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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 27 novembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    in data 25 settembre 2018, il Presidente degli Stati Uniti d'America intervenendo all'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha affermato gli Stati Uniti sono pronti a imporre nuove sanzioni sull'Iran, invitando a tutti i Paesi presenti in Assemblea ad isolare Teheran;

    l'intervento segue la dichiarazione resa dall'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea, che aveva annunciato il 24 settembre 2018 che i Paesi che fanno ancora parte dell'accordo sul nucleare iraniano (il cosiddetto E3/UE+2 – i quattro membri permanenti del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – Cina, Francia, Russia, Regno Unito, più la Germania, e l'Unione europea) introdurranno un nuovo sistema di pagamento per mantenere intatti i rapporti commerciali con l'Iran e bypassare le sanzioni statunitensi;

    questo meccanismo sarebbe finalizzato a facilitare le attività commerciali delle compagnie petrolifere e delle altre aziende di altro genere in Iran, senza dipendere dai mercati statunitensi e in particolare dal dollaro. Un meccanismo che aggirerebbe la disposizione americana che colpisce le aziende europee che operano nel territorio americano nel caso in cui intrattengano relazioni commerciali con l'Iran;

    si tratterebbe di una sorta di «cassa di compensazione» atta a salvaguardare gli interessi economici delle imprese europee che potranno continuare ad avere relazioni commerciali con l'Iran nonostante le sanzioni americane. In sostanza, una società-veicolo speciale farà appunto da cassa di compensazione: quando da uno Stato dell'Unione europea viene importato petrolio dall'Iran, la somma relativa sarà versata a questa società; se in seguito, ad esempio, un'impresa europea vende un'automobile in Iran, il pagamento avverrà attraverso la stessa società veicolo;

    l'annuncio è stato dato a New York dopo la riunione ministeriale dell'E3/Ue+2 e Iran sull'attuazione del piano d'azione globale congiunto dell'accordo sul nucleare iraniano, presieduto proprio dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Mogherini;

    la riunione è avvenuta nel quadro dell'Assemblea generale dell'Onu e i partecipanti hanno riconfermato il loro impegno per la piena ed efficace attuazione del piano in un'atmosfera costruttiva, ribadendo la loro determinazione a proteggere la libertà dei loro operatori economici a perseguire legami commerciali con l'Iran in piena conformità con la risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

    nel mese di agosto 2018, come effetto del ritiro dall'accordo annunciato dal Presidente Trump l'8 maggio 2018, gli Stati Uniti avevano reintrodotto le sanzioni commerciali all'Iran, pregiudicando in maniera significativa anche le attività commerciali delle aziende europee nel Paese;

    la decisione di Trump ha suscitato dure reazioni tra gli altri Paesi che hanno negoziato l'accordo. L'Unione europea, in particolare, ha ribadito la volontà di agire al fine di proteggere un accordo che rappresenta «un elemento chiave del regime globale di non proliferazione nucleare» e che è «cruciale per la sicurezza della regione, dell'Europa e del mondo intero»;

    ad ogni modo, in data 5 novembre 2018, gli Stati Uniti d'America hanno ulteriormente inasprito le sanzioni all'Iran, mentre per il nostro Paese, insieme ad altri 7, è stata concessa una deroga di 6 mesi che consente alle imprese italiane relazioni economiche, che tuttavia subiranno profondi ridimensionamenti per via delle restrizioni imposte alle banche;

    dal 2015, data di conclusione dell'accordo, l'Iran è stato sottoposto a un regime di monitoraggio e sorveglianza – come ribadito da più parti il più completo al mondo – da parte dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), la quale ha più volte verificato la completa e totale adempienza iraniana agli obblighi sottoscritti con l'accordo;

    in aggiunta l'accordo, sebbene fosse relegato al settore del nucleare, restituendo all'Iran il ruolo di interlocutore regionale, ha avuto un positivo effetto anche su altre questioni, come ad esempio per la risoluzione dei conflitti e delle crisi nell'area. Per cui le nuove sanzioni non fanno altro che aggiungere ulteriore caos a una regione già profondamente in crisi;

    nel 2017 l'Italia si è affermata come primo partner commerciale dell'Iran tra i Paesi dell'Unione europea, seguita da Francia e Germania. L'interscambio tra Italia e Iran è cresciuto del 97 per cento rispetto al 2016 arrivando a quota 5 miliardi di euro, mentre Francia e Germania seguono rispettivamente a 3,8 e 3,3 miliardi;

    in particolare, l'Italia rappresenta per l'Iran il primo partner dell'Unione europea per le importazioni (3,4 miliardi di euro), quasi totalmente nel settore petrolifero, e il secondo partner dell'Unione europea per esportazioni (1,7 miliardi) dopo la Germania (2,9 miliardi). Tra il 2013 e il 2016 a ricoprire il ruolo di primo partner commerciale per l'Iran è stata invece la Germania, grazie a un maggior export che ancora oggi è il primo in Europa;

    nel 2017 l'Italia ha recuperato e superato la quota di interscambio con l'Iran precedente le sanzioni (3,6 miliardi nel 2012), pur non riuscendo a raggiungere il picco del 2011 in cui si superarono i 7 miliardi di euro;

    l'accordo sul nucleare iraniano quindi oltre ad aver superato una delle crisi più gravi degli ultimi decenni su un modello positivo di cooperazione, disarmo e non proliferazione nucleare ed aver fatto tornare ad essere l'Iran un attore importante per superare le crisi e i conflitti che crescono sempre più nella regione, è riuscito a dare alle imprese italiane un notevole respiro, rilanciando relazioni economiche e commerciali vitali per il sistema Paese,

impegna il Governo:

1) a sostenere l'iniziativa del cosiddetto gruppo E3/UE+2 e ogni altra iniziativa finalizzata a salvaguardare gli interessi economici delle imprese italiane ed europee e quindi la continuità delle relazioni commerciali con l'Iran, nonostante le sanzioni Usa;

2) a proseguire il dialogo con il gruppo E3/Ue+2 e Iran sull'attuazione del piano d'azione globale congiunto dell'accordo sul nucleare iraniano, anche con riferimento ai principali dossier regionali, per difendere la stabilità dell'ordine mondiale basato su regole condivise;

3) anche considerate le antiche e attuali relazioni politiche, culturali ed economiche dell'Italia con l'Iran, a farsi promotore in sede di Unione europea di un'iniziativa di dialogo regionale per la ricomposizione delle crisi in Medio Oriente, che veda l'Iran come partner strategico insieme agli altri storici alleati e partner.
(1-00081) «Sabrina De Carlo, Cabras, Cappellani, Carelli, Colletti, Del Grosso, Di Stasio, Ehm, Emiliozzi, Grande, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni XII e XIII,

   premesso che:

    nel giugno 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato il report «Time to deliver», contenente una serie di raccomandazioni agli Stati membri per ridurre l'impatto negativo di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri e migliorare la regolamentazione degli stessi;

    il 27 settembre 2018 in sede Onu, su richiesta dell'Italia, è stata adottata una dichiarazione politica, successivamente incorporata nella risoluzione dell'Assemblea generale del 10 ottobre, che non prevedeva queste misure;

    nonostante questo punto di equilibrio raggiunto, in data 12 novembre 2018 si è riunita la seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu nella quale è stata presentata una risoluzione sottoscritta dai sette Stati del gruppo Foreign Policy and Global Health Initiative, Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia;

    tale risoluzione «esorta gli Stati Membri ad adottare politiche fiscali e regolatorie» per indurre i Paesi membri a frenare il consumo, anche tramite l'utilizzo di etichette «a semaforo» da apporre ai prodotti, degli alimenti e delle bevande con le caratteristiche sopra citate;

    tale indirizzo colpirebbe un prodotto agroalimentare italiano esportato su tre, con effetti gravissimi sull'economia nazionale;

    la stessa (ONU) riconosce il valore della «dieta mediterranea», tanto da averla dichiarata patrimonio dell'umanità, suffragata da numerosi studi scientifici che hanno dimostrato come essa sia la dieta che garantisce in assoluto la miglior valenza salutistica,

impegnano il Governo

ad assumere le iniziative di competenza, in tutte le sedi opportune, per la tutela e la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane, al fine di evitare che ad esse vengano applicate sovrattasse o etichette che ne scoraggino il consumo presso il più vasto pubblico.
(7-00116) «Luca De Carlo, Gemmato, Caretta».


   La III Commissione,

   premesso che:

    dal marzo del 2015 in Yemen è in corso una guerra civile, quando le forze ribelli Huthi hanno preso il controllo della capitale, Sana'a, dopo avere deposto l'allora presidente ’Abd Rabbih Mansur Hadi, tuttora riconosciuto dalla comunità internazionale;

    da allora, il regno dell'Arabia saudita – supportato da una coalizione internazionale formata da Kuwait, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Marocco, Senegal, (e in passato anche Qatar, Egitto e Sudan) e con l'appoggio iniziale di Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Francia e Turchia – conduce attacchi e bombardamenti incessanti su città e villaggi yemeniti;

    questa azione militare non ha mai ricevuto un avallo formale o un preciso mandato dell'Onu che tuttavia, attraverso il Consiglio di sicurezza, ha approvato più risoluzioni che non sono riuscite a far cessare le violenze e a dare al via una soluzione negoziata del conflitto;

    secondo quanto affermato da Mark Lowcock, segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite agli affari umanitari e coordinatore dei soccorsi d'urgenza, in Yemen 18 milioni di persone soffrono la fame e si sta diffondendo una tremenda epidemia di colera. Il conflitto ha messo in ginocchio l'economia del Paese, che già prima del conflitto figurava tra le nazioni più povere del pianeta, distrutto le infrastrutture e devastato i servizi pubblici;

    secondo le Nazioni Unite la situazione è peggiorata drammaticamente quando la coalizione guidata dai sauditi e dagli Emirati ha imposto un assedio di un mese dello Yemen poco più di un anno fa. Da allora, le importazioni commerciali di cibo attraverso il porto di Hodeidah si sono ridotte di oltre 55 mila tonnellate al mese, una quantità di cibo sufficiente per soddisfare i bisogni solo del 16 per cento della popolazione del Paese: 4,4 milioni di persone, tra cui 2,2 milioni di bambini;

    l'organizzazione Save The Children, in un rapporto diffuso a ottobre 2018, stima che in Yemen circa 400 mila bambini soffrono di grave malnutrizione e che solo quest'anno oltre 46 mila potrebbero morire prima di aver compiuto il quinto compleanno, mentre circa 85 mila sono i bambini sotto i cinque anni che potrebbero essere morti per fame o malattie gravi dall'inizio dell’escalation del conflitto in Yemen;

    secondo quanto riferito dal «Centro legale per i diritti e lo sviluppo nello Yemen», in 1.300 giorni, i bombardamenti della coalizione guidata dal regime saudita nello Yemen hanno provocato la morte di 15.185 yemeniti, tra cui 3.527 bambini e 2.277 donne e provocato più di 24.000 feriti che hanno potuto avere accesso a medicine e forniture mediche per il blocco saudita. Mentre soltanto a causa dell'epidemia di colera sarebbero morte 2.000 persone;

    sempre secondo il Centro legale, i bombardamenti hanno distrutto 15 aeroporti e 14 porti e danneggiato 2.559 strade e ponti, 781 impianti di stoccaggio e di produzione di acqua e cibo, 191 centrali elettriche e 426 torri di telecomunicazioni, 421.911 case, 930 moschee, 888 scuole, 327 ospedali e centri sanitari, 38 organizzazioni mediatiche, e hanno provocato più di quattro milioni di sfollati;

    un report di esperti pubblicato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite diffuso il 28 di agosto 2018, ha accusato le forze governative dello Yemen, la coalizione a guida saudita che li appoggia, e i ribelli del movimento Huthi di non aver fatto nulla per impedire o ridurre la morte di civili;

    secondo lo stesso report, poi diffuso a settembre dall'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, i Governi dello Yemen, degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita, potrebbero essersi resi responsabili anche di crimini di guerra come stupri, torture, sparizioni forzate e privazione del diritto alla vita;

    anche le milizie ribelli degli Huthi secondo il report, potrebbero essersi rese responsabili di crimini di guerra nel Paese arabo, verso cui, a differenza degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita, è in vigore un embargo sulle forniture di armamenti;

    in data 30 ottobre 2018, il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha chiesto una immediata cessazione degli attacchi aerei condotti dalla coalizione a guida saudita contro i ribelli sciiti Huthi nelle aree popolate da civili e, allo stesso tempo uno «stop» anche agli attacchi condotti dagli Huthi in territorio saudita. Secondo Pompeo: «è arrivato il tempo per la cessazione delle ostilità, inclusi i bombardamenti con missili e droni dalle aree controllate dagli Huthi verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Di conseguenza dovranno cessare anche i raid della coalizione saudita verso le aree popolate da civili nello Yemen»;

    nella stessa data il Segretario della difesa degli Stati Uniti, Jim Mattis, ha invitato le parti in conflitto in Yemen a imporre un cessate il fuoco per intraprendere negoziati di pace entro i prossimi trenta giorni, mentre la Svezia, su indicazione dell'Onu, si è detta pronta ad ospitare i colloqui tra le parti che combattono in Yemen;

    la situazione umanitaria in Yemen è devastante e come raccontano i dati recentemente diffusi, in continuo peggioramento. Occorre uno sforzo affinché tutte le parti in conflitto adempiano alle loro responsabilità consentendo l'erogazione senza impedimenti degli aiuti umanitari, compresi cibo, acqua e medicinali, a favore della popolazione civile;

    è quindi estremamente urgente porre quanto prima fine ai combattimenti e riprendere al più presto significativi e risolutivi colloqui di pace, al fine di rendere lo Yemen, uno Stato pacifico e pluralistico nell'interesse di tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalla etnia o fede e libero dalle ingerenze esterne;

    anche in ragione delle licenze di esportazione di materiali d'armamento italiano all'Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e agli altri Paesi coinvolti nel conflitto, sarebbe opportuno che venissero assunte iniziative per favorire e supportare la riconversione in produzioni civili delle attività delle aziende attualmente interessate alla produzione di armi, anche attraverso l'istituzione di un fondo ad hoc e il rifinanziamento degli incentivi per la ristrutturazione e la riconversione dell'industria bellica e la riconversione produttiva nel campo civile e duale, destinati alle imprese che operano nel settore della produzione di materiali di armamento, ai sensi dell'articolo 6, commi 7, 8, 8-bis e 9, del decreto-legge 20 maggio 1993, n. 149, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n. 237,

impegna il Governo:

   a chiedere, in tutte le sedi competenti, l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in Yemen;

   a sostenere l'iniziativa dell'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen affinché si svolgano colloqui negoziali tra le parti entro novembre 2018 in un Paese terzo, colloqui che affrontino le questioni fondamentali del conflitto, in particolare la smilitarizzazione delle frontiere e il concentramento di tutte le armi pesanti presenti nell'area sotto osservazione internazionale;

   ad avviare, con gli altri partner internazionali, un'azione umanitaria coordinata sotto la guida delle Nazioni Unite per alleviare le sofferenze della popolazione yemenita;

   ad avviare un'iniziativa finalizzata alla previsione da parte dell'Unione europea di un embargo sulle armi nei confronti di tutti i Paesi coinvolti nella guerra in Yemen;

   ad assumere iniziative per impedire, con tutti gli strumenti disponibili, il transito di armi e materiale bellico destinati al conflitto in Yemen in porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, acque territoriali e spazio aereo italiani, da qualsiasi parte essi provengano;

   a promuovere l'istituzione di un'inchiesta internazionale o di un tribunale internazionale per accertare e condannare le responsabilità per i crimini commessi dalle parti in conflitto in Yemen;

   ad assumere iniziative affinché si applichino rigorosamente le disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, e della posizione comune 2008/944/PESC;
(7-00115) «Sabrina De Carlo, Ehm, Cabras, Cappellani, Carelli, Colletti, Del Grosso, Di Stasio, Emiliozzi, Grande, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».


   La III Commissione,

   premesso che:

    il Global compact, ovvero il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare», viene presentato come la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione, nata sulla spinta della dichiarazione di New York, sottoscritta in sede Onu il 5 agosto 2016, e ne traccia gli obiettivi fondamentali;

    il Global compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust Fund, e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;

    il 10 e l'11 dicembre 2018 i Governi del mondo saranno chiamati a firmare il Global compact per una migrazione «sicura, ordinata e regolare» e per i rifugiati, che mira, tramite un approccio multilaterale, a creare un mondo dai confini aperti;

    il Global compact, nella sostanza, è un'iniziativa volontaria di adesione a un insieme di principi giuridici e nasce dalla volontà di promuovere flussi continui, utilizzando motivazioni sia economiche sia demografiche;

    il Global compact, inoltre, crea obblighi crescenti verso gli Stati in ordine ai servizi da fornire agli immigrati, anche a prescindere dal loro status di rifugiato, impedendo di perseguire penalmente chi fornisce assistenza indebita all'immigrazione;

    appare evidente, quindi, come il Global compact non sia altro che l'ennesimo tassello di un progetto volto ad annientare confini, culture ed, in particolare le sovranità nazionali in tema di immigrazione;

    contro questo approccio immigrazionista numerosi Stati si sono già schierati a favore della sovranità nazionale;

    Stati Uniti, Ungheria, Australia e Austria hanno già dichiarato di non voler firmare il Global compact sulle migrazioni;

    a queste nazioni si è aggiunta di recente anche la Repubblica Ceca; secondo l'Esecutivo di Praga, infatti, il testo «non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale e illegale»;

    la soverchia valenza ideologica e politica del Global compact è evidente laddove nei paragrafi 7, 8 e 9 l'immigrazione viene apoditticamente definita come un fattore in grado aumentare il benessere del Paese ospitante;

    l'inaccettabile compromissione della sovranità nazionale in tema di immigrazione è evidente laddove viene sottratta agli Stati nazionali la gestione delle politiche migratorie;

    allo stesso modo è inaccettabile, per chi voglia difendere la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori, che l'assistenza, qualora ideologicamente definita umanitaria, non possa mai essere considerata illegale;

    in ogni caso la sottoscrizione del complesso reticolato di impegni del Global compact, anche laddove genericamente formulati, è tale da comportare un'inaccettabile cessione di sovranità sul tema migratorio;

    è inaccettabile che le migrazioni siano gestite da organismi sovranazionali senza alcun controllo democratico dei cittadini dei singoli Stati;

    non può essere oltremodo condivisa l'impostazione prettamente ideologica del Global compact che sancisce di fatto una sorta di «diritto a migrare»;

    l'Italia patirebbe il prezzo più caro di questa impostazione ideologica sul tema delle migrazioni per la sua posizione al centro del Mediterraneo che la configura fatalmente come gigantesco «molo naturale» per le rotte che provengono dall'Africa;

    l'Italia è, oltretutto, uno dei confini meridionali dell'Unione europea e, in senso lato, del mondo occidentale, e si può quindi, considerare l'Italia la «porta di accesso» alla civiltà occidentale, al suo stile di vita, ai suoi diritti e ai suoi doveri;

    affermare il principio che chiunque possa venire liberamente nella nostra Nazione, quindi in Europa, comporterebbe una vera e propria mutazione genetica della dimensione funzionale del confine – il limes degli antichi romani – inteso non solo come linea di demarcazione dell'ambito territoriale nel quale si esercita la sovranità di uno Stato ma anche come linea di demarcazione tra due civiltà diverse, con i rispettivi tratti caratteristici e le necessarie differenze,

impegna il Governo:

   a non sottoscrivere il Global compact alla Conferenza di Marrakech del 10 e 11 dicembre 2018;

   a promuovere, nella summenzionata Conferenza, un approccio integrato delle politiche dell'immigrazione, dell'asilo, della gestione delle frontiere esterne e del contrasto alla criminalità organizzata transnazionale volto a difendere i confini, l'identità e i valori delle Nazioni d'Europa e della civiltà occidentale;

   a non partecipare al Trust fund che finanzia il Global compact.
(7-00117) «Delmastro Delle Vedove, Meloni, Lollobrigida, Donzelli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dei danni riscontrati in queste settimane a causa del maltempo, si registra una grave criticità per quel che concerne le infrastrutture a supporto della telefonia fissa e mobile;

   si segnala ad esempio il caso dei comuni della Val di Vara e di tutto l'entroterra ligure che, nei giorni di maltempo, hanno avuto enormi difficoltà nella comunicazione anche per affrontare le emergenze dei propri cittadini;

   l'assenza di operatori sul campo e la razionalizzazione degli uffici delle compagnie telefoniche hanno posto in evidenza notevoli difficoltà per il ripristino di un servizio che è indispensabile sotto tutti i punti di vista, a partire da quello dei soccorsi;

   molte utenze sono rimaste isolate anche per giorni;

   più volte le istituzioni locali di questi comprensori territoriali hanno sollevato il problema richiamato in premessa ai gestori di telefonia senza però ricevere tempestiva e adeguata risposta –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per affrontare questa rilevante criticità e assicurare, anche nei confronti delle aree interne e maggiormente isolate, adeguata copertura di rete e manutenzione della stessa, garantendo a queste comunità la piena funzionalità del servizio, per evitare il ripetersi di disservizi che possono, purtroppo, incidere anche sulla tempestività dei soccorsi.
(3-00344)


   PAITA, MURA, QUARTAPELLE PROCOPIO, MORANI, SENSI, BRUNO BOSSIO, SERRACCHIANI, DE MARIA, CARNEVALI, MARCO DI MAIO, NOBILI, MIGLIORE, FREGOLENT, TOPO, GIACOMELLI, BONOMO, CENNI, BORDO, SCHIRÒ, PEZZOPANE, DE FILIPPO, SIANI, ROTTA, RIZZO NERVO, GIACHETTI, DI GIORGI, UNGARO, VISCOMI, ROSSI, CIAMPI, ENRICO BORGHI e LA MARCA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di informazione che alcune persone sarebbero state identificate da agenti di pubblica sicurezza in borghese, solo perché avrebbero cantato «Bella Ciao» in occasione di una iniziativa elettorale del Ministro dell'interno, Matteo Salvini, a Tortolì, in Ogliastra;

   ad essere state oggetto di tale richiesta risulterebbero essere in particolare due avvocatesse, Marcella Lepori e Katia Cerulli;

   alla richiesta di spiegazioni delle due avvocate, gli agenti avrebbero risposto che si trattava di controlli a campione;

   l'Anpi di Sardegna ha provveduto a denunciare l'accaduto segnalando la presenza di un clima preoccupante nei confronti del legittimo dissenso;

   non è la prima volta che da quanto si è insediato il presente Governo, le forze dell'ordine provvedono a identificare partecipanti a manifestazioni regolarmente autorizzate;

   tali identificazioni sembrano agli interroganti assumere il profilo di una inquietante schedatura dei manifestanti –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'accaduto e, considerata la sistematicità con cui si verificano simili episodi, se esistano specifiche direttive circa la identificazione dei manifestanti, impartite dal Ministero dell'interno, in riferimento alle iniziative di dissenso, di un preciso orientamento politico, nei confronti del Governo e di alcuni suoi esponenti e quali iniziative intenda conseguentemente assumere al fine di assicurare ai cittadini l'esercizio del diritto costituzionalmente garantito di manifestare senza dover incorrere in inquietanti identificazioni.
(3-00348)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del crollo del ponte Morandi, in relazione alle diverse emergenze e criticità che si sono venute a determinare per i cittadini della città di Genova, si evidenzia una ulteriore situazione da affrontare con tempestività e urgenza;

   per le mutate condizioni di traffico, per gli abitanti in Via Lungomare Canepa si registrano condizioni di evidente criticità in termini di inquinamento acustico e dell'aria;

   considerata la prospettiva temporale per quel che concerne il ripristino del ponte, i cittadini interessati chiedono soluzioni strutturali in grado di affrontare questa situazione;

   lo stesso commissario di Governo per la ricostruzione del ponte, anche e soprattutto in qualità di sindaco, è a conoscenza di quanto riportato in premessa –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per consentire la realizzazione, con un'integrazione rispetto alle misure emergenziali previste dalla cosiddetta «legge Genova», di una galleria fonoassorbente, anche con l'utilizzo dello strumento della Call europea, in grado di risolvere il rilevante problema per gli abitanti di via Lungomare Canepa.
(5-00996)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 26 ottobre 2015 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 ottobre 2015 recante «Interventi per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate»;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 ottobre 2015 ha recato il bando che, nell'ambito del piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, in attuazione dell'articolo 1, commi 431, 432, 433 e 434 della legge 23 dicembre 2014, n. 190 (legge finanziaria 2015), ha stabilito le modalità e la procedura per la presentazione, da parte dei comuni, di progetti di riqualificazione, costituiti da un insieme coordinato di interventi diretti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale;

   entro il termine del 30 novembre 2015 i comuni hanno presentato 800 progetti di cui 451 inseriti in graduatoria. Il bando stanziava originariamente 200 milioni di euro, poi ridotti a 80 milioni;

   dopo due anni, i primi 46 progetti inseriti nell'elenco sono finanziati con 79 milioni di euro, come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 giugno 2017. Sempre secondo quanto previsto dal summenzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, gli ulteriori progetti potranno essere finanziati con le risorse che saranno eventualmente rese disponibili entro tre anni dalla data di pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale;

   il Governo, che si definisce del «cambiamento», dovrebbe prestare la massima attenzione alla riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate, poiché dallo sviluppo di queste ne deriva un generale miglioramento della condizione di vita di tutti i cittadini della comunità nazionale –:

   quale sia lo stato dell'arte dei progetti ammessi al finanziamento;

   quali siano gli intendimenti del Governo circa il finanziamento di ulteriori progetti già giudicati idonei.
(4-01723)


   PALAZZOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Juventus e Milan si sfideranno il 16 gennaio 2019 a Gedda, in Arabia Saudita, nella gara che assegnerà l'edizione 2018 della Supercoppa italiana;

   l'Arabia Saudita dietro l'esborso di circa 20 milioni di euro ha infatti acquisito il diritto a ospitare 3 delle prossime 5 finali;

   proprio mentre la Francia parla della necessità di sanzioni all'Arabia Saudita a livello europeo e la Germania blocca la vendita di armi a Riad, è quantomeno assurdo, a parere dell'interrogante, che l'Italia decida di far svolgere in Arabia Saudita la prossima Supercoppa italiana;

   tale scelta risulta incomprensibile all'interrogante, specialmente in un momento in cui l'Arabia Saudita si trova al centro dell'indignazione mondiale per la feroce esecuzione del giornalista dissidente Kashoggi, per le atrocità compiute in Yemen e per i diritti umani continuamente calpestati in quel Paese;

   Amnesty International e moltissime altre organizzazioni non governative hanno deplorato questa scelta e il sindacato dei giornalisti Rai continua a chiedere alle autorità sportive e alle due società calcistiche che questa partita non si celebri in quel Paese;

   il mondo dello sport italiano non può e non deve tirarsi indietro rispetto alla condanna unanime nei confronti dell'Arabia Saudita e per questo ha il dovere morale di riconsiderare immediatamente la decisione di giocare la finale di Supercoppa italiana in Arabia Saudita;

   dagli organi di stampa (Ansa del 13 novembre 2018) si apprende che, alla luce delle polemiche sull'opportunità di giocare la Supercoppa italiana in Arabia Saudita, il presidente della Lega Serie A avrebbe parlato con l'ambasciatore italiano a Riad che avrebbe invitato a proseguire con l'organizzazione della partita per una questione di equilibri internazionali –:

   se trovino conferma le notizie riportate dalla stampa con riguardo all'orientamento espresso dall'ambasciatore italiano a Riad circa l'organizzazione dell'evento sportivo di cui in premessa e, in caso affermativo, se il Governo non intenda rivedere tale posizione;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per promuovere – anche nel mondo dello sport, in considerazione della sua capacità di veicolare messaggi sociali – la piena consapevolezza del valore della libertà di espressione e del rispetto dei diritti umani, la cui tutela non è pienamente assicurata in Paesi come l'Arabia Saudita.
(4-01732)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   da quanto emerge da organi di stampa l'ex vicepresidente dell'Ecuador, Jorge Glas, arrestato con l'accusa di corruzione, da ormai trenta giorni è in sciopero della fame per protestare contro le condizioni della sua carcerazione. Jorge Glas, destituito dal suo ruolo di vicepresidente dell'attuale Capo di Stato ecuadoregno Lenin Moreno, è stato incarcerato, in violazione le norme nazionali sulla prigione preventiva, e successivamente condannato in assenza di prove e con l'applicazione di un codice penale in deroga, cioè facendo riferimento ad un antico codice penale con sola la finalità di poter applicare una sentenza più dura che non fosse convertibile ai domiciliari;

   alcuni giorni fa, senza avvertire né i famigliari, né il suo avvocato (come previsto dalla legge) Glas è stato trasferito in un carcere di massima sicurezza, durante la notte e senza la possibilità di portare con sé le proprie medicine. Il carcere dove oggi è detenuto si trova in una zona remota del Paese, è noto per le condizioni degradanti in cui vivono i reclusi, senza acqua corrente, adeguati servizi igienici/riscaldamento, ed è estremamente affollato da esponenti della criminalità comune. Le condizioni attuali di Glas destano molta preoccupazione sia per le condizioni della sua prigionia, sia perdurare dello sciopero della fame;

   l'arresto di Glas si colloca in un clima di repressione e limitazione delle libertà democratiche creato dall'attuale Governo dell'Ecuador. Oltre a Glas, infatti, l'ex presidente Rafael Correa, è vittima di ben quindici procedimenti giudiziari e ha recentemente dichiarato che chiederà l'asilo politico al Belgio. Anche l'ex Ministro degli affari esteri Ricardo Patiño è stato messo sotto accusa per terrorismo per avere organizzato una manifestazione di protesta davanti al carcere dove Glas è detenuto. Inoltre, Fernando Alvarado, ex ministro della comunicazione, è stato costretto all'esilio, dopo che si era rifiutato di collaborare con l'attuale Governo;

   a chiarire ulteriormente gli intendimenti dell'attuale Governo ecuadoregno è intervenuto recentemente il Ministro delle comunicazioni Andrès Michelena che ha dichiarato che: «tutti gli ex funzionari, sia di rango medio che di rango alto, del precedente Governo di Rafael Correa non potranno lasciare il Paese e si ricorrerà all'utilizzo straordinario della prigione preventiva»;

   in questi giorni si sono svolte diverse manifestazioni pubbliche in tutto il Paese che hanno visto un massiccio intervento della polizia e dell'esercito, impegnati a reprimere con violenza la protesta dei manifestanti, tra i quali diversi parlamentari;

   i famigliari di Glas, e diversi attivisti politici per i diritti umani, stanno operando in tutte le sedi internazionali per sensibilizzare i Governi e l'opinione pubblica sulla drammatica situazione dell'ex vicepresidente che sta rischiando la vita, e per evidenziare la situazione politica del Paese nel quale si stanno mettendo in discussione tutte le più elementari garanzie per svolgere una normale vita democratica;

   tra Italia ed Ecuador oltre a esserci attive, importanti e consolidate relazioni commerciali, c'è uno storico legame, alla luce di una radicata presenza della comunità di origine italiana, con oltre 17.000 connazionali, mentre sono oltre 80.000 gli ecuadoregni in Italia –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali siano i suoi orientamenti in merito;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, affinché siano ristabilite nei confronti dell'ex vicepresidente Jorge Glas tutte le garanzie in termini di rispetto dei diritti umani sia con riferimento alle condizioni carcerarie che allo svolgimento di un processo equo, nonché per seguire con attenzione gli sviluppi della situazione in quel Paese;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in sede di Unione europea affinché l'Unione sia parte attiva nel ristabilire in quel Paese le condizioni necessarie per una corretta dialettica democratica.
(2-00190) «Fassina, Fornaro, Boldrini».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il prossimo 10 dicembre a Marrakech, la comunità internazionale adotterà il Global compact for safe, orderly and regular migration (d'ora in avanti Global compact) promosso dalle Nazioni Unite. Si tratta di un insieme di atti che derivano dalla Dichiarazione di New York sui rifugiati e i migranti del 2016, firmata da 190 Paesi;

   l'obiettivo del Global Compact è quello di creare una rete internazionale per un'accoglienza «sicura e di sostegno» di migranti e rifugiati;

   i principi fondamentali a cui esso si ispira sono quelli della lotta alla xenofobia, allo sfruttamento e al traffico di esseri umani, del potenziamento dei sistemi di integrazione, dell'assistenza sanitaria, di programmi di sviluppo, di procedure di frontiera che rispettino la Convenzione di Ginevra del 1951;

   si prevede, inoltre, un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati;

   nel corso dell'incontro tenutosi al Palazzo di Vetro lo scorso 27 settembre, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, e il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, – secondo una nota ufficiale delle Nazioni Unite – «hanno discusso questioni relative alla migrazione e Conte ha espresso il suo sostegno al Global Compact per la migrazione»;

   in occasione della seduta dell'Assemblea, dedicata alle interrogazioni a risposta immediata, della scorsa settimana il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha affermato che: «Per quanto riguarda l'orientamento circa questo accordo detto Global compact, ricordo che il Presidente del Consiglio aveva espresso un orientamento favorevole; in ogni caso avremo un approfondimento in sede di Governo, prima di procedere alla conclusione eventuale dell'accordo stesso, tenendo conto, anche, degli stimoli parlamentari»;

   esponenti delle forze che sostengono il Governo hanno dichiarato nei giorni scorsi che l'Italia non dovrà aderire a questo accordo –:

   quale sia la posizione del Governo italiano in merito al Global compact.
(5-01011)


   SURIANO, SABRINA DE CARLO, CABRAS, CAPPELLANI, CARELLI, COLLETTI, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, GRANDE, OLGIATI, PERCONTI, ROMANIELLO e SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   «è impossibile garantire la stabilità nella regione del Mediterraneo senza la soluzione del problema maggiore che è la questione palestinese», così si è espresso il Ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, intervenendo ai MED Dialogues, il meeting internazionale promosso dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dall'Istituto per gli studi di politica internazionale a Roma, il 23 novembre 2018 a Roma;

   Sergey Lavrov ha ulteriormente aggiunto che «è necessario anche ripristinare il dialogo tra palestinesi e israeliani», aggiungendo che il «problema palestinese si deve risolvere sulla base delle risoluzioni Onu». «Ma anche qui il diritto internazionale viene sostituito da regole non riconosciute a livello internazionale che peggiorano la situazione», rilanciando infine «la proposta di ospitare un incontro tra i leader israeliano e palestinese senza precondizioni»;

   la Russia è parte del Quartetto per il Medio Oriente, con Usa, Ue e Onu, che aveva elaborato la Road Map, un negoziato tra le parti su tutte le questioni, compreso lo status finale da attribuire alla città di Gerusalemme, al momento compromessa dalla decisione unilaterale del Presidente degli Stati d'America, Donald Trump, di spostare l'ambasciata Usa in Gerusalemme, riconoscendola come capitale di Israele;

   è opinione condivisa dagli interroganti che è impossibile garantire stabilità nel Mediterraneo senza la soluzione del conflitto israelo-palestinese: sarebbe un nuovo e rinnovato investimento sulla pace e sulla stabilità non solo del Medio Oriente ma del mondo intero;

   i negoziati sono oramai bloccati da troppo tempo e in questo tempo null'altro è stato fatto se non iniziative unilaterali del Governo di Israele che in questi anni ha moltiplicato gli insediamenti in Cisgiordania, fino ad arrivare all'annessione di Gerusalemme est allo Stato di Israele con il sostegno di partner internazionali che dovevano invece garantire l'applicazione della Road Map;

   occorre quindi avviare quanto prima colloqui diretti, per trovare una soluzione accettabile per tutti e basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite –:

   se il Governo intenda appoggiare la proposta del Ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, di ospitare un incontro tra i leader israeliano e palestinese senza precondizioni per rilanciare il negoziato tra le parti e per arrivare ad una soluzione definitiva del conflitto arabo-israeliano.
(5-01012)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, SCALFAROTTO e DE MARIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   domenica tre unità navali ucraine stavano attraversando, nel Mare d'Azov, lo stretto di Kerch che divide la Crimea dalla Russia e che dopo l'annessione della Crimea, Mosca considera parte del proprio territorio. La Marina russa ha aperto il fuoco, speronato e sequestrato il rimorchiatore. Nel 2014 è stato costruito un ponte che collega fisicamente la Russia alla penisola di Crimea, ma che la comunità internazionale considera «illegittimo»;

   da diversi mesi il bacino vive situazioni di altissima tensione: le navi mercantili che salpano da Mariupol, in Ucraina, vengono, spesso, bloccate per «controlli» da ispettori russi, provocando un rallentamento notevole del traffico commerciale ucraino e costringendo gli operatori portuali ad abbandonare lo scalo di Mariupol;

   Mosca ha considerato l'incidente come «un'invasione di navi militari straniere in acque territoriali della Federazione russa» e i media di Stato russi hanno riportato la notizia definendo lo scontro una provocazione organizzata dall'Ucraina e dai democratici americani per intralciare il prossimo incontro tra Putin e Trump al prossimo vertice del G20;

   Poroshenko ha definito l'episodio «un atto di aggressione volto a intensificare deliberatamente la situazione nel Mar d'Azov» e ha chiesto la condanna internazionale di Mosca e l'imposizione di nuove sanzioni e il Parlamento ucraino ha approvato l'introduzione della legge marziale nelle regioni di confine per 30 giorni;

   il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si è riunito d'emergenza e l'ambasciatore americano, in tale sede, ha chiesto alla Russia di non compiere «azioni illegali» e Trump ha commentato: «Non ci piace quel che sta succedendo, dobbiamo lavorare tutti assieme»;

   il Segretario Generale della Nato ha detto che l'Alleanza «appoggia pienamente la sovranità dell'Ucraina e la sua integrità territoriale»;

   il Parlamento europeo ha recentemente approvato una risoluzione firmata dai cinque maggiori gruppi politici, nella quale è stata chiesta la nomina di un inviato speciale dell'Unione europea per la Crimea e il Donbass, con responsabilità per il Mar d'Azov e la proroga del mandato della Missione di monitoraggio dell'Osce in tale regione;

   l'Ambasciatore ucraino a Roma ha chiesto al Governo italiano di condannare con fermezza l'aggressione russa contro l'Ucraina e unirsi agli sforzi della comunità internazionale per fermare l'aggressione da parte russa –:

   quale sia la posizione italiana in merito alla condanna della suddetta azione russa, alla proroga della missione dell'Osce nel Mar d'Azov e all'eventuale sostegno al rafforzamento delle misure sanzionatorie contro la Russia.
(5-01013)

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la rete consolare italiana all'estero registra da tempo gravi carenze di organico dovute principalmente alle misure di contenimento della spesa pubblica e al blocco del turn over, al punto che nel corso degli anni sono state soppresse numerose sedi periferiche;

   in questo contesto, è infatti possibile rilevare una consistente diminuzione di personale, che ha determinato nell'arco di dieci anni, segnatamente dal 2006 al 2016, il passaggio da 3.996 unità a 2.711, con una incidenza percentuale superiore al 30 per cento; carenze che sono inoltre destinate ad aggravarsi ulteriormente, in ragione del pensionamento al 2020 di circa 400 unità;

   in occasione dell'assemblea plenaria del Consiglio generale degli italiani all'estero, tenutasi a Roma dal 4 al 6 luglio 2018, cui ha partecipato il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperatone internazionale, senatore Ricardo Antonio Merlo, il direttore generale per gli italiani all'estero, dottor Luigi Maria Vignali, ha comunicato l'avvenuta predisposizione di una bozza di convenzione tra il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e i patronati;

   la predetta convenzione avrebbe la finalità di porre rimedio alle criticità connesse all'erogazione dei servizi in favore degli italiani residenti all'estero mediante il ricorso a patronati, ovvero enti gestori privati, sebbene i servizi in questione rispondano a specifiche finalità pubbliche, tali da richiedere personale preposto in forza di un rapporto di impiego con lo Stato italiano;

   l'eventuale ricorso ai patronati per la gestione dei servizi in ambito consolare rischia, inoltre, di pregiudicare la riservatezza e la segretezza delle informazioni trattate, se non addirittura di attribuire a soggetti privati l'espletamento di prerogative tipicamente pubbliche, con l'effetto di compromettere le finalità istituzionali cui i consolati sono preordinati;

   alcune organizzazioni sindacali hanno avuto modo di manifestare la loro ferma contrarietà alla stipula di tale convenzione in quanto lesiva delle funzioni pubbliche proprie del servizio in questione, sollecitando l'adozione di misure volte a potenziare il personale preposto ai consolati;

   a fronte della complessiva situazione emergente, la scelta di ricorrere a enti gestori privati si pone ad avviso dell'interrogante in palese contrasto con il ruolo, le funzioni e gli obiettivi cui la rete consolare è preposta e rischia di pregiudicarne i compiti assegnati in ambito internazionale –:

   se e quando il Governo abbia maturato la volontà di addivenire alla stipula di una convenzione con i patronati per la gestione e l'erogazione di servizi nell'ambito della rete consolare italiana e quali valutazioni siano state svolte con particolare riferimento alla legittimità di detta convenzione rispetto alle funzioni che i consolati sono istituzionalmente chiamati a soddisfare;

   se non ravvisi l'opportunità di adottare le iniziative di competenza per sospendere ogni forma di convenzione con tali enti gestori, avviando conseguentemente adeguate procedure selettive volte al potenziamento del personale in servizio presso i consolati, al fine di coprire il fabbisogno e assicurare la corretta erogazione dei servizi;

   se non intenda fornire un quadro complessivo della dotazione di personale anche in relazione alle attuali carenze, nonché chiarire quali programmi siano stati predisposti al fine di assicurare il corretto svolgimento delle funzioni pubbliche e la loro continuità, nel rispetto delle funzioni cui i consolati sono istituzionalmente preposti.
(4-01725)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta scritta:


   CECCANTI, QUARTAPELLE PROCOPIO, DE LUCA e MARCO DI MAIO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   è in corso da vari mesi, per decisione delle istituzioni europee, una consultazione sul futuro dell'Europa in vista del vertice di Sibiu e delle elezioni europee;

   la Commissione europea, in collaborazione coi vari Governi nazionali, diffonde on line varia documentazione sui relativi esiti nei singoli Stati all'indirizzo web https://ec.europa.eu/commission/future-europe/consultation-future-europe it;

   anche con riferimento agli altri pochi Paesi per i quali non risulta presente documentazione nel sito, a quanto consta agli interroganti, si hanno notizie facilmente reperibili dello sviluppo di una consultazione promossa dai Governi nazionali, con esclusione dell'Italia, nonostante il precedente esecutivo avesse notoriamente avviato un lavoro in tal senso –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere affinché l'Italia non resti l'unico Paese privo di voce in questa consultazione, in particolare con riferimento al Trattato di Dublino e al progettato bilancio dell'Eurozona.
(4-01722)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   CANCELLERI, PIGNATONE, LICATINI e VARRICA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 3 novembre 2018 nel corso del programma «Nemo», su Rai2, Emanuele Pistritto ha rivelato clamorosi episodi di inquinamento del suolo e del sottosuolo con rifiuti industriali provenienti dal petrolchimico dell'Eni;

   Emanuele Pistritto, proprietario e conduttore di pale meccaniche, ora in pensione, per molti anni è stato titolare di appalti nel settore del movimento terra e di materie prime nello stabilimento. Gli scarti della lavorazione della chimica e della raffineria sarebbero stati sotterrati in grandi vasche di oltre 500 metri quadrati e della profondità di 15 metri, a est del petrolchimico. Dentro vi sarebbe stato scaricato di tutto: «Dall'amianto agli anelli di ceramica dei reattori – si autoaccusa il testimone – che mi facevano frantumare con i cingoli delle ruspe»;

   la denuncia di Pistritto si aggiunge a quella fatta da un altro operaio, che ha fatto aprire un procedimento che si è chiuso con l'assoluzione dei vertici Eni. Ma a gennaio 2019 riprenderà un altro processo con 23 imputati tra dirigenti e manager dell'Eni per disastro ambientale di terra, aria, suolo e sottosuolo;

   Gela non è l'unico luogo della Sicilia dove si sono riscontrati questi casi, infatti, nella scorsa legislatura l'interrogante ha presentato due interrogazioni, per sollecitare il Governo pro tempore ad adottare le necessarie misure di competenza per la messa in sicurezza del sito minerario dismesso di Trabonella, in particolare dal rischio derivante dalla presenza di amianto nei materiali depositati presso la miniera –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti sopra riportati e se non ritenga, per quanto di competenza, di promuovere, tramite il comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, una verifica sullo stato dei luoghi di cui in premessa e sul relativo livello di inquinamento ambientale, nonché sulla presenza di materiali dannosi per la salute dei cittadini;

   se, in tale contesto, non ritenga opportuno promuovere, per quanto di competenza, controlli approfonditi sulle condizioni delle falde acquifere nei pressi del sito minerario di Trabonella.
(3-00347)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI e EPIFANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i cartelli alzati dai lavoratori della Sogesid il 5 e il 15 ottobre 2018, durante i presidi, con sciopero di tredici ore, organizzati a Roma, davanti alla sede del Ministero dell'ambiente recitavano: «Morto lavorando nell'ombra», «Io “ero” ambiente», «Cambiamento = licenziamento. Questo è il nuovo Governo»;

   a muovere la protesta è stata la profonda incertezza sul futuro della società, partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, che vede nella sua principale attività l'assistenza tecnica al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   «La mancanza di programmazione delle attività sull'ambiente, le dichiarazioni contraddittorie del Ministero sulle sorti di Sogesid e dei lavoratori, la confusione organizzativa e amministrativa, l'incapacità di sostenere un confronto con il sindacato stanno mettendo seriamente a rischio gli oltre 500 posti di lavoro e l'efficienza delle politiche ambientali per il Paese», scrivono i sindacati. Filctem, Femca e Uiltec di Roma e Lazio sottolineano anche che, nonostante le «dichiarazioni al tavolo del 3 ottobre 2018 fatte dal Ministero e da Sogesid, a oggi non abbiamo atti concreti che confermino la prosecuzione di tutte le attività dell'azienda in normale regime di convenzione, non abbiamo nessuna certezza della stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, nessuna effettiva formalizzazione di concorsi per il Ministero, nessun piano industriale per Sogesid»;

   Sogesid è una società di ingegneria e assistenza tecnica a capitale pubblico, costituita nel gennaio 1994. In un primo periodo ha svolto il ruolo di concessionaria della gestione di alcuni impianti di depurazione nel Mezzogiorno, in seguito ha ampliato le proprie attività occupandosi di interventi di bonifica nei siti di interesse nazionale (Sin), estendendo infine la propria azione a tutti i settori di competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   oggi il suo personale è di 530 lavoratori, di cui 464 a tempo indeterminato, assunti nel 2015, attraverso procedure pubbliche per titoli ed esami, dopo anni di precariato, in gran parte laureati. Di questi, 372 svolgono assistenza tecnica direttamente al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, permettendo il normale funzionamento del dicastero;

   la preoccupazione di lavoratori e sindacati nasce dal fatto che la convenzione quadro del 2015, che permette, tra le altre cose, la «fornitura» dei 350 lavoratori da Sogesid al Ministero, è scaduta nel gennaio 2018, mentre la nuova, che avrà la durata di 18 mesi, non è ancora registrata dalla Corte dei conti. Entro il 2019, dunque, cesserà l'attività di assistenza tecnica di Sogesid, e la società non avrà più le risorse ministeriali per pagare i dipendenti;

   nello stesso tempo, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato il decreto n. 266 del 2018 prevedendo un concorso pubblico per il personale da assumere al proprio dicastero, allo scopo di sopperire alle storiche carenze di organico, senza alcuna internalizzazione o selezione del personale storico di Sogesid, non precisando dunque la sorte di questi lavoratori, cui ha genericamente assicurato che non perderanno la propria occupazione –:

   quale indirizzo sia stato adottato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per rafforzare il coinvolgimento di Sogesid nelle attività in corso e future, al fine di non disperdere il capitale di esperienza e di professionalità;

   quali iniziative siano state adottate dal Governo affinché le competenze in materia di progettazione e di supporto alla pubblica amministrazione garantite da Sogesid possano diventare un'opportunità per altre amministrazioni centrali e locali;

   quali iniziative siano state avviate affinché il patrimonio di esperienza di Sogesid possa rappresentare un'occasione per supportare le amministrazioni pubbliche nella fase di definizione dei programmi finanziati con fondi dell'Unione europea nell'imminente ciclo 2021-2027, soprattutto per quanto attiene alle politiche di sviluppo sostenibile e di tutela del territorio.
(5-00995)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   bambini che sguazzano in acque di scarto industriale e rubinetti dai quali fuoriesce acqua giallastra dal puzzo nauseabondo sono i segnali di un progressivo inquinamento della falda acquifera a Favignana, l'isola dell'arcipelago delle Egadi che, dagli anni Settanta, è alimentata da una centrale termoelettrica a gasolio, come riportato da «Il Fatto Quotidiano» del 26 ottobre 2018;

   a tal proposito, si ricorda che due anni fa la Sea, l'azienda che gestisce la centrale, aveva chiesto lo spostamento dell'impianto in altro luogo sempre situato sull'isola di Favignana, ma l’iter è stato bloccato dal parere negativo della regione siciliana;

   all'epoca, l'azienda presentò un dossier che conteneva anche una relazione tecnica, datata settembre 2014, in cui si ricostruiva la genesi e lo sviluppo di uno sversamento di gasolio che ha penetrato le «rocce permeabili» fino alla falda acquifera. Negli anni Ottanta si era verificato un rilascio di prodotti petroliferi da un serbatoio interrato localizzato nella centrale elettrica;

   nel 1984 il serbatoio è stato rimosso e si è proceduto con la rimozione del terreno impattato. L'incidente sembrava risolto, ma nel 2001 venne di nuovo rilevata la presenza di prodotto petrolifero all'interno di un pozzo industriale localizzato all'interno della centrale. I monitoraggi continuarono fino al 2014 e i tecnici fino all'ultimo test rilevarono una significativa presenza di surnatante (sostanza oleosa galleggiante);

   tale documento prodotto dalla stessa azienda che fornisce l'energia elettrica con fonti fossili alle utenze di Favignana viene elaborato al fine di accedere all’iter autorizzativo per la delocalizzazione dell'impianto industriale; quindi, ne erano a conoscenza tutti gli attori compresi la regione siciliana e il comune di Favignana;

   viene denunciato altresì da un consigliere comunale attraverso un atto di sindacato ispettivo in aula;

   la centrale si trova in contrada Madonna a poche decine di metri dalla costa e da residenze che utilizzano i pozzi artesiani. L'intera area è stata perforata per estrarre i campioni di acqua e monitorare la presenza degli olii. Le attività dell'impianto, però, non si sono mai fermate, anche perché risulta essere l'unica fonte di energia elettrica non essendo interconnessa a terra ferma. Sono evidenti due grossi tubi neri che portano acqua industriale direttamente in mare. Qui, nonostante il cartello di divieto di balneazione, si tuffano turisti e famiglie. Le chiamano «terme calde», ma non sanno che potrebbero essere tossiche –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non intenda avviare immediatamente, anche per il tramite del Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente e in collaborazione con la regione siciliana, un'azione di monitoraggio delle acque e delle emissioni in atmosfera in modo da verificare se nel territorio di Favignana insistano eventuali pericoli per la salute dei cittadini, dei turisti e l'ambiente.
(5-00997)


   LICATINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in Italia dal 1° gennaio 2018 è stata vietata la commercializzazione dei sacchetti di plastica non conformi alla legge 3 agosto 2017, n. 123 («decreto Mezzogiorno»), che con l'articolo 9-bis dà attuazione della direttiva 2015/720/Ue sulla riduzione dell'utilizzo di plastica in materiale leggero;

   la legge dispone che anche i sacchetti ultraleggeri (rectius: borse di plastica in materiale ultraleggero) devono essere biodegradabili e compostabili, ai sensi della norma armonizzata UNI En 13432/2002, nonché realizzati con materie prime rinnovabili ai sensi dello standard tecnico UNI CEN/TS 16640 come previsto nell'articolo 226-ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

   secondo un'indagine di Altroconsumo la metà dei sacchetti in circolazione sarebbe «fuori legge», in quanto non rispetta i requisiti minimi di legge che prevedono – come detto – la biodegradabilità, la compostabilità e l'impiego di almeno il 40 per cento di materia prima rinnovabile per quelli monouso destinati a contenere e trasportare alimenti. Sempre secondo l'indagine nei mercati i sacchetti non vengono quasi mai fatti pagare, come invece prevede la legge, e non compaiono mai sullo scontrino;

   il volume di affari che sfugge alla legalità è stimato da Assobioplastiche in circa 140 milioni l'anno, che in termini di costo ambientale significa 50 mila tonnellate di plastica messa in circolo e destinata ad andare a peggiorare le condizioni dei corsi d'acqua;

   dall'inizio del 2017 sono stati sequestrati 15 milioni di sacchetti in tutta Italia ad opera della polizia locale, dei Carabinieri e della Guardia di finanza coordinata dal gruppo anticontraffazione;

   la grande distribuzione è immune dal business delle buste illegali che invece dilaga nella miriade di piccoli produttori, distributori, ambulanti e commercianti;

   secondo un'inchiesta pubblicata sul giornale La Stampa del 4 novembre 2018 dietro al sacchetto di plastica illegale ci sarebbero due tipologie di filiera: quella del cosiddetto semplice mercato nero presente soprattutto al Centro-nord ma estesa anche al Sud e quella controllata dalla criminalità organizzata, la cui presenza nel business degli shopper è acclarata in Campania e in Sicilia –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Governo intenda, attraverso l'ausilio del Comando Carabinieri per la tutela ambientale (Ccta), anche in collaborazione con la Guardia di finanza e la polizia locale, predisporre un controllo più diffuso e capillare sulle violazioni in tema di commercializzazione e circolazione dei sacchetti di plastica illegali;

   se non si intenda istituire presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una cabina di regia per il monitoraggio delle violazioni in tema di diffusione di imballaggi illegali, segnatamente in tema di imballaggi che non rispondano ai requisiti di cui alla richiamata legge n. 123 del 2017 e alla individuazione delle soluzioni più idonee a debellare i fenomeni di commercio illegale;

   se non s'intendano adottare iniziative per destinare, ai comuni interessati, i proventi, o almeno una quota di essi, derivanti dalle sanzioni emesse per le irregolarità riscontrate in tema di difformità dei sacchetti di plastica finalizzandoli a interventi per il potenziamento delle attività di controllo e salvaguardia dell'ambiente.
(5-00998)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa, presentato nella scorsa legislatura dal Ministro Pinotti alle Commissioni riunite III e IV della Camera e del Senato e previamente illustrato al Consiglio supremo di difesa, non ha delineato chiaramente gli obiettivi per la sicurezza internazionale e la difesa. Tali obiettivi hanno il fine ultimo di definire le linee fondamentali della politica strategica finalizzata a garantire la sicurezza del Paese, nell'ambito del sistema di alleanze e di quello internazionale;

   la parte più critica — riguardante il riordino dei vertici, la loro nomina e la durata del loro mandato — ha suscitato e suscita ancora oggi moltissime perplessità. Va inoltre considerato che i programmi di ammodernamento della difesa continuano a procedere con eccessiva e spesso immotivata lentezza;

   risulta, infatti, all'interrogante che si sia proceduto all'acquisizione di mezzi che sono considerati già superati prima del termine dei programmi di acquisizione. Ciò a causa di «modifiche dei programmi» del Ministero della difesa, di eccessiva diluizione dei tempi di approvvigionamento e talora di sospensione dei finanziamenti, come quelli relativi al veicolo blindato serie Dardo (nella scorsa legislatura);

   questi comportamenti mal si conciliano con un'oculata gestione delle risorse pubbliche destinate al comparto;

   è necessario, altresì, garantire investimenti in progetti (ad esempio case, caserme e altro) individuando obiettivi strategici nazionali, per determinare una politica della difesa che abbia una prospettiva almeno a medio termine, come messo in atto dai maggiori partner italiani con i quali la politica di sicurezza del nostro Paese deve necessariamente armonizzarsi;

   la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) ha ridotto notevolmente gli stanziamenti economici per la Difesa. Questo fatto risulta molto preoccupante per il sistema nazionale della difesa italiana che ha sempre garantito, con la professionalità dei suoi militari, tra l'altro impegnati in diverse missioni internazionali, prestigio al nostro Paese a livello internazionale;

   non si intravede pertanto un piano strategico nazionale della Difesa che possa competere a livello europeo ed internazionale –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare per attenuare gli inevitabili effetti negativi innescati dalle ridotte risorse disponibili, in un momento in cui, ad esempio nell'ambito della Nato, si richiede un sensibile incremento qualitativo, quando non anche quantitativo (come nel caso della presenza multinazionale nell'area Baltica) alle Forze armate italiane, che continuano a contribuire significativamente al prestigio e alla considerazione del nostro Paese in ambito internazionale.
(5-01014)


   ROBERTO ROSSINI, CORDA, ARESTA, CHIAZZESE, DALL'OSSO, DEL MONACO, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE e GALANTINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'ex caserma di fanteria «Giuseppe Paolini» di Fano (PU), dismessa nel 2000 in seguito alla soppressione del 121o Reggimento «Macerata», è un immobile di proprietà dell'Agenzia del demanio; attualmente la compagnia dei Carabinieri di Fano è allocata in uno stabile di proprietà privata dato in locazione per un canone che ammonta a quasi 290.000 euro annui, ove sono occupati una cinquantina di militari;

   nel 2017, il provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Toscana, le Marche e l'Umbria ha aggiudicato l'appalto del servizio di verifica tecnica dei livelli di sicurezza sismica e del servizio di progettazione definitiva ed esecutiva finalizzato alla ristrutturazione dell'ex caserma «Paolini», da adibire a nuova sede del comando della compagnia dei Carabinieri di Fano, prevedendo la ristrutturazione delle palazzine denominate «Palazzi» e «Verrotti», costituenti la parte meno pregiata;

   tale soluzione risulta lesiva del decoro dell'Arma e inadeguata alle esigenze dei militari, a causa dell'inidoneità degli spazi e per l'impossibilità di garantire un sistema di vigilanza;

   un'ipotesi di speculazione edilizia adombrata in passato prevedeva la cessione a privati delle aree più prestigiose dell'ex caserma «Paolini» e la loro riconversione in appartamenti e locali commerciali dall'elevato valore di mercato, dovuto alla presenza del Comando dell'Arma nello stesso complesso;

   nel processo decisionale relativo alla futura collocazione della compagnia dei Carabinieri, è mancato, a parere degli interroganti, un serio coinvolgimento delle istituzioni locali e della cittadinanza, che avrebbero potuto evidenziare come, in ogni caso, gli spazi dell'ex caserma «Paolini» non rappresentano la sistemazione ideale per i militari;

   gli interventi di ristrutturazione, il trasloco e il conseguente insediamento presso una nuova sede comportano comunque costi non trascurabili –:

   se il Governo intenda effettuare una valutazione costi-benefici che metta a confronto l'ipotesi di trasferimento del comando dei Carabinieri di Fano e quella di acquisto della caserma attualmente utilizzata, sita in Via Carlo Pisacane, assumendo, ove ricorrano i presupposti, le opportune iniziative affinché il comando di cui in premessa sia eventualmente trasferito in una struttura diversa da quella già individuata, che risponda a requisiti di decoro, sicurezza e riservatezza adeguati alle esigenze dell'Arma.
(5-01015)


   DEIDDA e FERRO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con regio decreto n. 2544 del 17 novembre 1932, è stata per la prima volta introdotta nell'ambito del personale dell'Esercito la figura dell'aiutante di sanità, il quale coadiuva il sottufficiale infermiere e l'ufficiale medico nelle attività medico-sanitarie, e successivamente, con decreto ministeriale del 12 dicembre 1990 tale figura è stata equiparata alla figura dell'infermiere generico;

   la suindicata figura professionale svolge, in particolare, le seguenti attività: rilevazione di parametri vitali, compilazione di documenti a carattere clinico, supporto all'infermiere nelle attività addestrative e cliniche basiche, trasporto di materiale biologico, cura dei degenti, sterilizzazione della strumentazione medica, redazione dello scadenziario farmaci, verifica delle scadenze relative alle idoneità periodiche e alle profilassi vaccinali;

   con circolare n. 6003, pubblicata il 14 settembre 2018, recante «Specializzazioni, incarichi principali e posizioni organiche dei graduati e dei militari di truppa (ex Circ. O/Grd/Tr)» lo Stato Maggiore dell'Esercito ha abrogato tale figura professionale, facendola confluire in quella diversa ed ulteriore di operatore informatico, senza, tra l'altro, prevedere alcun adeguato regime transitorio;

   l'operatore informatico nulla ha a che vedere con le mansioni svolte dall'aiutante di sanità e tale decisione potrebbe comportare l'esposizione dell'amministrazione ad un consistente contenzioso, in quanto, per sopperire alle esigenze della medesima amministrazione, il personale risulta comunque impiegato nelle precedenti mansioni;

   lo svolgimento di attività sanitaria ad opera del suddetto personale, nel nuovo inquadramento professionale, sembra comportare l'inosservanza dell'articolo 12, comma 1, della legge n. 3, dell'11 gennaio 2018, con conseguente violazione dell'articolo 348 del codice penale il quale prevede espressamente che chiunque abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 10.000 a euro 50.000 –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere per consentire la reintroduzione della figura dell'ausiliare di sanità e/o comunque tutelare il personale dalle eventuali conseguenze, anche di carattere penale, che potrebbero derivare dall'esercizio delle vecchie mansioni.
(5-01016)


   PAGANI, CARÈ, LOTTI, ROSATO, ENRICO BORGHI, LOSACCO e DE MENECH. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo aeronautico Piaggio Aerospace, occupa circa 1.300 lavoratori tra la sede principale e l'indotto, ed è impegnato sul versante dell'aviazione civile e militare, specializzato nella produzione del velivolo commerciale P.180 e del velivolo a pilotaggio remoto P.1HH, un drone progettato per scopi militari e per la sorveglianza e la ricognizione aerea, marittima e del territorio;

   il gruppo è attualmente di proprietà del Fondo Mubadala di Abu Dhabi, che nel 2017, in conseguenza del nuovo piano industriale approvato dall'azienda, ha rifinanziato la Piaggio Aerospace con oltre 250 milioni di euro. Partner principale della Piaggio Aerospace nel programma per la produzione e la vendita dei droni è Leonardo;

   il programma dei velivoli a pilotaggio remoto P.1HH e lo sviluppo del drone P.2HH, evoluzione del modello attualmente in produzione, appare strategico;

   l'atteggiamento del Governo che appare agli interroganti attendista nel definire le proprie intenzioni relativamente al programma dei droni, ha destato preoccupazione anche nella proprietà Mubadala e tra i lavoratori della Piaggio Aerospace;

   i lavoratori, entrati in stato di agitazione, hanno incontrato il presidente della regione Liguria e altri rappresentanti delle istituzioni locali. Il prossimo 7 dicembre 2018 è stato convocato al Ministero dello sviluppo economico il tavolo sulla vicenda Piaggio Aerospace;

   il via libera al programma pluriennale per la produzione dei droni, che distribuirebbe i finanziamenti sui 15 anni a venire, garantirebbe la sopravvivenza dell'azienda e il mantenimento del livello occupazionale –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di assicurare la realizzazione del programma pluriennale per la produzione e la vendita di 20 droni da parte di Piaggio Aerospace, anche al fine di garantire la sopravvivenza di un'azienda che, come ha affermato lo stesso Ministro interrogato in Senato, rappresenta un'eccellenza nazionale nell'industria di settore.
(5-01017)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   GIACOMONI, BERGAMINI, BIGNAMI, BARATTO, MARTINO, BENIGNI, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo lo studio «Software & web companies» realizzato nel 2017 da Mediobanca, tra il 2012 e il 2016 grandi operatori della cosiddetta Internet economy avrebbero versato circa 46 miliardi di euro di tasse in meno grazie al ricorso alla tassazione in paradisi fiscali e ai vari sistemi di elusione fiscale. Un risparmio di 11,5 miliardi nel solo 2016. Secondo il citato report nel 2016 Microsoft, ad esempio, avrebbe risparmiato 3,6 miliardi di euro (4,5 per cento del fatturato), Alphabet 2,5 miliardi (2,9 per cento e Facebook 1,5 miliardi;

   dal dicembre 2012 gli agenti del gruppo «Tutela entrate» della Guardia di finanza di Milano hanno avviato su richiesta della Procura un'indagine per chiarire se Facebook abbia nascosto al fisco una «stabile organizzazione» omettendo così di versare in Italia le tasse sui redditi ottenuti dalla pubblicità, in favore di Paesi dove la tassazione è molto più favorevole;

   il periodo fiscale in cui la Guardia di finanza ha condotto l'indagine è compreso tra il 2010 e il 2016 e si è chiuso nel giugno 2018 con la contestazione di 296,7 milioni di euro di redditi prodotti da Facebook Italy srl non dichiarati e ben 54 milioni di euro di omesso versamento, da cui scaturiscono sanzioni per 100 milioni di euro;

   è notizia del 22 novembre 2018 che, cadendo l'accusa di «stabile organizzazione», alla società italiana del colosso dei social network è contestato il trasferimento di servizi e denaro a società estere dello stesso gruppo Facebook al fine di ottenere un vantaggio fiscale, a detrimento delle casse pubbliche del nostro Paese;

   a fronte di tale contestazione Facebook ha concluso un accordo con l'Agenzia delle entrate per il versamento di 100,4 milioni di euro quale «accertamento con adesione» a copertura di tutto il periodo 2010-2016 e comprensivo di tutte le varie voci di imposta e reddito. Purtuttavia, non sono chiari i criteri agli interroganti in base ai quali sia stata individuata la somma con cui sia stato raggiunto detto accordo e se la somma versata escluda qualsiasi altro onere a carico della società nei confronti del fisco italiano –:

   quali elementi si intendano fornire rispetto alle questioni evidenziate in premessa, chiarendo quali iniziative il Governo intenda assumere in futuro in casi analoghi sotto il profilo del regime fiscale da applicare, considerata quelle che gli interroganti giudicano la rilevante disparità di trattamenti tra quello – di estremo favore – riservato alle grandi società del web e quello, evidentemente non di favore, riservato ai contribuenti italiani.
(5-01007)


   FREGOLENT, FRAGOMELI, COLANINNO, DEL BARBA, LIBRANDI, MANCINI, TOPO e UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il sottosegretario per l'economia e le finanze Laura Castelli ha convintamente sostenuto negli studi di Porta a Porta, in risposta alle dichiarazioni dell'ex Ministro dell'economia e delle finanze Piercarlo Padoan, che non sussisterebbe, in nessun caso, una correlazione tra il rialzo dello spread Bund-BTp e il livello dei tassi sui mutui erogati dalle banche nazionali;

   il rialzo dello spread registrato da fine maggio 2018 non ha, effettivamente, un impatto sull'andamento dei tassi Euribor a cui sono indicizzati i mutui a tasso variabile, dunque non risulterebbe esserci stato alcun rincaro della rata per chi ha già stipulato un mutuo a tali condizioni;

   sembra, però, fondata l'ipotesi secondo cui un rialzo prolungato dello spread possa nei fatti avere nel medio periodo il potere di spingere le banche ad aumentare i costi dei «nuovi» mutui: la conseguente crescita dei tassi obbligazionari impatta negativamente sul costo di raccolta del denaro delle banche e sulla gestione della tesoreria, tanto da poter indurre la scelta, da parte di ogni istituto, di ampliare conseguentemente il margine lordo dell'operazione di finanziamento;

   in base ai dati pubblicati nell'ultimo rapporto mensile dell'Associazione bancaria italiana (Abi) i tassi sui nuovi finanziamenti sono aumentati: fra settembre e ottobre, il tasso medio sulle nuove operazioni per l'acquisto di abitazioni è salito dall'1,80 all'1,87 per cento, mentre il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese ha subito un incremento ancor più significativo, passando dall'1,45 all'1,6 per cento;

   i tassi medi dei prossimi mesi saranno in grado di evidenziare se siamo dinanzi ad uno scenario ancor più preoccupante, ma c'è da dire che è risultata altresì in frenata, pur rimanendo positiva, la crescita degli impieghi a famiglie e imprese, prefigurando il rischio, all'orizzonte, di una nuova fase di credit cruch, nel caso in cui lo spread resti alto;

   occorrerebbe chiarire se quanto sostenuto dal sottosegretario all'economia Castelli sia in linea con gli orientamenti del Governo o se invece non si ritenga che il rincaro sul costo del debito di famiglie e imprese sia anche legato al perdurante aumento del costo del debito pubblico nazionale –:

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per far fronte alle condizioni economiche di sfavore con cui si confrontano i risparmiatori che stipulano un nuovo finanziamento, o che decidono di fare una surroga su un mutuo esistente, e per scongiurare una eventuale nuova fase di credit cruch.
(5-01008)


   CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nonostante i mesi di agosto e dicembre si caratterizzino nel calendario come mesi di ferie e festività, sotto il profilo fiscale sono quelli connotati dalle maggiori scadenze e dai maggiori adempimenti per contribuenti e professionisti;

   il mese di agosto 2018, ad esempio, è stato contraddistinto da una serie di scadenze fiscali, tra le quali il versamento dell'Iva del secondo trimestre del 2018, il versamento tramite F24 dei contributi, ritenute ed Iva di luglio 2018, il pagamento della seconda rata del 2018 dei contributi Inps di artigiani commercianti, il versamento delle rate scaturite dalla Dichiarazione dei redditi 2018 per l'anno 2017 persone fisiche, società di persone e soggetti Ires per i titolari Iva e il versamento della rata Iva per l'anno 2017 risultante dalla dichiarazione Iva 2018;

   il calendario fiscale di agosto 2018 si è chiuso con la data del 31: i contribuenti non titolari di partita Iva hanno provveduto al versamento dell'Irpef, della cedolare secca e delle addizionali;

   anche il mese di dicembre 2018 sarà caratterizzato da una serie di incombenze fiscali in prossimità delle festività natalizie;

   in particolare, il 15 dicembre 2018 scadrà il termine per l'annotazione delle fatture del mese di novembre e per l'annotazione nel registro dei corrispettivi degli incassi dell'intero mese precedente qualora risultino dall'emissione di scontrini e/o ricevute fiscali;

   entro il 17 dicembre 2018 occorrerà procedere con il pagamento del saldo Imu e Tasi e delle ritenute dell'Iva del mese di novembre;

   entro il 27 dicembre 2018 si dovrà procedere al versamento dell'acconto Iva 2018, alla predisposizione degli elenchi riepilogativi mensili delle cessioni e degli acquisti intracomunitari relativi al mese precedente ed al versamento dell'acconto Iva per il mese di dicembre da parte dei contribuenti mensili e per il quarto trimestre da parte dei contribuenti trimestrali;

   infine, il 31 dicembre 2018 scadrà il termine per il versamento dell'imposta di registro – pari al 2 per cento del canone annuo – relativa ai contratti di locazione decorrenti dal 1° giorno del mese –:

   se non ritenga opportuno assumere iniziative volte a rivedere, nell'ambito del percorso intrapreso di avvicinare i contribuenti al fisco, le scadenze fiscali previste in prossimità di mesi di ferie e/o di festività, stabilendo uno slittamento delle stesse ovvero la fissazione di nuove date.
(5-01009)


   TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Corte di Cassazione a sezioni unite, con la sentenza n. 23397 del 17 novembre 2016, ha sancito che i crediti della pubblica amministrazione (ivi compresi quelli di natura erariale vantati dall'Agenzia delle entrate e quelli a carattere contributivo pretesi dall'Inps) si prescrivono nel termine di cinque anni, a meno che essi non siano stati accertati con una sentenza definitiva di condanna a carico del debitore;

   tale decisione consegue ad un orientamento consolidato da parte dei giudici di Piazza Cavour, secondo i quali, decorsi i termini per l'impugnazione, i crediti erariali esposti negli atti di accertamento e riscossione divengono definitivi, ossia non più retrattabili da parte del contribuente. Circostanza che, però, non ne determina l'assoggettamento al termine di prescrizione ordinario decennale, ai sensi dell'articolo 2953 del codice civile, proprio in quanto privi della validazione giudiziale derivante da una sentenza o decreto ingiuntivo che sola potrebbe giustificare tale maggior aggravio;

   la posizione espressa dagli Ermellini si colloca inoltre nel solco già tracciato, in precedenza, dai giudici della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 280 del 2005, avevano statuito che non è consentito «lasciare il contribuente assoggettato all'azione esecutiva del fisco per un tempo indeterminato e comunque, se corrispondente a quello ordinario di prescrizione», l'arco temporale di potenziale riscossione del credito erariale non può e non deve apparire «certamente eccessivo e irragionevole»;

   nonostante le chiare indicazioni operative fornite dalla Corte di Cassazione, accade, tuttavia, di frequente che l'Agenzia delle entrate – Riscossione non riconosca la prescrizione quinquennale dei crediti che non sono stati oggetto di sentenze passate in giudicato, lasciando dunque i contribuenti esposti al più ampio termine decennale, in contrasto, dunque, con la prefata decisione dei giudici –:

   se il Ministro interrogato non reputi opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a chiarire il carattere quinquennale della prescrizione applicabile ai crediti della pubblica amministrazione che non sono stati oggetto di sentenze definitive affinché sia data definitivamente attuazione ai principi stabiliti nella sentenza della Corte di Cassazione n. 23397 del 17 novembre 2016.
(5-01010)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interrogazione a risposta immediata:


   TROIANO, ANGIOLA, BOLOGNA, CASA, COSTANZO, D'ARRANDO, LAPIA, LATTANZIO, LOMBARDO, MARAIA, MENGA, NAPPI, NITTI, PARENTELA, ROMANIELLO, ROBERTO ROSSINI, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TESTAMENTO e VILLANI. – Al Ministro per la famiglia e le disabilità. – Per sapere – premesso che:

   secondo la legge 5 febbraio 1992, n. 104, la Repubblica garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona disabile e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società e previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona disabile alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali;

   sempre per la stessa legge, articolo 23, l'attività e la pratica delle discipline sportive sono favorite senza limitazione alcuna. E le regioni e i comuni, i consorzi di comuni e il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) realizzano, in conformità alle disposizioni vigenti in materia di eliminazione delle barriere architettoniche, ciascuno per gli impianti di propria competenza, l'accessibilità e la fruibilità delle strutture sportive e dei connessi servizi da parte delle persone disabili;

   con la legge 15 luglio 2003, n. 189, «Norme per la promozione della pratica dello sport da parte delle persone disabili», si individua la Federazione italiana sport disabili quale Comitato italiano paraolimpico per l'organizzazione e la gestione delle attività sportive praticate dalle persone disabili;

   la pratica sportiva più volte ha ottenuto validazioni scientifiche sul ruolo sociale e psicologico per migliorare le condizioni di vita delle persone disabili e questo può generare risultati positivi per quanto riguarda le politiche di integrazione e di compliance del paziente;

   la pratica sportiva si è dimostrata un'azione virtuosa per il contenimento delle spese sanitarie e per l'efficientamento dei servizi socio-sanitari offerti –:

   quali iniziative, anche in sinergia con le regioni, le province autonome e i comuni, si intendano porre in essere per sviluppare le politiche dello sport per disabili sul territorio nazionale.
(3-00352)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Modena è una struttura inaugurata nel 1991, costituita da dodici sezioni detentive maschili e una femminile e comprende sei sale colloqui, aree verdi, ludoteca, campo sportivo, palestra, diverse aule, teatro, due biblioteche, locale di culto e due laboratori;

   secondo i dati aggiornati al 30 gennaio 2017, il personale era sottodimensionato: dei 279 posti previsti, di cui 257 di polizia penitenziaria, erano effettivi solo 220, di cui 204 di polizia penitenziaria; mentre in termini di presenza di detenuti, la struttura era sovraffollata, in quanto, sui 369 posti regolamentari disponibili, erano presenti 487 detenuti;

   oltre a questa problematica, si aggiungono criticità strutturali, in particolare quelle relative: al ripristino della funzionalità degli impianti antiintrusione e antiscavalcamento del muro di cinta e all'installazione di telecamere; a un sistema di videosorveglianza dei reparti detentivi del padiglione principale all'automazione dei cancelli del padiglione principale, ai dispositivi di protezione individuale e strumenti di comunicazione; alla ristrutturazione di 2 garitte; all'adeguamento della prevenzione incendi per il gruppo elettrogeno; alla soluzione per le infiltrazioni di acqua piovana nei locali dell'impresa di mantenimento e nella sala teatro, nella cappella, nell'ex falegnameria, nel reparto semilibertà; al gruppo Ups del nuovo padiglione detentivo, al ripristino del funzionamento di 9 cancelli del nuovo padiglione detentivo; all'adeguamento dell'impianto elettrico dell'infermeria; all'impermeabilizzazione della fossa ascensore del nuovo padiglione detentivo, al ripristino dell'illuminazione del parcheggio agenti e del parcheggio pubblico esterno;

   inoltre, i sindacati di categoria hanno più volte manifestato il proprio disagio nei confronti del comandante Mauro Pellegrino che recentemente è stato nuovamente destinato al comando della casa circondariale di Modena, dopo un distacco a Reggio Emilia: in passato, a seguito delle varie rimostranze da parte dei sindacati, tale soggetto era stato allontanato producendo, secondo i sindacati, evidenti miglioramenti nella gestione e nell'amministrazione dell'istituto modenese grazie alla nuova gestione da parte del comandante;

   le organizzazioni sindacali hanno infatti richiesto che venisse adottato un provvedimento definitivo per allontanare il comandante Pellegrino, sulla scorta di quanto già successo per un caso analogo di incompatibilità ambientale in Emilia-Romagna, sulla scorta di alcune sentenze del Consiglio di Stato;

   inoltre, come in numerose carceri italiane, sono presenti in numero cospicuo detenuti stranieri, molti dei quali utilizzano come lingua madre l'arabo; vista anche la comprovata rilevanza delle carceri quali luogo di radicalizzazione dell'estremismo islamico, secondo l'interrogante l'insegnamento della lingua araba al personale di polizia penitenziaria di Modena, nonché degli altri istituti carcerari italiani, potrebbe costituire un utile mezzo al fine di contrastare efficacemente questo tipo di processi –:

   se intenda attivarsi al fine di porre rimedio alle carenze strutturali descritte in premessa;

   se e quali iniziative intenda intraprendere in relazione alla struttura di vertice della casa circondariale di Modena;

   se intenda attivarsi al fine di promuovere la formazione del personale della polizia penitenziaria in relazione all'insegnamento della lingua araba e alla prevenzione e al contrasto della radicalizzazione nelle carceri.
(3-00345)

Interrogazione a risposta scritta:


   COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   al Consiglio nazionale forense (Cnf) spetta, per espressa previsione di legge (articolo 35 della legge n. 247 del 2012), la rappresentanza istituzionale «in via esclusiva» dell'avvocatura «a livello nazionale» anche ai fini della promozione dei rapporti con le istituzioni e le pubbliche amministrazioni, mentre agli ordini circondariali, istituiti presso ciascun tribunale, compete «in via esclusiva» la rappresentanza «a livello locale»;

   a livello locale, l'effettività della rappresentanza è assicurata mediante elezione diretta, da parte di tutti gli iscritti all'ordine circondariale dei componenti del consiglio dell'Ordine (Coa);

   il Coa dura in carica un quadriennio con data di scadenza fissata ex lege al 31 dicembre del quarto anno;

   a livello nazionale, sempre al fine di assicurare l'effettiva rappresentanza del complessivo corpo elettorale, la legge prevede che il Cnf sia composto da membri eletti dai Coa su base distrettuale;

   tale sistema elettorale garantisce la rappresentatività dell'organismo nazionale dal momento che i membri del Coa (chiamati a votare per l'elezione dei componenti del Cnf), sono a loro volta eletti da tutti gli avvocati iscritti ai rispettivi Ordini;

   anche il Cnf dura in carica 4 anni (articolo 34 della legge n. 247 del 2012), ma per questo non è prevista una precisa data di scadenza del Consiglio in carica;

   poiché l'individuazione dei componenti del Cnf avviene non già in maniera diretta (da parte degli iscritti all'ordine), ma secondo elezioni di «secondo livello», è pacifico che l'effettività della rappresentanza – soprattutto in termini di «attualità» della stessa – a livello nazionale dipenda necessariamente da quella del «sottostante» organismo locale chiamato a esprimere il proprio voto;

   è logico ed evidente che tale modalità di elezione dei membri del Cnf presuppone, affinché la rappresentatività sia effettiva e reale, che l'elezione del Cnf debba essere compiuta ad opera, non già dei Coa in scadenza, bensì di quelli rinnovati a seguito di elezioni;

   diversamente si ammetterebbe che la formazione del Cnf «rinnovato» sia espressione delle preferenze dei Coa «uscenti» stante l'imminente decorso del termine quadriennale di durata della carica: verrebbe quindi meno l'effettività della rappresentanza dell'organismo nazionale che sarebbe formato in base alla volontà ormai inattuale di un corpo elettorale ormai in scadenza;

   peraltro, sullo stesso sito del Cnf, nel documento di «Resoconto sintetico delle attività marzo 2015 – marzo 2016» viene indicata quale data di «insediamento del Consiglio nazionale forense» quella del 27 marzo 2015 in relazione al «quadriennio 2015-2019»;

   pertanto, la durata della consiliatura corrente, iniziata il 27 marzo 2015, dovrebbe volgere al termine solo in data 26 marzo 2019;

   con nota del 20 novembre 2018, rivolta ai presidenti dei consigli dell'Ordine, il Ministero di giustizia – dipartimento per gli affari di giustizia – direzione generale della giustizia civile – ufficio II – ordini professionali, ha invitato i consigli dell'Ordine degli avvocati a «provvedere alla elezione del nuovo Consiglio» nazionale forense in ragione della scadenza di quello attualmente in carica al «prossimo 31 dicembre 2018» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della scadenza del Consiglio nazionale forense solo al 26 marzo 2019 e quali siano i suoi orientamenti riguardo a tale nota che appare all'interrogante di dubbia legittimità perché contraria alla legge professionale forense.
(4-01728)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   LUPI, COLUCCI e TONDO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   oltre quattro mesi fa è stata annunciata la costituzione di una commissione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il compito della valutazione costi-benefici delle grandi opere infrastrutturali in progetto e già in esecuzione;

   è stato più volte annunciato l'imminente arrivo dei risultati della suddetta commissione, con particolare accenti sulla linea Torino-Lione, al centro di un dibattito pubblico che ha coinvolto anche Paesi stranieri e istituzioni internazionali;

   dopo tali annunci una nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha precisato che tale commissione non è ancora insediata a causa di controlli della magistratura contabile;

   nella stessa nota si afferma che l'azione della magistratura contabile «non interferisce con la sostanza dell'azione degli esperti indicati dal Ministero» e che l'analisi «è già in stato avanzato di elaborazione»;

   della composizione di detta commissione nulla si sa, si conosce solo il nome del professor Marco Ponti, il quale il 9 novembre 2018 ha dichiarato: «Non esiste un atto ufficiale», quella commissione è un gruppo di consulenti della struttura tecnica di missione;

   del professor Ponti sono noti l'avversione alla Tav, la contrarietà al trasporto merci su rotaia e il favore per quello su gomma;

   nulla invece si sa dei nomi e dei titoli degli altri componenti della commissione, che starebbe già lavorando in attesa di essere insediata ufficialmente;

   il rinvio dei bandi per la prosecuzione dei lavori nei tunnel già realizzati (più Ministri si vantano che neanche un centimetro della galleria di base sia stato realizzato, evidentemente non sanno che dal lato francese sono già stati scavati 5,395 chilometri della canna del tracciato definitivo), come conferma il commissario straordinario per la Torino-Lione Paolo Foietta, costerebbe la perdita di 75 milioni di euro al mese a partire dall'ormai prossimo mese di dicembre 2018;

   l'Unione europea ha richiesto la prosecuzione dei lavori, pena il ridimensionamento o il ritiro del finanziamento comunitario di 813,8 milioni di euro;

   la Francia ha dichiarato di voler rispettare gli accordi con l'Unione europea e il trattato internazionale con l'Italia, ratificato da una legge dello Stato italiano, che ha sancito la costruzione della Torino-Lione –:

   chi siano i componenti della commissione di valutazione, o gruppo di consulenti, dei costi e dei benefici delle grandi opere.
(3-00353)


   SPENA, GELMINI, MARROCCO, BARELLI, BATTILOCCHIO e MARTINO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   sul tratto autostradale A24, gestione Autostrada dei Parchi, compreso tra il casello di Tivoli e quello di Roma Est, per l'immissione nel tratto urbano della capitale il pedaggio è pari attualmente a 2,20 euro per 4,5 chilometri di distanza;

   su altri tratti autostradali nello stesso territorio della Città metropolitana di Roma, e in alcuni casi del resto del Paese, l'importo dei pedaggi, a parità di chilometri, ammonta spesso a meno di un euro;

   vi è, quindi ad avviso degli interroganti un'evidente condizione di disparità e un'inaccettabile discriminazione di fatto per i lavoratori, le famiglie e le imprese che risiedono, studiano o lavorano nel territorio della Città metropolitana di Roma e che per ragioni di necessità, non certo di svago, si trovano a dover raggiungere o uscire dalla capitale attraverso i tratti autostradali;

   l'importo eccessivo viene giustificato dal concessionario autostradale con i lavori di manutenzione, in particolare per viadotti e ponti, lungo l'intero tratto autostradale e, in particolare, sulle tratte abruzzesi dell'A24-A25;

   d'altro canto sarebbe ulteriormente discriminante, e quindi assolutamente da escludere, sottoporre a pedaggio il tratto urbano del Grande raccordo anulare, come a volte prospettato dalla stessa concessionaria;

   solo grazie alle sollecitazioni pervenute dalle associazioni di categoria e dagli enti locali, l'aumento tariffario del pedaggio autostradale è stato sospeso dal 1° ottobre fino al 31 dicembre 2018, ma dal 1° gennaio 2019 un inaccettabile ulteriore aggravio sulle tasche dei cittadini e delle imprese delle aree interessate appare oggi inevitabile;

   il 5 dicembre 2018 è prevista una nuova manifestazione a Roma per scongiurare l'aumento nel 2019 –:

   quali iniziative di competenza, anche di tipo normativo, il Ministro interrogato intenda assumere per evitare l'incremento del pedaggio autostradale e tutelare il diritto dei cittadini alla mobilità e alla parità di accesso alle infrastrutture equiparando le tariffe di pedaggio autostradale, fermo restando il mantenimento delle tariffe più economiche rispetto a quelle indicate ed escludendo la tariffazione del tratto urbano dell'A24.
(3-00354)


   PAITA, PIZZETTI, BRUNO BOSSIO, CARNEVALI, CANTINI, GARIGLIO, GIACOMELLI, NOBILI, ANDREA ROMANO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi informazione, sulla base di alcune dichiarazioni rilasciate dal Viceministro dei trasporti e delle infrastrutture, Edoardo Rixi, che, in merito alla realizzazione dell'opera infrastrutturale denominata Terzo valico dei Giovi, si sarebbe conclusa un'analisi costi-benefici che avrebbe dato il via libera al prosieguo dei lavori;

   la notizia appare sorprendente perché solo pochi giorni fa erano stati riportati dalla stessa stampa dubbi sull'effettivo inizio dei lavori della commissione, nominata dal Ministro interrogato, sulla valutazione costi-benefici delle grandi opere, che non avrebbe neppure potuto cominciare i lavori a causa di una serie di rilievi della Corte dei conti;

   a metà novembre 2018 il Governo ha fatto decadere il dottor Marco Rettighieri da commissario del Cociv, il consorzio che realizza il Terzo Valico ferroviario tra Liguria e Piemonte, il cui incarico sarebbe terminato a fine anno;

   dopo qualche giorno dalla richiamata decadenza, il commissario di governo per la realizzazione del Terzo valico dei Giovi, Iolanda Romano, ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, dimettendosi anche dall'Osservatorio ambientale della medesima infrastruttura;

   l'opera in questione è fondamentale per Genova e fa parte di un progetto molto più ambizioso e su scala europea con il collegamento della città con Rotterdam, sulla base del corridoio europeo dei due mari;

   è a tal scopo indispensabile completare il sistema ad alta capacità tra Genova e Milano e il conseguente adeguamento della tratta Tortona-Milano;

   occorre, inoltre, un potenziamento delle opere infrastrutturali tra Milano e la Svizzera sull'asse del nuovo tunnel di base del Gottardo –:

   se risulti essere disponibile e accessibile la relazione conclusiva della valutazione costi-benefici in merito al completamento del Terzo Valico dei Giovi, se intenda procedere a nuova nomina per il commissario di governo, considerate le richiamate dimissioni, e quali iniziative intenda assumere per portare a realizzazione il collegamento Genova-Rotterdam, il corridoio europeo dei due mari, con il completamento del sistema ad alta capacità tra Genova e Milano, e le altre relative infrastrutture connesse.
(3-00355)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel 2007 veniva affidata alla società Autostrada Asti-Cuneo spa, Gruppo Gavio, la concessione per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento autostradale da Asti a Cuneo, per una durata di 23 anni e 6 mesi a decorrere dal termine dei lavori di realizzazione dell'opera;

   ottemperando agli obblighi previsti, Autostrada Asti-Cuneo spa, al 31 dicembre 2016, ha completato i lavori per sette lotti, per una spesa complessiva di circa 480 milioni di euro, 200 milioni dei quali ricevuti quali contributo pubblico previsto in sede di gara e i restanti 280 milioni finanziati dallo stesso concessionario;

   la quota di finanziamento da parte del concessionario risulta solo minimamente ammortizzata al momento, ciò a causa, da un lato, della crisi economico-finanziaria che si trascina dal 2008 e che ha colpito duramente le realtà economiche del territorio riducendo in maniera importante il traffico, dall'altro a causa dell'innalzamento dei costi di investimento che comunque non possono essere imputati al concessionario;

   l'opera è attesa ormai da troppo tempo dagli enti locali, nonché dalle numerose realtà economiche del territorio, quale opera fondamentale per l'economia e lo sviluppo del Piemonte e dell'intera Italia nord occidentale;

   la necessità di ricorrere a ulteriori risorse pubbliche finalizzate al completamento dell'opera ha ricevuto nel corso del 2017 il beneplacito anche della Commissione europea e, a seguito di ciò, si è raggiunto un accordo tra il gruppo Gavio, quale gestore della infrastruttura, e il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per la compensazione dei maggiori oneri derivanti dal proseguimento dei lavori di realizzazione dell'opera. A tal fine, quindi, si è previsto l'allungamento delle concessioni autostradali e, in particolare, di quella della A4 Milano-Torino –:

   quale sia, al momento, la situazione dell'iter burocratico dei lavori e quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il tempestivo riavvio dei lavori medesimi concernenti l'opera di cui in premessa.
(5-00994)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il piano 6000 Campanili è partito con il «decreto del fare» che ha destinato 100 milioni di euro ai comuni sotto i 5.000 abitanti per costruire infrastrutture, ristrutturare edifici pubblici e costruirne di nuovi, realizzare reti telematiche, mettere in sicurezza il territorio;

   le risorse sono state assegnate a 115 progetti attraverso un click day avvenuto il 24 ottobre 2013, dopo il quale è stata redatta una graduatoria;

   in tale data, il territorio biellese ha perso una grandissima opportunità di sviluppo a causa del sistema telematico della provincia di Biella che è andato in tilt. A ottenere il contributo erano stati pochissimi comuni;

   nel Biellese avevano partecipato 20 comuni, tutti con importi che si aggiravano attorno ai 900 mila euro;

   l'effetto combinato della discutibile pratica del «click day» e il rallentamento del sistema telematico della provincia ha portato a una perdita per il territorio biellese di circa 20 milioni di euro;

   il bando è stato sicuramente in grado di mettere in moto l'economia locale dei comuni sotto i cinquemila abitanti destinatari dei finanziamenti, contribuendo alla realizzazione di opere infrastrutturali di piccola entità;

   il Governo ha destinato ulteriori risorse al programma 6000 campanili durante il 2014 e per il 2015;

   nella fattispecie, 44 comuni biellesi hanno partecipato alla quarta tranche del 13 maggio 2015, prevista nell'ambito del decreto «sblocca Italia» (legge n. 164 del 2014);

   in tale data, sono state inviate 3 mila richieste dai comuni di tutta Italia. Alle regioni spettava il compito di assegnare i fondi in base alle graduatorie;

   dato l'alto numero di domande presentate, la legge di stabilità per il 2014 aveva messo a disposizione altri 50 milioni di euro, che hanno reso possibile lo scorrimento della graduatoria e il finanziamento di altri 59 progetti;

   a fine gennaio, poi un decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha approvato la ripartizione dei 500 milioni di euro previsti dal decreto «sblocca Italia», destinando altri 200 milioni al piano 6000 Campanili. Di questi, 100 milioni sono stati assegnati all'inizio di febbraio e convogliati su 119 opere. Gli altri 100 milioni sono stati ripartiti tra le regioni con il decreto ministeriale n. 88 del 2015 e renderanno possibile la realizzazione da 250 a 1000 interventi;

   il programma 6000 campanili, in una forma depotenziata, è diventato strutturale con la legge 6 ottobre 2017, n. 158, «Misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni», dove, nello stato di previsione del Ministero dell'interno, è stato istituito un «Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni», con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2017 e di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023 –:

   se, nell'ambito delle risorse stanziate, si siano realizzati avanzi derivanti da risparmi relativamente ai progetti già finanziati;

   se il Governo intenda procedere con un ulteriore scorrimento delle graduatorie per finanziare altri interventi già giudicati idonei.
(4-01724)


   DADONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel corso degli ultimi anni la mobilità elettrica si sta sviluppando in maniera esponenziale e sta attraendo investimenti sempre più rilevanti;

   secondo un'analisi riportata da un noto quotidiano economico nei prossimi 8 anni gli investimenti annunciati dai costruttori di macchine per sviluppare modelli a propulsione elettrica, pura (Bev) e ibrida plug-in (Phev), saranno di 255 miliardi di dollari ovvero 10 volte quelli degli ultimi 8 anni. In particolare, si evidenzia come l'Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi investirà circa 66 miliardi di euro, seguita dai gruppi Volkswagen (49) e Hyundai-Kia (25). Ford, Daimler, GM e FCA prevedono invece di investire tra 8 e 12 miliardi, davanti a Toyota e Jaguar-Land Rover sui 6/7 ciascuno;

   nel corso del 2018 vi è stato un considerevole aumento delle vendite di veicoli elettrici (Bev) visto che alcune case automobilistiche hanno avviato la produzione di nuovi modelli a un prezzo sensibilmente inferiore rispetto a quelli precedenti. Con l'aumento delle vendite, alla luce anche dell'economia di scala e della maggiore efficienza della produzione, tali prezzi saranno destinati ad abbassarsi ulteriormente. Si è quindi in presenza di una vera e propria rivoluzione tecnologica nella quale l'Italia appare purtroppo in ritardo rispetto a Stati come la Norvegia e la Germania; anche nel primo semestre del 2018 sono state immatricolate 4.129 auto elettriche con un aumento dell'89 per cento rispetto al 2017;

   si sottolinea, inoltre, come una recentissima ricerca dell’European Environment Agency (Eea), smentendo quanto affermato in precedenza da alcuni scettici, abbia affermato che l'intero ciclo vita delle auto elettriche (dalla produzione allo smaltimento) inquini dal 17 per cento al 30 per cento rispetto alle auto diesel e a benzina. La stessa Eea ritiene che «Poiché l'intensità di CO2 del mix energetico UE è destinata a scendere, le emissioni di una tipica auto elettrica nel suo intero ciclo di vita potrebbero scendere fino al 73 per cento entro il 2050»;

   molti Stati europei stanno proponendo incentivi molto vantaggiosi per chi decide di acquistare un'auto elettrica; ad esempio, in Germania vi è un incentivo diretto all'acquisto (4000 euro per un BEV, 3000 euro per un PHEV) oltre all'esenzione dal pagamento della tassa di circolazione per 10 anni; la Francia incentiva direttamente l'acquisto di un veicolo elettrico fino a un massimo di 6000 euro. Un incentivo ulteriore di 4000 euro per un BEV e 2500 per cento per un PHEV è dato se in sostituzione di un veicolo con più di 11 anni. Ulteriori riduzioni riguardano, poi, la tassa di immatricolazione;

   altra problematica di cui soffre l'Italia è la carenza di colonnine di ricarica che sono inferiori di circa l'80 per cento rispetto alla media europea. La mancanza di tali colonnine rappresenta quindi un serio disincentivo all'acquisto delle stesse auto elettriche;

   la casa automobilistica Tesla, dopo aver costruito una Gigafactory (impianto di produzione di batterie delle auto elettriche totalmente alimentato con energie rinnovabili e in particolare energia solare) negli Stati Uniti sta pensando di realizzarne una anche in Europa. Si tratterebbe di un investimento da parecchi miliardi di euro che produrrà ricchezza e occupazione nel territorio in cui verrà installata. Il sud Italia, ad esempio, sarebbe ideale per tale tipo di investimento alla luce anche del fatto che il clima è certamente migliore rispetto a quello degli Stati del Nord Europa con possibilità quindi di utilizzare, a parità di costo di costruzione, maggior energia solare per alimentare la stessa Gigafactory –:

   quali iniziative intenda intraprendere, preso atto della situazione oggettiva descritta in premessa ed ereditata dai passati Governi, per sviluppare la mobilità elettrica in modo che l'Italia raggiunga il livello degli altri Stati europei.
(4-01726)


   DADONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 21 «del colle della Maddalena» è un'importante via di comunicazione che collega l'Italia alla Francia partendo da Borgo San Dalmazzo attraversando la Valle Stura e sulla quale transitano giornalmente circa 800 Tir;

   nel territorio del comune di Gaiola, la strada attraversa il torrente Stura mediante un ponte a più arcate in muratura la cui costruzione è datata a inizio ‘900, detto «Ponte dell'Olla»;

   l'opera è stata segnalata all'Anas di Torino dal sindaco del comune di Gaiola nel mese di novembre 2017 a seguito del rinvenimento di frammenti di laterizio sul piano del sottostante sentiero, staccatisi dalla volta della seconda arcate di monte; a seguito di un sopralluogo, sembra che gli archi del ponte e una pila dello stesso siano interessati da estese fessurazioni;

   l'Anas ha risposto alla segnalazione addivenendo alla conclusione di esclusione «di cedimenti strutturali o altri elementi che possano presupporre il pericolo di crollo», senza, tuttavia, specificare metodi di indagine, strumenti utilizzati e metodologie di verifica delle strutture;

   successivamente, in data 16 gennaio 2018, l'Anas ha eseguito un ulteriore sopralluogo con la partecipazione degli enti locali e di un professore del politecnico di Milano che ha coordinato le operazioni di posizionamento di un sismografo per la rilevazione del comportamento dinamico delle strutture;

   l'Anas si era impegnata a inoltrare entro il mese di gennaio 2018 una relazione ufficiale nella quale specificare problematiche riscontrate, tipologie di interventi, procedure e tempistiche di intervento;

   nel mese di luglio 2018 è stato istituito un senso unico alternato per consentire l'ispezione del ponte, mentre nel mese di novembre si è arrivati alla temporanea chiusura totale della statale con blocco dei mezzi pesanti, al fine di consentire l'esecuzione di ispezioni e carotaggi; queste modifiche alla viabilità sono state comunicate con modalità del tutto inconsuete nei rapporti istituzionali e con un preavviso di poche ore, causando molti disagi alla viabilità –:

   se il Ministro sia al corrente delle modalità e dei tempi di intervento di Anas nei casi di segnalazione di anomalie strutturali;

   se sia al corrente delle procedure di ispezione adottate da Anas, ossia se queste vengano attivate in modo estemporaneo solamente a seguito di segnalazioni da parte degli utenti della strada e delle comunità locali o se, soprattutto successivamente ai casi di crollo improvviso tristemente noti del ponte di Fossano e del Ponte Morandi, l'Anas si sia dotata di un sistema pianificato di ispezioni in autonomia e, in tal caso, per quale ragione non abbia rilevato le fessure esistenti negli archi del ponte e per quale ragione a distanza di un anno si stia procedendo ancora alla ripetizione di ispezioni e verifiche;

   se le procedure adottate da Anas in merito alla programmazione delle indagini strutturali tengano conto delle esigenze di mobilità del traffico anche pesante interessante la statale con valico internazionale, posto che, ad avviso dell'interrogante, le modalità di gestione appaiono improntate a superficialità e improvvisazione e che, ancora a distanza di un anno dalle prime segnalazioni, si continua a procedere alla esecuzione di carotaggi e ispezioni che si sarebbero dovuti già concludere;

   per quale ragione non siano ancora state date risposte, a distanza di un anno, in merito al valore residuo del grado di sicurezza statica caratterizzante il ponte e in merito agli interventi da attuare al fine garantire definitivamente la pubblica incolumità;

   quali iniziative intenda assumere affinché Anas proceda a indagini strutturali con un'adeguata pianificazione, condivisa con gli enti locali, con l'adozione di tempestive ed efficaci misure di messa in sicurezza che il valico internazionale meriterebbe di avere.
(4-01727)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   SISTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio comunale di Rodi Garganico, con deliberazione n. 24 del 29 giugno 2015, impossibilitato ad approvare il piano di riequilibrio finanziario, predisposto dagli organi tecnici del comune e controllato dal revisore dei conti che ha espresso il proprio parere contrario, ha dichiarato il dissesto;

   l'attuale amministrazione ha presentato un'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato per l'esercizio finanziario 2015, approvata con deliberazione del consiglio comunale n. 59 del 16 settembre 2017, acquisendo il parere positivo dello stesso revisore unico dei conti;

   l'ufficio finanziario del comune e il revisore unico dei conti, a quanto risulta all'interrogante, hanno formulato per l'esercizio finanziario 2015, un'ipotesi di bilancio con parere negativo per l'amministrazione uscente e uno con parere positivo per quella nuova;

   il decreto del Ministro dell'interno n. 23 del 2 gennaio 2018, prot. n. 458 del 15 gennaio 2018, relativamente all'ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato anno 2015 e 2016/2017, invita l'ente al rispetto delle prescrizioni dell'allegato A;

   con delibera n. 2 del 30 gennaio 2018 il revisore dei conti ha espresso parere favorevole alla proposta di riequilibrio di bilancio 2015 e pluriennale 2015-2016 e 2017, pur avendo espresso parere non favorevole alle precedenti delibere consiliari dell'amministrazione uscente;

   la situazione richiamata fa emergere, ad avviso dell'interrogante, che sono stati posti in essere in passato compartimenti non conformi alla disciplina generale sugli enti locali, e soprattutto, che sussistono evidenti problematiche relativamente al mantenimento dell'ordine pubblico e soprattutto alla sicurezza della città;

   quanto appena riportato denota, dunque, l'impossibilità da parte dei cittadini di accedere a servizi indispensabili e di poter vivere in adeguate condizioni di sicurezza –:

   quali iniziative di competenza, intenda adottare al fine di monitorare la gestione del comune di Rodi Garganico e per garantire ai cittadini della stessa città servizi indispensabili come la sicurezza e l'ordine pubblico.
(5-00999)


   MACINA, ALAIMO, DIENI, BERTI, BILOTTI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, DADONE, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, DAVIDE AIELLO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso delle ultime settimane pesanti ondate di maltempo si sono abbattute sulla Sicilia, prima sulle aree delle province di Catania, Enna e Siracusa, e a distanza di pochi giorni sulle aree della province di Palermo e Agrigento, causando tredici vittime oltre a una serie di inondazioni e numerosi danni ancora non quantificabili;

   tali eventi hanno provocato frane e allagamenti mettendo in pericolo la vita di molte persone;

   le operazioni di salvataggio e di soccorso sono state effettuate anche con l'intervento degli elicotteri dei vigili del fuoco;

   difatti, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, oltre al contrasto e alla prevenzione degli incendi, svolge anche altre funzioni tra le quali quella di ricerca, salvataggio e soccorso;

   per ricerca e soccorso si indicano un insieme di operazioni di salvataggio condotte da personale addestrato a tale scopo attraverso l'impiego di specifici mezzi navali, aerei o terrestri volti alla salvaguardia della vita umana in particolari situazioni di pericolo e di emergenza, quali ad esempio improvvisi o minaccianti crolli strutturali, frane, piene, alluvioni o di altra pubblica calamità;

   con riferimento alle situazioni di emergenza sopra richiamate, tutti gli interventi hanno come requisito principale l'immediatezza della prestazione e la rapidità di intervento per i quali sono richieste idonee risorse strumentali;

   in relazione ai nuclei elicotteri, ad oggi, risultano essere solo dodici quelli distribuiti a livello nazionale e nello specifico ubicati nelle città di Arezzo, Bari, Bologna, Roma, Catania, Genova, Pescara, Salerno, Sassari, Torino, Varese e Venezia;

   in virtù di questa distribuzione, è evidente che il territorio nazionale risulta essere scoperto in diverse regioni tra le quali la Calabria, la Sicilia occidentale e la Sardegna meridionale;

   questa situazione comporta una disomogeneità di supporto aereo di emergenza e soccorso su una parte del territorio nazionale –:

   se il Ministro interrogato, anche alla luce dei fatti di cronaca che hanno colpito la Sicilia e richiamati in premessa, ritenga opportuno verificare l'adeguatezza della distribuzione dei nuclei elicotteri del Corpo nazionale dei vigili del fuoco a livello nazionale, al fine di adottare le misure necessarie a garantire una uniformità di intervento e di soccorso.
(5-01000)


   MAGI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a quanto si apprende da fonti di stampa, il 9 novembre 2018, mentre il Ministro interrogato si accingeva ad entrare nell'aula congressi della Lumsa in via di Porta Castello per partecipare ad un convegno, la signora Eleonora, casalinga 59enne residente a Borgo Pio che afferma di essere scesa in strada per fare la spesa, accortasi della presenza del Ministro, dall'altro lato della strada ha iniziato a fischiare e a gridare «buffone»;

   in proposito la donna ha affermato: «i miei fischi hanno subito attirato l'attenzione di un gruppetto di circa quattro poliziotti in borghese che si sono precipitati dall'altro lato della strada, mi hanno ordinato di smettere di fischiare. Uno di loro mi ha afferrato le braccia per impedirmi di portare le dita alla bocca e fischiare ancora», A quel punto Eleonora cerca di divincolarsi e cade a terra;

   in quel momento interviene anche Romano Ancona, responsabile del bar in via di Porta Castello, chiedendo agli agenti di lasciarla;

   «il dirigente mi ha chiesto il documento – afferma Eleonora – gli ho detto che non l'avevo. L'ho esibito ai suoi colleghi quando mi hanno caricata sulla volante per portarmi al commissariato di zona». Dopo un'ora di attesa, la donna sarebbe uscita dal posto di polizia con una denuncia per non aver esibito subito il documento;

   i fatti qui riportati, testimoniati da un video e dalla testimonianza del signor Ancona, oltre che della diretta interessata, suscitano particolare allarme, in quanto, secondo gli interroganti, violano il diritto di ciascun cittadino, sancito dall'articolo 21 della Costituzione italiana, «di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» –:

   anche in relazione all'accertamento di eventuali responsabilità e all'assunzione di eventuali iniziative nei confronti di coloro che hanno compiuto i comportamenti illustrati in premessa, se intenda chiarire su quali basi e direttive gli agenti abbiano agito nei termini sopra riportati ed abbiano poi portato la suddetta signora, che stava pacificamente contestando il Ministro, in Questura per l'identificazione.
(5-01001)


   MELONI, PRISCO e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 10 e l'11 dicembre 2018 i Governi del mondo saranno chiamati a firmare il Global compact per una migrazione «sicura, ordinata e regolare» e quello per i rifugiati promosso dalle Nazioni unite che mirano, tramite un approccio multilaterale, a creare un mondo dai confini aperti;

   il Global compact crea obblighi crescenti verso gli Stati in ordine ai servizi da fornire agli immigrati, anche a prescindere dal loro status di rifugiato, impedendo di perseguire penalmente chi fornisce assistenza indebita all'immigrazione;

   appare evidente, quindi, come il Global compact non sia altro che l'ennesimo tassello di un progetto volto ad annientare confini, culture ed in particolare le sovranità nazionali in tema di immigrazione;

   contro questo approccio immigrazionista numerosi Stati si sono già schierati a favore della sovranità nazionale, dichiarando che non sottoscriveranno il documento;

   l'inaccettabile compromissione della sovranità nazionale in tema di immigrazione è evidente laddove viene sottratta agli Stati, nazionali la gestione delle politiche migratorie;

   allo stesso modo ad avviso degli interroganti è inaccettabile, per chi voglia difendere la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori, che l'assistenza, qualora ideologicamente definita umanitaria, non possa mai essere considerata illegale;

   in ogni caso la sottoscrizione del complesso reticolato di impegni del Global compact, anche laddove genericamente formulati, è tale da comportare un'inaccettabile cessione di sovranità sul tema migratorio;

   a causa della sua posizione al centro del Mediterraneo che la configura fatalmente come gigantesco «molo naturale» per le rotte di migranti provenienti dal continente africano l'Italia è destinata a pagare il prezzo più alto per questa impostazione ideologica sul tema delle migrazioni –:

   quali saranno gli effetti sull'immigrazione dell'adesione dell'Italia al Global compact e cosa intenda fare il Governo per difendere i confini, l'identità e i valori nazionali.
(5-01002)


   FIANO, MIGLIORE, CECCANTI, MARCO DI MAIO, GIORGIS, MARTINA, ORFINI, POLLASTRINI, ROTTA, ASCANI, ZAN, QUARTAPELLE PROCOPIO, GIACOMELLI, SERRACCHIANI, ENRICO BORGHI, PEZZOPANE, SENSI, NAVARRA, CARLA CANTONE, RIZZO NERVO, D'ALESSANDRO, MADIA, PELLICANI, SCALFAROTTO, LACARRA, FRAGOMELI, MORASSUT, SCHIRÒ, MOR, BRUNO BOSSIO, DE MARIA, CENNI, BONOMO, UBALDO PAGANO, FREGOLENT, GRIBAUDO, VERINI, GAVINO MANCA, NOJA e MORANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appresa che il 12 novembre 2018, in occasione di una visita del Ministro interrogato presso la sede dell'università Lumsa a Roma, una casalinga 59enne residente a Borgo Pio, ha contestato con fischi e l'espressione «buffone» il Ministro che si accingeva ad entrare nella sala congressi;

   dalla visione di un video pubblicato su Internet, infatti, si vede che a seguito del primo fischio della signora, che si trovava peraltro sul lato opposto della strada, alcuni agenti in borghese si sono immediatamente avvicinati, intimandole di smettere subito di fischiare, e nel tentativo con le braccia di allontanarla, la signora è finita in terra;

   successivamente la signora veniva condotta in Questura, ufficialmente perché aveva rifiutato di farsi identificare; e da notizie a mezzo stampa, si apprende che giunta in Questura, e fattasi identificare, meditava di sporgere denuncia verso le azioni subite dagli agenti in borghese;

   tuttavia, il giorno successivo, dopo che, secondo le cronache di stampa, le era stato ricordato che esistono anche le denunce per calunnia, tornata in Commissariato, avrebbe chiesto di stralciare la denuncia, probabilmente intimidita dall'evolversi della situazione, mentre sembrerebbe che la signora sia stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità, reati per i quali rischia almeno 6 mesi di carcere;

   come dichiarato da un testimone che ha assistito agli eventi riportati, quanto accaduto «è un fatto grave, che testimonia il brutto clima che si respira nel Paese; è nelle cose che un politico possa essere applaudito o fischiato a seconda del gradimento dei cittadini, ma se ciò viene impedito come è accaduto venerdì allora è in pericolo la nostra democrazia»;

   appaiono altrettanto gravi le notizie riportate in un'ansa in merito alla presunta identificazione avvenuta il 26 novembre da parte di agenti in borghese di due avvocate che in occasione di un comizio del Ministro interrogato a Tortolì, si sarebbero limitate a cantare, a debita distanza dal luogo del comizio, «Bella Ciao» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga del tutto sproporzionata e immotivata la reazione degli agenti in borghese, sia in relazione all'episodio della Lumsa, a fronte dell'età della signora e della circostanza che ella si trovava dall'altra parte della strada e alla luce del fatto che era in atto una contestazione chiaramente pacifica come si evince da un video diffuso in internet, sia in merito all'episodio delle due avvocate avvenuto a Tortolì.
(5-01003)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLANI, DEL MONACO e MENGA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 180 e 181, lettera b), della legge 13 luglio 2015, n. 107, prevedeva una delega al Governo affinché emanasse uno o più decreti legislativi al fine di provvedere al riordino, all'adeguamento e alla semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli dei docenti nella scuola secondaria;

   con il decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2016, n. 19, sono state riordinate, razionalizzate e accorpate le classi di concorso per la scuola secondaria di primo e secondo grado;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 19 del 2016 ha istituito la nuova classe di concorso codice A-55 e codice Sidi AO55, strumento musicale negli istituti di istruzione secondaria di II grado (canto);

   il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, all'articolo 2, prevede la riforma del sistema di formazione iniziale e di accesso ai ruoli, stabilendo l'introduzione di un concorso pubblico nazionale, indetto su base interregionale o regionale per l'accesso al ruolo; inoltre, introduce un successivo percorso triennale di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente, denominato percorso Fit;

   ad oggi né il decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, né i successivi decreti ministeriali hanno previsto un percorso abilitante per la classe di concorso A-55/AO55; di conseguenza, tutti i docenti rientranti in questa classe di concorso non posseggono un'abilitazione specifica;

   tutti i docenti di canto a causa di questa grave mancanza non hanno potuto partecipare al concorso bandito dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca attraverso il decreto ministeriale n. 85 del 2018, in quanto destinato alle sole classi di concorso in possesso di un percorso abilitate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire un percorso abilitante a tutte le classi di concorso, ivi compresa la classe A-55/AO55, previste dal decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2016, n. 19.
(4-01721)


   DADONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 novembre 2018 la Procura di Torino, a seguito delle indagini svolte dai Carabinieri del NAS, ha iscritto nel registro degli indagati 25 persone per i reati di corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta e falso ideologico in atti pubblici e sono inoltre stati disposti 23 decreti di perquisizione;

   secondo quanto riportato dai giornali, l'operazione, denominata «Sanitopoli», ha interessato docenti universitari e ricercatori di medicina dell'Università e della Città della salute di Torino e dell'azienda ospedaliera San Luigi Gonzaga di Orbassano;

   le indagini riguardano presunte raccomandazioni e agevolazioni nei concorsi per incarichi universitari e professioni sanitarie in sei concorsi, tra bandi di concorso per l'assunzione di personale medico strutturato, borse di studio, bandi per l'ingaggio annuale di liberi professionisti e per l'arruolamento di personale medico ambulatoriale;

   l'episodio riportato non sarebbe un caso isolato e, a quanto consta all'interrogante, sarebbero molte le segnalazioni che arrivano, anche dal personale interno, su presunte irregolarità e distorsioni in questa tipologia di concorsi;

   all'interrogante appare quanto mai necessario garantire, oltre alla legalità, il massimo livello di meritocrazia ed eccellenza negli istituti universitari e di ricerca –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, anche sul piano normativo, in relazione alla necessità di assicurare il principio meritocratico relativamente ai concorsi nell'università e negli enti di ricerca.
(4-01731)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   INVIDIA, CURRÒ e PALLINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il trattamento speciale di disoccupazione per i frontalieri è stato regolamentato fino al 1° aprile 2012 dalla legge n. 147 del 1997 che, rifacendosi all'accordo tra l'Italia e la Svizzera firmato a Berna il 12 dicembre 1978, ha introdotto il principio di retrocessione finanziaria dei contributi pagati dai lavoratori frontalieri per la disoccupazione;

   la suddetta normativa ha previsto, all'articolo 1, commi 2 e 3 di affidare all'Inps la gestione, di un fondo, avente contabilità separata, finalizzato all'erogazione dei trattamenti speciali di disoccupazione, limitati all'esaurimento delle disponibilità della gestione;

   come confermato dal sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali del Governo Letta in risposta all'interrogazione parlamentare n. 5-00124, il suddetto fondo, nell'anno 2013, si attestava a 270 milioni di euro. Attualmente non è dato sapere a quanto ammontino le risorse residue del fondo in parola;

   a seguito dell'entrata in vigore del regolamento (CE)883/2004, il pagamento dell'indennità di disoccupazione è stato posto a carico dell'istituzione competente dello Stato di residenza del lavoratore (paragrafo 5-a dell'articolo 65), ossia all'Italia, che ha accreditato i periodi di assicurazione ricadenti sotto la legislazione della Confederazione elvetica, a prescindere dalla circostanza che il lavoratore risultasse già assicurato nel quadro di tale legislazione;

   in base all'interpretazione fornita dal Governo italiano al suddetto regolamento dal 1° aprile 2012 i lavoratori italiani in Svizzera avrebbero diritto soltanto all'indennità di «disoccupazione ordinaria», nonostante la legge n. 147 del 2007 non sia mai stata superata da una norma di rango primario;

   appare paradossale che una diretta interpretazione ed applicazione dell'Inps, espressa nelle circolari n. 3 dell'8 gennaio 2013 e n. 50 del 4 aprile 2013, abbia implicitamente «invalidato» le disposizioni contenute nella citata legge n. 147 del 1997, che opera in un campo specifico;

   a causa di detta interpretazione ai lavoratori frontalieri in stato di disoccupazione sono conseguiti gravi danni economici che hanno accentuato inoltre il fenomeno di dumping salariale esistente nel mercato del lavoro svizzero –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno intraprendere ogni iniziativa utile a ripristinare la corretta applicazione della legge n. 147 del 1997 facendo sì che le risorse residue del fondo Inps a contabilità separata, presumibilmente stimabili in circa 350 milioni di euro, vengano separate da altri fondi e utilizzate esclusivamente per l'erogazione dei trattamenti speciali di disoccupazione dei frontalieri della Confederazione elvetica.
(5-01004)


   ZANGRILLO, POLVERINI, CANNATELLI, FATUZZO, MUSELLA, ROTONDI e SCOMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   durante la trasmissione televisiva Piazzapulita su La7, di giovedì 22 novembre 2018, il vice Presidente del Consiglio dei ministri, nonché Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio ha dichiarato «Ho già dato mandato di stampare i primi cinque o sei milioni di tessere elettroniche» riferendosi alla misura del reddito di cittadinanza;

   al momento agli interroganti risulta che l'unica disposizione di legge riguardante la misura assistenzialistica del reddito di cittadinanza è riconducibile all'articolo 21, comma 1, del disegno di legge di bilancio 2019 ancora in corso di esame alla Camera dei deputati;

   il riferimento normativo richiamato, oltre a non essere ancora vigente, non reca peraltro alcuna disposizione di dettaglio ma solo lo stanziamento di un fondo ad hoc rimandando «con appositi provvedimenti normativi, [...] si provvede a dare attuazione agli interventi ivi previsti»;

   in base agli ultimi sviluppi della trattativa tra il Governo italiano e l'Unione europea, secondo quanto dichiarato dal vice Presidente del Consiglio dei ministri, nonché Ministro dell'interno, Matteo Salvini, ci sarebbe la disponibilità dell'Esecutivo di ridurre il deficit inizialmente previsto tanto da andare a erodere circa 3-4 miliardi di euro almeno metà dei quali a valere sulle risorse previste per le misure del reddito di cittadinanza;

   a seguito delle dichiarazioni del Ministro interrogato sul mandato a stampare le tessere per una delle misure cardine del programma della maggiore forza di Governo, sono stati sentiti gli enti e i soggetti istituzionali che sarebbero direttamente interessati dall'attuazione della misura assistenzialistica: Inps, Poste Italiane, istituti di credito bancario, Agenzia per l'Italia digitale (Agid), nessuno dei quali ha confermato l'avvio di alcuna attività o operazione concreta volta all'implementazione del reddito di cittadinanza;

   in tal senso agli interroganti il reddito di cittadinanza non risulta esistere né in termini normativi, né in termini pratici e applicativi –:

   se sia vero che sono in corso di stampa o siano già state stampate le tessere per beneficiare del reddito di cittadinanza, chiarendo con quale strumento formale il Ministro interrogato avrebbe dato mandato di stampare le tessere, a quale soggetto e con quali procedure sia stata affidata tale attività e quali siano e dove siano indicati i dettagli attuativi della misura.
(5-01005)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si ritiene che in materia di appalti pubblici, ai lavoratori non siano garantite le necessarie tutele sotto molteplici profili;

   in particolare, nei casi in cui viene applicato il criterio del minor prezzo si può di fatto verificare un contrasto con quei principi di mercato atti a garantire, contestualmente, occupazione e produzione di utili nel pieno rispetto delle leggi;

   ci sono dei costi strumentali ai doveri normativamente imposti di salvaguardare i diritti dei lavoratori, quali, in particolare, il diritto all'equa retribuzione, garantito dall'articolo 36 della Costituzione, e il diritto alla sicurezza sul lavoro, che, in applicazione di un criterio al ribasso, hanno inevitabilmente ricadute negative sulle posizioni dei lavoratori impiegati nell'esecuzione dei contratti pubblici;

   troppo spesso si è riscontrato lo sfruttamento della forza lavoro per rendere sostenibili offerte economicamente inadeguate. Ciò accade nonostante la normativa in materia abbia previsto dei correttivi, come il rispetto dei minimi retributivi previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro, per escludere che l'estremizzazione della libera concorrenza e la presentazione di offerte economiche con ribassi possano avere gravi ripercussioni sul trattamento dei lavoratori impiegati nell'appalto;

   del pari, non di rado viene violato l'obbligo di inserimento delle clausole sociali nella documentazione di gara, che impongono all'appaltatore di impegnarsi a garantire la stabilità occupazionale del personale che è già impiegato nell'esecuzione del lavoro o del servizio alle dipendenze del «gestore uscente», ma anche laddove si rispetta tale obbligo, è accaduto che vengano imposte ai lavoratori condizioni contrattuali peggiorative –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, affinché vengano concretamente tutelati i lavoratori negli appalti pubblici dagli effetti negativi del criterio del minor prezzo.
(5-01006)

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGLIARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la crisi economico-finanziaria che ha investito il Paese da circa dieci anni non risulta ancora superata e in particolar modo alcuni settori registrano forti disagi. Per rispondere a questo trend negativo e (in particolare, nel comparto edilizio e dei trasporti), diverse realtà territoriali hanno visto la nascita di cooperative di artigiani;

   il tema del socio artigiano di cooperativa è assurto nel corso degli ultimi agli onori della cronaca (si veda a titolo esemplificativo il sito web www.dilucca.it) poiché secondo la interpretazione data dall'Inps all'articolo 2, terzo comma, del regio decreto n. 1422 del 1924, che stabilisce che «le società cooperative sono datori di lavoro anche nei riguardi dei loro soci che impiegano in lavori da esse assunti», i soci di cooperativa sono sempre stati inquadrati, anche e soprattutto ai fini previdenziali, come lavoratori dipendenti e non riconosciuti come lavoratori autonomi, con i conseguenti relativi oneri e obblighi previdenziali;

   nel corso del 2015 il tribunale di Lucca accoglieva il ricorso di alcuni artigiani soci di cooperative per poi respingere nel gennaio 2016 il ricorso avverso a questa decisione presentato dallo stesso ufficio dell'Inps di Lucca;

   ancora, nel corso del 2017 la corte d'appello di Firenze, sezione lavoro, respingeva con due distinte sentenze (n. 387/2017 e n. 624/2017), due appelli dell'istituto contro le sentenze di primo grado che avevano visto vincitrici le cooperative artigiane lucchesi ricorrenti;

   infine, con sentenza n. 172 del 31 agosto 2018 anche il tribunale di Rimini accoglieva con favore il ricorso presentato da alcuni soci-lavoratori artigiani di cooperativa avverso il diniego di iscrizione alla gestione previdenziale artigiana opposto dall'Inps, stabilendo in tal modo che il socio-lavoratore autonomo di cooperativa ha diritto all'iscrizione alla Ivs artigiana;

   sul caso degli artigiani soci di cooperativa di Lucca sollevato in sede parlamentare con una serie di atti di sindacato ispettivo nel corso della XVII legislatura (interrogazioni n. 5/05896 e n. 4/09256), l'allora Sottosegretario delegato a rispondere, richiamando l'orientamento interpretativo dell'Inps annunciava altresì che «A seguito di numerose segnalazioni, l'INPS ha avviato un confronto con il Ministero che rappresento, volto all'analisi delle possibili soluzioni. Pertanto, posso affermare che la questione segnalata è all'attenzione del Governo. Ed infatti, al fine di definire un quadro normativo chiaro e univoco, il Ministero che rappresento e l'INPS si stanno adoperando per individuare idonee iniziative volte a tutelare gli interessi delle imprese e dei soci ma anche in generale di tutti i lavoratori interessati»;

   ad oggi all'interrogante non risultano soluzioni intraprese in tal senso e, anzi, come segnalato dalla Unione italiana cooperative-Unione regionale Marche e Confartigianato de La Spezia, la problematica continua a sussistere e l'Inps continua a mantenere il solito orientamento negando agli artigiani soci-lavoratori di cooperative la possibilità di vedersi riconosciuto l'inquadramento, anche ai fini previdenziali, di artigiani lavoratori autonomi –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per garantire l'applicazione del diritto, come sancito da numerose sentenze, affinché le cooperative possano gestire i rapporti di lavoro, salvaguardando i livelli occupazionali e promuovendo così il patrimonio produttivo e il know how delle varie realtà territoriali italiane.
(4-01729)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. – Per sapere – premesso che:

   a Dubrovnik, in Croazia, dal 12 al 19 novembre 2018 si è svolta la sessione annuale dell'Iccat, la Commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi nell'Atlantico. La riunione era volta a sostituire l'attuale piano di ricostituzione degli stock con un piano di gestione con meno oneri per Stati e pescatori;

   dopo una settimana di negoziati, l'Iccat ha adottato la raccomandazione sul bluefin tuna (tonno rosso). Per il tonno rosso proveniente dal Nord Atlantico e dal Mar Mediterraneo, il piano di ricostituzione è sostituito da un piano di gestione pluriennale, con total allowable catch (tac), di 32.240 tonnellate per il 2019 e di 36.000 tonnellate per il 2020, con un aumento del 20 per cento, mentre per le altre specie come il pesce spada e le specie tropicali non vi sono variazioni. La quota di cattura in Italia sarà incrementata di 414,46 tonnellate per il 2019 e di 448,16 tonnellate per il 2020;

   tra le disposizioni approvate: non sarà autorizzato il trasferimento di qualsiasi quota non utilizzata; altresì, non sarà autorizzato il trasferimento di tonno rosso vivo e non macellato, a meno che non venga applicato un sistema di controllo rafforzato e il sistema sia comunicato come parte integrante del piano di controllo e monitoraggio; inoltre, sarà vietata la vendita di tonno rosso catturato con pesca sportiva e ricreativa;

   infine sono state previste importanti novità anche per la pesca costiera artigianale del tonno rosso, in particolare riguarderanno anche le catture accessorie (cosiddette by-catch), la cui percentuale di tolleranza allo sbarco potrà essere incrementata fino al 20 per cento, ovvero definita in forma di limite annuale;

   gli esiti positivi dei negoziati in sede Iccat non devono rappresentare un punto di arrivo, ma devono costituire un imprescindibile volano affinché il nostro Paese possa diventare una vera forza trainante a tutela e garanzia della piena sostenibilità socio-economica di tutte le attività di pesca che si svolgono nel Mediterraneo –:

   alla luce della raccomandazione adottata dall'Iccat, quali provvedimenti intenda adottare per rilanciare il settore della pesca professionale, che sta attraversando un periodo di grande crisi dovuta anche agli eventi atmosferici eccezionali che hanno colpito il settore nei mesi precedenti.
(3-00351)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   SANTELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 luglio 2018 è stata indetta una selezione da parte delle Ferrovie della Calabria S.r.l. per la formazione di una graduatoria per l'assunzione di personale con qualifica di operatore d'esercizio parametro 140 (autisti di linea) con scadenza, per la presentazione della domanda di partecipazione, al 15 settembre 2018;

   la prova preselettiva è stata fissata in data 2 ottobre 2018;

   in data 25 settembre 2018 la società incaricata alla selezione dei partecipanti al concorso, Novaconsult S.r.l., ha comunicato attraverso un avviso sul proprio sito internet la sospensione momentanea della procedura di selezione per questioni logistiche dovute all'elevato numero di partecipanti. La prova preselettiva fissata per il 2 ottobre 2018 viene dunque rinviata a data da destinarsi;

   in data 3 ottobre 2018 la società incaricata attraverso un nuovo avviso ha convocato i candidati per svolgere la prova preselettiva il 25 ottobre 2018;

   nel nuovo avviso viene predisposta sul sito della società incaricata un'apposita banca dati contenente i quesiti da cui verranno estratti i test da somministrare il giorno della prova;

   risulta anomalo, ad avviso dell'interrogante, vista la ragione per la quale è stato sospeso il concorso che dalla prima convocazione alla seconda non è cambiato nulla dal punto di vista logistico, se non la presenza sul sito della banca dati addirittura senza l'indicazione delle risposte corrette;

   solo nel giorno dello svolgimento del concorso i candidati hanno appreso le modalità di valutazione degli elaborati e sono stati inibiti dall'apporre la propria firma sull'elaborato, che riportava esclusivamente un codice a barre facilmente rimovibile;

   i quesiti sottoposti ai partecipanti non erano per nulla attinenti alle mansioni da svolgere e al titolo di studio richiesto, considerando che il concorso prevedeva come titolo di studio la licenza media;

   dopo la pubblicazione dei risultati, numerosi candidati hanno riscontrato delle anomalie sull'attribuzione dei punteggi a loro assegnati;

   risulta, da ciò, evidente, a giudizio dell'interrogante, che la procedura di valutazione non ha garantito ai candidati la piena trasparenza nella selezione dei partecipandi –:

   la vicenda descritta fa emergere pertanto l'esigenza di avviare ogni utile iniziativa, anche normativa, volta a evitare il ripetersi delle criticità sopra richiamate;

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare, anche sul piano normativo, al fine di assicurare la trasparenza delle procedure concorsuali nella pubblica amministrazione, ivi incluse le società e gli enti a partecipazione pubblica, e favorire pienamente il merito e la competenza nell'ambito di tutte le attività selettive nel rispetto dei principi di efficienza, economicità e buon andamento.
(3-00346)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   GABRIELE LORENZONI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 393 del 23 luglio 2018 la regione Lazio ha deciso di rendere unico il numero per le prenotazioni di visite ed esami sostituendo i predetti due numeri verdi Cup Sanità con il solo Recup 803333, ormai noto ai cittadini, limitando la gratuità di tale numero solo per le chiamate da rete fissa, giustificando tale scelta con la «progressiva e generalizzata diffusione di piani tariffari su rete mobile che includono chiamate illimitate verso numeri fissi»;

   il quotidiano «Il Tempo» nei giorni scorsi ha pubblicato un articolo a firma di Antonio Sbraga, riportando il tentativo fatto tramite un cellulare ricaricabile senza «minuti compresi» così da verificare all'istante il costo della chiamata effettuata. Non solo la linea si è interrotta dopo oltre un minuto di attesa, la prima volta, e due minuti e 45 secondi la seconda volta, ma a seguito di un ennesimo tentativo, è stato possibile procedere con la prenotazione dopo ben 10 minuti e 2 secondi, costo totale delle tre telefonate è di 1 euro e 45 centesimi;

   nel mese di agosto 2018, la regione Lazio aveva tranquillizzato i cittadini dichiarando che non ci sarebbe nessun reale aggravio per tutti gli utenti interessati alla prenotazione di esami e visite specialistiche presso le strutture sanitarie pubbliche e convenzionate tramite il Recup;

   la stessa nota inoltre evidenziava come l'utilizzo del Recup non avrebbe portato alcun disagio o sospensione del servizio, sostenendo che la stessa tipologia di servizio fosse adottata da altre regioni italiane;

   la metà delle restanti regioni italiane, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia e Sardegna, ad oggi, conservano ancora il numero verde, mentre le restanti, rivolgono agli utenti l'avvertenza secondo cui la telefonata è a pagamento al costo previsto dal proprio piano tariffario;

   il servizio del Recup, infine, è stato pubblicizzato anche sulle ricette dei medici, senza che gli stessi fossero informati del reale funzionamento;

   pagare l'attesa telefonica per riuscire a farsi inserire nelle lunghissime liste d'attesa per visite ed esami, comporta una peggior considerazione dei cittadini nei confronti del servizio sanitario nazionale, determinando, in alcuni casi, anche atteggiamenti violenti degli stessi utenti verso il personale medico –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto;

   se non intenda adottare iniziative, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, per garantire soluzioni rispettose verso l'utenza e verso gli stessi medici;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire agli utenti un migliore e trasparente funzionamento del servizio.
(4-01730)

SUD

Interrogazioni a risposta immediata:


   ROSTAN e FORNARO. – Al Ministro per il sud. – Per sapere – premesso che:

   il 22 novembre 2018 la Conferenza Stato-regioni ha proceduto al riparto di 237 milioni di euro per le borse di studio da erogare agli studenti universitari meritevoli;

   la Conferenza Stato–regioni ha avanzato la richiesta di «attivazione in tempi brevi del tavolo tecnico preposto alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche al fine di rivedere gli attuali meccanismi di calcolo che risultano penalizzanti per alcune regioni»;

   nel riparto del 2018, su 237 milioni di euro, alla regione Campania ne sono stati assegnati appena 9 milioni di euro, cioè il 3,9 per cento, questo nonostante che negli atenei della regione risultino iscritti l'11,2 per cento degli studenti universitari italiani;

   come indicato, in un'inchiesta pubblicata sul quotidiano Il Mattino dal giornalista Marco Esposito, tale ripartizione, «tradotta in cifre medie pro capite, significa che uno studente campano “vale” 51 euro contro i 147 euro della media nazionale»;

   il decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68, all'articolo 7, stabilisce che l'importo delle borse di studio va definito dentro i livelli essenziali delle prestazioni;

   da allora, mai nessun Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha adottato, nei termini di legge, il decreto per fissare i livelli essenziali delle prestazioni e gli importi delle borse di studio;

   secondo una ricerca dell'Istituto degli innocenti, rilanciata dall'organizzazione Save the children, al Sud solo 12 bambini su 100 riusciranno ad accedere agli asili nido o ai servizi alternativi; in Campania, tali numeri risultano ancora più bassi: qui nemmeno 1 bambino su cento ha la possibilità di accesso;

   all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale n. 3 del 2001, è scritto che lo Stato ha la legislazione esclusiva sulla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;

   i livelli essenziali delle prestazioni sono una cornice indispensabile per ridurre le disuguaglianze territoriali e per garantire un'equa distribuzione dei servizi fondamentali;

   la mancata adozione dei livelli essenziali delle prestazioni penalizza, nelle borse di studio come negli asili nido, e su molti altri fronti, con tutta evidenza, la coesione territoriale e sociale e, in modo particolare, le regioni del Mezzogiorno –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per superare la sperequazione tra le regioni del Centro-Nord e del Mezzogiorno nell'erogazione di risorse e nell'accesso ai servizi essenziali e per garantire la coesione territoriale, in ottemperanza all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione.
(3-00349)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, BUCALO, FERRO, GEMMATO, VARCHI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. – Al Ministro per il sud. – Per sapere – premesso che:

   i quotidiani del 26 novembre 2018 hanno riportato la notizia della richiesta inviata al Presidente del Consiglio dei ministri dai presidenti delle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto per il completamento del percorso delle tre regioni verso una maggiore autonomia, secondo un modello di regionalismo differenziato;

   tale percorso era stato formalmente avviato il 28 febbraio 2018 con la firma dei tre accordi preliminari all'intesa per la concessione di «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia», ai sensi dell'articolo 116, comma terzo, della Costituzione;

   nella lettera congiunta trasmessa al Presidente del Consiglio dei ministri i tre presidenti di regione esprimono «un giudizio positivo su questo lavoro», ritengono che «siano mature le condizioni perché si possa addivenire finalmente alla sottoscrizione delle corrispettive intese» e chiedono che «come previsto, questa ulteriore fase possa essere conclusa dal Consiglio dei ministri in tempi rapidi e certi, per portare poi alla redazione dei conseguenti disegni di legge sui quali sarà chiamato ad esprimersi il Parlamento»;

   la formalizzazione dell'intesa comporterà anche la formazione di una commissione Stato-regione che determinerà «le modalità per l'attribuzione delle risorse finanziarie, umane e strumentali necessarie»;

   inoltre, l'articolo 5 di ciascun accordo preliminare dispone che «Stato e regione, al fine di consentire una programmazione certa dello sviluppo degli investimenti, potranno determinare congiuntamente modalità per assegnare, anche mediante forme di crediti d'imposta, risorse da attingersi da fondi finalizzati allo sviluppo infrastrutturale del Paese»;

   stante il divario già esistente tra le regioni meridionali e quelle settentrionali d'Italia, cui appartengono anche le tre regioni che hanno formalizzato la propria richiesta di autonomia, la formalizzazione delle intese e l'assegnazione delle risorse, in particolar modo di quelle a valere sui fondi finalizzati allo sviluppo infrastrutturale del Paese, rischiano di determinare ulteriori pesanti squilibri a danno del Sud Italia –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché nella fase di formalizzazione delle intese sia scongiurato il pericolo che i previsti trasferimenti di fondi e di competenze si possano risolvere in una riduzione delle risorse disponibili per le regioni del Centro-Sud.
(3-00350)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Gagliardi n. 4-01708, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bagnasco, Cassinelli, Mulè, Pastorino.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Troiano n. 5-00722 del 15 ottobre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Roberto Rossini n. 5-00900 del 7 novembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Fiano n. 5-00932 del 13 novembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Magi n. 5-00946 del 15 novembre 2018;

   interpellanza Lupi n. 2-00182 del 16 novembre 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Spena n. 5-00957 del 19 novembre 2018;

   interrogazione a risposta scritta Bignami n. 4-01715 del 26 novembre 2018.