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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 3 aprile 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 28 febbraio 2017 Marco Cappato, di ritorno dalla Svizzera, si presentava presso i carabinieri di Milano autodenunciando di aver accompagnato presso la sede della Dignitas Fabiano Antonani, per dar corso al suicidio assistito;

   Marco Cappato veniva così iscritto nel registro degli indagati da parte della procura della Repubblica presso il tribunale di Milano che, tuttavia, in data 2 maggio 2017, presentava nei confronti dell'indagato richiesta di archiviazione nella quale si proponeva un'interpretazione costituzionalmente orientata dell'articolo 580 del codice penale, tale per cui la condotta doveva ritenersi penalmente irrilevante;

   il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano fissava udienza in camera di consiglio ai sensi dell'articolo 409, comma 2, del codice di procedura penale, per la data del 6 luglio 2017. Nel corso dell'udienza, i pubblici ministeri e la difesa presentavano una memoria per chiedere al giudice di sollevare questione di legittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale;

   in data 10 luglio 2017, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano, rigettava le richieste avanzate dai pubblici ministeri e dalla difesa e imponeva alla procura di formulare l'imputazione nei confronti di Marco Cappato per la fattispecie di aiuto al suicidio;

   in data 5 settembre 2017, l'imputato chiedeva di essere giudicato con il rito immediato e, in data 18 settembre 2017, veniva emesso dal tribunale di Milano il decreto per il giudizio immediato;

   il 17 gennaio 2018, la pubblica accusa chiedeva l'assoluzione dell'imputato o, in subordine, di sollevare questione di legittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale, stessa richiesta veniva avanzata anche dalla difesa di Marco Cappato;

   all'udienza del 14 febbraio 2018, la Corte di assise di Milano sollevava questione di legittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale;

   si evince, a giudizio dell'interrogante, come tutte le azioni messe in atto da Marco Cappato, finanche la modalità di difesa esercitata durante l'iter processuale, siano frutto di una precisa strategia politica tesa a legittimare il diritto all'eutanasia ed al suicidio assistito;

   il 3 aprile 2018 la data ultima entro la quale il Governo può costituirsi in giudizio davanti alla Consulta;

   allo stato attuale, la sola disciplina normativa che dovrebbe e potrebbe essere richiamata – quale effettiva base giuridica – in un caso del genere è quella contemplata negli articoli 579 e 580 del codice penale relativi, rispettivamente, ai delitti di «omicidio del consenziente» e di «aiuto al suicidio». Come ha ben rilevato anche Giuliano Vassalli: «i punti di riferimento sono chiarissimi: c'è il diritto costituzionale alla vita [...] ricompreso nel quadro dei diritti umani generalmente riconosciuti [...] e c'è il nostro Codice penale [...]. Allora non so da quali principi del diritto vigente si possano trarre decisioni simili [...]. Le si può forse trarre da principi umanitari e ideali, ma non in base al diritto vigente»;

   ciò, quindi, conduce ben al di là del solo onere di «ricercare nel complessivo sistema normativo l'interpretazione idonea ad assicurare la protezione [dei] beni costituzionali», spettando invece al legislatore di individuare il «punto di equilibrio tra i diversi beni costituzionali coinvolti»;

   è evidente la portata storica della decisione alla quale è chiamata la Consulta in riferimento ad una delle tematiche più complesse e delicate dal punto di vista etico e sociale, considerati non da ultimo i diversi diritti fondamentali coinvolti, che non agiscono su piani sempre collimanti e compatibili;

   visti, quindi, i risvolti giuridici ed etici che assume la decisione alla quale è chiamata la Corte Costituzionale, è fondamentale che il Governo si costituisca in giudizio –:

   se il Governo intenda costituirsi nel giudizio di cui in premessa.
(4-00019)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   PAITA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2016 concernente «Disposizioni in materia di contenimento della morosità nel servizio idrico integrato» prevede che l'interruzione di acqua debba tenere conto di molteplici fattori di varia natura compresa l'effettiva garanzia di assicurare comunque il servizio;

   il citato provvedimento nell'affrontare il rapporto tra morosità e fornitura precisa che non sono disattivabili le forniture degli utenti domestici residenti che versano in condizioni di particolare disagio economico e sociale;

   nell'ambito di queste disposizioni deve essere garantito il quantitativo minimo vitale pari a 50 litri giornalieri;

   si registrano però non poche difficoltà sul piano concreto nella applicazione delle riportate disposizioni normative, tant'è che continuano a verificarsi distacchi e contenziosi che penalizzano all'interno dei condomini gli utenti in regola con i pagamenti;

   uno dei punti di maggiore criticità riguarda l'accertamento della effettiva condizione di disagio del soggetto moroso;

   si rende pertanto necessario affrontare suddette criticità per una più puntuale applicazione della normativa che ha introdotto princìpi di civiltà, considerato il valore sociale del bene acqua, a tutela dei cittadini –:

   quali iniziative in considerazione di quanto esposto in premessa, intenda assumere il Governo, d'intesa con le regioni e i soggetti gestori, al fine di assicurare la continuità del servizio idrico per i cittadini nel pieno rispetto delle nuove normative introdotte nell'ordinamento a tutela di chi è in regola con i pagamenti e anche di chi, purtroppo, versa in condizione di effettivo disagio.
(4-00012)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   VANESSA CATTOI, BINELLI, FUGATTI, SEGNANA e ZANOTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sabato 24 marzo 2018 la stazione di Rovereto, che si presenta decorosa ed accogliente in seguito ad una lunga e costosa ristrutturazione a spese di tutta la collettività, è stata sporcata per l'ennesima volta da incivili che durante la notte si sono introdotti nella stazione;

   la struttura infatti, nonostante non ci fossero treni notturni, è rimasta accessibile tutta la notte non essendo ancora stati sistemati i tornelli (i lavori sono in previsione nei prossimi mesi) per permettere l'accesso ai binari unicamente ai possessori di biglietto;

   il degrado della zona circostante contribuisce all'utilizzo improprio della stazione come luogo di stazionamento di vagabondi e di persone che abusano di alcol e che sporcano gli spazi comuni in modo inaudito;

   se non è tollerabile che un cittadino che si reca in una qualunque stazione la trovi in condizioni indecenti, ancor meno è accettabile che ciò accada in una struttura appena risistemata come quella di Rovereto, che, per vicinanza geografica, dovrebbe presentarsi come la porta per il lago di Garda –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non reputi opportuno intervenire con iniziative mirate per disporre l'interdizione all'accesso delle stazioni ferroviarie nelle ore notturne a chiunque sia sprovvisto di biglietto, anche prevedendo l'installazione di tornelli obbligatori, al fine di evitare che fatti incresciosi come quelli accaduti a Rovereto possano verificarsi nuovamente e che si deturpi così il patrimonio della collettività.
(4-00013)


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a fine maggio/inizio giugno 2018 dovrebbero partire i lavori di ristrutturazione del ponte sul Po tra Santa Maria Maddalena e Pontelagoscuro;

   tali lavori sono indubbiamente necessari per una infrastruttura risalente al 1949 e che, da tempo, non risulta più adeguata alle mutate esigenze del territorio. In questa sede, tuttavia, si ritiene indispensabile chiarire in che modo si intendano limitare i disagi che inevitabilmente subiranno i cittadini – migliaia di pendolari che si spostano per motivi di lavoro, di studio, di salute – per via della chiusura al traffico veicolare del ponte sul Po;

   dopo una ipotesi iniziale di traffico a senso unico alternato sul ponte durante i lavori si sarebbe optato, per chiudere il ponte al traffico veicolare;

   i suddetti lavori prevedrebbero il rifacimento della soletta del ponte, dell'asfalto e della struttura metallica e la sistemazione dei piloni. Nel periodo di esecuzione dei lavori sembrerebbe pertanto essere prevista la chiusura al traffico in entrambi i sensi di marcia con individuazione di un percorso alternativo, vale a dire l'autostrada A13, nel tratto tra il casello di Occhiobello e quello di Ferrara nord (per un comune automobilista si ipotizza, comunque, un aumento di percorrenza di circa 20 chilometri);

   gli amministratori locali, in particolare dei comuni di Ferrara e Occhiobello, hanno manifestato preoccupazioni per incognite relative ai lavori che permangono e, in particolare, per le mancate risposte dell'Anas a indicazioni e sollecitazioni arrivate dai comuni stessi: tra le richieste avanzate dagli enti locali, la possibilità di consentire il transito gratuito in autostrada nel tratto che attraversa il ponte sulla A13 e l'istituzione di turni lavorativi in cantiere anche notturni in modo da poter completare l'opera nel più breve tempo;

   la chiusura del ponte, come rilevato, comporterà costi sociali aggiuntivi in relazione alle deviazioni che il trasporto pubblico dovrà effettuare per tutto il periodo del cantiere secondo una stima che potrebbe aggirarsi intorno ai 150 mila euro nel periodo estivo. Se invece i lavori dovessero protrarsi dopo l'inizio dell'anno scolastico, la spesa aggiuntiva potrebbe arrivare a 15 mila euro settimana;

   altra proposta per limitare i disagi, è stata quella di far fermare alle stazioni di Occhiobello e Pontelagoscuro quei treni che percorrono la tratta Ferrara-Rovigo e Rovigo-Ferrara senza effettuare fermate intermedie;

   sul tavolo di discussione c'è anche l'esigenza di garantire, lungo il ponte, una piccola corsia di transito per ciclisti e pedoni che, altrimenti, si ritroverebbero completamente bloccati;

   nelle settimane scorse la stampa locale ha riportato anche le evidenti preoccupazioni di cittadini, pendolari, titolari di attività, imprese e associazioni di categoria che temono importanti ripercussioni per il tessuto commerciale dovute alla prolungata presenza del maxi cantiere sul ponte –:

   se si sia optato per la chiusura totale al traffico veicolare del ponte sul Po o per l'istituzione di un senso unico alternato e quali siano i dettagli e il cronoprogramma dei lavori;

   quali iniziative si intendano adottare, nel complesso, per limitare e ridurre i disagi che inevitabilmente si verificheranno a causa della prolungata presenza del cantiere lungo il ponte sul Po;

   se criteri e modalità di esecuzione dei lavori siano stati concordati con gli enti coinvolti (comuni e province) e se siano state messe in atto le soluzioni suggerite dagli amministratori locali sia per quanto attiene al trasporto ferroviario sia per quanto riguarda l'istituzione di turni notturni in cantiere per accelerare il completamento dei lavori;

   se l'Anas intenda assumere a proprio carico anche i costi aggiuntivi in relazione alle deviazioni che dovranno essere previste per il trasporto pubblico;

   se siano state previste forme di agevolazione o di esonero dal pagamento del pedaggio per coloro che saranno costretti a utilizzare il tratto autostradale alternativo al ponte per la durata del cantiere.
(4-00015)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 marzo 2018 è apparsa su un quotidiano nazionale una intervista del Ministro dell'interno pro tempore che, in riferimento all'arresto dell’imam egiziano Abdel Rahman Mohy Eldin Iviostafa Omer del centro culturale islamico «Al Dawa» di Foggia parla di «...uno scenario assolutamente agghiacciante. Una cosa che non ha eguali in Occidente... il quadro della minaccia dell'Isis rimane radicalmente immutato»;

   il centro islamico Al Dawa risulta essere una normale associazione culturale e non una moschea ufficialmente riconosciuta come luogo di culto nel piano urbanistico della città, come previsto dalle leggi nazionali;

   in Italia e, in particolare a Roma, nel rione Esquilino, risultano essere in attività molte associazioni analoghe a quella al centro dell'operazione anti terrorismo, le quali, pur non essendo moschee accatastate come luoghi di culto nel piano urbanistico cittadino, esercitano l'attività di luogo di culto con imam e attività di preghiera;

   il compito di verificare l'accatastamento urbanistico spetta ai comuni ma quello di censire i luoghi di culto al Ministero dell'interno –:

   se esista un censimento dei centri islamici e dei luoghi di aggregazione delle associazioni islamiche usati come moschee a Roma e in Italia;

   se e quanti siano stati chiusi per violazione delle leggi urbanistiche e anti terrorismo, e quale attività di monitoraggio sia in essere rispetto a queste realtà;

   quali iniziative abbia assunto, per quanto di competenza, per far cessare l'attività impropria di moschee abusive nei centri islamici di Roma, in particolare nel rione Esquilino, e in quelli dell'intero territorio nazionale, anche in funzione della prevenzione delle attività terroristiche di natura islamica.
(4-00016)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da fonti stampa (Il Resto del Carlino edizione Bologna del 21 marzo 2018) si apprende che, durante il periodo di ricerca del criminale noto come «Igor il Russo», militari e corpi speciali provenienti da tutta Italia sono stati ospitati in vari alberghi e strutture ricettive delle zone, soprattutto del bolognese e del ferrarese, interessate dalle ricerche. In particolare il suddetto articolo richiama la vicenda del Rooms And Breakfast «Cesare Magli & Figli» di Molinella (Bologna) che, da aprile a settembre 2017, ha ospitato nelle proprie stanze il gruppo dei Cacciatori di Calabria;

   i militari lasciano la struttura nel settembre 2017 e, a quel punto, la titolare si informa per ottenere il saldo della fattura, circa 33 mila euro più Iva: nel dicembre 2017 le viene richiesto di inviare la fattura alla competente prefettura e le viene comunicata la tempistica del pagamento previsto entro 60 giorni;

   al 21 marzo 2018, data di pubblicazione dell'articolo di stampa, la titolare dichiara di non aver ancora ricevuto alcun tipo di pagamento; il saldo della fattura, come da tempistica indicata, sarebbe dovuto avvenire entro il mese di febbraio 2018;

   il 3 aprile 2018 ancora sul Resto del Carlino con un nuovo articolo di stampa si segnala la vicenda relativa a un'altra struttura ricettiva, a Lovoleto di Granarolo, il cui titolare lamenta di non aver ancora ricevuto il saldo di una fattura di 1500 euro in relazione all'ospitalità data a una decina di militari per una settimana nel corso del G7 ambiente –:

   se il Governo sia a conoscenza delle vicende esposte;

   se si intenda procedere a una verifica per accertare l'eventuale sussistenza di altre situazioni simili a quelle esposte in premessa; in caso affermativo se intenda rendere noto l'esito di tale verifica e l'elenco delle strutture ricettive che ancora attendono il saldo di fatture similari da parte del Ministero dell'interno;

   se intendano stabilire tempistiche certe per il pagamento di tali fatture e quali azioni si intendano mettere in campo a tale scopo;

   quali siano le tempistiche per il pagamento delle fatture alle strutture ricettive di Molinella e di Granarolo e se non si ritenga di dover immediatamente provvedere al saldo onde evitare problemi economici alle attività ricettive in questione.
(4-00017)


   BINELLI, ZANOTELLI, FUGATTI, SEGNANA e VANESSA CATTOI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da diversi quotidiani e denunciato dall'Associazione Rinascita Torre Vanga, riunitasi pochi giorni fa in un'assemblea aperta alla cittadinanza, la città di Trento versa attualmente in una gravissima condizione di degrado a causa della dilagante delinquenza e dello spaccio di droga e prostituzione, diffusi ormai in ogni zona del capoluogo;

   all'assemblea di cui sopra; come testimoniano le cronache locali, vi è stata una grande partecipazione di cittadini, preoccupati e ormai esasperati dal costante peggioramento delle condizioni in cui versa la città, con l'obiettivo non solo di far fronte comune contro il degrado ma soprattutto di sensibilizzare le diverse autorità preposte, affinché intervengano prontamente con azioni immediate ed efficaci per risolvere la gravissima situazione;

   finora a nulla sarebbero servite le diciotto uscite serali svolte da abitanti ed esercenti della zona anche perché, in mancanza di continui e costanti controlli da parte delle istituzioni, secondo quanto dichiarato dal presidente dell'Associazione, Franco Dapor, pare che le bande dedite allo spaccio di droga abbiano hanno avuto gioco facile nell'eludere i pattugliamenti e dato vita ad un vero e proprio «mercato istituzionalizzato», che non può evidentemente ormai essere smantellato se non con interventi mirati da parte delle autorità;

   oltre a quanto denunciato dall'Associazione, i quotidiani riportano anche le testimonianze di cittadini che «hanno ormai paura a passeggiare in piazza Santa Maria Maggiore e cercano di attraversarla il più velocemente possibile per evitare scippi, aggressioni o furti», e, a dimostrazione di una situazione ormai fuori controllo, pare addirittura che la chiesa di Santa Maria Maggiore venga chiusa nel pomeriggio;

   ci sarebbero anche forti preoccupazioni per la cessione di dosi di droga ai minorenni, in quanto, secondo altri testimoni, le attività di spaccio si svolgerebbero in pieno giorno davanti ad alcune scuole, dove si vedrebbero gruppetti di spacciatori che presumibilmente attendono i loro clienti;

   a suscitare ulteriore sconcerto vi sarebbe la notizia, apparsa sempre sugli stessi quotidiani, che «Piazza Dante, La portela, via Pozzo, piazza santa Maria Maggiore, via Prepositura, via Torre Vanga, via Cavour sarebbero ormai territorio di spaccio in mano a bande di magrebini, alcuni di loro residenti nei centri di accoglienza del capoluogo in attesa della risposta per lo status di profugo, e quindi mantenuti dai cittadini»;

   oltre allo spaccio di droga e alla delinquenza, a contribuire al degrado di Trento vi sarebbe anche l'attività di prostituzione svolta in pieno giorno in piazza Leonardo da Vinci che, nel tardo pomeriggio, si sposterebbe fino a via Zanella, davanti all'università, i cui bagni, alcuni mesi fa, sarebbero stati addirittura chiusi perché alcuni testimoni avrebbero visto le prostitute lavarsi nei bagni della facoltà di lettere e far girare della droga;

   l'Associazione Rinascita Torre Vanga aveva già denunciato anni fa la situazione in cui versava la città di Trento ma le tante segnalazioni della stessa e dei cittadini, visto lo stato di attuale degrado, non hanno prodotto evidentemente alcun effetto né risposte da parte delle istituzioni preposte;

   tali fatti di microcriminalità accadono nonostante l'importante e costante ruolo svolto delle forze dell'ordine sul territorio della città, ruolo purtroppo vanificato da leggi che non garantiscono pene certe nei confronti di coloro che commettono reati –:

   quali siano le misure finora attuate dal Ministro interrogato, per quanto di propria competenza, al fine di garantire le condizioni di legalità e sicurezza a Trento, seppur siano stati compiuti importanti sforzi in tal senso dalle forze dell'ordine presenti in loco, e, viste le condizioni di estremo e grave degrado in cui attualmente versano alcune zone della città, quali interventi immediati e mirati intenda realizzare al fine di garantire costanti controlli nelle zone interessate dai fenomeni delinquenziali.
(4-00018)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   PATASSINI, LATINI, PAOLINI, CAPARVI, MARCHETTI, BELLACHIOMA, D'ERAMO, ZICCHIERI, DURIGON, GERARDI, SALTAMARTINI e DE ANGELIS. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi i sindaci dei comuni montani marchigiani colpiti dal terremoto centro-Italia 2016-2017 sono stati informati dai dirigenti scolastici degli istituti della zona che, per il prossimo anno scolastico, alla luce della situazione attuale degli iscritti, le scuole subirebbero «un forte taglio di organici con conseguenze negative per tutto il territorio»;

   per l'anno scolastico 2017-2018 invece il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con la circolare n. 0021315 del 15 maggio 2017, aveva esortato gli uffici scolastici regionali a garantire, nei comuni colpiti, indipendentemente dal numero degli iscritti, gli stessi organici assegnati prima degli eventi sismici, anche se in deroga ai parametri normalmente applicati sulla base del Decreto Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, recante «Norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola, ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133»;

   l'ufficio scolastico regionale delle Marche, tuttavia, stante quanto riportato nella nota dei dirigenti scolastici, sembra non intenzionato a prorogare la suddetta decisione anche per il prossimo anno scolastico;

   le principali istituzioni regionali nonché i rappresentanti politici si stanno facendo portavoce delle forti preoccupazioni espresse da amministratori locali, genitori e docenti delle aree del cratere sismico per quella che appare essere una decisione inevitabile, che non consentirebbe di porre rimedio alla grave situazione sul territorio, né di mitigare le difficoltà di quanti subiscono la ricostruzione e necessitano di servizi essenziali come, appunto, la scuola;

   la predetta decisione comporterebbe forti disagi anche per i docenti, che andrebbero a subire ingiustificati trasferimenti in forza di una distribuzione degli organici esasperatamente ancorata a soli principi numerici e medie aritmetiche, inadeguata a rispondere ad un grave evento di calamità naturale;

   una drastica riduzione del corpo docente non costituisce il modo migliore per far rientrare i residenti nei comuni di provenienza, una volta ultimata la realizzazione delle Sae (soluzioni abitative di emergenza); invero, conseguenza inevitabile sarebbe lo spopolamento delle aree interne, impoverendo ulteriormente l'offerta scolastica nelle zone terremotate delle Marche ed al contempo costringendo gli alunni a spostarsi o ad iscriversi fuori dalla propria provincia;

   accorpare classi con un numero di alunni inferiore rispetto alle direttive ministeriali, ignorando il fatto che ciò in parte è determinato dal mancato rientro di alcune famiglie nei territori appunto per l'indisponibilità delle Sae, e conseguentemente tagliare il numero dei docenti, a parere degli interroganti non può e non deve essere la soluzione nelle zone colpite dal sisma; di contro, bisognerebbe garantire la presenza del medesimo numero di insegnanti anche nelle classi sottodimensionate, ciò al fine di rispettare le esigenze specifiche del territorio, in particolare quella di garantire alla comunità il diritto fondamentale di ritornare a vivere nei propri territori d'origine –:

   per quali motivi non sia stata prevista una deroga anche per il prossimo anno scolastico alla norma citata in premessa relativa alla quantificazione delle piante organiche;

   quali iniziative siano state attuate o siano in fase di realizzazione per consentire il rientro delle famiglie nei territori terremotati, atteso che lo spopolamento degli stessi territori comporta una riduzione degli scritti nelle classi e, di conseguenza, la decisione di ridurre un servizio fondamentale come quello scolastico, con conseguente impatto negativo sul lavoro di ricostruzione;

   se e quali iniziative di competenza, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato intenda con urgenza adottare per non penalizzare ulteriormente comunità già duramente colpite.
(4-00014)