Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 12 settembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    Roma è la capitale della Repubblica, come sancito dall'articolo 114 della Costituzione;

    la legge 5 maggio 2009, n. 42, recante «Delega al Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione», all'articolo 24, detta norme transitorie sull'ordinamento, anche finanziario, di Roma Capitale fino all'attuazione della disciplina delle città metropolitane;

    l'articolo citato identifica Roma Capitale quale «ente territoriale, i cui attuali confini sono quelli del comune di Roma, e dispone di speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria, nei limiti stabiliti dalla Costituzione»;

    ai sensi del medesimo articolo a Roma Capitale, oltre a quelle attualmente spettanti al comune di Roma, sono attribuite le seguenti funzioni amministrative:

     a) concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, previo accordo con il Ministero per i beni e le attività culturali;

     b) sviluppo economico e sociale di Roma Capitale, con particolare riferimento al settore produttivo e turistico;

     c) sviluppo urbano e pianificazione territoriale;

     d) edilizia pubblica e privata;

     e) organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità;

     f) protezione civile, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Lazio;

     g) ulteriori funzioni conferite dallo Stato e dalla regione Lazio ai sensi dell'articolo 118, comma 2, della Costituzione;

    la regione Lazio non ha ancora emanato la legge regionale necessaria per devolvere a Roma Capitale i poteri di propria competenza nelle materie elencate dalla legge citata;

    il decreto legislativo 17 settembre 2010, n. 156, disciplina le «Disposizioni recanti attuazione dell'articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n. 42, e successive modificazioni, in materia di ordinamento transitorio di Roma Capitale», e prevede che, dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo, l'Assemblea capitolina disciplini l'esercizio delle predette funzioni con propri regolamenti «in conformità al principio di funzionalità rispetto alle attribuzioni di Roma Capitale»;

    con deliberazione del 7 marzo 2013, n. 8, l'Assemblea capitolina ha approvato lo Statuto di Roma Capitale, che costituisce l'atto fondamentale di esercizio dell'autonomia normativa e organizzativa dell'ente;

    l'approvazione dello Statuto ha rappresentato un contributo determinante nell'opera di completamento dell'assetto istituzionale di Roma Capitale, avviata con il decreto legislativo n. 156 del 2010 e destinata a proseguire con ulteriori interventi, in particolare sotto il profilo regolamentare, per l'armonizzazione del proprio ordinamento;

    appare necessario portare avanti l'opera di perfezionamento dello status di Roma Capitale, al fine di garantire il miglior assetto delle funzioni che la città, in qualità di capitale della Repubblica, è chiamata a svolgere;

    Roma, al pari delle altre metropoli e capitali europee, deve essere in grado di garantire ai cittadini servizi sempre più efficienti;

    la città di Roma ospita la sede delle più importanti istituzioni nazionali, quali il Parlamento, il Governo e la Presidenza della Repubblica, nonché la sede apostolica della Chiesa cattolica, e ciò comporta un consistente afflusso di turisti provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo, che si aggiunge a quello dei lavoratori pendolari;

    la città di Roma, pertanto, dovrebbe sempre essere dotata di risorse finanziarie sufficienti a far fronte prontamente alle particolari situazioni e agli eventi eccezionali che, in qualità di capitale, è spesso chiamata ad affrontare,

impegna il Governo:

1) a riconoscere la centralità della capitale attraverso la previsione e lo stanziamento di fondi e risorse speciali;

2) ad assumere le iniziative necessarie a rafforzare le prerogative e i poteri di Roma in un quadro di maggiore attenzione alle problematiche di rilievo nazionale che inevitabilmente ricadono sulla città;

3) ad adottare ogni iniziativa, per quanto di competenza, affinché siano trasferiti poteri e risorse utili a dare concreta attuazione al dettato normativo e costituzionale rispetto alla città di Roma Capitale.
(1-00032) «Meloni, Lollobrigida, Bellucci, Mollicone, Silvestroni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa di questi giorni riportano la notizia secondo la quale l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, aprendo i lavori del Consiglio dell'Onu per i diritti umani, riunito a Ginevra fino al 28 settembre 2018, avrebbe dichiarato che l'organizzazione ha intenzione di inviare personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e Rom, e che una squadra sarà inviata, per motivi analoghi, anche in Austria;

   secondo il funzionario dell'Onu, il Governo italiano avrebbe negato l'ingresso di navi di soccorso delle organizzazioni non governative con conseguenze devastanti per molte persone già vulnerabili, e che, anche se il numero dei migranti che attraversano il Mediterraneo è diminuito, il tasso di mortalità per coloro che compiono la traversata è risultato nei primi sei mesi dell'anno ancora più elevato rispetto al passato;

   l'Italia negli ultimi anni ha accolto 700 mila immigrati, molti dei quali clandestini, e non ha mai ricevuto collaborazione dagli altri Paesi europei –:

   se non si ritenga opportuno precisare a quanto ammonti il contributo erogato dall'Italia nel corso degli anni all'organizzazione delle Nazioni Unite, precisando al contempo quali iniziative la medesima Organizzazione abbia sviluppato a favore dell'Italia.
(4-01069)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   LOLLOBRIGIDA, LUCA DE CARLO, DONZELLI, MASCHIO, OSNATO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione e sconcerto quanto riportato da fonti di stampa e dichiarazioni ufficiali di rappresentanti del Governo e del Parlamento austriaco in merito alla prossima discussione di un disegno di legge per la concessione della cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina, residenti nella provincia già autonoma dell'Alto Adige. In base a quanto contenuto nelle bozze ufficiose, gli altoatesini di lingua tedesca e ladina potrebbero partecipare alle elezioni per il Nationalrat, il Parlamento austriaco; il servizio civile e le prestazioni sociali scatterebbero per ora solo per coloro che dovessero trasferirsi in Austria;

   per realizzare ciò l'Austria dovrà modificare la propria attuale legislazione e il quotidiano Tiroler Tageszeitung scrive che l'accesso alla cittadinanza comporterà un costo agevolato di 660 euro. Potranno fare domanda gli altoatesini che si sono dichiarati ai censimenti linguistici italiani previsti dallo statuto di autonomia di lingua tedesca oppure ladina;

   secondo il deputato Fpoe Werner Neubauer è realistica l'approvazione del disegno di legge entro l'anno, e la bozza dovrebbe essere la base delle trattative con il Governo di Roma per trovare un'intesa sulla doppia cittadinanza, anche se la decisione sarà assunta in forma unilaterale, senza un lavoro coordinato con l'Esecutivo del nostro Paese;

   sulla stampa il commentatore Gian Enrico Rusconi ha definito il passo intrapreso dall'Austria sulla doppia cittadinanza, nell'ottantesimo anniversario dell'Anschluss, «un gesto simbolico solo apparentemente innocuo. L'indiretta offerta della cittadinanza austriaca, assolutamente inutile data l'ottima condizione dell'autonomia di cui godono i cittadini di lingua tedesca, aprirebbe una ambigua rivendicazione identitaria-linguistica»;

   l'autonomia costituisce, attraverso gli accordi De Gasperi-Gruber culminati con il rilascio nel 1992 della «quietanza liberatoria» da parte dell'Austria, l'approdo di un complesso percorso;

   la ridiscussione da parte austriaca della «quietanza liberatoria» del 1992 con cui veniva dichiarata chiusa la vertenza internazionale sull'Alto Adige aperta di fronte all'Onu, riapre un conflitto internazionale faticosamente ricomposto;

   l'inasprirsi delle relazioni bilaterali fra Italia e Austria a seguito dell'apertura del dibattito sulla estensione della cittadinanza austriaca ha già generato in provincia di Bolzano reazioni molto accese;

   la prospettata estensione della cittadinanza austriaca ai cittadini di lingua tedesca e ladina, maggioranza assoluta prossima al 75 per cento della intera popolazione in provincia di Bolzano, determinerebbe un unicum a livello internazionale, ossia una provincia italiana dotata di autonomia quasi integrale abitata da una popolazione con cittadinanza dello Stato confinante;

   i paragoni con la concessione della cittadinanza italiana agli italiani anche di Slovenia e Croazia non costituisce alcun precedente apprezzabile, data la modesta presenza italiana nei territori delle due Repubbliche, con autentico status di minoranza sia nazionale che regionale delle medesime; in ogni caso l'Italia riconosce la doppia cittadinanza a chiunque risieda in qualunque parte del mondo e soddisfi dei requisiti essenziali, mentre l'Austria la estenderebbe solo ai cittadini dell'Alto Adige –:

   quali urgenti iniziative intenda porre in essere a garanzia del rispetto da parte del Governo austriaco della «quietanza liberatoria» citata in premessa che escludeva in modo assoluto da parte dell'Austria rivendicazioni territoriali e di status giuridico sugli abitanti della provincia italiana di Bolzano e individuava nell'autonomia lo strumento definitivo di composizione della vertenza internazionale fra le due Repubbliche;

   quali iniziative concrete intenda assumere nei confronti delle autorità austriache a tutela della integrità nazionale italiana e della minoranza italiana dell'Alto Adige di fronte al rafforzarsi nello stesso Alto Adige di tendenze dichiaratamente secessioniste e antitaliane.
(3-00161)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GRIMOLDI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Brasile, come in altri Paesi in cui gli italiani sono emigrati, i nostri concittadini che chiedono il rilascio del passaporto lamentano di dover superare ostacoli burocratici e liste di attesa che arrivano fino a tredici anni per ottenere il riconoscimento della cittadinanza e il rilascio del primo passaporto;

   la richiesta di fare ricorso a tutti i vice consoli onorari per velocizzare almeno la raccolta dei dati biometrici è una proposta avanzata da più parti e agevolata da strumenti tecnologici già in uso;

   la circolare del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale n. 3 del 21 giugno 2017 prevede per i consoli onorari, oltre che per i «funzionari itineranti», la possibilità di procedere alla captazione dei dati biometrici di connazionali che richiedono un documento elettronico, per il successivo inoltro all'ufficio consolare di prima categoria –:

   se risulti al Ministro interrogato che alla succitata circolare sia stato dato seguito nelle sedi diplomatiche italiane nel mondo e, nello specifico, in Brasile.
(4-01067)


   GRIMOLDI, BIANCHI, FORMENTINI, RIBOLLA, ZOFFILI, BILLI, CAFFARATTO, COIN, COMENCINI e DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei primi giorni successivi al Ferragosto 2018, sul profilo Twitter dell'Ambasciatore italiano a Berna, Marco Del Panta, è comparso un «mi piace» a sostegno delle dichiarazioni contro il Governo in carica, espresse da Carlo Calenda, ex ministro del Governo Renzi e iscritto al Partito Democratico;

   tale commento è stato immediatamente stigmatizzato da parlamentari e rappresentanti del Governo in carica, in quanto è parso «estremamente inopportuno che un ambasciatore dello Stato italiano possa prendere posizioni politiche così chiare contro l'attuale Governo», come si legge nella lettera aperta all'ambasciatore pubblicata dall'onorevole Simone Billi sul suo sito internet e come sottolineato anche dall'onorevole Matteo Bianchi su «La Prealpina»; sulla questione è intervenuto anche il Ministro Gian Marco Centinaio, che ha invitato il diplomatico a dimettersi qualora si senta a disagio;

   il commento dell'Ambasciatore è stato ripreso e rilanciato da testate giornalistiche come «La Verità» e «Ticinonews»;

   successivamente, come riportato da «La Repubblica.it» del 20 agosto 2018, l'Ambasciatore Del Panta ha presentato una denuncia ai Carabinieri contro ignoti perché trovino chi ha violato il suo profilo Twitter. Il diplomatico di lungo corso assicura di non aver mai condiviso sulla sua pagina istituzionale post e commenti di esponenti politici di opposizione come di maggioranza. E ha inviato una lettera proprio alla «Verità» che, per prima, ha diffuso la notizia, poi ripresa anche da «Ticinonews». L'ambasciatore ha ben presente regole e deontologia del suo mestiere che consiste nel rappresentare il Paese all'estero. A prescindere dal Governo che in quel momento siede a palazzo Chigi. Gli piaccia o meno. Per questo, come si può vedere dal suo profilo, non è solito condividere post di chicchessia;

   appare quasi superfluo ricordare quanto siano importanti i rapporti tra Italia e Svizzera, con particolare riguardo alle aree di confine delle province di Varese, Como e Sondrio, con tutte le questioni che toccano i territori di confine, tra le quali la delicata trattativa dell'accordo fiscale sui frontalieri attualmente congelata –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della vicenda esposta in premessa e quali iniziative intenda assumere al riguardo, anche tenendo conto delle risultanze dell'attività dell'autorità giudiziaria.
(4-01075)


   RIZZETTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di due anni dall'accaduto, l'interrogante intende conoscere lo stato delle indagini relative all'attentato terroristico, avvenuto a Dacca (Bangladesh) il 1° luglio 2016, in cui si verificò un atroce eccidio, commesso da un commando di terroristi, i quali, dopo avere fatto irruzione in un locale frequentato dalla comunità internazionale, massacrarono dopo terribili sofferenze ventidue persone, tra le quali vi erano nove italiani;

   l'attentato in questione è il più grave tra gli attacchi di matrice jihadista che abbiano colpito l'Italia, a fronte del suo impegno contro il terrorismo internazionale; si ricorda che addirittura è rimasta vittima, tra i nostri connazionali, anche una donna incinta;

   ad oggi, si sa ancora molto poco su quanto accadde quel giorno e, soprattutto, sui responsabili; pertanto, è necessario che il Governo confermi il proprio prioritario impegno, affinché sia fatta luce sulla strage, interloquendo con le istituzioni competenti a sollecitare la rogatoria internazionale sul caso e richiedere lo stato delle indagini sul commando di jihadisti e sul processo a carico degli imputati individuati –:

   quali siano gli orientamenti del Governo su quanto esposto in premessa e se e quali iniziative intenda adottare, affinché si conoscano tutte le informazioni necessarie sulle motivazioni e sui responsabili dell'attentato ed ogni altro fatto che possa fare luce per ottenere giustizia, per le vittime e i loro familiari.
(4-01078)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 giugno 2018 è stata presentata istanza relativa alla verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni del progetto inerente al nuovo sistema di torcia a terra asservito all'impianto di steam cracking denominato P1CR dello stabilimento Versalis spa di Brindisi;

   si apprende da fonti di stampa che il dipartimento regionale ecologia e paesaggio, qualità urbana, mobilità e opere pubbliche ha inviato una nota alla sezione autorizzazioni ambientali, ad Arpa Puglia, ad Ares Puglia, alla provincia di Brindisi, al comune di Brindisi, alla Asl di Brindisi e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avente ad oggetto la «Procedura ID-VIP 4106» sopra citata;

   nella nota il dipartimento riferisce che le principali sostanze inviate in torcia sono etilene, propilene, butilene, butadiene, idrogeno e metano. In particolare, la torcia elevata RV101C, oltre ad essere dedicata a gestire gli scarichi dell'impianto P1CR, riceve anche, in situazioni di emergenza e/o nelle fasi di avvio/arresto impianti, i flussi gassosi provenienti dai serbatoi del parco stoccaggio PGSGPL-S13-P39, dal pontile (molo), dall'impianto di produzione butadiene (identificato con l'acronimo P30B), dalle pensiline e dagli impianti Enipower. Tuttavia, si precisa che si registrano ormai sistematicamente e con una frequenza di circa una volta al mese significativi eventi di attivazione della torcia di emergenza, creando a volte colonne di fumo visibili anche nel raggio di chilometri, con inevitabili ricadute sull'aria-ambiente;

   con riferimento all'episodio occorso il 3 giugno 2018, con l'attivazione della torcia a seguito del blocco del compressore, dal controllo degli S.m.e. emerge che le concentrazioni degli inquinanti normati NOx e CO emessi dai camini dei forni di cracking E101-E106 ed E1085 (non dalle torce) dell'impianto P1CR sono risultate particolarmente elevate, ma in tali fasi di impianto in transitorio non sono sottoposte a limiti emissivi: questo, tuttavia, non implica, come noto, che non vi sia stato un apporto degli inquinanti emessi rispetto alla qualità dell'aria;

   pare che nella medesima nota si esprimano riserve sul funzionamento della nuova tecnologia proposta che potrebbe non essere ottimale, ma dare luogo comunque ad emissione di fumo, senza contare che il beneficio in termini di riduzione delle emissioni non sarebbe chiaramente esplicitato all'interno della documentazione prodotta, né vi sarebbero evidenze a tal proposito. Sul punto pare concordare anche il parere pervenuto da Arpa Puglia;

   il dipartimento, pertanto, con la citata nota richiede di prevedere anche uno studio di impatto sanitario in seno ad una valutazione di impatto ambientale, anche sulla scorta di un'applicazione analogica dell'articolo 23 del codice dell'ambiente e, al fine di valutare l'impatto e i costi benefici della nuova realizzazione, si richiede al proponente di simulare, basandosi sulle registrazioni degli eventi di accensione torcia occorsi negli ultimi anni, il funzionamento di entrambe le torce, evidenziando in quali casi sarebbero entrate in marcia entrambe o in quali casi sarebbe entrata in funzione solo la torcia a terra e simulando, sempre sulla base dei risultati ottenuti e del report torce già prodotto da parte del gestore in occasione dei report annuali Aia, come prescritto dall'autorizzazione vigente, se e come si sarebbero modificate le emissioni nell'atmosfera, nel caso in cui fosse entrata in funzione una sola delle due torce –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riferito in premessa e intenda fornire chiarimenti in ordine alla assunta riduzione delle emissioni con il sistema torcia e agli impatti ambientali dell'evento occorso;

   quali iniziative di competenza, anche di tipo ispettivo ove ne sussistano i presupposti, il Ministro interrogato, alla luce degli accadimenti, intenda adottare al fine di individuare le cause dell'accaduto, impedire il ripetersi di eventi simili e preservare da eventuali rischi per l'incolumità pubblica;

   se e quali iniziative il Ministro, per quanto di competenza, intenda assumere in relazione alla proposta di assoggettamento a valutazione di impatto ambientale dell'intervento in questione tenendo conto delle criticità segnalate nella nota richiamata.
(5-00410)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia svolge, tra le altre, importanti competenze in materia di salvaguardia e di tutela del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale;

   alcuni dei beni di rilevante valenza culturale e simbolica per il territorio del Friuli Venezia Giulia sono stati piuttosto trascurati dallo Stato, tant'è che la regione Friuli Venezia Giulia, proprio per scongiurarne il degrado, è intervenuta con ingenti investimenti per la manutenzione ordinaria e straordinaria, a supporto della locale soprintendenza;

   la regione è altresì intervenuta attraverso la messa a disposizione di proprio personale consolidando una proficua collaborazione con la locale soprintendenza;

   negli ultimi anni le attività delle soprintendenze del Friuli Venezia Giulia sono assurte agli onori della cronaca per l'eccessivo dilatarsi dei tempi di risposta nell'espressione dei pareri obbligatori o nel rilascio delle diverse autorizzazioni che ha di fatto paralizzato l'attività edilizia sul territorio regionale, portando ad un rilevante contenzioso;

   già nel corso degli anni 2011-2012 la commissione paritetica per la regione Friuli Venezia Giulia aveva avviato un'indagine conoscitiva finalizzata al trasferimento alla regione delle funzioni amministrative esercitate dagli organi periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e dalle relative strutture, anche per dare risposta alle problematiche evidenziate;

   oggi si ripropone l'esigenza pressante di gestire al meglio il patrimonio culturale esistente nel territorio regionale, favorendo la massima fruizione pubblica dei beni e attivando le opportune sinergie per la contestuale valorizzazione dei medesimi;

   al fine di valutare se l'attuale organizzazione della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia le consenta di esercitare al meglio le rilevanti e complesse funzioni che le competono, è necessario conoscere, tra l'altro, il numero del personale in servizio, i relativi costi ed eventuali scoperture di organico;

   solo con la conoscenza di tali dati ed elementi si potrà valutare se non sia preferibile adottare un modello già sperimentato con successo in altre regioni, trasferendo le relative funzioni alla regione Friuli Venezia Giulia –:

   se intenda fornire i seguenti dati riferiti agli organi periferici del Ministero per i beni e le attività culturali nel Friuli Venezia Giulia:

    1) elenco del personale attualmente in servizio, impiegato per lo svolgimento delle funzioni in esame, con evidenza dell'area, categoria e profilo professionale di appartenenza e delle modalità di prestazione del servizio (tempo indeterminato, determinato, regime convenzionale, tempo pieno, part-time e altro), evidenziando per il personale con rapporto di lavoro in convenzione anche la tipologia delle convenzioni;

    2) elenco descrittivo dei beni (immobili e/o locali, attrezzature, arredi e beni strumentali) in uso, a qualunque titolo, per lo svolgimento delle funzioni in argomento e relativo valore, evidenziando per i beni non in proprietà l'elenco di tutte le convenzioni o dei contratti in essere con i terzi;

    3) spese complessivamente sostenute dallo Stato negli anni 2015, 2016 e 2017 per lo svolgimento delle funzioni in esame, evidenziando, in particolare:

     la spesa per il personale;

     le spese di gestione per ogni singolo bene in uso, a qualunque titolo (ad esempio utenze, assicurazioni, pulizie);

     la spesa per le manutenzioni ordinarie e straordinarie per ogni singolo bene in uso, a qualunque titolo.
(3-00163)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   LUCCHINI e PATASSINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Intervalliva Tolentino-San Severino Marche fa parte del progetto «Quadrilatero Marche-Umbria» (sub lotto 2.3 del maxi lotto 1 – delibera del Cipe n. 13 del 2004);

   la realizzazione dell'opera ha subito una battuta di arresto nel 2009 quando, alla scadenza del vincolo espropriativo, è stato realizzato un parco fotovoltaico in corrispondenza del tracciato previsto;

   la delibera del Cipe n. 64 del 2016 inseriva l'Intervalliva Tolentino-San Severino Marche tra gli interventi accantonati in attesa della disponibilità di nuove risorse;

   la regione Marche, nella delibera di giunta 778 del 4 luglio 2017, ha formalizzato la condivisione con gli enti locali di un progetto alternativo, deliberato «il valore primario di interesse nazionale dell'Intervalliva Tolentino-San Severino Marche anche in considerazione della strategicità dell'infrastruttura ai fini della ricostruzione post-sisma»;

   il Cipe con la delibera n. 98 del 2007 ha finanziato un primo stralcio funzionale dell'opera con i primi 10 milioni di euro, nell'ambito del fondo sviluppo e coesione 2014-2020;

   è stato dato, quindi, un primo concreto impulso all'esecuzione dell'opera il cui costo, sulla base del progetto originario, è di circa 100 milioni di euro, mentre, nel nuovo tracciato alternativo e più funzionale, sarebbe di circa 80 milioni di euro e quindi notevolmente inferiore;

   si rende necessario accelerare la realizzazione dell'Intervalliva tenuto anche conto dell'importanza che l'opera riveste per la ripresa di uno dei territori maggiormente colpiti dal sisma del 2016;

   vi sono ulteriori risorse che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti potrebbe destinare all'opera, in quanto la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018), all'articolo 1, comma 1164, dispone la concessione ad Anas SpA di un contributo straordinario, pari a 32 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2018 al 2022, al fine di consentire il rapido completamento delle opere, anche accessorie, inerenti alla società Quadrilatero Umbria Marche S.p.A., da individuare nell'aggiornamento del contratto di programma 2016-2020 stipulato con Anas, per un totale, quindi, pari a 160 milioni di euro disponibili;

   con nota del 27 luglio 2018, la regione Marche ha chiesto all'Anas s.p.a. e alla Società Quadrilatero Marche Umbria s.p.a. di finanziare con le suddette risorse l'opera sopraccitata –:

   se il Ministro intenda intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, affinché Anas s.p.a. inserisca nel proprio contratto di programma la realizzazione dell'Intervalliva Tolentino-San Severino Marche.
(5-00418)


   GIACOMETTO, CORTELAZZO, MAZZETTI, RUFFINO, GAGLIARDI, LABRIOLA e CASINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   questi primi mesi di legislatura, si sono contraddistinti, ad avviso degli interroganti, per una totale indeterminatezza e assenza di una linea univoca e condivisa, da parte del Governo e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in particolare sulle scelte da compiere e le decisioni da prendere;

   non c'è una posizione chiara su quasi nessuno dei principali e importanti dossier aperti in questi mesi, e che invece imporrebbero parole nette e decisioni chiare: alta velocità Torino-Lione, gasdotto trans-Adriatico (TAP), ricostruzione del ponte di Genova, lavori della Gronda di ponente e altro. Una assoluta indeterminatezza non solo conseguente alle diverse se non opposte valutazioni sui diversi temi da parte delle forze che sostengono la maggioranza, ma anche conseguente alle ondivaghe e contraddittorie dichiarazioni espresse in queste settimane dallo stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in relazione a molte delle materie di competenza del suo dicastero;

   in merito alle grandi opere, nell'audizione del 1° agosto 2018 in Commissione Ambiente della Camera sulle linee programmatiche del suo dicastero, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Toninelli dichiarava che «le risultanze del lavoro in corso da parte della Struttura di missione sull'analisi costi benefici relativa alle grandi opere saranno rese note nei prossimi mesi». È evidente che la locuzione «nei prossimi mesi» risulta eccessivamente generica –:

   quali specifiche opere pubbliche siano state assoggettate a detta analisi costi-benefici e quali siano i tempi entro i quali si concluderà la citata analisi relativamente a ciascuna delle grandi opere che il Governo ritiene di mettere in discussione.
(5-00419)


   PEZZOPANE e BRAGA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia di Genova, con il crollo di un tratto del «ponte Morandi», con il suo carico di vittime e dolore, chiede con urgenza al Governo di agire con adeguatezza rispetto al tema della sicurezza della rete autostradale e stradale del nostro Paese;

   la questione richiede l'urgente messa in sicurezza della rete stradale nazionale attraverso l'immediato sblocco delle somme necessarie e l'anticipo delle risorse utili per la messa in sicurezza antisismica delle nostre strade oltre che delle autostrade;

   con particolare riguardo alle autostrade A24 e A25, nella precedente legislatura la prima firmataria del presente atto ha presentato in Parlamento diverse proposte emendative le quali prospettavano la messa in sicurezza antisismica delle due tratte autostradali, transitate ogni giorno da 150 mila automobili, di cui 100.000 a pagamento, prevedendo di utilizzare a questo scopo gli introiti percepiti per investimenti dal concessionario delle Strade dei Parchi;

   risulta necessario provvedere quanto prima alla messa in sicurezza dei tratti stradali interessati e dei viadotti utilizzando i fondi già previsti dal decreto Mezzogiorno e completando i primi interventi contenuti nel «decreto sviluppo»;

   la regione Abruzzo al fine di consentire il completamento dei lavori di messa in sicurezza delle autostrade laziali e abruzzesi A24 e A25 ha reso disponibili circa 42 milioni di euro, attingendo ai fondi non ancora spesi per il masterplan per il Sud;

   nella giornata del 10 settembre 2018 alcuni pezzi di calcestruzzo si sono staccati dalla parte sottostante il viadotto san Giacomo sulla A24 Roma Teramo nel tratto che attraversa la città dell'Aquila;

   i vigili del fuoco intervenuti prontamente con proprie unità hanno rilevato un degrado strutturale del calcestruzzo che copre i ferri nella parte sottostante il viadotto e segnalato la situazione alla prefettura e al comune dell'Aquila oltre che a Strada dei Parchi –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto e, conseguentemente, quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze.
(5-00420)


   TERZONI, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, ROSPI, RICCIARDI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI, ZOLEZZI, GALLINELLA e CIPRINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il progetto viario della Quadrilatero spa, che interessa le regioni Umbria e Marche, prevede il completamento e l'adeguamento di due arterie principali (Foligno-Civitanova Marche strada statale 77 e Perugia-Ancona strada statale 76 e 318), della Pedemontana Fabriano-Muccia/Sfercia e di altri interventi viari, idonei ad assicurare il raccordo con i poli industriali esistenti e a migliorare l'accessibilità alle aree interne delle regioni interessate;

   si è appreso che i sindacati e la ditta Astaldi, responsabile dei lavori, non sono giunti a un accordo riguardo al licenziamento di 59 dipendenti su 147 che lavorano nei cantieri di Fabriano. La Astaldi ha fatto sapere che avrebbe rinunciato ai finanziamenti solo in caso di riunione con il Cipe, programmata per agosto ma mai svolta. In discussione c'è lo sblocco dei finanziamenti e l'approvazione di una specifica variante per il completamento dei lavori delle due ultime gallerie, con lo stanziamento di 9 milioni di euro, la variante 6 per la strada statale 76, e l'approvazione e il finanziamento del terzo e quarto lotto della Pedemontana, circa 100 milioni;

   recentemente sono stati sbloccati i lavori del secondo lotto, Pedemontana tra Castelraimondo e Matelica, sempre affidati ad Astaldi;

   a luglio il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva fatto sapere che «la tratta del sub-lotto 1.1, che determina un maggior fabbisogno di 9,900 M€ rispetto alle previsioni contrattuali, è stata approvata in linea tecnica dalla Società Quadrilatero in data 15 marzo 2018 e trasmessa al Ministero per l'approvazione del CIPE. Tale intervento consente la realizzazione e messa in esercizio dell'intero tratto della SS76 adeguato al decreto legislativo n. 264/06 (sicurezza gallerie in Rete TEN-T), ivi comprese le due gallerie San Silvestro e Gola della Rossa (di lunghezza complessiva metri 1400 circa) oggetto della perizia di variante, ciò anche in ragione dell'interesse generale connesso alla fruibilità in maggior sicurezza dell'infrastruttura»;

   la sicurezza della circolazione nel tratto stradale interessato risulta gravemente compromessa dalle presenza di numerose deviazioni e variazioni temporanee dei limiti di velocità, nonché dalla non completa regimentazione idraulica della piattaforma stradale a causa dell'interruzione dei lavori –:

   se intenda fornire indicazioni in merito alla programmazione dei lavori per il completamento dell'intero progetto della Quadrilatero, con particolare riferimento alla ripresa dei lavori sulla strada statale 76.
(5-00421)


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   circa quaranta associazioni nelle ultime settimane hanno inviato al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti un documento con il quale denunciano problematiche inerenti alla realizzazione della superstrada Pedemontana Veneta;

   la Corte dei conti sezione centrale «gestione delle amministrazione dello Stato», al capitolo VII della deliberazione n. 5/2018/G del 21 marzo 2018 recante «La ridefinizione del rapporto di concessione della Superstrada Pedemontana Veneta» evidenziava «(...) rappresenta una distorsione del sistema il fatto che, per un'opera di così rilevante impatto, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia ignorato, a distanza di tre anni dell'approvazione del progetto definitivo, lo stato della sua evoluzione (...)»;

   nella deliberazione viene riportato quanto asserito dalla Commissione tecnica Via «(...) essendosi convenuto, nel mancato rinnovo della gestione commissariale, di procedere con le attività di monitoraggio ambientale nell'ambito ministeriale è stato deciso che il commissario avrebbe dovuto trasmettere una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori, corredato dal cronoprogramma, delle complessive attività svolte a livello amministrativo e ambientale, con l'impegno a produrre un report trimestrale del programma di monitoraggio da trasmettere, attivando anche un tavolo tecnico, coordinato dal Ministero dell'ambiente con la partecipazione dell'Arpa, Ispra e Comitato (...)»;

   la Corte dei conti scrive: «(...) dall'esame della documentazione pervenuta, risulta che i monitoraggi hanno riguardato solo una parte dell'intervento e non tutte le componenti ambientali interessate (...)» specificando nella nota a piè di pagina: «(...) il ministero aveva lamentato l'impossibilità ai procedere all'attività di monitoraggio ambientale per la non trasmissione dei dati (...)»;

   in data 31 dicembre 2016 è cessato il regime emergenziale e la regione Veneto è rientrata nella gestione ordinaria dell'infrastruttura, provvedendo all'istituzione di un commissario straordinario per l'alta vigilanza sulla superstrada, successivamente rinnovato sino alla data di ultimazione delle opere di realizzazione e la sua messa in esercizio;

   la superstrada si estende, con un forte impatto ambientale, per circa 95 chilometri, tra Vicenza e Treviso, con un costo finale altissimo ancora non quantificabile risultando l'ennesima opera inutile visti i flussi di traffico, ma soprattutto in contrasto con un modello di sviluppo sostenibile, tarati sulle reali esigenze dei territori –:

   quale sia il costo finale dell'opera e se sia stato realizzato uno studio costo/benefici comprensivo dei flussi di traffico e delle ricadute ambientali sul territorio interessato dalla realizzazione della superstrada Pedemontana Veneta.
(5-00422)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DARA e DONINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la manutenzione del verde pubblico incide sul bilancio degli enti locali, soprattutto quelli di piccole dimensioni e con ampie aree verdi all'interno del territorio comunale;

   per ottemperare alle esigenze di manutenzione di aiuole e parchi sovente i comuni affidano a titolo gratuito la cura di queste aree a società private, in cambio della possibilità di apporre un'insegna pubblicitaria dell'impresa affidataria;

   molte delle predette aree verdi manutenute da privati si trovano all'interno delle rotatorie;

   con il parere n. 72763 del 9 settembre 2010 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha stabilito il divieto di posizionare cartelli pubblicitari nel centro delle rotatorie e attorno ad esse, costituendo le rotatorie delle intersezioni a raso nelle quali – secondo l'articolo 51 del decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1992, n. 495, recante il regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada – è vietato applicare qualsiasi distrazione per l'utente motorizzato;

   il Consiglio di Stato, sezione I, con il parere n. 60 del 13 gennaio 2017, ha sancito che la rimozione di cartelli pubblicitari posti all'interno o in prossimità delle rotatorie è possibile solo qualora sussista un concreto pericolo per la circolazione dei veicoli –:

   se e come intenda orientarsi rispetto alla questione delle installazioni pubblicitarie all'interno e in prossimità delle rotatorie, anche alla luce recenti indirizzi giurisprudenziali richiamati in premessa.
(5-00409)


   CANTINI e CENNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, l'ufficio della motorizzazione civile di Prato è stato accorpato a partire dal 31 dicembre 2012 a quello di Firenze;

   tale decisione, nel corso degli anni, ha portato ad una razionalizzazione dei servizi e della spesa, ma, nell'ultimo periodo risulta che gli uffici della motorizzazione di Firenze non garantiscono più l'evasione di tutti i servizi richiesti;

   ad oggi, i maggiori disagi si registrano per le procedure operative front-office per l'utenza professionale e nell'assicurare un congruo numero di sedute di esami pratici di guida per rispondere alle necessità delle autoscuole e con esse dei cittadini richiedenti;

   fino al mese di marzo del 2018, anche grazie a un accordo siglato tra le associazioni sindacali di categoria e la direzione generale territoriale di Roma, i servizi sono stati sostanzialmente svolti e i disagi sono stati limitati anche grazie alle autoscuole del territorio che si sono fatte carico di sostenere tutte le spese di missione esterna (indennità professionali, vitto e alloggio) del personale esaminatore proveniente da altre motorizzazioni;

   tale soluzione, pur economicamente gravosa per le stesse autoscuole, ha permesso di poter soddisfare fino all'80 per cento delle richieste d'esame;

   la direzione generale territoriale di Roma nel mese di aprile 2018 ha rimesso in discussione il citato accordo, causando conseguentemente una grave restrizione circa la copertura delle sedute d'esame, tant'è che risultano essere evase meno del 20 per cento delle richieste;

   ad oggi 7.460 persone aspettano di essere convocate per gli esami di guida e di queste solo 1.371 persone svolgeranno l'esame nel mese di settembre;

   la situazione attuale, perciò, anche secondo le associazioni di categoria, sta costringendo alcuni allievi ad allungare sensibilmente la tempistica per sostenere gli esami. Alcuni di loro sono costretti a non poter effettuare, in caso di bocciatura, un secondo esame nell'ambito dello stesso protocollo «foglio rosa» così come invece dispone la legge vigente, con il conseguente aggravio economico;

   questa situazione causa agli operatori professionali delle autoscuole file interminabili all'unico sportello di front-office attualmente disponibile alla motorizzazione di Firenze ed è evidente che queste criticità, aggravate in questa stagione estiva, in assenza di provvedimenti potranno solo aumentare accumulando ritardi su ritardi –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative urgenti intenda intraprendere per risolvere le problematiche che coinvolgono l'utenza della motorizzazione civile delle province di Firenze e Prato, anche e soprattutto al fine di tutelare i diritti «patentandi», le esigenze lavorative e i livelli occupazionali delle autoscuole.
(5-00411)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il cavalcaferrovia di Querceta, situato sulla strada provinciale n. 9, è un elemento viario di importanza strategica per il collegamento delle due parti del comune di Seravezza, divise dalla strada statale Aurelia;

   le sue frazioni montane, il centro storico e la piana trovano in questo viadotto l'unico collegamento che assume una funzione vitale per la pesante viabilità;

   configurandosi come la principale, se non unica, arteria di transito per i materiali lapidei, viene ogni giorno transitata da centinaia di mezzi pesanti, con un impatto devastante sulla struttura in cemento armato risalente al 1968;

   un «Verbale di somma urgenza» redatto dal servizio di coordinamento lavori pubblici pianificazione territoriale, mobilità e viabilità, patrimonio e protezione civile della provincia di Lucca, in data 11 dicembre 2017, ha evidenziato la «non idoneità dalla struttura a carichi di prima categoria e la parziale idoneità per quelli di seconda», oltre che gravi aspetti legati alla sicurezza strutturale del manufatto;

   a fronte della gravità del sopracitato verbale e della relazione prodotta dal tecnico incaricato ingegnere Bartelletti, gli enti competenti si limitavano a restringere le carreggiate con strutture amovibili, e ad introdurre limiti di massa e velocità ai veicoli transitanti, spesso disattesi in mancanza di controlli mirati;

   il Gruppo consiliare «Idee in Comune» di Seravezza ha inviato segnalazioni specifiche ad Anas e Ferrovie dello Stato italiane, oltre che a Genio civile, vigili del fuoco e prefettura di Lucca rispettivamente in data 9 marzo 2018 e in data 20 agosto 2018, denunciando il possibile pericolo di distacco di parti di cemento dalla struttura;

   il verbale del sopralluogo effettuato dai vigili del fuoco il giorno 21 agosto 2018, oltre a confermare il cattivo stato di manutenzione e di conservazione dei pilastri centrali della struttura, ha messo in evidenza alcune criticità ulteriori, come il percorso pedonale del cavalcavia, che presenta non pochi problemi, tra cui la disconnessione del marciapiede nei tratti in corrispondenza dei giunti e la mancanza in numerosi punti della messa a terra della rete metallica di protezione delle balaustre;

   in seguito all'indagine effettuata, il comando dei vigili riterrebbe opportuno interdire il passaggio pedonale sul ponte fino a quando non siano assicurate le necessarie condizioni di sicurezza del marciapiede, della balaustra e degli impianti presenti. Il comando ha chiesto, inoltre, di ripristinare il manto stradale in corrispondenza degli avvallamenti e delle disconnessioni presenti e di procedere ad ulteriori verifiche tecniche e al monitoraggio strumentale delle opere;

   la situazione, a mesi di distanza, è anche peggiorata, sia dal punto di vista del traffico che da quello della sicurezza, malgrado i costanti richiami di attenzione alle proprie responsabilità rivolti all'ente comunale nella persona del suo sindaco, il quale si limitava a una blanda attività di sollecito all'amministrazione provinciale di Lucca, erroneamente identificata come unico soggetto competente e direttamente responsabile del manufatto, disattendendo a giudizio dell'interrogante in pieno il proprio obbligo alla tutela della sicurezza e incolumità pubblica;

   dopo mesi, l'improduttiva risposta della provincia di Lucca si è manifestata anche nell'ultima settimana di agosto quando, in seguito a una riunione tra i sindaci della Versilia e gli amministratori provinciali, l'ente ha palesato l'assenza di fondi necessari per eseguire i lavori programmati da tempo –:

   se sia a conoscenza della critica situazione del cavalcaferrovia di Querceta evidenziata dalle indagini tecniche precedentemente elencate;

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché siano reperite le risorse necessarie a ripristinare la struttura nella sua più totale sicurezza;

   se il Governo intenda inserire il suddetto cavalcaferrovia nel piano nazionale di interventi economici previsti per le arterie stradali del Paese, rappresentando, infatti, una strategica struttura di collegamento.
(4-01074)


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il presidente della giunta regionale del Veneto intervenuto sul futuro della crocieristica in laguna ha dichiarato: «grandi navi fuori da San Marco. Non dalla laguna». Il 6 settembre 2018 a Chioggia ha ribadito che la regione – e la Lega – hanno una posizione chiara: la Marittima deve restare, e dovranno essere allontanate da San Marco solo le navi sopra le 40 mila tonnellate, nel nuovo terminal di Marghera. Queste parole suonano come un segnale preciso agli alleati di Governo che hanno sul tema una posizione esattamente opposta;

   «per noi la crocieristica significa 1,8 milioni di turisti all'anno, se a qualcuno fanno schifo cambi regione», ha insistito il Presidente, «quasi 250 milioni di fatturato e un indotto di 4.000 persone». Per cui, secondo il Presidente, occorre difendere la crocieristica e la portualità: «Dobbiamo scavare fondali, dobbiamo essere competitivi. Se il tema è la “decrescita felice”, noi non ci stiamo. Quindi vogliamo l'escavazione dei canali a Venezia»;

   il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, aveva anticipato alla «Nuova di Venezia» la linea sul tema grandi navi, affermando che queste sarebbero state dirottate su Marghera. Tale dichiarazione aveva irritato la base del M5S Veneto che, poche ore dopo, aveva precisato con una nota che la linea del Movimento non cambiava, precisazione, fatta propria successivamente dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che ha ribadito l'impegno del Governo per portare le grandi navi fuori dalla laguna;

   le varie posizioni sulla vicenda sono tutte note. Adesso si tratta di decidere, dopo sei anni dal naufragio della Costa Concordia e dal «decreto Clini – Passera» che prescriveva di allontanare le navi da San Marco. Tre anni fa il Senato aveva approvato all'unanimità una risoluzione che prevedeva di mettere a confronto le varie soluzione. Anche questo non si è mai fatto;

   il progetto Marghera è stato approvato dalla riunione del «Comitatone» del novembre 2017. Ma ci sono anche il terminal al Lido di Venicecruise 2.0 che ha già avuto il «via libera» della commissione Via. «Bocciati» invece i nuovi grandi canali, come il Contorta e poi le Tresse;

   i comitati locali hanno promosso mobilitazioni, si stanno svolgendo assemblee cittadine. Una grande manifestazione è annunciata per il 29 e 30 settembre 2018 –:

   se non ritenga di adottare le opportune iniziative al fine di vietare, nel più breve tempo possibile, il transito delle grandi navi da crociera nel canale di San Marco e della Giudecca.
(4-01076)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la nota attrice Ottavia Piccolo in una intervista rilasciata alla Nuova Venezia ha denunciato un episodio che merita, ad avviso dell'interrogante un dovuto chiarimento;

   secondo la ricostruzione della Piccolo l'8 settembre 2018 avrebbe partecipato ad un presidio nei pressi del Palazzo del Cinema di Venezia;

   l'attrice avvicinatasi successivamente alla barriera di sicurezza per entrare nell'area della Mostra del Cinema, in via Lorenzo Marcello sarebbe stata bloccata dalla polizia;

   le sarebbe stato detto, secondo quanto riportato dalla Piccolo: «lei non può entrare con quel fazzoletto»;

   il fazzoletto in questione sarebbe quello dell'Anpi, l'associazione nazionale partigiani;

   non è dato capire perché il «fazzoletto» sarebbe stato motivo di impedimento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intenda verificare l'accaduto, in particolare appurando quali disposizioni, e da parte di chi, siano state date alle forze dell'ordine per vietare l'accesso alla Mostra del Cinema a causa di un fazzoletto dell'Anpi.
(3-00162)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul quotidiano la Repubblica cronaca di Genova del 7 settembre 2018 si apprende che dal 23 agosto 2018 i vigili del fuoco di La Spezia sono senza autoscala. L'unico mezzo a disposizione del comando provinciale sarebbe infatti in riparazione;

   il problema coinvolgerebbe tutta la Liguria, perché in base al luogo dell'emergenza l'autoscala deve essere inviata nel territorio di La Spezia dal distaccamento di Chiavari, dal comando di Massa o di Parma. Una gestione dei soccorsi siffatta va evidentemente a discapito dell'incolumità delle persone e degli stessi vigili del fuoco, come denunciato anche dalla Fp-Cgil ligure;

   è ovvio che le conseguenze della mancanza dell'autoscala si manifestano nell'operatività quotidiana e determinano anche un allungamento dei tempi di intervento;

   l'autoscala per i vigili del fuoco è uno strumento essenziale, senza il quale il loro lavoro risulta assai compromesso. Il suo utilizzo risulta fondamentale in gran parte dei loro interventi, non solo nel caso degli incendi, dove un intervento tempestivo è determinante nel salvare vite umane, ma anche per i soccorsi agli anziani caduti in casa in condizioni che non consentono di calarsi dall'alto;

   c'è poi da sottolineare come il rischio di appoggiarsi alle autoscale di altri comandi non è solo legato al ritardo negli interventi e ai tempi di percorrenza, ma anche all'effetto di lasciare sguarnito anche il comando che «presta» il mezzo;

   ad esempio, il comando provinciale di Genova ha tre autoscale di cui solo due attualmente in servizio, perché la terza è in riparazione e non sarà disponibile prima di metà settembre, così come l'autoscala al comando di La Spezia non sarà a disposizione prima della fine del mese di settembre; quella sostitutiva inviata il 23 agosto aveva anch'essa un guasto;

   a parere dell'interrogante occorrono nuovi e urgenti investimenti da parte del Governo per garantire l'adeguata dotazione di mezzi e strumenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al quale non manca la stima dell'interrogante per l'egregio lavoro che quotidianamente svolgono e spesso, come dimostra quanto sopra esposto, in condizioni difficili –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e con quali strumenti intenda intervenire affinché venga garantita un'adeguata fornitura di mezzi e risorse a tutti i comandi dei vigili del fuoco, innanzi tutto risolvendo l'emergenza verificatasi nel comando di La Spezia.
(4-01066)


   FRATOIANNI e PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato il 5 settembre 2018 sul sito www.ilfattoquotidiano.it sul via libera del Governo all'utilizzo del Taser da parte delle forze dell'ordine, in questa fase in via sperimentale, solleva il tema della trasparenza sulla scelta del tipo di pistola data in dotazione agli agenti;

   Taser, infatti, non è il nome della pistola elettrica ma il marchio più diffuso negli Stati Uniti, dove è stata congegnata e prodotta industrialmente dalla fine degli anni Novanta. Esistono anche altre aziende che propongono oggi modelli competitivi per prezzo e requisiti tecnico-operativi;

   quella chiamata Taser è la pistola elettrica prodotta dalla Taser International, che l'anno scorso ha cambiato nome e avviato la conversione in azienda tecnologica che fornisce bodycam e servizi di cloud per salvare le registrazioni, che possono fare la differenza nelle controversie e aiutano a migliorare la trasparenza e la fiducia tra polizia e comunità. La telecamera con registrazione automatica, però, non è oggetto di sperimentazione e non è in dotazione in Italia. Eppure la stessa azienda avverte: «Le videocamere Axon ti consentono di ricostruire quanto accaduto e arrivare alla verità (...) 37 città importanti degli Usa hanno adottato le nostre videocamere (...) e hanno rilevato una diminuzione dell'88 per cento dei reclami dopo aver indossato questi dispositivi»;

   il Viminale invece non avrebbe effettuato nessuna ricerca di mercato né gare per scegliere quale pistola elettrica acquistare, nonostante si sia di fronte ad una commessa che si annuncia milionaria nonché delicatissima sotto vari profili. Si ricorda come il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS) classifica le pistole elettriche tra le «armi proprie», mentre per Onu e Amnesty International sono «strumenti di tortura». Lo stesso «Vademecum per operatori Taser» messo a punto dalla polizia di Stato ricorda che il suo uso presenta «potenziali rischi per la salute dei soggetti colpiti»;

   in un Paese in cui sono ancora aperte le ferite del G8 di Genova e dei casi Uva, Cucchi e Aldovrandi, l'introduzione della pistola elettrica in uso alle forze di polizia e ai carabinieri avrebbe meritato le maggiori cautele possibili;

   l'equivoco, nel confondere il marchio con l'oggetto, nasce da un emendamento a firma dell'allora Ministro dell'interno Alfano al decreto per la sicurezza negli stadi del 2014 che prevedeva appunto la sperimentazione della «pistola elettrica Taser», indicando così, per legge, la marca in luogo del prodotto;

   tutto ciò sarebbe rimediabile facendo un bando dopo la sperimentazione, ma ancora oggi il dipartimento di pubblica sicurezza avrebbe ribadito come i primi 35 dispositivi siano stati «forniti gratuitamente dalla ditta Axon, unica produttrice del dispositivo» e che «l'acquisizione della dotazione necessaria avverrà solo all'esito positivo della sperimentazione»;

   quello che si profila è il rischio di una serie di cause contro lo Stato per violazione del codice europeo degli appalti e della concorrenza, visto che la Axon Enterprise Inc. (ex Taser International) società quotata al Nasdaq con capitalizzazione di mercato da 4 miliardi di dollari, non è l'unico produttore di pistole elettriche, ma esistono produttori anche in Israele, Germania, Russia, Cina e Brasile;

   inoltre, la mancanza di una procedura comparativa fa sì che nessuno possa mettere la mano sul fuoco che le pistole Taser date in dotazione siano il miglior dispositivo in circolazione sia in termini economici che tecnico-operativi, dal momento che le soluzioni dei competitor non sono state neanche esplorate –:

   se il Ministro interrogato, in caso di esito positivo della sperimentazione, intenda indire una gara per l'acquisizione della dotazione di pistole elettriche secondo quanto previsto dal codice europeo degli appalti e della concorrenza, al fine di poter procedere ad una comparazione tra soluzioni e offerte economiche diverse.
(4-01068)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'8 settembre 2018, a Venezia, poco prima della premiazione del Leone d'Oro, l'attrice Ottavia Piccolo, dopo aver partecipato ad un presidio organizzato davanti al palazzo del Cinema del Lido per ricordare gli infortuni e la precarietà del lavoro in Italia, avvicinatasi alla barriera di sicurezza per entrare nell'area della Mostra del Cinema, è stata subito fermata da alcuni funzionari della polizia di Stato che le hanno negato l'ingresso, perché al collo portava il fazzoletto dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani d'Italia. «Lei non può entrare con quel fazzoletto» sarebbero le testuali parole degli operatori di polizia riportate dalla stessa attrice che ha denunciato il fatto in un'intervista a La Nuova Venezia;

   il presidio era stato preventivamente annunciato e autorizzato. Si tratta di una testimonianza per denunciare e porre l'attenzione sugli infortuni sul lavoro e sullo sfruttamento degli operai, tristi temi che ogni giorno passano sotto silenzio;

   Ottavia Piccolo è da sempre impegnata sui temi del lavoro, dello sfruttamento della manodopera, oltre ad essere testimonial contro il passaggio delle grandi navi a San Marco e per la libertà di stampa;

   a parere dell'interrogante questo episodio è sintomatico della deriva che rischia il nostro Paese, per cui ci si augura che si sia trattato di un gesto isolato e infelice da parte di alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine e che verrà stigmatizzato al più presto –:

   se il Governo intenda acquisire dal questore di Venezia tutti gli elementi utili a spiegare quanto accaduto;

   quali iniziative verranno intraprese in relazione al comportamento dei funzionari che hanno impedito all'attrice Ottavia Piccolo di accedere alla Mostra del Cinema di Venezia perché indossava il fazzoletto dell'Anpi al collo, evitando che episodi di tale genere si ripetano.
(4-01072)


   CAFFARATTO, MACCANTI e BENVENUTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso delle ultime settimane vi sono stati numerosi episodi di aggressione rivolti nei confronti di diverse sedi territoriali della Lega;

   in particolare, a fine maggio 2018 una lettera con minacce di morte è stata inviata ad un deputato in carica, il quale riveste la carica di assessore presso il comune di Cascina (Pisa);

   nel pomeriggio del 15 luglio 2018 una busta con due proiettili e una lettera di minacce è stata trovata nella sede della Lega in piazza del Podestà a Varese;

   nel mese di agosto, un ordigno rudimentale è esploso all'esterno della sede della Lega a Treviso, nella zona industriale di Villorba;

   nelle medesime ore, la sede della Lega di Bergamo è stata deturpata con scritte spray con minacce e insulti, a poche settimane di distanza da un altro episodio analogo;

   da ultimo, presso la sezione ubicata nel comune di Giaveno, in provincia di Torino, è stata recapitata una lettera minatoria rivolta al segretario della sezione e ad un altro militante iscritto;

   a seguito di tale accaduto, è stata presentata una denuncia ai carabinieri;

   la vicenda ha prodotto un forte sdegno da parte di tutta la sezione, sia per i toni particolarmente violenti sia perché le minacce sono state indirizzate verso due militanti che si sono sempre contraddistinti per il notevole impegno profuso nel risolvere vari problemi che caratterizzano il comune di Giaveno e i territori circostanti;

   desta molta preoccupazione la particolare frequenza con la quale si stanno verificando tali casi di aggressioni, violenze e minacce nei confronti di sezioni ed esponenti della Lega –:

   se, alla luce delle informazioni in possesso del Ministero dell'interno, si tratti di casi isolati, in quanto tali destinati a non ripetersi in futuro con la medesima frequenza;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la sicurezza dei cittadini e di tutti i militanti che dedicano parte del loro tempo all'impegno politico in favore della collettività.
(4-01073)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 23 dicembre 2015 il Cipe ha approvato il progetto per riqualificare e valorizzare il centro «Nazareno Strampelli» di Rieti dove, all'inizio del Novecento furono condotte le sperimentazioni genetiche sul grano che hanno cambiato per sempre la storia dell'agricoltura mondiale;

   tale progetto prevede lo sviluppo di un centro per favorire l'innovazione nella filiera olivicola-olearia e punta alla sinergia tra ricerca e impresa, assieme alla tutela del patrimonio legato alla storia e all'eredità culturale di Strampelli, a partire da una preziosa collezione di grani;

   il finanziamento complessivo ammonta a 3 milioni di euro, di cui il 50 per cento di fondi ministeriali e il restante 50 per cento di co-finanziamento da parte del Crea e dell'università della Tuscia;

   all'interno del finanziamento complessivo sono ricompresi anche i costi legati alla ristrutturazione degli immobili del centro Strampelli, ivi compresa la serra del genetista;

   gli eventi sismici che hanno colpito il centro Italia successivamente all'approvazione del progetto da parte del Cipe avrebbero danneggiato alcuni immobili, rendendoli inagibili e aumentando il costo complessivo necessario per il recupero degli stessi, senza che sia chiara l'entità precisa del danno e impedendo quindi di fatto l'avvio dei lavori di recupero del centro;

   il sito versa in condizioni di inutilizzo con conseguente ulteriore deterioramento e perdita di valore che si aggrava nel corso del tempo;

   la quota di finanziamento ministeriale non è mai stata trasferita ai promotori del progetto;

   vari tentativi informali di identificare una sede alternativa transitoria per l'avvio del progetto sono stati esperiti finora senza successo da parte di soggetti coinvolti nel progetto, così come da rappresentanti di istituzioni locali e nazionali;

   l'università della Tuscia ha confermato il suo sostegno allo sviluppo del progetto, considerate anche le potenziali sinergie con le attività didattiche che svolge su Rieti, e la Fondazione Varrone, i cui organi sono stati rinnovati di recente, ha espresso interesse per il progetto Strampelli –:

   se vi sia un rischio concreto di perdita del finanziamento ministeriale dovuto al ritardo nell'avvio del progetto, e se sia in caso disponibile a promuovere un'iniziativa con gli attori economici, sociali, politici e civili del territorio, al fine di valutare ogni ipotesi per sbloccare lo stallo attuale, ivi compresa l'identificazione urgente di una soluzione transitoria e l'eventuale varo di un nuovo e diverso progetto sempre finalizzato al pieno recupero del centro Strampelli.
(5-00412)


   ASCANI, PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, PRESTIPINO, CIAMPI, ROSSI, ANZALDI e DE MARIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 3 settembre 2018 il Sottosegretario di Stato al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca Lorenzo Fioramonti ha presentato, tramite uno dei suoi profili social, uno dei propri collaboratori, il signor Dino Giarrusso, ex inviato del programma «Le Iene», sottolineando che lo stesso «dirigerà un “osservatorio” sui concorsi nell'università e negli enti di ricerca» e aggiungendo: «in attesa che si riesca ad attivare presso il MIUR un vero e proprio ufficio che svolga questa attività in modo regolare ed istituzionale, Dino ed il suo team saranno il punto di riferimento privilegiato per tutti coloro che volessero aiutarci a difendere e diffondere una cultura di trasparenza e meritocrazia nel mondo accademico italiano»;

   si deduce, dalle parole del Sottosegretario, che il ruolo attribuito al signor Giarrusso non risulterebbe formalizzato in termini istituzionali né ufficiali: non si comprende quindi sotto quali vesti l'interessato svolgerà l'attività di osservazione e controllo di università ed enti di ricerca, che sono organi autonomi;

   la legge n. 168 del 1989 ha infatti sancito l'autonomia delle Università italiane, grazie alla quale ogni singola Università è divenuta un ente pubblico indipendente dotato di propria personalità giuridica;

   l'autonomia universitaria è di tipo normativo, finanziario, didattico e di ricerca. Ogni università è dotata infatti di un proprio statuto e di propri regolamenti e l'attività che descrive il sottosegretario andrebbe ad inficiare questi principi –:

   se il Ministro intenda chiarire i fatti esposti in premessa.
(5-00413)


   APREA e BOND. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con il concorso ordinario disposto con decreto del direttore generale n. 106 del 23 febbraio 2016, finalizzato al reclutamento del personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado, sono stati messi a bando, per la regione Veneto, 36 posti, oltre al 10 per cento ex lege, riferiti alla classe di concorso «Scienze giuridiche ed economiche A046». Il numero dei posti è stato calcolato sul reale fabbisogno del territorio;

   la relativa graduatoria è stata pubblicata il 21 dicembre 2016, ma, da allora ad oggi, sono stati immessi in ruolo solo 17 docenti. In relazione all'anno scolastico 2018-2019, ci sono state solo due assunzioni, a fronte delle 20 preannunciate;

   per fare un confronto, in relazione alla classe di concorso «Scienze economiche e aziendali A045», per la quale i posti a bando erano 23 (+10 per cento), nella stessa regione Veneto è esaurita la graduatoria di merito nel 2016 (con assorbimento di tutti gli idonei) e, di conseguenza, sono stati assunti docenti fino alla posizione n. 35 attingendo dalle graduatorie di merito di cui al concorso indetto con decreto del direttore generale n. 85 del 1° febbraio 2018, bandito ai sensi del decreto legislativo n. 59 del 2017, di istituzione del primo percorso di formazione iniziale e tirocinio (FU). Peraltro, in questo caso, non è stata attivata, a favore della A046, la compensazione delle cattedre, pure prevista dalla procedura concorsuale;

   nei primi giorni di settembre del 2018 sono state pubblicate dagli uffici scolastici territoriali le cattedre disponibili, destinate alle supplenze annuali, al netto delle operazioni di pensionamento e mobilità; si tratta di 9 cattedre: 2 a Venezia e Rovigo, 3 a Padova, 1 a Verona e Vicenza –:

   se non ritenga opportuno un'iniziativa urgente atta a verificare l'opportunità di prevedere l'immissione in ruolo dei docenti afferenti alla classe di concorso A046 per la regione Veneto, o di effettuare le operazioni di «compensazione» fino all'assorbimento della relativa graduatoria di merito.
(5-00414)


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 781 del 27 settembre 2013 stabilisce una serie di norme volte ad assicurare la gradualità e l'efficacia del processo di innovazione didattica e tecnologica nella scuola e, nell'allegato 1, fornisce indicazioni specifiche relative alle diverse tipologie di libri di testo e di risorse digitali interattive di possibile adozione dagli istituti scolastici;

   nello specifico, nell'allegato 1 vengono così individuate le seguenti tre tipologie di materiale didattico:

    a) libro di testo in versione cartacea accompagnato da contenuti digitali interattivi;

    b) libro di testo in versione cartacea e digitale accompagnato da contenuti digitali interattivi;

    c) libro di testo in versione digitale accompagnato da contenuti digitali interattivi;

   la modalità mista di tipo a) è considerata «residuale e non funzionale all'esigenza di avviare in maniera diffusa la transizione verso il libro di testo digitale» e vengono date indicazioni sia alle scuole, che ai fornitori di indirizzare interessi e produzione verso un'altra tipologia di risorse didattiche;

   a fronte di ciò, nel Piano nazionale per la scuola digitale presentato nell'ottobre 2015, vengono riportati dati non incoraggianti relativi alle adozioni di libri di testo scolastici, dai quali si evince che circa il 35 per cento delle scuole italiane utilizza materiali prevalentemente cartacei, mentre, del quasi 65 per cento della scuola che utilizza anche versioni digitali, la maggior parte lo fa solo in forma integrativa e molto parziale; invece, l'utilizzo di soli materiali digitali si attesta intorno a un modestissimo 1 per cento;

   a questo si aggiunge che la previsione normativa contenuta nell'articolo 6 della legge n. 128 del 2013, che incentivava gli istituti scolastici, nel termine di un triennio, a decorrere dall'anno scolastico 2014-2015, a «elaborare materiale didattico digitale per specifiche discipline da utilizzare come libri di testo e strumenti didattici per la disciplina di riferimento», ha ottenuto esiti piuttosto modesti, se l'autoproduzione di contenuti didattici digitali è stimata tra l'1 e il 2 per cento, sempre secondo i dati del Piano nazionale per la scuola digitale 2015;

   il percorso di innovazione e digitalizzazione delle scuole non è più rimandabile ed è necessario completare al più presto la fase di transizione –:

   quali siano, ad oggi, i dati relativi alle adozioni di libri di testo nelle scuole italiane e quali iniziative intenda assumere il Ministro per mettere a disposizione di tutti gli studenti, i docenti e le famiglie, una varietà di nuovi prodotti e strumenti didattici per raggiungere gli obiettivi prefissati e per garantire un insegnamento di qualità.
(5-00415)


   BELLA e CARBONARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il decreto in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, è stato emanato dal Governo pro tempore con l'obiettivo dichiarato di intervenire efficacemente sulla stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione;

   il decreto accoglie le istanze della Corte di giustizia europea che ha accertato, nella ormai nota «sentenza Mascolo», l'abuso di contratti a tempo determinato del nostro Paese;

   i requisiti richiesti dal citato decreto per rientrare nel piano di stabilizzazione riguardavano l'essere in servizio, successivamente alla data di entrata in vigore della legge delega n. 124 del 2015, con contratto a tempo determinato presso la pubblica amministrazione di riferimento; l'essere stato reclutato a tempo determinato, in relazione alle medesime attività svolte; infine, l'aver maturato al 31 dicembre 2017, alle dipendenze dell'amministrazione che procede all'assunzione, almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto anni. Tale procedura non prevede alcun tipo di selezione, eppure le amministrazioni potrebbero esser costrette ad adottarla allorquando si renda ciò necessario per le limitate risorse finanziare;

   il decreto ha permesso di affrontare il tema del precariato all'interno degli enti di ricerca, ma solo parzialmente;

   il 30 luglio del 2018 il Ministro interrogato ha annunciato sul proprio sito di aver firmato il provvedimento per destinare 68 milioni di euro del fondo ordinario degli enti di ricerca (FOE) per la stabilizzazione dei precari, sollecitato anche dalle riflessioni e dal confronto maturati presso la Commissione cultura della Camera in occasione del parere all'atto del Governo n. 28 sulla ripartizione del FOE –:

   quali interventi siano stati posti in essere per la realizzazione del piano di stabilizzazione di cui in premessa e quali iniziative si intendano assumere per superare le eventuali criticità presenti.
(5-00416)


   BELOTTI e SASSO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 2015, definita – oggi si può dire impropriamente – della «buona scuola» da Matteo Renzi, e a ragion veduta, rappresenta una delle norme nel settore scolastico più detestate, più contestate e più combattute di sempre. Una rappresentazione plastica della miopia politica del Pd, i cui effetti negativi purtroppo continuano a penalizzare i docenti ancora oggi, anno scolastico dopo anno scolastico. Ci si riferisce al trasferimento coatto ed illegittimo dei docenti, basato sul cosiddetto algoritmo, che ha costretto migliaia di insegnanti a dover lavorare a centinaia di chilometri dalle proprie famiglie. Un algido strumento informatico che ha stravolto le vite dei docenti, che si sono visti trasferire d'ufficio in sedi che non erano state scelte all'atto della domanda e che, pur avendo un punteggio tale da consentire la precedenza in graduatoria, sono stati superati e scavalcati da altri insegnanti con punteggi inferiori: i primi sono finiti a 1000 chilometri da casa, i secondi, pur non avendone diritto, a 20 chilometri. Una ingiustizia alla quale si sono unite mancanza di meritocrazia e danno economico, con lavoratori pagati 1.300 euro al mese (tra gli insegnanti meno pagati in Europa), costretti a spendersi tutto lo stipendio in spese di affitto e viaggio;

   chiaramente, tutto questo ha portato ad un contenzioso nei confronti dell'amministrazione, tradotto in centinaia di ricorsi vinti dagli insegnanti, con conseguenti spese a carico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e danno per le casse dello Stato. Una legge iniqua e dannosa anche per lo stesso Stato, che adesso però deve e può rimediare –:

   come il Ministro intenda risolvere il problema degli insegnanti penalizzati dall'algoritmo di cui alla legge n. 107 del 2015, ancora oggi assegnati ad una sede di lavoro distante da casa e pur avendo diritto ad una sede più vicina ai propri cari.
(5-00417)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   appare di una gravità enorme la notizia riportata nei giorni scorsi da vari organi di stampa circa la partecipazione di una scuola mantovana al concorso del «Museo Giovani Fascisti»;

   come riportato negli articoli, all'istituto comprensivo Luisa Levi di Mantova, alcuni docenti alla fine dello scorso anno scolastico hanno assegnato ai loro alunni un tema sull'amor di patria e inviato poi gli elaborati al concorso annuale indetto dalla Piccola Caprera di Ponti sul Mincio, luogo caro a fascisti e neofascisti e che sul sito web si presenta come «Museo Reggimentale Giovani Fascisti di Bir el Gobi» e sulla homepage espone orgogliosamente il simbolo del «Battaglione Volontari Giovani Fascisti»;

   cosa ancor più grave è che le famiglie dei ragazzi non sarebbero state informate e solo a pochi giorni dalla premiazione – in programma il 2 settembre 2018 – i genitori dei vincitori avrebbero appreso della partecipazione dei loro figli a tale concorso rimanendone comprensibilmente indignati;

   in gioco non ci sono soltanto vizi procedurali, dato che la scuola ha il dovere di informare alunni e genitori circa tutte le attività loro proposte, soprattutto se si appropria di documenti e degli elaborati degli alunni, in gioco ci sono i valori educativi che la scuola trasmette. Per questo, a parere dell'interrogante, tale episodio va assolutamente stigmatizzato e la scelta del preside Archi è grave e sbagliata e come tale va denunciata e censurata, poiché il compito prioritario della scuola è quello di educare alla democrazia, cosa che il fascismo ha negato, e ogni forma di revisionismo deve essere rifiutata;

   a 80 anni esatti dalle leggi razziste non è ammissibile che a degli alunni – tra l'altro inconsapevoli – si offra la possibilità di partecipare a un concorso indetto dalla «Piccola Caprera», luogo conosciuto soprattutto perché ogni anno si incontrano i reduci della repubblica di Salò e i neofascisti. Significa andare contro i valori antifascisti della Costituzione italiana;

   già in passato la Flc Cgil di Mantova era intervenuta per segnalare analoghi episodi avvenuti in quella scuola, che era solita bandire un premio in memoria di un repubblichino della RSI, con tanto di celebrazioni e, in una occasione, anche con cerimonia nei locali dell'ex provveditorato –:

   se e con quali strumenti il Governo intenda intervenire, anche attraverso gli uffici scolastici regionali e i provveditorati, affinché la vita scolastica sia permeata, nella sua quotidianità, dei valori antifascisti che ispirano la Costituzione italiana, escludendo la possibilità che associazioni di chiara ispirazione fascista e neofascista, come la Piccola Caprera, che volendo celebrare «la storia del reggimento volontari giovani fascisti» si pone, a parere dell'interrogante, al di fuori dei princìpi stabiliti dalla Costituzione, possano indire bandi rivolti alle scuole e, viceversa, che le scuole possano aderire a concorsi indetti da tali associazioni.
(4-01071)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TRIPIEDI, PALLINI, COSTANZO, DAVIDE AIELLO, PERCONTI, INVIDIA e TUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 22 novembre 2017, il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali del primo Governo Gentiloni Silveri, rispondeva all'interrogazione n. 5-12575 a prima firma del deputato Riccardo Fraccaro riguardante le «Iniziative per la tutela dei lavoratori licenziati dalla società SAIT – Consorzio delle cooperative di consumo trentine»;

   nell'atto di sindacato ispettivo, risultando all'interrogante l'esistenza di processi di esternalizzazione di parti di lavori di movimentazione merci alla cooperativa Movitrento prima dell'avvio della sospensione e del collocamento in cassa integrazione guadagni straordinaria dei dipendenti, si chiedeva se il Ministro interrogato intendesse adottare iniziative volte a verificare i presupposti e la trasparenza della procedura di licenziamento collettivo del personale dipendente avviata dalla Sait;

   il sottosegretario precisava che, con decreto n. 99469 del 20 giugno 2017, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali aveva approvato il programma di crisi aziendale per il periodo dal 3 aprile 2017 al 2 aprile aveva autorizzato la corresponsione dello strumento straordinario di integrazione salariale (Cigs) in favore di 391 lavoratori. L'accertamento di eventuali usi impropri della Cigs sarebbe stato oggetto più ampia verifica ispettiva che sarebbe stata effettuata dal servizio lavoro della provincia autonoma di Trento. A tal riguardo veniva assicurato che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali avrebbe continuato a monitorare la vicenda, anche alla luce delle risultanze degli accertamenti ispettivi posti in essere dal servizio lavoro della provincia di Trento;

   con nota prot. n. 533 del 18 gennaio 2018, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha rammentato che, per la Cigs, il testo unico degli ammortizzatori sociali prevede l'obbligo per gli ispettorati di verificare gli impegni aziendali nei tre mesi antecedenti la conclusione dell'intervento di integrazione salariale e di relazionare in merito entro 30 giorni dalla conclusione dell'intervento straordinario di integrazione salariale autorizzato all'Inl;

   ad oggi non si è ancora a conoscenza se i termini per le verifiche da parte degli uffici territoriali dell'ispettorato della provincia autonoma di Trento siano stati rispettati. Nello specifico, non è possibile sapere se i controlli siano limitati solo alla visione dei documenti o a verifiche ispettive scrupolose con accessi sul posto di lavoro ai sensi della circolare n. 27 del 2016 relativa agli accertamenti ispettivi nell'ambito del procedimento amministrativo di concessione della Cigs –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza degli esiti degli accertamenti degli uffici territoriali dell'ispettorato in ordine allo svolgimento, in tutto o in parte, del programma presentato dall'impresa in relazione al licenziamento collettivo del personale dipendente della Sait e dell'eventuale procedimento amministrativo volto al riesame del sopraindicato decreto n. 99469 del 20 giugno 2017.
(5-00407)


   TRIPIEDI, PALLINI, COSTANZO, DAVIDE AIELLO, PERCONTI, INVIDIA, TURRI, SIRAGUSA, SEGNERI e GIANNONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento sito a Rovereto della Marangoni spa produce materiali in gomma e pneumatici ricoperti. Nel 2008, per la prima volta si era paventata l'ipotesi di un consistente ridimensionamento occupazionale e il profilarsi di un esubero di 80 lavoratori con il ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria, fino all'esaurimento nel 2010;

   nel 2009, la provincia autonoma di Trento, attraverso la controllata Trentino Sviluppo spa, è intervenuta a sostegno dell'attività produttiva con lo strumento finanziario del lease-back acquistando 109.000 metri quadrati di capannoni per 40,9 milioni di euro. A fronte dell'intervento, a partire dai 324 dipendenti impiegati a fine 2009, la provincia autonoma di Trento ha chiesto il rispetto del vincolo occupazionale per 300 dipendenti fino al 2013;

   nel 2013, attraverso una procedura negoziale, la Pat ha riconosciuto un contributo finanziario di 1,6 milioni di euro a sostegno di un progetto di ricerca e sviluppo con impegno di occupazione per 320 dipendenti sino al 31 dicembre 2016;

   il 18 luglio 2014 si è proceduto con gli «accordi di competitività e rilancio» con condivisione del piano industriale 2014-2017 e garanzia della salvaguardia dei livelli occupazionali;

   ad agosto 2015 è stato siglato un accordo di Cassa integrazione guadagni straordinaria di 12 mesi fino al 23 agosto 2016 per tutto il personale dipendente, con la dichiarazione di 50 esuberi a cui nell'autunno successivo, vista la decisione di delocalizzare in Sri Lanka il reparto «gomme piene», se ne sono poi aggiunti altri 40. A febbraio 2016, la direzione ha comunicato l'aggravarsi ulteriore della crisi e il conseguente probabile aumento del numero di esuberi stimato in 120/130 lavoratori;

   a marzo 2016 il consiglio provinciale ha approvato all'unanimità una mozione di indirizzo a sostegno delle iniziative sindacali messe in campo per tutelare i lavoratori;

   il 4 ottobre 2016, successivamente all'accordo di mobilità che riguardava 46 esuberi, è stato sottoscritto il protocollo con la Pat per altri 30 esuberi;

   il 26 novembre 2016 è stato presentato il nuovo amministratore delegato Maggioni;

   il 13 dicembre 2016 è stata costituita la new.co M.I.T. con Onyx poi ceduta alla multinazionale nel maggio 2017;

   il 26 gennaio 2017, Maggioni ha presentato il business plan articolato su due assi: il primo di tipo commerciale (conquista di nuove fette di mercato); il secondo di natura organizzativa (efficienza e qualità). L'obiettivo principale è stato quello di evitare, per il 2017, esuberi occupazionali;

   il 16 febbraio 2017, si è svolta la prima e unica riunione del «tavolo tecnico» richiesta dalle organizzazioni sindacali rispetto alla situazione produttiva e alle notizie relative alla morosità dell'azienda sul lease-back;

   il 22 giugno 2018 si è svolto l'incontro con Maggioni dove è stata ribadita la gravità della situazione produttiva/finanziaria. Maggioni si è dimesso a sorpresa l'8 agosto 2018;

   i rappresentanti sindacali, nella conferenza stampa del 3 settembre 2018, hanno comunicato la situazione finanziaria critica; la sostituzione dell'amministratore delegato non è ancora avvenuta; il progetto industriale è in situazione di totale incertezza; vi sono gravi ritardi nel pagamento dei fornitori nonostante nel periodo interessato il fatturato sia stato in linea con il budget; risultano due trimestri di quote di previdenza integrativa non versata ai lavoratori. Ad oggi, i lavoratori non hanno ricevuto alcuna spiegazione da parte della proprietà e dall'assessorato competente della provincia –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda assumere iniziative per la verifica degli accordi siglati e per il rispetto dei vincoli occupazionali nonché degli impegni per il riassorbimento dei lavoratori in esubero e per la loro riqualificazione professionale.
(5-00408)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto 2018 è stato pubblicato uno studio prodotto dal laboratorio della Fiaso, Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere, sulle politiche del personale sanitario, in particolare circa i pensionamenti e le fuoriuscite dal servizio sanitario nazionale di altro tipo che sono avvenute negli anni 2012-2017 e che avverranno fino al 2025;

   esaminando i risultati dello studio ci troviamo di fronte ad un quadro in cui per alcune specializzazioni mediche esiste un deficit e per altre un surplus. Non si è tenuto conto infatti né della riorganizzazione in atto negli ospedali, e quindi dei nuovi standard, né dei nuovi bisogni di salute della popolazione sempre più orientati verso l'assistenza socio-sanitaria territoriale;

   entro il 2022 mancheranno all'appello 11 mila medici nella sanità pubblica: colpa di prepensionamenti, carenza di specializzandi in alcune discipline chiave ed esodo di medici e personale sanitario verso la sanità privata, più appetibile per condizioni di lavoro e trattamento economico;

   i risultati dell'analisi fotografano una realtà preoccupante: entro il 2025, il 93 per cento degli igienisti e l'81 per cento dei patologi clinici italiani attualmente in servizio avrà raggiunto l'età della pensione. Per internisti, chirurghi, psichiatri, nefrologi e riabilitatori la percentuale è del 50 per cento, ma è tra anestesisti e rianimatori che si avrà il numero di abbandoni maggiore in termini assoluti: quasi cinquemila da qui a sette anni –:

   come intendano intervenire i Ministri interrogati in relazione al problema, in particolare quali soluzioni da un punto di vista di riorganizzazione del servizio sanitario e del sistema universitario intendano promuovere per arginare le criticità descritte.
(4-01070)


   VIZZINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale S. Luca di Lucca è un nosocomio afferente all'area vasta nord-ovest della regione Toscana nel quale vengono accolti e inviati principalmente i pazienti dei comuni facenti parte alla cosiddetta «piana di Lucca», una comunità di oltre 170.000 abitanti, prima servita dall'ospedale «Campo di Marte» da oltre 600 posti letto;

   l'ospedale in questione fa parte di un complesso di 4 ospedali di recente progettazione secondo il cosiddetto criterio di «intensità di cure»;

   conformemente alle nuove linee ed indirizzi della regione Toscana, i nuovi ospedali sono stati realizzati mediante il ricorso alla finanza di progetto, di cui al decreto legislativo del 18 aprile 2016, n. 50, articoli 180 e seguenti, nell'ambito di un progetto unitario sotto il profilo sanitario, funzionale e gestionale e sotto il coordinamento di una struttura associativa interaziendale costituita allo scopo e denominata «Sistema integrato ospedali regionali (Sior)», costituita da un'associazione tra le aziende Usl n. 1 Massa e Carrara, n. 2 Lucca, n. 3 Pistoia e n. 4 Prato per il progetto Nuovi ospedali;

   il citato project financing ha comportato una serie di rilievi da parte della sezione toscana della Corte dei conti;

   con riguardo all'ospedale di Lucca, era inizialmente previsto un intervento mirato all'ampliamento e ristrutturazione del presidio. Parte del finanziamento derivava da risorse statali;

   l'ospedale S. Luca dovrebbe esser stato progettato per 410 posti letto, ma da documenti dell'area vasta nord-ovest si evince che, al gennaio 2017, i posti letto sarebbero 370, quindi almeno 40 posti letto mancanti. Da documenti non ufficiali, ma di provenienza sindacale, la carenza posti letto potrebbe arrivare anche a 80 unità, documento che non è stato contestato dall'Area Vasta nord-ovest;

   con l'inaugurazione del S. Luca è venuta alla luce, oltre alla carenza di posti letto, una politica di promiscuità nei ricoveri con pazienti costretti a condividere la camera d'ospedale con persone di sesso opposto, usando lo stesso bagno, con la privacy difesa da un'esile tenda che riduce ancor più gli «spazi» di un ospedale in cui non si possono aprire le finestre. Tale promiscuità risulta essere non l'eccezione rapidamente rimediata, ma quasi una consuetudine che permane anche quando si potrebbe provvedere con semplici spostamenti dei letti tra le camere del reparto;

   tale organizzazione è palesemente lesiva dei più elementari criteri di rispetto della dignità individuale e della persona, peraltro nei confronti di soggetti «deboli» per la loro condizione di malattia e sofferenza;

   l'ospedale S. Luca presenta anche altre criticità costruttive, quali la non utilizzabilità dell'eliporto –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative di competenza per verificare le carenze strutturali sopra citate, i motivi di quelle che appaiono all'interrogante «medioevali» procedure, in modo tale che siano adottate misure, anche in considerazione dei finanziamenti statali, volte al ripristino del previsto numero di posti letto all'Ospedale S. Luca, nonché alla piena funzionalità di un eliporto asservito al medesimo ospedale;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per monitorare la situazione sopradescritta e accertare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza nell'area sopracitata e in altre regioni interessate dalle stesse problematiche, per vigilare ed eventualmente promuovere correttivi che rendano più funzionale l'assetto organizzativo, affinché casi come quelli citati in premessa, frutto di disorganizzazione ospedaliera, siano limitati esclusivamente a circostanze eccezionali.
(4-01077)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   MORETTO, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, MOR, NARDI, NOJA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Industria italiana Autobus è un'azienda nata nel 2015 attraverso il raggruppamento dell'ex Bredamenarini di Bologna e l'Irisbus di Avellino, proprietà partecipata all'80 per cento da Tever s.p.a. (ex King Long Italia) e al 20 per cento da Leonardo (ex Finmeccanica);

   l'azienda, stante la crisi industriale e finanziaria in atto, ha richiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico per cercare delle soluzioni che consentano la ristrutturazione degli stabilimenti e la ripresa dell'attività produttiva anche alla luce della scadenza a dicembre 2018 degli ammortizzatori sociali attualmente erogati;

   particolarmente urgente appare alla luce della situazione finanziaria una ricapitalizzazione societaria;

   durante l'incontro del 6 luglio 2018 il Governo ha indicato la disponibilità ad agire per favorire l'ingresso di Invitalia nella compagine della società, attraverso le risorse del Fondo imprese Sud stanziate dal, precedente Governo, sulla base della legge di bilancio 2018, insieme a un nuovo socio privato, con l'obiettivo di arrivare a una soluzione definitiva per consentire la stabilità occupazionale dei lavoratori per gli stabilimenti di Bologna e Flumeri (Avellino) e lo sblocco degli investimenti per far ripartire la produzione sul territorio nazionale con le commesse affidate all'azienda;

   il successivo incontro, tenutosi il 2 agosto 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico, sembrerebbe aver determinato rallentamenti, se non bloccato l'adempimento degli impegni assunti nella precedente riunione;

   la situazione si è ulteriormente aggravata con la corresponsione ridotta degli stipendi dei lavoratori;

   ad oggi non risulta che ci sia stato nessun impegno fattivo in termini di ricapitalizzazione, né sembrano avanzare le procedure per l'entrata del fondo di Invitalia e nemmeno la formalizzazione del terzo socio che entrasse nella compagine societaria, ma esiste solo una generica indicazione riguardo all'elaborazione di molteplici interventi atti a garantire sul versante finanziario la continuità aziendale ed il rispetto degli obblighi verso i dipendenti e l'attivazione;

   il presidente della regione Emilia Romagna, con lettera del 29 agosto 2018, ha indicato la disponibilità della regione stessa a collaborare al percorso di salvaguardia dell'azienda, dei suoi stabilimenti – a partire da quello di Bologna – e dell'occupazione;

   anche nell'incontro del 10 settembre 2018 non sono stati chiariti i contorni della trattativa in essere –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interrogato per mantenere gli impegni presi e per trovare una soluzione soddisfacente ed efficace alle problematiche esposte in premessa, a tutela degli stabilimenti del gruppo e dei lavoratori.
(5-00423)


   RIZZONE e VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale fallimentare di Genova ha dichiarato fallita la società Qui! Group, realtà guidata dall'imprenditore Gregorio Fogliani;

   il giudice ha dunque rifiutato la richiesta di amministrazione straordinaria presentata dai vertici del gruppo che distribuisce i buoni pasto Qui! Ticket, accogliendo invece l'istanza di fallimento del procuratore aggiunto Francesco Pinto e del pubblico ministero Patrizia Petruzziello che contestano alla società un debito di oltre 320 milioni di euro;

   il fallimento della società dei buoni pasto mette a rischio 600 dipendenti in Liguria, Piemonte, Lombardia, Campania e Lazio, di cui 313 a Genova;

   tale situazione desta forte preoccupazione nei lavoratori dell'azienda che vogliono conoscere il loro futuro ma presenta conseguenze anche sulle tante attività commerciali danneggiati dal mancato pagamento dei buoni e che sono a rischio di chiusura;

   intanto sempre dalla Procura potrebbe aprirsi presto un nuovo filone di indagine, con le ipotesi di frode in pubblica fornitura e truffa ai danni dello Stato. Pubblici ministeri e Guardia di finanza vogliono capire se gli amministratori di Qui! Group nei mesi scorsi abbiano nascosto il dissesto finanziario della società con lo scopo di riottenere l'appalto pubblico della Consip, la centrale pubblica di acquisti, che ha rifornito di buoni pasto Qui! Ticket mezza Italia e che ha poi revocato la concessione;

   a questo punto, secondo gli interroganti, è necessaria l'apertura di un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico per tutelare lavoratori e microimprese creditrici;

   altrettanto fondamentale diventa, però, cogliere l'occasione per mettere mano alla normativa dei buoni pasto al fine di evitare il ripetersi di situazioni del genere e di proseguire nel progressivo «strangolamento» di bar, ristoranti ed esercizi alimentari da parte del sistema. Considerando che le commissioni applicate dagli intermediari sono passate dall'1 per cento (1992) al 18 per cento (2018);

   ma continua a destare stupore fra gli esercenti la partecipazione della società Più Buono al bando dei buoni pasto pubblici in Toscana. Una società posseduta al 95 per cento proprio da Qui! Group. Così come stupisce che l'ennesima società della galassia, Qui! Financial Services, sia stata appena autorizzata da Bankitalia a emettere carte di pagamento –:

   in merito ai fatti descritti in premessa, quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Governo al fine di tutelare lavoratori e imprese anche attraverso l'istituzione di un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico.
(5-00424)


   SILVESTRONI, BUTTI, FOTI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro Luigi Di Maio, ancor prima di assurgere a ruoli governativi, aveva annunciato la volontà di chiudere tutti gli esercizi commerciali nei giorni festivi;

   divenuto Ministro aveva corretto l'annuncio riconfermando l'idea, ma modulandola diversamente;

   nei giorni scorsi, il Ministro interrogato ha definito la sua proposta una sorta di «chiusura a rotazione» degli esercizi commerciali, peraltro di difficile applicazione, che consentirebbe al 25 per cento degli stessi di restare aperto;

   a giudicare dalle reazioni delle associazioni di categoria e di diversi esponenti di spicco della maggioranza e addirittura del Governo la proposta del Ministro non sembra essere stata condivisa con i portatori d'interesse di ogni ordine e grado –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in materia di orari degli esercizi commerciali, con particolare riferimento alle città e alle località turistiche e se siano stati valutati i relativi impatti sull'occupazione dell'intero comparto del commercio.
(5-00425)

Apposizione di una firma
ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gallinella e altri n. 5-00405, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cassese.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Fusacchia n. 5-00402 dell'11 settembre 2018;

   interrogazione a risposta scritta Ascani n. 4-01049 dell'11 settembre 2018.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-00084 del 4 luglio 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01078.