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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 23 giugno 2025

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli
nella seduta del 23 giugno 2025.

  Albano, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Barzotti, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bignami, Billi, Bitonci, Bonetti, Boschi, Braga, Brambilla, Calderone, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Coin, Colosimo, Sergio Costa, D'Alessio, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Dori, Fassino, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morfino, Morrone, Mulè, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pichetto Fratin, Pietrella, Pizzimenti, Polidori, Prisco, Rampelli, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Speranza, Sportiello, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Varchi, Vinci, Zanella, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

  Albano, Bagnai, Barbagallo, Barelli, Barzotti, Battistoni, Bellucci, Benvenuto, Deborah Bergamini, Bicchielli, Bignami, Billi, Bitonci, Bonetti, Boschi, Braga, Brambilla, Calderone, Calovini, Carloni, Casasco, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cesa, Cirielli, Coin, Colosimo, Sergio Costa, D'Alessio, Della Vedova, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Dori, Fassino, Ferrante, Ferro, Foti, Frassinetti, Freni, Gardini, Gava, Gemmato, Giachetti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gribaudo, Grippo, Guerini, Gusmeroli, Leo, Lollobrigida, Lupi, Magi, Mangialavori, Mazzi, Meloni, Minardo, Molinari, Molteni, Morfino, Morrone, Mulè, Osnato, Nazario Pagano, Patriarca, Pichetto Fratin, Pietrella, Pizzimenti, Polidori, Prisco, Rampelli, Riccardo Ricciardi, Richetti, Rixi, Roccella, Romano, Rotelli, Scerra, Schullian, Semenzato, Siracusano, Speranza, Sportiello, Stefani, Tajani, Trancassini, Tremonti, Varchi, Vinci, Zanella, Zaratti, Zoffili, Zucconi.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 18 giugno 2025 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   GIRELLI e MALAVASI: «Disposizioni per il riconoscimento della psoriasi e della dermatite atopica come malattie croniche» (2467);

   FENU: «Disposizioni concernenti l'accesso anticipato al trattamento pensionistico per i lavoratori che hanno subìto il trapianto di un organo o sono affetti da diabete» (2468);

   ZUCCONI: «Norme per la protezione dei minori nell'impiego dei dispositivi elettronici e nell'accesso ai siti internet e alle reti sociali» (2469).

  In data 19 giugno 2025 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   GIRELLI: «Delega al Governo per la revisione del regime fiscale e previdenziale dei componenti superstiti di famiglie con figli minorenni a seguito del decesso di un genitore» (2470);

   ROMANO: «Disposizioni concernenti la prestazione di garanzie fideiussorie e il controllo della loro effettività nelle procedure di affidamento di contratti pubblici» (2471);

   L'ABBATE: «Agevolazione fiscale per l'installazione di finestre e infissi di qualità certificata al fine di promuovere l'efficienza energetica degli edifici» (2472).

  In data 20 giugno 2025 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

   GIORGIANNI: «Agevolazioni fiscali per l'assunzione di dirigenti temporanei e a progetto presso le piccole e medie imprese» (2474);

   RUBANO: «Disposizioni per l'esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo concernenti i crediti di lavoro, limitatamente alle componenti contributive di natura retributiva, e le spese processuali dei lavoratori già dipendenti da cessati consorzi intercomunali per la gestione dei rifiuti nel territorio della provincia di Benevento» (2475).

  Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

  In data 19 giugno 2025 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:

  dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie:

   DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE: «Modifiche allo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol» (2473).

  Sarà stampato e distribuito.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge ALMICI ed altri: «Istituzione e disciplina delle figure professionali del soccorritore, dell'autista soccorritore e del tecnico delle centrali di soccorso» (2263) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Deidda.

  La proposta di legge CERRETO ed altri: «Disposizioni in materia di ricerca, raccolta, coltivazione e commercio dei tartufi destinati al consumo» (2310) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Deidda.

Ritiro di proposte di legge.

  In data 18 giugno 2025 la deputata Zanella ha comunicato di ritirare la seguente proposta di legge:

   ZANELLA: «Disciplina dello stato di filiazione dei nati a seguito dell'applicazione di tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo o della surrogazione di maternità, nonché modifiche alle leggi 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di accesso alle tecniche e requisiti soggettivi, e 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozione dei minori» (1050).

  In data 18 giugno 2025 il deputato Bruzzone ha comunicato, anche a nome dei cofirmatari, di ritirare la seguente proposta di legge:

   BRUZZONE ed altri: «Modifiche alla legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio» (1548).

  Le proposte di legge saranno pertanto cancellate dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge
a Commissioni in sede referente.

  A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

   I Commissione (Affari costituzionali):

  URZÌ e AMICH: «Modifiche agli articoli 12 e 22 della legge 24 gennaio 1979, n. 18, in materia di liste di minoranza linguistica collegate nelle elezioni dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia» (2407) Parere della XIV Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

   II Commissione (Giustizia):

  S. 954. – SALLEMI ed altri: «Modifiche al codice di procedura civile e alle disposizioni di attuazione del medesimo codice, in materia di determinazione del valore dell'immobile espropriato e di pubblicità degli avvisi» (approvata dal Senato) (2466) Parere delle Commissioni I e V.

   XII Commissione (Affari sociali):

  DI LAURO: «Disposizioni in materia di conservazione delle cellule riproduttive per la preservazione della fertilità maschile e femminile» (2287) Parere delle Commissioni I, V, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;

  CONGEDO ed altri: «Modifiche agli articoli 4 e 101 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di qualificazione dei trust come enti del Terzo settore» (2385) Parere delle Commissioni I, II, V e VI.

Annunzio della pendenza di un procedimento civile ai fini di una deliberazione in materia d'insindacabilità.

  In data 18 giugno 2025 è pervenuta alla Camera dei deputati un'ordinanza con cui il Tribunale di Lecce – Prima Sezione Civile – ha sospeso, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 3, comma 4, della legge n. 140 del 2003, un procedimento civile nei confronti del deputato Giorgio Mulè (procedimento n. 6424/2024 RG – atto di citazione del deputato Leonardo Donno).

  Nel trasmettere anche gli atti relativi al menzionato procedimento, il medesimo Tribunale ha chiesto alla Camera di deliberare se i fatti oggetto del giudizio concernano o meno opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

  Tali atti sono stati assegnati alla competente Giunta per le autorizzazioni. Copia dell'ordinanza di trasmissione da parte del Tribunale di Lecce sarà stampata e distribuita (doc. IV-ter, n. 20).

Annunzio di sentenze
della Corte costituzionale.

  La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

   in data Sentenza n. 81 del 19 maggio – 19 giugno 2025 (Doc. VII, n. 492),con la quale:

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 3 del decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 8 (Disposizioni in materia di depenalizzazione, a norma dell'articolo 2, comma 2, della legge 28 aprile 2014, n. 67), sollevata, in riferimento all'articolo 76 della Costituzione, dal Tribunale ordinario di Firenze, sezione prima penale:

  alla II Commissione (Giustizia);

   in data Sentenza n. 82 del 20 maggio – 19 giugno 2025 (Doc. VII, n. 493), con la quale:

    dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 3, della legge della Regione Abruzzo 9 marzo 2023, n. 11 (Disposizioni sull'organizzazione delle attività dell'Assemblea del CRAM per l'anno 2023 e ulteriori disposizioni), sollevate, in riferimento agli articoli 2, 3 e 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per l'Abruzzo, sezione prima:

  alla XIII Commissione (Agricoltura);

    in data Sentenza n. 84 del 21 maggio – 20 giugno 2025 (Doc. VII, n. 495), con la quale:

    dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1, della legge della Regione Sardegna 20 agosto 2024, n. 12 (Modifiche alla legge regionale n. 5 del 2023 in materia di assistenza primaria), promossa in riferimento all'articolo 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione, nonché agli articoli 3, 4 e 5 della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3 (Statuto speciale per la Sardegna), dal Presidente del Consiglio dei ministri:

  alla XII Commissione (Affari sociali).

  La Corte costituzionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia delle seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

   in data 3 giugno 2025, Sentenza n. 78 del 7 aprile – 3 giugno 2025 (Doc. VII, n. 490), con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 30-bis, terzo comma, della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà), nella parte in cui prevede che il provvedimento relativo ai permessi di cui all'articolo 30 è soggetto a reclamo, da parte del detenuto, entro ventiquattro ore dalla sua comunicazione, anziché entro quindici giorni:

  alla II Commissione (Giustizia);

   in data 19 giugno 2025, Sentenza n. 80 del 21 maggio – 19 giugno 2025 (Doc. VII, n. 491), con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 22, comma 13, della legge della Provincia di Bolzano 16 luglio 2024, n. 2 (Modifiche a leggi provinciali in materia di uffici provinciali e personale, cooperazione allo sviluppo, istruzione, cultura, pubblico spettacolo, sicurezza, protezione antincendio e civile, caccia e pesca, tutela dell'ambiente e del paesaggio, energia, tutela delle acque e utilizzazione delle acque pubbliche, igiene dei prodotti alimentari, patrimonio e finanze, attività economiche, lavori pubblici, alpinismo, turismo, espropriazioni per pubblica utilità, commercio, edilizia abitativa agevolata, igiene e sanità, assistenza e beneficenza, trasporti, apprendistato):

  alla VIII Commissione (Ambiente);

   in data 20 giugno 2025, Sentenza n. 83 del 20 maggio – 20 giugno 2025 (Doc. VII, n. 494), con la quale:

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 583-quinquies, primo comma, del codice penale, inserito dall'articolo 12, comma 1, della legge 19 luglio 2019, n. 69 (Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere), nella parte in cui non prevede che la pena da esso comminata è diminuita in misura non eccedente un terzo quando per la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell'azione, ovvero per la particolare tenuità del danno o del pericolo, il fatto risulti di lieve entità;

    dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 583-quinquies, secondo comma, del codice penale, nella parte in cui dispone «comporta l'interdizione perpetua», anziché «può comportare l'interdizione»:

  alla II Commissione (Giustizia).

Trasmissione dal Ministro
dell'economia e delle finanze.

  Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 17 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione concernente la procedura d'infrazione n. 2025/4004, avviata, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per violazione del diritto dell'Unione europea in relazione alla non conformità della legislazione italiana alla direttiva 2007/36/UE relativa all'esercizio di alcuni diritti degli azionisti di società quotate.

  Questa comunicazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia), alla VI Commissione (Finanze) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Ministro della salute.

  Il Ministro della salute, con lettera in data 17 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione concernente la procedura d'infrazione n. 2025/0189, avviata, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per mancato recepimento della direttiva (UE) 2024/505 che modifica la direttiva 2005/36/CE per quanto riguarda il riconoscimento delle qualifiche professionali degli infermieri responsabili dell'assistenza generale che hanno completato la formazione in Romania.

  Questa comunicazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.

  Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con lettera in data 19 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 22 febbraio 2001, n. 36, la relazione sullo stato di attuazione della medesima legge n. 36 del 2001, in materia di protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, predisposta dal Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, riferita agli anni 2020 e 2021 (Doc. CXLVIII, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal Ministro della difesa.

  Il Ministro della difesa, con lettera in data 19 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero della difesa, riferita all'anno 2024 (Doc. CLXIV, n. 31).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali), alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Annunzio di progetti
di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 17, 18, 19 e 20 giugno 2025, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

  Proposta di decisione del Consiglio relativa agli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione (COM(2025) 230 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);

  Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/947 per quanto riguarda una maggiore efficienza della garanzia per le azioni esterne (COM(2025) 262 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 19 giugno 2025;

  Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Fondo europeo per la difesa: sostegno allo sviluppo delle capacità difensive future – Valutazione intermedia del Fondo europeo per la difesa (COM(2025) 299 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite IV (Difesa) e X (Attività produttive);

  Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma del regolamento (UE) 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili («normativa in materia di sanità animale») (COM(2025) 316 final), che è assegnata in sede primaria alla XII Commissione (Affari sociali);

  Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Assemblea dell'Unione particolare di Lisbona (COM(2025) 318 final), corredata dal relativo allegato (COM(2025) 318 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);

  Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulla delega di potere a norma del regolamento (CE) n. 2111/2005 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 dicembre 2005, relativo all'istituzione di un elenco comunitario di vettori aerei soggetti a un divieto operativo all'interno della Comunità e alle informazioni da fornire ai passeggeri del trasporto aereo sull'identità del vettore aereo effettivo e che abroga l'articolo 9 della direttiva 2004/36/CE (COM(2025) 320 final), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);

  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Mercato unico: il nostro mercato interno europeo in un mondo incerto – Una strategia per un mercato unico semplice, integrato e forte (COM(2025) 500 final), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);

  Raccomandazioni di raccomandazione del Consiglio che consentono, rispettivamente, al Belgio (COM(2025) 600 final), alla Bulgaria (COM(2025) 601 final), alla Cechia (COM(2025) 602 final), alla Danimarca (COM(2025) 603 final), all'Estonia (COM(2025) 604 final), alla Grecia (COM(2025) 605 final), alla Finlandia (COM(2025) 606 final), alla Croazia (COM(2025) 607 final), all'Ungheria (COM(2025) 608 final), alla Lituania (COM(2025) 609 final), alla Lettonia (COM(2025) 610 final), alla Polonia (COM(2025) 611 final), al Portogallo (COM(2025) 612 final), alla Slovenia (COM(2025) 613 final) e alla Slovacchia (COM(2025) 614 final) di deviare rispetto ai tassi massimi di crescita della spesa netta stabiliti dal Consiglio a norma del regolamento (UE) 2024/1263 (Attivazione della clausola di salvaguardia nazionale), che sono assegnate in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);

  Comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento e al Consiglio europeo – L'approccio strategico dell'Unione europea alla regione del Mar Nero (JOIN(2025) 135 final), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 19 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha inoltre richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Relazione sullo stato di Schengen del 2025 (COM(2025) 185 final);

   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/947 per quanto riguarda una maggiore efficienza della garanzia per le azioni esterne (COM(2025) 262 final);

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – La pesca sostenibile nell'UE: situazione attuale e orientamenti per il 2026 (COM(2025) 296 final);

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Mercato unico: il nostro mercato interno europeo in un mondo incerto – Una strategia per un mercato unico semplice, integrato e forte (COM(2025) 500 final).

Annunzio di sentenze della
Corte di giustizia dell'Unione europea.

  Il Dipartimento per gli affari europei della Presidenza del Consiglio dei ministri ha trasmesso, in data 9 giugno 2025, la seguente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, adottata a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che è inviata, ai sensi dell'articolo 127-bis del Regolamento, alla XI Commissione (Lavoro), nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

  Sentenza della Corte (Decima sezione) dell'8 maggio 2025, cause riunite C-212/24, C-226/24 e C-227/24, LT ss ed altri contro Istituto nazionale della previdenza sociale. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Corte d'appello di Firenze. Politica sociale – Lavoro a tempo determinato – Direttiva 1999/70/CE – Accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato – Clausola 4, punto 1 – Principio di non discriminazione dei lavoratori a tempo parziale – Ambito di applicazione – Nozione di «condizione di impiego» – Operai agricoli a tempo determinato – Contributi previdenziali calcolati in funzione delle retribuzioni – Retribuzioni degli operai agricoli a tempo determinato stabilite in funzione delle ore di lavoro giornaliere prestate – Retribuzioni degli operai agricoli a tempo indeterminato stabilite in funzione di un orario di lavoro giornaliero forfettario (Doc. XIX, n. 67).

Trasmissione dalla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.

  La Presidente della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, con lettera in data 12 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, copia dei verbali delle sedute della Commissione relative ai mesi di gennaio, febbraio e marzo 2025.

  Questa documentazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dall'Istituto
per la vigilanza sulle assicurazioni.

  Il Presidente dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, con lettera in data 19 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 13, comma 5, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, la relazione sull'attività svolta dall'Istituto nell'anno 2024, con aggiornamenti al mese di giugno del 2025 (Doc. CXCVII, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di provvedimenti
concernenti amministrazioni locali.

  Il Ministero dell'interno, con lettere in data 17 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, i decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Capodrise (Caserta), Magliano Alpi (Cuneo), Massa Lubrense (Napoli) e Sorrento (Napoli).

  Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Comunicazione di nomine ministeriali.

  Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con lettera in data 18 giugno 2025, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della nomina della dottoressa Francesca Mariotti a presidente del consiglio di amministrazione dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e dell'ingegnere Michele Ennas, del dottor Massimo Iannetta, del dottor Gian Piero Joime e del dottor Claudio Pioli a componenti del medesimo consiglio di amministrazione.

  Questa comunicazione è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive).

  Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con lettere in data 18 giugno 2025, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14:

   della nomina del professor Francesco Benevolo a commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale;

   della nomina dell'avvocato Davide Gariglio a commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale;

   della nomina dell'avvocato Giovanni Gugliotti a commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mare Ionio;

   della nomina del dottor Rosario Antonio Gurrieri a commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale;

   della nomina del professor avvocato Francesco Mastro a commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico meridionale;

   della nomina dell'avvocato Matteo Paroli a commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mare Ligure occidentale;

   della nomina del dottor Bruno Pisano a commissario straordinario dell'Autorità di sistema portuale del Mare Ligure orientale.

  Queste comunicazioni sono trasmesse alla IX Commissione (Trasporti).

Richiesta di parere parlamentare
su proposta di nomina.

  Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con lettera in data 20 giugno 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina della dottoressa Rosanna Giudice a presidente dell'Ente parco nazionale dell'Arcipelago della Maddalena (93).

  Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla VIII Commissione (Ambiente), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 13 luglio 2025.

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI BOSCHI ED ALTRI N. 1-00434 E PAVANELLI ED ALTRI N. 1-00463 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A SALVAGUARDARE IL SISTEMA PRODUTTIVO NAZIONALE IN RELAZIONE ALLA PROSPETTATA APPLICAZIONE DEI DAZI DA PARTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

Mozioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) il Presidente statunitense, Donald Trump, fin dal suo insediamento, ha più volte paventato l'imposizione di dazi sulle merci europee (ivi incluse quelle italiane), seguendo la stessa politica adottata durante il suo primo mandato, nel quale aveva imposto dazi differenziati per categorie di beni e aliquote, che andavano dal 10 al 25 per cento del prezzo del prodotto;

    2) il 12 marzo 2025 sono entrati in vigore i dazi del 25 per cento sulle importazioni negli Usa di acciaio e alluminio, estesi anche a una serie di prodotti che contengono i due materiali, come racchette da tennis, biciclette, mobili e condizionatori. I dazi su acciaio e alluminio, peraltro, a partire dal 4 giugno 2025 sono stati innalzati al 50 per cento, aggravando le ripercussioni sul settore;

    3) in risposta la Commissione europea ha annunciato dazi su diversi prodotti statunitensi, per un valore complessivo di 26 miliardi di euro annui;

    4) il successivo 27 marzo 2025, il Presidente Trump ha annunciato l'introduzione, dal 2 aprile 2025, di dazi pari al 25 per cento sulle automobili importate negli Usa. Nelle ore subito successive all'annuncio, il Presidente Usa ha dichiarato di essere pronto a introdurre ulteriori dazi nel caso in cui l'Unione europea e il Canada avessero adottato misure coordinate in risposta all'introduzione dei dazi statunitensi;

    5) il 2 aprile 2025 il Presidente Trump ha annunciato un'ulteriore ampia e imponente introduzione di dazi, questa volta nei confronti di più di 100 Paesi, tra cui anche gli Stati membri dell'Unione europea, quindi inclusa l'Italia;

    6) l'Amministrazione Trump ha imposto queste aliquote partendo da un valore del 10 per cento, incrementato in chiave di «reciprocità» in misura diversa verso singoli Stati alla luce dei «dazi» o altre barriere in entrata che, secondo l'Amministrazione americana, sarebbero stati scorrettamente applicati verso i prodotti americani;

    7) nel caso degli Stati membri dell'Unione europea, compresa l'Italia, i dazi americani sono inizialmente entrati in vigore a partire dal 9 aprile 2025 in misura pari al 20 per cento, dando avvio a una guerra commerciale sulla base di presupposti errati e pretestuosi da parte dell'Amministrazione statunitense;

    8) in risposta all'introduzione dei dazi sui prodotti europei, il 3 aprile 2025, la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ha annunciato «ulteriori contromisure commerciali» nei confronti dei prodotti Usa: secondo la Commissione europea, i dazi americani comporteranno conseguenze terribili per milioni di persone in tutto il mondo, provocando incertezza per i mercati e per le imprese e danneggiando i cittadini più vulnerabili a causa dell'aumento dell'inflazione. Alla prima apertura dei mercati dopo l'annuncio dell'Amministrazione americana, le borse europee hanno aperto con un profondo ribasso: secondo alcune stime l'Italia rischia una perdita di crescita tra lo 0,3 e lo 0,6 per cento del prodotto interno lordo;

    9) il 9 aprile 2025 il Presidente Trump ha annunciato una sospensione temporanea di 90 giorni sui dazi imposti all'Unione europea e agli Stati membri, annunciando contestualmente l'innalzamento dei dazi verso la Cina sino al 125 per cento, poi incrementati al 145 per cento e, in fine, ridotti al 30 per cento a seguito dei negoziati tra i due Paesi;

    10) risulta peraltro evidente che le scelte del tutto soggettive e imprevedibili sulla sospensione dei dazi da parte di Trump, con annunci e smentite che si sono susseguiti a stretto giro, ha creato delle oscillazioni nei mercati finanziari che hanno consentito operazioni speculative sulla cui legalità vi sono molti dubbi;

    11) nonostante la temporanea sospensione, il Presidente Trump ha peraltro confermato che resteranno in vigore i dazi già previsti per alcuni prodotti come alluminio e acciaio e sulle automobili importate negli Usa pari al 25 per cento, mentre dal 3 maggio 2025 scatteranno ulteriori dazi sulle componenti delle automobili;

    12) in relazione alle mosse di Trump anche l'Unione europea ha deciso di sospendere a propria volta per 90 giorni i controdazi applicati ai prodotti statunitensi per poter negoziare con l'Amministrazione americana che ha ribadito di voler trattare con l'Unione europea come unico blocco;

    13) secondo organi di stampa la Commissione europea sarebbe pronta ad accettare l'imposizione di dazi statunitensi in misura fissa, pari al 10 per cento: ciò dopo la minaccia fatta dal Presidente Trump il 24 maggio 2025 in risposta all'infruttuosità dei negoziati, quando ha prospettato l'applicazione di dazi ai prodotti europei in misura pari al 50 per cento;

    14) sul versante europeo, inoltre, la bilancia commerciale tra Usa e Unione europea (nel suo complesso) oggi vede il Vecchio continente esportare beni per circa 502 miliardi di euro, a fronte di importazioni Usa per un valore di 346,5 miliardi di euro: un saldo decisamente compensato dal settore dei servizi, dove l'Unione europea esporta i medesimi negli Usa per un valore pari a circa 292 miliardi di euro, contro i 396 miliardi importati dall'Unione europea;

    15) a prescindere dalla temporanea sospensione, l'annuncio e l'applicazione della prima tranche di dazi ha provocato una contrazione dei traffici commerciali, alimentando un clima di incertezza a livello globale che rischia di catapultare l'economia in una nuova fase di grave recessione;

    16) il Presidente della Repubblica non ha esitato a definire l'imposizione dei dazi statunitensi «un errore profondo», cui dare «una risposta compatta, serena, determinata» per difendere gli interessi nazionali ed europei con misure risposte adeguate;

    17) l'Associazione europea dell'industria delle auto ha sottolineato, per prima, il grave impatto che i dazi possono avere per il settore, sia in termini di posti di lavoro sia per le prospettive di tenuta di interi comparti collegati alla produzione di automobili. A seguito dell'introduzione dei suddetti dazi i titoli in borsa delle cosiddette big three del settore automobilistico, General motors, Ford e Stellantis, sono diminuiti rispettivamente del 6,6 per cento, 3,1 per cento e del 2,9 per cento, con flessioni che inevitabilmente producono conseguenze sui consumatori europei e sulle imprese;

    18) l'Italia è il tredicesimo partner commerciale degli Usa, con uno scambio commerciale pari a circa 92 miliardi di euro: il valore delle esportazioni italiane negli Usa è pari a 67 miliardi di euro, mentre quello delle importazioni dagli Usa è pari a 24 miliardi di euro, con un saldo positivo pari a 43 miliardi di euro annui;

    19) la filiera italiana dell'automotive (industria e servizi), in Italia, conta 1,28 milioni di lavoratori, con un impatto diretto sull'economia reale (in termini di compensi e salari) pari a 28,8 miliardi di euro, con un fatturato complessivo pari a 346,4 miliardi di euro, pari al 19,4 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Si tratta di un settore strategico per il nostro Paese, ora fortemente a rischio per i dazi introdotti dalla nuova Amministrazione statunitense, da cui rischia di derivare per il nostro Paese una perdita netta di 11,1 miliardi di euro annui;

    20) l'Italia è il primo Paese dell'Unione europea per l'export dell'agroalimentare negli Usa: le esportazioni dell'agroalimentare italiano verso gli Usa costituiscono, infatti, una componente fondamentale per la crescita del Paese, rappresentando il 15 per cento delle esportazioni totali e con una crescita pari al 18 per cento nell'ultimo anno e al 158 per cento negli ultimi dieci anni, per un valore di 7,8 miliardi di euro solo nell'anno 2024;

    21) gli Usa sono il terzo Paese (e il primo «non europeo») di destinazione delle merci italiane in assoluto, la cui origine si ha prevalentemente nelle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte, che da sole producono più di due terzi delle esportazioni complessive: l'applicazione di dazi su beni e servizi italiani da parte degli Usa rappresenta un concreto pericolo per le prospettive di crescita del Paese, nonché per la tenuta di interi settori che già patiscono l'aumento dell'inflazione e dei costi dell'energia;

    22) diverse imprese del made in Italy, infatti, hanno già avanzato serie preoccupazioni dopo l'introduzione di dazi americani sui prodotti di eccellenza italiana come vino, basilico, olio, formaggi e pasta: i dazi del 20 per cento sui nostri prodotti provocheranno, di fatto, conseguenze che ricadranno in modo drammatico sui fatturati delle imprese italiane e sull'occupazione del Paese, fattori che si sommeranno ai costanti dati negativi della produzione italiana;

    23) l'impatto territorialmente concentrato dei dazi rappresenta un rischio concreto per l'intera filiera: solo il settore del vino, che nel 2024 ha portato al sistema Paese 1,2 miliardi di euro grazie alle esportazioni negli Usa, vede il 48 per cento dei bianchi esportati prodotti in Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia e il 71 per cento dei rossi prodotti tra Toscana e Piemonte. A seguito dell'annuncio americano, l'Unione italiana vini (Uiv) ha infatti dichiarato come l'introduzione dei dazi americani rischi di causare per il settore una perdita di 323 milioni di euro di ricavi all'anno, pena l'uscita dal mercato per buona parte delle nostre produzioni;

    24) le ripercussioni economiche derivanti dall'imposizione di dazi nel settore agroalimentare rischiano di essere drammatiche per quelle filiere che dipendono quasi interamente dalle esportazioni, come il pecorino romano denominazione di origine protetta prodotto in Sardegna, il cui export è destinato per circa la metà al mercato statunitense, ma anche per la Toscana, che negli Usa esporta il 33 per cento della propria produzione di vini e il 42 per cento della propria produzione di olio extravergine d'oliva, e il Lazio, che proprio di olio esporta circa il 58 per cento della propria produzione;

    25) la filiera agroalimentare si contraddistingue per la presenza di aziende di grandi dimensioni, così come di micro imprese, e di realtà cooperative che rappresentano veri e propri modelli di sviluppo sostenibile, inclusivo e innovativo, la cui operatività rischia di essere pregiudicata fortemente dall'imposizione di dazi, che, oltre a cagionare gravi perdite economiche, si ripercuotono sulla pianificazione degli investimenti;

    26) in questa prospettiva occorre approntare un piano europeo per la semplificazione e la previsione di misure nazionali ed eurounitarie legate all'internazionalizzazione delle produzioni italiane, ma soprattutto dare avvio da subito ad un'operazione di sburocratizzazione nel nostro Paese e di concreto sostegno alle nostre aziende, anche piccole e medie imprese, per la penetrazione in nuovi mercati che possano compensare la contrazione delle esportazioni verso gli Usa;

    27) secondo le stime di Confindustria, la produzione di macchinari e impianti rischia una perdita di fatturato pari a 12,4 miliardi di euro annui, quella farmaceutica una perdita di 8 miliardi di euro annui, quella chimica di 2,9 miliardi di euro annui e il settore della moda, già fortemente provato da anni di extracosti per via del caro-energia e caro-materiali, una perdita di circa 2,4 miliardi di euro: un colpo ferale per un comparto ritenuto unanimemente un'eccellenza mondiale;

    28) le loro esportazioni italiane verso gli Usa rappresentano circa il 3 per cento del prodotto interno lordo. I settori maggiormente interessati dai dazi sono quello dei macchinari, dei prodotti chimici e dei manufatti finiti, che insieme valgono rispettivamente il 77 per cento e 1'82 per cento: il settore dei macchinari e delle attrezzature, in particolare, rappresenta la fetta più consistente delle esportazioni verso il mercato statunitense (circa 24 miliardi di euro, il 38 per cento del totale);

    29) Confindustria ha calcolato che dazi americani al 25 per cento (di poco superiori a quelli effettivi) sui prodotti italiani porteranno ad una riduzione dello 0,4 per cento del prodotto interno lordo nel 2025 e di 0,6 per cento del prodotto interno lordo nel 2026, erodendo di fatto tutta la crescita;

    30) a questi dati preoccupanti si somma il rischio che l'Europa e, quindi, l'Italia diventino mercato privilegiato dei prodotti cinesi o di altri paesi a seguito della politica dei dazi americani che spingerà la Cina ed altri ad aggredire mercati diversi da quello statunitense con prodotti a prezzi molto bassi;

    31) una delle finalità dichiarate da Trump connessa alla politica dei dazi è il trasferimento in Usa di aziende straniere e molte realtà italiane hanno già manifestato tale intenzione per aggirare i dazi, con evidenti ricadute sugli investimenti nel nostro Paese e soprattutto sui livelli occupazionali;

    32) l'aumento dei prezzi legato ai dazi imposti da Trump, l'inflazione, le delocalizzazioni in Usa, la concorrenza dei prodotti cinesi, la perdita di posti di lavoro porteranno ad un impoverimento complessivo delle nostre famiglie, oltre che ad un indebolimento della nostra economia;

    33) l'imposizione di dazi sui prodotti italiani ne aumenta inevitabilmente il prezzo per il consumatore statunitense, penalizzando il produttore che si vedrà sottrarre quote di mercato da aziende che non risentono della medesima sovraimposizione e possono offrire prezzi maggiormente competitivi;

    34) le prospettive di una guerra commerciale con gli Stati Uniti d'America non rappresentano in alcun modo una sorta di «opportunità» e «occasione», come inspiegabilmente prospettato da alcuni esponenti della maggioranza di Governo: a fronte delle crescenti e fondate preoccupazioni delle imprese e dei lavoratori italiani il Governo è chiamato a dare risposte rapide e concrete, mettendo in sicurezza il tessuto economico-produttivo del Paese nel suo complesso;

    35) l'attuale contesto di incertezza impone un'attenta valutazione delle ricadute delle proposte dell'Amministrazione Trump sul piano della totale deregulation degli scambi commerciali a fronte della riduzione o cancellazione dei dazi, ponderando i rischi connessi all'incremento delle vendite dei prodotti cosiddetti «Italian sounding» e i danni per la nostra economia, oltre che dall'impatto dell'ingresso in Europa di nuovi merci, soprattutto laddove queste ultime rispondono a standard qualitativi e di controllo inferiori rispetto a quelli europei, generando effetti negativi su tutte le corrispondenti filiere del mercato interno e con riguardo, ad esempio, al settore agroalimentare, anche un maggior rischio per la salute dei cittadini;

    36) di fronte a fenomeni globali, come, appunto, il rischio di una possibile guerra commerciale, l'ipotesi di adottare un approccio bilaterale tra Italia e Usa, al di fuori del dialogo con l'Unione europea e gli altri Stati membri, non solo sconfessa i valori europeisti che hanno portato il nostro Paese a fondare l'Unione europea, ma colloca l'Italia al di fuori di ogni prospettiva futura di integrazione. Porsi al di fuori – o persino contrastare una strategia coordinata e concordata a livello europeo, nella speranza di ottenere un qualche vantaggio esclusivo di brevissimo periodo, rischia di esporre le nostre imprese a ulteriori incertezze, posto che i nostri principali partner commerciali si trovano sul territorio europeo;

    37) in vista delle prossime trattative tra l'Unione europea e gli Usa in materia di dazi e politiche commerciali, risulta fondamentale che l'Unione europea sia compatta, solida e autorevole: pertanto è necessario che la stessa Unione europea inizi a interloquire con gli Usa tramite una «voce» unitaria, rappresentata da una voce autorevole, credibile e forte della sua competenza come Mario Draghi. Un approccio frammentato, con iniziative diplomatiche unilaterali da parte degli Stati membri, risulterebbe estremamente controproducente per gli interessi europei: la nomina di Mario Draghi come inviato speciale per l'Unione europea nelle trattative con gli Usa risulterebbe la giusta soluzione affinché l'Unione europea possa risultare un soggetto ascoltato e autorevole in uno dei dossier più complicato in politica estera, come, appunto, quello dei dazi introdotti dagli Usa;

    38) va scongiurato il pericolo concreto che le imprese italiane, nel medio-lungo periodo, possano ricorrere a forme di delocalizzazione volte ad aggirare i dazi, in ossequio a una strategia che impoverisce il Paese e le famiglie, giacché delocalizzare significa licenziare i lavoratori e pregiudicare l'indotto e le filiere di riferimento;

    39) al fine di mitigare gli effetti negativi dei dazi sul sistema economico e scongiurare la delocalizzazione delle imprese, occorre elaborare senza indugio un piano industriale volto a rilanciare la produzione italiana a livello nazionale e mondiale, rafforzando le forme di incentivazione alla competitività, come «Industria 5.0», ma anche realizzando interventi di semplificazione normativa e amministrativa volti ad alleggerire gli oneri burocratici (e i relativi costi) patiti dalle imprese;

    40) è necessario attivare un quadro normativo europeo che consenta, in linea con l'esperienza maturata nell'ambito del temporary framework durante la pandemia, di sospendere il divieto di aiuti di Stato, nonché favorire il rientro del capitale umano italiano che nel corso degli anni, soprattutto per mancanza di competitività e prospettive, è espatriato all'estero;

    41) è altresì fondamentale che il Governo riconosca la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi introdotti dalla nuova Amministrazione statunitense, elaborando misure coordinate e concrete che forniscano risposte concrete e certezze ai comparti interessati, oltre che misure volte a garantire liquidità alle imprese nel breve periodo e a sostenerne l'operatività nel medio-lungo periodo anche attraverso interventi volti a ridurre i costi di produzione, in primis sul versante energetico;

    42) è indispensabile promuovere la centralità di un'azione europea condivisa, per tutelare l'economia europea e nazionale, nonché i lavoratori e le imprese, salvaguardando i settori interessati dai nuovi dazi statunitensi;

    43) il Presidente Trump, peraltro, periodicamente annuncia l'ipotesi di nuovi dazi su singoli mercati a prodotti (dai chip al farmaceutico) che generano un diffuso senso di incertezza negli operatori e quindi di stallo negli investimenti;

    44) alla situazione di incertezza e di rallentamento dei traffici commerciali generata dalla politica dei dazi introdotta dal Presidente Trump si somma, inoltre, l'instabilità derivante dai diversi conflitti aperti; in particolare, il recente attacco da parte di Israele ad alcuni obiettivi militari e industriali iraniani e il supporto militare diretto degli Stati Uniti d'America, nonché la reazione iraniana avranno ricadute anche sulle relazioni commerciali e sulla circolazione delle merci e si ripercuoteranno inevitabilmente anche sui prezzi di alcuni prodotti e materie prime, in particolare laddove venisse chiuso lo Stretto di Hormuz;

    45) salvo ulteriori iniziative, l'entrata in vigore degli ulteriori dazi annunciati dal Presidente Trump e temporaneamente sospesi è ormai imminente,

impegna il Governo:

1) a riconoscere la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi statunitensi, abbandonando qualsivoglia iniziativa che rischi di rendere ancora più incerte e difficili le prospettive per le imprese nazionali, anche in rapporto ai partner europei;

2) a non ostacolare le iniziative europee elaborate nell'ambito delle istituzioni dell'Unione europea e volte a riequilibrare i rapporti commerciali con gli Usa, al fine di scongiurare uno scenario di incertezza che si presta a discriminazione tra Stati e settori commerciali, oltre che a ulteriori ritorsioni sul piano economico;

3) a richiedere, in sede europea, la nomina di Mario Draghi come inviato per l'Unione europea in vista del possibile negoziato con gli Usa in materia di politiche commerciali, al fine di consentire alla stessa Unione europea di interloquire con il Presidente Trump tramite una «voce» unitaria, credibile e autorevole;

4) a promuovere ogni iniziativa utile, in sede europea, volta a calmierare i costi dell'energia e a rivedere la normativa Emission trading System sull'anidride carbonica e il decoupling del prezzo del gas e dell'energia elettrica per contrastare l'aumento delle tariffe, oltre che a rivedere la normativa eurounitaria di riferimento in un'ottica di semplificazione per le imprese;

5) ad adottare iniziative tese ad attivare in ambito nazionale strumenti volti a ridurre e stabilizzare il costo dell'energia per le imprese, incrementando il mix delle fonti energetiche anche in un'ottica di elaborazione di una strategia di politica industriale di medio-lungo periodo;

6) a sollecitare in sede europea la sospensione del divieto di aiuti di Stato al fine di predisporre ogni intervento utile per sostenere le imprese italiane, ivi compresa l'attivazione di un fondo nazionale per l'accesso a finanziamenti agevolati e con ampi piani di rimborso, sì da favorire la liquidità e gli investimenti per i comparti maggiormente colpiti dai dazi;

7) ad adottare ogni iniziativa utile volta a compensare economicamente e a salvaguardare le imprese e i settori interessati, nonché il tessuto economico-produttivo del Paese nel suo complesso e il potere di acquisto delle famiglie rispetto all'imposizione di dazi sulle merci italiane;

8) a predisporre un piano di interventi di sostegno economico e supporto all'internazionalizzazione per i settori maggiormente colpiti dai dazi statunitensi, in particolare elaborando, per il comparto agroalimentare, interventi di semplificazione (come la riduzione al 50 per cento degli obblighi di rendicontazione degli incentivi dell'organizzazione comune del mercato viti vinicolo concessi alle imprese impegnate sul mercato statunitense) e soluzioni di lungo periodo che possano garantire flussi di mercato a condizioni eque e non discriminatorie, nonché misure immediate volte a sostenere, anche in termini di liquidità, le imprese già colpite dal calo degli ordini dovuto alle forti incertezze ingenerate sul piano del commercio internazionale;

9) ad adottare iniziative di competenza volte ad elaborare, con il pieno coinvolgimento delle Camere e in particolare delle opposizioni, un piano industriale volto a rilanciare la competitività del sistema produttivo nazionale, anche attraverso la revisione di «Industria 5.0» e la rivisitazione delle misure di incentivazione vigenti coerentemente con le modalità di fruizione introdotte dal Governo Renzi con «Industria 4.0», nonché a rafforzare e semplificare i contratti di sviluppo e sbloccare i progetti già approvati;

10) a favorire l'internazionalizzazione dei settori colpiti dai dazi statunitensi per rafforzare l'export verso gli altri Paesi del continente americano, dell'India e dei Paesi arabi, promuovendo, altresì, la ratifica degli accordi economici e commerciali tra l'Unione europea e il Canada (Ceta) e con l'America latina (Mercosur);

11) a salvaguardare nell'ambito delle trattative il principio di reciprocità su qualità e controlli per evitare, con particolare riguardo al settore agroalimentare, che l'ingresso in Europa di nuovi merci con standard qualitativi e di controllo inferiori generino effetti negativi su tutte le corrispondenti filiere;

12) ad adottare iniziative volte ad incrementare la capacità di spesa delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di compensare, sia pure parzialmente, la contrazione dell'export delle imprese italiane col pieno sfruttamento delle risorse ottenute;

13) a predisporre ogni iniziativa di competenza utile a scongiurare qualsiasi forma di delocalizzazione delle imprese al fine di salvaguardare il sistema-Paese, l'occupazione e le famiglie, oltre che il futuro della nazione;

14) ad adottare le iniziative anche di carattere normativo necessarie a diminuire gli oneri burocratici a carico delle imprese, nonché a semplificare e accelerare le procedure di realizzazione degli investimenti pubblici e privati al fine di rimuovere ostacoli di natura procedimentale alla crescita del Paese;

15) a richiedere misure urgenti, in sede europea, che vadano a tutelare un asset decisivo per il nostro Paese come quello dell'automotive, colpito dai dazi introdotti dall'Amministrazione Trump, anche attraverso la creazione di un campione europeo volto a garantire maggiore competitività al comparto e l'occupazione.
(1-00434)(Nuova formulazione) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti».


   La Camera,

   premesso che:

    1) l'attuale situazione economica globale e la grande incertezza legata alle misure protezionistiche degli Usa, rischiano di peggiorare ulteriormente i dati già estremamente preoccupanti della produzione industriale nazionale: sebbene i rilievi Istat di aprile fotografino una lieve ripresa rispetto al recente passato (l'indice destagionalizzato è cresciuto dell'1 per cento rispetto al mese di marzo), spostano comunque solo marginalmente la performance del 2025 che nei primi 4 mesi dell'anno ha segnato un decremento del –1,2 per cento dell'indice sull'industria rispetto allo stesso periodo del 2024, con i beni di consumo che nel periodo scendono del –0,6 per cento, con grave pregiudizio per l'economia italiana;

    2) d'altra parte, la risposta dell'Unione europea alla guerra commerciale dell'amministrazione Trump è stata finora inadeguata e del tutto insufficiente in termini di risposte concrete al mondo imprenditoriale per colmare il divario di competitività di cui soffrono le imprese: mentre continuano le discussioni tecniche e politiche tra la Presidente Ursula Von der Leyen e le controparti statunitensi, l'inadeguatezza della risposta europea ai dazi statunitensi rischia di avere ripercussioni negative su consumatori ed imprese;

    3) in un siffatto contesto, già segnato da un generale incremento dei prezzi di beni e servizi essenziali, i nuovi e più elevati dazi americani sulle importazioni rallenterebbero ulteriormente l'attività produttiva che, secondo un'analisi di Confartigianato, potrebbe subire un calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti di oltre 11 miliardi di euro, con una perdita di 33 mila occupati nel settore manifatturiero. Più di un terzo dell'impatto occupazionale riguarderebbe le micro e le piccole imprese, con 13 mila posti di lavoro a rischio;

    4) le stime complessive sull'impatto economico per l'Italia oscillano tra i 4 e i 7 miliardi di euro, con una significativa contrazione delle esportazioni ed effetti misurabili in termini di Prodotto interno lordo, occupazione e potere di acquisto delle famiglie italiane. Inoltre, eventuali nuove tensioni in termini di incertezza sulle politiche a livello globale potrebbero risultare amplificate in Italia dall'elevato debito pubblico;

    5) secondo Svimez, l'elevata esposizione ai dazi americani del nostro Paese riguarda, in particolare, i settori della moda, dell'industria automobilistica e dell'agroalimentare. Rilevante anche il valore dei mezzi di trasporto prodotti in Italia per il mercato statunitense, dove l'export supera i 10 miliardi di euro: 5,7 per l'automotive e il 5,8 per i restanti comparti (aerospazio, nautica, ferroviario). Compresi tra i 4 e i 5 miliardi il valore dell'export del settore moda, mobilio, elettronica/informatica; tra i 2-3 miliardi l'export di chimica ed energetici;

    6) sebbene Liguria, Campania, Molise e Basilicata identifichino gli Stati Uniti come principale mercato di sbocco, in termini di volumi assoluti di vendite oltreoceano spiccano Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana (dati Istat 2023). La Cgia di Mestre segnala come le regioni meridionali, in particolare Sardegna, Molise e Sicilia, risulterebbero le più esposte al rischio a causa di una minore diversificazione del loro export, con la potenziale conseguenza di esacerbare le preesistenti difficoltà economiche e sociali di tali aree;

    7) con particolare riguardo all'industria automobilistica – già alle prese con un rallentamento generalizzato della spesa al consumo, con margini di profitto esigui e con l'intensa concorrenza cinese nel settore dei veicoli elettrici – i rischi maggiori potrebbero risiedere in potenziali cali degli investimenti, una profonda interruzione della catena di approvvigionamento e un significativo aumento dei costi di produzione, con effetti negativi a cascata lungo tutta la filiera di un settore che, solo in Italia, esporta negli Usa veicoli per 3,4 miliardi di euro, componenti per 1,3 miliardi di euro e impiega 270.000 occupati, con perdite stimate di posti di lavoro fino al 5,7 per cento. Si consideri che solo per le Pmi e gli stabilimenti legati all'export del settore auto, le nuove tariffe mettono a rischio circa 9.700-15.500 lavoratori. Tra i segmenti più colpiti c'è quello dei subfornitori, che potrebbe perdere tra 7.000 e 10.000 posti mentre sistemisti e modulisti potrebbero subire una riduzione tra 1.500 e 3.000 posti di lavoro;

    8) con riferimento alla filiera del tessile e del lusso made in Italy, a preoccupare le imprese del settore, secondo il presidente di Confindustria moda, non solo vi sono gli impatti diretti in termini di mancati ricavi ma anche quelli indiretti sulle fasi produttive e distributive, a partire dall'approvvigionamento delle materie prime e nella confezione dei capi che costringeranno inevitabilmente a ridisegnare la filiera rivedendo le politiche di pricing e le strategie di approvvigionamento. Secondo i dati diffusi da Confindustria moda, l'interscambio di tessile-abbigliamento dall'Italia agli Stati Uniti da gennaio a dicembre 2024 è stato pari a 2,8 miliardi di euro, in flessione dello 0,7 per cento rispetto al 2023. In tale periodo, nel ranking delle top- destination delle esportazioni l'America è risultata essere il terzo mercato di sbocco con un'incidenza del 7,4 per cento sul totale del tessile-abbigliamento esportato con una predominanza del comparto dell'abbigliamento con 2,3 miliardi di euro;

    9) ai predetti comparti, si aggiunge anche quello della cosmetica che coinvolge ben 400.000 addetti lungo tutta la filiera, delle materie prime fino alla distribuzione – per il quale il mercato statunitense risulta il principale partner commerciale, con un valore di oltre 1,1 miliardi di euro – pari a circa il 13 per cento dell'export totale di beauty made in Italy, consolidandosi come uno dei principali motori dell'economia nazionale, con una crescita del 9,1 per cento rispetto al 2023;

    10) per quanto concerne poi l'agroalimentare, nel 2024 l'export italiano ha segnato un altro record, attestandosi tra i 67 e i 70 miliardi di euro (+6,5-8 per cento sul 2023). La performance vale l'11 per cento circa del totale delle esportazioni italiane. I prodotti più esportati sono vino con oltre 8 miliardi (+5,5 per cento nel 2024); pasta e prodotti da forno per 7,7 miliardi (+8,6 per cento); olio d'oliva con oltre 2 miliardi (+56 per cento); cioccolato per 3,4 miliardi (+17,8 per cento); formaggi e latticini per 4 miliardi;

    11) a generare il maggior valore aggiunto nel primario è la cosiddetta Dop economy. Nel 2024, questa ha raggiunto un valore alla produzione di 20,2 miliardi di euro, il 19 per cento circa del fatturato complessivo dell'agri-food (dati Qualivita). In particolare: il cibo Dop e Igp ha superato i 9 miliardi di valore (+3,5 per cento sul 2023), i vini Dop e Igp hanno raggiunto gli 11 miliardi (-2,3 per cento in valore e +0,7 per cento in volume); l'export complessivo delle IG vale 11,6 miliardi (+5,3 per cento nell'Unione europea e -4,6 per cento nei paesi extra Unione europea). Gli Usa sono il primo mercato, attraggono il 21 per cento dell'export delle Dop e Igp;

    12) nell'eventualità di applicazione di dazi pari al 20 per cento, sempre secondo le proiezioni elaborate da Svimez, l'agroalimentare potrebbe subire una flessione compresa tra il 13,5 per cento e il 16,4 per cento. Particolarmente preoccupante è la stima fornita da Coldiretti, che quantifica in 6 milioni di euro al giorno i potenziali costi per il solo comparto vinicolo italiano;

    13) gli Stati Uniti, infatti, sono il primo mercato di destinazione per i vini italiani, tanto che nel 2024 ha raggiunto i 2 miliardi di euro, assorbendo oltre 3,5 milioni di ettolitri di vino; ma, più in generale, è fondamentale considerare che nel 2024, l'export agroalimentare italiano negli Stati Uniti ha toccato una cifra pari a 7,8 miliardi di euro e, come rilevato dalle associazioni di categoria, una tassazione del 20 per cento sulle esportazioni potrebbe costare ai consumatori fino a 2 miliardi di euro in più;

    14) oltre al vino, risultano impattati negativamente i settori di eccellenza dell'olio extravergine di oliva e dei formaggi che costituiscono un'importante fetta della domanda di beni alimentari italiani oltreoceano, basti pensare che il primo mercato estero per il Parmigiano Reggiano è proprio quello statunitense, ma non solo, per la mozzarella di bufala il mercato americano vale tra il 4 e il 7 per cento dell'export totale;

    15) i possibili effetti avversi di una simile presa di posizione si sostanzierebbero non solo in un drastico calo degli acquisti da parte dei consumatori americani, ma anche in una dilagante diffusione delle imitazioni e del fenomeno dell'italian sounding – il cui giro d'affari ammonta a 8,6 miliardi di euro e che si stima possa aumentare di ulteriori 1,1 miliardi di euro per l'effetto dazi – arrecando un gravissimo danno alle imprese italiane e agli stessi consumatori;

    16) in tema di imitazioni, è importante ricordare che sugli scaffali dei supermercati giapponesi e brasiliani più di 7 prodotti agroalimentari su 10 evocano il made in Italy, ma solo 3 su 10 provengono davvero dall'Italia. Come emerge dall'analisi di Teha per l'incontro finale della Community Food&Beverage a Bormio, in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, l'italian sounding rappresenta tra il 60 e il 67 per cento dei prodotti tipici italiani. Viaggiano poco sopra il 50 per cento nei Paesi Bassi, in Cina e in Australia, mentre sono poco sotto il 50 per cento le imitazioni dei prodotti italiani venduti nei supermercati di Canada e Francia;

    17) infine, con riferimento all'export dei prodotti agroalimentari, dal forum Food&Beverage organizzato da Teha a Bormio, è emerso che oltre 6 miliardi di euro dei 7,8 miliardi totali di cibi e bevande italiani esportati negli Stati Uniti sono prodotti senza alternative dirette sul mercato locale e che i dazi potrebbero portare a una potenziale perdita di 1,3 miliardi di euro nelle esportazioni alimentari italiane;

    18) anche la catena distributiva subirebbe effetti nefasti, con riverberi negativi riguardanti l'interruzione delle relazioni con le piattaforme europee e la compromissione della solidità dei rapporti con i buyer statunitensi, costretti a ricercare mercati alternativi, più convenienti sotto il profilo economico;

    19) in diverse circostanze sia alcuni Ministri sia il Presidente del Consiglio hanno rilasciato dichiarazioni dalle quali emerge una grave sottovalutazione di un problema che colpisce una parte importante e preziosa della nostra economia;

    20) la fase emergenziale in cui si trova il nostro Paese è emersa chiaramente anche nelle comunicazioni afferenti al Pacchetto di primavera del Semestre europeo di recente pubblicazione, in cui la Commissione europea ha certificato come gli elevati prezzi dell'energia in Italia indeboliscono e riducono la competitività industriale, proprio a svantaggio delle piccole e medie imprese;

    21) d'altra parte, la nuova strategia industriale dell'Unione europea delineata nella «Bussola per la competitività» delinea un quadro in cui la competitività europea è ancora ostaggio di problemi strutturali che costringono le imprese in un contesto globale volatile caratterizzato da concorrenza sleale, catene di approvvigionamento fragili, costi dell'energia in aumento, carenza di manodopera e di competenze e accesso limitato ai capitali;

    22) preoccupa, in particolare, l'accento posto dalla Commissione europea sull'esigenza di rafforzare l'industria della difesa europea, così come l'auspicio di destinare sempre maggiori fondi europei allo sviluppo di questo settore per allentare la dipendenza da fornitori stranieri, Stati Uniti inclusi, con il rischio di un adeguamento dell'agenda di sostenibilità all'industria e non più viceversa e lasciando presagire un preoccupante piano di rilancio dell'economia e della competitività europea basato esclusivamente sul riarmo,

impegna il Governo:

1) a porre in essere, al fine della tutela del mercato unico e dell'economia europea, tutte le necessarie, tempestive iniziative di competenza, affinché l'Unione dia una risposta efficace e proporzionata all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, anche attraverso:

  a) l'adozione di strumenti e misure non tariffarie previsti dallo strumento anti-coercizione volto a rispondere alle aggressioni economiche e alle pratiche commerciali sleali compiute da potenze extra-europee;

  b) il completamento di un mercato unico dei capitali quale strumento strategico per attrarre i flussi di capitali in fuga dal mercato americano da reimpiegare per il sostegno agli investimenti delle imprese europee, con particolare riguardo alla transizione energetica;

2) ad adottare iniziative di competenza volte ad assicurare l'apertura dell'Italia a nuovi mercati in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali;

3) a farsi promotore e a sostenere le opportune iniziative in ambito unionale tese alla costituzione di un energy recovery fund per favorire gli interventi di riduzione dei consumi di energia, d'efficienza energetica, di produzione di energia da fonti rinnovabili, di impiego delle tecnologie per l'accumulo e lo sviluppo della relativa filiera produttiva tecnologica, da considerare predominanti e con vantaggi maggiori su scala temporale, per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e 2050 e la riduzione dei costi energetici, nonché a sollecitare il disaccoppiamento dei prezzi del gas da quelli dell'energia elettrica al fine di offrire prezzi maggiormente competitivi per famiglie e imprese;

4) a farsi promotore e a sostenere le opportune iniziative, anche normative, volte all'istituzione di un Fondo europeo per il sostegno al settore dell'automotive e per la competitività della relativa industria europea con un modello di finanziamento basato sull'emissione di debito comune da parte dell'Unione, ispirato al fondo Sure – quale misura strategica e temporanea finalizzata a compensare, inter alia, l'impatto negativo dei dazi sulla filiera nonché salvaguardare l'intero comparto e i livelli occupazionali, ancor più considerato che, nell'attuale scenario geopolitico, il sostegno e la redditività del settore automobilistico costituiscono condizioni determinanti per garantire certezza di investimento da parte delle imprese, rilanciare il loro posizionamento internazionale nonché per sostenere la domanda di veicoli;

5) ad adottare idonee iniziative volte a ridurre progressivamente le importazioni italiane di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti d'America al fine di assicurare investimenti in nuova capacità di energia rinnovabile e, al contempo, rafforzare l'indipendenza energetica nazionale e la sua coerenza con gli obiettivi geopolitici e climatici;

6) nell'ambito della strategia per far fronte ai dazi, a scongiurare comunque qualsiasi iniziativa, sia a livello nazionale sia europeo, volta alla possibilità di riconvertire l'industria dell'automotive verso una produzione industriale incentrata sugli armamenti;

7) a definire, di concerto con le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative, con le parti sociali, le istituzioni interessate e i sindacati, un serio e lungimirante piano industriale nazionale per una «transizione giusta» e una maggiore competitività del settore automobilistico attraverso misure di sostegno alla continuità occupazionale e produttiva del comparto e dei lavoratori, ivi incluso quello della componentistica, e la programmazione di adeguati interventi di incentivazione pluriennale indirizzati alle imprese del settore che non trasferiscono e delocalizzano la produzione industriale e volti, nel medio e lungo periodo, allo sviluppo di veicoli a guida autonoma e nuove piattaforme produttive di modelli elettrici cosiddetti small e di nuovi modelli capaci di favorire la penetrazione in mercati alternativi e compensare la contrazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti d'America;

8) ad adottare le opportune iniziative affinché siano garantite tutte le risorse necessarie per la realizzazione, in tempi certi, del progetto della gigafactory di Termoli, la cui realizzazione non è solo essenziale per il mantenimento dei livelli occupazionali, della competitività e dello sviluppo dello stabilimento medesimo ma, altresì, cruciale per la creazione di una filiera industriale delle batterie per veicoli elettrici il più possibile indipendente dal dominio asiatico e tanto più rilevante nel quadro delle strategie per far fronte alle conseguenze dei dazi;

9) ad adottare, nell'ambito della nuova iniziativa di rimodulazione del Pnrr ancora al vaglio della Commissione europea, urgenti iniziative volte ad accelerare la riallocazione delle risorse non impegnate a valere sul piano Transizione 5.0 affinché siano rese disponibili, in via immediata e senza ulteriori difficoltà, per il rifinanziamento del piano Transizione 4.0 al fine di scongiurare la frenata degli investimenti, di accelerare la transizione nonché di stabilizzare i segnali di crescita dell'economia sostenendo gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione, formazione del personale, a partire dal potenziamento della ricerca di base e applicata, preservando in ogni caso, con particolare riferimento agli investimenti finalizzati alla transizione ecologica ed energetica, il pieno automatismo degli incentivi e la più ampia diffusione tra le imprese;

10) ad adottare iniziative volte ad istituire un apposito fondo nazionale per la compensazione economica delle perdite subite dalle imprese e dai settori maggiormente colpiti dai dazi americani e per il sostegno alla diversificazione dei mercati di riferimento, anche attraverso incentivi fiscali, contributi a fondo perduto o linee di credito agevolate per la realizzazione di soluzioni e-commerce, nonché ad adottare iniziative di carattere normativo volte a ripristinare, anche al fine di sostenere la crescita economica e la patrimonializzazione delle imprese, l'Aiuto alla crescita economica (Ace) con agevolazione al 15 per cento e a riformare l'agevolazione fiscale alle operazioni di aggregazione aziendale (il cosiddetto bonus aggregazioni) per favorire le reti di impresa ed i processi di aggregazione, in particolare nelle filiere proiettate sui mercati esteri;

11) nell'ambito dell'individuazione, tra i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dei 14 miliardi di euro da destinare a interventi di contrasto ai dazi americani, ad escludere che tale eventuale rimodulazione dei fondi abbia un impatto negativo in termini di definanziamento delle misure per gli investimenti nelle regioni del Mezzogiorno, cosicché sia assicurato il pieno rispetto della priorità trasversale della coesione sociale e sia assicurato, nell'ottica dell'obiettivo della coesione, che il Sud possa beneficiare in via effettiva delle risorse di cui è destinatario;

12) a sostenere altresì, con l'urgenza richiesta dal caso, le necessarie iniziative affinché vengano assunte in sede unionale misure concrete e coordinate tra gli Stati membri a sostegno delle famiglie per contrastare l'aumento generalizzato del costo della vita e il conseguente ulteriore indebolimento del potere d'acquisto di queste ultime;

13) a valutare, in maniera particolare, le conseguenze dei dazi sul settore agroalimentare italiano e soprattutto sulle più importanti eccellenze del made in Italy, non sottovalutando la portata di questa «tassa» ma al contrario cercando la strada migliore, mediante le necessarie iniziative di competenza, per garantire concreto sostegno ai comparti, anche attraverso l'istituzione di fondi dedicati, che possano sostenere le aziende colpite dai dazi americani prevedendo, anche sulla scia di quanto fatto da altri Paesi europei linee di garanzia, prestiti industriali, fondi per riorientare le capacità produttive e sostegno all'internazionalizzazione;

14) a porre in essere iniziative di competenza volte a scongiurare i rischi di imitazione e contraffazione dei prodotti ai quali l'introduzione dei dazi potrebbe esporre maggiormente il settore agroalimentare attraverso, in particolare, politiche di più ampio respiro nell'ambito della diplomazia commerciale e gli accordi internazionali finalizzate a vietare con rigore l'italian sounding e promuovere il riconoscimento dei prodotti Dop e Igp, la promozione di campagne o iniziative per la sensibilizzazione dei consumatori, affinché siano in grado di riconoscere subito un prodotto autentico da uno contraffatto, la promozione dell'innovazione tecnologica, specie per l'individuazione di un sistema di etichettatura e tracciabilità adeguato.
(1-00463) «Pavanelli, Caramiello, Scerra, Appendino, Cappelletti, Ferrara, Sergio Costa, Cherchi, Bruno, Cantone».


COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 26 E 27 GIUGNO 2025

Risoluzioni

   La Camera,

   premesso che:

    1) l'ordine del giorno del Consiglio europeo del 26-27 giugno 2025 prevede la discussione dei seguenti temi: Ucraina, Medio Oriente, Sicurezza e difesa europea, Europa nel mondo e competitività, e migrazione;

    2) è, altresì, previsto l'esame di punti relativi:

     a) al processo di allargamento, con particolare riferimento alla Moldova e ai Balcani occidentali;

     b) alla Sicurezza interna e alla Strategia di preparazione e gestione della crisi in territorio europeo;

    3) prima del Consiglio europeo si sono tenuti a livello di Capi di Stato e di Governo europei e del più ampio consesso multilaterale numerosi incontri aventi per oggetto il conflitto in Ucraina, le possibili prospettive per un cessate il fuoco e l'avvio di negoziati di pace;

    4) l'Italia sta svolgendo un ruolo centrale nel percorso verso la pace, sostenendo gli sforzi negoziali e la necessità di un ruolo strategico dell'Europa nel perseguimento dell'obiettivo di una pace giusta e duratura che preservi l'integrità territoriale dell'Ucraina, garantendo alla stessa un futuro di sicurezza e stabilità, oltre alla capacità di costruire il suo futuro sulla base dei princìpi della democrazia e dello Stato di diritto;

    5) è indispensabile che l'Ucraina sia sostenuta anche negli aspetti della sua ricostruzione e in questo senso l'Italia co-organizzerà con il Governo di Kyiv la Conferenza sulla ricostruzione che si terrà il 10-11 luglio 2025 a Roma;

    6) i Capi di Stato e di Governo dovranno affrontare anche l'acuirsi del conflitto tra Iran e Israele – l'Italia ha sottoscritto nei giorni scorsi a Kananaskis (Canada) la dichiarazione dei leader del G7 in cui si ribadisce l'impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente – che richiede un intervento immediato dell'Europa a sostegno di ogni sforzo negoziale volto a garantire la sicurezza per l'esistenza dello Stato di Israele e l'eliminazione della minaccia nucleare iraniana;

    7) assumono particolare rilievo l'aggravarsi della crisi in Medio Oriente a seguito degli attacchi ai siti nucleari iraniani e, in particolare, gli sforzi finalizzati a un ritorno al tavolo dei negoziati per una soluzione politica alla crisi in atto;

    8) i Capi di Stato e di Governo dovranno dunque valutare gli ultimi sviluppi in Medio Oriente sotto molteplici aspetti legati alla dimensione geopolitica, diplomatica e umanitaria;

    9) in linea con detta impostazione l'Europa deve continuare a lavorare per la stabilizzazione dell'area di Gaza, concentrandosi su due priorità non più rinviabili quali:

     a) l'accesso incondizionato degli aiuti umanitari diretti nella Striscia, garantendo altresì la protezione della popolazione e delle infrastrutture civili, mediche, scolastiche e delle sedi delle organizzazioni internazionali;

     b) il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e l'immediato ritorno al cessate il fuoco;

    10) il Consiglio europeo svolgerà anche un approfondimento sulla situazione di transizione in Siria e Libano;

    11) i Capi di Stato e di Governo torneranno a discutere di diversi temi, tra i quali quelli della Sicurezza e Difesa europea, delle possibili iniziative volte al rilancio della competitività europea;

    12) i Capi di Stato e di Governo torneranno a fare il punto in materia di migrazione, anche alla luce della lettera della Presidente della Commissione europea che ha messo in evidenza la necessità di prevenire e contrastare l'immigrazione irregolare anche attraverso nuovi strumenti in linea con il diritto dell'Unione europea e il diritto internazionale, nonché sull'avanzamento delle priorità e principali proposte legislative in corso;

    13) presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri italiano, Giorgia Meloni, e dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si è tenuto a Roma il 20 giugno 2025 il vertice «The Mattei Plan for Africa and the global gateway: a common effort with the African Continent», fondamentale per costruire insieme ai Paesi africani le condizioni per una stabilità comune;

    14) il Consiglio europeo farà altresì il punto sulla Moldova, anche in vista del Vertice Unione europea-Moldova previsto il 4 luglio 2025, e i leader discuteranno, inoltre, dell'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali;

    15) anche il tema della sicurezza interna assume un ruolo sempre più rilevante a livello europeo e proprio per detta ragione la Commissione europea ha presentato la Strategia europea di sicurezza interna ad aprile 2025; i Capi di Stato e di Governo approfondiranno il tema e valuteranno l'adozione di future iniziative in merito;

    16) sulla base della comunicazione congiunta sulla Strategia europea per l'Unione della preparazione della Commissione europea, si terrà un approfondimento sul punto da parte del Consiglio in vista dei seguiti,

impegna il Governo

1) a proseguire nell'azione già intrapresa nel precedente Consiglio europeo, in linea con la risoluzione 6-00164 approvata dalla Camera dei deputati il 19 marzo 2025, e in particolare:

   a) a continuare a sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario, per una prospettiva che porti da subito al cessate il fuoco, fermo restando l'auspicio di una rapida conclusione dei negoziati di pace, operando con l'Unione europea, con gli Stati Uniti e con i tradizionali alleati per arrivare a una pace fondata sui princìpi della Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale, assieme all'Ucraina e ai partner internazionali; a sottolineare nel contempo l'importanza della partecipazione attiva dei Paesi dell'Unione europea alla Conferenza per la ripresa dell'Ucraina (Ukraine recovery conference – URC) che l'Italia ospiterà a Roma il 10-11 luglio 2025;

   b) a sostenere il negoziato volto alla soluzione della crisi in atto in Medio Oriente, da un lato ribadendo la necessità di favorire una soluzione diplomatica della questione nucleare iraniana, dall'altro continuando lo sforzo diplomatico per giungere al cessate il fuoco a Gaza e alla composizione del conflitto israelo-palestinese con la soluzione «due popoli, due Stati», adottando immediate e concrete iniziative volte a:

    1) alleviare le sofferenze dei civili nell'ambito dell'emergenza umanitaria nella Striscia di Gaza;

    2) ottenere il completo ed immediato rilascio degli ostaggi israeliani.
(6-00189) «Mantovani, Candiani, Rossello, Pisano, Ambrosi, Bagnai, Battilocchio, Colosimo, Giglio Vigna, De Monte, Di Maggio, Donzelli, Giordano, Rotondi, Rachele Silvestri».


   La Camera,

   premesso che:

    1) nel prossimo Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2025, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri saranno nuovamente chiamati a esaminare gli sviluppi della crisi internazionale in atto in Ucraina e in Medio Oriente, il cui tema è strettamente collegato alla sicurezza e alla difesa europee. Alla politica estera si aggiungono le questioni relative alla gestione del fenomeno migratorio e della competitività, già esaminate in occasione dell'ultimo Consiglio europeo di marzo;

    2) lo scenario di guerra in Ucraina – che dura ormai da tre anni – è destinato ad aggravarsi e il costo di vite umane a diventare ancora più drammatico perché le prospettive di una risoluzione diplomatica del conflitto sono ancora lontane, anzi nelle ultime conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2025 è chiara la volontà dell'Unione europea di continuare con la spinta bellicista. I leader europei intendono mantenere l'approccio di «pace attraverso la forza» – un vero e proprio ossimoro – secondo il quale «(...) l'Ucraina deve trovarsi nella posizione più forte possibile, di cui solide capacità militari e di difesa proprie del paese siano una componente essenziale – si legge nel testo delle conclusioni – in linea con tale approccio, l'Unione europea resta determinata, in coordinamento con i partner che condividono le stesse idee e con gli alleati, a fornire ulteriore sostegno globale all'Ucraina e al suo popolo nel momento in cui il Paese esercita il suo diritto naturale di autotutela contro la guerra di aggressione della Russia (...)»;

    3) la follia bellicista non si ferma neanche in Medio Oriente, dove lo scenario è reso ancora più drammatico dall'attacco all'Iran prima da parte di Israele e successivamente degli Stati Uniti che rischia di trascinare l'intera regione in un nuovo conflitto devastante, di dimensioni globali;

    4) la debole risposta della comunità internazionale, Unione europea in testa – che ha evitato di condannare apertamente l'attacco unilaterale da parte di Israele, riducendosi ad esprimere profonda preoccupazione e successivamente limitandosi ad un mero invito alle parti alla moderazione, senza una chiara condanna dell'attacco statunitense alle infrastrutture nucleari iraniane – appare del tutto insufficiente e inadeguata nell'obiettivo di garantire un'immediata de-escalation, lasciando trasparire una certa marginalità diplomatica dell'Europa, così come preoccupano le recenti dichiarazioni del cancelliere Friedrich Merz secondo il quale Israele «sta facendo in Iran il lavoro sporco per noi», parole aberranti che andrebbero stigmatizzate da parte di tutta la comunità internazionale;

    5) il nuovo scenario di guerra in Iran, che si aggiunge a quelli già aperti e che verosimilmente sarà al centro del dibattito del Consiglio europeo, a ridosso del summit della Nato, rischia di essere utilizzato dal premier israeliano Netanyahu come arma di distrazione per nascondere agli occhi del mondo il genocidio in atto a Gaza: secondo l'Unicef, più di 50.000 bambini sono stati uccisi o feriti dal 7 ottobre 2023, almeno 1.309 sono stati uccisi dopo la fine del cessate il fuoco a marzo 2025 e 3.738 feriti; 17.000 sono i minori separati dai genitori o rimasti orfani;

    6) a seguito dell'attacco preventivo lanciato dallo Stato ebraico contro l'Iran, è stata rinviata a data da definirsi anche la conferenza delle Nazioni Unite co-presieduta da Francia e Arabia Saudita in programma dal 17 al 20 giugno 2025 a New York che avrebbe dovuto promuovere un piano per l'attuazione della soluzione dei due Stati per Israele e Palestina, allontanando ancora di più le prospettive di pace;

    7) sembra, inoltre, evidente, il piano di Israele di occupare la Cisgiordania, dove l'esercito israeliano ha già messo sotto assedio i territori palestinesi chiudendo tutte le vie d'accesso e sparando a vista su chi si avvicina, lasciando presagire un'annessione di fatto;

    8) in risposta al blocco imposto da Israele alla consegna di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, l'Alta rappresentante per la politica estera dell'Ue, Kaja Kallas, ha annunciato il 20 maggio 2025 l'avvio della procedura di revisione dell'articolo 2, che potrebbe portare, in ultima istanza, alla sospensione dell'accordo di associazione Ue-Israele;

    9) il via libera raggiunto il 27 maggio 2025 in sede di Consiglio dell'Ue sullo strumento di azione per la sicurezza dell'Europa (SAFE), il secondo dei cinque pilastri del piano di riarmo europeo, ribattezzato «ReArm Europe/Preparati per il 2030», fornirà l'accesso a 150 miliardi di euro di prestiti agli Stati membri dell'Ue – attraverso l'emissione di titoli di debito – per l'acquisto tra l'altro di sistemi di difesa aerea e missilistica, artiglieria, munizioni, droni e attivatori strategici; l'accordo è stato raggiunto nonostante la bocciatura del Parlamento europeo per i profili di illegittimità della base giuridica individuata ex articolo 122 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, con conseguente estromissione dall'iter legislativo non solo del Parlamento europeo ma anche di quello nazionale per l'impossibilità di esaminarne i profili per la verifica della conformità al principio di sussidiarietà;

    10) tale nuovo strumento di prestiti per la difesa, sostenuto dal bilancio dell'Unione europea, si aggiunge ai 650 miliardi di euro cui gli Stati membri avranno la possibilità di ricorrere, innalzando la propria spesa militare a livello nazionale, tramite l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita (PSC) e lo scorporo degli investimenti per la difesa dal calcolo deficit/Pil, una misura mai adottata nel caso di altri settori strategici come sanità, ricerca e istruzione, sostegno alle filiere produttive e all'occupazione, oggetto da anni a significativi tagli per rispettare gli stringenti parametri del Patto;

    11) complessivamente, con i suoi 800 miliardi di euro e un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa, il Piano di riarmo europeo risuona come una vera e propria chiamata alle armi da parte della Commissione europea, in cui le priorità politiche su temi centrali quali la transizione verde e digitale, la sanità, l'istruzione e la green economy, cedono il passo al rafforzamento della capacità di produzione di armi e munizioni; né vi è traccia di concrete iniziative diplomatiche di pace per l'Ucraina né tantomeno di un progetto di difesa comune europeo, ma quella che si prospetta è unicamente una mobilitazione senza precedenti di risorse finanziarie per l'aumento delle spese militari a livello nazionale dei singoli Stati membri, peraltro senza una revisione delle regole fiscali europee ma incidendo esclusivamente sul debito dei singoli Paesi membri;

    12) tale sistema, cui hanno già aderito sedici Stati membri notificando alla Commissione europea l'intenzione di sospendere il patto di stabilità interno per finanziare l'industria delle difesa, avvantaggerà alcuni Stati membri che hanno una significativa capacità fiscale, senza alcun impatto positivo per il nostro Paese che al contrario ne soffrirebbe in termini di competitività e innalzamento del debito pubblico: gli spazi di indebitamento a disposizione degli Stati membri verrebbero infatti occupati dalle spese per il riarmo, con evidenti disparità a seconda delle disponibilità di bilancio, creando un progetto di investimento industriale non organico, che potrebbe falsare la concorrenza interna, minando i principi stessi del mercato comune, in luogo di una sana e ordinata competizione intra Unione europea;

    13) a questo si aggiunge la possibilità, prospettata nel Piano, per gli Stati membri, di fare ricorso al dirottamento dei fondi di coesione per il finanziamento delle spese per la difesa, in palese contrasto non solo con la finalità stessa della politica di coesione di riduzione dei divari territoriali, sociali e occupazionali ma anche con il quadro finanziario pluriennale;

    14) preoccupa altresì, oltre all'appello della Presidente Von der Leyen ad una possente mobilitazione anche sul fronte del capitale privato per l'industria della difesa, il prospettato ulteriore aumento della portata dei finanziamenti della Banca europea per gli investimenti (Bei) in chiave militare per progetti a duplice uso, con un raddoppio degli investimenti nel campo della sicurezza e della difesa stimato nella cifra record di due miliardi di euro solo per il 2025, che renderebbero la Banca europea per gli investimenti sempre più simile ad una banca per il riarmamento piuttosto che a sostegno di investimenti con ricadute positive in termini socio-occupazionali (Nato);

    15) concomitante con il vertice europeo e ad esso strettamente connesso, è il prossimo vertice Nato, in particolare per il dibattito sull'aumento della spesa per la difesa in rapporto al PIL nel contesto della guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina e delle richieste del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump affinché i Paesi europei investano di più in difesa. Il Segretario generale Mark Rutte ha esortato i membri dell'Alleanza atlantica a impegnarsi a destinare il 5 per cento del reddito nazionale alla difesa, (3,5 per cento in difesa e 1,5 per cento in sicurezza) affermando di aspettarsi un accordo su questo obiettivo proprio nel summit dell'Aia del 24 e 25 giugno 2025;

    16) secondo quanto emerso durante il question time al Senato del 12 giugno 2025, il raggiungimento dell'obiettivo del 5 per cento delle spese militari rispetto al Prodotto interno lordo nel 2035 si tradurrebbe per l'Italia in un incremento in termini assoluti di 100 miliardi aggiuntivi, né è chiaro quali investimenti il Governo intende computare nel novero delle voci di spesa rientranti nella difesa, sacrificando spesa sanitaria, scuola, ambiente, occupazione e diritti sociali;

    17) a conferma delle divisioni interne e della mancanza di una linea politica univoca sono le dichiarazioni dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale Tajani e della difesa Crosetto in riferimento al raggiungimento dei nuovi target Nato, che fanno emergere tutte le contraddizioni del Governo; né l'Esecutivo ha finora chiarito la natura delle risorse finanziarie aggiuntive a copertura degli ingenti incrementi di spesa necessari, tenuto conto delle preminenti necessità di spesa in sanità, istruzione, welfare, ambiente e sostegno alle imprese che appaiono inconciliabili con un impegno finanziario pluriennale di questa portata;

    18) rispetto al calcolo del bilancio in chiave Nato, alcuni recenti studi americani hanno sollevato dei dubbi rispetto all'adeguatezza del solo parametro finanziario per misurare il reale contributo di ogni alleato alla sicurezza collettiva, valutando la possibilità di inserire nuovi parametri che vadano oltre il mero input finanziario, misurando, invece, l'output capacitivo di ogni alleato;

    19) il prestigioso think tank californiano Rand Corporation ha elaborato nuovi sistemi di misura denominati Burdensharing Index e Burdensharing Ratio che tengono conto del livello quantitativo e qualitativo di truppe, dei mezzi e sistemi di difesa, di comando, comunicazione e intelligence, delle infrastrutture di mobilità, del livello di contribuzione alle missioni internazionali, delle perdite economiche legate alle sanzioni;

    20) applicando il metodo sopra descritto, l'Italia risulta il primo alleato Nato, dopo Usa e Giappone, in termini di contribuzione assoluta con un Burdensharing Index di 4,75 superando in ambito Nato Francia (4,61), Regno Unito (3,54), Germania (2,51) e l'Olanda (2,23) e il settimo alleato Nato in termini di contribuzione rapportata alla sua capacità di spesa con un Burdensharing Ratio di 1,12 posizionandosi in ambito Nato dopo Grecia (5,29), Lituania (4,19), Bulgaria (2,4), Slovacchia (1,86), Ungheria (1,46) e Olanda (1,35) e davanti a Turchia (1,11), Polonia (1,08), Francia (0,88), Estonia (0,8), Danimarca (0,76), Regno Unito (0,67), Belgio (0,65), Canada (0,39) e Germania (0,33). Se si applicasse questo sistema di calcolo, il nostro Paese non dovrebbe essere chiamato ad ulteriori aumenti della spesa per la difesa in chiave Nato;

    21) il divario di competitività di cui soffrono le imprese dell'Unione europea rischia di aggravarsi ulteriormente a causa dell'attuale situazione geo-economica globale e della grande incertezza legata alle misure protezionistiche degli Usa: mentre continuano le discussioni tecniche e politiche tra la Presidente Ursula von der Leyen e le controparti statunitensi, non si può sottacere l'inadeguatezza della risposta data finora dall'Unione europea alla guerra commerciale dell'Amministrazione Trump in termini di risposte concrete al mondo imprenditoriale per colmare il divario di competitività di cui soffrono le imprese, in particolare quelle italiane;

    22) queste preoccupazioni trovano conferma nelle recenti comunicazioni afferenti al «Pacchetto di primavera» del Semestre europeo, in cui la Commissione europea ha certificato la fase emergenziale in cui si trova il nostro Paese, rimarcando come gli elevati prezzi dell'energia indeboliscono e riducono la competitività industriale, proprio a svantaggio delle piccole e medie imprese;

    23) a partire dal 2028 peserà inoltre sul bilancio europeo il rimborso dei prestiti Ngeu: tale ulteriore onere, in assenza di nuove risorse proprie, rischia di limitare l'effettivo potere di spesa dell'Unione europea;

    24) l'instabilità su diversi quadranti geopolitici è un elemento centrale che si inserisce nell'ormai strutturale questione della gestione europea dei flussi migratori dell'Unione europea che deve trovare da tempo il giusto equilibrio tra gestione dell'immigrazione irregolare, soprattutto via mare, e la sempre più crescente richiesta di manodopera per molti settori produttivi;

    25) il rapporto Frontex, pubblicato il 10 giugno 2025, ha evidenziato come proprio l'ingresso via mare in Europa sia quello privilegiato dai migranti, in particolare le rotte del Mediterraneo centrale che portano in Italia sono state nei primi cinque mesi del 2025 quelle più battute: sulla rotta che porta nel nostro Paese, gli attraversamenti irregolari delle frontiere sono aumentati del 7 per cento rispetto allo scorso anno, arrivando a 22.700 attraversamenti irregolari. Questo significa che dei 63.700 migranti che sono arrivati in tutto sulle coste europee, un terzo sono sbarcati in Italia, con la Libia come principale area di partenza dei barconi;

    26) nel marzo del 2025 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento per l'istituzione di un sistema europeo comune di rimpatrio caratterizzato da procedure comuni, dal mutuo riconoscimento delle decisioni di rimpatrio tra i Paesi membri, da un nuovo ordine europeo di rimpatrio, nonché dalla possibilità di rimpatriare i cittadini stranieri irregolari verso un Paese terzo con il quale siano stati stretti accordi a tal fine (i cosiddetti return hub);

    27) non è al momento stata accolta l'estensione a livello europeo delle già fallimentari metodologie adottate dal Governo italiano, di gestire i migranti in appositi centri situati in Stati terzi, sull'onda dei centri per migranti costruiti in Albania e rimasti una scatola vuota, ma si sono cercate in ogni caso soluzioni definite dalla Commissione europea «innovative» per esternalizzare di fatto la questione immigrazione;

    28) il 10 aprile 2025, pochi giorni dopo la presentazione del sistema europeo di rimpatrio, si è tenuta in diverse città europee la giornata di azione transnazionale contro il nuovo patto per la migrazione e l'asilo, che entrerà in vigore nel 2026, «This pact kills (Questo patto uccide)» per denunciare la sempre maggiore deriva securitaria della gestione dei flussi migratori nell'Unione europea, con il rischio di consolidamento di pratiche di violazione dei diritti umani, già perpetrate alle frontiere terrestri dell'unione europea, con una lenta e progressiva erosione del diritto all'asilo;

    29) preoccupa in tal senso, nella generale tutela dei diritti umani nell'Unione europea, la lettera aperta promossa dal Governo italiano con il sostegno di altri otto Stati europei (Austria, Danimarca, Repubblica Ceca, Lettonia, Polonia, Belgio, Estonia, Lituania) per un'interpretazione restrittiva di alcune convenzioni internazionali sui diritti umani – e, in particolare, della Cedu – con riguardo al settore della migrazione;

    30) la tesi di fondo è quella secondo cui si sia sviluppato un regime di tutela eccessivamente generoso verso il soggetto migrante, al contempo limitando la capacità di manovra degli Stati rispetto ai controlli di frontiera e alle espulsioni. Il rispetto dei diritti umani, anche dei migranti, viene a essere considerato un intollerabile intralcio per i Governi, oggi chiamati a far fronte a pressanti sfide in materia di sicurezza, gestione dei flussi e contrasto all'immigrazione irregolare;

    31) in particolare, i firmatari chiedono di poter avere mano libera in tema di espulsioni e rimpatri, in una visione in cui la maggior parte dei migranti sono criminali, per lo più stupratori e spacciatori, e rendono le società insicure;

    32) l'idea che gli Stati membri devono avere maggiore mano libera nei confronti dei migranti e delle interpretazione della Cedu è arrivata anche all'interno delle istituzioni europee: il Commissario dell'Unione europea per gli affari interni Magnus Brunner, in occasione della riunione dei ministri dell'interno europei, ha dichiarato esplicitamente «Dobbiamo creare la base giuridica affinché la Corte possa giudicare in modo diverso», tenuto conto di un contesto geopolitico dove l'immigrazione viene usata anche come strumento di guerra ibrida;

    33) lo stesso Segretario generale del Consiglio d'Europa Alain Berset, in una recente intervista rilasciata al Times ha dichiarato, come non ci siano preclusioni a discutere delle regole che il mondo vuole darsi: «Stiamo assistendo a un mondo in cui le cose cambiano rapidamente. Abbiamo bisogno di adattamento. Dobbiamo discutere delle regole che vogliamo avere, e non ci sono tabù»;

    34) l'ostilità di una parte degli Stati membri e delle istituzioni europee contro il presunto garantismo della Corte europea dei diritti umani nei confronti dei migranti, non trova riscontro nei recenti orientamenti della Corte che è stata invece più restrittiva sui diritti fondamentali in tema migratorio, come mostra la decisione del 12 giugno 2025 che ha escluso le responsabilità italiane nei respingimenti delle milizie libiche,

impegna il Governo:

   1) a sostenere un netto cambiamento nell'approccio dell'Unione europea e degli Stati membri alla risoluzione della crisi ucraina, per imprimere una concreta e reale svolta diplomatica per l'immediata cessazione delle operazioni belliche in territorio ucraino e sostenere ogni iniziativa negoziale utile a una tregua, nonché ad una totale de-escalation, militare, coinvolgendo a tal fine anche le Nazioni Unite nell'ottica di un percorso di soluzione negoziale del conflitto, per il raggiungimento di una soluzione di pace politica in linea con i principi del diritto internazionale;

   2) a interrompere immediatamente la fornitura di materiali d'armamento alle autorità governative ucraine, implementando allo stesso tempo le misure di sostegno umanitario e gli aiuti alla popolazione civile e nel prossimo futuro a sostenere il processo di ricostruzione;

   3) a relazionare, nelle opportune sedi, i dettagli in merito alle spese sostenute per le cessioni di forniture militari, nonché a illustrare alle Camere la specifica della natura delle somme in entrata derivanti dai decreti interministeriali che definiscono l'elenco dei mezzi, dei materiali e degli equipaggiamenti militari oggetto di cessione all'Ucraina, riassegnate integralmente sui pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero della difesa;

   4) a manifestare, in tutte le sedi istituzionali, nazionali ed europee, la ferma contrarietà del Governo italiano al piano di riarmo europeo «Rearm Europe»;

   5) a censurare altresì, nelle medesime sedi, l'adozione di strumenti volti ad un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa dell'Europa, declinata esclusivamente nel senso di un rafforzamento della capacità militare, in assenza di un progetto di difesa comune europeo e contestando il ricorso all'articolo 122 del Tfue da parte della Commissione Ue quale base giuridica per l'adozione del Piano o di atti connessi, sostenendo – al contempo – la necessità di un pieno coinvolgimento delle assemblee parlamentari – nazionali ed europee – in ogni passaggio del processo politico e decisionale, ispirato alla necessaria e costante interlocuzione con il Parlamento, nel rispetto delle sue prerogative sovrane, a tutela dei diritti di tutti i cittadini, al fine di scongiurare il rischio di grave pregiudizio per la stessa democraticità e rappresentanza dell'Unione;

   6) ad adottare iniziative di competenza volte a sostituire integralmente il piano di riarmo europeo «Rearm Europe» con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell'Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all'occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile;

   7) ad intraprendere – in netta contrapposizione con l'assetto attuale dei sistemi di difesa frammentati degli Stati membri che comporta una dispersione e una duplicazione di risorse e mezzi – le opportune iniziative nelle sedi unionali volte a sostenere un progetto di difesa comune europea, ispirata ai principi di razionalizzazione ed efficientamento della spesa militare, al fine di garantire il rafforzamento dell'autonomia strategica dell'Unione;

   8) ad escludere la possibilità di utilizzare i fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) a favore del riarmo e a nuove spese militari e a manifestare in tutte le sedi decisionali la ferma contrarietà del Governo italiano in relazione alla possibilità per gli altri Paesi membri dell'Unione europea di ricorrere all'utilizzo distorto di tali risorse destinate a rinforzare il modello sociale europeo, in netta antitesi con le finalità proprie del Next generation UE;

   9) ad escludere altresì, in ogni caso, nell'ambito di Rearm Europe il ricorso da parte del nostro Paese al dirottamento dei fondi di coesione per il finanziamento delle spese per la difesa, con inevitabili ricadute negative sui bilanci delle regioni destinatarie dei suddetti finanziamenti, assicurando altresì l'originario impiego e le finalità proprie dei fondi di coesione europei, destinati alle regioni italiane per rimuovere gli squilibri socio-economici e territoriali, escludendo in ogni caso il loro utilizzo per la difesa, anche con riferimento alla possibilità di ricorrervi per gli altri Stati membri, così da scongiurare effetti distorsi vi nell'intreccio tra spesa degli armamenti e successivi riparti dei fondi per la coesione;

   10) a scongiurare, altresì, il rischio che, nell'ambito delle interlocuzioni in corso sul riordino del quadro finanziario pluriennale dell'Unione, le risorse a valere su un futuro fondo unico europeo – al posto delle otto linee di finanziamento che compongono i fondi di coesione, i fondi strutturali e i fondi per la politica agricola comune – vengano distratte per altri flussi di spesa, tra cui la difesa, con grave pregiudizio per la politica agricola comune e la coesione territoriale;

   11) ad adottare iniziative volte a scongiurare, altresì, qualsiasi tentativo di aumentare i finanziamenti di beni a scopo militare, come armi e munizioni, anche attraverso una ferma opposizione all'ipotesi di ampliamento della portata degli investimenti della Banca europea per gli investimenti rispetto all'attuale definizione di dual use, dando, al contrario, priorità al finanziamento di progetti che vadano a beneficio dell'ambiente e della società, affrontando la crisi del costo della vita e l'emergenza climatica;

   12) a scongiurare qualsiasi ipotesi di aumento della spesa in difesa e sicurezza in riferimento al raggiungimento dei nuovi target Nato;

   13) alla vigilia del prossimo vertice Nato, concomitante con il vertice europeo e ad esso strettamente connesso, a rendere note alle Camere le istanze elaborate in tale sede sulla richiesta ai singoli Stati membri di aumento delle spese per la difesa, nonché sulla tipologia di spese rientranti in tale categoria, al fine di consentire al Parlamento di esprimersi con un atto di indirizzo che indichi la posizione da mantenere nelle sedi internazionali ed europee, alla luce delle proposte formulate e conseguentemente a sospendere ogni determinazione definitiva in merito, fintanto che il Parlamento non si sia pronunciato;

   14) ad intraprendere le opportune iniziative nel prossimo vertice Nato volte a proporre il superamento del criterio meramente finanziario della spesa per la difesa in percentuale rispetto al Prodotto interno lordo, a favore dell'adozione di un nuovo e più corretto indice di misura del contributo nazionale alla sicurezza collettiva sul modello del Burdensharing Index e Burdensharing Ratio, di cui in premessa;

   15) a ribadire la centralità e il peso strategico delle istituzioni e dei valori fondanti dell'Unione europea, in luogo di una mera subalternità all'indirizzo politico internazionale dell'Amministrazione degli Stati Uniti d'America (e di Israele) che rischia di indebolire la democrazia e non garantire la sicurezza dell'Europa;

   16) a condannare fermamente il massiccio attacco militare degli Stati Uniti nei confronti delle infrastrutture nucleari dell'Iran, sferrato contro ogni regola del diritto internazionale e potenzialmente atto a destabilizzare lo scenario globale con conseguenze catastrofiche sia sociali che economiche, nonché particolarmente pericoloso per l'Italia, considerata la sua posizione strategica nel Mediterraneo e l'espansione del conflitto medio-orientale nell'area di proiezione geopolitica del nostro Paese;

   17) ad intraprendere tutte le necessarie iniziative nelle opportune sedi istituzionali, sia europee sia internazionali, volte alla condanna e alla necessità di fermare il genocidio in atto nella Striscia di Gaza, criticando apertamente l'immobilismo dell'Unione europea nei confronti della questione medio-orientale e facendosi al contempo promotore in tutte le sedi, internazionali e multilaterali, di ogni iniziativa volta a perseguire un immediato cessate il fuoco, la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, la protezione della popolazione civile di Gaza e la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, respingendo qualsiasi piano di espulsione dei palestinesi da Gaza e Cisgiordania, così come l'occupazione militare illegale di tali territori e l'illegale creazione e sostegno di insediamenti israeliani, tutelando l'incolumità della popolazione civile;

   18) con particolare riferimento all'Iran, ad attivarsi con urgenza in tutte le sedi internazionali e multilaterali per sostenere qualsiasi sforzo diplomatico volto a ridurre l'escalation militare in atto e scongiurare l'allargamento del conflitto in corso oltre gli attuali confini, per la cessazione definitiva delle ostilità militari, così come degli attacchi alle infrastrutture vitali sia in Iran sia in Israele e la fine dei massacri dei civili in entrambi i Paesi, per il bene della stabilità della regione e della sicurezza globale;

   19) ad intraprendere opportune iniziative volte a garantire la sicurezza dei militari italiani impegnati nelle missioni internazionali operative nel quadrante mediorentale, alla luce dei recenti sviluppi del conflitto tra Israele e Iran, potenzialmente atto ad espandersi nei Paesi limitrofi;

   20) ad intraprendere tutte le necessarie iniziative di competenza volte a garantire l'accesso umanitario pieno, rapido, sicuro e senza restrizioni a tutta la Striscia di Gaza attraverso tutte le rotte e per fornire alla popolazione civile assistenza di primo soccorso e servizi di base su larga scala, anche attraverso l'apertura di ulteriori rotte e valichi terrestri, nonché prevenire qualsiasi ulteriore sfollamento della popolazione e fornire a quest'ultima un riparo sicuro al fine di assicurare la protezione della popolazione civile in ogni momento;

   21) ad intraprendere ogni utile iniziativa volta all'apertura di corridoi umanitari dedicati all'evacuazione dei civili più fragili, come donne e bambini, promuovendo altresì in sede europea l'attivazione di un sistema di protezione speciale per i profughi palestinesi e lo stanziamento di fondi volti a fare fronte ad un piano strutturato e coordinato per l'accoglienza straordinaria;

   22) in linea con l'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo, a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del rilancio del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

   23) a intraprendere con urgenza, nelle opportune sedi internazionali ed europee, ogni iniziativa utile volta all'immediata interruzione, nonché alla ferma condanna del Piano «Carri di Gedeone», atto finale mirato a concludere un progetto di annientamento sistematico di una popolazione martoriata dal conflitto in atto nella Striscia di Gaza;

   24) ad attivarsi in sede europea affinché vengano adottate con l'urgenza del caso iniziative comuni volte ad imporre un embargo completo nei confronti dello Stato di Israele, al fine di non sostenere finanziariamente un Governo responsabile del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza e nei territori palestinesi;

   25) a sostenere in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e nei confronti dei coloni responsabili delle violenze in Cisgiordania;

   26) ad avviare immediatamente il procedimento di denuncia formale dell'accordo, ai sensi dell'articolo 9, comma 3, del Memorandum d'intesa fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele, di cui alla legge 17 maggio 2005, n. 94;

   27) a non autorizzare l'eventuale richiesta da parte degli Stati Uniti di utilizzo delle basi concesse in uso alle forze armate americane presenti sul territorio italiano per attacchi militari contro l'Iran e, comunque, a non fornire alcun tipo di supporto militare, sia infrastrutturale sia operativo, alle forze armate degli Stati Uniti;

   28) a proporre iniziative efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del Governo di Israele, inclusa la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello Stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;

   29) a ribadire nelle sedi europee la cooperazione con la Corte penale internazionale, a tal fine dando piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale, in linea con la normativa italiana di adeguamento allo Statuto di Roma e in virtù del previsto obbligo di cooperazione da parte degli Stati membri, senza improprie considerazioni politiche che minerebbero il principio fondante per cui la legge, anche internazionale, è uguale per tutti;

   30) in tema di rafforzamento della competitività, a porre in essere, al fine della tutela del mercato unico e dell'economia europea, tutte le necessarie, tempestive iniziative affinché l'Unione dia una risposta efficace e proporzionata all'apposizione di dazi da parte degli Stati Uniti, sostenendo anche l'adozione di strumenti e misure non tariffarie previsti dallo strumento anti-coercizione volto a rispondere alle aggressioni economiche e alle pratiche commerciali sleali compiute da potenze extra-europee, ed esplorando al contempo l'apertura dell'Italia a nuovi mercati in direzione di una maggiore diversificazione degli scambi commerciali;

   31) a farsi promotore, in sede unionale, delle opportune iniziative, anche normative, volte all'istituzione di un Fondo europeo per il sostegno al settore dell'automotive e per la competitività della relativa industria europea – con un modello di finanziamento basato sull'emissione di debito comune da parte dell'Unione, ispirato al fondo Sure – quale misura strategica e temporanea finalizzata a rilanciare l'industria automobilistica europea e i relativi livelli occupazionali, a tutela del modello economico-sociale dell'Unione europea nonché a garanzia della competitività europea e della transizione tecnologica e digitale, in un'ottica di sviluppo sostenibile, in luogo dell'impegno di 800 miliardi di euro destinato al programma «Rearm Europe» e la conseguente escalation sul fronte bellico;

   32) nell'ambito del raggiungimento di una soluzione pacifica duratura e permanente del conflitto non più rinviabile, ad intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia, al fine di garantire il contenimento dei prezzi dell'energia elettrica e del gas naturale nonché la resilienza energetica dell'Unione europea, che deve essere in grado di adeguarsi ai mutevoli scenari del quadro geopolitico mondiale senza legarsi a specifiche fonti energetiche in maniera quasi monopolista;

   33) ad adottare iniziative di competenza volte a rivedere gli irrealistici parametri fiscali dell'attuale sistema di governance economica europea del Patto di stabilità e crescita, anche al fine di un reale rafforzamento della competitività a livello unionale, prevedendo percorsi di rientro dal debito realistici che tengano conto delle specificità degli Stati membri e del loro quadro macroeconomico complessivo, opponendosi a qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico, a sostegno di un quadro di bilancio più favorevole alla crescita economica, finalizzata a rendere le norme sul debito più semplici, più applicabili e concepite per sostenere le priorità politiche per la doppia transizione verde e digitale, con adeguati investimenti pubblici e privati;

   34) in tema di migrazione, a sostenere una gestione più stabile e solidale dei flussi migratori europei che eviti di penalizzare, a causa del mancato superamento del principio del paese di primo approdo, gli Stati membri con frontiere marittime, che devono essere considerate frontiere europee, in modo da prevenire situazioni di estrema criticità, infrastrutturale, sociale e umanitaria proponendo meccanismi automatici più efficaci e stringenti ai fini del rispetto da parte degli Stati membri degli obblighi di ricollocamento dei migranti, a tal fine anche individuando specifiche sanzioni, al di là delle sanzioni già previste dal diritto europeo, per la mancata applicazione della legislazione europea;

   35) a confermare, consolidare, sostenere ed estendere il modello dei corridoi umanitari sicuri, attraverso la cooperazione con l'Unhcr e l'Oim, quale strategia primaria dell'azione di gestione dei flussi migratori da parte dell'Unione europea per l'arrivo in territorio europeo, così da intercettare, anche in via preventiva, i grandi flussi migratori, soprattutto quelli legati alle aree di conflitto, e garantire altresì l'assistenza umanitaria necessaria, il rispetto dei diritti umani dei migranti nonché promuovere canali di ingresso legali nell'Unione europea attraverso una progressiva programmazione di flussi di lavoratori a livello europeo;

   36) a sostenere in sede europea iniziative volte a supportare le istituzioni multilaterali a tutela dei diritti umani, a tal fine rispettando l'indipendenza e l'imparzialità della Corte europea dei diritti umani, evitando, nell'ambito di uno Stato di diritto, indebite pressioni politiche su un organo giuridico, che deve garantire la stabilità dei diritti fondamentali, contro possibili erosioni.
(6-00190) «Riccardo Ricciardi, Francesco Silvestri, Pellegrini, Scerra, Conte, Lomuti, Bruno, Cantone, Alfonso Colucci, D'Orso, Torto, Alifano, Caso, Ilaria Fontana, Iaria, Pavanelli, Barzotti, Quartini, Caramiello, Auriemma, Santillo, Aiello, Amato, Appendino, Ascari, Baldino, Cafiero De Raho, Cappelletti, Carmina, Carotenuto, Cherchi, Sergio Costa, Dell'Olio, Di Lauro, Donno, Fede, Fenu, Ferrara, Giuliano, Gubitosa, L'Abbate, Morfino, Orrico, Penza, Raffa, Marianna Ricciardi, Sportiello, Traversi, Tucci».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il prossimo Consiglio europeo del 26 e 27 giugno 2025 dovrà concentrarsi sull'allarmante situazione geopolitica globale e, in particolare, sulla recente ulteriore escalation in Medio Oriente, ma sarà anche 1'occasione per proseguire la discussione sul programma di riarmo nazionale «Readiness 2030» in relazione anche al risultato del vertice Nato del 24 e 25 giugno;

    2) nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025, Israele ha bombardato l'Iran colpendo soprattutto siti legati al programma nucleare e missilistico iraniano. Nell'attacco sono stati uccisi importanti scienziati e comandanti militari iraniani, tra cui il capo dell'esercito e quello delle Guardie rivoluzionarie, la forza militare più importante del Paese. Le reazioni iraniane, con il lancio di centinaia di missili balistici (che cominciano, con frequenza, a bucare lo scudo Iron Dome), e l'insistenza devastante degli attacchi israeliani aggravano di ora in ora il numero delle vittime civili e dei feriti. Questo uso scellerato della forza al posto della politica e della diplomazia, avvenuto alla vigilia del sesto round del negoziato sul nucleare tra Iran e Usa, rappresenta un'ulteriore violazione del diritto internazionale da parte del Governo Netanyahu e destabilizza ulteriormente l'intero Medio Oriente, rischiando di produrre una ulteriore escalation in tutta la regione;

    3) l'attacco militare di Israele contro l'Iran rappresenta un'aggressione illegittima in esplicita violazione della Carta delle Nazioni Unite ed è necessario ogni sforzo diplomatico possibile volto a fermare immediatamente le ostilità ed a facilitare una ripresa dei negoziati;

    4) la decisione del Presidente Usa Trump di sferrare un attacco contro i siti nucleari iraniani, assecondando le pressioni di coinvolgimento del Governo israeliano, consiste in un attacco illegale, in aperta violazione della Carta delle Nazioni Unite e dell'articolo 56 allegato 1 della convenzione di Ginevra, irresponsabile ed estremamente pericoloso in quanto potrebbe condurre ad un progressivo e ulteriore allargamento dei conflitti in corso su scala globale con conseguenze imprevedibili e nefaste per l'intera umanità;

    5) è totalmente condivisibile l'allarme espresso dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che considera l'attacco americano come «una pericolosa escalation in una regione già sull'orlo del baratro e una minaccia diretta alla pace e alla sicurezza internazionali», evidenziando il «rischio crescente che questo conflitto possa sfuggire rapidamente al controllo, con conseguenze catastrofiche per i civili, la regione e il mondo» e invitando «gli Stati membri a ridurre la tensione e a rispettare gli obblighi che loro incombono in virtù della Carta delle Nazioni Unite e di altre norme del diritto internazionale»;

    6) l'attacco all'Iran da parte degli Usa, tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, rappresenta un'ulteriore e pericolosa lesione del diritto internazionale che appare già estremamente fragile. Tale attacco si configura non solo come una ulteriore e grave violazione della Carta delle Nazioni Unite, ma anche della stessa Costituzione americana, dei suoi processi democratici e delle prerogative del Congresso;

    7) sulla base del principio costituzionale secondo cui l'Italia non può partecipare a guerre di aggressione né prestarsi a operazioni militari che non abbiano una chiara base giuridica e una legittimazione internazionale, il Governo italiano deve escludere ogni forma di partecipazione diretta o indiretta a operazioni militari contro l'Iran. Di conseguenza, non deve essere concesso l'utilizzo di basi militari italiane, né di infrastrutture o spazi aerei nazionali, per azioni offensive dirette contro l'Iran o in qualsiasi operazione bellica che non sia conforme alla Costituzione italiana e al diritto internazionale;

    8) è urgente un'iniziativa diplomatica internazionale volta al cessate il fuoco immediato, al rispetto del diritto internazionale e alla cessazione completa delle ostilità. Tutte le parti devono riprendere i negoziati per una soluzione diplomatica che garantisca che il programma nucleare dell'Iran sia esclusivamente a fini pacifici, come previsto dal Joint Comprehensive Pian of Action e nel pieno rispetto del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tnp) sottoscritto dall'Iran;

    9) la risoluzione 3314 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite qualifica come atto di aggressione il bombardamento da parte delle forze armate di uno Stato contro il territorio di un altro Stato o l'uso di qualsiasi arma da parte di uno Stato contro il territorio di un altro Stato;

    10) il Joint Comprehensive Pian of Action (Jcpoa), firmato nel 2015 tra l'Iran, l'Unione Europea e i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu più la Germania, è stato un importante strumento di diplomazia multilaterale e disarmo, capace di coniugare sicurezza internazionale, rispetto della sovranità degli Stati e lotta alla proliferazione nucleare ed ha rappresentato un passo significativo verso la stabilizzazione del Medio Oriente. È quindi da condannare il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall'accordo nel 2018, considerandolo un atto irresponsabile che ha indebolito la credibilità della comunità internazionale e favorito la ripresa di tensioni nella regione. È necessario promuovere attivamente il rilancio del Jcpoa attraverso il dialogo, il multilateralismo e l'impegno per la pace, opponendosi a ogni logica di escalation militare;

    11) preoccupa l'assoluta assenza di trasparenza attorno agli armamenti nucleari israeliani: Israele non ha sottoscritto il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tnp) e questo sostanzialmente viola i principi di legalità internazionale e di cooperazione multilaterale e impedisce la possibilità di ispezioni internazionali indipendenti sugli impianti;

    12) va condannata con fermezza la repressione dei diritti umani, delle libertà civili e del dissenso politico attuata dal regime iraniano, in particolare contro le donne, le minoranze e i movimenti democratici e vanno sostenute le istanze di giustizia, libertà e autodeterminazione che emergono dalla società iraniana, a partire dalle coraggiose mobilitazioni popolari degli ultimi anni. Allo stesso tempo, ogni ipotesi di «regime change» imposto con la forza, l'ingerenza militare o l'imposizione di governi da parte di potenze straniere è in contraddizione con le istanze di questi movimenti. Infatti, diverse esperienze recenti dimostrano come tali interventi abbiano solo aggravato le crisi e generato nuove sofferenze. È invece necessario un sostegno internazionale alla società civile iraniana, attraverso la diplomazia, la cooperazione e il riconoscimento delle lotte popolari per una transizione democratica autentica e autodeterminata;

    13) è urgente un intervento volto a fermare le azioni genocidarie del governo israeliano nella striscia di Gaza. Almeno 55.000 civili palestinesi uccisi, una devastazione sistematica delle infrastrutture civili, blocco degli aiuti umanitari e uso della fame come strumento di guerra sono stati più volte denunciati da organismi internazionali come possibili crimini di guerra e crimini contro l'umanità;

    14) le operazioni militari israeliane che colpiscono la popolazione civile palestinese in Cisgiordania e a Gaza vanno espressamente condannate. Inoltre, la decisione disumana di interrompere l'erogazione di elettricità a Gaza, di bloccare gli aiuti umanitari, di sfollamento forzato della popolazione sono violazioni inaccettabili del diritto internazionale ed umanitario e come tali devono essere fermate e sanzionate;

    15) le risoluzioni delle Nazioni Unite, in particolare la 242 (1967) e la 338 (1973), sanciscono l'illegalità dell'occupazione israeliana dei territori palestinesi, la risoluzione 2334 (2016) condanna la costruzione degli insediamenti illegali. Va sostenuto il diritto inalienabile del popolo palestinese all'autodeterminazione e il dovere della comunità internazionale di garantire una soluzione giusta e duratura fondata sul pieno rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite;

    16) la Corte internazionale di Giustizia (ICJ) ha riconosciuto che esistono plausibili indizi di genocidio da parte dello Stato di Israele nei confronti del popolo palestinese a Gaza, ordinando misure provvisorie vincolanti;

    17) la Corte internazionale di Giustizia, nel parere consultivo emesso il 19 luglio 2024, afferma che le politiche e le pratiche di Israele nei territori Palestinesi Occupati, inclusi Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza, violano norme fondamentali del diritto internazionale, inclusi il divieto di acquisizione di territorio con la forza, il trasferimento forzato, la discriminazione razziale e i diritti all'autodeterminazione, e sono pertanto illegali e che gli Stati terzi hanno l'obbligo di non riconoscere né contribuire al mantenimento della presenza israeliana e di cooperare per porvi fine;

    18) l'Accordo di Associazione tra l'Unione europea e lo Stato di Israele prevede all'articolo 2 il rispetto dei diritti umani come «elemento essenziale» per la sua validità;

    19) il protrarsi della guerra in Ucraina è allarmante: questa ha già provocato centinaia di migliaia di vittime da entrambe le parti e analisti militari hanno sempre considerato improbabile una soluzione militare al conflitto. La fornitura di equipaggiamento militare era stata considerata come uno strumento volto a determinare migliori condizioni negoziali per l'Ucraina, ma bisogna constatare con estremo disappunto che le iniziative diplomatiche per porre fine alla guerra sono state vistosamente assenti e che la mancanza di iniziativa, di partecipazione e collaborazione dell'Unione a qualsiasi percorso negoziale e l'assenza di sforzi volti ad individuare condizioni concrete e realistiche in cui tale negoziato possa aver luogo hanno creato una condizione peggiore per il popolo ucraino;

    20) l'esplicitata intenzione che il vertice Nato che si terrà a L'Aja il 24 e 25 giugno 2025 ridefinisca il contributo europeo alle spese per la difesa, innalzandolo fino ai 5 per cento del Pil e superando così di ben 3 punti percentuali quanto definito negli accordi non vincolanti del 2014 è estremamente preoccupante. Questo corrisponde ad una palese richiesta dal tono impositivo da parte del Presidente Usa Trump ed è stato confermato dal Segretario generale della Nato Rutte, in occasione della sua visita a Roma del 12 giugno 2025;

    21) non si possono condividere le dichiarazioni del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, che ha dichiarato che «L'Italia è favorevole ad aumentare le spese per la sicurezza Noi chiediamo più tempo per rispettare gli obiettivi richiesti dalla Nato e chiediamo anche più flessibilità durante questo percorso. Io voglio essere ottimista e credo che poi alla fine, un accordo si troverà in modo che il vertice dell'Aia possa trasformarsi in un grande successo,»;

    22) è necessario opporsi, sia in occasione del vertice Nato che nel Consiglio europeo, ad ogni ipotesi di ulteriore spesa militare. La pace e la sicurezza non si ottengono promuovendo una politica di scontro e di guerra, aumentando le spese militari, la militarizzazione dell'Unione europea la sua trasformazione in un blocco militare, ma piuttosto attraverso la diplomazia, il dialogo e la soluzione politica dei conflitti e la costruzione di una sicurezza collettiva, nel rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale;

    23) l'aumento vertiginoso della spesa militare corrisponde alla sottrazione di risorse pubbliche che dovrebbero servire ad affrontare sfide sociali urgenti, dalla crisi climatica alla povertà, dalla salute pubblica all'istruzione e la ricerca. Le risorse vanno concentrate sugli investimenti che migliorano la vita di tutte e tutti, a partire dai servizi pubblici essenziali, garantendo vera sicurezza e costruendo le condizioni per la pace necessaria;

    24) nelle conclusioni della riunione straordinaria del 6 marzo 2025, il Consiglio europeo ha rilevato che «un'Unione europea più forte e più capace nel campo della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica ed è complementare alla NATO, che rimane, per gli Stati che ne fanno parte, il fondamento della loro difesa collettiva». Questo approccio è in palese contraddizione con l'idea di autonomia strategica europea e colloca lo stesso piano Readiness 2030 in una evidente subalternità rispetto alle richieste del Presidente Trump ed agli impegni non vincolati presi in sede Nato;

    25) il piano Readiness 2030, proposto dalla Commissione europea e sostenuto dal Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, è profondamente sbagliato e pericoloso. Questa proposta va in direzione totalmente opposta alla costruzione della difesa europea e consiste, al contrario, in un enorme piano di riarmo nazionale senza che questo comporti alcun passo in avanti in termine di integrazione europea;

    26) l'Unione europea deve costruire e rafforzare la propria autonomia strategica. Questa è determinata innanzitutto dalla capacità di una propria e autonoma iniziativa politica nelle relazioni internazionali, ma anche dalla costruzione di un sistema di difesa europeo. La prospettiva di aumentare la spesa militare al 5 per cento del Pil nel quadro di un impegno Nato, oltre ad alimentare una ulteriore e pericolosa corsa agli armamenti, muove in una direzione opposta all'autonomia strategica dell'unione e ad un sistema di difesa comune che, al contrario, dovrebbe comportare tra le altre cose e preventivamente, una razionalizzazione e riduzione della spesa militare complessiva;

    27) è urgente lavorare a una nuova architettura di sicurezza collettiva per l'Europa ispirata ai principi del processo di Helsinki, compreso il concetto di garanzie di sicurezza reciproca, come sperimentato da politici europei come Willy Brandt, Olof Palme e Pierre Harmel. Una nuova architettura di sicurezza europea deve applicare i principi della coesistenza pacifica tra Paesi con sistemi politici diversi e offrire garanzie di sicurezza a tutte le parti;

    28) la scelta di utilizzare l'articolo 122 del Tfue come base giuridica per il «nuovo strumento finanziario dell'Unione europea per sostenere gli Stati membri nel rafforzamento delle loro capacità di difesa» è sbagliata. Il Parlamento europeo è totalmente escluso dal processo decisionale in merito a una decisione così strategica e ciò costituisce un pericoloso indebolimento della democrazia europea;

    29) la Commissione e il Consiglio non sono riusciti a presentare una valutazione dettagliata delle carenze critiche europee in termini di capacità di difesa. Prima di prendere in considerazione ogni eventuale aumento della spesa per la difesa andrebbe presentata tale valutazione, comprese le priorità specifiche, che consente di individuare con precisione le esigenze e le priorità degli investimenti nella difesa. Essi dovrebbero concentrarsi su compiti difensivi, non sulla costruzione di capacità di intervento militare in tutto il mondo;

    30) è un grave errore che in assenza di una valutazione completamente autonoma delle esigenze e delle priorità, ci si basi esclusivamente sulle valutazioni della Nato relative alle carenze critiche in termini di capacità di difesa. Inoltre, la richiesta della Nato di complementarità e compatibilità dei sistemi d'arma europei con quelli statunitensi è incompatibile con l'autonomia strategica europea;

    31) il 55 per cento delle importazioni europee di armi dal 2019 al 2023 proveniva dagli Stati Uniti e questo dato, in sostanziale aumento rispetto al 35 per cento dal 2014, evidenzia una crescente dipendenza dell'Unione europea dall'industria militare statunitense. Il prospettato massiccio aumento degli acquisti di armamenti statunitensi non solo sarebbe dannoso per l'economia europea, ma minerebbe in modo significativo l'autonomia strategica dell'Unione europea, rafforzando la dipendenza militare dell'Europa dagli Stati Uniti e creando al contempo nuovi vincoli industriali e tecnologici;

    32) c'è un livello senza precedenti di attacchi e di delegittimazione delle Nazioni Unite e del suo ruolo fondamentale nel consolidamento della pace e nella risoluzione dei conflitti: è necessario che l'Unione europea e gli Stati membri difendano le Nazioni Unite e lavorino all'interno dei sistemi delle Nazioni Unite e in modo coerente con la Carta delle Nazioni Unite per la risoluzione pacifica delle controversie;

    33) si assiste ad un continuo aumento della spesa militare mondiale: una corsa agli armamenti non creerà sicurezza per i cittadini europei, ma al contrario aumenterà il rischio di conflitti;

    34) gli Stati membri dell'Unione europea hanno rilasciato oltre 33.700 licenze per l'esportazione di armi nel 2023, per un totale di oltre 298 miliardi di euro, pari a circa un quarto delle esportazioni internazionali di armi a livello globale. È necessario promuovere attivamente nuovi trattati sul controllo e la riduzione degli armamenti;

    35) secondo le stime per il 2024 diffuse dallo Stockholm international peace research institute (Sipri) nell'aprile 2025, il totale della spesa militare globale ha raggiunto i 2.718 miliardi di dollari, con un aumento del 9,4 per cento in termini reali rispetto all'anno precedente. Si è di fronte al maggiore aumento delle spese per eserciti e armi su base annua almeno dalla fine della guerra fredda. In particolare, la spesa militare aggregata dei Paesi membri dell'Unione europea ha raggiunto nel 2024 i 370 miliardi di dollari, la seconda più alta dopo quella degli Stati Uniti;

    36) l'aumento della spesa per la difesa non determina in alcun modo maggiore sicurezza e l'indebitamento comune e le deroghe alle norme sulla governance economica europea dovrebbero essere utilizzati piuttosto per finanziare la transizione ecologica e digitale, per sostenere settori fondamentali come la sanità e l'istruzione e per mettere in campo misure volte a risolvere le emergenze sociali che affliggono molti cittadini europei. È sbagliata la continua opposizione rispetto ad ogni ipotesi di scorporo di investimenti produttivi o sociali dal Patto di Stabilità e Crescita ed è inopportuno e immorale aprire adesso a tale opportunità per la spesa in armamenti;

    37) i fondi connessi alla politica di coesione europea sono vitali per lo sviluppo delle comunità locali negli stati membri per cui è necessario opporsi ad ogni distorsione o deroga che consenta il loro utilizzo, anche parziale, per sostenere la spesa militare,

impegna il Governo:

   1) esprimere una netta condanna dell'attacco militare di Israele contro l'Iran come una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite e chiedere la cessazione completa delle ostilità;

   2) dissociarsi fermamente e contestare in ogni sede internazionale l'attacco degli Usa all'Iran come atto irresponsabile, gravemente lesivo del diritto internazionale e con conseguenze potenzialmente catastrofiche per i civili, la regione e il mondo;

   3) esercitare ogni sforzo diplomatico volto a determinare il cessate il fuoco, la fine delle ostilità e ripristinare la legalità internazionale a partire dal rispetto degli obblighi della Carta delle Nazioni Unite e di altre norme del diritto internazionale;

   4) escludere ogni forma di partecipazione diretta o indiretta a operazioni militari contro l'Iran e a negare l'utilizzo di basi militari italiane e di infrastrutture o spazi aerei nazionali, per azioni offensive dirette contro l'Iran o in qualsiasi operazione bellica che non sia conforme alla Costituzione italiana e al diritto internazionale;

   5) lavorare attivamente per la ripresa dei negoziati con l'Iran e per trovare una soluzione che garantisca che il programma nucleare dell'Iran sia esclusivamente a fini pacifici, come previsto dal Joint Comprehensive Pian of Action;

   6) predisporre azioni sanzionatorie efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte del governo di Israele, inclusa l'immediata sospensione dell'accordo di associazione EU Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del governo Israeliano;

   7) sospendere e proporre in sede dell'Unione europea la fine di ogni collaborazione militare con Israele, interrompendo l'esportazione di armi e tecnologie utilizzate per lo sterminio e le azioni genocidarie contro la popolazione palestinese e per la guerra contro l'Iran;

   8) non aderire ad alcun accordo in sede Nato ed europea che determini un ulteriore aumento delle spese militari, promuovendo invece la necessaria strada per la creazione di una difesa comune europea attraverso un progressivo coordinamento e razionalizzazione della spesa militare ed una progressiva autonomia dalle alleanze militari esistenti;

   9) chiedere la revisione della posizione espressa dall'ultimo Consiglio europeo e respingere il piano Readiness 2030 proposto dalla Commissione europea;

   10) difendere il concetto di autonomia strategica europea che, per essere tale, deve riaggiornare la propria valutazione sul rapporto con le alleanze militari esistenti, a partire dalla Nato;

   11) non fare ricorso alle eventuali deroghe alle norme sulla governance economica europea per l'acquisto di armamenti;

   12) non consentire nessuna distorsione o deroga finalizzata all'utilizzo dei fondi di coesione per finanziare l'acquisto o la produzione di armamenti;

   13) lavorare a una nuova architettura di sicurezza collettiva per l'Europa ispirata ai principi del processo di Helsinki, nel rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.
(6-00191) «Zanella, Fratoianni, Bonelli, Borrelli, Dori, Ghirra, Grimaldi, Mari, Piccolotti, Zaratti».


   La Camera,

   premesso che,

    1) l'Unione europea ha l'urgenza di mettere in campo una risposta all'altezza di questo tornante della storia, con una svolta nel segno dell'integrazione e della solidarietà tra i Paesi membri, affermando a pieno la sua autonomia strategica, difendendo e promuovendo i pilastri della sua fondazione, la democrazia, lo stato di diritto, il sostegno all'ordine internazionale basato su regole e alle istituzioni multilaterali, contro una pratica e una narrativa – apertamente in contrasto con l'articolo 11 della nostra Carta costituzionale – che legittima l'uso della forza per risolvere le controversie internazionali;

    2) a partire dall'inizio del suo secondo mandato, Donald Trump ha tradito tutte le promesse di una pace «facile», scegliendo invece di perseguire una linea di politica estera fortemente unilaterale e conflittuale. Trump ha portato avanti una sistematica delegittimazione delle istituzioni multilaterali – dalle Nazioni Unite all'Organizzazione mondiale del commercio, passando per l'Oms e la Nato e la Corte Penale Internazionale — ritirando fondi, minacciando disimpegni o ridicolizzandone il ruolo. L'approccio «America First» si è tradotto in annunci e decisioni che hanno avviato una vera e propria guerra commerciale, attraverso l'imposizione di dazi unilaterali che hanno minato le catene globali del valore e creato incertezza economica diffusa;

    3) la criminale aggressione militare dell'Ucraina da parte della Russia di Putin continua a mostrare la volontà di colpire l'ordine internazionale basato su regole, minacciando la sicurezza globale e in particolare dell'Europa;

    4) le scelte della nuova amministrazione Trump, che hanno delegittimato ogni sede di confronto multilaterale – compreso l'ultimo G7 sul conflitto Israele-Iran in cui sono emerse divergenze strategiche e una profonda frattura tra gli Stati Uniti gli altri membri – evidenziano l'assenza di leadership globali credibili e pongono ai principi fondativi dell'Europa Unita sfide e minacce senza precedenti;

    5) in questo scenario di crescente instabilità, l'Unione Europea avrebbe dovuto assumere un ruolo guida per difendere i principi del multilateralismo e della coesione globale. Al contrario, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, hanno prevalso silenzi, timidezze e contraddizioni, in particolare sul Medio Oriente, e un'ignavia da parte della Commissione europea che si è mostrata debole e inefficace nel rispondere con una visione strategica comune e iniziative conseguenti alle sfide imposte da un nuovo disordine mondiale;

    6) l'Italia non può accodarsi passivamente a un'agenda tanto divergente sul piano strategico dagli interessi fondamentali del nostro Paese e dell'Unione Europea. Il Governo italiano ha la responsabilità e il dovere di difendere la collocazione internazionale dell'Italia all'interno di un quadro multilaterale, stabile e prevedibile, e spingere affinché l'Unione completi il processo di integrazione e reagisca alle nuove sfide, anche mediante un superamento del principio di unanimità verso la maggioranza qualificata su importanti tematiche su cui i veti nazionali hanno impedito all'Unione di avanzare;

    7) le grandi aspettative create e poi rapidamente disilluse dall'ultimo round negoziale di Istanbul per le trattative di pace in Ucraina rappresentano solo l'ultimo capitolo di una strategia frammentaria e caotica, portata avanti, in particolare, da Donald Trump negli ultimi mesi nel tentativo di proporsi come mediatore di successo. Questo approccio caotico e spesso contraddittorio, più orientato alla spettacolarizzazione personale che a una reale strategia diplomatica, ha generato confusione e incertezza sia a livello internazionale sia tra le parti coinvolte nel conflitto, compromettendo ulteriormente le possibilità di una soluzione pacifica e duratura;

    8) nonostante le molteplici dichiarazioni di intenti e gli appelli al cessate il fuoco, Putin non ha mai smesso di bombardare l'Ucraina, dimostrando una volontà persistente di escalation militare che continua a destabilizzare l'intera regione;

    9) l'Unione Europea, pur essendo direttamente interessata dalla crisi in Ucraina e portatrice di un profondo interesse per la stabilità e la sicurezza del continente, nonché dei valori di pace, democrazia e rispetto del diritto internazionale, ha finora mostrato un'inadeguata incisività nel promuovere azioni concrete e coordinate nell'ambito di una strategia diplomatica capace di affermare una propria leadership politica, anche coinvolgendo tutti gli attori internazionali in grado di esercitare una pressione per porre fine al conflitto;

    10) l'Europa deve continuare a sostenere l'Ucraina, non solo sul piano umanitario, economico e militare come ha fatto finora, ma anche sul piano politico e diplomatico, per garantire una soluzione duratura al conflitto che tenga conto delle ragioni dell'aggredito e sostenere l'Ucraina nella sua aspirazione di integrazione europea: l'Unione Europea insomma deve svolgere un ruolo centrale nel processo di costruzione di una pace giusta e sicura, colmando il deficit di iniziativa politica e diplomatica che ha caratterizzato gli ultimi anni;

    11) alla chiara, netta, condivisa e reiterata condanna di Hamas per l'orribile atto terroristico compiuto il 7 ottobre 2023, non sono seguite da parte del Governo italiano e da parte degli attuali vertici della Commissione europea, condanne altrettanto chiare e nette per l'apocalisse umanitaria a Gaza, i crimini di guerra e la sistematica violazione dei diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario da parte del Governo Netanyahu;

    12) il Partito Democratico riafferma, in queste sede, tutte le premesse contenute nella mozione n. 1/00432, discussa alla Camera dei deputati il 21 maggio 2025, e ribadisce che nessun nuovo scenario di crisi in Medio Oriente può rimuovere l'urgenza politica di fermare il massacro della popolazione palestinese a Gaza;

    13) nella notte di sabato 21 giugno 2025 gli Stati Uniti hanno bombardato tre siti di arricchimento dell'uranio in Iran, entrando di fatto in guerra. Trump diceva che avrebbe portato la pace e messo fine ai conflitti, e invece infiamma il mondo aprendo la strada a una pericolosa escalation globale. I firmatari del presente atto di indirizzo fanno proprie le parole del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres contro l'uso della forza, per il rispetto del diritto internazionale e per il ritorno immediato alla via negoziale. Si esprime grave preoccupazione per questo attacco di Trump, che si fa trascinare in guerra da Netanyahu e agisce senza il coinvolgimento del Congresso come invece impone la Costituzione americana;

    14) si esprime profonda preoccupazione per l'aggravarsi della situazione internazionale a seguito dell'attacco unilaterale di Israele nei confronti dell'Iran e delle successive reazioni del regime teocratico di Teheran, che colpiscono vittime civili;

    15) si ribadisce che l'uso della forza non può sostituirsi alla politica, alla diplomazia e al rispetto del diritto internazionale per la risoluzione delle controversie tra gli Stati, in coerenza con i principi sanciti dalla nostra Costituzione;

    16) si sottolinea come vi siano due gravi conseguenze immediate di tale azione, che costituiscono un duro colpo agli sforzi diplomatici e alle prospettive di pace nella regione: da un lato, la sospensione del negoziato sul nucleare iraniano, un percorso diplomatico cruciale per la sicurezza internazionale promosso dagli Stati Uniti con la mediazione dell'Oman; dall'altro, il rinvio della conferenza delle Nazioni Unite per la soluzione dei due Stati, che rappresentava un passaggio essenziale per la soluzione politica del conflitto israelo-palestinese;

    17) si ritiene che l'avvio dei bombardamenti israeliani sull'Iran risponda più a calcoli politici che a strategie di lungo termine del Governo Netanyahu, tesi a superare le forti difficoltà interne dovute all'interruzione dell'accordo di tregua a Gaza e il crescente isolamento internazionale;

    18) si ribadisce altresì la più ferma condanna nei confronti del regime autoritario di Teheran, fonte di destabilizzazione diretta e indiretta nell'area, già espressa attraverso la promozione di una risoluzione in Commissione Esteri della Camera dei deputati n. 8/00047, approvata il 13 marzo 2024, e il pieno sostegno all'opposizione e ai movimenti democratici e di liberazione iraniani, a partire da «Donna, Vita, Libertà» al cui fianco abbiamo più volte manifestato amicizia e solidarietà;

    19) lo scorso 12 giugno 2025, per la prima volta in vent'anni, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea) ha approvato una risoluzione contro l'Iran, denunciandone il mancato rispetto degli obblighi in materia di non proliferazione nucleare. Tuttavia, la risoluzione non può in alcun modo essere interpretata come un mandato per interventi militari unilaterali che stanno mietendo vittime civili e il direttore dell'Aiea ha successivamente dichiarato che quel rapporto non conteneva «alcuna prova di uno sforzo sistematico per arrivare a un'arma nucleare»;

    20) occorre ribadire come l'obiettivo condiviso della non-proliferazione nucleare possa e debba essere perseguito solo attraverso strumenti politici, diplomatici e multilaterali e, in tal senso, è necessario che il Governo in seno al Consiglio europeo solleciti un'azione dell'Unione europea per far ripartire le iniziative diplomatiche e riportare nella sede dei negoziati interrotti tra Stati Uniti e Iran le criticità denunciate dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica;

    21) i bombardamenti lanciati dal Governo Netanyahu rischiano, infatti, di far vacillare proprio gli equilibri globali garantiti e fondati sul Trattato di Non Proliferazione nucleare, laddove potrebbero produrre l'effetto di far uscire l'Iran dall'accordo, sulla base della pericolosa argomentazione che solo il possesso di armi nucleari garantisca la deterrenza;

    22) non si può non considerare, inoltre, il ruolo cruciale dell'accordo sul nucleare del 2015, noto come Jcpoa (Joint Comprehensive Plein of Action), firmato da Iran, Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Cina, Regno Unito e Francia, che dimostrava come la via negoziale e multilaterale fosse percorribile, con un ruolo attivo e strategico anche da parte europea; tuttavia, nel 2018, il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall'accordo ha segnato una battuta d'arresto nella diplomazia internazionale sul nucleare iraniano, minando la continuità del dialogo e la fiducia tra tutte le parti;

    23) è necessario che il Governo italiano chiarisca la propria posizione superando ambiguità e contraddizioni: se vuole fermare una guerra dalle conseguenze incalcolabili e promuovere una de-escalation, deve chiedere la cessazione immediata delle azioni belliche sia alla parte israeliana che a quella iraniana;

    24) la guerra commerciale scatenata dalla nuova amministrazione americana, l'annuncio continuo di nuovi dazi, e la sospensione di alcuni di essi come arma contrattuale, oltre ad aver provocato una tempesta sui mercati finanziari, genera incertezza, frena gli investimenti e comporta una contrazione degli scambi commerciali e un aumento dei prezzi che si ripercuote su consumatori e imprese, danneggiando l'economia globale;

    25) lungi dal rappresentare un'opportunità da sfruttare, come sostenuto da esponenti del Governo italiano, la guerra commerciale in atto richiede necessariamente una risposta dell'Unione europea «compatta, serena e determinata», per usare le parole del Presidente Mattarella, nel quadro dell'Unione doganale e a norma dei Trattati; mentre iniziative di singoli Stati membri indeboliscono la posizione negoziale dell'Unione europea; a fronte di vantaggi limitati in un sistema economico fortemente integrato come quello europeo;

    26) il Governo Meloni, invece, ha assunto una posizione ambigua, schiacciata sulla linea dell'amministrazione Trump e isolata in Europa, relegando il nostro Paese del tutto ai margini delle trattative;

    27) l'Unione europea, dopo aver adottato controdazi e averli a sua volta temporaneamente sospesi, ha avviato i negoziati con gli Stati Uniti, ma non è ancora stato raggiunto un accordo, dopo il tentativo fallito nel corso del vertice G7 in Canada. Il 9 luglio 2025 terminerà la sospensione dei dazi nei confronti dell'Unione europea decisa da Trump;

    28) l'Unione europea, in ogni caso, non può limitarsi alle misure difensive, che andrebbero peraltro orientate anche verso i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle cosiddette aziende Big Tech, laddove è più forte la specializzazione dell'economia americana e la sua pervasività nel nostro continente; occorre anche diversificare i mercati di sbocco, realizzare nuovi accordi commerciali come il Mercosur, e attivare un quadro di sostegni per le imprese e i lavoratori, sul modello Sure;

    29) per reggere la sfida nel nuovo ordine economico globale serve una risposta più forte, una vera e propria strategia che rilanci la competitività dell'economia europea e la sua domanda interna, completando il mercato interno e adottando una politica di ampio impulso agli investimenti e ai consumi, anche attraverso una crescita dei salari dei lavoratori e del potere d'acquisto delle famiglie;

    30) per aumentare la competitività globale dell'Unione Europea, permettendole di giocare un ruolo da protagonista nel contesto internazionale, in particolare rispetto ad altre grandi potenze economiche come gli Stati Uniti, la Cina e l'India, il rapporto Draghi ha suggerito che il fabbisogno di investimenti ammonti al 5 per cento del Pil annuo dell'Unione europea, con un invito all'azione per mobilitare tutte le risorse disponibili;

    31) per rispondere alla sfida di raggiungere una vera autonomia strategica europea – che garantisca la competitività dell'economia, la sua indipendenza energetica, la costruzione di catene europee del valore, il potenziamento della capacità industriale, una transizione ecologica e digitale giusta, una maggiore coesione sociale e territoriale, che è elemento caratterizza del modello di sviluppo europeo – occorre mobilitare un nuovo grande piano di investimenti comuni europei di circa 800 miliardi di euro l'anno, per cui è necessario contrarre debito comune per dotare l'Unione della capacità fiscale necessaria così come sperimentato con il Next Generation EU;

    32) un bilancio dell'Unione, equivalente a poco più dell'1 per cento del Pil europeo è clamorosamente insufficiente alla dimensione della sfida. Per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (Qfp) dell'Unione europea la Spagna ha avanzato la proposta, da sostenere con convinzione, di incrementare il bilancio dell'Unione raggiungendo una cifra pari ad almeno il 2 per cento del Pil annuo europeo;

    33) durante il prossimo vertice della Nato del 24 giugno 2025, i leader dei 32 Paesi membri discuteranno un aumento delle capacità difensive, attraverso un piano che prevedrebbe un significativo aumento della spesa per la difesa, con l'obiettivo di raggiungere un totale del 5 per cento del Pil per ciascun Paese: obiettivo che la Spagna, raggiungendo un accordo con gli altri membri, ha dichiarato di non voler perseguire per preservare le sue priorità economiche e sociali di investimento e che anche il Ministro della Difesa Crosetto ha definito «impensabile» per il nostro bilancio nazionale;

    34) il Partito Democratico ha più volte ribadito che, ai fini della realizzazione di una piena autonomia strategica europea, è cruciale la definizione di una vera politica estera comune a servizio dell'ideale fondativo di un'Europa progetto di pace: strumentale ma essenziale a questo obiettivo è la creazione di una «vera unione di difesa», superando la mancanza di volontà politica degli Stati membri – attraverso cooperazioni rafforzate o altre forme di accelerazione nell'integrazione tra Paesi che condividono questo obiettivo (inclusi partner strategici europei fuori dall'Unione, come Regno Unito, Norvegia e Islanda) – che tenda all'orizzonte federalista di un vero e proprio esercito comune;

    35) all'Unione europea serve pertanto la difesa comune e non la corsa al riarmo dei singoli Stati. La Commissione europea sta preparando il Libro bianco sul futuro della difesa europea che rappresenta l'avvio di un percorso di discussione per la costruzione di una difesa comune, per cui serve un cambiamento radicale del modo in cui agiamo e investiamo nella nostra sicurezza e difesa, per fare in modo che d'ora in poi pianifichiamo, innoviamo, sviluppiamo, acquistiamo, manteniamo e dispieghiamo le capacità insieme, in modo coordinato e integrato, per conseguire una difesa comune europea;

    36) la riluttanza del Consiglio europeo e degli Stati membri nell'affrontare le profonde sfide strutturali del panorama industriale della difesa europea e la mancanza di ambizione nella cooperazione tra le loro forze armate a livello dell'Unione europea, va superata con un decisivo impegno per aumentare i common procuremenis per strumenti di difesa europea, aggregare la domanda e migliorare l'interoperabilità delle forze armate europee, facendo economie di scala e superando la frammentazione tra gli Stati membri, chiamati a unire le forze e a sostenere un passo decisivo verso un quadro ambizioso e globale per la difesa;

    37) si ribadisce che il piano ReArm EU, ancora molto indefinito su aspetti fondamentali, va profondamente cambiato per garantire l'autonomia strategica in materia di sicurezza: trasformando lo strumento finanziario Safe – l'unico strumento che presenta un embrione di solidarietà europea, con 150 miliardi di euro destinati a potenziare alcune capacità strategiche comuni – da erogatore di prestiti (loans) che gravano sui bilanci degli Stati a fornitore di sovvenzioni (grants) capaci di garantire l'effettività dell'obiettivo; condizionando tutti gli strumenti previsti a progetti di difesa comune insieme a più Stati membri in modo da favorire l'interoperabilità, il coordinamento tra i sistemi di difesa e il rafforzamento della capacità industriale comune, anche con l'obiettivo di superare un sistema di acquisti dei Paesi membri che, privo dell'obbligo di coordinamento, favorirebbe i sistemi produttivi al di fuori dell'Unione europea (a partire da quello statunitense) che al momento pesano circa l'80 per cento dell'approvvigionamento complessivo, in questo modo rischiando di rafforzare le dipendenze strategiche anziché ridurle; escludendo la facoltà di utilizzare per il riarmo i fondi di coesione, che i Trattati dedicano all'obiettivo, cruciale anche per il nostro Paese, di ridurre i divari territoriali e favorire la convergenza socio-economica, e che pertanto non possono essere dirottati per il finanziamento dell'aumento delle spese militari;

    38) gli investimenti in sicurezza devono accompagnarsi e non sostituirsi a quelli necessari a realizzare l'autonomia strategica in altri settori prioritari, a partire da quelli per la coesione e la protezione sociale, garantiti dai Fondi strutturali e di investimento dell'Unione europea su cui l'attuale Governo ha accumulato un drammatico ritardo nell'attuazione, che penalizza la necessaria convergenza delle regioni meno sviluppate, a partire dal nostro Mezzogiorno;

    39) la difesa non può essere considerata un bene pubblico separato dal benessere sociale, ma è parte integrante di una strategia globale che prevede di garantire non solo la sicurezza fisica dei cittadini europei, ma anche la loro sicurezza sociale ed economica: tanto più l'affermazione dei nazionalismi disgregatori dell'unità europea è legata anche alla percezione di insicurezza economica e sociale, nonché alla paura nei confronti delle sfide globali;

    40) il processo di inclusione dei Balcani Occidentali nell'Unione europea è fermo al 2013, mentre nell'area scema drammaticamente l'interesse per l'Europa e cresce l'influenza della Russia. Anche la Cina ha forti interessi economici, che partono dal Pireo per raggiungere, con i traffici e le merci, il Centro e Nord Europa attraverso la costruzione di infrastrutture. La Turchia è pronta a intervenire a difesa della enclave musulmana, soprattutto alla luce degli sviluppi a Gaza e in Iran. Per un nuovo protagonismo dell'Unione europea e per scongiurare la frattura tra Occidente e Oriente, sono necessari rapidi e concreti passi avanti nel processo di inclusione;

    41) tra le sfide globali, è essenziale affrontare a livello europeo quella delle migrazioni, in una dimensione non emergenziale ma all'altezza della portata epocale del fenomeno: le soluzioni che si stanno definendo in materia di gestione dei flussi migratori appaiono un cedimento nei confronti delle posizioni più ideologicamente estremiste e propagandistiche, non rappresentano certo soluzioni efficaci e razionali;

    42) il piano di rimpatri proposto dalla Commissione Unione europea che formalizza l'esternalizzazione delle frontiere rischia di creare aree extra-UE dove concentrare migranti da rimpatriare senza il loro consenso. Sebbene un maggiore coordinamento delle normative europee sui rimpatri sia necessario, è fondamentale che venga attuata in modo che siano garantiti i diritti umani e nel rispetto degli accordi bilaterali, evitando clamorosi fallimenti come il cosiddetto «modello Albania», non solo contrario alle convenzioni internazionali e al diritto di asilo, ma che rappresenta uno spreco di circa un miliardo di denaro pubblico italiano,

impegna il Governo:

   1) a scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide inedite rappresentate dalla nuova amministrazione americane, l'interesse europeo, all'interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, anche attraverso la costruzione di alleanze, a partire dai Paesi fondatori dell'Europa, per collocare l'Italia sulla frontiera più avanzata dell'integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti;

   2) a ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un'iniziativa diplomatica e politica autonoma dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autodeterminazione, l'ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura;

   3) a sostenere il riconoscimento, anche in sede europea, dello Stato di Palestina, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele, per preservare la realizzazione dell'obiettivo di «due popoli, due Stati»; a sostenere il piano arabo per la ricostruzione della Striscia di Gaza ed ogni iniziativa diplomatica volta ad assicurare il rispetto della tregua e un reale rilancio del processo di pace: per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, per la protezione dei civili e per la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, per il rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite;

   4) a sostenere in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario e a proporre azioni efficaci contro le violazioni del diritto internazionale e umanitario, inclusa la sospensione dell'accordo di associazione Unione europea-Israele, per le ripetute violazioni dell'articolo 2 del suddetto accordo da parte del Governo israeliano e la violazione delle fondamentali regole dello Stato di diritto in atto, come denunciato dalle forze di opposizione israeliane;

   5) ad agire con urgenza e compiere ogni sforzo, nell'ambito dell'Unione europea e di tutte le sedi multilaterali, in particolare presso le Nazioni Unite, per fermare la guerra tra Israele e Iran e riprendere la via diplomatica e negoziale, prevenendo conseguenze di portata incalcolabile e potenzialmente devastanti nonché un allargamento del conflitto su scala regionale e globale;

   6) ad affermare con chiarezza, anche in sede di Consiglio europeo, che a seguito dell'attacco di Trump all'Iran non parteciperà ad azioni militari né consentirà che il nostro territorio possa essere utilizzato per fornire sostegno a una guerra che la comunità internazionale deve fermare;

   7) a sostenere una risposta europea unitaria alle politiche dei dazi dell'amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto commerciale, e che ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle Big Tech, e a promuovere l'istituzione di un Fondo europeo di sostegno per rispondere agli effetti dei dazi sul sistema economico e sociale, attivando anche un meccanismo simile a Sure per rafforzare la rete di protezione sociale dei lavoratori;

   8) a promuovere una politica commerciale europea volta alla diversificazione dei mercati di sbocco, anche accelerando la ratifica di nuovi accordi commerciali di libero scambio, a partire dal Trattato Mercosur, e a rilanciare anche l'iniziativa multilaterale per l'introduzione della Global Minimum Tax;

   9) a promuovere un'iniziativa decisa per una risposta all'altezza delle sfide strategiche, politiche, economiche, sociali e di sicurezza poste all'Europa, avanzando nel completamento del mercato interno e mobilitando le risorse necessarie al rilancio della competitività e della coesione europea, con un grande piano strutturale di investimenti comuni finalizzato alla realizzazione della piena autonomia strategica, sull'esempio del Next Generation EU;

   10) ad adottare una posizione forte e determinata in sede europea, chiedendo un sostanziale raddoppio delle risorse per il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale, al fine di renderlo più ambizioso e adeguato a realizzare le politiche necessarie a fronteggiare le nuove sfide globali;

   11) a collocare l'Italia da protagonista nella costruzione di una vera difesa comune europea e non di un riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento, esprimendo la chiara volontà politica di andare avanti nel percorso di realizzazione di un'unione della difesa, anche partendo da forme di cooperazione rafforzata o integrazione differenziata tra Stati membri;

   12) a promuovere un percorso di reale costruzione di una difesa europea, attraverso una governance democratica chiara del settore e investimenti comuni necessari a realizzare l'autonomia strategica e colmare i deficit alla sicurezza europea, al coordinamento e all'integrazione della capacità industriali e dei comandi militari, all'interoperabilità dei sistemi di difesa verso un esercito comune europeo: a promuovere, pertanto, una radicale revisione del piano di riarmo proposto dalla Presidente Von der Leyen, sulla base delle critiche e delle proposte avanzate in premessa, al fine di assicurare investimenti comuni effettivi non a detrimento delle priorità sociali di sviluppo e coesione, e di condizionare tutte le spese e gli strumenti europei alla pianificazione, lo sviluppo, l'acquisizione e la gestione di capacità comuni per realizzare un'unione della difesa;

   13) a ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei Fondi di coesione europei e del Next Generation EU per il finanziamento e l'aumento delle spese militari;

   14) a sostenere la realizzazione di corridoi umanitari sicuri e l'istituzione permanente di una missione europea di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, a promuovere la costruzione di un sistema comune, coordinato e solidale per la gestione strutturale del fenomeno migratorio, a garantire procedure e percorsi equi, sicuri e legali per migranti e richiedenti asilo, in particolare i minori, nonché a contrastare efficacemente il traffico di esseri umani, anche attraverso partenariati responsabili e trasparenti con i Paesi di origine e transito, evitando in ogni caso disumane, inefficaci e costose forme di esternalizzazione delle frontiere dell'Unione europea, come gli hub di rimpatrio in Paesi terzi;

   15) ad adoperarsi affinché tutti gli Stati membri dell'Unione europea rispettino e diano piena attuazione a tutte le decisioni assunte dalla Corte penale internazionale.
(6-00192) «Braga, Provenzano, De Luca, Amendola, Graziano».


   La Camera,

   premesso che,

    1) la notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno 2025. Israele ha compiuto una serie di bombardamenti aerei verso l'Iran, uccidendo i capi dell'esercito regolare e i guardiani della rivoluzione, nonché decine di ufficiali: inoltre, sono stati colpiti siti legati al programma nucleare dell'Iran e provocato seri danni alle difese aeree del Paese. La sera stessa, in risposta, l'Iran ha attaccato Israele con il lancio di missili balistici, alcuni dei quali hanno superato il sistema di difesa, distruggendo strutture ed edifici;

    2) in merito alla decisione di attaccare l'Iran, il primo ministro di Israele. Benjamin Netanyahu, ha dichiarato come l'obiettivo dell'attacco sia quello di rimuovere la minaccia nucleare e quella dei missili balistici, decidendo, quindi, di attaccare tutti i principali luoghi di sviluppo del programma nucleare iraniano. L'Iran sostiene da decenni di perseguire lo sviluppo di siti nucleari per un esclusivo scopo civile, ossia per la produzione di energia elettrica: tuttavia, Israele e gli Stati Uniti sostengono che l'Iran voglia produrre una bomba nucleare, mentre la settimana scorsa l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) delle Nazioni Unite aveva accusato l'Iran di violare gli obblighi sul nucleare;

    3) i conflitti tra i due Stati sono proseguiti anche nei giorni successivi, causando diversi vittime tra i civili, dando avvio a una serie di bombardamenti incrociati tra i due Paesi che il 22 giugno ha visto gli Stati Uniti d'America intervenire nel conflitto, attraverso il bombardamento di alcuni siti nucleari iraniani;

    4) la caduta del regime degli Ayatollah risulterebbe essere un evento storico ed estremamente positivo non solo per l'Iran e la sua popolazione, bensì per tutto il mondo libero: come noto, il regime iraniano viola sistematicamente i diritti umani contro donne, attivisti, dissidenti politici, minoranze e in generale la popolazione civile. L'Iran è il paese con il più alto numero di esecuzioni, con almeno mille esecuzioni avvenute nel 2024 e oltre 300 nei primi 4 mesi del 2025, utilizzando, di fatto, la pena di morte per colpire manifestanti, dissidenti politici e membri di minoranza etniche oppresse; l'Iran peraltro applica la pena di morte anche verso minori;

    5) sono ancora vivide nella memoria le rivolte avvenute in Iran nel 2022 a seguito della morte di Mahsa Amini avvenuta per mano della violenza della polizia morale perché non avrebbe portato correttamente il velo. La sua uccisione ha provocato una significativa scia di proteste popolari contro le autorità iraniane e i religiosi al governo della Repubblica islamica, represse con violenza dal regime iraniano: secondo i rapporti dell'agenzia per gli attivisti per i diritti umani iraniani Hrana, durante le proteste circa 500 persone, in larga parte manifestanti, hanno perso la vita durante gli scontri, circa 20mila persone sono state arrestate ed è stata eseguita la pena di morte per almeno 9 persone accusate di aver avuto un ruolo nelle manifestazioni;

    6) appaiono distanti i tentativi di dialogo tra i Paesi occidentali e l'Iran avvenuti nel 2016, quando l'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, in accordo con l'amministrazione americana guidata da Barack Obama, ha visitato Teheran, con una delegazione italiana, dopo l'abolizione delle sanzioni legate al dossier nucleare;

    7) il Governo Meloni, e in particolar modo il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, sull'attuale crisi internazionale ha mostrato finora inadeguatezza e mancanza di visione e autorevolezza, tant'è che al contrario degli altri partner europei non sarebbero stati nemmeno avvisati dagli alleati statunitensi dell'imminente attacco all'Iran: il giorno prima dell'attacco israeliano, peraltro, il Ministro Tajani aveva assicurato come non fosse imminente un'iniziativa militare israeliana verso l'Iran, ignorando invece che gli altri grandi Paesi ne erano stati messi a conoscenza, contraddicendo peraltro quanto affermato il 13 giugno 2025 dal Ministro Crosetto che ha dichiarato che un attacco israeliano fosse atteso in quei giorni;

    8) nell'audizione presso le Commissioni affari esteri di Camera e Senato, svolta il 14 giugno 2025 lo stesso Ministro Tajani ha dichiarato di aver chiamato Israele e Iran dicendo a loro di smetterla, una frase che, a giudizio dei firmatari del presente atto, rappresenta la totale inadeguatezza e mancanza di capacità diplomatiche da parte del Ministro, nonché di scarsa comprensione della gravità della situazione;

    9) in un quadro internazionale così difficile, emerge in modo netto la mancanza di politica e di leadership condivisa e multilaterale, testimoniato anche dalla scarsa incisività della diplomazia europea: è necessario che il Governo chieda all'Unione europea di assumere una posizione unitaria, chiara e incontrovertibile sul tema, andando oltre al meccanismo dell'unanimità, secondo il modello degli Stati Uniti d'Europa. Devono essere superate le difficoltà europee nell'individuare un indirizzo politico comune in politica estera: senza di esso, si rischia la totale irrilevanza nello scenario internazionale, relegando l'Unione Europea in secondo piano;

    10) in questo contesto, tuttavia, si deve segnalare come le iniziative del Governo non risultino essere in alcun modo finalizzate a rendere maggiormente coesa l'azione europea e a superare il meccanismo dell'unanimità, preferendo, di fatto, un approccio sovranista che sta comportando l'isolamento del nostro Paese su tutti i principali dossier, nonché un allontanamento da parte dei nostri partner storici, non ritenendo più il nostro Paese affidabile: è quindi necessario un cambio di passo dell'attuale esecutivo in politica estera, assumendo una posizione, in sede europea e internazionale, maggiormente prossima ai principi dell'integrazione europea;

    11) rispetto alla complicata situazione bellica in Medio-Oriente, i recenti avvenimenti tra Israele e l'Iran non devono porre in secondo piano la drammatica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, né la temibile ondata di antisemitismo dilagante nel mondo;

    12) il 7 ottobre 2023. le milizie di Hamas, un'organizzazione terroristica islamica che ha nel proprio statuto la distruzione dello Stato di Israele, hanno compiuto una incursione in territorio israeliano compiendo una serie di attacchi che hanno causato la morte e il massacro di migliaia di civili innocenti, compiendo un vero e proprio progrom e un femminicidio di massa, torturando numerosi cittadini, anche stranieri, e rapendo oltre 250 persone che sono state portate a Gaza, molte delle quali risultano ancora ostaggio dei terroristi;

    13) in risposta all'attacco terroristico compiuto da Hamas, Israele sta portando avanti da ormai venti mesi un massiccio attacco nella Striscia di Gaza, con incursioni militari sia per via aerea che terra. A maggio 2025 il primo ministro d'Israele, Benjamin Netanyahu, ha annunciato come l'esercito israeliano avrà come obiettivo non più quello di condurre operazioni di terra per poi ritirarsi, bensì di restare all'interno della Striscia: lo stesso primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che l'intenzione bellica-militare dell'esercito israeliano sia quella di costringere la popolazione palestinese a spostarsi nel sud della Striscia di Gaza, un approccio che risulta essere profondamente lesivo di qualsiasi principio sancito dal diritto internazionale e umanitario, e che provocherebbe ulteriori sofferenze a una popolazione ormai ridotta allo stremo e affamata, rischiando di allontanare ancora di più la cessazione delle ostilità e la fine della guerra;

    14) la drammaticità dell'escalation militare israeliana a Gaza si affianca anche alla perdurante crisi umanitaria che sta colpendo la popolazione civile, dove più di 1 milione di persone affrontano livelli inaccettabili di deprivazione alimentare a causa della decisione del Governo di Israele di bloccare sistematicamente, dal 2 marzo, l'ingresso di cibo e medicine nella Striscia; decisione solo di recente parzialmente rivista consentendo l'ingresso di viveri e medicinali ma in misura sicuramente insufficiente;

    15) è necessario che il Governo, in sede europea, si impegni a condannare con fermezza il piano di occupazione israeliano della Striscia di Gaza e allo stesso tempo si attivi a livello diplomatico per favorire l'ingresso di aiuti umanitari;

    16) in tale contesto, l'Unione europea è chiamata ad un approccio diplomatico diretto e coeso volto a favorire la cessazione delle ostilità e la fine della guerra: sono quindi necessarie azioni diplomatiche europee finalizzate alla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, ad assicurare la garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, nonché a favorire la pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità Nazionale Palestinese in totale discontinuità con Hamas, nel riconoscimento della prospettiva dei «due popoli e due stati», che passa dal definitivo scioglimento di Hamas e dal riconoscimento al diritto di esistere dello stato di Israele;

    17) le attuali crisi globali, come l'invasione russa in Ucraina, la situazione umanitaria nel Medio-Oriente, nonché la sfida causata dall'introduzione dei dazi americani sui prodotti europei hanno dimostrato in modo incontrovertibile le difficoltà dell'Unione europea in politica estera, rendendo la diplomazia europea del tutto disorganica, assente e priva di un indirizzo unitario in grado di garantire credibilità e incisività al nostro continente;

    18) tali difficoltà si stanno osservando in modo emblematico nella complessa situazione legata all'invasione russa in Ucraina: è necessario garantire a Kiev, anche attraverso la nomina di un inviato speciale europeo per la pace, ogni supporto politico, economico, umanitario, diplomatico, al fine di ripristinare la stabilità e la sicurezza della regione e del continente, rafforzando il percorso di allargamento dell'Unione europea, confermando il supporto logistico e di approvvigionamenti all'esercito ucraino;

    19) il 4 marzo 2025, la Commissione europea ha predisposto il piano «ReArm Europe», concernente misure per consentire agli Stati membri di adottare politiche industriali volte ad incrementare le spese difensive e militari, con l'obiettivo di implementare la produzione di armamenti dei singoli Stati membri: tale proposta nasce come conseguenza del più volte annunciato disimpegno economico, militare e logistico dell'attuale amministrazione americana rispetto all'organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (Nato);

    20) risulta, inoltre, indispensabile provvedere alla creazione di un esercito unico europeo e di un mercato unico europeo della difesa in grado di scongiurare duplicazioni nei processi produttivi europei e garantire una più efficiente razionalizzazione delle spese militari degli Stati membri anche attraverso un coordinamento degli acquisti di singoli Stati, investendo sul piano della ricerca e sviluppo, quale strumento fondamentale per la promozione dello sviluppo tecnologico anche nel settore civile;

    21) occorre, perdipiù, riaffermare la condivisione dei valori atlantici e gli storici legami politici, economici e sociali con il Regno Unito, difendendo nel contempo gli interessi degli Stati UE e del mercato interno;

    22) in materia di difesa, inoltre, deve essere assunto quale criterio fondamentale per le prossime politiche europee la correlazione tra investimenti in difesa e in cultura, prevedendo che gli aumenti delle spese militari debbano essere in ugual misura previsti anche in ricerca, istruzione e attività culturali (secondo il modello «un euro per un euro»): a tal proposito risulterebbe di estrema efficacia l'adozione di una 18App europea, ossia di un bonus di 500 euro da spendere in cultura destinato a tutti i neo 18enni, introdotta nella legge di stabilità 2016 nel nostro Paese, da estendere a tutti i neo maggiorenni europei, anche al fine di far emergere le comuni radici culturali europee;

    23) l'allarmante politica aggressiva della Federazione Russa, nonché la forte destabilizzazione dei conflitti nella regione mediorientale, dovrebbe spingere gli Stati membri a rafforzare il proprio sistema difensivo attraverso politiche comuni e integrate, procedendo concretamente verso una propria e vera integrazione militare. Una soluzione decisiva e rapida potrebbe risultare l'impegno da parte del Governo italiano nel ratificare a livello parlamentare gli Accordi per la Comunità europea di difesa, firmati a Parigi il 27 maggio 1952: si ricorda, infatti, come dei sei Paesi allora fondatori, quattro, Germania, Olanda, Belgio e Lussemburgo, ratificano gli accordi siglati il 27 maggio 1952, mentre sono venute a mancare le ratifiche francesi e italiane, pertanto, sia l'Italia che la Francia astrattamente potrebbe riprendere l'iter parlamentare di ratifica, consentendo così l'istituzione della Comunità europea di difesa (C.E.D.);

    24) sul piano economico è noto come il 9 settembre 2024, a Bruxelles sia stato presentato il cosiddetto «rapporto Draghi», intitolato «Il futuro della competitività europea»: nel rapporto si evidenzia come l'Europa nei prossimi anni dovrà affrontare sfide esistenziali per il proprio sviluppo socio-economico, evidenziando altresì come la causa del rallentamento della crescita economica dell'Unione sia da individuare nella bassa produttività, rappresentando infine una serie di proposte di politiche comuni – come l'emissione di debito pubblico europeo e la realizzazione di una politica industriale comune – che gli Stati membri dovrebbero attuare per recuperare il gap di competitività rispetto i principali partner e competitor internazionali;

    25) per raggiungere tali obiettivi, in particolare, il documento individua 170 proposte da realizzare entro il 2030 divise in dieci ambiti di politiche settoriali e cinque ambiti di politiche orizzontali: gli Stati membri sono evidentemente chiamati a dare nuovo impulso alle politiche di integrazione europea in materia industriale, definendo una politica comune volta a migliorare la competitività e la produttività delle aziende europee, come indicato dal suddetto rapporto;

    26) l'Unione europea, inoltre è chiamata a una seria risposta dopo l'annuncio del Presidente Trump, il 2 aprile 2025, dell'introduzione di dazi del 25 per cento sui prodotti europei, comprese le automobili importate negli USA: successivamente, lo stesso Presidente Trump ha annunciato una sospensione temporanea di 90 giorni solo su alcuni dazi imposti all'Unione europea e agli Stati membri;

    27) sul versante europeo, inoltre, la bilancia commerciale tra USA e Unione europea (nel suo complesso) oggi vede il Vecchio continente esportare beni per circa 502 miliardi di euro, a fronte di importazioni USA per un valore di 346.5 miliardi di euro: un saldo decisamente compensato dal settore dei servizi, dove l'Unione europea esporta i medesimi negli USA per un valore pari a circa 292 miliardi di euro, contro i 396 miliardi importati dall'Unione europea;

    28) in particolare, il settore automobilistico rappresenta un comparto fondamentale dell'economia europea e ricopre una posizione di primo piano a livello internazionale, restando tuttora un esportatore netto di automobili: tale industria rappresenta il 7 per cento del PIL dell'Unione, per un valore di circa un trilione di euro, rappresentando un terzo degli investimenti privati in ricerca e sviluppo (R&S) nell'Unione europea e occupa (direttamente e indirettamente) circa 13,8 milioni di lavoratori (il 6,1 per cento dell'occupazione totale dell'Unione europea);

    29) la filiera automobilistica europea, inoltre, non è concentrata in una sola regione ma è distribuita tra più Stati membri: oltre a storici Paesi come Germania, Svezia, Francia, Italia e Spagna, negli ultimi decenni hanno assunto un ruolo sempre più significativo anche Paesi come la Polonia, la Repubblica Ceca, l'Ungheria, la Slovacchia e la Romania;

    30) in particolare, la filiera italiana dell'automotive (industria e servizi), in Italia, conta 1,28 milioni di lavoratori, con un impatto diretto sull'economia reale (in termini di compensi e salari) pari a 28,8 miliardi di euro, con un fatturato complessivo pari a 346.4 miliardi di euro, pari al 19,4 per cento del prodotto interno lordo nazionale. Si tratta di un settore strategico per il nostro Paese, ora fortemente a rischio per i dazi introdotti dalla nuova amministrazione statunitense, dai cui rischia di derivare per il nostro Paese una perdita netta di 11,1 miliardi di euro annui;

    31) è altresì fondamentale che il Governo riconosca la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi introdotti dalla nuova amministrazione statunitense, abbandonando qualsiasi iniziativa unilaterale, e impegnandosi per elaborare misure coordinate e concrete che forniscano risposte immediate e certezze ai comparti interessati ai dazi anche alla luce dell'imminente scadenza del 9 luglio, data in cui dovrebbero entrare in vigore i dazi – oggi sospesi – sugli ulteriori prodotti europei,

impegna il Governo:

   1) a promuovere in sede europea le necessarie modifiche ai Trattati al fine di superare il diritto di veto in materia di politica estera, così da consentire all'Unione europea di affrontare in maniera unitaria e coordinata le sfide globali e il nuovo scenario internazionale;

   2) a promuovere la realizzazione di un'Unione europea che superi il meccanismo dell'unanimità in favore del principio maggioritario per garantire il funzionamento istituzionale europeo secondo il modello degli Stati Uniti d'Europa, con l'elezione diretta del Presidente della Commissione europea e il rafforzamento delle prerogative del Parlamento europeo;

   3) a condannare, in sede europea, il piano di occupazione israeliano della Striscia di Gaza e allo stesso tempo a favorire azioni diplomatiche europee volte a consentire l'ingresso di aiuti umanitari ponendo fine a una gravissima crisi umanitaria, adottando al contempo iniziative volte a contrastare la gravissima e dilagante ondata di antisemitismo;

   4) a favorire iniziative diplomatiche europee volte alla restituzione degli ostaggi alle loro famiglie, ad assicurare la garanzia della sicurezza e dell'integrità dello Stato di Israele, nonché a favorire la pacifica creazione e riconoscimento di uno Stato palestinese guidato da un'Autorità Nazionale Palestinese in totale discontinuità con Hamas che deve essere sciolto, nel riconoscimento della prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

   5) a garantire all'Ucraina, anche attraverso la nomina di un inviato speciale europeo per la pace, ogni supporto politico, economico, umanitario, diplomatico, al fine di ripristinare la stabilità e la sicurezza della regione e del continente, rafforzando il percorso di allargamento dell'Unione europea, confermando il supporto logistico e di approvvigionamenti all'esercito ucraino;

   6) a promuovere, in sede europea, l'attuazione del Piano «ReArm Europe», chiarendo in modo più puntuale la strategia europea di approvvigionamento degli armamenti, di condivisione e sviluppo di tecnologie e di ripresa del percorso per una difesa europea comune;

   7) ad adottare ogni iniziativa utile a garantire un ruolo di mediazione dell'Unione europea nella crisi israelo-iraniana, al fine di assicurare una rapida de-escalation e mettere in sicurezza le rispettive popolazioni civili coinvolte;

   8) a favorire, per quanto di competenza, l'iter parlamentare volto alla ratifica e l'esecuzione degli accordi per la Comunità europea di difesa, firmati a Parigi il 27 maggio 1952, al fine di avviare quanto prima il percorso di costituzione dell'esercito unico europeo quale elemento indispensabile per la definizione di una strategia europea nello scenario globale;

   9) a dare seguito, in sede europea, alle indicazioni presenti all'interno del cosiddetto «rapporto Draghi», intitolato «Il futuro della competitività europea», al fine di recuperare il gap di competitività tra gli Stati membri e i principali partner e competitor internazionali;

   10) a riconoscere la centralità di una risposta condivisa a livello europeo che porti all'elaborazione di una strategia comune europea in risposta ai dazi introdotti dalla nuova amministrazione statunitense, abbandonando qualsiasi iniziativa unilaterale, e impegnandosi per elaborare misure coordinate e concrete che forniscano risposte immediate e certezze ai comparti interessati ai dazi, predisponendo un piano di interventi di sostegno economico e supporto all'internazionalizzazione per i settori maggiormente colpiti dai dazi statunitensi.
(6-00193) «Boschi, Gadda, Bonifazi, Del Barba, Faraone, Giachetti».


   La Camera,

   premesso che:

    1) il prossimo 26-27 giugno 2025 si terrà il Consiglio europeo con all'ordine del giorno i seguenti temi: Ucraina, Medio Oriente, difesa e sicurezza europea, l'Unione europea nel mondo e la sua competitività e le migrazioni;

    2) l'attacco degli Stati Uniti ai siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan nella Repubblica islamica dell'Iran determina un evidente salto di scala nell'instabilità globale e le ritorsioni minacciate dal regime degli ayatollah sul blocco dello Stretto di Hormuz e su obiettivi militari e civili collegabili agli Stati Uniti e ai loro alleati comporta potenziali conseguenze gravissime per l'Italia e per tutti i Paesi membri dell'Unione europea;

    3) sia sulla questione relativa al nucleare iraniano, di cui non è possibile consentire un'evoluzione a fini militari, inequivocabilmente dimostrata dal regime di Teheran con il programma di arricchimento dell'uranio, sia sulle altre questioni che minacciano la sicurezza e le relazioni dei Paesi dell'Unione europea – dalla guerra all'Ucraina a quella di Gaza – agli Stati e alle istituzioni europee è richiesta una intransigente adesione a princìpi di diritto e una realistica responsabilità politica rispetto al corso degli eventi e agli effetti che potrebbero derivarne per la libertà, la sicurezza e la prosperità dei popoli europei;

    4) se è legittimo auspicare un regime change in Iran, a vantaggio dell'opposizione interna e di una società civile evoluta e ostaggio del regime di Khamenei, occorre riconoscere che questo obiettivo non può essere conseguito né con i bombardamenti su siti nucleari, né con interventi militari di terra, che nessun Paese oggi intende sostenere;

    5) il recente vertice del G7 di Kananaskis, in Canada, ha palesato in modo inequivocabile il contrasto apertosi nel fronte euro-atlantico, per l'indisponibilità degli Stati Uniti a una governance multilaterale delle crisi politiche, economiche e militari in corso sul piano globale;

    6) il silenzio e l'assenza di reazione di tutti i leader nazionali ed europei di fronte alle parole e ai comportamenti offensivi di Trump a Kananaskis hanno rappresentato una vera e propria ferita alla reputazione e alla forza politica degli Stati e delle istituzioni presenti al tavolo del G7;

    7) la rottura di quella alleanza internazionale tra le democrazie, di cui gli Stati Uniti sono stati garanti dal 1945, emerge da una serie di atti compiuti dal Presidente Trump, volti a sovvertire il sistema delle relazioni globali e l'ordine politico e morale dell'Occidente consolidatisi nel corso degli ultimi ottant'anni;

    8) tra questi atti si possono, senza alcuna pretesa di esaustività, ricordare: la guerra tariffaria dichiarata nei confronti di tutti gli Stati in avanzo commerciale con gli Usa, senza alcuna differenza tra le democrazie alleate e i regimi ostili, che si giovano dei vantaggi competitivi del dumping politico, sociale e ambientale; la campagna per dividere e disarticolare la costruzione europea, con un sostegno esplicito a partiti e Governi anti-Unione europea; la volontà, reiteratamente dichiarata, di annettere parte del territorio di Paesi alleati; la costante legittimazione del ruolo internazionale della Russia e del suo presidente Putin, che Trump ha grottescamente candidato come mediatore tra Israele e Iran, rammaricandosi della sua esclusione dal G7, mentre questi prosegue la sua guerra criminale contro l'Ucraina;

    9) in questo quadro di relazioni con gli Usa inedito e imprevedibile fino a pochi anni fa, l'Unione europea vede moltiplicarsi i fronti di guerra, che ormai la riguardano direttamente e deve prendere atto che, fino a che Trump sarà alla Casa Bianca, ci si confronterà con un Presidente degli Stati Uniti più interessato a un asse con la Russia che con l'Unione europea e gli altri storici alleati degli Stati Uniti e che con la Russia condivide l'obiettivo di distruggere l'Unione europea dal punto di vista politico ed economico, per tornare a trattare, da maggiori posizioni di forza, con una serie di Stati europei piccoli e medi, privi di qualunque autonomia strategica;

    10) la Russia ha dimostrato, al di là di ogni dubbio, di volere proseguire la sua guerra contro l'Ucraina e condizionare anche la tregua temporanea dai combattimenti al riconoscimento della titolarità dei territori illegittimamente occupati e annessi dal 2014 a oggi; circa un quinto del territorio e cinque milioni di cittadini dell'Ucraina sono oggi sotto occupazione russa;

    11) non esiste alcuna possibilità di influire sul processo negoziale tra Russia e Ucraina, se non rafforzando le capacità militari ed economiche di difesa dell'Ucraina, come si è impegnata a fare una coalizione di Paesi europei, di fatto avviando in parallelo la costruzione di un pilastro europeo della Nato e il primo segmento di una politica di difesa comune;

    12) appare sempre più chiaro ciò che per anni, anche dopo il 24 febbraio 2022, è stato negato o rimosso dalla gran parte del ceto politico italiano; la guerra all'Ucraina è una guerra all'Unione europea e all'ordine politico europeo e difendere e armare l'Ucraina per i Paesi europei significa armare e difendere sé stessi da una minaccia che non è affatto eventuale, ma attuale e imminente: quella dell'aggressione della Russia a un Paese membro dell'Unione europea e della Nato;

    13) l'effetto domino innescato dal pogrom del 7 ottobre 2023 ha investito svariati Paesi dell'area mediorientale (Siria, Libano, Iran), cambiandone profondamente gli equilibri; in questo quadro la catastrofe umanitaria di Gaza e l'attacco alla Repubblica islamica dell'Iran da parte di Israele pongono interrogativi e responsabilità a tutti i Paesi della comunità internazionale e, in specifico, a quelli europei;

    14) il modo in cui il Governo israeliano prosegue la guerra a Gaza è ormai dichiaratamente volto non a liberare gli ostaggi ancora prigionieri di Hamas e a cancellare l'influenza politica e militare dell'organizzazione terrorista islamista, ma ad assumere il controllo della Striscia e a liberarla dalla presenza palestinese;

    15) quella di Gaza non oggi non è più una guerra di difesa di Israele, ma di definitiva cancellazione della prospettiva dei «due popoli, due Stati», che, anche al di là di ogni considerazione di diritto, rimane l'unica formula politica che può impedire di consegnare a milioni di palestinesi la sola prospettiva della lotta armata;

    16) in questa ottica, i progetti di annessione di Gaza e della Cisgiordania e di deportazione di milioni di palestinesi non sono solo più le richieste di minoranze politiche estremiste della maggioranza della Knesset, ma sono presentati come un vero e proprio programma perseguito dal Governo di Netanyahu, d'intesa con il Presidente degli Stati Uniti Trump;

    17) l'attacco militare di Israele all'Iran è stato avviato il 13 giugno 2025, il giorno successivo a quello in cui l'Aiea ha denunciato ufficialmente la violazione degli obblighi imposti alle autorità di Teheran dall'accordo sul nucleare;

    18) la legittimità dell'impegno per scongiurare il possesso e l'utilizzo di armi nucleari da parte del regime degli ayatollah implica in ogni caso una valutazione su quali siano gli strumenti più efficienti per raggiungere questo obiettivo; l'abbandono di un framework negoziale che comprendeva anche gli Stati Uniti ha avuto conseguenze negative e accelerato il programma nucleare iraniano;

    19) Trump nel suo precedente mandato ha decretato il ritiro degli Stati Uniti dal Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) voluto da Obama, che condizionava la riapertura dei rapporti economici con l'Iran alla cessazione delle attività di arricchimento dell'uranio, verificata dall'Aiea. L'Italia fu economicamente tra i principali beneficiari di quell'accordo. Dopo il ritiro americano è ripresa l'attività di arricchimento dell'uranio e quindi è cresciuto il pericolo nucleare iraniano. Anche il Presidente degli Stati Uniti è quindi responsabile della situazione attuale;

    20) tutti i sinceri democratici devono operare affinché il regime degli ayatollah crolli e venga sostituito da un sistema politico meno crudele e segregazionista, che liberi tutte le grandi potenzialità della società civile iraniana. Non ci si può però illudere, sulla base di molti e tristi precedenti, che sia sufficiente la sconfitta militare di un regime oppressivo per propiziare la sua sostituzione con un sistema di governo migliore, pure se non perfettamente democratico; nel caso dell'Iran vanno, inoltre, considerate le dimensioni e il peso del Paese negli equilibri regionali e non solo;

    21) l'instabilità internazionale impone specifiche e aggravate responsabilità in materia di difesa e sicurezza a tutti i Paesi membri della Nato e dell'Unione europea e in particolar modo all'Italia, la quale rimane uno degli Stati dall'Alleanza Atlantica e le cui dotazioni militari appaiono più gravemente insufficienti, per scelte sbagliate maturate nel corso dei decenni;

    22) secondo i dati riportati nel Documento programmatico pluriennale della difesa 2024-2026, presentato dal Ministro Crosetto alle Camere il 12 settembre 2024, la spesa italiana per la difesa, secondo la contabilizzazione Eurostat, era pari all'1,37 per cento del prodotto interno lordo nel 2024, quota destinata a scendere nel 2025 all'1,31 per cento del prodotto interno lordo, per poi diminuire ancora nel 2026 all'1,26 per cento del prodotto interno lordo;

    23) senza prevedere stanziamenti aggiuntivi, modificando semplicemente i meccanismi di contabilizzazione di alcune spese (dalle pensioni dei carabinieri, al servizio della Guardia costiera), il Governo ha dichiarato che l'Italia raggiungerà il 2 per cento del prodotto interno lordo per le spese della difesa nel 2025; con questo artificio contabile l'Italia non ha, in ogni caso, migliorato in nulla l'efficienza operativa del sistema di difesa;

    24) tra poche ore il vertice Nato dell'Aja dovrà adeguare l'obiettivo del 2 per cento del prodotto interno lordo, portandolo presumibilmente al 5 per cento da raggiungere entro il 2035; è di tutta evidenza che se l'Italia perseguisse questo adeguamento proseguendo sulla strada dei meri artifici contabili verrebbe meno alle proprie responsabilità, non solo verso i partner della Nato, ma verso i propri stessi cittadini;

    25) i venti di guerra che scuotono l'Europa comprendono anche la guerra tariffaria dichiarata dagli Stati Uniti, peraltro senza giustificazioni alla luce del sostanziale equilibrio dell'interscambio di beni e servizi tra Stati Uniti e Unione europea, con un deficit americano che nel 2023 è stato pari solo allo 0,2 per cento del prodotto interno lordo;

    26) nel 2023, le esportazioni italiane di beni verso gli USA hanno raggiunto i 67,3 miliardi di euro, mentre le importazioni dagli USA si sono attestate a 25,2 miliardi di euro, portando il totale degli scambi a oltre 92 miliardi di euro. Questo ha generato un saldo commerciale positivo per l'Italia di 42 miliardi di euro; l'Italia sarebbe uno dei Paesi più danneggiati da dazi generalizzati, essendo al secondo posto per esportazioni verso gli USA in valore assoluto e al sesto posto in rapporto al prodotto interno lordo (3,2 per cento);

    27) il Presidente Donald Trump da aprile 2025 ha annunciato più volte l'imposizione di dazi nei confronti dell'Unione europea, salvo poi sospenderli sempre a distanza di pochi giorni: il 2 aprile 2025 ha annunciato l'imposizione di dazi al 20 per cento come «tariffa reciproca» verso l'Unione europea, il 10 aprile 2025 ha sospeso per 90 giorni questa misura, il 23 maggio 2025 ha minacciato di imporre dazi al 50 per cento a partire da giugno, salvo poi rimandare l'entrata in vigore al 7 luglio 2025;

    28) non essendo questo modus operandi del Presidente statunitense un caso isolato (si è manifestato, ad esempio, anche nei confronti della Cina, del Messico e del Canada), gli investitori hanno notato la prevedibilità di questo ciclo, che esige da parte delle autorità europee un atteggiamento assolutamente risoluto a non accettare alcuna forma di svantaggio tariffario imposto dagli Usa sulla base di un principio di superiorità politica;

    29) la politica commerciale è una competenza esclusiva dell'Unione europea e questo rende impossibile per l'Italia ipotizzare di trattare separatamente e direttamente con gli Stati Uniti, così come non è ipotizzabile che il nostro Paese si dissoci dalle misure che l'Unione europea sta valutando di adottare in risposta alla guerra commerciale scatenata da Donald Trump,

impegna il Governo:

   1) a promuovere una soluzione negoziale della crisi legata alla minaccia iraniana insieme ai partner europei, fermo restando che la Repubblica islamica dell'Iran non ha alcun diritto a proseguire il proprio programma nucleare a fini militari;

   2) a sostenere il ripristino del framework negoziale promosso dal Presidente statunitense Obama nel 2015, con il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa) che condizionava la progressiva attenuazione delle sanzioni economiche contro l'Iran alla rinuncia al programma nucleare militare e alla disponibilità a verifiche effettive dell'Aiea;

   3) a promuovere la massima coesione europea nel confronto con gli Stati Uniti, destinato a svilupparsi, nel corso della Presidenza di Donald Trump, in termini del tutto diversi da quelli di una incrollabile alleanza e cooperazione politica ed economica di fronte alle minacce comuni, sperimentata dalla fine della seconda guerra mondiale;

   4) a sostenere il riconoscimento dell'Ucraina come vera e propria frontiera della sicurezza europea e a difenderne, con ogni mezzo, la libertà e la sovranità entro i confini riconosciuti dal diritto internazionale;

   5) a favorire la rapida e positiva conclusione del processo di adesione dell'Ucraina all'Unione europea;

   6) a collaborare con la coalizione di Paesi europei e non europei impegnati nel supporto politico, economico e militare dell'Ucraina, a fronte del disimpegno statunitense;

   7) a sostenere l'adozione di un piano di sanzioni individuali nei confronti dei membri più estremisti del Governo Netanyahu, quali quelle già adottate da Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Norvegia;

   8) a continuare a supportare il piano della Lega Araba presentato il 5 marzo 2025 per la ricostruzione e una nuova governance della Striscia di Gaza e l'ampliamento del fronte europeo di Paesi favorevoli a questo progetto di transizione, che assicuri la liberazione degli ostaggi, che sottragga ad Hamas il controllo della Striscia e che rafforzi il ruolo dell'Anp;

   9) ad operare per ripristinare la prospettiva negoziale per l'obiettivo dei «due popoli, due Stati», attraverso il riconoscimento nazionale ed europeo dell'Autorità nazionale palestinese come unica rappresentante legittima del popolo palestinese e titolare della sovranità del futuro Stato, istituito con una costituzione e un sistema di Governo democratico, sulla base del riconoscimento del diritto all'esistenza dello Stato di Israele;

   10) ad accedere agli strumenti finanziari predisposti dall'Unione europea per il potenziamento delle spese per la difesa, visto anche l'innalzamento dell'obiettivo al 5 per cento del Prodotto interno lordo, in modo da migliorare effettivamente l'efficienza e la capacità operativa del sistema militare nazionale, appare a questo proposito necessario predisporre, al di là degli impegni finanziari, un piano dettagliato di rafforzamento del comparto della difesa che andrà presentato e discusso in Parlamento;

   11) a partecipare attivamente al percorso di costruzione di un sistema di difesa europeo e di progressiva integrazione politica, industriale e militare tra gli Stati membri, favorendo anche il ripristino di un rapporto sempre più stretto con il Regno Unito;

   12) a sostenere, a fronte della guerra commerciale dichiarata dagli Stati Uniti, l'impegno dell'Unione europea per mantenere il sistema degli scambi Usa-Unione europea ancorato a un sistema di regole paritarie e condivise, per preservare l'integrità del mercato unico e la competitività economica dei Paesi membri.
(6-00194) «Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».


   La Camera

impegna il Governo:

   1) a promuovere una soluzione negoziale della crisi legata alla minaccia iraniana insieme ai partner europei, fermo restando che la Repubblica islamica dell'Iran non ha alcun diritto a proseguire il proprio programma nucleare a fini militari;

   2) a sostenere il riconoscimento dell'Ucraina come vera e propria frontiera della sicurezza europea e a difenderne la libertà e la sovranità entro i confini riconosciuti dal diritto internazionale;

   3) a favorire la rapida e positiva conclusione del processo di adesione dell'Ucraina all'Unione europea;

   4) a collaborare con la coalizione di Paesi europei e non europei impegnati nel supporto politico, economico e militare dell'Ucraina;

   5) a continuare a supportare il piano della Lega Araba presentato il 5 marzo 2025 per la ricostruzione e una nuova governance della Striscia di Gaza e l'ampliamento del fronte europeo di Paesi favorevoli a questo progetto di transizione, che assicuri la liberazione degli ostaggi, che sottragga ad Hamas il controllo della Striscia e che rafforzi il ruolo dell'Anp;

   6) ad operare per ripristinare la prospettiva negoziale per l'obiettivo dei «due popoli, due Stati».
(6-00194)(Testo modificato nel corso della seduta) «Richetti, Bonetti, Benzoni, D'Alessio, Grippo, Sottanelli, Onori, Pastorella, Rosato, Ruffino».