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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 44 di giovedì 13 settembre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 11,15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 settembre 2018.

Sul processo verbale (ore 11,18).

ROBERTO GIACHETTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (PD). Sì, sul terzo comma dell'articolo 32, Presidente. Sarò rapido, però ci tengo, riguardo al processo verbale, a chiarire il mio pensiero riguardo due argomenti, in particolare mi riferisco alle pagine 32 e 39 del resoconto stenografico.

Per quanto riguarda la pagina 32, è la parte - e non è solo questa occasione, Presidente - nella quale io, intervenendo sulle questioni riguardanti l'ordine dei lavori, faccio riferimento ai funzionari della Camera. In particolare, a pagina 32, paragono noi e loro a Davide e Golia. Vorrei semplicemente chiarire, Presidente, perché mai vorrei che ci fosse su questo un equivoco: il mio paragonare Davide e Golia è nella sproporzione che c'è in termini di esperienza e di professionalità tra chi fa questo mestiere da tantissimo tempo e assicura alla Camera il buon andamento dei lavori e chi, ovviamente, ha molta meno esperienza in questo. Mai mi passerebbe per l'anticamera del cervello e anzi per me è l'occasione per ribadire la mia assoluta stima della professionalità con la quale gli uffici ci consentono di andare avanti in tante situazioni complicate come quella nella quale ci siamo trovati ieri.

Chiarito questo, vorrei passare all'altro argomento e far riferimento, invece, al mio pensiero, a pagina 39 e nelle pagine seguenti, riguardo la posizione della questione di fiducia. Ovviamente, Presidente, la pregherei di seguirmi, perché faccio riferimento anche alla risposta che, tramite lei, noi abbiamo avuto in Aula da parte del Presidente della Camera, a quanto comunicato anche nella Conferenza dei capigruppo. Vorrei chiarire il mio pensiero in questo senso, Presidente. In tutte le risposte che mi sono state date, si parte dal presupposto che io abbia messo in discussione quella che è la procedura interna al Consiglio dei ministri. Non è questo quello che io volevo fare, non era questa l'origine del mio richiamo al Regolamento.

Io ho semplicemente cercato di dire e questo le trasferisco, ovviamente a posteriori e spero che il Presidente avrà la possibilità di ascoltare queste mie parole, nel senso di riuscire a spiegare la ragione del mio intervento: quando io domando alla Presidenza quando il Consiglio dei ministri si è riunito... perché se la procedura fosse finita con il Ministro per i rapporti con il Parlamento che ci comunicava che il Consiglio dei ministri ha deliberato la posizione della questione fiducia sul testo approvato dalla Commissione e via dicendo, ovviamente nulla quaestio, ed è del tutto evidente che la risposta del Presidente alle mie considerazioni era una risposta appropriata, e cioè che la procedura era stata una procedura, così come è sempre accaduto, sulla base della quale noi ci fidiamo di quello ci dice il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

La differenza rispetto al passato, Presidente, è che, nel momento in cui io sollevo la domanda “quando si è svolto il Consiglio dei ministri?”, io non entro nel merito di quello che ha deciso il Consiglio dei ministri, io pongo alla Presidenza una questione - e io penso che la Presidenza in questo caso almeno si debba porre il problema, perché non può far finta di non vedere - che la risposta che è stato fatto il 24 luglio entra in netta contraddizione, ed è chiaramente una falsità, con quello che è contenuto nello speech finale del Ministro per i rapporti con il Parlamento. Perché quando ha letto tutto lo speech, il Ministro per i rapporti con il Parlamento chiude dicendo “nel testo licenziato dalle Commissioni” e la Presidenza non può far finta di non sapere che la deliberazione della posizione della questione di fiducia avviene in un momento nel quale non solo non c'era stata la deliberazione delle Commissioni, ma il provvedimento non era neanche entrato in Aula.

Quindi, se non ci fosse stata la mia richiesta e la risposta della Presidenza su quando si è svolto il Consiglio dei ministri, si poteva far finta di non saperlo. Ma in quest'Aula si è consumata la consacrazione di un falso, fatto dal Governo attraverso il Ministro per i rapporti con il Parlamento, sostenendo che la fiducia è stata deliberata dal Consiglio dei ministri sul provvedimento così come licenziato dalle Commissioni: falso, perché la fiducia è stata deliberata quando il provvedimento non era entrato neanche alla Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Io vorrei soltanto questo, lo chiarisco perché, se la risposta che mi si dà è funzionale al fatto che io avrei messo in discussione l'autonomia del Consiglio dei ministri su quando porre la questione di fiducia, avrebbe avuto ragione il Presidente Fico a farmi avere quella risposta; ma io non ho posto un problema, come spesso faccio, e chiudo, su quello che fanno gli altri, io pongo un problema su quello che può o non può fare - e ho finito - il Presidente della Camera nell'ambito anche, se mi consente, della sua discrezione, oltre che nell'applicazione del Regolamento.

Lì è stato detto, di fronte al Presidente della Camera, un falso e io penso che il Presidente della Camera avrebbe dovuto e potuto intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega Giachetti, non penso di dover intervenire nel merito, siamo nella fase del verbale, lei ha precisato il suo pensiero e di questo ne prendiamo atto.

Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Brescia, Colucci, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Grande, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini e Scoma sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della d iscussione del disegno di legge: S. 717 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (Approvato dal Senato) (A.C. 1117-A) (ore 11,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1117-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo quindi alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto intervenire per dichiarazione di voto il collega Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Vede, un Paese che governa a colpi di provvedimenti ad hoc e di proroghe e deroghe è un Paese senza visione del proprio futuro e del proprio posto nel mondo. Ora, non è questa maggioranza che ha inventato il milleproroghe, ma anche su questo dimostrate che non c'è nessun cambiamento ma solo continuità con tutti quelli che vi hanno preceduto. Anzi, fate pure peggio, perché lo fate adesso, non a fine anno, rinunciando a mesi di tempo in cui avreste potuto approfondire su cosa serviva davvero una proroga e cosa poteva essere oggetto di provvedimenti diversi che affrontassero in maniera sistemica i problemi.

E poi di quale proroghe stiamo parlando? Voi state togliendo centinaia di milioni alle periferie e non basta l'annuncio del Premier che rimedierete. Rimediate adesso, rimediate in Aula, rimediate con questo provvedimento, perché le parole altrimenti sono logore e vuote. Invece di dare più tempo ai comuni per investire le risorse che avevano per le periferie, perché una proroga serve per dare più tempo per investire le risorse che uno ha, saccheggiate queste risorse. Quindi, altro che mille proroghe, forse sarà il provvedimento delle mille abbreviazioni.

Sui vaccini c'è stato un balletto vergognoso letteralmente sulla pelle dei bambini, inseguite il consenso invece di seguire la scienza. Anche qui non c'è una visione di società, state alimentando incertezza e confusione nelle scuole.

E infine, su un tema che mi sta particolarmente a cuore, l'alternanza scuola-lavoro e la valutazione degli studenti: rimandate tutto di un anno, ma anche qui non vi prendete una responsabilità. Siamo tutti d'accordo che sull'alternanza vada fatto un bilancio serio e aggiustato il tiro, ma noi pensiamo che sia preziosa per aiutare i ragazzi a scoprire il mondo e arrivare preparati là fuori; e che, se non ha funzionato, è anche molto perché c'è stato poco accompagnamento da parte del Ministero e delle strutture che dovevano, con l'articolazione territoriale pubblica, accompagnare le scuole, e questo perché c'era poco personale qualificato nella filiera pubblica. Fate questa inchiesta, fate questo monitoraggio sull'alternanza, lo faccia il Parlamento, capiamo i limiti della struttura, i limiti della misura e le carenze strutturali e interveniamo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Così si governa - e chiudo, Presidente - non sull'onda dell'ultimo articolo del giornale, non rimandando di un anno il valore dell'alternanza per la valutazione degli studenti, senza dire come utilizzerete quest'anno di tempo per capire come aggiustare.

Questo non è un Paese normale, ma è il Paese dove tutto viene normalizzato. È un Paese dove il transitorio diventa definitivo, state attenti a queste misure, perché di fatto state abolendo delle cose importanti, senza prendervene la responsabilità.

Per tutto questo, Presidente, noi non voteremo la fiducia a questo Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà. Sempre due minuti.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo è un atto profondamente politico e un atto violentemente politico. Quello che è stato fatto su questo milleproroghe, milleproroghe che il MoVimento 5 Stelle ha detto, per anni, che avrebbe abrogato nella prassi parlamentare, è stato qualcosa di più rispetto a rispondere a delle esigenze amministrative di proroga di quello o quell'altro atto. È stato un agguato al rapporto tra scienza e politica, fatto in un atto al Senato che non riguardava le materie sanitarie, approvato dalla maggioranza senza nessun dibattito, senza nessun ascolto nel Paese, che ci ha portato, nel mese di luglio, a vedere abrogata una norma, come quella dell'obbligatorietà vaccinale, che ha risposto, in modo chiaro e concreto, ad un'esigenza reale e non virtuale del Paese, come quella di innalzare l'immunità di gregge, come quella di dare una risposta a epidemie come quelle del morbillo e mettere in grado un Paese G7, un Paese primo mondo, come l'Italia, con un grande Servizio sanitario nazionale, di dare sicurezza ai propri cittadini.

Ebbene, abbiamo assistito su questa materia a una vera e propria vergogna e, oggi, in questo milleproroghe il Governo, ancora una volta, dopo la marcia indietro, non dà una risposta a tanti bambini, a tanti genitori, al piccolo Andrea, otto anni, che non potrà entrare a scuola perché ci sono bambini non vaccinati nella sua scuola, bambino malato di leucemia; di lui conosciamo il caso, ma quanti piccoli Andrea ci sono in Italia, quante situazioni come queste?

Penso ai genitori che in questi giorni stanno andando agli asili nido a portare i loro bambini, che devono temere e avere fiducia nel buonsenso degli altri genitori che non ci siano falsi nelle autocertificazioni.

Ecco: il silenzio assordante del Ministro della Salute, il silenzio assordante di una maggioranza che ha deciso di non ascoltare la scienza, di non ascoltare la società, non di non ascoltare le minoranze, ma di non ascoltare il Paese reale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Nel decreto in esame vi sono alcuni punti da noi condivisi rispetto ad alcune decisioni importanti, è il caso, all'articolo 4, della proroga dei termini relativi all'affidamento della concessione autostradale dell'A22 Brennero-Modena.

Valutiamo in maniera positiva anche la decisione di prorogare i termini per l'adesione delle banche ai gruppi per quanto riguarda le BCC. Auspichiamo che la proroga sia utile a una riflessione approfondita che salvaguardi i principi mutualistici e sciolga tutte le criticità rimaste aperte.

Su altre materie, invece, avremmo voluto decisioni meno contraddittorie e un altro metodo di confronto. Ancora una volta, intendiamo ribadire, come deputati del Südtiroler Volkspartei e PATT, che il nostro ruolo politico e le nostre scelte parlamentari si esprimono in stretto rapporto alla realtà peculiare del nostro territorio e alle ragioni e ai principi che regolano la nostra autonomia. Noi ci assumiamo, come in passato e in totale coerenza, la corresponsabilità di un confronto sempre in merito con il Governo e operiamo di conseguenza.

Per queste ragioni, come Südtiroler Volkspartei e PATT, esprimeremo un voto di astensione sulla questione di fiducia posta dal Governo .

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, la componente Noi con l'Italia-USEI non voterà la fiducia, perché valutiamo negativamente l'azione di questo Governo, che continuiamo a definire “a trazione MoVimento 5 Stelle”; non la votiamo anche per l'impatto negativo sul Paese di questo decreto-legge.

Desidero evidenziare alcuni elementi a lei, Presidente, e ai colleghi: la parte relativa al degrado delle periferie è stata un lavoro importante che ha visto una Commissione, che è nata la scorsa legislatura, per sollecitazione di Noi con l'Italia, e che ha messo in evidenza il profondo degrado in cui molte periferie del nostro Paese versano. Sono stati stanziati 1 miliardo e 600 milioni che in questo decreto spariscono, rendendo impossibile per alcuni comuni fare iniziative per recuperare il degrado e interrompendo le iniziative già avviate, creando anche un contesto di illegittimità.

Altro aspetto negativo è il tema della obbligatorietà dei vaccini; prima il Governo prevede la proroga delle vaccinazioni obbligatorie e, poi, ritorna sui suoi passi, confermando l'obbligatorietà e prorogando solo l'autocertificazione, creando una confusione nelle famiglie e nelle scuole impressionante.

Per poi non dimenticare il tema dei docenti abilitati. Sono state date risposte insufficienti per i docenti abilitati, compresi coloro che posseggono un diploma magistrale o di insegnamento tecnico professionale.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Allora, per concludere, il Governo sta avviando solo politiche degli annunci. L'Ilva doveva chiudere, secondo il manifesto 5 Stelle, e non è stata chiusa e si è confermato il provvedimento di Calenda; si doveva revocare la concessione autostrade e fare la nazionalizzazione per le infrastrutture e non è avvenuto. Si continua a far perdere credibilità al nostro Paese, non si danno certezze, si fanno scappare gli investitori stranieri e, in alcuni casi, anche quelli italiani.

Non voteremo per questo la fiducia, ma, Presidente, cari colleghi, mi appello agli amici della Lega: siete ancora in tempo per evitare di continuare a fare la stampella al MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (MISTO-MAIE). Presidente, onorevoli colleghi, noi avevamo votato la fiducia a questo Governo, ma, oggi, ci asterremo; lo faremo per motivi di metodo e per motivi di merito.

Relativamente al merito devo dire che noi non condividiamo la scelta di decidere di non decidere; non possiamo permettere che le nostre scuole siano governate dal caos, in questi giorni, per avere creato una grandissima confusione con i vaccini. Personalmente, ritengo che il diritto all'inclusione di un bimbo che i genitori hanno deciso di non vaccinare non possa essere maggiore del diritto all'inclusione di un bimbo che già ha avuto la sfortuna di ammalarsi e che, per curarsi, sviluppa un'immunodepressione e non può quindi andare a scuola tranquillamente. Un padre non può sostenere una decisione di questo tipo.

Ci asterremo, Presidente, anche relativamente al decreto periferie. Vede, io vengo da Potenza e la mia città, nel 1980, è stata colpita da un terremoto disastroso. A seguito di quel terremoto, è nato un quartiere che si chiama Bucaletto, fatto di container, sto parlando del 1980, ancora oggi quel quartiere è popolato da persone. Con il decreto periferie, il comune di Potenza aveva attivato un progetto per svuotare questo quartiere e, a quegli abitanti che avevano visto la luce, con la possibilità di abbandonare questi container, oggi, questa luce gli viene spenta. Per questo motivo noi ci asterremo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rostan. Ne ha facoltà.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, voglio iniziare questo intervento con una citazione; non dico a chi appartiene questo virgolettato, ma credo che si capirà: “Dobbiamo impegnarci a difendere la centralità del Parlamento da chi cerca di influenzare i tempi e le scelte per vantaggio personale. Le decisioni finali devono maturare solo e soltanto nelle Commissioni e nell'Aula, perché soltanto un lavoro indipendente può dare vita a leggi di qualità”.

Queste parole sono state pronunciate in quest'Aula, nel marzo scorso, dall'appena eletto Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico: centralità del Parlamento, dunque, influenzare tempi e scelte, lavoro indipendente per dare vita a leggi di qualità. Parole che abbiamo condiviso e applaudito in quel momento e che, però, oggi, segnalano una clamorosa contraddizione.

Il MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura, ha accompagnato ogni richiesta di voto di fiducia con rumori, urla e proteste; si è parlato di un Parlamento espropriato, di una democrazia commissariata; poi, lo stesso MoVimento va al Governo e, a cento giorni dal suo insediamento, mette la fiducia, ma non solo mette la fiducia su un suo decreto, realizzando così una doppia tagliola. Non solo legifera per motivi di urgenza anche quando questi non sono tali, ma poi stronca il dibattito sulla conversione, impedendo emendamenti e discussione in Aula, sostanzialmente si sostituisce al Parlamento nella funzione legislativa, quindi, si sostituisce alla volontà popolare, operando esattamente quella forzatura di tempi e scelte tanto stigmatizzata dal Presidente Fico.

Mi chiedo, allora, come si possa essere così palesemente incoerenti, senza provare almeno un po' di imbarazzo?

Del resto, questo è anche un Governo che ci sta rapidamente abituando alle promesse mancate: avevate detto che l'Ilva di Taranto andava chiusa e riconvertita, poi di fatto avete firmato l'accordo scritto dall'ex Ministro Calenda; avete detto che la concessione alla società Autostrade andava revocata immediatamente, e poi avete fatto retromarcia. Avete detto decine di “no” - alla TAV, al TAP - e li stati tutti trasformando in “sì”.

Un altro catalogo di promesse mancate lo vedremo a breve, con la manovra finanziaria in sessione di bilancio; ci aspettiamo fuochi d'artificio: la cancellazione della “legge Fornero”, reddito di cittadinanza a tutti, tassa piatta al 15 per cento. Siamo fiduciosi e siamo certi che, da qui a un mese, saprete trovare le risorse per mantenere tutte le promesse con cui vi siete procacciati i consensi.

Intanto, però, con questo decreto facciamo le prove generali, vediamo in controluce la vostra cultura politica e di Governo. Avete usato, ad esempio, il “milleproroghe” per introdurre nelle Aule parlamentari il tema dei vaccini con una tale superficialità e confusione che davvero c'è da chiedersi se avete la minima cognizione di come tutto quello che avviene qui dentro poi ha ricadute effettive sulla vita delle persone. Non è un gioco di ruolo, il Parlamento della Repubblica, non è un videogame: qui decidiamo della vita di tutti e della vita dei bambini in modo particolare.

Non so se vi rendete conto dell'effetto drammatico di incertezza sulle famiglie che proietta una norma sulle vaccinazioni che introducete con questo provvedimento. Che senso ha dire che tutti possono iscrivere i propri figli a scuola con un'autocertificazione, per poi verificare la stessa a marzo del 2019, quando ormai l'anno si avvia alla fine, quando ormai la partita è chiusa? Il genitore di un bambino immunodepresso, che non può vaccinarsi e non può correre il rischio di contrarre malattie che per altri bambini non sarebbero un problema, ma che per lui potrebbero essere mortali, che cosa dovrebbe fare secondo voi? Correre il rischio? Tenersi, lui, il figlio a casa, non mandandolo a scuola solo perché malato, per l'egoismo e la chiusura mentale di chi invece non si vuole preoccupare dei bambini degli altri?

L'obbligo vaccinale - lo abbiamo detto anche in discussione generale - non protegge se stessi, protegge gli altri, è una forma di tutela collettiva, una misura di protezione per i più deboli. Serve a debellare un ceppo, a creare un'immunità di gregge, in modo che chi non ha potuto vaccinarsi non entri in contatto con il virus. Sospendere l'obbligo, come pure volevate fare in un primo momento, oppure prevederlo, ma affidarlo ad un'autocertificazione con documentazione differita al marzo 2019 significa non essere responsabili, significa non dare alcuna certezza alle famiglie, significa far prevalere un atto di egoismo sulla tutela collettiva, significa soprattutto trascinare questo Paese in una discussione medievale.

Allora, noi, senza ipocrisie, vi diciamo che su questo tema portate e porterete una responsabilità enorme: che succede se a marzo 2019 decine di migliaia di famiglie non sono in grado di dimostrare che hanno vaccinato i loro figli? Vengono tutti denunciati per autocertificazioni false? Intanto il danno è fatto. Voi siete riusciti a fare esattamente quello che, tra tentennamenti e poco coraggio, sotterraneamente state alimentando: questa cultura della sfiducia nella scienza, nella medicina, nel sapere, per lasciare spazio a ciarlatani e complottisti.

E, poi, sul fronte della scuola, questo “milleproroghe” è contro gli insegnanti e contro gli insegnanti precari: chiude le porte a tentativi di recupero di alcuni bacini della precarietà e rischia di buttare per strada migliaia di lavoratori della scuola.

In Senato, noi di Liberi e Uguali avevamo costruito un percorso per aprire delle opportunità a quanti sono in possesso di abilitazione nelle graduatorie provinciali; voi invece li avete definitivamente stroncati. Avevamo aperto un canale per i docenti in possesso del diploma magistrale di insegnamento tecnico-professionale conseguito entro il 2001-2002, per inserirli nelle GAE e dargli così uno spazio, una prospettiva; un modo per sanare un problema che ci si trascina da tempo e che esploderà e voi avete stroncato anche questa possibilità.

Un'insegnante, che l'altro giorno era qui, all'esterno di Montecitorio, mi ha chiesto di riferire un suo messaggio; lo faccio: i docenti abilitati di ogni ordine e grado esclusi dalle GAE si sentono offesi e traditi da un Governo bugiardo che non li rappresenta. Questo dice quell'insegnante, esasperata da anni di precariato, che magari ha anche votato per voi, per il fantomatico cambiamento, non immaginando che si potesse tradurre così velocemente in un peggioramento. Non avete idee, purtroppo, e non avete il coraggio né di elaborarle né di inseguirle.

E ancora, il colpo di mano realizzato sulla vicenda delle periferie: il congelamento per due anni di oltre 1 miliardo e mezzo di euro destinati a progetti di riqualificazione delle periferie racconta la vostra distanza dai problemi veri e reali del Paese e anche l'approssimazione tecnico-normativa con la quale lavorate. Quei soldi servivano per questioni nodali delle nostre città: trasporti, viabilità, riqualificazione, infrastrutture, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche e poi il tema della sicurezza. Esistono già i progetti, ci sono procedure avviate e voi distraete i fondi, stroncate i percorsi, per fare cosa? Un furto, lo hanno definito molti sindaci e ci sono anche sindaci dei vostri colori politici.

Differire le convenzioni al 2020 significa venire meno alla parola data, a contratti firmati e ad impegni assunti. La ragione addotta non rende meno ignobile la scelta politica: dirottare le risorse per salvare i comuni, come si è detto, non era necessario, si potevano fare entrambe le cose, tant'è che gli stessi comuni sono in difficoltà e guardano con sgomento a questo provvedimento.

Molti hanno già avviato i lavori previsti dal piano, molti altri hanno già speso il denaro necessario a realizzare la progettazione degli interventi, in qualche caso sono stati coinvolti anche investitori privati; e poco consola la nota riparatoria del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Che vuol dire “norma riparatoria” nel primo decreto-legge utile? Vuol dire che con il primo decreto si correrà ai ripari, forse? Abbiamo qui il testo, non è ancora approvato: si rimedi qui e ora. Perché dopo? Perché il colpo di mano forse continuerà, ci saranno ulteriori differimenti, ci sarà uno slittamento sul triennio, ci sarà una selezione dei progetti; e su quale base quest'ultima? Quali partiranno prima e quali dopo? Non vorremmo che la selezione avvenisse su base territoriale, con l'apertura di un mercato delle vacche o, peggio ancora, andando a privilegiare i progetti più avanzati, che sono prevalentemente quelli del Nord, realizzando uno spostamento ulteriore di denaro da Sud verso Nord, a discapito, come sempre, del Mezzogiorno del nostro Paese.

Dunque, Presidente - e mi avvio alle conclusioni -, sono poco più di cento giorni che vi siete insediati e sono stati approvati dieci provvedimenti: sulle emergenze continuate la propaganda come se la campagna elettorale non fosse mai finita; ai programmi preferite gli slogan; alle idee le parole d'ordine; nell'atto di governo mostrate poco coraggio davvero; quando si arriva al dunque, prima decretate d'urgenza e poi mettete addirittura la fiducia.

La centralità del Parlamento, dicevo all'inizio, dove si è vista in questi cento giorni? E dove si è vista con questo provvedimento? Se questo “milleproroghe” è stato la prova generale, allora per l'Italia la strada si fa davvero stretta. Ma noi ci saremo, vigileremo, proporremo e lotteremo. Finché in questo Parlamento, nonostante i vostri voti di fiducia, ci sarà lo spazio per la battaglia politica, noi la faremo.

Intanto, il nostro voto su questo provvedimento è nettamente contrario, nel merito e nel metodo. Liberi e Uguali voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, non voglio ricominciare da dove ci siamo lasciati, però mi pare che la vicenda della richiesta di fiducia da parte del Governo, con una premessa quantomeno irrituale, cioè la deliberazione del Consiglio dei ministri antecedente persino alla pubblicazione del decreto-legge stesso, apra un vulnus su questo stesso decreto indipendentemente dal merito.

È un decreto “milleproroghe” che ha visto anche in passato alcuni Governi ricorrere al voto di fiducia: debbo dire che, nel caso di specie, la materia del contendere è nata tutta e solo all'interno di una maggioranza, che più di mille proroghe ha fatto mille marce indietro, perché nessuno, neanche il Governo, si era preoccupato di inserire la norma relativa ai vaccini. Era una partita chiusa, definita, non c'era nessuno che fosse ancora disposto a scommettere sul fatto che sia meglio affidarsi a Mago Merlino e alle sue pozioni che alla comunità scientifica.

Eppure, si è voluto introdurre questo tema: lo si è introdotto con 300 mila giravolte, al Senato, in Commissione, fuori dalla Commissione, il Ministro che faceva precisazioni a raffica! Uno zibaldone di posizioni che non hanno certamente giovato né alla causa dei no vax né alla causa dei loro portatori di idee.

Poi avete aggiunto un carico in questa partita tutta all'interno della maggioranza per vedere chi si superava nell'inventiva, e cioè il bando periferie: anche su questo tema per il quale nessuno aveva chiesto di intervenire, non vi era nulla da prorogare, ma si è presa una sentenza della Corte costituzionale, che diceva e dice certe cose, la si è presa a pretesto per quanto riguarda gli interventi necessari ed indifferibili sull'edilizia scolastica, e poi improvvisamente la si è allargata ai commi 2 e 3, anche al bando periferie, anche qui attraverso una serie di balletti, di dichiarazioni. Perché un giorno la posizione ufficiale è stata che serviva a togliere i soldi ai comuni perché erano stati richiesti dalle giunte di sinistra, non accorgendosi che nel frattempo metà di quelle giunte avevano cambiato colore e metà dei sindaci erano stati rinnovati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Diciamo, un altro svarione. Ma anche qui, ieri si poteva risolvere la situazione in modo brillante, perché come tutti sanno la Commissione anche in Aula avrebbe potuto presentare un emendamento esattamente secondo le parole scritte e dette dal Presidente Conte e la partita si sarebbe chiusa. Invece, abbiamo ancora un terzo tempo: rimanderemo la modifica delle norme inserite al Senato ad un altro decreto-legge. Lasciamo perdere dove sarà la necessità e l'urgenza: io dico, è un modo di procedere che non fa onore sotto il profilo tecnico e politico a questa Camera.

Ma oltre ad essere il Governo delle “mille retromarce” è anche il Governo dei mille “no”, perché Fratelli d'Italia in Commissione - in quella Commissione che ci è stato detto più volte è durata 21-22 ore, quasi fosse un record: a volte duravano anche 40 ore le sedute, non solo gli esami in Commissione! - beh, lasciatemelo dire, abbiamo presentato emendamenti pertinenti al titolo del testo del decreto-legge sui quali, dopo la mossa dell'accantonamento, c'è stato ovviamente il voto contrario. Mi riferisco ad esempio all'emendamento Montaruli, che riguardava la proroga del pagamento delle ultime rate di Equitalia; mi riferisco alla rottamazione delle cartelle, voi che in questo momento a livello pubblicitario state propagandando la pace fiscale.

E anche sotto questo profilo, venendo io da un centrodestra che non è mai andato a Casablanca, voglio rivendicare che quando c'era Tremonti si chiamavano condoni, oggi si chiamano pace fiscale, ma il risultato, scusatemi, è lo stesso: è quello di togliere ai cittadini una oppressione di uno Stato vessatorio. Ma allora si gridava al furto, oggi si grida a Robin Hood: è solo una questione di immagine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E sulla scuola, con gli emendamenti presentati innanzitutto dal collega Mollicone, dalla collega Bucalo, dalla collega Frassinetti, tutti volti a risolvere problemi che il succedersi dei ministri della pubblica istruzione, come venivano chiamati una volta (e almeno avevano “pubblica” e “istruzione”, oggi sono ministri magari anche senza questi titoli): beh, debbo dire, signor Presidente e colleghi, che non c'era un'occasione migliore per fare chiarezza una volta per tutte e dare certezza a coloro i quali da anni insegnano ai nostri figli e sono purtroppo in una posizione di precariato sistematico, un precariato non costruito da loro, non voluto da loro, ma determinato dall'insipienza di chi si è succeduto su quelle poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, ancora, abbiamo proposto la proroga della cedolare secca sugli immobili, solo sugli immobili: ci è stato detto di no anche a quello, e il giorno successivo dobbiamo leggere sul giornale che viene accolta una proposta di Fratelli d'Italia per estenderla anche ai negozi. Quindi, quello che ieri non era possibile, la notte diventa immediatamente possibile, il giorno dopo è già notizia, senza che ci sia però un provvedimento di legge che ci dice che in tal senso effettivamente il Governo vuole operare.

E poi l'emendamento del collega Donzelli sulla fatturazione elettronica, su un rinvio di quei termini che già sono stati una volta prorogati per quanto riguarda i benzinai, ma che il prossimo anno interessano decine e decine di categorie; e cosa che qualcuno dimentica, migliaia anche di coloro i quali quelle fatture devono pagare. Perché andateglielo a spiegare, alla vecchietta che abita sul Monte Pirellone, priva di alcun collegamento, come potrà scaricare quella fattura che deve pagare! Andateglielo a spiegare! E, allora, c'era la possibilità di fare un rinvio secco di tre anni, non costava nulla e si sarebbe potuto pensare come intervenire in un modo decisamente più utile, più produttivo, più razionale.

E, poi, che dire delle province? Le voleva abolire solo Renzi, gli è andato male il referendum, ma oggi le province continuano a rimanere tra color che son sospesi: organi di secondo grado senza che nessuno si preoccupi di farli diventare organi di primo grado, e con un sistema di elezione che porterà ad ottobre a decidere ed eleggere i presidenti, e dopo 40 giorni ad eleggere i relativi consigli provinciali. Ciò all'insegna di quella che doveva essere l'economia dei lavori e anche dei costi.

E poi ancora, sulla Bolkestein: per la quale io penso, a partire dal collega Fidanza, ma anche i colleghi di Fratelli d'Italia, Rampelli, Zucconi, si sono battuti in questa sede, e su cui anche noi in altre sedi ci siamo battuti, soprattutto nell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna; perché forse le coste della Romagna rispetto a qualcosa dalla Bolkestein sono toccate. E anche su questo tema c'è stato disco rosso.

E, allora, se questo è un Governo che pensa di potersi confrontare con la destra solo all'insegna dei “no”, noi invece continueremo con le nostre proposte, con le nostre idee, ribadendo quello che era un contratto di Governo del centrodestra. Perché se al Governo oggi inizia a serpeggiare la legittima, ma secondo me improvvida volontà di fare orecchie da mercante, se qualcuno già riscontra un clima di rassegnazione, beh, se al Governo c'è la rassegnazione, il coraggio e le idee stanno alla destra di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, molto francamente a me non stupisce e non scandalizza che abbiate fatto ricorso alla decretazione d'urgenza, che abbiate posto la questione di fiducia sul provvedimento.

Mi ricordo con quanta veemenza negli anni passati contestavate queste procedure; ma sono prassi consolidate, poi chi governa sa benissimo che con questa realtà deve confrontarsi.

Quello che mi ha stupito in questi giorni è la chiusura al dibattito che avete voluto fare, lo “strozzo” ai lavori di ieri, l'assoluto silenzio della maggioranza durante i lavori in Commissione. Mi stupisce che quella richiesta di dialogo che voi avete sempre invocato quando eravate all'opposizione, e come dicevo prima anche certe volte in maniera colorita, viene da subito dimenticata.

E, allora, vedete, io credo che il Governo del cambiamento non si vede se pone o meno la questione di fiducia, o se ricorre o meno alla decretazione d'urgenza: il Governo del cambiamento si vede se ha il rispetto dei ruoli, e questo io non l'ho visto; se si ascolta con la volontà di ascoltare, se si considerano gli emendamenti in quanto destinati potenzialmente a migliorare la vita dei cittadini, e soprattutto avendo la forza - e qui sta sì il cambiamento - di ascoltare i suggerimenti che hanno buonsenso. Insomma, di rompere gli schemi.

Noi abbiamo passato giornate in Commissione come gruppo di Forza Italia senza mai avere un atteggiamento ostruzionistico fine a se stesso, ma sempre tenendo alto il dibattito, entrando nel merito e proponendo soluzioni ai temi che ci vengono posti anche dai cittadini. E credo davvero che il milleproroghe potesse essere il terreno migliore per cercare di cambiare gli schemi, di rompere le tradizioni e di valutare gli emendamenti senza guardare che tessera avessero in tasca, ma guardandoli solo se davvero erano un vantaggio per i nostri italiani. Ma non è stato così: uno scontro in un dibattito teso, alle volte duro, ma che non ha portato a nessuna soluzione.

Quindi, abbiamo due critiche, oggi: una di metodo, e l'ho appena rappresentata, ma anche una di merito. Partiamo proprio dall'articolo 6, l'articolo sui vaccini. Il Governo, qui, e la maggioranza hanno fatto davvero un balletto che dichiararlo indecente è veramente poco. Si sono contraddetti in continuazione, approdando, infine, a predisporre una logica che non ha nessuna logica, senza, soprattutto, tenere conto di tutti gli esperti e dei pareri che sono sfilati in Commissione, e che consente alle famiglie di autocertificare le vaccinazioni fino a marzo del 2019.

Come abbiamo ribadito anche in Commissione, non esiste nessuna ratio scientifica che possa avallare la sostituzione della certificazione mediante una dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà, che non deve avere a oggetto certificazioni mediche. Tutto questo balletto senza tenere conto degli indubbi problemi organizzativi che avranno i dirigenti scolastici, ma, soprattutto, la ripercussione su famiglie e, ancora di più, sui bambini. Nei prossimi mesi vedremo un clima di dubbi, di sospetti, perché nessuno sarà in grado di impedire che nelle aule possano entrare anche studenti non vaccinati e questo non farà certamente bene alle comunità scolastiche.

Ma credo che quella partorita dalla maggioranza sia stata palesemente una irresponsabile scelta di compromesso, volta solamente alla ricerca del consenso all'interno del proprio bacino elettorale. E, quindi, dov'è finito il Governo del cambiamento? Il cambiamento non si fa con i proclami sui social o con le dirette Facebook, come siete abituati; il cambiamento si fa affrontando i problemi dei cittadini e, in questo caso, tutelando la salute.

Stesso discorso per i territori colpiti da diversi eventi sismici nel 2016 e 2017: nonostante le promesse, ad uso, ovviamente, anche qui, dei social, delle facili passerelle, anche qui non ho visto nessun segno di discontinuità con il passato. Anche il Governo ha fatto promesse, dicevo, in sede di decreto-legge n. 55, quando dichiarò che le questioni relative alla ricostruzione post sisma avrebbero potuto trovare accoglimento in un successivo provvedimento, proprio il milleproroghe.

Ecco, anche in questo caso devo dire, e la domanda sorge spontanea: dov'è finito il Governo del cambiamento? Il metodo che avete contestato per cinque anni dai banchi dell'opposizione è lo stesso che avete adottato in queste settimane. Nessuna considerazione degli emendamenti, nessuna risposta nel merito, nessun dialogo per affrontare e risolvere i problemi delle popolazioni che sono colpite dal sisma. Ho ancora nelle orecchie le vostre proteste, la vostra volontà di proporre il cambiamento su alcune procedure. Niente da fare, tutto lettera muta.

Ovviamente, stesso ragionamento lo troviamo nel differimento dei progetti relativi al bando delle periferie e l'epilogo è veramente grottesco. Non si è mai vista una norma che sospende e differisce gli effetti di un atto negoziale perfetto già eseguito. Quello che proponete qui costituisce davvero un gravissimo precedente: fate passare il principio che qualsiasi Governo può fare carta straccia dei patti stipulati dai suoi predecessori, può infischiarsene dei concetti di legittimo affidamento e leale collaborazione tra gli enti.

Credo che non abbiate percepito la gravità di quello che avete fatto e il risultato del tavolo dell'ANCI non solo è il minimo sindacale, ma è talmente irrispettoso dei lavori del Parlamento che è veramente uno scandalo. La questione era ben nota a Governo e maggioranza. Perché attendere e quindi ridursi all'ultimo secondo, contribuendo a esacerbare solamente il dibattito prima in Commissione e poi in Assemblea, quando, tra parentesi, la fiducia era scontata, per trovare una soluzione con ANCI che, di fatto, è un rinvio a data da destinarsi, mentre in questo momento abbiamo ancora un decreto aperto, e che quindi può contenere soluzioni che non erano per me o per qualcuno seduto qua, ma per tutti i nostri cittadini, che hanno necessità di essere aiutati perché colpiti dal sisma?

E, quindi, siamo di nuovo daccapo: dov'è il Governo del cambiamento, se continuiamo ad affrontare questioni con la superficialità di non ascoltare, testardamente insistendo fino all'ultimo, senza prestare ascolto, senza portare assolutamente notizie a chi davvero ha bisogno di un aiuto?

Si potrebbe continuare, si potrebbe continuare a parlare del tradimento delle promesse elettorali, facendo l'esempio delle banche. Abbiamo cercato con i nostri emendamenti di intervenire in favore degli investitori coinvolti nelle crisi bancarie, proponendo una modifica normativa volta a soddisfare totalmente le esigenze di tutti i risparmiatori e gli investitori, compresi gli azionisti, ma, ancora una volta, ci siamo scontrati con un muro di “no”, senza nessuna volontà di sentire, senza nessuna volontà di entrare nel merito delle proposte, senza nessuna volontà di rompere gli schemi su questioni che voi dichiarate tutti i giorni di voler risolvere.

Quindi, dov'è questo Governo del cambiamento, se oggi, a oltre sei mesi dall'entrata in vigore della legge di bilancio, il DPCM necessario per consentire l'operatività del fondo di ristoro non è ancora stato emanato e con questo provvedimento procrastiniamo il termine ultimo per la sua emanazione a fine ottobre?

Ecco, questi sono gli interrogativi più importanti, ma ce ne sono degli altri. Pessimi segnali arrivano anche sulle decisioni che avete preso sulla scuola: sulla questione dei docenti delle graduatorie ad esaurimento siamo di fronte, sostanzialmente, all'ennesima sanatoria. Forza Italia è ovviamente contraria a tale modo di procedere e ci saremmo aspettati, finalmente, l'indizione di bandi di concorso per garantire quel ricambio generazionale di cui l'istituzione pubblica ha fondamentalmente bisogno, ma, ancora una volta, del cambiamento nessuna traccia, nessuna notizia. Ancora un'occasione persa, ancora i soliti vecchi rituali della politica, in cui maggioranza e opposizione fanno il balletto dei “no” e dei “sì”, ma che non approdano a trovare una soluzione.

Quello che è certo, che è la nota più dolente, è che questo provvedimento ci ha fornito un ulteriore esempio del modo di procedere dell'Esecutivo: annunci roboanti, meglio se si riescono a veicolare sui social media, come dicevo prima, a cui seguono, però, sistematicamente, marce indietro e ripensamenti. Quando ci si deve, poi, confrontare con la dolorosa e faticosa realtà del Paese, allora tutto cambia e quindi un po' avanti e un po' indietro.

Lo abbiamo visto la scorsa settimana sulla risoluzione relativa a Genova, lo stiamo vedendo nella discussione sugli orari: si apre, si chiude, un po' sì, un po' no. È questo il leitmotiv di questi anni che ci aspetta, questi continui cambi di idea in corso d'opera, quando ci si confronta con i social?

Allora, credo che questo provvedimento sia in perfetta linea con questo atteggiamento e, se queste sono le premesse di questi mesi di Governo, nutriamo qualche preoccupazione all'approssimarsi prima del DEF, tra qualche giorno, e immediatamente dopo della legge di bilancio.

Per tutte queste ragioni, che oggettivamente non mi sembrano poco, ma anche, oggettivamente, rappresentandovi non poche preoccupazioni per le sorti del nostro Paese, Forza Italia non voterà la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Presidente, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, il Partito Democratico voterà contro la richiesta di fiducia posta su questo provvedimento per due motivi, sostanzialmente. Questo provvedimento noi crediamo contenga risposte sbagliate a problemi reali e, mentre fornisce queste risposte sbagliate, questo provvedimento fa forse, se possibile, una cosa ancora più grave, come proverò a dimostrare: mina la credibilità e la fiducia dell'azione di Governo e delle istituzioni nei confronti degli attori sociali e politici del nostro Paese. Quali sono queste risposte sbagliate a problemi reali? È stato già detto: la prima, la questione più importante che abbiamo discusso in questi giorni, in queste ore, in queste settimane, è la questione dell'obbligo vaccinale.

Noi crediamo che ci siano alcune cose nella vita pubblica di ogni comunità che vadano sottratte allo scontro politico, che vadano sottratte al legittimo e sano scontro politico. La prima di queste non può non essere la salute pubblica e, in particolare, la salute dei nostri cittadini e dei nostri bambini. Non è ammissibile su alcune tematiche che possa andare in onda uno scontro politico fatto per ottenere o massimizzare consenso, o credere di star massimizzando consenso.

La legge Lorenzin non fu un capriccio politico nella scorsa legislatura; fu un atto di civiltà degno di un Paese civile. Prevedere l'obbligo che i bambini per entrare in classe, nei servizi d'infanzia, nei servizi educativi, dovessero essere tutti vaccinati non era un modo per raccogliere o cercare consenso inutilmente, ma era un modo per garantire la salute pubblica e la salute dei nostri bambini.

L'autocertificazione, in sede di prima applicazione di quella legge, serviva ad assicurare che, mentre si garantiva un principio così importante e così forte qual è la salute dei cittadini e dei bambini, non fosse compromessa l'operatività delle strutture scolastiche e che si riuscisse al contempo a garantire un diritto così importante di salute pubblica e a non bloccare inutilmente nelle procedure l'operatività delle nostre scuole. Ma prorogare quell'autocertificazione ora, come fa quel decreto milleproroghe, non risponde a nessuna di queste esigenze.

Ma, addirittura, prorogarla per l'anno scolastico passato ottiene come risultato soltanto permettere l'ingresso in classe di bambini non vaccinati e, nei fatti, da oggi, tenere fuori da quelle classi i bambini che non possono permettersi di stare in classe con bambini non vaccinati. Abbiamo citato il caso di quel bambino di otto anni di Treviso, che pur avendo sconfitto la leucemia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non può entrare in classe, perché non può permettersi per il suo stato di salute di stare in classe con bambini non vaccinati! E questo decreto che noi oggi votiamo continuerà a permettere l'ingresso in classe di bambini non vaccinati. Questa cosa non serve a tutelare l'interesse pubblico. Non serve a tutelare la credibilità delle istituzioni. Serve ad accarezzare il pelo a una visione oscurantista, medievale, che mette sullo stesso piano scienza e consenso, che fa una cosa, che non è grave per il Partito Democratico, per l'azione di Governo, per i sondaggi o per i like su Facebook. Fa una cosa che è grave per il prosieguo della nostra vita pubblica e ci fa chiedere di cosa sono fatti i valori attorno a cui sta insieme una comunità. Dire che certezze scientifiche, in questo caso addirittura sulla salute pubblica, possono essere messe in discussione dalla semplice ricerca del consenso non danneggia questo o quel partito, questa o quella carriera politica: danneggia le fondamenta del nostro stare insieme e noi questo non lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La seconda questione, su cui si danno risposte sbagliate a problemi reali, è quella delle periferie. Guardate, con tutta la bontà e la buona disposizione che abbiamo provato in questa settimana, nelle lunghe ore di discussione, in quest'Aula e in Commissione, noi non siamo riusciti a capire il perché di questo intervento. Abbiamo sentito alcune spiegazioni, abbiamo sentito definire “marchette” il bando periferie a beneficio elettorale o a beneficio dei sindaci del PD. Abbiamo sentito tante bugie. Ieri ancora - e prima in Commissione - un collega della Lega diceva che il bando periferie, in realtà, era finanziato a metà. Mi sono preso la libertà in buvette di chiedergli in amicizia: ma mi spieghi perché hai detto una cosa così? Perché non è vero! Perché continuiamo a ripetere informazioni false, non nei talk show o sui social (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico),ma in quest'Aula, nella sede della sovranità popolare, continuiamo a ripetere bugie. A quale scopo e cosa fa questo alla qualità della nostra vita pubblica e del nostro dibattito democratico? Abbiamo sentito mezze frasi, mezze promesse, ma nei fatti, i fatti sono questi: noi oggi votiamo un provvedimento che toglie 1,1 miliardi da una delle idee più belle e più utili degli ultimi anni, cioè quella di investire un po' di soldi pubblici nelle nostre periferie, per gettare un fascio di luce dove c'era scuro, per ammodernare un quartiere, su progetti scelti dai comuni, integralmente finanziati, che mettevano in moto investimenti privati, che provavano a riavviare la nostra economia, che tutelavano la sicurezza, perché la sicurezza nelle nostre città non si tutela solo con l'ordine pubblico, ma anche mettendo la luce laddove è buio e facendo sentire qualcuno meno solo di prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Nei fatti, da oggi, 1 miliardo e 100 milioni vengono tolti da quell'idea. Progetti pronti a partire dal 2019, che non è che vengono rimodulati, vengono definanziati. Avete incontrato ANCI e avete detto: abbiamo capito che è sbagliato, torneremo indietro nel primo decreto utile. E da ieri mattina vi abbiamo chiesto di farlo davvero nel primo decreto utile, che era questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

La credibilità dell'azione politica: perché vi dicevo che questo decreto e queste discussione stanno minando le fondamenta del nostro stare insieme? Perché non fa bene alla nostra immagine dire pubblicamente che si è cambiata idea su un qualcosa e poi non cogliere l'opportunità di trasformare in atti di legge questa nuova volontà politica. Dire “ci penseremo più avanti” non fa bene all'immagine che proiettiamo all'esterno.

La credibilità dell'azione pubblica è stata anche messa in discussione dal terzo e ultimo problema, principale problema, al quale questo provvedimento dà risposte sbagliate.

Come facciamo a credervi quando dite che sulle periferie oggi intanto togliete i soldi e poi ci penserete, quando in quest'Aula, durante la discussione del decreto Di Maio, vi eravate formalmente e politicamente impegnati ad approvare, in questo provvedimento, una serie di misure sul terremoto, che invece non avete approvato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? E l'avevate promesso allora, così come oggi promettete di risolvere il problema periferie. Ma non è questo quello che aiuta la credibilità dell'azione di Governo e della classe politica. La proroga della gestione commissariale, la proroga dei tecnici che lavorano nella gestione commissariale: tutto questo finisce il 31 dicembre. Il commissario rinnovato per 45 giorni, come fa, nei fatti, a gestire l'operatività di una struttura, che ha davanti due mesi di tempo? La proroga della zona franca, la proroga della sospensione del pagamento dei mutui e della restituzione delle tasse. Tutte queste cose vanno ad aiutare le popolazioni colpite da una delle più grandi tragedie che ha colpito la nostra comunità in questi anni, il terremoto nel centro Italia.

Vi eravate impegnati a farlo e non abbiamo avuto risposta sul perché non l'avete fatto, se non la risposta che state dando di continuo: “lo faremo più avanti” Ce l'avete detto sulle banche, ce l'avete detto sulle periferie, ce l'avete detto sul terremoto. Non c'è nessun “più avanti”. Quando si ha l'onore e l'onere di gestire la cosa pubblica, alcune risposte vanno date qui e ora, perché fuori di qui c'è qualcuno che su quelle risposte conta per andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Signor Presidente, Ministro Fraccaro, noi votiamo contro la fiducia, perché queste sono risposte sbagliate e le azioni che avete messo in atto, mentre perseguivate queste e tante altre - sia chiaro - risposte sbagliate, minano la credibilità dell'azione di Governo, la credibilità delle istituzioni pubbliche e minano la fiducia, la fiducia dello Stato nei confronti dei propri cittadini, sulla questione dei vaccini.

Primo dovere di un amministratore pubblico e di un governante è garantire la salute pubblica e la sicurezza dei propri cittadini. Quello che state facendo sui vaccini mina quella credibilità e quella fiducia che lo Stato ha nei confronti dei propri cittadini. Mina la fiducia dello Stato verso le nostre autonomie. Non si costruisce fiducia quando si tolgono soldi già assegnati su progetti pronti a partire con un pezzo della nostra Repubblica: le autonomie locali non sono un qualcosa che sta sotto. Sono un pezzo della nostra Repubblica.

Mina la fiducia verso le popolazioni colpite dal terremoto, con le cose che ho provato a dire.

Credibilità e fiducia non sono slogan, non sono hashtag su Facebook. Sono due tra i beni più preziosi, per chi ha l'onore e l'onere di servire le istituzioni pro tempore. Sono due tra i beni più preziosi in una discussione, molto complicata, che si appresta a iniziare in queste Aule, quella sulla sessione di bilancio. Perché, se manca credibilità e manca fiducia, ad entrare in forte sofferenza, come in parte già sta iniziando a essere, sono i nostri conti pubblici. Ma qui non ci interessano in questo momento i conti pubblici. Ci interessa che credibilità e fiducia minano e mettono in discussione le ragioni del nostro stare insieme, come comunità, le ragioni del nostro spirito di servizio nei confronti di chi ci ha messo in quest'Aula.

Per questi motivi, signor Presidente, il Partito Democratico vota contro la richiesta di fiducia che avete messo su questo provvedimento sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Signor Presidente, membri dal Governo, colleghi deputati, io concordo su alcuni passi dei discorsi che ho ascoltato precedentemente. Concordo, non nel merito ovviamente, quanto per il risentimento che esprimono.

Secondo me abbiamo assistito, in quasi tutte le dichiarazioni di voto finora ascoltate, a dei passaggi che in qualche modo sottolineano come il tempo, fin qui arrivato dal 4 marzo, sia corso velocemente. Vi siete rivolti a questo Governo come se fossimo in carica da tantissimo tempo, come se i problemi, giusti, sollevati da voi, fossero imputabili al Governo Cinquestelle-Lega e non al Governo, che è rimasto in carica, non fino al 4 marzo, ma addirittura per un mese e mezzo successivo. Sono passati solo tre mesi e mezzo da quando questo Governo si è insediato, da quando è stata votata la fiducia, da quando effettivamente abbiamo cominciato a fare quello per il quale siamo stati votati dagli elettori.

E oggi siamo giunti a un decreto, il decreto milleproroghe, che non devo certo insegnare a chi ha governato per sette anni, perché il Governo Monti qualche forza politica l'ha sostenuto ed è qui presente ancora oggi. Quindi, dopo sette anni, voi sapete cos'è il decreto milleproroghe, soprattutto quando è portato al voto da un Governo appena insediatosi.

Non è il decreto con il quale si dà attuazione al proprio programma, non è il decreto fondamentale con il quale un Governo, appena insediatosi, comincia a porre le basi fondamentali per la propria attività.

Ho sentito citare in quest'Aula problemi quali le periferie abbandonate del Sud, come se fino al 4 marzo del 2018 le periferie del Sud fossero dei giardini fioriti, che poi sono crollati in seguito alla nostra attività. Ho sentito parlare dal rapporto tra Stato ed autonomie. E cari colleghi, soprattutto del Partito Democratico, questa attenzione alle autonomie a me sarebbe piaciuto ascoltarla nei cinque anni scorsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), questa attenzione ai comuni, questa attenzione alle province che voi avete massacrato, che voi avete distrutto, che voi avete abbandonato in un limbo, province fondamentali, ente fondamentale, e lo sapete perché siete amministratori, sempre meno dal 4 marzo, sempre meno amministratori, ma lo siete stati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), e lo sapete, le province e il ruolo che le province svolgevano di supporto ai comuni.

Mi sarebbe piaciuto ascoltare queste voci sul terremoto prima del 4 marzo del 2018, mi sarebbe piaciuto ascoltare tutte le riflessioni che avete fatto in questa ora passata e ricordarmi, nei cinque anni trascorsi poi, degli atti effettivi - composti da un Governo che, ripeto, governava, da forze che governavano ormai da sette anni - che i problemi li risolvevano.

Guardate, l'ultimo atto con il quale non avrei mai pensato di dovermi confrontare in quest'Aula era una protesta vibrata per la fiducia. Negli scorsi cinque anni, sono state votate da quest'Aula o dal Senato o in alcuni casi anche insieme 108 fiducie, 108 fiducie in 60 mesi, allarghiamole, diciamo, il che significa 1,8 fiducie al mese, contando anche agosto: 10 il Governo Letta, 66 il Governo presieduto dal senatore semplice di Scandicci, 32 dal Governo Gentiloni; 108 fiducie, cari colleghi, il che significa che le Aule sono state impegnate ogni due settimane con la fiducia, il che significa che tutto quello che è stato detto nelle Commissioni negli anni scorsi, poi crollava quando si arrivava qui, che non c'era dibattito parlamentare, che c'è stato un effettivo svilimento del ruolo delle opposizioni da parte del Governo di cui il Partito Democratico era effettivamente l'azionista di maggioranza.

E oggi, dopo tre mesi e mezzo che governiamo, dopo che abbiamo portato al voto un decreto difficile, un decreto impegnativo come quello della dignità, poco tempo fa, senza ricorrere allo strumento della fiducia, ci sentiamo accusati di voler schiacciare le opposizioni.

Io ho fatto opposizione sotto di voi e so cosa significa essere schiacciati: essere schiacciati significa parlare, per esempio, di riforma costituzionale di notte, con tempi contingentati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Essere schiacciati - e parlo di riforme costituzionali, non di decreti milleproroghe - significa in qualche modo non attaccarsi a qualche clausola per capire se la fiducia è stata posta in termini più o meno consoni, legittimi, perché sapete meglio di me che i precedenti si trovano, e voi ci avete insegnato che se i precedenti non si trovano, chi se ne frega, e mi riferisco alla ghigliottina parlamentare, che per la prima volta nella storia voi avete messo, nella scorsa legislatura, su un decreto fondamentale come IMU-Bankitalia.

Ecco, quindi, perché respingiamo con forza questo tentativo di assimilarci alla maggioranza così come voi l'avete fatta, perché noi stiamo cambiando. Effettivamente, se continuate a parlare di Governo del cambiamento con toni irrisori, se vi dà fastidio, chiamatelo Governo dello sfondamento, perché se non vi siete accorti, abbiamo sfondato nell'indice di gradimento il 60 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier) e ci sarà un motivo. Per carità, parliamo di indici di gradimento e di sondaggi, però ci sarà un motivo se, dopo tre mesi e mezzo, le vostre battaglie sono rimaste lettere morte, sono rimaste lì, non hanno questa effettiva rispondenza all'interno del Paese.

Ci sarà un motivo e sapete qual è il motivo, secondo me? È perché noi, ed è chiaro non posso dire diversamente ma ci credo veramente, siamo in sintonia con il Paese, lo siamo anche in tutti quei problemi che noi ci siamo impegnati a risolvere - non il decreto milleproroghe, ve lo ripeto, ma tutti gli altri atti che seguiranno l'attività di questo Governo -, problemi che noi sentiamo e che risolveremo, o ci impegniamo quanto meno a risolvere.

L'annoso problema dei vaccini. Per fugare il campo da ogni dubbio vi dico qual è la mia posizione: io sono pro vax, credo nell'efficacia scientifica, non perché ho letto, non perché sono un esperto, ma più semplicemente perché mi sembra qualcosa di scientificamente provato, però il problema non può essere liquidato con i discorsi che ho sentito in questa sala. Non si può semplicemente dire che vi è un mondo antiscientifico che si scontra contro il mondo della scienza.

Onorevoli colleghi, stiamo parlando di bambini, stiamo parlando di genitori, e se c'è un sacrosanto diritto che un genitore si sente nei confronti dei propri figli è quello di garantirne l'inviolabilità del corpo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), è quello di garantire e di essere sicuri che l'atto che viene compiuto sia effettivamente per la sua salute e non sia in qualche modo passibile di causare danni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E noi con questi genitori dobbiamo dialogare, noi con questi genitori dobbiamo… ci avete mai parlato, voi? Ve l'ho detto qual è la mia posizione, ma parlate con queste persone, queste persone vanno convinte, non vanno obbligate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

E capisco perfettamente che chi concepisce il bambino come semplice prodotto, utero in affitto, come cosa da comprare, queste cose non le può capire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma ci sono genitori, ci sono genitori che in queste cose ci credono e lo fanno perché in cuor loro sono convinti di agire nell'interesse dei propri figli!

L'atto di questo Governo, saprete, sarà quello di porsi in un piano di parità: noi, nei confronti di queste famiglie, non ci porremo come fate voi: noi siamo l'élite illuminata e voi siete il popolo volgare che non capisce nulla, no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)! Un atto di parità! È chiaro che l'opposizione si impegnerà per far capire che effettivamente la posizione giusta, come io son convinto, sia quella pro vax.

Le periferie, lo abbiamo già citato prima…

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Concludo, dicendo che noi siamo impegnati e c'è qui presente il Ministro che ha in carico di portare a termine una importantissima attività, quella dell'autonomia. È un altro modo di porsi nei confronti delle famiglie, nei confronti degli enti locali ed è un modo che questo Governo, onorevole Presidente, porterà avanti.

Per questo motivo la Lega annunzia il voto favorevole sulla fiducia al Governo Conte (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. L'obiettivo del decreto sulla proroga dei termini di disposizioni legislative in scadenza imminente è quello di garantire il funzionamento della macchina amministrativa. Macchina amministrativa che evidentemente si è fatta trovare impreparata al momento della scadenza. Il Governo ha legittimamente posto la fiducia sul decreto di proroga e l'ha fatto nell'interesse dei cittadini, il bene più prezioso da tutelare. Sugli italiani, infatti, non devono e non possono ricadere gli effetti dei ritardi, ritardi ereditati, è bene ribadirlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo provvedimento diventa, quindi, fondamentale per l'azione politica del Governo, chiamato ad assumersi - e non ne ha paura - enormi responsabilità davanti ai cittadini, che, è il caso di ribadirlo con forza, non possono pagare le conseguenze della scadenza dei termini.

Si interviene sulle modalità e sui tempi di verifica del rispetto degli obiettivi intermedi dei piani di riequilibrio finanziario, riformulati o rimodulati, degli enti locali, prevedendo una deroga alla disciplina vigente, ed anche questo non certamente nell'interesse di pochi, ma nell'interesse della collettività.

Solamente per fare degli esempi importanti, si interviene sulla proroga dei termini in materia di giustizia, un tema decisivo per il Paese. In questo caso abbiamo le nuove norme in materia di intercettazioni, un provvedimento necessario per un sistema di indagine più efficiente, anche sul piano della lotta alla corruzione.

Si sposta al 2019 l'avvio dell'applicazione della nuova disciplina sulla precompilazione, da parte dell'INPS, della dichiarazione sostitutiva unica relativa all'indicatore della situazione economica equivalente, necessaria, non certamente per salvare le banche, ma per consentire gli interventi tecnici atti a semplificare l'accessibilità per i cittadini e il soddisfacimento delle esigenze di tutela della privacy; si prevede l'estensione di misure di sostegno al reddito dei lavoratori in aree di crisi e, anche qui, è inutile sottolineare quale sia l'interesse sotteso che si intende tutelare.

La Camera è chiamata a votare la fiducia su questo provvedimento, è chiamata a rinsaldare il suo rapporto con il suo Governo; questa Camera, questi parlamentari, ne siamo certi, voteranno nella consapevolezza che questo Governo non ha solo la fiducia dei parlamentari, ma è depositario della fiducia del popolo italiano che, qui, tutti, siamo chiamati a rappresentare. Con buona pace delle opposizioni, questo Governo gode della fiducia dei cittadini e ha il dovere, non solo il diritto, di proseguire nella sua azione politica. Deve rispondere ai cittadini che i Governi precedenti hanno disilluso e umiliato, magari mettendo la fiducia su provvedimenti che era difficile anche solo avere il coraggio di nominare e hanno anteposto interessi economici e non di pochi agli interessi di un popolo.

Non è questo il caso; qui non si è posta la fiducia per evitare l'ostruzionismo delle opposizioni, si è posta la fiducia perché occorre armonizzare norme, prendere atto che, a ridosso della scadenza dei termini, la pubblica amministrazione si è fatta trovare impreparata, situazione - lo ribadisco - che noi abbiamo ereditato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ovvero, ancora, occorre procedere ad assestamenti nell'interesse dei tanti cittadini che attendono risposte e che non possono e non devono subire gli effetti di impreparazione logistica, piuttosto che organizzativa, in cui si è venuta a trovare la pubblica amministrazione. Questo Governo ha il dovere di salvaguardare e preservare i cittadini dagli effetti nefasti che si produrrebbero in caso di mancata approvazione del provvedimento.

Durante i lavori di Commissione e gli interventi in Aula di ieri, abbiamo udito e abbiamo visto colleghi delle opposizioni fare opposizione, fare ostruzionismo, ma non è questo il Governo - è stato appena ricordato - che ha posto la fiducia su provvedimenti salva banche, su provvedimenti come Imu-Bankitalia, su provvedimenti che danneggiavano i lavoratori! Non è questo il Governo affetto dalla “fiducite” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non è questo il Governo che pospone gli interessi degli italiani agli interessi di pochi o di banchieri o di imprenditori.

Questo provvedimento tutela i risparmiatori truffati, per esempio, e c'è una grande differenza; ci sono stati voti di fiducia dati con l'amaro in bocca, dati nella consapevolezza che quei Governi non avevano più la fiducia del popolo italiano, ma continuavano ad ottenere la fiducia della Camera o del Senato o di entrambe; lo capiamo, conosciamo la storia, non è questo il caso; a noi non accadrà. Noi non avremo l'amaro in bocca, votando; noi rinsaldiamo il rapporto fiduciario con il nostro Governo e voteremo la fiducia nella consapevolezza che sono stati lasciati ampi margini di discussione…

PRESIDENTE. Onorevole Aiello, cortesemente.

ANNA MACINA (M5S). Votiamo la fiducia nella consapevolezza che i cittadini italiani hanno fiducia in questo Governo. Occorre farsene una ragione, siamo diversi, e, sì, voteremo la fiducia nel rispetto della volontà del popolo italiano che il 4 marzo ha voluto questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 12,40, sospendo la seduta fino a tale ora.

Procediamo sin d'ora all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama: Brescia.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 12,40.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.

Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.

Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama: la chiama avrà inizio dal deputato Giuseppe Brescia.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti………………… 553

Votanti…………............. 549

Astenuti……………………4

Maggioranza…………… 275

Hanno risposto……… 329

Hanno risposto no……… 220

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Badole Mirco

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Bella Marco

Bellachioma Giuseppe Ercole

Belotti Daniele

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Berti Francesco

Bianchi Matteo Luigi

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bologna Fabiola

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bubisutti Aurelia

Buompane Giuseppe

Businarolo Francesca

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Caiata Salvatore

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantalamessa Gianluca

Cantone Luciano

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carbonaro Alessandra

Carelli Emilio

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Castiello Giuseppina

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Cecconi Andrea

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Coin Dimitri

Colla Jari

Colletti Andrea

Colmellere Angela

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Corda Emanuela

Costanzo Jessica

Crippa Andrea

Crippa Davide

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dall'Osso Matteo

D'Ambrosio Giuseppe

Dara Andrea

D'Arrando Celeste

De Angelis Sara

De Carlo Sabrina

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deiana Paola

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Sesto Margherita

D'Eramo Luigi

Di Lauro Carmen

Di Maio Luigi

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Di Stefano Manlio

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

Durigon Claudio

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Fantinati Mattia

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Federico Antonio

Ferrari Roberto Paolo

Ficara Paolo

Fioramonti Lorenzo

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Ilaria

Fontana Lorenzo

Forciniti Francesco

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Fraccaro Riccardo

Frassini Rebecca

Frate Flora

Frusone Luca

Fugatti Maurizio

Furgiuele Domenico

Gagnarli Chiara

Galantino Davide

Galli Dario

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giannone Veronica

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgetti Giancarlo

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grande Marta

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grimoldi Paolo

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

L'Abbate Giuseppe

Lapia Mara

Latini Giorgia

Lattanzio Paolo

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Licatini Caterina

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lo Monte Carmelo

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Lovecchio Giorgio

Lucchini Elena

Maccanti Elena

Macina Anna

Maggioni Marco

Maglione Pasquale

Mammì Stefania

Manca Alberto

Maniero Alvise

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martinciglio Vita

Marzana Maria

Masi Angela

Maturi Filippo

Melicchio Alessandro

Menga Rosa

Micillo Salvatore

Migliorino Luca

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Molteni Nicola

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Murelli Elena

Nappi Silvana

Nesci Dalila

Nitti Michele

Olgiati Riccardo

Orrico Anna Laura

Pagano Alessandro

Pallini Maria

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Paxia Maria Laura

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Potenti Manfredi

Pretto Erik Umberto

Provenza Nicola

Racchella Germano

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Ribolla Alberto

Ricciardi Riccardo

Rixi Edoardo

Rizzo Gianluca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Paolo Nicolò

Rospi Gianluca

Rossini Roberto

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Sasso Rossano

Scagliusi Emanuele

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Segnana Stefania

Segneri Enrica

Serritella Davide

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Silvestri Rachele

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Spessotto Arianna

Sportiello Gilda

Stefani Alberto

Suriano Simona

Sut Luca

Tarantino Leonardo

Tasso Antonio

Tateo Anna Rita

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torto Daniela

Trano Raffaele

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Tuzi Manuel

Vacca Gianluca

Vallascas Andrea

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Vinci Gianluca

Vitiello Catello

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Volpi Leda

Volpi Raffaele

Zanichelli Davide

Zanotelli Giulia

Zennaro Antonio

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Zolezzi Alberto

Zordan Adolfo

Hanno risposto no:

Angelucci Antonio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Ascani Anna

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Benigni Stefano

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Bignami Galeazzo

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bond Dario

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brunetta Renato

Bruno Bossio Vincenza

Calabria Annagrazia

Campana Micaela

Cannatelli Pasquale

Cannizzaro Francesco

Cantini Laura

Cantone Carla

Caon Roberto

Cappellacci Ugo

Cardinale Daniela

Carè Nicola

Carfagna Maria Rosaria

Carnevali Elena

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Ceccanti Stefano

Cenni Susanna

Ciampi Lucia

Colaninno Matteo

Colucci Alessandro

Conte Federico

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Cristina Mirella

Critelli Francesco

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

D'Attis Mauro

De Filippo Vito

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Delrio Graziano

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Maio Marco

Epifani Ettore Guglielmo

Ermini David

Fasano Vincenzo

Fascina Marta Antonia

Fassina Stefano

Fassino Piero

Fatuzzo Carlo

Ferraioli Marzia

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Fiorini Benedetta

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Fontana Gregorio

Fornaro Federico

Fragomeli Gian Mario

Franceschini Dario

Fregolent Silvia

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gariglio Davide

Gentiloni Silveri Paolo

Germanà Antonino

Giachetti Roberto

Giacomelli Antonello

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giorgis Andrea

Gribaudo Chiara

Guerini Lorenzo

Incerti Antonella

La Marca Francesca

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Lorenzin Beatrice

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lupi Maurizio

Madia Maria Anna

Magi Riccardo

Manca Gavino

Mancini Claudio

Mandelli Andrea

Marattin Luigi

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Martino Antonio

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melilli Fabio

Miceli Carmelo

Migliore Gennaro

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Minniti Marco

Mor Mattia

Morani Alessia

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mugnai Stefano

Mulè Giorgio

Mura Romina

Muroni Rossella

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nevi Raffaele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Novelli Roberto

Occhionero Giuseppina

Occhiuto Roberto

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orsini Andrea

Padoan Pietro Carlo

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palmieri Antonio

Pastorino Luca

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Pentangelo Antonio

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Polidori Catia

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Ravetto Laura

Ripani Elisabetta

Rizzo Nervo Luca

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rosso Roberto

Rostan Michela

Rotta Alessia

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Santelli Jole

Sarro Carlo

Savino Elvira

Savino Sandra

Scalfarotto Ivan

Schirò Angela

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Siracusano Matilde

Sorte Alessandro

Soverini Serse

Sozzani Diego

Spena Maria

Speranza Roberto

Squeri Luca

Stumpo Nicola

Tabacci Bruno

Tartaglione Annaelsa

Toccafondi Gabriele

Tondo Renzo

Topo Raffaele

Tripodi Maria

Ungaro Massimo

Valentini Valentino

Vazio Franco

Verini Walter

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Viscomi Antonio

Zan Alessandro

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zardini Diego

Si sono astenuti:

Gebhard Renate

Plangger Albrecht

Rossini Emanuela

Schullian Manfred

Sono in missione:

Bonafede Alfonso

Buffagni Stefano

Carinelli Paola

Ciprini Tiziana

Cirielli Edmondo

Cominardi Claudio

Del Re Emanuela Claudia

Delmastro Delle Vedove Andrea

Ferraresi Vittorio

Galizia Francesca

Gelmini Mariastella

Lollobrigida Francesco

Manzato Franco

Rampelli Fabio

Scoma Francesco

Tofalo Angelo

Valbusa Vania

Valente Simone

Villarosa Alessio

PRESIDENTE. Come stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 15, con l'esame degli ordini del giorno.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bitonci, Claudio Borghi, Brescia, Caiata, Castiello, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fugatti, Fusacchia, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Guidesi, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Lupi, Micillo, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rixi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Sarti, Carlo Sibilia, Spadafora, Vacca e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1117-A.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. L'intervento è solo per chiarire che la dichiarazione di voto fatta dall'onorevole collega Caiata stamattina si riferisce alla nostra astensione in merito al provvedimento e non alla fiducia, per la quale invece abbiamo votato positivamente poc'anzi. Era soltanto un chiarimento doveroso, perché si è fatto riferimento al merito e, nel merito, riteniamo naturalmente che una parte di questo provvedimento vada rivisto e per questo ci asteniamo. Rispetto alla fiducia, invece, continuiamo a credere nel progetto dell'Esecutivo.

TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Mi scusi, Presidente, ma mi risulta che siano convocate le Commissioni per l'audizione del commissario europeo. Mi parrebbe doveroso, nel momento in cui iniziamo i lavori d'Aula, rinviare l'inizio dei lavori o sconvocare le Commissioni.

PRESIDENTE. Ha fatto bene a segnalarlo. È evidente che le due cose in contemporanea non ci possono essere. Verifichiamo un momento se le Commissioni siano state sconvocate.

Poiché in Commissione è ancora in corso l'audizione del commissario europeo, sospendo brevemente la seduta per consentirne la conclusione. La seduta riprenderà alle ore 15,15.

La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 15,15.

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Mi dicono che la Commissione sia conclusa e che gli uffici comunicano che la Commissione è conclusa. Io prendo atto della comunicazione che mi arriva dagli uffici, se poi ci sono notizie diverse nei gruppi lo faranno sapere.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, a che titolo?

EMANUELE FIANO (PD). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, questa notte è stato oggetto di una aggressione un circolo del Partito Democratico a Ponte Milvio, a Roma. L'aggressione è stata adesso rivendicata da un gruppo neonazista che si chiama Rivolta Nazionale, già noto per un video di presentazione con le bandiere del partito nazista con le svastiche, che conclude il suo volantino di rivendicazione inneggiando al fascismo.

A parte chiedermi come sia ancora possibile, in questo Paese, che un gruppo che inneggia dichiaratamente al fascismo e nazismo possa rimanere in vita, chiediamo che il Governo venga a riferire su questa e sulle altre aggressioni, troppe, che le sedi del Partito Democratico hanno subito in questi mesi e in questi anni e sul perché questo gruppo, dichiaratamente fascista e, dunque, incostituzionale, sia ancora in vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 1117-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che nell'ordine del giorno Ciaburro n. 9/1117-A/156, per un mero errore tipografico, nell'impegno, la parola «provocare» va intesa come «prevedere». Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno Martina n. 9/1117-A/27 deve intendersi a prima firma Mor.

Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto recanti contenuto estraneo rispetto a quello del provvedimento in esame: Varchi n. 9/1117-A/160, in cui si prevede una modifica dei criteri temporali per l'iscrizione all'albo per il patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori (si veda, al riguardo, l'emendamento Varchi 2.20, dichiarato inammissibile in sede referente) e Delmastro Delle Vedove n. 9/1117-A/162, in materia di politiche relative all'utilizzo della magistratura onoraria e di rivalutazione del relativo fabbisogno di personale.

La deputata Gloria Saccani Jotti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Marin n. 9/1117-A/146, di cui è cofirmataria.

GLORIA SACCANI JOTTI (FI). Presidente, grazie. Profondo è stato il mio stupore quando, per l'ennesima volta, la maggioranza di Governo, con un ulteriore emendamento, ha compiuto un clamoroso dietrofront sul tema dei vaccini, allungando la proroga delle autocertificazioni. Troppo presto avevo profuso anch'io parole circa la ragionevolezza e il buonsenso che il Governo aveva mostrato e la vittoria della scienza contro l'anti-scienza. Siamo ricaduti nel buio, se non fosse per la gravità del problema e per la salute di tanti bambini, ci sarebbe da ironizzare evocando i gamberi, che fanno un passo avanti e poi, di fronte a un pericolo, due passi indietro. Pertanto, ci sarebbe da chiedersi se stiamo operando nel reale, assistendo a una telenovela, o ancora, a una rappresentazione di realtà virtuale. Purtroppo siamo nel reale.

Indubbiamente sono certa che Edoardo Jenner si stia rivoltando nella tomba di fronte agli incredibili voltafaccia, lui che nel 1796, quando morivano 400 mila persone di vaiolo, rivoluzionò la storia della medicina, introducendo per la prima volta la pratica vaccinale.

Da allora, quella dei vaccini è stata una storia di successi: mai la medicina, in altri campi, ha avuto un successo simile a quello dei vaccini, che ancora oggi, ogni anno, salvano due milioni di vite umane.

Allora, perché questa diffidenza, perché questo approccio sofferto con cui parte della popolazione affronta questo problema? Il Ministro Grillo ha più volte ammesso l'aumento delle coperture vaccinali a seguito della legge sull'obbligatorietà dei vaccini. Allora, perché prolungare l'autocertificazione esponendo a rischio di contagio bambini che per particolari ragioni non possono vaccinarsi? Perché dichiarare di non accettare un rischio estremamente contenuto quando la copertura vaccinale può assicurare un rischio vicino allo zero?

Non dimentichiamo che, nel caso del morbillo, mentre in Italia ancora si muore, ciò non avviene più in altri Paesi e siamo ancora lontani dall'immunità di gregge. Se in diversi Paesi e soprattutto nel nord Europa non c'è l'obbligatorietà è perché nella popolazione c'è già un'adeguata copertura vaccinale. In Francia, quando si sono verificati focolai epidemici ben più ridotti di quelli avvenuti da noi, è stata introdotta l'obbligatorietà.

Allora, a fronte di queste considerazioni - e tornando al gambero -, ma qual è il pericolo che si intravvede? Forse gli effetti avversi del vaccino sono rarissimi, non mortali, riguardano poche unità per milioni a fronte di effetti salvavita di grande efficacia nei vaccinati e non? Ci sono forse dati diversi di cui il Ministro dispone? Allora, che ci vengano comunicati subito. Ci sono forse posizioni ideologiche che si intende mantenere e che nulla hanno a che fare con la scienza? O promesse elettorali da mantenere? Non oso crederlo.

È ben vero che in Italia vi sono diverse persone e associazioni confessionali che credono che la Terra sia piatta e che la teoria di Darwin sia errata, ma non per questo sono mai stati ascoltati in Parlamento. I dati epidemiologici sui vaccini sono rappresentati da numeri che parlano chiaro e non possono essere negoziabili. Il Ministro Grillo, vista la sua formazione, non può non riconoscere queste evidenze scientifiche e portare in Consiglio dei Ministri e in Parlamento la sua voce, perché sua è la responsabilità di difendere la salute pubblica anche se ciò va contro un piccolissimo numero di elettori.

E non si dimentichi di diversi Ministri della salute che, prima di lei, non si sono lasciati intimidire nel portare avanti riforme coraggiose, denunciando, anche contro il parere di una gran parte dell'opinione pubblica e di componenti dello stesso Governo di appartenenza, effetti nocivi per la salute di alcune abitudini estremamente diffuse tra la popolazione. Ricordo Luther Terry in America, nel 1954, contro le potenti lobby dell'industria del tabacco e la presa di posizione del Ministro Sirchia, nel Governo Berlusconi, che in Consiglio dei Ministri, di fronte all'obiezione che la sua legge contro il fumo avrebbe fatto perdere molti punti al suo partito, minacciò le dimissioni e, di fronte a ciò, il Governo Berlusconi, incurante di tale previsione, approvò e sostenne in Parlamento questa legge che ha portato a salvare, negli anni, decine di migliaia di vite umane. Poi ricordo Dame Sally Davies e Agnès Buzyn, la Ministra della sanità francese che recentemente ha osato opporsi al Presidente Macron basandosi sugli incontestabili risultati di uno studio internazionale su uno degli argomenti più vicini alla vita quotidiana dei francesi, il vino, e che ha denunciato gli effetti negativi dell'alcol, anche se assunto in piccole dosi.

Pertanto, a tutela della salute e in coerenza con i disposti dell'articolo 32 della Costituzione, invito il Ministro Grillo ad adempiere a un preciso dovere connesso alla sua funzione e alla professione che ha scelto, ristabilendo da subito l'obbligatorietà vaccinale. James Freeman Clarke  gliene renderà merito. Inoltre, guardandosi allo specchio ogni mattina il Ministro Grillo, con la schiena dritta, si potrà consolare, anche dopo molti anni, ripetendo a se stessa: “Ho fatto la scelta giusta” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. L'onorevole Fassino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/111.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, signor Presidente. L'ordine del giorno che illustrerò richiama un tema che ritornerà anche in altri ordini del giorno e riguarda uno degli aspetti più delicati del provvedimento che stiamo esaminando e, cioè, i finanziamenti per il programma straordinario per le periferie.

Ora, noi tutti sappiamo come il tema delle periferie e della qualità della vita di questi territori sia uno dei temi principali su cui si misurano l'insieme delle amministrazioni del nostro Paese. Ogni amministrazione, quale che sia il colore politico che la caratterizza, nei suoi programmi ha collocato come priorità interventi di riqualificazione urbana e di rigenerazione delle periferie. Dunque, si tratta di una questione strategica e si tratta di una questione che proprio per la sua valenza generale non è ascrivibile soltanto alla sensibilità di questa o di quell'amministrazione, ma riguarda l'insieme delle amministrazioni comunali nel nostro Paese.

Ora, di fronte a un tema così delicato il provvedimento che noi stiamo esaminando assume una scelta che francamente è contraddittoria con questo interesse generale, perché, nel provvedimento, su cui è stata posta la fiducia e che voteremo domani o oggi al termine del dibattito, si prevede una riduzione di risorse di un miliardo 100 milioni di euro, che vengono stornati da questo capitolo di bilancio per essere devoluti ai capitoli di bilancio relativi agli sblocca avanzi dei comuni. Ora, non c'è dubbio che favorire lo sblocco degli avanzi di amministrazione dei comuni sia importante e ricordo che il Governo Renzi e il Governo Gentiloni hanno, su questo punto, fatto delle scelte significative e importanti e anche finanziariamente impegnative. Infatti, tra il 2016 e il 2019 sono stati devoluti allo sblocca avanzi oltre 3 miliardi e mezzo di euro e, dunque, non è certamente una penuria di risorse che giustifica che si trasferisca un altro miliardo 100 milioni a questa finalità, mentre, invece, è fortemente dannoso per i comuni ridurre di un miliardo 100 milioni lo stanziamento per gli interventi sulle periferie. Ricordo che questo stanziamento era inizialmente, per decisione del Governo Renzi, di 500 milioni nel 2015 e poi nel 2017, per decisione del Governo Gentiloni, è stato rimpinguato per un altro miliardo 600 milioni. Ora, invece, si riduce. Infatti, i 500 milioni iniziali non vengono toccati, e questo è certamente positivo, ma si fa un intervento, con il provvedimento in atto, di riduzione del miliardo 600 milioni già stanziato di un miliardo 100 milioni, cioè si tolgono i due terzi delle risorse stanziate.

Questo è del tutto privo di senso perché significa bloccare 96 progetti, molti dei quali ormai avviati dai comuni, 96 progetti che riguardano complessivamente città e comuni che assommano una popolazione di venti milioni di abitanti del nostro Paese, 96 progetti per una parte dei quali sono stati addirittura già sottoscritti, tra i comuni e lo Stato, le convenzioni e gli atti giuridici impegnativi necessari e, dunque, si va, con questo provvedimento, a ledere quello che è un rapporto di leale collaborazione che sempre deve intercorrere tra i livelli istituzionali, si va a mettere in una condizione di insicurezza, di incertezza e di precarietà l'attività amministrativa dei comuni e, soprattutto, si bloccano progetti che, se realizzati, avrebbero nel breve periodo un'efficacia significativa come progetti di riqualificazione e di rigenerazione delle periferie.

Per questa ragione noi pensiamo che sia una decisione sbagliata. Peraltro, una decisione di questo genere determina anche una sperequazione nell'utilizzo delle risorse tra nord e sud, perché è noto che le amministrazioni, che hanno avanzi di bilancio, sono concentrate maggiormente nel centro-nord del Paese e molto meno nel Mezzogiorno. Andare a stornare le risorse dal piano periferie per portarle allo sblocca avanzi significa stornare risorse che in buona misura andranno al centro-nord e penalizzeranno il Mezzogiorno, mentre nei programmi periferie che sono stati presentati c'è un equilibrio molto maggiore tra enti locali del nord ed enti locali del Mezzogiorno. Dunque - e ho concluso - si determina, in questo modo, una condizione di assoluta precarietà e incertezza per i comuni. Per questo noi chiediamo di rivedere questa decisione.

Il Presidente del Consiglio, Conte, incontrando l'ANCI, si è impegnato, con provvedimenti futuri, a restaurare la cifra, però io dico che questa è una promessa. A oggi deve essere chiaro che noi approveremo, se non viene modificato - e non sarà modificato, presumibilmente -, un provvedimento che taglia ai comuni un miliardo 100 milioni per il programma periferie e questo è un danno per gli enti locali che avevano progettato programmi di riqualificazione del loro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lorenzin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/138.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo visto che la maggioranza ha deciso per quanto riguarda il tema dei vaccini di non ottemperare ad un gesto che pur aveva assunto all'inizio, proprio pochi giorni prima di questa votazione, in cui era tornata indietro rispetto allo scellerato emendamento fatto al Senato. Ma ad un certo punto c'è stata una retromarcia della retromarcia: devo dire che non è stata una inversione a “u”, potremmo dire una cosa un po' a zig zag come quella di dare forza di legge, in modo pilatesco, alla circolare sulle autocertificazioni fatta dal Ministro durante la primavera. Ora noi abbiamo provato a sostenere le tesi dei presidi, del mondo sanitario, dell'associazionismo rappresentativo dei genitori di bambini con malattie e con immunodepressioni prima in Commissione e poi in Aula. Devo dire che non abbiamo avuto ascolto ed è una di quelle situazioni che portano un grande rammarico perché le posizioni che abbiamo preso non erano di stampo politico: nessuno di noi aveva interesse a segnare un più uno, e a gridare “viva, viva, abbiamo vinto”. Abbiamo invece avuto l'interesse con una serie di emendamenti tutti costruttivi, tutti dialoganti, tutti nel merito di offrire alla maggioranza la possibilità di costruire l'emendamento che è diventato, con il voto di fiducia, legge, di costruire un'uscita che permettesse sia al mondo della scuola sia al mondo reale cioè alle famiglie e ai genitori di bambini e bambine che hanno cominciato l'anno scolastico, di viverlo in assoluta sicurezza. Queste nostre proposte sono state tutte rigettate. Devo dire sono state rigettate senza che ci sia stata data l'opportunità di saperne il motivo. Non sapremo mai perché il Ministro ha scelto come data della proroga dell'autocertificazione il 10 marzo. Non lo sapremo: ha scelto questa data forse per comodità, perché era la data della norma iniziale. Peccato che tutte le persone e le organizzazioni audite ci hanno detto che la data del 10 marzo crea confusione, problemi e danni. Ormai, almeno per il momento, i buoi sono usciti dal recinto. In quell'emendamento, così come in altri sottoscritti da molti esponenti del PD e in altri da esponenti di Forza Italia, abbiamo cercato di dare almeno una via per garantire la sicurezza alle famiglie. Ora noi abbiamo un grandissimo tema: chi controlla le autocertificazioni? Chi ci garantisce i diversi modus operandi delle varie regioni italiane che rispondano ad un effettivo interesse di sicurezza dei bambini? Chi ci garantisce che le classi sono costituite in modo sicuro? Chi potrà dire alle mamme di #IoVaccino che i loro figli potranno andare all'asilo nido, alla materna, alla scuola elementare, alle medie, alle prime classi delle superiori in tranquillità? Questo è quello che ci interessa: avere la certezza della costruzione di un percorso di garanzie effettivo. Vi faccio un esempio: l'Italia - lo sappiamo - ha diversi sistemi regionali e anche le anagrafi vaccinali, che sono state ad un certo punto oggetto di grandissimo interesse, sono composte in modo diverso. In questo momento, per gli iscritti a scuola nella regione Lazio, i genitori non hanno dovuto presentare nessun certificato e nessuna proroga, perché già esiste un collegamento elettronico per il quale la lista degli iscritti a scuola il 10 luglio è stata comunicata alla ASL. Noi come facciamo a sapere che poi l'ASL ha risposto alla scuola e che la scuola ha gli strumenti per intervenire: chi ci garantisce questo controllo? Chi garantisce il controllo in altre regioni dove questi meccanismi non ci sono e chi garantisce che effettivamente, invece, ci sia stata la possibilità di sapere, in casi sospetti, esattamente se l'autocertificazione è vera o falsa e che una mamma che ha un bambino immunodepresso abbia la certezza che il suo bambino sia a scuola? Come vedete qui non stiamo dicendo niente di strano, Presidente.

Stiamo dando un suggerimento alla maggioranza che sostiene il Governo che dovrà venire qui in Aula, come abbiamo chiesto durante il dibattito, a darci delle risposte: le risposte non sono state date. Speriamo che siano almeno accolti i nostri ordini del giorno di buonsenso e di ragionevolezza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori anche per segnalare a lei e all'Aula che il mio gruppo di Forza Italia finora ha iscritto a parlare solo un deputato in questa fase della discussione. Iscriverà un altro deputato e poi nessun altro deputato di Forza Italia parteciperà alla fase della discussione in corso. Resta inteso che poi, quando ci sarà la votazione degli ordini del giorno, ciascuno di noi, se lo riterrà, si alzerà e dichiarerà il voto sull'ordine del giorno. Però mi risulta che allo stato ci sono iscritti per illustrare gli ordini del giorno, quindi prima del voto, circa cento deputati. Dunque intervengo per segnalare che il gruppo di Forza Italia non ritiene utile in questo momento, in questa fase mettere in atto procedure ostruzionistiche. Per carità riteniamo che sia legittimo da parte delle opposizioni fare ricorso agli strumenti che il Regolamento consente alle opposizioni per esercitare le proprie prerogative, tuttavia riteniamo che il ricorso all'ostruzionismo debba essere eccezionale, debba verificarsi quando le circostanze lo richiedono. Debba verificarsi quando, ad esempio, ci può essere la necessità di indurre la maggioranza a rivedere il proprio orientamento su un testo al fine di modificarlo ma siamo in questa circostanza oggi, su questo decreto-legge che si intitola “milleproroghe” e che per inciso, mi permetto di dire, forse i cittadini che stanno fuori dal Palazzo nemmeno sanno di che si tratti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? La maggioranza ha già ottenuto la fiducia sul decreto-legge: non c'è alcuna possibilità di utilizzare la pratica dell'ostruzionismo per consentire modifiche che anche noi avremmo auspicato e infatti abbiamo cercato di determinare con i nostri interventi in Commissione e in Aula, che sono stati sempre puntuali e di questo ringrazio anche i parlamentari del mio gruppo. Non c'è alcuna possibilità di modifica. Quindi è una pratica assolutamente inutile in questo momento che forse svilisce anche un po' la funzione dell'Aula, la funzione del Parlamento e anche la funzione dell'opposizione alla quale noi invece teniamo molto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È vero - concludo Presidente – che il MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura, quando era all'opposizione faceva di peggio, faceva molto peggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): occupava i banchi, andava sui tetti, lanciava le banconote ma è questa una ragione per cui noi possiamo diventare peggio di loro o come loro? Noi rivendichiamo la nostra diversità anche quando stiamo all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il mio auspicio è che anche gli altri gruppi di opposizione si rendano conto che questo modo di procedere non migliora la qualità del dibattito in quest'Aula ma semplicemente ci fa diventare un po' simili a loro e per quanto riguarda Forza Italia questo non lo vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-Congratulazioni).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente, ma naturalmente qualsiasi considerazione e valutazione rispetto al modo con il quale i gruppi parlamentari esprimono la loro posizione all'interno dell'Aula è sindacabile, è rispettabile e ciascuno può legittimamente avere le proprie opinioni. Proprio perché il dibattito è stato compresso nel momento in cui stava iniziando a dare risposte importanti - lo voglio nuovamente ricordare a chi sostiene che il nostro sia stato un atteggiamento ostruzionistico - noi riteniamo che il fatto che si siano iscritti tanti colleghi del Partito Democratico nella discussione generale pochi giorni fa ha consentito di introdurre, nella discussione, ancora non negli atti formali, un tema, quello del bando periferie, che, fino a quel momento, era totalmente negato dai gruppi di maggioranza. E avremmo ritenuto, proprio per le conseguenze che questo decreto porta con sé, che una discussione nel merito su un tema così delicato come quello dei vaccini o del terremoto avrebbe portato a riconsiderare alcune posizioni. Dopodiché, signor Presidente, vede, attribuire alla discussione in quest'Aula esclusivamente una funzione di carattere utilitaristico non appartiene a questi banchi del Parlamento, o almeno a questa parte, perché per noi ci sono alcune questioni, che si chiamano valori, che si chiamano principi, che si chiamano testimonianza, rispetto ai quali saremo qui anche quando non avremo nulla da ricavarne dal punto di vista pratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché riteniamo che, intanto, il Paese deve sapere nel dettaglio quello che sta accadendo dal punto di vista delle conseguenze e, successivamente, riteniamo che sia indispensabile che vi sia un'azione di interlocuzione e di dialettica, che non ci pone sullo stesso piano della minoranza della scorsa legislatura, collega Occhiuto. Non ci vedrete mai assaltare i banchi del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), non ci vedrete mai salire sui tetti, non ci vedrete mai fare strame delle istituzioni, ma quando ci sarà da difendere i nostri principi, i nostri valori e le nostre idee, noi qui ci saremo sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Fatuzzo di Forza Italia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/151.

CARLO FATUZZO (FI). Quanto tempo ho, Presidente?

PRESIDENTE. Come gli altri, cinque minuti, onorevole.

CARLO FATUZZO (FI). No, veramente?

PRESIDENTE. Adesso quattro e mezzo, quasi. Tiri su il microfono bene.

CARLO FATUZZO (FI). Non li consumerò tutti e cinque, magari qualcuno lo risparmio per qualche altra occasione. Lo so che non è possibile. Mi consenta, Presidente, di portare qualche parola di relax. L'ordine del giorno che ho presentato - e l'ho presentato anche nel momento in cui si è discusso in Commissione - riguarda il fatto che in questo decreto “milleproroghe” non c'è - ripeto, non c'è - la proroga dell'APE sociale. Ma la gente che sta fuori da questo palazzo ci chiede di aumentare i posti di lavoro, i giovani ci chiedono di aumentare le possibilità di trovare lavoro. Ma se noi non lasciamo andare in pensione chi lo chiede, quando mai i giovani troveranno lavoro? L'APE sociale termina il 31 dicembre 2018 e, se non viene prorogato, non ci sarà più dal 1° gennaio 2019 la possibilità di avere la pensione a 63 anni, nel caso che si sia disoccupati di lunga durata, nel caso che si abbiano dei familiari non autosufficienti di primo grado a casa da assistere, nel caso che siamo inabili al 74 per cento e non abbiamo nessun reddito, nel caso in cui svolgiamo lavori usuranti. Quindi, questo decreto “milleproroghe”, a cui io sono totalmente contrario, è un decreto che diminuisce e di molto la possibilità di trovare lavoro ai disoccupati giovani che lo chiedono. Non si pensi che, essendo io segretario nazionale del Partito Pensionati, ai pensionati non interessi che i giovani trovino lavoro. Gli anziani sono ben felici di lasciare il proprio lavoro ai giovani. Una volta, nei secoli dei secoli fa, addirittura si tramandava di padre in figlio, in qualche caso, il posto di lavoro. Per cui io credo e chiedo che venga approvato questo ordine del giorno, perché desidero che vengano aumentati i posti di lavoro a disposizione di chi non ha lavoro. Viva i pensionati, pensionati all'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. L'onorevole Delrio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/30.

GRAZIANO DELRIO (PD). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questo ordine del giorno sulla mia città e vorrei parlare della mia città, perché credo che questo non sia una perdita di tempo.

Il provvedimento che stiamo approvando impedirà il completamento della riqualificazione urbana delle Officine Reggiane, che sono 27 ettari nel cuore della mia città, Reggio Emilia, 27 ettari di aree industriali dismesse, ormai degradate, e che comprendono insieme anche il quartiere operaio delle Reggiane, cioè gli operai che lavoravano in questa grande officina, che fu frutto di grandi lotte sindacali e orgoglio dell'industria italiana.

Questo perché il provvedimento che stiamo per approvare - lo dico, suo tramite, Presidente, al Governo - ha delle conseguenze concrete sulla vita delle persone.

Gli abitanti del quartiere di Santa Croce, un quartiere modesto della mia città, un quartiere che ha bisogno di riqualificazione, aspettano con ansia la loro qualità urbana, le riqualificazioni, l'accessibilità, la presenza di parchi, tutti progetti che sono stati convenzionati, approvati e studiati da anni. Noi abbiamo iniziato questa riqualificazione già nel 2006, ristrutturando un capannone delle Reggiane, il capannone 19, e mettendo lì dentro un centro di alta tecnologia e di ricerca, e altri progetti su altri capannoni sono già stati approvati. Quindi, i lavori sono in corso, ci sono operai che lavorano, c'è una progettualità, ci sono delle richieste di ditte che vogliono venirsi a insediare in questo nuovo polo tecnologico nel cuore della città; e ci sono le aspettative dei cittadini di questi quartieri, che aspettano questo intervento come se fosse un cambiamento epocale della loro storia, della loro vita quotidiana, per la qualità dei servizi che migliorerà, per i servizi scolastici e i servizi insediativi che sono previsti.

Allora, capite, noi oggi stiamo cancellando la certezza di questi interventi e li stiamo cancellando perché ci si è voluti intestardire nel rendere disponibili pochi spiccioli di avanzi per alcuni comuni del Nord, su istanza di un partito, di qualche sindaco, di qualche partito della maggioranza; si è deciso di togliere certezza a questo piano delle periferie, che è un piano che, come dimostra la mia città, dà speranza, che dà certezza di futuro, che dà qualità di vita, che cioè rende più forti le città anche nelle loro periferie più fragili.

E vorrei ricordare qui, per esperienza diretta, Presidente - nel caso che a qualcuno interessi, anche dei colleghi del MoVimento 5 Stelle - che il nostro Governo, il nostro tremendo Governo, preparò e programmò il piano contro il dissesto idrogeologico, il piano per l'edilizia scolastica, il piano per la banda ultra larga e il piano periferia anche, esattamente, perché prese coscienza al suo insediamento di una grande fragilità del Paese, e anche un grande piano di investimenti infrastrutturali per oltre 150 miliardi.

Questi piani dovrebbero sopravvivere ai Governi, perché questo piano fu concepito insieme all'architetto Renzo Piano, col suo famoso progetto di rammendo delle periferie, e mirava esattamente a questo obiettivo: fare in modo che le fragilità strutturali di questo Paese venissero finalmente affrontate. Un piano per la sismica, per la fragilità e per il dissesto idrogeologico, un piano per le periferie delle città, un piano per rendere più sicure le nostre scuole. Ora, interrompere questi programmi di lungo periodo significa dare incertezza alle amministrazioni locali, significa rompere un patto profondo che finalmente lo Stato ha messo in piedi insieme a queste amministrazioni locali.

Noi ci saremmo aspettati che, se qualcuno voleva fare meglio di noi, accelerasse questi piani, non distruggendoli, non essendo animati da un'ansia di distruzione, ma essendo animati da un'ansia di accelerazione di questi piani, proprio perché questi piani riguardano la vita dei cittadini, specialmente delle persone più esposte a rischio, delle persone più fragili, delle persone che hanno più bisogno.

E, invece, ci troviamo qui, di fronte a una totale indifferenza del Governo. Si è deciso di distruggere una pianificazione così solida, già finanziata, già convenzionata, con le ditte che già lavorano, per il puro piacere di demolire ciò che era prima e noi non riteniamo che questo sia prova di buon governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); questo non è prova di buon governo e questo non è prova di occuparsi dei cittadini; questo è prova di arroganza politica e di incapacità di vedere le esigenze dei più deboli; per cui, chiediamo che il Governo immediatamente ripristini i fondi per le nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mollicone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/18.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, ci troviamo a discutere, in fase di ordini del giorno, perché, ovviamente, questo Governo ha voluto strangolare il dibattito in Aula, impedendo il confronto nell'ambito e nel merito di un decreto milleproroghe che, per tradizione, nato nel 2005, addirittura, doveva essere uno strumento tecnico, specifico per prorogare dei provvedimenti in maniera automatica e, invece, nel corso degli anni, è diventato, di fatto, un vero e proprio strumento politico che viene utilizzato dalle varie maggioranze per andare a colmare o delle lacune legislative o dei veri e propri errori oppure, anche, a introdurre delle forzature.

Nel vostro caso è il primo provvedimento omeopatico, nel senso che avete usato il decreto milleproroghe perché volevate, in teoria, disarticolare alcuni provvedimenti del precedente Governo Gentiloni o, dal vostro punto di vista, migliorarli; in realtà, poi, non si è capito bene cosa è successo, perché l'Invalsi, prima, l'avete confermato e poi l'avete posticipato; sui vaccini - abbiamo ascoltato anche l'ex Ministro Lorenzin -, dovevate liberalizzare la vaccinazione con l'autodichiarazione, poi, invece, li avete di fatto reintrodotti, ma a marzo, creando così il caos più assoluto; solo sulle periferie ci sarebbe da parlare per ore, non l'abbiamo potuto fare, ma abbiamo consegnato il nostro intervento di ben 13 colonne su tutti questi aspetti.

Tuttavia, la cosa che mi preme di più denunciare – e lo facciamo attraverso questo ordine del giorno - è l'indifferenza cinica e, talvolta, brutale che le Commissioni, l'Aula, il Ministro e tutto il Governo hanno dimostrato nei confronti dei diplomati magistrali e dei docenti tutti. Una categoria inspiegabilmente punita, chissà per quale ragione, perché voi siete gli stessi - parlo in particolare ai 5 Stelle, ma anche ad alcuni esponenti della Lega - che in campagna elettorale l'andavate a rassicurare. Ci sono ancora le interviste di Di Maio sulle varie riviste della scuola, dove Di Maio diceva: non vi preoccupate, appena al Governo sistemeremo il vostro problema. Ebbene, l'avete certo sistemato. E a chi rassicura, dicendo “non vi preoccupate non ci saranno questi licenziamenti di massa”, diamo la notizia in Aula che già - probabilmente vi saranno arrivate anche e-mail - cominciano ad arrivare i primi licenziamenti e il differimento del licenziamento al 30 giugno 2019.

Quindi, quello che noi denunciavamo anche in maniera accorata, anche salendo sui banchi di quest'Aula, in realtà, si sta già verificando, con grande disperazione da parte delle maestre, dei docenti e anche degli studenti di Scienze della formazione.

Noi abbiamo sempre rivendicato, come Fratelli d'Italia, di non volere scendere a livello della guerra tra i prof, ma di cercare di unire la categoria in un interesse comune e, quindi, ci battiamo per tutta la categoria.

Ebbene, quest'ordine del giorno punta semplicemente sul concetto che era anche quello degli emendamenti e, cioè, che dobbiamo arrivare a ripristinare le tre fasce GAE, dopo la sentenza plenaria che ha falcidiato le 3000 sentenze che sono state emesse a favore dei docenti e non appellate dallo Stato; è arrivata la sentenza plenaria del 2017 a fare strage di docenti.

Ebbene, noi proponiamo, con questo ordine del giorno, il ripristino delle tre fasce GaE con una serie di differenze, ovviamente, tra i criteri per l'inserimento delle diverse categorie. Per la prima fascia, diplomati magistrali vincitori e idonei del concorso del 1999, abilitati DM85, laureati in Scienze della formazione entro l'anno 2007; seconda fascia, diplomati magistrali in possesso dei tre anni di servizio e laureati in Scienze della formazione in possesso di tre anni di servizio e, concludo, la terza fascia, diplomati magistrali e laureati in Scienze della formazione senza servizio che potranno passare in seconda fascia una volta maturati i 36 mesi. È un ordine del giorno che dà un indirizzo, apre un percorso; noi auspichiamo che il Governo voglia istituire un tavolo urgente e che voglia salvare una categoria che forma i nostri ragazzi, i nostri studenti e che meglio di tutte le altre rappresenta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Toccafondi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/24.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, alla Camera, in maniera improvvisa, dopo che al Senato, sul tema, nessuno aveva posto accento, la maggioranza ha introdotto il rinvio di un anno, da giugno 2019 a giugno 2020, della possibilità dell'inserimento, durante l'esame di Stato, come parte integrante, dell'esame di Stato, dell'esame di maturità, sia delle prove Invalsi, prove di valutazione oggettive Invalsi, sia del racconto dell'esperienza triennale di alternanza scuola-lavoro. Ora, intendiamoci, è tutto lecito e tutto possibile, la maggioranza può tutto, ma non essendoci sul tema un problema tecnico, perché i ragazzi, le loro famiglie, le scuole, gli insegnanti, i dirigenti sapevano e sanno da almeno tre anni che l'esame di Stato nel giugno 2019 avrebbe avuto delle modifiche in favore dei ragazzi e della valutazione dei ragazzi - spariva il cosiddetto quizzone, le prove erano solo due, le prove scritte, più un colloquio orale e all'interno del colloquio orale vi era appunto il racconto dell'esperienza di alternanza scuola lavoro, insomma, come dicevo, nessun problema tecnico - allora, questo rinvio da cosa è dato? E qui nasce la domanda che è reiterata anche all'interno dell'ordine del giorno, indirettamente, ovvero, qual è la vostra idea, più in generale, sul tema della valutazione dei ragazzi? È una valutazione dei ragazzi che deve essere oggettiva, in modo da poter migliorare la scuola italiana, da poter migliorare la situazione, i bandi, la ricerca, il lavoro e la formazione degli insegnanti e qual è la vostra idea di maggioranza sul tema dell'alternanza scuola-lavoro, che è un'esperienza positiva per i ragazzi che arrivano ad avere conoscenze, ma anche competenze, quelle competenze che sempre di più il mondo reale chiede e chiederà?

Allora, se è tutto possibile e lecito, non si comprende perché questo fulmine a ciel sereno, alla luce del fatto che non esiste un'esigenza di rinvio tecnico. È, quindi, una decisione politica, ma, allora, se la decisione è politica, spiegatecene il perché. In particolar modo, il Ministro Bussetti, che mai aveva citato queste due modifiche e questi due temi nell'audizione svolta un mese fa, ha avuto modo di rispondere alla domanda di un giornalista, in un'intervista su IlMessaggero di tre giorni fa; il Ministro dell'Istruzione ha avuto modo di dire: l'Invalsi non basta, cambiamo le prove per valutare i ragazzi. Dall'analisi di questa frase si comprende che non c'è nessuna contrarietà alle prove Invalsi, non c'è nessuna contrarietà o non ci sarebbe nessuna contrarietà rispetto al tema della valutazione, ma, allora, la domanda è ancor più lecita: perché volete rinviare, senza una oggettiva richiesta da parte del mondo della scuola, degli insegnanti, dei genitori e dei ragazzi, queste due opportunità rivolte proprio ai giovani? E sarà forse bene ricordare, per l'ennesima volta, che la scuola è fatta per i ragazzi, non per altro e non per altri. Allora, se la scuola è fatta per i ragazzi, deve puntare al meglio, non certo puntare alla mediocrità, e le prove Invalsi sono una prova oggettiva - tra l'altro svolta dall'Invalsi, che è un ente vigilato proprio dal Ministero dell'Istruzione - che ha il compito prioritario di fare una fotografia sulla valutazione oggettiva dei ragazzi da nord a sud. Solo attraverso una valutazione oggettiva dell'insegnamento e della conoscenza dei nostri ragazzi è possibile migliorare la scuola in meglio, migliorare la formazione degli insegnanti, la conoscenza degli insegnanti, i progetti rivolti alla scuola. Con l'ordine del giorno n. 9/1117-A/24, che segnalo ai sottosegretari, in fondo non facciamo che chiedere questo, ovvero qual è la volontà politica sul tema della valutazione, sul tema dell'alternanza scuola-lavoro, in fondo sul tema del futuro dei nostri ragazzi, a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. L'onorevole Melilli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/65.

FABIO MELILLI (PD). Presidente, il decreto “milleproroghe” spesso è il segno della difficoltà dei Governi, dei Ministeri, a dare corpo, ad attuare le linee che nelle norme noi definiamo. A volte, però, i decreti “milleproroghe” vengono utilizzati - molto opportunamente, tra l'altro - per cogliere alcuni aspetti che si determinano nella legislazione vigente e che hanno bisogno di alcune correzioni o magari di alcuni allungamenti di tempo. È il caso dell'ordine del giorno che ho presentato, perché nel decreto “milleproroghe” abbiamo affrontato anche un tema molto delicato, che è il tema degli strumenti degli ammortizzatori sociali, della cassa integrazione, chiamatela come volete, per alcune aree di crisi che riguardano il nostro Paese. Nella mia regione, in particolare, sono state definite nel tempo, attraverso interventi legislativi molto opportuni, aree di crisi complesse (le aree industriali di Rieti e di Frosinone) e con le norme che abbiamo varato nel passato è stato possibile, per i dipendenti, per gli operai, per i padri e le madri di famiglie che hanno vissuto il dramma della crisi e dei licenziamenti, la possibilità di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria rispetto a quella che era una legislazione vigente, che andava peraltro modificandosi nel tempo.

Alcune norme hanno consentito di reggere una crisi difficile, soprattutto in aree del Paese che non sono le aree del Nord, dove la reindustrializzazione, probabilmente per la presenza cospicua di sistemi imprenditoriali, è più facile, e hanno consentito di reggere l'impoverimento di alcune realtà sociali, perché determinate da numerosissimi cittadini - spesso marito e moglie, spesso nella stessa famiglia - che avevano avuto il dramma della crisi industriale così imponente. Nella mia terra, tra l'altro, che è stata industrializzata decenni fa, la presenza di multinazionali ha reso difficile il tema della riconversione, per la ponderosità e per l'ampiezza degli interventi industriali che erano stati fatti nel passato e che hanno avuto difficoltà ad essere riconvertiti, quindi avevamo provato a costruire ipotesi di proroga delle disposizioni che sono oggi vigenti, in particolare il comma 11-bis dell'articolo 44 del decreto-legislativo n. 148 del 2015 e il comma 139 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, che avevano consentito nelle aree di crisi complesse - definite in più luoghi del Paese, naturalmente, non soltanto nella mia regione - un processo di riqualificazione economica e sociale dei territori che erano stati interessati dalla crisi con un po' più di tempo, consentendo alle famiglie e agli operai di avere un sostentamento.

È di ieri l'ultima riunione al MiSE di un'altra azienda multinazionale, la Schneider, che lascia improvvisamente il nostro territorio e non aiuta il processo di riconversione; ed oggi gli operai dipendenti della Schneider, ma non soltanto loro, sono a rischio, perché la riconversione ha bisogno di più tempo, e la cassa integrazione in deroga serve proprio per questo: ottenere più tempo per trovare le soluzioni.

Per questi motivi, con questo ordine del giorno impegniamo il Governo ad adoperarsi, dal primo provvedimento legislativo utile - poteva farlo adesso, certamente -, al fine prorogare l'efficacia delle disposizioni che consentono ai lavoratori dell'area di crisi complessa di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale. Naturalmente il riferimento nell'ordine del giorno è alla mia terra, ma è chiaro che questo è un tema che riguarda soltanto la mia provincia ma gran parte del nostro Paese, almeno quello dove sono state definite le aree di crisi complessa, quindi speriamo e auspichiamo un parere favorevole del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Rostan ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/136.

MICHELA ROSTAN (LEU). Presidente, abbiamo avuto modo di dirlo in discussione generale e anche durante la dichiarazione di voto, che la vicenda dei vaccini purtroppo è stata trattata impropriamente in questo “milleproroghe”, perché un tema così complesso, così delicato e così importante andava certamente trattato in maniera più scrupolosa. Del resto, non c'era neppure alcun urgenza, perché esisteva una norma in vigore che garantiva tutti. Allora davvero non si capisce la ragione per cui in un provvedimento di carattere tecnico si sia voluto inserire una norma su di una questione così delicata. Questa idea improvvida, come sappiamo, è nata al Senato, qui alla Camera si è tentato di rimediare, ma in realtà si è costruito un altro pasticcio, perché l'obbligo di vaccinazione per essere iscritti a scuola scatta subito, ma si utilizza un'autocertificazione con l'obbligo poi di produrre la documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie entro il 10 marzo 2019, cioè praticamente quando la scuola si avvia a conclusione e, quindi, quando ormai i giochi sono già fatti.

Noi pensiamo che la vostra sia stata davvero una mossa astuta, però pericolosa nello stesso tempo, perché mette a rischio la salute di migliaia di bambini, a partire soprattutto da quelli immunodepressi, e il tutto probabilmente per pagare una cambiale politica ai no-vax, magari anche in attesa dell'approvazione della legge “Grillo” sull'obbligo flessibile. Noi vogliamo ricordarvi che la responsabilità che vi state assumendo in quest'occasione è davvero grave, anzi gravissima, per cui questa norma andrebbe cancellata in toto. Purtroppo avete fatto ricorso alla fiducia e quindi non ci avete dato neppure la possibilità di presentare proposte alternative.

Allora, noi di Liberi e Uguali, con quest'ordine del giorno, proponiamo almeno una riduzione, una limitazione del danno, cioè chiediamo che il Governo si impegni ad anticipare la data per produrre la documentazione al 30 novembre 2018, quindi una data molto più congrua, molto più vicina, che dà anche qualche certezza in più, e chiarisca però che in ogni caso tutte le vaccinazioni debbono essere state eseguite prima dell'avvio delle lezioni, quindi prima dell'inizio dell'anno scolastico.

Chiediamo inoltre che il Governo si impegni a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni e a presentare alle competenti Commissioni parlamentari una relazione mensile relativa al monitoraggio delle dichiarazioni presentate, per capire e per tenere sotto controllo la situazione. Sempre nella direzione di costruire maggiori sicurezze per le famiglie e per i bambini, chiediamo anche che il Governo si impegni a procedere in tempi molto rapidi all'istituzione dell'anagrafe nazionale dei vaccini. Queste poche richieste ci sembrano misure minime ma di buonsenso. Ricordiamo a tutti che i vaccini salvano le vite, e ricordiamo che non vaccinarsi espone soprattutto gli altri a pericoli che non hanno certamente scelto di correre in piena autonomia. Ricordiamo soprattutto che parliamo di bambini, quindi di famiglie preoccupate, di genitori che vogliono certezza quando mandano i figli a scuola e non hanno nessuna voglia di giocarsi scommesse assurde sulla vita e sulla morte e sulla salute dei loro piccoli. Per cui, noi di Liberi e Uguali auspichiamo davvero un vostro ripensamento su queste misure minime che sottoponiamo alla vostra attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. L'onorevole Fidanza ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/6.

CARLO FIDANZA (FDI). Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/1117-A/6, su quello che potremmo ormai definire l'atavico problema del bando periferie. Molto dibattito è stato svolto già in sede di discussione generale; devo dire che abbiamo purtroppo riscontrato da parte del Governo e anche da parte la maggioranza, sia nei lavori di Commissione sia durante la discussione in Aula, una chiusura che non ci aspettavamo, perché è di tutta evidenza che si è fatta un'operazione di ingegneria contabile che poi finisce nell'immediato col procurare di fatto un taglio di queste risorse. Se è vero, come è vero, che quell'intervento normativo da parte dei Governi a guida PD ha avuto anche una funzione preelettorale in molti casi, tanto da consentire ad amministrazioni guidate dalla sinistra di fare progetti che molto spesso non avevano un impatto concreto e virtuoso sulle periferie, come invece avrebbe dovuto essere, è altrettanto vero che paradossalmente questo intervento finiva con il penalizzare tantissime amministrazioni che nel frattempo, nel corso degli ultimi 2-3 anni, avevano cambiato colore politico, che avevano tutti i titoli e i tempi per poter modificare quei progetti rendendoli maggiormente virtuosi. Allora non si capiva la ratio di questo intervento, né dal punto di vista tecnico, ma nemmeno dal punto di vista politico. Per questo abbiamo cercato di emendarlo, insieme devo dire a tanti colleghi di tutti i gruppi; e per questa ragione, vista l'impossibilità di vedere accolti quegli emendamenti per via del ricorso alla fiducia, abbiamo presentato questo ordine del giorno, che chiede al Governo di intervenire salvaguardando le convenzioni che sono state stipulate, ma salvaguardando anche quei comuni che entro la fine di quest'anno solare, entro il 31 dicembre 2018, siano in grado di presentare dei progetti in fase definitiva, in modo da poter salvare quelle risorse e dare risposte ai cittadini di quei comuni: perché noi non accettiamo la logica per cui si debba giustamente sbloccare l'avanzo di amministrazione per gli 8 mila comuni d'Italia - cosa che ci vede naturalmente favorevoli e che da sempre chiediamo - come alternativa rispetto al finanziamento di un bando periferie, quindi gli interventi su quei capoluoghi.

È di tutta evidenza che nelle ultime ore c'è stato un dialogo tra la situazione dei comuni e il Governo, con un impegno che il Governo ha preso a trovare queste risorse, pari a 1 miliardo e 600 milioni, per coprire tutte le convenzioni in essere. Se davvero questo impegno è sincero, immagino che tanto il Governo non avrà problemi a dare parere positivo a questo ordine del giorno, quanto ovviamente la maggioranza a votarlo, a sostenerlo compattamente, se dovesse essere messo ai voti.

Approfitto - 30 secondi, Presidente - per dire che uno degli altri temi che riguardano le nostre realtà urbane è quello della Bolkestein per quanto riguarda gli ambulanti, gli operatori dei mercati scoperti. Anche qui, c'è stata più di una dichiarazione da parte degli esponenti del Governo e della maggioranza di voler mettere mano finalmente all'esclusione degli ambulanti dalla direttiva Bolkestein. Ci aspettiamo anche qui un comportamento conseguente da parte del Governo e della maggioranza, che venga accolto questo ordine del giorno che va in questa direzione presentato dal gruppo Fratelli d'Italia, e che quindi si faccia un passo avanti. Ci saremmo aspettati un voto favorevole sugli emendamenti, non è stato possibile; ci aspettiamo almeno che si dia corso a questo impegno attraverso un accoglimento di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Padoan ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/71.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Presidente, l'ordine del giorno, che presentiamo insieme ad alcuni colleghi, è volto a reintegrare le risorse sottratte alle periferie: una decisione estremamente grave, estremamente dannosa in sé e per le conseguenze che emana in termini di messaggio che il Governo e la maggioranza danno con questa decisione. Dal punto di vista procedurale, forse non dovrei ricordare quello che è successo: impegni precedentemente presi sono stati cancellati e sono stati tradotti nel migliore dei casi in generici impegni futuri che il Governo intende prendere in termini di risorse da destinare alle periferie; quindi stiamo scambiando qualcosa di certo con qualcosa di incerto e di opinabile; è qualcosa che, quindi, mina la fiducia con cui si deve poter guardare agli eventi che ci aspettano nelle prossime settimane. Mi chiedo se questo metodo di lavoro sarà il metodo di lavoro in cui verrà presentata e discussa la legge di bilancio: sarebbe un grave errore, perché si aggiungerebbe all'incertezza che già molte scelte di questo Governo hanno prodotto al Paese, con conseguenze tangibili in termini di risorse buttate al vento.

La seconda ragione per cui siamo fortemente contrari, e quindi richiediamo l'integrazione delle risorse, ha a che fare con una visione di fondo sullo sviluppo futuro. Noi riteniamo che la crescita debba essere sostenuta, ma debba essere anche sostenibile, e le città sono i luoghi nei quali questa partita fondamentale si gioca e si può vincere o si può perdere. Si può vincere se le periferie sono integrate nel processo di sviluppo, se si permette loro di diventare luoghi nei quali le parti sociali più deboli trovano il modo di raccordarsi con le fonti di crescita più dinamiche. Quindi danneggiare le periferie significa aumentare le ferite all'interno delle città, indebolirle come meccanismi di crescita, e soprattutto disattendere le speranze che molti cittadini avevano riposto in chi nella maggioranza prometteva più equità sociale. Qui si sta proponendo esattamente il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Boschi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/79.

MARIA ELENA BOSCHI (PD). Presidente, ogni anno nel nostro Paese purtroppo diminuisce il tasso di natalità, e contestualmente aumenta l'invecchiamento della nostra popolazione. Per questo pensiamo sia importante confermare e consolidare delle misure a sostegno della natalità nel nostro Paese, misure però che, al tempo stesso, possano consentire agli uomini e alle donne di vivere la genitorialità come una libera scelta, senza che questo comporti necessariamente un sacrificio della propria attività lavorativa, delle proprie ambizioni professionali.

Nell'ambito delle tante misure messe in campo in questi anni dai Governi del Partito Democratico a sostegno della natalità (molte altre misure ovviamente potranno essere aggiunte, io mi auguro possano essere in qualche modo sommate a quelle già esistenti, proprio per sostenere la natalità, le nascite), quelle che riguardano la conciliazione dei tempi di vita-lavoro si sono rivelate le più efficaci. In modo particolare, una misura introdotta in via sperimentale, e poi finanziata costantemente in questi anni dai Governi Renzi e Gentiloni, ha funzionato particolarmente in Italia dopo altre esperienze positive in altri Paesi europei: mi riferisco al congedo obbligatorio di paternità per i lavoratori dipendenti, che oggi è previsto per quattro giorni, più uno facoltativo alternativo rispetto al congedo della madre. Questa misura arriverà a scadenza il 31 dicembre di quest'anno; il Partito Democratico ha presentato un emendamento in Commissione, poi riproposto per l'Aula, per prorogare questa misura, almeno nella forma attualmente esistente. L'emendamento è stato respinto, quindi è stato bocciato dal Governo e dalla maggioranza.

Io mi auguro però che il Governo, così come chiede l'ordine del giorno firmato insieme ad altri colleghi, possa rimediare a questo errore nel primo provvedimento legislativo utile, anticipando comunque l'intenzione del Partito Democratico poi in sede di bilancio di chiedere che questa misura da sperimentale diventi strutturale, e che possa essere estesa almeno a dieci giorni rispetto ai cinque attuali. Tuttavia in questo veicolo normativo, trattandosi appunto di “milleproroghe”, almeno la proroga dell'esistente sarebbe stata un segnale importante anche per dare una prospettiva nei prossimi anni a questa misura.

Consentire anche agli uomini il congedo nei primi cinque mesi di vita dei figli, e addirittura renderlo obbligatorio per alcuni giorni, è sicuramente uno strumento utile, non soltanto per garantire piena parità di opportunità tra lavoratori e lavoratrici (ovviamente nell'ambito dei primi mesi di vita dei figli), e per evitare quindi che la cura dei figli sia considerata esclusivamente appannaggio delle donne: serve anche a favorire in qualche modo una maggior consapevolezza dell'importanza del lavoro di cura, dell'esperienza preziosa dell'accudimento dei propri figli anche per gli uomini, e segna un passo in avanti importante da un punto di vista culturale per la nostra società, oltre che ovviamente in tema di diritto del lavoro, garantire una maggior uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici.

Per questo chiediamo che il Governo non lasci cadere nel vuoto la richiesta del Partito Democratico, e si impegni formalmente in quest'Aula; augurandoci poi che, a differenza del passato, rispetti gli ordini del giorno e gli impegni assunti e non tradisca le aspettative, come avvenuto, per quanto riguarda il terremoto, con il decreto-legge terremoto, che non ha avuto, poi, riscontro in questa sede rispetto agli impegni del Governo, e che quindi possa essere un ordine del giorno che non è meramente scritto sull'acqua, ma che sia davvero un impegno sentito, condiviso e poi reso concreto dal Governo e dalla maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Fornaro ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Fassina n. 9/1117-A/135, di cui è cofirmatario.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il nostro gruppo ha presentato tre ordini del giorno. Uno è stato illustrato dalla collega Rostan poc'anzi e io illustrerò il n. 9/1117-A/135, che è dedicato alla seconda questione, oltre a quella dei vaccini e poi relativamente alle problematiche degli insegnanti, incentrato sull'articolo 13, che, ricordo, è stato introdotto durante l'esame al Senato e interviene sulle modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il finanziamento degli investimenti e per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, meglio noto come Fondo periferie. Lo ha già detto in maniera molto chiara il collega Fassina durante la discussione sulle linee generali sul provvedimento: la decisione del Governo non convince noi, così come non ha convinto i comuni, perché interviene a gamba tesa su questa questione e, soprattutto, perché, in qualche modo, si lede un principio, noi riteniamo, fondamentale, che è quello fiduciario tra l'amministrazione statale e gli enti locali, perché, ricordo, di fatto vengono spalmati negli anni, e quindi differito il finanziamento fino al 2020, gli interventi che erano già stati oggetto di un contratto tra i comuni e lo Stato centrale, e poi, ovviamente, a ricaduta, tra i comuni e i soggetti attuatori.

Il risultato finale, poi, di questa operazione - questa la giustificazione, che non ci convince, peraltro, del Governo - era quello che, in realtà, si liberavano avanzi di amministrazione di esercizi precedenti, in ottemperanza a quanto stabilito dalla sentenza della Corte. Noi sottolineiamo con forza un tema di disequilibrio; cioè, in buona sostanza, larga parte, circa l'80 per cento, degli avanzi di amministrazione riguardano comuni del centro-nord, e, conseguentemente, di fatto, attraverso l'inserimento di questa norma, si attua una sorta di redistribuzione territoriale al contrario, ovvero di fatto - ricordo che stiamo parlando di periferie - si andrà a intervenire più sul Nord e, invece, si lasceranno indietro realtà importanti delle regioni meridionali, che necessiterebbero, in molti casi ancor di più, di questo intervento.

C'è un altro aspetto che ci interessa sottolineare, anche perché nel dispositivo noi chiediamo che il Governo già con la prossima legge di bilancio inserisca interventi atti a implementare la bassa capacità di spesa attualmente registrata da parte degli enti locali e territoriali e a stanziare le conseguenti risorse. Ci interessa perché nella legge di bilancio credo dovremmo ritornare su una questione, che è quella dell'effetto moltiplicatore di investimenti pubblici degli enti locali. Gli enti locali sono quelli che hanno pagato di più in questi anni le politiche di austerità del bilancio dello Stato; più, ad esempio, degli enti centrali, della spesa centrale dello Stato, dei ministeri, e crediamo che su questo ci possa e ci debba essere un'inversione di tendenza, proprio nella logica di avere un effetto moltiplicatore.

E, in ultimo, vorrei osservare che gli interventi che verranno dilazionati, e quindi in molti casi non verranno più fatti, riguardavano interventi nel settore dell'edilizia residenziale pubblica, su cui per anni e per troppo tempo ci si è quasi dimenticati, e che, invece, oggi fanno segnare una problematicità molto forte. Detto anche qui in altri termini, non bastano le ordinanze di sgombero degli edifici occupati; occorre avviare una vera politica sulla residenza pubblica.

Questo poteva essere un primo passaggio, e quindi auspichiamo che, anche in conformità a quanto annunciato dal Presidente Conte, il Governo possa dare parere favorevole all'ordine del giorno n. 9/1117-A/135, a prima firma Fassina e sottoscritto da tutti i deputati e le deputate del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Salutiamo la delegazione del Movimento internazionale degli studenti cattolici, JEC/IYCS, che è presente in tribuna, ringraziandoli per la loro visita alla Camera dei deputati (Applausi).

Il collega Deidda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/8.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno non è frutto di ostruzionismo, ma vuole ammettere e modificare un errore che è stato compiuto nel febbraio scorso, quando è stato varato il nuovo codice della nautica. Infatti, immettendo una sola parola, questo nuovo codice ha praticamente reso obbligatoria la patente nautica per un solo tipo di motore di una sola marca. Infatti, si è giustificato questo con la maggiore sicurezza; peccato che fuori dall'obbligo della patente siano rimaste marche e motori molto più potenti di questo, di tutte le altre marche. Questo motore è il più diffuso, va dal Veneto alla Sicilia, si tratta di possessori hobbisti, si tratta anche dei noleggiatori; si tratta, comunque, di negozianti italiani che si sono visti le proteste degli utenti, si sono visti recapitare indietro la richiesta di risarcimento da parte di molti utenti che non possono più utilizzare questo motore dall'oggi al domani.

Il Ministero, prima ancora che si formasse il Governo, era d'accordo per ritornare indietro, aveva previsto una deroga di almeno tre anni; e invece, oggi, vediamo che questa deroga viene fatta solamente fino al gennaio 2019, un tempo non necessario, troppo stretto per permettere ai possessori o di prendersi la patente nautica o di rivendersi il motore. A molti è sembrato che quella modifica di quel codice della nautica sia stata una manovra, dicono loro, di lobby, cioè mettere fuorilegge un solo motore di una marca è un'ingiustizia. C'è stato qualcuno che è già stato multato, e parlo del Veneto. Noi abbiamo presentato una proposta di legge, abbiamo presentato un'interrogazione: chiediamo una proroga di tre anni almeno e poi dare tempo al Governo di modificare e rendere più accessibile la patente nautica. Oggi la patente nautica è troppo costosa, è troppo complicata, e bisogna dimostrare che la nautica non è solo un'attività per ricchi, ma è anche fatta da persone umili, da persone povere, che amano il mare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Orlando ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/46.

ANDREA ORLANDO (PD). Signor Presidente, va dato atto al Governo di esercitare nell'ambito della giustizia un'azione omogenea e continua, nel senso che, dopo avere rinviato i processi a Bari, ha deciso di rinviare l'attuazione della disciplina sulle intercettazioni, l'attuazione della disciplina sulle videoconferenze, di affondare la riforma del penitenziario, annunciando che ne farà un'altra. In questo, diciamo, c'è una coerenza e un'omogeneità dell'azione di Governo. Per argomentare il perché del rinvio della disciplina sulle intercettazioni sono stati usati tre argomenti, due non veri e uno che non prova nulla, se non il contrario. Quelli non veri è che si trattava di una normativa che introduceva un bavaglio, parola spesso utilizzata a sproposito; non vera perché non solo non c'è nuova sanzione verso i giornalisti, ma, addirittura, contraria al vero, perché, per la prima volta, con la riforma si introduce la pubblicabilità delle ordinanze.

Si diceva che si limitavano le intercettazioni come strumento di indagine; cosa non solo non vera, perché non c'è nessuna limitazione, ma, anche in questo caso, contraria al vero, perché si introduce un ampliamento e una facilitazione della disciplina per utilizzare le intercettazioni per il contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione. Quando uno vuole sapere che cos'è una legge bavaglio e che cos'è una legge che impedisce le intercettazioni si deve rivolgere alla Lega, che ne aveva scritta una con Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che colpiva esattamente in questa direzione. L'argomento che non prova è quello secondo il quale questa riforma non accontentava nessuno. In parte non è vero, perché, all'indomani della consultazione, che avevamo fatto per definire questa riforma, in verità, sia l'Avvocatura che l'Associazione nazionale magistrati avevano dato un parere tendenzialmente positivo, una cosa abbastanza difficile da conseguire su una materia così spinosa e delicata.

In verità, la posizione di questi interlocutori è cambiata poi, per alcuni fatti che è bene che il Parlamento valuti. Per la prima volta, nella storia della interlocuzione tra Governo e magistratura associata, si è creata una nuova entità: alcune grandi procure hanno scritto una lettera che sostanzialmente si dissociava dall'ANM, che ha poi cambiato posizione. L'Avvocatura è stata in qualche modo sollecitata dalla posizione delle camere penali all'interno dell'avvocatura.

Ora io, però, invito tutti i colleghi a riflettere su che cosa significherebbe una riforma che accontenta tutti i soggetti, che in qualche modo sono destinatari dell'intervento stesso. Avrei forti sospetti su una riforma che ha questo tipo di segno.

Ma il punto fondamentale che voglio qui porre, per indicare il senso del nostro intervento, è questo. Far saltare questa riforma non porterà a un equilibro più avanzato Questa riforma interviene unicamente nella direzione in cui si può intervenire, se non si vogliono sacrificare le indagini e l'informazione, cioè responsabilizzare le procure e impedire che si facciano fotocopie delle intercettazioni non rilevanti dal punto di vista penale e che riguardano persone che non sono coinvolte nel procedimento. Questo tipo di scelta è una scelta che si scontrerà inevitabilmente con resistenze corporative.

Ora io ho sentito dire ai colleghi della Lega in questi giorni, a sproposito, che la magistratura in Italia non è responsabile di ciò che fa. Lo è dal punto di vista disciplinare e noi abbiamo modificato la responsabilità civile dei magistrati. Ma se davvero hanno a cuore questo argomento, allora mi chiedo che cosa c'è di più irresponsabile di un processo, che si imbastisce a prescindere dall'andamento che si realizza nelle aule, cioè un processo che si fa sui giornali, sulla base della diffusione impropria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) di informazioni che riguardano persone, che spesso non sono neppure coinvolte direttamente dalle indagini.

Allora, se davvero tutti abbiamo a cuore la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nel processo, far saltare questa riforma è un modo invece per incentivare l'irresponsabilità del sistema. E io credo che è un lusso che, dopo tanti anni che si discute di questo argomento senza arrivare a un punto fermo, sarebbe davvero un errore capitale compierlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Librandi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/43.

GIANFRANCO LIBRANDI (PD). Grazie Presidente. Signori del Governo, onorevoli colleghi, nel corso di questo dibattito, molti colleghi hanno sottolineato ed evidenziato una serie di problematiche gravi e preoccupanti, che rendono questo “milleproroghe” inaccettabile. Il tema dell'autocertificazione dei vaccini, per esempio, o il blocco dei contributi per attuare il piano di recupero delle periferie, attivato dal Governo Renzi e confermato dal Governo Gentiloni.

Con questo ordine del giorno voglio, però, segnalarvi un tema legato alla cultura, alla cultura musicale. In particolare, nel decreto “milleproroghe”, al comma 1 dell'articolo 7, viene estesa ai giovani, che compiono diciotto anni nel corso del 2018, l'assegnazione della cosiddetta card cultura, introdotta dalla legge di stabilità 2016. Ricordiamo che la carta, destinata ai giovani, sia italiani che di altri Stati membri, residenti nel territorio nazionale che compivano diciotto anni nel 2016, è stata realizzata in forma di applicazione informatica e cioè utilizzabile tramite accesso a Internet e prevede l'erogazione di buoni spesa elettronici, del valore complessivo di 500 euro, per l'acquisto di biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche e spettacoli dal vivo, libri, titoli di accesso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali.

Con la legge di bilancio 2017, al primo periodo del comma 626, la card veniva estesa anche a coloro che compivano diciotto anni nel 2017, oltre al resto, estendendo la possibilità di utilizzare la stessa anche per acquisto di musica registrata, corsi di musica, di teatro o di lingua straniera.

Il decreto oggetto di esame interviene proprio su questo primo periodo del comma 626, prevedendo la proroga dell'assegnazione anche ai giovani che diventeranno maggiorenni nel 2018. Tale proroga, però, non riguarda il secondo periodo del comma 626 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2017, che concedeva agli studenti iscritti ai licei musicali ed ai conservatori di musica un contributo una tantum, pari al 65 per cento del prezzo finale, per un massimo di 2.500 euro per l'acquisto di uno strumento musicale nuovo.

Considero questo mancato rinnovo del bonus molto negativo e chiedo per ciò che il Governo si impegni a riattivarlo almeno per il 2019. La cultura, anche quella musicale, è fondamentale per ogni Paese. Solo con la cultura in tutte le sue forme possiamo migliorarci e risolvere tanti problemi che assillano il nostro Paese, perfino quello che riguarda l'integrazione dei migranti. Dobbiamo essere in grado di trasferire, con la cultura e la conoscenza, parole ed insegnamenti che possano stimolare nei migranti, nelle loro menti, il desiderio e la volontà di rimanere o ritornare nei loro Paesi, di creare là, dove non esistono condizioni di democrazia, situazioni economiche profittevoli, con conseguenti condizioni di vita accettabili.

In un Paese che investe sulla cultura si ottiene più lavoro, si combattono le malattie, si creano le condizioni per una pace duratura e per un vivere tollerante. I fondi per la cultura, non solo non devono essere ridotti, ma devono essere aumentati e devono caratterizzare il nostro vivere futuro, rifiutando di prendere in considerazione i modelli tipo Orban e riflettendo attentamente sul futuro della democrazia, per non fare errori che ci costerebbero molto cari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole D'Alessandro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/121.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie Presidente. Io credo che ognuno di noi abbia la possibilità, in questi pochi minuti, di denunciare in quest'Aula la traduzione di ciò che è accaduto con questo decreto. Si tratta di uno scippo straordinario ai danni dei cittadini, perpetuato ai danni dei cittadini, quelli che avevano e hanno maggiore bisogno, quelli che vivono ai lati della città, non nella città, quelli che sono tendenzialmente esclusi e sono i cittadini delle periferie.

La periferia è ovunque e soprattutto periferia è dove c'è esclusione, dove c'è disagio sociale, dove ci sono problematiche legate alla casa. Il Governo che vi ha preceduto, il Partito Democratico che ha governato questo Paese, di cui io sono orgoglioso, è stato e sono stati i Governi che più nella storia di questo Paese hanno messo la più parte importante di risorse pubbliche proprio per le periferie di questo Paese. Mai, prima d'ora, è accaduto che una così grande e ingente quantità di risorse finanziarie fosse distribuita in tutto il Paese. Anche nella mia regione! È accaduto anche nella mia regione. E allora è straordinario come i parlamentari della mia regione, che oggi siedono in maggioranza e che andavano a manifestare nelle varie periferie delle varie città, siano i primi silenti responsabili degli scippi ai danni dei propri cittadini.

Andiamo in ordine. A Chieti avete levato i fondi per piazza San Giustino, per la riqualificazione urbana di via Ferri, per il piazzale Falcone e Borsellino, dove lì c'è una scala mobile che nel 2019 conclude la sua vita.

A Pescara, una città complicata nei quartieri, avete levato i soldi a contrada Zanni per la riqualificazione, a contrada Fontanelle, a San Donato, a Villa del fuoco, a Borgo Marino Sud, tutti interventi che riguardavano riqualificazione urbana e interventi sull'edilizia popolare, con le ATER, lì in Abruzzo, per progetti straordinari, per esempio, a Pescara, per immaginare proprio delle case per i disabili.

A Teramo sul vecchio stadio avete levato i soldi per la riqualificazione dell'area del vecchio stadio, per gli interventi di edilizia popolare in via Piave, per l'arretramento della stazione ferroviaria, per le piste ciclopedonali che avrebbero connesso e collegato parti della città a L'Aquila, la città che difende ogni giorno la mia collega Pezzopane insieme a me. A L'Aquila avete eliminato l'intervento che collega, attraverso le piste ciclabili, le scuole, avete eliminato la possibilità di ristrutturare dieci scuole dismesse per realizzare centri sociali, avete eliminato la possibilità di riqualificazione urbana del complesso ERP di San Gregorio, avete levato la possibilità di riutilizzare alcuni edifici dismessi del progetto case. Vedete, vi faccio qualche nome di zone dell'Aquila, Torretta, Gignano, Sant'Elia, San Sisto, Compito, San Marco di Preturo, Menzano, Tempera, sono tutte aree che voi avete conosciuto, e, concludo, Presidente, purtroppo, durante i giorni del terremoto. Quelle aree lì riempivano le pagine dei giornali perché lì c'è stato dolore; noi avevamo messo i fondi in quelle aree lì. Il risultato è che il Governo del cambiamento si è trasformato nel Governo della rapina; avete levato i soldi agli abruzzesi avete levato i soldi ai cittadini delle periferie italiane. Non basta un intervento generico, una dichiarazione di impegno, questi cittadini aspettavano un intervento concreto e in Italia questi cittadini sono 19 milioni che aspettavano interventi nelle loro realtà e nelle loro città. Purtroppo il Governo del cambiamento ha tradito, concludo Presidente, proprio la parte di popolazione che più si è fidata di voi, perché soprattutto lì avete ottenuto il consenso e soprattutto lì avete consumato il tradimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Carla Cantone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/73.

CARLA CANTONE (PD). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno, che è già stato oggetto di emendamento respinto nella Commissione bilancio la settimana scorsa, lo presentiamo perché ha tre obiettivi fondamentali. Il primo è l'utilità, perché la sperimentazione prevista dall'articolo 25 del decreto legislativo del 15 giugno 2015 ha dato importanti risultati, se vogliamo essere sinceri fra noi, malgrado le vagonate di inesattezze che vengono raccontate al Paese; utilità perché concertare condizioni di vita e condizioni di lavoro è un modello di partecipazione che si chiama democrazia reale, e non certo platonica. La seconda; opportunità, perché chi ha conosciuto e conosce il mondo produttivo, la realtà del lavoro sa bene che conciliazione e condivisione rendono più agevole e serena la vita delle persone che è già sufficientemente complicata sia dal punto di vista personale che professionale e familiare, specialmente per le donne. Se c'è serenità nel lavoro e rispetto dalla professionalità c'è anche serenità con le persone che condividono la tua vita privata. La terza; di rilevante necessità sia per le imprese, per chi è responsabile della produzione, e per lavoratrici e lavoratori, quindi, sia fra chi rappresenta il lavoro e chi lo produce manualmente, tecnicamente, intellettualmente.

Non è un ordine del giorno ideologico, ma un ordine del giorno che promuove e sostiene capacità di confronto, di discussione e di ricerca di una soluzione di conciliazione che deve produrre il superamento di eventuali divisioni e il superamento o, comunque, l'accantonamento di possibili conflitti.

Il mondo del lavoro ha bisogno di accordi e non di conflitto e se ve lo dico io, che ho qualche esperienza in merito sia di accordi che di conflitto, per la mia vita passata, fareste bene a non sottovalutare questi argomenti e i ragionamenti che vi ho proposto. Per evitare divisioni e conflitti c'è un modo intelligente e moderno: incentivare la contrattazione di secondo livello, una contrattazione vicino al luogo dove si produce, una contrattazione che promuove la conciliazione e l'accordo condivisi e, infine, una conciliazione che, a sua volta, favorisce democrazia e responsabilità. Questo ordine del giorno non è un'impuntatura del Partito Democratico solo per difendere le scelte del Governo passato, è un ordine del giorno che ripropone nel merito ciò che avviene in tutti i Paesi d'Europa, quelli civili, dove ci si confronta, perché la contrattazione e il negoziato sono strumenti di democrazia economica, di democrazia nel lavoro, di democrazia della rappresentanza sociale. Questi argomenti dovrebbero interessare a tutto il Parlamento e a tutte le forze politiche e non solo al Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Butti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Foti n. 9/1117-A/10, di cui è cofirmatario.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, come lei sa, Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia ha condotto una battaglia molto costruttiva e dignitosa per questo «milleproroghe», presentando anche una serie di emendamenti, pochi peraltro, ma estremamente qualificati e qualificanti sia per i proponenti e per come sono stati illustrati alle Commissioni, sia anche per il contenuto, però sono stati emendamenti che non hanno avuto una straordinaria fortuna. Potremmo dire che forse è mancata la fortuna, ma non il valore e il senso di quegli emendamenti. Uno di questi era dedicato alla cedolare secca, perché noi siamo preoccupati – puntualmente e diligentemente l'abbiamo anche scritto nell'ordine del giorno che ora vado ad illustrare – siamo preoccupati perché nel 2019 scadrà il periodo di applicazione dell'aliquota del 10 per cento della cedolare secca sugli affitti applicabile ai contratti di locazione a canone agevolato. Quindi, ai colleghi non sfugge, per la loro sensibilità, l'importanza anche di natura sociale degli emendamenti presentati in Commissione e certamente di questo ordine del giorno che noi abbiamo presentato, ma quegli emendamenti sulla cedolare secca li abbiamo presentati non solo perché fermamente convinti del loro significato, ma anche perché abbiamo forse eccessivamente confidato nella semantica, perché lei sa, Presidente, che la cedolare secca è anche definita flat tax e, considerando la sensibilità dei colleghi o, almeno di parte dei colleghi, della maggioranza di Governo, noi confidavamo sull'accoglimento di quegli emendamenti e, ovviamente, sull'accoglimento di questo ordine del giorno. Ahimè, per il momento, per quanto riguarda gli emendamenti così non è stato, ma, ripeto, confidiamo, per quanto riguarda invece l'ordine del giorno, perché quello della cedolare secca è un regime agevolato, un regime fiscale agevolato che peraltro conviene a tutti: conviene al locatore, conviene al locatario e, soprattutto, serve anche per l'emersione del cosiddetto «nero», cioè è uno strumento estremamente importante, e i dati di Confedilizia lo confermano, anche nella lotta all'evasione fiscale, ma siamo talmente convinti della bontà di questa proposta che impegniamo il Governo a valutare la possibilità di prorogare per gli anni dal 2014 al 2021 la riduzione al 10 per cento dell'aliquota dalla cedolare secca per contratti a canone concordato; non ci limitiamo a questo, ma chiediamo che vi sia un'estensione a tutti i comuni del territorio e anche ad alcune categorie catastali che non sono fino a questo momento ricomprese. E siamo talmente fiduciosi dell'accoglimento da parte del Governo di questo ordine del giorno che citiamo anche, dalla rassegna stampa, un articolo su un importante quotidiano economico apparso ieri dove, per bocca del prestigioso e illustre sottosegretario Bitonci, si dà l'ok alla cedolare secca sui negozi e lo si farà, così almeno dice questo articolo, in un pacchetto fiscale che verrà inserito nel disegno di legge di bilancio. Quindi, noi confidiamo, signor Presidente, nell'accoglimento totale di questo ordine del giorno perché, al contrario, ci sarebbe una contraddizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/13.

ROBERTO GIACHETTI (PD). La ringrazio, Presidente. Io sono qui ad illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/13 che riguarda la questione dei tagli ai finanziamenti per le periferie e, in particolare, il venir meno, nel caso in cui ci fosse questo taglio, del progetto di “Realizzazione dell'Auditorium del Mare in Centr@le”. Però, lei mi consentirà, signor Presidente, nella premessa di utilizzare anche la possibilità di dare una risposta, che credo sia doverosa oltre che dalla parte politica del mio gruppo anche mia personale, all'onorevole Occhiuto, che pone una domanda all'opposizione e, sebbene non sia in Aula, sicuramente qualcuno potrà fargli sapere, se è interessato, qual è la mia ragione. La ragione per la quale io ritengo che questa sia un'occasione nella quale noi abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di condurre un'iniziativa politica e parlamentare, perché qui dentro siamo in Parlamento, fino alla fine, fino a che è possibile, perché quest'Aula, insieme all'altra Aula che è quella che abbiamo a poche centinaia di metri da qui, si chiama Parlamento e se c'è una ragione per la quale qui dentro si parla è anche perché io sono indisponibile a pensare che qualunque cosa si dica, tanto più di questi tempi, sia del tutto irrilevante rispetto a quello che può accadere.

So perfettamente che il provvedimento è stato approvato e che siamo nella fase di discussione degli ordini del giorno. Io penso che il tempo che è davanti a noi potrebbe essere un tempo che potrebbe portare magari il Senato a cambiare ancora una volta questo decreto e, d'altra parte, la parte che mi interessa e della quale voglio parlare è stata cambiata già tre volte in Commissione. Pertanto, nulla vieta che possa cambiare anche al Senato e io personalmente mi batterei, nel mio gruppo, affinché, se ci fosse questo cambiamento al Senato, ci fosse poi la totale collaborazione con la maggioranza per approvarlo definitivamente alla Camera.

A cosa mi riferisco, signor Presidente? Prima che alle periferie, la ragione per la quale io mi sento di contribuire a una battaglia così esasperata, dal punto di vista parlamentare, è la norma sui vaccini. Io penso, signor Presidente, che quanto la maggioranza si sta assumendo in questo momento riguardo al tema dei vaccini sia una cosa di una gravità inaudita. Temo e mi auguro che non sia così, perché spesso e volentieri il richiamo alla responsabilità avviene soltanto nel momento in cui accadono delle cose drammatiche nel Paese e, probabilmente, ci si rende conto di quanto si è stati superficiali nel sottovalutare la gravità di quello che stiamo tenendo in mano. Penso, signor Presidente, che probabilmente sarebbe molto importante se molti di noi e molti di coloro sono nella maggioranza… io apprezzo il fatto che nel MoVimento 5 Stelle c'è qualcuno che ha palesemente sollevato non solo dubbi ma contrarietà rispetto a questa norma e che ci ha - come si dice - messo la faccia. Però, io penso, Presidente, che noi dovremmo porci il problema molto serio, nel momento in cui assumiamo una decisione di questo genere, di provare a immaginare cosa siamo in grado di rispondere a dei genitori che ci pongono il problema che, per una norma che noi stiamo facendo, bene che vada saranno costretti a non mandare i loro bambini a scuola e male che vada rischiano che nell'andare a scuola questi bambini incorrano in conseguenze difficilissime.

Lo dico, signor Presidente, per essere molto chiaro, perché non è difficile parlare con genitori che si trovano in questa condizione.

Mi lasci dire - e non intendo fare nomi - che è facilissimo anche parlare con genitori che in quest'Aula si trovano in questa condizione, guardarli in faccia e spiegargli che stiamo facendo una norma che con l'autocertificazione purtroppo non dà alcuna garanzia. I controlli che stanno facendo i NAS in questi giorni, signor Presidente, sono controlli che stanno mettendo in evidenza decine di casi nei quali le autocertificazioni sono false. Se un genitore di questi bambini immunodepressi e che non possono andare a scuola se non c'è la garanzia delle vaccinazioni - e ho concluso, Presidente - si fida, tuttavia, di un'autocertificazione e manda il bambino a scuola e poi si scopre che quell'autocertificazione è falsa, proviamo a immaginare che cosa può accadere? Colleghi, pensate a quello che sta accadendo in queste ore - e ho finito, Presidente - in Lombardia. Pensate al panico e all'insicurezza che si sta diffondendo in una regione perché ci sono stati 150 casi di legionella che stanno colpendo proprio le persone che sono più deboli, che sono più in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Qual è la reazione che abbiamo di fronte a noi? Quello che si può scatenare - e ho concluso - con i vaccini - e ovviamente le due cose sono completamente diverse - è qualcosa di molto peggiore e drammatico e che, guarda caso, va a colpire sempre le persone più deboli. C'è qualcuno che dichiara di difendere i diritti dei più deboli…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). …che si voglia porre questo problema - ho concluso, Presidente - e magari utilizzare il tempo, da qui al suo arrivo al Senato, per cambiare il decreto su questo punto al Senato? Ecco perché, onorevole Occhiuto, anche se si avvicina il fine settimana qui dentro a tentare di convincere il Governo ci starò fino all'ultimo momento…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (PD). …perché, come ha detto Borghi, ci sono valori e ideali da difendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Gribaudo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/122.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, anch'io intervengo per illustrare un ordine del giorno su uno dei temi che è già stato toccato da molti interventi che mi hanno preceduto, cioè il tema dei soldi alle periferie, delle risorse che erano state stanziate da un bando importante del nostro Governo. In questo ordine del giorno io chiedo una cosa molto semplice, cioè che venga rispettato quel patto. La chiedo perché quelle risorse sono risorse particolarmente importanti per quelle zone che hanno bisogno di investimenti per essere rigenerate e riqualificate. È già stato detto ma ricordo che in questi fondi ci sono risorse per scuole da recuperare, per piazze che devono poter tornare ad essere più fruibili per i cittadini, per tutti i cittadini, ma soprattutto ci sono quartieri che finalmente avrebbero ricevuto l'attenzione che aspettavano e che meritavano. Penso, in modo particolare, alla mia città, alla città di Cuneo, che è il capoluogo della mia provincia, nella quale quei progetti che erano stati finanziati avrebbero davvero migliorato la qualità di alcuni quartieri importanti, quartieri popolari e molto vissuti che meritano attenzione e che aspettavano questi progetti, che erano già stati concertati con i comitati di quartiere e con l'amministrazione stessa. Penso alla trasformazione, finalmente, di Piazza d'Armi in un grande parco urbano, un progetto di cui si discuteva da tempo ma sappiamo che era sempre difficile da realizzare perché le risorse da reperire erano molto importanti e questo bando, queste risorse e questa convenzione erano fondamentali per proseguire un grande sviluppo di recupero che la città ha compiuto in questi anni. Lo dico perché le risorse che sono state stanziate non solo hanno generato nella città maggiore attenzione anche da parte dei privati, ma il comune stesso aveva deciso di aggiungere delle risorse per migliorare ulteriormente la qualità degli interventi. E non solo: aggiungo che già 200 mila euro delle risorse che erano state stanziate il comune li aveva investiti proprio nella fase preliminare di progetto. Come nella mia città questo avviene - e l'abbiamo sentito - in altre città d'Italia e questo significa che con la vostra scelta, con una scelta che io definisco irresponsabile, voi state mettendo a rischio la programmazione economica e di sviluppo delle città e del nostro Paese.

Il Presidente del Consiglio ha incontrato l'ANCI e si è fatto carico di alcune promesse. Sinceramente, però, io non riesco a capire per quale motivo avete rinviato forse ad un altro decreto qualcosa che evidentemente si poteva e - dico - si doveva affrontare in questa sede, già oggi. Probabilmente lo si poteva fare, evitando una fiducia illegittima e proseguire la discussione in Aula come il Partito Democratico ha chiesto più volte in maniera saggia e intelligente di fare e di affrontare. Io non vi capisco ma confesso di essere anche felice di non capirvi perché questa nuova grammatica istituzionale che state utilizzando per sfasciare tutto quello che di buono era stato costruito, e non solo, non appartiene né alla mia cultura politica né a quella del Partito Democratico. Per questo non cerco di capire ma vi chiedo almeno di rispettare impegni presi, proprio perché gli impegni vanno onorati, perché ci sono comuni che aspettano e non ve lo chiediamo noi che parliamo da qui ma ve lo chiedono i cittadini dei quartieri e delle periferie che aspettano da tempo risposte. Quindi, poiché la discussione parlamentare è già stata quanto meno mortificata, invito almeno a riflettere affinché almeno gli ordini del giorno vengano presi in considerazione per dare un segnale concreto che, anzitutto, il lavoro parlamentare conta e per onorare l'impegno che il Presidente Fico si era preso nella prima seduta in cui aveva detto che il Parlamento sarebbe stato la casa di vetro in cui avremmo discusso e si sarebbe dato spazio ad una discussione vera. Dunque, mi domando, queste promesse dove sono finite? Noi abbiamo l'esigenza di poter tornare sui nostri territori e dire che almeno una parte del lavoro di attenzione posta dai parlamentari del territorio venga rispettato e venga onorato dal Governo presunto del cambiamento: certamente per ora un cambiamento in peggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Occhionero ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Fratoianni n. 9/1117-A/134, di cui è cofirmataria.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente. Illustrerò brevemente il nostro ordine del giorno a prima firma Fratoianni e sottoscritto da tutte le deputate e i deputati di Liberi e Uguali per sottolineare un'altra disattenzione del Governo che ha dichiarato di aver cancellato, per un mero errore di approvazione del Senato, l'articolo 6, comma 3-quinquies, che avrebbe costituito una formula di salvaguardia per tutti i diplomati magistrali nell'anno 2001-2002 e per tutti i docenti che hanno conseguito l'abilitazione entro l'anno scolastico 2017-2018. Tale salvaguardia avrebbe permesso di garantire la continuità scolastica e didattica necessaria soprattutto per una formazione sana ed equilibrata dei nostri studenti che rappresentano il futuro della nostra comunità e avrebbe costituito anche un'organizzazione più organica di tutto il sistema scolastico amministrativo. Ma già, all'indomani dell'approvazione dell'emendamento al Senato, si era creata molta confusione e si era creato anche molto disagio all'interno delle stesse classi di insegnanti che vedevano tale norma in estrema discrasia con quanto già approvato dal Governo in sede di decreto dignità. E difatti è risaputo che le norme del decreto dignità non solo non risolvono l'annoso e spinoso problema dei diplomati magistrali dell'anno 2001-2002 ma rendono la loro posizione ancor più precaria perché vedono concludersi entro il termine del 30 giugno 2012 tutti quei contratti ad oggi in vigore e, quindi, pongono fine definitivamente al sogno di stabilità per molti insegnanti delle nostre scuole. La gestione degli incarichi di supplenze entro il 30 giugno ed entro il 31 agosto sarebbe stata assorbita dalle GAE, le graduatorie ad esaurimento, e tutto questo invece non sarà più consentito da un Governo che rimane sempre più chiuso ed arroccato nella sua grandezza numerica, nella sua cecità politica che non consente di porre fine ad un problema di frammentazione delle procedure di nomina nell'ambito dell'istruzione scolastica. E quindi, signor Presidente, con l'ordine del giorno in esame vorremmo che davvero il Governo si impegnasse ad adottare con urgenza un provvedimento che consenta a tutti i diplomati magistrali dell'anno 2001-2002 e a tutti gli insegnanti che hanno raggiunto l'abilitazione con fatica entro l'anno scolastico 2017-2018 di essere inclusi in una fascia aggiuntiva delle graduatorie ad esaurimento. Quindi, non posso che sperare in un gesto di buonsenso da parte del Governo e nell'accoglimento del nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali)

PRESIDENTE. L'onorevole Serracchiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/77.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie Presidente, illustro un ordine del giorno che interessa al Partito Democratico ma direi che dovrebbe interessare davvero tutta l'Aula. Abbiamo sentito parlare di pensioni molte volte. Con l'ordine del giorno vorremmo che non si parlasse più di pensioni buttando lì numeri a caso come ahimè, purtroppo, è capitato molto spesso ma si affrontasse una questione che nel milleproroghe può trovare e dovrebbe trovare uno spazio chiaro e che riguarda la proroga di uno strumento sperimentale che è in scadenza alla data del 31 dicembre 2018 e che si chiama Ape social. Si tratta di uno strumento che, applicato in precedenza dal giugno del 2017, ha avuto oggettivamente un riscontro molto positivo da parte delle persone tra l'altro non pensionati qualunque - permettetemi questa valutazione di merito - ma le persone più fragili perché tale strumento richiede come requisiti di essere persona in cassa integrazione o con una disoccupazione importante oppure lavoratore dei cosiddetti lavori gravosi. Si tratta quindi di fragilità, di persone in difficoltà cui l'Ape social ha dato una risposta e - ci tengo a sottolinearlo - l'ha data a totale carico dello Stato. Quindi si tratta di uno strumento di inclusione sociale, una risposta positiva che non può non essere prorogata in assenza di strumenti strutturali e di riforme pensionistiche che neppure si vedono all'orizzonte. Apprendiamo che c'è l'intenzione di voler fare la cosiddetta quota 100 a 62 anni: io invito tutti i colleghi parlamentari a cercare di capire che cosa significa. Prima di tutto significa dover andare a ricercare miliardi per le risorse di copertura di tale strumento; significa dare risposte soltanto a uomini e significa dare risposte soltanto a uomini del nord perché i requisiti del quota 100 a 62 anni saranno riconosciuti soltanto a persone che possiedono i requisiti in modo chiaro e che possono accedere alla quota 100.

In assenza comunque di qualunque previsione, noi invitiamo la maggioranza attraverso l'accoglimento dell'impegno dell'ordine del giorno n. 9/1117-A/77, a farsi carico di tale proroga, magari mediante una modifica del testo al Senato, che riteniamo necessaria perché è una risposta che ha già dato un riscontro positivo e di inclusione sociale a migliaia di persone. A novembre 2017 - non ho purtroppo dati più aggiornati - le persone che avevano fatto domanda erano 66.000 e, a quella data, le persone a cui la domanda era stata accolta erano già 46.000. Fate un conto, se il trend è stato lo stesso, stiamo parlando di migliaia di persone. Vi invito, quindi, ad una riflessione: in assenza di qualunque altro intervento che di fatto non è stato ancora messo in campo dal Governo ragionare sulla proroga dell'Ape social ancora per un periodo successivo al dicembre del 2018 è assolutamente doveroso.

Ci tengo anche a sottolineare una cosa che ho appreso da poco da alcune agenzie. Sembrerebbe che il decreto-legge urgenze, il decreto-legge Genova che dovrebbe oggi essere approvato dal Consiglio dei ministri e che dovrebbe contenere proprio previsioni urgenti e importanti e forse anche una previsione e una prima risposta ai pensionati, forse verrà anch'esso rinviato. Mi verrebbe quindi da domandarmi: se già stiamo rinviando le urgenze, che evidentemente urgenze non sono altrimenti non verrebbero rinviate, figurarsi quando si prenderà una posizione qualunque da parte del Governo sul tema delle pensioni che - vi ricordo - è il tema sul quale avete fatto una intera campagna elettorale dicendo che avreste abolito la legge Fornero, anzi che l'avreste superata, ma ancora non state facendo nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ascani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/113.

ANNA ASCANI (PD). Grazie, Presidente. In realtà i temi del mille-proroghe di cui parlare sarebbero molti. Abbiamo già sentito dai colleghi che ci hanno ricordato come all'interno del mille-proroghe ci sia una misura che riguarda la scuola perché al Senato, per la superficialità di questa maggioranza, era stata inserita una norma che riapriva di fatto le graduatorie ad esaurimento e poi qui è stata cancellata, ovviamente senza dare spiegazioni, senza mai aprire una discussione, rifiutando la discussione, rifiutando la discussione in Aula, lasciando nell'incredulità e nell'incertezza centinaia di migliaia di insegnanti.

E poi c'è la questione dei vaccini, che non solo riguarda la salute di tutti i nostri bambini e in particolar modo dei più fragili, dei più deboli; non solo, riguarda il diritto allo studio dei bambini immunodepressi: in questi giorni stiamo leggendo in tutte le testate nazionali che alcuni bambini non possono andare a scuola a causa di politiche miopi, che permettono a chi non fa i vaccini, invece, di frequentare quella scuola e di negare il diritto di altri.

Ma la questione dei vaccini la si può vedere anche dal punto di vista dei dirigenti scolastici, che portano sulle spalle responsabilità enormi, perché oggi è in vigore una legge che voi con questo milleproroghe in parte superate, ma le iscrizioni a scuola sono già avvenute. Quindi quei presidi oggi portano una responsabilità della quale saranno chiamati a rispondere e che noi almeno vi abbiamo chiesto di rivedere, ma anche qui non avete ascoltato.

Però c'è una cosa altrettanto grave, che riguarda la mia regione ed è quella di cui hanno parlato tanti miei colleghi in riferimento a tante altre città: è la questione della cancellazione dei fondi del bando periferie. Una regione che ha meno di un milione di abitanti vedeva arrivare per la prima volta con progetti specifici sulla periferia 30 milioni di euro, quasi 17 per Perugia, intorno a 10 per Terni, più i cofinanziamenti. Perché era così importante fare questi investimenti? Guardate, potrei dirvelo con le parole di chi oggi le amministra, quelle città, che non è del mio colore politico: perché oggi quelle città sono governate dal centrodestra, da coalizioni di centrodestra, nelle quali hanno un ruolo predominante anche il partito di questa maggioranza, la Lega. Ecco, sentite quei sindaci, chiedete loro perché è così importante investire sulle periferie di Perugia e di Terni, vi risponderanno che c'hanno vinto le elezioni sulla questione della sicurezza, vi risponderanno che la questione della stazione di Perugia non è una questione superficiale che si può trattare in questo modo in un milleproroghe, ma riguarda la qualità della vita di migliaia di cittadini, e che pensare di fare un investimento e cancellarlo e poi promettere in maniera fumosa che quei soldi torneranno, ma non farlo quando lo si può fare, promettere che lo si farà forse tra una settimana, forse tra dieci giorni e più probabilmente mai, è un'offesa non solo all'intelligenza dei nostri amministratori, ma a tutti quei cittadini che hanno scommesso anche su di voi, votandovi alle elezioni, che hanno scommesso sul fatto che voi sulla sicurezza avreste investito. E invece voi, oggi, i fondi sulla sicurezza li cancellate, sostituendo fondi veri con promesse che molto probabilmente non realizzerete, perché, se aveste avuto l'intenzione di mantenere quell'investimento, lo avreste fatto sin dal milleproroghe.

Quindi, non è una questione di parte, è una questione politica: politica nel senso più alto. Ma io una spiegazione a tutto questo me la sono data: perché, quando arrivano al Governo, loro che fanno propaganda sulla sicurezza, loro che ci spiegano quant'è importante investire sulle periferie, in uno dei primi atti cancellano quei fondi? Beh, è facile, perché se quei problemi li risolviamo davvero, se davvero noi miglioriamo la qualità della vita dei nostri cittadini, se davvero quelle zone tornano ad essere vivibili e vissute dai nostri cittadini, poi voi, la vostra propaganda, dove la vendete? Poi voi dove lo trovate il pubblico a cui spiegare che le cose vanno male? Poi voi come fate a guadagnare voti speculando sul fatto che le cose non funzionano? E quindi certo che cancellate i progetti, perché poi c'è il rischio che quei problemi non ci siano più, c'è il rischio che non abbiate più nulla da raccontare ai cittadini, che non abbiate più rabbia sulla quale speculare per guadagnare qualche voto. Però ve lo ripeto, ve l'ho già detto in quest'Aula e lo ripeto di nuovo con le parole del vostro Ministro dell'interno: ragazzi, la pacchia è finita! È finita la pacchia dell'opposizione, adesso siete forza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e adesso non potete limitarvi a dire che le nostre città e le nostre periferie sono insicure, adesso tocca a voi metterle in sicurezza e la responsabilità di tagliare quei fondi è tutta e soltanto sulle vostre spalle. Prendete atto del fatto che avete promesso in campagna elettorale, a tutti i livelli, una cosa e oggi, che occupate quelle poltrone, fate esattamente l'opposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Zucconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/7.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, deputati, sull'ordine del giorno n. 9/1117-A/7: nel 2010, con il decreto legislativo n. 59, l'Italia ha recepito la direttiva Bolkestein e secondo un'interpretazione estensiva dell'articolo 2 di questa direttiva l'applicazione della stessa è prevista in Italia anche nei confronti delle circa 30 mila imprese turistico-balneari e delle relative concessioni demaniali. Nel settore, il recepimento della direttiva Bolkestein ha portato all'abrogazione del rinnovo automatico delle concessioni agli imprenditori balneari, come invece previsto dall'articolo 10 della legge del 2001. Questa situazione, che si poteva sanare attraverso questo provvedimento, il Milleproroghe, non è stata invece presa in considerazione e noi ci chiediamo perché. Come Fratelli d'Italia abbiamo presentato questo ordine del giorno proprio in questo senso.

Abbiamo perso un'altra occasione, perché si è persa? Perché la vicenda sta diventando surreale. Io non voglio ricordare soltanto le fasi della campagna elettorale in cui, insieme ai colleghi della Lega, ma presenti anche in qualche occasione nei dibattiti anche colleghi candidati del MoVimento 5 Stelle, tutti eravamo a dire che queste 30 mila imprese andavano tutelate, e invece oggi, che cominciamo ad avere la possibilità di sanare una situazione nei confronti della quale i Governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni non hanno fatto niente benché continuassero a dire di stare accanto a queste imprese, ci chiediamo perché anche in questo caso non si è colta l'occasione. Perché non vogliamo aiutarle? Queste sono imprese. Ora, o uno sta contro il sistema imprenditoriale, e allora non fa nulla, non per agevolarlo ma per consentirgli di rimanere in vita, oppure è a favore, e allora fa quelle cose che devono essere fatte.

Attraverso il Milleproroghe si poteva portare avanti, per esempio, un termine - che è quello del 2020 - che sta veramente martirizzando le imprese balneari. Non ci sono più investimenti perché non c'è più sicurezza del futuro e la conseguenza di questo si riflette su tutti gli investimenti, che non sono poca cosa, perché 30 mila imprese più l'indotto non sono poca cosa. E allora non soltanto noi, qui, chiediamo che venga accolto questo ordine del giorno, ma soprattutto chiediamo - è un appello, intanto, al presidente Saltamartini - che venga incardinata una proposta di legge precisa di Fratelli d'Italia, portata in Commissione e discussa. È una legge veramente semplice, che non comporta oneri naturalmente finanziari, che, se ci fosse la volontà di tutti come sento dire spesso, potrebbe essere risolta in un mese, levando dall'angoscia, dalla difficoltà e dall'insicurezza tutte le imprese del settore balneare. Ma l'appello lo faccio anche al Governo: che prenda una decisione in questo senso e che cominci veramente a tradurre nei fatti tutte le conclamate volontà di stare accanto all'impresa e segnatamente di stare accanto alle imprese balneari.

Il nostro ordine del giorno, quindi, impegna il Governo, intanto, ad individuare opportune soluzioni, anche di carattere normativo, volte a disporre un adeguato regime transitorio per la vigenza delle concessioni demaniali marittime, salvaguardando le imprese del settore. Queste sono aziende sane, hanno un discreto livello occupazionale, dateci delle risposte, lo attendiamo non come partito, ma come persone che vogliono tutelare l'impresa e il lavoro. I segnali che sono emersi dal decreto dignità, dalla ventilata possibilità di chiusure festive dei commerci, non vanno in questo senso, vanno nel senso di un conclamato declinismo, che dovete darci la prova di rigettare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. L'onorevole Pollastrini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/128.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, signor Presidente. Questo ordine del giorno vuole indurre il Governo a sanare in tempi rapidi, rapidissimi, la ferita che avete prodotto nei confronti di decine di sindaci e milioni di cittadini. Mi riferisco allo scippo Fondo periferie. Avete aperto un conflitto - han detto bene altre mie colleghe e colleghi - tra istituzioni, spezzando quella risorsa essenziale che è la fiducia, seminando l'incertezza e l'incertezza porta solo una cosa: l'immobilismo. Senza il varo immediato di un nuovo decreto, o quello che sarebbe più saggio, se ne avete il coraggio, il ripensamento al Senato, se ne avete la forza, i sindaci hanno annunciato che avanzeranno ricorsi e vertenze. Ma vi rendete conto che avete dato un colpo, un colpo alle periferie, cioè all'avamposto dove il risanamento, gli investimenti, l'obbligo scolastico, la cultura creano comunità, sicurezza e bellezza, sì, la bellezza, perché l'Italia sono le sue città, sono Milano, L'Aquila, Torino, Genova, ferita come non mai, Palermo, Napoli, sono quelle città di cui oggi i primi cittadini sono qui a chiedere al Parlamento di ripensarci, se è possibile, al Senato di ripensarci ancora.

Ma, allora e concludo, signor Presidente, vorrei dire un'altra cosa, credo, in questi giorni che abbiamo vissuto nelle Commissioni congiunte e in quest'Aula, ho ascoltato la competenza di tante colleghe, almeno da parte mia, ho riconosciuto la competenza di tante colleghe del mio gruppo, ma ho ascoltato una cosa che a me interessa, anche più della competenza: la loro passione, la passione civile con cui hanno posto problemi e indicato soluzioni. Mi sembra di aver visto, purtroppo, l'anticipo di un film, un trailer di quel film che vedremo proiettato se le nostre lotte, le nostre battaglie non arriveranno a dare una scossa in futuro, cioè un film che mostra che dopo proclami e promesse roboanti, sotto il vestito, che queste destre hanno deciso di vestire, c'è incompetenza e c'è un attacco permanente e strisciante al principio della democrazia. Perché, guardate, nell'attacco alla scienza, nel non ascolto di medici e insegnanti che vi hanno implorato di ripensarci e implorato di ripensarci negli interessi dei loro bambini, c'è qualcosa di profondo, di profondo, di davvero profondo.

Allora, e finisco, Presidente, ho ascoltato stamani l'intervento del collega della Lega, quando ha detto: voi, democratici, voi, donne e uomini della sinistra, vi sentite elitari, noi sappiamo parlare il linguaggio del popolo; vorrei ricordare al collega Invernizzi qualcosa che mi sta a cuore e che mi hanno evocato le sue parole che io ritengo offensive, lo ripeto, offensive, sì, offensive; mi è venuto in mente quando, qualche anno fa - voi direte: molti anni fa - dalle periferie, dalle fabbriche di allora, ora ci sono nuove fabbriche, ma ci sono sempre operai, creativi, lavoratori, code si affollavano alle biglietterie dei camerini, per andare a vedere che cosa? Il Galileo di Brecht, lo ripeto, il Galileo di Brecht che si chiudeva con un monologo che ho riletto stamani. Dopo le sue offese, mi ha commossa, quando lui metteva in contrapposizione i bavagli della scienza, da parte del potere, alla necessità di un popolo di avere quella scienza e al volere di quel popolo di volere quella scienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 17,25)

BARBARA POLLASTRINI (PD). Allora, e ho finito, quando lui recitava quel monologo, era un uomo stanco, vecchio, era diventato cieco, aveva studiato, aveva scoperto, era stato processato, aveva abiurato, però, quel grande spettacolo si chiudeva, come piace a me e con tutta la modestia, sia chiaro, con un messaggio di speranza, perché Brecht faceva porre a Galileo, alla figlia Virginia, una domanda, gli faceva porre una semplice domanda. Lui che era cieco e non vedeva più, non poteva distinguere più, fra la notte e il giorno, chiedeva a sua figlia, concludendo, così, un'opera straordinaria: com'è la notte? Semplicemente queste parole: com'è la notte? E faceva rispondere alla figlia, Brecht: la notte è chiara. Con un'indicazione di speranza, perché care colleghe e cari colleghi della Lega e della destra, mi riferisco innanzitutto a voi, preparatevi a combattere, perché noi combatteremo per quella speranza nella scienza, nella modernità, nel popolo, appunto, e nella consapevolezza di un popolo che saprà reagire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Piccoli Nardelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/38.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, l'ordine del giorno n. 9/1117-A/38 a mia firma interviene sul comma 3-septies dell'articolo 6 del provvedimento che rinvia di un anno l'efficacia di una disposizione contenuta nel decreto legislativo n. 62 del 2017 e considerata, da molti di noi, particolarmente delicata. Il provvedimento prevede che la prova Invalsi inserita tra i requisiti di ammissione per accedere all'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, prevista per quest'anno, venga rinviata al 1° settembre 2019.

Chiedo al Governo di valutare quali conseguenze questo comporti, in un settore particolarmente delicato per il nostro Paese.

Quando nel mondo, Presidente, in tutto il mondo, si investono risorse ed energie sulla scuola e noi abbiamo lavorato per aumentare le risorse che il nostro Paese ha investito sull'istruzione, oggi, questo Governo dimentica che si lavora seriamente solo basandosi su dati che vengono dalla valutazione, vista come uno strumento di aiuto e non come minaccia per la scuola.

Ne parlo soprattutto a proposito dell'Invalsi, l'ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico che ha il compito di effettuare verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e sulle abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle scuole, gestendo, Presidente, quello che si chiama “sistema nazionale di valutazione”. C'è voluto molto tempo per far capire al sistema della scuola che l'Invalsi ha un compito fondamentale per avere un quadro oggettivo che valga a livello nazionale, studiando le cause dell'insuccesso e della dispersione scolastica, tenendo conto del contesto sociale, delle tipologie dell'offerta formativa ed entrando nel merito delle difficoltà che la scuola si trova ad affrontare.

Il nostro, Presidente, è un Paese complicato, è un Paese in cui la scuola dovrebbe davvero rappresentare un modello unico, forse il modello unificante per il Paese, ma noi sappiamo che non è così.

Di qui, lo sforzo speso in questi anni, per spiegare a dirigenti scolastici, insegnanti e famiglie come il lavoro dell'Invalsi sia a favore degli studenti, sia la garanzia per avere una scuola più equa, una scuola che garantisca allo stesso modo, al sud e al nord del Paese, i risultati che i ragazzi ottengono.

Ecco, Presidente, perché considero ipocrita il comma 3-septies dell'articolo 6 di questo provvedimento, perché favorisce la disparità, ribadisce l'impossibilità di dare un giudizio sulla valutazione di merito tra gli studenti del nostro Paese.

Vogliamo ricordare che il punteggio della maturità condiziona l'accesso all'università, condiziona le graduatorie dei concorsi, la possibilità di accedere alle agevolazioni per il diritto allo studio? Nel contratto di Governo, nel capitolo dedicato alla scuola, la parola “valutazione” non compare, come non compare la parola “merito”, se non in modo assolutamente marginale.

La scuola italiana che soffre tassi di abbandono elevatissimi e che presenta drammatiche differenze sul territorio nazionale, nel momento in cui rinuncia a valutazione e merito, rinuncia anche ad assicurare quel ruolo di ascensore sociale che ha aiutato nel passato i ceti più deboli del nostro Paese. Le prove Invalsi vanno migliorate, la valutazione del merito è un elemento delicato che richiede attenzione e ricerca, ma è su questo che un Governo serio deve lavorare, continuando quanto finora si era fatto e si stava facendo, non annullandolo.

Le prove del PISA, l'acronimo che sta per Programma per la valutazione internazionale dello studente, sono adottate oggi in 90 Paesi che rappresentano l'80 per cento dell'economia mondiale.

Presidente, qual è la ragione per spingere la nostra scuola di nuovo nel passato, rinunciando ad avvicinarla a un modello in linea con le richieste di un mondo sempre più complesso? Perché questo Paese deve rinunciare ad una scuola che si fondi sulle competenze e non tema la parola “valutazione” che noi consideriamo un elemento fondamentale per migliorare gli standard e per costruire percorsi che aiutino i nostri ragazzi ad affinare il quadro delle proprie abilità e delle proprie competenze?

Le prove di matematica, italiano ed inglese ci saranno lo stesso, ma sarà tutto facoltativo, non eserciteranno alcun peso sull'ammissione alla maturità. Questo è grave, Presidente, perché non avremo la possibilità, neppure questa volta, di avere una radiografia oggettiva della preparazione dei nostri studenti e perché trasmetteremo un messaggio pericoloso.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Il nostro Paese è velocissimo a recepire questo genere di messaggi sull'influenza di queste prove rispetto al sistema scolastico. Di cosa abbiamo paura?

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Un Paese che vuol crescere, un Paese che vuole offrire maggiori opportunità ai propri ragazzi deve costruire credendo nella cultura della valutazione, vi chiedo come potete pensare altrimenti di migliorare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Rossini ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Schullian n. 9/1117-A/22, di cui è cofirmataria.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, intervengo in merito all'ordine del giorno, presentato dalla nostra componente minoranze linguistiche, a prima firma Schullian, in merito all'obbligo introdotto dalla legge di bilancio del 2018 di presentare l'informazione antimafia per i titolari di fondi agricoli che usufruiscono di fondi europei, in particolare, differendo al 31 dicembre 2018 l'obbligo per titolari di terreni agricoli che usufruiscono di fondi per importi da 5.000 a 25.000 euro, escludendo poi l'obbligo per chi invece abbia presentato domanda di fruizione di fondi europei prima del 18 novembre 2017.

Oggi abbiamo, con quest'ultimo intervento, una disciplina molto differenziata e un quadro normativo complesso per i titolari di terreni agricoli che accedono a fondi europei, che sintetizzo così: coloro che accedono a importi fino a 5.000 euro, sono esonerati da qualunque obbligo inerente a documentazione antimafia; coloro che accedono a fondi tra 5.000 e 25.000 euro, sono esonerati fino al 31 dicembre 2018; mentre sono soggetti all'obbligo di presentazione dell'informazione antimafia coloro che presentano domande di fondi europei superiori a 25.000 euro; è esonerato chi ha presentato domanda prima del 19 novembre 2017; dal 1° gennaio, con la legge di bilancio 2018, vige l'ordine per chi presenta richiesta di fondi inferiore a 25.000 euro.

Questa disposizione potrebbe determinare un aggravio dal punto di vista procedurale nella fruizione dei premi e dei contributi cui gli agricoltori hanno diritto, e il conseguente rischio dell'interruzione dell'erogazione, a causa delle difficoltà burocratiche che gli uffici delle prefetture si troverebbero ad affrontare non essendo ancora stata messa a punto una adeguata piattaforma informatica comune.

Pertanto, si ritiene necessario ed urgente intervenire sugli articoli 83, comma 3-bis, e 91, comma 1-bis, del codice antimafia, che hanno stabilito tale obbligo, in maniera da garantire alle imprese agricole la corresponsione entro tempi certi dei premi e dei contributi ai quali hanno diritto.

Con questo ordine del giorno, n. 9/1117-A/22, si chiede un impegno chiaro al Governo affinché intervenga in uno dei prossimi provvedimenti utili, a partire dalla legge di bilancio, di imminente presentazione, in materia di acquisizione dell'informazione e della documentazione antimafia per i terreni agricoli, modificando l'articolo 1, comma 1142, della legge n. 205 del 2017, al fine di evitare che gli agricoltori che usufruiscono di fondi europei di importi non superiori a 25.000 euro corrano rischi di interruzione delle erogazioni stesse.

PRESIDENTE. La collega Noja ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/25.

LISA NOJA (PD). Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/25, che affronta come altri ordini del giorno presentati in precedenza, la questione del “bando periferie”, e che si ricollega alla norma contenuta nel “milleproroghe” che sospende l'efficacia di 96 convenzioni stipulate con 96 comuni fino al 2020.

Diciamoci la verità, più che sospendere, cancella quelle convenzioni, perché al momento non c'è nessuna garanzia che i fondi saranno ripristinati. Dicevo 96 convenzioni, che corrispondono a 96 progetti e a 96 patti che lo Stato italiano ha stipulato con i comuni, ma soprattutto ha stipulato con i cittadini di quei comuni, che sono circa 19 milioni di italiani.

Il Presidente Conte, quando ha presentato le sue linee programmatiche in quest'Aula, ha dichiarato che sarebbe stato l'avvocato degli italiani: spetta a quell'avvocato difendere anche quei 19 milioni di italiani, e tra questi ci sono i cittadini di un quartiere di Milano, il quartiere Adriano. Lasciatemi raccontare la storia del quartiere Adriano, perché il quartiere Adriano sorge nell'area ex industriale dove c'era la Magneti Marelli, una delle più importanti aree industriali della Lombardia. Nel 2004, per riqualificare quell'area venne approvato un grande progetto di rigenerazione urbana, che diede ai cittadini di quel quartiere speranze, però deluse, perché le aziende costruttrici fallirono, e quindi da allora il progetto era fermo. Il comune di Milano, con una battaglia durata anni, è riuscito a ottenere l'escussione delle fideiussioni di queste aziende fallite, e aveva in cassa 18 milioni da spendere per quel cantiere, e grazie al “bando periferie” oggi disporrebbe di altri 18 milioni. E vengo a dirvi a che cosa servono questi soldi: servono a costruire un parco per i cittadini di quel quartiere; una scuola media; servono per prolungare il collegamento tranviario tra quel quartiere e il centro di Milano; servono per migliorare la vita di quei cittadini. I progetti sono definitivi, sono stati approvati, mancano gli esecutivi, che verranno approvati entro il 2018. Quella data non è casuale, è quella che è stata concordata e pattuita tra il comune di Milano e lo Stato italiano.

I cittadini del quartiere Adriano sabato scorso hanno manifestato, chiedendo due cose semplici: di riconoscere che i patti non hanno colore e che i patti vanno rispettati. Ed hanno ragione, perché quei patti non li ha firmati un Governo, li ha firmati lo Stato italiano; e lo Stato italiano, quando prende un impegno con i propri cittadini, deve sempre rispettare quell'impegno. Il “bando periferie” nasceva da una scelta, da una visione chiara, ossia che la sicurezza dei nostri cittadini passa attraverso la cura del degrado urbano, passa attraverso la protezione dei cittadini che vivono nei quartieri più difficili delle nostre città, passa dalla costruzione di parchi, di scuole, di posti belli, perché tutti i cittadini italiani hanno diritto a vivere circondati da luoghi belli.

Non è chiara qual è la vostra visione, nel momento in cui cancellate quella possibilità di migliorare la qualità di vita dei cittadini italiani. Qualche malizioso potrebbe pensare che la vostra visione è che in realtà il degrado urbano serve, perché è sul degrado urbano che si costruisce la paura su cui voi fondate la vostra propaganda. Quello che dico è che se siete avvocati degli italiani, rispettate i patti, tenete fede e approvate questo ordine del giorno, che vi chiede di approvare con la massima urgenza un provvedimento che ripristini i fondi. Ma soprattutto dimostrate che quando il Ministro Salvini, dal suo profilo Facebook, il 12 ottobre 2015, tuonava dicendo “periferie abbandonate, qualcuno se ne ricorda solo in campagna elettorale per chiedere i voti e poi scomparire” non stesse tracciando le linee programmatiche del Governo di cui oggi fa parte. Dimostratecelo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Verini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/53.

WALTER VERINI (PD). Presidente, anche quest'ordine del giorno credo richiami il Governo a un ripensamento su un tema delicatissimo. Questo Governo, anche nel campo delle politiche della giustizia, sta praticando un atteggiamento davvero grave, come se tutto quello che si è fatto nella scorsa legislatura fosse da distruggere, da abbattere e non ragionevolmente da applicare, sperimentare, sul quale praticare tagliandi ed eventualmente modificare. Anche questa fattispecie si inserisce in questo comportamento, secondo noi molto grave, perché si decide di rinviare l'estensione degli interrogatori dei detenuti che debbono partecipare, essere interrogati o testimoniare, a dei processi attraverso il sistema della videoconferenza.

Si decide di rinviare a fine 2019 l'allargamento di questa modalità per i detenuti, non solo per quelli per i quali già esiste, quelli del 41-bis, ma anche per altri che sono in carcere e nelle carceri di massima sicurezza. Vedete, questa richiesta è una richiesta importante, quella cioè di estendere la possibilità di partecipare in varia veste, o di imputati o di testimoni, ai processi attraverso il sistema di videoconferenza. Perché la cosiddetta traduzione di detenuti comporta rischi di varia natura, comporta un grande impiego di personale di Polizia penitenziaria nelle traduzioni; e molto spesso capita, è capitato, che chi viene trasferito da un carcere a centinaia di chilometri in un tribunale per poter testimoniare, a volte venga sottoposto ad un viaggio inutile, perché viene rinviato il processo, perché non c'è tempo per ascoltarlo. La videoconferenza aiuta, velocizza, consente di risparmiare risorse economiche e finanziarie e personale di Polizia penitenziaria addetto alle traduzioni. Per questo vi chiediamo un ripensamento, vi chiediamo di ripristinare l'efficacia della norma che il Governo precedente aveva introdotto.

Non so se accetterete questo ordine del giorno e questo impegno; temo di no, perché la vostra linea, anche nel campo della giustizia, io la considero davvero suicida e pericolosa. È una linea che fa strame di un atteggiamento di correttezza che i Governi che abbiamo noi presieduto, il Governo Renzi e il Governo Gentiloni, hanno tenuto per esempio nei confronti dei magistrati. Questo Governo, con Salvini e con l'assoluta inerzia, inanità del Ministro Guardasigilli, ogni giorno attacca i magistrati, ne colpisce l'indipendenza, ne vuole ledere l'autonomia, calpestando un valore fondante della Costituzione e della convivenza civile, quello della separazione dei poteri, quello di un principio, che la legge è uguale per tutti; e che ogni giorno non un cittadino al bar, ma uno che siede al Viminale non solo dimentica, ma addirittura calpesta. Questo è il Governo che fa spot e annunci di evidente sapore anticostituzionale, per esempio sulle politiche della corruzione, contro la corruzione; quando noi diciamo senza spocchia e con umiltà: ma guardate che la legislatura scorsa è stata, come ci hanno detto il Greco, l'organismo europeo che vigila sulle politiche anticorruzione, come ha detto anche l'altro giorno in un'intervista il presidente Cantone, una legislatura importante per la battaglia contro la corruzione, che è un tema centrale. Allora perché non applicare quelle leggi? Perché far parlare di provvedimenti che non applicherete mai, anche perché siete divisi su questo, come il cosiddetto Daspo? E perché lanciare segnali ambigui, come quelli degli agenti provocatori? No, guardate, noi possiamo capire tutto, possiamo capire anche le differenziazioni, ma non potete permettervi di distruggere un sistema giudiziario.

E c'è un paradosso, poi. Il tema di cui parliamo nell'ordine del giorno, cioè l'efficacia e l'allargamento del sistema di videoconferenza, è uno dei punti elaborati dalla commissione presieduta da un magistrato importante, i cui contenuti sono stati recepiti dai Governi Renzi e Gentiloni e dal Ministro della giustizia Orlando. Si trattava della commissione presieduta da un magistrato come Gratteri, che è impegnato e che ha dato dei contributi importanti nella lotta alla criminalità.

PRESIDENTE. Concluda.

WALTER VERINI (PD). Insomma, calpestate anche quello che nella scorsa legislatura dicevate dall'opposizione, ed è per questo che vi invitiamo ad accogliere questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto gli allievi e docenti del master in processi decisionali, lobbying e anticorruzione dell'Università di Tor Vergata di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi). La collega Madia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/110.

MARIA ANNA MADIA (PD). Presidente, colleghi, sull'oggetto dell'ordine del giorno che illustro si è pronunciato qualche ora fa anche il Ministro Salvini: stiamo parlando della norma sul bando delle periferie.

Ormai il ministro Salvini parla di tutto, quasi sempre devo dire a sproposito, spesso, come in questo caso, di temi che oltretutto non conosce.

Sulla norma che riguarda il bando periferie - sono intervenuti tanti colleghi prima di me - c'è un dato sostanziale ed inequivocabile: il Governo e la maggioranza stanno togliendo risorse ai cittadini italiani, e si tratta dei cittadini più deboli, perché sono i cittadini che stanno nelle periferie delle nostre città. Questa sembrerebbe la miglior premessa ad una legge di bilancio che, in alcune anticipazioni che abbiamo avuto, il Governo si prepara a fare, al netto delle varie chiacchiere sui social, proprio come una legge di bilancio che penalizza i ceti più deboli a favore invece dei più benestanti: penso per esempio all'indiscrezione di stampa che c'è stata, e che segnalerebbe che la flat tax verrebbe coperta con la revoca della norma sugli 80 euro.

Ma tornando all'oggetto di quest'ordine del giorno, il bando sulle periferie, quello che è capitato in questi giorni è stato che, finché noi dell'opposizione in Commissione e poi in Aula pubblicamente dicevamo e ci rivolgevamo al Governo e alla maggioranza segnalando che stavano facendo un errore, non c'è stato alcun cenno di riscontro: la maggioranza, il Governo sono andati avanti solo animati dall'ansia distruttrice di dimostrare che sono meglio di quelli di prima. Però, vedete, qui c'è un problema alla radice: un programma di Governo non può essere solo questo, non può essere solo dire “distruggiamo perché siamo meglio di quelli di prima”. Tant'è che poi su questo punto specifico hanno iniziato evidentemente a dirvi qualcosa anche i sindaci dei partiti che sostengono la maggioranza: tanto che c'è stato poi un incontro importante tra il Presidente del Consiglio e l'Associazione nazionale dei comuni italiani, avete iniziato a capire ciò che vi dicevamo, e cioè che stavate compiendo un pasticcio legislativo che sarebbe diventato per i comuni, sui territori un vero e proprio caos amministrativo. E dopo quell'incontro alla Presidenza del Consiglio c'è stata una parziale marcia indietro; però parziale.

E perché dico parziale? Perché è stata una marcia indietro a parole, ma non nei fatti. Voi avevate la possibilità (e noi ci saremmo aspettati questo dopo quell'incontro) di presentare al decreto-legge “milleproroghe” un emendamento correttivo, cambiando quella norma così come vi siete di fatto impegnati a fare già in questo decreto-legge, ma non l'avete fatto; tant'è che noi stiamo discutendo di questo tema sugli ordini del giorno, che impegnano il Governo su futuri provvedimenti.

Ecco, noi con chiarezza vi diciamo che su questo punto rimarremo qui a ricordarvi l'impegno che avete preso a risolvere, a porre rimedio a questo pasticcio che avete creato fintantoché non vi porrete rimedio. E non lo facciamo per spirito di parte, lo facciamo solo per l'interesse collettivo: perché il dato è che progetti utili e concreti scelti dai sindaci per le periferie delle loro città con questa norma sono a rischio; e dall'altra parte noi abbiamo l'incertezza che queste risorse possano, e se mai lo saranno, essere spese per progetti altrettanto utili e altrettanto concreti, e certamente con eventuali tempi più lunghi.

E lo dico in particolare (e concludo, Presidente) per la mia città: se la norma sul bando periferie dovesse rimanere quella che il Governo e la maggioranza hanno voluto approvare, stanno per voler approvare col decreto-legge “milleproroghe”, a Roma verranno definanziati progetti in quartieri come San Basilio, come Corviale, come Collina della Pace, come Tiburtino III. Potrei andare avanti, mi fermo; l'appello è certamente al Governo, alla maggioranza, anche alla sindaca della mia città. Ecco, sindaca, la prego: prima i romani, e poi il MoVimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Trancassini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/5.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, a me il compito di illustrare il mio ordine del giorno n. 9/1117-A/5, un ordine del giorno di buonsenso, credo anche banale: un Parlamento serio non avrebbe approvato un ordine del giorno, ma lo avrebbe inserito direttamente nel “milleproroghe”. L'ordine del giorno praticamente chiede l'estensione, la proroga del personale impegnato nella ricostruzione, quei ragazzi che sono stati assunti dopo mesi di proteste da parte dei comuni interessati, che sono stati formati, con grande fatica, per misurarsi con questa improba, difficilissima e lentissima ricostruzione, e che adesso saranno invece destinati ad andare a casa, perché nel “milleproroghe” non ha trovato spazio la proroga di questi contratti. Questo ordine del giorno probabilmente verrà approvato, ma certamente non basterà un ordine del giorno per dare un senso a questo decreto, perché, come direbbe Vasco Rossi, questo decreto un senso non ce l'ha. Non ce l'ha soprattutto sul tema della ricostruzione. È evidente il balbettio della maggioranza, è evidente che in questo momento vengono per davvero derisi e presi in giro i territori interessati dal sisma. Ricordo al MoVimento 5 Stelle e agli amici della Lega che nell'ultima campagna elettorale siamo andati tutti sui territori a dire che bisognava dare impulso nuovo, bisognava cambiare la strategia della ricostruzione.

Era a tutti chiaro quello che non andava ed era a tutti chiaro quello che doveva cambiare. E a salutare la novità del Governo del cambiamento arrivò l'11 giugno la visita del Presidente Conte, che anche il sottoscritto salutò come un segnale importante: la prima uscita pubblica del Presidente del Consiglio era sui luoghi colpiti dal sisma, a sottolineare un'attenzione alla ricostruzione, e per davvero poteva arrivare quella svolta che noi aspettavamo. Non è stato così, ci avete preso in giro con il decreto sul terremoto. Avete respinto tutti gli emendamenti, credo che sia la prima volta che succede in Parlamento, avete respinto tutti gli emendamenti e avete approvato tutti gli ordini del giorno, a dimostrazione del fatto che avevate capito quello che bisognava fare, ma non avevate il coraggio di farlo. E in quella occasione, sia in Commissione sia in Aula, ci avete dato appuntamento a oggi, ci avete detto che poi, con il milleproroghe, avreste dato quelle risposte. Non lo avete fatto al Senato, non lo fate oggi e continuate a balbettare su questa materia.

Questo è uno schiaffo che i territori non meritano e che probabilmente è figlio di una serie di cause; sicuramente non c'è più quell'interesse, perché, se fermiamo un barcone al largo di Lampedusa, probabilmente guadagniamo un punto in percentuale da un punto di vista dell'interesse nazionale e della propaganda, ma certamente oggi parlare di Amatrice, di Accumoli, delle Marche, dell'Abruzzo e dell'Umbria non ha più quell'interesse mediatico, e, conseguentemente, vi girate dall'altra parte. Ma non c'è soltanto questo secondo me; secondo me è perché vi manca il coraggio, vi manca la competenza, perché non conoscete quei territori e perché, adesso che vi siete avvicinati alla politica, quella vera, quella delle amministrazioni, quella dei sindaci, quella del Governo, non siete all'altezza di misurarvi con la ricostruzione. Voi non siete all'altezza di misurarvi con la ricostruzione, e la prova è che avete lasciato a commissario al sisma l'onorevole De Micheli, che è del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

In questo Paese, in questo momento, la ricostruzione la guida chi la guidava prima, perché non siete stati capaci di arrivare puntuali alla scadenza dell'11 settembre, e dal 12 settembre, per altri 45 giorni, la ricostruzione in questo Paese la guiderà l'onorevole Paola De Micheli. Inoltre, a testimonianza di quanto siete lontani dalla realtà e a testimonianza e cercando di avere, almeno da un punto di vista cartaceo, se non per il mio intervento, l'attenzione del Governo, che certamente chatta su cose più importanti, consegnerò ai responsabili del Governo una nota del comune di Amatrice, di Castelsantangelo sul Nera, di Montereale…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

PAOLO TRANCASSINI…e del comune di Preci. Sto concludendo, l'argomento è importante, l'altra sera ho aspettato fino a mezzanotte per parlare, Presidente. In questo accorato appello di questi quattro comuni, a nome di tutti i comuni, si chiede di fare presto, si chiede quella semplificazione che non c'è, si chiede di farla finita con gli slogan, si chiede di farla finita con le promesse. E allegherò, e ho finito, questa pagina scaricata dal blog dei 5 Stelle, vergognosa, nella quale non solo si dice…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

PAOLO TRANCASSINI…non solo si dice che la ricostruzione è partita, non solo si dice che è tutto a posto, ma sotto c'è scritta la parola “donazione”.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). È vergognoso scrivere la parola “donazione” su una pagina nella quale si parla della ricostruzione e del terremoto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La collega Braga ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/75.

CHIARA BRAGA (PD). Signora Presidente, intervengo a illustrare l'ordine del giorno a mia prima firma n. 9/1117-A/75. Colgo l'occasione per affrontare una delle questioni che ha impegnato a lungo la discussione in Commissione e poi in Aula, con molti interventi dei colleghi che mi hanno preceduto su questo provvedimento, e in particolare sulla scelta assolutamente scellerata che il Governo ha compiuto nel prorogare, nel mettere in discussione l'esecuzione delle (Il deputato Trancassini si avvicina ai banchi del Governo - Scambio di apostrofi tra il deputato Trancassini e il sottosegretario Santangelo - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… Posso continuare?

PRESIDENTE. Collega! Collega, la richiamo all'ordine! Ritorni al suo posto, per cortesia! Colleghi! Colleghi! Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, non le sarà sfuggito che l'intervento dell'onorevole Trancassini è stato, oltre che particolarmente toccante, anche partecipato, in relazione soprattutto al ruolo che lui ha, quale sindaco di un territorio che è stato colpito dal terremoto. E ha svolto un intervento che nella critica politica, mi pare, avesse anche una disponibilità di fondo, nel momento in cui chiedeva al Governo, anche consegnando allo stesso un documento, nel quale si dicevano alcune cose e alcune necessità di quel territorio.

Ora tutti noi abbiamo visto. Possiamo convenire che il clima dell'Aula, in sedute come queste, è chiaro che non sia sempre sereno, ma abbiamo visto una reazione da parte del sottosegretario, che indubbiamente eccede quella che è la dialettica politica.

Noi riteniamo e chiediamo che il Governo, che in questa sede ha sicuramente un ruolo importante e che è indubbiamente un interlocutore, se non l'unico interlocutore, tramite suo, sia della maggioranza che dell'opposizione, che eviti situazioni imbarazzanti. E al tempo stesso chiediamo che eviti di interloquire con i parlamentari - come è già accaduto -, non con un linguaggio parlamentare, ma con un linguaggio, che può star bene fuori dall'Aula, ma non ha senso in quest'Aula. Perché fuori dall'Aula parlano normali cittadini, in quest'Aula parla il Governo con i rappresentanti del popolo.

Quindi, ci vuole un clima distaccato, che esula dalla partigianeria politica, che è legittima, ma che soprattutto non può cadere nell'offesa personale o nel dileggio. Noi non vogliamo sicuramente creare un caso, ma chiediamo che, per quanto accaduto, il Governo o chi per esso, se il rappresentante direttamente o altri, si scusi con l'onorevole Trancassini, perché non merita sicuramente quanto è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO SANTANGELO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, signora Presidente. Sì, senz'altro, nel porgere eventuali scuse per quello che è stato un atteggiamento dovuto ad un istante che nella dialettica politica ci sta. Quindi, mi scuso se la parola che ho proferito, nei confronti del collega deputato, magari, è stata fraintesa. Non era assolutamente intenzione, né mia né del Governo, suscitare l'ilarità da parte di nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Quindi, credo che, magari, con un clima più sereno, possiamo andare avanti nella prosecuzione di tutti i lavori.

PRESIDENTE. Collega Braga ovviamente le restituisco i cinque minuti, visto che aveva appena iniziato l'intervento. Prego (Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Santangelo e il deputato Trancassini si scambiano una stretta di mano - Applausi).

CHIARA BRAGA (PD). Grazie signora Presidente. Dopo quest'altra pagina straordinaria di democrazia parlamentare, che ci è stata consegnata, riprendo il mio intervento di illustrazione dell'ordine del giorno n. 9/1117-A/75.

Come dicevo, è l'occasione per tornare su un punto, sul quale sia il dibattito in Commissione che il dibattito in Aula si è concentrato a lungo, trovando purtroppo sempre una chiusura totale da parte del Governo, rispetto alle richieste venute dalle forze di opposizione, ma anche da tanti rappresentanti del mondo delle istituzioni del Paese. Mi riferisco alla scelta di mettere in discussione, sostanzialmente, e affossare un progetto fondamentale, come quello contenuto nel Piano periferie, dilazionando l'efficacia delle convenzioni sottoscritte con i comuni e le città metropolitane al 2020.

Questa è stata una scelta che chiaramente ha il sapore della volontà di distruggere un'operazione costruita negli anni passati dai Governi che vi hanno preceduto e, soprattutto, di generare, come dire, una sorta di inedita rottura di un patto di lealtà tra lo Stato e le istituzioni. Quello che è avvenuto, andando a prorogare e a decidere di rivedere in maniera unilaterale - quindi da parte soltanto del Governo centrale - l'efficacia delle 96 convenzioni sottoscritte è un atto grave, dal punto di vista metodologico, ma anche del merito.

Rispetto al metodo, è evidente che avere sottoscritto un impegno con le comunità, i cittadini, le imprese e chi vive in quelle 96 città, metterlo in discussione, gettare un'ombra di incertezza - noi teniamo in maniera definitiva - sullo sviluppo di progetti, che erano stati condivisi con le amministrazioni locali, è qualcosa che rimarrà, che lascerà il segno.

Stiamo parlando, come è stato ricordato più volte, di atti che hanno un valore legale, obbligazioni assunte, non soltanto nei confronti delle amministrazioni, ma in molti casi anche nei confronti di professionisti e di soggetti privati, che hanno compartecipato al finanziamento di questi interventi. Mettere in discussione, dilazionare e gettare sostanzialmente nell'incertezza lo sviluppo di questi progetti significa non corrispondere ad una richiesta di affidabilità, che sta alla base del rapporto tra le istituzioni pubbliche e il mondo degli operatori privati, delle amministrazioni locali e soprattutto dei cittadini.

Ma anche dal punto di vista del contenuto di questa norma, di cosa stiamo parlando? C'è una gravità che chi si occupa dei temi della riqualificazione delle città, delle politiche urbane forse può cogliere meglio di altri, l'ha fatto, con parole molto efficaci, qualche settimana, fa il senatore a vita Renzo Piano. Se interrompi il processo perdi il denaro, e in questo caso il denaro pubblico, e poi c'è il danno culturale, simbolico, politico. Non dimentichiamo il fatto che questi progetti, che sono progetti complessi di riqualificazione non solo fisica, di pezzi delle nostre città, ma anche di investimento sul tessuto sociale, sul tessuto economico, sulla ricreazione, sulla formazione di quel senso di comunità che migliora la qualità della vita delle persone, per poter essere sviluppati hanno bisogno di progettualità, di visione del futuro, di costruire alleanze positive tra i soggetti pubblici, gli investitori, i professionisti che vengono chiamati a dare il loro contributo e intrecciano, incrociano le aspettative di chi vive in queste realtà, in queste realtà urbane spesso quelle più degradate, quelle dove la crisi ha morso in maniera più forte, dove ha lasciato dei segnali più difficili da superare. L'attenzione con cui detti Governi, precedenti, i nostri Governi, avevano deciso di dedicare 1 miliardo seicento milioni di risorse nel finanziare progetti di questo tipo era una chiara volontà di rispondere a un'esigenza reale, a un disagio presente nelle realtà urbane, ma anche di dare vita finalmente nel nostro Paese ad una prospettiva di investimento nelle politiche urbane che molti Paesi europei si sono dati con efficacia in questi anni, e che noi abbiamo iniziato a intraprendere attraverso il Progetto periferie. E allora, quello che è accaduto lascerà degli strascichi, li lascerà nei rapporti con le amministrazioni locali, le lascerà nei confronti dei cittadini; voglio ricordare, l'ordine del giorno parla proprio di questo, delle politiche abitative, delle risposte al bisogno di una casa accessibile a tutte famiglie, a tutti i cittadini…

PRESIDENTE. Deve concludere.

CHIARA BRAGA (PD). E chiudo, signora Presidente, ma tra le tante ragioni per cui io e il mio gruppo parlamentare abbiamo votato contro la fiducia al Governo su questo provvedimento c'è anche questa, che fiducia possiamo avere verso un Governo che non rispetta i patti…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

CHIARA BRAGA…verso le parole di un Presidente del Consiglio che fa promesse fumose ai rappresentanti dei comuni, sulle quali noi chiediamo, anche attraverso questo ordine del giorno di rispondere nei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Boccia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/106.

FRANCESCO BOCCIA (PD). Grazie, Presidente. Stiamo opportunamente intervenendo sui nostri ordini del giorno perché è evidente che la discussione troncata da questa fiducia che ha provocato più di una polemica non ci ha consentito, lo dico ai membri del Governo, onorevole Santangelo, le chiediamo di sviluppare meglio il suo approccio nei rapporti con il Parlamento, sono qui, onorevole Santangelo, ci aspettiamo da lei un contributo ulteriore, migliore di quello che ha dato oggi, per migliorare le relazioni in quest'Aula e in quelle di Palazzo Madama. Presidente, noi ci ritroviamo a discutere, con una certa enfasi, a causa delle incomprensioni evidenti che ci sono state nelle discussioni, nelle Commissioni, in particolar modo nelle due Commissioni di merito, Affari costituzionali e Bilancio, perché su alcuni temi in realtà ci aspettavamo risposte dal Governo del cambiamento che non sono arrivate. Ora, quest'Aula affrontato centinaia di volte decreti simili definiti milleproroghe. Vorrei ricordare ai colleghi cosa c'è nel milleproroghe e poi vorrei approfondire i temi che mi riguardano, in particolar modo quelli connessi alle periferie. Nel milleproroghe noi andiamo dai fondi sperimentali sul riequilibrio in Sardegna e Sicilia a temi più rilevanti, come appunto periferie e vaccini, passando attraverso gli spazi finanziari per gli enti locali, trasporto pubblico locale, fino ad aspetti che pensavamo non riguardassero il Governo del cambiamento, come gli interventi per gli animali esotici invasivi, i medicinali omeopatici, una serie di interventi come, per esempio, quelli connessi rifugi alpini. Insomma, una serie di interventi che toccano pezzi di vita degli italiani per i quali spesso ci siamo sentiti dire che, in qualche modo, non avendo un'idea di sistema, si interveniva in maniera spot. Prendiamo atto che gli interventi spot caratterizzano anche la vita del Governo del cambiamento, lo dico perché uno di questi interventi, mi riferisco alle concessioni autostradali della A22 era l'occasione per dimostrare un cambio di passo, signor sottosegretario, era l'occasione per dimostrare un cambio di passo, era l'occasione per dimostrare che l'approccio è diverso, e invece in realtà, così come accade sistematicamente, in un certo momento dell'anno il Governo propone al Parlamento di spostare alcune date, in alcuni casi, veniva ricordato in precedenza, date che costringono anche una nostra collega l'ex sottosegretaria De Micheli nel continuare la propria responsabilità di commissario per il terremoto.

Ho fatto questa premessa per ribadire un concetto che dalle opposizioni, in particolar modo dal Partito Democratico, ci sarà sempre e comunque attenzione al merito, ma quello che non possiamo consentire è che, attraverso un provvedimento come questo, che era di mero spostamento temporale di interventi programmati, avvenissero dei tagli di fatto lineari come quelli avvenuti sulle periferie, che è l'oggetto del mio ordine del giorno, che è l'oggetto di tanti altri ordini del giorno dei colleghi del Partito Democratico. Io lo chiedo espressamente per evitare che ci siano tagli indistinti sulla regione Puglia, chiudo signora Presidente, perché vorrei che fosse chiaro un concetto, le rimodulazioni millantate sono tagli per il momento certi, c'è un accordo probabile, non certo, che dovrà essere sancito da norme. Al momento, l'unica certezza è che risorse certe, spendibili subito saranno probabilmente spese in tre anni. Rispetto a questo ci aspettiamo dal Governo parole chiare e certe, non a noi ma alle periferie italiane che avranno la certezza di non avere il rispetto di quei tempi e ci auguriamo, nelle prossime ore, di avere dall'ANCI e dal Presidente del Consiglio una parola definitiva sui tempi dei prossimi provvedimenti normativi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Bucalo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/9.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno, numero nove, riguarda la proroga approvata al Senato fino al 31 dicembre 2018, termine entro il quale ogni immobile adibito ad uso scolastico debba essere sottoposto a verifiche di vulnerabilità sismica. Quattro mesi, signor Presidente, troppo poco tempo. Ancora una volta si dà una soluzione estemporanea che non tiene conto dei tempi tecnici, perché le verifiche non sono limitate ad un semplice sopralluogo dove si va a vedere l'istituto e si dà un giudizio, ma occorre un'analisi accurata, accurata sui materiali e sulle strutture, ma ancora più grave è che le risorse necessarie ancora non sono state assegnate agli enti locali e temo che l'atteso sblocco, che è stato annunciato dal Ministro Bussetti ed è stato definito con l'accordo in Conferenza unificata del 6 settembre, non arrivi in tempo utile. Per non parlare delle risorse previste nel fondo plurisettoriale istituito con la legge n. 232 del 2016, fondo che è stato dichiarato sì illegittimo dalla Corte costituzionale, ma fortunatamente ha salvaguardato le risorse destinate alla messa in sicurezza delle scuole, ma non si sa nulla. Inoltre, questi finanziamenti annunciati sono ancora distanti dal reale fabbisogno e non saranno sufficienti a finanziare tutti i comuni. Allora, come dovranno provvedere gli altri? La situazione delle nostre scuole è drammatica, il patrimonio edilizio scolastico italiano è scadente, il 41 per cento delle scuole si trova in aree a forte rischio sismico e si parla di ben 15 mila edifici scolastici, e il 65 per cento di questi plessi è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica del 1974.

Di fatto c'è una scuola su due che non ha il certificato di idoneità statica, di collaudo, di agibilità e di prevenzione incendi, senza considerare l'incertezza che resta per tutte le scuole situate nelle zone sismiche tre e quattro. Di molte scuole non sappiamo praticamente nulla, poiché ad oggi l'anagrafe scolastica non è stata aggiornata e risulta incompleta e imprecisa. Quindi, è impossibile pianificare risorse ed interventi. Per non parlare poi delle grosse inadempienze riguardanti le barriere architettoniche: ben 10 mila scuole hanno necessità di migliorare l'accessibilità e la piena fruibilità dei servizi.

E allora, signor Presidente, smettiamola, smettiamola di giocare con la sicurezza. La vera sfida di un Governo deve consistere nel promuovere un grande cantiere di riqualificazione del nostro patrimonio scolastico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che va dal nord al sud ed è di vitale importanza accelerare i tempi di assegnazione delle risorse economiche, ma è anche necessario sostenere i piccoli comuni. Mancano seri progetti.

Infine dico, signor Presidente, che questo è un vero problema, è un problema che ci trasciniamo da tempo, dovuto ad anni passati e una politica che è stata incredibilmente fallimentare. Sempre al centro dell'attenzione delle procure, dal terremoto, da alluvioni. E oggi? Oggi aspettiamo il crollo di turno? Tutto ciò è intollerabile.

Pertanto, signor Presidente, con questo ordine del giorno si chiede al Governo di dare ogni utile supporto agli enti locali con una proroga seria, considerando le reali difficoltà per gli stessi di rispettare le scadenze ed evitare solo un continuo rimando di responsabilità, con grave danno per i nostri figli. Signor Presidente, la sicurezza, la qualità e l'accessibilità nelle scuole è una priorità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato Rosato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/118.

ETTORE ROSATO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo in questi cinque minuti solo per due sottolineature. La prima è di carattere più specifico sull'ordine del giorno, poiché Salvini ha definito i progetti sulle periferie “progetti alla renziana” e io vorrei dirgli che probabilmente ha ragione, perché provo a declinare nella mia regione cosa vuol dire “progetti alla renziana”.

La mia regione è stata beneficiaria di 72 milioni di euro divisi in quattro progetti da 18 milioni di euro. Il primo va a Udine, dove il sindaco, Pietro Fontanini della Lega, ha lavorato su questi progetti, ha chiesto a tutti i parlamentari locali di dare una mano, ha chiesto e ha fatto votare all'unanimità, in consiglio comunale di Udine, un ordine del giorno che spiega come bisogna far cambiare opinione al Governo sulle cose che stanno facendo.

Nel comune di Gorizia il sindaco è Rodolfo Ziberna, che è un sindaco di Forza Italia, e anche lui sta lavorando e ha lavorato per predisporre i progetti, li ha sostenuti, li ha difesi, ha spiegato che riguardano la riqualificazione di un importante edificio per la città, di spazi e di attività importanti per la popolazione, in una città in cui 18 milioni di euro hanno un effetto importante.

Il terzo progetto riguarda la città di Pordenone, dove il sindaco, invece, è di Fratelli d'Italia. Anche qui 22 progetti finanziati attraverso questo bando che hanno una ripercussione e una ricaduta importante su una città che, comunque, è in evoluzione, anche a seguito di grandi spazi. La mia regione, infatti, è una regione dove ci sono molte caserme che ormai non sono più utilizzate, è una regione di confine dove anche nei centri urbani c'erano spazi importanti che poi sono stati lasciati dalle Forze Armate.

E, infine, la città di Trieste, la mia città, e anche lì c'è un sindaco di centrodestra e c'è un progetto di 18 milioni di euro che riguarda un importante ambito, un condominio con 645 famiglie dentro, 3 mila persone, grande come un comune, e anche quello è un progetto che è stato accantonato.

Dunque, quattro amministrazioni di centrodestra, quattro amministrazioni che beneficiano di un progetto. È un progetto alla renziana, perché sono state premiate attività e progetti che meritavano di essere finanziati. Adesso 72 milioni di euro che svaniscono, perché non c'è una sospensione: c'è una cancellazione di una convenzione firmata a Palazzo Chigi.

E allora rispetto a questo, cioè all'affermazione di un diritto dove un sindaco è titolare di un obbligo, è titolare di un contratto e lo ha firmato con lo Stato, a fronte di questo, dicevo, ci sono il presupposto e la volontà politica di far prevalere, evidentemente, la demagogia.

E allora questa invece è una “salvinata”, un atteggiamento demagogico che serve per dire: “tutto quello che è stato fatto prima va cancellato”.

L'ordine del giorno l'abbiamo presentato io e la collega Serracchiani per ribadire che nella nostra regione quei soldi non erano da buttare via, erano soldi ben spesi, con quattro amministrazioni tutte e quattro di centrodestra.

La seconda osservazione, Presidente, mi permetto di farla sul merito del nostro lavoro, sul senso del nostro atteggiamento, cioè quello di stare qui a ricordarvi i danni che state facendo su questo, sul terremoto, sui vaccini. E lo dico anche ai colleghi di Forza Italia, perché riconosco che è vero: Forza Italia l'ostruzionismo il giovedì pomeriggio non l'ha mai fatto. Questo è vero: mai è accaduto il giovedì, figuriamoci il venerdì. Mai l'ha fatto! La Lega, invece, lo faceva con competenza tutti i giorni della settimana. Forza Italia non ce l'ha mai fatto il giovedì. Però, lo faceva negli altri giorni, quando era più comodo. Abbiamo un atteggiamento diverso: noi siamo l'opposizione di questo Governo, vogliamo mandarvi a casa; Forza Italia ha bisogno di entrare in questo Governo e, chiaramente, è un'opzione diversa.

Allora, queste due opzioni chiaramente non si sposano ed è giusto che voi non facciate opposizione ed è giusto che i vostri siano solo messaggi - diciamo così - edulcorati ed è giusto che il giovedì pomeriggio vogliate andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Mauri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/26. Prendo atto che non è presente in Aula.

La collega Pezzopane ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/85.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Non siamo degli illusi e sappiamo quale può essere il rischio e la fine anche di questo ordine del giorno, come di quello precedente approvato nel “decreto terremoto” e poi non praticato. Ma noi vogliamo correre questo rischio, vogliamo ribadire nel luogo deputato a questo, l'Aula della Camera, quanto sia importante in questo decreto, quanto sarebbe stato importante in questo decreto mantenere gli impegni assunti. E, quindi, ve li ricordiamo e, quindi, li reinseriamo nell'ordine del giorno e, quindi, vi chiediamo di approvarlo e, quindi, vi chiediamo, per l'ennesima volta, di non considerare i territori terremotati come aree dove fare le scorribande, scorribande di promesse e di annunci, ma poi, quando avete l'occasione, le cose non le fate.

Noi abbiamo approvato importanti provvedimenti e nel “milleproroghe” abbiamo chiesto umilmente, ma con molta determinazione, che alcuni di quei provvedimenti approvati potessero avere continuità. Ve li ricordo: la proroga del commissariamento che scade il 31 dicembre e per insipienza siete andati ad annunciare nomine di nuovi commissari che non ci sono state e, quindi, si va a prorogare la commissaria Paola De Micheli, che sicuramente proseguirà il buon lavoro fatto ma che, comunque, avrà bisogno - chiunque ne avrebbe bisogno - di una proiezione più ampia. Ma come si fa oggi a non accettare un emendamento, peraltro di tutte le forze politiche tranne di quelle della maggioranza, che vi chiedeva solo di consentire alla struttura commissariale di proseguire il proprio lavoro?

Poi, vi abbiamo chiesto di prorogare i lavoratori precari perché il 31 dicembre scadono e il 31 dicembre si fermeranno tutti gli uffici. Poi, vi abbiamo chiesto di prorogare gli strumenti per il rilancio economico e produttivo e lo ridiciamo qui in questo ordine del giorno.

Vi abbiamo chiesto di prorogare gli ammortizzatori sociali. Vi abbiamo chiesto anche di prorogare le deroghe per l'anno scolastico e per questo l'abbiamo ottenuta, sì, dopo urli e strepiti. Ma non basta, lo sapete, i ragazzi stanno fuggendo da quelle zone. Ecco francamente sono stupefatta: noi non siamo perfetti, sicuramente qualcosa può essere migliorata, ma sono stupefatta dall'aver dovuto ascoltare per mesi ingiurie ed insulti nei confronti dell'azione di governo dei precedenti Governi rispetto alle misure adottate per le popolazioni terremotate e poi trovarmi qui, ormai da mesi, senza un minimo accenno di proposta innovativa e voi siete costretti, anzi siete stati costretti, a prorogare le nostre misure però non volete farlo fino in fondo, perché non ci volete dare ragione. Tuttavia avete dovuto approvare una misura: l'emendamento che proroga per un anno il danno indiretto, gli incentivi per le imprese, la misura che ritenevate inutile, la misura che dicevate che era poco finanziata e su cui invece questa volta ci avete dato ragione approvandola. Ma non basta, come può bastare? Quindi noi nell'ordine del giorno da me presentato vi diciamo di prorogare le misure che sono le stesse ma vi diciamo anche di non mortificare il comune dell'Aquila che ha un'amministrazione di destra; avete bocciato gli emendamenti proposti da Fratelli d'Italia, il partito del sindaco…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). …che portava così come in altri anni a salvare i bilanci di quel comune e degli altri.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Quindi vi chiediamo di ascoltarci e di reinserire, attraverso l'approvazione dell'ordine del giorno, nei primi strumenti utili davvero e non per finta misure essenziali per le popolazioni terremotate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Montaruli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/16.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, con l'ordine del giorno n. 9/1117-A/16 il gruppo consiliare di Fratelli d'Italia chiede al Governo di valutare la posticipazione dei pagamenti dovuti per la rottamazione delle cartelle esattoriali. Il tema era già oggetto di due emendamenti di cui ero prima firmataria e su cui il Governo non era d'accordo in Commissione.

La questione è assai annosa. Per tutta l'estate - è stato il tormentone dell'estate - il Governo ha annunciato la cosiddetta pace fiscale ed in effetti credo che l'abbiate fatto conoscendo la situazione in cui vertono milioni di italiani e molti imprenditori che hanno debiti con lo Stato tante volte inizialmente solo al di sotto di mille euro. Eppure entrano poi in un vortice vizioso per il quale tali cartelle diventano insopportabili: è un ostacolo concreto non sono alla loro vita ma a continuare spesso la propria attività lavorativa. Il fatto è assai grave se si contano le tante vittime, intendo proprio fisiche, i suicidi che si sono registrati: soltanto nella città di Torino, l'ultima settimana di agosto, tre imprenditori si toglievano la vita proprio perché angosciati dalla situazione finanziaria in cui si trovavano. Certamente voi conoscete il problema, lo conoscete così bene che per tutta l'estate avete annunciato la pace fiscale. Eppure fino ad oggi ci avete detto di no.

Io mi chiedo come facciate ad annunciare una pace fiscale che metterete secondo i vostri annunci nella prossima legge di bilancio ma, allo stesso tempo mentre l'annunciate, continuate a chiedere il versamento a chi ha aderito alla rottamazione. E non solo chiedete loro di versare ma non concedete alcun tipo di respiro a quelle stesse persone cioè, da una parte, voi sventolate la bandiera bianca della pace, dall'altra, continuate a mettergli le mani nel portafoglio. Tutto ciò mentre nel decreto mille-proroghe ancora si leggono provvedimenti quali il bonus da 500 euro al quale mi risulta che una parte del Governo all'epoca dei fatti, quando venne inserito, si dichiarò assolutamente contrario. Mi chiedo come facciate a fare marchette e a confermare marchette di questo genere e parlare invece ai cittadini che vi chiedono respiro dicendogli di no. Allora voi non siete pronti per la pace, non siete pronti per la pace fiscale: questo è il dubbio che noi abbiamo. Vi abbiamo servito su un piatto d'argento e ve lo continuiamo a servire l'ordine del giorno n. 9/1117-A/16 che può rappresentare una tregua in attesa che voi facciate la pace con gli italiani perché, come ha detto giustamente il Vicepremier Salvini, è importante ed è ora di liberare milioni di italiani che sono incolpevoli ostaggi del fisco ed è necessario arrivare ad una riduzione delle tasse e alla semplificazione del sistema fiscale ma per far ciò è importante che voi oggi dimostriate che, al di là delle parole, siete in grado di compiere anche dei fatti e quindi darci questa tregua…

PRESIDENTE. Concluda.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). …in attesa della pace (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il collega Marattin ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/90.

LUIGI MARATTIN (PD). Grazie, Presidente. Guardate un po' cosa facciamo: noi presentiamo un ordine del giorno sulla vicenda banche. Il Fondo di ristoro per risparmiatori colpiti dai crack bancari - le quattro banche nel 2015 e le due banche venete - è una vicenda che la Repubblica ha utilizzato male: l'ha utilizzata come clava in uno scontro politico anche nella Commissione bicamerale nella scorsa legislatura e non l'ha utilizzata come modo per capire che cosa è accaduto e soprattutto per aiutare chi aveva perso i propri risparmi. Voi sapete quanto ha fatto nella scorsa legislatura il Governo, che non è responsabile dei crack bancari perché quelle banche sono fallite in parte per omessa vigilanza quando questa era in mani nazionali: se lo ricordi chi dice “e come no?”, se lo ricordi chi dice “prima gli italiani” e che le cose fatte in Italia sono migliori, perché l'omessa vigilanza c'è stata quando la vigilanza era in mani italiane, non quando era nelle mani della Banca centrale europea e soprattutto quelle banche sono state portate al fallimento da gruppi dirigenti locali che non hanno allocato il credito secondo condizioni di efficienza ma l'hanno fatto per il mantenimento di sistemi di potere locali. Non abbiamo problemi a dire questo ma non abbiamo neanche problemi a dire che quanto è stato fatto nella scorsa legislatura è stato cercare di risolvere quel problema. Abbiamo iniziato a risolverlo stabilendo gli arbitrati e stanziando i fondi per gli arbitrati, rimborsando forfettariamente gli obbligazionisti subordinati all'80 per cento che rispettassero certi paletti di reddito e, nell'ultima legge di bilancio, stanziando 100 milioni per un fondo di ristoro per i risparmiatori per cui fosse provato il mis-selling cioè che ti hanno venduto uno strumento finanziario violando gli obblighi di informazione, correttezza e trasparenza. Ora i fondi di 100 milioni sono bloccati perché c'è un decreto attuativo che farebbe in modo che quei soldi possano essere immediatamente spesi per ristorare i risparmiatori che hanno diritto: è un decreto attuativo pronto che doveva essere emanato entro il 30 marzo, che il Governo appena insediato ha spostato al 31 ottobre e adesso ha spostato ancora al 31 gennaio. Quindi noi chiediamo in primo luogo perché, se c'è un decreto attuativo pronto per spendere quei 100 milioni, dobbiamo aspettare ancora mesi. Riportiamo il termine al 30 settembre.

Quel decreto attuativo è sulle vostre scrivanie e non volete pubblicarlo perché svela il bluff che avete offerto a quei risparmiatori: avete ottenuto il loro consenso dicendo che davate tutto a tutti, invece sapete bene che questo non è possibile e che quel decreto svelerebbe quel bluff ma per fare questo state tenendo fermi dei soldi ai risparmiatori che invece hanno diritto di ottenere quel ristoro. Quindi, prima cosa, riportiamo quel termine al 30 settembre: c'è un decreto attuativo per spendere i 100 milioni che noi abbiamo stanziato nella scorsa legge di bilancio, facciamolo uscire e cominciamo a pagare.

Seconda cosa, i 100 milioni stanziati forse non sono sufficienti; vi proponiamo - lo avevamo fatto in un emendamento che avete bocciato - di alzarli a 175 milioni, anche se sappiamo bene che il problema non sono i soldi, dite che in legge di bilancio ne troverete molti di più, ma qui è tutto un faremo in legge di bilancio: il terremoto lo faremo in legge di bilancio, le banche le faremo in legge di bilancio, le periferie le faremo in legge di bilancio. Qui e ora diamo una risposta a quei risparmiatori, la risposta non può essere quella che avete raccontato loro in campagna elettorale: “tranquilli, è stato solo un incubo, vi rido tutto io”; perché non sarebbe neanche la risposta giusta. Non abbiamo paura di dire che non sarebbe neanche la risposta giusta, la risposta giusta è porre rimedio a una truffa laddove la truffa c'è stata, e sappiamo per certo anche dalle prime sentenze degli arbitrati che in certi casi il misselling, cioè l'avere approfittato della buona fede per vendere degli strumenti finanziari non corretti violando gli obblighi di trasparenza, c'è stato e quei risparmiatori è giusto che abbiano tutto fino all'ultimo centesimo; così come è giusto che le inchieste della magistratura nei confronti dei veri responsabili di quei crac, cioè quei gruppi dirigenti, a volte espressione di un potere malato, affrontino le loro responsabilità, sia in sede civile, che in sede penale. Questo vi chiediamo di fare, non usiamo quel dramma come clava fra di noi. Questa vicenda, dolorosa per chi ha perso i propri risparmi, è stata utilizzata come una clava nello scontro politico. Abbiamo evitato di ragionare sul perché il nostro sistema bancario era malato, perché in venticinque anni in cui si è passati da banche enti di diritto pubblico al sistema attuale c'è qualcosa che non ha funzionato nel modo di gestire quelle banche. Questo avremmo dovuto fare e soprattutto quello che avremmo dovuto fare, abbiamo provato a fare e vogliamo continuare a fare è dare pieno e veloce ristoro ai risparmiatori che sono stati oggetto di truffe.

PRESIDENTE. Concluda.

LUIGI MARATTIN (PD). Queste nostre due proposte: fare uscire il decreto attuativo che è già pronto e innalzare del 75 per cento il Fondo di ristoro che avevamo messo sono proposte pronte che vi proponiamo per continuare a dare sollievo ai risparmiatori truffati e cominciare a risolvere il problema senza slogan e senza chiacchiere, ma con tutta la fatica del governare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Rotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/117.

ALESSIA ROTTA (PD). Presidente, questo Governo si è presentato, in particolare la Lega e il MoVimento 5 Stelle, come un Governo amico dei cittadini: prima gli italiani, i cittadini tra i cittadini. Allora io mi chiedo che cosa c'è di amichevole nelle misure contenute in questo decreto, che cosa c'è di amichevole nel togliere i soldi alle periferie e, quindi, ai cittadini che vivono normalmente in contesti più disagiati e più difficili; e che cosa c'è di amichevole nel togliere il diritto alla salute, in particolare per i bambini, che evidentemente non possono difendersi da soli, perché questo decreto milleproroghe verrà ricordato essenzialmente per questo.

Io in particolare in questo ordine del giorno mi occupo della terra dove vivo, il Veneto, e mi chiedo con che faccia i deputati, ma anche numerosi Ministri e sottosegretari veneti di questo Governo si presentino a casa, per esempio, nella famiglia di quel bambino di Castelfranco Veneto, un bambino con la leucemia: non può andare a scuola e non potrà andare a scuola, anzi la sua frequentazione scolastica è messa seriamente a rischio perché questo bambino è in una classe dove i bambini, altri bambini, troppi bambini non vengono vaccinati. E ancora i dati sulle vaccinazioni del Veneto dicono questo, di questa diciamo nonchalance, con la quale si decide a danno di qualcun altro: i bambini immunodepressi che non hanno scelta e la cui salute viene messa a rischio, e che questo provvedimento contribuisce ulteriormente a mettere a rischio. Che cosa c'è di amichevole in tutto questo?

Mi chiedo poi e chiedo una riflessione su quanto il Veneto perderà. Parlo di periferie, come nell'ordine del giorno, nel quale chiedo un impegno preciso al Governo: novantanove progetti, che cubano 265 milioni. Il dato grave di questo azzeramento di risorse è il fatto che questi progetti erano talmente ben fatti e talmente necessari per i cittadini e la popolazione che erano stati partecipati da imprenditori e dagli stessi amministratori, che avevano contribuito con soldi, ci avevano creduto, ci avevano investito.

E allora che cosa diciamo a questi amministratori, che cosa diciamo a questi imprenditori? Qui si tratta di dire chiaramente, da parte di questo Governo, che avete tradito la fiducia, avete tradito un patto già scritto, dei lavori già iniziati, almeno sulla carta: avete tradito, dobbiamo dire questo.

D'altra parte, forse, devo intendere che, come alcuni esponenti leghisti in Aula e non, mi riferisco a dei deputati che hanno parlato - e mi spiace dover ricorrere alla stessa locuzione, che trovo piuttosto odiosa trattandosi di bene pubblico - di ‘marchette'. E allora lo devono andare a dire ai cittadini, ai cittadini veneti, come d'altra parte in tutta Italia è la stessa cosa. Se si tratta di marchette quando si parla del rifacimento della zona attorno alla stazione degli autobus di San Donà di Piave, se intorno ai provvedimenti per la linea ferroviaria - stiamo parlando di pendolari - vi riempite la bocca di problemi dei cittadini e poi, al dunque, quando ci sono i progetti e quando ci sono le risorse, ecco che casca l'asino.

Parlate di sicurezza, di sicurezza urbana, allora si poteva fare un potenziamento dell'illuminazione di led a Chioggia, niente da fare; la stazione di Porto Marghera, appunto, un luogo disagiato, abbiamo discusso, avete lucrato tantissimo su queste situazioni e poi, al dunque, i soldi non ci sono. Posso citare tutti, i tanti provvedimenti che si sarebbero dovuti fare a favore delle altre città, parlo della mia città, la città di Verona, 18 milioni che scompaiono a favore non solo di un quartiere che è stato descritto da alcune delle forze che sono qui rappresentate dalla Lega come un quartiere degradato, ma soprattutto è il quartiere degli universitari, dove si poteva fare una migliore integrazione e migliori servizi per la cittadinanza e per gli studenti, niente da fare. E così potremmo dire anche di Padova, ad esempio, dove, quando era sindaco Bitonci, chiedeva, e ora che è sottosegretario, invece, prende. Allora, un certo imbarazzo e la mia piena solidarietà.

E così, marchette, allora, vorremmo dire ai cittadini di Belluno, per quanto riguarda le scuole Gabrielli, bene devono saperlo i cittadini di Belluno, e di Treviso, con piazza dei Martiri di Belfiore; e a Rovigo dovremmo dire che il quartiere Commenda, che i cittadini di Rovigo pensavano evidentemente di vedere riqualificato per loro, così non sarà.

E quindi chiedo, infine, Presidente, non una parola da parte dei due Ministri che qui siedono e si riempiono la bocca della parola di autonomia, quindi il Ministro Fontana e la Ministra Stefani…

PRESIDENTE. Collega, concluda.

ALESSIA ROTTA (PD). …non una parola a difesa dei cittadini e degli amministratori veneti. Hanno una strana idea di autonomia e di solidarietà. Sappiano i cittadini veneti a chi si devono rivolgere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Bazoli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/127.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Io intervengo su questo decreto milleproroghe, che è un decreto omnibus, in cui ci sono una quantità enorme di interventi su termini che vengono anticipati, posticipati; diversi miei colleghi sono già intervenuti e molti lo faranno anche dopo di me per stigmatizzare alcune di queste scelte: quella sui vaccini, quella sulle periferie, quelle che riguardano le aree colpite da catastrofi naturali come il terremoto e che da queste scelte escono penalizzate. È un decreto, quindi, che contiene una serie multiforme ed eterogenea di misure che sono assolutamente disomogenee anche tra di loro. È già stato detto anche in sede di eccezioni di costituzionalità, è un decreto che contiene talmente tante misure che non si è avuta neanche la possibilità, né il tempo di avere un'analisi tecnico-normativa, che è prevista per l'analisi dell'impatto della regolamentazione, non si è avuto neanche il tempo di fare un'analisi di questo genere.

È un decreto che contiene, oltre a misure che riguardano termini di entrata in vigore di disposizioni, anche misure che invece sono norme applicative e, quindi, che non riguardano termini; e sappiamo che la Corte costituzionale ha già detto in una pronuncia che questo è un modo di procedere scorretto e, quindi, non conforme ai parametri di legittimità costituzionale.

Ma nonostante questo, nonostante cioè sia un provvedimento che contiene una multiforme serie di misure, anche disomogenee e anche così estese da essere anche opinabili dal punto di vista della legittimità costituzionale, ebbene nonostante questo e nonostante il fatto che molte di queste scelte siano scelte decisamente criticabili, io voglio intervenire e l'ho fatto con un ordine del giorno che ho presentato a mia firma, per denunciare qualcosa che non c'è. Voi siete intervenuti per promuovere una serie infinita di modifiche a termini di legge, ma vi siete dimenticati, invece, di qualcosa che, invece, poteva essere l'occasione giusta di introdurre, quindi, noi con questo ordine del giorno, vi chiediamo di tenerne conto e, anzi, di impegnare il Governo a pensarci nel primo provvedimento utile.

Mi riferisco, in particolare, alla necessità di prorogare i termini e l'efficacia delle disposizioni che consentono a lavoratori dell'area di crisi industriale complessa che si trova, in particolare, nell'area di Terni-Narni di accedere a ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria, rispetto alla legislazione vigente. Mi riferisco a un'area, quella, appunto, di Terni che è stata riconosciuta, nel 2016, come un'area di crisi industriale complessa, ai sensi di una disciplina di riordino che è stata introdotta nel 2012; è un'area, questa, per la quale il 30 marzo del 2018 è stato sottoscritto, dal Ministero dello sviluppo economico, insieme a Invitalia, un accordo di programma che è finalizzato alla riconversione e alla riqualificazione industriale di quest'area, un'area, appunto, che è stata denominata come area di crisi industriale. Si tratta di un accordo di programma finalizzato, appunto, a consolidare la produzione e la ricerca nel settore della chimica verde. Quindi, insomma, serve a riqualificare un'area che, adesso, oggi, è un'area depressa.

Allora, questa poteva essere l'occasione per consentire a questo accordo di programma di dispiegare i suoi effetti, attraverso una proroga delle disposizioni che consentono appunto ai lavoratori dell'area in oggetto di poter usufruire di questi interventi di integrazione salariale straordinaria che sono finalizzati, appunto, a consentire a questo accordo di programma di arrivare e dispiegare meglio i suoi effetti. Quindi, con questo ordine del giorno, noi chiediamo al Governo di prendere atto di questa nostra richiesta e di intervenire il prima possibile per dare una soluzione a questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Gemmato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/23.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, affronto l'ordine del giorno n. 9/1117-A/23 che, sostanzialmente, si occupa del riparto del fondo sanitario nazionale. Le risorse ammontano a circa 113 miliardi di euro da ripartirsi per tutte le regioni italiane. Una dotazione congrua ad assicurare, così come previsto dall'articolo 32 della nostra Costituzione, pari livelli di assistenza sanitaria a tutti i cittadini italiani. Ciò che, invece, l'ordine del giorno va ad analizzare è il metodo con cui questi fondi vengono ripartiti, ossia la dotazione è congrua, però la ripartizione meno, nel senso che la ripartizione è incardinata, soprattutto, su un parametro di anzianità che, evidentemente, premia alcune regioni, a scapito di altre regioni; segnatamente, premia le regioni che hanno un indice di vecchiaia più alto, rispetto a regioni che hanno un indice di vecchiaia più basso; prevalentemente, premia alcune regioni del nord a scapito di regioni del sud.

Per questo, noi chiediamo, Presidente, che, così come votato all'unanimità da parte dalla Conferenza delle regioni l'anno scorso, ci sia una ripartizione del fondo assumendo, come criterio di perequazione, il coefficiente di deprivazione, ovvero un coefficiente che esprime il livello di svantaggio sociale relativo dei territori. Questo servirebbe, finalmente, a sanare la frattura e la ferita che esiste, anche a livello di assistenza sanitaria, fra le regioni del nord e le regioni del sud e farebbe verificare ciò che, appunto, l'articolo 32 della nostra Costituzione recita ovvero che tutti i cittadini italiani hanno diritto ad eguali livelli di assistenza e di salute (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La collega Carnevali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/44.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Noi con questo ordine del giorno chiediamo che qualsiasi altra azione venga messa in campo, di fatto, per affievolire l'obbligatorietà vaccinale - di fatto, quello che avete già scelto di fare con questo emendamento che avete introdotto, peraltro in un decreto milleproroghe omnibus - sia subordinata all'effettiva attuazione dell'anagrafe vaccinale che, peraltro, era già prevista; adesso, la Ministra Grillo ha, invece, posto un nuovo testo all'attenzione della Conferenza unificata.

Noi lo abbiamo detto, lo abbiamo ripetuto e siamo qui ancora perché si abbia la consapevolezza piena, fuori da quest'Aula, che queste scelte che avete fatto sono deleterie per tutte le ragioni che vi abbiamo spiegato, ma voglio, in particolare, in questa occasione, soprattutto - Presidente, per il suo tramite -, rispondere in particolare alla dichiarazione di voto, in relazione all'ordine del giorno, tenuta dal collega Cristian Invernizzi. Perché, vedete, l'onorevole Invernizzi ha detto che la Lega è un partito popolare e che ha fatto una scelta popolare con questo milleproroghe sui vaccini ed è popolare perché ha garantito la libertà di scegliere invece che obbligare i cittadini. Peccato che si dimentica di dire che si garantisce la libertà quando tutti hanno la stessa opportunità; si garantisce la libertà quando si gioca ad armi pari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non c'è la stessa libertà, quando gli altri non sono liberi di scegliere. Questa è la differenza che non avete capito, questa è la differenza che soprattutto provoca quella scelta che avete fatto voi, perché la libertà l'avremo quando tutti avremo una comunità che garantisce la difesa di tutti, allora, sì, sarà libero di frequentare le scuole chi non sa, chi non può, tutti saranno liberi come gli altri di poter giocare negli spazi gioco, negli spazi chiusi come gli altri bambini. Questa non è una scelta popolare, cara Lega, questa è una scelta elitaria, questa è una scelta, soprattutto, per pochi, a vantaggio, soprattutto, di chi, degli altri e della collettività.

Rispondo in quest'occasione anche per un'altra cosa, perché noi abbiamo sentito dire, per tramite, ovviamente, del MoVimento 5 Stelle che c'è stata una strumentalizzazione politica su questa questione che riguarda l'obbligo vaccinale, cioè noi, la comunità scientifica, tutti quanti, ci siamo inventati una sorta di mezzo caos, perché siamo in un'Aula, un mezzo golpe, l'abbiamo inventato noi, perché semplicemente abbiamo, in qualche modo, voluto fare una speculazione politica, solo che poi siamo stati illuminati dal comunicato del MoVimento 5 Stelle che è uscito dicendo: ha vinto la linea della Ministra Grillo. Cioè abbiamo subordinato gli interessi degli italiani a una disputa di prova di forza all'interno del MoVimento 5 Stelle, questo è il paradossale esito di quello che dovrebbe essere, invece, un provvedimento, una scelta che si fa fuori dalle dispute politiche, fuori dall'interesse di piegare la scienza all'interesse della politica, perché se devono venire prima gli italiani, gli italiani sono tutti, quelli che possono vaccinarsi e quelli che non possono vaccinarsi. Questo è il più grande danno che voi state facendo, sapendo benissimo, e qua chiudo, che con la proposta di legge per mano della Grillo che in questo momento è al Senato, voi avete calato la maschera definitivamente, perché con quel progetto di legge l'obbligo vaccinale viene totalmente e, quindi, definitivamente cancellato, ma sarete furbi, lo farete coincidere con il 2020, quando doveva terminare con la legge Lorenzin (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Viscomi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/131.

ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. Con l'ordine del giorno n. 9/1117-A/131, chiedo al Governo di erogare l'intero importo per il finanziamento dei progetti sulle periferie dei comuni di Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria e del progetto unitario ed integrato relativo alla città metropolitana di Reggio Calabria.

Non ne avrei bisogno se avessi di fronte un Governo capace di usare parole chiare e di mantenere gli impegni assunti; invece, siamo di fronte ad un Governo che promette benefici futuri, nello stesso momento in cui, oggi, oggi stesso, impone di togliere dai bilanci comunali delle poste attive, trascurando di considerare che il principio antico pacta sunt servanda non è un antico brocardo latino, appunto, ma come ogni avvocato sa o dovrebbe sapere, sia esso avvocato del popolo o delle autostrade, è anche fonte di responsabilità per il mancato adempimento.

E mentre toglie i soldi oggi, lo stesso Governo assicura però che quei finanziamenti saranno restituiti, ma soltanto ai comuni con progetti già esecutivi. E gli altri? Tutti quelli che sono in stato di progettazione definitiva e che hanno affidato incarichi di studi e progettazione confidando nelle risorse che erano state assegnate, confidando sul fatto che pacta sunt servanda vincola anche il Governo nel rapporto con gli enti locali?

È forte l'impressione, Presidente, che dietro la contorsione politica e giuridica di approvare oggi un decreto che toglie a tutti per ridare domani, ma non a tutti, vi sia una precisa strategia per sottrarre risorse ai comuni meridionali per redistribuirle su altri fronti. È una vecchia strategia: invocare e applicare regole uguali per situazioni diseguali; ma è una strategia che deve essere denunciata in modo chiaro. Il Meridione non rientra nell'orizzonte di questo Governo, se non come bacino elettorale.

I comuni, tutti i comuni, hanno il diritto di portare a compimento il percorso progettuale connesso al “bando periferie”, non solo per motivi di carattere giuridico, quanto piuttosto perché quel bando ha un valore politico che il definanziamento da voi oggi votato non può nascondere. Dove voi avete letto “comuni”, noi abbiamo visto “comunità”, fragili, friabili, frammentate, frantumate da un disagio profondo che chiede di essere compreso, accolto, accompagnato nella sua trasformazione. Dove voi avete letto “risorse finanziarie”, noi abbiamo letto “capitale sociale”, che si radica in relazioni di fiducia, appunto, tra le istituzioni e tra queste e i cittadini; proprio quelle relazioni di fiducia che voi avete brutalmente interrotto. Dove voi avete letto “appalti”, noi abbiamo letto “reti, connessioni, snodi, luoghi di incontro e socializzazione tra i molti centri di città policentriche”. È questa l'anima autentica del “bando periferie”, che non a caso ha dato origine alla formulazione di suggestivi titoli dei progetti presentati, come per il progetto del comune di Catanzaro che vuole ridare nuova centralità a periferie difficili. Vale per il progetto di Vibo Valentia, che auspica, addirittura fin dal titolo, la possibilità che in periferia, e in quella periferia, si possa vivere insieme; vale per il progetto di Reggio Calabria, ma vale anche e soprattutto per il progetto unitario della città metropolitana di Reggio Calabria, che mette insieme più di quaranta comuni in una progettazione integrata e unitaria.

Questo è il punto significativo: riuscire a lavorare insieme per un progetto comune, superando la frammentazione istituzionale, riconquistando la fiducia tra le istituzioni e i cittadini. È questo di cui ha bisogno il Paese e la Calabria in particolare, e il progetto della Città metropolitana a questo era destinato. Comunità, capitale sociale, reti di relazioni: questi sono i veri obiettivi del “bando periferie”; costruire un'architettura della vita associata.

Signor Presidente, lo dica al Ministro Salvini, che la lotta alla criminalità e alla criminalità organizzata in Calabria non si fa sui giornali o sui social o con le visite estive, non si misura dal numero dei like o di condivisioni; la lotta alla 'ndrangheta passa anche e soprattutto recuperando il rapporto con le periferie e con la gente che di quelle periferie vive il disagio, l'abbandono e le crisi, ma che non deve essere lasciata sola nell'azione di riscatto.

A San Luca, signor Presidente, come in altre città, un campo di calcio non è solo un campo di calcio, è il luogo di una socialità possibile, un sogno che si fa segno, quindi è il vero avamposto contro la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Bellucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/133.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, rappresentanti del Governo, rispetto ai vaccini ci avete lasciato basiti, drammaticamente basiti, perché non dovevate avere dei dubbi, i fatti lo dicono. Sapete bene che l'Italia è al secondo posto in casi di morbillo in tutta Europa, seconda soltanto alla Romania. Immaginate che ci sono 5.000 casi di morbillo in Italia rispetto ai 14.460 in tutta Europa. L'Italia è tra quelle cinque nazioni che ha problematiche di carattere vaccinale, insieme alla Nigeria, all'India, al Pakistan e alla Romania.

L'Italia è ancora drammaticamente sotto il 95 per cento di copertura vaccinale richiesta dall'Organizzazione mondiale della sanità! L'Italia ha ben 10.000 bambini immunodepressi che saranno costretti a non poter andare a scuola e a rischio della propria salute a causa di questo intervento.

A fronte di questi fatti - non idee, non impressioni, ma fatti - dovevate prendere un'unica direzione, quella di un imponente piano vaccinale: la proposizione di vaccini senza se e senza ma. Invece, ci avete lasciato basiti, perché avete preso mille direzioni: prima, questa estate, il Ministro Grillo ha parlato della proroga delle autocertificazioni, poi ha parlato di classi differenziali, come se i bambini fossero dei pacchi e potessero essere messi in classi bunker dove poter poi non godere di spazi comuni, corridoi, mense, luoghi dove si fa anche attività sportiva.

Avete immaginato che quei bambini immunodepressi dovessero essere collocati, a differenza degli altri, in luoghi cosiddetti protetti, privi di quella che si chiama continuità educativa, che spero voi conosciate, che è fatta di quelle emozioni che lega i bambini ai loro compagni che hanno visto negli anni precedenti e con i quali hanno instaurato delle relazioni che sono fondamentali nella loro vita.

Voi avete immaginato che la risposta fosse sottrarli da quelle classi per metterne altri. Al Senato avete immaginato, invece, di inserire di nuovo la proroga dell'obbligo vaccinale, e ci siamo commossi e siamo rimasti sorpresi quando avete chiesto scusa in Commissione e avete ammesso di avere sbagliato, e avete soppresso quella previsione! È bastata una notte, e il giorno dopo, la mattina, siamo di nuovo riscesi nell'incubo del vostro pensare soltanto ad un tweet perfetto, e immaginando così avete riproposto la proroga delle autocertificazioni.

Ci avete sorpreso anche quando, ascoltando le audizioni di comunità scientifiche e di dirigenti scolastici che, con una voce unica, vi chiedevano di non trattare i vaccini con superficialità, di mantenere l'obbligo vaccinale per l'iscrizione, a quelle audizioni siete rimasti sordi. L'unica parola che ho sentito nelle Commissioni congiunte è stata quella di “scientocrazia”, in risposta all'audizione del professor Garattini, presidente dell'Aifa, che vi parlava dell'importanza di difendere la cultura scientifica.

“Scientocrazia”! Mi avete riportato al 1633, quando Galileo, che difendeva la teoria copernicana per cui è la Terra a girare intorno al sole, fu tacciato comunque di eresia e fu condannato al silenzio. Galileo fu riabilitato, dopo 360 anni; io spero che la vostra capacità di ascoltare la scienza in materie come la sanità non debba aspettare così tanto tempo, condannando l'Italia all'oscurantismo.

Siete stati sordi alla scienza, l'avete condannata a quel silenzio. Avete soffiato sulle paure del popolo italiano - di pochi, non di molti - sui vaccini, con il rischio di far divampare un incendio. Vi siete comportati in maniera arrogante. Dimostrate spesso di essere arroganti, non umili, di quell'arroganza che è caratteristica della stupidità. Allora, mi vengono in mente le parole di Einstein, quando diceva che ci sono soltanto due cose infinite: l'universo e la stupidità umana; e aggiungeva: sull'universo ho ancora dei dubbi. Date ragione ad Einstein: sulla stupidità umana non si può avere dubbi. In questo caso, non ci sono dubbi rispetto al vostro provvedimento sui vaccini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La collega Ciampi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/83.

LUCIA CIAMPI (PD). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, nel 2016 il Governo a guida PD e la maggioranza che lo sosteneva segnarono un punto di passaggio fondamentale nella storia delle politiche urbane in Italia.

Ebbero infatti l'intuizione di promuovere e incentivare, grazie anche alla collaborazione con i comuni capoluogo e le città metropolitane, un processo di formulazione di progetti di rigenerazione urbana capaci di coniugare interventi fisici di trasformazione e riqualificazione con azioni di welfare, innovazione e sviluppo economico dando quindi risposte concrete a idee proposte dalle comunità territoriali, e che spesso erano già disponibili ad uno stato avanzato di progettazione.

Proprio per questo motivo, per dare quindi una concreta opportunità di crescita sociale, economica e occupazionale alle differenti realtà locali, lo stesso Governo decise di finanziare tutti i progetti presentati. Con il bando periferie quindi, riprendendo le parole dell'ANCI, i progetti dei comuni non rappresentano un elemento di interesse solo per ciascuno dei territori su cui insistono: piuttosto, rappresentano un mosaico di interventi che nel loro insieme si configurano come un vero e proprio progetto per il Paese, con migliaia di azioni di riqualificazione, trasformazione e recupero, che nei prossimi anni offriranno a milioni di italiani nuovi spazi e servizi. Così si pronunciava l'ANCI, l'Associazione dei comuni italiani, che mai, mai aveva visto tanta disponibilità di finanziamenti, tanta possibilità di realizzare progetti concreti.

Con le modifiche approvate al Senato nel provvedimento in esame, sono però stati bloccati 96 progetti per un totale di 1 miliardo 600 milioni di euro di finanziamenti pubblici, i quali interessano 326 comuni. A rischio, quindi, non sono soltanto la qualità della vita, la riqualificazione delle periferie e la sicurezza dei cittadini, temi sui quali il Governo ha peraltro posto l'attenzione, ma evidentemente solo sui social: sono a rischio migliaia di posti di lavoro, il rilancio di uno dei settori più importanti della nostra economia come l'edilizia. Edilizia, badate, intesa in senso virtuoso, non legata al consumo di suolo, alla cementificazione selvaggia e alla speculazione, ma alla riqualificazione e alla messa in sicurezza e all'abbellimento degli edifici e delle infrastrutture esistenti. Non è un caso, infatti, se forse per la prima volta la protesta contro questo provvedimento ha unito associazioni ambientaliste come Legambiente e l'ANCE, l'associazione italiana dei costruttori edili, che in un comunicato congiunto hanno scritto: “La condizione delle periferie dovrebbe essere al centro delle politiche sociali, ambientali, energetiche, sulla sicurezza e per lo sviluppo economico”. Non c'è formazione politica che non l'abbia affermato in campagna elettorale, l'abbiamo affermato tutti; eppure la Camera potrebbe confermare l'emendamento già avanzato al Senato, che sospende i fondi per la riqualificazione delle periferie a progetti avviati, tutti cofinanziati da privati.

Entrando nel dettaglio (ed è per questo che io ho proposto l'ordine del giorno), tra i progetti cancellati dall'attuale Governo e dalla maggioranza vi è anche quello di Pisa, denominato “Binario 14 - sostenibilità e socialità”, che prevede uno stanziamento complessivo tra finanziamenti pubblici e privati di oltre 43 milioni di euro.

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIA CIAMPI (PD). Concludo. Mi consenta, signora Presidente: il progetto è un progetto composto da tre assi strategici.

PRESIDENTE. Concluda, collega.

LUCIA CIAMPI (PD). Concludo dicendo che in questa situazione vorrei segnalare l'assoluto silenzio del nuovo sindaco leghista di Pisa, Michele Conti…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

LUCIA CIAMPI (PD). …per il quale evidentemente la fedeltà al padrone Salvini vale più del benessere e della sicurezza dei suoi cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Morani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/112.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, questo decreto-legge andrebbe rititolato, perché andrebbe chiamato decreto-legge “mille bugie” o decreto-legge “mille promesse mancate”. E lo dico per quello che riguarda la mia regione, la regione Marche: una regione che è stata martoriata dal terremoto, e che è stata però anche martoriata da una crisi economica lunghissima, che ancora non si è conclusa. Il primo atto di questo Governo nei confronti della mia regione così martoriata è stato quello di mancare alle promesse che sono state fatte sul terremoto, e di togliere decine di milioni di euro per progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie. Avete mentito ai cittadini della mia regione, avete fatto loro tante promesse, ma di queste promesse non ne avete mantenuta nemmeno una, e proverò a dire quali.

Sul terremoto in particolare, perché ha ragione il collega Trancassini, ha ragione la collega Pezzopane. Perché quello che questo Governo non ha fatto riguarda soprattutto quelle popolazioni che hanno più bisogno del Governo adesso. Non siete stati capaci neanche di prorogare le misure per le scuole. Vi comunico che per colpa di questo Governo in comuni come Arquata del Tronto ci saranno le pluriclassi! Non siete stati capaci… Presidente, la prego di ascoltarmi, invece di parlare con il funzionario. Grazie, Presidente, della sua attenzione.

Le stavo dicendo che questo Governo ha mancato tutte le promesse sul terremoto. Non sono stati capaci neanche di sospendere i mutui per le popolazioni terremotate. Non sono stati in grado neanche di prorogare la struttura commissariale. Non sono stati in grado neanche di prorogare i contratti per quelle 700 persone che sono essenziali per la ripartenza dal terremoto. Avete mancato tutte le promesse che avete fatto, e le avete rimandate ad un altro decreto-legge, che non si sa quando verrà.

E la stessa cosa l'avete fatta sulle periferie. Perché vedete, per la mia regione i progetti per le periferie che riguardano la città di Pesaro, la città di Urbino, la città di Ancona, la città di Macerata, la città di Fermo, sono progetti che vanno a riqualificare i quartieri più difficili, che sono quelli vicini alle stazioni, che sono quelli del porto di Ancona. Sono tutte quelle zone della città dove voi in questi anni siete andati a chiedere i voti, siete andate a prendere la fiducia in quei quartieri. E ora quei quartieri, quei cittadini che abitano in quei quartieri sono traditi proprio da coloro che in questi anni si sono riempiti la bocca con la parola “periferie”, con le parole “noi stiamo dalla parte del popolo”. È proprio quel popolo che state abbandonando, perché oltre a non dare la possibilità a quelle persone di vivere in quartieri più belli, perché hanno diritto a non vivere nel degrado, state togliendo loro anche occasioni di lavoro. Perché per la mia regione in particolare, dove le imprese hanno sofferto tantissimo, in particolare quelle che lavorano nell'edilizia, quei cantieri significano occasioni di lavoro, quei cantieri significano persone che possono ritornare a lavorare. Ma capisco che questo Governo - che ha un Ministro che si chiama Di Maio, che è il Ministro della disoccupazione, che sta facendo perdere 1.130 posti di lavoro al giorno - non è nemmeno interessato al fatto che quelle occasioni di lavoro possano essere utili per una regione martoriata come le Marche.

E allora voglio ricordare a quest'Aula che c'è qualcuno che un po' di tempo fa ha scritto sul suo profilo Facebook: correva l'anno 2015 ed era il 12 ottobre, costui si chiama Matteo Salvini. Ha scritto: “Periferie abbandonate, qualcuno se ne ricorda solo per chiedere i voti e poi scomparire. Come è la situazione nelle vostre città?” Ecco, al Ministro Salvini per il suo tramite, Presidente, vorrei chiedere di andare in quelle città tra un po' e chiedere “come stanno le vostre città?”, e vedere i cittadini che cosa risponderanno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega De Filippo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/52.

VITO DE FILIPPO (PD). Signora Presidente, l'ordine del giorno che sto per presentarvi con la ferma convinzione che, se fosse letto fuori dai fragori di quest'Aula, che molte volte confonde, abbiamo notato, soprattutto nella conduzione, la maggioranza e il Governo, se questo ordine del giorno fosse letto nel chiuso di una stanza, con una sola lampada accesa, quella della coscienza di molti colleghi della maggioranza e di molti rappresentanti del Governo, se questo ordine del giorno fosse letto in quella stanza, con quella lampada, sono sicuro che molti di loro metterebbero immediatamente una firma. Leggetelo, lasciamo fuori dalle nostre orecchie i fragori anche di questo dibattito che noi siamo costretti a sostenere in ragione della verità, della scienza, del buonsenso, della ragionevolezza che è stata dispersa in una discussione assolutamente negativa. Leggete questo ordine del giorno e sono convinto che molti di voi vi metterebbero la firma.

Siamo stati, invece, capaci di descrivere una stupefacente storia, che riporta indietro il nostro Paese addirittura di qualche secolo. Anche nei trattati e nelle discussioni medievali o prerinascimentali questo scontro tra politica e scienza, tra politica e il buonsenso, non solo tra politica e scienza, non si era visto nella rappresentazione negativa che noi abbiamo conosciuto in questo tempo della vita pubblica. Se non fosse bastata quella che voi considerate la flebile voce di un gruppo parlamentare, che si ostina da giorni a farvi capire il disastro che sta avvenendo nel nostro Paese nella confusione delle istituzioni scolastiche, del sistema sanitario, avete avuto la possibilità di ascoltare per molte ore nelle Commissioni congiunte le voci di scienziati, le voci di importanti ordini professionali, le voci di consulenti della Ministra Grillo, che hanno consegnato - scripta manent, si può guardare quel resoconto - a quella Commissione parole scolpite sulla necessità e sulla obbligatorietà di azioni nel nostro Paese in termini di sanità pubblica, visto il rischio che l'Organizzazione mondiale della sanità e le negative classifiche nelle quali, purtroppo, il nostro Paese compare su alcune patologie e su alcune malattie, avrebbero dovuto consigliarli.

Nulla, nulla è stato capace di convincere menti - consentitemi - ottuse in questa circostanza, che hanno consumato la più straordinaria e memorabile battaglia tra scienza e politica che la nostra storia nazionale abbia conosciuto. Se è vero, come ci dite nei capannelli, come si dice ufficiosamente, che siete anche voi per l'obbligatorietà dell'azione vaccinale, che non avete avuto il coraggio semplice di accogliere tutto ciò in una norma, cominciate almeno stasera ad accogliere qualche semplice ordine del giorno. Vi consiglio di leggerlo, non vi fidate soltanto della descrizione, e molti di voi sanno che le parole che ci sono in quell'ordine del giorno non hanno un elemento in più di ambiguità, se non di buonsenso, di chiarezza e di organizzazione puntuale di un'attività che nel nostro Paese è fondamentale e necessaria. Non dispero ancora in questo grammo di ragione che vi potrà possedere nelle prossime ore, speriamo, sommessamente, veramente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Silvestroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/11.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, colleghi, intanto il mio non vuole essere un intervento ostruzionistico, ma vuole essere un intervento eventualmente di contributo su un tema che so che è sentito anche dal Governo. Nel decreto in esame, all'articolo 1, si pone la questione delle date per i rinnovi dei consigli e dei presidenti di provincia, ma il Governo deve porsi anche un tema di assetto, in questo caso, territoriale dello Stato, perché dopo due anni è necessario prendere atto, anche urgentemente, dell'esito del referendum del 4 dicembre; e dopo quattro anni dall'entrata in vigore, dobbiamo dirlo, della nefanda, nefasta, catastrofica legge Delrio, che ha riformato le province, è urgente un intervento di revisione profonda della riforma sul piano istituzionale, organizzativo e economico, perché occorre tornare a garantire agli enti provinciali e alle città metropolitane la piena funzionalità e operatività, perché è essenziale tornare a fare manutenzione su strade, su scuole.

E ora, Presidente, dopo gli anni, diciamocelo, bui del Governo Renzi - e in questo caso del suo Ministro che ha portato questa riforma, che mi dispiace che è in Aula, è un collega al cui posto mi sarei vergognato dopo essermi accorto di quanto deleteria sia stata questa riforma, avrei tolto il mio nome, non l'avrei più chiamata legge Delrio - il Parlamento e il Governo devono riportare la democrazia e ristabilire il principio dell'articolo 1 della Costituzione, cioè che la sovranità, Presidente, appartiene al popolo.

Le province italiane e le città metropolitane non possono essere enti territoriali non soggetti alla sovranità popolare e disciplinati da una legge anticostituzionale e fuori dal Testo unico degli enti locali. Questo è il senso dell'ordine del giorno che ho presentato al Governo per ripristinare il voto dei consiglieri e dei presidenti provinciali e dei consiglieri e dei presidenti delle città metropolitane. Non è una questione di stile come votare i rappresentanti delle istituzioni; è, invece, alla base della nostra Repubblica ed è un'assunzione di responsabilità per chi viene eletto, perché, se i cittadini, Presidente, detentori della sovranità, non conoscono chi ha le responsabilità politiche e istituzionali sulle mancate manutenzioni dei ponti, dei cavalcavia, dei tetti delle scuole e sulla mancata assistenza ai disabili, significa - concludo, Presidente - che non si vive più in uno Stato democratico, e questo la Costituzione non lo consente.

Concludo veramente, Presidente: l'attuale norma Delrio non si è limitata, però, ad abolire solamente l'elezione diretta degli organi provinciali e delle città metropolitane, ma ha portato anche dei risultati: le province sono state buttate fuori dalle norme previste sugli enti locali, gli uffici provinciali sono stati svuotati e non si sa come abbiano fatto e potuto fare i monitoraggi chiesti proprio dal Ministro Toninelli sulle infrastrutture di competenza provinciale. Non ci sono risorse, Presidente, per fare le manutenzioni su strade e scuole.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Concludo. Se il Governo prende in considerazione, quindi, questo ordine del giorno, secondo me ci sarà un'opportunità per tutte le province d'Italia e per tutte le città metropolitane d'Italia per ricominciare a fare prevenzione e sicurezza su strade e scuole, e dare risposte anche ai disabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La collega Quartapelle ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/41.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Di solito si usa il decreto milleproroghe per prorogare dei provvedimenti, dei termini, e per dare la certezza alle persone che sono riguardate da questi provvedimenti che la loro situazione non cambierà nell'anno successivo, perché lo Stato non è stato in grado di sistemare il corpo delle leggi in maniera tale da fare entrare in vigore le nuove normative.

Ecco, questo è il primo decreto “milleproroghe”, che invece di dare certezze, invece di dare ai cittadini coinvolti in un qualche modo dalle nuove formule normative una prospettiva certa, è il primo “milleproroghe” che crea assoluta confusione.

Non lo fate prima di tutto per il provvedimento che è oggetto del mio ordine del giorno. In questo ordine del giorno io chiedo di prorogare i termini per il perfezionamento, da parte delle università statali, dei contratti integrativi, volti a superare la situazione di contenzioso, in atto in questo momento tra le stesse università e gli ex lettori di lingua straniera. Voi non date la possibilità di prorogare questi termini per il perfezionamento di questi contratti. E il risultato quale sarà per queste persone, per queste decine di persone? Sarà incertezza nella loro prospettiva di lavoro; sarà incertezza nel tipo di rapporto tra queste persone fondamentali nelle nostre università per l'insegnamento delle lingue straniere e il loro datore di lavoro; sarà incertezza per gli studenti, che non avranno chiaro quale sarà il loro futuro, dal punto di vista dell'insegnamento e, quindi, dell'apprendimento.

Ma voi, in particolare, avete creato una grande confusione su due punti. Ed è incredibile il modo in cui l'avete fatto, il modo cinico, il modo irresponsabile, con cui vi siete posti su due grandi questioni nazionali.

Il primo è il tema dei vaccini, ne hanno parlato prima il collega De Filippo, la collega Carnevali. Voi avete creato una confusione, senza paragoni e senza precedenti, sull'entrata in vigore delle normative che avete proposto. Avete proposto una legge che entra in vigore dopo l'inizio dell'anno scolastico, creando una situazione di difficile gestione in particolare per i dirigenti scolastici ma non solo: per i genitori che non hanno capito quali sono le normative e quando entreranno in vigore e, soprattutto, per i bambini, per i più deboli, che noi dobbiamo proteggere. Non contenti di questa prima confusione, ne avete creata un'altra, proponendo varie cose in vari momenti della discussione in corso in Parlamento, creando quindi una situazione di grandissima incertezza, non su un fatto marginale, ma su una questione che riguarda tutti i bambini di tutte le scuole e la loro protezione vaccinale. E, quindi, complimenti per avere creato un grande pasticcio su una normativa che già esisteva, che era certa, che era chiara, che avevamo iniziato ad implementare come Paese lo scorso anno. Voi avete creato più confusione, rispetto a una prassi che si stava estendendo e si stava consolidando.

E poi la seconda cosa, ancora più incredibile. È la confusione totale in cui voi avete gettato centinaia di migliaia di cittadini, nelle 96 città a cui avete tolto delle risorse già stanziate per dei progetti delle periferie. Tutti quanti voi, quando siete stati eletti il 4 marzo, avete detto che eravate le forze politiche che davano ascolto alle periferie. Ecco, mi sembra che, questa idea dell'ascolto delle periferie, voi in questo momento ve la siete un po' dimenticata, nel senso che avete dato come un messaggio a dei cittadini che si erano fidati del fatto che lo Stato avesse dato dei soldi per dei progetti che li riguardavano da vicino. Ecco, voi questi cittadini li avete completamente traditi.

Faccio l'esempio della mia città, Milano. Alla mia città la vostra decisione costa 18 milioni di euro. Costa la costruzione di una scuola media, la prosecuzione di una metro-tranvia, la n. 7, e il completamento di un parco, nella zona del quartiere Adriano. Resta incomprensibile perché voi abbiate deciso di gettare nell'incertezza dei cittadini, che si aspettano questi progetti dal comune e dalla regione, che avevano stanziato delle risorse, e in particolare dallo Stato, che aveva reso disponibili delle risorse perché il comune completasse questi progetti. È incredibile che voi abbiate tradito i patti tra lo Stato e questi cittadini. Perché?

PRESIDENTE. Concluda.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Non si capisce, se non per la vostra irresponsabilità e la vostra totale incompetenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Lepri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/72.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie Presidente. Tra le mille proroghe mancate o le mille proroghe inutili - le abbiamo ricordate: vaccini, periferie, terremoto soprattutto - ce n'è una di proroga di cui vi siete dimenticati e di cui il nostro ordine del giorno parla e tratta.

È una questione che riguarda i lavoratori e il lavoro, cioè esattamente il filo rosso che caratterizza i vostri interventi, cioè il dimenticare le situazioni, i territori, le persone in condizioni di fragilità. In questo caso, siamo di fronte ad una questione importante, che riguarda il lavoro e i lavoratori.

Una premessa. Proprio rispetto a ciò che ora ho detto, il Ministro per la disoccupazione o per il lavoro - almeno sulla carta, ma, in realtà, per la disoccupazione - è molto impegnato a promettere. Ieri ha promesso che questa maggioranza smantellerà il Jobs Act. Per intanto, più che smantellare, con il decreto dignità, avete sfregiato il Jobs Act. L'avete reso meno efficace, ma non l'avete intaccato minimamente nei suoi fondamenti, che noi vogliamo invece confermare e rafforzare ed approvare ed applicare pienamente.

Ecco, la promessa, l'ultima promessa del Ministro Di Maio, è esattamente questa: ripristineremo la cassa integrazione per cessazione (cioè quella che più gergalmente viene chiamata cassa integrazione in deroga). Ma dimentica che il Jobs Act l'ha eliminata, in effetti, questa possibilità, introducendo nuove protezioni: la Naspi, che è stata estesa per molti lavoratori e che può essere anche ulteriormente prorogata in casi particolari, e un servizio di politiche attive. Infatti, noi pensiamo questo, che quando siamo di fronte ad un'azienda che chiude, oltre un certo limite è inopportuno mantenere in vita e anche mantenere in assistenza persone, che, invece, debbono essere incentivate e formate per potere essere riqualificate e essere collocate in altre imprese. Ebbene, in attesa di questi smantellamenti, noi chiediamo una cosa molto semplice. Si provino a tutelare i lavoratori delle aziende salvate e in corso di rilancio, le tante che il Ministro Calenda e il sottosegretario Bellanova in questi quattro anni hanno salvato, centinaia di imprese che, grazie al sistema degli ammortizzatori sociali e a un'intelligente politica attiva, sono state rilanciate.

L'ordine del giorno, che recupera un emendamento, dice sostanzialmente questo. Siamo di fronte, in alcuni casi, a trattamenti di cassa integrazione straordinaria in aziende che stanno completando i loro piani industriali, in casi di rilevante interesse strategico per l'economia nazionale e che comportano notevoli ricadute occupazionali. Bene, può darsi che questa riconversione così difficile - pensate, per esempio, al distretto degli elettrodomestici in Friuli-Venezia Giulia, che è stato recuperato e rilanciato - abbia bisogno di più tempo. E, allora, questo famigerato Jobs Act che cosa dice? Dice che è possibile prevedere un ulteriore periodo di accompagnamento di questi lavoratori, in attesa del pieno rilancio di quei siti così importanti di interesse nazionale. Ma occorre finanziare questa possibilità, che oggi non è finanziata. Da qui, quindi, la proposta con questo ordine del giorno di considerare, nella prima occasione possibile, di rifinanziare questa misura, così che soprattutto questi siti di rilevante interesse nazionale, con un grande impatto occupazionale, possano pienamente dispiegare la loro funzione, cioè quella di un recupero e di un rilancio occupazionale, non in una logica assistenzialistica, ma, appunto, in una logica di impresa e di efficienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega De Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/76.

PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, l'ordine del giorno che io ho presentato è un ordine del giorno che riguarda i giovani del Mezzogiorno d'Italia. È un ordine del giorno che è volto ad impegnare il Governo ad estendere le decontribuzioni e l'esonero contributivo totale, per i datori di lavoro che assumono giovani nel Mezzogiorno d'Italia a tempo indeterminato.

Guardate, questa è una delle tante misure, che nella precedente legislatura il Governo di centrosinistra ha adottato, per sostenere e rilanciare il Mezzogiorno, e con risultati estremamente importanti.

Voi sapete che, negli ultimi anni, dal 2008 al 2014, il Mezzogiorno ha perso centinaia di migliaia di posti di lavoro, soprattutto tra i giovani. Con le misure messe in campo dai Governi di centrosinistra per il Mezzogiorno, solo dopo il 2014 abbiamo recuperato ben 200 mila posti di lavoro per i giovani del sud del Paese. Ovviamente c'è da fare di più, ma le misure adottate andavano nella direzione giusta, 7 miliardi di euro messi in campo per un grande masterplan per il rilancio del Mezzogiorno, la misura, un miliardo 300 milioni soltanto dedicata alla misura “Resto al Sud”, migliaia, decine di migliaia di giovani assunti grazie alle misure messe in campo per sostenere i contratti di programma, contratti di sviluppo, le imprese che investivano nelle aree di crisi complesse, nelle aree di crisi non complesse, tutta una serie di misure che davvero hanno ridato slancio e ossigeno al Mezzogiorno. Non vi chiedevamo grande impegno, grande fantasia vi chiedevamo quanto meno di non distruggere, di confermare quanto di buono si era stato fatto per il sud del Paese nella precedente legislatura. Non siete stati in grado nemmeno di fare questo, nemmeno di rispettare, di conservare, di prorogare misure essenziali per il rilancio di una zona determinante del Paese che è tutto il Mezzogiorno d'Italia e allora noi, da questo punto, di vista siamo profondamente sconcertati del vostro del vostro approccio. È un approccio che non è nuovo, voi avete utilizzato il Mezzogiorno come serbatoio elettorale, ma da subito avete adottato un approccio, delle misure, delle politiche, delle azioni profondamente contrarie ai ragazzi, ai giovani, alle famiglie alle imprese del sud del Paese. E noi siamo qui e testimonieremo e lotteremo in Parlamento e nel Paese per difendere, invece, l'esigenza di tornare a investire, a dare sostegno ai giovani, alle imprese del Mezzogiorno.

Voi avete votato un decreto che ha penalizzato le imprese che vogliono internazionalizzare, penalizzando ovviamente soprattutto gli investimenti delle grandi multinazionali al sud, state distruggendo la speranza di investimenti, quando non trovate un'intesa sull'approccio che volete scegliere per quanto riguarda le infrastrutture. Senza un rilancio delle infrastrutture, al Mezzogiorno non ripartono gli investimenti e non riparte il lavoro e l'occupazione. Avete adottato una politica profondamente contraria a quest'area del Paese e, d'altra parte, quello che è successo alla vicenda legata al bando delle periferie va esattamente in quella direzione. Guardate i numeri, sono drammatici, li hanno già elencati altri colleghi, ma 96 Progetti, 86 capoluoghi di provincia, 9 aree e città metropolitane e, soprattutto, 19.800.000 cittadini che non avranno più la possibilità di beneficiare degli interventi di riqualificazione per i loro quartieri che aspettavano da anni e che finalmente erano lì pronti per partire. Come giustificate questo abbandono di 19.800.000 cittadini del nostro Paese? È inaccettabile quanto avete fatto, con un'operazione di finanza così creativa, spostando risorse verso altri capitoli, preannunciando poi futuri interventi che non avete il coraggio di adottare oggi. Avete preso in giro e state prendendo in giro il Paese. Io vi faccio l'esempio di un comune della Campania, Caserta, un comune che aveva beneficiato di 18 milioni di euro nella precedente legislatura, un comune che doveva approvare dei lavori in un parcheggio, in un centro parrocchiale, di impianti sportivi, rifare impianti di sicurezza, riqualificare i tracciati storici, tutto questo non sarà possibile in quest'area. Come spiegherete ai cittadini di questa città, di quest'area metropolitana che avete deciso di penalizzarli senza ragione alcuna, con un provvedimento che presenta dei forti profili di illegittimità non solo dal punto di vista giuridico, perché viola i princìpi di leale cooperazione istituzionale? I comuni non si fideranno più degli atti e delle convenzioni sottoscritte alla Presidenza del Consiglio dei ministri. È inaccettabile tutto questo, violate il principio di leale cooperazione tra le istituzioni, il legittimo affidamento. Rileggete il parere dell'Avvocatura, di cui avete fatto la disclosure, sull'Ilva: parla del tema e dell'importanza del legittimo affidamento. Dovete tutelare le città, i comuni e le famiglie che attendono risposte da voi, e che state tradendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Benamati ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/89.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. Io intervengo con un ordine del giorno diverso e particolare, che riguarda un impegno che mi ero assunto in precedenza. Parlo del tentativo di correggere un errore di questo Governo, che ha espunto l'ASI dal coordinamento delle politiche spaziali e delle ricerche aerospaziali dal Comitato interministeriale, trasformando questo comitato, che è stato voluto nella XVII legislatura, in una sola compagine politica fatta di poltrone e politica. L'Agenzia spaziale italiana è un organo fondamentale nella ricerca spaziale, è un gioiello della scienza e della tecnologia del nostro Paese.

Questa scelta è stata un'offesa, è stata avvertita come un'offesa dai ricercatori e dagli scienziati di questo Paese. Con questo ordine del giorno invitiamo il Governo a intervenire sulla validità di questa scelta, ma io sentendo questa discussione capisco che sbaglio a stupirmi di questi errori. Sentendo l'indegno balletto che è stato fatto sui vaccini, che contraddice migliaia di anni di storia umana fatta di malattie, fatta di sofferenza, fatta di morte, battute dalla scienza medica, che ha debellato e distrutto malattie e garantito la sopravvivenza di molti, molti uomini, oggi capisco che la discussione sta prendendo altre pieghe. Come si fa a proseguire sulla teoria dell'autocertificazione? Perché, guardate, questa scelta vigliacca empiricamente può dipendere solo da due questioni: o credete che i vaccini non servono, e siete liberi di credere alla stregoneria, di credere al vudù, di credere al potere salvifico delle erbe, o credete invece che i vaccini servano, e allora fate questa scelta vigliacca, che porta al mendacio delle persone, per garantirvi un consenso al di là della salute dei cittadini.

Una trascuratezza della ricerca e della scienza e della cultura che mi preoccupano, anche con le ultime dichiarazioni del Ministro Salvini, che dice che i progetti delle periferie andranno rivalutati perché sono variabili e non tutti hanno la stessa validità, io sono preoccupato perché a Bologna, nel mio collegio, abbiamo deciso, con 8 milioni, di riconvertire l'ex parcheggio Giuriolo, una delle opere di Italia ‘90, nella cineteca, nella nuova cineteca della città di Bologna, un sistema museale dedicato alla conservazione della memoria, uno spazio della cultura aperto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 19,50)

GIANLUCA BENAMATI (PD). Questo rientra o non rientra nel nuova schema di valutazione che si annuncia da parte di questo Governo? Le convenzioni firmate saranno onorate? Il progetto esecutivo sarà reso efficace? Queste dichiarazioni ci confondono, vado a finire, signora Presidente, su questo perché mi pare che ci sia un filo rosso su questi temi, che non riguarda solo il decreto «milleproroghe», riguarda anche il comportamento di questo Governo, è un filo che lega molte delle vostre azioni che denotano un'insofferenza, una trascuratezza per la scienza, per la cultura, lasciatemelo dire da ricercatore, da una persona che sente i rumori di quel mondo. E io non solo vi chiedo di riguardare, come tutti, il mio ordine del giorno, pur non avendo molte speranze, ma vi rivolgo una preghiera, rivolgo una preghiera tramite lei, Presidente, al Governo concludo vogliate bene alla scienza e alla cultura di questo Paese, perché esse sono il presente e il futuro del nostro Paese e ricordate sempre quello che diceva uno dei più grandi scienziati italiani, Galileo Galilei, che diceva che le verità scientifiche non si decidono a maggioranza, perché sono vere in quanto tali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Scalfarotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/39.

IVAN SCALFAROTTO (PD). Grazie, signor Presidente. C'è da dire che a questo Governo bisogna riconoscere quanto meno una sorta di coerenza. L'agire del Governo si riconosce, devo dire io, nel guardare il Governo lavorare, nell'esaminare i provvedimenti che sta proponendo. Sempre di più lo associo a un'immagine cinematografica, l'immagine dell'orchestra di Federico Fellini nel film Prova d'orchestra, un gruppo di suonatori sconnessi tra di loro che purtroppo sono chiusi in una stanza che alla fine del film sarà distrutta da un'enorme palla di demolizione, e purtroppo dispiace pensare che quella stanza è il nostro Paese, che ogni provvedimento di questo Governo assomiglia a un colpo di quella palla da demolizione che arriva sul muro della nostra Italia. E, infatti, guardiamo che cosa abbiamo visto in questi mesi: un decreto sul tribunale di Bari, è stato il decreto di debutto del Governo e del Ministro Bonafede, il tribunale di Bari è rimasto solidamente dov'era, con o senza quel decreto.

Un decreto disoccupazione che doveva aiutare i lavoratori e che, invece, sta producendo disoccupazione. Io ho letto con attenzione un articolo del Corriere della Sera di Federico Fubini, una testata, il Corriere, certamente non nemica - diciamo - del Governo che, però, nota che in questi mese si sono persi 1.131 posti di lavoro al giorno e che non era mai successo dal 2014 che per tre mesi si perdessero così costantemente posti di lavoro. E, poi, un decreto sul riordino dei ministeri, servito a creare il Ministero dell'agriturismo per dare al Ministro Centinaio un gioco, per fare in modo che lui potesse seguire i suoi hobby, i suoi piaceri. Si prende un enorme bacino di attività economica, come il turismo, e lo si attacca inspiegabilmente all'agricoltura. Si eliminano le unità di missione sul dissesto geologico e sull'edilizia scolastica. E vogliamo parlare di quello che sta facendo questa palla da demolizione nell'abbattere la migliore classe dirigente del Paese? Io penso a Mazzoncini, l'amministratore delegato delle Ferrovie, che è stato tolto di lì nonostante le Ferrovie tra il 2014 e il 2018 siano diventate un grande player internazionale e abbiano aumentato del 25 per cento i propri passeggeri. E adesso è notizia di pochi minuti che il presidente della Consob, Mario Nava, ha dato le dimissioni, un uomo specchiato, stimato in tutto il mondo e domani vedremo quali saranno le conseguenze dell'attacco a una persona che davvero è considerata di grande indipendenza, ma evidentemente una persona così indipendente a vigilare sui mercati dava fastidio a questo Governo. Vedremo domani come andrà lo spread, spread che, come sappiamo, sta costando miliardi alle tasche di ogni singolo italiano. E questo decreto di oggi è assolutamente in linea con la prova di orchestra felliniana che stiamo conoscendo.

Oggi ho sentito l'onorevole Invernizzi parlare del diritto dei genitori di tutelare l'inviolabilità del corpo dei propri figli. La Dichiarazione dei diritti del fanciullo del 1924 si sta rivoltando nella tomba, caro Invernizzi. Il corpo dei bambini non appartiene a nessuno e nessuno può prendere decisioni negative sul corpo anche dei propri figli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E dei soldi rubati alle periferie ne vogliamo parlare? Ecco, questo è quello che state facendo: una prova d'orchestra felliniana.

Il mio ordine del giorno, caro Presidente, signor Presidente, cerca di salvare una piccola norma intelligente. Con il nostro Governo avevamo assicurato agli studenti fuori sede una detrazione sugli affitti, provocando due ottime conseguenze: la prima, di far emergere il nero che molti studenti pagano negli affitti; la seconda, di venire incontro agli studenti fuori sede che, voglio sottolineare, sono soprattutto studenti del sud: su 50 mila studenti pugliesi il 40 per cento studia al nord; su 50 mila siciliani il 32 per cento studia al nord; tra i 210 mila studenti campani ben il 17 per cento studia al nord. Allora, qui si sta chiedendo al Governo di confermare questa misura che faccia emergere il nero e venga incontro agli studenti, soprattutto agli studenti del Mezzogiorno. Io non capirei se il Governo dovesse dare un parere negativo su questo ordine del giorno. E dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che hanno preso tanti voti tra i giovani e tanti voti nel sud, di votare questo ordine del giorno, di fare in modo che a questi studenti sia riconosciuto il diritto di studiare anche al nord e di poter essere aiutati a raggiungere i loro sogni. È per questo che vi hanno votati. Non abbattete l'Italia, fate qualcosa di razionale, fate qualcosa di buono per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ferri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/35.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Io intanto ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti suo tramite perché hanno offerto al dibattito tanti spunti, tanti spunti che devono far riflettere su un provvedimento che ha molte lacune, che guarda alla discontinuità come se fosse un valore quando oggi questo Governo dovrebbe guardare alla responsabilità, alla continuità e alla coerenza anche con quanto aveva promesso durante la campagna elettorale.

Questo provvedimento, il “milleproroghe”, colpisce i cittadini, colpisce i territori, colpisce i deboli, le periferie, le zone disagiate e, quindi, è solo per dire: “Facciamo qualcosa di diverso”. Per questo prima richiamavo la coerenza e con questo ordine del giorno invitiamo ad essere coerenti e responsabilità vuol dire ammettere un lavoro che è stato fatto dai precedenti Governi con grande onestà e trasparenza, guardando a un rilancio delle periferie, decisione del Presidente Renzi venuta qualche giorno dopo rispetto a quello che era successo a Parigi. E, quindi, la riqualificazione urbana - ma non solo -, i progetti culturali, il cambio culturale, l'aggregare, l'accogliere, il cercare, dalla periferia e dai progetti che potessero rilanciare i territori, di costruire quei ponti che collegassero la periferia con la città.

Quindi, questo deve far riflettere e, tra l'altro, si deve dire anche la verità e voi non state dicendo la verità ai cittadini e questo lo voglio rimarcare, perché partite da un presupposto giuridico sbagliato, citando una sentenza della Corte costituzionale che non c'entra niente con la sospensione dei provvedimenti e dei finanziamenti dei progetti. Quindi, dovete dire la verità: la sentenza della Corte costituzionale, che accoglie un ricorso della regione Veneto, riguarda finanziamenti regionali che non c'entrano niente con i finanziamenti comunali e con i cofinanziamenti, perché voi oggi andate a colpire non solo i progetti che i comuni hanno presentato di loro iniziativa, rispondendo a questo bando, ma anche quelli cofinanziati e, quindi, alterando non solo i bilanci dei comuni ma andando a modificare anche la visione politica che nasce dall'ascolto del territorio. E non sono “marchette”, come sono state definite da alcuni, ma sono progetti costruiti e realizzati dai comuni e da sindaci di diverso colore politico e, quindi, è stato un elenco di comuni e, tra l'altro, il primo finanziamento, quello dei 24 comuni che è stato salvato, lo dimostra, perché poi quello successivo, con i 96 comuni che voi oggi andate ad accantonare con delle promesse che noi ci auguriamo che possiate mantenere, sono stati tutti finanziati senza guardare al colore, ma guardando proprio a quell'obiettivo che il primo provvedimento del 2015, con il Governo Renzi, si era prefissato di raggiungere.

Quindi, non c'è responsabilità - e questo va detto - e non è una questione politica ma è una questione giuridica e, tra l'altro, c'è una responsabilità - sebbene vengano fatti salvi giustamente i primi 24 progetti e a molti di questi sono già arrivati i finanziamenti - perché voi avete violato il principio di leale collaborazione e, quindi, ci sono dei comuni, ci sono dei sindaci che, con la fascia tricolore, sono entrati a Palazzo Chigi e hanno firmato col Presidente del Consiglio e non conta il nome o il colore di quel Presidente del Consiglio, perché quando un sindaco entra a Palazzo Chigi e firma una convenzione, che viene registrata dalla Corte dei conti ed è valida a tutti gli effetti giuridici, ha delle aspettative. Allora, oggi venir meno a queste aspettative dei sindaci vuol dire venir meno ai cittadini e ai territori, vuol dire non trasmettere fiducia. E come può un cittadino fidarsi, allora, di una promessa? E tutto questo lavoro che è stato fatto in questi giorni - e io ringrazio davvero i colleghi che hanno contribuito - ha aiutato anche il ruolo dell'ANCI, perché anche le promesse che sono state fatte all'ANCI io mi auguro che non solo siano mantenute ma sono anche il frutto di un lavoro parlamentare serio che le opposizioni hanno fatto, perché hanno aiutato l'ANCI nelle Aule parlamentari ad alzare la voce e a provare a raggiungere quell'obiettivo.

Quindi, mi auguro davvero che questi soldi verranno trovati in futuro, però oggi va segnalato quello che state facendo: una politica lontana dai cittadini e lontana dai territori…

PRESIDENTE. Grazie…

COSIMO MARIA FERRI (PD). …che colpisce anche la regione Toscana, come tutte le regioni italiane e tanti progetti di molti sindaci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, collega Ferri.

La collega Cantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/32.

LAURA CANTINI (PD). Grazie, Presidente. Anch'io ritorno sul tema trattato da molti colleghi e già trattato nella discussione sulle linee generali riguardante la questione del bando periferie. Inizio con una citazione: “Siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli”. Non sono parole mie, come dicevo, ma sono le parole del senatore a vita Renzo Piano quando presentava il suo progetto di rammendo delle periferie. Condividendo questo ragionamento, il Governo Renzi ha istituito il programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie nel 2016, stanziando inizialmente 500 milioni di euro. Inoltre, al fine di assicurare il finanziamento di tutti i progetti ammessi in graduatoria - infatti questo bando ha avuto un successo incredibile e hanno partecipato tanti comuni d'Italia di tutte le parti del nostro Paese a prescindere dal colore di chi le amministrava e le amministra nel momento della presentazione della richiesta - per assicurare il finanziamento a tutti i progetti che erano stati considerati ammessi e ammissibili rispetto ai LEA e ai requisiti del bando, sono stati aggiunti molti altri soldi con due ulteriori finanziamenti: prima 800 milioni nel 2017, poi quasi altrettanti 800 milioni dal Fondo sociale per lo sviluppo e la coesione per il periodo di programmazione dal 2014 al 2020. Con il pretesto di dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale 13 aprile 2018, n. 74 voi avete in realtà sospeso - voi dite “sospeso” - l'efficacia di molte delle convenzioni concluse sulla base del bando e dei finanziamenti che prima ho richiamati. La scelta del Governo non solo lede il rapporto di leale collaborazione tra gli enti costitutivi della Repubblica secondo il dettato costituzionale ma presenta profili di grave illegittimità e di violazione degli obblighi convenzionali tra le parti, determinando nei fatti non la sospensione ma la revoca del processo di realizzazione di almeno 96 convenzioni che sono state firmate nel 2017 e sono pienamente efficaci oramai da marzo 2018, quando sono state registrate da parte della Corte dei conti. In tal modo si ledono non i sindaci, non i comuni intesi come enti ma i diritti di 19.800.000 cittadini; 96 enti; 87 comuni capoluogo; 9 città metropolitane; 326 comuni, come dicevo, di ogni parte d'Italia. E non solo si ledono gli interessi dei cittadini che non vedranno realizzati tali interventi ma anche l'interesse dell'economia locale, di progettisti e imprese, che rappresentano ulteriori risorse stanziate in aggiunta a quelle pubbliche, per realizzare gli interventi per il risanamento e per la risoluzione di tanti dei problemi delle nostre periferie. In particolare la revoca dei finanziamenti renderà impossibile, ad esempio, la realizzazione di uno dei progetti presentati dal comune di Firenze importante perché si inserisce in un'azione volta a risolvere molti problemi. Mi avvio a concludere dicendo che, poiché l'unica risposta che è arrivata dal Governo rispetto a tutto ciò, è stata una promessa in realtà abbastanza vaga ma una promessa fatta all'ANCI, all'Associazione nazionale dei comuni, di risolvere il problema nel primo decreto utile, il dubbio mi viene perché in realtà il primo decreto utile è proprio questo ma non si è voluto fare. Ho presentato l'ordine del giorno n. 9/1117-A/32 per impegnare il Governo formalmente ad approvare, con la massima urgenza, il provvedimento che restituisca per intero ai comuni, nel primo finanziamento utile, i finanziamenti loro legittimamente assegnati e di cui oggi sono depredati, affinché possa effettivamente dichiararlo a quest'Aula e confermarlo di fronte al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Annibali ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/34.

LUCIA ANNIBALI (PD). Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/1117-A/34 che ripropone il tema del taglio delle risorse alle periferie e lo faccio in particolare per illustrare e perorare la situazione del comune di Parma. Con l'ordine del giorno chiedo al Governo di approvare con la massima urgenza un provvedimento che possa reintegrare le risorse finanziarie necessarie per portare avanti la convenzione siglata con il comune di Parma. Infatti l'impegno che il Governo ha assunto durante l'incontro con l'ANCI è in realtà allo stato dei fatti e degli atti insufficiente, se non addirittura inesistente. Per quanto riguarda la città di Parma poi, il piano periferie si inserisce a pieno titolo nella strategia vincente che ha permesso alla città di raggiungere il riconoscimento di capitale italiana della cultura per l'anno 2020. Il piano periferie per la città di Parma si costruisce attraverso sei progetti di riqualificazione urbana il cui intento è migliorare la qualità della vita nei quartieri, potenziare l'attrattività turistica e culturale della città. Sono sei i quartieri cittadini coinvolti - ne menziono soltanto alcuni per questioni di tempo - come il quartiere Oltretorrente che è un quartiere storico e popolare che vive oggi un momento di disorientamento. Il piano periferie per questo quartiere consiste nella realizzazione di un nuovo museo multimediale di un'area mercatale. Il comune di Parma ha già investito risorse anche grazie all'intervento della regione Emilia Romagna ma è chiaro che, senza il contributo del piano periferie, ciò che è stato fatto rischia di essere perduto e con esso anche gli sforzi messi in campo. Per il quartiere Montanara il piano periferie destina risorse per realizzare un nuovo spazio di aggregazione con una mediateca di quartiere. In particolare ricordo il quartiere San Leonardo che vive problemi di degrado sociale legati a fenomeni diffusi di microcriminalità e quindi problemi che richiedono un impegno su più fronti. Quindi è chiaro che, se non si provvederà ad assicurare l'integrale finanziamento delle opere previste dalla convenzione con il comune, Parma rischierà qualche cosa di più, perderà qualcosa di più perché rischierà di non arrivare pronta con progetti conclusi per l'impegno del 2020. E allora ribadisco quanto è già stato detto in quest'Aula ossia che mettere in discussione convenzioni già sottoscritte e impegni già presi e finanziati è inaccettabile da un punto di vista morale oltre che giuridico. Gli interventi programmati con il bando periferie mirano al miglioramento della vita dei cittadini delle nostre periferie e, quindi, coinvolgono scuole, case popolari, strutture sportive, contenitori culturali, parchi, luoghi di aggregazione: tutto ciò quindi che serve a migliorare la vivibilità e la sicurezza di tutti i cittadini. Attraverso il nostro ordine del giorno e con gli altri che fino ad ora abbiamo illustrato in realtà vi diamo l'opportunità di dimostrare che la vostra azione politica sa mantenere i patti, anziché disattendere impegni e contratti già sottoscritti. Dunque stupisce - o forse in realtà non stupisce - che la Lega che purtroppo attualmente governa la città di Parma e il suo territorio e che ha da sempre basato la sua campagna elettorale sulla sicurezza o insicurezza sia la prima a contribuire a tale mancanza di sicurezza e quindi a promuovere l'insicurezza prima a parole in campagna elettorale ed ora purtroppo con i fatti attraverso la sua azione politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Berlinghieri, alla quale rivolgo anche gli auguri per il compleanno, ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/37.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie, Presidente. Lo scorso 8 marzo è stato adottato il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri in merito al progetto Bellezza@ per il recupero dei luoghi culturali dimenticati con il quale è stata disposta la documentazione che gli enti attuatori dei primi 271 interventi relativi al progetto avrebbero dovuto presentare per poter accedere alla successiva fase di stipula della convenzione con il Ministero dei beni e delle attività culturali concernente la modalità di erogazione del finanziamento e di verifica dell'esecuzione delle opere. Poiché non risulta ancora inviata la comunicazione dei termini per l'invio della documentazione, chiediamo al Governo di prorogare al 31 ottobre 2018 il termine per l'invio della documentazione necessaria ad accedere alla successiva fase di stipula della convenzione con il Ministero.

Questo bando, Presidente, ha coinvolto enti locali, associazioni, cittadini e territori che insieme hanno elaborato proposte molto diverse tra di loro, facendo emergere come questo Paese riesca a dare il meglio di sé quando investiamo in bellezza e in cultura. Proprio qui sta la ragione del mio emendamento, salvaguardare i diritti e non tradire le attese delle molte comunità coinvolte che si sono messe in gioco e hanno lavorato insieme per rendere migliore la vita in territori che sono periferici e, spesso, dimenticati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Migliore ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/105.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Nel corso di questa discussione abbiamo segnalato, sia complessivamente, sia punto per punto, l'esigenza di ripristinare i fondi che sono stati sottratti alle comunità che avevano auspicato e che, peraltro, avevano già visto, in una programmazione già avanzata, opere per la riqualificazione delle periferie.

In questo ordine del giorno n. 9/1117-A/105, che spero possa essere ascoltato dai rappresentanti del Governo, noi parliamo di interventi per 40 milioni di euro nell'area della città metropolitana di Napoli. Essi riguardano il rifacimento di alcune scuole della periferia, in particolare, della periferia nord di Napoli; riguardano la perimetrale di Melito, che è un asse viario fondamentale, in un'area con una fortissima conurbazione che, spesso - se qualcuno per caso ci capitasse - si ritrova ad essere qualche volta quasi una discarica a cielo aperto; si tratta della circonvallazione esterna di Napoli. Per gli amanti della precisione, la circonvallazione esterna di Napoli è la strada provinciale n. 1 della provincia di Napoli; veniva detta la strada degli americani perché era stata realizzata proprio come asse che poteva portare da Qualiano fino al litorale Domizio, dove erano le basi degli americani. Poi è stata ampliata, ha attraversato e attraversa un'area che coinvolge circa 2 milioni di persone. Lì, bisognava fare interventi per molti milioni di euro per fare l'illuminazione di una strada fondamentale.

Invece, questo Governo ha pensato bene di tagliarli e, allora, io vorrei farvi fare un viaggio lungo quella strada, portarvi fino alla fine di quella strada, magari, lì dove è stato girato un film di Garrone, che si chiama L'imbalsamatore, perché, probabilmente, potreste acquisire qualche interessante dettaglio sulla vostra attività politica. Voi siete, esattamente come il magistrale protagonista de L'imbalsamatore, Ernesto Mahieux, dei tassidermisti della verità, dei tassidermisti delle iniziative pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dei tassidermisti che cancellano quella che è la vita, per imbalsamarla; voi state imbalsamando i fondi per le periferie, che già ci sono e li state togliendo ai cittadini, non certamente ad un partito politico, li state tagliando, perché avete questa abitudine, quella di promettere sempre che si farà dopo quello che potete fare prima; così come il capo degli imbalsamatori, cioè il Presidente Conte, oggi, ha annunciato che farà un intervento per i cittadini di Ischia, ai quali ieri e oggi avete negato la possibilità di un intervento su Ischia in questo provvedimento, così state promettendo a cittadini un intervento che, invece, oggi dovrebbe essere fatto. Non siete altro che degli imbalsamatori e come tali verrete ricordati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Mor ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/27.

MATTIA MOR (PD). Presidente, onorevoli colleghi, come già ricordato prima dalla collega Cantini, uno dei geni del nostro Paese, di cui siamo anche onorati di essere colleghi in questo Parlamento, ovvero il senatore a vita Renzo Piano, ci ha ricordato, all'inizio della presentazione del suo progetto del rammendo delle periferie, di quanto fragile sia il nostro paesaggio e di quanto fragili e poco manutenute siano state, negli anni e nei decenni scorsi, le nostre periferie. Però, sappiamo che il futuro delle nostre nazioni, in questo secolo, sta nelle città, sono le città il luogo dove avviene lo sviluppo, sono le città il luogo dove avviene l'innovazione, sono le città i luoghi dove le migrazioni diventano cittadinanza, dove le persone si mischiano, dove ci sarà lo sviluppo di questo secolo.

E nelle città del XXI secolo, considerando, anche, che in Italia il 10 per cento della popolazione vive all'interno dei centri storici, le città sono le periferie, sono le periferie i luoghi dove ci sarà lo sviluppo e sono le periferie i luoghi da cui voi avete tolto risorse con questo decreto.

I centri storici ce li hanno consegnati i nostri antenati; la generazione dei nostri padri ha fatto forse anche un po' di danni nei centri storici e spetta, adesso, ai giovani, spetta alle generazioni future costruire le periferie con quei soldi che noi avevamo messo nella riqualificazione di 96 progetti che da voi sono stati bloccati.

Ecco, Renzo Piano nel parlare di rammendo delle periferie ha parlato di idee da creare. Noi abbiamo un esempio di un Paese vicino al nostro che a partire dalla riqualificazione urbana e dalla riqualificazione attraverso l'arte ha ricostruito un paese che era in una situazione di disperazione economica; è l'esempio che ci ha dato, per esempio, il sindaco artista di Tirana, Edi Rama, diventato Presidente del Consiglio dell'Albania, che, attraverso l'arte e la riqualificazione urbana, ha portato l'Albania al più grande sviluppo mai avuto da quel Paese.

Una decisione come questa è una decisione politica; ci vuole la politica e non è un caso che politica derivi da polis e che polis in latino voglio dire città.

Ecco, con la cancellazione del finanziamento di 1 miliardo e 600 milioni voluta dal vostro decreto, la mia città, la città di Milano, perde 18 milioni per la riqualificazione del quartiere Adriano, ma la Lombardia perde progetti a Bergamo e perde progetti in altre sette città.

In un momento come questo, in cui cambia completamente il paradigma, in cui le diseguaglianze sono la grande sfida del futuro, noi abbiamo dei dati che sono per noi illuminanti, rispetto a quello che accadeva soltanto tredici anni fa. Nel 2005, il 54 per cento degli italiani si sentiva incluso, mentre oggi la quota è crollata al 32 per cento; il numero di persone che sente di poter gestire e incidere sul proprio futuro è passata dal 51 per cento, del 2005, al 26 per cento di oggi. La paura di perdere il posto di lavoro è salita dal 31 per cento del 2003 al 65 per cento di oggi e la crisi economica ha provocato lo sfarinamento del ceto medio: se nel 2003 il 70 per cento delle persone pensava di essere classe media, oggi, questo è soltanto il 42 per cento.

Questo è accaduto perché c'è stato anche un fallimento di quella filosofia, cosiddetta del trickle-down, il laissez faire iperliberista che è quello che avrebbe portato benefici anche alle classi inferiori, partendo dalle classi superiori. Ecco, le classi dirigenti, ad oggi, per le masse sono diventate élite, sono fonte di delusione. In questo momento, con decisioni di questo tipo, come la vostra, che tolgono le risorse e gli investimenti laddove davvero ce n'è bisogno, per ricucire gli strappi sociali che rendono ancora più diseguale il nostro Paese, siete voi al Governo che fingete di combattere le élite che vi rendete élite a vostra volta. Fingendo di avvicinarvi al popolo, state togliendo la sedia di sotto al popolo con un ghigno; è come se tagliaste il ramo sul quale le periferie si sono appoggiate per svilupparsi nei prossimi anni.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MATTIA MOR (PD). Ecco, il Governo Renzi, e vado a concludere, aveva cominciato il progetto periferie per ribellarsi a quella terribile tragedia del Bataclan; il Governo Gentiloni aveva premesso di avviare questo progetto; voi lo state bloccando, soltanto per dare contro, in maniera propagandistica e populistica, ad ogni cosa fatta dal Partito Democratico. Io vi invito a ripensarci, signori, perché c'è il rischio che anche voi stessi sarete spazzati dal vento del cambiamento e dall'insoddisfazione che dalle periferie salirà nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Nardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/82.

MARTINA NARDI (PD). Signor Presidente, le periferie sono la ferita del nostro tempo, sono l'agglomerato delle difficoltà della vita, della mancanza di lavoro, sono la fotografia della consapevolezza di quanto è difficile, spesso, salire l'ascensore sociale.

Sono i contenitori, i nuovi contenitori delle insicurezze, delle insicurezze sociali, prima di tutto, appunto dettate dalla mancanza di lavoro, dalle contraddizioni del nostro tempo, dai fenomeni migratori, ma sono anche le insicurezze abitative, date da decine, centinaia di fabbricati edificati con fretta, in tempi in cui l'edificato non era un edificato sano, solido, dove l'amianto l'ha fatta da padrone, dove molti dei cementi oggi sono usurati e che forse ci sarebbe bisogno di un grande piano di distruzione e ricostruzione di quei contenitori di insicurezze. Ma voi, del resto, siete il Governo nato sulle insicurezze, siete il Governo che ha preso voti per le insicurezze e le paure, mentre noi - ed è qui l'elemento centrale che ritorna anche dopo la campagna elettorale - siamo quelli che, invece, le insicurezze le vogliono superare, che alle insicurezze vogliono dare risposte di costruzione, di avanzamento, di riqualificazione, perché per noi le insicurezze non si superano, non si combattono con le pistole, coi taser, per noi le insicurezze si fanno e si combattono, invece, mettendo fondi, mettendo soldi, andando alla radice del problema, per noi le insicurezze si combattono riqualificando le nostre terre, riqualificando le nostre periferie, dando un senso alla qualità della vita.

E vedete, io potrei parlarvi delle marchette, come le avete chiamate voi, del mio territorio, nella città di Massa e nella città di Carrara, due città governate dal MoVimento 5 Stelle e governate dalla Lega, eppure voi le considerate marchette. Bene, quelle marchette ci parlano di un'insicurezza, invece, profonda e della possibilità di superarla, ci parlano di questioni su cui anche voi ci avete vinto le vostre campagne elettorali. Era il 2012 e toccò a me, in quanto vice sindaco della mia città, la città di Massa, fare uno sgombero e guardare in faccia 142 persone, 49 famiglie, e dire loro che quella notte non avrebbero dormito nel loro appartamento, che il loro palazzo era insicuro, perché appunto costruito con materiali insicuri. Gente popolare, di case popolari, di edilizia economica popolare.

Ho vissuto quei giorni con grande sgomento, ho vissuto quelle notti con tanto dolore, pensando alla difficoltà di quelle persone e iniziammo all'epoca, nel 2012, un percorso che porta fin qua, fino a questo progetto di riqualificazione urbana. Quelle 142 persone aspettano una risposta, sono tornate nelle loro case, abbiamo fatto opere di adeguamento, ma non basta! Quel palazzo va demolito e va ricostruito.

Bene, voi oggi, bocciando i nostri emendamenti, bocciando la possibilità di riqualificare le nostre periferie, dite anche a quelle 142 persone, a quelle 49 famiglie, che dovranno ancora passare anni - non giorni, anni! - per trovare una soluzione.

E, quindi, oltre alle grandi questioni, le questioni che attengono alla qualità della vita, la riqualificazione delle strade, dei parchi, dei giardini, c'è anche un tema, che è anche il tema della qualità dell'edificato e della paura di dormire e di stare in molti, moltissimi palazzi, come quello di via Pisacane della mia città. Ed è a loro che oggi dovete dare una risposta, non a noi, non al Partito Democratico, dovete guardare in faccia quelle persone e dire loro che voi non siete il Governo del cambiamento, perché a voi non piace cambiare la società, voi avete preso i voti sull'insicurezza e vi piace che questa insicurezza rimanga e avete tolto i fondi proprio per questo motivo, perché è bene che le cose rimangano così come sono, perché così potete dire che tutto non va bene e giocare per tentare di prendere voti. Guardate in faccia loro e rispondete a loro “no” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. L'onorevole Cenni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/84.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente, colleghi, vorrei qui illustrare l'ordine del giorno che ho depositato e che è stato sottoscritto anche dal collega Padoan. Parla di periferie, parla di Siena. Ora, io credo che in quest'Aula siedano molti amministratori, ex amministratori, sindaci, ex amministratori regionali, provinciali, e credo anche che chi ha dedicato una parte della propria vita a questo ruolo sappia quanto la certezza delle risorse sia indispensabile per lavorare bene, certezza dei propri bilanci e degli investimenti possibili.

Sappiamo anche quanto le cose si siano complicate negli anni per molte ragioni, la prima è indubbiamente la necessaria tenuta dei conti dello Stato, la qualità della spesa pubblica e si sa quanto contino, soprattutto per i comuni, la capacità progettuale, di partecipare a bandi, di fare sistema con altri enti e poi certo anche la capacità di spesa, un nostro problema, soprattutto in alcune aree del Paese.

Ora io ritengo che sia compito di un Governo non tanto distribuire risorse a pioggia, ma supportare il sistema degli enti locali nella strada della partecipazione ai bandi e nella qualificazione della spesa pubblica. Ecco, il bando periferie è stato questo: incentivare, incoraggiare la progettualità, migliorare le aree periferiche, farlo con il coinvolgimento di altri soggetti, partner, cittadini, accrescendo e facendo crescere le risorse pubbliche, perché le periferie sono un tema che riguarda la qualità delle nostre città e certo non solo, ci sono le periferie sociali, la percezione di essere lontani dai luoghi della decisione, riguarda la sicurezza la possibilità di avere luoghi in cui studiare, incontrare gli altri, muoversi velocemente, sentirsi sicuri e sicure; sì, sicure, perché anche il tema della libertà femminile passa dalla sicurezza di questi luoghi.

E i progetti sono arrivati; lo hanno fatto comuni, città metropolitane, creando una banca progetti di grande livello e di grande interesse: 96 progetti finanziati, fra questi Siena, che si era aggiudicata 10 milioni per migliorare e innovare connessioni e infrastrutture, nei quartieri periferici di San Miniato, Taverne d'Arbia, Due Ponti, la zona della stazione, un progetto capace di intervenire sui servizi culturali, sociali, urbanistici, lì dove è più forte il pendolarismo, capace di fare sistema con i comuni contermini, capace di intercettare altre risorse, si era già passati da 10 a 15 milioni, ma voi avete fermato tutto.

La scelta da voi compiuta danneggia irrimediabilmente non solo i singoli comuni e i singoli progetti, ma il messaggio di fondo, che è quello di risorse che esistono quando c'è una qualità della spesa e una qualità progettuale da mettere in campo ed è un danno grande.

Guardate, il paradosso più grande è che di norma i milleproroghe non sono mai un capolavoro legislativo, ma servono a correggere qualche problema, non a generarlo, e voi siete stati capaci di fare anche quello, di trasformarlo in un'altra cosa, in un provvedimento che genera problemi. E quando, in modo assai poco oculato, le forze politiche che oggi governano hanno amato riempirsi la bocca di termini come marchette, mangiatoie, discrezionalità, ecco, ciò che avete fatto va esattamente in questa direzione, togliendo risorse frutto di merito e qualità progettuale.

Avete dovuto riconoscere il pasticcio combinato, avete detto ad ANCI che risolverete, ma le soluzioni non sono riassumibili con buone parole, servono gli atti, servono delibere, servono testi di emendamenti; avreste potuto farlo già ieri, servono decreti, servono iniziative di legge, ma voi non avete fatto niente di tutto questo, quindi restano solo alcune parole generiche.

Certo, mi rendo conto che sono le parole di un supereroe, il Premier invisibile Conte. Solo che qui non siamo in un fumetto della Marvel, ma nella realtà. ANCI vi ha dato dieci giorni prima di interrompere i rapporti istituzionali e passare alla mobilitazione. Noi siamo qui per ricordarvi che, se proseguite così, vi daranno una scadenza molto presto anche gli elettori italiani e noi - ve lo garantiamo - lavoreremo per questo con convinzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/115.

LUCA LOTTI (PD). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 115. Siamo di fronte all'ennesima scelta sbagliata di questo Governo.

Alcuni numeri per spiegare di cosa stiamo parlando: stiamo parlando di oltre 20 milioni di persone, che vivono nelle novantasei aree urbane che sono interessate dagli interventi finanziati dal “bando periferie”, un bando che abbiamo fortemente voluto con i Governi precedenti e sul quale abbiamo lavorato per arrivare alla firma delle convenzioni con i singoli comuni nel dicembre del 2017. Un percorso lungo, ma, lasciatemelo dire, anche affascinante, perché alla base del nostro lavoro c'era la volontà di riqualificare quelle aree problematiche delle nostre città.

Oggi il Governo guidato dalla Lega e dai Cinquestelle mette a rischio tutto questo, e lo fa solo ed esclusivamente per una scelta ideologica. Tutto questo non ha senso e mette davvero in grande difficoltà i comuni interessati dal bando e i cittadini. Renzo Piano ha definito l'Italia un Paese straordinario e bellissimo ma allo stesso tempo molto fragile, sottolineando anche che sono proprio le periferie le città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli. Ed è stata questa la linea che abbiamo seguito quando abbiamo presentato, spiegato, illustrato il “bando periferie”, e le risposte delle amministrazioni locali di tutte le regioni - e lo voglio sottolineare con forza: di tutte le forze politiche! Di tutte le forze politiche! - sono state tantissime, a dimostrazione del fatto che la strada imboccata era quella giusta. Ecco perché appare incomprensibile la scelta di questo Governo, una scelta che oggi siamo qui a denunciare con forza. Lo dobbiamo ai cittadini di quei comuni che vedono i loro progetti cancellati dall'incapacità di questo Esecutivo, schiacciato nella morsa di due partiti che guardano più ai propri interessi o a qualche sms sul telefonino che a quello degli italiani.

La scelta di questo Governo, lo ripeto, è tanto sbagliata quanto incomprensibile, e non possono essere certo sufficienti le parole pronunciate ieri dopo l'incontro con l'ANCI, perché sono solo parole, niente fatti, in puro stile del Governo giallo-verde, ma in questo caso la toppa è forse peggiore del buco. Basta leggere la rassegna stampa di oggi per rendersi conto delle preoccupazioni dei tantissimi sindaci - lo ricordo - di tutti i colori e di tutte le appartenenze politiche. Come hanno correttamente già detto altri colleghi, la scelta del Governo non solo lede il rapporto di leale collaborazione tra enti della Repubblica ma rappresenta una grave illegittimità. Neppure questo ha fermato questo Governo. Come in tutte le altre regioni, anche in Toscana questa scellerata decisione rischia di avere conseguenze disastrose. Stiamo parlando di un blocco, solo in Toscana, di circa 390 milioni di euro per tutti e dieci i comuni capoluogo. Faccio alcuni esempi: a Massa Carrara si rischiano di perdere 32 milioni di euro, mentre a Firenze o nell'Empolese Valdelsa sono in ballo progetti sul recupero di alloggi popolari, efficientamento energetico degli immobili comunali, manutenzione di aree pubbliche, illuminazione e telecamere di video sorveglianza. Come è evidente - e concludo, Presidente - sono tutti interventi che servivano a migliorare la vita dei cittadini. Ecco perché vi chiediamo di fermarvi, ecco perché vi diciamo: fermatevi, siete ancora in tempo, potete fermarvi, fatelo almeno per i cittadini che in queste città, che in questi territori vi hanno votato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Del Basso De Caro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/70.

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/70, che riguarda l'area di crisi industriale Acerra-Marcianise-Airola, un'area baricentrica nella regione Campania che riguarda tre province: Acerra è appunto nella provincia di Napoli, Marcianise in quella di Caserta e Airola in quella di Benevento.

Un'area che è stata anche visitata il 26 aprile dello scorso anno dal Presidente del Consiglio Gentiloni, che portò giustamente a conoscenza gli imprenditori ed i lavoratori delle previsioni legislative contenute nella legge di stabilità 2017 per il 2018, la n. 205.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 20,40)

UMBERTO DEL BASSO DE CARO (PD). Ora, in questo provvedimento, per il quale il Governo ha chiesto la fiducia, queste previsioni a favore dei lavoratori non sono contenute: vale per l'area di crisi industriale complessa di Acerra, vale per Castellammare di Stabia, vale per tutta Italia. Altri colleghi sono prima intervenuti illustrando naturalmente questa grave omissione, che non è la prima e non sarà l'ultima. Io tremo al pensiero che l'attuale Presidente del Consiglio si sia autodefinito generosamente difensore del popolo italiano, così come tremo al pensiero che il suo Vicepresidente, Ministro del lavoro, abbia omesso questi provvedimenti e continui a dichiarare di stare da una sola parte, dalla parte dei lavoratori, la vicenda Ilva ne è uno spaccato emblematico e tragico al tempo stesso: qualcuno dichiara - dichiara sui giornali, naturalmente - che un atto è illegittimo, tuttavia si è compiuto il delitto perfetto e non è possibile alcuna autotutela: un'assoluta contraddizione in termini alla quale in questi cento giorni di Governo ci siamo abituati. Un Governo bipolare: la mattina dichiara una cosa, il pomeriggio un'altra ancora, e naturalmente la parte in commedia la fanno a turno gli esponenti del MoVimento 5 Stelle e della Lega, in realtà, probabilmente, marciano divisi per colpire uniti.

Come si legge dai giornali, la previsione è di 10 miliardi nella legge di stabilità, questo sarebbe il movimento massimo consentito, e senza pensare al bene dei cittadini ci si limita a dire: facciamo 5 miliardi per ciascuno, ciascuno si occuperà dei provvedimenti che più gli stanno a cuore. La coperta evidentemente è corta, le promesse elettorali sono state tantissime. Ma qui in Campania, per il processo di riqualificazione economica e sociale di questi territori, così come prevede il contratto di area, non c'è nessuna previsione, è sfuggita in questo “milleproroghe” che viene esitato a Ferragosto - anche qui, il Governo del cambiamento si manifesta non a fine esercizio ma a Ferragosto - e però vengono saltate a piè pari previsioni che riguardano i lavoratori. Badate che l'accusa che ci è stata mossa è stata in questa campagna elettorale, e poi dopo, visto che la campagna elettorale è permanente, di essere dalla parte degli imprenditori, dei ricchi, degli abbienti e di aver perduto i contatti con la classe lavoratrice, ma a me pare l'esatto contrario: mi pare che questi provvedimenti negati ed omessi, che invece sarebbero stati doverosi, dimostrino quanto lontani siano dagli interessi dei lavoratori, i quali si possono accontentare degli spot fino ad un certo punto. Ma oltre l'egemonia del pensiero unico e oltre la dittatura dei social esiste il mondo libero ed il libero pensiero, che noi continuiamo orgogliosamente a rappresentare e a difendere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Mura ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/80.

ROMINA MURA (PD). Presidente, colleghe e colleghi, dopo diverse giornate di lavoro, dopo reiterati tentativi, in Commissione come in Aula, di riportare un po' di buonsenso fra le file della maggioranza per indurla a modificare alcune disposizioni contenute nel “milleproroghe”, non ci rimane che concludere che per il Governo del cambiamento il “milleproroghe” rappresenti esclusivamente uno strumento per cancellare ovvero modificare in senso peggiorativo misure di rilievo per il nostro Paese.

Penso al tentativo, che, con questo provvedimento rendete palese, di smantellare la normativa sui vaccini. Sappiate al riguardo che, come bene hanno detto i miei colleghi, per impedirvi di portare a termine il vostro disegno metteremo in campo tutti gli strumenti civili di cui disponiamo, qui dentro e fuori.

Non posso non citare anch'io, come hanno fatto i colleghi anche qui, la cancellazione di 1 miliardo 600 milioni per il piano delle periferie, intervento che impatta particolarmente sul Sud. Penso al riguardo ai 50 milioni che state sottraendo in maniera abusiva alla Sardegna, che diventano oltre 100, considerati gli apporti degli altri soggetti pubblici e dei privati. Segnateveli i nomi di queste città: Carbonia, Nuoro, Sassari, Tempio, le cui amministrazioni si trovano, a seguito di questo furto perpetrato con destrezza, come ha detto bene il presidente dell'ANCI, ad affrontare difficoltà enormi rispetto alle procedure tecniche, contabili ed urbanistiche intraprese, e rispetto agli impegni che i sindaci hanno preso con quelle comunità. Ve l'hanno detto i sindaci, lo ribadisco anch'io: se entro dieci giorni non rimetterete sul tavolo quelle risorse ci vedrete a fianco dei rappresentanti dei territori pronti a qualsiasi battaglia e mobilitazione.

Non basta. Oltre ad utilizzare il “milleproroghe” come strumento di cancellazione di azioni e programmi di investimento adottati dai nostri Governi, avete visto bene di non prorogare tutta una serie di misure di grande rilevanza per le famiglie, e soprattutto per le donne. E allora, con l'ordine del giorno a mia prima firma provo ancora, dopo averlo fatto invano con specifico emendamento, a sollecitare la vostra attenzione rispetto ad una misura che, introdotta e sperimentata negli anni scorsi, ha dimostrato efficacia e valenza positiva: mi riferisco alla possibilità per le lavoratrici madri dipendenti autonome di richiedere un contributo economico sostitutivo del congedo parentale per pagare la babysitter, l'asilo nido o altri servizi destinati all'infanzia. Parliamo di una misura che, inserita in un quadro organico e strutturale di politiche di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro e di sostegno alla genitorialità, può contribuire a risolvere tutta una serie di questioni che, ancora oggi e nonostante i passi avanti fatti negli ultimi cinque anni, ci portano a dire che il nostro non è un Paese per donne, che il nostro non è un Paese in cui scegliere la maternità e la paternità è scelta agevole.

Le dinamiche economiche dei Paesi come quelli del Nord Europa ci dicono che esiste una correlazione positiva fra migliore qualità di vita e di lavoro delle donne e crescita economica, fra alti e buoni livelli di conciliazione vita-lavoro e PIL. E allora, dopo aver lavorato nella scorsa legislatura alla costruzione di misure e programmi (penso fra le altre al Fondo per il sostegno della natalità, all'estensione del congedo parentale da sei a dodici anni, la cui forza deriva dall'essere strumenti strutturali e pilastro fondamentale di politiche di pari opportunità di largo respiro), consapevole che nel nostro Paese, come mostrano i dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro, quasi una donna su tre rinuncia al proprio lavoro nei primi tre anni di vita del bambino, mi chiedo, non riesco a capire come mai abbiate scelto di non prorogare questa misura, che di fatto va a terminare il 31 dicembre 2018.

E allora con questo ordine del giorno, rispetto al quale auspico un parere favorevole da parte del Governo, vi chiedo di svolgere un supplemento di analisi…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROMINA MURA (PD). …e di inserire questa importante misura, ovvero di inserire queste importanti misure (termino, Presidente) in un altro provvedimento che vorrete adottare. Perché davvero non è accettabile che ci si volti dall'altra parte rispetto a troppe donne costrette a rinunciare al lavoro per scegliere la maternità o - è anche peggio - costrette a rinunciare alla maternità per il lavoro.

PRESIDENTE. Concluda.

ROMINA MURA (PD). Perché voltarsi dall'altra parte è altra cosa rispetto al cambiamento che promettete a parole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Lacarra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/74.

MARCO LACARRA (PD). Presidente, all'inizio di questo dibattito, del dibattito odierno, ho ascoltato l'intervento del collega di Forza Italia che ha parlato per il Partito Democratico di ostruzionismo. Alla luce degli interventi che si sono succeduti dall'inizio del dibattito odierno, io invece ho colto l'opportunità che si sia finalmente e positivamente parlato del decreto-legge “milleproroghe”, cosa che non sarebbe avvenuta se non avessimo presentato una serie prima di emendamenti bocciati, e successivamente di ordini del giorno.

Cioè oggi noi, se non avessimo avviato questo dibattito, non avremmo parlato in quest'Aula delle scellerate scelte che contiene il decreto-legge “milleproroghe”, non avremmo parlato dello scippo che è stato perpetrato a danno delle periferie dei nostri comuni, di ben 326 comuni, non avremmo parlato di terremoto, non avremmo parlato delle scelte folli che riguardano i vaccini dei nostri figli. In buona sostanza non avremmo parlato di questo decreto-legge: avremmo frustrato ancora una volta il dibattito parlamentare, frutto di una fiducia posta in modo così frenetico da essere decisa addirittura prima che fosse approvato e pubblicato il decreto-legge.

Questo la dice lunga sul recupero della centralità della funzione del Parlamento, e la dice lunga sulle promesse che in quest'Aula sarebbero stati recuperati la democrazia e il dibattito libero. Così non è. Stiamo assistendo da tre mesi a questa parte alla presentazione di decreti-legge, quando si era detto che la decretazione d'urgenza sarebbe stata uno strumento straordinario, e invece vedo che è l'unico strumento, e stiamo valutando che è l'unico strumento che questo Governo è in grado di proporre all'Aula del Parlamento.

E allora è evidente quale sia il disegno dei primi provvedimenti a cui stiamo assistendo di questo Governo, il Governo giallo-verde. Il disegno è quello non di proporre al Paese una strada nuova, una strada in discontinuità, ma semplicemente di demolire costantemente e continuamente, in modo minuzioso, puntuale, direi quasi maniacale, tutto ciò che è stato fatto finora, fino al 4 marzo dal Governo precedente. È stato fatto su tutto, con provvedimenti insulsi: partendo dal primo decreto-legge, è stato già detto, che è stato presentato in quest'Aula, che è il decreto-legge sul palazzo di giustizia di Bari, che è nella stessa situazione in cui era sei mesi fa, con un blocco inaccettabile dell'attività giudiziaria penale nella mia città. È stato fatto poi successivamente con tutti gli atti e i provvedimenti che sono stati posti all'attenzione di questo Governo. Ed è stato fatto poi nella farsa finale, quella dell'Ilva. Colgo l'occasione per dire che oggi i lavoratori hanno approvato il piano occupazionale con ben il 94 per cento, e questa è una buona notizia. Ebbene, anche su questo abbiamo assistito ad una pantomima da parte del Governo: si è parlato inizialmente di una necessità di studiare le 27 mila pagine, così ha detto il Ministro Di Maio in Aula a seguito di una nostra interrogazione. Due mesi fa noi suggerimmo di proseguire nell'accordo che era stato portato avanti dal Governo precedente, ma in maniera ottusa e assolutamente ostruzionistica il Ministro Di Maio, con un sorriso beffardo, ci disse che avrebbe dovuto studiare 27 mila pagine, e il risultato è stato quello che per due mesi la gestione commissariale è continuata, sperperando danaro pubblico.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO LACARRA (PD). Questo è accaduto! Ed è il motivo per cui ho fatto riferimento all'Ilva, e perché ho presentato un ordine del giorno che tende a tutelare i lavoratori di quella società, e consiste nella proroga degli ammortizzatori sociali, quelli straordinari. Credo che se davvero voi volete mettere almeno una virgola, visto che fino ad ora il Governo non ha fatto nulla per la vicenda Ilva se non dare seguito a quello che il precedente Governo aveva fatto, se volete mettere una virgola che può essere merito di questo Governo, allora dovete approvare questo ordine del giorno così come è stato presentato. Almeno dimostrate di avere interesse per i lavoratori di Taranto e per la vicenda Ilva davvero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Zan ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/78.

ALESSANDRO ZAN (PD). Presidente, ormai siamo da molte ore a discutere dei contenuti…

PRESIDENTE. Collega, le posso chiedere di cambiare il microfono? Grazie.

ALESSANDRO ZAN (PD). Dicevo, Presidente, siamo ormai da molte ore a discutere dei contenuti di questo decreto-legge, perché non ci vogliamo arrendere a che il Governo agisca in questo modo contro i cittadini del nostro Paese, che si aspettano risposte e che, invece, stanno ricevendo in questi giorni da voi degli schiaffi giorno dopo giorno.

Le periferie, che sono al centro, uno degli argomenti centrali del decreto milleproroghe, sono i luoghi in cui spesso vivono le persone più in difficoltà, non dimentichiamocelo; dei luoghi in cui prolificano quegli episodi di criminalità che si possono e si devono combattere anche attraverso un intervento di miglioramento urbano.

Stiamo parlando di quelle aree urbane che il 4 marzo scorso hanno visto prevalere quelle forze politiche che oggi al Governo tradiscono nei fatti i propri elettori. Avere cancellato più di un miliardo sulle periferie puzza di rivalsa politica, Presidente, quasi di vendetta verso il Partito Democratico, che, invece, aveva stanziato quei finanziamenti per riqualificare le nostre città.

Ricordo a tutti che l'emendamento che ha cancellato il bando periferie è stato proposto da due senatori della Lega, quella Lega che ha fatto della sicurezza da far west il proprio cavallo di battaglia per ottenere un successo elettorale; quella Lega che sequestra centinaia di migranti e militari su una nave per settimane per crescere nei sondaggi; quella Lega che non restituisce 49 milioni di euro ai cittadini italiani, e che, anzi, oggi, dal Governo, si rende corresponsabile di un'ulteriore ruberia ai danni delle città italiane.

E parlo in particolare dei progetti finanziati per la mia città, Padova, e da padovano e da ex amministratore della città in cui vivo mi rivolgo ai miei colleghi padovani. Con che coraggio tornerete, colleghi, nella nostra città dopo quello che avete fatto?

Sono molto preoccupato per la mia città, che aveva già avviato delle gare per realizzare tanti importanti progetti. Parlo del recupero di 11 chilometri di mura veneziane del Cinquecento, per essere concreti e guardare a quello che state togliendo alle città. Parlo della creazione di un grande parco, parlo di una grande area verde, invece di un parcheggio di cemento. Parlo della costituzione di una pista ciclabile importante, un'infrastruttura che attraverserebbe tutta la città, un'area che oggi ha visto già troppi morti. Parlo di ristrutturazioni di scuole, parlo della riqualificazione del parco Isonzo e degli impianti sportivi Petrarca. Parlo del pieno recupero del Castello Carrarese, un gioiello in pieno centro storico che poteva essere restituito nella sua interezza e nel suo splendore ai padovani e ai turisti.

Anch'io non mi fido, Presidente, di una promessa verbale, fatta solo a parole, del Presidente del Consiglio. Non mi fido, dopo che avete scelto di rubare i soldi alle città per soddisfare le vostre fameliche promesse elettorali. Non so se vi stiate rendendo conto del fatto che siete complici di uno stop al futuro e allo sviluppo del vostro territorio per tentare di racimolare fondi per un programma di Governo folle e insostenibile, che in cuor vostro sapete che non verrà mai attuato.

E mi rivolgo, tramite lei, anche al sottosegretario padovano Massimo Bitonci, che ha affermato, con grande leggerezza, di andare a Roma per il bene dei padovani. Ecco, non capisco come possa andare a Roma per il bene dei padovani, dato che non ha alzato veramente un dito per fermare questo scempio ai danni della sua città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E chiedo che non diventi l'incarnazione della peggiore politica, quella della vendetta nei confronti dei concittadini che da sindaco lo hanno bocciato.

Non getti alle ortiche la realtà e le opere realizzabili nell'immediato per inseguire una chimera. Fare politica vuol dire migliorare la condizione di vita delle persone e il bando periferie andava in quella direzione, quel bando che voi avete distrutto, quando invece avevate promesso in campagna elettorale di valorizzare quelle periferie; quelle periferie su cui noi abbiamo messo i soldi che voi avete tolto. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Il collega Losacco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/69.

ALBERTO LOSACCO (PD). Grazie, Presidente. Mi hanno molto colpito le parole che ha espresso due giorni fa il Ministro Di Maio, il Vice Presidente del Consiglio, non solo per la facile ironia che poi ne è scaturita sul web, che spesso è portato a semplificare in maniera impropria. E la semplificazione impropria è venuta anche questa volta. Solo che questa volta ha colpito il MoVimento 5 Stelle, ha colpito Di Maio. Del resto, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Dire che Taranto non ha musei degni della Magna Grecia e non riconoscere che il MarTa è uno dei musei più importanti d'Italia e del Mediterraneo è cosa grave per un uomo del Governo, ma è ancora più grave perché è un uomo di Governo del Sud, proprio di quella Magna Grecia. Il MarTa è un museo che ha superato negli ultimi due anni gli 80 mila accessi all'anno, ha fatto registrare un trend di crescita incredibile e lì sono custoditi reperti di assoluto valore. Ne è conferma il fatto che molti di questi sono in giro per esposizioni nei musei più prestigiosi del pianeta. Questo è frutto di una indiscutibile capacità del management scelto, ma anche del fatto che chi ha preceduto questa maggioranza e questo Governo ha messo la cultura al centro dell'azione del Governo, riorganizzando e investendo anche sul capitale umano.

Questa maggioranza a Taranto è in evidente imbarazzo: prima si voleva chiudere l'Ilva, poi, fortunatamente, si è deciso di tenerla aperta; si dice di voler puntare sulla cultura, ma non si conosce il MarTa con le sue potenzialità. Capiamo che c'è confusione.

Con questo ordine del giorno, il n. 69, noi ci vogliamo occupare del lavoro di Taranto, che giustamente non è solo Ilva. È lavoro che spesso si era trovato e poi si è perso. Noi chiediamo che il Governo si adoperi sin dal primo provvedimento legislativo utile al fine di prorogare l'efficacia delle disposizioni che consentono ai lavoratori dell'area di crisi industriale complessa di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria rispetto alla legislazione vigente. Ci sono lavoratori che hanno bisogno della prosecuzione degli ammortizzatori sociali in scadenza.

Noi abbiamo lavorato molto per Taranto nella passata legislatura, e, anche se il consenso alle ultime elezioni si è rivolto altrove, noi, da forza di opposizione responsabile, che ha a cuore innanzitutto la soluzione dei problemi, continueremo a farlo e in particolare soprattutto per Taranto. Noi siamo diversi, non siamo per il tanto peggio, tanto meglio. Nella scorsa legislatura abbiamo insistito e abbiamo voluto che Taranto fosse riconosciuta area di crisi complessa.

Qui c'è l'impegno di tanti colleghi parlamentari. Ci sono i lavoratori del call center, sì, proprio quelli che il 4 marzo, e fino a quella data, sembravano essere il vostro unico pensiero e che invece dal 5 marzo sono stati dimenticati, perché avete avuto il coraggio di utilizzare la sofferenza solo come calamita elettorale per raccogliere consenso.

Il Vicepremier ha detto che su Taranto ci vuole mettere la faccia: in genere queste frasi non hanno portato bene a chi le ha pronunciate, ma diciamo che prendiamo atto del coraggio. Offriamo una grande possibilità: votando questo ordine del giorno, Di Maio e questo Governo hanno la possibilità di metterci la faccia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Per far rilevare e mettere a verbale un fatto dal nostro punto di vista estremamente grave, perché i colleghi stanno parlando sulla necessità della modifica del bando periferie e ci perviene ora una dichiarazione resa alle agenzie dal Presidente del Consiglio che annuncia che sulle periferie la prossima settimana il Governo emanerà un provvedimento per consentire la realizzazione dei progetti in corso. Cioè, mentre questo Parlamento sta trattando, ratificando e deliberando un provvedimento, il Governo, nella persona del Primo Ministro, annuncia una modifica a quanto qui non abbiamo ancora determinato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È estremamente grave, chiedo che venga fatto rilevare nel processo verbale e chiedo che il Governo si assuma la responsabilità di quanto sta accadendo, perché il Parlamento non può essere considerato uno zerbino (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSIA ROTTA (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSIA ROTTA (PD). Lei ci deve spiegare, per suo tramite…

PRESIDENTE. Collega, se è sullo stesso argomento, ovviamente rispondo anche al suo collega.

ALESSIA ROTTA (PD). È sullo stesso argomento, perché noi siamo qui impegnati a fare ognuno il proprio lavoro, cioè a puntualizzare per il Paese, e quindi per un interesse diffuso, che dovrebbe essere davvero diffuso e trasversale, i punti che a nostro avviso, sono in gioco per l'Italia. Segnatamente lo abbiamo detto in questi giorni, ma evidentemente non abbastanza, nei tempi e nei modi che ci sono stati concessi ovviamente, con le dovute restrizioni - quelle che ha inteso il Governo -, alla nostra anche libertà di esercitare il nostro diritto. Sui vaccini, sulle periferie e sul terremoto. E tutto questo nostro lavoro è reso vano…

PRESIDENTE. Chiaro, collega.

ALESSIA ROTTA (PD). …non solo da una fiducia illegittima, per il fatto che non rispetta il lavoro del Parlamento, del Senato e della Camera, ma, per di più, perché ci viene detto che qualcuno, con un lavoro extraparlamentare, il Presidente del Consiglio, dice: è inutile che stiate qui a votare, a discutere, a perdete il vostro tempo.

PRESIDENTE. Chiaro, collega.

ALESSIA ROTTA (PD). I cittadini devono sapere che noi siamo qui a perdere il nostro tempo, davvero sprecandolo, perché tanto ci sarà un altro provvedimento che rende inutile il nostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSIA MORANI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Morani, se è sempre sullo stesso argomento ovviamente… È sempre sullo stesso argomento, collega? Su che cosa?

ALESSIA MORANI (PD). Sull'ordine dei lavori riguardo al terremoto, perché i miei colleghi hanno fatto presente il fatto che il Presidente Conte ha fatto delle dichiarazioni su un decreto…

PRESIDENTE. Collega, questo non è un intervento sull'ordine dei lavori, come lei può immaginare, perché se…

ALESSIA MORANI (PD). Adesso le spiego perché. Perché ha fatto questo intervento, a mezzo stampa o Facebook, non so…

PRESIDENTE. Collega, mi scusi, già due colleghi del suo gruppo sono intervenuti.

ALESSIA MORANI (PD). Mi faccia finire, mi faccia finire!

PRESIDENTE. Io a questo punto rispondo direttamente a quello che mi è stato richiesto.

ALESSIA MORANI (PD). Sto parlando del terremoto, non sto parlando di qualche cosa di banale. Io vengo da una regione terremotata…

PRESIDENTE. Collega….

ALESSIA MORANI (PD). Abbia rispetto, per chi viene da una regione terremotata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Collega….

ALESSIA MORANI (PD). …e sta facendo legittimamente una battaglia per le sue popolazioni!

PRESIDENTE. Collega, non stiamo parlando ovviamente di questo, in questo momento. Stiamo parlando… Collega…

ALESSIA MORANI (PD). Allora, il Presidente Conte oggi ha dichiarato che farà un decreto, o lo ha fatto, non si capisce bene, perché è il decreto urgenze Genova, che conterrebbe anche misure per il terremoto del Centro Italia.

Io vengo da quella regione. Noi abbiamo chiesto, in questo decreto, che venissero fatte delle misure per quelle popolazioni. Il Presidente del Consiglio si permette…

PRESIDENTE. Grazie, collega, grazie…

ALESSIA MORANI (PD). …da fuori questo Parlamento, mentre noi discutiamo…

PRESIDENTE. Grazie, collega, ovviamente la Presidenza prende atto delle dichiarazioni, ma la Presidenza deve anche verificare la regolamentazione della discussione in Aula e, al momento, è tutto regolare.

La collega Moretto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/88.

SARA MORETTO (PD). Grazie, Presidente. Certamente è difficile intervenire nel merito del mio ordine del giorno, dopo avere appreso che, ovviamente, come hanno già detto le colleghe prima di me, stare qui a discutere dei temi e dei contenuti è inutile, quando c'è un Presidente del Consiglio che non usa le Aule del Parlamento per spiegare e anticipare i propri lavori, ma usa la stampa, i social e altri strumenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ALESSIA MORANI (PD). Vergogna!

SARA MORETTO (PD). Proverò lo stesso, Presidente, a restare nel merito e a tentare di dare ancora dignità a questi luoghi. Cerchiamo di farlo noi dall'opposizione, con determinazione, convinti che comunque verrete misurati sulle vostre promesse e soprattutto sui vostri errori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

In questi pochi mesi di Governo, questa maggioranza è già riuscita a creare allarme e preoccupazione tra imprese e lavoratori e famiglie. Alla prova del Governo, non solo le vostre promesse si sono sgretolate, ma la mancanza di una direzione condivisa nella conduzione di questo Esecutivo si è resa ormai evidente.

Dopo il caos e l'incertezza del decreto Di Maio - meglio “decreto disoccupazione” -, in questo provvedimento prosegue l'improvvisazione. Sì, improvvisazione, perché la proroga di termini, in generale, dovrebbe essere uno strumento per consentire di giungere ad una scadenza nelle condizioni più adeguate. Invece, l'improvvisazione di questo Governo lo ha portato ad usare questo decreto per altri scopi. Da un lato, in alcuni casi, per un mero rinvio di un problema che non è in grado di affrontare - e di questo si occupa il mio ordine del giorno sul quale sto intervenendo - dall'altro, in altri casi, per spostare la scadenza, si è utilizzata la scusa di spostare dei termini per togliere soldi, già stanziati, ai cittadini e soprattutto ai cittadini più deboli.

Mi consenta due parole sulla prima casistica, ovvero sul rinvio di scadenze per incapacità di affrontare un problema. Nella legge annuale per il mercato e la concorrenza, nei commi 59 e 60, si è stabilito il superamento del regime di maggior tutela, nel settore del gas naturale ed energia elettrica. È un processo delicato, che ha a che fare con la vita quotidiana dei cittadini, con i servizi primari.

Ebbene, in quella occasione avevamo stabilito che questo processo dovesse avvenire e dovesse essere condotto con attenzione, appunto, ai soggetti più deboli. In quella sede, in questo Parlamento, avevamo definito un servizio di salvaguardia, un periodo transitorio, nel quale si consentisse e si evitasse che clienti domestici e imprese più piccole appunto - come dicevo all'inizio i soggetti più deboli - potessero rimanere senza fornitura. Ecco, i termini per definire questo regime transitorio sono già scaduti da tempo e oggi ci chiedete di prorogare di un anno il passaggio e il superamento del mercato di maggior tutela.

Noi ovviamente vi invitiamo, con l'ordine del giorno a mia prima firma, di non sprecare un altro anno, ma di utilizzarlo almeno per occuparvi dei soggetti più deboli.

E aggiungo e passo alla seconda fattispecie, ovvero ai casi nei quali il Governo ha utilizzato questo decreto per togliere soldi ai cittadini. Mi riferisco, come hanno fatto già altri colleghi, ai soldi già destinati ai territori per il recupero delle periferie. E mi riferisco, in particolare, all'area metropolitana di Venezia, che, grazie al lavoro dei precedenti Governi attende 38 milioni e 727 mila euro, per generare attraverso il cofinanziamento dei privati un volume di interventi pari a 55 milioni 398 mila euro, 21 interventi, 13 comuni coinvolti, alcuni anche piccoli, che con questi tipo di interventi cambierebbero faccia e cambierebbero destino. Mi riferisco a San Donà di Piave, a Portogruaro, a San Stino di Livenza, a Dolo, comuni che stanno attendendo questi soldi e che non credono alle promesse di questo Presidente del Consiglio, che - ripeto - fuori da queste Aule continua a chiacchierare, senza dare alcuna garanzia scritta ai sindaci, che attendono con questi fondi di dare risposte concrete ai cittadini.

La città di Venezia e tutta l'area metropolitana non si farà prendere in giro e chiediamo che in questo Parlamento subito si ponga certezza sul futuro di queste risorse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Topo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/68.

RAFFAELE TOPO (PD). Grazie, Presidente. Nella mia precedente esperienza, quando ero sindaco di un comune della provincia di Napoli, di solito mi preoccupavo delle leggi di stabilità. Provavo a conoscerne prima il contenuto, per evitare le restrizioni, per fare i provvedimenti e anticipare, in qualche modo, quello che non si poteva fare nell'esercizio precedente. Di solito il milleproroghe era un provvedimento a contenuto positivo: non ci si preoccupava, si risolvevano i problemi. Per la prima volta, purtroppo, con il milleproroghe questo Governo cambia la natura del provvedimento ed introduce delle norme che hanno un effetto diverso.

Intanto, per la parte relativa alle proroghe sic et simpliciter si omettono alcune disposizioni. Per esempio - vado al mio ordine del giorno n. 9/1117-A/68 - non si prorogano le disposizioni contenute all'articolo 27 del decreto-legge n. 83 del 2012, che permettono ai lavoratori delle aree di crisi industriale di beneficiare di trattamenti di integrazione salariale straordinaria, misure introdotte nel 2012, prorogate in aree che sono oggetto di interventi di riconversione industriale e di reindustrializzazione. Tra queste segnalo, in particolare, quelle della provincia di Napoli, l'area di crisi complessa (Castellammare e Torre Annunziata).

Tra l'altro, anche nelle esperienze precedenti, ci sono stati ulteriori provvedimenti per provare a sostenere quelle aree. Sono zone ZES, c'è il grande progetto Pompei. Quindi, in quelle aree, queste misure sono a maggior ragione necessarie. Quindi, mi meraviglio che il Governo si è proprio dimenticato di questa disposizione. Tra l'altro, in un “milleproroghe” - le proroghe saranno un centinaio - questa ci entrava.

Nello stesso tempo, mentre da una parte ci si dimentica di prorogare queste disposizioni, ci ricordiamo di cancellare - come è stato già detto, ma lo riprendo per pochi secondi - alcuni importanti interventi, che riguardano la periferia di Napoli. Sono stati ricordati quelli, in particolare, dell'area a nord di Napoli. E mi meraviglio che questo provvedimento sia il primo provvedimento concreto di spesa che fa un Governo in cui c'è un partito che ha preso da quelle parti il 55 per cento dei voti.

È capitato nella mia esperienza di amministrazione che una volta ho preso il 54. Vi assicuro: non distinguevo quelli che non mi votavano. Vi hanno votato tutti, non capisco come è possibile che nel primo provvedimento si cancellano 39 milioni per realizzare interventi in 12 scuole e in due strade importantissime, circonvallazione esterna di Napoli e perimetrale di Melito; in quel collegio avete preso il 55, eletto il Vicepresidente del Consiglio e un sottosegretario di Stato che risiede a poca distanza da casa mia. Insomma, questo consenso richiederebbe uno sforzo nel raddoppiare i fondi per queste aree che, tra l'altro, sono state trattate in modo equilibrato. Questo è uno dei provvedimenti che rispetta la clausola del 34 introdotta dall'articolo 7-bis della legge n. 18 del 2017. Il Ministro del Mezzogiorno ha dichiarato: questo Governo si conformerà a questa previsione, ovviamente la previsione vale quando si programmano le spese, credo che dovrebbe valere anche quando le spese si tagliano. Ebbene, con questo provvedimento tutte le cancellazioni riguardano il Sud del Paese, riguardano in particolare quelle aree in cui i voti veri sono andati al MoVimento 5 Stelle. Sono assolutamente inaccettabili queste decisioni, diciamo una cosa e facciamo l'esatto opposto.

Quindi, insisto per l'approvazione di questo ordine del giorno che sanerebbe un vulnus, ma anche di quello prima illustrato dal consigliere Migliore, se avessimo un voto segreto credo che nessuno di voi si sottrarrebbe dal sostenerlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Campana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/67.

MICAELA CAMPANA (PD). Grazie, Presidente. Colleghi, come ha detto la mia collega Moretto, sembrerebbe quasi inutile intervenire dopo l'annuncio riportato dal mio collega Borghi, ma evidentemente così come è stato un annuncio, una promessa durante la riunione con l'ANCI, probabilmente rimarrà tale anche questa riportata appunto poc'anzi. Quindi, vado a illustrare l'ordine del giorno n. 67, partendo da un dato. L'ex Ministro Calenda aveva firmato, nella passata legislatura, il decreto di riconoscimento delle aree di crisi industriali complesse, tra cui quelle della Campania ma anche di tante altre del sud Italia. Tali aree individuate erano state riconosciute dall'amministrazione regionale e da quelle comunali e queste aree hanno un impatto anche pesante sulla politica industriale nazionale. Quel provvedimento non solo ha permesso di attivare immediatamente programmi di reindustrializzazione, ma ha permesso di programmare nel medio e lungo periodo la vita economica e, di conseguenza, sociale di interi territori, ha permesso di aiutare le regioni e i comuni a mantenere politiche che riguardano i contratti di sviluppo, gli incentivi all'impresa. Ecco, per le amministrazioni e in particolare per quelle del sud Italia, essere messi nelle condizioni di programmare è l'unica possibilità di ben governare e l'unica possibilità di arrivare prima e non dopo che il dramma di una famiglia di lavoratori sia irreversibile. State sostituendo una certezza, che era quella di prorogare ciò che già c'era con una vaga promessa e quindi state volontariamente cancellando la possibilità per dei lavoratori, che già si trovano in condizione di grande disagio e privi di una ricollocazione produttiva, di essere salvaguardati attraverso la deroga agli ammortizzatori sociali scaduti.

Il sud è stato al centro di una campagna elettorale permanente. Dico al Presidente e, per suo tramite, alla maggioranza e al Governo che avevano salutato il Ministero per il sud come un'operazione salvifica, per poi voltare le spalle proprio ai più deboli, proprio a chi ha più bisogno di certezze, le famiglie, i lavoratori molte di queste aree sono poli industriali di attività che valorizzano il made in Italy e che oggi sono in difficoltà, era stato chiesto a queste imprese trasparenza, innovazione, programmazione. Ecco, quelle imprese lo hanno fatto, hanno costruito progetti di riconversione, di promozione, di aggregazione, di collaborazione tra piccole realtà e grandi impresse, hanno programmato diversificazioni industriali e ora, dopo che questi progetti sono già in essere, si mettono in discussione, si annullano, annullando, per l'ennesima volta in questi appena 100 giorni, non solo promesse, ma prospettive per interi territori, città, periferie fragilità. La deriva sociale di un Paese parte con la deriva occupazionale, così come la crescita sociale di un Paese si misura nella capacità di credere e di scommettere sull'occupazione sul sud, sul Paese, come sulle periferie della città. Pasolini parlava di periferie di vite, dove esiste una riserva di disagio isolata. Ecco, quell'isolamento si era rotto e bastava ascoltare, non noi ma quelle imprese e quei lavoratori, quelle famiglie del sud, del Mezzogiorno che in queste ore vi stanno chiedendo di fermarvi; bastava prorogare ciò che già esiste, riqualificazione urbana, ma in quest'Aula vorrei destare i presenti e rendere evidente, citando esattamente il dispositivo di questo ordine del giorno, chiedendovi davvero se intendete votare contro un dispositivo che cita: la possibilità di consentire ai lavoratori dell'area di crisi industriale complessa di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria. Beh, se così fosse, io mi auguro di no, politicamente sarebbe inaccettabile, ma soprattutto sarebbe irresponsabile per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Ungaro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/66.

MASSIMO UNGARO (PD). Grazie, Presidente, io intervengo appunto per illustrare l'ordine del giorno n. 66. Vede, Presidente, si è trovato, in questo provvedimento, il tempo di ritardare l'obbligo di possesso della patente nautica per la conduzione di unità con motori superiori a 750 cavalli, si è anche trovato il tempo di sospendere i termini per il pagamento delle imposte di consumo dovute su alcuni prodotti da fumo e si è anche trovato il tempo di prorogare il termine per la denuncia del possesso di animali da compagnia appartenenti a specie esotiche invasive, ma non si è trovato il tempo di consentire ai lavoratori delle aree di crisi industriale complessa di continuare a beneficiare di interventi di integrazione salariale straordinaria, che mi sembra cosa molto più importante, molto più importante di sigarette, animali o barche. Purtroppo, si è trovato il tempo di indebolire sensibilmente l'obbligo vaccinale. Il nostro Paese, l'Italia, sarà l'unico paese sviluppato al mondo che indebolisce l'obbligo vaccinale mentre è in corso un'epidemia di morbillo. Si è anche trovato il tempo di togliere vitali risorse alle periferie nel nostro Paese, come hanno illustrato vari colleghi del mio partito. E, allora, mi comincio a chiedere quali siano le priorità di questo Governo. Sarebbe stato opportuno mettere al centro i lavoratori, l'economia italiana e appunto cercare di sostenere l'occupazione, specie per i lavoratori dell'area di crisi industriale di Trieste, come è stata riconosciuta dal decreto sviluppo del giugno 2012. La mancata proroga di questa disposizione rischia di interrompere il processo di riqualificazione economica e sociale dei territori. Appunto per venire incontro a queste esigenze il Governo Renzi, con il Jobs Act, aveva stanziato 216 milioni per il 2016 e 117 milioni per il 2017 misure prorogate con la legge di stabilità del 2017, e mi chiedo perché con questo «milleproroghe» abbiamo prorogato di tutto, esteso i termini di tutto, ma non si vuole venire incontro alle esigenze dei lavoratori. Secondo me, Presidente, il problema è che nel campo economico e sociale questo Governo non decide. Il decreto dignità, come abbiamo visto a luglio, comprendeva una serie di misure cosmetiche marginali, se non negative o nocive, per gli investimenti. Il «milleproroghe» ovviamente, per definizione, proroga, estende, prende tempo, mentre osserviamo con rammarico che le poche decisioni prese o confermano decisioni prese dai Governi precedenti, come appunto nel caso dell'Ilva, ma con una grande perdita di tempo per il nostro Paese, o costituiscono dei passi indietro, come l'obbligo dei vaccini che citavo poc'anzi, o anche con la volontà espressa dal Governo di vietare l'apertura dei negozi la domenica. Invece non decidere, ha un costo gigantesco, enorme, l'economia italiana sta rallentando velocemente, come mostrano gli indici della produzione industriale e anche gli indici degli acquisti, dei responsabili degli acquisti, sono gli indici migliori, più correlati alla crescita economica del nostro paese che meglio ci danno un'idea della congiuntura che ci attende e per questo motivo che occorre urgentemente sostenere i livelli occupazionali prima che la prossima crisi economica si abbatta sul nostro Paese, e invece finora, secondo me, non avete fatto nulla per l'economia italiana, nulla per i lavoratori e nulla per i giovani, che si vedono costretti a lasciare questo Paese, oltre 120 mila ragazzi ogni anno lasciano i confini del nostro Paese, e anche soprattutto per i lavoratori delle aree di crisi industriale complessa, come nel caso di Trieste.

Per questo motivo chiedo quindi ai colleghi della maggioranza di sostenere questo ordine del giorno, n. 66, e chiedo al Governo di adoperarsi per estendere l'efficacia di disposizioni che consentono ai lavoratori dell'area di crisi di beneficiare di ulteriori interventi e di integrazioni salariali straordinarie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Presidente, risulta che sia stata convocata una Conferenza dei presidenti di gruppo per le 21,30. In tal caso chiederei di sospendere la seduta per consentire alla Conferenza dei presidenti di gruppo di poter svolgere in maniera appropriata i propri lavori.

PRESIDENTE. Collega, ovviamente chiediamo al Presidente e le farò sapere. Io intanto…

ENRICO BORGHI (PD). Il Presidente è lei.

PRESIDENTE. Collega, le spiego. Siamo una fase in cui non ci sono votazioni - mi faccia finire - ed è già successo che la Conferenza dei presidenti di gruppo fosse convocata anche durante la seduta. Quindi, lei mi ha fatto una richiesta e io le sto dicendo che ovviamente questa richiesta verrà inoltrata al Presidente. Io in questo momento, per adesso, intanto continuerei e le darò una risposta quanto prima, non appena il Presidente risponderà.

ENRICO BORGHI (PD). Mi permetta di precisare un aspetto. La Conferenza dei presidenti di gruppo è formalmente convocata alle 21,30. Se lei dà la parola in questo momento ad un collega, il collega supera, dal punto di vista del cronometro, la convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Pertanto, io sono a chiedere a lei di sospendere la seduta (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). In caso diverso, io le inoltro la formale richiesta del mio gruppo di mettere ai voti la richiesta di sospensione della seduta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È chiaro. Dato che sono le ore 21,25 credo che abbiamo ancora 5 minuti prima della Conferenza dei presidenti di gruppo. Quindi, intanto do la parola al collega Romano, che ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/54.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Spero che durante il mio intervento lei abbia - diciamo - la bontà di decidere sulla nostra richiesta di sospensione della seduta, nel mentre si svolge la Conferenza dei presidenti di gruppo.

Il mio intervento riguarda l'ordine del giorno n. 9/1117-A/54 e comincio dalla volontà di questo Governo ovvero da quello che colpisce nella volontà di questo Governo, che non è tanto l'obiettivo di dare soluzioni concrete ma di distruggere meticolosamente le soluzioni che erano state individuate dal Governo precedente. Quello che appare è una furibonda volontà di demolizione, come se nel bagaglio politico di questo Governo non ci fossero tante idee, visioni o prospettive ma, essenzialmente, un cupo e violento risentimento contro tutto quello che c'era prima. Il caso delle periferie è da questo punto di vista… magari mi taccio in attesa che… se vuole cortesemente, Presidente, richiamare i nostri colleghi alla…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, vi chiedo la cortesia di entrare in silenzio. Abbiamo un collega, il collega Romano, che sta intervenendo.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente, è troppo buona.

PRESIDENTE. Quindi, vi chiedo la cortesia di abbassare anche il tono della voce. Prego, collega.

ANDREA ROMANO (PD). La ringrazio, Presidente. Dicevo che il caso delle periferie è sintomatico e clamoroso di questa volontà di distruzione e da questo punto di vista voglio raccontarlo con un caso concreto, il caso della mia città, la città di Livorno, dove la sciagurata decisione del Governo di rapinare i fondi già stanziati per le periferie comporterà l'impossibilità di intervenire su zone disagiate per le quali si erano finalmente individuati i fondi per interventi attesi da molti anni, interventi che avrebbero reso meno gravosa la vita dei cittadini più deboli che vivono in quelle zone, interventi che erano stati pianificati, progettati e che oggi vengono cancellati. Un esempio concreto: a Livorno nel quartiere popolare di Schangai esistono molti complessi di edilizia popolare e uno di questi… però, a questo punto direi che utilizzo, mentre lei riflette sulla proposta di sospendere i lavori…

PRESIDENTE. Scusi un attimo, collega. Colleghi, vi chiedo la cortesia di abbassare il tono della voce. C'è un collega che sta intervenendo sul suo ordine del giorno. Vi chiedo di entrare in silenzio per rispetto proprio del collega. Prego, collega.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Spero che i secondi presi per il suo gentile richiamo possano essere recuperati alla fine.

Come dicevo, il quartiere popolare di Schangai, il complesso di edilizia popolare detto della Chiccaia, costruito negli anni Trenta e, quindi, quasi vecchio di un secolo ma, soprattutto, un luogo fatiscente, nel quale sono ancora costrette a vivere decine di famiglie. Se fossimo in grado di vedere dei video vi potrei mostrare cosa vuol dire condizioni fatiscenti, cosa vedono coloro che vivono in questa zona e coloro che la visitano: colonie di topi, pezzi di intonaco che cadono continuamente, mura e pavimenti invasi dall'umidità. La Chiccaia è stata dichiarata inagibile già nel 2012 e l'amministrazione comunale precedente, a guida PD, aveva varato dei piani di recupero, dei piani di risanamento, dei piani di demolizione e di trasferimento delle tante famiglie costrette a vivere ancora alla Chiccaia.

Poi, come è noto, a Livorno è cambiata l'amministrazione, ha vinto il sindaco del MoVimento 5 Stelle e tutto si è fermato per quattro anni. Il sindaco del MoVimento 5 Stelle, Nogarin, non ha provveduto in alcun modo a implementare quei progetti che erano stati varati. Poi, la svolta con il bando periferie, finalmente i fondi varati dal Governo a guida PD per tanti comuni e per tante periferie e quei fondi vengono utilizzati per progettare da parte del comune di Livorno, finalmente risvegliatosi, la bonifica, il risanamento e la demolizione della Chiccaia e il trasferimento di quelle famiglie. Finalmente quelle famiglie avrebbero avuto quello che aspettavano da tanti anni: una casa più dignitosa e la possibilità di vivere in condizioni più umane. Una svolta, per l'appunto, per i tanti abitanti della Chiccaia e per i tanti abitanti di quel quartiere popolare.

E invece niente, invece niente perché arriva il Governo partecipato in modo molto consistente dal MoVimento 5 Stelle e la decisione di questo Governo è di cancellare tutti i progetti, tra cui anche il progetto della Chiccaia: niente demolizione, niente trasferimento, niente dignità per quelle famiglie.

Francamente - e lo dico a lei, Presidente, e per suo tramite ai colleghi - mi sarei aspettato che i parlamentari eletti a Livorno per il MoVimento 5 Stelle - e ce n'è uno - si fossero alzati in piedi, avessero alzato la voce anche un pochino per dire: “Questa cosa non si può fare alla città di Livorno. Non è possibile che il complesso della Chiccaia non venga risanato, che quelle famiglie finalmente conoscano condizioni più dignitose”. Silenzio tombale da parte dei parlamentari o, meglio, del parlamentare del MoVimento 5 Stelle eletto a Livorno. Silenzio tombale anche da parte del sindaco Nogarin, devo dire, che ha alzato un po' la voce ma poi si è più disciplinatamente messo all'obbedienza del partito-azienda guidato da Casaleggio.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROMANO (PD). Però, al di là dell'anticipo dello scippo e dopo lo scippo si è aggiunta anche la beffa, la beffa delle parole del Presidente del Consiglio Conte che qualche giorno fa e ancora stasera…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ANDREA ROMANO (PD). Ma, scusi, non avevo cinque minuti?

PRESIDENTE. Ha sette secondi.

ANDREA ROMANO (PD). Sette secondi? Non mi erano stati tolti quei secondi?

PRESIDENTE. No.

ANDREA ROMANO (PD). Va bene, poi verificheremo.

PRESIDENTE. Concluda, grazie.

ANDREA ROMANO (PD). Però, dicevo, oltre al danno la beffa, con la promessa di un Presidente del Consiglio che rimarrà promessa. Quei fondi non torneranno, anche perché oggi il vero capo di questo Governo ha definito quei progetti per le periferie “progetti renziani”…

PRESIDENTE. Grazie…

ANDREA ROMANO (PD). …volendo forse offendere il Partito Democratico ma finendo per offendere le famiglie, a Livorno e in tanti altri comuni destinatari di questi progetti, che non vedranno realizzati i piani per la loro città.

PRESIDENTE. Grazie, collega.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alla conclusione della Conferenza dei presidenti di gruppo.

La seduta, sospesa alle 21,30, è ripresa alle 22,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa notturna della seduta

I deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

FRANCESCO D'UVA (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Presidente, come anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, faccio ufficiale richiesta per la seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Applausi polemici e commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Per favore… Per favore… Per favore… Per favore… Colleghi… Colleghi, dobbiamo andare in votazione. Dobbiamo andare in votazione.

Colleghi, come anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato richiesto che la seduta prosegua ininterrottamente sino all'approvazione del disegno di legge… Deputati… Deputati… Deputati, per favore. Che la seduta prosegua ininterrottamente sino all'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 22,17).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Sulla richiesta avanzata di deliberare la seduta continuata nei termini indicati,… Per favore! Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ove ne sia fatta richiesta, darò la parola a un deputato contro e a un deputato a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signor Presidente, facciamo un riassunto della situazione che si è venuta a creare (Commenti).

PRESIDENTE. Deputati… Deputati… Deputati, dovete far finire il vostro collega e non voglio brusio in Aula. Prego.

EMANUELE FIANO (PD). No, iniziare, non finire, iniziare.

Evidentemente ci sono colleghi…

PRESIDENTE. Morani…

EMANUELE FIANO (PD). …che preferiscono quei Paesi dove non ci sono i Parlamenti nei quali si discute (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Il riassunto della situazione è che al terzo decreto-legge di questo Governo, laddove nei precedenti due decreti-legge il Partito Democratico non ha mai impedito la scadenza della conversione del decreto in legge, e laddove in questo decreto-legge, nonostante la nostra ferma opposizione di merito al contenuto del danno che voi state provocando alle famiglie italiane sui vaccini, del danno che state provocando ai comuni italiani sulle periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), del danno che state procurando ai terremotati italiani, del danno che state provocando ai nostri processi in teleconferenza, nonostante questo, signor Presidente, nonostante un Governo che ha scelto di porre la fiducia prima di avere un testo formalmente pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale, noi abbiamo offerto di ritirare i nostri emendamenti con un intervento formale del nostro presidente di gruppo in quest'Aula, salvo quelli riguardanti i vaccini e le periferie; dunque togliendo ogni e qualsiasi ipotesi che l'esercizio del voto di fiducia fosse dovuto ad attività di ostruzionismo.

Stiamo utilizzando gli strumenti, entrando sempre e solo nel merito, che la democrazia parlamentare fornisce alle opposizioni, e nella seduta che si è appena conclusa della Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo offerto qualsiasi strumento alle sorde forze di maggioranza per evitare la seduta fiume. Abbiamo offerto, senza possibilità che il decreto-legge vada in scadenza, di concludere i nostri lavori questa sera e di mettere il voto finale nella giornata di lunedì a mezzogiorno, per permettere che questo decreto-legge, al quale noi ci opponiamo nel merito, politicamente, venisse convertito nelle sedute dell'altro ramo del Parlamento. Ora, essendo le ipotesi che vi ho fatto escludenti di per sé che qui in quest'Aula gli strumenti della fiducia, e poi della tagliola, e ora della seduta fiume vengano posti per permettervi l'esercizio della democrazia della maggioranza, si dimostra la vostra vera natura, e anche la sua, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La vostra natura è di impedire l'esercizio della democrazia parlamentare. Perché anche i precedenti, signor Presidente, i precedenti…

PRESIDENTE. Per favore, dovete far finire il collega.

EMANUELE FIANO (PD). …i precedenti dell'uso della seduta fiume, che noi abbiamo insieme a lei, credo, consultato della precedente legislatura, sono intervenuti in situazioni completamente differenti, quando in pericolo era la conversione del decreto-legge, che è un diritto della maggioranza, come è un diritto della minoranza discutere sul merito dei decreti-legge. Voi non volete convertire il decreto-legge: volete impedire che il Paese sappia che c'è qualcuno che si oppone al merito delle cose che voi volete approvare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la verità!

La seduta fiume, il lavoro notturno vi serve per impedire che i cittadini delle aree terremotate, che i cittadini delle periferie, che le madri dei bambini che non possono vaccinarsi non sappiano tutte ed in tempo che voi mettete in pericolo la salute dei loro bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi siamo qui perché ci opponiamo al merito, utilizzando tutte le misure!

E mi rivolgo a lei, Presidente. Lei utilizzi sempre l'esercizio super partes del suo ufficio e del suo mandato, lei non deve permettere che la maggioranza consideri, come continua a considerare, il ruolo istituzionale come proprietà delle istituzioni. Qui si rappresenta tutta l'Italia, non solo la vostra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Siamo contrari alla seduta fiume (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E annuncio, signor Presidente, che noi consideriamo, per i decreti e i provvedimenti a venire in quest'Aula, questo un precedente di rottura del dialogo tra noi e la maggioranza su qualsiasi intesa futura sull'andamento dei lavori. Non ci saranno accordi, non ci saranno sconti. Il nostro unico accordo è con la Carta costituzionale, non con voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato Adelizzi.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Grazie, Presidente. Sinceramente le volevo manifestare le mie perplessità a seguito dell'intervento del collega Fiano del Partito Democratico, che chiede a gran voce di discutere e rivendica nostre iniziative volte a tagliare la discussione, ma non ne vedo il motivo e non capisco perché non siano contenti, a questo punto, di questa seduta fiume, perché, se noi avessimo voluto fare come hanno fatto loro nella scorsa legislatura, avremmo messo la tagliola su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle- Commenti dei deputati del gruppoPartito Democratico), e invece non lo abbiamo fatto. Dovrebbero essere contenti di avere il tempo di dire la loro su tutti gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Fate concludere il collega. Deputata Morani! Prego.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Dovrebbero essere contenti di avere anche il tempo, poi, in dichiarazione di voto finale. Quindi, loro potranno dire la loro, noi, ovviamente, porteremo a conclusione questo provvedimento e non possiamo accettare che si parli di provocazioni. Ho sentito: provocando, provocando, provocando. Con oltre 110 iscritti in discussione sulle linee generali, oltre 800 emendamenti presentati (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier), oltre 160 ordini del giorno presentati, qui quelli che stanno provocando sono loro, che continuano a provocare i cittadini italiani. Noi non accettiamo tutto questo e quindi voteremo a favore della seduta fiume (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla votazione finale del disegno di legge di conversione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Per favore, le fotografie no!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 210 voti di differenza.

Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente fino alla deliberazione finale sul disegno di legge di conversione. La Presidenza, secondo la prassi, si riserva di stabilire sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili - per favore, per favore, Ravetto! - richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa. La seduta proseguirà con le residue illustrazioni degli ordini del giorno. Poi, dopo il parere del Governo, avranno luogo le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno in un'unica fase, come stabilito nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Seguiranno le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

In considerazione del numero degli interventi residui che risultano alla Presidenza, al fine di dare ordine ai nostri lavori, avverto che le votazioni sugli ordini del giorno non avranno luogo prima delle ore 10 di domani mattina.

Il deputato Vazio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/63.

FRANCO VAZIO (PD). Presidente, se mi è consentito intervenire…

PRESIDENTE. Prego.

FRANCO VAZIO…perché avrei voluto…

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo silenzio. Non le prendo il tempo, non si preoccupi.

FRANCO VAZIO (PD). Lei mi farà recuperare certamente qualche secondo.

PRESIDENTE. Non c'è problema. Per favore, D'Uva, per favore. Un po' di silenzio, ascoltiamo il collega. Prego.

FRANCO VAZIO (PD). Bene. Presidente, avrei voluto intervenire diffusamente sul tema relativo all'ordine del giorno n. 63, che riguarda le aree di crisi complesse, in particolare Savona, dove non è stata accolta l'istanza relativa agli ammortizzatori sociali, alla proroga di un sostegno ai lavoratori. Anche in questo caso si è voltata pagina frettolosamente per non mettere sul tavolo dei soldi. Avrei voluto ricordare a quest'Aula che è un principio e un valore la conservazione degli atti amministrativi; che, quando si avvia una gara, una procedura ad evidenza pubblica, e mi riferisco ai bandi delle periferie, queste gare devono essere tenute in considerazione. Invece sono spazzate via.

Credo che non sia molto elegante, Presidente, questo frastuono che c'è in Aula. Credo che non sia elegante e neanche rispettoso.

PRESIDENTE. Vi chiedo di fare un po' di silenzio, altrimenti non andiamo avanti. Deputato Lollobrigida, deputato Lollobrigida, per favore, perché si sente un vociare. Chiedo anche al suo gruppo se può fare silenzio. Deputato D'Uva, deputato D'Uva, può chiedere al suo gruppo di fare silenzio? Deputato Occhiuto, per favore. Ravetto. Prego.

FRANCO VAZIO (PD). C'è una situazione surreale: pare che siano particolarmente contenti i colleghi, in maniera surreale e anche irrazionale. Noi stiamo parlando sul bando delle periferie solo per la Liguria di 171 milioni. Parliamo di Savona e di Imperia per 18 milioni che sono scomparsi. Avrei voluto diffusamente spiegare il tipo degli interventi che sono stati azzerati, ma mi trovo a discutere anche di un'agenzia di stampa comparsa pochi minuti fa del Presidente del Consiglio, che prende in giro, una volta ancora, non solo questo Parlamento, ma anche i sindaci italiani rappresentati nell'ANCI, perché, signor Presidente, ieri i nostri sindaci ci hanno detto che questi interventi sarebbero stati recuperati in un prossimo intervento della Presidenza del Consiglio.

E, invece, oggi scopriamo da questa agenzia che il nostro Presidente del Consiglio, o meglio il vostro, ha preso in giro i sindaci, perché dice: “fin dalla prossima settimana valuteremo”. Lei si ricorderà bene gli ordini del giorno: “valutare l'opportunità”. Valuteremo l'inserimento in un provvedimento di una previsione normativa che consenta la realizzazione dei progetti esecutivi e in corso. Non esecutivi, ma esecutivi e in corso. E, quindi, chi non ha appaltato già le opere risulterà assolutamente spianato e fregato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la presa in giro che si è consumata in poche ore. Ma vede, in un contesto in cui ci troviamo a parlare di soldi, ci troviamo a parlare di denaro pubblico, ci troviamo a parlare di cittadini che hanno perso il proprio lavoro e che stanno faticosamente cercando di recuperarlo, come nelle aree di crisi complessa, leggiamo altre agenzie di stampa che sono sconcertanti. Leggiamo agenzie di stampa che ci parlano di indagini aperte per riciclaggio di denaro relativo a truffe compiute a danno degli stessi contribuenti, signor Presidente.

E ci troviamo di fronte a un Ministero degli interni, a un Ministro degli interni, che poche ore fa organizza, durante la seduta di questo Parlamento, cari colleghi, una festa, parlando di una exit strategy. La leggo, perché non sia interpretabile la mia dichiarazione. Dice questa agenzia: un momento di festa per il gruppo del partito di via Bellerio - cioè della Lega - è stata la serata di ieri, organizzata da Salvini, nella residenza in dotazione del Ministero dell'interno vicino a Palazzo Grazioli, tra porchetta di Ariccia e tanti brindisi. Il Vicepremier ha motivato i suoi: “dobbiamo rimanere uniti”.

E di fronte a cosa? Alla truffa, ai 49 milioni che sono stati rubati agli italiani! È una vergogna! Quando vengono rubati i soldi agli italiani, voi festeggiate con la porchetta di Ariccia (Applausi e commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! È una vergogna! Dovete vergognarvi!

E, allora, signor Presidente, di fronte a tanta insipienza, di fronte a tanta arroganza…

PRESIDENTE. Concluda, è finito il tempo.

FRANCO VAZIO (PD). …vedere questi colleghi, compreso il MoVimento 5 Stelle, che si è fatto sbandieratore di legalità e giustizia, che applaude di fronte a una seduta fiume…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCO VAZIO (PD). …è una grande tristezza, signor Presidente. È proprio una grande tristezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Morgoni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/62.

MARIO MORGONI (PD). Grazie Presidente. Colleghi, Governo, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/62, un ordine del giorno con il quale ci proponiamo di colmare una delle lacune di questo decreto milleproroghe. È un decreto milleproroghe che ha un destino singolare, perché contro di esso, nella precedente legislatura, in ogni occasione nella quale è stato discusso in queste Aule, qui alla Camera e al Senato, è stato oggetto di critiche, le più radicali e inesorabili. E le forze politiche che allora erano all'opposizione e oggi sono al Governo si sono distinte proprio per una critica feroce nei confronti di questo strumento, considerandolo non solo inutile, ma dannoso. È destino singolare, dico, perché quest'anno, molto probabilmente, non solo non si eliminerà il milleproroghe, ma avremo due milleproroghe, quindi raddoppieremo la dose rispetto al passato.

È un decreto milleproroghe, comunque, che si caratterizza, non per garantire la prosecuzione di misure ritenute necessarie, ma per l'ansia di volere smantellare il lavoro dei Governi precedenti e di volersi distinguere ad ogni costo da essi, anche a costo di compromettere interessi primari e iniziative di cui è incontestabile il beneficio per il Paese.

E il filo conduttore, nella disorganicità e nella eterogeneità di questo decreto, credo sia proprio questa volontà di volere smantellare il lavoro che è stato fatto dai precedenti Governi. Questo lo si evince, in particolare, ovviamente, nelle due materie che sono state e sono oggetto di discussione e materia anche degli ordini del giorno che abbiamo presentato e stiamo presentando, la materia dei vaccini e quella del bando delle periferie, dove sono stati bloccati i finanziamenti importanti, per riqualificare le aree più marginali e degradate dei nostri centri urbani.

Non solo scelte sbagliate e dannose su questi versanti, ma anche direi grandi assenze, appunto, lacune. Una di queste vogliamo colmarne, con questo ordine del giorno. E una di queste lacune riguarda la ricostruzione dopo gli eventi sismici del 2016 e 2017, che hanno colpito i territori dell'Italia centrale. E questo decreto è un'altra occasione mancata per un Governo che, nel momento in cui sarebbe necessario pensare e mettere in campo nuove misure, non riesce addirittura neanche a dare continuità a quelle già avviate, che hanno già consentito di apprezzare alcuni risultati. Già altri colleghi ne hanno fatto cenno: la mancata conferma della zona franca urbana, il sostegno alle partite IVA con IVA con l'una tantum, la busta paga pesante con l'ampliamento della tempistica per la restituzione.

E poi, direi, la stabilizzazione del personale, i 700 tecnici, assolutamente indispensabili per garantire le operazioni propedeutiche alla ricostruzione, così come la proroga dello stato di emergenza e della struttura commissariale, mettendoci in una situazione di precarietà, mettendoci in una situazione dove non vengono garantite certezze, per quelli che sono invece interventi e iniziative che dovremo mettere in atto nei prossimi anni con incisività.

E, per finire, anche la grande ambiguità sulla nomina del nuovo commissario. Io approfitto per ringraziare Paola De Micheli, per il lavoro che ha svolto in questi anni, ma il suo mandato, il suo incarico, scadeva l'11 settembre. E il Ministro Di Maio aveva annunciato più volte per l'11 settembre una data simbolo, per una svolta nell'attività di ricostruzione, con la nomina del nuovo commissario, che ancora non è avvenuta. Ma credo sia un destino inevitabile per i bugiardi quello poi di non essere creduti, anche quando una volta si decidessero a dire la verità.

Quindi, l'altro grande tema assente è quello del lavoro e questo è l'oggetto dell'ordine del giorno - cerco di sintetizzare Presidente - e riguarda l'area di crisi industriale complessa di Val Vibrata - Valle del Tronto - Piceno, 53 comuni dove c'era stato nel tempo un processo di industrializzazione molto forte, anche grazie alle misure della Cassa del Mezzogiorno. Ma poi, dal 2008, la situazione è diventata molto complessa.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIO MORGONI (PD). C'è stata una perdita di posti di lavoro, chiusura di aziende e aziende in difficoltà. Quindi, per un rilancio delle attività produttive esistenti, la promozione di nuove iniziative e la difesa dei posti di lavoro, sono state adottate misure, che hanno visto recentemente…

PRESIDENTE. Concluda, ha finito il tempo.

MARIO MORGONI (PD). …un accordo di programma tra le regioni Marche e Abruzzo. Ma su questo tema, su questo decreto, non c'è alcuna alcun segno di presenze e di intervento, sia, da una parte, per estendere le misure di sostegno al reddito dei lavoratori oltre il 2018, come sarà indubbiamente necessario…

PRESIDENTE. Grazie, deve concludere. Concluda.

MARIO MORGONI (PD). Ho concluso. Così come anche una maggiore disponibilità di risorse, perché possiamo utilizzare per quest'anno solo le risorse esigue…

PRESIDENTE. Grazie, grazie. Il deputato Carè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/61.

NICOLA CARE' (PD). Signor Presidente, egregi colleghi, io parlo sull'ordine del giorno in esame n. 9/1117-A/61. Questo ordine del giorno naturalmente prende in considerazione il fatto di salvaguardare i lavoratori operanti nelle aree di crisi industriale, dando loro la possibilità di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria, rispetto alla legislazione vigente. Mi sembra strano che dobbiamo parlare di un ordine del giorno qui, oggi, dove effettivamente si va a vantaggio delle aree in crisi, delle aree dove i lavoratori si trovano in difficoltà. E per questo, come detto prima, queste norme stanno consentendo di garantire o consentiranno di garantire il complemento dei piani occupazionali dell'impresa, ma soprattutto - e mi rifaccio - di salvaguardare il lavoro, il lavoro delle persone, il lavoro dei lavoratori impegnati in queste aree di crisi industriale complessa. La mancata proroga della disposizione in oggetto, prevista dagli articoli 44, comma 11-bis del decreto legislativo n. 148 del 2015 e 1, comma 139, della legge 27 dicembre del 2017, n. 205, rischia di interrompere il processo di riqualificazione economica e sociale di questi territori, che sono importantissimi per lo sviluppo economico dell'Italia.

In particolare è necessario prorogare - e sottolineo “prorogare” - senza indugio l'efficacia delle predette norme in riferimento a delle aree, dove 67 comuni, che comprendono quasi il 50 per cento dell'estensione del territorio regionale di una regione come il Molise, rappresenta il 60 per cento dalla popolazione residente. Ci sono settori e i settori in crisi in questa regione sono tre, quelli che escono fuori, il settore del tessile-abbigliamento, rappresentato dal alcuni gruppi e soprattutto il gruppo ITR, la filiera avicola, rappresentata da una grande azienda, la Gam Spa e poi il settore metalmeccanico, rappresentato dal nucleo industriale intorno a Isernia e Venafro, che costituiscono i tre comparti più colpiti dalla crisi. Io parlo di questo perché la popolazione che occupa o che lavora in questi settori è oltre il 40 per cento dalla forza lavoro della regione Molise, un tasso di disoccupazione che è molto al di sopra della media nazionale. Tutti gli indicatori socio-economici di questa regione indicano il Molise come una regione estremamente fragile dal punto di vista socio-economico, soprattutto per quanto riguarda le persone giovani, infatti la disoccupazione giovanile è altissima, c'è una fuga di giovani da questa regione, che non vanno soltanto al Nord Italia, ma si spostano nel resto nel mondo e questo significa per l'Italia, per gli italiani, una perdita di intellectual proficiencies che noi non ci possiamo permettere assolutamente. Non soltanto questo, questo comporta naturalmente un peggioramento delle condizioni delle condizioni di vita dalle nostre famiglie, della famiglia, che costituisce in qualche modo il comune denominatore di questa nazione che è l'Italia, il comune denominatore di noi italiani e per questo io credo, con queste premesse, con questi dati, è necessario – e parlo ai miei colleghi di 5 Stelle – non soltanto è necessario, ma un dovere morale adoperarsi al fine di prorogare l'efficacia delle disposizioni che consentono ai lavoratori di queste aree di lavorare e di continuare a beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria rispetto alla normativa vigente. Ed è importante perché, venendo dall'estero, provenendo dall'Australia, io non riesco a capire che un ordine del giorno di di questo tipo, che è al servizio della comunità, al servizio dei lavoratori, venga bloccato proprio da quelle persone che per la maggior parte sono i figli di quei lavoratori che in questo momento potrebbero andare senza lavoro. E quindi si devono guardare all'interno, all'interno della persona, e guardare e fare un discorso morale.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA CARE' (PD). Per questo io dico, e concludo, signor Presidente, che noi italiani, e soprattutto loro, dovrebbero aiutare la base, i giovani che sicuramente sono la base per una crescita non soltanto economica, ma soprattutto sociale e sono loro soprattutto nell'accettare questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Manca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/60.

GAVINO MANCA (PD). Grazie, signor Presidente. Colleghi, membri del Governo, l'ordine del giorno n. 60, che vado a presentare, riguarda l'area di crisi industriale complessa di Porto Torres e Sassari, ma solo per un mero errore di scrittura, perché avrebbe dovuto riguardare anche aree quali Portovesme o Sulcis-Iglesiente. Al Governo, se come mi auguro che possa accadere, decidesse di approvarlo, chiedo possa accettare una sua rimodulazione con l'inserimento anche della crisi industriali di Portovesme. L'area di Porto Torres è stata riconosciuta area di crisi industriale complessa con decreto legge 7 ottobre 2016, poi, con decreto ministeriale 8 febbraio 2017, è stato costituito, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, il gruppo di coordinamento e controllo per l'area di crisi industriale complessa di Porto Torres, con il compito di definire e attuare il progetto di riconversione e riqualificazione industriale in quest'area. Invitalia, nell'ambito della elaborazione del progetto di riconversione e riqualificazione industriale dell'area di crisi del polo industriale di Porto Torres, ha promosso di rilevare i fabbisogni di investimento delle imprese che si è chiusa neanche due mesi fa, esattamente il giorno 19 luglio 2018. Quindi, nelle more di attuazione di questi nuovi programmi di sviluppo e, quindi, vista la creazione di nuova occupazione il nostro territorio, che vive situazioni occupazionali di disagio economico fortissime, necessita assolutamente di una tutela ulteriore per coloro che hanno perso il posto di lavoro in queste aree. Sono in corso di riavvio i piani occupazionali delle imprese ed è perciò indispensabile non disperdere il patrimonio di professionalità dei lavoratori, che vanno ancora aiutati con forme di sostegno al reddito come la mobilità, la cassa integrazione per questo ulteriore, ma probabilmente ultimo, anno 2019. Il precedente Governo, con un decreto, l'ultimo del Governo Gentiloni, ha stanziato risorse utili a coprire da luglio 2018 a dicembre 2018.

Con questo ordine del giorno chiediamo un impegno concreto al Governo per adoperarsi sin dal primo provvedimento legislativo utile al fine di prorogare l'efficacia delle disposizioni che consentono lavoratori delle aree di crisi industriali complesse di beneficiare di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria, con particolare riferimento all'area di Porto Torres e, se il Governo approverà la rimodulazione, anche di quella di Portovesme. Ricordo a tutti i colleghi sardi, specialmente a quelli della maggioranza che sulla proroga dei trattamenti per il 2019 l'assessore regionale al lavoro della Sardegna ha già evidenziato il problema, che è stato rappresentato al Ministro Di Maio il 5 luglio 2018, per la platea dei possibili beneficiari della misura individuata dalla regione Sardegna, che ammonta a circa mille persone per quanto riguarda la mobilità e mille persone per quanto riguarda la cassa integrazione

Colleghi, avrei voluto parlare del decreto «milleproroghe» nel suo complesso, dell'errore pazzesco che state commettendo sul tema dei vaccini, dei finanziamenti che sono stati privati per le nostre periferie, non mi è stato possibile per la fredda, frettolosa e sbagliata richiesta della fiducia che è stata posta dal Governo, per tagliole varie e per sedute fiume. Non so se senza la richiesta della fiducia le cose sarebbero cambiate, se vi sarebbe stata una maggiore attenzione alle tante proposte sensate e giuste presentate nei nostri emendamenti, sono però certo di due cose collegate a questo decreto. Una è scritta e definita in questo decreto, la spiegherà meglio anche con la mia collega, onorevole La Marca, che riguarda i tagli ai fondi per le periferie; in Sardegna sono stati tagliati circa 78 milioni di euro e, tra l'altro, per un fatto quasi casuale, vengono tagliate risorse a quelle aree per cui non viene prevista neanche la prova di questi ammortizzatori sociali, otto milioni a Carbonia dove il sindaco è un sindaco 5 Stelle, diciotto milioni a Sassari, dove il sindaco dell'area industriale complessa è ugualmente un sindaco di 5 Stelle. Ed è anche una non scritta che è quella di mancare, in questo decreto, la proroga per duemila persone degli ammortizzatori sociali.

Chiedo al Governo di riflettere, di guardare le difficoltà per quelle che sono, e di rivedere le proprie scelte, ma specialmente chiedo ai colleghi sardi della maggioranza di farsi sentire, di sollevare la propria voce e di chiedere rispetto e tutele per la nostra terra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del girono n. 9/1117-A/150.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Un voto come quello della seduta fiume, visto che le opposizioni hanno assunto, in questa Assemblea, una posizione articolata e differenziata tra di loro, forse avrebbe meritato una deroga all'oratore a favore e all'oratore contro, per dar spazio a un oratore per ciascun gruppo. Così non è stato, è una decisione della Presidenza. Io e il collega Fornaro abbiamo chiesto la parola, quindi io ruberò un paio di minuti dell'intervento che ho per l'illustrazione del mio ordine del giorno per un commento sul voto che abbiamo fatto. Quando si vota una seduta fiume non è una vittoria per nessuno, lo dico anche a fronte dell'applauso liberatorio, immagino, che la maggioranza ha fatto a fronte di un voto positivo. Credo che sia una sconfitta per tutti. Noi abbiamo preso una posizione distante rispetto a quella del PD, legittima, di porre in campo un'attività ostruzionistica su questo provvedimento, perché non abbiamo compreso a quale finalità si riferisse questa attività, visto che il testo del provvedimento è stato sostanzialmente blindato con il voto di fiducia e che non siamo nell'imminenza della scadenza del decreto, ma siamo all'imminenza della approvazione, quando sarà, di un testo che dovrà andare per la ulteriore lettura nell'altro ramo del Parlamento. Quindi, noi non abbiamo messo in campo alcun ostruzionismo. Abbiamo scelto, però, di manifestare le nostre posizioni politiche nel corso della discussione generale.

Purtroppo, c'è stata sottratta la possibilità di discutere degli emendamenti peraltro non tantissimi e alcuni dei quali abbiamo presentato in Commissione. Di certo abbiamo assistito a un braccio di ferro tra la maggioranza e una parte dell'opposizione che è sfociato in una scelta, in una deliberazione secondo noi grave dalla quale non ci guadagna nessuno, perché si crea un precedente che poi rischia, appunto come tutti i precedenti, di essere ripetuto, nel massimo rispetto dei diritti di una parte dell'opposizione che è liberissima di mettere in campo le proprie posizioni ma di un punto di caduta che avrebbe potuto determinarsi in Conferenza dei presidenti di gruppo, anche grazie all'intermediazione di buonsenso del Presidente Fico, che era di poter andare col voto finale a lunedì, svolgendo tranquillamente i nostri lavori, senza deliberazione della seduta fiume, senza esasperazione del personale, dei funzionari dell'Aula, dell'Assemblea e di tutti, ma così non è stato e senza scomodare - e lo dico ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - altri istituti che non hanno nulla a che vedere con questo dibattito, come la “ghigliottina”, la “tagliola” e tante altre cose.

C'è stata una forzatura, questo è quello che si è verificato, e per questo noi, da gruppo di opposizione, abbiamo votato contro la deliberazione della seduta fiume, perché purtroppo di fronte alle forzature i diritti di tutti si comprimono e non vince nessuno. Con questa premessa, affinché sia chiaro, avremmo potuto e dovuto io credo, Presidente, farlo nel momento in cui si andava a esprimere la posizione di ciascun gruppo su questo tema, ma è stata una decisione legittima della Presidenza di non allungare quella fase. Io credo, però, che questa sia la posizione che voglio che Forza Italia mantenga agli atti di questa seduta, perché noi abbiamo fatto una scelta precisa di campo come opposizione, pur non condividendo la scelta ostruzionistica e considerandola una forzatura perché si poteva trovare un punto di caduta.

Dopodiché, vengo al mio ordine del giorno, perché così come su tante materia, a partire dal bando delle periferie e anche su quella del terremoto, abbiamo trovato di fronte a noi un muro, inutilmente un muro senza alcuna risposta. Allora, io ho trattato nel mio ordine del giorno, essendo eletto in un territorio che è colpito gravemente dal terremoto, la questione del terremoto in tre punti importanti: il primo è la nomina di un nuovo commissario, perché stiamo andando avanti per inerzia e il Governo non è stato in grado di dirci se l'onorevole De Micheli, che ha svolto il suo compito e su cui gran parte delle forze che stava al Governo urlava, sbraitava, diceva che era un'incapace e che doveva andare a casa, debba o meno rimanere al suo posto. Si sta andando avanti per inerzia. Decidete che cosa volete fare.

Il secondo punto è la struttura commissariale. Qualsiasi sia la scelta di governance che voi dovrete avere sul terremoto, è impensabile che di qui al 31 dicembre decada la struttura commissariale. Quindi, prorogatela subito, nel primo provvedimento utile.

Come terza cosa faccio presente che ci sono mille lavoratori a tempo determinato, tra la struttura del commissario centrale e le unità speciali per la ricostruzione e i comuni sul territorio, che aspettano certezze. Fate una proroga per questi contratti, perché sono servitori dello Stato che in questo momento sono gli unici interlocutori, insieme ai sindaci e alla struttura commissariale, del territorio, delle popolazioni colpite, degli enti locali e di tutti coloro che hanno voglia di rimboccarsi le maniche e cominciare a mettere fine al capitolo dell'emergenza e iniziare il capitolo della ricostruzione. Almeno su questo ordine del giorno date un cenno di vita. Nel primo provvedimento utile - sarà il decreto su Genova o qualunque esso sia - fate queste cose, perché ci sono popolazioni che aspettano risposte da un Governo che non sembra…

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONE BALDELLI (FI). …essere attento a darle e a darle in tempi certi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La deputata Schirò ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/59.

ANGELA SCHIRO' (PD). Signor Presidente, colleghe e colleghi, come eletta all'estero sento la responsabilità di rappresentare al Governo la grave situazione che si è venuta a determinare per l'insegnamento dell'italiano all'estero a causa del ritardo con il quale sono state prorogate, con questo provvedimento, le graduatorie del personale scolastico da inviare all'estero. Esorto il Governo ad accelerare quanto più è possibile l'invio degli insegnanti, perché l'anno scolastico è iniziato da oltre un mese e la mancanza di insegnanti di italiano colpisce studenti e famiglie e crea una pessima immagine del nostro Paese presso le autorità scolastiche e l'opinione pubblica. Se queste sono le conseguenze, mi chiedo se non sia il caso di lasciare la competenza della formazione delle graduatorie al Ministero degli esteri senza dividerla con il MIUR che, sotto questo aspetto, si è dimostrato non ancora pronto ad operare.

Inoltre, come eletta all'estero ho ricevuto da più parti le sollecitazioni e le preoccupazioni di tanti cittadini relative alle condizioni socio-economiche dei propri familiari residenti in Italia.

Infatti, è proprio questa la ragione alla base dell'ordine del giorno n. 9/1117-A/59 da me sottoscritto, dato che nel testo del provvedimento al nostro esame non è inclusa la proroga di una serie di importanti norme in materia di ammortizzatori sociali che hanno permesso a tante famiglie di fronteggiare situazioni di emergenza derivanti dalla crisi economica. L'applicazione di tali misure ha consentito, inoltre, di limitare in modo importante i danni della crisi e di preservare la condizione economica e sociale dei territori.

In questo quadro una situazione di particolare rilievo è quella riguardante la possibilità di beneficiare i lavoratori operanti nelle aree di crisi complessa, definite come tali ai sensi del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, articolo 27, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, con ulteriori misure di integrazione salariale straordinaria oltre a quelle previste dalla legislazione vigente. Tali misure si sono rivelate importanti - ed è un aspetto che desidero sottolineare - sia sul versante delle aziende sia su quello dei lavoratori, dal momento che hanno consentito alle prime di ottimizzare i loro piani produttivi e ai lavoratori di difendere i livelli occupazionali raggiunti in passato proprio nelle aree poi ricadute in una situazione di crisi complessa. Il fatto che non si sia proceduto alla proroga degli interventi cui si è fatto riferimento, previsti dagli articoli 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015 e 1°, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, rimette in discussione questo positivo processo e introduce un vero cuneo nel percorso di riqualificazione di questi territori ancora esposti a fenomeni di crisi.

Vorrei ricordare che anche la Sardegna è una regione che ha pagato e continua a pagare la crisi occupazionale con l'emigrazione. I flussi dalla regione continuano sia verso il nord d'Italia che verso i Paesi europei come la Germania e la Francia. Non ci si può, dunque, rassegnare a prendere atto che in questo provvedimento manca una proroga così necessaria e delicata. Per questo con il presente ordine del giorno chiedo al Governo di impegnarsi a non cancellare dalla sua agenda degli interventi le esigenze dell'area industriale di crisi complessa di Portovesme e di voler prevedere, nel primo provvedimento legislativo adatto allo scopo, la proroga delle disposizioni che consentono ai lavoratori in essa insediati di usufruire di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria rispetto alla legislazione vigente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Miceli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/58.

CARMELO MICELI (PD). Grazie, signor Presidente. Le confesso che per colpa della mia visione romantica delle istituzioni circa un'oretta fa ho guardato a lungo le agenzie di stampa, nella speranza che all'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo uscisse fuori qualcuno, che so l'onnipresente Ministro dell'interno Salvini, ad annunciare che all'esito della Conferenza dei presidenti di gruppo si era raggiunto un accordo per tornare sui propri passi, un accordo finalizzato magari a reinserire i soldi per le periferie e, che so, accompagnato anche da un tweet - visto che il Ministro Salvini è sempre interessato alle questioni di mafia, almeno così dice - di felicità per l'annunciata e battuta dalle agenzie di stampa - è notizia di pochi minuti fa - di una sentenza definitiva in danno del boss Madonia per l'omicidio del professor Bosio nel 1981. Nulla di tutto questo, perché aprendo le agenzie stampa c'è sì una notizia su Salvini, ma ci annuncia che ha appena finito di correre per smaltire le incazzature.

Ebbene, se Salvini ha deciso di preparare il suo fisico secondo noi fa molto bene, perché arriverà il momento in cui il fiato e il saper correre gli serviranno e arriverà perché credo che i cittadini cominceranno a capire presto quello che questo Governo gli sta sottraendo e lo capiranno soprattutto, Presidente, i cittadini della mia terra, quella dove voi, soprattutto voi del MoVimento 5 Stelle, avete raggiunto consensi impressionanti (forse nessun'altra forza politica mai aveva raggiunto quei consensi in Sicilia). Ebbene, a quei consensi e a quella fiducia voi avete risposto con uno scippo di 239 milioni di euro, perché avete sottratto 18 milioni di euro al comune di Messina, 16 al comune di Agrigento, 8 a quello di Caltanissetta, 14 a quello di Siracusa, 5 a quello di Enna, 17 a Catania, 18 a Ragusa, 5 a Trapani, 40 milioni di euro alla città metropolitana di Palermo, 40 a quella di Messina e 40 a quella di Catania.

Per rispondere all'onorevole Ribolla che ieri parlava di mancette, credo sia doveroso anche entrare nel merito del tenore di queste mancette, perché tra queste c'è la previsione di nuove linee di tram nella città di Palermo, la realizzazione di spazi verdi pubblici, c'è la realizzazione di una stazione dei carabinieri a Partanna Mondello, c'è il restauro del commissariato di Mondello, c'è l'ampliamento del sistema di videosorveglianza nella zona di Partanna Mondello che è una zona molto molto difficile e in cui, Presidente, la invito a venire presto; c'è la realizzazione delle strade di Mondello; l'illuminazione pubblica a Sferracavallo; c'è il completamento di via Diana; ci sono tante e tante cose e ci sono anche molte opere che riguardano la mia provincia e mi chiedo con quale coraggio i deputati della maggioranza eletti nella provincia di Palermo torneranno in provincia a chiedere di nuovo il consenso; con quale coraggio andranno ad Aliminusa, dove hanno scippato 800.000 euro per gli arredi urbani, a Sclafani Bagni, dove hanno sottratto un 1,3 milioni per gli arredi urbani, a Bompietro altrettanto, a Caltavuturo 800 mila euro per la riqualificazione delle periferie, a Petralia Sottana un milione e mezzo per la riqualificazione del quartiere, a Contessa Entellina 600 mila euro per la riqualificazione della villa comunale, a Casteldaccia sottratto 1.150.000 euro per la ristrutturazione della Torre Duca di Salaparuta, 3 milioni sottratti alle Madonie. Bene, sono tutte opere che non si potranno fare più o quantomeno rispetto alle quali non c'è più una certezza di realizzazione e la cosa folle è che tale volontà di intervenire è figlia di una politica del machete che decide di eliminare la cultura esistita prima e lo fa per provare a imporre la propria, salvo poi però mancare di una fase construens.

Infatti, Presidente, ho presentato anche in questo caso un emendamento che mi aspettavo potesse incontrare la sensibilità della maggioranza perché riguarda le zone di crisi complessa. Presidente, nelle zone di crisi complessa, in particolare quella di Termini Imerese, voi della maggioranza avete promesso tanto, avete promesso che avreste risolto la posizione dei sedici lavoratori dell'ex indotto FIAT, abbandonati a loro stessi per un errore di data dal 31 dicembre, con una proroga al 1° gennaio e io chiedevo proprio questo con l'emendamento, ma con la fiducia non si potrà fare; avevate promesso di intervenire per prorogare i benefici della cassa integrazione in deroga e non si potrà fare…

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELO MICELI (PD). Avevate promesso di intervenire anche per la previsione di una proroga per i trattamenti salariali integrativi. Nulla di tutto questo ad oggi è stato fatto: spero che - mi riservo di intervenire in seguito di nuovo all'esito del parere del Governo - almeno sull'ordine del giorno in esame, dal momento che avete coniato il nuovo istituto giuridico del “sarà fatto nel primo provvedimento utile”, almeno su esso vorrete ricorrere a tale istituto, ammettendo la possibilità di adottarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie. Il deputato Giorgis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/100.

ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, onorevoli colleghi, Governo, la città metropolitana di Torino e in particolare i comuni contermini alla città di Torino - comuni di Beinasco, Borgaro, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, Settimo Torinese, San Mauro e Venaria Reale - hanno presentato il progetto Top Metro comprendente 120 interventi di riqualificazione delle periferie e di messa in sicurezza dei territori. Ora tali interventi, che hanno un valore complessivo di circa 108 milioni, parte dei quali derivano da un cofinanziamento privato pari a circa 31 milioni e un cofinanziamento pubblico locale pari a circa 38 milioni, vengono interrotti se il decreto-legge che la Camera è chiamata a convertire verrà approvato.

È un fatto gravissimo, a nostro avviso, è un fatto che danneggia i comuni e l'interesse generale del nostro Paese e rischia di compromettere anche la fiducia nelle istituzioni da parte degli operatori privati, da parte dei cittadini e da parte degli enti locali che hanno fatto affidamento sulla perdurante vigenza della legge voluta dal Governo Renzi e poi dal Governo Gentiloni e, sulla base della legge, hanno messo in atto una considerevole e importante serie di progetti partecipati, progetti attenti a ricucire il tessuto urbano e a ridurre disuguaglianze inaccettabili. Ora tutto ciò viene meno se il decreto-legge che stiamo discutendo verrà convertito.

È stato detto in questi giorni con note ufficiali da parte del Governo che in realtà il problema non si pone o il problema, per così dire, è in via di risoluzione. Su ciò vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula perché il nostro ostruzionismo, il nostro insistere nel raccontare al Paese che cosa sta accadendo deriva anche proprio dal combinato di disposizioni che noi stiamo per votare e di dichiarazioni che vengono fatte da parte del Governo perché il Governo, come riportano tutte le agenzie di stampa e come riporta anche una nota ufficiale della Presidenza del Consiglio, dichiara di impegnarsi a risolvere il problema dell'attuazione dei progetti realizzati dagli enti locali (sono stati ammessi al bando 96 soggetti) attraverso un provvedimento che a giorni verrà adottato.

In sostanza siamo di fronte a questa vicenda: il Governo dice, mediante dichiarazioni formali, che vuole garantire l'attuazione dei progetti che sono stati realizzati dagli enti locali insieme alla cittadinanza e insieme agli operatori economici del territorio. Peccato che, mentre il Governo lo afferma , sta chiedendo alla Camera di votare una disposizione che rende impossibile per gli enti locali proseguire nella realizzazione dei progetti. Potremmo dirlo nel seguente modo: il Governo si impegna a risolvere un problema che sta creando attraverso il provvedimento in esame perché, a legislazione vigente, non c'è ancora alcuna situazione di revoca. Se noi fotografassimo qual è l'ordinamento giuridico in questo momento…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA GIORGIS (PD). Chiudo, Presidente. L'ordinamento giuridico vigente dice che quei fondi sono perfettamente esigibili e le convenzioni stipulate sono perfettamente efficaci e soltanto dopo che il decreto-legge verrà convertito anche al Senato, soltanto dopo il voto del Senato, allora si determinerà il gravissimo nocumento agli interessi degli enti locali e dei cittadini, che il Governo dice già oggi di volersi impegnare a risolvere. È un precedente pericolosissimo, è un precedente gravissimo, che mi auguro il Governo voglia all'ultimo riconsiderare, perché, davvero, se noi dovessimo considerare normale che si approvino delle norme e, mentre esse stanno per essere approvate, si promette di fare il contrario con i provvedimenti successivi…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA GIORGIS (PD). …il principio di certezza e di tutela dell'affidamento subirebbe un tale danno che sarebbe davvero difficile…

PRESIDENTE. Grazie.

ANDREA GIORGIS (PD). …immaginare che il nostro Paese possa riprendersi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Donzelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente.

Credo che tra i vari ordini del giorno presentati ce ne sia uno che a mio avviso merita più interesse di altri, perché l'ho presentato io e, poi, perché, comunque riguarda un tema che aveva visto delle dichiarazioni di fuoco da parte delle forze attualmente di Governo, mi riferisco in special modo al MoVimento 5 Stelle, per la verità.

Quand'era stata fatta l'Agenzia per il digitale, con la nomina di Piacentini, c'era stata la sollevazione del MoVimento 5 Stelle che aveva gridato che era inutile, che era da chiudere, che era uno spreco, che era una vergogna. Per carità, io potevo anche credere che avessero le loro buone ragioni, che fosse uno spreco, che fosse da chiudere, che fosse inutile. Dispiace che, oggi, troviamo, nel milleproroghe, la volontà, non solo di proseguire con quello spreco, con quella vergogna, con quell'inutilità, ma troviamo anche nel milleproroghe che gli si dà uno stipendio. Mentre Piacentini lo faceva gratis ed era uno spreco, arriva, invece, magari, qualcuno amico della Casaleggio, non è più uno spreco e si paga con stipendi lauti di decine di migliaia di euro.

Allora, il tema che noi presentiamo con l'ordine del giorno è molto semplice: facciamolo fare gratuitamente anche a chi verrà dopo; perché se Renzi sprecava col suo Governo per accontentare gli amici che venivano da Amazon e un giro ben inserito nel mondo digitale, lo premiava, gli dava questa possibilità, c'era il conflitto di interessi eccetera, eccetera, non è che questo decade se al posto di esserci l'amico di Renzi c'è l'amico di Casaleggio, perché altrimenti diventa ipocrita tutto questo, e certamente il fatto che da essere gratuito diventi a pagamento, dimostra che la vostra crudezza nei confronti del Partito Democratico, la durezza dei vostri attacchi nei confronti di Renzi era semplicemente dovuta al fatto che volevate sostituirvi a Renzi per fare peggio di lui e riuscire a occupare gli spazi di potere per sistemare gli amici e i propri interessi peggio di lui, a differenza di Renzi, lungi da me voler difendere il Governo precedente, perché non ho nessuna simpatia, almeno Piacentini lo faceva gratis (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voi con questo milleproroghe fate fare il lavoro che criticavate di Piacentini a qualcun altro, scopriremo che dal 15 settembre è a pagamento.

Credo che purtroppo questo non sia il peggiore, però, degli aspetti di questo milleproroghe. Noi abbiamo presentato una serie di ordini del giorno per motivare tanti altri temi, purtroppo qualcuno l'avete considerato inammissibile; penso a quelli che difendevano i magistrati onorari, non avete avuto il coraggio di votare in difesa delle maestre gli emendamenti e abbiamo il timore che non sarete in difesa delle maestre per gli ordini del giorno; sulle periferie non abbiamo capito qual è il vostro scopo, dove volete arrivare.

L'unica cosa, però, che abbiamo capito è che, mentre la maggioranza chiedeva la seduta fiume, si assicurava che non si potesse votare prima delle 10 per essere certi di poter andare a letto, mentre il Parlamento dibatteva, e questo non lo reputo molto rispettoso, perché, se la seduta fiume deve essere, si voterà nel momento in cui si smetterà di parlare e non domattina alle 10, magari, almeno, anche la maggioranza deve restare qui in Aula a garantire la propria presenza. Dopodiché, se così deve essere, avrei preferito, Presidente, visto che comunque abbiamo votato in Aula, che ce l'avesse detto prima del voto il fatto che domattina non si sarebbe votato prima delle 10, perché questo poteva influire nelle scelte di votazione. Quello che avevate detto alla capigruppo non c'ero, non lo so…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). La ringrazio, fra poco concludo. Se lei, Presidente, ci avesse detto l'aspetto delle 10, forse il voto sarebbe stato diverso, quindi, non reputo sinceramente molto corretto - non so se come norme lo può fare, ma politicamente non lo reputo corretto - che ci abbia riservato questa sorpresa dopo che abbiamo votato, perché avrebbe potuto influire nel voto.

Concludendo, credo che gli ordini del giorno meriterebbero un'attenzione diversa, meriterebbero un dibattito con un'Aula che non sia vuota. Noi crediamo che sia possibile ancora provare con gli ordini del giorno a migliorare leggermente le follie fatte con questo milleproroghe. Vi chiediamo di prenderli in considerazione seriamente, almeno quelli che abbiamo presentato sulla cedolare secca, per esempio, un aspetto molto atteso dai proprietari immobiliari, altri che abbiamo presentato in difesa delle periferie, in difesa della scuola, delle maestre, altri ancora ordini del giorno importanti che, oggi, possono ancora, se non migliorare il milleproroghe, darvi un indirizzo in vista dei prossimi atti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Pellicani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/51.

NICOLA PELLICANI (PD). Presidente, ci sono tante ragioni per cui siamo contrari al decreto milleproroghe: la prima riguarda senza dubbio la questione dei vaccini, ma intervengo per illustrare un ordine del giorno che ho presentato, intendendo evidenziare i problemi che riguardano la mia città, Venezia. Mi riferisco, in primo luogo, al fatto che il decreto non comprende la proroga degli ammortizzatori sociali nelle aree complesse di crisi, qual è Porto Marghera, e mi riferisco al taglio dei fondi per il bando delle periferie, che rischia di compromettere nella città metropolitana di Venezia 55 milioni di euro.

Porto Marghera, signor Presidente, è un'area industriale sterminata, che si estende per oltre 2 mila ettari, che ha conosciuto, alla fine del Novecento, una pesante crisi che ha portato alla chiusura di molte grandi industrie ed è sempre in attesa di un radicale piano di bonifica dei suoli e di un vero processo di riconversione con un'industria moderna, compatibile, a basso impatto ambientale.

L'inserimento di Porto Marghera nelle aree di crisi complesse consentirà, grazie al lavoro fatto dai governi di centrosinistra, di attuare un programma che stanzia complessivamente 26 milioni e 700 mila euro destinati a sviluppare nuove attività produttive. Una misura importante, sebbene non sufficiente, che sarà comunque indebolita senza la proroga degli ammortizzatori sociali nelle industrie in crisi.

Altrettanto grave, signor Presidente, è il dimezzamento dei fondi per il bando delle periferie. Prima di sentire le parole del Governo Salvini-Di Maio, ero convinto che si trattasse di un provvedimento condiviso da tutte le forze politiche e che ci si preparasse al nuovo bando per il 2019; mi pareva fossimo tutti consapevoli che le città italiane sono corpi molto fragili, un'idea confermata anche sentendo tanti sindaci della mia regione, del Veneto, che come è noto sono per lo più della Lega e del centrodestra e che avevano accolto con grande speranza il bando costruendo progetti che ora rischiano di diventare carta straccia.

Il bando per le periferie, come è noto, metteva sul piatto 2 miliardi e 100 milioni per rigenerare le città, che significa anzitutto fare un investimento sul futuro, significa migliorare la qualità della vita di milioni di persone e anzitutto dei cittadini più deboli. Ma il bando per le periferie non è solamente un piano, un grande piano di investimento, rappresenta un vero e proprio cambio di passo culturale. Non dimentichiamo che, se in Italia c'è stata una rinnovata attenzione alle periferie, lo dobbiamo, anzitutto, all'intuizione di Renzo Piano, che ha rilanciato il tema della ricucitura, del rammendo delle periferie, che sono i luoghi dove vive il 90 per cento della popolazione urbana, ovvero, cari colleghi della maggioranza, il mitico popolo che sostenete di rappresentare e soprattutto di rappresentarne gli interessi.

Ma c'è dell'altro, perché con questo provvedimento tradite non solo i ceti popolari, ma prendete in giro anche gli amministratori locali, i sindaci delle città che hanno firmato le convenzioni, sottoscrivendo un patto con il Governo. Ora quelle convenzioni non valgono più, avete rotto un rapporto di fiducia tra le amministrazioni locali e lo Stato.

A Venezia, dove siamo all'opposizione, l'amministrazione comunale ha presentato progetti senza condividerli con tutto il consiglio, noi avevamo individuato altre priorità, ma ci sentiamo comunque di difendere i progetti presentati, in quanto si tratta di interventi importanti per il futuro della nostra città. Complessivamente, sono stati assegnati fondi per 40 milioni che per l'effetto moltiplicatore generato dai finanziamenti degli altri enti pubblici e dai privati diventano 55. Il taglio significherebbe bloccare il completamento della cittadella della giustizia a piazzale Roma, rinunciare a recupero dell'ex sede del Casinò al Lido di Venezia, rinunciare alla riqualificazione delle stazioni ferroviarie in tutti i comuni della città metropolitana di Venezia. Tutti interventi, signor Presidente, attesi da anni; i cittadini devono sapere che grazie a voi questi interventi non si faranno più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Siani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/45.

PAOLO SIANI (PD). Grazie, Presidente, grazie, colleghi, per questo intervento in notturna, che non mi spaventa, avendo fatto per molti anni le notti, ma io voglio intervenire sull'ordine del giorno n. 45, perché credo che sia una cosa pericolosa e inutile procrastinare l'autocertificazione per le vaccinazioni. Vorrei fare un intervento né no vax, né sì vax, ma un intervento tecnico, per spiegarvi che le vaccinazioni sono una cosa seria e importante e che non va affrontata in un modo ideologico, schierandosi con un “sì” o con un “no”.

Guardate che l'Italia aveva un sistema vaccinale assolutamente sconclusionato. Fino a qualche anno fa capitava che un bambino a Bari facesse alcune vaccinazioni e a Milano delle altre e questo è un sistema sbagliato, perché tutti sappiamo che, perché un vaccino sia efficace, deve essere vaccinato almeno il 95 per cento della popolazione.

Finché l'anno scorso entra in vigore una legge che dice: facciamo tutti le stesse vaccinazioni per tutti i bambini, inserendo l'obbligo vaccinale. Guardate che in medicina l'obbligo non può esistere, io non posso costringere nessun mio paziente a fare una terapia, ma devo fare con lui una alleanza terapeutica. Ma l'obbligo ci è servito per recuperare tutti quei bambini che perdevamo. E guardate, noi non perdevamo i bambini no vax, noi perdevamo i bambini delle periferie delle grandi città (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), i bambini dei quartieri poveri sono quelli che non si vaccinavano e sono quelli, purtroppo, che io ho visto in ospedale e ho visto anche morire in ospedale. Guardate che ogni mille bambini che contraggono il morbillo, uno può contrarre l'encefalite e di questa fetta una parte noi li perdiamo.

Per cui l'obbligo è servito esattamente a questo, ma c'è di più. Questa legge aveva fatto sì che miracolosamente in Italia e grazie, devo dire, al lavoro incredibile di tante infermiere, infermieri e medici, che hanno fatto un superlavoro per recuperare tutti i non vaccinati, abbiamo avuto un grande risultato. Stiamo raggiungendo valori di cultura vaccinale abbastanza alti in tutta Italia, anche se, ovviamente, con delle differenze all'interno delle nostre regioni. Anche la Campania è riuscita ad arrivare al 93 per cento per l'antimorbillo, ma con zone differenti di copertura; mentre Napoli centro ha una copertura sufficiente, Napoli periferia, e dico Secondigliano, Ponticelli e Ottaviano, ne hanno una molto insufficiente.

Per cui, se questo procrastinare l'autocertificazione vuol dire aggirare l'obbligo, purtroppo, state facendo una cosa sbagliata, sbagliata e pericolosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e soprattutto inutile, perché questa disposizione già prevedeva che fra due anni l'obbligo veniva revocato. Quindi, perché questa fretta? Perché fare una norma che fa cattiva politica? E voglio concludere dicendo che i vaccini sono i farmaci al momento più sicuri che abbiamo, non ci sono reazioni avverse gravi delle vaccinazioni, invece abbiamo da fare ancora tante cose e cioè informare i medici, formare i medici e gli infermieri, informare in modo corretto i cittadini, mettere in situazione di tranquillità chi somministra i farmaci e soprattutto far funzionare l'anagrafe vaccinale. L'anagrafe vaccinale, guardate, non può funzionare pensando di premere un bottone, va organizzata e prima di due, tre anni non si riuscirà a metterla in campo, per cui non raccontiamoci sciocchezze.

Per cui io, l'invito che vi faccio, molto pressante e veramente vi chiedo di rivedere questa norma, è di togliere questa autocertificazione, che in sanità non può esistere, e di lasciare l'obbligo. Se non facciamo questo, facciamo veramente cattiva politica e non facciamo l'interesse dei cittadini né dei nostri bambini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Anzaldi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/50.

MICHELE ANZALDI (PD). Grazie, Presidente. Questo provvedimento entra nella carne di tanti problemi degli italiani o di una parte degli italiani, basta pensare ad esempio alla problematica dei vaccini, una cosa che interessa solo una parte di italiani, ma è una parte di italiani molto sfortunata. Ci sono dei bambini che sono sempre di più, che nascono con dei problemi gravi, con delle forme di leucemia, che grazie alla scienza oggi sono curabili o quanto meno gestibili e si possono tenere sotto controllo.

Però i medici ci dicono: noi abbiamo l'esigenza di immunodeprimerli e quindi si curano, però i bambini hanno una grandissima fragilità, perché sono immunodepressi e un semplice raffreddore o un semplice morbillo può portare a delle conseguenze gravissime, addirittura ci sono stati dei casi di morte e non uno in Italia. E l'Italia su questo è il fanalino di coda in Europa, veniamo superati solo dalla Romania.

Questo provvedimento ci fa ancora tornare indietro, anzi, secondo me, istiga proprio chi è disinformato o è informato male o semplicemente crede a delle soluzioni che vengono da Internet o da altre situazioni che non hanno base scientifica e porta addirittura alla autocertificazione, che è una cosa che, chiunque ha un bambino o è andato in un centro vaccini sa che non ha utilità, perché quando porti il bambino a vaccinare, la prima cosa che fanno è metterti un timbro su un libretto sanitario.

Allora, oggi basterebbe la foto di quel timbro per sapere se quel bambino è vaccinato o no. L'autocertificazione è proprio una cosa che ti dice: scrivi quello che… ma tutto questo gioco può portare alla morte di un altro bambino più sfortunato.

Però questa cosa viene vissuta in una certa maniera perché appartiene a una categoria, alla categoria dei bambini sfortunati e purtroppo non viene vissuta da tutto il Paese come una cosa che può toccare a tutti.

La stessa cosa vale per i provvedimenti sulle periferie, è una categoria: la categoria delle persone che abitano nelle periferie, che hanno dei disagi, che hanno la mancanza di alcuni servizi che potrebbero forse aiutare i bambini a socializzare e allontanarli da alcuni rischi della nostra società, come la droga e la criminalità. Quindi anche quella è una parte.

L'ordine del giorno, che io adesso vorrei illustrare, forse non compreso, riguarda, se non oggi, domani, tutti noi; è un ordine del giorno sulla DAT, la disposizione anticipata di trattamento, cioè una sorta di testamento biologico, di quello che prima o poi si lascia, ci auguriamo il più tardi possibile, ma che potrebbe toccare a qualunque essere vivente, cioè capire cosa succede se io subisco un incidente o una malattia che mi rende invalidante e non mi consente più di esprimere il mio consenso. La DAT è un provvedimento che vuole fare sì che, quando si è ancora coscienti, si è in tempo, di poter dire, di accettare o rifiutare determinanti trattamenti sanitari che possano portare… Non è un'eutanasia, è una specie di testamento, cioè si deve attestare la volontà che sta alla base di alcune scelte. Stamattina, ad esempio, c'erano delle persone, nel silenzio totale dell'Aula, che protestavano qua davanti, ed è vitale, per questo nell'emendamento si chiede di avviare subito la banca dati e soprattutto un processo di informazione perché oggi in Italia nessuno sa cos'è il DAT e per questo penso che sia essenziale riflettere su questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Rizzo Nervo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/49.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente, colleghi, vede, Presidente, dopo molti giorni di Commissione, dopo molti giorni di Aula, credo di avere finalmente compreso, avendoci lungamente pensato, la ratio, l'impulso, per altri versi incomprensibile, che sostiene complessivamente questo decreto, che di solito le maggioranze di Governo usano per risolvere dei problemi, non si era mai visto che si utilizzasse per crearne, di problemi

L'ho ricercato nelle sindromi e nelle pulsioni che indaga la scienza medica, non come fate voi con questo decreto, parlando di vaccini e attraverso mille dichiarazioni derubricate ad opinione, preferendo i seguaci di Andrew Wakefield, l'impostore inglese che ha creato uno studio che voleva dimostrare la correlazione fra le vaccinazioni e l'autismo, cosa che si è dimostrata falsa e che ha prodotto la sua radiazione dall'Ordine dei medici. In quella letteratura scientifica vi sono pagine che ben spiegano, anche ad un profano come me, come chi non riesce ad affermare le proprie ragioni, chi non riesce ad affermare se stesso, chi non riesce ad emanciparsi attraverso la forza delle proprie scelte, matura l'istinto, la pulsione a distruggere tutto ciò che fanno gli altri, a partire proprio dalle cose più giuste, quelle più condivisibili, quelle più efficaci in un nichilismo progressivo senza freni. Peccato che questo nichilismo si sta producendo in questo momento nei confronti del nostro Paese. Gli elementi ci sono tutti, come la vostra inefficacia: a Bari si stanno ancora chiedendo perché avete fatto un decreto che non ha prodotto alcun effetto. I tanti lavoratori che stanno perdendo il lavoro per il “decreto Di Maio” si chiedono dov'è quella dignità che avevate promesso loro, e ancora, quelli che stanno guardando in queste ore preoccupati questo decreto.

Appunto a fronte di questa incapacità di produrre scelte, di produrre governo, avete fatto questo decreto per distruggere le cose che già funzionano, è stato spiegato in maniera impeccabile dal collega Siani sul tema dei vaccini, lo abbiamo spiegato sul tema delle periferie. Avete chiamato quegli accordi, quei patti fra lo Stato e le sue articolazioni territoriali delle “marchette”. Ebbene, vi spiego una delle “marchette” che voi con questo decreto fate saltare: a Bologna, nella mia città, con 2 milioni di quel finanziamento si doveva realizzare una caserma dei carabinieri in mezzo ad una contesto di caseggiati popolari al Pilastro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In quel pilastro dove proprio degli agenti dei carabinieri sono stati uccisi dalla banda della Uno bianca. Bologna voleva dedicare quella caserma a quei carabinieri, ma non lo farà, perché voi avete scelto di impedire di dare questa risposta che Bologna voleva. Con questo tradite aspettative, fiducia, che pur avevate succitato, e questo preoccupa non tanto in termini di sondaggi o elettoralistici per voi, ma preoccupa per la tenuta della coesione del nostro Paese; aspettative tradite dalla furia ideologica che vuole appunto solo distruggere.

A fronte di questo, a nulla sono valse le ragioni di buonsenso che abbiamo cercato di portare noi in Commissione e in Aula, che ha portato la comunità scientifica, la quale ha detto all'unisono “fermatevi sui vaccini”, che ha portato il mondo della scuola, disorientato da questo ulteriore cambio di scelte, e che hanno portato i sindaci…

PRESIDENTE. Che succede? Per favore, vi chiedo silenzio. Prego, deputato.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente. Dicevo delle ragioni di buonsenso che hanno portato i sindaci, anche molti vostri sindaci, ma nulla: solo distruggere come unico strumento di affermazione di se, a cui, a questa sindrome da distruzione compulsiva, si aggiunge un'altra sindrome altrettanto ben documentata - ma su questo basta Google - che è la sindrome di Penelope, che è quella che spinge a un continuo, angoscioso e rassegnato aspettare che qualcosa succeda non avendo la capacità di determinarlo e spostando avanti cose già pronte. Io ho il compito di presentare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/49, che è un esempio esattamente di questo, anche se riguarda un aspetto forse minore, quello del ricette veterinarie elettroniche. C'è una legge che prevede l'informatizzazione della tracciabilità dei medicinali veterinari.

Era tutto pronto, era stata fatta una sperimentazione nelle regioni, era stata fatta una formazione degli operatori, c'era il consenso degli operatori, c'era una data di inizio di questa scelta, e si decide di portarla immotivatamente in avanti. Queste due sindromi messe insieme, purtroppo, stanno producendo e produrranno dei danni: noi saremo qui pronti a costruire un'alternativa ai danni di voi farete (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/161.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, io sono davvero sconcertata. Questa per me è la prima esperienza in quest'Aula, e devo dire onestamente che mi aspettavo di più, mi aspettavo meglio, mi aspettavo di vivere in un Paese dove la democrazia ha ancora un valore, ha ancora un senso. Invece devo prendere atto che, purtroppo, alle 23,35 gli unici che sono qui ancora a combattere per la giustizia, che sono qui a combattere per la giustizia sociale, sono qui a combattere per i temi che sono cari alla nostra nazione sono un piccolo numero di deputati che ancora credono nell'esercizio della democrazia, della discussione, del dibattito. Ciò perché io vedo banchi vuoti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo del Partito Democratico). Io vedo assistenza. Io vedo non partecipazione. Io vedo la nuova casta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Presidente, noi amiamo essere richiamati quando quel richiamo ci riporta a dei valori, ci riporta al rispetto delle regole, ma noi le regole le rispettiamo e pretendiamo che siano tutti a rispettarle. Allora, se dobbiamo discutere e dobbiamo dibattere del valore di qualcosa che ha a cuore la nostra nazione, i nostri colleghi dovrebbero essere seduti qui con noi a discutere, ad ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico), perché in quattro giorni in Commissione noi siamo stati soli, non abbiamo avuto interlocutore. Un collega dei Cinquestelle prima ci ha detto che abbiamo potuto discutere e abbiamo presentato migliaia di emendamenti, il punto non è quanti emendamenti abbiamo presentato, il punto è su quanti emendamenti questo Governo ha voluto discutere, su quanti emendamenti questo Governo si è voluto confrontare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Qui manca il confronto, e dove non c'è confronto non c'è democrazia; dove non c'è il rispetto delle regole la nostra nazione cade nel baratro. Allora richiamerei tutti e pregherei tutti i colleghi - i colleghi della Lega, del PD, dei Cinquestelle, di tutti i partiti che sono rappresentati in quest'Aula - di utilizzare in questo momento quei WhatsApp per richiamare i loro colleghi e chiedergli di venire qui a discutere e ad ascoltare le ragioni di chi vuole difendere i diritti di questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Questo è un nostro diritto, è un nostro diritto essere ascoltati. È un nostro diritto fare questa seduta fiume, non perché non abbiamo nient'altro da fare, perché ognuno di noi ha una famiglia, ha dei figli - io ho due bambini piccolissimi che stasera stanno a dormire senza la loro mamma in casa -, ma sono qui perché voglio difendere la democrazia (Commenti).

PRESIDENTE. Deputati, non è modo. Deputato Molinari, per favore, può far levare il capannello? Per favore… Prego, deputata.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, se i colleghi non vogliono ascoltare, possono andare a dormire o a bere fuori, come fanno i colleghi dei Cinquestelle. Noi non abbiamo problemi, noi rimaniamo qui in Aula a combattere per il nostro Paese. Noi i Fratelli d'Italia rimarremo qui e discuteremo fino all'ultimo secondo, perché quello che a noi interessa è l'esercizio della democrazia all'interno di quest'Aula; e l'esercizio di quella democrazia a noi non fa paura. Se dobbiamo combattere e dobbiamo rimanere qui a fare le nottate, noi rimaniamo, e rimaniamo volentieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Dai banchi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia si scandisce: “fiume! fiume!”.

PRESIDENTE. Per favore, non mi fate fare richiami su questi cori da stadio inutili! Il deputato Fragomeli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/48.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie Presidente. Intervengo oggi sul decreto milleproroghe in una versione inconsueta, mi verrebbe da dire balneare, visto che alcune parti del provvedimento sembrano avviare e esaurire la loro portata normativa nel giro di poche settimane. Calendario a parte, se dovessi dare un titolo esemplificativo al vostro decreto, in particolare…

PRESIDENTE. Però, rispettate anche i colleghi che rimangono con voi qui, a combattere.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Presidente, calendario a parte, se dovessi dare un titolo esemplificativo a questo vostro decreto, in particolare per come affronta un tema fondamentale per noi del Partito Democratico, vale a dire quello dell'obbligo vaccinale, ecco, allora, lo chiamerei il decreto dell'indifferenza, nel significato più estensivo del termine. Un provvedimento che non tiene in alcun conto, in nessuna considerazione, il diritto alla normalità delle famiglie fragili, quelle famiglie ove sono presenti bambini immunodepressi e con grave patologie. Sì, il nocciolo della questione, quindi, è quello del diritto alla normalità delle famiglie fragili. E ne voglio parlare, affiancando alla discussione dialettica tra scienza e propaganda il racconto di una storia semplice, una storia immersa nella quotidianità di chi soffre, i bambini, e di coloro, i genitori, che affrontano con profonda compostezza le difficoltà di una vita complessa, ma che ha comunque il diritto di essere vissuta pienamente.

Ed ecco, allora, è mattina. È l'ora del risveglio in famiglia e la prima cosa che fa il genitore di un bambino fragile, non è dare un'occhiata fuori dalla finestra, per controllare i colori della giornata che lo attende o riassumere mentalmente il programma degli impegni di lavoro. No, la sua giornata inizia con la misurazione del pallore del proprio bimbo, valutando se essa sia in linea con quella del giorno precedente.

PRESIDENTE. Cosa indicate?

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). O se sia invece più marcata.

PRESIDENTE. Deputata Adelizzi! Adelizzi, per favore, sedete nei banchi normalmente. Grazie.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Come dicevo, no, la sua giornata inizia con la misurazione della tonalità del pallore del proprio bimbo, valutando se essa sia in linea con quella del giorno precedente o se sia invece più marcata. Questa è la diagnosi che può confortare un genitore o che invece può causargli le prime preoccupazioni della giornata.

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, per favore.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Nella quotidianità un genitore va poi al lavoro, fratelli e sorelle vanno all'asilo o a scuola. Spesso, però, un bimbo fragile deve invece rimanere chiuso in casa, dal momento che la patologia non gli consente, ancor più nei primi anni di vita, di frequentare gli ambienti dell'educazione e della formazione insieme ai suoi coetanei. Se pur piccolo, questo è comunque già un primo distacco dalla cosiddetta normalità, che il bimbo, vi assicuro, è in grado di percepire perfettamente. Lo deduci, quando portandolo magari a passeggiare fuori casa, fuori di stanza, il suo sguardo incrocia e prontamente insegue quello di un altro bimbo. In quello sguardo c'è qualcosa di diverso dalla sola voglia di conoscere e di vivere un'esperienza nuova. C'è tutto il desiderio di stare con gli altri bambini, recuperando anche una relazione fisica con gli altri. C'è il desiderio di toccare, di accarezzare, di condividere fisicamente un'emozione, un desidero questo che pare non spegnersi mai per il bambino fragile, nemmeno nelle giornate più difficili, nemmeno nei frequenti day hospital o nei giorni di ricovero, nei quali incontra sia gli altri bimbi che soffrono come lui, sia i favolosi volontari dell'ABIO, fino al momento poi del confronto con il camice bianco, indossato da persone splendide e premurose, ma che per il bambino sono anche le portatrici di quel dolore prematuro, intenso e in grado di mettere a dura prova quel braccino esile. Un dolore in cui il ricordo non sembra smarrirsi dal precedente ricovero, quasi a dimostrare che i bimbi fragili non vivono solo il presente, ma nella difficoltà della vita realizzano anche il ricordo del passato e l'ansia per il futuro.

Questo è un semplice spaccato di vita quotidiana, ripreso nella sua dimensione più personale, che tuttavia deve interrogare la nostra funzione di legislatori della cosa pubblica. E, per non limitarsi all'ascolto, gentili colleghi, vi invito a fare un'esperienza di conoscenza diretta. Investite mezza giornata del vostro prezioso tempo e fate una visita all'ospedale pediatrico della vostra città. Affrontate gli sguardi di quei bimbi, solo così capirete quanti di essi vogliono combattere e vincere quella condizione di fragilità. Quei bambini hanno bisogno di sapere che non sono soli e, allo stesso modo, i genitori devono potere confidare che altri medici, pediatri, presidi, siano con loro, che lo Stato sia con loro. Non capirebbero se le richieste di esonero, mascherate da rinvii di vaccini, fossero ritenute preminenti, arginando così il loro diritto a vivere una vita normale, una ricerca di un'umanità che si manifesta fortemente nella possibilità di accedere alla scuola. Non capirebbero, se le medesime richieste scivolassero in potenziali pretese, facendo venire meno, in una società avanzata come la nostra, il dovere delle istituzioni pubbliche di accompagnare le persone più fragili ed impedire che quell'ansia del futuro che i bimbi vivono oggi possa trasformarsi in una costante paura del futuro.

Pertanto, valutate questo ordine del giorno, perché la difficoltà, le fragilità delle persone e delle famiglie, non sono misurabili solo in termini economici e non assumono maggiore rilevanza a seconda del numero dei soggetti interessati. Perché i bimbi fragili non siano considerati gli ultimi nel nostro impegno e ruolo pubblico, perché i bimbi fragili vogliono vincere la loro malattia, sapendo che ci sono genitori, parenti, conoscenti, che tifano per loro, ma anche amici, compagni di scuola e di asilo, che li aspettano e vogliono riabbracciarli, per vivere con loro quella splendida stagione della vita, che è l'infanzia. Perché, come scriveva Anna Luana, una bambina malata di leucemia, curata nel centro Maria Letizia Verga, presso l'Ospedale San Gerardo di Monza, dopo la tempesta spunta sempre il sole, anzi il sole c'è sempre, anche dietro i nuvoloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato Ubaldo Pagano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/47.

UBALDO PAGANO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, nel dibattito di questi giorni, tra i molti temi che abbiamo discusso, forse troppa poca attenzione abbiamo prestato all'articolo 8 del decreto, su cui avete incautamente deciso di porre la fiducia.

Mi riferisco alle proroghe in materia di salute, nello specifico al comma terzo, che si limita a confermare anche per il 2018 il sistema di riparto della quota premiale del fondo sanitario nazionale. Ciò di cui in pochi si sono preoccupati, però, è modificare quei criteri inadeguati, mediante cui il fondo stesso viene ripartito tra le regioni. Criteri che, restringendo lo sguardo a mere questioni di bilancio, restano del tutto insensibili a situazioni di ingiustificato squilibrio.

Il risultato è che regioni, già facoltose ed efficienti, sono premiate a suon di quattrini e regioni in evidente stato di bisogno vengono abbandonate a se stesse. Il nord, proteso verso l'innovazione e la tecnologia, il futuro giustamente. E il sud, carente di risorse e costretto a consolarsi con una pacca sulla spalla, mentre schiere di cittadini sempre più abbondanti si riversano nelle strutture del settentrione, per soddisfare, badate bene, la legittima pretesa di usufruire di un servizio sanitario all'avanguardia. Sono oltre 150 mila all'anno i meridionali che preferiscono affrontare un lungo viaggio verso strutture sanitarie settentrionali, pur di non curarsi nella propria terra.

Anche il raffronto tra i bilanci dei sistemi sanitari regionali è piuttosto eloquente. E, badate, io proverò sempre a descrivervi i numeri, perché i numeri non possono essere semplicemente di parte. Nel 2017 le sole Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, considerate assieme, hanno registrato un saldo positivo di 1 miliardo 328 milioni di euro. Al contrario, nello stesso periodo, tutte le regioni meridionali hanno registrato un debito di oltre 1 miliardo 200 milioni di euro. Fate voi le dovute proporzioni.

Perfettamente in linea con questi numeri appare anche il dato della spesa pro capite, che riflette il prodotto di una preoccupante diseguaglianza. Se un cittadino del nord spende più di 1.900 euro all'anno in cure, un cittadino meridionale spende quasi il 10 per cento in meno, fermandosi a 1.770 euro annui. Pochi numeri, ma impietosi.

E non possiamo ridurre la questione alla solita meschina opposizione tra virtuosità e negligenza. Sarebbe sconsiderato e indegno nei confronti dei tantissimi professionisti che, pur tra mille difficoltà e in strutture molto spesso al limite della fatiscenza, consacrano la propria vita alla loro missione.

Il problema è più profondo, il problema è più complesso. La sanità del Mezzogiorno d'Italia soffre di gravi deficienze strutturali, di questioni irrisolte da decenni. E il correttivo che propongo oggi potrà sembrare solo una goccia nel mare, ma provare a modificare il sistema di ripartizione della quota premiale rappresenta solo il primo passo della vera opera di riforma, che sarebbe necessario intraprendere.

Come, inoltre, sarebbe finalmente necessario avviare le regioni meridionali ad un processo virtuoso che tenga conto dei costi standard che lo ponga a sottoporsi agli indicatori di efficienza e qualità più avanzati, come ad esempio quelli utilizzati dall'Istituto Sant'Anna di Pisa, insomma una riforma che dia nuova linfa ai sistemi sanitari regionali, che risollevi dal fango regioni in ginocchio e segni il cambiamento, il vero cambiamento e non quello che millantate riprendendo slogan, ma, sarò sincero, non confido nel fatto che siate voi ad innescare questo cambiamento, perché per cambiare ci vogliono idee che diventano fatti e voi siete solo armati di tante parole, parole, parole, parole. E, allora rispetto alle parole e all'impossibilità che ci avete dato di discutere nel merito gli emendamenti che avevamo porre per migliorare il provvedimento, un oscuro provvedimento che avete anticipato anche nella tempistica dell'attività parlamentare, comprimendolo con il voto di fiducia, almeno provate a dare un'indicazione di marcia ai tanti cittadini che vi hanno sostenuto all'elezione del 4 di marzo, comprendendo che avete compreso che occorre un profondo disegno di riforma nella gestione delle risorse, altrimenti saremo sempre a conclamare di un divario che c'è tra il centro nord e il Mezzogiorno d'Italia e questo non fa bene a tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato De Maria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/116.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente, io illustrerò ora uno degli ordini del giorno con la mia prima firma, che chiede il ripristino dei fondi per il bando periferie in particolare rispetto agli interventi che riguardano la mia regione, l'Emilia-Romagna. Devo dire che avrei voluto illustrare qui un'altra cosa, cioè i tre emendamenti che avevo sottoscritto per ripristinare le risorse del bando periferie. Come sappiamo benissimo, se avessimo discusso e votato quegli emendamenti, avremmo portato a casa un risultato vero, reale. Gli ordini del giorno sono un'indicazione di intenzione, come sappiamo, ma siccome avete impedito di discutere gli emendamenti, avete impedito a questo Parlamento di votarli, mettendo la fiducia peraltro con una procedura gravemente scorretta sulla fiducia di cui abbiamo discusso approfonditamente ieri. Gli ordini del giorno restano l'unico strumento per quest'Aula per provare a mandare un segnale al Governo su un tema così importante. Il bando periferie era risultato molto significativo nella scorsa legislatura e, con questo intervento, voi su 120 progetti complessivi finanziati che riguardavano quei tanti comuni, tante realtà diverse, perché riguardavano comuni e città metropolitane, province ne tagliate 96 e quel bando era stato importante, perché finalmente metteva in campo un progetto organico nel Paese al sostegno delle periferie italiane che affrontava e provava a confrontare in modo organico il tema delle nostre periferie con interventi che favorivano la sicurezza e con interventi però che favorivano anche la coesione sociale il senso di comunità, l'incontro tra le persone. Ho fatto parte, nella scorsa legislatura, della Commissione periferie della Camera, speriamo che anche in questa legislatura questa Commissione possa essere insediata e quando si va nelle periferie si vede che conta la macchina dei carabinieri che garantisce sicurezza, ma contratte tanto l'associazione che occupa uno spazio e in questo conta moltissimo la qualità urbana e il bando questo finanziava, interventi sulla qualità urbana, sulla qualità urbanistica interventi sulle infrastrutture interventi sugli immobili, dedicati appunto a questo, a rendere più abitabili le nostre periferie, a ospitare iniziative che fanno coesione sociale, certo, anche la sicurezza, lo ricordava Luca, rispetto a uno degli interventi molto importanti previsti a Bologna. E, poi, questo bando aveva, ed ha, speriamo di riuscire ancora a rifinanziarlo, una caratteristica molto importante….

PRESIDENTE. Deputato Zanichelli, per favore, si segga in un modo…

ANDREA DE MARIA (PD). …cioè, tiene assieme l'impegno di risorse nazionali e l'impegno degli enti locali, l'impegno di risorse sul territorio in un'idea importante di rete istituzionale, che vede l'impegno del Governo e delle istituzioni nazionali e vede i comuni e gli enti locali pienamente impegnati in un progetto condiviso. Ecco, voi tutto questo lo state mettendo in discussione, lo sta mettendo in discussione il Governo, lo sta mettendo in discussione la maggioranza tagliando le risorse per il bando periferie, e in questo modo si colpiscono l'interesse dei cittadini delle fasce sociali più deboli, l'interesse di quei cittadini a cui avete fatto tante promesse in campagna elettorale, per poi corrispondere in questo modo a quelle promesse.

E, poi, si colpisce una corretto rapporto istituzionale, perché i comuni avevano messo in campo dei progetti perché c'è la progettazione in corso e perché una rete istituzionale che funziona si basa sulla fiducia reciproca, sul fatto cioè che ognuno rispetta gli impegni che ha preso e che quindi che le risorse destinate ai comuni a quei comuni poi arrivano nei tempi previsti, e qui devo sottolineare, se parliamo dell'Emilia-Romagna, che peraltro tutti i nostri enti locali erano stati perfettamente nei tempi del bando e abbiamo i progetti esecutivi pronti nei tempi che il bando prevedeva. Qui abbiamo sentito dire che quegli interventi sono delle «marchette», forse non l'ha sentito il Presidente Conte, perché ha incontrato l'ANCI e ha detto esattamente l'opposto, cioè che quei progetti che meritano di essere finanziati. Quindi la propaganda che avete fatto sulle «marchette» è smentita dal vostro stesso Presidente del Consiglio. Vediamo ora se il Presidente Conte rispetterà gli impegni che ha preso con l'ANCI, non capisco perché interventi non si sono già fatti in questo decreto, stiamo discutendo adesso, stavamo votando adesso invece di mettere la fiducia potevate votare gli emendamenti che noi stessi avevamo presentato e ripristinare le risorse, ora, del bando periferie. Non lo state facendo, è un atto grave verso i cittadini italiani, verso la correttezza istituzionale…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA DE MARIA (PD). Ero un po' distratto dai suoi continui richiami che deve fare ai colleghi…

PRESIDENTE. Le do il recupero, le do il recupero. Dico solo: concluda.

ANDREA DE MARIA (PD). in vario modo, ma dicevo vediamo se almeno le promesse che il Presidente Conte ha fatto l'ANCI saranno rispettate. Il PD è al fianco dei cittadini, al fianco dei comuni, di tutti i colori politici, e continuerà questa battaglia finché il bando periferie non sarà rifinanziato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato De Carlo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno. Deputato De Carlo, prego.

LUCA DE CARLO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi sono sfortunato, ma mi capita sempre di intervenire a ore così piccole, oggi lo faccio volentieri perché approfitto per fare gli auguri alla mia collega Montaruli (Applausi), ma venendo a cose non più importanti, ma un pelo più serie, da sindaco sono un po' sconcertato da alcune misure contenute in questo «milleretromarce» più che «milleproroghe». Il 7 agosto ho ricevuto una lettera dal sottosegretario Bitonci che mi informava, in comune, che avrei avuto a disposizione maggiori risorse dell'avanzo che derivavano dalla manovra dal «milleproroghe», per il fatto di aver sottratto, secondo noi, ma secondo tutti, secondo me, anche secondo gli amministratori che oggi hanno votato la fiducia a questo Governo, probabilmente fiducia messa proprio per sollevarli dall'imbarazzo di dover votare una norma che è oggettivamente una norma contro i comuni e non solamente contro i comuni capoluogo, che sono i penalizzati direttamente da questa norma, perché iniziare una partita come quella del bando periferie e poi trovarsi le norme cambiate quando ormai si sono fatti progetti, quando ormai si sono fatti gli accordi con i privati, quando si è messa in marcia tutta quella grandissima operazione che e che è difficile che è di coinvolgere i privati nella sistemazione della cosa pubblica, ci si trova a dover rimescolare le carte, trova con gli spazi – chi non fa il sindaco trova più difficoltà a capirlo – di spesa completamente occupati da queste opere che quindi rimandano qualsiasi successivo provvedimento all'anno dopo. Quindi, questa è una mazzata doppia nei confronti dei comuni, è un altro esempio classico di taglio lineare. Io non voglio nemmeno pensare che sia stato fatto nella considerazione che i comuni, la maggior parte dei capoluogo, fossero governati dal centrosinistra, perché le ultime elezioni, viva Iddio, hanno di fatto rovesciato tante di quelle amministrazioni, per cui oggi il conto lo pagano le amministrazioni di centrodestra. E, allora, qui interviene poi l'ANCI, cercando di mettere una pezza, in maniera assolutamente inadeguata e inappropriata, a questo a questo provvedimento facendosi promettere un qualcosa domani a fronte di un taglio sicuro oggi.

Ecco, io sono abituato a fare i conti con il pallottoliere - neanche con la calcolatrice - e questo mi sembra un atteggiamento veramente irriguardoso nei confronti degli enti pubblici, lo stesso atteggiamento che vediamo in Aula. Io ho assistito a qualche diretta del Parlamento negli scorsi cinque anni, poiché sono nuovo e non ho avuto la fortuna di esserci nella passata legislatura, e c'era una parte politica, quella del MoVimento 5 Stelle, che oggi è presente veramente in maniera risicata, a dimostrazione che si è in un certo modo quando si fa l'opposizione e poi ci si trasforma nel momento in cui si diventa maggioranza, ci si imborghesisce. Quella scatola di tonno rimane chiusa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non la scardina più nessuno, si diventa casta e lo si fa nella peggiore delle maniere, mettendo la fiducia, quella stessa fiducia che per anni si è addebitata come procedura scorretta al partito di maggioranza che a me certo non piaceva, anzi erano un partito e una maggioranza con cui non ho condiviso praticamente nulla. Non ho condiviso nemmeno la ratio che ha condotto al bando delle periferie, perché se esiste un degrado in Italia non esiste solo nei comuni capoluogo. Però, è altrettanto vero - ripeto - che quando le regole del gioco sono state stabilite non si cambiano a metà della partita, come la Juve…

PRESIDENTE. È un'affermazione politica.

LUCA DE CARLO (FDI). È un'affermazione assolutamente politica… Pertanto, Presidente, io sottolineo ancora una volta la differenza tra chi predica bene e razzola male e la differenza tra chi, invece, crede nei valori della democrazia, è presente in Aula, grida “fiume”, vota a favore su quella seduta fiume e poi non scompare negli androni, in Transatlantico o al bar, da “Giolitti”, ma rimane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché crede in quei valori, obbedisce a certi dettami e combatte per una democrazia compiuta, cioè una democrazia non solo del dire ma una democrazia del fare. Noi siamo qui e abbiamo presentato i nostri ordini del giorno. Tanti erano ipercondivisibili, tanti non erano nemmeno impegno di spesa. Erano semplicemente, come gli emendamenti…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCA DE CARLO (FDI). …segnali di indirizzo, di attenzione nei confronti di quelle fasce anche più deboli. Non ci avete accolto nulla, era blindato, assolutamente la discussione è stata ridotta a zero. Allora, quel Parlamento, che voi volevate centrale, oggi l'avete svilito. Avete svilito il Parlamento, ma non siete riusciti a svilire Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Raciti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/57.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie, Presidente. Io spero che questa nostra discussione notturna possa servire ai parlamentari di maggioranza che hanno avuto la “generosità” di restare in Aula a partecipare a questa discussione come un compendio di discussione rispetto alle difficoltà e alle ferite aperte che ha questo nostro Paese e anche, di converso, rispetto all'inquietante mediocrità di questo provvedimento, che di solito è un provvedimento estremamente burocratico e che questa volta, invece, si manifesta come un provvedimento politico, politico in maniera preoccupante.

Non mi soffermerò sulle cose su cui si sono già soffermati gli altri colleghi del nostro gruppo parlamentare, sul preoccupante carico di oscurantismo antiscientifico di questo provvedimento o sull'abbandono delle periferie. Io mi concentrerò sul mio ordine del giorno n. 9/1117-A/57, che riguarda una grande periferia politica, sociale e culturale del nostro Paese che è l'area di crisi complessa di Gela. Gela ospita, dal 1963, uno dei più grandi stabilimenti di raffinazione del nostro Paese. Questo stabilimento è entrato in crisi trascinando con sé oltre ai mille dipendenti anche l'intero indotto, tant'è vero che l'area di crisi complessa comprende la bellezza di 24 comuni, cioè tutto il sud della provincia di Caltanissetta.

Alla crisi provocata dalla guerre nel Mediterraneo, dal crollo della domanda di greggio e dall'aumento del prezzo del greggio si è risposto mettendo in campo un piano di riconversione industriale dello stabilimento, che dovrebbe trasformare Gela nel principale polo della chimica verde del nostro Paese. Gela ha già una rilevanza oggi e dovrebbe averne una più grande domani. Il grande tema che, però, resta inevaso è quali strumenti mette lo Stato a disposizione dei lavoratori del petrolchimico e dell'indotto perché nel corso della fase di ristrutturazione non restino a terra, non restino, cioè, in una condizione che non consenta loro di avere alcuna prospettiva se non quella di emigrare o di dedicarsi ad altro. Questo è un aspetto che questo “mille proroghe” non è riuscito ad affrontare e non ha voluto affrontare.

Per questa ragione ho presentato, insieme al mio gruppo parlamentare, un ordine del giorno che, nel riconoscere l'area di crisi complessa, si propone anche - collegato a questo - di implementare gli strumenti di sostegno al reddito e la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori dell'indotto e per i lavoratori dell'impianto. Stiamo parlando di un numero enorme di persone e stiamo parlando, soprattutto, di una crisi che rischia di travolgere con sé l'8 per cento della popolazione siciliana, perché l'8 per cento della popolazione della nostra regione è interessato da questo provvedimento.

A me dispiace dover prendere atto che questo è lo spazio che viene offerto a questo tema. Questo non dovrebbe essere un tema da ordine del giorno ma dovrebbe essere un tema che prende parte a pieno titolo della discussione di questo provvedimento. Mi dispiace ancora di più sentire e vedere l'assenza dei colleghi di quel territorio, che appartengono a una maggioranza di governo che oggi avrebbe la responsabilità di dare risposta concreta ad un bisogno bruciante di quella parte della Sicilia e, tra l'altro, fra questi parlamentari ve ne sono alcuni che hanno un ruolo politico particolarmente rilevante. Ma credo di avere il dovere di auspicare l'approvazione di questo ordine del giorno perché, quanto meno in sede di altro provvedimento, si possa ovviare a questa che, in buona fede, uno dovrebbe considerare una dimenticanza ma che, in realtà, è frutto di una carenza di approccio di questa maggioranza rispetto a un tema delicatissimo che è quello delle crisi industriali che attraversano questo Paese e di come si accompagna la transizione industriale nel nostro Paese da un modello di economia superato a un modello di economia nuovo. Quello che stupisce è che questo dovrebbe essere uno dei cavalli di battaglia di questa nuova maggioranza che non trova rispondenza con i provvedimenti che poi questa maggioranza mette effettivamente in campo.

Questa è ragione non credo di grande delusione per i deputati dell'opposizione, che non potevano aspettarsi altro, ma temo sarà ragione di grande delusione per quella parte della popolazione siciliana che si è affidata, col voto, alla maggioranza, cercando una risposta concreta ad un problema che è bruciante. Ecco, io credo e spero che quello che non è stato possibile discutere in sede emendativa trovi almeno accoglienza in ordini del giorno che impegnano quello che impegnano, ma che hanno, se non altro, il valore di riconoscimento di un problema e di una grave, gravissima trascuratezza all'interno di questo provvedimento rispetto alla quale non so cosa farà la maggioranza ma di certo è dovere l'opposizione dare battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Bruno Bossio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/108.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Presidente, colleghe e colleghi, partiamo da un dato di fatto inconfutabile.

Oggi pomeriggio è stata votata dalla maggioranza la fiducia su un testo di un decreto cosiddetto milleproroghe che cancella in un sol colpo 1,6 miliardi di euro che servono alle periferie del nostro Paese ovvero in quelle zone dove si concentra il maggiore disagio economico-sociale. Poiché le nostre parole di servitori dello Stato e dei cittadini devono essere “sì, sì” e “no, no” e non possiamo usare lingue biforcute della propaganda elettorale, il dato di stasera è il seguente: nelle periferie, ovvero nella parte più fragile del nostro Paese, il Governo Renzi e il Partito Democratico hanno messo i soldi, mentre Salvini e Di Maio li hanno tolti. È francamente fuori luogo, oltre che irrispettoso del lavoro del Parlamento, che, mentre noi siamo qui a portare avanti una battaglia politica a favore dei cittadini nel luogo istituzionale in cui gli elettori ci hanno chiesto di fare il nostro lavoro, un Presidente del Consiglio che si nasconde spesso e volentieri agli organi del sistema democratico annuncia - udite, udite - che fin dalla settimana prossima valuteremo l'inserimento in un provvedimento di una previsione normativa che consenta.. bla… bla.. bla…: parole, diceva una vecchia canzone, non sono altro che parole. Ma invece di queste approssimative dichiarazioni perché il Presidente del Consiglio non ha proposto qui e subito un testo che avremmo tutti tranquillamente votato per ripristinare il fondo scippato ai cittadini e alle periferie? C'è puzza di bruciato e, d'altra parte, non è una novità per il Governo usare la tecnica della distrazione di massa, utilizzando luoghi e termini che niente hanno a che fare con l'effettiva realtà dei fatti.

Ma passiamo alla presentazione dell'ordine del giorno n. 9/1117-A/108 a mia prima firma. Nel 2016 il Governo Renzi, per la prima volta dopo decenni di immobilismo, di sfruttamento del territorio e di abusi, ha attivato risorse pubbliche e private per un grande progetto immaginato non più nell'ottica dell'emergenza ma, invece, per progettare modelli urbanistici per una nuova governance del territorio. Oggi, nel 2018, il Governo del cambiamento in peggio, con questo inusuale e pericoloso mille-proroghe scippa, ad esempio, alla mia regione, alla Calabria oltre 100 milioni di euro e in particolare 17 milioni a Cosenza e 3 milioni e mezzo a Crotone. A Cosenza con questo stop si impedisce sostanzialmente di fare tutte le opere necessarie all'insediamento di un nuovo presidio ospedaliero provinciale; a Crotone si blocca la realizzazione di ventiquattro alloggi di quartiere dopo che le famiglie sono state spostate da un fabbricato fatiscente. L'autoproclamatosi Governo del cambiamento dunque ancora una volta non cambia in meglio, non cambia con l'inclusione, non cambia con l'integrazione, arretra nell'impostazione culturale. Il Governo sta deliberatamente pianificando la desertificazione culturale e sociale dell'Italia, facendo finta di occuparsi dei problemi degli italiani con false dignità e redditi di cittadinanza che mai vedranno la luce. Vi do un consiglio: cercate di non prendere più in giro gli italiani e ripristinate i fondi per le periferie perché ci sarà un momento in cui i fatti saranno ostinati. Questo bluff potrà durare al massimo fino a dicembre quando con il disegno di legge di bilancio tutti i pezzi dovranno andare al loro posto e il re sarà irrimediabilmente nudo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Navarra ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

PIETRO NAVARRA (PD). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi deputati, dopo una stagione di tagli lineari che nel periodo 2008-2015 avevano ridotto le risorse degli enti locali di un ammontare complessivo pari a 18 miliardi e mezzo, i Governi di centrosinistra negli ultimi anni hanno favorito una decisa ripresa degli interventi a favore delle amministrazioni locali. Sono aumentati i fondi nazionali per la non autosufficienza, per il trasporto pubblico locale, per l'edilizia scolastica e sono stati fortemente allentati i vincoli al Patto di stabilità favorendo così la ripresa degli investimenti.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 00,20)

PIETRO NAVARRA (PD). In questo solco si inserisce il finanziamento del bando a favore delle periferie delle nostre città. L'emendamento proposto al decreto-legge di proroga dei termini, sul quale il Governo ha posto la fiducia, prevede il taglio di un miliardo e seicento milioni di euro, al quale si associa la perdita ulteriore di co-finanziamenti pubblici e privati pari a un miliardo e cento milioni di euro, risorse queste che sarebbero andate a beneficio di 9 città metropolitane, 326 comuni e 1.625 progetti di investimento distribuiti in un territorio che accoglie circa 20 milioni di abitanti. Con il pretesto di dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 2018, il decreto-legge all'esame dell'Aula se, da un lato, ha tagliato le risorse destinate al bando per le periferie, dall'altra, ha operato un trasferimento delle stesse per la copertura dello sblocco degli avanzi di quelle amministrazioni comunali che sembrerebbero essere localizzate per oltre l'85 per cento nella parte settentrionale del nostro Paese. Assistiamo quindi a un vero e proprio trasferimento dai comuni del Mezzogiorno a quelli del nord di ingenti risorse da destinare agli investimenti. Sebbene questa scelta sia ingiusta, posso capire che la base elettorale della Lega la imponga ai suoi rappresentanti nel Governo ma mi risulta totalmente incomprensibile come possa essere digeribile dai parlamentari del MoVimento 5 Stelle il cui risultato elettorale è frutto del sostegno massiccio ricevuto nel Mezzogiorno. Sono eletto in Sicilia e sono costretto a constatare che il territorio della mia isola è il più penalizzato dal taglio proposto dal Governo Lega-Cinquestelle. Si tratta di 218 milioni di euro, più precisamente 120 milioni per le aree metropolitane di Palermo, Messina e Catania; 16 milioni per la città di Agrigento; 13 milioni per la città di Siracusa; 8 milioni per la città di Caltanissetta; 5 milioni per la città di Enna; 18 milioni per la città di Palermo; 18 milioni per la città di Ragusa; 5 milioni per la città di Trapani; 17 milioni per la città di Catania. Si tratta di progetti di investimento già deliberati, elaborati, avviati per effetto di convenzioni sottoscritte dal Governo con ciascuno dei comuni e delle città metropolitane interessate dal bando. Tali convenzioni sono state già tutte registrate alla Corte dei conti e producono obblighi giuridicamente rilevanti per i sottoscrittori: sospenderle significherebbe non soltanto aprire il campo a tutta una serie di contenziosi dagli esiti imprevedibili ma soprattutto significherebbe rompere un rapporto istituzionale tra le amministrazioni comunali e il Governo del Paese, un rapporto che dovrebbe essere fondato sulla reciproca fiducia. Al contrario le prime subiscono un vero e proprio scippo di risorse in costanza di un provvedimento giuridico vincolante tra le parti. L'impegno preso due giorni fa dal Presidente del Consiglio di finanziare con un prossimo decreto ciò che è stato tagliato in quello che abbiamo votato oggi in Aula, non è solo logicamente incomprensibile ma al momento rappresenta solo una promessa e niente più. Come tutte le promesse anche questa dipende dalla credibilità di chi la fa: data la reputazione del Governo a mantenere le promesse, gli impegni che il Governo ha assunto sollecitano tutte le nostre perplessità e tutte le nostre preoccupazioni. Che credibilità ha un Governo che ieri ha dichiarato di risolvere il pasticcio legato alla cancellazione dei fondi per le periferie prendendo un impegno con quegli stessi sindaci che non ha ritenuto di ascoltare quando appena una settimana fa sono intervenuti in audizione nelle Commissioni bilancio e affari costituzionali per chiedere il ritiro dell'emendamento della magistratura? Desidero ribadire ancora una volta la vicinanza del Partito Democratico ai sindaci dei comuni della regione Sicilia che protestano per un taglio brutale di risorse a beneficio di quelle periferie così strumentalmente sbandierato in campagna elettorale dai Cinque Stelle e dalla Lega.

PRESIDENTE. Concluda.

PIETRO NAVARRA (PD). Abbiamo intrapreso al loro fianco una battaglia che con l'ordine del giorno n. 9/1117-A/109 continuiamo a fare ancora oggi chiedendo al Governo di impegnarsi ad approvare con la massima urgenza…

PRESIDENTE. Concluda, collega.

PIETRO NAVARRA (PD). …un provvedimento finalizzato a recuperare il finanziamento integrale delle opere previste dai comuni siciliani per la riqualificazione delle zone più deboli e bisognose del nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega La Marca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/114.

FRANCESCA LA MARCA (PD). Grazie, Presidente. Presidente, mi consenta un'osservazione.

Mi dispiace che il Presidente Fico sia appena uscito dall'aula, perché mi risulta che sia fresco reduce da una visita istituzionale in Canada, Paese che credo di conoscere un po', forse solo perché ci sono nata e cresciuta, ma dovrebbe sapere che costringere il popolo, costringere l'opposizione ad una seduta fiume è vista come una forzatura mal gradita dal popolo, non soltanto canadese, ma anche italiano. Voglio che il Presidente Fico lo sappia.

L'ordine del giorno presentato a mia firma e che brevemente intendo illustrare riguarda la questione del finanziamento dei progetti di riqualificazione urbana e di sicurezza delle periferie, con particolare riferimento a quelle delle città di una splendida regione quale la Sardegna. Nella parte iniziale del mio ordine del giorno ho voluto richiamare le parole di un maestro dell'architettura moderna, nonché senatore a vita, quale Renzo Piano, che su questo tema ha affermato: siamo un Paese straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile. È fragile il paesaggio e sono fragili le città, in particolare le periferie, dove nessuno ha speso tempo e denaro per far manutenzione. Ma sono proprio le periferie la città del futuro, quella dove si concentra l'energia umana e quella che lasceremo in eredità ai nostri figli.

In linea con questo orientamento, il Governo Renzi, con la legge di stabilità 2016, ha istituito e finanziato un programma straordinario, finalizzato alla riqualificazione urbana, finalizzato alla sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei capoluoghi di provincia, dotato inizialmente di uno stanziamento di 500 milioni di euro. Successivamente, per garantire la copertura finanziaria di tutte le richieste ritenute ammissibili, sono stati aggiunti altri 800 milioni di euro, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 maggio 2017, di riparto del Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, istituito dalla legge n. 232 del 2016, integrati da ulteriori 798 milioni di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo dal 2014 al 2020. Senonché, appigliandosi alla sentenza della Corte costituzionale 13 aprile 2018, n. 74, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 140, nella parte in cui non prevede un'intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti i settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale, il provvedimento al nostro esame ha differito al 2020 l'efficacia delle convenzioni stipulate ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 maggio 2017.

Come abbiamo avuto modo di sottolineare nel corso di queste nostre tese giornate, si tratta di un atto di particolare gravità. Con esso, infatti, non soltanto si attacca il rapporto di lealtà e collaborazione tra soggetti fondamentali dell'architettura costituzionale, ma si compie un atto illegittimo e di violazione degli obblighi tra le parti. Siamo in presenza, infatti, di una vera e propria revoca, che incide sul percorso di realizzazione delle 96 convenzioni firmate il 18 dicembre - e concludo - e operanti dal marzo 2018. Vorrei fosse chiaro che stiamo parlando, in tal modo, di 1625 interventi, riferiti a un complesso di 326 comuni, tra i quali 86 capoluoghi e 9 città metropolitane, nelle quali risiedono 120 milioni di cittadini.

Poiché questo impegno a noi sembra del tutto vago e insufficiente, il mio ordine del giorno impegna il Governo ad approvare con la massima urgenza un provvedimento volto a reintegrare le risorse necessarie all'integrale finanziamento delle opere previste dalle convenzioni dei comuni della regione Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La collega Gadda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/104.

MARIA CHIARA GADDA (PD). Grazie, Presidente. In un recente articolo comparso sulla stampa, è comparsa una dichiarazione del 2013 del Ministro Di Maio che ricordava che il Milleproroghe è l'ennesima trovata per estorcere soldi agli italiani. Ecco, direi che questa affermazione del 2013, questo auspicio nel 2013, oggi è diventato realtà, perché con il decreto Milleproroghe i fatti sono molto semplici: si mettono le mani nelle tasche degli italiani e in particolare di venti milioni di italiani interessati dal progetto periferie, il più grande intervento strutturale di carattere nazionale, il più grande investimento che riguardava e che riguarda ancora le nostre periferie, le periferie delle nostre città; 326 progetti, 326 interventi, che avrebbero cambiato il futuro delle nostre città e stanziati nei governi Renzi e Gentiloni.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in queste ore ha incontrato i sindaci e ha fatto tante affermazioni differenti. Oggi leggiamo una sua ultima dichiarazione, dove si dice che la prossima settimana si valuteranno le iniziative da mettere in atto, si valuteranno quali progetti potranno proseguire e questo Governo ci ha dato poca fiducia, e la discussione di queste ore ne sta dando evidenza. Ma il bando periferie che cos'è nella sua sostanza? È la più grande opera di ricucitura del nostro Paese, il più grande intervento, dopo la crisi economica che ha colpito le nostre città e i nostri cittadini, per ricucire le nostre comunità. L'intervento sulle periferie evidenzia la complessità delle nostre società: le nostre società, le nostre comunità non si possono ricucire se non si rinnova un rapporto tra le persone e i luoghi del vivere e questo è essenziale.

Io vengo da una città, Varese, che è la città dove la Lega è nata, dove la Lega ha riempito per anni e anni muri con manifesti che gridavano ‘Roma ladrona'; ecco, in queste ore possiamo dire che quel disegno si è completato, perché si sono messe le mani sui soldi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oggi che siete al Governo potete dire ai cittadini di Varese, che aspettano da venti anni il progetto sulle stazioni della città, che quel progetto può ancora aspettare, un progetto che voi che avete governato la città di Varese per 23 anni e che avete avuto la possibilità di governare comune, provincia, regione e Governo centrale, quel progetto avete detto per 23 anni che poteva aspettare e oggi, col decreto Milleproroghe, dite e dichiarate oggi, con i fatti e non con le parole che avete detto in tutti questi anni, che quel progetto può ancora aspettare; il più grande intervento di ricucitura della città, che andava a sanare una grande frattura tra il centro urbano e la periferia. Voi che parlate di sicurezza, la sicurezza passa anche per colmare quella frattura, quel degrado urbano che è legato a luoghi non vivibili. Il progetto delle stazioni di Varese è un grandissimo intervento che unisce verde urbano, mobilità sostenibile, che consentirebbe ai cittadini di Varese di potersi muovere con una diversa viabilità all'interno della città, che consentirebbe ai cittadini di Varese di poter raggiungere l'ospedale della città e che consentirebbe ai cittadini e agli anziani di Varese di avere un nuovo centro diurno, perché quando si dice ‘prima gli italiani' e quando si dice di agire nell'interesse degli italiani, bisogna dire quali sono le priorità e nel caso del bando periferie le priorità erano molto chiare, erano gli ultimi, erano le nostre città, erano i nostri sindaci, e non è questo, evidentemente, l'intendimento del Governo gialloverde (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Rizzetto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/20.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Presidente, vede, l'esercizio della democrazia, anche in questo caso della democrazia parlamentare, è sicuramente difficile, è sicuramente un passaggio complicato, questo è poco ma sicuro. Chiunque abbia calcato e seduto su questi banchi per qualche giorno, per qualche mese o addirittura per qualche anno, lo sa.

E sotto questo punto di vista mi sento di intervenire, a quest'ora di notte, proprio per ricalcare quanto effettivamente è già espresso da qualche mio collega. Il mio gruppo parlamentare vuole di fatto esprimere, non soltanto all'interno di queste quattro mura parlamentari, ma anche, qualora ce ne fosse la possibilità, ai nostri concittadini.

Prima ho parlato di democrazia parlamentare, che è fatta di contraddittori, è fatta di discussione, è fatta di dibattito, è fatta di interlocuzione. Etimologicamente sono tutti i temi che non ci ritroviamo a svolgere in quest'Aula e a quest'ora, poiché di fatto siamo da soli in quest'Aula. Il Governo è poco presente, e devo dire che è presente soltanto per quanto riguarda la Lega e non per quanto riguarda il MoVimento 5 Stelle, ma in questi ambiti avremmo voluto applicare un contraddittorio importante anche con coloro che stanno portando a casa questo pessimo provvedimento. Non ci è possibile, di fatto ci stiamo parlando addosso, Presidente.

In questo momento è quindi chiaro che è precluso alle opposizioni di fare il proprio lavoro, di svolgere la propria missione, di cercare di ampliare, di rendere più virtuoso, di aiutare il dibattito e lo stesso testo del provvedimento ad oggi ancora in esame. Quando parliamo di temi, Presidente, anche in seno al decreto “milleproroghe”, non parliamo di temi di poco conto, parliamo di temi importanti, non tanto per noi che stiamo qui dentro, ma, come prima ricordato, per i nostri concittadini, che qualcosa in più si aspettavano da questo Parlamento. Quindi parliamo di insegnanti, parliamo di sindaci, parliamo di bambini, e quindi di minori, parliamo di lavoratori, parliamo di pubblica amministrazione: tutti i temi che in questo caso la maggioranza sta svilendo, perché gli unici che stanno discutendo dopo quattordici e più ore d'Aula qui alla Camera dei deputati sono le opposizioni! Presidente, sono orgoglioso nel dirle che attualmente il gruppo proporzionalmente più rappresentato è quello di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dicevo, Presidente, che dopo quattordici ore di dibattito, dopo molti giorni di discussione presso le Commissioni deputate a poter legiferare rispetto ad argomenti sicuramente di interesse e molto importanti, siamo qui di notte a causa di una forzatura, e questa forzatura, mi dispiace, proviene da una forza politica ben precisa, che si chiama MoVimento 5 Stelle. Colleghi, senza infierire, se posso riferire questo concetto, dico che andare a sviluppare una seduta fiume svilisce tutto il Parlamento, svilisce, come prima detto, tutto il dibattito parlamentare, non fosse altro che molto spesso la seduta fiume viene svolta di notte. Quindi, questo passaggio è un pessimo passaggio per la democrazia parlamentare. È un pessimo passaggio perché molto probabilmente domani mattina qualcuno si sveglierà e inizierà a fare dirette Facebook, inizierà a fare agenzie di stampa, cosa che evidentemente non si può fare di notte, quando una persona normale di fatto va a dormire. Quindi, alcuni gruppi qui dentro hanno sostituito quello che noi chiamiamo democrazia parlamentare con un mero aspetto mediatico. È sacrificata la democrazia parlamentare, avete di fatto scambiato il Parlamento per una vetrina, per una vetrina pubblicitaria. Allora, chiudendo, Presidente, e ringraziandola, vorrei dire a questo gruppo parlamentare che non era così una volta, e che dopo aver forzato sulla seduta fiume voi avreste dovuto essere qui tutti, e non venti deputati su 221 eletti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non era la vostra cifra, non erano le vostre percentuali: siete in venti su 221 eletti!

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

WALTER RIZZETTO (FDI). Chiudo, Presidente, ricordando anche a lei che era su questi banchi quando noi facevamo l'ostruzionismo ora su ora difendendo la Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie…

WALTER RIZZETTO (FDI). …difendendo la democrazia parlamentare e difendendo…

PRESIDENTE. Grazie. Il collega Bordo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/33.

MICHELE BORDO (PD). Signora Presidente, colleghi, anche quest'anno, come sempre, il Parlamento è chiamato ad affrontare il “milleproroghe”: che cos'è il “milleproroghe”?

È il simbolo della politica che non sa fare il proprio mestiere, di quella politica che non affronta i problemi, che aggira gli ostacoli e liscia il pelo a clientele e gruppi di interesse. Un decreto-legge così eterogeneo e multiforme non dovrebbe nemmeno esistere, ma quando l'inefficienza amministrativa sposa l'interesse a far passare favori e “marchette” dell'ultimo minuto, ecco che puntuale, ogni fine anno, arriva appunto il “milleproroghe”. Chi dichiarava tanto in quest'Aula? Il collega del MoVimento 5 Stelle Federico D'Incà. Voi stavolta non l'avete soltanto ripresentato, ma addirittura lo avete presentato in anticipo, a settembre, a dimostrazione del fatto che c'è una differenza enorme tra il fare ogni giorno propaganda e misurarsi invece concretamente con il Governo del Paese, che è una cosa molto più seria di quello che ogni giorno si è abituati a dire pubblicamente su cui prendete in giro la maggioranza degli italiani del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'Italia è un Paese straordinario, tra i più belli del mondo, per arte, cultura, storia, borghi, periferie, monumenti, opere d'arte, ma è anche un Paese molto fragile. Fragili sono le nostre periferie, che in molti casi sono abbandonate al degrado urbanistico e sociale, dove spesso mancano i servizi essenziali, luoghi di aggregazione sociale e culturale, realtà nelle quali molto spesso prospera la criminalità organizzata. Per far fronte a questi disagi, i Governi di centrosinistra negli anni scorsi hanno scelto di investire, con il cosiddetto bando periferie, circa 2 miliardi di euro. Con quale obiettivo? Con l'obiettivo di fare la riqualificazione urbana, rendere più sicure le nostre periferie, le periferie di molte aree metropolitane, città capoluogo del nostro Paese. Molti hanno già detto quali sono i numeri del “bando periferie”, quanti soldi sono stati investiti, quanti comuni sono stati coinvolti: 326. Questo Governo, attraverso il provvedimento che stiamo discutendo, ha invece ha fatto una scelta senza senso, senza nessuna ha ragione: ha scelto di cancellare queste risorse. E i comuni, improvvisamente, da un giorno all'altro, si sono trovati costretti a rinunciare a risorse economiche, pur in presenza di convenzioni, di atti esecutivi, di progetti che meritavano soltanto di essere concretizzati e resi esecutivi.

In particolare, la revoca dei finanziamenti di cui stiamo parlando renderà impossibile la realizzazione di un progetto per 18 milioni di euro nel comune di Foggia (sindaco di centrodestra), dove noi avremmo voluto recuperare due quartieri molto difficili, il CEP e il quartiere Candelaro, recuperando una scuola abbandonata, un mercato in disuso, realizzando una viabilità che tenesse assieme i due quartieri. Con questa scelta voi cancellate questa possibilità, in una realtà che è già molto difficile, come raccontano…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MICHELE BORDO (PD). Ho ancora cinque secondi. Il Governo ha dato una risposta con l'accordo dell'altra sera con l'ANCI, una risposta che, per quanto ci riguarda, è assolutamente insufficiente…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

MICHELE BORDO (PD). Ecco perché riteniamo con la massima urgenza che arrivi un provvedimento finalizzato a recuperare queste risorse (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Collega Ceccanti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/31.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie signora Presidente. Se una qualsiasi persona volesse farsi un'idea autonoma da quelle che noi esponiamo qui, sulla forzatura della seduta fiume, avrebbe un sistema semplicissimo: aprire la homepage del Senato della Repubblica. Cosa dice la homepage del Senato della Repubblica in alto? Decreto-legge proroga termini. L'Assemblea di Palazzo Madama, come stabilito dalla capogruppo di giovedì 13 settembre, a partire da mercoledì 19 settembre, alle 18, sarà impegnata nella discussione del proroga termini. Va in Aula mercoledì 19 settembre alle 18.

E voi, per un provvedimento che va in Aula al Senato mercoledì alle ore 18, fate questa forzatura della seduta fiume? È la smentita più radicale a qualsiasi giustificazione voi volete portare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per di più, questo è un fiume inquinato dalla sorgente, perché sappiamo che questo decreto 25 luglio è sorto misteriosamente il 24 con la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La fiducia sul nulla, su un testo che non esisteva.

Ma forse, al Ministro Fraccaro, piaceva molto il termine fiume per la “F” maiuscola. La Costituzione della città libera di Fiume del 1920 recita, infatti, all'articolo 2 che la Repubblica del Carnaro è una democrazia diretta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico- Dai banchi del gruppoFratelli d'Italiasi scandisce la parola: Fiume!) e all'articolo 45 prevede il mandato imperativo.

Evidentemente si è sentito molto vicino a Fiume. Il testo è molto bello, lo trovate in italiano, è suggestivo. Certo, non c'entra nulla con le democrazie liberali, è distante persino più di Orban dalle democrazie liberali. Lo trovate sul sito delle costituzioni storiche dell'università di Torino, che ha tutte queste costituzioni storiche, molto utili dal punto di vista culturale.

Fatta questa digressione sui fiumi ingiustificabili, inquinati e non democratico-liberali, sui 45 milioni sottratti a Pisa, ha parlato per ultima oggi la collega Ciampi, volendo inserire un elemento di divertimento in questa seduta, che non è tanto divertente per i motivi dichiarati. Forse nemmeno il collega Romano, che è di Livorno, se avesse presieduto il Governo, avrebbe sottratto così 45 milioni alla città di Pisa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ecco, quindi, siamo veramente al di là del bene e del male.

Ora io vorrei dire questo, in conclusione. Oggi abbiamo avuto la dichiarazione divaricanti del Presidente del Consiglio, che continua a fare promesse varie, e una dichiarazione sprezzante del Vicepresidente del Consiglio, che sostiene di avere bloccato questi progetti, perché sarebbero progetti alla renziana, con disegnini su fogli di carta, dove la cosa che emerge è il disprezzo politico verso le altre parti politiche. È quello stesso disprezzo che oggi vi ha portato, nella sola giornata di oggi, ad attaccare il governatore della Banca centrale europea e a sollecitare, in maniera forzata, le dimissioni del presidente della Consob (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma voi credete di aumentare il prestigio dell'Italia in questo modo? Con questa faziosità estrema? L'Italia in cui siamo tutti dentro, di maggioranza e di opposizione, andando avanti così, voi indebolite. Non solo le periferie: indebolite la credibilità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Colaninno ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/123.

MATTEO COLANINNO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, l'inopinato stop del decreto milleproroghe al programma straordinario di intervento per la riqualificazione delle periferie si è abbattuto anche sul comune di Belluno. Il progetto Belluno, da periferica del Veneto a capitale delle Dolomiti, approvato due anni fa, include una serie di importanti interventi sul territorio: il parco delle fontane di Nogarè, la ciclovia urbana, il Lido di Belluno, nuove attività a servizio della Piave, la ristrutturazione della scuola Gabelli, il Salone dei gesuiti, la cittadella della sicurezza e molti altri progetti ancora.

Il progetto Belluno è stato oggetto di un'apposita convenzione, siglata tra la Presidenza del Consiglio e il comune di Belluno, approvata lo scorso gennaio. Il finanziamento, di cui il progetto avrebbe dovuto beneficiare, è pari a 18 milioni, a cui si sarebbero aggiunte risorse ulteriori, a carico dello stesso comune e di altri soggetti, pubblici e privati, che avrebbero portato l'impegno a superare complessivamente i 35 milioni.

Il senso di questo ordine del giorno punta a ripristinare quelle risorse e quella certezza necessaria al finanziamento delle opere previste dalla convenzione, che il decreto ha bloccato per due anni. Una decisione improvvida, che impatta sul presente e sul futuro. Una scelta profondamente sbagliata, che ha creato un grave vulnus, non soltanto sul piano della leale collaborazione tra istituzioni, ma anche sul piano della credibilità, perché è davvero insostenibile innestare la marcia indietro dinanzi ad atti ufficiali.

Pacta sunt servanda, i patti devono essere rispettati, perché quando un patto viene tradito, allora, c'è spazio solo per il sospetto, la sfiducia e l'incertezza. Sospetto, sfiducia e incertezza che, a ben vedere, costituiscono il substrato che caratterizza il bilancio dei primi cento giorni del Governo Cinquestelle-Lega.

Il sospetto, ad esempio, che possa esistere una sorta di Spectre, poteri forti internazionali, investitori, istituzioni, operatori di mercato, pronti a ordire un presunto complotto ai danni dell'Italia: notoriamente è il miglior modo per precostituirsi un alibi, in caso di fallimento del mandato politico.

La sfiducia nel mondo dell'impresa, figlia di un pregiudizio che tende a considerarla, non come un soggetto insostituibile di produzione di ricchezza e di lavoro, che ricopre un ruolo centrale per il nostro Paese e per la sua economia, ma alla stregua di un covo, in cui abbondano rapaci speculatori e sfruttatori. La sfiducia, che porta a dire “no” a tutto o a quasi tutto, quasi consolandosi che restare fermi sia cosa buona e giusta per lo sviluppo di questo Paese.

L'incertezza, scatenata da promesse elettorali folli e decisamente insostenibile per le finanze pubbliche. Se scatta l'allarme tra coloro che sottoscrivono ogni giorno 400 miliardi di titoli del nostro debito ogni anno, allora lo spread sale, scaricando il costo su famiglie, che pagheranno rate dei mutui più cari, imprese, che pagheranno oneri finanziari più costosi e a cui verranno richieste anche maggiori garanzie per far fronte ai loro finanziamenti, e bilancio dello Stato, alimentando così un rischiosissimo circolo vizioso. L'incertezza vergognosa prodotta a proposito delle vaccinazioni e delle certificazioni, necessarie a comprovarne l'obbligatoria effettuazione. Abbiamo persino assistito allo sdoganamento del concetto d'obbligo- flessibile, uno splendido ossimoro del tutto incompatibile con una materia così delicata, un'ambiguità insopportabile, perché non possiamo scherzare nemmeno un po' con la salute dei nostri bambini e ragazzi.

Insomma, cento giorni dimenticabili, che avete scelto di fare coincidere con la fiducia sul decreto milleproroghe. Non si può dire, quindi, che abbiate scelto la maniera più commendevole per fare risaltare una ricorrenza così simbolica. In un certo senso, tuttavia, la scelta di porre la fiducia e i contenuti stessi del decreto riassumono efficacemente l'essenza di una maggioranza, quella tra Cinquestelle e Lega…

PRESIDENTE. Concluda.

MATTEO COLANINNO (PD). …che vive di contraddizioni profonde, che adopera scientemente lo scontro frontale e un linguaggio rude, come strategia di confronto….

PRESIDENTE. Collega, concluda.

MATTEO COLANINNO (PD). Concludo… e di interlocuzione, che sacrifica il buon senso e l'utilità di alcuni provvedimenti, in nome di slogan, urlati a ripetizione, che il tempo e le battaglie, che noi faremo dai banchi dell'opposizione, si incaricheranno di smontare, pezzo dopo pezzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega De Menech ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/91.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Ringraziando il collega Colannino, che ha firmato con me un ordine del giorno rispetto alla vicenda di Belluno, mi dà l'occasione, questo ringraziamento, per dire che questo decreto è talmente pieno di errori, che non ci bastano gli ordini del giorno. Questa è la verità: non ci bastano gli ordini del giorno.

La cosa incredibile del decreto nel suo complesso è la velocità del cambiamento che hanno avuto i colleghi parlamentari di maggioranza oggi che quando erano all'opposizione dicevano esattamente il contrario di quello che hanno detto in questa settimana di lavoro, la fiducia, il troncare le discussioni, la seduta fiume e poi tutta una serie di comportamenti all'interno della Commissione che hanno strozzato il dibattito, che ci costringono oggi a discutere dentro gli ordini del giorno e a tentare di modificare nel meglio questo provvedimento. Con questo decreto poi, secondo me, si intravede anche l'allontanamento di questa maggioranza rispetto ai territori, ma non solo un allontanamento, il tradimento rispetto ai territori e li dimostrano due episodi, uno più particolare: io ho prodotto un emendamento che mirava a migliorare ancora di più la capacità operativa rispetto ai mondiali di sci di Cortina, grande obiettivo che il Governo precedente ha portato avanti, con più di 300 milioni di investimento e con norme ad hoc, due commissari, ecco, io avevo proposto di migliorarli, perché tanti cantieri sono partiti, siamo sulla buona strada, dovevamo migliorarli. Ecco, anche in questo caso la maggioranza è stata assolutamente sorda e, allora, col mio ordine del giorno, chiedo non soltanto di pensare a risolvere, concretamente, non con le parole, i problemi dei cittadini e le grandi occasioni di questo Paese. I Mondiali lo sono e guardate che state anche lì discutendo sulle Olimpiadi in quelle zone su quelle splendide zone delle Dolomiti. Dall'altra però c'è anche la richiesta di intervenire concretamente, finanziando ancora questo tipo di grandi eventi e anche qui cercando di smascherare fino in fondo le vere intenzioni di questa maggioranza dall'altra c'è il bando periferia anche lì due grandi preoccupazioni che sono emerse. Guardate che avete rotto il rapporto di fiducia fra lo Stato e gli enti locali, guardate che oggi fra gli uffici ragioneria dei comuni, lo dico soprattutto anche da ex sindaco, c'è il panico perché oggi tocca le periferie e domani? Il bando delle bellezze forse volete toglierlo? Forse il bando delle periferie e sport? Cos'altro volete togliere? Guardate che questo provoca un'incertezza negli uffici tecnici dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che rallenteranno le opere pubbliche, perché uno dei capisaldi che è la certezza del diritto di un finanziamento, con questo provvedimento, oggi è perso e guardate che questo è un atto grave, molto grave per la stabilità dei rapporti. E poi un altro elemento che è tipico di questa maggioranza, voi cercate anche qui il nemico, mettete i comuni grandi contro i comuni piccoli, è il vostro modo, esattamente come cercate di mettere le persone, la comunità, una contro le altre, ecco anche qui con una grande falsità, semplicemente perché avete perso il rapporto del territorio. Nel bando periferie la stragrande maggioranza dei progetti avevano una visione di area vasta e ve lo dirò nel particolare. A Belluno, lo ha citato prima il collega, il bando prevedeva il rifacimento della stazione, ma guardate che in un comune capoluogo la stazione è quella stazione in cui ci vanno tutti gli studenti delle scuole superiori di quella provincia, soprattutto nelle piccole città, e allora quel beneficio va a una collettività estesa e quando si rifà la pista ciclabile del comune di Treviso lungo il Sile, a Treviso c'è un certo Conte che governa, non è il Premier, ha lo stesso nome, ma il nuovo sindaco di Treviso, che è leghista e quando si rifà quella, parlate col vostro sindaco se ha il coraggio di intervenire contro il proprio partito, perché quando si rifà quella pista ciclabile, è un nodo centrale per mettere in comunicazione l'intera provincia e tutta la rete ciclabile del Veneto. Allora, voi questo state togliendo, facendo passare un altro messaggio distorto, come dicevo prima, i comuni grandi contro i comuni piccoli. i sindaci però lo hanno capito e quindi sarà compito nostro stimolarvi e mettervi alle strette per ricucire quel rapporto di fiducia fra lo Stato centrale e i comuni e guardate che per ricucire il rapporto di fiducia non bastano le promesse, i sindaci e i cittadini italiani hanno bisogno dei fatti. Mi pare che siete più impostati nelle chiacchiere piuttosto che nei fatti e nelle risposte complete da dare a questo Paese(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Mauro Del Barba ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/29.

MAURO DEL BARBA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 29, a mia prima firma, per impegnare il Governo a reintegrare le risorse sul bando periferie, in particolare per la città di Sondrio. Badi bene, parliamo di periferie di una città di montagna, quindi uniamo il tema delle periferie al tema della montagna, periferia nel territorio italiano. Vi è già stato ricordato dai numerosi interventi dei colleghi come la scelta fatta dal Governo è una scelta che lede il rapporto di leale collaborazione tra gli enti, bene questo è stato detto in tutte le salse, però io vorrei sottolineare altri aspetti in merito alla gravità di questa scelta, vorrei che i cittadini, in particolare della città di Sondrio, capissero la gravità e non solo il fatto che gli viene tolta una cifra importante pari a 12 milioni di euro, ma tornerò poi sulle opere. In particolare, come primo aspetto, la gravità consiste nel fatto che questo intervento toglie soldi alla sicurezza e al diritto di vivere bene nelle periferie, che sono i luoghi in cui è necessario operare in condizioni di integrazione con gli immigrati di varia natura, che spesso in quelle zone si stabiliscono. Alla fine del mio intervento vorrò proprio leggere i nomi letti ai citofoni di alcuni di quei palazzi, per dimostrare quanto ho appena detto, ma c'è un altro motivo di gravità. Vedete, molti hanno parlato di taglio, questo non è un taglio. Mi fa piacere vedere in aula il Viceministro Garavaglia, perché ricordo benissimo, nella scorsa legislatura, le notti passate insieme quando, presentandosi a nome delle regioni, protestava violentemente perché noi aumentavamo di un miliardo il Fondo sanitario nazionale e lo chiamava taglio, lo chiamava taglio perché l'aumento era minore di quello previsto negli anni precedenti. Bene, i tagli sono qualche cosa di grave, ma che la politica contempla. Allora, il Viceministro Garavaglia riuscì a improvvisare una violenta e vibrante protesta per un aumento e se il viceministro fu capace di protestare per un aumento di un miliardo di un fondo, cosa dobbiamo fare ora noi, che non siamo di fronte a un taglio, non è un taglio questo è un furto, è un furto perché toglie soldi già destinati già allocati, toglie soldi già convenzionati già presentati ai cittadini, con cantieri già avviati? Quei soldi erano già nei bilanci dei comuni, nottetempo sono stati sottratti agli enti locali. Ma c'è un terzo fattore di gravità che veramente indispone, ed è il fatto che questo è un atto vigliacco compiuto nel cuore dell'estate compiuto ingannando con le parole, facendo intendere che le conseguenze fossero un altre, portando addirittura il Senato a votarlo all'unanimità grazie alle parole sempre del Viceministro Garavaglia che garantiva certi effetti che poi si sono dimostrati falsi. I sindaci, con noi, in queste settimane sono scesi in piazza. Noi qui abbiamo difeso la loro azione, ma soprattutto un atto vigliacco, perché l'ambiguità è proseguita nei giorni scorsi, abbiamo assistito al reiterarsi di promesse, promesse che erano chiaramente vane, perché ogni giorno variavano, ogni giorno una promessa diversa, gli stessi sindaci, quando sono usciti da Palazzo Chigi non sapevano più che cosa gli fosse stato promesso, ma abbiamo superato il ridicolo poco fa, con le dichiarazioni del Primo Ministro Conte. Ricordo distintamente che disse che verranno finanziati i progetti in corso, probabilmente diceva in via del Corso, perché non vuol dire niente progetti in corso, ma si è superato, è riuscito a dire i progetti già preventivati. Già preventivati, io sono stato amministratore, assessore al bilancio, ma le assicuro che ho cercato di recuperare nella mia memoria il significato di queste parole, ma voglio dire al Primo Ministro Conte: ma mi faccia un preventivo, ma per piacere non ci prenda in giro e non prenda in giro i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Veniamo al tema. In Lombardia parliamo di 63 milioni rubati nottetempo alle casse degli enti locali e con i fondi privati fanno 103 milioni. Avrò modo di spiegare nella replica, signora Presidente, cosa significa questo per la città di Sondrio ma, come le dicevo, questi soldi tolti alla sicurezza sono soldi tolti prima di tutto a delle famiglie, possiamo leggere i loro nomi: Colombera, Dalmino, Capella…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

MAURO DEL BARBA (PD). ...Zaccario, non mi fermi sui nomi delle famiglie, per favore, Presidente….(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie. Il collega D'Ettore ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/155.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie, Presidente. Intervengo, in particolare, sul bando periferie, ma con una premessa che mi sembra necessaria.

Siamo qui, in questa seduta fiume, così come richiesta ai sensi del Regolamento dalla maggioranza è stato già evidenziata la mancanza di presenza dei colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno molto insistito su questa richiesta (ma io non voglio fare polemica). Ma avete anche insistito sulla questione di fiducia, una questione di fiducia che è stata disarticolata nel modo in cui è stata presentata ed è, direi, extra ordinem perché ho sentito tanti richiami al Regolamento ma l'unico richiamo che non è stato fatto - e in questa fase lo voglio fare prima di entrare nel tema del bando periferie - è quello dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione. Lo faccio perché era lei a presiedere come Vicepresidente. L'articolo 77 della Costituzione, secondo comma, ci dice molto chiaramente che appena è adottato il decreto-legge viene immediatamente trasmesso alle Camere e, quindi, è competenza di chi presiede la Camera di fronte alla posizione della questione di fiducia su un'autorizzazione del 24 luglio, quando il decreto porta la data del 25 luglio, verificare la data nella quale è stato portato il decreto adottato sulla base dell'autorizzazione alla posizione dalla fiducia alla Camera e al Senato (ed era un suo dovere farlo).

Io avevo chiesto di parlare in quella fase e lei ha ritenuto di non darmi la parola, chiudendo e dicendo che la decisione era un interna corporis del Governo. Però, non era un interna corporis del Governo. Invece, era sua facoltà e dovere di andare ad appurare quando, in base all'articolo 77 della Carta costituzionale, era stato adottato il decreto e, quindi, depositato alle Camere. È un principio che non ha bisogno solo dei regolamenti parlamentari, che sono i veri interna corporis della Camera, ma ha sufficiente richiamo nella norma costituzionale. Il 24 luglio è stata data la cosiddetta facoltà di autorizzazione ai fini della posizione della questione di fiducia, dopodiché il 25 luglio è la data di pubblicazione del decreto-legge. Io credo che un qualsiasi studente di giurisprudenza sarebbe stato semplicemente bocciato di fronte a una simile affermazione e di fronte ad un'evidenza che è quella della esistenza dell'atto, ufficialmente del decreto-legge, il 25 luglio e non il 24 luglio, perché solo in quella data poteva essere consegnato alle Camere e non prima.

Detto questo, visto che non mi ha consentito di dirlo la volta precedente e visto che, nonostante la questione di fiducia posta dalla maggioranza e nonostante oggi stiamo a restringere i diritti della minoranza con questa “seduta fiume”, non c'è nessuno della maggioranza ad ascoltarci, sul bando periferie continuo a dire quello che abbiamo detto in base al mio ordine del giorno n. 9/1117-A/155. Speriamo quantomeno che il Governo voglia - e ho chiesto anche risposta in occasione del mio intervento come relatore di minoranza - quantomeno decidere di far fronte alle esigenze che nascono per il bando periferie dalle convenzioni stipulate, perfette e già eseguite e che hanno avuto esecuzione, appunto sulla base dei progetti esecutivi presentati e sulla base della comunicazione alla Segreteria generale della Presidenza del Consiglio del 7 agosto 2018, e siano eseguiti almeno quei bandi che erano stati conclusi con convenzioni perfette e che siano non definanziati ma finanziati. Poi, era semplicissimo accettare questo fatto con un semplice emendamento, perché questo Governo aveva chiesto ai comuni di dare esecuzione con questi progetti a quella che era la convenzione. Una convenzione perfetta è un atto negoziale ed è la prima volta che c'è una norma che interviene in maniera diretta su un atto negoziale perfetto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), eseguito e che ha determinato effetti sulla base di una procedura amministrativo-contrattuale determinata con la Presidenza del Consiglio dei ministri, anche con la vostra Presidenza del Consiglio dei ministri. Al Presidente Conte glielo chiederemo e gli chiederemo conto di questo quando verrà, quando ci darà modo di vederlo in Aula. Io lo vedevo tante volte all'università di Firenze ma ora è scomparso mentre fa il Presidente del Consiglio e lo vedevo di più all'università (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ora mi sembra anche evidente ricordare - e lo dico - che sulle banche abbiamo fatto un emendamento. Io mi ricordo di fronte a Banca Etruria che Di Battista voleva buttare giù la banca, la voleva buttare proprio materialmente. Urlava: “Sarete tutti rimborsati”. Ora se n'è andato non so dove, ma nessuno degli altri del MoVimento 5 Stelle parla più delle banche e degli azzerati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Nessuno ha voluto far passare i nostri emendamenti per le banche, non solo per Banca Etruria ma anche per le banche venete. Ora non abbiamo nessuno che ci ascolta, nessuno che replica del MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Avete fatto campagna elettorale su questo tema. Volevate buttare giù le banche, facevate le manifestazioni.

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Non ho visto un solo atto se non quel 30 per cento che viene dato così, come piccola soddisfazione a qualche risparmiatore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)….

PRESIDENTE. Grazie, collega.

Il collega Marco Di Maio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/103.

MARCO DI MAIO (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare l'ordine del giorno a mia prima firma ma anche perché non mi è stato possibile prendere la parola né in discussione sulle linee generali, dove la maggioranza ha imposto la “tagliola”, perché non è vero quello che è stato detto in quest'Aula che non si è fatto ricorso a questo strumento previsto dal Regolamento che purtroppo ha impedito a molti colleghi di poter parlare, e poi con la posizione della questione di fiducia un'altra volta non ho potuto illustrare gli emendamenti di merito che avevo presentato assieme a quelli di molti altri colleghi che avevano lo scopo di provare a proporre qualche modifica migliorativa di questo decreto.

Con questo ordine del giorno chiedo al Governo di impegnarsi ad adottare in tempi rapidi un provvedimento specifico per assicurare il finanziamento integrale di tutte le opere previste dalla convenzione firmata tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il comune di Forlì, così come lo chiediamo anche per gli altri comuni romagnoli, Cesena, Ravenna e Rimini, e così come abbiamo fatto per tutti i 96 comuni italiani - comuni città e metropolitane italiane - che con l'approvazione di questo decreto vedranno mettere in discussione un miliardo 600 milioni di euro destinati alle città e alle periferie. Questi finanziamenti in Romagna valgono per 40 milioni di euro e, se confermati, consentirebbero di attivare altrettanti milioni di euro che permetterebbero di realizzare opere da lungo tempo attese.

Devo dire che mi sorprende il silenzio con il quale i colleghi parlamentari eletti in Romagna stanno assistendo allo scippo che si sta perpetrando ai danni dei cittadini, perché forse ciò che non è chiaro a questo Governo e a questa maggioranza è che il problema non è legato solo ai finanziamenti diretti dello Stato ma anche al fatto che tutti i progetti finanziati sono integrati con altri progetti e altre opere cofinanziate da altri soggetti, sia pubblici sia privati. Ci sono di mezzo aziende dello Stato, ci sono di mezzo enti regionali, ci sono di mezzo fondazioni bancarie, università, multiutility, imprese private. Sono investimenti che creerebbero opportunità per le aziende, posti di lavoro e occasioni di crescita.

I membri del Governo e i parlamentari che rappresentano la maggioranza di questo Esecutivo hanno detto, rigorosamente fuori da quest'Aula, che quelli del bando periferie erano soldi sui quali non c'era la copertura, che erano spot elettorali, che erano “marchette”, slogan, mangiatoie, parole false e prive di senso. Erano e sono progetti molto concreti che riguardano le persone in carne ed ossa e la Romagna da questo punto di vista è esemplificativa. Ad esempio, a Forlì con questo decreto, con l'approvazione di questo decreto si mette in discussione un progetto molto concreto che è quello del completamento del campus universitario frequentato ogni giorno da migliaia di studenti e senza questo finanziamento quel campus non si potrà realizzare e questo è un progetto molto concreto e non fatto su carta di formaggio, come ha detto il Vicepremier Salvini, ma è molto concreto perché ci sono i progetti e ci sono i rendering. È molto concreto il progetto di riqualificazione di piazza Guido da Montefeltro, è molto concreto il progetto del San Giacomo, è molto concreto il progetto di realizzazione di Porta Schiavonia, è molto concreto il recupero dell'ex asilo Santarelli, è molto concreto il progetto di recupero e di riqualificazione dell'area del Foro Boario.

E sempre per rimanere in Romagna, con questo decreto si mettono a rischio i 2 milioni di euro che consentirebbero alla città di Cesena di realizzare il progetto delle tre piazze. Anche qui qualcosa di molto concreto e questo è il rendering di quello che avverrebbe su piazza Bufalini. E, ancora, abbiamo altri esempi in Romagna di quello che comporterebbe l'approvazione di questo decreto: a Ravenna verrebbero a mancare 12 milioni 800 mila euro che servirebbero per realizzare il progetto della nuova darsena e anche qui il progetto è in stato avanzato ed è pronto ad essere realizzato (è un progetto atteso da molti anni dai cittadini ravennati). E poi a Rimini l'impatto sarebbe persino maggiore, perché qui avremo 18 milioni di euro che verrebbero a mancare, 18 milioni di euro che servirebbero per riqualificare tutta l'area nord della città e anche qui progetti concreti, progetti esecutivi, progetti che sono pronti per essere messi in cantiere. Qui avremo un taglio che consentirebbe - e non so con quale vanto potreste andare dai cittadini riminesi - di eliminare 6,1 chilometri di lungomare riqualificato, sei chilometri di piste ciclabili, 41.500 metri quadri in meno di asfalto. Quindi, si andrebbe a riqualificare un'intera area. Voi con questo decreto state togliendo soldi alle città, state disattendendo le promesse che avete fatto e lo state facendo a danno di cittadini, imprese e persone per la sola furia di cancellare quello che è stato fatto dei vostri predecessori.

E non ci accontentiamo delle promesse che sono state fatte dal Presidente Conte, che sono promesse non scritte da nessuna parte e che non hanno alcun atto. Vigileremo sull'impegno che si è assunto di approvare - e vado a concludere, Presidente -…

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 1,10)

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO DI MAIO (PD). …di approvare la prossima settimana un provvedimento ma non possiamo aver fiducia in un Governo che per prima cosa disattende i patti sottoscritti dai sindaci, che sono i rappresentanti dei cittadini così come lo siamo noi in quest'Aula, e dallo Stato. Disattendendo e violando tale principio è minato alle fondamenta uno dei cardini della nostra Costituzione: il rapporto fiduciario tra Stato centrale e territori che sta alla base di tutto. Se esso viene a mancare, non possiamo certo fidarci di una promessa campata per aria e fatta solo per uscire da un angolo mediatico cui vi siete ficcati da soli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/101.

SILVIA FREGOLENT (PD). Grazie, signor Presidente. Intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/101 e per ringraziare la passione e la competenza con la quale i miei colleghi del Partito Democratico stanno cercando di far cambiare idea al Governo. Provo per loro un affetto speciale perché loro credono ancora che con l'azione politica si possa far cambiare idea a qualcuno, che la serietà in fondo paga. Vedete, colleghi, io ho la fortuna di vivere in una città, Torino, amministrata da una sindaca a Cinquestelle, Chiara Appendino, che nel 2016 fece una campagna elettorale tutta incentrata sulle periferie. Disse che per ventitré anni il centrosinistra e i sindaci di centrosinistra non avevano fatto altro che abbellire il centro e lasciare il degrado nelle periferie. Aveva detto: ci sono molte code ai musei ma purtroppo ci sono molte code alla Caritas; una volta che sarò eletta io, spariranno le code alla Caritas e Torino sarà più equa. Benissimo, non so se siete stati ultimamente nella mia città: sono sparite le code ai musei perché non si fa più un evento neanche a pagarlo - avevamo la possibilità di fare le Olimpiadi praticamente a costo zero, avendo noi tutti ancora le attrezzature del 2006, ma la loro incapacità politica di fare un progetto serio ha fatto sì che abbiamo trovato una candidatura a tre per riuscire a uscire dall'impasse - ci sono le code alla Caritas e, per quanto riguarda le periferie, avevate i soldi del Governo Renzi e Gentiloni, non si chiedeva altro che spenderli e, invece, no li cancellate con un colpo di mano. Io mi aspettavo una dichiarazione di sdegno da parte di chi aveva fatto tutta la campagna elettorale sulle periferie e ogni tanto va anche a giocare a pallavolo in qualche giardinetto, la mia sindaca delle periferie, per dimostrare quanto gli sta a cuore e, invece, niente: la troviamo in una intervista dire che in un primo provvedimento utile finalmente un Governo serio risolverà il problema delle periferie. Il provvedimento utile era quello in esame, ce l'avevamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), avevamo già anche i soldi del Governo Renzi e del Governo Gentiloni che voi avete spazzato via. Ce l'avevate già i soldi, non bisognava inventarli, c'era già tutto scritto: forse non si sono capiti i disegnini di Renzi. Salvini, glieli facciamo capire; li hanno fatti capire i sindaci con progetti seri e dire che quella era una “renzienata” è offensivo nei confronti di amministratori locali anche del suo partito che con quei soldi ci avevano creduto e avevano creduto di fare qualcosa di concreto per i loro cittadini. Ma anche in questo caso non ci sorprende: la Lega è il partito più anziano della democrazia italiana perché esiste dal 1993 e, se aveva a cuore le periferie, dal 1993 aveva tutta la possibilità di fare un provvedimento per le periferie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se avete veramente a cuore gli italiani, i 40 milioni che spettano alla città metropolitana di Torino, i 121 progetti, le 11 città che sono dentro quel progetto, i soldi li trovate. Quaranta milioni: mi ricorda un numero i 49 milioni che dovete agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se volete prima gli interessi degli italiani, cacciate fuori i soldi. Per queste finalità i soldi c'erano con il Governo Renzi e Gentiloni e voi li avete spazzati via. Ma non solo: dite che lo farete al provvedimento utile. Da quando siete al Governo ogni volta c'è un provvedimento utile per risolvere un problema: il terremoto e un altro provvedimento; sui vaccini - non ne parliamo - avete fatto tre emendamenti uno diverso dall'altro: li avete tolti, li avete rimessi e poi avete previsto le autocertificazioni. Siete incompetenti ma in una maniera che veramente mi chiedo: ma voi quando andate in televisione e date la colpa al PD…

PRESIDENTE. Deputati…

SILVIA FREGOLENT (PD). …quando andate in televisione e date colpa del PD, ma vi rendete conto di quello che avete fatto con il provvedimento in esame?

Be' i sindaci anche del vostro partito se ne sono resi conto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Giacomelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/55.

ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare l'oggetto e il senso dell'ordine del giorno sottoscritto insieme alle colleghe Serracchiani e Gribaudo. L'oggetto è chiedere al Governo l'impegno a prorogare lo strumento dei voucher post maternità per le donne madri e lavoratrici. Il senso è ricordare ad un Governo distratto che la funzione essenziale delle istituzioni in democrazia è trasformare i bisogni in diritti, di rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione della persona che preesiste anche allo Stato. Se condividiamo questo, riconosceremo che il problema delle donne che non si rassegnano, che non intendono rinunciare ad essere contemporaneamente madri e lavoratrici non è un fatto privato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma è un tema che riguarda un'idea compiuta di cittadinanza e interroga la politica e le istituzioni. I nostri Governi hanno provato a dare una risposta. I voucher per l'asilo nido o il servizio di baby sitting si possono considerare una risposta inadeguata e insufficiente. Il Governo del cambiamento può provare ad andare oltre, a fare di più. È una sfida che accettiamo, siamo pronti a misurarci oppure come sta accadendo con una certa frequenza - diciamo una frequenza crescente e via via che ci allontaniamo dal voto - il Governo può far proprie le scelte dei tanto vituperati Governi precedenti. Quello che non si può accettare è il silenzio che umilia e l'indifferenza che offende. Hanno ragione i colleghi che hanno ricordato i diritti per i bambini alla salute, i diritti dei cittadini delle periferie alla qualità della vita, i diritti dei lavoratori dei call center che voi avete usato e dimenticato. Questo filo unisce tutti gli interventi dei colleghi del gruppo del PD: chiedere al Governo di misurarsi con risposte concrete per le attese e i diritti dei cittadini a partire da quelli più in difficoltà. Lo facciamo non perché preoccupati di recuperare l'immagine dell'Esecutivo - sarebbe un'impresa che va al di là delle nostre forze - lo facciamo perché siamo convinti che questo punto appartiene pienamente alla percezione che i cittadini hanno delle istituzioni, al ruolo e al senso della politica, alla qualità della democrazia che oggi noi avvertiamo più fragile e più esposta. Noi ci ostiniamo a credere che questa preoccupazione, questa tensione appartenga a tutti, opposizione e maggioranza. Aspettiamo, signor Presidente, che il Governo del cambiamento dia una qualche pur minima prova che ci consenta di continuare a pensarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Morassut ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/164.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. Nell'illustrare l'ordine del giorno n. 9/1117-A/164 che si riferisce al programma di riqualificazione del quartiere di Massimina a Roma, voglio essere molto concreto e anche diretto perché in fondo si parla di territorio, cioè si parla di cose concrete. Che cos'è Massimina? Massimina è quella che un tempo a Roma si sarebbe chiamata una borgata, realizzata negli anni Trenta su impervi dislivelli della zona ad ovest di Roma tra i fiumi Arrone, Rio Galeria, il Tevere e i corsi d'acqua che vengono giù dai laghi di Bracciano e Martignano su arene argillose dalle quali per secoli si sono cavati materiali per costruire edifici, fare strade, mescolare le malte. Da queste cave immense si sono formate delle forme, un paesaggio lunare, meteoritico, dove negli anni Sessanta è stata collocata la più grande discarica europea, la discarica di Malagrotta, chiusa da un'amministrazione di centrosinistra nel 2014, un territorio martoriato dalla natura e dalla storia dove oggi vivono 40.000 romani e che faticosamente progetto dopo progetto, passo dopo passo sta conquistando il diritto ad essere una città.

La decisione del Governo comporta l'interruzione di progetti già avviati da anni e prossimi alla convenzione per realizzare opere di urbanizzazione primaria per 5 mila cittadini e 1500 famiglie, riqualificazione di spazi pubblici, spazi culturali, opere di mitigazione ambientale connesse alla dismissione della discarica. Avete fatto una campagna elettorale riempiendovi la bocca con la parola periferia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma alla prova dei fatti dimostrate di essere nemici delle comunità, soprattutto di quelle che vivono nelle zone più difficili.

La sindaca Raggi, ha chiesto, dopo la costituzione del nuovo Governo, 3 miliardi di euro per la periferia di Roma - cito alla lettera -, ha fatto un pianto greco di due anni e il suo collega Di Maio, Vice Presidente del Consiglio, ha detto letteralmente che ci sarebbe stato il massimo impegno del Governo. La prima risposta che avete dato alla capitale, concreta, è stata quello di cancellare 50 milioni, concreti, veri, per interventi previsti dal bando per la città metropolitana di Roma; uno schiaffo, uno scippo, che ricadrà su Massimina, San Basilio, Trionfale, Valle Aurelia, Boccea, Santa Maria della Pietà, Pratica di Mare, Santa Palomba, Ardeatino, Guidonia, Torre Sant'Antonio, Ponte Dell'Elce, Gregna Sant'Andrea, Torre del Fiscale, Stagni di Ostia, Paglian Casale, e via dicendo; 50 milioni, come i 49 milioni della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), lo sa che ci si fa con 49 milioni? Ci si fanno 700 alloggi popolari, ci si fanno 80 asili nido, ci si fanno 200 campi di calcio!

Il ministro Salvini, il Ministro della felpa, ha girato per mesi l'Italia, si è fatto fotografare in ogni città con una maglietta diversa; questo federalismo della felpa adesso è ridicolizzato da queste decisioni, non si cambiano le città con le felpe, si cambiano con i programmi, con i finanziamenti, con i progetti, con la regolarità, la continuità e la serietà delle procedure, questo è un programma, il bando per le periferie è un programma: conoscete il significato della parola programma applicata alla pratica operativa concreta della trasformazione urbana? Un programma che ha degli step, ha dei passaggi, dove si snodano livelli di progettazione diversi, firme di convenzioni, sblocco di risorse, monitoraggi, predisposizione di gare, valutazione di offerte, aggiudicazione, montaggio con le risorse private.

La parola riqualificazione - e concludo, Presidente - non è il risultato di una chiacchiera, di un selfie o di una felpa, e lei che viene da una città difficile dovrebbe saperlo e lo sa benissimo, ma di procedure complesse, che chiedono passaggi veloci, perché i progetti invecchiano e diventano inadeguati. Voi avete compiuto un delitto con questa procedura e cancellando questi fondi, ora noi abbiamo sviluppato un'opposizione - e concludo -, siamo stati vicini ai territori, siamo stati vicini alle città, alle cento città italiane, anche quelle che non governiamo noi, di fatto contro un Governo che si è dimostrato, su questo come su altre cose, centralista e arrogante, tutt'altro che il Governo del cambiamento, un Governo - mi dispiace dirlo e usare parole forti - di ignoranti e di incapaci, che non conosce le cose, che non sa farle e non sa attuarle come è stato nel caso di Genova.

PRESIDENTE. È finito il tempo.

ROBERTO MORASSUT (PD). Noi saremo nei prossimi giorni e nelle prossime settimane a fianco dei sindaci, a fianco dei cittadini e certamente vigileremo perché il Presidente del Consiglio - davvero ho chiuso - ha annunciato un decreto, ancora una volta una promessa farlocca come quella di Genova, ma i cittadini delle periferie non aspettano decreti, aspettano opere, e le opere e i finanziamenti stavolta c'erano, voi li avete bloccati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/19.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, illustrerò un ordine del giorno con uno scopo e un oggetto molto pragmatico: si parlava di territorio, il territorio mi ha chiesto, con questo ordine del giorno, di trattare la questione dei segretari comunali e provinciali che svolgono dei compiti importantissimi nella burocrazia e nella funzione di assistenza giuridico-amministrativa.

Sappiamo tutti che c'è una mancanza di bandi di concorso e non ci sono assunzioni e pertanto ci sono carenze, ci sono difficoltà e quindi gli enti locali, si sta parlando tutta la sera giustamente delle amministrazioni, delle difficoltà dei sindaci, ma questa è una figura preziosa, una figura che sottende e sta dietro a tante decisioni che sono importanti per i territori. Quindi, con questo ordine del giorno si chiede di far sì che anche i segretari comunali e provinciali, che sono al limite dell'età pensionabile, possano restare in ruolo eccezionalmente e, ovviamente, se lo richiedono, oltre i limiti di età di pensionamento, fino alla scadenza naturale del mandato dell'ente in cui lavorano e in cui prestano il loro servizio.

È un ordine del giorno di buonsenso, che mi auguro che il Governo accolga in maniera netta. Avrei potuto e voluto parlare dell'argomento che più mi preme e mi rendo conto molto importante, come la scuola. I miei colleghi, l'onorevole Bucalo e l'onorevole Mollicone hanno parlato di edilizia scolastica e qui abbiamo avuto, purtroppo, tante carenze, abbiamo visto una proroga di un esame Invalsi per quanto riguarda la maturità, a cui erano ormai abituati gli studenti e anche i professori che si stavano cimentando in questa riforma, che viene invece vanificata, portata in là nel tempo. Per non parlare della problematica dei maestri, che abbiamo ascoltato, che abbiamo incontrato più volte e che si sono visti umiliare con la qualifica di incidente di percorso di un emendamento che in Senato, invece, poteva incidere nelle loro vite allontanando il licenziamento e dando loro l'opportunità di essere inseriti nelle graduatorie. Tutto questo era sicuramente ed è stata un'occasione perduta, un'occasione mancata, ma almeno un attimo di riflessione su uno strumento, su un provvedimento così articolato potrebbe essere fatto in modo da poter accogliere questo ordine del giorno.

È un ordine del giorno - ripeto - di buonsenso, almeno in tante anomalie che ci sono state sia da un punto di vista di metodo, sia da un punto di vista di merito, e avere l'accoglimento di un ordine del giorno che può agevolare, che può dare un po' di vitalità e di funzionamento alle nostre Amministrazioni penso che almeno quello i nostri territori se lo meriterebbero (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/163.

LUCIANO NOBILI (PD). Grazie, Presidente. Un provvedimento mostro con cui il Parlamento si piega al Governo: tre anni fa Luigi Di Maio definiva così il decreto Milleproroghe. Poi è arrivato il Governo del cambiamento - cambiamento di faccia! - e su un provvedimento del genere si mette la fiducia, una fiducia al buio, prima ancora di sapere cosa sarebbe finito dentro questo decreto.

I miei colleghi hanno bene illustrato il senso del nostro “no”, un “no” fermo, un “no” convinto, un “no” che ha a che fare con le richieste ignorate delle popolazioni terremotate del centro Italia, un “no” convinto che ha a che fare con i diritti calpestati dei nostri figli e della loro salute, per le scelte incomprensibili, assurde e violente sui vaccini.

Il mio ordine del giorno si concentra in particolare sulla vicenda delle periferie, sulla vergogna del taglio alle periferie. I Governi prima di Renzi e poi di Gentiloni avevano investito e dotato il piano periferie di oltre 2 miliardi di euro, soldi che non erano stati distribuiti a pioggia, soldi che erano relativi a progetti specifici realizzati dalle città, dai sindaci di ogni colore e di ogni partito. Dei progetti hanno vinto quel bando e, siccome le risorse non bastavano a finanziare tutti i progetti ritenuti virtuosi, quei nostri Governi ne hanno cercate altre, di risorse, e le hanno destinate per fare in modo che nessuna città, che nessun sindaco, che nessuna comunità restasse esclusa. La cancellazione di questi fondi è una vergogna per alcune ragioni precise: prima di tutto perché toglie risorse fondamentali alle città, che sono la chiave per il futuro del nostro Paese.

È una vergogna - è stato già detto - perché rompe in maniera gravissima il patto istituzionale fra lo Stato e i nostri comuni. I sindaci sono venuti a Palazzo Chigi con la fascia tricolore, hanno firmato le convenzioni col Presidente del Consiglio, hanno avviato i progetti, li hanno resi esecutivi, hanno assoldato professionisti per realizzarli, e oggi vengono abbandonati davanti alle loro comunità, al punto che, se non metterete rimedio a questo scempio nelle prossime settimane, come dite di voler fare, quegli stessi sindaci, sindaci di ogni colore e di ogni forza politica, verranno davanti ai palazzi delle istituzioni, ai palazzi del potere che oggi occupate e vi restituiranno le loro fasce, perché si tratta di uno sfregio al rapporto con i nostri comuni, che sono le istituzioni in prima linea di fronte ai problemi delle nostre comunità.

È grave ed è una vergogna perché è un attentato alla sicurezza nelle nostre città, perché la sicurezza non si garantisce distribuendo armi ai cittadini, come dite di voler fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), la sicurezza delle nostre città si garantisce costruendo bellezza, rigenerazione, civiltà, facendo uscire le zone più degradate delle nostre città dalla condizione in cui si trovano. Ed è vergognoso perché di periferie vi siete riempiti la bocca per anni. Il 25 agosto 2016, la sindaca della mia città, Virginia Raggi, diceva: abbiamo approvato le delibere per la riqualificazione delle periferie, sono bandi che ci consentiranno di accedere ai fondi per ricucire il tessuto urbano, ora vogliamo vedere se il Governo Renzi accoglierà le proposte di Roma! Il 9 novembre 2017 ha detto: dal primo giorno di mandato abbiamo prodotto uno sforzo enorme per affrontare le criticità nelle periferie, ma abbiamo bisogno del Governo, che ci risponda il Governo. Luigi Di Maio, il 24 marzo dello stesso anno, ha detto: quello che potremo fare noi nelle città che governiamo è fermare il degrado nelle periferie; noi non siamo contro le grandi opere, ma se ci sono risorse da investire, queste vanno investite nelle periferie. E oggi che succede? Ci vanno Virginia Raggi e Luigi Di Maio dai cittadini del Tiburtino III, del Corviale, della Massimina, della Laurentina, del Forte Boccea e Trionfale, di San Basilio, a dirgli che questi 22 milioni non ci sono più, che sono spariti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Sono circa la metà dei 49 milioni che sono spariti in Lussemburgo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e questi fanno la stessa fine. Glielo dicano Virginia Raggi, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, che quei progetti erano “marchette”, come la Lega li ha definiti in quest'Aula; che erano disegnini di carta fatti per gli amici degli amici, come ha detto il Ministro Salvini oggi. Ditelo, alle nostre periferie, che la loro pacchia è finita. Le periferie che tradite sono il futuro delle nostre città, lì si concentrano le frustrazioni, le rabbie, le energie e le passioni delle nostre comunità. Le avete abbandonate, e lo fate cinicamente, dopo aver raccolto consenso lì, e lo fate cinicamente qui, di notte, perché di notte pensate che i furti passino inosservati, perché pensate che di notte fuori di qui non si accorgano di quello che state facendo. Noi siamo qui e resteremo qui. La maggioranza non c'è, i Cinquestelle sono rimasti appunto cinque stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi siamo qui a difendere anche i sindaci della Lega, anche i sindaci dei Cinquestelle, perché le nostre comunità sono più importanti di questa vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato D'Attis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/149.

MAURO D'ATTIS (FI). Presidente, colleghi, deputati, signor Ministro, signori del Governo, io tenterò brevemente di descrivere l'ordine del giorno da me sottoscritto a nome di Forza Italia, che tenta di riportare alla discussione dell'Aula un tema importante, un tema controverso, un tema anche un po' curioso, che è quello che riguarda il rinnovo degli organi delle province e in generale la questione delle province. Però devo fare una premessa, e la voglio fare approfittando della presenza del Ministro dei Rapporti con il Parlamento - ci metto la “R” maiuscola a rapporti e ovviamente la “P” maiuscola a Parlamento -, il Ministro Fraccaro, che non mi sta ascoltando.

Comunque, novanta emendamenti presentati da Forza Italia, caro Ministro Fraccaro; novanta emendamenti non ostruzionistici ma di proposta; novanta emendamenti discussi tanto in Commissione quanto in Aula, ebbene, di questi novanta emendamenti presentati dal gruppo di Forza Italia la maggioranza di Governo ha pensato bene di approvarne zero. Se a quel termine di rapporti con il Parlamento ci vogliamo veramente mettere la “R” maiuscola, oltre alla “P” maiuscola del Parlamento, penso che a dover cambiare atteggiamento rispetto anche ai rapporti con i parlamentari e con i gruppi parlamentari, debba prima essere questa maggioranza e questo Governo. Perché la scena che si consuma in queste ore - Forza Italia non a caso ha votato contro la seduta fiume - è una scena che mortifica la funzione del Parlamento: non si può proporre una seduta fiume, votare a favore di quella seduta fiume e poi di fatto abbandonare l'Aula. Sarebbe stata giustificata l'assenza, in questa seduta fiume, dai banchi dell'opposizione, di Forza Italia, che a voluto votare contro la seduta fiume perché sapeva già come sarebbe andata a finire, invece Forza Italia è qui presente, a quest'ora, ad ascoltare, a dire, a continuare a proporre ostinatamente, anche quando evidentemente si scontra con l'indifferenza addirittura di chi siede a rappresentare il Governo in Aula, probabilmente impegnato in discussioni più importanti di quelle che possono provenire dai banchi dell'opposizione.

Avevate la possibilità di mettere mano, con il “milleproroghe”, ad una cosa che non abbiamo mai condiviso, che è stata la legge di riordino delle province promossa dal Governo di centrosinistra, ma avete perso questa occasione, signori del Governo e signori della maggioranza che sostiene questo Governo. Vi avevamo proposto, per esempio, di riportare ad un ordine il caos delle lezioni che fra un po' si dovranno svolgere, per esempio. Pensate che 47 presidenti di provincia scadono a ottobre; 12 consigli provinciali a ottobre e poi 15 a dicembre; 43 scadono a gennaio, perché non accettare l'idea, che riproponiamo con un ordine del giorno, di un electionday, che riporterebbe non solo ordine in questo caos creato ai cittadini e agli amministratori locali, che sono elettori attivi e passivi delle province, ma anche una razionalizzazione di spesa e una sua riduzione considerevole. Lupi, audita dalla Commissione, ha stimato circa 1 milione e mezzo di costi in più per un'elezione che si poteva portare tranquillamente a un unico turno elettorale del gennaio 2019. Tutto questo non l'abbiamo compreso, e di questo non vi ringrazieremo, per non averci neanche dato spiegazioni.

Ma io personalmente non ringrazierò, in questa parte di seduta, il ministro Fraccaro, per la sua disattenzione dimostrata nei confronti del sottoscritto e del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il deputato Pagani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno, ma non è in Aula. La deputati Pini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/125.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente, grazie per la sua presenza qui. Purtroppo, devo dire che vedo con dispiacere che le ultime stelle vanno a letto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È più che comprensibile, d'altronde, s'è fatta ‘na certa, come dicono a Roma.

Dunque, io non mi stupisco, come alcuni miei colleghi, del fatto che ci sia il milleproroghe. Anzi io penso che, in un certo senso, proprio per come è caotica la legislazione nel nostro Paese, a volte - anzi, non a volte, ahinoi quasi tutti gli anni - si renda necessario questo provvedimento. Non me ne stupisco perché, per esempio, se pensiamo alle risorse che devono essere stanziate o ai rinvii che ci devono essere per quello che riguarda il terremoto, è anche giusto che ci sia un provvedimento che a fine anno metta ordine in queste cose. Peccato che di queste cose, dentro questo milleproroghe, non ci sia nulla.

Non mi stupisco nemmeno, come alcuni miei colleghi ingenuamente - mi consentano, dico ingenuamente, ma tanto, insomma, siamo tra compagni lo posso dire - si stupiscono del poco rispetto di una parte di questo Parlamento, nella fattispecie di Lega e Cinquestelle, nei confronti delle istituzioni e dell'uso un pochino forzato che fanno di alcuni strumenti. Non mi stupisco banalmente perché, avendo avuto l'onore di sedere in queste Aule anche la scorsa legislatura, è la loro natura. È come stupirsi del famoso scorpione che punge la rana. Ecco, adesso stiamo anche già capendo chi è la rana e chi è lo scorpione.

Quello che mi stupisce, invece, è un'altra cosa. E questa cosa mi stupisce molto negativamente. Mi stupisce che, all'interno di questo decreto, che ripeto è assolutamente normale - ma non è che possiamo pretendere di risolvere tutti i problemi in due mesi -, che non solo non si facciano alcune proroghe, che sono state prese come impegni negli ordini del giorno negli scorsi decreti, ma si faccia una cosa un po' più grave, che è quella di prendere dei soldi, che sono stanziati, che erano lì, che non erano in discussione, e sportarli più avanti. Dei soldi che servono alle periferie, che servono ai comuni, a tutti i comuni, a quelli dei grillini, a quelli della Lega, a quelli dei civici, a quelli del PD, a tutti i comuni. Ma tanto non ve ne frega niente, perché tanto quei soldi vi servono per spostare a due mesi più in là questa cosa.

E la seconda cosa molto più grave - e questa cosa mi stupisce parecchio, perché ovviamente non era nel disegno del 24 luglio e neanche in quello del 25 e neanche in quello del 26 - è la proroga per quello che riguarda l'autocertificazione vaccinale.

Cerco di essere breve e di spiegarmi. Mi stupisce, caro Presidente - sono contenta che ci sia a lei a quest'ora tarda e la ringrazio -, perché questo ci dà proprio l'occasione di parlare di quanto sia una truffa ideologica la barzelletta dell'uno vale uno. Perché uno non vale uno. Perché i diritti non pesano allo stesso modo e perché, evidentemente, 300 mila firme raccolte valgono meno di qualche no vax campano, che si fa audire in privato dal presidente della Commissione salute Sileri del Senato. Dico che uno non vale uno, perché sono diversi i voti e anche le esigenze. Perché un bambino che è immunodepresso o un anziano che è immunodepresso o una persona che sta facendo una terapia non ha gli stessi diritti di chi invece può, è sano, è in salute e può decidere liberamente cosa scegliere. Perché, se io decido di andare contromano in autostrada a fari spenti nella notte, non ho gli stessi diritti e gli stessi doveri di quello che sta guidando con le cinture allacciate e che sta seguendo i limiti.

Dico un'altra cosa e chiudo. È la domanda che ci è stata fatta e anche qui mi stupisco, perché sono venute le mamme che hanno raccolto le firme con #IoVaccino. Sono venute alla Camera e ce le hanno portate. E, insomma, lei ha detto, nel suo discorso di insediamento, che questa casa, questo Parlamento, doveva diventare il luogo in cui i cittadini potevano giustamente esprimere le loro preoccupazione, le loro idee. E, insomma, non c'era quasi nessuno, anzi non c'era proprio nessuno ad accoglierle. C'eravamo io, c'eravamo alcuni membri della minoranza, ma nessuno ha ascoltato queste mamme. E la domanda era semplicissima. Non è una proroga che serve, perché non serve se non a quello che ha detto il sottosegretario Guidesi, cioè a fare sì che sia propedeutica all'abolizione dell'obbligo. La domanda è: perché? Perché, nel momento in cui si era arrivati a una situazione che garantiva per un periodo la salute a questi bambini, si è deciso di tornare indietro?

PRESIDENTE. Concluda.

GIUDITTA PINI (PD). Ho concluso. Il perché, purtroppo, è molto deprimente, soprattutto per chi pensava di venire qui e di rappresentare le persone, perché ci sono alcune forze che pesano un pochino di più su altre e perché si è deciso di usare i bambini, le periferie e i più deboli come merce di scambio per una trattativa eventuale, che poi vedremo dove vi porterà, nella legge di bilancio. E questa cosa rende vergognosa la vostra presenza qui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Ciaburro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/156.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi - quelli rimasti - siamo qua, perché? Perché è stata votata una seduta fiume. E chi l'ha voluta questa seduta fiume? I Cinquestelle sono stati gli artefici di questo voto, insieme anche a noi certamente. Ma, a differenza loro, noi siamo qua e ci assumiamo la responsabilità dei problemi degli italiani e dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Questo si chiama Parlamento perché è il luogo preposto a parlare, discutere, ascoltare e trovare le soluzioni ai problemi, che dobbiamo conoscere, dell'Italia e degli italiani. Ma c'è una parte politica che, peraltro, per inciso, rappresenta la maggioranza, che si toglie e si sottrae a ogni tipo di confronto, di ascolto e non entra nel merito delle necessità di questi italiani.

Allora, io mi chiedo: dove sono adesso? A mangiare? A dormire? Non lo so e non mi pongo questo. Ma il problema è che quel senso del dovere, rispetto al ruolo che ricoprono in quest'Aula, non lo stanno dimostrando. E non lo stanno neanche dimostrando rispetto agli argomenti trattati nel milleproroghe, che riguardano gli italiani, rispetto a quelle persone che a quest'ora - ormai sono quasi le due del mattino - i panettieri, mi vengono in mente, che stanno impastando il pane con dignità e con senso del dovere, i poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, che stanno garantendo la nostra sicurezza, sempre con senso del dovere, i medici, gli infermieri, che stanno tutelando la nostra salute, sempre con senso del dovere. E il senso del dovere dei Cinquestelle dov'è? Si sono garantiti il voto domani mattina, per prendere il gettone di presenza, forse, ma non per assolvere al loro ruolo, per il quale sono qua.

Allora, io mi chiedo il senso di tutto questo, se nel parlare e nell'entrare nel merito di quelle questioni che dovrebbero essere pregnanti per i cittadini, perché loro non se ne vogliono preoccupare? Perché non ascoltare le mille proposte che abbiamo fatto, come Fratelli d'Italia, a quelli che sono gli argomenti trattati nel milleproroghe? Perché sanno qual è la verità oppure perché hanno scambiato l'Aula come una surroga di ufficio di collocamento, ma senza assolvere poi a quello che è il senso del dovere, rispetto a questo ruolo.

Mi vengono in mente tante cose, che abbiamo trattato e per le quali c'è stato un muro, una prova muscolare e null'altro, da parte loro. Perché, vedete, questa notte, magari noi siamo qua e stiamo cercando di parlare, per cercare di sensibilizzare rispetto alla realtà dei cittadini che dovremmo rappresentare qui. Ma una mamma, che va a dormire con l'angoscia di non potere portare il figlio a scuola, perché è già penalizzata che ha un figlio malato, rischia magari di non poterlo portare, perché rischierebbe addirittura la vita. Oppure tutti quegli amministratori, che con fatica hanno messo insieme un percorso burocratico difficile, per cercare di portare delle risorse alla propria cittadinanza e a quei quartieri degradati, se li vedono di botto tolti, senza un perché.

Allora, ci vorrebbe un po' più di rispetto nei confronti degli italiani, un po' più di coerenza, rispetto alle parole, alla vita virtuale sui social, rispetto per quest'Aula e per la democrazia. Noi siamo qua con orgoglio, anche a quest'ora, perché siamo a fianco degli italiani e non ci stancheremo mai di portare la loro voce, ascoltarli, rispettarli e cercare di risolvere i loro problemi nella concretezza, non nella vita virtuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Pizzetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/126.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Grazie, Presidente. Io illustrerò l'ordine del giorno n. 9/1117-A/126, con l'obiettivo molto chiaro il cercare di aiutare il Governo a correggere un errore evidente perché ciò che il Governo ha fatto con questo provvedimento non è un atto di buona politica, ma è un atto di protervia politica e lo testimoniano tre elementi, la fiducia, la seduta fiume, le dichiarazioni del Presidente del Consiglio. La fiducia, guardate,

PRESIDENTE. Deputati… Deputato Lollobrigida… Ci sono deputati di Fratelli d'Italia seduti nei banchi non appropriati (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ognuno ha il banco assegnato. Lo sapete, comunque. Deputate, deputati va bene così, avete detto la vostra, andiamo avanti con l'intervento.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Grazie, dicevo che questo atto di protervia si manifesta con i tre elementi della fiducia, della seduta al fiume, con le dichiarazioni dal Presidente del Consiglio…

PRESIDENTE. Dovete far finire ai vostri colleghi l'intervento che stanno facendo. Per favore, quindi, un po' di silenzio.

LUCIANO PIZZETTI (PD). La fiducia è un atto, uno strumento parlamentare legittimo, non è un atto illegittimo, che viene utilizzato per contrastare l'ostruzionismo parlamentare, altrettanto legittimo. Che cosa c'è di sbagliato in questa fiducia? Normalmente la fiducia un Governo la pone in presenza di un dibattito parlamentare dove appunto…

PRESIDENTE. Ma cosa fa col microfono? Cioè, il microfono… Cosa fa con quel microfono? (Una voce dai banchi del gruppo Fratelli d'Italia: Ma non siamo a scuola!). No, però lo distrugge. C'è un collega che sta parlando, io vedo un microfono che viene sbattuto senza motivo, quindi facciamo concludere il collega e poi passiamo agli altri interventi. Andiamo avanti. Prego, deputato.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Dicevo, il fatto grave di questa fiducia è che viene deliberata nell'atto stesso in cui viene assunto l'atto di Governo, cioè il 24 di luglio, cioè viene deliberata non in presenza di ostruzionismo, ma come atto in sé, e questo, Presidente, dovrebbe preoccupare anche lei, perché è nell'intendimento iniziale che c'è la volontà di imporre il vincolo al Parlamento, non in presenza di un ostruzionismo: questa è la prima considerazione. E la seduta fiume è conseguente a questo atto di voler vincolare il Parlamento, cioè il tutto a prescindere da ciò che le opposizioni faranno in Parlamento, che è questione non a conoscenza nell'assunzione dell'atto stesso dalla maggioranza parlamentare e poi le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, il quale con ANCI e poi anche oggi, da Palazzo Chigi, dichiara che questi finanziamenti dovranno essere ripristinati in un atto in fase di valutazione.

Spero che non sia l'accoglimento degli ordini del giorno con la formula “valutare l'opportuna l'opportunità di”, ma che le dichiarazioni del Presidente del Consiglio abbiano questo valore. Allora, vorrei dire alla maggioranza prima che a lei, Presidente: voi siete espressione di un contratto, ve ne fate un vanto e quando vi si dice è un'intesa, un accordo politico voi rispondete: no, è un contratto. Ebbene, in uno dei primi vostri atti che cosa fate? Violate un contratto, violate un contratto sottoscritto e registrato tra il comune e lo Stato. Quindi, non c'è nessuna coerenza tra il dire e il fare al di là che non c'è negli atteggiamenti che sono stati assunti, ad esempio, sulla vicenda della fiducia.

Prima c'era qui un collega, il collega Santangelo. Io dai banchi dal Governo, ero sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, ho subito gli arrembaggi ai banchi del Governo ogni qual volta ponevamo la questione di fiducia, cioè non è che può esistere l'idea della doppia coscienza. Allora, avete dato motivazioni fittizie! Con questo atteggiamento ci avete detto che le risorse impegnate non sono spendibili, perciò sono accantonate perché sostanzialmente infruttifere. Per essere seri, lo dico ai membri del Governo, avreste dovuto allora entrare nel merito e decidere secondo valutazioni puntuali, ma ciò avrebbe contrastato col vostro furore ideologico anti-renziano, perché per voi non conta né merito né qualità, ma solo il prima e il dopo e, mentre inseguite questo immaginifico contrasto tra l'inferno e il paradiso, ciò che accade e che collocate concretamente i comuni nel limbo…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIANO PIZZETTI (PD). Ho terminato. Con tutte queste interruzioni… Ora, il progetto di Cremona significa scuola, palestra, piazza, verde, illuminazione, strutture a sostegno delle famiglie con minori, è una bella collaborazione tra pubblico e privato, sono 12 milioni di euro, una parte allo Stato, una parte agli enti locali, una parte al privato. Non è un'ipotesi, è un progetto esecutivo che è stato trasmesso, è stato approvato e trasmesso, sono stati già richiesti, in tempi non sospetti, il 20 per cento di anticipo dei finanziamenti e voi non attribuite a tutto questo nessuna importanza. Allora, ho terminato davvero, Presidente, voi avete ancora – lo dico al Governo – la possibilità di rispettarlo quel contratto, e mi rivolgo appunto al Governo, era qui presente prima il Viceministro Garavaglia, che è persona seria e capace – mettete rimedio a questa protervia. Dichiaro qui in Aula, il Governo, non accoglie gli ordini del giorno, non li accoglie, ma dichiari qui in Aula, il Governo, che si riconosce negli impegni dichiarati dal Presidente del Consiglio, cosicché l'onore della parola possa sanare il disonore di un contratto unilateralmente stracciato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, su cosa?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Io vorrei invitare i colleghi del mio gruppo a lasciare vuoti, come li hanno trovati, i banchi del MoVimento 5 Stelle, in questa seduta, in cui bisogna ringraziare il Presidente Fico, che è unico rappresentante insieme al Ministro del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi abbiamo evitato che quei banchi rimanessero vuoti e pensava che ci fosse l'eco rispetto agli interventi, numerosi, delle opposizioni che stanno tenendo viva un'Aula che altrimenti sarebbe apparsa deserta, anche rispetto a una posizione che abbiamo condiviso, perché noi abbiamo accettato di votare una seduta fiume, perché crediamo che ci sia il dovere del dibattito rispetto agli interventi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avete provocato quest'Aula applaudendo da quei banchi, come allo stadio, una scelta che, però, non avete, con senso di responsabilità, condiviso con noi, offrendo la possibilità di un dibattito che approfondisca nel merito i temi che abbiamo voluto sollevare con i nostri ordini del giorno, non numerosi.

Quindi, invito i miei colleghi a tornare ai nostri banchi, gloriosi, della destra italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ancora una volta si dimostra in grado di essere all'altezza del compito che la storia le ha concesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, giusto un chiarimento nel suo intervento sull'ordine dei lavori. Quando seggo su questa sedia rappresento tutta la Camera dei deputati e non il MoVimento 5 Stelle. Andiamo avanti.

Il deputato Prestipino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/129

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Deputata, ci tengo al genere.

Circa due settimane fa ero a Viterbo per la bellissima festa della Santa Rosa, la macchina di Santa Rosa. Con me c'erano l'onorevole Fiano e l'onorevole Sgarbi e ammiravamo la bellezza della città di Viterbo. Perché dico questo? Non per rendervi partecipi del mio planning politico personale, ma perché devo presentare questo ordine del giorno, che riguarda la città di Viterbo, cioè i finanziamenti delle opere per la città di Viterbo che stanno nel pacchetto salva periferie. In quella sera è arrivato improvvisamente il Ministro degli Interni, applaudito dai cittadini di Viterbo con grande affetto e simpatia. Bene, ma i cittadini di Viterbo lo sanno che i loro fondi sono stati tagliati da questo decreto «milleproroghe», insieme ad altri 95 comuni, insieme ad altri diciannove milioni di cittadini? Lo sanno che quella mannaia si è abbattuta anche e soprattutto su di loro? Perché non credo che applaudirebbero ancora, con tanta simpatia, il Ministro Salvini.

Ma lo sa Salvini che l'inclusione sociale passa anche attraverso la rigenerazione e la riqualificazione dell'ambiente e dell'aspetto delle città e che questo avviene attraverso la creazione di luoghi dove si crei aggregazione, dove si faccia cultura, anzi si spacci cultura e non droga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché le piazze della cultura sono le piazze del benessere sociale e del benessere economico, perché le opere pubbliche sono nate per migliorare davvero la vita delle persone e possono rendere più bello quello che abbiamo intorno a noi, perché è vero che il bello rende più accettabile anche il disagio, perché è vero che la bellezza, come diceva Dostoevskij, salverà il mondo. Le periferie con questo decreto vedono tradite tutte le promesse fatte loro perché si è dimostrato di non vedere che la lotta all'emarginazione sociale è una vera e proprio priorità, perché per rendere davvero tutti cittadini non basta un annunciato reddito di cittadinanza, che ad oggi sembrerebbe contare 3 euro al giorno per ogni cittadino italiano povero, sulla soglia della povertà. Per far sentire tutti uguali i cittadini e perché nessuno resti indietro bisogna qualificare e rigenerare le nostre periferie, perché dobbiamo impedire alle periferie urbane di diventare anche le periferie dell'anima e del cuore.

Tutto quello che avete scritto in questo decreto contrasta con l'interesse generale, perché scripta manent dicevano i latini e in questo decreto sono scritte tante cose: il “no” ai precari storici della scuola, che dopo tanti anni di lavoro resteranno senza lavoro….

PRESIDENTE. Deputato Mollicone!

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). …il balletto indecoroso sull'autocertificazione. Queste cose resteranno…

PRESIDENTE. Le faccio un primo richiamo formale. Prego.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Kundera diceva una cosa molto bella: “Le persone stanno diventando sorde perché la musica viene suonata più forte, ma poiché stanno diventando sorde la musica deve essere suonata ancora più forte”. Ecco, voi state facendo questo: voi, invece che abbassare i toni, invece che usare misura - la metriotes la chiamava la misura la democrazia ateniese -, state alzando i toni per rendere sordi i cittadini. Ma gli italiani sono più accorti di voi e sono meno sordi di quanto sembri e se in campagna elettorale si sono fatti convincere dalla vostra propaganda scopriranno piano piano di essere stati illusi dalle promesse e delusi dal vuoto di cui voi avete riempito questi sei mesi di legislatura, un vuoto che fa paura solo a chi, come voi, vuole riempirlo a tutti i costi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Cannizzaro ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Pella n. 9/1117-A/148.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Fraccaro, membri del Governo, io intervengo, seppure in maniera telegrafica, per esprimere anzitutto alle due di notte la solidarietà a tutti i miei amici, ai nostri amici amministratori e sindaci d'Italia e della mia amata Calabria. Parlo, appunto, sull'ordine del giorno Pella n. 9/1117-A/148 sul piano delle periferie. Devo necessariamente da questi banchi esprimere la solidarietà a tutti coloro i quali, amministratori, in questo piano hanno affidato la speranza dei propri territori, a tutti quei sindaci che hanno creduto che i loro territori potessero, attraverso questa misura, avere una riqualificazione, un impulso, uno sviluppo, un'azione certamente concreta, a tutti quei sindaci che, in maniera puntuale e responsabile, hanno affidato addirittura incarichi professionali, hanno messo in campo progetti esecutivi, hanno buttato e stanno per buttare praticamente due anni di lavoro da loro effettuati sui territori grazie a cosa? Ad un vostro colpo di mano, ad una scelta scellerata che la maggioranza di questo Governo sta mettendo in atto. È veramente vergognoso che la maggioranza oggi deliberi in capigruppo quella che è la prima la prima - la prima! - “seduta fiume” di questa legislatura, che certamente non verrà ricordata, appunto, perché è la prima “seduta fiume” di questa legislatura ma verrà ricordata, caro Presidente Fico, come la prima “seduta fiume” di questa legislatura con l'assenza totale dei deputati della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico) e guardare i banchi del MoVimento 5 Stelle è veramente vergognoso.

E saluto certamente anche una parte della Lega e anche in questa occasione si nota la differenza di questa maggioranza, perché c'è una parte dei colleghi della Lega (e anche Forza Italia è qui ben rappresentata da un numero importante nonostante l'orario). Guardo a destra e chiaramente vedere i banchi vuoti del MoVimento 5 Stelle è veramente indegno e vergognoso. E sa perché, Presidente Fico? Perché qualche collega del Partito Democratico pensava - lo ha ricordato - che i deputati, forse stanchi, sono andati a dormire. No, cara collega, perché qui mentre noi siamo a lavorare - ribadisco: alle due di notte - mi arrivano foto, dai miei collaboratori, di deputati del MoVimento 5 Stelle, alcuni almeno, dai locali notturni di Roma, ed è vergognoso che vengano immortalati all'interno dei locali notturni romani (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia - Una voce dai banchi del Partito Democratico: Vergogna!). È uno vergogna, Presidente Fico, è una vergogna.

E, allora, io non posso da questi banchi a quest'ora non salutare ed esprimere la totale solidarietà - ribadisco - a tutti i sindaci della mia regione, la Calabria, che chiaramente hanno un po' affidato a quelle che sono anche le nostre competenze di deputati dell'opposizione le speranze dei loro territori, ma anche ricordare loro, da questi microfoni e da questi banchi, che noi oltre ad alzare la voce e a richiamare l'attenzione, con la consapevolezza che questi nostri interventi sono interventi chiaramente vuoti e sono parole buttate al vento perché, come si suol dire, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e questa maggioranza è una maggioranza sorda e, oserei dire, anche cieca.

E allora mi avvio a concludere ringraziando - me lo consentirà - certamente tutti i colleghi parlamentari di Forza Italia, un numero cospicuo e importante che nonostante l'orario e nonostante abbiano votato contro - contro! - l'avvio, appunto, nel procedere a questa “seduta fiume” tuttavia, in maniera responsabile, con senso dello Stato e con senso istituzionale, sono qui chiaramente a fare il loro dovere (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Rossi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/40.

ANDREA ROSSI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo su un ordine del giorno che non ha visto in quest'Aula una grande attenzione nonostante l'importanza dello stesso, perché tratta di quella che è la scuola, di quello che sono gli studenti, di quello che in pratica è il nostro futuro. Mi riferisco, Presidente, all'alternanza scuola-lavoro, argomento che…

PRESIDENTE. Deputati di Forza Italia, per favore. Deputata Gelmini, deputata Gelmini. Frusone, non abbiamo bisogno di lei. Per favore. Vada avanti.

ANDREA ROSSI (PD). Dicevo che è un argomento che è perfettamente in linea con la filosofia contenuta in questo decreto. È un provvedimento accomunato da una visione e da un'azione che portano incertezza su temi importanti, non banali, come le periferie e i vaccini, fortemente dibattuti qui, e che introduce, a nostro parere, un principio che non può far parte della cultura di chi oggi siede in quei banchi e ha l'onere e l'onore di rappresentare e amministrare questo Paese. Questo principio, Presidente, fa passare l'idea che certe scelte politiche, anche se giuste e fondamentali per il bene della nostra comunità e che in altre stagioni avremmo definite bene comune proprio per la valenza universalistica e oggettiva che esse contengono, scelte che possono far fare un salto di qualità alle comunità stesse, vengono rinviate e indebolite con una proroga che non trova giustificazioni, con l'evidente rischio di minare la credibilità e la fiducia nelle istituzioni stesse. E così si preferisce acconsentire all'alleggerimento delle norme e dei divieti anche se dietro a queste regole esistono, in realtà, delle motivazioni profonde che ne dimostrano la validità.

È anche il caso, appunto, del collegamento scuola-lavoro, che segue modelli virtuosi di avvicinamento al mondo produttivo che hanno fatto strada in Europa ed è uno strumento utile per accorciare le distanze tra i ragazzi e il mondo del lavoro, quest'ultimo un mondo sicuramente diverso rispetto a quello di chi vive sui banchi di scuola o nel proprio spazio della rete familiare e personale.

È proprio sulla qualità di tale attività che va messo l'accento perché, guardi, non è sulla questione didattica: il tema di fondo, che ritengo personalmente più importante, è che finalmente si può introdurre nella fase di crescita e di cultura di un ragazzo il tema dell'etica del lavoro, sì, ripeto: etica del lavoro, che rappresenta, vuol dire un patrimonio di regole, di impegno, di dedizione, di fatica. La realtà produttiva, nel pubblico o nel privato, si presenta dunque con tutte le sue difficoltà ma con i tanti aspetti positivi nella maturazione dell'individuo ed è pure l'emblema dell'Italia laboriosa - consentitemi in atto per un attimo una digressione sul territorio da cui provengo - che oggi rende alcune regioni d'Italia prime nell'export e nella bilancia commerciale, un insieme di valori, di comportamenti, di attaccamento al proprio lavoro e alla propria terra che rende un certo modello di impresa un patrimonio inestimabile che il mondo ci invidia. In questa unione tra il sapere e il lavoro, nell'apertura alla sfera didattica e al mondo esterno e nell'orientamento dei talenti e delle passioni si attua un fondamentale percorso di crescita che passa attraverso il percorso professionale. In fondo è un superamento proficuo dei contesti tradizionali più protetti che per un giovane possono essere la famiglia e la scuola, le relazioni e l'associazionismo. L'alternanza, quindi, scuola-lavoro, come abbiamo scritto nell'ordine del giorno, è una modalità didattica e innovativa che, attraverso l'esperienza pratica, aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e a testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione, a orientarne i percorsi di studio e il futuro di lavoro. Pertanto non si può derubricare la positività di tale esperienza che non a caso è stata una delle azioni più significative e qualificanti della buona scuola, posticipando di un anno la valutazione dell'esperienza scuola-lavoro come elemento qualificante per la maturità. Chiudo, signor Presidente - lo dico sottovoce e con grande rispetto di questo luogo - anche in risposta ai cori da stadio sentiti poche ore fa dalla maggioranza, con una semplice domanda: qual è la ragione di fondo della scelta di differire di un anno? Perché tale proroga? Si ritiene l'alternanza scuola-lavoro strategica oppure no?

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ROSSI (PD). Ed proprio per rispondere a questi quesiti, chiedo un impegno preciso sull'ordine del giorno da noi presentato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Sensi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/36.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Poiché noi qui non sentiamo niente, chiedo se è possibile alzare il volume dei colleghi del Partito Democratico perché le voci solo molto basse oppure consigliare al Partito Democratico di scegliere oratori con voci meno soporifere perché non riusciamo ad ascoltare nulla, non si sente praticamente nulla (Applausi-Commenti).

PRESIDENTE. Si sentiva, si sentiva. Andiamo avanti e non commentiamo.

FILIPPO SENSI (PD). Signori del Governo, onorevoli colleghi… Va bene così? Meglio (Applausi)! Mi consentirete tra i molti, troppi argomenti polemici che il decreto mille proroghe offre all'opposizione e che sono stati illustrati con forza, passione ed efficacia dai colleghi che mi hanno preceduto e da coloro che seguiranno di porre alla vostra attenzione il tema dei dirigenti scolastici, il tema dell'ordine del giorno da me presentato, che si trovano loro malgrado in prima linea a combattere con l'insidiosa incertezza nella quale avete sprofondato la scuola italiana, in particolare sul tema dei vaccini. Siamo alla violazione del patto con i cittadini che voi mettete in pratica con la vostra sciagurata decisione di aprire le maglie normative introducendo un elemento destabilizzante nel cuore della legge così come era stata pensata e attuata dai Governi del Partito Democratico. Vedete le istituzioni non sono qualcosa di diverso e di separato da noi; non sono un guscio vuoto, una macchina celibe: le istituzioni (il Parlamento, la scuola) sono il modo in cui stiamo assieme, il modo con il quale proviamo a sopravvivere a quello che facciamo giorno dopo giorno, in cui diamo senso e cornice a questo stare assieme e le istituzioni - questo nostro provare a farcela insieme - si fondano su poche regole semplici la prima delle quali è che gli accordi si rispettano perché, se viene meno questo, il fatto che ci fidiamo dello Stato, che ci fidiamo della Repubblica, che ci fidiamo del nostro interlocutore che non ci dà una buggeratura, che non ci dà una fregatura e che mantiene la parola, decade l'intero edificio del nostro stare insieme con conseguenze molto gravi che oggi possiamo fare finta di non prendere in considerazione ma che purtroppo produrranno effetti duraturi.

Vedete c'è qualcosa in questa vostra ossessione a sopprimere scientificamente legge per legge, provvedimento per provvedimento, norma per norma quanto è stato fatto dai Governi precedenti che, lo ricordo, non erano i nostri Governi ma erano i Governi di tutti gli italiani, che trovo non solo sbagliato ma trovo pericoloso - lo dico senza enfasi tenorile per rassicurare il collega - non posso credere che non abbiate riflettuto che minare il principio sul quale si basa lo scambio fondamentale di una comunità, il fatto che i patti stretti si rispettano, mette a rischio quello che noi siamo tutti insieme, “strama” un tessuto fragile e delicato che è quello della fiducia reciproca su cui si basa una comunità. Posso non riuscire a tenere fede all'impegno preso, posso non essere all'altezza di quell'apertura di credito che è l'altro ma non può essere un'intenzione, un disegno preciso, una strategia indicando costantemente un nemico, un alibi, un capro espiatorio sul quale riversare mancanze, ansie e paure, talvolta anzi troppo spesso incapacità. Si può cambiare direzione e nella democrazia spesso è salutare ma non si può negare che ci si mette sullo stesso cammino di chi ci ha preceduto, che questo cammino, questo percorso è non solo la nostra storia ma quello che ci attende, quello che abbiamo davanti, pena una incapacità - lo ripeto - preoccupante per chi oggi ha la responsabilità di governare l'Italia e dovrebbe avere il compito di mettere al sicuro, di proteggere gli interessi e le opportunità degli italiani, di chi quotidianamente è chiamato a fidarsi dello Stato alzando la saracinesca di un negozio magari anche di domenica, prendendo un autobus in città come Roma in cui questo gesto semplice è una fatica di Sisifo, raggiungendo la scuola in motorino tra buche, traffico e cinghiali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come capita spesso a chi, come me, vive nella estrema periferia nord della città; portando un figlio a vaccinarsi prima di andare a scuola come si faceva già prima e come mi auguro si continui a fare poi. Con la vostra surrettizia strizzata d'occhio ai No Vacs voi minate la fiducia che è alla base di questo stare insieme della Repubblica che è cosa pubblica, di tutti, che non significa di nessuno, che significa di ciascuno di noi, di ciascuno di noi cittadini. Permettetemi di concludere - mi permetta, Presidente - citando le parole di Alessandro Leogrande, un giornalista e uno studioso da poco scomparso, a proposito di Taranto, della sua e della nostra Taranto. Diceva Leogrande: “Bisogna evitare di cadere ingenuamente in facili propositi di palingenesi totale. Un cambiamento reale può essere, per il momento, solo un piccolo cambiamento, una piccola esperienza, che forse non serve a rigenerare il tutto…. Spesso confondiamo il bisogno di rinnovare la politica con il desiderio perverso di distruggere ogni luogo o istituzione politica. Il senso della politica, che in ultima analisi è quello della libertà all'interno di un dialogo paritario, non può mai essere messo in discussione. È un obbligo - conclude Leogrande - che grava sulle nostre teste di uomini, se vogliamo essere uomini”. Spero che questo obbligo, che questa responsabilità che vi prendete ipotecando il futuro del Paese la sentiate forte ognuno di voi oggi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Congratulazioni).

PRESIDENTE. Il deputato Zardini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/130.

DIEGO ZARDINI (PD). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, quelli di minoranza e anche i pochi di maggioranza che ci sono, non è facile intervenire a quest'ora di notte, non è facile provare a scegliere gli argomenti all'interno del provvedimento dal momento che sono così tanti e così importanti. Devo dire che alla fine il Governo del cambiamento ci costringe a queste performance proprio perché è cambiato molto il comportamento delle forze politiche di maggioranza. Esse, che fino a pochi mesi fa erano di minoranza, ci hanno fatto vedere come attraverso la posizione di una fiducia quasi preventiva, eventuale e differita il 24 luglio e una seduta fiume nella quale registriamo una quasi totale assenza dei membri della maggioranza, ci costringe ovviamente a scegliere il nostro ordine del giorno per provare a discutere, dopo che c'è stata tagliata la discussione sia sulle linee generali sia sulla possibilità di presentare gli emendamenti e, pertanto, oggi ci troviamo a quest'ora ad affrontare gli ordini del giorno. Tra i tanti abbiamo scelto il tema delle periferie di ciascun territorio dei parlamentari di riferimento - io sono di Verona - ed evidentemente il provvedimento taglia le risorse che erano state stanziate dai Governi precedenti.

Giusto per capire un attimino quante sono le risorse che erano state stanziate, erano prima 500 milioni di euro, poi, attraverso successivi nuovi stanziamenti, abbiamo visto arrivare lo stanziamento nazionale a un miliardo e 600 milioni di euro e praticamente questa cosa comportava, poi, dei cofinanziamenti degli enti locali e di altri soggetti fino ad arrivare a quasi 3 miliardi, con un impatto sul sistema economico che poteva arrivare, stimato da ANCI, fino a 9 miliardi e mezzo, che poteva tradursi in un aumento dell'occupazione di circa 42 mila nuovi posti di lavoro. Da questo punto di vista è evidente che è grave la scelta della maggioranza di tagliare queste risorse.

Per quanto riguarda Verona, il progetto che era stato scelto era quello di investire su uno dei quartieri che è ancora all'interno delle mura, ma è un quartiere, Veronetta, che praticamente aveva ed ha dei gravi problemi di integrazione e sembra quasi che la maggioranza, che alla fine sui temi dell'integrazione e sui temi della presenza dei migranti nel nostro Paese ha fatto la sua fortuna attraverso il solleticare la pancia e le paure delle persone, ha tagliato le risorse che avrebbero potuto riqualificare questo quartiere; rimettere in campo 18 milioni di euro per concludere il campus universitario, che è lì presente dentro a un complesso asburgico, dove avrebbe potuto completare questo percorso, e un altro palazzo rinascimentale, Palazzo Bocca Trezza, che avrebbe visto la riqualificazione di un palazzo di grande pregio storico-artistico che diventava il centro nevralgico del quartiere; da questo punto di vista, quindi, un grave errore aver pensato di dare, come dire, a tutti i comuni una piccola mancia in cambio, invece, di un taglio pesante su dei progetti che potevano avere un grande impatto sul futuro delle nostre città.

Da questo punto di vista, stupisce e allarma il silenzio assordante dei colleghi parlamentari veronesi della maggioranza e allarma anche l'atteggiamento supino dell'amministrazione comunale, in particolare del vice sindaco, assessore ai lavori pubblici, della Lega Nord del comune di Verona, che ha giustificato e ha minimizzato il danno che poteva essere, diciamo così, della nostra città.

Da questo punto di vista, quindi, sappiamo che è un esercizio retorico, vista l'ora e vista l'assenza della maggioranza in quest'Aula, però speriamo e pensiamo che alla fine, l'accoglimento dei nostri ordini del giorno, possa essere l'elemento che possa un pochino dare forza e fiducia a quelle parole che il Premier Conte ha dato davanti ai sindaci, all'ANCI; promesse che, diciamo così, lasciano il tempo che trovano, perché non hanno avuto il minimo elemento concreto rispetto a qual era il provvedimento in cui sarebbero state ripristinate le risorse, in quale modalità, quali erano i progetti che sarebbero stati rifinanziati. Quindi, da questo punto di vista, l'auspicio è che nella giornata di domani possano esserci delle sorprese positive per il Paese e per i cittadini, i 20 milioni di italiani che si sono visti scippati da questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La deputata Paita ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/120.

RAFFAELLA PAITA (PD). Sì, nell'illustrare l'ordine del giorno che mi è stato assegnato, non posso ricordare a tutti noi che avendo discusso buona parte della notte, ora è il 14 di settembre, e cioè un mese esatto da quando c'è stata la tragedia di Genova. E nel ricordare a tutti noi che cosa è avvenuto, io devo dire che ho una grande amarezza nel dover tornare domani in quella città e dire ai concittadini genovesi che non solo per ora non hanno avuto risposte rispetto ai loro bisogni, ma che sono stati tagliati ai loro bisogni altri 37 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché questa è la verità che deriva da questo provvedimento. E se considerate che l'atto compiuto dal Governo finora, l'unico atto vero compiuto dal Governo nei confronti della città di Genova, è dare 30 milioni per l'emergenza - ne ha sottratti 37 e ne ha dati 30 - io credo che dovremmo tutti porci delle domande.

Quelle risorse sarebbero andate a parti importanti di una serie di ristrutturazioni dal punto di vista della scuola, ma anche e soprattutto a zone dell'area metropolitana che hanno bisogno di futuro e hanno bisogno di sperare, oggi più che mai. E naturalmente, la stessa cosa - l'ho sentito negli interventi che si sono succeduti durante questa seduta - riguardano altri territori…

PRESIDENTE. Deputato Adelizzi, Caso…

RAFFAELLA PAITA (PD). …territori che hanno delle aspettative. Posso recuperare poi?

PRESIDENTE. Certo, certo, sempre. Deputati! Andiamo avanti.

RAFFAELLA PAITA (PD). …progetti che hanno l'ambizione di veder rinascere delle comunità, come quella savonese, che aveva immaginato di riqualificare il fronte a mare, una villa storica, che si chiama Villa Zanelli, oppure come quella di Imperia. Siccome io ho sentito il Ministro Toninelli, parlare tanto di mobilità ciclabile, qui stiamo parlando di un progetto molto bello, che magari alcuni di voi conosceranno, che in sostanza recupera le aree dismesse dalle ferrovie e realizza su quelle aree delle bellissime piste ciclabili, secondo me tra le più belle d'Europa. E qui c'era una grande opportunità di ricucitura tra Porto Maurizio e Oneglia, per chi conosce quella realtà, attraverso la realizzazione dell'Incompiuta di Diano. Oppure La Spezia, in un quartiere che ha sofferto la presenza portuale e l'impatto che il porto ha avuto in quella comunità del Levante, ha immaginato di riqualificare quella zona e di dotarla anche di servizi essenziali.

Ora, che cosa vi induce ad essere, come giustamente ha detto Luciano Nobili, tanto cinici dal voler strappare opportunità e speranze a queste comunità? Io credo che ci sia un filo rosso che lega alcune questioni che hanno a che vedere con la vostra visione dello Stato. Sì, perché vi siete riempiti la bocca di nazionalizzazioni, di rilancio del ruolo dello Stato, ma poi, in realtà, la vostra concezione è una concezione assolutamente viziata da un elemento: voi non credete al tema dello Stato, voi credete all'idea che il consenso superi lo Stato, e cioè ogni questione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che ha a che vedere col consenso anche facile determina una vostra presa di posizione, per esempio l'idea che si possa, come si diceva, immaginare uno Stato che fa la giustizia e rende possibile la giustizia per i cittadini da loro, oppure una sicurezza fatta da ognuno di noi, che se la prende col diverso anziché immaginare la possibilità di riqualificare e di vedere maggiormente sicure le comunità, o ancora l'idea di una salute in cui il diritto individuale prevarica il diritto collettivo dei nostri figli.

Ecco, io penso che voi abbiate una stranissima concezione dello Stato, che ha molto a che vedere con il consenso facile e ha poco a che vedere con la struttura e il rispetto delle istituzioni. E secondo me, se alla fine si leggono in filigrana tutti questi provvedimenti, si capisce davvero che cos'è il populismo, che cos'è il sovranismo in questo Paese, significa l'idea di mettere in campo una visione del tutto personale, del tutto sganciata dal tema dell'interesse collettivo. E io penso che sia stato giusto da parte nostra, anche questa notte, essere qui, non perché attraverso la nostra opposizione risolveremo il problema della vostra miopia, ma perché, se non ci sarà una voce capace di evidenziare i vostri limiti, tutto sarà perduto per questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Gariglio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/102.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente, sono qui a perorare i progetti presentati dalla città metropolitana di Torino, progetti che portano in calce la firma di presentazione del sindaco della città di Torino, Chiara Appendino.

Il progetto di finanziamento tenuto da Chiara Appendino, dai Governi del centrosinistra della scorsa legislatura, ammonta a 40 milioni, a cui si sommano 35 milioni di contributi privati e 18 milioni di cofinanziamento di altri enti pubblici: 93 milioni di investimento totale, concentrati su un'area di undici comuni, che sono i comuni in cui la disoccupazione giovanile è dal 32 al 37 per cento, cioè dieci punti sopra della media della città metropolitana.

I flussi di disoccupati sono aumentati negli ultimi dieci anni del 44 per cento, verso i centri per l'impiego; le famiglie assistite dai servizi sociali in questi comuni sono aumentati del 122 per cento negli ultimi dieci anni, e ci sono 10.400 famiglie in attesa di case popolari. L'intervento tocca undici comuni, il più importante è Moncalieri. Presidente, mi permetto di raccontarle alcune cose del comune di Moncalieri, e le trarrò non dalle posizioni del mio partito, ma dalle posizioni di uno dei partiti di maggioranza, il MoVimento 5 Stelle di Moncalieri. Sul sito del MoVimento 5 Stelle di Moncalieri si legge, come una delle battaglie più importanti condotte eroicamente dai consiglieri di opposizione del movimento, la messa in sicurezza del comune di Moncalieri dalle periodiche inondazioni, che derivano dal fatto che il comune è vicino al Po ed alcuni torrenti. Leggiamo dal sito dei Cinquestelle: non abbiamo sentito utilizzare la parola “vergogna” verso le amministrazioni - questa inclusa - che dal 1994 ad oggi hanno permesso che Moncalieri venisse umiliata e messa in ginocchio per ben tre volte; la parola “emergenza” è stata una delle più inflazionate. Ma come si può parlare di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti) a 22 anni dal primo episodio di esondazione? Chiedo scusa per i colleghi di Forza Italia che hanno difficoltà di udito.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 2,35)

DAVIDE GARIGLIO (PD). Poi: se dal 1994 ad oggi fossero state prese le necessarie contromisure, probabilmente due alluvioni su tre si sarebbero potute evitare, stiamo parlando di mettere in sicurezza un torrente, il Chisola, lungo 40 chilometri, non è mica il Danubio, dicono i Cinquestelle; nascondersi dietro al “non potevamo sapere” o “si è trattato di un'emergenza” o “noi avevamo chiesto a Tizio e Caio non è altro che il preludio alla prossima forse inevitabile alluvione”. “Moncalieri merita di più”, dicono i Cinquestelle. Cosa fa l'amministrazione di Moncalieri? Chiede i soldi allo Stato, e i Governi Renzi e Gentiloni finanziano 10 milioni di euro, 6 dei quali servono per la messa in sicurezza per il canale scolmatore. Cosa fa il Governo del cambiamento? Prende questo progetto, lo arrotola e lo butta nel cestino dell'immondizia.

Passiamo al comune a fianco, al comune di Nichelino, dove il PD non governa, è all'opposizione. Cosa dicono a Nichelino i colleghi Cinquestelle? Si battono per la sicurezza delle scuole, perché un controsoffitto è caduto su una bambina, e l'ha ferita, e una porta è caduta su un bambino, e l'ha ferito; ci sono dei problemi che i Cinquestelle indicano nelle scuole. Dicono: solo poche settimane fa è stato segnalato il distaccamento di una porta del bagno alla “De Amicis” e alla “Walt Disney” le temperature delle aule continuano a essere tropicali; mancano le porte nei bagni dei bambini della “De Amicis”; e i Cinquestelle dicono: su questo non tollereremo oltre e siamo pronti a fare in modo che i riflettori siano sempre accesi, fino a quando tutte le scuole del territorio non saranno messe in sicurezza; noi continuiamo e continueremo a vigilare e a porre domande! E poi chiudono - indovinate con cosa, sono un po' come il collega Fatuzzo – con il loro motto, che è: vergogna! Sapete cosa finanziava il “bando periferie”? La messa in sicurezza delle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sapete cosa ha fatto il Governo del cambiamento? Lo ha cancellato.

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Allora, se guardiamo queste cose e guardiamo quello che oggi leggiamo - dice Mattia Feltri sulla stampa -, e leggiamo tutti i commenti che gli amministratori Cinquestelle hanno fatto in questi anni contro la decretazione d'urgenza - e leggo la dichiarazione di Di Maio…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Leggo allora solo la dichiarazione del politico più autorevole che la mia regione ha dato…

PRESIDENTE. Grazie. La collega De Micheli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno, ma si intende che abbia rinunciato.

La collega Caretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/159.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, in tutte le tematiche fin qui esposte nei vari ordini del giorno si riscontra ancora una volta la volontà di un Governo che, con prove muscolari, non guarda agli interessi e alle criticità dei territori e dei cittadini ma solo agli slogan e ai tweet. Come prima firmataria, avevo proposto questo ordine del giorno rispetto alle difficoltà legate all'obbligo di emissioni delle ricette elettroniche per i veterinari che effettuano anche visite domiciliari in aree difficili, svantaggiate, non servite dalla tecnologia necessaria per questo tipo di innovazione, e che, pertanto, sicuramente si troveranno costretti a chiudere l'attività. Aumenteranno gli oneri per gli allevatori, su cui graveranno i costi di emissione della ricetta elettronica. Ci saranno notevoli disagi nel reperimento dei farmaci, nel caso fosse necessario cambiare il farmaco per eventuali indisponibilità, compresi i farmaci, salvavita. Nel caso in cui, per ovviare a tutto ciò, il veterinario decidesse di dispensare i farmaci ci saranno forti aggravi economici e gestionali, sostenibili esclusivamente da grosse strutture veterinarie, cliniche, ospedali, ma non dalle piccole realtà. Questo Governo non ha dimostrato di avere sensibilità sui temi come i vaccini per i bambini, i fondi per le periferie, gli agricoltori, i terremotati, gli imprenditori, il mondo della scuola, non potevamo sicuramente pretendere che avesse sensibilità per la categoria dei veterinari. Credo sia proprio il caso di dire che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il collega Critelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/86.

FRANCESCO CRITELLI (PD). Signora Presidente, in questa notte di stelle cadenti, per il suo tramite mi rivolgo ai colleghi che hanno fatto massa per postare la foto su Facebook dichiarando che il MoVimento 5 Stelle c'è: potevano risparmiarsi la fatica, perché le immagini ormai stanno facendo il giro del Paese. Del resto, siamo partiti dai cori da stadio “fiume, fiume”, ma probabilmente si riferivano ai fiumi di alcol che stanno scorrendo nei locali notturni di Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dove i deputati del MoVimento 5 Stelle, invece di stare in Parlamento e servire le istituzioni o urlare come se fossimo in mezzo a un gregge, sono andati fuori a bere. E voglio ringraziare i colleghi e le colleghe del gruppo del Partito Democratico, perché, mentre c'è chi offende le istituzioni, noi siamo rimasti qui, senza indietreggiare di un centimetro, senza arrenderci rispetto a un provvedimento che fa compiere al nostro Paese diversi passi indietro. Infatti, Presidente, onorevoli colleghi, il “decreto periferie” - parlo della città in cui ho l'onore e la fortuna di vivere: Bologna -, come hanno detto alcuni colleghi che mi hanno preceduto, ci fa perdere 18 milioni di euro, oltre 40 milioni di euro nel territorio della città metropolitana. Sono interessate tante zone d'Italia, non solo il Mezzogiorno, le cosiddette periferie, dove sono cresciute le percentuali del MoVimento 5 Stelle, ma anche la Lega Nord, perché, per esempio, nel collegio dove sono state eletto, che si chiama collegio di San Giovanni in Persiceto, la Lega, nei comuni che da Bologna vanno verso la pianura ferrarese, è passata dall'1,6-1,7 per cento del 2013 al 18-20 per cento del 2018. Ebbene, io invito quei colleghi che adesso applaudono ironicamente a venire con me, domani, a San Giovanni in Persiceto a dire a quei 27.000 cittadini che 2.800.000 euro per rifare la stazione e recuperare un edificio sono spariti di notte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in pieno stile Banda Bassotti, perché qualcuno ha deciso che tutto ciò che ha fatto il Partito Democratico in quanto tale lo mettiamo in un cassetto e lo buttiamo nel cestino della spazzatura.

Ma io ricordo loro che il sindaco di San Giovanni in Persiceto è un sindaco civico sostenuto da una coalizione di centrodestra. Allora, Presidente, noi qui ci troviamo di fronte a un Parlamento che, con grande arroganza, alla faccia della scatoletta di tonno, alla faccia della democrazia diretta del Ministro Fraccaro, alla faccia della difesa del ruolo delle istituzioni democratiche del Presidente della Camera Fico, che nel gioco degli specchi c'è chi fa il sergente buono e c'è chi fa il sergente cattivo e ogni tanto prova a irretire qualcuno dell'opposizione - non riuscendoci, per fortuna - noi stiamo sottraendo a questo Paese risorse importanti.

Soprattutto le stiamo sottraendo in quei luoghi in cui le forze che oggi costituiscono la maggioranza di Governo hanno ottenuto i loro risultati più alti.

E cosa dire dei vaccini? Cosa dire di questo gioco al massacro nei confronti di tanti bambini. E io voglio completare le mie riflessioni, anche perché la signora Presidente, correttamente, è molto rigorosa nel farci rispettare i tempi. Io voglio dire che, rispetto al dibattito che si è aperto dopo l'incontro del Presidente del Consiglio Conte assieme ai rappresentanti dell'ANCI, non è una parolaccia. Quella che sto per citare, signora Presidente - non lo farei mai, perché l'istituzione è sacrale – è la citazione di un film. La supercazzola del Presidente Conte di oggi pomeriggio, rispetto alla dichiarazione, sembra uno di quei poster che attaccavano in camera, quando eravamo studenti universitari a Bologna: anche oggi studio domani. Perché il Presidente Conte ha dichiarato: noi probabilmente la prossima settimana adotteremo quei provvedimenti che serviranno a capire se riusciremo a fare in modo di scrivere dopo ancora un provvedimento, in cui forse mettiamo le risorse fra tre anni. Il comune di Bologna - e concludo signora Presidente - è pronto ad andare a bando entro dicembre 2018. Siete in grado, chiudendo Facebook e chiudendo Whatsapp e senza magari mandare i messaggi a qualche collega Di governo, di dirci se a Bologna quei bandi li possiamo pubblicare? Sì o no? (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Le chiedo di intervenire solo qualche secondo, prima del mio intervento, sull'ordine dei lavori e lei capirà perché. Se lei me lo consente è sull'ordine dei lavori. Vorrei esprimere il cordoglio del Partito Democratico per il collega Claudio Mancini, che nella serata che si è appena conclusa ha perduto il padre. A nome del gruppo del Partito Democratico, esprimo le nostre condoglianze fraterne (Applausi).

PRESIDENTE. Ovviamente collega, anche la Presidenza si associa. Il collega Fiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/119.

EMANUELE FIANO (PD). Signor Presidente, colleghi, colleghe, membri del Governo, vorrei iniziare con una premessa, ricordando a lei e all'Aula il significato di decreto-legge, cioè un provvedimento provvisorio con forza di legge adottato dal Governo in caso di urgente necessità, la cui efficacia viene meno se non è convertito in legge dal Parlamento. Come ribadito più e più volte da questo gruppo, in questo modo il Parlamento viene privato della sua funzione legislativa, delegando ad un organo, formato da poche persone di opposta provenienza politica, il potere di legiferare.

Ma la beffa più grande è che non è neppure rappresentativo della scelta dei rispettivi elettori, visto che in campagna elettorale i due maggiori partiti che formano questo Governo dichiaravano che mai si sarebbero alleati gli uni con gli altri.

Questo, a parer mio, è una presa in giro nei confronti dei cittadini italiani e degli elettori che li hanno votati, visto che da quando è nato questo Governo, il Governo non ha fatto altro che usare il Parlamento come un organo secondario, atto solo a votare i decreti-legge, proposti dallo stesso. A tal proposito ricordo a lei l'articolo 76 della Costituzione, che recita le seguenti parole. Ascoltate attentamente. L'esercizio della funzione legislativa non può essere - ripeto non può essere - delegato al Governo, se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti. Ma, come si evince da questo decreto, gli oggetti non sono molto definiti.

Per questo, il nostro gruppo ha presentato così tanti ordini del giorno, atti ad arginare questo decreto, che fa acqua da tutte le parti. Questi atti scritti vogliono esprimere una direttiva politica al Governo, per sottolineare gli aspetti specifici della materia in esame, verso i quali indirizzare l'azione governativa. Visto che il Governo sta svuotando il Parlamento di ogni sua funzione, l'ostruzionismo è una delle poche armi che ci rimane, per combattere l'esautorazione del Parlamento.

E finisco citando - ma non sono io che lo cito - Benito Mussolini: regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano. Il nostro gruppo non permetterà che questa frase possa attuarsi e, per questo, lotterà con tutte le forze perché i cittadini non siano illusi.

Forse lei, Presidente Spadoni, ricorderà queste parole, perché queste parole non sono mie.

Furono pronunciate dal suo collega del MoVimento 5 Stelle, Paolo Bernini, nell'occasione che il presidente Fico ha qui citato, come prassi dell'uso della seduta fiume: il 24 luglio del 2013. E queste sono le parole con le quali il MoVimento 5 Stelle criticò duramente, iscrivendo tutti i suoi parlamentari a presentare gli ordini del giorno, uno per ognuno dei membri di quel gruppo, a fare dichiarazione di voto, uno per ognuno dei membri di quel gruppo, e a fare dichiarazione di voto finale, uno per ogni membro di quel gruppo, sostenendo con le parole che io ho letto l'attacco alla democrazia, che veniva da quella scelta della seduta fiume, che voi avete fatto questa sera.

E perché c'è questa scelta oggi, visto che, come abbiamo dimostrato, non c'era una necessità de facto? Ve lo dico io. La scelta è del tutto politica. Il motivo per cui noi siamo qui questa notte a dibattere, quasi da soli, membri dell'opposizione, è del tutto politica. Perché le parole dei due leader dei partiti, che oggi sono confluiti in un medesimo Governo, poche settimane fa erano queste.

Il 16 maggio 2018 Luigi Di Maio, in una trasmissione di Rai Uno, Porta a Porta, disse del partito, di cui adesso è il più fraterno alleato: io sono del sud, faccio parte di quella parte d'Italia a cui la Lega diceva “Vesuvio lavali col fuoco”. Non ho nessuna intenzione di fare parte di un movimento che si allea con la Lega Nord, tutto il resto sono speculazioni giornalistiche.

E rispondeva Matteo Salvini, anzi aveva parlato prima, il 21 febbraio di quest'anno, alla TV di la Repubblica: mai con i Cinquestelle. Io prendo qui un impegno solenne. Chiuse le virgolette.

Voi dovete nascondere le vostre differenze, nascondere il fallimento di questo decreto e avete bisogno di nascondervi nella notte, lasciando soli noi a difendere, in quest'Aula, la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Enrico Borghi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/139.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signora Presidente. Sono personalmente molto lieto che i rappresentanti del MoVimento 5 Stelle siano tornati, sia pure con una sparuta rappresentanza, all'interno di quest'Aula. Perché dall'ascolto, dal dialogo, dal confronto - e a volte anche dallo scontro - si imparano delle cose che poi ci consentono di formare le nostre opinioni e, conseguentemente, anche le nostre valutazioni nel voto.

Vorrei provare a spiegarvi il motivo per il quale, su questo ordine del giorno, che apparentemente potrebbe appunto sembrare una questione del tutto marginale, la data delle elezioni delle amministrazioni provinciali, in realtà, è in corso una sorda guerra di potere all'interno della maggioranza, che voi, colleghi del MoVimento 5 Stelle, state fragorosamente perdendo. Perché, che cosa c'è dietro questo aspetto, che potrebbe apparire burocratico? Ebbene, vi è innanzi tutto la smentita di quello che avete detto in campagna elettorale. Voi sette corsi nelle piazze, dicendo che avreste chiuso con le province, che noi non eravamo riusciti ad abrogare; mentre i vostri partner di Governo hanno promesso, nelle medesime ore, che avrebbero reintrodotto l'elezione diretta dei presidenti delle province e dei consiglieri provinciali, abolendo la legge Delrio.

Nel primo provvedimento che portate a quest'Aula, confermate la legge Delrio - perché evidentemente l'unico modo per stare insieme è mantenere lo status quo – ma, all'interno di questo, il vostro partner di Governo conduce una straordinaria e silenziosa operazione di potere, che, guardate un po', è stata portata all'attenzione dell'opinione pubblica proprio da quella libera stampa, che il vostro leader Di Maio poche ore fa ha minacciato, minacciando di non fare più pagare la pubblicità dalle società quotate in borsa, in cui lo Stato detiene la golden share. Una situazione che ci porta verso l'Ungheria e verso la Turchia e non verso la democrazia liberale. Che cosa ci ha raccontato la libera stampa?

Che questa operazione è sostanzialmente una operazione per consentire alla Lega Nord, anzi alla Lega di Salvini, di potere avere maggiore parte in commedia, tradotto: maggiore possibilità di condizionare gli assetti nell'ambito delle nomine dalla Fondazione Cariplo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). La Fondazione Cariplo, cari amici del MoVimento 5 Stelle, oltre avere uno stato patrimoniale di quasi otto miliardi di euro, è il più grande azionista privato dalla Cassa depositi e prestiti, dopo la Fondazione di Sardegna e dopo la Compagnia di San Paolo, è uno dei più importanti azionisti di Intesa San Paolo, la prima banca d'Italia. Ha, guardate un po', partecipazioni in Bankitalia. Ve la ricordate la vostra battaglia, su quei banchi, contro la presenza in Bankitalia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Ve la stanno facendo sotto il naso, i vostri partner di Governo, cari amici del MoVimento 5 Stelle. E, allora, con questo ordine del giorno noi diciamo una cosa semplice: ripristiniamo delle normali condizioni, che peraltro ci ha chiesto l'Unione delle province italiane, creiamo le condizioni per cui il rinnovo delle province sia al 31 gennaio del 2019, per evitare lo scollamento fra il presidente e il consiglio provinciale in 34 province d'Italia, ma soprattutto riflettete sul fatto che in questo modo, se non voterete questo ordine del giorno e non modificherete questa situazione, voi consegnerete una polizza al vostro alleato, che domani tornerà ad essere il vostro avversario. Fate attenzione perché, nella rincorsa al potere senza un'idea, rischierete di essere mangiati da chi è più furbo, di voi da chi è più forte di voi ed è più in grado di condizionare il sistema dei poteri forti ai quali voi, in maniera surrettizia, state nuovamente creando una condizione di perpetuo gattopardismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANDREA DARA (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, collega Dara?

ANDREA DARA (LEGA). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA DARA (LEGA). Io ho notato che ci sono due ordini del giorno che non sono stati discussi, uno inerente al comune di Ravenna e uno inerente al comune di Piacenza. Questi due ordini del giorno chiedevano che il Governo si impegnasse a dare risorse a questi due comuni. Chiedevo quali sono state le motivazioni del fatto che non sono stati discussi in quest'Aula, chiedo ai colleghi del Partito Democratico…

PRESIDENTE. Collega, mi risulta che nessuno abbia richiesto di illustrarli.

ANDREA DARA (LEGA). Prendo atto, però mi sembra poco serio presentare degli ordini del giorno e poi non discuterli.

PRESIDENTE. È facoltà dei colleghi anche non illustrarli, ecco.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Enrico Borghi, su che cosa?

ENRICO BORGHI (PD). Volevo rassicurare il collega che essendo noi iscritti per le dichiarazioni di voto successive, se avrà la pazienza di attendere, gli forniremo una risposta anche inerente alle questioni da lui sollevate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il collega Plangger ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1117-A/137.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Intervengo appunto in merito all'ordine del giorno n. 137. Il decreto «milleproroghe» non ha rimosso alcuni ostacoli per sbloccare il rilascio e il rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni d'acqua per uso idroelettrico. La montagna, in specifico tutto l'arco alpino, aspetta da tanto qualche intervento del Governo; è tutto fermo in ordine alle grandi derivazioni che dovrebbero finalmente portare qualche beneficio in più anche alla gente di montagna. Si ricorda che l'articolo 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999 n. 79, come modificato, da ultimo, dall'articolo 37 del decreto-legge 22 giugno 2012 n. 83 prevede, al comma 1, una gara ad evidenza pubblica per le concessioni idroelettriche già scadute o in scadenza entro il 31 dicembre 2017 e una proroga di diritto fino al 31 dicembre 2017. Il citato articolo, al comma 2, prevedeva altresì che il MISE, di concerto con il Ministero dell'Ambiente, determinasse con proprio provvedimento, entro il 30 aprile 2012, i requisiti organizzativi e finanziari minimi, i parametri e i termini concernenti la procedura di gara; questo decreto ministeriale non è mai stato emanato. Allo stato risulta in atto una procedura di infrazione della CEE, entro il termine, ampiamente scaduto, del 31 dicembre 2017 non sarebbe più stato tecnicamente fattibile emettere il decreto interministeriale di cui sopra, bandire le gare ad evidenza pubblica e fare l'aggiudicazione, servono almeno da tre a cinque anni per l'individuazione del vincitore della procedura concorrenziale. In questo senso sono da impegnare il Governo a valutare l'opportunità, in una prossima iniziativa legislativa, di fissare quanto prima il termine entro il quale il Ministro sia tenuto a determinare, con proprio provvedimento, i requisiti organizzativi e finanziari minimi, i parametri, i termini concernenti la procedura di gara al fine di consentire la ricognizione dello stato di fatto dalle concessioni di grande derivazione d'acqua ad uso idroelettrico, con l'obiettivo ultimare le gare ad evidenza pubblica entro il 31 dicembre 2022.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno presentati. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (Ore 3)

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Nel ringraziare i colleghi per l'ampio e approfondito dibattito che, tra l'altro, ha avuto un contenuto molto specifico, per cui ogni ordine del giorno è stato presentato senza ripetere argomentazioni, andiamo a dare il parere.

Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mandelli n. 9/1117-A/1, accoglie gli ordini del giorno Ribolla n. 9/1117-A/2, Ferrari n. 9/1117-A/3 e Rampelli n. 9/1117-A/4. Accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Trancassini n. 9/1117-A/5 e Fidanza n. 9/1117-A/6. Accoglie gli ordini del giorno Zucconi n. 9/1117-A/7 e Deidda n. 9/1117-A/8. Accoglie l'ordine del giorno Bucalo n. 9/1117-A/9, con la seguente riformulazione:

«impegna il Governo, compatibilmente con gli equilibri di bilancio, a valutare la possibilità di dare ogni utile supporto agli enti locali affinché possano provvedere alla messa in sicurezza degli edifici scolastici». Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Foti n. 9/1117-A/10. Sull'ordine del giorno Silvestroni . 9/1117-A/11 esprime parere favorevole, premettendo la dicitura «valutare l'opportunità di». Accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Prisco n. 9/1117-A/12 e Giachetti n. 9/1117-A/13. Accoglie gli ordini del giorno Saltamartini n. 9/1117-A/14 e Andreuzza n. 9/1117-A/15. Esprime parere contrario sull'ordine del giorno Montaruli n. 9/1117-A/16. Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Monteroni n. 9/1117-A/17. Esprime parere contrario sull'ordine del giorno Mollicone n. 9/1117-A/18. Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/1117-A/19. Accoglie l'ordine del giorno Rizzetto n. 9/1117-A/20. Accoglie l'ordine del giorno Vitiello n. 9/1117-A/21, con la seguente riformulazione: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di ipotesi di ulteriore riforma o modifica della disciplina vigente». Esprime parere contrario sugli ordini del giorno Schullian n. 9/1117-A/22, Gemmato n. 9/1117-A/23 e Toccafondi n. 9/1117-A/24.

Gli ordini del n. 9/1117-A/25 Noja, n. 9/1117-A/26 Mauri, n. 9/117-A/27 Martina, n. 9/1117-A/28 De Micheli, n. 9/1117-A/29 Del Barba, n. 9/1117-A/30 Delrio, n. 9/1117-A/31 Ceccanti, n. 9/1117-A/32 Cantini, n. 9/1117-A/33 Bordo, n. 9/1117-A/34 Annibali e n. 9/1117-A/35 Ferri, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/36 Sensi, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/37 Berlinghieri, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/38 Piccoli Nardelli, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/39 Scalfarotto, accolto premettendo all'impegno le parole: “compatibilmente con i vincoli di bilancio”.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/40 Rossi, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/41 Quartapelle Procopio, accolto.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/42 Orfini, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/43 Librandi, accolto come raccomandazione.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/44 Carnevali e n. 9/1117-A/45 Siani, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/46 Orlando, favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad assumere le iniziative finanziarie e tecniche affinché il ripristino dell'efficacia delle norme sospese relative alla disciplina delle intercettazioni venga garantito nel termine stabilito dal decreto in esame al 1° aprile 2019”.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/47 Ubaldo Pagano, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/48 Fragomeli, contrario.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/49 Rizzo Nervo e n. 9/1117-A/50 Anzaldi, accolti.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/51 Pellicani, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/52 De Filippo, accolto a condizione che venga espunto il primo impegno.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/53 Verini, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/54 Andrea Romano, accolto come raccomandazione, premettendo all'impegno le parole: “compatibilmente con i vincoli di bilancio”.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/55 Giacomelli, n. 9/1117-A/56 Di Giorgi, n. 9/1117-A/57 Raciti, n. 9/1117-A/58 Miceli, n. 9/1117-A/59 Schirò, n. 9/1117-A/60 Gavino Manca, n. 9/1117-A/61 Carè, n. 9/1117-A/62 Morgoni, n. 9/1117-A/63 Vazio, n. 9/1117-A/64 Mancini, n. 9/1117-A/65 Melilli, n. 9/1117-A/66 Ungaro, n. 9/1117-A/67 Campana, n. 9/1117-A/68 Topo, n. 9/1117-A/69 Losacco, n. 9/1117-A/70 Del Basso De Caro, n. 9/1117-A/71 Padoan, n. 9/1117-A/72 Lepri, n. 9/1117-A/73 Carla Cantone e n. 9/1117-A/74 Lacarra, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/75 Braga, accolto.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/76 De Luca, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/77 Serracchiani, contrario.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/78 Zan, n. 9/1117-A/79 Boschi e n. 9/1117-A/80 Romina Mura, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/81 Cardinale, accolto.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/82 Nardi, n. 9/1117-A/83 Ciampi, n. 9/1117-A/84 Cenni e n. 9/1117-A/85 Pezzopane, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/86 Critelli, accolto.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/87 Dal Moro, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/88 Moretto, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/89 Benamati, contrario.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/90 Marattin, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad emanare con la massima tempestività le norme attuative che stabiliscano requisiti, modalità e condizioni necessarie per l'operatività del fondo, ai sensi dei commi da 1106 a 1109 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018, in favore dei risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto, con l'obiettivo di avviare celermente le procedure di ristoro”.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/91 De Menech, accolto.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/92 Colletti, accolto come raccomandazione, purché riformulato in questo modo: “impegna il Governo, nel primo provvedimento utile riguardante gli eventi sismici occorsi dall'agosto 2016 al gennaio 2017, ad inserire all'interno dell'articolo 17-bis, comma 1, del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2017, n. 45, la possibilità di deroga da parte delle regioni colpite dal terremoto del 2016 al cosiddetto decreto Lorenzin, al fine di farvi ricomprendere tutti quegli ospedali che ricadono nelle province ove è presente almeno un comune all'interno del cratere sismico”.

Ordini del giorno n. 9/1117-A/93 Ianaro, n. 9/1117-A/94 Dadone, n. 9/1117-A/95 Cancelleri, n. 9/1117-A/96 Trizzino, n. 9/1117-A/97 Martinciglio e n. 9/1117-A/98 Azzolina, accolti.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/99 Franceschini, n. 9/1117-A/100 Giorgis, n. 9/1117-A/101 Fregolent, n. 9/1117-A/102 Gariglio, n. 9/1117-A/103 Marco Di Maio, n. 9/1117-A/104 Gadda, n. 9/1117-A/105 Migliore, n. 9/1117-A/106 Boccia, n. 9/1117-A/107 Minniti, n. 9/1117-A/108 Bruno Bossio, n. 9/1117-A/109 Navarra, n. 9/1117-A/110 Madia, n. 9/1117/111 Fassino, n. 9/1117-A/112 Morani, n. 9/1117-A/113 Ascani, n. 9/1117-A/114 La Marca, n. 9/1117-A/115 Lotti, n. 9/1117-A/116 De Maria, n. 9/1117-A/117 Rotta, n. 9/1117-A/118 Rosato, n. 9/1117-A/119 Fiano, n. 9/1117-A/120 Paita, n. 9/1117-A/121 D'Alessandro, n. 9/1117-A/122 Gribaudo, n. 9/1117-A/123 Colaninno, n. 9/1117-A/124 Pagani, n. 9/1117-A/125 Pini e n. 9/1117-A/126 Pizzetti, accolti come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/1117-A/127 Bazoli accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/128 Pollastrini accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/129 Prestipino: è giusto?

PRESIDENTE. Deputata Morani… andiamo avanti.

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/129 Prestipino accolto come raccomandazione. C'è tempo, Presidente.

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/130 Zardini accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/131 Viscomi accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/132 Santelli parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/133 Bellucci parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/134 Fratoianni parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/135 Fassina accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/136 Rostan parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/137 Plangger accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/138 Lorenzin accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/139 Enrico Borghi parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/140 Carfagna accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/141 Bergamini accettato; ordine del giorno n. 9/1117-A/142 Sozzani accettato; ordine del giorno n. 9/1117-A/143 Anna Lisa Baroni accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/144 Sandra Savino accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/1117-A/145 Nevi parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/146 Marin parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/147 Aprea parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/148 Pella accolto come raccomandazione…

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/1117-A/149 D'Attis? Prosegua, prosegua.

MASSIMO GARAVAGLIA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Ordine del giorno n. 9/1117-A/149 D'Attis parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/150 Baldelli accettato; ordine del giorno n. 9/1117-A/151 Fatuzzo parere contrario; ordine del giorno n. 9/1117-A/152 Paolo Russo parere contrario; ordine del giorno n.