Sulla pubblicità dei lavori:
Paita Raffaella , Presidente ... 3
Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, nell'ambito dell'esame della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Paita Raffaella , Presidente ... 3
Giorgetti Giancarlo (LEGA) , Ministro dello sviluppo economico ... 3
Paita Raffaella , Presidente ... 7
Liuzzi Mirella (M5S) ... 7
Paita Raffaella , Presidente ... 8
Liuzzi Mirella (M5S) ... 8
Paita Raffaella , Presidente ... 9
Bruno Bossio Vincenza (PD) ... 9
Paita Raffaella , Presidente ... 11
Capitanio Massimiliano (LEGA) ... 11
Paita Raffaella , Presidente ... 12
Mollicone Federico (FDI) ... 12
Paita Raffaella , Presidente ... 13
Giorgetti Giancarlo (LEGA) , Ministro dello sviluppo economico ... 13
Paita Raffaella , Presidente ... 15
Mollicone Federico (FDI) ... 16
Paita Raffaella , Presidente ... 16
Mollicone Federico (FDI) ... 16
Paita Raffaella , Presidente ... 16
Giorgetti Giancarlo (LEGA) , Ministro dello sviluppo economico ... 16
Paita Raffaella , Presidente ... 16
Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Europeisti-MAIE-PSI: Misto-EUR-MAIE-PSI.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
RAFFAELLA PAITA
La seduta comincia alle 9.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata, oltre che mediante il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web TV della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, nell'ambito dell'esame della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, nell'ambito dell'esame della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18).
Come convenuto in ufficio di presidenza, dopo l'intervento del Ministro si svolgeranno gli interventi dei deputati, con il limite di cinque minuti per ciascun gruppo. Seguirà la replica del Ministro.
Ringrazio il Ministro Giorgetti per aver accettato l'invito della Commissione e gli cedo dunque la parola per lo svolgimento della relazione. Prego.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello sviluppo economico. Grazie, presidente, ai colleghi deputati che sono presenti e ovviamente a quelli che sono collegati.
Voi sapete che sul Piano, relativamente alle comunicazioni e alle competenze della Commissione, il Ministero dello sviluppo economico ha una competenza oserei dire concorrente, in particolare con il nuovo Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale Colao, con cui ci siamo confrontati nei giorni scorsi. Quindi la sintesi di quella che è la politica in materia sarà frutto di una condivisione, che si concretizzerà anche operativamente nel nuovo comitato che è stato istituito dal decreto-legge attualmente all'esame del Parlamento, il quale appunto prevede in materia di innovazione tecnologica, e quindi anche nelle materie di competenza della vostra Commissione, una condivisione delle scelte strategiche tra più Ministeri. Io vi farò una relazione di prospettiva, poi naturalmente sarò disponibile per rispondere più puntualmente alle questioni di vostro interesse.
Con il Recovery Plan l'Unione europea non si è limitata a fornire la dotazione necessaria a consentire agli Stati membri di superare la più grande crisi economica dal secondo dopoguerra, il cui impatto sul piano produttivo, occupazionale e sociale non è ancora pienamente valutabile. Con il Piano l'Unione europea – anche per effetto delle sollecitazioni di alcuni Stati membri, tra cui in primo luogo l'Italia – ha anche delineato una strategia trasversale e coerente per provare a tradurre concretamente l'obiettivo di sostenere la competitività delle economie europee in uno scenario internazionale contrassegnato da un'esasperazione della concorrenza, in particolare da parte delle cosiddette economie emergenti: obiettivo da tempo affermato in linea teorica, ma fino a ora praticato in misura insufficiente. Di fatto per troppi anni l'Unione europea – dalla strategia Europa 2020 in poi – si era limitata a fissare alcuni ambiziosi obiettivi in termini di maggiore produttività e di rafforzamento della competitività dei sistemi produttivi Pag. 4 europei, senza tuttavia fornire soluzioni concrete, di fatto rimettendo essenzialmente a politiche sul lato dell'offerta e alla responsabilità dei singoli Stati membri il compito di dare loro realizzazione. La drammaticità della situazione provocata dalla pandemia ha finalmente indotto le istituzioni europee a superare rigidità e cautele che in passato non avevano supportato gli Stati membri più esposti, tra cui l'Italia, nel superare la crisi economico-finanziaria del 2008-2009, per mettere in campo un volume di risorse consistenti che non si esauriscono nel Recovery Plan, ma che comprendono anche l'aumento delle disponibilità del programma Horizon e l'incremento di altre voci di spesa nel quadro finanziario pluriennale specificamente rivolte a sostenere la domanda.
Per l'Italia il Recovery Plan costituisce un'occasione particolarmente importante, non soltanto sotto il profilo quantitativo – essendo il nostro Paese il primo beneficiario per volume delle risorse che verranno messe a disposizione, tra finanziamenti e prestiti –, ma anche per l'opportunità che si offre di correggere alcune prassi negative largamente consolidate e per adottare un metodo di programmazione dei progetti da realizzare e delle spese da finanziare molto più strutturato e meno esposto ai rischi della frammentazione e della dispersione. I progetti da includere nel Piano nazionale saranno infatti monitorati sistematicamente e a cadenze ravvicinate; inoltre – questo è importante da ricordare sempre – la mancata concreta realizzazione degli stati di avanzamento comporterà il loro definanziamento. Siamo quindi chiamati a definire un Piano ispirato alla massima concretezza e sostenuto da un'analisi puntuale della fattibilità dei progetti che vi saranno inclusi. Ciò significa che andrà evitata la tentazione di infarcire il Piano con progetti che non abbiano l'effettiva possibilità di trovare attuazione. Dobbiamo essere ambiziosi, ma realisti e non velleitari.
Per quanto concerne specificamente la materia di competenza di questa Commissione che investe le funzioni affidatemi in qualità di Ministro dello sviluppo economico, dobbiamo partire dall'onesta presa d'atto che l'Italia registra ritardi molto gravi: non soltanto rispetto ai partner più importanti, ma anche, in alcuni casi, rispetto a Paesi membri dell'Unione europea di limitate dimensioni che negli ultimi anni hanno compiuto progressi formidabili sul terreno dell'avanzamento tecnologico, grazie al massiccio impiego di tecnologie digitali sia da parte di amministrazioni pubbliche, con evidenti vantaggi per i cittadini e le imprese, sia da parte dei sistemi produttivi. Lo scoreboard attualmente curato dalla Commissione europea impietosamente registra il ritardo che contraddistingue l'Italia sotto il profilo delle carenze infrastrutturali digitali, dell'uso di tali tecnologie e della persistenza di forti divari che sinteticamente possono riassumersi nell'espressione "digital divide". Ricordo che ad oggi solo 9 milioni di abitazioni sono servite dalla cosiddetta altissima velocità: significa che la cittadinanza digitale – molto importante in tanti settori, primo tra i quali quello dell'istruzione – effettivamente non è garantita a tutti i cittadini italiani.
Il Piano nazionale, se ben costruito, può costituire l'occasione utile per provare a rimediare ad alcuni dei ritardi che hanno fin qui segnato negativamente la situazione italiana. Ovviamente il realismo che ci deve ispirare e cui ho fatto riferimento in precedenza, deve indurci a distinguere tra quello che è veramente essenziale e prioritario e quello che si può rinviare a una fase successiva, posto che alcune delle strategie indicate nel Piano nazionale non esauriranno la loro ragion d'essere nell'arco temporale considerato, ma richiederanno interventi anche di ordine finanziario negli anni a venire. Ciò potrà trovare una risposta nell'ambito del PON (Programma operativo nazionale) da definire alla luce del quadro finanziario pluriennale.
È evidente che l'assetto del tutto peculiare del mercato televisivo italiano per un verso, e gli errori che sono stati compiuti nel processo di privatizzazione di Telecom Italia per l'altro, hanno pregiudicato in larga parte la possibilità di disporre di connettività via cavo, a differenza di quello che è avvenuto in tanti altri Paesi. Dobbiamo provare a correggere gli errori compiuti, Pag. 5 in un contesto che rimane problematico e in cui le variabili in campo sono soltanto in parte nella disponibilità dell'autorità politica. D'altra parte lo scenario entro cui dobbiamo muoverci, vale a dire in primo luogo quello europeo, impone al nostro Paese un'accelerazione su più fronti.
La strategia per il digitale – che già si è tradotta nell'adozione di specifici atti normativi da parte della Commissione europea per l'aggiornamento della disciplina sui servizi e sul mercato – identifica l'intelligenza artificiale come prima priorità. È questo un tema su cui in Italia non è ancora stata avviata una seria riflessione. Di fatto è stata definita la normativa per l'istituzione di un Fondo per lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, blockchain e internet of things, inviata dal MiSE (Ministero dello Sviluppo economico) al MEF (Ministero dell'economia e delle finanze) per l'acquisizione del relativo concerto, con una dotazione di soli 15 milioni di euro per tre anni, che dovrebbe sostenere attività di ricerca e di sviluppo di tecnologie innovative da parte di imprese, con priorità per le startup e i centri di ricerca. Su questo punto l'attività del MiSE non ha avuto ancora definizione e concretezza perché, purtroppo, la richiesta è ancora ferma al MEF. Voi capite quindi l'importanza della materia, l'importo limitato e la difficoltà burocratica anche di arrivare ad un risultato concreto. Ulteriori iniziative sono state avviate per quanto concerne la blockchain, il sistema decentrato per la gestione di transizioni sicure tra più soggetti, il cui presupposto è costituito da una relazione di fiducia tra le parti. Anche a questo proposito si dovranno avviare attività di approfondimento per dare corpo alla Strategia nazionale.
Credo quindi che una delle priorità che dovremmo prevedere sia quella di dotare le amministrazioni pubbliche delle competenze tecniche necessarie per affrontare con piena cognizione di causa tutta una serie di problematiche che presentano un forte contenuto tecnico. Questo delle risorse umane della pubblica amministrazione – anche semplicemente dei Ministeri, per parlare di ciò di cui mi occupo – e della capacità tecnica di affrontare con piena cognizione di causa queste sfide, è un tema decisivo; è un tema decisivo che si scontra anche con quello che è stato di fatto il blocco delle assunzioni, che ha registrato ulteriori problemi relativamente alla crisi pandemica che ha bloccato i concorsi. Colgo l'occasione, poi ci torneremo in seguito: ad esempio noi abbiamo il problema di dover gestire al MiSE tutta la tematica della sicurezza cyber con il Centro di valutazione e certificazione nazionale, abbiamo bisogno di 70 ingegneri formati sul tema, ma non riusciamo a reclutarli. È partita la procedura; essendo il contenuto tecnico specialistico così rilevante, abbiamo avuto manifestazioni di interesse, le candidature sono numerosissime, però anche un concorso da remoto in questi casi diventa un po' complicato da immaginare. L'esigenza tuttavia c'è; ho fatto l'esempio del Centro, ma questo vale per tutti: delle strutture dotate di una formazione amministrativa non sono idonee per comprendere appieno l'evoluzione di questi fenomeni. Il mondo fuori va a una velocità impressionante, la pubblica amministrazione deve essere in grado in qualche modo di stargli dietro. Così come credo che occorra compiere uno sforzo complessivo sul nostro sistema educativo, allo scopo di dotare il Paese delle necessarie professionalità per affrontare efficacemente la sfida costituita dal salto tecnologico che comporta la trasformazione digitale dei processi produttivi. Su questo fronte è necessario uno sforzo congiunto e coerente: con il Ministero dell'università e della ricerca abbiamo già avviato un percorso condiviso con la stesura del Piano.
Dobbiamo proseguire su questa strada per potenziare le competenze e le conoscenze, presupposto indispensabile per compiere quel salto di qualità sui terreni della ricerca applicata e del trasferimento tecnologico che sono tra i principali punti deboli della competitività e dell'insoddisfacente produttività del sistema italiano nel suo complesso. Da questo punto di vista, credo sia necessario valorizzare tutte le eccellenze e mettere in connessione in una logica di rete le esperienze più avanzate; in ogni caso non dobbiamo limitarci ad una Pag. 6mera sommatoria, non ragionata o ponderata, delle diverse istanze dei vari attori in campo. Sotto questo profilo la cosa più utile credo sia guardare alle esperienze internazionali più avanzate, di quei Paesi che sono riusciti a mettere in connessione il mondo delle imprese, università, istituti di ricerca e istituzioni pubbliche. Questa logica deve pure indurci a lavorare in stretto rapporto con le Autorità di settore, che sono chiamate a concorrere e ad aggiornare il tessuto normativo che disciplina i mercati di frontiera delle tecnologie digitali, dell'intelligenza artificiale e dei servizi digitali.
Venendo più in dettaglio alle singole questioni, è evidente che il primo tema che si pone è quello di velocizzare il percorso, fin qui problematico, per la cablatura integrale del Paese. Nel Piano – che sicuramente voi avete valutato e osservato – sono stanziate risorse consistenti per la diffusione della fibra ottica nelle aree grigie, per completare il Piano scuola e i collegamenti con le isole minori in modo da contrastare il digital divide. Ulteriori progressi potranno essere compiuti con interventi a sostegno della domanda, in particolare con i voucher di fase 2 per i quali si è già provveduto alla notifica alla Commissione europea. Ricordo, mentre i voucher di tipo 1 sono già partiti e hanno avuto una discreta diffusione, per quelli riguardanti famiglie e imprese siamo ancora, purtroppo, alla fase burocraticamente molto dispersiva in termini di tempi della negoziazione con la Commissione europea, quindi di fatto non sono ancora partiti. Si prevede di impegnare circa 900 milioni per servire circa 2 milioni di famiglie e 1 milione di piccole e medie imprese, attraverso la corresponsione di voucher rispettivamente di 300 euro per le famiglie e di un importo da 300 a 2.500 euro per le imprese, a seconda del grado di connettività richiesta. Come è noto a questa Commissione, che ha svolto un'accurata indagine su questi temi, il piano per la cablatura in fibra ottica delle cosiddette aree bianche ha registrato notevoli ritardi, in larga parte attribuibili a difetti di impostazione del piano stesso, che probabilmente trascurava i vincoli amministrativi e burocratici che hanno rallentato la realizzazione di alcuni investimenti, ma anche a ritardi accumulati dal soggetto aggiudicatario Open Fiber. Occorre rimuovere al più presto i ritardi e completare con le opportune correzioni il piano. In generale per facilitare lo sviluppo delle infrastrutture digitali, si dovrà lavorare ad alcune semplificazioni normative, con particolare riguardo alla possibilità di ricorrere a tecniche di scavo a bassa intensità ambientale, anche attraverso eventuali correzioni del codice delle comunicazioni elettroniche, e semplificare gli adempimenti connessi alla presentazione delle istanze comuni per l'avvio dei lavori.
Più in generale, occorre quanto prima un chiarimento definitivo – da svolgere, in primo luogo, con gli azionisti delle parti in causa – sulla concreta realizzabilità della rete unica. Da troppo tempo assistiamo a una situazione di stallo che non giova al Paese, in quanto determina sovrapposizioni e duplicazioni degli investimenti effettuati dagli operatori soprattutto nelle aree con maggiore domanda, ed evidentemente incapacità di servire là dove la domanda c'è ma l'offerta manca, le cosiddette aree bianche o bianchissime o aree grigie. Su questo (poi ci tornerò sopra, ovviamente, se ci sono domande) io ritengo che il tempo sia un fattore decisivo. Le indicazioni, le comunicazioni che ci arrivano dall'Unione europea (ma non c'è bisogno che ce lo dica l'Unione europea, è una considerazione che possiamo fare tutti noi) ci impongono di arrivare nei tempi più rapidi possibili, e ai costi possibilmente minori possibili, a garantire a tutti i cittadini italiani l'accesso alla rete.
È allora evidente l'importanza del progetto rete unica. Però non è possibile che la modalità scelta in qualche modo pregiudichi la possibilità di arrivare al risultato, cioè di rispettare ragionevolmente i tempi che devono assolutamente imporci di arrivare entro tre anni – come in qualche modo ci viene suggerito, ma se potessimo anche meno – a garantire questi diritti che oggi più che mai diventano essenziali. Mentre prima erano un'opportunità, oggi abbiamo capito che sono elementi determinanti Pag. 7 di cittadinanza. Questo stallo dev'essere superato; e siccome alla fine a questo stallo contribuisce in qualche modo anche lo Stato, che è proprietario o comunque indirettamente azionista dei soggetti, è chiaro che è responsabilità nostra, e su questo ho avviato un confronto con il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale per fare una proposta rapida. Il completamento della fibra ottica è essenziale anche per il 5G, per la cui realizzazione è indispensabile assicurare alcune opportune condizioni: si pone in particolare l'esigenza di assicurare la liberalizzazione della frequenza dei 700 megahertz nei tempi prestabiliti.
A questo punto c'è anche un tema che tocca strettamente questa vicenda. Voi sapete che nell'ultima legge di bilancio è stato previsto un incentivo per l'adeguamento del parco nazionale televisori delle famiglie. Una riflessione che io suggerisco alla Commissione rispetto all'opportunità di intensificare, rafforzare questa misura: mi sembra assolutamente indispensabile rispetto alle date che noi ci siamo dati per la liberalizzazione della frequenza; anche perché i ritardi in merito a questa vicenda hanno già provocato e provocano difficoltà serie di rapporti con alcuni dei Paesi confinanti.
In ogni caso, a mio giudizio diventa imprescindibile per il nostro Paese la necessità di cogliere tutte le opportunità che si offrono a livello europeo per partecipare a progetti condivisi e per rafforzare le partnership con altri Stati membri. A questo proposito faccio riferimento ai cosiddetti corridoi 5G, su cui ci sono delle opportunità a Est e a Ovest che potrebbero rivelarsi molto importanti. Il tema è che l'utilizzo di alcuni strumenti come i progetti di importanza comunitaria potrebbe offrire in questo caso la possibilità di accedere a ulteriori finanziamenti (naturalmente questo implica un coordinamento di progetto ed implementazione) rispetto a quelli che spetterebbero semplicemente nell'ottica nazionale.
È evidente poi che la concreta attuazione del progetto 5G dovrà avvenire nel rigoroso rispetto della disciplina messa in campo e di quella che sta trovando attuazione proprio in questi giorni per quanto concerne la cybersecurity e il golden power. Lo strumento del golden power, in particolare in materia di 5G, è stato quello più utilizzato e anche più noto in campo politico. È una materia estremamente delicata, credo che ormai un orientamento consolidato ci sia e gli operatori in qualche modo l'hanno recepito. Su questo tema, ricordo che il Ministero dello sviluppo economico è chiamato ad operare con una particolare responsabilità, perché le valutazioni sulla validità degli apparati dovrebbero (dico io e mi richiamo a quello che ho detto prima) essere svolte dal Centro di valutazione, che però per funzionare ha necessità di risorse umane tecniche altamente specializzate, per cui diventa urgente farlo partire; anzi, io chiedo magari un aiuto da parte della Commissione, di sensibilizzazione su questo tema. Tenete presente che la strumentazione a disposizione per quanto riguarda il golden power, che viene attivato dalla Presidenza del Consiglio, da un'apposita unità che coinvolge più soggetti, è meritoria, tecnicamente adeguata sotto ogni profilo; però dobbiamo sicuramente fare di più, essere pronti ad affrontare ogni tipo di sfida che ci viene portata davanti.
Io mi fermerei qui. Credo di aver toccato, non so se in modo soddisfacente, i punti che in qualche modo riguardano il Ministero dello sviluppo economico nel PNRR. Se ci sono domande, sono disponibile per gli approfondimenti del caso. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie, Ministro, per la relazione. Rispetto alla proposta che lei ci ha avanzato di un ausilio, di una collaborazione della Commissione in riferimento al tema delle necessarie assunzioni qualificate per seguire questi progetti, sicuramente da parte nostra verrà tutto il contributo che lei ha richiesto.
Passiamo ora agli interventi. Ha chiesto la parola l'onorevole Liuzzi.
MIRELLA LIUZZI. Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per la relazione su uno dei temi principali del PNRR, ovvero quello Pag. 8in relazione alla digitalizzazione, l'innovazione e la competitività. Il Ministro dello sviluppo economico in questo senso ha un ruolo centrale, perché è il Ministero con portafoglio che chiaramente deve gestire questi temi. Sicuramente di concerto con il Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale e con il Ministro Colao; però – come ha giustamente sottolineato lei – poi le concertazioni, per esempio sulla banda ultralarga o sui fondi in relazione alla fase 2 del piano voucher, devono gestirle gli uffici del Ministero dello sviluppo economico: è chiaro che da questo punto di vista il ruolo che lei è chiamato ad esercitare è assolutamente importante, quanto alla direzione verso cui dobbiamo ambire come Italia per superare atavici ritardi.
A me fa piacere che lei abbia citato il codice degli appalti per quanto riguarda i ritardi, perché purtroppo, nonostante tutte le misure che sono state poste in essere con due decreti semplificazione, il tema è proprio negli appalti, nei subappalti e nella relazione con gli enti locali. Questo è un problema che tutte le semplificazioni e tutti i soldi del mondo purtroppo non possono risolvere; quindi fa bene a dire che ci vogliono dei progetti fattibili, che devono essere realisti: ambiziosi, ma realisti.
Per quanto riguarda gli aggiornamenti che sono giunti alla Commissione, devo dire che sostanzialmente i temi e gli stanziamenti sono identici rispetto a quelli del PNRR presentato dal Governo Conte II, seppur con qualche modifica. È stato giustamente svolto un lavoro di ordine nella presentazione del Piano, con delle rilevanti e importanti sottolineature. Per esempio, a noi fa piacere che sia stata confermata tutta la parte della Transizione...
PRESIDENTE. Onorevole, magari si sposti di postazione, se riesce, perché c'è qualche «alieno»... Qualcuno degli onorevoli che sono collegati ha per caso il microfono acceso? Nel caso bisognerebbe spegnerlo.
MIRELLA LIUZZI. Grazie. Per quanto riguarda uno dei punti fondamentali del Piano, quello in relazione alla Transizione 4.0, sostanzialmente tutte le misure sono state confermate, sebbene qui la sfida sia rappresentata da alcuni numeri, che sono stati inseriti nel Piano e che dobbiamo ambire a raggiungere, giustamente. È chiaro che nel momento in cui si dice che si vuole incrementare di 60.000 all'anno il numero di imprese che acquistano beni e servizi ad alta tecnologia con un aumento del 20 per cento, e incrementare di 25.000 all'anno il numero di imprese che investono in ricerca e sviluppo, c'è bisogno anche di una massiccia campagna di comunicazione. Molto spesso le imprese e le camere di commercio – soprattutto perché il nostro settore è interessato particolarmente da PMI (piccole e medie imprese) – non conoscono gli strumenti e a volte non hanno la possibilità tecnica di risorse umane per ambire ad avere questi incentivi. La vera sfida rientra in questo: nel rendere il sistema chiaro. Per esempio, si era tentato di farlo con il portale incentivi.gov.it, che metteva un pochino in ordine tutte le possibilità disponibili per le imprese; la Direzione incentivi è una direzione da valorizzare nel MiSE, perché ha grandi possibilità di investimento e può essere una grande opportunità per le imprese.
Venendo a quello che interessa soprattutto la nostra Commissione, quindi il piano per la fibra, mi riallaccio alle sue parole, ovvero che bisogna essere realisti. Qui devo dire che tutti i cluster che sono stati presentati dal Governo Conte II sono stati rispettati; però anche qui ci sono dei numeri, dai quali è facile evincere – come anche il Servizio studi della Camera ha sottolineato – che se vogliamo arrivare, ad esempio, a 8,6 milioni di unità immobiliari raggiunte, fermo restando tutto il problema dei lavori, c'è bisogno di 4 miliardi e 42 milioni, di cui coperti sono 1 miliardo e 212 milioni. C'è poi una mancanza anche in altri progetti di soldi per realizzare gli obiettivi a cui abbiamo l'ambizione di arrivare. In questo senso sicuramente va tutto bene, però se vogliamo raggiungere quei risultati nel 2026, come ci siamo ripromessi, c'è bisogno di un investimento maggiore. Facendo dei semplici calcoli, perché la Tabella 2 non è presente, quindi abbiamo Pag. 9 dovuto fare dei calcoli per quello che è presente.
È chiaro che l'investimento nella fibra e nel 5G deve aumentare, se si vogliono raggiungere gli obiettivi del documento. La cosa che vorrei sottolineare – che magari sarà oggetto anche di riflessione nel parere della Commissione – è la necessità di inserire il 5G all'interno di tutti i cluster in relazione alla digitalizzazione, quindi per quanto riguarda Transizione 4.0, la fibra: deve essere richiamato in tutti e cinque gli investimenti, perché è rimasto soltanto per gli impianti sportivi e per le strade extraurbane, e non possiamo limitarci a questo, ovviamente. Una parte importante che era anche nell'altro Piano e che qui non c'è, è quella in relazione ai servizi alle imprese, perché il 5G, oltre che investimenti, è servizi alle imprese. Questa parte era richiamata nel vecchio PNRR con la dicitura «Promozione dei servizi 5G e Safety del 5G», ma adesso non c'è più. Sicuramente è un qualcosa da discutere con il Ministro Colao.
Per quanto riguarda i problemi burocratici, il Fondo di cui si parla di 45 milioni di euro, di 15 milioni per anno per tre anni, è stato avviato dal Governo Conte II, e così come tanti altri decreti interministeriali è ancora bloccato perché, purtroppo, c'è da attuare una concertazione con i ministri di cui occorre acquisire il parere. Ecco perché il ruolo del Ministero dello sviluppo economico in questo, anche politico, è molto importante per accelerare tali finanziamenti.
Intelligenza artificiale e blockchain. Anche qui è stato fatto un lavoro, che sicuramente il suo gabinetto avrà, per quanto riguarda la Strategia dell'intelligenza artificiale. Anche qui la Francia ha investito più di 1 miliardo di euro, noi su questo siamo un pochino indietro e sicuramente possiamo fare qualcosina in più.
Sul CVCN (Centro di valutazione e certificazione nazionale) il concorso è partito ad agosto in Gazzetta Ufficiale. Anche lì, all'epoca furono svolte delle riflessioni – anche da questa Commissione – su quanto il ruolo sia importantissimo, ma anche le risorse umane abbiano bisogno di essere ben pagate, perché è un ruolo assolutamente di primo piano. Le risorse umane importanti poi vanno negli altri Paesi europei prendendo uno stipendio più alto, più elevato. Anche in questo senso è importante valorizzare quello che abbiamo qui.
Concludendo, mi fa piacere che abbia citato il problema della banda 700 megahertz e del bonus TV. Mi fa piacere che la Lega in questo abbia cambiato idea, perché ricordo che il presidente di gruppo Molinari durante le dichiarazioni di voto della legge di bilancio diceva che questo era un «bonus marchetta», mentre è un bonus importantissimo, perché può permettere a dei cittadini di vedere banalmente la televisione nei prossimi anni. Credo che questa sia una cosa che va assolutamente supportata e anche il Ministro in ciò va supportato, perché è nell'interesse di tutti e della collettività mettere ordine nel sistema radiotelevisivo. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Liuzzi. Onorevole Bruno Bossio.
VINCENZA BRUNO BOSSIO. Grazie. Saluto il Ministro Giorgetti. Mi auguro che la fama che lo precede sulle sue capacità operative possa finalmente risolvere le questioni che abbiamo davanti da più mesi, e che riguardano il tema del digital divide e della diffusione della banda ultralarga.
Abbiamo visto le note tecniche che ci sono arrivate, ma come ha detto il Ministro Franco non sono degli aggiornamenti, bensì degli approfondimenti del PNRR che abbiamo già letto. Se ci sono ulteriori aggiornamenti, saremo contenti di riceverli.
Mi auguro soprattutto che ci sia un forte coordinamento con il Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, perché io credo che finalmente dobbiamo affrontare la questione del digitale in Italia per come è stata presentata nello stesso piano Next Generation EU, cioè dieci anni di transizione al digitale. Anzi, un po' meno: i risultati li dobbiamo avere anche prima dei dieci anni, ma deve essere uno spostamento di tutta l'economia, di tutto il modello di sviluppo sull'innovazione, sul digitale, sul green. Pag. 10
Per fare questo abbiamo bisogno, però, di capire quale sia effettivamente lo stato dell'arte in cui ci troviamo, perché io sento dire che ci sono territori che non hanno la banda ultralarga. Non è così. I territori meridionali, per esempio, sono quelli dove l'infrastruttura è più diffusa, perché sono stati usati i fondi europei, e addirittura anche quelli della precedente programmazione, per infrastrutturare. Però proprio in questi territori la connettività è più bassa, ovvero non c'è una domanda rispetto a questa infrastrutturazione; o ancora, c'è un'infrastrutturazione fisica, ma non ci sono gli operatori che in sostanza accendono effettivamente la fibra.
Questa problematica (vorrei fosse chiara) esiste anche rispetto ai bandi vinti da Open Fiber. Noi abbiamo un ritardo certificato sui bandi di Open Fiber; però io dico, paradossalmente, che se anche si fossero completati nei tempi giusti, il problema è capire come nelle aree bianche Open Fiber, che è concessionaria, effettivamente vende, dà in comodato la struttura fisica per attivare la connettività. In più però c'è un ritardo ulteriore, perché sono settimane, mesi che questa Commissione ha girato delle domande, prima ad Open Fiber poi ad Infratel. Devo dire che Infratel negli ultimi mesi sta facendo un lavoro importante per sollecitare Open Fiber; però sono mesi che non riusciamo ad avere risposta a questa domanda banalissima, che però è utile poi anche dal punto di vista dell'investimento futuro del PNRR: il numero di unità immobiliari, dettagliato per ciascun comune, che Open Fiber prevede di coprire e quelle effettivamente raggiunte in FTTH (fiber to the home) o in FWA (fixed wireless access). A questa domanda non riusciamo ad avere risposta, perché le risposte sono generali, riguardano aree bianche, aree nere e aree grigie, mentre sostanzialmente a noi interessa sapere quante sono le unità immobiliari nelle aree bianche, cioè in quelle dove c'è un investimento pubblico, e insieme a questa domanda, quanti sono i PCN (punto di consegna neutro) realizzati. Perché, come dicevo prima, anche se infrastrutturi tutte le unità immobiliari, ma non ci sono i PCN, non puoi permettere agli operatori di attivare la connettività. Quindi è importantissimo sapere da dove partiamo. Per quel che mi riguarda – insieme al collega Ficara sono anche relatrice su questo tema del PNRR – è la questione fondamentale se vogliamo chiedere più soldi per la banda ultralarga, perché dobbiamo capire a cosa servono, dove si spendono e per quale iniziativa.
Trovo molto utile il bando tenuto ultimamente da Infratel sulle scuole, perché lì andiamo a lavorare sull'effettiva connettività. Così come io chiederei al Ministro di accogliere, come modifica al PNRR, una proposta che è stata avanzata all'unanimità in questa Commissione, che riguarda il cosiddetto digital bonus. Spesso il digital divide, in termini di connettività, lo abbiamo anche nelle città, nelle aree urbane, perché anche se formalmente stipuli un contratto di alta velocità di fibra, questa non arriva, perché non c'è l'FTTH nei condomini. Questo è un elemento di incentivo, tra l'altro «indiretto», dello stesso tipo del superbonus sul cappotto termico o sull'antisismica. Questa è l'impostazione che mi auguro; noi siamo disponibili, come diceva prima la presidente, a dare tutto il contributo.
Vorrei dire un'ultima cosa. Per quel che riguarda il 5G sono d'accordo con la collega Liuzzi: noi rispetto agli indicatori resi dobbiamo andare a vedere quali sono le differenze. Noi siamo praticamente i primi in Europa sul 5G e non possiamo perdere questo vantaggio competitivo, e siamo gli ultimissimi sulle competenze digitali. Cioè, siamo venticinquesimi, perché siamo ventottesimi su 28 sulle competenze digitali e secondi o terzi – a seconda degli anni – sul 5G. Ma il 5G è il nostro vantaggio competitivo in Europa: non lo perdiamo, facciamo in modo che si incentivino, insieme al 5G, tutte le tecnologie di prossimità che servono a far sì che il 5G dia le risposte sulle smart city, sulle smart land, sul traffico, sul monitoraggio dei ponti, su tutto quello che serve anche in termini predittivi. Qui ha un senso poi investire nell'intelligenza artificiale, nell'internet delle cose, in tutto quello che sostanzialmente è utile per il futuro. Io sono convinta, e concludo, che Pag. 11il prossimo indicatore DESI (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) mostrerà un miglioramento nell'uso dei servizi internet, perché purtroppo la pandemia ci ha costretto ad usarli, nostro malgrado. Però proprio perché la pandemia ha fatto diventare di moda il digitale, noi abbiamo il dovere di offrire una prospettiva a quella che invece è stata un'emergenza. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bruno Bossio. Onorevole Capitanio.
MASSIMILIANO CAPITANIO. Grazie, presidente. Buongiorno e benvenuto al Ministro Giorgetti e buon lavoro, soprattutto. Non eredita sicuramente una situazione semplice, perché la digitalizzazione del Paese è inchiodata da numeri impietosi. Ci sono 34.000 scuole da cablare nel Piano scuola approvato da Infratel, oltre alle aree grigie, bianche e nere che sono tutte da mappare e riconsiderare. Abbiamo anche 1.200 comuni che sono senza connessione fissa e mobile, i cosiddetti «comuni bianchissimi». C'è un terzo delle famiglie italiane senza un computer in casa, con picchi del 44-46 per cento di famiglie in alcune aree del Meridione.
Sicuramente il lavoro da fare è tanto, e apprezziamo molto il fatto che abbia sostenuto che è giunto il momento di passare dalla teoria alla prassi, dalle parole ai fatti. Per questo sarà fondamentale non tanto dilungarsi in progetti anche a lungo termine, di lunga prospettiva, ma uno dei primi inviti che le rivolgiamo è quello di poterci confrontare con lei periodicamente, mensilmente per fare il punto degli step raggiunti. Noi consegneremo ai suoi uffici una serie di proposte con cui abbiamo supportato già in passato l'azione degli altri ministri in piena collaborazione, quindi tanto più lo faremo con lei.
Sul PNRR ci sono delle indicazioni che arrivano anche dalle associazioni di categoria, perché noi dobbiamo confrontarci con quelli che i piedi li tengono saldamente dentro la materia. Avrà già ricevuto al Ministero l'indicazione di Asstel che chiede di portare il Fondo per la digitalizzazione ad almeno 10 miliardi. Condividiamo pienamente il percorso che sarà da realizzare con il Ministro Colao, ma crediamo anche con il Ministro Brunetta, perché la digitalizzazione della pubblica amministrazione e della cittadinanza in generale è un'operazione che vi vedrà coinvolti trasversalmente. Se parliamo di digitalizzazione, dobbiamo correre anche sulla digitalizzazione della cittadinanza, perché ad oggi abbiamo solo 18 milioni di italiani – quindi meno di un terzo – dotati di SPID (sistema pubblico di identità digitale), e se dobbiamo accedere alla pubblica amministrazione, ma anche alle misure di agevolazione dello sviluppo del Paese, è ovvio che lo SPID va portato avanti in collaborazione con un'altra delle competenze di questa Commissione, ovvero con Poste Italiane, soprattutto come provider. Abbiamo depositato – per dare anche un cambio di visione al Paese – un progetto di legge che prevede l'introduzione dell'identità digitale in Costituzione: questo va a tutela dei minori, ma anche dei cittadini in generale.
Il Piano voucher è partito, è arrivato alle famiglie, però al momento dei 200 milioni stanziati nella prima fase, il 66,7 per cento sono ancora disponibili, quindi qualcosa non ha funzionato nelle modalità di comunicazione, che sono fondamentali, ma soprattutto di erogazione. Procedure troppo complesse, che hanno tagliato fuori anche la catena distributiva dei device, dei tablet e dei PC.
Sulle scuole abbiamo già detto: bisogna accelerare, bisogna darsi un obiettivo temporale in modo che le scuole siano pronte, almeno per l'inizio del prossimo anno scolastico, con la copertura del Paese. E un occhio ai numeri – che sono una sua passione – dovremmo darlo, perché è vero che il Piano scuola è abbastanza ampio, però, per esempio, solo per la nostra Lombardia ci sono stanziati per il Piano scuola 51 milioni a fronte di 4.592 scuole da coprire: quindi a spanne sono 11.000 euro per scuola, che probabilmente non sono sufficienti.
Nell'ambito del pacchetto di proposte collaborative che le trasmetteremo, sarà sicuramente necessario sostenere un piano torri, perché lo Stato si faccia carico di Pag. 12portare almeno l'infrastruttura fisica soprattutto nelle aree montane, interne e costiere, dove i privati non vogliono intervenire.
Un altro nostro cavallo di battaglia fondamentale è la mappatura dell'esistente. Lei ha fatto benissimo a dire che non vogliamo più duplicazioni e sovrapposizioni di rete laddove la rete è già presente, dobbiamo concentrarci dove non c'è il segnale, ma per questo è fondamentale la mappatura. AGCom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha dei dati. I comuni da un operatore privato a marzo dell'anno scorso erano stati investiti insieme ad ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) di un questionario perché trasmettessero la situazione reale, perché tanti comuni si sono dovuti attrezzare da soli. Ci sono delle scuole coperte che non sono mappate, ci sono aziende coperte che non sono mappate. Una delle priorità, per darci un obiettivo a lungo termine, è quindi quella di avviare la mappatura.
Serve anche quello che noi chiamiamo una sorta di federalismo digitale. Abbiamo proposto, ed eravamo quasi riusciti a farlo accogliere anche dal precedente Governo, un emendamento affinché i governatori diventino commissari digitali e supportino sburocratizzando, a volte andando oltre la logica un po' lenta delle conferenze di servizi, lo sviluppo delle aree, con il coinvolgimento anche dei sindaci.
L'ultima domanda, se ci può anticipare qualcosa: ha detto che ha condiviso con il Ministro Colao l'idea di una proposta un po' rapida sul tema della rete unica, se si potessero avere ulteriori dettagli. Il resto lo trasmettiamo agli uffici. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Capitanio. Onorevole Mollicone, che è collegato.
FEDERICO MOLLICONE(da remoto). Buongiorno a tutti. Buongiorno, Ministro. Grazie per aver esposto le linee di indirizzo del Ministero sulle deleghe e sul PNRR.
Io intervengo anche a nome del collega Rotelli e passo subito a farle delle domande, su cui chiederemo risposte puntuali. Ovviamente nel rispetto dei ruoli, anche da parte di Fratelli d'Italia ci sarà la massima collaborazione, perché quelli del divario digitale, del raggiungimento della copertura delle aree bianche e grigie, e soprattutto quello strategico sull'asset della rete unica, sono temi che ci trovano al servizio della nazione.
Iniziamo le domande partendo dalla rete unica. A che punto è la costituzione di una società della rete unica – a cui pure lei ha fatto riferimento – di proprietà pubblica, a fronte anche della vendita delle quote di Open Fiber alla Macquarie? Come dalla mozione Meloni già approvata dal Parlamento, che certamente ricorderà e che ha visto anche il suo partito partecipe di quel dibattito. La mozione approvata prevedeva la costruzione di una rete unica come asset strategico nazionale, però poi in realtà la vendita a Macquarie pone più di un interrogativo ed è in controtendenza rispetto a questo indirizzo. Vorremmo sapere quale sarà l'intervento suo e del Governo in generale.
Poi la Missione 1, componente 2 prevede una linea di intervento sulla banda larga – competenza che il MiSE condivide con il Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale – pari a 4,2 miliardi. Ad oggi, come sappiamo, l'Italia è agli ultimi posti dell'indice di digitalizzazione DESI. Se come ha affermato anche lei, intende chiedere di aumentare i fondi per questi progetti, che ruolo avrà Infratel rispetto anche a quello che diceva la collega Bruno Bossio e all'omertà su alcune rendicontazioni sul raggiungimento delle coperture?
È prevista poi la costituzione di un Centro sull'intelligenza artificiale. La sovranità digitale – che è un concetto che Fratelli d'Italia ha introdotto in Parlamento all'inizio della legislatura, molto prima delle linee di indirizzo europee – è di fatto il tema del nostro tempo. Gli stanziamenti della Strategia nazionale dell'intelligenza artificiale, però, sono solo 800 milioni in cinque anni, e sono limitati rispetto ai grandi attori dell'innovazione come la Francia e la Germania, che superano il miliardo annuo. Quali progetti – lo ha accennato, però se può essere più preciso – e quali interazioni con il mondo universitario? Intende Pag. 13 portare avanti progetti specifici sulla sicurezza cibernetica, come la costituzione di un fondo presso il MiSE per investimenti?
Veniamo all'editoria. Le misure per l'editoria saranno inserite nelle linee di intervento Transizione 4.0 sulla digitalizzazione delle imprese. In queste misure sarà inserito un sostegno specifico alla transizione, come l'Editoria 5.0, come l'istituzione di un fondo straordinario per interventi a sostegno dell'innovazione dell'editoria, interventi per favorire l'assunzione di giornalisti, per il sostegno alla domanda con incentivi agli abbonamenti, per l'informatizzazione delle edicole? Questo ci chiediamo, se un fondo potrà essere destinato a questi obiettivi, che poi è quello che le categorie chiedono. Saranno inseriti interventi specifici a sostegno anche dell'editoria radiotelevisiva, con investimenti nello sviluppo di sistemi e software di raccolta dati dell'offerta editoriale, investimenti di adeguamento alle policy di tutela della privacy e investimenti per i costi di connettività? Anche questo riguardo appunto all'offerta radiotelevisiva.
Il Parlamento è ora impegnato in una revisione della normativa sull'impresa innovativa, le startup, che per il PNRR sono cruciali. Quali incentivi saranno presenti per chi fa innovazione? Come si svilupperà la partnership pubblico-privato del PNRR?
Io concludo con queste considerazioni. In particolare sulla rete unica vorremmo una risposta più approfondita. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mollicone. Ci sono altri interventi? Io non ho nessun altro segnato. Mi pare di no.
A questo punto do la parola al Ministro Giorgetti per la replica. Grazie.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello sviluppo economico. Ringrazio tutti gli intervenuti per gli stimoli, le riflessioni e le domande. Alcune si sono in qualche modo sovrapposte.
Io partirei dalla Transizione 4.0. È chiaro che l'ammontare delle risorse stanziate è stato confermato, ma, come è noto, riformulato anche nei termini di una maggiore spinta per quanto riguarda i beni immateriali rispetto ai beni materiali. Qui condivido l'osservazione che è stata fatta dalla collega Liuzzi: noi dobbiamo arrivare a quella che è la realtà del tessuto produttivo nazionale, il sistema delle piccole e medie imprese deve assolutamente avere la possibilità di conoscere e accedere a queste forme di intervento, perché i veri buchi neri – come è stato sottolineato anche da diversi altri interventi – sono la pubblica amministrazione, che evidentemente è in un ritardo clamoroso, e il sistema delle piccole imprese, che fa fatica ad accettare, ma anche a cogliere le opportunità che ci sono in questo frangente. La misura, come noto, è già contenuta in alcuni atti e viene confermata. Noi siamo disponibili a monitorare l'andamento del «tiraggio» della misura, per capire anche come ricalibrare eventualmente l'indirizzo.
Vengo al tema dell'infrastruttura fisica. Condivido assolutamente l'esigenza di effettuare una mappatura, direi un inventario fisico di quello che c'è e di quello che non c'è: perché se non ci sono questa mappatura e questo inventario fisico, nella concreta ed effettiva disponibilità per gli utenti finali, è difficile definire una strategia. Osservo anche (dopo veniamo al discorso rete unica) che l'intervento pubblico qui è fondamentale, le risorse pubbliche sono fondamentali, ma sono fondamentali là dove – tra virgolette – in qualche modo fallisce il mercato, dove il mercato non arriva. Senza avere questo tipo di conoscenza, ciò è impossibile.
Mi dispiace che alcuni soggetti in qualche modo non mettano a disposizione tutto il patrimonio informativo di cui dispongono per effettuare questo tipo di valutazione. È evidente che questo è uno sforzo supplementare che noi faremo anche rispetto a chi è concessionario, e quindi a certi obblighi è tenuto; anche perché se il progetto della rete unica va avanti, è chiaro che chi è protagonista deve essere collaborativo.
I ritardi – come è stato osservato – non sono semplicemente responsabilità di coloro che sono chiamati ad attuare gli interventi: oggettivamente noi abbiamo una Pag. 14normativa che, probabilmente, spiega in parte il ritardo che abbiamo rispetto ad altri per quanto riguarda l'infrastrutturazione digitale; chiunque abbia esperienza anche di amministrazioni locali sa perfettamente di che cosa sto parlando. Le complicazioni normative, che ci assumiamo tutti per quota parte di responsabilità – chi sta al Governo, chi in Parlamento –, sono rilevantissime. Prima facevo riferimento alla carenza delle competenze tecniche per affrontare questi discorsi, ma mettetevi nei panni di alcuni uffici tecnici che si vedono di fronte delle pratiche che non si sognerebbero mai di saper affrontare.
Questo è sicuramente un problema. Senza entrare poi nel tema delle frequenze, perché mi rendo conto di mettere un dito in un vespaio, perché quando parliamo di 5G c'è anche questo tipo di discorso – lo sappiamo perfettamente tutti – che ci rende disallineati rispetto ad altri Paesi; però dobbiamo riflettere su come creare le condizioni di contesto per permettere che tutti quei miliardi di cui abbiamo parlato, e magari anche di più, possano essere tradotti e implementati rapidamente per dare un certo tipo di servizio ai cittadini. Noi continuiamo, su questa materia e anche su tante altre materie, a stanziare in bilancio decine e decine di miliardi che poi rimangono sulla carta, che non riescono ad arrivare direttamente ai cittadini. Quindi assolutamente una semplificazione è opportuna, e siamo disponibili a lavorarci e anche ovviamente a compiere le opportune valutazioni. Giustamente la collega Bruno Bossio ha accennato a questo fatto del digital bonus, comunque il problema dei condomini: ovviamente l'attenzione è stata messa su questo, però la cablatura dei condomini è un problema rispetto alla situazione classica.
Anche per quanto riguarda il 5G, giustissima la frase «la prospettiva non è un'emergenza». Su questo noi, insieme al Ministro Colao, nell'ambito della negoziazione della torta del Next Generation EU – che voi sapete ammontare a circa 200 miliardi – abbiamo chiesto di più, non è che non abbiamo tentato di avere di più. Presso il MEF, dove è stata costituita l'unità, la centrale di regolazione del traffico delle richieste, stanno soppesando le diverse istanze che sono provenute dai diversi Ministeri. Però, se il problema risorse è importante, molto più importante è capire come vogliamo utilizzarle. Prima ho fatto riferimento allo stallo relativamente al progetto rete unica. Io non so se il progetto rete unica sia giusto o sbagliato; o meglio questo Governo sta facendo una riflessione, è una strada che è stata presa. Se la rete unica offre parità di condizioni, controllo pubblico, diciamo la terna, per richiamare qualche altra esperienza, è una cosa buona, ma è buona se si fa in fretta; se soltanto la costituzione della società implica 18 mesi e nel frattempo tutti fanno quello che gli pare – o meglio, tutti legittimamente fanno progetti di investimento per massimizzare la propria posizione, com'è coerente con la logica aziendale –, noi creiamo delle situazioni di sovrapposizione e dispersione di risorse. Invece la logica vorrebbe che le risorse pubbliche e le risorse private venissero dispiegate in modo intelligente e razionale, e il pubblico intervenisse là dove non ci sono gli interventi di risorse private. Per questo la mappatura è importante; bisogna decidere anche se accediamo al principio di neutralità tecnologica, come qualcuno teorizza (su questo col Ministro Colao ci siamo già confrontati), e poi prendere una decisione, in modo che tutti gli operatori sappiano esattamente qual è l'indirizzo che andremo a prendere.
Nel corso del tempo la situazione, anche rispetto alla prospettiva della rete unica, si è ulteriormente evoluta. Prima i soggetti erano abbastanza semplici da comprendere; l'intervento di fondi o l'interesse di fondi ha arricchito il bouquet dei soggetti, che prima erano ridotti e su cui l'azione della Cassa depositi e prestiti – che oggettivamente si trova in una situazione abbastanza anomala, essendo azionista di due soggetti teoricamente in competizione – poteva dispiegarsi. Anche questo tema quindi in qualche modo deve essere risolto, una decisione e un indirizzo devono essere assunti.
Per quanto riguarda il Centro di valutazione, le risorse umane devono essere Pag. 15retribuite bene per essere reclutate tra i migliori. Purtroppo siamo una pubblica amministrazione, con le regole della pubblica amministrazione; ciò nonostante mi risulta che siano arrivate tantissime candidature, e questo permetterà di operare una selezione fra tanti soggetti per cercare di individuare le risorse migliori.
Vado a random su altre situazioni che mi sono state poste. Il bonus TV. Qui c'è un problema oggettivo. Se noi consideriamo che questo aggeggio quadrato che c'è in ogni famiglia italiana sia sostanzialmente un bene di prima necessità, dobbiamo anche renderci conto che con 700 euro e i dati che abbiamo in mano, a un certo punto in diversi milioni di case italiane la televisione non funzionerà più e quindi non potranno vedere chi il telegiornale, chi non so che altro. Questo è un problema: io non voglio che un giorno qualcuno si svegli e se la prenda con il Governo, con la politica o non so con chi perché non vede più la televisione. Ragioniamoci sopra. Non credo che si possa tirare troppo per le lunghe la questione della frequenza, perché gli obblighi internazionali sono abbondantemente scaduti. Ragioniamoci, nel senso che per tanti di noi è molto più importante la cittadinanza digitale, ma ci sono molte famiglie che magari si accontenterebbero semplicemente (penso soprattutto a chi ha una certa età) di vedere la televisione che hanno sempre visto. Dobbiamo anche su questo accrescere la comunicazione, nel senso che non c'è consapevolezza nell'opinione pubblica di questo; dobbiamo valorizzare le politiche di comunicazione per spiegare quello che potrebbe accadere, quindi anche la possibilità di accedere a forme di incentivo.
Sui voucher aggiorno: abbiamo poco più del 30 per cento, attualmente, di utilizzo rispetto a 204 milioni preventivati. Purtroppo, e lo dico anche poi per quello che chiedeva l'onorevole Mollicone, qui noi abbiamo un fiorire di incentivi di ogni natura, che dipendono molto spesso dal Ministero dello sviluppo economico: tanti incentivi scritti sulla carta, finanziati dalla legge di bilancio, che poi si incagliano al MEF o alla Commissione europea per la notifica. Viene meno quella che è oggi la necessità emergenziale di dare risposte immediate a chi vive difficoltà assai serie nel proprio quotidiano. Questa incapacità, per semplicità, di carattere burocratico, ma ci metto dentro tutto quello di cui abbiamo parlato, è un problema che su questi temi si manifesta in modo clamoroso. La velocità del mondo che è fuori rispetto alla velocità che abbiamo noi nei nostri consessi parlamentari, politici, ministeriali, è qui un gap clamoroso che si manifesta paradossalmente più che in altri ambiti. Qui parliamo di intelligenza artificiale: gli altri vanno a 200 all'ora, ad altissima frequenza, e la nostra capacità di risposta è oggettivamente limitata. Per questo motivo prima avevo fatto questa precisa provocazione, «Non so se la rete unica è giusta o sbagliata». Io dico semplicemente che dobbiamo decidere; quello che non possiamo permetterci, tutti quanti, è di lasciar passare mesi in una situazione di incertezza.
Vado a concludere, perché credo che abbiamo poi un'altra interessante audizione relativamente a un'altra materia. Ricordiamoci che qui l'obiettivo che come responsabili politici noi dobbiamo avere è di offrire nei tempi più rapidi possibili, e possibilmente al minor costo, a tutti i cittadini italiani – e aggiungo io, anche a tutte le imprese italiane – la possibilità di essere cittadini con pieni diritti e imprese che possano competere sul mercato italiano e internazionale. Le nostre scelte devono essere orientate esattamente a quell'obiettivo. Dopodiché i mezzi, i metodi li possiamo discutere, li possiamo anche rivedere, ma lo facciamo non perché ce lo dice l'Europa, bensì perché ne siamo assolutamente convinti noi. Da questa Commissione e dalla buona riuscita di questo Piano, passa anche e soprattutto la capacità del sistema Paese in senso lato di essere all'altezza delle sfide dei prossimi dieci o vent'anni. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, Ministro Giorgetti, anche per la generosità dell'impostazione della sua risposta. Lei ci ha voluto mettere a parte di tutta una serie di questioni che non sono ancora risolte e in parte non sono nemmeno impostate; però noi abbiamo percepito la volontà di coinvolgimento Pag. 16 di questa Commissione e del Parlamento sulle scelte strategiche. Ragione per la quale le chiederei già da subito – quando voi sarete pronti e la vostra disamina e riflessione sul tema «rete unica» saranno in qualche modo completate – di venirci a raccontare l'impostazione, che da quello che percepisco in parte sarà anche un po' modificata, insomma, ma quello che verrà fuori dalla vostra riflessione, perché ci possa essere un costante coinvolgimento e anche un aiuto reciproco da parte della Commissione nei confronti del Governo e viceversa.
FEDERICO MOLLICONE (da remoto). Presidente, se è possibile proprio su questo un flash di dieci secondi, per un chiarimento del Ministro (che ringrazio, è stato molto gentile) proprio sulla rete unica.
PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, mi dispiace, però deve essere proprio un flash, perché noi stiamo concludendo questa audizione e dobbiamo iniziare quella su Alitalia.
FEDERICO MOLLICONE (da remoto). Sì, un flash, un secondo; penso sarà utile a tutti i colleghi. Non ritiene che la società della rete unica possa essere preda di capitali stranieri, come avvenuto con Open Fiber-Macquarie, e perché non viene attivato il golden power? La riflessione dovrebbe essere su questo, e non sul fare la rete unica. Questa è la domanda.
PRESIDENTE. Un flash di risposta, rispetto a questo iter del tutto inusuale.
GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dello sviluppo economico. Posso assicurare all'onorevole Mollicone che per quanto riguarda il golden power c'è la massima attenzione. Il golden power nasce per le finalità che richiamava l'onorevole Mollicone, è stato utilizzato e verrà utilizzato con queste finalità. Dopodiché l'ho detto e lo ribadisco, la rete unica se ha un controllo pubblico ha un senso; se ha un controllo privato, non è che noi ricreiamo un monopolio privato sulla rete, e le posso garantire che tantomeno possiamo ipotizzare un monopolio privato in mano straniera. Questo mi sembra francamente fantascientifico.
PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Comunque era stato molto chiaro anche nella relazione, onorevole Mollicone. Grazie a tutti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 10.15.