XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 520 di mercoledì 30 luglio 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Prima di entrare nel vivo dell'ordine del giorno, ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Arnaldo Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente alla nostra Presidente, Giorgia Meloni, o al Ministro dell'Economia, Giorgetti, per avere delucidazioni rispetto all'ultimo Consiglio dei ministri avvenuto nella tarda serata di ieri, nel quale - lo apprendiamo da notizie di stampa - si è deciso per l'attivazione dei fondi SAFE per quanto riguarda la spesa del RearmEU. È cioè è una possibilità prevista proprio dal RearmEU, dal piano presentato dalla von der Leyen a marzo di quest'anno.
Chiediamo l'informativa urgente perché siamo preoccupati, anche perché c'è uno storico: il Ministro Giorgetti, che fino a ieri si è sempre dichiarato contrario al ricorso a questo strumento, sembrerebbe quasi che invece il nodo è venuto al pettine, perché ieri c'era la scadenza di mezzanotte per gli Stati membri europei per chiedere l'attivazione di questo Fondo e, guarda caso, alla fine, tanto è avvenuto.
Siamo preoccupati, perché qui parliamo di indebitamento. È una spesa, quella militare, che sul PIL non produce nulla. Ha un moltiplicatore che, se vogliamo essere benevoli, arriva sì e no allo 0,5. Faccio un esempio, Presidente: il moltiplicatore per quanto riguarda i prestiti sulla transizione energetica supera il 2,5 per cento. E, allora, vede, siccome, in parole povere, Presidente, stiamo aumentando il debito pubblico, vorremmo capire se sia vera la notizia che riportano i giornali su come viene spalmata questa restituzione, perché pare proprio che si stia prevedendo una restituzione da qui a 45 anni. Sembrerebbe che ci sia lo zampino della Lega - no? -, visto che è esperta nelle restituzioni a lungo termine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Però, a parte gli scherzi, rispetto a questa scadenza, insieme alle altre che verranno, calcolatrice alla mano, iniziamo a fare i conti sul progetto folle di questo RearmEU, di questa corsa al riarmo che ha sacrificato la diplomazia al grido di “armi, armi, armi”. Crediamo che in 45 anni andiamo a ipotecare due generazioni, chissà dopo che cosa ci possiamo aspettare.
Siamo anche delusi dal fatto che questi prestiti vengano da una scarsa visione o chiamiamolo proprio “servilismo” nei confronti degli Stati Uniti d'America, perché fino ad oggi Trump ci comanda e noi eseguiamo. Abbiamo seguito tutto quello che ci ha chiesto Trump, dalle armi, dal 5 per cento del PIL come tetto per le spese NATO entro il 2035, ai dazi. Noi abbiamo avuto la nostra Giorgia Meloni che si è autodichiarata “pontiera”, ci verrebbe da dire: se questi sono i risultati, Presidente, anche meno le prossime volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, se dobbiamo spendere il 15 per cento sui nostri prodotti e, in più, abbiamo una spesa di 1.350 miliardi di gas liquido americano, che è di scarsissima qualità, lo paghiamo cinque volte di più rispetto a quanto lo pagavamo prima, ovviamente, il resto, 600 miliardi, dobbiamo spenderli in armi americane, ecco verrebbe veramente da dire: la prossima volta, con calma, magari ragioniamo di più e magari coinvolgiamo anche di più il Parlamento, Presidente, che forse qualche consiglio, da questi straccioni dell'opposizione, qualche buon consiglio può arrivare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Grimaldi.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Credo che la prima cosa grave di tutto questo è che si annunci un programma, come il programma SAFE, e l'adesione fuori da una discussione del Parlamento europeo e fuori da quest'Aula.
Come si ricorderà, Presidente, la Presidente Meloni si era detta ancora dubbiosa se l'Italia avrebbe o no fatto accesso a quei 150 miliardi di debito comune per il riarmo. L'ha detto in quest'Aula. Sarebbe stato corretto che questa discussione rientrasse dentro un nuovo ovviamente Consiglio europeo e dentro una mozione, un ordine del giorno che quest'Aula, in qualche modo, sottopone appunto al Governo. Non è stato così, ma vorrei fare un passo indietro.
Questa vicenda non è tanto distante da quello che è successo ieri, quando Ursula von der Leyen e Trump hanno siglato quell'accordo sui dazi.
Ricordo che quei dazi sono parte di una strategia economica, di una guerra commerciale che gli Stati Uniti hanno voluto portare nel cuore dell'Europa per mettere in campo il cosiddetto friend-shoring, cioè capire se l'Europa gli è o no amica. Come si scopre se l'Europa è amica o no degli Stati Uniti, nella visione del predatore Trump? La visione è abbastanza semplice, cioè, se vuoi stare alle mie regole, prova a contribuire alla mia bilancia commerciale, prova a far sì che il mio debito scenda. Queste tasse servono esattamente a riequilibrare quella bilancia commerciale che fa sì che l'America importi più di quello che esporta.
Per far questo ci sono i dazi verso l'Europa, quindi la disoccupazione o parte di quegli effetti anche, ovviamente, sull'export europeo. Ma poi vuole ovviamente esportare, appunto, a proposito della bilancia. E quindi che cosa esporta? Esporta gas liquido, come poc'anzi è stato detto, e armamenti. Noi non abbiamo dubbi: parte di questi 150 miliardi dei fondi SAFE, quindi del debito comune, arriveranno anche agli Stati Uniti, fanno parte anche di quel patto non detto. Già, ieri è stato detto che questa vicenda del riarmo sta a lato della sigla dei dazi, ma invece noi sappiamo benissimo che ha fatto parte dall'inizio di questa trattativa.
Fateci dire - e concludo - che questa vicenda ci preoccupa anche per un altro motivo: dopo il COVID, le nostre forze politiche hanno provato a dire che la via del Next Generation EU, cioè l'idea del debito comune per fare welfare, per fare riconversione ecologica dell'economia, per non trovarci impreparati davanti a una nuova pandemia, poteva essere al centro di una nuova Unione europea e, magari, di un nuovo Patto di stabilità. Oggi il nuovo Patto di stabilità si scontrerà con i dazi e si scontrerà anche con il fatto che su una cosa si è deciso di cambiare le regole, ed è solo per riarmarci fino ai denti.
Noi siamo contrari a questa economia di guerra, che porterà solo fame, miseria e altre armi e altre guerre nel nostro pianeta. Per questo credo che sarebbe necessario che Giorgia Meloni venisse qua a relazionare, anche sull'adesione dell'Italia al programma SAFE (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Discussione del disegno di legge: S. 1561 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 giugno 2025, n. 92, recante misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi (Approvato dal Senato) (A.C. 2527) (ore 9,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2527: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 giugno 2025, n. 92, recante misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi.
Ricordo che nella seduta di ieri sono state respinte le questioni pregiudiziali Pavanelli ed altri n. 1 e Bonelli ed altri n. 2.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2527)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
Le Commissioni X (Attività produttive) e XI (Lavoro) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione attività produttive, il deputato Novo Umberto Maerna.
NOVO UMBERTO MAERNA, Relatore per la X Commissione. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti, saluto il rappresentante del Governo e i colleghi presenti. Avviamo oggi la discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 92 del 2025, recante misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi e disposizioni nel settore del lavoro e delle politiche sociali.
Qualche riferimento all'iter: il provvedimento è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 giugno scorso ed è stato assegnato in prima lettura al Senato, che ha concluso l'esame il 23 luglio. Il decreto-legge è stato trasmesso dal Senato alla Camera ed è ovviamente passato attraverso le Commissioni competenti, la X (Attività produttive) e la XI (Lavoro). Naturalmente sono stati reperiti anche i pareri favorevoli delle Commissioni II, VI, VIII e XII.
Entriamo nel merito del provvedimento. Il provvedimento è composto da 15 articoli e suddiviso in 3 Capi. Veniamo alla descrizione dei vari punti. Il Capo I comprende gli articoli da 1 a 5 e contiene misure per gli stabilimenti di interesse strategico nazionale e per la decarbonizzazione. In particolare, al fine di garantire la continuità produttiva e la sicurezza degli stabilimenti siderurgici dell'ex Ilva, l'articolo 1 dispone un finanziamento statale fino a 200 milioni di euro per il 2025. Si prevede che tali risorse vengano erogate con decreto interministeriale e siano funzionali - e qui è il punto importante - a interventi urgenti di manutenzione, ripristino e adeguamento degli impianti, nonché a garantire adeguati standard di sicurezza.
La restituzione di tale prestito (capitale, interessi, spese) deve avvenire entro 120 giorni dalla vendita degli impianti, utilizzando il ricavato della cessione, o comunque entro 5 anni dalla concessione del finanziamento. Tale rimborso deve avvenire in via prioritaria rispetto agli altri debiti. L'articolo 1-bis, aggiunto al Senato, introduce nuove regole che rendono praticabile l'accesso al credito per gli operatori economici intenzionati a insediare attività produttive nell'area del Polo siderurgico di Piombino, oggi classificata sito di interesse nazionale (SIN).
L'articolo 2 introduce modifiche alla disciplina della realizzazione di impianti per la produzione di preridotto. Ricordo che il preridotto, cosiddetto DRI (direct reduced iron), è praticamente un materiale intermedio che viene utilizzato negli altiforni elettrici per la produzione di acciaio, con l'obiettivo di ridurre la CO2. Praticamente non si opera con la fusione, come avviene negli altiforni tradizionali. In particolare, le risorse per la realizzazione dell'impianto provengono dal PNRR e sono trasferite al Fondo per lo sviluppo e la coesione.
L'articolo 3 introduce misure di semplificazione per gli investimenti, superiori a 50 milioni di euro, localizzati all'interno delle aree industriali ex-Ilva, nonché all'esterno se funzionali all'attività dello stabilimento. L'articolo 4 autorizza, anche per il 2024, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano a svincolare risorse, a determinate condizioni, e utilizzarle per finanziare misure di sostegno alle imprese strategiche in sede di approvazione del rendiconto.
L'articolo 5 introduce una disciplina speciale per la cessione del contratto di acquisto di complessi aziendali nel caso in cui l'organo commissariale abbia esperito azione di risoluzione per inadempimento, di annullamento o di accertamento del mancato verificarsi degli effetti traslativi del contratto. Tutto ciò consente il subentro di un nuovo soggetto, anche a controllo pubblico. Veniamo al Capo II, che comprende gli articoli da 6 a 10-ter. Questo Capo contiene le misure urgenti in materia di ammortizzatori sociali e disposizioni in materia di lavoro e politiche sociali.
In particolare, l'articolo 6 esclude per alcune fattispecie l'applicazione delle contribuzioni addizionali previste dalle norme generali, a carico dei datori di lavoro, per i periodi di fruizione di trattamenti ordinari o straordinari di integrazione salariale. Questi ultimi trattamenti sono previsti per le imprese operanti in aree di crisi industriale complessa, in aggiunta e in deroga ai limiti generali di durata del relativo trattamento. A tal proposito, i fondi per sostenere queste politiche si ottengono dal beneficio dell'esonero contributivo, riducendo nella misura di 9,3 milioni di euro per l'anno 2025 la dotazione del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione.
L'articolo 7 autorizza un ulteriore periodo di trattamento straordinario di integrazione salariale, fruibile sino al 31 dicembre 2027, per i gruppi di imprese con un numero di lavoratori dipendenti non inferiore a mille impiegati sul territorio italiano, che alla data del 26 giugno 2025 abbiano sottoscritto un accordo quadro di programma diretto alla salvaguardia dei livelli occupazionali, alla gestione degli esuberi e all'attivazione di percorsi di reindustrializzazione.
Tale ulteriore periodo di cassa integrazione è riconosciuto in continuità con le tutele già autorizzate e, quindi, anche con effetto retroattivo, in deroga ai limiti di durata posti dalla normativa generale - e qui è importante - nel limite di spesa di 30,7 milioni di euro per il 2025, 31,3 milioni di euro per il 2026 e 32 milioni di euro per il 2027.
L'articolo 8 stanzia nuove risorse per l'anno 2025, pari a 20 milioni di euro, per la concessione, sempre nell'anno in corso, di un ulteriore intervento di integrazione salariale straordinario per un massimo di 6 mesi, non ulteriormente prorogabili, in favore delle imprese per le quali, all'esito di un programma aziendale di cessazione di attività, vi siano concrete possibilità di rapida cessione, anche parziale, dell'azienda e di riassorbimento occupazionale.
Sempre in questo ambito di tutela del lavoro, l'articolo 9 incrementa il limite di spesa per il riconoscimento, negli anni 2025-2026, dei trattamenti di sostegno al reddito, in favore dei lavoratori sospesi dal lavoro o impiegati a orario ridotto, dipendenti da aziende sequestrate e confiscate sottoposte ad amministrazione giudiziaria.
L'articolo 10 consente, per un ulteriore periodo, non superiore a 12 settimane, nell'ambito dell'arco temporale compreso tra il 1° febbraio 2025 e il 31 dicembre 2025, il riconoscimento, da parte dell'INPS, di un intervento specifico di integrazione salariale per i lavoratori dipendenti di datori di lavoro, anche artigiani, con un numero medio di dipendenti non superiore a 15, nel semestre precedente e operanti in alcuni settori, attinenti all'ambito della moda.
L'articolo 10-bis reca norme transitorie in materia di ammortizzatori sociali per sospensioni o riduzioni dell'attività lavorativa connesse - qui è importante sottolinearlo - ad eccezionali situazioni climatiche. Il comma 1 reca, in materia di trattamenti ordinari di integrazione salariale, una deroga transitoria alla norma che stabilisce, per le imprese di specifici settori e a differenza di quanto previsto a regime per gli altri settori, l'applicazione di determinati limiti di durata complessiva anche per l'ipotesi in cui i trattamenti siano concessi per eventi oggettivamente non evitabili. Il comma 2 estende, in via transitoria, nel rispetto di un limite di spesa pari a 22 milioni di euro per l'anno 2025, l'applicabilità del trattamento di integrazione salariale previsto per i lavoratori dipendenti agricoli a tempo indeterminato, la cosiddetta CISOA (Cassa integrazione speciale operai agricoli), ai casi in cui l'attività sia degli operai agricoli a tempo indeterminato sia di quelli a tempo determinato sia ridotta. È importante anche sottolineare che l'ammontare dei fondi stanziati come limite di spesa per il sostegno dei lavoratori nel caso di eccezionali situazioni climatiche va nel periodo dal 1° luglio 2025 al 31 dicembre 2025, e la spesa è pari a 10,5 milioni.
L'articolo 10-ter introduce un contributo straordinario per i nuclei familiari beneficiari dell'assegno di inclusione (il cosiddetto ADI), al fine di garantire loro una continuità nella copertura di tale beneficio a fronte del mese di sospensione previsto dalla normativa vigente dopo un periodo di fruizione non superiore a 18 mesi.
PRESIDENTE. Onorevole Maerna, potrebbe…
NOVO UMBERTO MAERNA, Relatore per la X Commissione. Ho finito. Tale contributo straordinario è, infatti, riconosciuto laddove tali nuclei familiari abbiano presentato domanda di rinnovo e vengano ammessi all'ulteriore periodo di 12 mensilità.
PRESIDENTE. Prima di chiamare in causa l'altro relatore, consentitemi di salutare la delegazione della Rutgers University, che arriva da New Brunswick - siamo nel New Jersey -, che oggi è in visita alla Camera dei deputati. Li salutiamo dando loro il benvenuto in Italia e alla Camera dei deputati (Applausi).
È iscritto a parlare il relatore per la Commissione lavoro, che invece rinuncia. Molto bene, si è adeguato.
Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, la Sottosegretaria Bergamotto. Intende intervenire? No, si riserva, eventualmente.
È iscritta a parlare la deputata Giorgia Andreuzza. Ne ha facoltà.
GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario Bergamotto, onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a discutere e ad approvare un provvedimento fondamentale per la tutela e il rilancio del nostro sistema produttivo e sociale. Con questo decreto, il n. 92 del 2025, diamo un segnale di serietà e di responsabilità da parte del Governo e della maggioranza, che hanno saputo affrontare con decisione e concretezza nodi cruciali che altri, in passato, hanno preferito ignorare o addirittura peggiorare.
Nel corso dei lavori parlamentari al Senato, in Commissione e in Aula, il contributo della Lega è stato determinato, mai ideologico. La Lega è intervenuta per rafforzare il testo e abbiamo ottenuto risultati importanti, migliorativi, in linea con il nostro approccio fondato sull'equilibrio tra la tutela del lavoro, la difesa dell'ambiente e lo sviluppo industriale. È un equilibrio che abbiamo perseguito con coerenza in ogni passaggio ed è la caratteristica della nostra presenza in questa maggioranza.
Il testo si articola in tre capi e affronta tematiche importanti che vanno dal sostegno dei grandi poli produttivi e delle imprese in crisi, come l'ex Ilva, la moda, l'industria strategica del nostro Paese, e le misure urgenti in materia di ammortizzatori sociali. Uno dei temi centrali del decreto è, ovviamente, la situazione degli stabilimenti ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie d'Italia. Possiamo confermare che la Lega ha sempre mantenuto una linea chiara: sì alla bonifica, sì alla sicurezza ambientale, sì alla salute, ma anche sì alla tutela della produzione nazionale di acciaio, sì al lavoro, sì alla continuità industriale. Questo lo vediamo già dal Capo I del provvedimento, dove vengono trattate misure per gli stabilimenti di interesse strategico nazionale e per la decarbonizzazione, in particolare l'articolo 1, che prevede disposizioni finanziarie per assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti ex Ilva.
Nello specifico, il Governo interviene con un finanziamento straordinario fino a 200 milioni di euro per il 2025, destinato a garantire il funzionamento degli impianti ex Ilva, oggi sotto amministrazione straordinaria. I fondi saranno usati per coprire spese urgenti legate alla manutenzione, alla sicurezza industriale, all'ambiente e al personale. La restituzione di questa somma dovrà avvenire entro cinque anni dalla concessione oppure entro 120 giorni dalla vendita degli impianti, con priorità rispetto ad altri creditori, anche derogando al codice della crisi d'impresa.
È una misura concreta, necessaria e non rinviabile. Abbiamo lavorato in Commissione affinché fosse chiaro che queste risorse servono per sostenere una strategia industriale nazionale, dandone continuità e rilancio. Per anni abbiamo assistito a una gestione dell'ex Ilva che definire fallimentare è un eufemismo. Un'azienda che era pienamente operativa, che dava lavoro a migliaia di persone, è stata travolta da decisioni ideologiche, populiste, da atti di ostilità politica camuffati da ambientalismo e da un intervento pubblico debole, privo di veri poteri. È un fatto che i Governi a guida centrosinistra, in particolare il MoVimento 5 Stelle, hanno contribuito in modo determinante al disastro.
La Lega, invece, ha sostenuto tutte quelle misure utili per mettere le condizioni affinché l'impresa possa tornare a investire, a produrre e a dare lavoro. Riteniamo che l'acciaio prodotto in Italia sia essenziale per la nostra autonomia strategica: serve per l'edilizia, per l'automotive, per le infrastrutture, perfino per la difesa nazionale. Pensare che l'Italia possa farne a meno è semplicemente irresponsabile. Ed è proprio questo il punto: la Lega ha sempre difeso un approccio realistico alla transizione ecologica. Non ci serve un ecologismo da salotto, non possiamo accettare ricette fatte di chiusure e stop alla produzione. Noi crediamo in una transizione sostenibile e compatibile con l'occupazione, con l'industria, con le filiere strategiche. Ecco perché il finanziamento previsto dal decreto per favorire gli investimenti produttivi del polo siderurgico e la semplificazione procedurale, descritti negli articoli 2 e 3, sono parte di un disegno coerente che guarda al futuro.
Ritengo importante ricordare anche l'articolo 1-bis, introdotto durante l'esame al Senato, che prevede l'introduzione di nuove regole che rendano praticabile l'accesso al credito per gli operatori economici intenzionati a insediare l'attività produttiva nell'area del Polo siderurgico di Piombino, oggi classificata come sito di interesse nazionale.
Vorrei poi soffermarmi su un altro aspetto su cui la Lega ha avuto un ruolo determinante e che merita grande attenzione: il tema del lavoro e degli ammortizzatori sociali. Infatti, nel Capo II del provvedimento il lavoro torna al centro.
Con l'articolo 6, vengono introdotti sgravi per le imprese che operano in aree di crisi industriale complessa e attivano la cassa integrazione straordinaria. In questo caso, non dovranno pagare il consueto contributo addizionale, normalmente dovuto per il periodo di sospensione o riduzione del lavoro. Non possiamo chiedere tasse a chi sta cercando di salvare posti di lavoro. Il beneficio è limitato alle aziende che non avviano procedure di licenziamento collettivo durante il periodo di utilizzo della cassa integrazione.
Con l'articolo 8 diamo sei mesi di cassa integrazione in più alle imprese in via di cessione: è una misura di giustizia, con l'inserimento di giuste regole, un ponte per quei lavoratori che stanno nel limbo tra la chiusura e la ripartenza.
Sappiamo tutti quanto siano cruciali i momenti di crisi industriale o di transizione economica, per questo all'articolo 10 è previsto un intervento di integrazione salariale in alcuni settori. Per il 2025, si estende a tutto l'anno la possibilità per le microimprese fino a 15 dipendenti del settore moda (inclusi il tessile, la pelletteria, l'abbigliamento, il calzaturiero, il conciario) di accedere a 12 settimane di trattamento di integrazione salariale, anche in deroga ai limiti ordinari.
Ebbene, grazie all'azione anche del gruppo della Lega è stato introdotto l'articolo 10-bis, che rappresenta un punto di svolta per il mondo del lavoro. Viene introdotta una disciplina speciale, valida dal 1° luglio al 31 dicembre 2025, per fronteggiare situazioni eccezionali legate al clima, in particolari ondate di calore o intemperie. Le imprese edili, lapidee e affini potranno accedere alla cassa integrazione ordinaria, anche se hanno già superato i limiti massimi di durata, se le sospensioni sono dovute a proprio a eventi climatici esterni.
Poi, un'importante misura viene introdotta per i lavoratori agricoli: parliamo della CISOA, la cassa integrazione per operai agricoli, che, da anni, era accessibile solo ai lavoratori a tempo indeterminato. Con questo provvedimento, per la prima volta in modo chiaro e netto, si estende la CISOA anche ai lavoratori stagionali agricoli, colpiti da eventi climatici esterni. È un risultato che rivendichiamo con orgoglio, frutto di un confronto serio, di un'attenzione vera alle difficoltà di migliaia di braccianti, di lavoratori, in condizioni spesso durissime, esposti al sole, alla grandine, a piogge improvvise. Il cambiamento climatico è una realtà. Non è solo una norma, è un principio di giustizia sociale: ogni lavoratore, a prescindere dal contratto, ha diritto alla sicurezza, alla tutela e alla dignità. È una battaglia di civiltà che la Lega ha portato avanti e che oggi entra nel cuore del provvedimento, in questa fase è transitoria, ma, ovviamente, potrebbe anche diventare strutturale.
C'è poi l'articolo 10-ter, che prevede un contributo straordinario per i nuclei familiari che ricevono l'assegno di inclusione e che si trovano nel mese di sospensione obbligatoria previsto dalla normativa vigente. Anche qui, la Lega ha detto: non possiamo lasciare le famiglie senza sostegno nemmeno un mese. È una misura che nasce dal buonsenso e dal rispetto verso i più fragili, un'attenzione responsabile per il sociale.
Colleghi, quello che emerge con forza da questo decreto è che la Lega è una forza di Governo solida, concreta e vicina al territorio. Ringrazio i colleghi di Commissione al Senato che, assieme al Governo, hanno lavorato con spirito costruttivo per migliorare ulteriormente il provvedimento. Abbiamo contribuito a migliorare il testo, rendendolo più efficace, più vicino alla realtà vissuta dai lavoratori e dalle imprese. Abbiamo dimostrato, ancora una volta, che si può governare difendendo l'ambiente e tutelando il lavoro, proteggendo la salute e rafforzando l'industria, aiutando chi ha bisogno e valorizzando chi investe. È una sintesi difficile, ma possibile.
Tutte queste misure non sono singoli provvedimenti slegati, sono tasselli di una strategia più ampia, che si inserisce in un quadro di Governo coerente e positivo. Qui non posso che ricordare i 1.000 giorni di Governo che abbiamo superato in questo momento e che nessuno ha mai raggiunto. I 1.000 giorni del Governo di centrodestra hanno restituito credibilità, stabilità e crescita al Paese. I numeri parlano di 1 milione di nuovi posti di lavoro, mai così tante donne occupate. È una rivoluzione silenziosa, fatta di lavoro stabile, dignitoso e qualificato. Ricordo che lo spread è sceso da 236 a 89 punti base, il livello più basso degli ultimi 15 anni. La fiducia degli investitori sta tornando, sono numeri che non nascono a caso, ma da politiche economiche serie e realistiche.
Sul fronte delle imprese, questo Governo ha attratto 80 miliardi di investimenti esteri e abbiamo recuperato 65 miliardi di evasione fiscale in due anni. Ricordo che abbiamo ridotto il cuneo fiscale e riformato l'Irpef - grandi battaglie a cui la Lega ha contribuito -, rinnovato contratti pubblici, aumentato le pensioni minime e sostenuto il potere di acquisto. Anche sulla sicurezza abbiamo avuto dei risultati: 41.790 nuove assunzioni tra le Forze dell'ordine e i Vigili del fuoco e un calo del 37 per cento degli sbarchi dal 2022.
La Lega è parte essenziale di questo percorso, lo è in Parlamento, dove lavora con rigore e serietà, e lo è al Governo, con i nostri Ministri e i nostri Sottosegretari, che ringrazio, dove porta buonsenso, esperienza amministrativa e vicinanza al territorio. La Lega si impegna a risolvere i problemi, lo fa ogni giorno a fianco dei lavoratori, degli imprenditori e delle famiglie. Colleghi, questo decreto fa parte di un percorso più ampio di rilancio produttivo, transizione industriale e valorizzazione del lavoro. Votare questo provvedimento con convinzione significa dare forza a un'Italia che non si rassegna, un'Italia che vuole produrre, innovare e crescere, un'Italia che crede in se stessa e nelle sue potenzialità. Per questo motivo, concludo e già preannuncio che in Aula voteremo favorevolmente a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA (M5S). Onorevole Presidente, colleghi, quando si parla di misure urgenti per i comparti produttivi ci si aspetta, come minimo, una visione, una strategia, un piano. Invece, ci troviamo di fronte, per l'ennesima volta, a un decreto-tampone, un collage di norme che assomiglia più a un patchwork di emergenze che a una politica industriale per il Paese.
Prendiamo il caso dell'Ilva, o meglio, dell'ennesimo capitolo dell'interminabile romanzo industriale di Taranto. Il Governo ha avuto l'audacia o, forse, sarebbe meglio dire la faccia tosta, di definire “sostegno produttivo” l'ennesimo finanziamento da 200 milioni di euro destinato a un'azienda commissariata, senza un piano industriale degno di questo nome e con una prospettiva occupazionale sempre più fumosa. E, riferito al Ministro Urso, sa qual è la differenza tra una cura e l'accanimento terapeutico? La cura ha una prospettiva, l'accanimento è solo disperazione mascherata da operatività. Avete cancellato persino il vincolo dell'idrogeno verde come condizione per produrre il preridotto. Avete fatto sparire dal testo ogni riferimento alle fonti rinnovabili, proprio voi che andate in giro a parlare di acciaio green, una definizione talmente abusata da essere diventata un ossimoro: è come dire “carbone pulito”, un'illusione buona solo per gli slogan.
La realtà è ben diversa, la decarbonizzazione è finita nel dimenticatoio e, con essa, l'intero disegno di transizione ecologica della siderurgia italiana. Il caso DRI d'Italia, la società costituita da Invitalia per gestire l'impianto di preridotto a Taranto, è l'emblema del vostro fallimento: prima finanziato dal PNRR, guarda caso tagliato fuori dall'Europa, e allora l'escamotage: rifinanziamento con il Fondo per lo sviluppo e la coesione. È come dire: se l'Europa ci boccia, noi cambiamo nome al progetto e tiriamo dritto.
Sempre riferito al Ministro Urso e alla Presidente Meloni, vorrei far sapere che cos'è la vostra coesione: è quella tra le parole e i fatti, e qui di coeso c'è solo il divario tra ciò che dite e ciò che fate. Ci avete raccontato che questo Governo avrebbe finalmente ridato dignità all'industria italiana e, invece, abbiamo una ex Ilva sempre più svuotata, svenduta, commissariata senza una visione, senza bonifica e senza futuro. L'unica cosa certa è che continueranno ad uscire milioni di euro pubblici. I risultati? Ancora avvolti nel fumo nero che ogni giorno esce dai camini di Taranto. E non chiamatelo investimento, perché un investimento produce valore, qui si producono solo debiti, inquinamento e illusioni.
Veniamo al contesto più ampio. Il decreto si intitola “Misure urgenti per i comparti produttivi”: ma dove sono queste misure? In quale punto esatto il Governo affronta in maniera strutturale la crisi della manifattura italiana? Forse tra le pieghe dell'articolo 1-bis, dove si tenta maldestramente di incentivare il credito per l'area di Piombino, ma lo si fa, come al solito, con una norma scritta in “giuridichese”, che tutela più i futuri creditori ipotecari che i cittadini del territorio. E l'idrogeno? Dove sta il tanto decantato idrogeno verde diventato il nuovo mantra del Ministro Urso? Forse nel passaggio in cui, per agevolare le gare, avete rimosso persino il requisito che fosse prodotto da fonti rinnovabili. Complimenti, siete riusciti a inventare l'idrogeno verde e grigio: un'invenzione tutta italiana che la Commissione europea sicuramente ci invierà per creatività. Ma la verità è che vi siete piegati, ancora una volta, agli interessi di pochi, lo si capisce bene dal modo in cui continuate a svendere pezzi di industria pubblica, a trattare il nostro patrimonio industriale come un ostacolo, invece che come un valore da difendere.
Altro che sovranità economica! E non lo diciamo solo noi del gruppo MoVimento 5 Stelle: lo dicono i numeri, lo dice l'andamento della produzione industriale, in calo da 29 mesi consecutivi e lo dicono le 285.000 aziende che hanno chiuso nel 2024. Ma voi preferite parlare di rilancio: un rilancio fatto di conferenze stampa, non di cantieri aperti. Tutto questo mentre l'Europa ci condanna per le violazioni ambientali a Taranto e in altro, mentre i dati dell'ARPA e dell'ISPRA continuano a segnalare livelli di inquinamento incompatibili con la vita e mentre la città di Taranto aspetta bonifiche che non arrivano e i suoi cittadini muoiono per un diritto negato: quello della salute.
E allora mi viene da chiedersi: cosa ci vuole? Perché questo Governo non si prende la responsabilità di dire la verità? Di riconoscere il fallimento della strategia industriale su Ilva? Di ammettere che i soldi pubblici non bastano più a coprire le mancanze di privati? In tutto questo ci vengono a dire serve tempo, che le trattative sono complesse e che è una questione tecnica.
Ma ci spieghino una cosa: com'è che quando si tratta di riarmare il Paese si trovano 10 miliardi in un attimo, mentre per salvare il comparto strategico, come l'acciaio italiano, servono anni di decreti e rinvii di finanziamenti a pioggia? Forse, perché le armi non pongono domande, l'acciaio sì. L'acciaio obbliga a scegliere da che parte stare, con quale idea di futuro, con quale alleanza e con quali regole. E, voi, cari colleghi della maggioranza, avete scelto: avete scelto di tenere in piedi questo stabilimento con respirazione artificiale, ma senza il cuore industriale; avete scelto di chiamare riconversione quella che è a tutti gli effetti una svendita; avete scelto di sbandierare una transizione ecologica che non c'è, mentre depotenziate ogni vincolo ambientale. Parlate di Accordo di programma. Benissimo. Ma sapete quante volte si è parlato di accordi sul futuro di Taranto? Talmente tante che oggi l'unico vero programma rimasto è quello della sopravvivenza quotidiana degli operai, dei cittadini, dei bambini che respirano polveri sottili, mentre lo Stato firma altri prestiti.
Ecco, questo non è un decreto sul sostegno dei comparti produttivi, è un testamento. È il testamento della vostra incoerenza, la certificazione di un Governo che non riesce a decidere, non riesce a progettare e non riesce a guardare oltre il proprio naso elettorale. Onorevoli colleghi, chiudo con un invito alla maggioranza: abbiate almeno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Non parlate più di transizione green, se, nel frattempo, tagliate fuori le rinnovabili. Non parlate più di sovranità industriale, se, poi, consegnate pezzi strategici del Paese a operatori stranieri. E, soprattutto, non veniteci a parlare di sostegno alle imprese, se l'unico settore che vediamo crescere con costanza è quello dei finanziamenti opachi e delle conferenze stampa. Perché mentre voi sorridete nei salotti della propaganda o, forse, dovrei dire marketing, a Taranto, si continua a morire e lo Stato, lo Stato, resta complice, complice e silenzioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.
SILVIO GIOVINE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, tra oggi e domani, convertiremo in legge un decreto-legge che introduce una serie di misure virtuose, volte a garantire la continuità produttiva, il rilancio industriale e il sostegno occupazionale, in particolar modo, per il polo siderurgico ex Ilva. Parliamo, dunque, di un provvedimento che rappresenta molto di più di una serie di misure urgenti e che si pone come una vera e propria scelta di campo che racchiude una visione chiara e coraggiosa per il futuro dell'Italia produttiva, per il lavoro, per le famiglie e per le tante comunità coinvolte che auspicavano un vero e proprio rilancio per i propri territori.
Un decreto che nasce dalla consapevolezza che il tessuto industriale del nostro Paese, gli sforzi dei nostri imprenditori, i sacrifici di tanti lavoratori coinvolti meritano quegli interventi rapidi, efficaci, duraturi che il Governo Meloni ha saputo garantire, sin dal giorno del suo insediamento, e risposte - ahinoi - attese invano dai Governi che ci hanno preceduto e che oggi emergono con forza proprio dalla città di Taranto, simbolo, suo malgrado, di tante sfide dell'Italia industriale che ora, grazie anche al testo di questo decreto, potrà contare su un nuovo corso. Stiamo parlando, non a caso, del principale polo siderurgico italiano, asset strategico per l'intero comparto produttivo nazionale.
La siderurgia, infatti, è un vero e proprio pilastro del made in Italy, alimenta - lo sappiamo - la difesa, lo spazio, l'auto, l'elettrodomestico, la meccanica, l'industria conserviera e quella ferroviaria, l'Aeronautica e, ancora, la cantieristica e la nautica. Ed è proprio per questo che il Governo Meloni, attraverso il puntuale impegno del Ministro Urso, che ringraziamo insieme a tutta la squadra di Governo, per la serietà, la competenza e la lungimiranza che ha dimostrato anche nell'approcciarsi a uno dei dossier strategici per la nostra economia, ha definito, all'inizio del suo mandato, un Piano siderurgico nazionale che si fonda sui quattro poli di Terni, Piombino, Taranto e Genova, con una strategia che si pone l'obiettivo di coniugare la sostenibilità ambientale ed economica, tutelando la salute pubblica, l'occupazione e la continuità produttiva dei nostri impianti.
Quello che, attraverso il Piano di decarbonizzazione, intendiamo realizzare è proprio il più grande polo siderurgico europeo green, con i forni elettrici a Taranto e Genova, in sostituzione degli altiforni, secondo quel cronoprogramma di condivisione estrema con gli enti locali, nell'ambito dell'accordo interistituzionale. Perché è evidente che, proprio in una fase così delicata, non si può prescindere da una piena ed efficace sinergia fra tutti gli enti coinvolti. Ed è proprio a tal proposito che, a nome di tutto il gruppo Fratelli d'Italia, ci tengo a esprimere massima solidarietà al sindaco di Taranto, Bitetti. Sono inaccettabili le intimidazioni che hanno portato alle sue dimissioni. Va condannata, senza esitazioni, ogni forma di pressione o violenza che possa compromettere il libero esercizio delle funzioni istituzionali. Tornando al testo, è evidentemente strategica, e lo sarà, la realizzazione di impianti di preridotto, attraverso i quali, anche attraverso un importante stanziamento pubblico - si parla di circa 1 miliardo di euro -, riusciremo a produrre acciaio pulito ad alto valore aggiunto.
Stiamo parlando di una rivoluzione vera e propria, che finalmente potrà ridare vita ad aree per troppo tempo ostaggio sia della crisi occupazionale sia della follia dell'estremismo ideologico. Non solo, certamente rilevante sarà l'autorizzazione del finanziamento fino a 200 milioni, dedicato a misure urgenti di manutenzione e messa in sicurezza degli stabilimenti. È un intervento fondamentale non solo per proteggere gli impianti, ma contestualmente per tutelare i lavoratori e famiglie.
E ancora, le semplificazioni burocratiche per investimenti superiori ai 50 milioni di euro; l'autorizzazione, anche per il 2024, a regioni e province autonome, a usare fondi residui per sostenere le imprese strategiche; lo stanziamento di 20 milioni per interventi di integrazione salariale straordinaria per salvaguardare migliaia di posti di lavoro nel settore dell'artigianato, in particolare in quello della moda; l'incremento del Fondo per interventi strutturali di politica economica di 3,7 milioni di euro per l'anno 2025, 2,2 milioni per l'anno 2026 e ben 4,3 milioni per l'anno 2027; l'introduzione di una disciplina speciale per la cessazione del contratto d'acquisto di complessi aziendali, nel caso in cui l'organo commissariale abbia esperito azione di risoluzione per inadempimento, di annullamento e di accertamento del mancato verificarsi degli effetti traslativi del contratto, consentendo, di fatto, il subentro di un nuovo soggetto anche a controllo pubblico; infine, l'aumento del tetto di spesa per il sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti da aziende sequestrate o confiscate in amministrazione giudiziaria per gli anni 2025-2026.
È evidente che si tratta di una trattazione che non può che essere sommaria, visto il poco tempo a disposizione, di tutti gli argomenti, di tutti gli interventi che vengono affrontati in questo virtuoso testo. Mentre l'opposizione si ostina a perseguire la strada delle critiche sterili e strumentali - purtroppo abbiamo avuto modo di sentirlo anche poc'anzi - noi continuiamo a credere, a investire nel nostro sistema produttivo, così come dimostrato dai 12 articoli di questo provvedimento: l'ennesimo atto dell'Esecutivo Meloni per accompagnare al meglio le nostre imprese verso le sfide della transizione ecologica e della modernizzazione industriale. Il simbolo di questo ambizioso percorso non può che essere la città di Taranto, un'area che ha, per troppo tempo, pagato un prezzo altissimo, diventando, suo malgrado, modello di grande resilienza da esportare in tutta Europa. L'intento è quello di trasformare queste ferite in opportunità, consegnando alle future generazioni un patrimonio di orgoglio, di lavoro e di dignità. Grazie al rilascio della nuova autorizzazione integrata ambientale, la più avanzata d'Europa - occorre ricordarlo - per la tutela della salute pubblica, con ben 470 prescrizioni, abbiamo garantito continuità produttiva e occupazionale, rafforzato il presidio ambientale e scongiurato la chiusura del più grande polo siderurgico italiano, non solo, rilanciandolo, con l'obiettivo di renderlo, nel più breve tempo possibile, un modello europeo avanzato di siderurgia green.
Tutto questo lo stiamo facendo dopo una gestione che non possiamo non definire fallimentare dei Governi che ci hanno preceduto. Dieci anni di immobilismo, di lassismo, di scelte sbagliate a cui Fratelli d'Italia si è sempre opposta però in modo costruttivo, con serietà, con responsabilità e tante, tante proposte alternative. A me spiace doverlo sottolineare, ma è inevitabile farlo visto le parole che abbiamo sentito poc'anzi in discussione generale, perché solo nel 2019 il MoVimento 5 Stelle proponeva addirittura la coltivazione di cozze come alternativa alla chiusura dell'Ilva e favoriva contestualmente il disimpegno della multinazionale indiana ArcelorMittal, eliminando di fatto lo scudo penale. Senza considerare che ancora nessuno ci ha spiegato per quale motivo nel 2017 il più grande polo siderurgico italiano è stato ceduto, anzi - mi si consenta - svenduto alla più agguerrita concorrente internazionale senza che venisse presa in considerazione un'altra proposta che vedeva, come cordata al suo interno, anche Cassa depositi e prestiti che verosimilmente avrebbe potuto tutelare maggiormente l'interesse nazionale. Comunque, per fortuna, quella sciagurata stagione è stata archiviata.
Oggi l'Italia può confidare su un Governo che, anche rispetto a questo dossier strategico per la nostra economia, ha le idee chiare e una visione responsabile e concreta che coinvolge sviluppo, ambiente e lavoro. Per tutte queste ragioni posso anch'io preannunciare che in Aula domani ci sarà un voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Questo non è il primo provvedimento sull'ex Ilva del Governo Meloni e purtroppo - anzi, ne sono certo - non sarà nemmeno l'ultimo. Ora, è chiaro che il tema Ilva si trascina da anni senza che si sia riusciti a trovare nel frattempo una soluzione plausibile, però è altrettanto certo che, a partire dall'insediamento del Governo Meloni, il dossier Ilva ha intrapreso un vero e proprio percorso ad ostacoli.
Gli ultimi tre anni hanno rappresentato per i cittadini di Taranto un'esperienza che definirei inquietante, costellata di dubbi e di paure per il proprio futuro. Eppure, come è altrettanto chiaro, col PNRR era stata finalmente tracciata una strada: risorse certe per avviare la decarbonizzazione, impegni concreti per favorire la transizione dalle fonti fossili all'idrogeno ed energia pulita per alimentare gli stabilimenti. Per la prima volta, dopo anni di indifferenza e di difficoltà a gestire un dossier enorme e gigantesco come quello relativo alla più grande acciaieria in Italia, il più grande complesso siderurgico d'Italia, la Repubblica aveva assunto impegni certi e concreti.
Oggi il timore che quegli impegni vengano meno e che si stia facendo un passo indietro è purtroppo altissimo. E a dircelo non è soltanto questo decreto che si limita a tamponare ancora una volta una situazione al limite della disperazione, come dimostra palesemente quello che è successo lunedì al sindaco di Taranto e che è la prova provata di una situazione di esasperazione che questo Governo continua ad ignorare in maniera colpevole.
A confermarlo agli italiani e ai tarantini è l'atteggiamento che questa maggioranza e questo Governo hanno avuto lungo tutto l'arco di questa legislatura, di cui gli avvenimenti di queste settimane sono soltanto gli ultimi capitoli. In appena due anni e mezzo siete riusciti a dire tutto e il contrario di tutto. Abbiamo visto due Ministri, Urso e Fitto, litigare e complottare l'uno contro l'altro per sfilarsi il dossier a vicenda e avviare trattative separate, e ancora oggi segrete, con ArcelorMittal, consentendo ad ArcelorMittal di ultimare la missione per la quale era arrivata a Taranto, cioè uccidere il suo principale concorrente e questo nonostante ve lo abbiamo detto in tutti i modi, nonostante lo abbiamo detto al Ministro Urso e alla Presidente Meloni in tutti i modi; e voi lo avete consentito.
Abbiamo visto un nuovo commissariamento e una nuova amministrazione straordinaria. Abbiamo visto il ripetersi, senza alcuna soluzione di continuità, di misure inconcludenti. Avete svuotato il patrimonio destinato alle bonifiche, avete provveduto a fare iniezioni di qualità per garantire la continuità produttiva e avete offerto meri palliativi alle imprese dell'indotto, lo scudo penale per i gestori e ammortizzatori sociali a vita per migliaia di dipendenti. Nel mezzo di tutto questo il nulla. Avete navigato a vista per due anni e mezzo. E ciò che si sta concretizzando in queste settimane non è tanto diverso da quello che abbiamo visto finora; anzi, potremmo dire, purtroppo, che è addirittura peggio perché, grazie a norme approvate ad hoc, vi siete portati a casa un'AIA spaventosa e orrenda. Dodici anni di autorizzazione alla produzione di 6 milioni di tonnellate all'anno con i vecchi impianti, gli stessi che le sentenze e i giudici hanno fatto chiudere per inquinamento mortale. Il triplo di quanto si produce ora. Il triplo di quanto si produce ora! L'aspetto ancora più inquietante è che tutto ciò lo avete fatto mettendo ai margini della discussione gli enti locali, gli stessi enti su cui però ricadono sempre e costantemente le conseguenze delle vostre scelte.
Questa cosa, signor Presidente, deve essere chiara. Con il senno di poi abbiamo compreso che la discussione sull'accordo di programma è stata una vera e propria arma di distrazione di massa, mentre lavoravate per portarvi a casa l'AIA che avete approvato.
Allora, Presidente, non possono essere sufficienti i comunicati di solidarietà quando un amministratore, come il sindaco di Taranto, viene preso di mira e una città è assediata, come in queste ore Taranto.
Il Ministro deve finalmente metterci la faccia. Dopo due anni e mezzo deve metterci la faccia. Deve andare di persona a Taranto e spiegare che, nonostante un'AIA che ha esclusivamente l'obiettivo di lucidare l'argenteria, sperando poi che quest'argenteria se la compri qualcuno sul mercato, quindi nonostante quest'AIA, la decarbonizzazione è una prospettiva realizzabile e, anzi, è una prospettiva da realizzare a tutti i costi. Costi quel che costi! Anche a costo di non trovare alcun acquirente e di mettere lo Stato nelle condizioni di gestire l'acciaieria. Basta diktat! Basta ricatti! Le ultime settimane sono state scandite dal Ministro Urso che, nelle sue riunioni, ripeteva slogan del tipo: “o firmate qui o dobbiamo chiudere”; “senza AIA ce ne laviamo le mani”; “la nave qui e il rigassificatore lì”.
Basta! Basta! Ilva, con la nuova AIA, resterà sospesa a mezz'aria, tenuta in piedi da nuovi finanziamenti pubblici, probabilmente ancora una volta a scapito dei soldi per le bonifiche, mentre tornerà a inquinare aria, terra e mare di Taranto.
Questa è la fotografia, altro che quello che ho sentito in Aula. È la fotografia più evidente e plastica del vostro fallimento sul dossier Ilva. In questi due anni e mezzo, da questa parte dell'emiciclo, sono arrivate sempre e solo mani tese, pronte ad aiutarvi anche banalmente per consolidare quel percorso che era stato iniziato con il Governo “Conte 2” e poi con il Governo Draghi. E anche nell'esame di questo provvedimento non siamo stati da meno: qualche decina di emendamenti su tutti i temi sensibili di questa questione. Tutti ovviamente respinti. Abbiamo chiesto risorse e proposto soluzioni per garantire i livelli occupazionali. La transizione dei prossimi mesi finirà per ricadere ancora una volta - ancora una volta! - sulle spalle dei lavoratori, lavoratori che da 10 anni pagano lo scotto dell'incertezza. Vi abbiamo chiesto se fosse giusto che proprio loro, ancora una volta, dovessero sobbarcarsi le conseguenze di un eventuale passaggio di consegne e se fosse giusto che pagassero, con il licenziamento o con un altro interminabile periodo di trattamenti di cassa integrazione, le evoluzioni che ci saranno: nessuna risposta.
Vi abbiamo chiesto di rimettere al centro la tutela dell'ambiente, restituendo i soldi che avete sottratto alle bonifiche, alle opere di ambientalizzazione e alla riqualificazione del SIN: niente! Siamo stati totalmente ignorati. Abbiamo proposto, per l'ennesima volta, una valutazione di impatto sanitario e del danno sanitario, anche qui con una necessità non rinviabile, visto che vi siete autorizzati la ripresa di una produzione che chiaramente sarà inquinante.
Abbiamo chiesto che ci fosse un'attenzione particolare per i cittadini di Tamburi. Parliamo di bambini che crescono e respirano veleno e di famiglie che ogni anno contano malati e morti. Vi siete girati dall'altra parte. Abbiamo chiesto di assicurare risorse sufficienti per fare manutenzione agli impianti che, come le cronache ci dicono, ogni tanto esplodono o prendono fuoco. Lo abbiamo chiesto soprattutto perché, dovendo quegli impianti riprendere a funzionare, il rischio che tutto quello che è successo oggi, con una produzione di 2 milioni di tonnellate, possa succedere, a maggior ragione con una produzione di 6 milioni di tonnellate, credo sia evidente.
Nulla! Avete voluto mantenere, come fate sempre da quando è iniziata questa legislatura, il silenzio. Abbiamo chiesto misure di sostegno per l'indotto, le imprese fornitrici, l'autotrasporto; risorse per dare loro il minimo sindacale, per poter pagare alcuni di quei milioni di fatture non pagate, e norme per consentire l'accesso al Fondo per le PMI o le garanzie SACE. Nulla, nulla, nulla, nulla! E poi abbiamo chiesto delle garanzie su ciò che accadrà: se l'acquirente non dovesse essere trovato - cosa, diciamo, abbastanza probabile -, abbiamo chiesto che sia lo Stato a farsi carico della gestione di Ilva, che sia lo Stato a garantire e ad assicurare che il percorso di decarbonizzazione arrivi fino alla fine, che consenta finalmente di avere a Taranto una prospettiva di produzione che non ammazzi le persone.
Lo Stato ha le sue enormi, gigantesche responsabilità per non aver vigilato, per non avere trovato prima una soluzione ambientalmente e umanamente sostenibile per la comunità. Per questo è fondamentale che lo Stato continui a occuparsi di Taranto, e continui a occuparsene anche nell'ipotesi in cui non dovessimo trovare un acquirente disposto a comprare il compendio industriale. Oggi non sappiamo quale sarà il futuro di Ilva, ma non possiamo tollerare che il futuro sia solo minimamente uguale al suo passato.
E lo Stato e le istituzioni sono gli unici a poter assicurare che questa transizione verso una produzione compatibile con l'ambiente si possa realizzare, perché tecnicamente questa cosa è possibile, e se non si fa o non si farà è solo perché il Governo non ha intenzione di impegnarsi fino in fondo come dovrebbe. Ho quasi finito, Presidente. Vi è mancata, nella gestione di Ilva, una capacità tecnica - e su questo devo dire che in vari settori state dimostrando la pochezza della vostra classe dirigente -, vi è mancata una capacità negoziale - ma siete il Governo che non parla con gli enti locali, perché non credete nella prossimità territoriale - e vi è mancata soprattutto l'umanità, e questa è una colpa che non vi potrà essere perdonata.
Perché nella gestione di questo dossier, quello che è mancato è stata la considerazione di ciò che quelle comunità e l'intera regione Puglia hanno sofferto in questi anni. Il Partito Democratico voterà decisamente e convintamente contro questo provvedimento, che non dice nulla e non cambia nulla. È un decreto che restituisce un silenzio assordante e insensibile a una comunità che continua a gridare senza essere ascoltata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI (AVS). Grazie, Presidente. Partiamo dagli elementi di certezza, su cui credo che dobbiamo convenire tutti. Lo stabilimento ex Ilva è quasi fermo: su 5 altiforni, attualmente solo uno è in funzione; gli altri sono formalmente fermi per manutenzione e uno è stato messo sotto sequestro dopo l'incidente del 7 maggio, perché una cosa che non si è mai fermata a Taranto sono gli incidenti sul lavoro. Nel 2024 a Taranto sono state realizzate solo due tonnellate di prodotti; per l'equilibrio economico dello stabilimento ne occorrerebbero sei.
Degli 8.000 dipendenti diretti, 3.500 sono in cassa integrazione; anche in questo provvedimento vengono sostanzialmente dimenticati i lavoratori dell'indotto, come se fossero già considerati un prezzo da pagare.
L'unica certezza che abbiamo in questo momento è un'autorizzazione integrata ambientale che prevede un limite di 6 milioni di tonnellate all'anno di carbone per altri 12 anni. E tutte le parole che abbiamo ascoltato in quest'Aula finora da parte della maggioranza in realtà ci dicono il contrario di quella che è una prospettiva invece evidente, del tutto evidente.
Dodici anni sono troppi, sono un tempo infinito, rispetto al quale le preoccupazioni dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali, dei cittadini e degli amministratori sono davvero il minimo. E a questo proposito devo anche dire, con un po' di sincerità, che è davvero pelosa anche la solidarietà al sindaco di Taranto che è stata espressa qualche minuto fa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Lo capisco, un Governo e una maggioranza non possono dire, Presidente, di non sapere cosa fare. Possono fare una cosa e dirne un'altra, esercizio abbastanza comune, però almeno va detto che l'enfasi della destra è davvero fuori luogo, davvero inascoltabile. Il problema non è qua, ancora una volta, l'ennesima volta - noi siamo in questa legislatura, ma chi ne ha esperienza chissà quante volte avrà sentito queste parole, questi toni - enunciare una serie di “sì” ovvi, quasi banali, scontati (non c'è un solo soggetto che non dica tutte queste cose: “sì” alla decarbonizzazione, “sì” al lavoro, “sì” alla bonifica, “sì” alla salute) e poi lasciare in piedi, con un atto di Governo, tutte queste contraddizioni.
La contraddizione che c'è in questo momento tra il lavoro, la salute, la bonifica, la decarbonizzazione e la transizione, questo provvedimento le lascia tutte in piedi. Se ne avesse risolta una, noi avremmo capito, effettivamente, quale fosse la strada. No, tutte le contraddizioni in piedi. Guardate, colleghe e colleghi, Presidente, noi abbiamo forse un solo vantaggio in questa vicenda: qui non c'è uno solo, di alcuna forza politica, che non abbia avuto responsabilità locali, regionali o nazionali di governo di questa vicenda. Questa è l'unica certezza che abbiamo e non riusciamo neanche a partire da questo, non riusciamo neanche ad aprire un confronto con quelli che hanno un interesse primario in questa vicenda, a partire dalla responsabilità.
No, ancora, per l'ennesima volta, nella peggiore modalità di fare politica, il mestiere qui sembra soltanto quello di scaricare la responsabilità sugli altri. Anche questo - vi assicuro, io credo che sia stato totalmente percepito dai lavoratori e dai cittadini di Taranto - è un esercizio vuoto. Lo possiamo e lo potete fare altre mille volte, ma non funziona più. E quando una cosa non funziona più, bisogna capire che non funziona più (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), altrimenti questo mestiere non lo sapete fare.
I forni elettrici non sono la decarbonizzazione, non è l'acciaio green, forse - questo non lo so, perché non sono un tecnico, ma su questo c'è chi si confronta - sono la compromissione di quell'obiettivo. È una strada forzata? È la scelta a cui si arriva in modo condiviso? Se è in modo condiviso… ma questa scelta, guardate, non si può fare senza il consenso dei cittadini di Taranto, questo è il punto, qualsiasi scelta. Siamo a un punto della vicenda in cui niente si può fare in modo efficace. Poi si fanno i decreti, si fanno le norme, a maggioranza si possono fare tutti i provvedimenti del mondo, ma non si può fare, non si può andare avanti, non si può portare effettivamente a casa un obiettivo senza i cittadini di Taranto.
Perché “la salute prima di tutto” non è uno slogan; “la salute prima di tutto” è uno slogan di cui sono stanchi i cittadini, non ce la fanno più. E quando un Governo fa - abbiamo difficoltà a contarli - il sesto intervento, il settimo, l'ottavo, il nono, non lo sappiamo neanche, ci sarà qualche problema? Tu non puoi fare cinque, sei, sette, otto, nove interventi sulla scorta dello stesso slogan, e quello che vive quella condizione non è d'accordo, perché la salute non se la sente addosso. Allora ci sarà qualche problema? Un problema che, ripeto, sarebbe sbagliatissimo addebitare a una sola esperienza di governo nazionale, regionale o locale. Tutti quanti hanno responsabilità in questa terribile vicenda, che segna in negativo la storia di questo Paese e in particolare la storia del Mezzogiorno. Per questo abbiamo il dovere di uscirne.
Abbiamo il dovere di uscirne, anche trovando coraggio, però. Duecento milioni per la continuità produttiva sono un messaggio negativo, non sono un messaggio positivo. Noi abbiamo provato almeno a raddoppiare questa cifra, ma ci è stato detto di no. Cosa significa? Cosa significano, in questo momento, risorse così limitate per la continuità produttiva? Dovranno significare pure qualche cosa.
Noi, in questo momento, abbiamo un Parlamento totalmente scollato: questa discussione è scollegata, paradossalmente, da quello che avviene a Taranto in questo momento, dalla discussione nella città, dalla discussione che fanno le organizzazioni sindacali, e ha un effetto, che va tutto compreso, anche rispetto al confronto che si terrà domani e nei prossimi giorni. Perché qui c'è un altro punto: rispetto al confronto tra Governo, organizzazioni sindacali, organizzazioni datoriali e istituzioni locali, questo provvedimento quale peso ha? Lo vuole condizionare in negativo? Cioè, vuole far trovare cose fatte? Vuole manifestare plasticamente un arretramento? Perché qui siamo di fronte a un arretramento, è evidente, rispetto alla prospettiva da parte dello Stato, del Governo e della maggioranza.
Io credo che con i tempi ci siamo trovati male in questa vicenda, a fare questa discussione qui, contestualmente a un confronto che, invece, deve essere totalmente aperto, quello delle prossime ore. Anche perché l'arretramento evidente che si segna in questo provvedimento, in realtà, non è l'avanzamento, ma è l'arretramento del ruolo dello Stato, anche rispetto alla prospettiva e alle dichiarazioni. Infatti, se leggiamo il provvedimento, abbiamo ammortizzatori sociali e sistemi di aiuto. Ma il ruolo dello Stato è costituito dagli ammortizzatori sociali, in una vicenda come questa? Non è possibile. Il punto credo che sia questo: la scelta pubblica e il pubblico che se ne fa carico. Ma in tutti i sensi la scelta pubblica e il pubblico che se ne fa carico.
Noi, questo film, come si dice, lo abbiamo già visto, e non ci è neanche piaciuto, credo che non sia piaciuto a nessuno: il ruolo del privato - per il quale questo provvedimento getta le basi e determina le condizioni per un contributo del privato - non può garantire l'obiettivo pubblico. Noi non possiamo continuare a non imparare dall'esperienza, in una vicenda gigantesca e centrale per il futuro di un Paese come questo. Non possiamo percorrere la stessa strada, non possiamo commettere gli stessi errori. Ma, anche qui, c'è il messaggio, nel provvedimento il messaggio c'è. L'assenza - non solo nel provvedimento, ma anche nella discussione e nel ruolo che sta avendo il Governo in questa vicenda - del piano industriale ha questa motivazione, l'assenza del piano industriale rappresenta questo: è l'arretramento e la consegna eventuale al privato delle modalità attraverso le quali, teoricamente, perseguire l'obiettivo che il pubblico individua. Non sarà possibile, si sbatterà la testa sicuramente di fronte a questa cosa.
Allora, siamo ancora all'aspetto peggiore di questa vicenda e, rispetto a questo, io davvero faccio un appello: bisogna uscirne. Bisogna uscirne perché, tra tanti esempi positivi che ci sono in questo Paese, per come è fatto, per la forza e le potenzialità che ha, ce n'è uno fortemente negativo, che è la vicenda di Taranto, è la vicenda dell'Ilva. E l'aspetto negativo di questa vicenda è quello di mettere le persone - cittadini e lavoratori - di fronte a una scelta che uno Stato moderno non si può consentire: perdere la vita o perdere il lavoro. Qui dentro c'è ancora scritto che o si va verso la vita e verso la salute o si va verso la perdita del lavoro. Questa è la colpa, questa è la responsabilità che non vi siete assunti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Qui non c'è l'assunzione di responsabilità rispetto, invece, all'unico vero slogan, anzi, non slogan, all'affermazione di fondo del Parlamento, neanche del Governo: non mettere i lavoratori contro i cittadini, le istituzioni contro le organizzazioni sindacali, il Governo contro non so chi.
Perché abbiamo ancora la contraddizione di fondo di quella vicenda: devi scegliere come morire. Non si possono mettere i cittadini di fronte a questa scelta: come muori. Cioè, in una famiglia, non ci può essere uno fortemente impegnato nella lotta per la salute e un altro, che è un dipendente dell'Ilva, che, invece, difende necessariamente l'altro interesse. Che Stato è quello che tiene dentro la stessa famiglia due persone, a tavola, a rappresentare due interessi che ancora sono contrapposti? Quello è il punto. È facile? Ci mancherebbe altro. Attenzione: non è il momento della demagogia. Se avete percepito note nel mio intervento, mi scuso; io, però, in tutta onestà, qualcosa ho sentito fino adesso. Questo non è il momento della demagogia. E lo dico a tutti: questo Governo è veramente incapace di portare il dibattito pubblico e le conseguenti scelte pubbliche fuori da questa strettoia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.
LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Questo decreto è l'ennesimo ricatto, l'ennesima minaccia per i cittadini di Taranto, per il territorio, per la Puglia, per tutte le persone che da troppo tempo attendono risposte, per tutti i cittadini che vivono sotto una nube di inquinamento e che hanno perso i propri cari a causa dei fumi di uno stabilimento che ha sottratto, ormai, troppe vite.
Il provvedimento di cui discutiamo oggi in Aula avrebbe potuto introdurre delle soluzioni, così come il MoVimento 5 Stelle ha chiesto da tempo e per le quali, sin dall'inizio, continuiamo a batterci: chiusura delle fonti inquinanti, bonifiche vere con investimenti veri, tutele dei lavoratori, riconversione economica, sociale e culturale. Voi di questa maggioranza, invece, avete deciso di chiudere la porta in faccia ai cittadini, di disinteressarvi, di scappare dalle vostre responsabilità. Codardia: questa è la parola che più vi rappresenta, perché voi fuggite da ogni discussione e non fornite alcuna soluzione né alcuna prospettiva. State solo conducendo una politica fallimentare, basata sull'irresponsabilità e sul ricatto occupazionale. Questi siete voi, questa è la linea del Ministro Urso, il quale, da quando è in carica, è colpevole di aver peggiorato la situazione e di aver abbandonato un territorio.
Io mi chiedo come sia possibile arrivare a tanto; come possa un Governo agire e fallire così, continuamente; come possa una Presidente del Consiglio non dire, su una tematica così importante, nemmeno una parola: niente, nulla. E il vostro silenzio è colpevole, la vostra incapacità, purtroppo, non ha giustificazioni: siete responsabili di un provvedimento, l'ennesimo, che è un'esecuzione nei confronti dei cittadini di Taranto. Di fronte a 4.000 lavoratori in cassa integrazione, uno stabilimento con impianti sotto sequestro e perdite di circa 100 milioni al mese, voi scegliete consapevolmente di non agire, di lasciare che le cose peggiorino, di condannare i cittadini di Taranto a non avere, praticamente, alcuna speranza. È un inganno nei confronti di una regione, di un territorio, di una città, dei lavoratori, delle imprese dell'indotto, che chiedono aiuto e, invece, sono schiacciati da una situazione inaccettabile.
Questo fallimento - lo ripeto ancora una volta - ha un nome e un cognome: Adolfo Urso, un Ministro che non ha alcuna idea di come portare avanti una politica industriale; un Ministro che è responsabile di 29 mesi, su 31, di calo della produzione industriale in questo Paese, che non mette in campo alcuna misura, ma è solo capace di portare avanti una narrazione propagandistica che fa acqua da tutte le parti. A pagarne le spese, però, sono i cittadini. Dal 2023 ad oggi, su Ilva avete stanziato oltre 1,7 miliardi di euro di soldi pubblici, impiegati per uno stabilimento che sta crollando.
Ma non vi vergognate di questo? Anche di fronte ai pericoli siete capaci di voltarvi dall'altra parte. Non vi ricordate che si è rischiata, per esempio, recentemente la tragedia con l'esplosione dell'altoforno 1? E allora ve lo ricordiamo noi. Non lo sapete che ci sono famiglie che non riescono più ad andare avanti, che hanno perso familiari, che hanno perso la speranza? Bene, ve lo ricordiamo noi. Voi praticamente fate finta di non sapere. Allora, vi diamo un consiglio, vi do un consiglio: provate ad andare a Taranto, abbiate il coraggio di andare. Io sentivo prima il collega Giovine fare un po' anche ironia sulla situazione di Taranto, su quelle che erano le proposte per provare a riconvertire economicamente il territorio. Andasse a Taranto a fare ironia e lo splendido davanti ai cittadini e alle associazioni che hanno perso i familiari, i propri figli e che combattono quotidianamente con le malattie e con il ricatto occupazionale e vediamo poi se questa ironia gli passa.
Ma al di là di questo, Presidente, questo decreto - come già detto - è un vuoto a perdere. Stanziate, anche in questo provvedimento, altri 200 milioni di euro senza dire, però, qual è il piano, come verranno spesi: praticamente regaliamo soldi così, tanto sono soldi dei cittadini e chissenefrega. Voi rinviate, diminuite le tutele, aumentate i poteri dei commissari. Con questo decreto mettete l'ennesima pietra sul futuro di riconversione, sul futuro di Taranto, cancellate la speranza di percorrere la strada, che noi vi abbiamo indicato, della decarbonizzazione che il MoVimento 5 Stelle aveva avviato con il Governo “Conte 2” con il cantiere Taranto grazie al Presidente Conte, all'impegno del MoVimento 5 Stelle e del Sottosegretario Mario Turco, che si erano impegnati in questo stanziando importanti risorse. Voi avete cancellato tutte le risorse che c'erano per andare in questa direzione, per realizzare forni elettrici, a idrogeno: avete cancellato tutte le risorse che andavano a intervenire in questo. Noi diciamo un chiaro “no” all'autorizzazione integrata ambientale, che prevede per altri 12 anni la produzione a carbone; diciamo “no” ad un accordo interministeriale che prevede solo fossile, inquinamento, rischi per l'ambiente e, soprattutto, ancora per la salute dei cittadini.
Presidente, mentre il territorio continua ad essere a rischio, il Governo non prevede le bonifiche, la riconversione industriale green dell'impianto a idrogeno verde e la chiusura delle fonti inquinanti; non prevede la tutela dei lavoratori, non prevede la tutela dell'ambiente. Il Governo Meloni praticamente sta remando nella direzione opposta a quella giusta per Taranto. State autorizzando, di fatto, per altri 12 anni la produzione a carbone. Ma vi rendete conto di quali possono essere le conseguenze delle vostre azioni? Evidentemente no, e volete anche trasformare - tra tutte le follie che ho già citato - l'altoforno 2 in un inceneritore dove bruciare oltre 50.000 tonnellate di plastiche. Veramente allucinante, è gravissimo quello che sta accadendo. Ma noi non possiamo accettare che un Governo non tuteli la salute delle persone e, soprattutto, se ne infischi del futuro e della prospettiva che potrebbe avere un territorio. Non possiamo accettare l'AIA, come ho detto, che avrà un impatto pesantissimo sulla salute dei cittadini e sull'ambiente.
Voi dite che garantire la continuità produttiva è necessario, ma state legittimando il riavvio degli altiforni barattandolo - questo è - con la vita dei cittadini. E allora ditelo chiaramente ai cittadini che l'AIA è stata approvata con il parere negativo dell'Istituto superiore di sanità, dell'Ordine dei medici e di ARPA Puglia, e se il MoVimento 5 Stelle non avesse fatto l'accesso agli atti, tutti questi documenti sarebbero secretati, non lo saprebbe praticamente nessuno e, invece, noi lo abbiamo scoperto. Siete voi che avete tenuto questi documenti secretati. Raccontatelo ai cittadini, a quei lavoratori a cui sono stati diagnosticati tumori, alle famiglie che piangono i figli che hanno perso e a tutti coloro che vivono quotidianamente e affrontano le malattie e oggi, invece, si vedono abbandonati da questo Governo che dovrebbe sostenerli e aiutarli.
Presidente, mi avvio alla conclusione. La gestione del dossier Ilva è l'ennesimo esempio di come questa maggioranza stia governando il Paese: è un Esecutivo che non ha le capacità, non ha una visione, è privo di strategia, non consente all'Italia di crescere. Questo è un Governo che ha deciso di non occuparsi degli interessi dei cittadini, ma solo di stendere tappeti rossi alle lobby, agli amici degli amici, di sistemare magari qui e là qualche amico, qualche parente, qualche figlio.
Avete scelto di strozzare gli italiani, incatenandoli a conti da pagare sul piano economico, sociale, ambientale, sanitario, e i costi sono sempre alti: ma tanto, come dite voi, li pagano i cittadini. Con la maggioranza composta da Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega, l'Italia - che tanto dicevate di voler sostenere, di voler difendere - sta crollando sotto il peso dell'incapacità di una classe politica impreparata e inadeguata. Con Meloni al Governo per gli italiani non c'è alcun guadagno, ma solo conti da pagare. Faccio un brevissimo elenco: siete responsabili di un Patto di stabilità che porterà oltre 13 miliardi, anzi, sta già portando 13 miliardi di nuove tasse e tagli; una sconfitta, l'ultima, recente, su tutta la linea, quella relativa ai dazi che impatterà pesantemente sulle imprese, con conseguenze devastanti anche sul piano dell'occupazione; di una sanità al collasso che sta mettendo in ginocchio milioni di cittadini che hanno rinunciato anche alle cure, con conseguenze che vi lascio solo immaginare; di milioni di lavoratori poveri a cui avete negato anche il salario minimo; non avete fatto nulla per diminuire il costo delle bollette; avete votato anche il ReArmEU, investimenti di centinaia di miliardi di euro per nuove armi e armamenti. Di contro, avete aumentato le pensioni ai pensionati minimi di 1,80 euro al mese: avete praticamente tradito ogni promessa fatta agli italiani. E questi sono solo alcuni punti - Presidente, e concludo - ma ce ne sarebbero veramente tanti altri, come il fallimento su Transizione 5.0, oppure la firma dell'aumento per le spese della difesa al 5 per cento del PIL che porterà, da qui ai prossimi anni, 450 miliardi di euro in più da togliere dalle tasche e dai servizi ai cittadini per metterli sulle armi e sugli armamenti.
Noi, Presidente - lo dico chiaramente, e concludo -, siamo contro un Governo che non sta facendo gli interessi degli italiani. Siete praticamente una vergogna. Dovreste chiedere scusa a tutti i cittadini italiani e, in questo caso, ai cittadini di Taranto per tutti i danni che state continuando a fare. Noi però - lo dico chiaramente - saremo sempre dalla loro parte, perché poi vanno compresi assolutamente la rabbia, lo sconforto e la frustrazione dei cittadini e delle associazioni di Taranto che sono stanchi delle chiacchiere e si aspetterebbero da un “Governo coraggio”, quello che voi non avete. Voi siete una vergogna per Taranto e per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.
PAOLA DE MICHELI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Quella di Ilva è sicuramente una storia tormentata e, al di là dell'analisi puntuale di questo decreto che seguirà in parte, io ci tenevo, però, in quest'Aula, a sgombrare il campo da alcune affermazioni che sono pericolose per il futuro di Ilva.
L'ideologia che è scesa in campo tre anni fa, qui e a Taranto, è la vostra ideologia contro la decarbonizzazione; è un'ideologia che ha permeato uno scontro personale tra due Ministri, che ci ha fatto perdere tre anni e che ha, di fatto, reso inefficaci e impossibili da realizzare i provvedimenti, che avrebbero generato le premesse per il rilancio di Ilva che noi avevamo voluto con il PNRR e altri, relativi alla decarbonizzazione, relativi alle bonifiche.
Allora io qui faccio un invito sul tema di Ilva, ma che allargo anche alla dimensione industriale e produttiva del nostro Paese in un tempo così complesso: non usate toni trionfalistici. Avete fatto delle scelte. Secondo noi sono delle non scelte, secondo noi sono insufficienti e, in alcuni casi, potrebbero essere anche dannose. Ma evitate i toni trionfalistici sulla partita di Ilva e sulla condizione industriale del Paese, perché noi abbiamo un secondo trimestre che va a meno 0,1 di PIL. Meno 0,1 di PIL è un campanello d'allarme terribile prima che arrivassero i dazi, prima dell'arrivo dei dazi, che voi ritenete -diciamo così - compatibili con l'assetto industriale, produttivo e commerciale internazionale del nostro Paese ma che, evidentemente, in una condizione di fragilità come questa non sono compatibili e come tutti vedono, sanno e dichiarano, saranno, in realtà, una mazzata pericolosa soprattutto sull'acciaio, oggetto del decreto in discussione oggi.
Lo dico perché, quando si è di fronte alle enormità di problemi come questi, nella legittima difesa delle vostre non scelte, credo che il realismo e la pacatezza siano l'approccio migliore, perché gli effetti di quello che sta succedendo non sono nemmeno comprensibili nelle vostre disponibilità ideologiche. Questo è un decreto dove, alla fine, si prevedono 200 milioni per l'Ilva in stato di amministrazione straordinaria, che sono totalmente insufficienti.
Vi abbiamo chiesto di dimostrare - e queste cose si dimostrano soltanto mettendoci i soldi - che quello stabilimento vi interessa davvero, proponendovi un fondo per la manutenzione, un fondo per la sicurezza, ma, sia al Senato sia alla Camera, tutti questi interventi finanziari sono stati respinti.
L'Ilva tuttora ha, avrà e potrebbe avere un ulteriore enorme problema occupazionale. Ma perché respingere gli emendamenti di protezione dei lavoratori? Sono persone, sono lavoratori che hanno già pagato e che continuano a pagare un prezzo altissimo, in termini sia di sicurezza e di salute sia di incertezza del proprio destino e del destino delle loro famiglie.
Noi abbiamo chiesto una protezione che è protezione del lavoro, del reddito e della sicurezza del lavoro e, anche qui: respinti. Perché non impegnarsi a realizzare un monitoraggio sanitario serio?
Noi da due anni abbiamo chiesto ripetutamente un accordo di programma, al quale siete arrivati in questi giorni con risultati insoddisfacenti, confusionali e preoccupanti: è un accordo lacunoso che lascia aperte le domande fondamentali, oltre che accoppiarsi con questo decreto, che è un decreto striminzito che non risolve le questioni fondamentali di Ilva. Perché la consapevolezza della necessaria decarbonizzazione, la scelta ritardata - che voi avete fatto - di introdurre prospettive di forni elettrici, di investimenti veri sull'idrogeno (che comunque sono insufficienti), la vostra incapacità addirittura di calcolare i fabbisogni energetici - rigassificatore sì, rigassificatore no, forse serve, forse non serve: testimonianza di uno stato confusionale, anche progettuale, di fronte alla necessità conclamata di avviare il processo di decarbonizzazione - ci raccontano di uno stato confusionale, più che tecnico, politico, perché in questo Paese noi, i tecnici bravi, ce li abbiamo, dappertutto, ma è chi guida, chi fa le domande giuste, che poi ottiene le risposte giuste. Voi, fino ad ora, non siete stati in grado di mettere in campo esattamente questo. Ma, soprattutto, la cosa più preoccupante - lo è per me, dal mio punto di vista, anche per la storia personale che ho vissuto con riguardo alle responsabilità che ho avuto su Taranto - è lo stato confusionale sull'assetto futuro di Ilva. Guardate: il fatto che si faccia o non si faccia una nuova gara, un innamoramento temporaneo e fugace di Baku Steel, il fatto che non ci rispondiate sul ruolo dello Stato nel futuro dell'Ilva, ci determina non solo un'avversione alle cose, che puntualmente ci portate in quest'Aula, ma anche una consapevolezza della vostra confusione, che crea incertezza di vita e di prospettive per lavoratori e fornitori.
Per chi e per cosa stiamo facendo tutto questo? Per chi si vota questo decreto? Perché si discute dell'accordo di programma, dove il Partito Democratico è coinvolto e ha la responsabilità di aiutarvi a dipanare un po' di nubi, di fare un po' di chiarezza nella vostra confusione? Per fare una nuova gara? Per rendere la prospettiva di Ilva, nei prossimi 6-7 anni, più appetibile? Perché avete sbagliato quella precedente? Perché avete perso troppo tempo? Ma noi per chi e per cosa stiamo discutendo di tutto questo? Quando arriva la risposta a questa domanda? Quando arriverà? Quando?
Sarà sempre troppo tardi, perché, se si sa dove si vuole andare, si riescono a costruire le alleanze territoriali, nazionali, con i sindacati, con il mondo della subfornitura, con il mondo dell'industria, per riuscire ad arrivarci a quell'obiettivo; ma se si crede che, senza sapere dove andare, passettino dopo passettino, si possano costruire le cose, anche in contraddizione tra di loro, non si va da nessuna parte.
Allora, tutto quello che sappiamo ora - i rischi, l'AIA, gli interventi della magistratura, il problema dell'assetto internazionale del mercato, peggiorato con la vicenda dei dazi, come dicevamo prima - ci dice che abbiamo perso due anni e che non ci sono ancora le risposte con riferimento alle quali vi chiediamo di metterci un pochettino più di responsabilità. Voi non avete mai usato la logica industriale, che ci ha portato non solo in ritardo - speriamo non troppo - a questa condizione.
La domanda finale, che è quella che conta e che credo dovrà vedere la luce, soprattutto dopo questi giorni, è: dove volete portare il sistema industriale italiano? Perché, se l'approccio è quello che avete usato con Ilva, noi, in questo tempo, corriamo rischi pesantissimi di deindustrializzazione. La tecnologia e altri Paesi europei ci dimostrano che decarbonizzazione e produzione non sono in contrasto. Solo voi avete abbracciato l'idea che l'ambientalizzazione, la transizione ambientale, sia in contrasto con l'industria; solo voi vi siete messi in testa questa idea medioevale. Noi non ci possiamo permettere di avere un'industria medievale e il risultato di questo trimestre ce lo racconta.
Allora, credo che, arrivati a questo punto, ci sia l'esigenza di una chiarezza che, da questo decreto, non arriva proprio per nulla, per nulla, ma che non arriva, in generale, dell'attività che il Ministro Urso sta sviluppando sulle politiche industriali, sulle non politiche industriali e sull'Ilva.
Noi voteremo contro questo decreto, perché il vostro stato confusionale ha bisogno di avere un momento di stop, un momento di ascolto, un momento di condivisione e, soprattutto, la capacità di dare una risposta prospettica all'Ilva, che garantisca i lavoratori, Taranto e l'industria italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Prima di andare avanti, salutiamo calorosamente, con molto calore, i rappresentanti della Consulta comunale di Spoleto - città a me molto cara, peraltro - che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 2527)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore Maerna e la rappresentante del Governo non intendono replicare.
Poiché l'ordine del giorno prevede che si possa passare al seguito dell'esame non prima delle ore 12,30, sospendo l'esame del provvedimento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Chiediamo un'informativa urgente alla Ministra Calderone. Siamo a Fornacette, alla BiancoForno, in provincia di Pisa. Quest'aula ricorda bene questa storia, l'abbiamo portata più volte. Parliamo, per intenderci, di un biscottificio di eccellenza, di prodotti dolciari, molto famoso; per esempio, producono le Palmine, gli Occhi di bue - non so se ha presente -, che sono buonissimi, tra l'altro. Un anno fa è scoppiato il caso e quei biscottini speciali corrispondono a condizioni di lavoro per noi insostenibili. I turni sono comunicati da un giorno all'altro, con il messaggio dell'ora di inizio, ma mai quello di fine, anzi di solito gli bussano sulle spalle quando è finito, secondo loro, il turno.
Paradosso: per concludere questa giornata di 10 ore i lavoratori devono chiedere e ottenere i permessi, anche magari per andare a prendere i propri figli, mi raccontavano. Non sono concessi gli spazi per tenere le assemblee sindacali, ferie e permessi sono prelevati forzatamente, cioè immaginatevi che le vostre ferie e i vostri permessi siano prelevati contro la volontà dei lavoratori e di lavoratrici, magari per stare meglio nella programmazione dell'impresa. Ci sono interinali, pensi, che lavorano con salari più bassi al fianco di chi ha contratto a tempo indeterminato e anche questo non dovrebbe succedere per legge, soprattutto così strutturalmente. Lavoratori e lavoratrici iscritti al sindacato oggi sono in cassa integrazione, cioè non so se avete capito, le persone che hanno protestato, le lavoratrici, le operaie che hanno protestato le hanno messe in cassa integrazione, invece all'interno dell'azienda altri lavoratori e lavoratrici di cooperative lavorano anche al posto loro.
Chi rivendica i propri diritti quindi subisce minacce, viene tenuto per ore chiuso in una stanza, magari sottoposto a delle offese. L'azienda ha addirittura messo degli investigatori privati alle calcagna di questi dipendenti. L'abbiamo denunciato, Presidente, se ne è parlato e oggi qual è la situazione? Continuano ad arrivare i provvedimenti disciplinari alle lavoratrici della BiancoForno, ma, attenzione, solo a quelle iscritte al sindacato, solo a quelle iscritte alla CGIL: chi si organizza riceve tre giorni di sospensione, agli altri nemmeno un'ora. Beh, undici contestazioni, quasi sempre strumentali e prive di fondamento. Presidente, mi faccia dire: io credo che siamo davanti a un abominio, a un abominio dal punto di vista sindacale e ad un abominio selettivo, cioè l'utilizzo della cassa integrazione contro chi si oppone. Operazioni chiaramente condotte dall'azienda per reprimere il dissenso e indebolire la partecipazione e la rappresentanza sindacale.
Dopo questa escalation, le lavoratrici hanno indotto due ore di sciopero e - Presidente, ho quasi concluso - l'azienda cosa ha fatto? Sì è piccata, scrive in un comunicato ai lavoratori che solo all'alba di ieri mattina è stata avvisata; senza preavviso, scandaloso, praticamente è quello che fanno ogni giorno. Forse ora capiranno cosa vuol dire quando un padrone alle sette di sera non ti ha ancora toccato la spalla per permetterti di uscire; invece minaccia altre sanzioni disciplinari, citando leggi, regole e contratti che per loro non valgono mai. Insomma, Presidente, è passato più di un anno. Noi facciamo un appello al Governo per venire qua, ma anche al datore di lavoro, al padrone: basta, basta repressioni e intimidazioni. Vuole fare la voce grossa? La faccia con me, la faccia con noi, non la faccia con quelle lavoratrici. Vi abbiamo rotto i biscotti? Ve li romperemo ancora finché non la smetterete di reprimere e intimidire quelle donne, quelle lavoratrici, finché non la smetterete di perseguitarle. Allora io credo che il diritto del lavoro dirà cose chiare, magari davanti ai tribunali del lavoro, ma io vorrei che la Ministra decidesse, come abbiamo fatto noi, di dire da che parte sta. Noi stiamo con le lavoratrici della BiancoForno, basta intimidazioni, basta repressione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Naturalmente per associarci, assolutamente, alla richiesta di informativa del collega Grimaldi. Io credo che sia quanto meno doverosa questa informativa perché, se il Ministro del Lavoro non si occupa di queste, di fatto, presunte ingiustizie, allora di che cosa si deve occupare un Ministro del Lavoro? Io credo che quello descritto sia un quadro decisamente allarmante perché comunque si tratta di un'azienda che va bene, che ha 180 dipendenti e che arriva a 400 con l'indotto.
Questo sistema molto particolare in cui, di fatto, chi lavora viene trasformato in una sorta di schiavo del lavoro, perché le regole saltano tutte, è veramente inaccettabile sotto molti profili. Addirittura si arriva a contestare, a fare contestazioni o a ipotizzare in maniera punitiva livelli di cassa integrazione rispetto a chi protesta: anche questa è un'altra delle situazioni che non è assolutamente accettabile. Credo che la Ministra debba assolutamente fare le sue valutazioni, fare la sua inchiesta, ma mi associo anche all'idea che il datore di lavoro, se se la deve prendere con qualcuno, se la prenda con noi e non con i lavoratori, perché davvero è l'ora di fare, di agire in trasparenza su queste cose. Ci sono delle regole che vanno assolutamente rispettate, non è accettabile che venga dato un turno di lavoro il giorno stesso senza sapere quando il turno di lavoro finisce o, addirittura, ci si aspetti una pacca sulla spalla per stabilire la fine del turno di lavoro, dopo dieci ore di lavoro.
Credo sia sacrosanto che i dipendenti possano manifestare, possano avere la loro rappresentanza sindacale, così come credo sia assolutamente discriminatorio, se corrisponde al vero, che ci siano dei sistemi punitivi solo su una parte sindacale. Anche questo è un aspetto che va assolutamente approfondito e il Ministro farebbe bene a venire in Aula e a raccontarci questa inchiesta come è andata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, la deputata Ida Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. La Sicilia brucia, mentre è stretta nella morsa della sete e della calura eccezionale. Ormai ogni negazionismo sulla questione climatica può ritenersi criminale. La desertificazione della Sicilia di cui parlano gli scienziati - che si arriverà nel 2030 a un terzo del territorio desertificato - è praticamente in atto. Nonostante la presenza di un commissario nazionale e regionale, sulla crisi idrica non si è ancora arrivati ad alcuna soluzione per attenuare e dare sollievo ai cittadini e alle imprese, specie agricole e turistiche. Si pensi che, a causa della mancanza d'acqua, quest'anno c'è stato un calo del turismo nella provincia di Agrigento quando, in realtà, in tutte le altre province siciliane si è registrato un aumento. Agrigento e Trapani sono le più colpite dalla questione della carenza idrica. Si pensi poi ai dissalatori, in pratica non è stato fatto in tempo ciò che doveva essere fatto. Con il decreto PNRR avevamo approvato l'utilizzo di tre dissalatori, a Trapani, Gela e a Porto Empedocle, perché si arrivasse prima dell'estate. Ebbene, nessuno di questi ancora eroga una goccia d'acqua e, quindi, la stagione con maggiore necessità ancora una volta ha visto le sofferenze dei cittadini.
Oltre ai dubbi sulla scelta dell'ubicazione per i dissalatori, come quello di Porto Empedocle che vede lo scarico della salamoia praticamente in spiaggia, laddove la gente va a fare il bagno, dove è oggetto di balneazione, adesso la Sicilia brucia. A Trapani la metà del patrimonio boschivo è andato in fumo: la Riserva dello Zingaro, Scopello, monte Cofano, delle bellezze eccezionali in cenere. Enna pure è stata oggetto di vasti incendi. In provincia di Agrigento sono bruciate per 48 ore Caltabellotta e Cianciana, e ieri Catania ha visto un fronte di fiamme di tre chilometri con la chiusura dell'aeroporto. Quindi, noi adesso cosa chiediamo?
Chiediamo che venga immediatamente a rendere un'informativa il Ministro Musumeci - tra l'altro, è stato in precedenza presidente della regione Sicilia - e che il Governo dichiari lo stato di emergenza, perché oltre alla prevenzione, che non c'è stata, evidentemente, altrimenti si sarebbe fronteggiato in modo tempestivo e non si sarebbe arrivati a questa situazione, noi vogliamo sapere in atto che cosa si sta facendo per mettere in sicurezza le persone e gli ecosistemi e dare sollievo ai cittadini siciliani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Poiché l'ordine del giorno prevede che si possa passare al seguito dell'esame non prima delle ore 12,30, sospendo la seduta fino a tale ora.
La seduta, sospesa alle 11,20, è ripresa alle 12,30.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2527.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2527)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2527)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2527, nel testo delle Commissioni riunite, identico a quello approvato dal Senato della Repubblica.
PRESIDENTE. La ringrazio. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata, presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.
La seduta è sospesa e riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.
La seduta, sospesa alle 12,32, è ripresa alle 13,24.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Agli ospiti che guardano la tribuna, che magari si meravigliano che non ci sia nessuno, spiego che stiamo dando soltanto lettura di una comunicazione all'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo, quindi la Camera sostanzialmente prende atto e non ci sono lavori conseguenti.
Nuova articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 31 luglio-7 agosto 2025 e articolazione dei lavori per il periodo 9-12 settembre 2025. Organizzazione dei tempi di esame degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, è stata convenuta una nuova articolazione dei lavori per il periodo 31 luglio-7 agosto 2025. E' stata altresì convenuta l'articolazione dei lavori della settimana 9-12 settembre 2025.
Il calendario vigente, conseguentemente aggiornato e in distribuzione in Aula, è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna, unitamente all'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario, conclusi in sede referente, nonché delle mozioni presentate.
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2527.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 2527.
Procediamo con l'operazione con cui estraiamo il nominativo del deputato da cui inizierà la chiama per la votazione della fiducia di domani.
Estraggo dunque a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
(Segue sorteggio).
La chiama avrà inizio dalla deputata Marianna Ricciardi.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,28, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Economia e delle finanze, la Ministra per le Disabilità, il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'Istruzione e del merito.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Posizione del Governo sul riconoscimento dello Stato di Palestina e iniziative di competenza volte a sanzionare il Governo d'Israele, con particolare riferimento alla proposta di sospensione dell'accesso al programma Horizon Europe - n. 3-02120)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Fratoianni ed altri n. 3-02120 (Vedi l'allegato A).
Il deputato Bonelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fratoianni ed altri n. 3-02120, di cui è cofirmatario.
ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, a Gaza ogni giorno decine di persone, a volte centinaia, muoiono perché chiedono cibo e chiedono acqua; tanti bambini muoiono, muoiono sotto le bombe dell'esercito israeliano. Di fronte a questo orrore, un orrore che ci riporta indietro nella storia, noi chiediamo al Governo italiano cosa intende fare, se non uscire fuori da parole profondamente intrise di ipocrisia. Intende questo Governo uscire fuori da questo doppio standard inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), che da un lato prevede sanzioni per la Russia e di fronte alla morte di bambini è silente? Ritiene il Governo Meloni di riconoscere lo Stato della Palestina come intendono fare la Francia, l'Inghilterra, la Spagna e tanti Paesi del mondo? Intende il Governo Meloni sanzionare e revocare gli accordi di cooperazione militare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per fare in modo che l'Italia, la storia dell'Italia, non sia macchiata da questa onta di cooperazione militare con armi e assistenza militare che uccide vite umane a partire dai bambini? Attendiamo una risposta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. Quanto sta avvenendo a Gaza è intollerabile. La guerra nella Striscia deve finire ora; è un messaggio che il Ministro Tajani, a nome del Governo, ha ribadito in ogni suo contatto con l'omologo israeliano Sa'ar, l'ultimo lunedì scorso per chiedere di nuovo, con la massima fermezza, l'immediata e completa cessazione degli attacchi contro la popolazione civile e la riapertura dell'accesso degli aiuti umanitari.
Il dialogo con i nostri principali partner per arrivare al cessate il fuoco è continuo. In particolare, negli ultimi giorni e settimane, il Ministro degli Affari esteri ne ha parlato a Washington col Segretario di Stato Rubio, poi con il Ministro degli Esteri francese; questa settimana ne ha discusso con il Ministro degli Esteri egiziano, che, come è noto, sta negoziando insieme a Stati Uniti e Qatar la tregua a Gaza, e con il Ministro degli Esteri tedesco. Il messaggio è uno solo: gli attacchi dell'esercito israeliano contro i civili, gli ospedali e i luoghi di culto di qualsiasi religione sono inaccettabili.
La forte richiesta del completo stop alle operazioni militari israeliane a Gaza era stata anche al centro della dichiarazione sottoscritta pochi giorni fa dal Ministro italiano insieme ad altri 29 Ministri degli Esteri e alla commissaria europea Lahbib. Ora più che mai è il momento della pace. Chiediamo che Israele rispetti il diritto internazionale umanitario e revochi immediatamente le restrizioni al flusso degli aiuti, consentendo all'ONU e alle organizzazioni umanitarie di operare in sicurezza. Chiediamo la fine delle violenze dei coloni estremisti, anche contro le comunità cristiano-palestinesi, e dell'espansione degli insediamenti in Cisgiordania. I palestinesi hanno diritto ad avere un loro Stato, che deve riconoscere Israele e che deve essere riconosciuto da Israele. L'Italia è pronta a fare la sua parte per accompagnare Israele e il futuro Stato palestinese in questo percorso. In queste ore il gruppo partecipa a New York alla Conferenza sull'attuazione della soluzione a due Stati. Abbiamo ricordato che solo da una Striscia di Gaza libera da Hamas e riunificata con la Cisgiordania sotto un'Autorità palestinese rafforzata potrà prendere avvio un futuro di pace e prosperità per la regione.
L'Italia è favorevole al riconoscimento dello Stato palestinese, ma riteniamo che un riconoscimento prematuro, in assenza di uno Stato effettivo, rischi di essere controproducente. Per costruire una pace giusta e duratura, fondata sulla reale coesistenza tra due popoli e due Stati, bisogna ricostruire la fiducia tra le parti, lavorando, in primo luogo, al cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi. Per far prevalere le ragioni della diplomazia è necessario costruire canali di interlocuzione, non reciderli. Per questo, riteniamo importante mantenere aperto ogni canale di dialogo con le autorità israeliane, incluso quello dell'accordo di associazione con l'Unione europea. Interrompere questi canali - ho concluso, Presidente - di dialogo e collaborazione rischia di isolare ulteriormente la società civile israeliana, alimentando un clima di diffidenza che sta già sfociando in deprecabili episodi di antisemitismo; è un fenomeno che vediamo in rapida crescita e che il Governo è determinato a contrastare.
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). Signor Ministro, ma lei non si vergogna neanche un po'? Neanche un po'? Non balbetta neanche un po' raccontando queste cose al Parlamento, di fronte a quello che succede? Le vorrei segnalare che a Gaza non c'è una guerra, perché le guerre si combattono in due, l'uno contro l'altro. A Gaza è in corso uno sterminio (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). A Gaza è in corso uno sterminio della popolazione civile, inerme, attirata perfino nella trappola mortale di un sistema di distribuzione degli aiuti che serve per organizzare un gigantesco tiro a segno contro bambini, donne e anziani. Quello che accade in Palestina, a Gaza e in Cisgiordania, non può essere più oggetto di una richiesta, persino cortese.
Voi chiedete che finiscano le operazioni militari, ma quelle vanno avanti, lo sterminio continua, il genocidio si fa sempre più feroce e distruttivo. Voi chiedete la fine delle violenze dei coloni. Ma lei, Ministro, si è accorto che qualche ora fa un colono, in Cisgiordania, ha sparato nonostante fosse ripreso, in quel momento, da molti smartphone, fosse in diretta social, televisiva, com'è in diretta televisiva e social il genocidio che appare ogni giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle) sotto gli occhi di un mondo silente, ipocrita e complice? Ha ucciso il padre di tre bambini: un militante, un attivista non violento. Sa che cosa è successo pochi minuti dopo? Che l'esercito israeliano ha arrestato più di 10 persone ed erano tutti palestinesi; erano i parenti del morto. Il colono, l'assassino, il criminale è stato fermato e subito rilasciato, posto agli arresti domiciliari, come se avesse rubato un pugno di lenticchie.
Le violenze dei coloni non sono isolate; sono il frutto di un sostegno sistematico del Governo israeliano che punta ormai, esplicitamente e per dichiarazione, a prendersi tutto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), la Cisgiordania, Gaza, a radere al suolo e a deportare i palestinesi. Vi dovete vergognare! Ancora non è il tempo? Ditecelo quando arriverà questo tempo. Quando non ci sarà più un palestinese vivo? Una casa in piedi? Vi dovete solo vergognare perché siete ipocriti, imbelli e complici (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Sì, siete complici di un genocidio, del terribile genocidio del popolo palestinese. E non c'è niente, oggi e nella storia…
PRESIDENTE. Concluda.
NICOLA FRATOIANNI (AVS). …che vi consentirà di liberarvi di questa complicità. Non c'è l'Italia, non ci sono gli italiani, che sempre di più si mobilitano contro questa vergogna. Si vergogni, vergognatevi e, se ce l'avete, ritrovate un po' di coscienza. Mettete in campo qualche iniziativa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), perché di parole vuote non ne possiamo più. Non ne può più questo Paese e non ne può più il mondo intero (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle)!
(Iniziative per il riconoscimento dello Stato di Palestina, nel quadro del principio "due popoli, due Stati" - n. 3-02121)
PRESIDENTE. La deputata Schlein ha facoltà di illustrare l'interrogazione Braga ed altri n. 3-02121 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Francia, Malta e Regno Unito hanno annunciato che riconosceranno lo Stato di Palestina, aggiungendosi così alla Spagna, all'Irlanda, alla Norvegia e agli oltre 140 Paesi che già lo riconoscono. La nostra domanda è semplice, Ministro: che cosa aspetta l'Italia? Se non ora, quando? Che cosa state aspettando? Noi vi chiediamo di riconoscere immediatamente lo Stato di Palestina perché è giusto e perché anche i palestinesi hanno diritto, come gli israeliani, a vivere in pace e in sicurezza in uno Stato, perché le vite dei palestinesi non valgono di meno.
La Presidente Meloni dice che sarebbe controproducente, ma qui l'unica cosa controproducente è la vostra inerzia complice (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) davanti ai crimini di Netanyahu, davanti alle bombe che piovono su Gaza, anche su ospedali e scuole, davanti agli spari su chi aspetta un po' di cibo, davanti alle violenze dei coloni in Cisgiordania e davanti alla carestia patita dai palestinesi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra)! Perché Netanyahu usa la fame come arma di guerra e porta avanti un disegno criminale di eliminazione e di annessione di Gaza e della Cisgiordania.
E, quindi, noi vi chiediamo di riconoscere immediatamente la Palestina (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Grazie, Presidente. La posizione del Governo è chiara: sosteniamo la soluzione dei “due popoli, due Stati” che convivano, fianco a fianco, in pace, sicurezza e reciproco riconoscimento. È una posizione che abbiamo confermato, anche in questi giorni, a New York, dove il Governo partecipa attivamente alla Conferenza per la risoluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione a due Stati. In tale sede, il Governo ha riaffermato l'importanza di lavorare, fin d'ora al giorno dopo la guerra, per porre fine al ciclo di violenze e aprire una fase di stabilità e di sviluppo per l'intera regione.
Nella fase preparatoria della Conferenza, l'Italia ha copresieduto, insieme all'Indonesia, il gruppo di lavoro dedicato alla sicurezza del futuro Stato palestinese e di Israele. Un lavoro fatto di proposte concrete, come è concreta la nostra presenza nella missione in Palestina, con i nostri carabinieri, denominata EUBAM Rafah e nella missione bilaterale MIADIT, di formazione delle Forze di sicurezza palestinesi. Abbiamo detto, da tempo, che siamo disponibili a considerare l'invio dei nostri uomini in una missione di pace delle Nazioni Unite, a Gaza, a guida araba.
Il primo requisito per uno Stato palestinese è la capacità di controllare il proprio territorio, senza che diventi preda del terrorismo di Hamas, come è successo nella Striscia.
Anche sul fronte umanitario, l'Italia continua ad essere in prima linea, con un'azione concreta e tangibile a sostegno della popolazione di Gaza. Dall'inizio del conflitto, abbiamo stanziato complessivamente 110 milioni di euro per affrontare la crisi umanitaria in Palestina (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), un impegno concreto che si è tradotto soprattutto nell'iniziativa Food for Gaza.
Nei costanti contatti con il collega israeliano, il Ministro Tajani, più volte, ha chiesto con fermezza, da ultimo lunedì scorso, un accesso stabile, sicuro e continuativo agli aiuti alimentari (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e sanitari nella Striscia. Lo stesso giorno, su impulso del Governo italiano, è stata convocata una nuova riunione del tavolo tecnico di Food for Gaza, confermando la priorità di assicurare un accesso rapido e sicuro agli aiuti. Continuiamo a lavorare in stretto coordinamento con le Nazioni Unite.
Attraverso Food for Gaza, il Programma alimentare mondiale sta organizzando nuovi convogli di generi alimentari: 700 tonnellate di farina in consegna entro questa settimana, che si aggiungono alle 800 già distribuite e alle ulteriori 450 tonnellate previste nella prossima settimana. L'obiettivo è di assistere oltre un milione di civili palestinesi nella Striscia.
Desidero, inoltre, ricordare l'impegno italiano, anche in ambito sanitario, che ha reso possibile il trasferimento nel nostro Paese di 150 bambini palestinesi bisognosi di cure, accompagnati dai loro familiari. Queste sono azioni concrete, che stiamo portando avanti per sostenere ogni iniziativa utile al ristabilimento della pace, ad aiutare la popolazione civile, a tutelare la sicurezza dei nostri connazionali, che hanno deciso, come operatori umanitari, di impegnarsi in prima persona. L'Italia continuerà ad essere presente con responsabilità, determinazione e coerenza per contribuire, in modo costruttivo, a un futuro di pace, di dignità e di sicurezza per entrambi i popoli.
PRESIDENTE. La deputata Schlein, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). Ministro, voi così voltate le spalle ai palestinesi. E devo dire che è insopportabile questa ipocrisia, per cui parlate del fatto che prima dovrebbe esistere uno Stato e fingete di non vedere che lo stanno radendo al suolo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quello Stato, e che è occupato illegalmente, contro il diritto internazionale.
Guardi, il riconoscimento della Palestina come Stato democratico e sovrano, entro i confini del 1967, con Gerusalemme capitale condivisa, è oggi un contributo concreto al processo di pace ed è necessario per difendere la prospettiva dei “due popoli, due Stati”, di fronte al primo Governo israeliano che la nega apertamente, esattamente come la negano i terroristi di Hamas.
Noi lo abbiamo chiesto anche da una piazza gremita di 300.000 persone che non vogliono che l'Italia sia in alcun modo complice dei crimini del Governo di estrema destra di Netanyahu, che vanno fermati immediatamente. Ma le vostre parole non bastano, servono fatti concreti.
Il Parlamento italiano ha assunto questo impegno nel 2015, quello europeo nel 2014, eppure il Governo italiano in sede ONU si è astenuto, tradendo la nostra tradizione diplomatica e ha persino votato contro la sospensione dell'accordo tra UE e Israele, mettendo il nostro Paese dalla parte sbagliata in questa discussione.
Ora come voterete? Con la sospensione dei Programmi Horizon, che pure è una risposta insufficiente, una reazione tardiva, timida? Ma come voterete? Voterete contro, anche questa volta, per non irritare Trump e Netanyahu? L'Italia non merita di vedere la propria politica estera piegata alla vostra subalternità ideologica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Quale credibilità avrà il diritto internazionale, in qualsiasi parte del mondo, se la comunità internazionale e l'Unione europea oggi restano a guardare, mentre per i palestinesi ogni norma di diritto internazionale viene violata? Noi vi chiediamo ancora il riconoscimento e sappiamo che non basta, perché serve un cessate il fuoco immediato, portare tutti gli aiuti umanitari necessari con i camion, molto meno rischiosi e più efficaci dei lanci aerei; serve la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani, di cui Netanyahu si è disinteressato, così come serve un embargo totale di armi, sanzioni al Governo di estrema destra di Netanyahu e serve mettere in campo tutti gli strumenti di pressione per fermarli, a partire dall'interrompere quell'accordo di collaborazione militare con il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Serve riconoscere…
PRESIDENTE. Concluda.
ELLY SCHLEIN (PD-IDP). …lo Stato di Palestina, perché, mentre Meloni dice che è troppo presto, anche con Gaza rasa al suolo e 60.000 morti, la verità è che dopo sarà troppo tardi e rischia di non esserci più niente da riconoscere (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra – I deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra si levano in piedi).
(Chiarimenti in ordine all'esercizio del cosiddetto golden power nell'offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm rispetto a casi analoghi, con particolare riferimento all'operazione di Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca - n. 3-02122)
PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02122 (Vedi l'allegato A).
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Bentornato, Ministro Giorgetti, al question time. In novembre, UniCredit aveva manifestato la volontà di fare una OPS, una scalata sul Banco BPM. Il Vice Primo Ministro e segretario del suo partito, Matteo Salvini, disse subito: mi sta a cuore che BPM e MPS non vengano messe in difficoltà. Detto, fatto. Avete introdotto il golden power: per chi ci ascolta, delle prescrizioni, un bastone tra le ruote del mercato di una banca che vuole acquisirne legittimamente un'altra.
Il TAR, il tribunale amministrativo del Lazio, ha smentito e dichiarato illegale la maggior parte delle prescrizioni di questo golden power, per quanto era di sua competenza. La Commissione europea vi ha mandato una lettera, smontando, passo passo, tutto il golden power che avete messo. UniCredit ha rinunciato - era quello che volevate - e i francesi di Crédit Agricole si prenderanno BPM.
Non avete messo, invece, il golden power - perché lei non ha voluto - sulla scalata di MPS, dove voi…
PRESIDENTE. Concluda.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). …siete soci - chiudo - nei confronti di Mediobanca. Riesce a spiegare, in questo conflitto d'interesse gigantesco in cui sta agendo, perché per una banca sì e per l'altra, quella dei vostri amici, no?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Onorevole Della Vedova, una premessa mi pare fondamentale. Nel mutato contesto geopolitico, la sicurezza della Repubblica deve essere affrontata in chiave moderna ed evolutiva, assicurando una progressiva centralità al tema della sicurezza economica, quale autonoma componente delle tradizionali categorie della sicurezza pubblica e della sicurezza nazionale, e conferma la bontà della scelta del legislatore del 2022 di ampliare il perimetro del golden power a queste materie.
Per quanto riguarda l'operazione in parola, UniCredit è stato riconosciuto quale attivo di rilevanza strategica e risparmio nazionale, raccolto da Banco BPM e dal Gruppo Anima, di circa 300 miliardi. Trattasi di un dato quantitativo che, unitamente a ulteriori non marginali aspetti, quali gli impieghi dei risparmi raccolti, la politica industriale e la presenza di una filiale russa con ragguardevoli investimenti in debito pubblico sovrano russo - aspetto, quest'ultimo, che espone al rischio di possibili sanzioni internazionali - hanno indotto il Governo ad adottare il golden power, ma non già per porre un veto all'operazione, bensì per imporre delle prescrizioni.
Detto in altre parole, il Governo ha ritenuto di adottare un intervento proporzionato e ragionevole, sia per mitigare i rischi inerenti all'attività di UniCredit in Russia, sia per garantire una sostanziale continuità degli impieghi del risparmio nazionale. La correttezza dell'operato del Governo è stata confermata dal TAR, che ha accertato il legittimo e giustificato esercizio di poteri speciali a tutela della sicurezza economica, come confermato dall'impianto applicativo, e la coerenza per il quadro normativo, sia nazionale sia eurounitario, del DPCM del 18 aprile 2025, disponendo soltanto il parziale annullamento, con riserva di rinnovato esercizio, di taluni aspetti connessi esclusivamente all'orizzonte temporale di due delle quattro prescrizioni.
L'offerta pubblica di scambio promossa da UniCredit su Banco BPM presentava, d'altronde, molteplici diversità rispetto ad altre operazioni che hanno interessato il mercato bancario, in particolare rispetto all'offerta pubblica di scambio MPS su Mediobanca. Tali diversità giustificano le diverse decisioni adottate dal Governo. Al di là di aspetti non marginali, quali il livello degli impieghi in Italia che diversifica fortemente le singole ipotesi, mi preme soffermarmi sull'accennata presenza in Russia di UniCredit.
Non si può dimenticare che l'Europa è ormai al diciottesimo pacchetto sanzionatorio economico, con finalità di sicurezza pubblica nazionale, che ha coinvolto svariate attività - agricole, manifatturiere, commerciali - di imprese italiane operanti o esportatrici. Valutare l'analogo scrutinio in materia creditizia non dovrebbe apparire illogico, ma anzi ragionevolmente funzionale al raggiungimento dello scopo. È per questo che, su sollecitazione della Banca centrale europea, molte banche occidentali sono uscite dal mercato russo. Viceversa, l'offerta pubblica di scambio di MPS su Mediobanca non presentava i suddetti profili critici. In particolare, MPS non svolge attività bancarie in Russia e inoltre il livello degli impieghi in Italia di MPS è più elevato rispetto a Mediobanca, le cui attività sono legittimamente rivolte in misura rilevante verso l'estero.
Per quanto concerne, poi, la posizione della Commissione europea nei confronti del golden power italiano, mi preme evidenziare che, finora, è pervenuta solo una richiesta istruttoria, alla quale il Governo risponderà secondo le tempistiche indicate dalla suddetta comunicazione, non senza dimenticare la richiamata sentenza del TAR Lazio, dotata di valore esecutivo, la quale affronta le tematiche attinenti tanto ai presupposti giuridici, quanto fattuali, nonché ai rapporti tra gli ambiti di competenza dei diversi organi nazionali ed europei, in primis Commissione e Banca centrale europea, confermando la bontà dell'operato del Governo. Noi non abbiamo difeso una banca, abbiamo difeso l'interesse nazionale e quindi lo strumento del golden power.
PRESIDENTE. Il deputato Della Vedova ha facoltà di replicare.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi spiace, Ministro, sono totalmente insoddisfatto. Il TAR ha smontato il golden power, ha bocciato due delle quattro prescrizioni, ne ha riformulata una e ha detto: non sono competente sulla Russia. Lei ha insistito sulla Russia. Io sono felice di sentire da un Ministro leghista, finalmente, la difesa delle sanzioni europee. Ma la Commissione europea, esattamente come la BCE, ha scritto che non sta a voi discutere della posizione in Russia di UniCredit. Signor Ministro, le do una notizia: la posizione resta lì finché le sanzioni prevederanno l'illegittimità di quelle posizioni. Il fatto che lei usi questa scusa oggi non cambia niente. La milanesissima Banca UniCredit resterà con le sue posizioni in Russia a prescindere.
Semplicemente a voi interessava, come ha detto Salvini, non dare fastidio a MPS e BPM. E non ho capito perché non abbiate messo, invece, il golden power su un'operazione molto più sensibile dal punto di vista degli equilibri bancari. Perché voi siete soci, perché lei fa l'arbitro e il giocatore; esattamente come avete scelto, signor Ministro, voi del MEF, di affidare la cessione del 15 per cento di MPS non alle principali banche internazionali, come avete sempre fatto, ma alla Banca Akros, che è di proprietà di BPM. Casualmente, coincidenze della vita, Banca Akros ha venduto il 15 per cento - e lei, questo, ha voluto, o comunque lei ha avallato - a quattro soci che sono soci con lei - Banco BPM, Caltagirone, Delfin e Anima - nella scalata nei confronti di Mediobanca.
Voi state facendo i banchieri, e mi spiace per la Presidente Meloni, che ha tuonato contro le banche. State facendo i banchieri, non fate l'interesse dell'Italia e vi trincerate dietro questa questione della Russia, che è semplicemente una scusa, perché non c'entra nulla e non cambierà nulla. A me spiace che voi agiate in questo conflitto di interessi. Potremmo parlare anche delle Casse previdenziali, ma non ne parliamo. Vi muovete da arbitri e giocatori, e così non fate l'interesse dell'Italia. Vi immischiate negli equilibri di mercato e penalizzate l'immagine dell'Italia e dello Stato di diritto in Italia sulle questioni finanziarie.
(Elementi in ordine all'impatto sulla crescita economica e sulla finanza pubblica derivante dai dazi statunitensi e iniziative di competenza volte a contrastarne gli effetti - n. 3-02123)
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02123 (Vedi l'allegato A).
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie. La sua Premier Meloni, quella che è venuta in quest'Aula a spiegarci cos'era lo spread - e lei, Ministro, voleva nascondersi -, è anche quella che ci ha detto che sui dazi sarebbe finita zero a zero. Peccato che, subito dopo, Trump ha annunciato dazi al 30 per cento. A quel punto, la Presidente Meloni ha promesso 25 miliardi di euro a sostegno delle imprese italiane. Poi Trump ha fatto capire che si poteva chiudere la partita dei dazi al 10 per cento e a quel punto la Meloni ci è cascata con tutti i piedi - peggio che nelle televendite notturne - e si è affrettata a dire che il 10 per cento andava bene. A quel punto, Trump ha rilanciato con dazi al 15 per cento e svariati miliardi di investimenti negli Stati Uniti.
Allora, le chiedo, Ministro: questi 25 miliardi di euro aggiuntivi per le imprese italiane ci sono o non ci sono? Perché sembrano i soldi del Monopoli. E, soprattutto, quando arriveranno questi 25 miliardi di euro che la sua Premier ha promesso alle imprese italiane?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Boschi, come è noto, il 27 luglio in Scozia è stato raggiunto un Accordo politico tra Unione europea e Stati Uniti per definire i parametri chiave delle relazioni commerciali tra le due aree. Quindi, il dato del 15 per cento, evidentemente, presenta elementi che avranno un impatto molto diverso tra settori produttivi in Italia. Le discussioni collegate all'intesa sono ancora in corso, in particolare per quanto riguarda le possibili esenzioni dal dazio orizzontale del 15 per cento.
Quindi, una valutazione complessiva, a mio giudizio, non si può trarre ad oggi. Di sicuro, l'intesa preannuncia la chiusura di una fase di incertezza e scongiura una guerra commerciale. Questo è un elemento da considerare, perché il quadro è un quadro di certezze sul piano regolatorio e rappresenta, infatti, una imprescindibile premessa rispetto all'adozione delle misure funzionali a garantire le imprese italiane e ad aumentare o anticipare la programmazione di investimenti. Considerato che una considerevole quota delle esportazioni italiane è destinata al mercato statunitense, l'Accordo avrà un impatto non trascurabile sull'economia nazionale ed europea, la cui entità dipenderà ovviamente dai dettagli dell'Accordo, che saranno definiti nelle prossime settimane.
Noi continuiamo a lavorare insieme alla Commissione europea per ottenere un Accordo che sia il migliore possibile per il Paese. Parlare ora nel dettaglio di iniziative di contrasto agli effetti dei dazi sulle imprese italiane è, a mio giudizio, prematuro. Quello che va confermato è che l'Italia è impegnata a promuovere una politica commerciale dell'Unione europea ambiziosa, che consenta, attraverso l'espansione delle reti di accordo di libero scambio dell'Unione con Paesi terzi, di fornire alle imprese anche nuove opportunità di diversificazione commerciale e catene di approvvigionamento sicure e affidabili per le materie prime, di cui abbiamo bisogno, valorizzando nuove aree geografiche caratterizzate da forte dinamismo e crescente domanda di made in Italy.
Dal punto di vista finanziario, l'impatto macroeconomico delle misure tariffarie risulta proporzionalmente crescente all'aumentare dell'aliquota. Fermo restando che una proiezione più dettagliata sarà possibile solo quando tutti gli aspetti dell'Accordo saranno definiti, è possibile fin d'ora prevedere un ordine di impatto sul PIL reale italiano, nello scenario dei dazi al 15 per cento, con un calo massimo cumulato di 0,5 punti percentuali sul PIL nel 2026, seguito da un graduale recupero, che porta il livello a riallinearsi a quello dello scenario base entro il 2029, in coerenza - tengo a sottolinearlo - con le stime fornite nel Documento di finanza pubblica, che già scontava prudenzialmente tali effetti sull'economia italiana.
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di replicare.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro, la sua pazienza è nota e le facciamo anche i complimenti, perché non è facile fare il guardiano dei conti “draghiano” in un partito no-euro, tenere insieme Tajani e Vannacci, Meloni e Salvini, il diavolo e l'acqua santa; però, non può fare sempre “allaccia e slaccia”. Questi 25 miliardi di euro per le imprese italiane non ci sono, ce lo ha confermato oggi, e non è una cifra che mi sono inventata io, è una promessa della Premier Meloni dell'aprile di quest'anno.
Lei, forse, si ricorderà quando era un giovane leghista a Varese. A quei tempi, voi volevate la secessione e dicevate che quelli come noi, sotto l'Appennino, non erano degni di vivere nello stesso Paese. Ecco, in contemporanea, in Svizzera, i sovranisti vincevano le elezioni attaccando i sovranisti di Varese, perché, parafrasando Nenni, c'è sempre un sovranista più sovranista di te. In questo caso, c'è un sovranista che vi sovrasta con i dazi: Trump. E i dazi non sono un'opportunità, con buona pace di Salvini e Vannacci, per le imprese italiane. Ben presto gli imprenditori italiani si accorgeranno che il sovranismo fa male ai nostri conti, serve la globalizzazione per chi esporta. Ma, soprattutto, Ministro, si accorgeranno che, tanto per cambiare, la Premier Meloni ha mentito ancora una volta.
Allora, le chiedo: dopo tanti anni di esperienza, con la sua reputazione, le conviene continuare a fare il parafulmine di Fratelli d'Italia, anzi, di “Fratelli dell'Illinois”? Lei, meno di un mese fa, ci ha detto che i dazi sopra il 10 per cento sarebbero stati insostenibili per le nostre imprese. E oggi, non solo difende i dazi al 15 per cento, ma ci spiega che, tutto sommato, perdere lo 0,5 per cento di PIL il prossimo anno è quasi ragionevole e quasi accettabile perché lo avevate già previsto. Ma stiamo scherzando, Ministro? Lei, quest'estate, dovrà trovare miliardi e miliardi di euro per far fronte agli impegni che avete assunto voi con Trump per l'accordo sui dazi siglato dall'Europa: 600 miliardi per armi americane e 750 miliardi per l'energia americana. Ci metta, a questo punto, anche un set di pentole e una mountain bike.
(Sostenibilità dell'accordo sui dazi tra Unione europea e Stati Uniti d'America, con particolare riguardo agli effetti sul sistema economico italiano - n. 3-02124)
PRESIDENTE. La deputata Pavanelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Riccardo Ricciardi ed altri n. 3-02124 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
EMMA PAVANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, l'accordo sui dazi colpisce soprattutto l'Italia. Si prevede un meno 0,5 per cento sul nostro PIL, portandoci di fatto allo zero, 22 miliardi di euro di export a rischio e 200.000 posti di lavoro in bilico. In compenso l'Italia, per non farci mancare niente, dovrà aumentare le importazioni di gas liquefatto, pagare di più l'energia, impegnarsi ad acquistare armi e chip americani, finanziando l'economia statunitense con investimenti miliardari.
Il Premier e il Ministro Tajani hanno definito l'accordo sostenibile, ma lei, Ministro, pochi mesi fa diceva che un dazio già al 10 per cento sarebbe stato insopportabile. Allora, domandiamo: questo accordo sui dazi è o non è sostenibile? Quali misure si intendono predisporre per limitare i disastrosi effetti su cittadini e imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, riprendo il contenuto dell'interrogazione precedente per ribadire un fatto che si collega anche alla pubblicazione dei dati Istat di oggi. Il Governo, quando ha predisposto, nella scorsa primavera, le previsioni macroeconomiche per l'incremento del PIL, ha fatto delle previsioni prudenziali, ipotizzando un impatto sull'economia italiana dell'ordine di grandezza che lei ha richiamato e, quindi, ha previsto per quest'anno una crescita dello 0,6 per cento del PIL, che noi ribadiamo oggi, in quest'Aula, in termini di previsione, anche alla luce del fatto che i media hanno confuso alcuni dati e giudicano negativamente un acquisito, già oggi, a metà anno, dello 0,5 per cento di crescita. Questo significa che anche una modesta crescita - che noi ci auguriamo essere più robusta - nei restanti due trimestri assicurerà questo tipo di risultato.
Ma, al netto di questo, per quanto riguarda l'accordo che è stato assunto, in particolare lei ha richiamato una mia dichiarazione. Se lei va a controllare, troverà l'esatta mia dichiarazione: una definizione di dazi troppo lontana dal 10 per cento sarebbe stata insostenibile. Io ricordo che la tariffa del 15 per cento - e questo è un aspetto che non è di dettaglio - ricomprende i precedenti dazi base, pari a circa il 5 per cento - il 4,8 per cento -, quindi l'incremento non è esattamente un incremento del 15 per cento. E comunque, come ho già ricordato, le negoziazioni sono ancora in corso per definire aspetti che non saranno di dettaglio, ma che noi ci proponiamo, in qualche modo, di ricondurre a difendere esattamente i settori e i prodotti di maggiore rilevanza e strategicità per l'economia italiana.
Vorrei ricordare in quest'Aula un ultimo dato, che fa riferimento a questioni di carattere oggettivo, perché anche il dato emanato da Istat oggi, che fa riferimento a un peggioramento della situazione dell'avanzo commerciale italiano in questi primi 6 mesi, deve essere letto con attenzione. Con riferimento alle esportazioni, contrariamente a quello che si può pensare, il confronto del primo semestre 2025 rispetto al primo semestre 2024 evidenzia che le esportazioni verso gli Stati Uniti, nonostante questa situazione, sono incrementate nell'ordine di circa l'8 per cento nel primo trimestre. Quello che invece sta andando male, incredibilmente rispetto alla retorica comunicativa, sono le esportazioni verso l'Asia e in particolare verso la Cina, dove si registra un peggioramento di circa l'11 per cento rispetto all'analogo semestre dell'anno prima. Questo vuol dire che quello che sta avvenendo deve essere valutato in un'ottica globale di ridefinizione dei prezzi relativi all'interno del commercio internazionale, e non semplicemente come un problema che riguarda l'Italia o l'Europa nei confronti degli Stati Uniti d'America.
PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Ricciardi ha facoltà di replicare.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, ci sono produttori vinicoli che non sanno che fare e che non riescono a capire quello che accadrà del loro export americano. Piccoli produttori vinicoli, quelli che vendono le bottiglie, magari, a 10 o 15 dollari; i grandi, quelli che le vendono nei ristoranti di New York, ovviamente non hanno problemi, ma per quelli piccoli ci sono catastrofi in corso.
Tutta Europa sta dicendo che è stato un giorno nero per l'Europa e voi vi limitate a dire: “almeno abbiamo la situazione chiara”. Come dire a un paziente che sta male ed è incerto: “guardi, è morto il paziente, però almeno la situazione è chiara, siamo a posto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). siamo a posto”.
Il problema è che a voi non interessa quella popolazione che pagherà questa catastrofe, che sono i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese. A voi interessa che intanto i grandi gruppi finanziari, ad esempio con questo tema dell'energia, hanno già guadagnato. Voi avete promesso 750 miliardi di dollari di acquisto di gas in tre anni: vuol dire 250 miliardi di dollari all'anno. L'Unione europea, solo nel 2024, dagli Stati Uniti ne ha acquistati 76; da 76 passeremo a 250 miliardi di dollari all'anno. Dove ci serve questo gas? Ci servono 250 miliardi di dollari all'anno di gas dagli Stati Uniti? Questo serve perché quelle aziende hanno già fatto miliardi grazie alle speculazioni finanziarie, così come i produttori di armi hanno già fatto soldi solamente all'annuncio del Rearm. E oggi lei, invece di parlare di quello che accadrà alle imprese, non ci dice nulla e scopriamo che l'Italia chiederà 14 miliardi di euro di prestiti per le armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Attiverà e indebiterà le future generazioni per le armi? Questa è la risposta del Governo italiano? Voi non sapete…
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). …che fare e, se vi accontentate della copertina di Donna Giorgia in una rivista come la pontiera, bene, la pontiera ci ha portato a sbattere. E lei, Ministro, è complice di questo incidente totale per l'Europa e per l'Italia. Non sapete che pesci prendere…
PRESIDENTE. La ringrazio.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). …e non avete neanche il coraggio delle vostre azioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Ulteriori iniziative di competenza volte a garantire la stabilità del sistema bancario e l'accesso al credito da parte dei cittadini e delle imprese - n. 3-02125)
PRESIDENTE. La deputata Carfagna ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-02125 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
MARIA ROSARIA CARFAGNA (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, questa interrogazione nasce da una duplice esigenza: da un lato, quella di fare chiarezza su come il Governo intenda intervenire per tutelare e garantire il sistema bancario italiano, anche in considerazione delle operazioni di acquisizione e fusione che negli ultimi mesi hanno interessato i principali istituti di credito italiani; dall'altro, quella di capire come il Governo intenda intervenire per garantire e sostenere l'accesso al credito di famiglie e imprese in una fase di grande incertezza, dovuta anche alla partita dei dazi americani, fase di grande incertezza che richiede un salto di qualità nel sostegno all'economia reale e a tutela del risparmio delle famiglie.
Ecco perché le chiediamo quali ulteriori iniziative intenda assumere per garantire la stabilità del sistema bancario italiano e l'accesso al credito di famiglie e imprese, naturalmente nel rispetto delle prerogative dell'intero settore.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevole Carfagna, nell'ultimissimo periodo sono arrivati segnali positivi, non solo con riguardo ai prestiti bancari alle famiglie, che si sono incrementati in modo significativo, ma anche con riferimento a quella che avevo già definito come una delle principali criticità, il credito alle imprese.
Come ho già avuto modo di evidenziare, la contrazione del credito alle imprese rappresenta, infatti, un elemento di forte preoccupazione. È dipeso sia da una contrazione della domanda, ascrivibile alla generale situazione di incertezza che limita gli investimenti, sia dal lato dell'offerta di credito, soprattutto per le imprese di minori dimensioni. Nel rispetto dell'autonomia decisionale del sistema bancario, in più occasioni, con una sorta di moral suasion, ho pertanto evidenziato il valore aggiunto che le banche possono offrire concentrandosi sulla loro funzione di tutela, valorizzazione del risparmio ed erogazione del credito attraverso le loro capacità di analisi e valutazione del merito creditizio. La banca raccoglie il risparmio e lo presta, oppure lo raccoglie e si limita a gestirlo; in entrambi i casi fa legittimo profitto, ma nel primo caso svolge sicuramente una funzione più meritoria per l'economia del Paese.
Occorre poi domandarsi se non si sia di fronte a un eccesso di finanziarizzazione e se non sarebbe stato e sia tuttora meglio, non solo per la collettività ma anche per gli azionisti, reinvestire parte di queste risorse per rafforzare i presìdi patrimoniali ed essere così in grado di fare banca al meglio, anche di fronte a quel tremendo mutamento del quadro generale dello scambio, del potere delle Nazioni e delle tecnologie di cui noi vedremo un'accelerazione, che ci piaccia o no, e diventerà pane quotidiano nei prossimi anni.
Dal lato governativo si può poi confermare che le garanzie pubbliche continueranno, seppure in ambiti decisamente e progressivamente più ristretti rispetto a quelli cui aveva abituato la logica emergenziale nel periodo COVID, a svolgere il ruolo di supporto in tutti quegli ambiti caratterizzati da parziali fallimenti di mercato, dove funzioneranno come strumento di leva funzionale a una maggiore compartecipazione da parte del sistema bancario.
Per quanto riguarda la stabilità del sistema bancario, i dati aggregati confermano che le banche italiane oggi presentano indicatori di bilancio e prudenziali in linea, se non migliori, della media europea e gli indicatori di mercato mostrano una tendenziale fiducia degli investitori sulle prospettive future. Anche nell'ambito delle richiamate operazioni di aggregazione, che possono essere funzionali al rafforzamento patrimoniale, la normativa prudenziale italiana ed europea consente agli organi di vigilanza di accertarsi che gli intermediari risultanti siano solidi sul piano patrimoniale e sulla liquidità del governo dei rischi. Accanto a detta vigilanza convive, poi, lo strumento del golden power, per la tutela della sicurezza economica nazionale, che rappresenta un presidio a tutela del risparmio e dei risparmiatori.
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Devo dire, questa volta non formalmente, che siamo molto soddisfatti della risposta che il Ministro dell'Economia ci ha dato. Credo che questa risposta, per chi ha seguito tutte queste nostre interrogazioni parlamentari, chiuda il cerchio e dia ragione anche dell'utilizzo di alcuni strumenti come il golden power, usato dal Governo in occasione dell'operazione UniCredit-BPM.
Primo, per essere molto sintetici: noi abbiamo una visione chiara come centrodestra; è legittima qualsiasi scelta che una banca fa sul libero mercato, ma per noi - lo ricordiamo - le banche nascono, nella loro storia, al servizio dell'economia reale (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), nascono al servizio delle imprese, delle famiglie e di tutto ciò che può produrre e distribuire ricchezza e il profitto è assolutamente legittimo e se percorso non sulla finanziarizzazione ma su questo dà ancora più ragione allo strumento banche.
Secondo: quella sicurezza nazionale, di cui lei ha risposto al collega Della Vedova, è declinata in questo modo. Prima - lo dico al collega Della Vedova che ci ha ascoltato - almeno una cosa possiamo contestare, ma leggere le sentenze e non parlare deviando la realtà è un impegno, prima che politico, morale. La sentenza del TAR - leggo i due dispositivi - dà esattamente ragione alla risposta che il Governo ha dato e poi ti può piacere o non ti può piacere: mantenimento degli investimenti italiani al servizio dell'economia reale, in particolare Anima Holding, ed era una delle condizioni che il Governo aveva posto nel golden power.
Poi, cessione delle operazioni in Russia entro nove mesi (altrimenti sembra che il Governo si sia inventato la Russia). Questa è la sentenza del TAR. Perché tutto questo è fondamentale? Ricordiamo che BPM è la banca, tra l'altro nata popolare sul territorio, che ha più impieghi e impegni al servizio delle piccole e medie imprese: il 70 per cento delle erogazioni è in questo ambito.
Infine, l'ultima cosa. Noi la dobbiamo ringraziare, perché nell'autonomia tra Parlamento e Governo il Governo…
PRESIDENTE. Concluda.
MAURIZIO LUPI (NM(N-C-U-I)M-CP). …ha dato un parere positivo e importante - e concludo - a una legge di Noi Moderati, quella del conto corrente obbligatorio, perché quella è la strada che ritorna alla funzione essenziale delle banche, tanto più se andiamo in uno scenario moderno. Noi dobbiamo difendere e valorizzare il sistema bancario, ma la centralità del sistema bancario e della politica sta nel mettere al centro le persone, piaccia o non piaccia alla sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).
(Iniziative di competenza per il successo organizzativo dei Giochi paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026, nel quadro delle politiche volte a favorire l'inclusione delle persone con disabilità - n. 3-02126)
PRESIDENTE. La deputata Ambrosi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-02126 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ALESSIA AMBROSI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sappiamo bene che ogni barriera che un atleta paralimpico abbatte è un passo avanti per l'Italia intera. Fra meno di un anno Milano e Cortina ospiteranno i Giochi paralimpici invernali 2026, che è un evento straordinario che vede sfidarsi più di 600 atleti con disabilità, con 79 eventi, con medaglie in sei diverse discipline, e lo faranno con estremo coraggio, mostrando al mondo tutto il loro coraggio, con inclusione e con quel senso forte di appartenenza alla nostra Nazione e saranno sicuramente motivo d'orgoglio per il nostro Paese. Il Governo Meloni questo lo sa bene, con il Fondo unico per l'inclusione, con oltre 552 milioni di euro stanziati, e poi con le riforme per politiche per la disabilità. Quindi, questo lo dico con orgoglio: giorno dopo giorno, passo dopo passo, stiamo finalmente costruendo un'Italia con la “I” maiuscola, un'Italia che non lascia indietro nessuno.
Ma oggi serve un impegno concreto per fare di queste Olimpiadi non solo un evento straordinario ma un lascito duraturo, con infrastrutture accessibili, inclusione sportiva reale e sostegno per i nostri atleti. Per questo, Ministro, chiedo quali misure intenda intraprendere al fine di garantire non solo un successo sportivo, ma una straordinaria vetrina per il mondo e soprattutto un punto di svolta per l'Italia.
PRESIDENTE. La Ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente. Grazie anche agli onorevoli interroganti per aver ricordato questo importantissimo appuntamento, che ci vede un po' tutti protagonisti, sicuramente gli atleti ma - direi - anche tutto il nostro Paese.
I Giochi paralimpici invernali Milano-Cortina 2026 rappresentano, infatti, un evento straordinario che porterà sul nostro territorio tantissimi atleti da tutto il mondo, dimostrando, ancora una volta, come lo sport sia un motore e un traino, per il nostro Paese e per tutti, sull'inclusione, sulla valorizzazione, sul talento, sulle competenze e sulle capacità per sviluppare autonomia, relazioni, consapevolezza e - direi - anche nuove occasioni per tutti. Infatti, l'accessibilità universale e l'inclusione sociale rappresentano due pilastri per il futuro Milano-Cortina 2026.
Do lettura degli elementi che mi sono stati inviati dal Ministro per lo Sport e i giovani, che è il Ministro prevalentemente competente sul settore (una parte anche del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti). I Giochi olimpici e paralimpici sono eventi strettamente legati tra loro, parzialmente complementari e organizzati in continuità; le Paralimpiadi si tengono, generalmente, circa due settimane dopo la conclusione delle Olimpiadi e, durante questo intervallo, si procede, se necessario, all'adattamento delle sedi e dei campi di gara.
Infatti, molte strutture, sia competitive che non, vengono utilizzate per entrambe le manifestazioni e, in vista delle Paralimpiadi, possono richiedere integrazioni specifiche, come, ad esempio, il potenziamento per l'accessibilità.
Nel corso di questi mesi, sono stati avviati i lavori per le opere, per l'organizzazione delle gare e per velocizzare e assicurare lo svolgimento di tutti gli eventi. Con il decreto-legge 30 giugno 2025, n. 96, contenente misure urgenti per i grandi eventi sportivi, è stata istituita una struttura centrale con compiti di coordinamento e di impulso, finalizzata a garantire il corretto svolgimento dei XIV Giochi paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
La norma mira a centralizzare le responsabilità operative e decisionali in capo a un commissario straordinario, che sarà in carica fino al 31/12/2026, con l'obiettivo di superare complessità burocratiche, sovrapposizioni amministrative ed evitare ritardi che potrebbero compromettere l'organizzazione dei Giochi e, soprattutto, garantire anche la massima trasparenza. Questa disposizione rappresenta una misura eccezionale, pensata per assicurare il pieno successo dei Giochi paralimpici, per valorizzarli come occasione di inclusione sociale, crescita culturale e rilancio, anche del nostro Paese, su queste tematiche, che riguardano l'inclusione di tutti nello sport.
Occorre anche sottolineare come la Fondazione Milano-Cortina abbia portato avanti un tavolo permanente di lavoro con il Ministero, con altri enti, anche del territorio, e con le federazioni maggiormente rappresentative. Inoltre, sono stati avviati nuovi progetti - Adaptive Winter Sport, per lo sport invernale adattato - e poi anche collaborazioni con il Comitato italiano paralimpico.
Per quanto riguarda le opere infrastrutturali, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha sottolineato la primaria importanza, che è quella di garantire e rendere accessibili infrastrutture, trasporti e tutto quello che viene realizzato per questi eventi. C'è un elenco molto dettagliato e molto lungo.
PRESIDENTE. Concluda.
ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Non ve lo descrivo - concludo -, ma nomino l'Arena di Verona, il villaggio olimpico e paralimpico di Cortina d'Ampezzo e lo stadio del ghiaccio. Tutti questi rimarranno un patrimonio del nostro Paese.
PRESIDENTE. La ringrazio.
ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Concludo con queste parole: tutti i progetti sono stati sviluppati, avendo riguardo alle esigenze delle persone con disabilità e, in questo senso, la progettazione universale guida davvero anche quella olimpica, quella per le Paralimpiadi guida anche quella delle Olimpiadi e questo è un grande successo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. La deputata Morgante, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
MADDALENA MORGANTE (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Locatelli, per la sua risposta chiara, puntuale e precisa, ma, soprattutto, ci tenevamo a ringraziarla anche per la sua attenzione nei confronti di questo evento internazionale importantissimo: i Giochi paralimpici invernali Milano-Cortina 2026, che vedranno la partecipazione di più di 600 atleti disabili, più di 79 eventi.
Desidero ringraziare anche il Governo Meloni, perché, sin dall'inizio del suo insediamento, ha mostrato una grandissima attenzione nei confronti del tema della disabilità, mettendo in atto e in campo numerose misure efficienti per sostenere le fasce più deboli e per sostenere anche le famiglie.
Credo che i Giochi paralimpici saranno sicuramente un'occasione per rafforzare il vero valore della politica, politica come servizio, come cura, anche delle persone più fragili e di tutti i cittadini, valorizzando le diversità, perché ognuno di noi è unico e irripetibile.
Lo sport, signor Ministro, unisce. Lo sport ci insegna: ci insegna a rispettare le regole; ci insegna a rispettare le leggi; ci insegna a prestare attenzione agli altri; ci insegna a cercare e a valorizzare i talenti individuali, ma anche a cercare e a valorizzare i talenti degli altri; ci insegna a dare merito a quei sacrifici che ovviamente sono necessari e fondamentali per partecipare a tutte le competizioni, sia quelle amatoriali che quelle agonistiche.
Credo, signor Ministro, che dovremmo davvero comprendere il grande messaggio che questi Giochi paralimpici lanciano. Il messaggio è quello di un grande insegnamento, ossia che la disabilità non è mai un limite, ma è un valore e una grandissima forza, ed è questo lo spirito che anima i Giochi paralimpici. Noi, di Fratelli d'Italia, siamo profondamente convinti che promuovere queste iniziative sia fondamentale, per sensibilizzare soprattutto la comunità sul vero valore dell'inclusione, ma anche sul valore della dignità di ogni essere umano.
Concludo Presidente, signor Ministro, ringraziando tutti coloro, anche i numerosi volontari, che saranno impegnati per la realizzazione di questo importantissimo evento internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Intendimenti del Governo in ordine a un piano di incentivi per la sostituzione di veicoli inquinanti con veicoli a zero emissioni – n. 3-02127)
PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02127 (Vedi l'allegato A).
LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. La nostra interrogazione è rivolta al piano di revisione del PNRR che ha liberato risorse per circa 600 milioni per rinnovare il parco autovetture, nel numero di circa 39.000 autovetture. Sappiamo che il provvedimento dovrà avere, come attenzione principale, quella di rivolgersi alle famiglie meno abbienti, alle micro imprese e alle zone urbane più inquinate. Tra l'altro, ne approfitto per ricordare che abbiamo rinviato il blocco che ci sarebbe stato da questo ottobre per gli Euro 6, evitando davvero un grande danno a milioni di cittadini. La nostra domanda è in che modo e in che tempi si ritenga di attuare questa revisione e, soprattutto, se ci siano attenzioni particolari per la produzione europea, che sta vivendo un momento davvero critico.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.
GILBERTO PICHETTO FRATIN, Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, perché il quesito mi consente di illustrare il lavoro svolto dal MASE in relazione alla misura del PNRR volta al rinnovo del parco veicoli privati e commerciali leggeri con veicoli elettrici.
In esito alla quinta revisione tecnica del PNRR, sulla base delle indicazioni presenti nella decisione di esecuzione del consiglio ECOFIN del 20 giugno 2025, la misura prevede la concessione di incentivi per l'acquisto di un nuovo veicolo, previa rottamazione di un veicolo termico.
L'obiettivo è di conseguire l'acquisto di almeno 39.000 veicoli a emissioni zero al 30 giugno 2026. Tra i soggetti beneficiari degli incentivi, vi sono sia le persone fisiche residenti in aree urbane funzionali - ossia le città, assieme alle relative aree di pendolarismo -, per l'acquisto di veicoli privati elettrici della categoria M1, sia le micro imprese, per l'acquisto di veicoli commerciali elettrici delle categorie N1 ed N2.
L'importo dagli incentivi previsti è pari a un massimo di 11.000 euro per i privati con ISEE inferiore o pari a 30.000 oppure a un massimo di 9.000 euro per gli ISEE compresi tra 30.000 e 40.000. Per le micro imprese è, invece, coperto fino al 30 per cento del prezzo di acquisto, con un massimale di 20.000 euro per veicolo nuovo. Le risorse finanziarie sono complessivamente pari a circa 600 milioni. Al fine di consentire il raggiungimento del target entro i termini indicati, stiamo finalizzando il decreto ministeriale che definirà i criteri e le modalità di concessione degli incentivi, rendendo possibile l'avvio delle misure già dal prossimo mese di settembre.
Per facilitare l'accesso, peraltro, si è allestita una piattaforma informatica con cui, da un lato, i soggetti beneficiari potranno accedere agli incentivi e dall'altro gli operatori economici potranno offrire veicoli elettrici nuovi rientranti nelle categorie agevolate.
PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di replicare.
LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, signor Ministro. La sua risposta conferma l'estrema attenzione di questo Governo nel rivedere e migliorare, dentro i vincoli attuali, quella che è stata una politica di transizione europea alla Timmermans, dove è stato tradito il concetto di neutralità tecnologica. E anche gli ultimi Governi non hanno aiutato a correggere questa rotta, che va corretta perché nel frattempo sappiamo che l'automotive europeo ha perso un quarto della propria produzione a livello globale. La produzione e la vendita di auto cinesi in Europa è più che raddoppiata: nei primi sei mesi siamo arrivati al 111 per cento, per cui mai come adesso l'automotive sta vivendo una crisi davvero strutturale.
Per cui dobbiamo fare di tutto - e qui richiamo il Governo alla massima attenzione - per intensificare questo percorso di revisione di una transizione a senso unico. Non è possibile che ci sia una tecnologia sola, escludendo tutte le altre.
Per noi la politica industriale deve essere capace di coniugare la crescita con l'ambiente e con la giustizia sociale, per cui chi sarà chiamato - sia il Parlamento europeo, che la Commissione - a rivedere il blocco, che sappiamo esserci ancora al 2035 per la vendita che non sia solo di auto elettriche, deve perseguire tale fine a tutti i costi, per far sì che la transizione energetica possa essere fatta nella maniera più efficace, avendo sì come obiettivo quello della sostenibilità ambientale, ma alla pari con quella sociale ed economica.
Per cui andate avanti in questo modo, sappiamo quali sono ancora i vincoli europei, ma soprattutto, nell'attesa della revisione di questo blocco al 2035, sono sicuro che riusciremo a migliorare le cose (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
(Misure di sostegno a favore di famiglie e studenti per l'acquisto di libri di testo e di materiale scolastico - n. 3-02128)
PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02128 (Vedi l'allegato A).
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, anche quest'anno ci troviamo a parlare, a luglio, del costo dei libri di testo e di come le famiglie, a settembre, si troveranno ad affrontare l'apertura dell'anno scolastico in un momento già così complicato per il costo della vita. E, purtroppo, non abbiamo notizie migliori di quelle che avevamo negli anni precedenti.
Il Governo Draghi aveva aumentato da 100 a 135 milioni di euro lo stanziamento delle risorse a disposizione delle famiglie in questo senso e, da allora, a parte qualche aggiustamento per l'adeguamento al costo della vita, le risorse stanziate sono rimaste invariate.
Dobbiamo ricordare che il costo dei libri per ogni ragazzo, per ogni bambino, è di circa 500 euro a ragazzo e che solo il 14 per cento delle famiglie riesce ad avere questi contributi. Vuol dire che 9 ragazzi, 9 bambini su 10 non hanno alcun aiuto per comprare i libri. Quindi, le chiediamo di illustrarci che cosa intende fare per far iniziare l'anno scolastico in un modo più sostenibile per le famiglie.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, il Governo è impegnato a garantire il pieno ed effettivo esercizio del diritto allo studio di tutti gli studenti. Per tale ragione, sin dal mio insediamento, consapevole delle criticità che caratterizzano l'editoria scolastica, ho voluto costituire un tavolo di confronto permanente con l'Associazione italiana editori per trovare un giusto equilibrio tra diverse esigenze: da un lato, quelle dei docenti che richiedono libri di testo di qualità sempre maggiore e, dall'altro, quelle delle famiglie, cui si deve garantire il contenimento della spesa per il loro acquisto.
Nell'ambito di questo tavolo sono state affrontate anche le problematiche segnalate dagli onorevoli interroganti, relative all'erogazione delle risorse destinate alla fornitura gratuita dei libri di testo per i meno abbienti. Si devono, innanzitutto, rendere più celeri i tempi con cui le risorse vengono rese disponibili concretamente alle famiglie per evitare che i contributi siano erogati ad anno iniziato, se non addirittura a distanza di anni.
A tale ultimo riguardo, devo precisare che al Ministero compete solo il compito del riparto delle risorse statali tra le regioni sulla base dei dati relativi alla popolazione scolastica e alle famiglie meno abbienti forniti dall'Istat. Spetta poi alle singole regioni, in nome delle loro competenze costituzionali, definire le modalità e i tempi di ripartizione di tali risorse tra i comuni del proprio territorio.
Per quanto di mia competenza, consapevole dell'elevata valenza sociale che rivestono queste risorse, ho proceduto, impegnando il bilancio del Ministero, a incrementare lo stanziamento del Fondo per l'acquisto di libri di testo per le famiglie non abbienti, portandolo dagli originari 133 milioni di euro a 137 milioni di euro nel 2024 e 2025 e a 139 milioni di euro per gli anni 2026 e 2027.
Inoltre, voglio ricordare che ho provveduto a ricostituire la Conferenza nazionale per il diritto allo studio, con lo scopo principale di individuare, insieme ai rappresentanti della Conferenza delle regioni e dell'ANCI, misure che possano semplificare i processi di accesso ai citati contributi.
Importante è ora supportare, in modo più ampio, le famiglie. Ritengo, pertanto, opportuno valutare, in occasione della prossima legge di bilancio, compatibilmente con le risorse disponibili, misure di ulteriore sostegno quali nuove forme di detrazione fiscale per le spese sostenute dalle famiglie per l'acquisto dei libri scolastici.
PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di replicare.
VALENTINA GRIPPO (AZ-PER-RE). Ministro, non siamo soddisfatti, come non sono soddisfatte le famiglie italiane. Non siamo soddisfatti perché lei non è al primo giorno di scuola. Sono tre anni che fa il Ministro e noi in questi tre anni abbiamo presentato non una, ma due mozioni sulla scuola - le hanno presentate tutte le forze politiche, di opposizione e di maggioranza - dove dettagliavamo specificamente gli interventi da fare. Peraltro, quella di Azione, in particolare, spiegava come aumentare i fondi; come distribuire le risorse diversamente per fascia di età, per regione e per enti locali, per farle arrivare a tutte le famiglie; quali detrazioni fare per i libri di testo e come farle intervenire. Lo abbiamo fatto con le mozioni in Aula, l'abbiamo fatto con le leggi di bilancio. Tutti questi indirizzi sono stati disattesi.
Lei, oggi, ci racconta che ha costituito un tavolo, che ha fatto una Conferenza con le regioni: perfetto, ma non è con i tavoli e non è con le conferenze che i ragazzi andranno a scuola. Andranno a scuola senza libri e, sensatamente, andranno a scuola senza libri quelli che dei libri hanno più bisogno, cioè quelli appartenenti a famiglie con maggiore emergenza educativa, che avrebbero bisogno di un aiuto pubblico per poter accedere al proprio diritto allo studio.
Noi, quindi, la rimandiamo e speriamo che, almeno per il prossimo anno, l'anno scolastico inizi garantendo a tutti il diritto allo studio.
(Ulteriori iniziative volte a favorire in ambito scolastico un processo formativo ed educativo in tema di affettività e sessualità rispettoso del primato educativo della famiglia e della sfera personale degli studenti - n. 3-02129)
PRESIDENTE. Il deputato Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02129 (Vedi l'allegato A).
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Pavia, gennaio 2025, attivista trans propone corsi di educazione sessuale, finanziati dal comune a guida PD, per bambini di sei anni; Napoli, febbraio 2025, una drag queen svolge una lezione di educazione sessuale in un liceo e invita gli studenti adolescenti, presenti in aula, a lasciar perdere i consigli dei propri genitori che rovinano il lavoro che loro farebbero a scuola.
Ministro, per ragioni di tempo, mi limito a citare solo questi due esempi tra, purtroppo, decine di episodi in cui attivisti politici e gruppi di pressione, minoritari ma ben organizzati, si sono insinuati nelle scuole italiane, nascondendosi dietro il cavallo di Troia della lotta alle discriminazioni e dell'educazione sessuale e all'affettività, ma con il preciso intento di promuovere teorie queer - le chiamano così - e ideologia gender tra bambini e ragazzi. Una pericolosa visione e deriva ideologica su temi delicati e sensibili quali quelli afferenti alla sfera sessuale, attuate con la complicità di alcuni docenti - pochi, a dire il vero, ma pur sempre presenti nelle nostre scuole - e spesso il tutto all'insaputa dei genitori.Le chiedo, dunque, Ministro quali iniziative intenda adottare per tutelare studenti, famiglie e libertà di scelta educativa.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE VALDITARA, Ministro dell'Istruzione e del merito. Signor Presidente, gentili onorevoli, il disegno di legge sul consenso informato in ambito scolastico ha una finalità precisa: dare piena e concreta attuazione a un principio fondamentale della nostra Costituzione che, tuttavia, è stato troppo a lungo dimenticato. Mi riferisco all'articolo 30 che ha sancito il dovere e il diritto dei genitori di istruire ed educare i propri figli, un principio che dovrebbe permeare il nostro ordinamento scolastico e che, con questa misura, finalmente, trova una declinazione chiara, coerente e rispettosa della sensibilità educativa delle famiglie. Il consenso informato preventivo è una misura di equilibrio e di buonsenso.
Nell'idea di scuola che abbiamo in mente (autonoma, pluralista, capace di dialogo e di responsabilità condivise) questa disposizione rappresenta un tassello fondamentale perché consente a ciascuna componente nel processo educativo (docenti, famiglie, studenti) di agire in sinergia, nel rispetto reciproco dei ruoli, delle libertà e dei principi costituzionali. L'obiettivo è chiaro: garantire che, specificamente per le attività che riguardano temi attinenti alla sessualità, vi sia piena consapevolezza da parte delle famiglie rispetto ai contenuti e alle metodologie adottate.
Una scuola trasparente è una scuola più forte, più credibile, più capace di svolgere appieno la propria funzione educativa e formativa. Sempre di buonsenso, inoltre, è la scelta di stabilire che, per la scuola dell'infanzia e per la scuola primaria, le attività didattiche relative alle tematiche della sessualità siano solo quelle previste dalle nuove indicazioni nazionali, senza il rischio che vengano trattati temi, quali quelli connessi all'identità di genere, che non sono adatti ad essere affrontati da bambini e bambine di quella età.
Le nuove indicazioni nazionali si fanno carico di assicurare tutte le nozioni connesse alla riproduzione e alla conoscenza del corpo umano, ma soprattutto intendono rafforzare l'idea di una scuola che educa non solo alla conoscenza, ma anche ai sentimenti e alla qualità delle relazioni. Per questa ragione, abbiamo dunque introdotto un'educazione che sappia coltivare la fiducia, l'empatia, la gentilezza. Signor Presidente, concludo ribadendo che il consenso informato, che ho fortemente voluto e che continuerò a sostenere, con determinazione, anche nell'esame parlamentare, nasce da una visione educativa precisa, quella che vede scuola e famiglia procedere insieme come alleati responsabili nel dialogo e nel confronto trasparente e consapevole.
PRESIDENTE. Il deputato Sasso ha facoltà di replicare.
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Valditara. Sono pienamente soddisfatto per la sua risposta, ma non la ringrazio solo da capogruppo della Lega in Commissione o da uomo di scuola. La ringrazio soprattutto da padre, perché sono tanti i papà e le mamme italiane che ci chiedono di fare in modo che le scuole siano un luogo sereno dove i propri figli possano crescere, istruirsi, formarsi, grazie alla dedizione e alla professionalità della stragrande maggioranza dei nostri insegnanti, delle nostre maestre e dei nostri maestri.
Con i provvedimenti voluti dalla Lega e con il disegno di legge che porta il suo nome - appunto con il DDL Valditara - sul sostegno informato, noi stabiliamo un principio molto semplice, nel rispetto dell'articolo 30 della Costituzione che tutela la libertà di scelta educativa delle famiglie: le famiglie, quando il DDL Valditara diventerà legge, dovranno essere informate preventivamente quando e se, a scuola, si intendano affrontare temi sensibili; dovranno conoscere, prima che ciò avvenga in classe, il contenuto, il materiale didattico utilizzato e, solo allora, concedere o meno l'autorizzazione - appunto, il consenso - affinché il proprio figlio possa seguire o meno tale attività.
Non neghiamo nulla, è un principio liberale: per noi viene prima la famiglia di un attivista ideologizzato o di un professore con una tessera di partito in tasca, nell'educazione dei figli. Bene il divieto di svolgere lezioni di educazione sessuale alla scuola dell'infanzia e alla scuola primaria, fatta ovviamente eccezione per quelle già previste nelle indicazioni nazionali. Noi della Lega pensiamo che, per bambini così piccoli, l'educazione su certi temi spetti alla mamma e al papà e non - lo ribadisco, come purtroppo, a volte, i colleghi di sinistra hanno inteso con proposte emendative - a qualche esperto esterno, magari frequentante qualche particolare associazione, che vada in classe a parlare a bambini di 6 anni, Ministro, di binarismo sessuale, di confusione sessuale o, peggio ancora, come è capitato a volte, di uteri in affitto.
I genitori non vogliono questo, i genitori non chiedono questo, come dimostra anche un recente sondaggio di una nota casa demoscopica. Al di là dei sondaggi, basterebbe andare all'uscita di una scuola qualunque, a Roma o in qualsiasi altra città, appena riapriranno, e chiedere a una mamma, a un papà, ma ci metto anche i nonni che, spesso, accompagnano i bambini, i nipotini: tu sei favorevole o contrario all'educazione sessuale a tuo figlio di 6 anni? Beh, guardi, 8 famiglie su 10 hanno già risposto e non penso che 8 famiglie su 10 votino tutte centrodestra o tutte Lega. Qui una riflessione i colleghi la dovrebbero fare.
Concludo, Presidente, dicendo che chi discrimina per l'orientamento sessuale sbaglia e va contrastato, però chi utilizza la sacrosanta lotta alle discriminazioni come cavallo di Troia per insinuarsi nelle classi delle scuole italiane per promuovere l'ideologia gender, grazie al DDL Valditara sul consenso informato non avrà vita facile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ricordo che nella giornata di domani, giovedì 31 luglio, alle ore 13,45 è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un componente il Consiglio superiore della magistratura.
La chiama avrà inizio dai senatori.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Susanna Cherchi. Ne ha facoltà per un minuto e trenta.
SUSANNA CHERCHI (M5S). Grazie, Presidente. Lascio perdere i dati, perché tanto li conosciamo tutti su Gaza: 115.000 feriti, 18.000 bambini morti, bambini uccisi, 2 milioni di sfollati, 70.000 casi di malnutrizione acuta ed è una cosa terribile; come lo leggo mi viene la tachicardia, per davvero.
Ecco però ho letto con interesse un articolo in cui si menzionava una notizia che non c'è da nessuna parte: la Commissione d'inchiesta civile indipendente ha indagato sulle responsabilità della falla di sicurezza del 7 ottobre 2023 e ha intravisto delle colpe del Premier israeliano Netanyahu.
Questo non l'ho mai letto da nessuna parte. Netanyahu è ritenuto responsabile di aver indebolito tutti i centri decisionali, tra cui il Governo e il Consiglio di sicurezza nazionale. Per questa Commissione i vertici dell'esercito e la polizia israeliana sono responsabili - secondo questa Commissione - del mancato salvataggio di molti partecipanti al festival Nova. Per Netanyahu si aggiunge anche l'accusa di aver creato caos istituzionale che ha danneggiato la velocità della risposta israeliana del 7 ottobre.
Infatti, la reazione che è nata da questa situazione del 7 ottobre, con riferimento alla quale secondo la Commissione il Premier Netanyahu ha avuto comunque una certa importanza, è stata violentissima. La popolazione è stata devastata da 22 mesi di guerra. Allora, io sono sicura che i colleghi della maggioranza siano brave persone…
PRESIDENTE. La ringrazio.
SUSANNA CHERCHI (M5S). … sono sicura. Posso? Non posso finire? Posso continuare?
PRESIDENTE. Veramente no, perché sta quaranta secondi fuori dal suo tempo e rispetto a tre minuti non è proprio pochissimo, però se lei vuole concludere, concluda.
SUSANNA CHERCHI (M5S). No, volevo soltanto dire che…
PRESIDENTE. L'importante è che non prosegua, trovi una conclusione.
SUSANNA CHERCHI (M5S). …dovevamo stracciare il nostro Memorandum di cooperazione militare tra Italia e Israele, perché con queste armi vengono smembrati, mutilati e uccisi civili e bambini. Ecco, io credo che nessuno sia orgoglioso di questo e la storia ci chiederà conto di quello che è successo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché, come purtroppo sappiamo, è in corso un'operazione molto complessa; purtroppo perché in realtà dovremmo valutarla, però ci preoccupa come politica, cioè la vendita di Carrefour Italia a NewPrinces Spa: 1 miliardo è il valore dell'operazione; parliamo di 18.000 dipendenti diretti e indiretti coinvolti; di 1.200 punti vendita. Allora, siamo tutti d'accordo che sia necessario - ed è quello il motivo per cui intervengo - vigilare su un piano di rilancio che è stato promesso; parliamo di 200 milioni di investimento; è necessario vigilare sulla salvaguardia dell'occupazione, sulle tutele, sul mantenimento del contratto nazionale per quanto riguarda, appunto, la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici.
Quindi, è bene che oggi ci sia un tavolo, è in corso probabilmente in queste ore, però, Presidente - e chiudo - per noi è importante che quel tavolo, che vede il Ministro Urso coinvolto, veda il Ministro Urso seduto dalla parte giusta e, quindi, dalla parte di chi è sfruttato, dalla parte di chi lavora 24 ore su 24 tenendo aperti i negozi, ovviamente, con turni che sono definiti, ma permette a tutti noi di poter fare la spesa, magari anche nei giorni festivi. Allora, si sieda dalla parte giusta, perché noi abbiamo bisogno che queste persone, che hanno dedicato anche anni della propria vita a quest'azienda, possano vedere la loro occupazione tutelata e la loro dignità del posto di lavoro tutelata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 31 luglio 2025 - Ore 10,50:
(ore 10,50 e ore 16)
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1561 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 giugno 2025, n. 92, recante misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi (Approvato dal Senato). (C. 2527)
Relatori: MAERNA, per la X Commissione; MALAGOLA, per la XI Commissione.
La seduta termina alle 16,20.
Aggiornato ai sensi dell'articolo 24, commi 2 e 6, del Regolamento
(Conferenza dei presidenti di gruppo del 30 luglio 2025)
Giovedì 31 luglio |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2527 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 giugno 2025, n. 92, recante misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi (approvato dal Senato – scadenza: 25 agosto 2025)
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Giovedì 31 luglio 2025, alle ore 13,45, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un componente il Consiglio superiore della magistratura (secondo scrutinio). La chiama avrà inizio dai senatori. |
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Giovedì 31 luglio (ore 16-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente venerdì 1° agosto) |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2527 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 26 giugno 2025, n. 92, recante misure urgenti di sostegno ai comparti produttivi (approvato dal Senato – scadenza: 25 agosto 2025) (per l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale) |
Lunedì 4 agosto (ore 13, con votazioni non prima delle ore 18) |
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2500 - Disposizioni in materia di composizione di giunte e consigli regionali e di incompatibilità (approvata dal Senato) Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2538 - Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previsto dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, in materia di spettacolo (approvato dal Senato) Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1928-2083-2091-2152-2194 - Delega al Governo per la disciplina dei centri di elaborazione dati Esame del disegno di legge S. 1565 - Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, recante disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 29 agosto 2025) (per la posizione della preannunciata questione di fiducia, previo esame e votazione delle eventuali questioni pregiudiziali presentate) |
Martedì 5 agosto 2025, alle ore 13, sarà convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un componente il Consiglio superiore della magistratura (terzo scrutinio). La chiama avrà inizio dai senatori (in caso di mancanza del quorum prescritto nel secondo scrutinio) |
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Martedì 5 agosto |
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1565 - Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, recante disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 29 agosto 2025)
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Martedì 5 (ore 19, con prosecuzione notturna), mercoledì 6 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 7 agosto (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 ed eventualmente venerdì 8 agosto) |
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1565 - Conversione in legge del decreto-legge 30 giugno 2025, n. 95, recante disposizioni urgenti per il finanziamento di attività economiche e imprese, nonché interventi di carattere sociale e in materia di infrastrutture, trasporti ed enti territoriali (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 29 agosto 2025) (per l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale) Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2538 - Proroga del termine per l'esercizio delle deleghe previsto dall'articolo 2 della legge 15 luglio 2022, n. 106, in materia di spettacolo (approvato dal Senato) Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2500 - Disposizioni in materia di composizione di giunte e consigli regionali e di incompatibilità (approvata dal Senato) Seguito dell'esame delle mozioni Zanella ed altri n. 1-00462 e Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00481 concernenti iniziative volte a contrastare l'aumento delle spese militari a favore di politiche in campo sociale e ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1928-2083-2091-2152-2194 - Delega al Governo per la disciplina dei centri di elaborazione dati |
Mercoledì 6 agosto (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Martedì 9 settembre (ore 14) |
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
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Mercoledì 10 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 11 settembre (ore 9,30-13,30 e 15-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nel calendario di agosto e non conclusi Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
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Mercoledì 10 settembre (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Venerdì 12 settembre (ore 9,30) |
Svolgimento di interpellanze urgenti |
Pdl n. 2500 - Disposizioni in materia di composizione di giunte e consigli regionali e di incompatibilità
Tempo complessivo: 14 ore e 40 minuti, di cui:
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Relatore | 10 minuti | 20 minuti |
Governo | 20 minuti | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 20 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 22 minuti |
44 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 58 minuti | 4 ore e 46 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti | 46 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 41 minuti | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 40 minuti | 34 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 37 minuti | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 37 minuti | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 31 minuti | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 31 minuti | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 31 minuti | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 31 minuti | 21 minuti |
Misto: | 31 minuti | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 18 minuti | 11 minuti |
+Europa | 13 minuti | 10 minuti |
Mozione n. 1-00462 e abb. - Concernenti iniziative volte a contrastare l'aumento delle spese militari a favore di politiche in campo sociale e ad aderire al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 29 luglio 2025.
Ddl di ratifica nn. 1451, 1501, 1502, 2188, 2292
Tempo complessivo: 2 ore.
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale |
19 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora e 21 minuti |
Fratelli d'Italia | 12 minuti |
Partito Democratico – Italia democratica e progressista | 15 minuti |
Lega – Salvini premier | 9 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 12 minuti |
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE | 7 minuti |
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe | 6 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 6 minuti |
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare | 4 minuti |
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe | 5 minuti |
Misto: | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 3 minuti |
+Europa | 2 minuti |