; è provare a usare la paura, la paura dei cittadini. E la paura, a sua volta, invece, è un'emozione primaria e transitoria che incide tantissimo sulla vita di ognuno, che ci condiziona molto, okay? L'ansia e la paura sono due elementi che rischiano di condizionare pesantemente la vita sociale e la vita individuale.
Ora, per chiudere, noi riconosciamo queste paure, cerchiamo di capirne fino in fondo le ragioni, cerchiamo col nostro agire politico, quello che mettiamo in campo quando siamo al Governo piuttosto che quando siamo al governo dei comuni - e finisco, Presidente -, di stare vicino alle persone ma a dare risposte che rimuovano le cause.
Il tema è intervenire in chiave sicuramente di controllo e per perseguire i reati, ma anche per fare prevenzione. Prevenzione sociale, e cioè occuparsi di marginalità, okay? Di marginalità e di disagio per provare a prosciugare le ragioni di quella situazione - non per sfruttarle - , da un lato e, dall'altro, per provare a dare delle risposte che siano, come dire, utili nel tempo, che producano degli effetti. Questo io penso - noi pensiamo - che sia la risposta a una domanda vera, e che invece la risposta non debba essere, non possa essere e sia sbagliato che sia semplicemente il tentativo di sfruttarla dal punto di vista politico, perché questo, oltre a essere sbagliato, è anche indegno e porta con sé delle responsabilità e delle conseguenze di cui io speravo che nessuno si volesse macchiare, invece quello che sta accadendo dimostra esattamente il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo, ancora una volta, davanti a un'Aula svuotata dalla sua maggioranza a discutere un provvedimento che porta il marchio inconfondibile, appunto, di questo Governo: quello dell'autoritarismo sterile, della propaganda spacciata per politica della repressione che camuffa l'incapacità di governare.
Sono passati quasi tre anni dall'insediamento del Governo Meloni, tre anni in cui l'unico tratto distintivo che hanno dimostrato, Presidente, è l'ossessione per il controllo e la punizione. Il decreto Caivano, il decreto Rave, i vari decreti sicurezza, i provvedimenti emergenziali sulle migrazioni: un rosario di norme che hanno un solo comune denominatore. ossia la repressione e, più in generale, la limitazione della libertà.
Ma c'è qualcosa di ancora più grave della natura stessa di questi provvedimenti. Mi riferisco al fatto che nessuno di essi ha mai prodotto i risultati annunciati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); anzi, spesso e volentieri, Presidente, l'effetto è stato esattamente l'opposto.
Basti guardare ai dati pubblicati annualmente anche su Il Sole 24 Ore: gli episodi di criminalità nelle città italiane sono in costante aumento e, con essi, cresce l'insicurezza, nonostante o forse proprio a causa della vostra linea dura, che di duro ha solo la facciata.
Sul fronte dell'immigrazione, gli sbarchi nel 2025 sono già superiori al 2024. È nettamente peggiore rispetto al 2022. Altro che blocco navale! È un fallimento clamoroso sotto gli occhi di tutti, tranne che dei vostri, evidentemente.
Mentre continuate a fare propaganda sul tema della sicurezza, il Paese affonda nella precarietà, nella povertà diffusa e nella sfiducia. In questi 31 mesi di legislatura, non ci avete mai portato un provvedimento che guardasse al futuro, mai. Ci avete chiesto di approvare solo misure tampone, pensate, per inseguire le emergenze, mai per prevenirle. I conflitti armati, le calamità naturali, il caro bollette, le immigrazioni, vari fatti di cronaca, sempre emergenze, sempre corse ai ripari! Siete pompieri, ma senza acqua! Sempre in ritardo, sempre con strumenti spuntati!
Ma cosa possiamo aspettarci dal Governo delle contraddizioni! Un Governo che si professa patriota, ma che poi è il primo a genuflettersi davanti alle linee di Bruxelles e Washington. Siete patrioti a parole, ma siete complici del piano di riarmo europeo, che porterà alla riconversione militare delle nostre imprese, ma siete anche quelli della rinuncia sistematica a qualsiasi sovranità industriale, energetica, economica e ambientale. Vi professate giustizialisti, ma difendete leggi garantiste a correnti alterne. Vi dite amici delle imprese, ma, in quasi tre anni di Governo, non avete nemmeno pensato a uno straccio di piano industriale e, soprattutto, vi dite dalla parte dei cittadini, ma continuate ad approvare leggi che ne limitano la libertà di espressione, di manifestazione e, ora, persino di coltivazione.
Sì, colleghi, parlo del tanto discusso articolo 18 di questo decreto, che è diventato l'emblema perfetto del vostro modo di fare politica ideologica, ignorante e dalle conseguenze devastanti. Con questa norma, il centrodestra ha scelto di colpire un intero settore produttivo: la filiera agroindustriale della canapa, di infliggere un duro colpo alle nostre aziende, ai nostri lavoratori, ai nostri agricoltori. Un provvedimento contro l'Italia, contro le imprese italiane, ma, soprattutto, contro il made in Italy, che, a parole, vi vantate di difendere.
Soltanto l'altro ieri, la Presidente Meloni ha dichiarato a Confindustria di voler puntare sul made in Italy. Balle! È puntare sul made in Italy distruggere per bieca ideologia l'eccellenza industriale italiana nella lavorazione della canapa? Vietare l'uso delle infiorescenze anche a scopo industriale è un'assurdità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Significa bloccarne la lavorazione e la trasformazione. Significa mettere in ginocchio migliaia di aziende, limitandone ingiustificatamente la libertà di iniziativa economica prevista dalla nostra Costituzione.
Presidente, vorrei leggere, in quest'Aula, uno dei tanti messaggi ricevuti da un imprenditore del settore: “solo io ho 13 dipendenti a casa da quasi due mesi, affitti, rate, tasse da pagare. Hanno regalato i nostri introiti ai competitori europei, che potranno spedire giustamente fiori di canapa in Italia”.
Questo è il risultato concreto del vostro articolo 18. Non la sicurezza, non la salute pubblica, ma decine di migliaia di famiglie senza stipendio, migliaia di aziende italiane che perdono quote di mercato a favore di produttori stranieri!
Secondo uno studio dell'Unione europea, il mercato europeo della canapa raggiungerà oltre 3,2 miliardi di euro nel 2025. E lo sa, Presidente, le superfici coltivate sono in crescita in tutta Europa e, in Italia, il settore già oggi vale 2 miliardi di euro, conta 30.000 lavoratori, 3.000 imprese italiane e un più 25 per cento annuo di fatturato e occupazione. Numeri che, evidentemente, non vi riguardano, visto che ne state decretando la definitiva paralisi.
Solo una cieca ideologia può arrivare a questo. Avete colpito un settore competitivo in crescita, rispettoso delle regole, avete fatto un regalo enorme ai competitor europei.
Questo provvedimento è un insulto al buonsenso, un atto di guerra contro l'agricoltura innovativa e un atto di ostilità verso chi crede ancora all'Italia.
Dopo l'estate, cominceremo a discutere su quello che sarà il quarto bilancio di questa legislatura, e la domanda sorge spontanea: quali sono i risultati che avete portato a casa per il Paese? Quali misure lo proiettano nel futuro? Quali garanzie date alle imprese e alle famiglie italiane? Quale futuro immaginate per i nostri figli? La verità è che non sapete dove state andando e, purtroppo, state trascinando con voi anche il Paese.
Il MoVimento 5 Stelle voterà contro, con fermezza, questo decreto, e contro questo modo di fare politica, contro la politica delle emergenze e delle bandiere ideologiche, della repressione senza soluzioni.
PRESIDENTE. Concluda.
EMMA PAVANELLI (M5S). Il nostro voto è “no”, perché questo decreto non difende la sicurezza, ma l'insicurezza dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ma, un po' mi dispiace che vada via il Sottosegretario Molteni, con cui so di avere un ottimo rapporto, e, quindi, lo ringrazio, se attende. Poi, non me ne voglia, ma se ci fosse stato anche il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, il quadro si completava, anche perché, direi che per metà è padre, se non di più, di questo decreto, quindi, sarebbe stato giusto vederlo seduto in quei banchi.
Ma, dopo la Capigruppo di oggi, abbiamo anche capito qual è stata la fretta che c'è stata nel trasformare un DDL sicurezza in un decreto Sicurezza. Lo abbiamo capito, perché, finalmente, si è palesato di nuovo il gioco delle tre carte o, se vogliamo, il furore ideologico senza limiti con cui ormai questa maggioranza gestisce non solo il Parlamento, ormai esautorato dei propri compiti, delle proprie prerogative, direi anche della propria iniziativa parlamentare, ma abbiamo capito perché c'era questa fretta. C'era questa fretta perché siamo già tornati al mercanteggiamento, che è un po' l'iniziativa che tiene insieme la coalizione di destra.
Allora, siccome la Lega aveva dovuto rinunciare all'autonomia differenziata - letteralmente smontata dalla Corte costituzionale - ha preteso di avere, con una certa fretta, il decreto Sicurezza e questo è il motivo per cui è stato trasformato in un decreto-legge ed oggi ci troviamo a discutere su un decreto-legge che, in tutta fretta, andrà al Senato per l'approvazione.
Ma abbiamo anche capito, oggi, con la Capigruppo, cosa pretendevano gli altri due: allora, Forza Italia ha ottenuto la tagliola, la riduzione del dibattito e l'incardinamento in Aula, in fretta e furia, di una riforma costituzionale. Lo voglio ribadire: una riforma costituzionale che, per la prima volta nella storia della Repubblica, viene presentata senza un minimo di modifica, blindata, come ci è stato detto dallo stesso Ministro Nordio e dalla Presidente del Consiglio Meloni, blindata a tal punto che non l'ha potuta modificare l'opposizione né, tanto meno, la maggioranza. E che cosa ha ottenuto, invece, Fratelli d'Italia?
Ebbene, Fratelli d'Italia ha ottenuto l'incardinamento del premierato. Quindi, tutto si è completato, il quadro ci è chiaro: il premierato per Fratelli d'Italia, la separazione delle carriere per Forza Italia, il decreto Sicurezza, visto - ripeto - che non poteva più ottenere l'autonomia differenziata così come l'aveva immaginata, alla Lega.
C'è da dire, però, che tutte queste esigenze, condite di furore ideologico, di bandierine da sventolare, di una certa idea di società autoritaria e liberticida, non hanno nulla a che vedere con i bisogni reali dei cittadini, a cui nessuna di queste tre riforme dà una risposta, neppure il decreto Sicurezza. Perché il decreto Sicurezza contiene tanta propaganda, contiene tanti slogan, contiene tante norme la cui attuazione e applicabilità non è un problema. Perché, come abbiamo capito, l'obiettivo di questa maggioranza e, in particolare, del Ministro Nordio, è quello di fare propaganda e panpenalismo emozionale. C'è un problema? C'è un reato? I giovani sono diventati più cattivi? Facciamo il decreto Caivano. C'è qualcosa che non va nelle periferie? Facciamo le zone rosse. C'è qualcosa che non va rispetto agli immigrati? Togliamogli le SIM intanto e mandiamoli nei CPR, dove non ha nessun senso che stiano, visto che stanno lì non per quello che hanno fatto, ma per quello che sono.
Non si è mai vista una cosa del genere, come non si sono mai visti quei reati in cui vieni colpito e vieni punito non per la condotta che hai tenuto, contro le regole - una condotta, ovviamente, che avrebbe portato ad una pena -, ma vieni punito a seconda del luogo in cui ti trovi per commettere quel reato, senza pensare, poi, a tutti gli aspetti di illegittimità costituzionale. Noi ve l'abbiamo detto in tutti i modi, ma ve lo ribadirà la Corte costituzionale. Sono già tante le procure che inizieranno a presentare una richiesta di verifica della legittimità costituzionale. Pensiamo anche solo alla resistenza passiva: non si è mai visto che una resistenza passiva comporti quelle pene così forti, così ampie, come non si è mai visto che per un blocco con il proprio corpo vi sia una sanzione penale, mentre se lo faccio con un trattore vi sia una sanzione amministrativa. Non si è mai vista questa sproporzione. Come, perdonatemi, non si è mai visto che un decreto-legge venga fatto e pubblicato alle 00,01 del 12 aprile, contenendo 14 nuovi reati, nuovi inasprimenti di pena, altrettanti aumenti di pena di reati già esistenti. Dov'è la conoscibilità della norma e del comportamento da parte degli autori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Cioè, quelli che fino a quel momento prima mettevano in atto condotte che non comportavano sanzioni penali, oggi vengono colpiti, alle 00,01, perché è diventata norma penale.
Insomma, non c'è assolutamente un senso, e lo abbiamo detto ieri e lo abbiamo ribadito in queste ore, in questa notte. Noi vi abbiamo tenuti qui perché vogliamo che comprendiate fino in fondo che rappresentate un pezzo, neppure maggioritario, del Paese e che c'è un Paese che guarda, invece, con fatica ai problemi reali, tra cui c'è anche la sicurezza, che non vengono in alcun modo risolti da un decreto che non prevede un euro. È tutto ad invarianza finanziaria. Le assunzioni sono ad invarianza finanziaria, tra l'altro assunzioni che non tengono conto neppure delle quiescenze, così come non c'è nulla sulla rigenerazione urbana, non c'è nulla sulla prevenzione.
Tutto avviene nella fase patologica, quando le cose sono già avvenute. Questa non è sicurezza, questo vuol dire semplicemente lavarsi la coscienza, questo vuol dire furore ideologico e questo vuol dire semplicemente andare in TV e dire che hai fatto qualcosa. Ma cosa hai fatto? Hai solo creato tensione, hai solo dato nome e cognome a categorie per renderle responsabili e colpevolizzarle; hai solo creato tensione nei luoghi dove di tensione ce n'è già tanta - lo hanno detto i colleghi e le colleghe -, come il carcere, i centri per i rimpatri. Che senso ha tenere quegli uomini e quelle donne là dentro, senza nessuna prospettiva, senza nessuna speranza? Voi puntate sulla rassegnazione, voi puntate non sulla speranza per le persone, sul reinserimento sociale, sulla possibilità di avere una società nella quale la comunità accolga anche chi è ai margini. No, chi è ai margini deve andare ancora più ai margini, chi è periferia deve andare ancora più in periferia, chi ha un disagio deve essere ancora più a contatto con quel disagio.
Questa non è sicurezza, questa è propaganda politica. Del resto, di propaganda ne abbiamo sentito tanta. Io quando vado a fare benzina, Presidente, mi aspetto ancora l'abolizione delle accise, pensi un po'. Eppure stanno ancora là e lottano e vivono insieme a noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Pensi anche che alcuni che si erano rivolti a noi dicendo “vedete che la Lega pensa alle pensioni?” sono venuti a dirmi che non ci ha pensato nessuno alle pensioni e che, anzi, le loro pensioni sono state tagliate.
E non parliamo, sia mai, di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che sono fuori a quei cancelli - da domani, da 45 giorni ormai, sanzione penale -, che vogliono un posto di lavoro. Se metà dei metalmeccanici italiani è oggi in cassa integrazione sarà un problema oppure no? E come lo risolviamo? Beccando loro, dando loro una sanzione penale perché protesteranno, presidieranno quei cancelli, cercheranno soltanto di avere lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questa non è sicurezza, questo è furore ideologico, questa è propaganda. E quando quelle persone verranno a bussare alle vostre porte, dovrete spiegare loro come quel consenso elettorale, su cui avete fatto in modo autoritario questo decreto e continuate a fare le riforme, anche quelle costituzionali, servirà solo a smantellare una Carta costituzionale che, del resto, non avete scritto, e servirà anche a dare un volto diverso a questo Paese. Sappiate che noi saremo sempre dall'altra parte rispetto a voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, è con l'animo turbato che prendo la parola oggi in Parlamento su questo decreto. La sicurezza è una questione centrale della convivenza civile, va interpretata non strumentalmente, ma nella pienezza dei valori costituzionali, non come una modalità per comprimere diritti o addirittura libertà fondamentali. È la distinzione profonda che c'è tra uno Stato di polizia o di sorveglianza e uno Stato di diritto ovvero della garanzia.
È stata adottata una procedura gravemente lesiva del ruolo del Parlamento, che ha dimostrato la totale assenza dei requisiti di necessità e urgenza straordinari. Il disegno di legge da cui origina il tutto era in campo da più di un anno. I Comitati per la legislazione di Camera e Senato, completando l'indagine conoscitiva promossa, hanno evidenziato l'evidente abuso della decretazione d'urgenza, ma con questo decreto avete passato ogni limite, innestando un decreto-legge su un disegno di legge che era già stato approvato dalla Camera dei deputati nella prima lettura. Vi serviva lo scalpo del decreto della paura che, invece di garantire serenità, genera confusione, determina ulteriori conflitti. Più di 250 costituzionalisti hanno fatto sentire la loro voce, una voce critica, tra cui tre presidenti emeriti della Corte costituzionale, inutilmente.
Avete voluto inserire 14 nuove fattispecie di reato, inasprimenti delle pene assolutamente sproporzionati, genericità e totale indeterminatezza delle fattispecie penali contestate, rivolte e orientate verso i più deboli, alle posizioni marginali, al dissenso: chi manifesta, chi è già in prigione, chi emigra, chi viene considerato disubbidiente o irregolare. Ci sarebbe bisogno di aiuto e di prevenzione, voi, invece, siete prevenuti nei confronti dei più deboli, il tutto per diffondere timore e paura tra i nostri concittadini: li fate sentire in pericolo anche se non lo sono. Si colpisce anche chi manifesta il proprio dissenso con modalità non violente. Voi che avete coltivato lo scandalo delle “quote latte” e dei blocchi stradali conseguenti, colpite ora anche il diritto a manifestare il dissenso, elevandolo a reato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Mi vengono in mente i processi alla prima Lega contadina d'Italia dove sono nato, a Quistello, nel mantovano; il processo di Venezia contro i contadini scioperanti, non violenti, perché rifiutarsi di mungere le vacche non significava esercitare una violenza. Il 27 marzo 1886 si concluse a Venezia il processo intentato contro 22 lavoratori, organizzatori dei contadini mantovani, che erano stati alla guida di quel grande sciopero agricolo. Erano accusati di aver attentato alla sicurezza dello Stato, sia con discorsi e ordinanze ufficiali o con scritti, sia con incitamenti e scioperi, era questo il linguaggio del tempo. Tutti gli imputati furono assolti.
Ecco, voi siete molto più indietro della visione dello Stato dei governanti di fine Ottocento. Dobbiamo rimpiangere, dunque, Agostino Depretis? Voi volete affermare, nel 2025, un'interpretazione autoritaria e illiberale della nostra democrazia costituzionale. Il vostro panpenalismo è il contrario del pensiero di Aldo Moro. Aldo Moro ha dedicato particolare attenzione alla centralità della persona umana nel diritto penale, concependo quest'ultimo come strumento di riparazione sociale, piuttosto che di punizione.
Il suo pensiero è caratterizzato da un umanesimo penale che pone al centro della riflessione giuridica il valore della persona e le sue azioni, influenzato dal personalismo cristiano, dal liberalismo crociano e dalla filosofia di Maritain. Ecco perché non si può non manifestare un netto dissenso rispetto a questo decreto e alla sua torsione autoritaria con tratti di crescente anti-umanità. È un dissenso, quello che esprimo, che va oltre la dimensione politica, ha un profilo etico, morale, umano e denuncia un grave allarme istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Grazie, Presidente. Siamo, quindi, ormai agli ultimi interventi di una lunga maratona che è iniziata ieri e si è trascinata fino ad ora. Io vorrei iniziare con un merito di questo decreto, perché delle critiche si è parlato in maniera veramente molto ampia. Però, questo decreto ha anche un merito. E lo sa qual è il merito, signor Presidente? È non solo quello di avere unito le opposizioni, che potremmo considerarla una cosa naturale e conseguente, ma è quello di aver unito nell'opposizione a questo decreto i costituzionalisti, le Nazioni Unite, l'OSCE, l'opinione pubblica, le associazioni, i magistrati, gli avvocati. Ne cito qualcuno: il Presidente emerito Gustavo Zagrebelsky; quattro ex presidenti della Corte costituzionale; il plenum del Consiglio superiore della magistratura; l'Unione delle camere penali; l'Associazione italiana dei professori di diritto penale; perfino i sindacati di Polizia hanno espresso criticità su questo decreto che si dovrebbe chiamare “sicurezza”. Ma una domanda non ve la ponete? Forse state sbagliando la direzione?
Come se non bastasse, hanno espresso e sollevato criticità per il rischio legato alla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali del nostro Paese, anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, sei special rapporteurs delle Nazioni Unite. E non ultimo, ricordiamo, anche le osservazioni del Presidente della Repubblica, Mattarella, a seguito delle quali ci sono state, sì, delle modifiche, ma che non sembrano affatto pienamente accogliere le osservazioni del Presidente.
A fronte di tutto questo, a fronte di tutte queste critiche, qual è la posizione che è emersa, in più di 20 ore di dibattito, da parte del Governo e della maggioranza? Ne posso citare solo una. Ha preso la parola il Sottosegretario Molteni dicendo: sì, va bene, ma noi abbiamo assunto 30.000 poliziotti, non l'aveva mai fatto nessuno. A me dispiace che il Sottosegretario Molteni non sia presente in questo momento in Aula, ma è stato smentito dopo 30 secondi dal collega Penza, il quale ha detto: sì, ma Sottosegretario avete assunto 30.000 unità delle Forze dell'ordine, bene, ma quante sono andate in pensione nello stesso periodo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Perché se sono andate in pensione 35.000, abbiamo 5.000 poliziotti in meno! A questa domanda si doveva alzare e dare una risposta all'Aula e al Paese, ma non è arrivata questa risposta. Perché non è vero che avete rinforzato le Forze dell'ordine, se le nuove assunzioni sono inferiori al numero delle persone che vanno in pensione.
È la tecnica, Presidente, del dire: abbiamo rimandato a casa il 25 per cento degli immigrati nel sito in Albania. Il 25 per cento. Quanti sono? Sette! Non si poteva dire, bisognava dire il 25 per cento. Ma più grave è quando la Presidente del Consiglio dei ministri dice: abbiamo messo 6 miliardi nella sanità pubblica, non li aveva mai messi nessuno. Ma, a causa della perdita del potere d'acquisto, a causa dell'inflazione, quanti avreste dovuto metterne per andare a pareggiare i finanziamenti dell'anno prima? Dovevate metterne 10. Se ne mettete 6, sottraete 4 miliardi alla sanità pubblica, non ne mettete 6 in più! Perché è come se, anche qui, l'Aula della Camera fosse come un'intervista senza intervistatore, fatta sui social, dove non c'è nessuno che possa replicare.
E, invece, qui, molti colleghi hanno replicato e c'è stato un silenzio assordante da parte della maggioranza. Ora, è di tutta evidenza che, con questo provvedimento, il Governo intenda colpire i giovani, proprio le giovani generazioni, che sentono il bisogno di esprimere, come sempre è avvenuto nella storia, il loro dissenso in modo pacifico. Mi sembra utile ricordare cosa diceva la Meloni sui giovani, proprio sui giovani che vogliono manifestare. Lo ricordo e lo leggo in maniera testuale, dice la Presidente del Consiglio: “Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza per contestare le politiche del nostro Governo, perché inevitabilmente tornerà nella mia mente una storia che è stata anche la mia. Io ho partecipato e organizzato tantissime manifestazioni nella mia vita, e penso che questo mi abbia insegnato molto più di quanto non mi abbiano insegnato altre cose, e quindi voglio dire a questi ragazzi che inevitabilmente scenderanno in piazza anche contro di noi (…) siate affamati, siate folli. Vorrei aggiungere anche siate liberi, perché è nel libero arbitrio la grandezza dell'essere umano” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Bene, cara Presidente Meloni, lei è stata fortunata perché lei andava a manifestare prima che venisse promulgato questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Adesso non hanno la stessa fortuna, i giovani che vogliono andare a manifestare, e questo a causa sua!
Il Governo - e questo è il punto, la critica principale -, a fronte delle crescenti contestazioni conseguenti alla sua incapacità politica, intende ridurre le contestazioni, introducendo una scandalosa limitazione al diritto di manifestare. Parliamo di sanzioni severe per chi partecipa alle manifestazioni, anche non violente; in particolare, si sanziona severamente la resistenza passiva, ossia quando i manifestanti non compiono atti violenti, ma ostacolano eventualmente le Forze dell'ordine in modo non aggressivo. Moltissimi l'hanno battezzata la norma “anti Gandhi”, perché colpisce le pratiche di disobbedienza civile, non violenta, che hanno tradizionalmente rappresentato forme di protesta pacifica in tutto il mondo. Questo è l'aspetto del decreto che suscita le maggiori preoccupazioni, perché mina, riduce e comprime la libertà di espressione e di protesta.
Ma c'è anche un altro punto - e vado a concludere Presidente - sul quale vorrei soffermarmi per la sua gravità. È qualcosa di davvero incomprensibile. Vorrei richiamare l'attenzione di tutti su questo, in particolar modo sull'articolo 31, al comma 1, che prevede la facoltà ad autorizzare gli operatori dei servizi segreti di commettere reati come la direzione o l'organizzazione di associazioni con finalità di terrorismo, la detenzione di materiale con finalità di terrorismo, la fabbricazione o il possesso di materiali esplodenti. Il contenuto di questa disposizione è incomprensibile e sicuramente sproporzionato rispetto a qualsiasi esigenza di sicurezza. Anzi produce, al suo contrario, la massima insicurezza. Cioè il fatto che l'ideazione e la promozione di organizzazioni terroristiche vengano autorizzate dal Presidente del Consiglio dei ministri…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). …è gravissimo e finisce, potenzialmente, con il creare forme abnormi di insicurezza e di caos, ma anche di potenziale sovversione dell'ordinamento democratico. Suscita allarme, quindi, per la tenuta del nostro ordinamento costituzionale.
PRESIDENTE. Onorevole, concluda, per favore.
ENRICO CAPPELLETTI (M5S). Concludo, Presidente, ricordando il contenuto dell'articolo 18 della Costituzione, che lo vieta espressamente. L'articolo 31 è, evidentemente, incostituzionale per la violazione dell'articolo 18, poiché dà al Presidente del Consiglio la facoltà di autorizzare condotte anticostituzionali, espressamente vietate dalla Costituzione.
In conclusione, Presidente, il decreto Sicurezza adotta un approccio repressivo, danneggia irrimediabilmente e gratuitamente migliaia di aziende, quelle del settore della canapa, e viola diritti fondamentali come il diritto a manifestare pacificamente. Non può essere giudicato compatibile con la Costituzione e, men che meno, con gli obblighi internazionali dell'Italia, che l'Italia ha sottoscritto.
Per tutti questi motivi, il voto del MoVimento 5 Stelle non potrà che essere decisamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. Per diffondere l'odio bisogna creare un nemico pubblico; per silenziare il dissenso bisogna anestetizzare la voce critica e il pensiero critico; per ipnotizzare la società bisogna costruire un'immagine falsificata della realtà.
Presidente, attorno a questi elementi è piantato un castello sulla sabbia dell'illusione e questo decreto, che definirei un decreto “insicurezza”, è stato ideato, pensato, proiettato e calato in questo Parlamento senza la minima possibilità di una dialettica parlamentare, perché le condizioni disumane che vivono i detenuti e il personale amministrativo e penitenziario all'interno delle nostre carceri non si risolvono cancellando diritti, perché il malessere sociale che vivono i lavoratori, le famiglie, i giovani, le persone che vivono ai margini della società - quelli descritti e definiti “scarti della società”, come li definì Papa Francesco - non possono essere affrontate criminalizzando il dissenso. Come del resto non può essere affrontato il tema del malessere dei lavoratori che organizzano picchetti, scioperi e manifestazioni criminalizzando quella forma di lotta che possiamo definire una forma di dissenso, di conflitto costruttivo. Tutto questo oggi viene cancellato perché siamo nella logica dell'illusione di costruire una certezza in un mare di incertezza dove le onde della discriminazione, dove le onde della disoccupazione, dove le onde dell'incertezza e del malessere psicofisico continuano a dilagare nella nostra società.
Presidente, come del resto il tema della migrazione, non può essere governato tenendo in piedi la mostruosità dei CPR, sia quelli costruiti in Italia che quelli costruiti in Albania; non è una questione di qualità, di quantità o di dove siano collocati. Sono una mostruosità culturale, giuridica e legislativa: sia che siano definiti Centri di detenzione o Centri di permanenza sono sempre dei lager che vanno chiusi.
Per questo motivo, Presidente, come del resto il dramma dell'abitare, non può essere affrontato negando la necessità di una politica abitativa, una politica residenziale e anche di riqualificazione per dare una possibilità e un tetto alle famiglie e alle persone.
Vado a concludere, Presidente. In questo disagio che il nostro Paese sta vivendo, mai come oggi abbiamo bisogno di coesione sociale, mai come oggi abbiamo bisogno di coesione economica, mai come oggi abbiamo bisogno di coesione per dare una prospettiva anche ai nostri giovani che vivono una forma di smarrimento mentale, uno smarrimento spirituale, uno smarrimento dove non riescono più a dare un senso a ciò che è la loro vita, dove l'infelicità continua a dimorare dentro di loro come le fiamme dell'incertezza.
Presidente, a tal fine mai come oggi bisogna ritornare a mettere al centro il tema del lavoro, di chi genera l'attività lavorativa. Bisogna affrontare il tema degli infortuni e anche dei morti sul lavoro. Pensiamo a ciò che è diventato oggi il lavoro: si esce da casa senza avere la certezza di ritornare ad abbracciare i propri cari, i propri familiari. Come del resto va affrontato il tema del carovita. È tutto questo che oggi bisogna rimettere al centro. Di tutto questo non vi è una minima traccia in questo decreto. Il tema della migrazione, come ho detto prima, va governato con una politica lungimirante, saggia, con una visione al di fuori degli ideologismi.
Presidente, il tema della crisi demografica va ricordato. Su questo, probabilmente, il Governo non sta prestando tanta attenzione. Da qui ai prossimi 25 anni il nostro Paese avrà un calo demografico di 4 milioni di persone…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda per favore.
ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). …e a tal fine, da qui ai prossimi 25 anni, su tre persone in età lavorativa due saranno pensionati. Di tutto questo non parlate perché tutto questo non vi interessa. Concludendo, parlo del tema della cittadinanza, i bambini nati e cresciuti nel nostro Paese: anche per questo bisogna votare “sì” al referendum che ci sarà (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voi avete scelto di costruire il nemico pubblico, avete scelto di anestetizzare il dissenso, avete scelto di plasmare la società. Tutto questo svuota di sostanza la nostra Costituzione ed è per questo che voterò convintamente “no” contro questo obbrobrio (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Roberto Morassut, preciso che si tratterà dell'ultimo intervento nelle dichiarazioni di voto finale per le quali non è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Secondo quanto comunicato per le vie brevi alla Presidenza, tutti i restanti iscritti hanno infatti rinunciato ad intervenire, al fine di consentire il rispetto dell'orario previsto per l'inizio delle dichiarazioni di voto con ripresa televisiva diretta, fissato alle ore 17,30.
Onorevole Morassut, considerato che dobbiamo sospendere qualche minuto per motivi tecnici, la prego di mantenersi, se possibile, nei cinque minuti massimo, grazie.
ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Starò nei tempi. Grazie, Presidente. Che cosa rende così incerta la nostra vita e ci precipita costantemente in una condizione di insicurezza, di paura e di fragilità? È la paura principale del nostro stare al mondo, l'altra faccia della nostra esistenza, la paura della morte. È una paura trasversale senza confini, senza barriere e che riguarda tutti.
Noi viviamo in un'epoca che sente duramente questa paura e la questione climatica ne è certamente una delle principali cause, oltre al grande avanzamento della scienza e della tecnica che, negli ultimi decenni, ha messo in discussione miti laici e religiosi consolidati da millenni. La civiltà, le civiltà, gli Stati, le culture e le ideologie contemporanee attraversano questa fragilità e spesso reagiscono. Ognuno di noi reagisce: le città si militarizzano, ci si chiude in case sbarrate e allarmate, si viaggia su veicoli aggressivi, alti, simili a jeep militari che sono del tutto impropri per le strade di una città (e si chiamano fuori strada). Ecco dove sta la percezione della insicurezza che spesso prescinde dai numeri reali; ecco dove, in ultima istanza, si annida anche la voglia di guerra che respiriamo sempre più intensamente o la tentazione di agire dall'alto scambiando la sicurezza con la repressione, come in questo decreto.
Questo provvedimento è l'ennesima scorciatoia, la disperata reazione ad una paura della morte che è dentro di noi o del tramonto di una certa idea di comunità.
Ogni dittatura - o democratura, come oggi si tende a dire - è l'uso della paura contro la paura, e voi state cercando di imboccare questa strada.
Leopardi se la prendeva con la natura matrigna ed invocava una “social catena” come estrema salvezza dell'uomo. Noi non eleggiamo la natura a nostra nemica perché dobbiamo rimetterci in testa che ne siamo parte e non dominatori, ma dobbiamo assumere l'idea della “social catena”, della costruzione di reti, di alleanze umane sempre più larghe e sempre più forti che accompagnino la consapevolezza dei limiti della nostra condizione.
Quando, dunque, trattiamo la sicurezza e cristallizziamo in legge comportamenti e azioni dello Stato - il tema della sicurezza - dobbiamo farlo con la dovuta attenzione alla complessità del problema. Non sto certo affermando che non serve il controllo e anche la repressione dello Stato, dico che sicurezza è la somma del controllo con l'integrazione sociale. Non basta l'una senza l'altra e viceversa, e servono norme e investimenti che confluiscano in un medesimo progetto di salvaguardia delle persone.
Questo decreto è un provvedimento di parole che separa il controllo e l'integrazione e non mette risorse né sull'una né sull'altra, che sacrifica un pezzo di democrazia e di libertà di tutti, non per la sicurezza ma per la propaganda. E anche per questo noi ci battiamo per 5 “si” ai prossimi referendum, perché per noi sicurezza è sicurezza del lavoro in un Paese che ha il record delle morti sul lavoro che derivano anche da norme sbagliate in materia di appalti.
Quelle norme che il Ministro Salvini ha inserito nel codice degli appalti e che consentono la moltiplicazione dei subappalti a catena. Ormai è chiaro che lì si annida la causa di tante morti. Lo dicono le statistiche. Allora, eliminate quelle norme e ammettete l'errore. Per noi sicurezza è favorire la formazione di famiglie e progetti di vita, eliminando quelle norme che favoriscono i licenziamenti illegittimi; sicurezza è un salario e un tempo di lavoro giusti, come già diceva Papa Leone XIII più di 100 anni fa nella Rerum Novarum, perché i benefici dell'innovazione tecnologica, che libera l'uomo dal lavoro e genera enormi ricchezze aggiuntive, debbono essere distribuiti ad ognuno secondo i propri bisogni e secondo le proprie capacità, quel salario minimo e quell'orario di lavoro su cui il nostro gruppo ha presentato due leggi che questo Governo ha rimandato in soffitta, esautorando una volta di più il Parlamento. Tutto questo è sicurezza o no?
In questo decreto, signor Presidente - e attraverso di lei mi rivolgo al Governo e concludo -, non c'è respiro, non c'è aria, non c'è vita e non c'è la libertà, né il controllo né la sicurezza: non c'è la vita reale delle persone. È un decreto di paura. È un decreto che scommette sulla colpa e che inventa i reati per creare simboli, nuove fattispecie verso cui indirizzare le angosce quotidiane che sorgono e si alimentano continuamente in quest'epoca fatta di paura e di angoscia e lo fa virtualmente, senza sostenere le Forze dell'ordine e lasciando i lavoratori e i quadri delle Forze dell'ordine da soli. Diciamo “no” alla vostra idea di sicurezza che, nei fatti, è politica della paura, paura che genera odio, sospetto e pregiudizio, mali e veleni di cui questo Paese, l'Europa e il mondo debbono liberarsi se ci si vuole incamminare verso una diversa possibilità di vita e di esistenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Morassut. Peraltro, grazie anche per aver mantenuto i tempi che ci obbligano.
Come stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, le dichiarazioni di voto per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta avranno luogo a partire dalle ore 17,30.
Sospendo pertanto la seduta fino a tale ora per ovvi motivi tecnici.
La seduta, sospesa alle 17,26, è ripresa alle 17,30.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Passiamo a questo punto alle dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta degli interventi di un rappresentante per ciascun gruppo e per ciascuna delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha facoltà di intervenire, per dichiarazione di voto, l'onorevole Riccardo Magi. Prego, onorevole.
RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Nessuno dei Ministri del Governo Meloni che ha presentato questo provvedimento, il disegno di legge di conversione del decreto - ovviamente non la Presidente del Consiglio, non il Ministro Piantedosi, non il Ministro Nordio, non il Ministro Crosetto, non il Ministro Giorgetti -, è oggi presente in quest'Aula. Salutiamo i Sottosegretari che rappresentano il Governo, ma nessuno di questi Ministri ci ha messo la faccia, dopo aver creato uno strappo costituzionale senza precedenti. Ma ai cittadini che ci stanno seguendo dobbiamo dire qual è l'essenza della questione. Nessuna cittadina, nessun cittadino italiano, con questo decreto Sicurezza, nominato e denominato in modo così altisonante, potrà sentirsi più sicuro. Nessun cittadino sarà più sicuro, perché sarà possibile tenere in carcere un bambino o una bambina di un anno. Nessun cittadino sarà più sicuro perché degli agenti di polizia fuori servizio potranno detenere e tenere con sé armi senza licenza, rivoltelle, pistole e armi da taglio con una lama di 65 centimetri. Nessun cittadino italiano sarà più sicuro perché degli imprenditori che hanno investito nel settore della canapa senza contenuto di THC, quindi senza effetto drogante, attingendo a fondi europei e a fondi regionali, verranno trattati come dei narcotrafficanti.
Nessun cittadino sarà più sicuro perché verrà punita, con una pena fino a otto anni di detenzione, la resistenza passiva, cioè la resistenza di chi, ritenendo leso un proprio diritto, non aggredirà nessuno ma farà una scelta di non violenza. Nessun cittadino italiano sarà più sicuro perché questa maggioranza, dopo che la Lega negli anni Novanta aveva derubricato il reato di blocco stradale perché imbarazzava alcuni suoi esponenti che avevano sparso letame sull'autostrada Milano-Venezia per protestare contro le quote latte dell'Unione europea, oggi, che sono dei ragazzi e delle ragazze a fare il blocco stradale magari per il cambiamento climatico, si aumentano le pene e si reintroduce il reato penale.
Questo non è un decreto che porta più sicurezza. Questo è un decreto che porta più propaganda, porta più conflittualità sociale, porta più populismo penale e porta - lo diciamo a tutti, se ci sono ancora quei garantisti nella maggioranza - più discrezionalità nella valutazione dei giudici.
È esattamente quello che, ogni giorno, voi dite di voler combattere, perché sono norme scritte male, sono norme sfuggenti, sono norme discrezionali, sono norme in buona parte incostituzionali. State rendendo, oggi, il nostro Paese più insicuro, più conflittuale, e state introducendo piccoli elementi da Stato di polizia.
E ci dispiace - lo dico a lei, Presidente, e mi rivolgo, per il suo tramite, al Presidente Fontana - che il Presidente della Camera, che il Presidente Fontana, non abbia mosso un dito per tutelare le prerogative di questa Assemblea: avrebbe dovuto sollevare lui un conflitto di attribuzione rispetto all'entrata a gamba tesa che il Governo ha fatto, dopo un anno e mezzo che il Parlamento si occupava di questo testo e che questa Camera aveva valutato e aveva approvato in prima lettura. Noi lo abbiamo fatto, svolgendo un ruolo di supplenza anche a questa Presidenza, che non riconosciamo più come una Presidenza che tutela tutta l'Assemblea.
Chiediamo ai cittadini italiani di votare, anche per questo, per svolgere un ruolo di supplenza nei confronti di un Governo securitario, votando “sì” al referendum sulla cittadinanza il prossimo 8 e 9 giugno, per una civiltà più inclusiva e più legalitaria davvero (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Viviamo in una fase in cui la percezione della sicurezza non è più solo una questione di cronaca, ma di civiltà. Quando le persone hanno la sensazione, fondata o meno, che lo Stato non sia più in grado di proteggerle, qualcosa si spezza nel patto di fiducia che regge ogni democrazia liberale e ciò che si spezza spesso non si ricompone facilmente. E in questa cornice si colloca il provvedimento in oggetto, un testo composito che tocca aspetti cruciali: la prevenzione del terrorismo, il rafforzamento della Polizia giudiziaria, la tutela del personale in servizio, la difesa urbana, il contrasto alle mafie, la gestione delle carceri, la protezione delle vittime dell'usura, le misure sull'immigrazione.
Il punto di partenza è semplice, ma essenziale: la sicurezza è un diritto non negoziabile. Ogni cittadino, ogni famiglia hanno diritto a sentirsi protetti nella propria casa, nella propria città, nei propri spazi di vita. Ma attenzione, il diritto alla sicurezza non può mai diventare la scusa per ridurre gli altri diritti, non può trasformarsi in una giustificazione per allentare le garanzie costituzionali o per comprimere le libertà fondamentali. La sfida è proprio questa: essere forti senza essere autoritari, essere presenti senza essere invasivi.
Quando lo Stato abdica al proprio ruolo, quando si fa percepire come distante o debole, il cittadino non resta neutrale, cerca altre risposte e spesso le cerca in chi urla più forte, in chi promette soluzioni semplici a problemi complessi, in chi semina sfiducia, in chi contrappone buoni e cattivi, in chi trasforma ogni disagio in occasione di polarizzazione. È così che il populismo cresce, non nella rabbia, ma nel vuoto lasciato dalle istituzioni, nel vuoto lasciato dalla politica moderata. Per questo è nostro dovere non lasciare il tema della sicurezza in mano agli estremismi, dobbiamo riportarlo al centro di una politica responsabile, fatta di concretezza e di umanità.
Questo provvedimento offre spunti in tal senso. Penso, ad esempio, alle misure contro l'usura, un fenomeno subdolo, che distrugge vite e individui. Penso alla tutela rafforzata per il personale delle Forze armate impiegato in missioni internazionali, troppo spesso esposto a responsabilità penali per azioni svolte nell'ambito di regole di ingaggio complesse. Penso al contrasto all'occupazione abusiva degli immobili, che risponde a una domanda crescente di ordine e giustizia abitativa.
Un passaggio importante è quello dedicato alla difesa urbana. I provvedimenti previsti in questo ambito costituiscono un tentativo concreto di restituire vivibilità e legalità agli spazi pubblici, perché la sicurezza non è solo assenza di reato, ma è anche decoro, reciproco rispetto, fiducia nel prossimo, e le città sono il termometro sociale della qualità democratica.
Un altro punto centrale e delicato è quello relativo all'immigrazione. L'articolo 27 del testo proroga la disciplina straordinaria per la localizzazione dei centri per i rimpatri. È una misura che può avere una sua logica, ma che rischia di consolidare un approccio meramente emergenziale e disarticolato. Il mio invito è a cambiare paradigma: la migrazione non è un fiume da arginare, ma una realtà da governare. Serve una visione strutturale, condivisa a livello europeo, servono canali legali di ingresso, percorsi di integrazione legati al lavoro, un equilibrio tra solidarietà e responsabilità.
Ridurre l'immigrazione a un problema di ordine pubblico significa rinunciare a governarla, significa lasciare campo libero alla paura e, come tutti noi sappiamo, la paura mai è una buona consigliera. Un approccio democratico e liberale ci impone di coniugare legalità a dignità umana, perché ogni essere umano è, prima di tutto, una persona e la persona viene prima della categoria, viene prima della statistica e viene anche prima della norma.
Tuttavia, proprio perché crediamo in un'idea ordinata di società, siamo anche convinti che il principio della legalità sia il perno dell'integrazione: un'integrazione vera non può nascere dall'irregolarità cronica, nell'ambiguità normativa, nella tolleranza passiva. L'immigrazione ha bisogno di regole chiare, di controlli efficaci e di percorsi trasparenti, ma ha anche bisogno di uno Stato che sappia distinguere, accogliere e investire. Da questo punto di vista, il provvedimento in esame avrebbe potuto, avrebbe dovuto, osare molto di più. Avrebbe potuto collegare la gestione della sicurezza a una visione più ampia, capace di tenere insieme coesione sociale, prevenzione e opportunità.
Poi c'è un altro aspetto, il rapporto tra diritto penale e Stato di diritto. Alcune formulazioni, come quella contenuta nel nuovo articolo 270-quinquies.3, richiedono maggiore precisione. Non possiamo permettere che una norma penale si presti a interpretazioni arbitrarie, specie quando incide su libertà fondamentali.
E, infine, una parola sulle istituzioni. Ogni provvedimento, anche il più tecnico, trasmette un messaggio e questo provvedimento, se non ben gestito nella comunicazione e nell'attuazione, rischia di trasmettere l'idea di uno Stato più preoccupato di punire che di prevenire, più attento a reprimere che a capire.
Abbiamo il dovere di essere vigili, ma anche lungimiranti, abbiamo il dovere di proteggere i cittadini, ma anche di educare alla convivenza, abbiamo il dovere di difendere l'ordine pubblico, ma senza abdicare ai principi di costituzionalismo liberale. Questo è il compito di una politica matura, che non rincorre il consenso, ma lo costruisce.
Per queste ragioni, annuncio un voto di astensione responsabile, un invito a far meglio, a guardare oltre l'immediato, a non perdere l'occasione di costruire una sicurezza davvero sostenibile, giusta, umana, europea (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze Linguistiche e Misto-+Europa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Questo ennesimo decreto-legge nasce dall'idea del Governo Meloni che ci sia nel Paese una emergenza sicurezza gigantesca, un allarme sociale talmente forte da giustificare un decreto-legge d'urgenza, che, ancora una volta, esautora il Parlamento e che costringe le opposizioni a lavorare in Commissione senza la possibilità non solo di fare una piccola modifica - nemmeno una - a questo decreto-legge, ma anche di discutere tutti gli articoli, tutto il provvedimento, perché è stata messa la tagliola in Commissione, è stata posta la fiducia in Aula, abbiamo dovuto discutere con la seduta fiume, stanotte, tutti gli argomenti che questo decreto-legge ha particolarmente sensibili, ed è già stato annunciato che il Senato avrà 24 ore di tempo per votare questo decreto-legge.
Allora io chiedo al Governo: se esiste davvero, come voi sostenete, un'emergenza sicurezza così grave nel Paese, di chi è la responsabilità, se non la vostra che siete al Governo da 3 anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Misto-+Europa)? La nostra sicurezza è nelle vostre mani.
Quindi la responsabilità, se c'è questo problema gigantesco della sicurezza, è solo ed esclusivamente del Governo Meloni, che ha fallito anche nelle politiche sulla sicurezza, non solo in quelle economiche. Perché non basta avere il Paese che decresce, a livello industriale, da 27 mesi, non basta avere degli stipendi e delle pensioni bloccate che non consentono alle famiglie di arrivare a fine mese, nel frattempo voi aumentate le bollette, aumentate le accise sulla benzina, aumentate le tasse, aumentate le liste d'attesa - tutto quello che è possibile, tranne gli stipendi -, ma fallite anche sulla sicurezza, che dovrebbe essere il vostro fiore all'occhiello. Perché c'è una gara interna al centrodestra, tra i partiti di maggioranza, a chi è più duro, a chi è più cattivo, per avere uno 0,1 per cento in più nei sondaggi.
E non si dica che non siate intervenuti, perché da quando siete al Governo, dal decreto-legge Rave in poi, ogni mese ci proponete nuovi reati, nuove aggravanti, nuove pene, in questo panpenalismo che sembra piacere tanto al Ministro Nordio. Quale è l'effetto? Le carceri traboccano e, ogni tre giorni, un detenuto si toglie la vita nelle carceri italiane per le condizioni disumane a cui è sottoposto, ma nel frattempo non diminuiscono i reati nelle strade e nelle piazze.
Perché i dati che voi del Governo ci offrite dal Viminale dicono che sono in aumento le aggressioni, i furti, le rapine. Quindi, vuol dire che tutto quello che state facendo non funziona. Allora, cos'è che dobbiamo fare? Noi ve l'abbiamo detto, ve l'abbiamo chiesto: investite in sicurezza. Perché per noi la sicurezza non è un tema di destra, la sicurezza è un tema che riguarda soprattutto i più vulnerabili, i più fragili, quelli che sono più esposti, che vivono il disagio e che vivono le zone del degrado. Ma per intervenire dobbiamo mettere le Forze dell'ordine in condizioni di operare e quindi non solo intervenire con nuove assunzioni, ma anche dotarli dei mezzi, degli strumenti e delle tecnologie adeguati. Ma ogni nostra proposta è stata bocciata dal Governo, perché mette un miliardo di euro per i centri in Albania vuoti, mandando i nostri carabinieri e poliziotti a presidiare i centri vuoti, ma non li mette per le strade, le piazze e le stazioni del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Se dobbiamo essere duri con il crimine, dobbiamo essere duri anche con le ragioni del crimine. E allora ad ogni euro speso in più in sicurezza dobbiamo far corrispondere un euro in più speso in cultura, come abbiamo fatto quando siamo stati al Governo con Renzi. Un euro in sicurezza, un euro in cultura. Se vuoi fare sicurezza devi avere delle città in cui le comunità sono libere di vivere i loro territori dalle periferie al centro, in cui ci sono le biblioteche e i teatri che restano aperti la sera, l'illuminazione e il decoro urbano, in cui i ragazzi, che spesso in alcune zone non trovano nulla in casa, possano avere dei centri di aggregazione sani e legali dove poter crescere. Ma per fare questo occorre investire e occorre investire dando risorse ai comuni, non tagliando risorse ai comuni come fate dal primo giorno da quando siete al Governo. Tutto quello che voi fate va semplicemente nella direzione di fare norme a costo zero che aumentano le pene. Ma almeno andaste a punire quelle che davvero sono quelle sensazioni di insicurezza che talvolta i cittadini hanno e che non vanno sottovalutate! Voi intervenite con emergenza e ci dite che il tema della sicurezza lo risolvete se andate a punire come reato con pene altissime chi protesta pacificamente, chi esprime il proprio dissenso, chi, autorizzato in modo del tutto legale, commercia la canapa e che voi trattate come dei narcotrafficanti, chiudendo le attività e riducendo quelle persone ad avere ormai nemmeno più un posto di lavoro. Per voi l'emergenza in questo momento nel Paese è dotare i servizi segreti, autorizzati dalla Presidente Meloni, della possibilità di costituire delle associazioni terroristiche impunemente. Ma vi rendete conto che questa non solo non è la priorità, ma non è normale in uno Stato democratico? E io vi dico di più: lo trovo pericoloso in mano ad un Governo che già oggi va a spiare la vita privata dei cittadini attraverso i loro cellulari, compresi i giornalisti, compresi gli attivisti, compresi i sacerdoti, tutti quelli che non la pensano come voi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Allora, guardate, quello che state facendo è un'operazione gigantesca di distrazione di massa, sempre per fini esclusivamente di propaganda. Andate a punire il blocco stradale. Se voi parlate con una persona normale che la mattina deve andare al lavoro, vi dirà e vi spiegherà che la sua priorità non è il blocco stradale, la sua priorità è il blocco ferroviario, che c'è da quando Salvini è il Ministro dei Trasporti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Allora, anziché rendere reato il blocco stradale, fate arrivare i treni in orario, se vi riesce.
Voi ci dite sempre che siete duri con i criminali. No, voi siete duri con i più deboli e deboli con quelli più forti, perché con questo decreto mandate in carcere le donne incinte e i bambini sotto i tre anni. Ma se c'è chi i bambini li violenta, chi le donne le torture, chi traffica in esseri umani come il generale libico Almasri, arrestato dalle nostre Forze dell'ordine, voi lo liberate e lo rimandate in Libia con tanto di volo di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Vi fate superare addirittura dal Governo libico che vuole dare attuazione al mandato della Corte penale internazionale che voi non riconoscete.
Questo siete voi. Non siete duri con il crimine, siete diventati duri di cuore che è ancora più preoccupante. Allora, noi voteremo convintamente contro questo provvedimento, però una cosa al Governo la voglio dire. La vera emergenza in questo momento è quella delle donne che hanno paura a tornare a casa la sera da sole, ma anche le donne che hanno paura ad aprire la porta di casa perché spesso il loro aguzzino, il loro assassino è dentro casa. Oggi è morta Fernanda Di Nuzzo a Torino, uccisa dal marito, e qualche giorno fa Martina Carbonaro, uccisa dall'ex fidanzato, a 14 anni. Io non dico ovviamente che la responsabilità è del Governo. Dico che dobbiamo trovare insieme una soluzione che non è quella di aumentare le pene ancora una volta, perché i reati sono previsti e le pene ci sono. Noi dobbiamo fare un investimento gigantesco per cambiare la testa delle persone, e per questo serve un investimento in formazione, in educazione, in modelli diversi che comincino dalla scuola (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
Su questo chiediamo al Governo e alla maggioranza un impegno: mettere risorse economiche nei centri antiviolenza e nei progetti educativi, ma soprattutto insieme parlare lo stesso linguaggio, dare lo stesso esempio, cercare di spiegare che si può vivere diversamente il rapporto uomo-donna anche quando non funziona, anche quando finisce. Un'attivista peruviana, Cristina Torres Cáceres, ha scritto delle parole molto belle. Ha detto: “Se domani non torno, mamma, non piangere. Se domani non torno, voglio essere l'ultima”. Ecco, io vorrei che arrivasse il giorno in cui, guardando negli occhi nostra figlia che ci saluta prima di uscire di casa, non dovremmo aver paura che sia l'ultima volta (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Sottosegretario, signori del Governo, il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra voterà convintamente contro questo decreto, il decreto della paura. Avete introdotto in un sol colpo, trasformando, come è stato ricordato, un disegno di legge in un decreto dalla notte alla mattina, 14 nuovi reati e 16 nuove aggravanti. Dall'inizio della legislatura sono 48 i reati che vi siete inventati, qualcosa come 417 anni di carcere in più. Fate questo, avete fatto questo dall'inizio della legislatura ripetendo a noi e al Paese lo stesso ritornello. Ci dite che c'è bisogno di sicurezza e che voi, gli uomini e le donne - ma insomma soprattutto gli uomini - della destra, siete gli unici in grado di garantirla, a fronte di una sinistra e più in generale di un'opposizione notoriamente indifferente al tema della sicurezza.
Allora, vorrei partire proprio da qui, colleghe e colleghi. Vorrei affrontare insieme questo grande tema, quello della sicurezza. Esiste un problema di sicurezza in questo Paese? Sì, esiste. La nostra risposta è secca. Esiste ed è persino in crescita. È una crescita talvolta irruenta e drammatica. Esiste un'insicurezza diffusa che attraversa milioni di lavoratori e di lavoratrici in questo Paese e, in particolare, quelli delle generazioni più giovani, milioni di ragazzi e di ragazze, e che attraversa le donne che lavorano in questo Paese. È l'insicurezza di chi ha un posto di lavoro precario e incerto, in cui l'unica cosa sicura è la data di scadenza spesso più breve di quella dello yogurt che mettiamo nel frigorifero, ritornando dal fare la spesa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
È un'insicurezza drammatica, signor Sottosegretario. È un'insicurezza che produce paura, talvolta disperazione, di un futuro che scompare giorno dopo giorno. È l'insicurezza che vivono milioni di lavoratori e lavoratrici il cui salario resta fermo, anzi cammina col passo del gambero all'indietro, mentre l'inflazione corre velocissima. È l'insicurezza di chi si alza la mattina e quando esce di casa, salutando i propri cari, non ha la certezza di tornare in quella casa, nonostante la sua vita sia stata fatta sempre di dedizione al lavoro, di fatica e di dignità. Non ha la certezza di tornare a casa perché in questo Paese c'è una guerra civile contro il lavoro, i lavoratori e le lavoratrici che produce ogni anno più di mille morti. È un'insicurezza grande. È un'insicurezza però alla quale voi non date alcuna risposta. Non la date quando dite “no” al salario minimo, quando dite “no” alla riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario, non la date quando invitate in modo indecente gli italiani e le italiane ad astenersi l'8 e il 9 giugno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), quando 5 referendum, che noi vorremmo invece largamente partecipati e in grado di imprimere una svolta a questo Paese, potrebbero su questi temi offrire una qualche risposta significativa. Voi, rispetto a questa insicurezza che c'è, offrite una risposta che però ho l'impressione parli di più alla sicurezza di cui avete bisogno voi e abbia al centro il bisogno di rassicurare voi di fronte agli effetti che questa insicurezza produce.
La risposta che date è quella di trasformare in reato penale il blocco stradale, di mandare in galera gli operai e le operaie che protestano perché difendono il loro posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), di mandare in galera gli studenti che protestano perché rivendicano il diritto all'istruzione, di mandare in galera gli attivisti e le attiviste che si battono contro la crisi climatica o i comitati che protestano contro le grandi opere che in questo decreto avete trasformato in fortini inattaccabili, anche dal dissenso, anche e soprattutto quando questo dissenso si produce pacificamente, come è giusto che sia, ma in modo determinato e fermo.
No, su tutto questo avete scatenato il maglio della repressione, perché così si chiama. Serve a rassicurare voi, le vostre coscienze, il vostro malgoverno e non risponde a nessuno dei bisogni di sicurezza che attraversano questo Paese. C'è bisogno di sicurezza? Sì, c'è bisogno della sicurezza di un tetto sulla testa quando quel tetto non c'è e quando la disperazione ti assale per quella condizione che subisci e che non hai scelto. La risposta che avete dato a questa insicurezza non è quella che si sarebbe aspettato chiunque guardi con occhi di verità a una condizione drammatica, quella di un Paese - lo dice l'Istat - in cui ormai un quarto della popolazione scivola inesorabilmente verso la soglia della povertà. Ci saremmo aspettati grandi investimenti per sostenere il Fondo affitti, il Fondo contro la morosità incolpevole, un grande piano per l'edilizia popolare contro la pratica indecente delle case sfitte, interventi contro il mercato selvaggio degli affitti brevi. Questa sarebbe stata una risposta all'insicurezza che vive chi non ha un tetto sulla testa. No, la risposta che date voi è semplicemente la risposta della repressione che si accompagna allo svuotamento del Fondo affitti, all'assenza di una risposta ai problemi strutturali che travolgono il diritto all'abitare in questo Paese. Serve a rassicurare voi, aumenta l'insicurezza, la disperazione, la paura e conseguentemente come sempre anche la rabbia.
In questo Paese c'è bisogno di lavoro e l'assenza di lavoro provoca insicurezza e paura, certo, ed è per questo che voi avete pensato in questo decreto con una eccellente idea di cancellare con un colpo di spugna una filiera industriale - economia, lavoro, PIL, reddito - come quella della cannabis light, un'operazione insieme che impasta uno spregevole impianto ipocrita, quello che tratta la cannabis light come una droga, mentre nelle nostre città e nei nostri quartieri le droghe, quelle vere, continuano a viaggiare indisturbate, controllate dalla malavita (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché dite “no” alla legalizzazione, perché dite “no” ad ogni intervento in grado di investire sulla riduzione del danno, perché siete ipocriti, sepolcri imbiancati attraversati dalla falsa coscienza. Avete cancellato una filiera industriale, quella italiana, perché tutti sanno che quelle cannabis light potranno essere acquistate, come succedeva fino a ieri, provenienti da un mercato che, però, non è più in grado di dare spinta alla nostra economia e risposte ai nostri giovani imprenditori, ai lavoratori e alle lavoratrici.
Abbiamo in questo Paese bisogno, come in ogni altro Paese del mondo, di sicurezza, di sentirci protetti dai pericoli, dal terrorismo e dalla malavita. E voi che avete fatto? Avete decretato l'impunità allo strapotere dei Servizi segreti, che - come è stato ricordato - potranno, grazie a voi, costituire organizzazioni terroristiche e perfino dirigerle. È una roba che fa venire - non lo so - l'orticaria (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma perché accade? Perché ancora siamo al solito punto: a voi interessa garantire la vostra sicurezza, rassicurare voi stessi, perché a ciò che controllate direttamente, come i Servizi segreti, mica dobbiamo mettere qualche limite. No, per carità, liberiamo i loro istinti. Ciò che invece è indipendente da voi, come la magistratura, quello va colpito (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra): cancellate i reati come l'abuso d'ufficio, limitate le intercettazioni nella lotta alla mafia, perché quegli altri, che sono indipendenti, potrebbero costituire anche per voi un qualche elemento di preoccupazione.
Ecco, signori e signore del Governo, colleghe e colleghi della maggioranza, questo è un decreto della paura. È anche un decreto della stupidità, è un decreto dell'ipocrisia, è un decreto che non risponde a nessuno dei problemi di questo Paese. Questo Paese ha bisogno di diritti, ha bisogno di investimenti, ha bisogno di sicurezza sociale, ha bisogno di veder riconosciuto come un valore fondamentale per chiunque governi a tempo determinato il diritto al dissenso, il diritto alla libertà di pensiero.
Questo è un Paese curioso: è uno dei pochi Paesi d'Europa - e anche nel mondo ce ne sono di molti migliori del nostro - dove, per esempio, non si può manifestare vicino ai palazzi della politica. È curioso, eppure questo nel nostro Paese è considerato perfino indicibile. Ecco la vostra pulsione, la vostra tendenza a rispondere con la repressione a tutto ciò che dissente dal vostro punto di vista è pericolosa e grave e questo decreto è un salto di qualità. Noi voteremo contro oggi. Ci siamo battuti con tutti gli strumenti disponibili in queste Aule, in questi giorni e in queste settimane. Lo faremo al Senato della Repubblica, nonostante i tempi ristretti e indecenti, e continueremo a farlo nel Paese, nelle piazze, a cominciare dalla grande manifestazione nazionale di sabato prossimo qui a Roma. Continueremo a farlo al fianco degli studenti, dei comitati, degli attivisti, dei cittadini, degli operai, dei lavoratori, dei precari, di chiunque in questo Paese per fortuna mantiene non solo dignità, ma mantiene la determinazione a non rassegnarsi, a immaginare che sia ancora possibile collettivamente con la mobilitazione, con la lotta, con la rivendicazione dei diritti - che, ve lo ricordo, non sono concessioni - la possibilità di cambiare il proprio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Siamo praticamente a due anni e mezzo dall'insediamento di questo Governo e questo provvedimento rappresenta in tutto e per tutto l'azione di questo Governo, un Governo che vende fumo, ma senza aver messo all'interno del forno l'arrosto. Questo è un provvedimento che è totalmente illogico, confuso, è contraddittorio, è pericoloso, è ideologico, è privo di visione, è un provvedimento che produce danni per il nostro territorio, per la nostra economia, per la nostra sicurezza.
Ma lo chiamiamo decreto Sicurezza perché così sappiamo che potremo andare in conferenza stampa e dire: abbiamo risposto a un problema, ma invece che rispondere otteniamo esattamente l'opposto. Mi scuseranno i cittadini che ci ascoltano da casa se faccio un passaggio sul metodo, prima di entrare nel merito, ma quest'Aula è stata esautorata da ogni sua funzione. Abbiamo lavorato su un procedimento di legge, poi l'avete portato al Senato, vi siete accorti che vi siete incartati - non per merito delle opposizioni, che hanno fatto un ostruzionismo, ma perché ci sono dei grandi dubbi anche da parte della maggioranza su questo provvedimento -, lo avete trasformato tout court in un decreto di urgenza, con dei limiti anche costituzionali sul fatto che questa sia un'urgenza, e ce lo riportate.
Ce lo riportate con la fiducia, perché avete paura di andare sotto su tanti temi dove sapete che la stessa maggioranza ha dei dubbi molto forti, e ce lo riportate con una maratona oratoria e dobbiamo ringraziare tutti i membri dell'opposizione di fronte al silenzio della maggioranza, che non è un silenzio così, inerte, è un silenzio di chi non sa cosa dire, perché ascolteremo le dichiarazioni di voto e voglio sentire chi difenderà l'articolo 18 che ammazza un'intera filiera industriale di persone che hanno investito sulla canapa, peraltro finanziati dal Governo, perché su questo c'è un tema molto importante.
E arrivo, però, sul merito. Questo non è un “decreto sicurezza”, è un “decreto insicurezza”. Vi serve solo per fare uno slogan, vi serve solo per dire per l'ennesima volta che intervenite su questo. Dovremmo farci una domanda: come è possibile che siamo al quarto decreto Sicurezza? Siete talmente bravi che ogni volta bisogna intervenire nuovamente? Perché tutti i precedenti hanno fallito e lo dimostrate da soli portando ogni giorno un nuovo provvedimento, perché con quelli precedenti non ce l'avete fatta. E come si fa a investire in sicurezza? Aumentiamo i reati, aumentiamo le pene. Avete solo una strada, che è quella di aumentare il numero di reati, trasformare reati amministrativi in reati penali, aumentare le pene, mandare in carcere persone che prima di oggi non ci andavano.
Sorprende una cosa, sorprende l'assenza del Ministro Nordio, che era il simbolo di questo Governo del garantismo e che oggi si trova a essere il simbolo di colui che mette il bollino su un decreto che aumenta i reati e che di garantismo non ha nulla.
E c'è un principio che governa ogni provvedimento di questo Governo: fatto di cronaca, la stampa ne parla, titolo di giornale, rispondiamo creando un reato e non rendendoci conto che questo modo di agire crea dei gravi danni alla collettività. Non c'è mai un pensiero, non c'è mai una lungimiranza. C'è sempre: articolo di giornale, risposta. Dobbiamo rispondere ai cittadini: creiamo un nuovo reato. Bene, questo ha fatto dei risultati record. Sì, il record di sovraffollamento delle carceri, non solo di suicidi, ma anche di sovraffollamento. Mandiamo in carcere chiunque, ma ci dimentichiamo di quello che dentro al carcere succede. Ci dimentichiamo che prima o poi usciranno e, se non agiamo all'interno, torneranno a delinquere.
Siamo al record di minori in carcere; tanti minori che hanno sbagliato, sì, che entrano da colpevoli e escono da delinquenti da quelle carceri (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Italia Viva-il Centro-Renew Europe) per l'incapacità del nostro sistema di reintegrarli secondo l'articolo della Costituzione. E noi cosa facciamo? Nulla.
Non c'è un aumento degli investimenti nell'educazione nelle carceri. Il Piano carceri - l'ha detto anche la Corte dei conti - è un disastro totale e voi lo immaginate solo come maggiori posti dove metterci altre persone, non come un sistema in cui il lavoro, la formazione e la rieducazione siano alla base di quello. Chi ci ascolta da casa deve saperlo che possiamo condannare ogni essere umano nel globo terracqueo, ma prima o poi uscirà e, se negli anni che trascorre in carcere non facciamo un'azione affinché quando esca sia migliore di quando è entrato, il problema ce lo riproponiamo fra 5, fra 10, fra 15 anni. Voi invece li mettete in carcere e vi dimenticate la chiave, ma, purtroppo, un giorno usciranno e quel giorno sarà un grande problema per la collettività e per chi governerà quel giorno.
Non controllate nulla. Siamo l'unico Paese europeo a non avere un tasso istituzionale di recidiva, perché sapete bene che se avessimo un tasso di recidiva, fatto in maniera istituzionale, lungimirante, lungo nel tempo, capiremmo che quando si investe in formazione, in scuola, in arte e in lavoro all'interno delle carceri, la recidiva crolla e, quando non si fa, la recidiva sale e noi preferiamo far finta di nulla.
Poi facciamo i forti con i deboli e i deboli con i forti. Nessun reato e nessun aumento delle pene per i reati di criminalità organizzata. Anzi, addirittura andiamo a depenalizzarli, anche sulle intercettazioni dove c'è la mafia, la camorra, la 'ndrangheta. Ma ce la prendiamo con chi fa la resistenza passiva dentro alle carceri, con chi protesta per delle condizioni migliori di vita (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Perché nelle carceri si priva della libertà, non della dignità (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Chi fa resistenza passiva viene punito e gli aumentiamo le pene. Resistenza passiva vuol dire rinunciare al cibo, vuol dire fare le battiture sulle celle.
Questo è il decreto Sicurezza che avete in mente? Introduciamo 14 nuovi reati, non ne avevamo abbastanza. Combattiamo un sacco di illeciti che c'erano già, non applicati, e li facciamo diventare invece reati. Reati vuol dire che si va in carcere; reati vuol dire che la fedina penale viene sporcata per qualcosa che sapete che, secondo me, molti di quelli che sono in quest'Aula in maggioranza hanno compiuto? Poi ci arrivo. Non c'è un passaggio sulla prevenzione, sul lavoro nelle scuole, sul lavoro delle future generazioni. Combattiamo il femminicidio alzando i tempi del reato del femminicidio, ma non lo combattiamo andando nelle scuole a fare educazione all'affettività. Non andiamo nelle scuole a fare prevenzione. Come facciamo a combatterlo questo reato? Perché pensiamo che uno, prima di ammazzare, pensi di farlo perché ha 20 anni piuttosto che 15? È questa la grande chiave di volta che avete in mente? No, non credo che sia questa.
Qual è la vera mancanza di sicurezza? Tutti i partiti che sono in maggioranza stanno facendo una grande battaglia in ogni città italiana per dire che c'è un senso di insicurezza diffuso. È vero. Avete ragione. Da quando siete al Governo, per tante ragioni, è peggiorata la sensazione di insicurezza. Aumentano i reati, soprattutto di microcriminalità. Voi cosa fate? Distraete le attenzioni di massa, dando colpa ai sindaci, a cui avete anche tolto i fondi per aumentare gli investimenti nella Polizia locale. Voi cosa fate? È di oggi un comunicato dei sindacati di Polizia: a Bologna non hanno le autovetture per uscire quelli che sono in servizio; quelle autovetture che ci sono sono vecchie, vetuste; spesso devono fare i turni per poter uscire perché mancano le macchine. Continuate a dire che assumiamo nuove Forze di Polizia; le assunzioni sono meno rispetto a quelli che vanno in pensione. Ma cosa stiamo dicendo?
Invece che aumentare i reati, iniziamo a investire sul presidio del territorio, sulle Forze di Polizia, su coloro che mandiamo sul territorio. Poi c'è un grande provvedimento sugli sgomberi, che noi speriamo produca solo una cosa: che finalmente sgomberiamo CasaPound, perché sarebbe il primo provvedimento che porta a una considerazione su di voi (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Finalmente sgomberiamo CasaPound, che occupa illegalmente un edificio. Arrivo agli ultimi temi: blocco stradale e ferroviario.
I treni non arrivano in ritardo per i blocchi stradali e le proteste, arrivano in ritardo perché avete un Ministro che è un incompetente dal punto di vista dei trasporti delle infrastrutture e che sta spostando tutti gli investimenti sul ponte sullo Stretto e li toglie alle manutenzioni ordinarie (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Vi dico una cosa: non state colpendo solo quegli attivisti ambientali che vorreste colpire, state colpendo quei lavoratori che hanno difeso il loro posto di lavoro, le loro famiglie e i loro stipendi; state colpendo gli agricoltori, che avete difeso quando c'erano le quote latte, che hanno bloccato le strade e, con voi, sarebbero in galera oggi se esistesse questo reato; state combattendo gli studenti che da sempre fanno queste battaglie.
Arrivo agli ultimi due temi, velocissimo: le donne incinte. Credo che non siamo un Paese umano quando pensiamo che un bambino possa nascere in galera. Solo che il fatto che si possa pronunciare questa cosa è disumano.
L'ultimo - e ho chiuso - la canapa. Qua vi siete superati. Per combattere un effetto, che è quello della cannabis light, distruggete un'intera filiera: decine di migliaia di persone, 33.000 persone, mezzo miliardo di fatturato, un'industria che produce tessuti, che produce cosmetica, omeopatia, che produce bioedilizia. L'avete cancellata con un decreto e sapete cosa succede? Che vengono contattati questi imprenditori dai Paesi dell'Europa nostri amici, da Orbán and company, per trasferire le loro sedi legali in quei Paesi e andare avanti a produrre lì, perché potranno anche vendere i loro prodotti qui. Non potranno semplicemente produrre. Chi ne pagherà le conseguenze sono i dipendenti che qua verranno licenziati.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Per tutte queste ragioni, questo non è un no, è un grandissimo no (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, quando si interviene su una questione come quella della sicurezza si tocca un tema sul quale la sensibilità delle persone è elevatissima, soprattutto in questo periodo storico e nel nostro Paese, perché riguarda la sfera personale della quotidianità, le paure e le preoccupazioni di mamme, di papà, di fratelli, di amici. Perché il nostro Paese e soprattutto le grandi città purtroppo non sono come ho sentito sino ad ora da parte di diversi esponenti della opposizione.
La situazione è preoccupante e, evidentemente, l'iniziativa del Governo è stata un'iniziativa che ha risposto a un'esigenza reale, che c'è nel Paese e che non si può far finta che non ci sia per mera propaganda politica (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), ma, contestualmente, è anche all'interno di un programma elettorale. Dopo decenni in cui nel nostro Paese ci sono stati solo Governi tecnici, finalmente un Governo politico, una maggioranza eletta dal popolo sulla base di un programma molto chiaro. Anche sul tema della sicurezza il nostro programma era molto chiaro.
Quindi, il decreto all'attenzione dell'Aula oggi è un decreto che è un atto politico di coerenza con il programma elettorale sul quale gli elettori ci hanno dato un mandato molto chiaro. È chiaro che la preoccupazione degli italiani è rivolta, oltre che al tema della sicurezza nella propria quotidianità, al tema della violazione di diritti che, fino a qualche tempo fa, sembravano inviolabili nel nostro Paese. Invece, purtroppo, la particolarità della criminalità, anche la microcriminalità, e anche l'insicurezza che si è generata sul nostro territorio dimostrano che i diritti più certi - certe volte il diritto di circolare liberamente a qualsiasi orario del giorno e della notte sui mezzi pubblici - purtroppo non sono più garantiti.
Il tema della sicurezza deve essere affrontato con una visione d'insieme, una visione globale. Anche qui dissento rispetto ad alcuni interventi che ho ascoltato, ossia che quando si parla di sicurezza è tutto e solo responsabilità del Governo. Non è così! Io giro nel Paese, attraverso la Commissione d'inchiesta sul degrado delle periferie, e devo dire che c'è un aumento di uomini, un aumento di presenza sul territorio, un rinnovamento nella strategia, però c'è anche una responsabilità territoriale di cui bisogna tenere conto. Prendo, ad esempio, una città che, come Noi Moderati, stiamo seguendo, sul tema della sicurezza, con grande attenzione: Milano. È diventata una città insicura, ma credo che lo possano vedere tutti, dagli articoli di giornale alla televisione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia),. Ciò non può dipendere solo dal grande lavoro che, oggettivamente, il Governo sta facendo, e l'ho testato con mano. Ma c'è ad esempio la mancanza di un'idea di città, di riqualificare le periferie. Quando abbandoni le periferie, è più alto il rischio di degrado, è più alto il rischio che qualcuno, purtroppo, dedichi il suo tempo ad atti criminali: lo spaccio di droga, il disagio giovanile e la microcriminalità connessa, la mancanza di prospettive di crescita, l'assenza di presidi educativi sul territorio o l'abbandono dei soggetti delle realtà sociali, come le associazioni e il Terzo settore, che sono fondamentali sul territorio.
Infatti, la sicurezza è certamente guidata dal Governo attraverso non solo i decreti, come quelli all'attenzione dell'Aula oggi, ma anche un lavoro territoriale, degli enti locali, un lavoro di rete, di sinergie che, purtroppo, manca come, ad esempio, nella città di Milano, a cui ho fatto riferimento, che non viene assolutamente governata, e, davanti ai pericoli, ci si gira dall'altra parte.
Allora, credo che questo sia l'esempio necessario per dirci che non basta solo il Governo, non basta solo il decreto, ma è necessario che tutti facciano la loro parte, senza speculazioni, slogan o strumentalizzazioni, perché credo sia la strada sbagliata. Anche su un tema delicato, come quello della casa, che riguarda tutto il nostro Paese, la preoccupazione del Governo nel decreto riguarda le occupazioni abusive, che certamente avvengono nelle case di edilizia popolare; si tratta molte volte di occupazioni orchestrate e gestite da veri e propri criminali; ma oltre all'edilizia popolare, che, in genere, è destinata a chi rispecchia alcuni criteri, a chi ha alcuni diritti, a chi partecipa a un bando, per cui viene affidata la casa, non credo non ci sia possibilità di dire - anche da parte dell'opposizione più estrema, dell'opposizione più a sinistra - che, quando si occupa una casa in nome di un diritto alla casa, si viola il diritto di qualcun altro che, in quella casa, ci è entrato con tutti i diritti (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E ancora di più nel momento in cui abbiamo anche i privati: ma quanti sono i casi di anziani che vanno in ospedale, vengono ricoverati e poi si ritrovano la loro casa, frutto di sacrifici e di impegno, occupata da qualcuno? E c'è chi fa la scelta di non farsi curare, di non farsi ricoverare per la preoccupazione che venga occupata la propria casa.
Allora, credo che queste siano questioni importanti sulle quali Noi moderati da sempre si impegna e si dedica. Non posso non ricordare che, su questo argomento delle occupazioni delle abitazioni, già una decina di anni fa, il Ministro delle Infrastrutture, Lupi, fece un decreto importante - lo ricorderanno tanti colleghi che hanno avuto una lunga attività in quest'Aula -, che prevedeva che, nel momento in cui si fosse verificata un'occupazione, venisse impedita l'utenza del gas, l'utenza della luce, la possibilità di partecipare a bandi di affidamento di case e anche l'impossibilità di chiedere la residenza in una casa occupata, perché, fino a qualche tempo fa, anche questo era possibile.
Allora, credo che ci debba essere la certezza del diritto nel nostro Paese, che implica severità da parte solo di un soggetto, dello Stato, ma mai si devono dimenticare i diritti della persona. E sul garantismo, per quanto riguarda il tema delle donne incinte, vorrei contraddire alcuni colleghi che sono intervenuti prima di me, perché il provvedimento prevede la tutela della donna gravida, ma non l'impunità della donna gravida o la strumentalizzazione di quello stato (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
Decide il giudice. L'arbitrarietà è stata individuata come un limite di questo decreto, invece credo nella fiducia di chi deve fare scelte su questioni così importanti: ci si affida a persone dello Stato che possano giudicare con capacità, esperienza ed intelligenza e il carcere certamente deve essere luogo scongiurato, da questo punto di vista. Non a caso si è pensato agli istituti di custodia attenuata proprio perché si deve avere attenzione. E noi, come Noi Moderati, da sempre, sul tema del rispetto della persona, facciamo le battaglie, e, in questo decreto, c'è stata un'attenzione sulla questione delle donne incinte.
Siamo sempre quelli che credono nel giusto processo, che credono che ci sia, nella giustizia, la “decenza”. Voglio utilizzare questo termine forte e incisivo, perché - come dice il filosofo israeliano Avishai Margalit - “decente è una società in cui le istituzioni non umiliano le persone”. E io credo che, in questo provvedimento, si dia attenzione a questo principio fondamentale, con riferimento al quale Noi Moderati è particolarmente attento. E lo siamo stati con tutte le proposte emendative, alcune delle quali non sono state accolte, ma le presenteremo in altri provvedimenti, perché il Governo andrà avanti su questo argomento. Per quanto riguarda la lotta al terrorismo, la lotta alla criminalità organizzata, l'atto di garantire maggiori tutele alle Forze dell'ordine, ricordiamoci che, fino a qualche tempo fa, i componenti delle Forze dell'ordine - per i quali giustamente e correttamente ci si spella le mani in quest'Aula - non avevano una tutela legale, come quella prevista in questo decreto. Invece, lo abbiamo previsto, perché non è giusto che, se si è in servizio e si è accusati di qualcosa, l'avvocato lo debba pagare l'uomo delle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma questo mi sembra sia un concetto fondamentale sul quale solo noi, oggi, portiamo avanti una battaglia importante.
Allora, Presidente, mi avvicino alla conclusione, ringraziandola del tempo che mi viene concesso, sottolineando che percepiamo chiaramente l'esigenza di sicurezza da parte dei cittadini. L'insicurezza nasce dal degrado sociale che diventa poi violenza e le motivazioni che hanno spinto il Governo ad agire in questo modo sono certamente sotto gli occhi di tutti, sulle quali, però, siamo convinti ci voglia una particolare attenzione oggi, perché, ad esempio, sul tema della criminalità abbiamo grandi opere, abbiamo infrastrutture che abbiamo programmato e che dobbiamo certamente vigilare, perché questo Governo è in prima linea nella lotta alla criminalità e alle mafie, e credo che anche, in questo provvedimento, emerga con assoluta chiarezza.
In conclusione, Presidente, credo che non si debba cedere al panpenalismo, siamo d'accordo, ma credo che il lavoro che abbiamo svolto e che dovremo ancora svolgere ci permetterà di evitare che tutto questo accada…
PRESIDENTE. Concluda.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). …perché di certo siamo uno Stato di diritto, costituzionalmente uno è responsabile all'ultimo grado di rito, e queste garanzie costituzionali Noi Moderati le vuole…
PRESIDENTE. Concluda.
ALESSANDRO COLUCCI (NM(N-C-U-I)M-CP). …certamente garantire, vuole vigilare e farà certamente sempre la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Eccoci qui, a votare il decreto-legge Sicurezza. Ma vediamo da dove nasce veramente il bisogno di sicurezza. Gli italiani lo sanno bene, ci sono aree nelle nostre città in cui lo Stato ha rinunciato ad esercitare ogni forma di controllo, sono quelle aree in cui i cittadini hanno paura a camminare quando fa buio, perché manca persino l'illuminazione, sono quei quartieri in cui anche di giorno ogni dettaglio denuncia l'assenza dello Stato: discariche abusive, edifici abbandonati, mancanza di presidi di legalità, di servizi, di opportunità, quartieri in cui i giovani non hanno altro da fare, se non stare per strada, senza alcun progetto per il proprio futuro. Sono quelle aree in cui i cittadini si sentono insicuri, perché sono lasciati da soli a lottare per la sopravvivenza. Questo decreto cambia le cose? No, non cambia nulla, perché non mette risorse.
In Italia mancano circa 10.000 poliziotti e 12.000 Carabinieri, ma in questo decreto non ci sono assunzioni. Eppure, per controllare un territorio, occorre mettere su strada Forze dell'ordine, occorre istituire commissariati, stazioni dei Carabinieri, occorre assumere nuove energie nella Polizia locale. I Vigili urbani sono pochi e spesso l'età media è alta, e c'è la naturale tendenza a prediligere il lavoro d'ufficio rispetto a quello su strada. Per rendere più sicure le nostre città, occorre combattere il degrado. I sindaci hanno bisogno di risorse per l'illuminazione, per i sistemi di videosorveglianza, per garantire i servizi essenziali. Per combattere condizioni di marginalità che possono ingenerare fattori di insicurezza, occorre investire su politiche sociali per l'inclusione e l'integrazione. Per prevenire la devianza giovanile, occorre investire sull'istruzione, contrastare la dispersione scolastica, realizzare centri per la sana aggregazione. In questo decreto non c'è nulla di tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Però, il Governo, 10 miliardi di euro per foraggiare i fabbricanti di armi, quelli sì che li trova da mattina a sera. Ma vediamo allora cosa c'è in questo decreto: c'è, ad esempio, un'aggravante per punire più severamente chi commette un reato in una stazione. Ma fatemi capire: se io subisco uno stupro in una stazione invece che al parco, cosa avrò? La consolazione che il mio carnefice verrà punito più severamente? Pensate che questo possa bastare? Io voglio che una donna, una donna che si trova alla stazione alle 11 di sera perché, magari, ha il treno cancellato grazie al Ministro Salvini - questa è un'esperienza che ogni giorno una donna può fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) -, ecco, io voglio che quella donna non senta paura perché sente la presenza dello Stato vicina, con le Forze dell'ordine. Ma - ripeto - in questo decreto non c'è assunzione di personale delle Forze dell'ordine.
Sentirete dire alla maggioranza, al Governo, una narrazione diversa, di comodo. Che questo decreto-legge è tutto a tutela delle Forze dell'ordine. Ma voi sapete di quanti articoli si compone questo decreto-legge? Trentanove articoli. E sapete quanti articoli sono dedicati alla tutela delle Forze dell'ordine? Due, appena due!
La verità è un'altra. È che stanno usando le Forze dell'ordine e l'alibi della sicurezza come paravento per nascondere disposizioni pericolose, liberticide, per attuare una svolta autoritaria. Cosa c'entra con la sicurezza il nuovo reato di blocco stradale? Ma veramente per questo Governo i problemi di sicurezza sono gli operai che protestano per il loro posto di lavoro davanti alle fabbriche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma veramente? Ma veramente per questo Governo i problemi di sicurezza sono i giovani che manifestano per il clima, che voi state distruggendo rubando a loro il futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma veramente? Ma veramente per il Governo i problemi di sicurezza sono cittadini e cittadine che scendono in piazza a far sentire la loro voce perché sono indignati da un genocidio in atto in Palestina, a Gaza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono indignati perché questo Governo è complice di quel genocidio? La verità è che lavoratori, studenti, manifestanti, fanno solo paura al Governo. Un Governo incapace di dare risposte a quelle istanze. Un Governo che non tollera il dissenso e rifiuta ogni forma di controllo sul proprio operato da chiunque provenga: se proviene dalla Corte dei Conti, ad esempio, che, infatti, avete smantellato; se proviene dalle autorità indipendenti, come l'Anticorruzione, che ignorate; se proviene dal giornalismo d'inchiesta, dalla stampa, che state imbavagliando e intercettando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), anche quello fate; se proviene dalla magistratura, quel controllo, la magistratura che gli esponenti di Governo quotidianamente insultano.
Ecco, con questo decreto fate il passo finale. Volete punire i cittadini che non la pensano come voi. Volete che siano puniti, magari, quando protestano per la realizzazione dell'inutile Ponte sullo Stretto o la costruzione di un inceneritore sul proprio territorio. Ecco, questo diventa per voi un'aggravante: pensarla diversamente da voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo decreto è un'operazione becera e vuota di propaganda, per nascondere i fallimenti che state collezionando su ogni fronte: economia, lavoro, sanità, immigrazione, emergenza carceraria.
E poi, che dire? Questo decreto è anche il trionfo dell'ignoranza del Governo Meloni, perché sono solo l'ignoranza e il pregiudizio che hanno portato il Governo a distruggere la filiera della canapa, mettendo in ginocchio 3.000 imprese, mettendo in ginocchio più di 20.000 lavoratori e lavoratrici, per lo più giovani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quei giovani di cui tanto vi riempite la bocca, mandando in fumo 2 miliardi di fatturato annuo, che erano nell'economia legale, ma che domani saranno nelle tasche dei mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo state facendo! Per ignoranza, perché forse non sapete che la canapa viene utilizzata anche nella bioedilizia, nella cosmetica, nel comparto tessile ad uso terapeutico. Io credo che chiunque ci sta seguendo, chi sta seguendo questo dibattito, probabilmente ha a casa un prodotto derivato proprio dalla canapa, ma l'ignoranza qui è sovrana e non so se è più pericolosa l'arroganza del Governo Meloni o l'ignoranza del Governo Meloni.
Infine, questo decreto-legge è anche l'emblema della pericolosità del Governo Meloni. C'è una norma esplosiva - e non uso questo termine a caso - che consente alla Presidenza del Consiglio di autorizzare i servizi segreti a costituire, organizzare e dirigere associazioni con finalità di terrorismo, sia interno che internazionale, rendendo non punibili condotte che, altrimenti, sarebbero dei gravissimi reati.
Praticamente, un agente segreto - autorizzato, per carità - che dirige un'associazione per organizzare attentati in più luoghi del Paese, può farla franca. Tutto legittimo. Abbiamo un Governo che legalizza la strategia della tensione, che serve a destabilizzare e provocare paura nella popolazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Un Governo che legalizza quelli che, prima d'ora, noi chiamavamo servizi segreti deviati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Concludo, Presidente, rivolgendomi a chi ci sta seguendo. Ma secondo voi, che credibilità può avere, in tema di sicurezza, un Governo che riaccompagna a casa, con tutti gli onori, un trafficante di uomini e stupratore di bambini come Almasri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Un Governo che consente la fuga ai delinquenti, avvertendoli prima dell'arresto. Un Governo che, con la stretta della durata delle intercettazioni a soli 45 giorni, impedisce la cattura dei latitanti, sì anche dei boss mafiosi. Un Governo che vuole eliminare - sentite bene - la custodia cautelare in carcere per chi è indiziato di reati come maltrattamento in famiglia e stalking, cioè volete lasciare le donne in balia dei loro carnefici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Questo provvedimento è l'evidente frutto dell'ubriacatura che dà il potere, è animato da un istinto di autoconservazione dell'attuale classe dirigente nei posti di comando. Non ha come obiettivo la nostra sicurezza, quella di tutti i cittadini, ha come obiettivo la loro sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quella loro, quella dei loro sodali, quella dei colletti bianchi che, con le leggi di Nordio e Meloni, possono truccare i concorsi per favorire gli amici e aggirare le liste d'attesa per ricoverare un parente, invece di un povero cristo, che magari ne ha diritto. Questi non sono i patrioti d'Italia, questi si sentono i padroni dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Noi oggi voteremo contro questo decreto-legge, ma siete solo voi, con il vostro voto, che potete aiutarci a mandarli a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calderone. Ne ha facoltà.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signori colleghi, con ansia Forza Italia aspettava questo momento, per poter finalmente dire - e siamo pronti a dimostrarlo in ogni sede - parole di verità. Per il suo tramite, signor Presidente, ho sentito la collega D'Orso, qualche minuto fa, parlare di ignoranza. Bene, io mi confronterò, Forza Italia si confronterà, questa sera, con le norme che ritengono più ingiuste. Non vi voglio parlare delle belle norme di cui nessuno ha parlato, come tutte le norme che riguardano la prevenzione del terrorismo, l'articolo 1, l'articolo 2. Tutte le norme per le quali ci sarà un momento in cui si discuterà di queste norme.
Vi parlerò delle quattro norme dove - mi dispiace molto - si è strumentalizzato di più, dove c'è stata la narrazione, dove c'è stato, signori colleghi e signor Presidente, il mendacio.
Partiamo con l'occupazione abusiva, perché mi piace molto. Che cosa ha previsto? Abbiamo aggravato le norme, ce la prendiamo con le fasce deboli, siamo sporchi, brutti e cattivi. Bene, leggiamo la norma e leggiamola con attenzione, perché o c'è malafede o non si è in condizione di leggere le norme, perché tertium non datur. Leggiamo: per chiunque occupi un immobile è prevista una pena seria da 2 a 7 anni. Sapete com'è strutturata la norma? In maniera molto semplice, c'è un'esimente: non è punibile chi collabora all'accertamento dei fatti e ottemperi al rilascio dell'immobile.
Quindi, non siamo così cattivi, perché, se una donna anziana, mentre era ricoverata in ospedale ed ha l'unica abitazione - che è l'altra condizione -, si porta in un nosocomio perché si deve ricoverare, poi torna a casa e trova la casa occupata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), che cosa ci vuole, signori del MoVimento 5 Stelle e del PD? L'applauso? O, viceversa, si chiama colui che ha occupato e si dice: vieni qua, ti diamo la via di fuga. Anche questa è la bellezza di questa norma, di cui non ne hanno parlato perché non conviene, perché la narrazione è cosa altra. Quindi diciamo: vieni qua, se tu rilasci l'immobile a chi ha solo questa abitazione, solo questa abitazione, solo questa abitazione - e ancora state lì a parlare? - e devi andare via, io non ti do da 2 a 7 anni: se tu rilasci volontariamente, collega Pittalis, l'immobile, io non ti faccio nulla, perché c'è l'esimente. E ancora qui stiamo a parlare che questo Governo di centrodestra pensa agli imprenditori, alle fasce che non sono deboli, ai ceti alti? No, no, pensa esattamente alle cose giuste (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE): quello che non siete riusciti voi a fare in 5 anni di Governo.
E che cosa prevede l'altra norma? È stata introdotta una norma procedurale, che si aggiunge nel nostro ordinamento processuale: l'articolo 321-bis. Prima procedure, contro-procedure, l'anziana che veniva consegnata al sindaco o gli anziani o chiunque ne avesse diritto, che ha solo quell'abitazione; il sindaco che non trovava le abitazioni, le associazioni, l'associazionismo. No, ora il carabiniere va e gli dice: ce l'hai il titolo? Come sei entrato in un'abitazione che non è tua? No, non ce l'ho il titolo. Allora, vieni con me che io ti mando via.
Poi, però c'è il controllo giurisdizionale: perché non ne parlate? Stiamo dando tutto nelle mani delle Forze dell'ordine? Non lo stiamo dando a una banda di briganti, alle Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati Fratelli d'Italia). Che sia chiaro: non lo stiamo dando a un'associazione criminale, ma alle Forze dell'ordine, ai Carabinieri, alla Polizia di Stato, alla Guardia di finanza. Non è che il carabiniere è pazzo e dice: vai fuori, tu, anziana, non ti voglio. No, però, poi, entro 48 ore, si rivolge al pubblico ministero, il quale - altro passaggio di garanzia - entro 48 ore si rivolge al GIP. E, se c'è una procedura viziata o se il soggetto doveva rimanere in quell'abitazione, nulla quaestio.
Bene, raccontiamolo, siamo in diretta televisiva, raccontiamolo agli italiani. Raccontiamo cosa stiamo facendo contro gli italiani, gli dobbiamo raccontare la verità. Questo - l'ho visto nelle Commissioni - è il festival del mendacio, della narrazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), perché, davanti a queste mie argomentazioni, siamo pronti, come Forza Italia, e se mi è consentito, come centrodestra, a dimostrarle in ogni sede. Perché con il diritto non si discute, il diritto - dico sempre io - è quasi come la matematica: 2 più 2 fa sempre 4 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Andiamo avanti. Vogliamo, con una norma liberticida, massacrare il dissenso, vogliamo mettere in condizione chi manifesta - gli operai, gli studenti - di non manifestare più. Bugia colossale. Leggiamo questa norma, mi riferisco all'articolo 14. Che cosa abbiamo previsto? Abbiamo previsto tale norma per chi blocca le strade senza autorizzazione, per chi blocca i treni. Io viaggio in treno: l'altro giorno è stato fermo quattro ore e io potevo venire con quattro ore di ritardo. Ma sapete chi c'era sul treno? Medici che dovevano andare perché avevano i turni all'ospedale, Forze dell'ordine che dovevano prendere servizio, ed erano lì perché c'erano tre - quelli con i capelli lunghi e con le treccine - che erano messi sul binario, e siamo rimasti fermi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Noi siamo contro quelle persone, mai, mai, contro gli operai, mai, mai, contro gli studenti, mai, mai, contro colui o coloro o colei che lavorano, perché noi siamo al loro fianco.
Che cosa abbiamo previsto? Scandalo. Dite: “eh, li volete arrestare tutti in flagranza”. Ma leggete le norme, la pena è fino a 2 anni. L'arresto, né facoltativo né obbligatorio, è previsto per la norma quoad poenam. Ma leggiamo minimamente gli articoli del codice penale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) prima di raccontare alla gente che li vogliamo arrestare in flagranza mentre stanno manifestando, perché noi non sopportiamo chi manifesta, perché noi non sopportiamo il dissenso, perché noi non sopportiamo gli studenti che la pensano in maniera diversa. No, noi non sopportiamo i delinquenti che si mettono in mezzo alla strada (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5Stelle - Il deputato Donno: “E Dell'Utri?”) e in mezzo ai binari ferroviari e bloccano il Paese! E questo non glielo consentiamo più perché gli facciamo i procedimenti penali. E, a proposito di procedimenti penali, noi siamo (Proteste del deputato Donno - Proteste di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Donno, onorevole Donno, la richiamo all'ordine.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, mentre io (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)… mentre io stavo parlando, ho sentito (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Continui, continui, continui.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, ascolti. Mentre io stavo parlando, ho sentito dai banchi del MoVimento 5 Stelle: “Dell'Utri” (Proteste del deputato Donno - Proteste di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Fratelli d'Italia).…
PRESIDENTE. Onorevole Donno!
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente…
PRESIDENTE. La richiamo all'ordine, basta!
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Sono senza parole.
PRESIDENTE. Per cortesia, basta! Prego, onorevole Calderone.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente…
PRESIDENTE. Onorevole Calderone, prego.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). …possono provocare quanto vogliono, è un divertimento per me se mi provocano, un divertimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Commenti del deputato Donno)!
PRESIDENTE. La prego, non mi faccia richiamare l'ultima volta possibile. Prego, onorevole Calderone.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, sta richiamando me?
PRESIDENTE. No, no, l'onorevole Donno.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, abbiamo sentito la resistenza passiva. Se un poliziotto penitenziario entra in carcere, in una cella, e un soggetto pone in essere la resistenza passiva: eh, lo volete arrestare, ce l'avete con le fasce deboli. Ma l'abbiamo letta la norma? Abbiamo letto la norma? C'è un problema diverso, la norma dice: chi partecipa a una rivolta in carcere - tre o più persone che partecipano a una rivolta - con atti di violenza o minaccia, che mettono in pericolo la sicurezza del carcere (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), se noi aggiungiamo… Presidente, io così…
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego. Non riusciamo altrimenti…
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, io chiedo che lei…
PRESIDENTE. …a comprendere tutto il pensiero.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). …che lei protegga il mio intervento, perché vedo che c'è un nervosismo incredibile (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Chiedo…
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Sono molto nervosi, Presidente.
PRESIDENTE. Chiedo a tutti i colleghi (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Sono molto nervosi.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Prego tutti i colleghi di rimanere in silenzio…
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Non hanno letto, non hanno studiato…
PRESIDENTE. …è corretto ascoltare l'onorevole Calderone…
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Che posso fare? Vi posso dare un bignami…
PRESIDENTE. …fino in fondo al proprio intervento. Onorevole, ovviamente ho bloccato il tempo …
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). …ma non il nostro prestigioso capogruppo…
PRESIDENTE. …ho bloccato il tempo, ovviamente, a beneficio del suo intervento (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia. Prosegua.
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Presidente, abbiamo previsto la narrazione: 14 reati e 9 aggravanti. Beh, sapete le aggravanti quali sono? Ve ne dico una per tutti, colleghi: l'aggravante per chi truffa gli anziani. L'avete mai vista un'anziana che è stata truffata? Sì concludo, Presidente, vorrei concludere fra un anno per parlare di questo decreto-legge e per mettere le cose a posto. L'avete mai vista un'anziana che è stata truffata, piccolina, magra, che viene negli studi professionali e dice: mi hanno truffato, io avevo i soldi, avevo i soldi conservati per il funerale. Li avete visti questi anziani? Loro sì che sono fasce deboli, e noi li proteggiamo, li proteggiamo, li proteggiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier) e abbiamo messo un aggravamento di pena, perché gli anziani non si devono truffare, perché noi siamo cosa altra, e lo ribadisco.
Ribadisco: noi difendiamo le vere fasce deboli, non i “punkabbestia” che si mettono sui binari (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
PRESIDENTE. Colleghi…
TOMMASO ANTONINO CALDERONE (FI-PPE). Noi difendiamo gli anziani, difendiamo le Forze dell'ordine, difendiamo le persone che vengono aggredite nelle stazioni, difendiamo il cittadino perbene, signor Presidente.
Quindi, concludo dicendo che noi siamo il partito delle garanzie, ma siamo il partito delle garanzie nel processo. A noi, sapete, piace interessarci dei presunti innocenti, non dei sicuri colpevoli, perché per noi il processo e le garanzie del processo sono una cosa seria, ma chi sbaglia deve sempre pagare. Quindi, voteremo con convinzione “si” (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bisa. Ne ha facoltà.
Colleghi, gli altri rimangano in silenzio.
INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, membri del Governo, Sottosegretario Molteni, in particolare, che ha seguito da vicino questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), siamo al voto finale del decreto Sicurezza e il giudizio delle opposizioni, secondo cui il provvedimento sarebbe illiberale, repressivo o un attentato alla democrazia parlamentare, è totalmente falso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dobbiamo ricordarci sempre che la libertà di ciascuno trova il suo limite nella libertà e nei diritti dell'altro (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): un principio basilare della convivenza civile e giuridica. Prendiamo il blocco stradale e ferroviario. Abbiamo inserito che chi blocca strade e ferrovie con il corpo umano commette un reato. In una società democratica non esistono libertà assolute. Il diritto di manifestare, protestare o esprimersi è garantito dalla Costituzione e nessuno ha toccato queste prerogative costituzionali, cari colleghi dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
Ma il diritto a manifestare liberamente non può trasformarsi in una licenza per prevaricare i diritti altrui. C'è sempre un bilanciamento di interessi, perché dall'altra parte c'è da tutelare la libertà di circolazione, la sicurezza personale e la tutela del bene pubblico (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
Se bloccare una ferrovia impedisce ad un lavoratore di tornare a casa, se l'occupazione di uno stabile nega ad un legittimo proprietario l'uso del proprio bene, se l'aggressione ad un agente mina l'ordine pubblico, allora, cari colleghi dell'opposizione, si è superato quel confine tra libertà e arbitrio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e con questa norma abbiamo messo un freno ad una illegalità che dilagava.
E parliamo del Daspo urbano. Il Sottosegretario Molteni in una sua intervista ha specificato cosa vogliamo garantire con questa norma: vogliamo garantire sicurezza e decoro urbano. È un messaggio chiaro. Non saranno più tollerati comportamenti che minano la serenità dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Voi dovete spiegarmi, cari colleghi dell'opposizione, perché non siete d'accordo a porre un Daspo urbano a chi disturba negli spazi pubblici o compie atti indecorosi nei pressi di infrastrutture di trasporto. Perché non siete d'accordo che i soggetti denunciati o condannati negli ultimi cinque anni per reati contro la persona e il patrimonio non siano allontanati con il Daspo? Perché il questore non dovrebbe intervenire e vietare l'accesso per 12 mesi a questi soggetti? Voi mi dovete spiegare, cari colleghi dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), perché non siete d'accordo che a chi è recidivo non debba essere tolta la sospensione condizionale della pena (Commenti del deputato Pellegrini)…
PRESIDENTE. Onorevole Pellegrini, per cortesia!
INGRID BISA (LEGA). Questo provvedimento ricostruisce un equilibrio che restituisce diritti a chi li vede negati ogni giorno da quei comportamenti abusivi, intimidatori o violenti che voi, da quando abbiamo iniziato l'esame in Commissione, state giustificando (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Difendere la legalità non significa soffocare la libertà. Al contrario: solo dentro regole condivise la libertà può davvero essere esercitata da tutti e non solo da chi urla più forte.
E veniamo alle detenute madri. Il Sottosegretario Ostellari ha spiegato bene la norma. Con questo intervento non si intende punire la maternità, ma garantire la tutela effettiva del minore e contrastare quell'uso strumentale della condizione materna per evitare la pena (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Abbiamo tolto l'obbligo di rinviare la pena per donne incinte o madri di neonati. Il rinvio diventa facoltativo da parte del giudice, caso per caso. Viene precisato che, in caso di custodia, l'esecuzione deve avvenire presso gli ICAM e non in carcere, come voi ci avete detto fino all'ultimo momento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Viene, quindi, tracciata una linea chiara nel delicato equilibrio tra diritti della madre detenuta, responsabilità penale e interesse superiore del minore.
Abbiamo assistito negli anni ad un uso strumentale della maternità, dove la condizione di madre non era a protezione del legame affettivo con il figlio, quanto il modo per ottenere benefici penali o ritardare l'esecuzione della pena (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La maternità è una condizione sacra e tutelata, ma non può essere separata da quella responsabilità penale in modo indiscriminato. Inoltre, la norma viene applicata dal giudice caso per caso, superando automatismi. Questo approccio, più mirato e razionale, valorizza la funzione educativa e rieducativa della pena, senza che essa venga vanificata da distorsioni nell'applicazione delle misure alternative e senza che un racket di malavita dilaghi.
Sulla lotta all'accattonaggio minorile, il Sottosegretario Ostellari ha commentato bene la norma. Si tratta di una misura necessaria per proteggere i minori da sfruttamento e violenza, spesso situazioni invisibili. La dignità dei bambini va tutelata con fermezza. Con la norma abbiamo inasprito la disciplina contro l'impiego di minori nell'accattonaggio, l'età tutelata sale da 14 a 16 anni e la pena, appunto, sale a cinque anni. Abbiamo introdotto un'aggravante se vi è un uso di violenza o di induzione. È un intervento rilevante e positivo, di estrema urgenza: la protezione dei minori da forme gravi e subdole di sfruttamento. È un fenomeno, l'accattonaggio minorile, strutturato e spesso parte di dinamiche criminali. La norma mira, quindi, a disinnescare quei circuiti di sfruttamento, intervenendo non tanto contro i minori quanto a loro tutela. Il cuore di questa misura è la dignità del minore.
Abbiamo introdotto anche delle aggravanti per la violenza a pubblici ufficiali. Gli attacchi alle divise non sono più tollerabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chi aggredisce un pubblico ufficiale, specie se impegnato nella tutela di infrastrutture strategiche, mina la sicurezza collettiva.
Abbiamo inserito l'utilizzo della videosorveglianza da parte della Polizia. Le Forze di Polizia potranno utilizzare le bodycam nei servizi di ordine pubblico, trasporto ferroviario e controllo del territorio. È ammesso anche l'uso in luoghi di restrizione della libertà personale.
Sulle spese legali per gli agenti indagati, abbiamo esteso e ampliato la norma con lo stesso beneficio anche per le Forze armate, quindi abbiamo previsto un rimborso fino a 10.000 euro per le spese legali sostenute da agenti di pubblica sicurezza, Polizia giudiziaria e Vigili del fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) indagati per fatti di servizio. Vale anche per i loro familiari in caso di decesso. Niente rivalsa se assolti, archiviati o prosciolti. Quando una divisa esce di casa, non porta con sé solo il dovere professionale; porta con sé anche un peso morale e la consapevolezza di dover agire sempre nel rispetto della legge, ma anche in situazioni purtroppo imprevedibili, delicate, dove un'azione può costare un'indagine, un procedimento, l'ombra di un sospetto. Questa norma è una scelta di civiltà, di giustizia e di umanità, è un segnale concreto di vicinanza e rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) verso coloro che ogni giorno mettono la propria vita al servizio della collettività. È un atto di fiducia reciproca tra lo Stato e i suoi servitori e il fatto che non ci sia rivalsa in caso di assoluzione, archiviazione o proscioglimento è un altro passaggio fondamentale: vuol dire non aggiungere ingiustizia al dolore, non trasformare un percorso già doloroso in una punizione economica, vuol dire ristabilire equilibrio, dignità e fiducia.
Abbiamo introdotto l'ipotesi di truffa aggravata agli anziani, anziani spesso bersaglio facile di truffatori senza scrupoli. È una norma che riconosce la particolare vulnerabilità degli anziani. È un segnale chiaro: lo Stato non tollera chi abusa della debolezza altrui.
E termino, Presidente, parlando dell'introduzione della norma volta a contrastare l'occupazione abusiva di immobili, introducendo, appunto, il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui e una procedura d'urgenza per il rilascio dell'immobile e la reintegrazione nel possesso. È una norma che nasce dalla Lega che già nella precedente legislatura avevamo esaminato in Commissione giustizia.
È una norma che restituisce voce, giustizia e protezione concreta a chi, fino ad oggi, si è sentito abbandonato nel proprio diritto più sacro, quello della casa. Questo intervento non nasce da uno spirito punitivo fine a sé stesso, ma da un'esigenza reale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La sicurezza del proprio domicilio è sacra: la certezza di poter tornare a casa e trovarla ancora tua, non violata, non occupata e non sottratta con prepotenza o inganno.
Negli ultimi anni l'occupazione arbitraria di immobili ha colpito, purtroppo, proprietari e inquilini legittimi, spesso persone fragili, anziani, famiglie con figli, che si sono visti espropriati nel loro spazio vitale senza una tutela tempestiva. È un meccanismo rapido ed efficace. Fino ad oggi chi si ritrovava con la casa occupata abusivamente si trovava spesso prigioniero della burocrazia. Si tratta quindi di un intervento giusto, perché difende il senso profondo del vivere in uno Stato di diritto. È una norma che restituisce fiducia e le operazioni a Ispica e a Mestre non sono simboli di repressione, ma esempi di legalità che riprende il suo spazio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
INGRID BISA (LEGA). Quindi, Presidente, questo decreto è un messaggio forte e chiaro: lo Stato non arretra, non lo fa davanti a chi sfrutta i più deboli, non lo fa davanti a chi mina l'autorità delle istituzioni, non lo fa davanti a chi pensa che la legge sia un'opinione. La sicurezza non è un privilegio per pochi, è un diritto per tutti. Per questi motivi, la Lega-Salvini Premier voterà convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Vorrei iniziare riconoscendo un merito - vi sembrerà strano - a questo Governo, perché siete riusciti nell'impresa non facile di mettere d'accordo giuristi, magistrati e avvocati penalisti, tutti nelle critiche a questo provvedimento. Non era semplice. L'Unione delle camere penali ha sintetizzato molto efficacemente che peggio del disegno di legge sulla sicurezza c'è soltanto il decreto Sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Una serie disorganica di misure repressive, che introducono 14 nuovi reati e 9 nuove aggravanti. Questo decreto reca norme che portano l'Italia più indietro del codice fascista Rocco del 1930. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)!
Se aveste messo, come vi ho detto stanotte, un euro in più sulla sanità pubblica per ogni nuovo reato che avete creato, a quest'ora avreste fatto davvero qualcosa per abbattere le liste d'attesa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Avete compiuto una forzatura inaccettabile e senza precedenti nel metodo e nel merito. Non era mai accaduto che un disegno di legge, arrivato quasi a compimento dopo 14 mesi di lavoro parlamentare, fosse rimpiazzato da un decreto-legge senza alcun criterio di necessità ed urgenza, come richiede la nostra Costituzione. Dove avete trovato, colleghi, tutta questa urgenza dopo averlo tenuto parcheggiato per mesi? Forse per dare una mano a un leader in difficoltà, come Salvini, per il congresso del suo partito?
Un vero e proprio scippo a questo Parlamento, al principio di separazione dei poteri, alla riserva di legge che la Costituzione prescrive per la materia penale. La verità è che questa forzatura istituzionale, per evitare una terza lettura nel Parlamento, dimostra ancora una volta la vostra insofferenza verso la natura stessa di questo Parlamento. Avete calpestato la nostra funzione legislativa, avete esautorato queste Camere con un plateale colpo di mano con cui il Governo stesso si è riappropriato di questo testo.
Se poi passiamo dal metodo al merito, purtroppo, le cose non migliorano di una virgola, anzi. Non potrei dire io meglio di quanto hanno fatto nel loro appello i 237 giuspubblicisti di tutte le università italiane, che hanno sentito il dovere di schierarsi contro questo pericoloso decreto, che non crea più sicurezza, ma crea più repressione, che è un'altra cosa. Quelle che voi state imponendo sono misure che hanno come costanti - cito l'appello dei giuristi - “torsione securitaria, ordine pubblico, limitazione del dissenso, accento posto prevalentemente sull'autorità e sulla repressione. E continuo: “un disegno complessivo che tradisce un'impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica, non episodica o occasionale, ma mirante a farsi sistema, a governare con la paura, invece di governare la paura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)”.
Il punto più vero e profondo è proprio questo: a voi di dare risposte alle paure non interessa nulla. Vi interessa alimentarle per puntare a un consenso facile, un'arma di distrazione di massa mentre tagliate la sanità pubblica, tagliate la scuola pubblica, tagliate le università e bloccate il salario minimo. Un bieco populismo penale, che agisce sempre il giorno dopo, senza alcuna reale deterrenza e senza alcuna prevenzione, colpendo in questo modo le basi dello Stato di diritto e colpendo la manifestazione anche pacifica del dissenso.
Basta mettere in fila alcuni di questi titoli e vi chiedo: che sicurezza è sbattere bambini piccolissimi in carcere insieme alle madri detenute, cose che nemmeno il codice Rocco faceva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Che sicurezza è dare fino a 2 anni a chi usa il proprio corpo pacificamente per manifestare dissenso in un blocco stradale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Che sicurezza è equiparare la resistenza passiva in carcere all'aggressione violenta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Avete previsto per l'occupazione di immobili pene più severe del reato di adescamento di minori. Con questo decreto, lo stesso identico reato è punito più duramente se compiuto in una stazione ferroviaria o 100 metri più in là. Per la vostra ideologia avete anche inferto un colpo letale a un settore produttivo importante, come quello della cannabis light, mettendo a rischio migliaia di imprese e 30.000 lavoratori e lavoratrici.
Volete moltiplicare i CPR, luoghi che andrebbero chiusi perché vedono costanti violazioni di diritti fondamentali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), mentre quelli esistenti - vi do questa notizia - non sono nemmeno pieni. E lo avete fatto, forse, per coprire il vostro misero fallimento in Albania, dove avete deciso, anche se non sono pieni, di crearne un altro, spendendo e buttando via 800 milioni di euro degli italiani, che potevate investire per assumere medici e infermieri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Venite a parlare di sicurezza e intanto avete mandato le Forze dell'ordine a badare a una prigione vuota in Albania. Quando li ho incontrati, mi hanno detto che non potevano nemmeno tornare a Natale, mentre manca organico in tutto il Paese e voi sfornate un nuovo reato alla settimana, ma il lavoro in più grava sulle loro spalle già affaticate dall'assenza di personale e dagli straordinari.
“Si può partire dallo sblocco delle assunzioni e dallo scorrimento delle graduatorie esistenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra), perché ci sono tanti idonei non vincitori in attesa di essere chiamati”. Non sono parole mie. Sapete di chi sono? Di Giorgia Meloni in un tweet del 2015, poi va al Governo e fa il contrario di quello che aveva promesso, alla faccia della coerenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Pretendete dai sindaci che garantiscano la sicurezza urbana, ma siete gli stessi che tagliano i fondi ai comuni e rubate loro risorse per la Polizia municipale e per la rigenerazione urbana. La sicurezza, colleghi, è una cosa seria, un'esigenza, un diritto delle persone, e passa per una visione che integri i presìdi sociali, culturali, educativi, di sicurezza, delle Forze dell'ordine e gli sforzi del Terzo settore. Passa per la conoscenza e il controllo del territorio, passa per progetti di inclusione sociale vera e di contrasto a tutte le povertà. Passa per politiche abitative e di partecipazione. Passa per investimenti nella prevenzione - che qui mancano completamente - e nella rigenerazione urbana.
La sicurezza che serve ai cittadini è anche quella sul lavoro, di cui non parlate praticamente mai (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), mentre avete esteso quei contratti precari che nei dati dell'INAIL sono correlati a più incidenti e più morti. È la sicurezza delle strade, mentre voi avete tagliato 1,7 miliardi alle strade provinciali per fare il Ponte sullo Stretto di Messina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). È la sicurezza del territorio, mentre avete tagliato i fondi PNRR per la prevenzione del dissesto idrogeologico. È la sicurezza sismica, mentre non fate nulla per sistemare le scuole che sono ancora a rischio. È la sicurezza della casa, mentre voi avete tagliato il Fondo per l'affitto, facendo rischiare lo sfratto a più famiglie in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
Ma di tutto questo - sono certa - non vi interessa. A voi servono solo slogan e nemici, ma non azzardatevi mai più a dire che noi difendiamo i criminali, perché qui c'è soltanto qualcuno che ha rimandato su un volo di Stato a casa un torturatore libico come Almasri. E non siamo noi, siete voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Quello che voi fingete di non capire è che la società più sicura è quella più inclusiva, che non discrimina e marginalizza nessuno, che non lascia indietro nessuno, che non mette in competizione i più poveri per un tozzo di pane, ma assicura una casa, un lavoro e un salario dignitoso per tutti mentre voi cancellate il sostegno contro la povertà e mentre bloccate il salario minimo a 4 milioni di lavoratrici e lavoratori che sono poveri, anche se lavorano in questo Paese.
Voi continuerete a contrapporre sicurezza, libertà e umanità. Noi invece sappiamo che è possibile e, anzi, che è doveroso, per chi sta al Governo e siede nelle istituzioni, tenerle insieme: sicurezza, libertà e umanità. Voi siete forti con i deboli e deboli con i forti. Per voi la povertà stessa è una colpa individuale. Giustizialisti solo con i poveri - poveracci - e con chi è diverso, ipergarantisti con i criminali che però hanno i colletti bianchi. Questi siete voi! Il problema è che pagano gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra). Il problema è che la paga il Paese questa vostra furia ideologica e per questo, per tutto questo noi continueremo a ostacolarvi e a costruire l'alternativa che l'Italia merita al vostro Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Passiamo all'ultimo intervento previsto nelle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, mi corre l'obbligo di ringraziare i membri del Governo, che hanno difeso strenuamente questo provvedimento, insieme a Fratelli d'Italia e a tutta la maggioranza di centrodestra. Il dibattito parlamentare sul tema della sicurezza e sul provvedimento in sé è stato amplissimo. Il disegno di legge Sicurezza era già stato affrontato dalla Camera e dal Senato con un approfondimento importante, che si è anche ripetuto con il decreto che l'aveva già recepito. Io questo non solo lo difendo, lo rivendico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo rivendico! Rivendico un Governo che ha avuto la capacità di vedere come l'ostruzionismo della sinistra stava continuando a lasciare sole le persone di fronte a fenomeni che non trovavano ancora soluzione nei Governi precedenti. Allora è intervenuto, sì, con quell'urgenza che richiedevano proprio quei fenomeni. Il primo, la prima esigenza tra tutti: quella di riportare lo Stato dalla parte giusta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, visto che ho sentito i peggiori appellativi per questo decreto, allora ho qualche dubbio su cosa pensi l'opposizione di dove sia la parte giusta. Amici dell'opposizione (Il deputato Alfonso Colucci: “Amici no”), qual è per voi la parte giusta? Uomini come il luogotenente Masini, costretti a essere indagati e a doversi difendere in un tribunale perché hanno difeso l'incolumità pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), o persone che vanno ad accoltellare la gente per strada? Qual è per voi la parte giusta? I poliziotti di Corvetto o quelli che disattendono l'alt da parte della Polizia e scappano in maniera vile (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)? Qual è per voi la parte giusta? I poliziotti a difesa dei cantieri della TAV o quelli che, armati di bombe a mano, vanno ad assalirli (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)? Qual è per voi la parte giusta? Siete con le Forze dell'ordine o siete con i centri sociali che volete legalizzare, come avviene a Torino con il sindaco PD (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier – Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)? Qual è per voi la parte giusta? Sono gli agenti in divisa che difendono l'ordine pubblico o quelli che sfondano i cordoni a suon di mazzate e di bastoni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), com'è avvenuto l'altro giorno qui in piazza mentre voi eravate qui e siete stati zitti, non avete detto una parola di distanza…
PRESIDENTE. Colleghi…
AUGUSTA MONTARULI (FDI). La vostra parte giusta…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Il problema è che voi siete parte di coloro che l'altro giorno erano in piazza. Sono il vostro strumento. Provate a farne strumento (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Colleghi!
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …per fare in modo (Commenti del deputato Aiello) che ci fosse una pressione verso questo Parlamento.
PRESIDENTE. Per favore!
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Ma sappiate una cosa: non ci intimoriscono e non ci intimidite (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)! E sapete perché sono il vostro strumento? Perché voi ne avete bisogno, ne avete bisogno come il pane perché, di fronte alla perdita di consenso, non vi sono rimasti che loro (Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi!
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Non vi sono rimasti che loro (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Per cortesia! No, no.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Li avete difesi perché…
PRESIDENTE. No, colleghi (Il deputato Trancassini: “Li deve richiamare all'ordine”!)…
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …li avete addirittura difesi nei vostri discorsi…
PRESIDENTE. Onorevole Sasso!
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …io ho ascoltato i vostri discorsi uno ad uno. Li avete sempre difesi (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. No, colleghi, dobbiamo ascoltare.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …e non solo, li avete difesi…
PRESIDENTE. Onorevole Montaruli, scusi, scusi un attimo. Colleghi, per favore in silenzio.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …li avete difesi riempiendovi…
PRESIDENTE. Non è accettabile, prego.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …riempiendovi la bocca e accusandoci addirittura di fare questo provvedimento chiamandolo paura e di non occuparci, per esempio, della sicurezza sul lavoro. Ma scusate, gli agenti che vestono la divisa non sono anche loro dei lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Quando difendete voi i lavoratori? Quando si piegano solo sotto il vostro cappello? O quando, indossando la divisa, difendono la libertà di tutti, di tutti. Dello Stato, di ognuno di noi, di tutti, di voi e di noi, di tutti! E la cosa peggiore sapete qual è? È che per difendere quella gente avete dato loro una nuova veste: avete detto che erano i paladini del dissenso, e noi brutti e cattivi che volevamo reprimere il dissenso. Guardate che molotov, bastoni, cordoni rotti, spranghe, bombe a mano (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) non sono dissenso…
PRESIDENTE. Colleghi! Per favore!
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …e non sono libertà, sono solo criminalità, e va punita (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
Avete maturato un'incredibile allergia (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle - Il deputato Donno: “Al peculato, l'allergia!”: l'allergia nei confronti delle Forze dell'ordine. Mentre noi chiedevamo le bodycam, voi…
PRESIDENTE. Colleghi…
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …chiedevate che, insieme alle bodycam, ci fosse pure il numero identificativo (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché? Perché dovevate verificare dove, dovevate vederli bene per difendervi dai vostri pruriti perché per voi ogni uomo che indossa la divisa è un nemico. Per noi è un amico, un amico della società, un amico di ciascuno di noi, di chi vive nel giusto e anche di chi sbaglia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle - Il deputato Trancassini: “Li deve richiamare all'ordine!” - Proteste del deputato Pellegrini – Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo ascoltare. Bisogna essere in silenzio.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Avete provato (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Per favore!
AUGUSTA MONTARULI (FDI). … a sollevarvi da questi vostri pruriti, ma l'avete detto anche nei vostri discorsi che avete l'orticaria, l'ho sentito dal collega Fratoianni. Voi avete anche un'altra allergia: l'allergia nei confronti delle persone che sono sole e che rimangano nella solitudine e in difficoltà (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Onorevole Pellegrini, e la smetta (Il deputato Caiata: “Presidente, deve pretendere il silenzio, deve pretendere il silenzio!”)! Prego, onorevole Montaruli.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Non avete solo l'allergia nei confronti delle Forze dell'ordine, avete l'allergia anche nei confronti di chi è rimasto solo, abbandonato, davanti al lassismo. E anche in questo caso, chi sono per voi i deboli? Chi sono per voi i fragili? Chi sono per voi le persone rimaste sole senza difesa? Sono gli uomini della Polizia penitenziaria che si trovano da soli con le rivolte in carcere o sono i detenuti che fanno la rivolta (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)? Sono coloro che vanno a custodire gli immigrati clandestini dentro i CPR o sono quelli che da dentro i CPR provano a fare la rivolta con voi fuori che li difendete (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Sono gli anziani contro le truffe o sono i truffatori? Sono i bambini o sono chi li mette a fare accattonaggio? Sono il diritto del minore a non essere usato come uno strumento di reato o quell'adulto, anche genitore, che l'utilizza per la propria impunità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia che si levano in piedi e dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE)? Perché voi avete fatto questo, per voi i deboli sono questi. Sono coloro che difendono il diritto alla casa o sono quelli che la casa la fottono al più debole? Chi? Chi sono per voi i deboli? Coloro che rimangono con l'unica casa da soli, di fronte alla prepotenza di chi scientificamente va ad occuparla. Voi avete fatto il vostro unico atto di ostruzionismo per impedire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) a noi di togliere, in poco tempo, dalle case abusivamente occupate gli abusivi e restituirle alla povera gente che ne aveva bisogno (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi!
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Ecco, noi abbiano chiaro da che parte stiamo e abbiamo chiaro che vogliamo difendere i più deboli. E guardi, collega Schlein, mi permetta (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - La deputata Serracchiani: “Parli al Presidente!”): voi avrete dalla vostra parte e avrete ascoltato tutti coloro che…
PRESIDENTE. No, parli sempre col Presidente, la prego.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). …ermellinati sono venuti in audizione a pronunciarsi. Con rispetto, li ho ascoltati uno ad uno, ma io preferisco ascoltare chi in audizione non ci può venire, la gente comune (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), quella da cui voi siete lontani, quelli che voi non potrete mai chiamare perché li avete traditi. Traditi! La sicurezza per noi è un fatto sociale ed è per questo che noi all'ermellino preferiamo il nostro vicino di casa, quello che vive nelle periferie, quello che voi avete lasciato solo, solo, solo davanti alla vostra prepotenza (Proteste di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole De Luca, per favore!
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Questo provvedimento avrà il consenso, il voto favorevole di Fratelli d'Italia perché è un provvedimento sociale, sociale, di quella socialità di cui la sinistra si è dimenticata e di cui la destra oggi è l'alfiere (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE - Deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra espongono cartelli recanti le scritte: “Né libere né sicure”, “Né liberi né sicuri!”, “La democrazia non si piega”, “Decreto paura”, “Non si arresta la protesta” - Applausi polemici dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Per favore, rimuovete i cartelli. Gli assistenti d'Aula, per favore, gli assistenti d'Aula intervengano, per cortesia. Rimuovete i cartelli. Non è consentito, per favore (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente)!
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale, per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
(Coordinamento formale - A.C. 2355)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2355)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2355: "Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario".
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 114) (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare - Vive proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra - Dai banchi dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle: “Vergogna!” - Deputati del gruppo Fratelli d'Italia scandiscono: “Onestà, onestà!”).
No, colleghi, colleghi, per favore! Colleghi! Fate togliere i cartelli. Ricordo che i cartelli devono essere tolti.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabrizio Comba. Ne ha facoltà.
Prego chi non è interessato di uscire in silenzio. Sentiamo l'onorevole Comba, per favore.
FABRIZIO COMBA (FDI). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Vi prego il silenzio per ascoltare l'onorevole Comba.
FABRIZIO COMBA (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, chiedo la vostra attenzione oggi più che mai, perché oggi non è un giorno qualsiasi: oggi è il 29 maggio.
PRESIDENTE. Un attimo di pazienza, onorevole Comba, la prego. Per favore, defluite in silenzio, altrimenti non riusciamo ad andare avanti. Abbia pazienza, onorevole Comba. Prego, riproviamoci.
FABRIZIO COMBA (FDI). Grazie, signor Presidente. Colleghi deputati, chiedo nuovamente la vostra attenzione oggi più che mai, perché oggi non è un giorno qualsiasi. Oggi è il 29 maggio ed io quel 29 maggio del 1985, purtroppo, a Bruxelles c'ero. Non passa anno in cui, a quest'ora, io non torni lì con la mente e con il cuore. Non all'Heysel come stadio, ma all'Heysel come ferita, come cicatrice mai guarita, perché quella notte, mentre il mondo guardava una partita di calcio, io ho visto la morte, ho visto gli occhi smarriti, ho visto i corpi a terra, ho sentito le urla. Ho visto padri cercare i figli e non trovarli più, ho visto il terrore negli occhi di chi non riusciva a scappare, ho sentito il gelo, il gelo del cemento, delle bandiere usate per coprire i volti che non si sarebbero più rialzati.
Trentanove persone persero la vita quella sera, 39 vite spezzate in una notte che doveva essere di festa, una notte di sport e di gioia che è diventata, invece, una notte di lutto. Trentanove famiglie che, ancora oggi, non hanno avuto giustizia piena né abbastanza ascolto. Non dimentico, non posso dimenticare. Per questo ho sentito il dovere morale, personale e umano di presentare un progetto di legge che istituisca il 29 maggio come Giornata nazionale della memoria per le vittime dell'Heysel, per verità, per rispetto, per educazione al ricordo di chi è caduto senza un perché e che non meritava di cadere, perché quello che è successo quella notte non è stato un caso, non è stato solo calcio, è stato il frutto amaro dell'odio, del fanatismo, dell'indifferenza, della disorganizzazione, della superficialità.
Oggi siamo qui, in quest'Aula solenne della Repubblica, e abbiamo il dovere di ricordare. Questa Giornata non deve essere un gesto simbolico, ma un impegno concreto, un impegno concreto nelle scuole per insegnare il valore della vita sopra ogni bandiera, negli stadi per ricordare che non si può tifare con rabbia e odio, tra i media per raccontare le storie vere dietro quei nomi incisi nella memoria, perché dietro ogni vittima c'era un nome, un sorriso, una promessa, una carezza non data, un biglietto di ritorno mai usato e oggi più che mai noi non dimentichiamo. Per evitare che il 29 maggio diventi solo una delle tante date che celebriamo, dobbiamo trasformare la memoria in azione. Non basta una ricorrenza nel calendario o una cerimonia formale, serve un impegno concreto e continuativo.
La Giornata della Memoria dell'Heysel deve diventare un'occasione per parlare nelle scuole, negli stadi, nei media di ciò che successe e perché successe. Deve servire a educare i giovani al rispetto, al senso di responsabilità, al rifiuto della violenza. Non dobbiamo limitarci a commemorare, dobbiamo comprendere. Ogni anno quella data deve essere accompagnata da iniziative culturali, incontri con i familiari delle vittime, letture, proiezioni, partite dedicate al fair play. Deve diventare un momento in cui lo sport si guarda allo specchio e si chiede cosa stiamo facendo noi per non cadere di nuovo nell'odio. Così, in questo modo, il 29 maggio non sarà una data da dimenticare il giorno dopo, ma una ferita trasformata in insegnamento vivo, un giorno che non guarda solo al passato ma costruisce un futuro più giusto dove nessuna passione sportiva valga più di una vita umana, perché dietro ogni numero c'era un nome, un volto, una voce spezzata. C'erano madri che attendevano un ritorno dei figli e che non hanno più ricevuto una carezza e amici che non ci sono più. Il 29 maggio non è solo una tragedia del calcio, è una tragedia dell'umanità e ogni volta che quella memoria viene dimenticata è come se quelle vite venissero perse una seconda volta.
Allora, che sia ogni anno un giorno di silenzio e di parole, di lacrime e di promesse, un giorno in cui non solo ricordiamo chi non c'è più, ma ci impegniamo davvero a far sì che lo sport sia un ponte e non un muro, un canto e non un grido, un abbraccio e mai più una fuga, perché la memoria è viva solo se si cambia e il 29 maggio può ancora cambiare il cuore di chi lo ascolta. Ciò ci impone un dovere civile e morale: quello di non dimenticare, perché dimenticare significherebbe, in qualche modo, rendere vana quella perdita.
PRESIDENTE. Vada in conclusione, per favore.
FABRIZIO COMBA (FDI). La memoria dell'Heysel è un monito importante. Lo sport deve unire e mai dividere e ogni 29 maggio, se quella legge sarà approvata, la legge che ovviamente noi abbiamo promosso, l'Italia si fermerà un istante per dirlo ad alta voce.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi chiedo di sostenere, quando sarà il momento, questa proposta. Ma oggi vi chiedo soltanto un istante di silenzio interiore perché quel dolore è ancora lì, perché quelle famiglie meritano che questa Repubblica dica: noi non abbiamo dimenticato e mai lo faremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ci associamo al suo ricordo, siamo vicini alle famiglie.
Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie. Lo ha già fatto, ieri sera, durante una dichiarazione di voto, allo scoccare della mezzanotte, il collega Berruto. Il ricordo della tragedia dell'Heysel è una ferita ancora aperta nella storia nazionale, non soltanto, ovviamente, di quella del club della Juventus. Fu una tragedia che colpì profondamente tutta la Nazione e credo che sia stato giusto, come ha poc'anzi fatto il collega Comba, ricordarlo in questa sede, nella sede del Parlamento italiano. Sono passati 40 anni, ma quelle immagini, quelle immagini di morte, di disperazione, quegli occhi sbarrati di tantissimi tifosi, schiacciati contro la balaustra, sono ancora nella memoria di tanti di noi e rimangono nella memoria nazionale. Credo che da quella tragedia, ovviamente, occorra trarre una lezione che, fino in fondo, forse non abbiamo tratto, se è vero che ci troviamo di fronte ancora situazioni, per quel che riguarda le curve degli ultras, con eccessi di radicalizzazione e spesso anche di violenza.
Credo, quindi, che sia il momento per fermarsi a ricordare, a rendere omaggio alle vittime, stringerci ancora alle famiglie, quelle che ancora si chiedono come sia stato possibile e perché sia successo: andare a vedere una partita e non poter più tornare a casa. Credo, quindi, che, da questo punto di vista, occorra trarre una lezione da quel tragico evento e valutare poi qual è lo strumento migliore, diciamo, certamente, però, fare prevenzione, educazione e rilanciare, come diceva il collega Berruto meglio di me per la sua esperienza, competenza e capacità, il ruolo sociale, il ruolo civile dello sport e il calcio, ovviamente, è anche oggi lo sport più popolare in questo Paese.
Insomma, in questo momento, credo che sia stato giusto, in questo Parlamento, soffermarsi a ricordare. Esiste un dovere della memoria e credo che lo abbiamo esercitato quest'oggi (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sull'Ungheria pende da anni una procedura, ai sensi dell'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea, a causa del progressivo deterioramento dello Stato di diritto, della concentrazione dei poteri nelle mani dell'Esecutivo, della limitazione dell'indipendenza della magistratura e delle continue pressioni sulla stampa libera e sulla società civile. L'ultima relazione della Commissione europea, di qualche mese fa, conferma l'assenza di progressi sostanziali. Bene, due giorni fa, nel corso del Consiglio affari generali dell'Unione europea, 20 Stati membri su 26, ovviamente escludendo, appunto, l'Ungheria - tra cui Francia, Germania, Spagna, perfino Malta che ha un Governo di destra - hanno sottoscritto una lettera indirizzata alla Commissione europea per chiedere l'uso di tutti gli strumenti disponibili nei confronti del Governo ungherese, se non interverrà per ripristinare il rispetto dello Stato di diritto, con particolare riferimento ai diritti della comunità LGBTIQ+, alla libertà di espressione e alla libertà di riunione. Bene, Presidente, in questa lista di sottoscrittori l'Italia non c'è. Il nostro Paese ha scelto di non firmare un documento che non solo richiama ai valori fondanti dell'Unione europea, ma che segnala un allarme democratico sempre più grave in Ungheria, un allarme che non possiamo ignorare. Abbiamo, quindi, presentato un'interrogazione e chiediamo al Governo di riferire, con urgenza, in quest'Aula, perché ci dica cosa pensa, perché ci dica se non ritiene che lo Stato di diritto sia ancora una priorità del nostro Paese, se pensa che possiamo davvero assistere in silenzio mentre un Paese membro mina i valori fondamentali del nostro continente e se, invece, non ritiene che anche l'Italia debba fare la sua parte per difendere la democrazia, la separazione dei poteri e i diritti delle minoranze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Durante la lunga notte che ci siamo appena lasciati alle spalle ho avuto modo di ricordare Martina: una bambina, una ragazzina di 14 anni uccisa in modo brutale dall'ex fidanzato di soli 19 anni, attualmente reo confesso. Voglio approfittare dell'Aula per permettermi di chiederle, Presidente, di inviare un messaggio al Premier Meloni che oggi è intervenuto dicendo giustamente che abbraccia la famiglia di Martina e che la giustizia sia severissima, e poi ha rivendicato molti provvedimenti che abbiamo approvato finora per tentare di fermare questo male “ma dobbiamo essere consapevoli” - parole del Premier - “che le norme non saranno mai sufficienti se non daremo vita ad una profonda svolta culturale e sociale”.
Ebbene Presidente, io sono perfettamente d'accordo con il Premier che dice queste parole; il problema è che stiamo facendo il contrario, perché l'unica strada che il suo Governo e la sua maggioranza stanno portando avanti è quella di inasprire le pene, che pure ci può stare, ma voglio suggerire al Presidente del Consiglio - che è anche donna e che è anche mamma - che ci saranno tante altre ragazze che moriranno, che non è l'ultima. Perché questo Governo sulla prevenzione, sulla cultura, sugli assistenti sociali, sull'idea di educare al rispetto reciproco i bambini, sull'intervento sulle famiglie, sullo stop…è stato bocciato l'ordine del giorno sul Daspo sulle piattaforme che abbiamo proposto per fermare quest'orda di tiktoker della mala criminalità, della mala Italia che inneggiano alla criminalità, che espongono i loro figli pubblicamente come trofei, che inneggiano a ogni atto violento e criminale; ebbene, su questo non è stato fatto nulla e quindi, tramite la sua persona, le chiediamo di far presente al Presidente del Consiglio di essere coerente con quello che dice. Investiamo sulla prevenzione, investiamo sulla cultura, investiamo per insegnare ai nostri bambini ad amare il prossimo - innanzitutto le donne - e non a ucciderle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi siamo particolarmente sconvolti per questo ennesimo femminicidio. Parliamo di una ragazza di 14 anni di Afragola. Ora, Afragola confina con Caivano. Questo che cosa significa? Significa che il modello Caivano tanto sbandierato da questo Governo non ha portato alcun effetto perché parliamo, appunto, di una tragedia che coinvolge una ragazza, una famiglia, ma coinvolge anche un ragazzo. La violenza che ha utilizzato questo ragazzo e che ha coinvolto due famiglie non può non portare a una risposta culturale, sociale. È necessario intervenire nella formazione, nelle scuole. Per questo ancora di più e ancora più convintamente noi portiamo avanti la proposta di legge della collega Ascari, dove si vuole istituire l'educazione sessuale ed affettiva nelle scuole.
Il modello Caivano è un fallimento, lo dimostra il fatto che in un Paese accanto - ci puoi arrivare anche a piedi da Afragola a Caivano - una ragazza, una ragazzina di 14 anni muore in maniera violenta nel silenzio delle istituzioni, nel silenzio dello Stato. Adesso la Meloni scrive una lettera di vicinanza alla famiglia, ma bisogna fare di più su questo tema. Per questa strage, che ogni giorno vede una vittima al giorno, bisogna fare di più e per questo insisteremo sempre di più in ogni sede per portare avanti la nostra proposta di legge sull'istituzione dell'educazione affettiva e sessuale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono terminati gli interventi di fine seduta.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di giugno 2025 e programma dei lavori per i mesi di luglio e agosto 2025. Organizzazione dei tempi di esame degli argomenti iscritti nel calendario.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei capigruppo, sono stati stabiliti il calendario dei lavori per il mese di giugno 2025 e il programma dei lavori per i mesi di luglio e agosto 2025, entrambi pubblicati in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
È altresì pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna l'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario, conclusi in sede referente, nonché delle mozioni presentate.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 30 maggio 2025 - Ore 9,30:
(ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 12)
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1258 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (Approvato dal Senato) (C. 2280)
Relatori: MANTOVANI e CANDIANI.
2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
SQUERI ed altri: Istituzione della Giornata della ristorazione. (C. 1672-A)
Relatore: SQUERI.
3. Discussione del disegno di legge:
S. 1445 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026 (Approvato dal Senato). (C. 2420)
Relatore: SASSO.
La seduta termina alle 19,45.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni nn. 6, 7, 20, 92 e 102 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 8 il deputato Soumahoro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 12 il deputato Bonifazi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni nn. 23, 27, 67 e 71 il deputato Maullu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 23 il deputato De Corato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 28 il deputato Gnassi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni nn. 47 e 49 il deputato Bof ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 50 il deputato Carra' ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 53 la deputata Patriarca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 55 la deputata Longi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 57 il deputato Rosato ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 63 il deputato Fassino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 72 la deputata Patriarca ha segnalato che non è riuscita a votare;
nella votazione n. 74 il deputato Amich ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 74, 92, 100, 101 e 102 il deputato Pretto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 81 la deputata Montaruli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 87 la deputata Braga ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
nelle votazioni nn. 101 e 102 il deputato Giglio Vigna ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 114 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Predisposto ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento
(Conferenza dei presidenti di gruppo del 29 maggio 2025)
Martedì 3 giugno |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2420 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026 (approvato dal Senato – scadenza: 6 giugno 2025)
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Al termine dell'esame del disegno di legge n. 2420 avrà luogo l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 2416 - Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2025, n. 73, recante misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l'ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l'attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all'Unione europea in materia di infrastrutture e trasporti (da inviare al Senato - scadenza: 20 luglio 2025) Nelle giornate dal 4 al 9 giugno l'Assemblea non terrà seduta in vista delle consultazioni referendarie dell'8 e 9 giugno |
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Martedì 10 giugno (ore 11) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2397 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice (approvato dal Senato – scadenza: 21 giugno 2025) Discussione sulle linee generali della mozione concernente il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) sul fenomeno di profilazione razziale da parte delle forze dell'ordine in Italia (in corso di presentazione) Discussione sulle linee generali della mozione Morassut ed altri n. 1-440 in materia di pianificazione delle infrastrutture di trasporto Discussione sulle linee generali del disegno di legge di ratifica n. 1387 - Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (approvata dal Senato) |
Martedì 10 giugno, a partire dalle ore 14, si svolgerà il rinnovo delle Commissioni permanenti, secondo la seguente scansione:
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Martedì 10 (ore 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 11 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 12 giugno (ore 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 13 giugno) |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2397 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice (approvato dal Senato – scadenza: 21 giugno 2025) Seguito dell'esame della mozione concernente il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) sul fenomeno di profilazione razziale da parte delle forze dell'ordine in Italia (in corso di presentazione) Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2280 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (approvato dal Senato) Seguito dell'esame della mozione Morassut ed altri n. 1-440 in materia di pianificazione delle infrastrutture di trasporto Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
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Mercoledì 11 giugno (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Giovedì 12 giugno (ore 10) |
Comunicazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla sicurezza sul lavoro, ai sensi dell'articolo 14-bis del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 |
Venerdì 13 giugno (ore 9,30) |
Svolgimento di interpellanze urgenti |
Lunedì 16 giugno (a.m. e p.m.) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1467 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2025, n. 55, recante disposizioni urgenti in materia di acconti IRPEF dovuti per l'anno 2025 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 22 giugno 2025) Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2316 - Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale (approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica) Discussione sulle linee generali della mozione Richetti ed altri n. 1-00426 concernente iniziative per un piano strategico nazionale volto ad attrarre e favorire la permanenza di ricercatori europei ed extraeuropei in Italia Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1298 - Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare |
Martedì 17 giugno (ore 11) |
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni |
Martedì 17 (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 18 giugno (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1467 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2025, n. 55, recante disposizioni urgenti in materia di acconti IRPEF dovuti per l'anno 2025 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 22 giugno 2025) Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2316 - Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale (approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi Seguito dell'esame della mozione Richetti ed altri n. 1-00426 concernente iniziative per un piano strategico nazionale volto ad attrarre e favorire la permanenza di ricercatori europei ed extraeuropei in Italia Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1298 - Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1672 - Istituzione della Giornata della ristorazione |
Mercoledì 18 giugno (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Giovedì 19 e venerdì 20 giugno, in concomitanza con lo svolgimento del Giubileo dei Governanti, l'Assemblea non terrà seduta |
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Lunedì 23 giugno (a.m.) |
Discussione sulle linee generali della mozione Boschi ed altri n. 1-00434 concernente iniziative volte a salvaguardare il sistema produttivo nazionale in relazione alla prospettata applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti d'America Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1693 e abbinate - Modifica dell'articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso |
Lunedì 23 giugno (ore 15) |
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2025 |
Martedì 24 giugno (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1049 - Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming) Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2126 e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (approvato dal Senato) Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1074 - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato Seguito dell'esame della mozione Boschi ed altri n. 1-00434 concernente iniziative volte a salvaguardare il sistema produttivo nazionale in relazione alla prospettata applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti d'America Seguito dell'esame del disegno di legge di ratifica n. 2189 - Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021 (approvato dal Senato) Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2067 e abbinate - Disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1693 e abbinate - Modifica dell'articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso |
Mercoledì 25 (ore 9,30, con votazioni non prima delle 11,30) e giovedì 26 giugno (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 27 giugno) |
Esame del disegno di legge S. 1479 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2025, n. 65, recante ulteriori disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali verificatisi nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche e gli effetti del fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei, nonché disposizioni di carattere finanziario in materia di protezione civile (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 luglio 2025) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella giornata di martedì 24 giugno e non conclusi |
Mercoledì 25 giugno (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Venerdì 27 giugno (ore 9,30) |
Svolgimento di interpellanze urgenti |
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni |
Mozione n. 1-00440 - In materia di pianificazione delle infrastrutture di trasporto
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) A tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Ddl n. 2280 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024
Seguito dell'esame: 7 ore 40 minuti.
Relatori |
40 minuti (complessivamente) |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 45 minuti |
Interventi a titolo personale |
47 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 58 minuti |
Fratelli d'Italia | 41 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 46 minuti |
Lega - Salvini Premier | 31 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 29 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 38 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 24 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 24 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 20 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 23 minuti |
Misto: | 22 minuti |
Minoranze Linguistiche | 12 minuti |
+Europa | 10 minuti |
Ddl di ratifica nn. 2189, 2291, 1915, 2101 e 1387
Tempo complessivo: 2 ore, per ciascun disegno di legge di ratifica.
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale |
19 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora e 21 minuti |
Fratelli d'Italia | 11 minuti |
Partito Democratico – Italia democratica e progressista | 15 minuti |
Lega – Salvini premier | 9 minuti |
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE | 8 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 12 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 6 minuti |
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe | 6 minuti |
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare | 4 minuti |
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe | 5 minuti |
Misto: | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 3 minuti |
+Europa | 2 minuti |
Comunicazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla sicurezza sul lavoro, ai sensi dell'articolo 14- bis del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore.
Governo | 30 minuti | |
Tempi tecnici | 5 minuti | |
Interventi a titolo personale | 5 minuti | |
Gruppi |
1 ora e 40 minuti (discussione) |
1 ora e 40 minuti (dichiarazioni di voto) |
Fratelli d'Italia | 20 minuti | 10 minuti |
Partito Democratico – Italia democratica e progressista | 15 minuti | 10 minuti |
Lega – Salvini premier | 13 minuti | 10 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 11 minuti | 10 minuti |
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE | 11 minuti | 10 minuti |
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe | 6 minuti | 10 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 6 minuti | 10 minuti |
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare | 6 minuti | 10 minuti |
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe | 6 minuti | 10 minuti |
Misto: | 6 minuti | 10 minuti |
Minoranze Linguistiche | 3 minuti | 6 minuti |
+Europa | 3 minuti | 4 minuti |
Mozione n. 1-00426 - Iniziative per un piano strategico nazionale volto ad attrarre e favorire la permanenza di ricercatori europei ed extraeuropei in Italia
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Pdl n. 1672 - Istituzione della Giornata della ristorazione
Seguito dell'esame: 6 ore e 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 20 minuti |
Interventi a titolo personale |
44 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 46 minuti |
Fratelli d'Italia | 46 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 34 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 21 minuti |
Misto: | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 11 minuti |
+Europa | 10 minuti |
Mozione n. 1-00434 - Iniziative volte a salvaguardare il sistema produttivo nazionale in relazione alla prospettata applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti d'America
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2025
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 4 ore e 30 minuti.
Governo | 45 minuti | |
Tempi tecnici | 5 minuti | |
Interventi a titolo personale | 5 minuti | |
Gruppi |
1 ora e 55 minuti (discussione) |
1 ora e 40 minuti (dichiarazioni di voto) |
Fratelli d'Italia | 23 minuti | 10 minuti |
Partito Democratico – Italia democratica e progressista | 16 minuti | 10 minuti |
Lega – Salvini premier | 15 minuti | 10 minuti |
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE | 13 minuti | 10 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 13 minuti | 10 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 7 minuti | 10 minuti |
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe | 7 minuti | 10 minuti |
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare | 7 minuti | 10 minuti |
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe | 7 minuti | 10 minuti |
Misto: | 7 minuti | 10 minuti |
Minoranze Linguistiche | 4 minuti | 6 minuti |
+Europa | 3 minuti | 4 minuti |
Pdl n. 1049 - Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming)
Seguito dell'esame: 6 ore e 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 20 minuti |
Interventi a titolo personale |
44 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 46 minuti |
Fratelli d'Italia | 46 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 34 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 21 minuti |
Misto: | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 11 minuti |
+Europa | 10 minuti |
Ddl n. 2126 e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane
Seguito dell'esame: 11 ore 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 2 ore |
Interventi a titolo personale |
1 ora e 22 minuti (con il limite massimo di 14 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 7 ore e 28 minuti |
Fratelli d'Italia | 1 ora e 4 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 1 ora e 14 minuti |
Lega - Salvini Premier | 48 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 44 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 59 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 34 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 34 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 28 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 32 minuti |
Misto: | 31 minuti |
Minoranze Linguistiche | 17 minuti |
+Europa | 14 minuti |
Pdl n. 1074 - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato
Seguito dell'esame: 6 ore e 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
45 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 50 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 35 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 22 minuti |
Misto: | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 11 minuti |
+Europa | 10 minuti |
Pdl n. 2067 e abb. – Disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro
Seguito dell'esame: 7 ore e 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 30 minuti |
Interventi a titolo personale |
53 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 27 minuti |
Fratelli d'Italia | 53 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 41 minuti |
Lega - Salvini Premier | 40 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 36 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 35 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 25 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 25 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 25 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 24 minuti |
Misto: | 23 minuti |
Minoranze Linguistiche | 12 minuti |
+Europa | 11 minuti |
Predisposto ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del Regolamento
(Conferenza dei presidenti di gruppo del 29 maggio 2025)Seguito dell'esame disegno di legge n. 2420 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026 (approvato dal Senato – scadenza: 6 giugno 2025)
Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 2416 - Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2025, n. 73, recante misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l'ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l'attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all'Unione europea in materia di infrastrutture e trasporti (da inviare al Senato - scadenza: 20 luglio 2025)
Disegno di legge n. 2397 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2025, n. 54, recante disposizioni urgenti ai fini dell'organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l'inizio del ministero del nuovo Pontefice (approvato dal Senato – scadenza: 21 giugno 2025)
Mozione concernente il rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI) sul fenomeno di profilazione razziale da parte delle forze dell'ordine in Italia (in corso di presentazione)
Mozione Morassut ed altri n. 1-440 in materia di pianificazione delle infrastrutture di trasporto
Disegno di legge di ratifica n. 1387 - Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (approvata dal Senato)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2280 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (approvato dal Senato)
Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
Comunicazioni del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla sicurezza sul lavoro, ai sensi dell'articolo 14-bis del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81
Disegno di legge S. 1467 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2025, n. 55, recante disposizioni urgenti in materia di acconti IRPEF dovuti per l'anno 2025 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 22 giugno 2025)
Disegno di legge n. 2316 - Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale (approvato dal Senato) (collegato alla manovra di finanza pubblica)
Mozione Richetti ed altri n. 1-00426 concernente iniziative per un piano strategico nazionale volto ad attrarre e favorire la permanenza di ricercatori europei ed extraeuropei in Italia
Proposta di legge n. 1298 - Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1672 - Istituzione della Giornata della ristorazione
Mozione Boschi ed altri n. 1-00434 concernente iniziative volte a salvaguardare il sistema produttivo nazionale in relazione alla prospettata applicazione dei dazi da parte degli Stati Uniti d'America
Proposta di legge n. 1693 e abbinate - Modifica dell'articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2025
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1049 - Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming)
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2126 e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (approvato dal Senato)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1074 - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato
Seguito dell'esame del disegno di legge di ratifica n. 2189 - Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021 (approvato dal Senato)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2067 e abbinate - Disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro
Disegno di legge S. 1479 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2025, n. 65, recante ulteriori disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali verificatisi nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche e gli effetti del fenomeno bradisismico nell'area dei Campi Flegrei, nonché disposizioni di carattere finanziario in materia di protezione civile (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 luglio 2025)
Disegno di legge S. 1485 - Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2025, n. 68, recante differimento del termine di cui all'articolo 21, comma 2, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, in materia di responsabilità erariale (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 11 luglio 2025)
Disegno di legge n. 2416 - Conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2025, n. 73, recante misure urgenti per garantire la continuità nella realizzazione di infrastrutture strategiche e nella gestione di contratti pubblici, il corretto funzionamento del sistema di trasporti ferroviari e su strada, l'ordinata gestione del demanio portuale e marittimo, nonché l'attuazione di indifferibili adempimenti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla partecipazione all'Unione europea in materia di infrastrutture e trasporti (da inviare al Senato - scadenza: 20 luglio 2025)
Proposta di legge n. 1521 - Modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e altre disposizioni concernenti la valorizzazione sussidiaria dei beni culturali e l'istituzione del circuito “Italia in scena"
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1806 e abbinata - Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne (approvata dal Senato)
Proposta di legge n. 1447 - Istituzione della Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi a causa dello svolgimento della loro professione
Mozione Scotto, Barzotti, Mari ed altri n. 1-00444 concernente iniziative in materia di povertà lavorativa
Proposta di legge n. 1562 e abbinate - Disposizioni concernenti la programmazione dell'edilizia residenziale pubblica, le agevolazioni fiscali per interventi di recupero del patrimonio edilizio residenziale pubblico e sociale nonché il sostegno dell'accesso alla locazione di immobili abitativi e del pagamento dei canoni di locazione
Disegno di legge n. 1866 - Disposizioni in materia di tutela dei minori in affidamento
Proposta di legge n. 981 - Modifica all'articolo 56-bis del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, concernente la riapertura dei termini per la richiesta di acquisizione di immobili dello Stato da parte degli enti territoriali
Disegno di legge n. 2384 - Modifiche alla legge 9 agosto 2023, n. 111, recante delega al Governo per la riforma fiscale
Proposta di legge n. 1805 - Disposizioni per la promozione e la valorizzazione dei cammini d'Italia (approvata dal Senato)
Proposta di legge n. 218 e abbinate - Interventi per la prevenzione e la lotta contro il virus dell'immunodeficienza umana (HIV), la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), il papilloma virus umano (HPV) e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale
Disegno di legge n. 1365 - Misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria (approvato dal Senato)
Proposta di legge n. 1091-1240 - Introduzione dell'articolo 1857-bis del codice civile e modifica all'articolo 33 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, in materia di obbligo di contrarre e recesso della banca nei rapporti di conto corrente
Proposta di legge n. 956 e abbinate - Modifiche all'articolo 1, comma 741, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e all'articolo 1 della tariffa, parte prima, allegata al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, in materia di equiparazione del regime fiscale nell'applicazione dell'imposta municipale propria e dell'imposta di registro relativamente a immobili posseduti nel territorio nazionale da cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero
Proposta di legge n. 114, 307 e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell'attività del caregiver familiare
Mozione recante iniziative volte ad adottare un piano di ricerca nazionale e alla stabilizzazione dei precari degli enti di ricerca (in corso di presentazione)
Proposta di legge n. 1311 - Disposizioni per il sostegno delle attività educative e ricreative non formali
Proposta di legge n. 441e abbinate - Istituzione della Giornata nazionale «Enzo Tortora» in memoria delle vittime di errori giudiziari
Disegno di legge costituzionale S. 1353 - Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare (approvato, in prima deliberazione, dalla Camera dei deputati)
Disegno di legge costituzionale n. 1921 - Modifiche alla parte seconda della Costituzione per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica (approvato, in prima deliberazione, dal Senato)
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024 e del Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2025
Eventuale esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge deliberati dal Consiglio dei ministri e presentati alle Camere
Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DDL 2355 - ODG 9/2355/21 | 268 | 263 | 5 | 132 | 107 | 156 | 71 | Resp. |
2 | Nominale | ODG 9/2355/22 | 278 | 275 | 3 | 138 | 113 | 162 | 68 | Resp. |
3 | Nominale | ODG 9/2355/23 | 279 | 275 | 4 | 138 | 115 | 160 | 66 | Resp. |
4 | Nominale | ODG 9/2355/24 | 280 | 275 | 5 | 138 | 116 | 159 | 66 | Resp. |
5 | Nominale | ODG 9/2355/25 | 278 | 273 | 5 | 137 | 116 | 157 | 66 | Resp. |
6 | Nominale | ODG 9/2355/27 | 277 | 273 | 4 | 137 | 115 | 158 | 66 | Resp. |
7 | Nominale | ODG 9/2355/28 | 277 | 273 | 4 | 137 | 112 | 161 | 66 | Resp. |
8 | Nominale | ODG 9/2355/29 | 280 | 275 | 5 | 138 | 116 | 159 | 66 | Resp. |
9 | Nominale | ODG 9/2355/30 | 281 | 277 | 4 | 139 | 117 | 160 | 66 | Resp. |
10 | Nominale | ODG 9/2355/31 | 273 | 268 | 5 | 135 | 114 | 154 | 66 | Resp. |
11 | Nominale | ODG 9/2355/32 | 270 | 265 | 5 | 133 | 114 | 151 | 66 | Resp. |
12 | Nominale | ODG 9/2355/33 | 271 | 265 | 6 | 133 | 109 | 156 | 66 | Resp. |
13 | Nominale | ODG 9/2355/34 | 277 | 273 | 4 | 137 | 115 | 158 | 66 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | ODG 9/2355/35 | 271 | 267 | 4 | 134 | 116 | 151 | 64 | Resp. |
15 | Nominale | ODG 9/2355/36 | 278 | 274 | 4 | 138 | 117 | 157 | 64 | Resp. |
16 | Nominale | ODG 9/2355/38 | 280 | 276 | 4 | 139 | 112 | 164 | 63 | Resp. |
17 | Nominale | ODG 9/2355/39 | 280 | 279 | 1 | 140 | 117 | 162 | 63 | Resp. |
18 | Nominale | ODG 9/2355/40 | 275 | 273 | 2 | 137 | 113 | 160 | 61 | Resp. |
19 | Nominale | ODG 9/2355/41 | 256 | 254 | 2 | 128 | 93 | 161 | 61 | Resp. |
20 | Nominale | ODG 9/2355/42 | 267 | 262 | 5 | 132 | 101 | 161 | 70 | Resp. |
21 | Nominale | ODG 9/2355/43 | 269 | 264 | 5 | 133 | 106 | 158 | 68 | Resp. |
22 | Nominale | ODG 9/2355/44 | 267 | 262 | 5 | 132 | 102 | 160 | 68 | Resp. |
23 | Nominale | ODG 9/2355/45 | 265 | 260 | 5 | 131 | 101 | 159 | 67 | Resp. |
24 | Nominale | ODG 9/2355/46 | 267 | 264 | 3 | 133 | 103 | 161 | 66 | Resp. |
25 | Nominale | ODG 9/2355/47 | 268 | 266 | 2 | 134 | 106 | 160 | 65 | Resp. |
26 | Nominale | ODG 9/2355/48 | 265 | 263 | 2 | 132 | 100 | 163 | 64 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | ODG 9/2355/49 | 268 | 266 | 2 | 134 | 102 | 164 | 63 | Resp. |
28 | Nominale | ODG 9/2355/54 | 262 | 262 | 0 | 132 | 102 | 160 | 63 | Resp. |
29 | Nominale | ODG 9/2355/55 | 263 | 261 | 2 | 131 | 104 | 157 | 63 | Resp. |
30 | Nominale | ODG 9/2355/56 | 259 | 257 | 2 | 129 | 100 | 157 | 63 | Resp. |
31 | Nominale | ODG 9/2355/57 | 258 | 255 | 3 | 128 | 98 | 157 | 63 | Resp. |
32 | Nominale | ODG 9/2355/58 | 263 | 263 | 0 | 132 | 105 | 158 | 63 | Resp. |
33 | Nominale | ODG 9/2355/59 | 263 | 259 | 4 | 130 | 101 | 158 | 63 | Resp. |
34 | Nominale | ODG 9/2355/60 | 231 | 231 | 0 | 116 | 88 | 143 | 76 | Resp. |
35 | Nominale | ODG 9/2355/61 | 233 | 233 | 0 | 117 | 89 | 144 | 74 | Resp. |
36 | Nominale | ODG 9/2355/62 | 236 | 234 | 2 | 118 | 90 | 144 | 74 | Resp. |
37 | Nominale | ODG 9/2355/64 | 238 | 234 | 4 | 118 | 89 | 145 | 73 | Resp. |
38 | Nominale | ODG 9/2355/66 | 238 | 234 | 4 | 118 | 90 | 144 | 73 | Resp. |
39 | Nominale | ODG 9/2355/67 | 242 | 238 | 4 | 120 | 91 | 147 | 72 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | ODG 9/2355/68 | 243 | 240 | 3 | 121 | 92 | 148 | 72 | Resp. |
41 | Nominale | ODG 9/2355/70 | 238 | 234 | 4 | 118 | 87 | 147 | 72 | Resp. |
42 | Nominale | ODG 9/2355/71 | 249 | 245 | 4 | 123 | 96 | 149 | 72 | Resp. |
43 | Nominale | ODG 9/2355/72 | 252 | 249 | 3 | 125 | 100 | 149 | 71 | Resp. |
44 | Nominale | ODG 9/2355/74 | 253 | 251 | 2 | 126 | 104 | 147 | 71 | Resp. |
45 | Nominale | ODG 9/2355/75 | 252 | 252 | 0 | 127 | 106 | 146 | 71 | Resp. |
46 | Nominale | ODG 9/2355/76 | 255 | 251 | 4 | 126 | 102 | 149 | 71 | Resp. |
47 | Nominale | ODG 9/2355/77 | 256 | 253 | 3 | 127 | 104 | 149 | 71 | Resp. |
48 | Nominale | ODG 9/2355/78 | 252 | 251 | 1 | 126 | 103 | 148 | 71 | Resp. |
49 | Nominale | ODG 9/2355/79 | 253 | 253 | 0 | 127 | 100 | 153 | 71 | Resp. |
50 | Nominale | ODG 9/2355/80 | 252 | 249 | 3 | 125 | 103 | 146 | 71 | Resp. |
51 | Nominale | ODG 9/2355/81 | 250 | 246 | 4 | 124 | 99 | 147 | 69 | Resp. |
52 | Nominale | ODG 9/2355/82 | 255 | 252 | 3 | 127 | 101 | 151 | 68 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nominale | ODG 9/2355/83 | 254 | 251 | 3 | 126 | 102 | 149 | 68 | Resp. |
54 | Nominale | ODG 9/2355/84 | 252 | 250 | 2 | 126 | 100 | 150 | 68 | Resp. |
55 | Nominale | ODG 9/2355/85 | 251 | 249 | 2 | 125 | 99 | 150 | 68 | Resp. |
56 | Nominale | ODG 9/2355/86 | 253 | 251 | 2 | 126 | 99 | 152 | 68 | Resp. |
57 | Nominale | ODG 9/2355/87 | 249 | 249 | 0 | 125 | 96 | 153 | 68 | Resp. |
58 | Nominale | ODG 9/2355/88 | 261 | 258 | 3 | 130 | 103 | 155 | 68 | Resp. |
59 | Nominale | ODG 9/2355/89 | 262 | 259 | 3 | 130 | 104 | 155 | 68 | Resp. |
60 | Nominale | ODG 9/2355/90 | 257 | 255 | 2 | 128 | 105 | 150 | 67 | Resp. |
61 | Nominale | ODG 9/2355/91 | 254 | 253 | 1 | 127 | 101 | 152 | 65 | Resp. |
62 | Nominale | ODG 9/2355/92 | 264 | 264 | 0 | 133 | 104 | 160 | 65 | Resp. |
63 | Nominale | ODG 9/2355/93 | 261 | 258 | 3 | 130 | 102 | 156 | 65 | Resp. |
64 | Nominale | ODG 9/2355/94 | 270 | 269 | 1 | 135 | 108 | 161 | 64 | Resp. |
65 | Nominale | ODG 9/2355/95 | 267 | 267 | 0 | 134 | 106 | 161 | 64 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nominale | ODG 9/2355/96 | 264 | 264 | 0 | 133 | 103 | 161 | 63 | Resp. |
67 | Nominale | ODG 9/2355/97 | 263 | 263 | 0 | 132 | 104 | 159 | 63 | Resp. |
68 | Nominale | ODG 9/2355/98 | 262 | 262 | 0 | 132 | 103 | 159 | 64 | Resp. |
69 | Nominale | ODG 9/2355/99 | 259 | 259 | 0 | 130 | 100 | 159 | 64 | Resp. |
70 | Nominale | ODG 9/2355/100 | 257 | 257 | 0 | 129 | 96 | 161 | 64 | Resp. |
71 | Nominale | ODG 9/2355/101 | 257 | 256 | 1 | 129 | 101 | 155 | 64 | Resp. |
72 | Nominale | ODG 9/2355/102 | 254 | 253 | 1 | 127 | 101 | 152 | 64 | Resp. |
73 | Nominale | ODG 9/2355/103 | 254 | 253 | 1 | 127 | 101 | 152 | 64 | Resp. |
74 | Nominale | ODG 9/2355/104 | 243 | 243 | 0 | 122 | 93 | 150 | 64 | Resp. |
75 | Nominale | ODG 9/2355/105 | 251 | 250 | 1 | 126 | 98 | 152 | 64 | Resp. |
76 | Nominale | ODG 9/2355/106 | 245 | 245 | 0 | 123 | 91 | 154 | 64 | Resp. |
77 | Nominale | ODG 9/2355/107 | 251 | 249 | 2 | 125 | 96 | 153 | 64 | Resp. |
78 | Nominale | ODG 9/2355/108 | 246 | 246 | 0 | 124 | 97 | 149 | 64 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nominale | ODG 9/2355/109 | 251 | 251 | 0 | 126 | 98 | 153 | 64 | Resp. |
80 | Nominale | ODG 9/2355/110 | 250 | 248 | 2 | 125 | 98 | 150 | 64 | Resp. |
81 | Nominale | ODG 9/2355/111 | 247 | 246 | 1 | 124 | 97 | 149 | 64 | Resp. |
82 | Nominale | ODG 9/2355/112 | 247 | 246 | 1 | 124 | 93 | 153 | 64 | Resp. |
83 | Nominale | ODG 9/2355/113 | 236 | 234 | 2 | 118 | 85 | 149 | 63 | Resp. |
84 | Nominale | ODG 9/2355/114 | 243 | 241 | 2 | 121 | 93 | 148 | 63 | Resp. |
85 | Nominale | ODG 9/2355/115 | 244 | 242 | 2 | 122 | 91 | 151 | 63 | Resp. |
86 | Nominale | ODG 9/2355/116 | 241 | 239 | 2 | 120 | 89 | 150 | 63 | Resp. |
87 | Nominale | ODG 9/2355/117 | 240 | 238 | 2 | 120 | 87 | 151 | 63 | Resp. |
88 | Nominale | ODG 9/2355/118 | 237 | 235 | 2 | 118 | 87 | 148 | 63 | Resp. |
89 | Nominale | ODG 9/2355/119 | 236 | 234 | 2 | 118 | 86 | 148 | 63 | Resp. |
90 | Nominale | ODG 9/2355/120 | 225 | 223 | 2 | 112 | 86 | 137 | 63 | Resp. |
91 | Nominale | ODG 9/2355/121 | 239 | 239 | 0 | 120 | 86 | 153 | 63 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 8 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
92 | Nominale | ODG 9/2355/122 | 238 | 236 | 2 | 119 | 86 | 150 | 63 | Resp. |
93 | Nominale | ODG 9/2355/123 | 238 | 237 | 1 | 119 | 83 | 154 | 63 | Resp. |
94 | Nominale | ODG 9/2355/124 | 236 | 235 | 1 | 118 | 84 | 151 | 63 | Resp. |
95 | Nominale | ODG 9/2355/125 | 239 | 239 | 0 | 120 | 86 | 153 | 63 | Resp. |
96 | Nominale | ODG 9/2355/126 | 220 | 219 | 1 | 110 | 77 | 142 | 63 | Resp. |
97 | Nominale | ODG 9/2355/127 | 233 | 231 | 2 | 116 | 82 | 149 | 63 | Resp. |
98 | Nominale | ODG 9/2355/128 | 230 | 228 | 2 | 115 | 81 | 147 | 63 | Resp. |
99 | Nominale | ODG 9/2355/129 | 230 | 229 | 1 | 115 | 76 | 153 | 63 | Resp. |
100 | Nominale | ODG 9/2355/130 | 226 | 225 | 1 | 113 | 79 | 146 | 63 | Resp. |
101 | Nominale | ODG 9/2355/131 | 223 | 222 | 1 | 112 | 78 | 144 | 63 | Resp. |
102 | Nominale | ODG 9/2355/132 | 221 | 221 | 0 | 111 | 79 | 142 | 63 | Resp. |
103 | Nominale | ODG 9/2355/133 | 234 | 233 | 1 | 117 | 81 | 152 | 63 | Resp. |
104 | Nominale | ODG 9/2355/134 | 234 | 232 | 2 | 117 | 82 | 150 | 63 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 9 DI 9 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 114) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
105 | Nominale | ODG 9/2355/135 | 233 | 232 | 1 | 117 | 82 | 150 | 63 | Resp. |
106 | Nominale | ODG 9/2355/136 | 234 | 232 | 2 | 117 | 81 | 151 | 63 | Resp. |
107 | Nominale | ODG 9/2355/137 | 234 | 233 | 1 | 117 | 82 | 151 | 63 | Resp. |
108 | Nominale | ODG 9/2355/144 | 236 | 235 | 1 | 118 | 82 | 153 | 63 | Resp. |
109 | Nominale | ODG 9/2355/145 | 230 | 230 | 0 | 116 | 78 | 152 | 63 | Resp. |
110 | Nominale | ODG 9/2355/147 | 230 | 229 | 1 | 115 | 77 | 152 | 63 | Resp. |
111 | Nominale | ODG 9/2355/148 | 230 | 229 | 1 | 115 | 80 | 149 | 63 | Resp. |
112 | Nominale | ODG 9/2355/149 | 217 | 217 | 0 | 109 | 67 | 150 | 63 | Resp. |
113 | Nominale | ODG 9/2355/151 | 219 | 213 | 6 | 107 | 67 | 146 | 63 | Resp. |
114 | Nominale | DDL 2355 - VOTO FINALE | 255 | 254 | 1 | 128 | 163 | 91 | 54 | Appr. |