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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 10 dicembre 2018

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 10 dicembre 2018.

  Battelli, Benvenuto, Bianchi, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Cardinale, Carfagna, Castelli, Castiello, Ciprini, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Barba, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Federico, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Formentini, Fraccaro, Frusone, Galli, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Iovino, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lotti, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Orsini, Pastorino, Picchi, Quartapelle Procopio, Rampelli, Ribolla, Rixi, Rizzo, Ruocco, Scerra, Carlo Sibilia, Sisto, Sodano, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge DE LORENZIS ed altri: «Disposizioni per la promozione dell'utilizzo condiviso di veicoli privati (car sharing)» (859) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Zennaro.

  La proposta di legge SCAGLIUSI: «Modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di disciplina della circolazione, caratteristiche e uso dei veicoli, accertamento dei requisiti per la guida, limiti di velocità e sanzioni per le violazioni» (1368) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Barzotti, Luciano Cantone, De Girolamo, De Lorenzis, Del Grosso, Ficara, Grippa, Liuzzi, Marino, Raffa e Serritella.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

  Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 4 dicembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, la determinazione e la relazione riferite al risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell'Autorità portuale di Augusta, per l'esercizio 2016, cui sono allegati i documenti rimessi dall'ente ai sensi dell'articolo 4, primo comma, della citata legge n. 259 del 1958 (Doc. XV, n. 88).

  Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

  Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 6 dicembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2, comma 5, della legge 10 ottobre 2014, n. 147, la relazione sull'attuazione delle disposizioni di salvaguardia, con particolare riferimento al numero dei lavoratori salvaguardati e alle risorse finanziarie utilizzate, aggiornata al 3 settembre 2018 (Doc. CLXXXIV, n. 1).

  Questa relazione è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 6 dicembre 2018, ha trasmesso il programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (1o gennaio 2019 – 30 giugno 2020) – Portare avanti l'agenda strategica, elaborato dalle future presidenze rumena, finlandese e croata (14518/18).

  Questo documento è trasmesso a tutte le Commissioni permanenti.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 7 dicembre 2018, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Relazione annuale di monitoraggio sull'attuazione del programma di sostegno alle riforme strutturali del 2017 (COM(2018) 755 final), che è assegnata in sede primaria alla V Commissione (Bilancio);
   Proposta di decisione del Consiglio che determina la composizione del Comitato delle regioni (COM(2018) 782 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   Proposta di decisione del Consiglio che determina la composizione del Comitato economico e sociale europeo (COM(2018) 783 final), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'attuazione della comunicazione «Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo» (COM(2018) 794 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti);
   Proposte di decisione del Consiglio relative rispettivamente alla conclusione nonché alla firma, a nome dell'Unione, dell'accordo sullo status tra l'Unione europea e la Repubblica di Serbia riguardante le azioni dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia (COM(2018) 797 final e COM(2018) 799 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2018) 797 final – Annex e COM(2018) 799 final – Annex), che sono assegnate in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Progressi nell'attuazione della strategia forestale dell'Unione europea «Una nuova strategia forestale dell'Unione europea: per le foreste e il settore forestale» (COM(2018) 811 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XIII (Agricoltura);
   Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1305/2013 e (UE) n. 1307/2013 per quanto riguarda alcune norme sui pagamenti diretti e sul sostegno allo sviluppo rurale per gli anni 2019 e 2020 (COM(2018) 817 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 10 dicembre 2018;
   Raccomandazione della Commissione del 5.12.2018 in merito al ruolo internazionale dell'euro nel settore energetico (C(2018)8111 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e X (Attività produttive);
   Comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Piano d'azione contro la disinformazione (JOIN(2018) 36 final), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e III (Affari esteri).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 6 dicembre 2018, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Piano di investimenti per l'Europa: bilancio e prossimi passi (COM(2018) 771 final);
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e alla Banca europea per gli investimenti – Un pianeta pulito per tutti – Visione strategica europea a lungo termine per un'economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra (COM(2018) 773 final).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI MOLINARI, D'UVA ED ALTRI N. 1-00083, GADDA ED ALTRI N. 1-00087, LUCA DE CARLO ED ALTRI N. 1-00091 E PAOLO RUSSO ED ALTRI N. 1-00092 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE ALLA TUTELA DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI ITALIANI PROPRI DELLA DIETA MEDITERRANEA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD UNA PROPOSTA DI RISOLUZIONE IN DISCUSSIONE PRESSO L'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU IN MATERIA DI NUTRIZIONE E SALUTE

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    a luglio 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), al fine di ridurre di un terzo entro il 2030 i casi di morte per diabete, cancro e malattie cardiovascolari, avevano dichiarato che nelle diete era necessario ridurre i grassi saturi, il sale, gli zuccheri e l'alcol il cui consumo oltre misura potrebbe avere effetti dannosi per la salute;
    l'obiettivo sarebbe stato raggiunto disincentivando l'uso dei suddetti prodotti, adottando, da un lato, una tassazione simile a quella sull'alcol, sul tabacco e su altre sostanze nocive e, dall'altro, apponendo sulle confezioni «avvisi di pericolo»;
    all'uopo, durante l'incontro di alto livello delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili del settembre 2018, venne discussa una bozza preliminare di risoluzione che prevedeva misure fiscali penalizzanti ed etichettature per disincentivare l'acquisto di alcuni prodotti del settore agroalimentare;
    dopo un lungo negoziato, il 27 settembre 2018 i Capi di Stato e di Governo dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno approvato la dichiarazione politica « Time to Deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations» dal testo molto bilanciato, asciutto, di ampia portata e senza toni prescrittivi, in linea con gli interessi italiani di tutela della salute e delle eccellenze del made in Italy nel settore agroalimentare;
    il 12 novembre 2018 sette Paesi, guidati da Brasile e Francia, hanno presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu, nell'ambito dell'iniziativa « Global health and foreign policy», una risoluzione contenente, sostanzialmente, le misure punitive già proposte nella bozza preliminare. Se approvate, esse danneggerebbero pesantemente il made in Italy agroalimentare, le nostre tradizioni gastronomiche, il nostro export, la nostra agricoltura e la reputazione dei prodotti tipici italiani;
    qualora il nuovo testo presentato fosse approvato, andrebbe a vanificare l'intento della dichiarazione del 27 settembre 2018 e tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite sarebbero sollecitati ad applicare tasse, etichette dissuasive all'acquisto – come per le sigarette – e restrizioni alla pubblicità e al marketing su gran parte dei prodotti alimentari tipici del made in Italy, i quali verrebbero classificati come nocivi per la salute;
    sembra impensabile che si vada a ridiscutere un principio che era stato approvato e chiarito ai massimi livelli dei Capi di Stato e di Governo all'Onu. Inoltre, un organismo politico come l'Onu non può approvare indicazioni prescrittive come quelle indicate nel documento del 12 novembre 2018, nel quale viene esplicitamente riportata la seguente locuzione «è urgente che gli Stati membri approvino»;
    nelle prossime settimane cominceranno i negoziati sulla risoluzione, per cercare di individuare una posizione comune ed entro il 7 dicembre 2018 dovrà essere finalizzato un testo definitivo che sarà poi presentato il 13 dicembre 2018 all'Assemblea generale dell'Onu, per essere votato dagli Stati membri;
    la filiera agroalimentare italiana, tra produzione, trasformazione, distribuzione al dettaglio e ristorazione, con un valore di oltre 130 miliardi di euro l'anno, costituisce il 9 per cento del prodotto interno lordo nazionale, occupa 3,2 milioni di lavoratori – vale a dire il 13 per cento del totale in Italia – e coinvolge 1,3 milioni di imprese, pari al 25 per cento del totale delle aziende iscritte nei registri camerali;
    secondo i dati diffusi da «Nomisma Agrifood Monitor», nel 2017 l’export agroalimentare italiano ha superato la cifra record di 40 miliardi di euro, trainato soprattutto da prodotti quali: vini, formaggi e salumi, vale a dire categorie merceologiche che verrebbero colpite dai provvedimenti proposti dal gruppo guidato da Francia e Brasile;
    l'applicazione, a livello globale, dei provvedimenti proposti dai citati sette Paesi condurrebbe a una forte contrazione delle vendite dei prodotti agroalimentari italiani all'estero, con la conseguenza di ridurre i margini positivi della bilancia commerciale, nonché di mettere a serio rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e la stessa sopravvivenza di tantissime piccole e medie imprese, tenuto conto che solo il 2 per cento delle aziende alimentari italiane supera i 50 addetti;
    una ricerca Nomisma del 2015 sugli effetti delle «etichette a semaforo» nel mercato inglese ha evidenziato un significativo calo nelle vendite e nelle quote di mercato proprio dei prodotti tipici italiani, con perdite addirittura del 14 per cento per quanto riguarda il Parmigiano reggiano Dop porzionato;
    le produzioni italiane, per la loro intrinseca peculiarità, sono poste alla base della «dieta mediterranea», riconosciuta dall'Unesco «Patrimonio immateriale dell'umanità» quale modello alimentare sano ed equilibrato, fondato prevalentemente su cibi di origine vegetale e sul consumo diversificato e bilanciato;
    la scienza ha dimostrato che la dieta mediterranea è una dieta salubre che aiuta a prevenire malattie croniche, come patologie cardiovascolari, diabete e obesità;
    grazie, infatti, alle abitudini alimentari fondate sulla dieta mediterranea e a uno stile di vita attivo, l'Italia rappresenta il secondo Paese più longevo del pianeta, il terzo meno obeso di tutta l'area Ocse e il più sano al mondo secondo la classifica « Bloomberg Health Index» stilata nel 2017, malgrado condizioni economiche meno favorevoli rispetto ad altre nazioni;
    secondo i dati del sistema di sorveglianza «OKkio alla salute», coordinato dal Ministero della salute, l'Italia è tra i pochissimi Paesi il cui tasso di obesità infantile è in calo, con una riduzione del 13 per cento a partire dal 2009;
    provvedimenti coercitivi, come quelli suggeriti dalla risoluzione presentata all'Assemblea generale dell'Onu deresponsabilizzano, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, il consumatore e ne condizionano le scelte, senza indirizzarlo verso una dieta più salutare;
    si ritiene di dover scongiurare la diffusione di sistemi di valutazione dei prodotti agroalimentari unicamente basati sui profili nutrizionali oppure su rappresentazioni grafiche che pongono ingiustificatamente l'accento sulla composizione del singolo prodotto, a prescindere dalle modalità e dalla frequenza di consumo;
    la modifica degli ingredienti dei prodotti finalizzata a sostituire il sale, i grassi o gli zuccheri e avviata dalle aziende agroalimentari dei Paesi, che hanno applicato provvedimenti simili a quelli invocati dalla risoluzione presentata all'Assemblea generale, ha condotto alla riduzione delle componenti naturali dei prodotti in favore di additivi chimici;
    la posizione assunta dall'Oms e dall'Onu rischia di avvantaggiare unicamente i produttori di alimenti dietetici e di sostituti chimici per alimenti;
    l'applicazione di tasse o etichette discriminanti, ove già in vigore, non ha condotto ad alcun miglioramento dei trend relativi alla diffusione dell'obesità e delle malattie non trasmissibili;
    le imprese del settore agroalimentare e le associazioni di agricoltori hanno manifestato forte preoccupazione per le disposizioni contenute nella risoluzione in discussione all'Assemblea generale dell'Onu,

impegna il Governo:

1) a difendere, con la massima determinazione, il settore agroalimentare italiano in tutte le sedi politiche e diplomatiche internazionali, in particolare all'Onu (e nelle sue agenzie come Oms e Fao) e nell'ambito dell'Unione europea;

2) a porre in essere una pronta e decisa azione diplomatica volta al ritiro o ad una rilevante modifica della risoluzione presentata nell'ambito dell'iniziativa « Global health and foreign policy» in discussione all'Assemblea dell'Onu, al fine di scongiurare le inique conseguenze che l'approvazione di tale documento avrebbe per il settore agroalimentare italiano e, in particolare, per le esportazioni italiane;

3) ad avviare un confronto, nelle opportune sedi, al fine di chiarire quali siano le finalità che hanno portato la Francia a promuovere questa iniziativa in collaborazione con Paesi extra Unione europea senza un preventivo accordo con gli altri Stati membri europei, nonostante sia un Paese che, in maniera del tutto analoga all'Italia, vanta numerosi prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea e che con l'approvazione senza modifiche di questo documento rischia di essere essa stessa pesantemente penalizzata.
(1-00083) «Molinari, D'Uva, Viviani, Sabrina De Carlo, Formentini, Ehm, Bubisutti, Cabras, Coin, Cappellani, Gastaldi, Di Stasio, Golinelli, Emiliozzi, Liuni, Olgiati, Lo Monte, Romaniello, Lolini, Gallinella, Vallotto, Cillis, Grimoldi, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Comencini, Ribolla, Caffaratto, Billi, Zoffili».


   La Camera,
   premesso che:
    nel giugno 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato il report « Time to deliver», contenente una serie di raccomandazioni agli Stati membri per ridurre l'impatto negativo di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri e migliorare la regolamentazione degli stessi;
    il report dell'Organizzazione mondiale della sanità, fra le altre raccomandazioni, sostiene la necessità di:
     a) accelerare l'attuazione degli impegni presi nel 2011 e 2014 per ridurre l'abuso di tabacco e di alcol, per evitare stili di vita malsani determinati, in particolare, da una scorretta alimentazione e dall'inattività fisica, tenendo conto, a seconda dei casi, di una spesa più attenta e consapevole e di altri interventi raccomandati per la prevenzione e il controllo di malattie non trasmissibili, nonché le priorità degli Stati membri;
     b) attuare interventi efficaci ed efficienti e basati su dati oggettivi per arrestare il sovrappeso e l'obesità infantile entro il 2025, tenendo conto delle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità;
     c) attuare politiche e misure legislative e regolamentari che riducano al minimo il consumo di prodotti nocivi per la salute e promuovano stili di vita sani;
     d) impiegare i pieni poteri legali e fiscali per attuare politiche e misure legislative e regolamentari che riducano al minimo il consumo di prodotti nocivi per la salute e promuovano stili di vita sani e forniscano un flusso di entrate per il finanziamento dello sviluppo;
     e) promuovere sistemi di produzione, distribuzione e somministrazione di alimenti attenti alla salute dei cittadini, al fine di ridurre l'insorgenza di malattie non trasmissibili e contribuire a promuovere un'alimentazione sana ed equilibrata;
    tali raccomandazioni, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, hanno la finalità di contrastare il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari e l'obiettivo di ridurre di almeno un terzo entro il 2030 i morti per le malattie non trasmissibili, anche riducendo nella dieta l'apporto di grassi saturi, sale, zuccheri e alcol;
    pur essendo le finalità condivisibili, la strada inizialmente scelta non appariva, tuttavia, adeguata alle finalità stesse e ai modelli alimentari della tradizione mediterranea;
    in detto documento, redatto dalla Commissione indipendente, volto a raccomandare linee di azione agli Stati membri per il raggiungimento di tale obiettivo, venivano utilizzate espressioni generiche nell'ambito dell'analisi delle possibili azioni a contrasto delle malattie non trasmissibili, riferendosi genericamente ad effetti che su tali malattie possono avere i cibi «non salutari» (al pari, peraltro, di inquinamento, fumo di sigaretta, stile di vita sedentario) e si accennava all'opportunità di utilizzare etichette che contenessero segnali di allarme sulle confezioni di tali prodotti alimentari, per scoraggiarne il consumo;
    in seguito alle polemiche che tale approvazione aveva suscitato, l'Organizzazione mondiale della sanità chiariva che la propria posizione non «criminalizza specifici alimenti», ma fornisce indicazioni e raccomandazioni per una dieta sana e che si adoperava, in particolare, per promuovere la riduzione del consumo di sodio, zuccheri e grassi saturi. L'Organizzazione mondiale della sanità affermava di non volere criminalizzare determinati alimenti, ma di raccomandare politiche che promuovessero un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi;
    il 27 settembre 2018 i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri delle Nazioni Unite hanno approvato la dichiarazione « Time to Deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations», tenendo conto delle molte osservazioni pervenute, e che veniva incorporata nella risoluzione dell'Assemblea generale del 10 ottobre 2018;
    il 12 novembre 2018 sette Paesi (Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia) hanno nuovamente presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu, una risoluzione nell'ambito dell'iniziativa « Global health and foreign policy», contenente, sostanzialmente, le dannose e non utili misure punitive originarie;
    la nuova proposta pare voglia colpire gli alimenti che contengono zuccheri, grassi e sale, attraverso la mera apposizione di etichette nutrizionali e la riformulazione delle ricette. Tali misure, slegate da ogni qualsiasi considerazione in merito a sane ed equilibrate abitudini alimentari, consumo consapevole e prevenzione, non considerano la peculiarità delle produzioni made in Italy e delle tradizioni plurisecolari trasmesse da generazioni di nostri agricoltori e produttori dell'intera filiera agroalimentare, che si sono impegnati a mantenere altissimi livelli di varietà, sicurezza e qualità;
    la suddetta scelta rischia di minare un patrimonio riconosciuto nel mondo che è alla base della dieta mediterranea; l'Italia rappresenta il 7 per cento della popolazione europea, ma ha conquistato il primato della percentuale più alta di ultraottantenni, davanti a Grecia e Spagna, e può vantare anche un'aspettativa di vita che è tra le più alte a livello mondiale (pari a 80,6 anni per gli uomini e a 85 anni per le donne);
    la qualità del modello alimentare italiano, tra l'altro, è stata riconosciuta con l'iscrizione della dieta mediterranea nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco il 16 novembre 2010;
    tra le priorità del nostro Paese, vi è quella di favorire politiche e misure efficaci per tutelare e garantire le eccellenze italiane nel settore agroalimentare in Italia e nel mondo. Tale obiettivo si può raggiungere attraverso la realizzazione e il rafforzamento di programmi in grado di promuovere stili di vita salutari e la prevenzione delle malattie croniche, nonché attraverso l'implementazione di strategie multisettoriali a livello nazionale e locale,
    le politiche da sempre perseguite nel nostro Paese considerano prioritario contrastare i fattori di rischio e promuovere una politica di sana e corretta alimentazione, attraverso investimenti significativi in prevenzione, educazione e informazione, nonché in interventi multisettoriali che coinvolgano le amministrazioni pubbliche, il mondo della comunicazione e la società civile;
    in linea con i più consolidati orientamenti scientifici e attraverso il contributo di prestigiosi istituti di ricerca, quali, ad esempio, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), l'Italia ha sempre considerato fondamentale l'interezza e la complessità della dieta e non certo il singolo alimento, evitando di classificare i prodotti «in buoni e cattivi»; tale valutazione nasce dalla considerazione che la composizione della dieta deve essere commisurata alle specifiche esigenze del singolo individuo e non giudicata nell'ambito di una mera valutazione standardizzata;
    a questo si aggiunge il caso della Gran Bretagna che, con l'adozione dell'etichetta a semaforo sui prodotti, non accompagnata con percorsi educativi, potrebbe portare ad escludere dalle scelte dei cittadini alimenti sani che da secoli sono presenti sulle nostre tavole; tali etichette nei fatti rappresentano misure protezionistiche, barriere non tariffarie, utilizzate non tanto e non solo per tutelare i consumatori, quanto per limitare in modo surrettizio il libero commercio;
    nel 2015 l'Italia ha ospitato Expo 2015, che è stata occasione per discutere di questi temi a livello globale; nella XVII legislatura il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore, Maurizio Martina, a nome del Governo e di tutta la filiera agroalimentare italiana, ha più volte portato in discussione a livello comunitario la questione dell'etichettatura a semaforo, proposta dalla Gran Bretagna, sollecitando la Commissione europea ad assumere una «posizione chiara e forte» sulla questione;
    alla fine del 2017 è stato istituito presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo di lavoro a cui partecipano amministrazioni (Ministero della salute, Ministero dello sviluppo economico e Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo) ed associazioni di categoria, finalizzato alla definizione di una posizione nazionale sulle espressioni sintetiche delle informazioni nutrizionali in grado di considerare le peculiarità dei prodotti nazionali e bilanciare le informazioni sugli elementi nutrizionali, con un più ampio riferimento al contesto generale della dieta e dello stile di vita mediterraneo;
    il tavolo ha ipotizzato una proposta di modello supplementare di etichettatura nutrizionale, che si configura quale contributo da offrire alla discussione degli altri Paesi membri dell'Unione europea per assicurare un'applicazione corretta ed uniforme delle disposizioni del regolamento europeo n. 1169/2011;
    tale modello si differenzia rispetto agli altri sistemi già in atto (etichetta nutrizionale semplificata, semaforo), poiché non individua una classificazione degli alimenti sulla base della loro formulazione in termini di energia e nutrienti negativi e positivi;
    nelle prossime settimane cominceranno i negoziati sulla risoluzione, per cercare di individuare una posizione comune ed entro il 7 dicembre 2018 dovrà essere predisposto un testo definitivo che sarà poi presentato il 13 dicembre 2018 all'Assemblea generale dell'Onu, per essere votato dagli Stati membri;
    il contributo italiano dovrà essere finalizzato al raggiungimento di un sistema di etichettatura nutrizionale « front of pack» chiara, comprensibile, realmente informativa e, soprattutto, non discriminatoria del made in Italy;
    nel contempo, si dovrà, con decisione, contrastare l'applicazione di tassazioni maggiorate, poiché tale approccio, privo di alcuna componente educativa verso sane abitudini alimentari, rischia di determinare un possibile spostamento dei consumi verso prodotti di scarsa qualità nutrizionale;
    l'educazione del consumatore è ben più efficace della criminalizzazione di certi prodotti e le aziende italiane sono pronte a fare la propria parte attraverso la trasparenza delle etichette e un'autoregolamentazione del marketing verso i bambini che, a livello europeo, sta dando risultati molto importanti. Misure di distorsione del mercato, come la tassazione o etichette discriminanti, non fanno altro che deprimere l'economia attraverso la riduzione del gettito fiscale e dei posti di lavoro, consentendo anche ad alcuni Paesi di lanciare pratiche protezionistiche ai danni del made in Italy camuffate da provvedimenti volti a perseguire la salute pubblica;
    non esistono cibi sani o insalubri, ma solo diete più o meno sane. Le posizioni emerse nell'ambito dell'Onu e dell'Organizzazione mondiale della sanità rischiano di produrre in tutto il mondo informazioni e posizioni che, come nel caso del Cile, iniziano a marchiare con il bollino nero, sconsigliandone di fatto l'acquisto, prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, andando ad incidere pesantemente sulle esportazioni del made in Italy agroalimentare, crollate nel caso di cui sopra del 12 per cento nei primi sette mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017. A questo si aggiunge il caso della Gran Bretagna, che prevede l'adozione di un'etichetta a semaforo con la quale si escludono dalla dieta alimenti sani e naturali che, da secoli, sono presenti sulle tavole, «per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta»;
    il settore agroalimentare italiano nel 2018 ha messo a segno un nuovo record delle esportazioni, con un aumento del 3 per cento nei primi sei mesi, dopo il valore di 41,03 miliardi del 2017, proprio grazie al traino delle denominazioni di origine (Dop) con quasi l'85 per cento in valore del made in Italy, che le istituzioni europee e quelle internazionali dovrebbero tutelare e non discriminare,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi con una decisa e concertata azione diplomatica in ambito europeo, affinché sia respinta o significativamente cambiata la risoluzione di cui in premessa, al fine di evitare le scorrette, inutili e dannose conseguenze che l'approvazione di un tale documento riverserebbe sulla salute, sulla qualità dell'alimentazione, sulla ricchezza delle tradizioni ed anche sul settore agroalimentare italiano, in particolare per le prospettive del nostro export;

2) ad assumere le iniziative di competenza, in tutte le sedi opportune, per la tutela e la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane, al fine di evitare che ad esse vengano applicate sovrattasse o etichette che ne scoraggino il consumo presso il più vasto pubblico;

3) a sostenere tutte le amministrazioni coinvolte, ciascuna negli ambiti di rispettiva competenza e avvalendosi degli strumenti previsti dalla normativa vigente, affinché si adoperino per rendere pienamente efficace la tutela dei prodotti di qualità italiani all'estero, imprimendo incisività e determinazione al ruolo dell'Italia in tutti i fori internazionali in cui vengono definite le politiche della salute con potenziale impatto sulla produzione e sulla commercializzazione dei prodotti alimentari, a cominciare dall'Organizzazione mondiale della sanità.
(1-00087) «Gadda, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas, Scalfarotto, De Filippo, Quartapelle Procopio».


   La Camera,
   premesso che:
    nel giugno 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato il report « Time to deliver», contenente una serie di raccomandazioni agli Stati membri per ridurre l'impatto negativo di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri e migliorare la regolamentazione degli stessi;
    il 27 settembre 2018 in sede Onu, anche grazie alle richieste dell'Italia, è stata adottata una dichiarazione politica, successivamente incorporata nella risoluzione dell'Assemblea generale del 10 ottobre 2018, che non prevedeva queste misure;
    nonostante questo punto di equilibrio raggiunto, in data 12 novembre 2018 si è riunita la seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu nella quale è stata presentata una risoluzione sottoscritta dai sette Stati del gruppo che ha promosso l'iniziativa « Global health and foreign policy», Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia;
    tale risoluzione «esorta gli Stati membri ad adottare politiche fiscali e regolatorie» per indurre i Paesi membri a frenare il consumo, anche tramite l'utilizzo di etichette «a semaforo» da apporre ai prodotti, degli alimenti e delle bevande con le caratteristiche sopra citate;
    tale indirizzo colpirebbe un prodotto agroalimentare italiano esportato su tre, con effetti gravissimi sull'economia nazionale;
    la stessa Onu riconosce il valore della «dieta mediterranea», tanto da averla dichiarata patrimonio dell'umanità, suffragata da numerosi studi scientifici che hanno dimostrato come essa sia la dieta che garantisce in assoluto la miglior valenza salutistica,

impegna il Governo

1) ad assumere le iniziative di competenza, in tutte le sedi opportune, per la tutela e la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane, al fine di evitare che ad esse vengano applicate sovrattasse o etichette che ne scoraggino il consumo presso il più vasto pubblico.
(1-00091) «Luca De Carlo, Meloni, Lollobrigida, Gemmato, Caretta, Ciaburro».


   La Camera,
   premesso che:
    l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), con impegni adottati nel 2011 e nel 2014, hanno avviato a livello mondiale un'azione per il controllo delle malattie non trasmissibili, quali il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari, derivanti dall'uso di tabacco, di alcol, da diete malsane e da inattività fisica;
    a conclusione del procedimento, nel luglio 2018, l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato il report « Time to deliver», contenente una serie di raccomandazioni agli Stati membri per ridurre l'impatto negativo di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri e migliorare la regolamentazione degli stessi;
    gli obiettivi principali del report sono quelli di ridurre di almeno un terzo entro il 2030 i morti per tali patologie, nonché di arrestare la crescita del sovrappeso e dell'obesità infantile entro il 2025, mediante:
     a) interventi volti a eliminare gli acidi grassi dall'approvvigionamento alimentare;
     b) misure legislative e regolamentari che riducano al minimo il consumo di prodotti nocivi per la salute e promuovano stili di vita sani;
     c) promozione di sistemi di produzione e fornitura di alimenti favorevoli alla salute;
    a seguito delle polemiche suscitate da tale documento, redatto da una commissione indipendente, l'Organizzazione mondiale della sanità chiariva di non avere l'intenzione di «criminalizzare specifici alimenti», quanto piuttosto di fornire indicazioni per una dieta sana, raccomandando politiche che promuovessero un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi;
    dopo complesse trattative, il 27 settembre 2018, i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri delle Nazioni Unite hanno approvato la dichiarazione « Time to deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations», che veniva incorporata nella risoluzione dell'Assemblea generale del 10 ottobre 2018;
    in tale dichiarazione politica, molto più equilibrata, non vi è alcun riferimento specifico a cibi o a bevande che possono essere dannosi per la salute. Al contrario, il testo parla di regimi alimentari che possono esserlo nel loro complesso, rapportati comunque allo stile di vita che si conduce;
    tuttavia, il 12 novembre 2018 sette Paesi (Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia) hanno nuovamente presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu, una risoluzione nell'ambito dell'iniziativa « Global health and foreign policy», mirante a creare un legame tra alcune malattie e alcune tipologie di alimenti o bevande, riprendendo, sostanzialmente, alcune delle misure punitive previste nel rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità del luglio 2018;
    la citata risoluzione del 12 novembre 2018 tratta di cibi salutari e non salutari, introducendo un'indicazione non supportata dalla scienza, che invece si riferisce a diete salutari e non; l'obiettivo dei proponenti della risoluzione sembra quello di evidenziare che i prodotti messi all'indice debbano essere colpiti da restrizioni, dazi e regolamentazioni stringenti sulla loro commercializzazione. Ove fosse approvata la risoluzione, tutti i Paesi sarebbero autorizzati ad apporre etichette con ben visibili bollini su cibi e bevande, come quelli, ad esempio, in uso sulle sigarette;
    le finalità dell'Organizzazione mondiale della sanità sono assolutamente condivisibili e l'Organizzazione stessa ha chiarito che il solo legame tra malattie e alimenti rappresenta un'estrema banalizzazione dei problemi legati alla salute. Non esistono cibi sani o insalubri, ma solo diete, meglio regimi alimentari più o meno sani, posto che la salute e le malattie sono legate anche all'attività fisica, lavorativa, sportiva, oltre che allo stile di vita, all'età anagrafica e all'ambiente in cui si vive; una risoluzione che imponga di scrivere, su un prodotto alimentare sano, come i formaggi dop, il prosciutto di Parma, ovvero sull'olio extravergine di oliva, che nuoce alla salute, sarebbe non solo sbagliata ma, da un punto di vista scientifico, fuorviante e completamente priva di fondamento;
    la nuova presa di posizione, invece, mira nuovamente a colpire gli alimenti che contengono zuccheri, grassi e sale, chiedendo nuovamente apposite etichette nutrizionali e la riformulazione delle ricette. Con il sistema del bollino o del semaforo si favoriscono prodotti artificiali di cui, in alcuni casi, non è nota neanche la ricetta, ma che rispondono a requisiti «nutrizionali» astrattamente ritenuti corretti, mentre si escludono dalla dieta alimenti sani e naturali che, da secoli, sono presenti sulle tavole. Un segnale verde alla Diet Coke e un cartellino rosso, invece, ad una fetta di prosciutto;
    ove accolta, tale scelta minerebbe il patrimonio culturale che è alla base della dieta mediterranea, che ha consentito all'Italia di conquistare il primato della percentuale più alta di ultraottantenni in Europa, davanti a Grecia e Spagna, ma anche una speranza di vita che è tra le più alte a livello mondiale ed è pari a 80,6 anni per gli uomini e a 85 anni per le donne. L'Italia, peraltro, è il terzo Paese meno obeso di tutta l'area Ocse e il più sano al mondo secondo la classifica « Bloomberg health index» stilata nel 2017;
    la qualità del modello alimentare italiano, tra l'altro, è stata riconosciuta anche con l'iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco il 16 novembre 2010. In termini ambientali, gli indicatori, quale quello della «impronta ecologica», mostrano come la dieta mediterranea abbia un minore impatto in termini di consumo del territorio e di consumo di risorse, oltre a un minor costo di produzione degli alimenti (4 euro giornalieri pro capite, rispetto ai 6 degli Stati Uniti);
    peraltro, va evidenziato come la Food and drugs administration (Fda) statunitense ha pubblicato un invito ad indicare sulle confezioni degli olii contenenti il 70 per cento di acido oleico (olio extravergine di oliva italiano) che il loro consumo porta benefici cardiovascolari, quando sostituisce il grasso saturo dannoso per il cuore;
    il danno più grave di tale scelta si avrebbe con riferimento all’export dell'industria della trasformazione agroalimentare italiana. Le esportazioni italiane nel settore agroalimentare, che nel 2013 valevano 33,5 miliardi di euro, hanno superato i 41 miliardi nel 2017, il 7 per cento in più rispetto al 2016. Il settore agroalimentare italiano, nel 2018, ha messo a segno un nuovo record delle esportazioni, con un aumento del 3 per cento nei primi sei mesi, grazie al traino delle denominazione di origine con quasi l'85 per cento in valore del made in Italy. Ad oggi, 5.057 sono i prodotti alimentari tradizionali censiti, 297 le specialità dop/igp e 415 i vini doc/docg riconosciuti a livello comunitario;
    il settore agroalimentare italiano, tra produzione, trasformazione, distribuzione al dettaglio e ristorazione, vale 244 miliardi di euro, costituisce il 13 per cento del prodotto interno lordo nazionale, occupa 3,2 milioni di lavoratori – vale a dire il 13 per cento del totale in Italia – e coinvolge 1,3 milioni di imprese, pari al 25 per cento del totale delle aziende iscritte nei registri camerali;
    secondo una ricerca commissionata nel giugno 2018 dalla scuola internazionale di cucina italiana Alma a Deloitte «La ristorazione italiana nel mondo», la cucina italiana risulta la seconda a livello globale dopo quella cinese (13 per cento di quota di mercato), mostrando una penetrazione più elevata in termini di numero di transazioni in Usa (15 per cento), Regno Unito (15 per cento), Brasile (13 per cento) e India (13 per cento). Secondo il giudizio degli esperti di settore, la cucina italiana è prevista «in forte crescita». A livello mondiale, il volume d'affari generato dalla cucina italiana si stima pari a 209 miliardi di euro, su un totale di 2.210 miliardi di euro nel 2016, di cui 60 miliardi di euro in Cina e 56 miliardi di euro negli Usa;
    una ricerca Nomisma del 2015 sugli effetti delle «etichette a semaforo» nel mercato inglese ha evidenziato un significativo calo nelle vendite e nelle quote di mercato proprio dei prodotti tipici italiani, con perdite addirittura del 14 per cento per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano. Nel 2017 in Cile si è cominciato a marchiare con il bollino nero prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto, andando ad incidere pesantemente sulle importazioni del made in Italy agroalimentare, crollate nel caso di cui sopra del 12 per cento nei primi sette mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017;
    in più occasioni, soprattutto nel corso dell'ultima legislatura, il Parlamento europeo ha preso posizione a favore dell'indicazione dell'origine degli alimenti, chiedendo alla Commissione europea di agire in tale direzione. Il 70 per cento dei cittadini dell'Unione europea chiede l'obbligo dell'indicazione d'origine in etichetta. La stragrande maggioranza dei consumatori nell'Unione europea ritiene che il livello di dettaglio dell'origine necessario a soddisfare le necessità di informazione sia quello del «Paese» o, addirittura, della «regione» di quel Paese;
    la risposta della Commissione europea, con il regolamento di esecuzione (UE) n. 2018/775 per quanto riguarda le norme sull'indicazione del Paese d'origine o del luogo di provenienza dell'ingrediente primario di un alimento, non è sufficiente a garantire una corretta informazione ai consumatori sulla vera origine degli ingredienti primari. Essendo un sistema volontario, sarebbe stato necessario offrire meno flessibilità agli operatori e non prevedere deroghe seppur temporanee;
    l'indicazione «UE e non UE» prevista dalla Commissione europea è un'informazione totalmente generica e incomprensibile per il consumatore. A causa di tale quadro normativo, incompleto e inadeguato, numerosi Stati membri – Francia, Italia, Lituania, Portogallo, Romania, Grecia e Finlandia, ai quali si stanno aggiungendo Spagna e Austria – hanno introdotto degli schemi nazionali per l'etichettatura obbligatoria di alcuni alimenti;
    ma soprattutto l'azione dell'Unione europea appare carente nel contrasto del falso made in Italy agroalimentare, denominato « Italian sounding», di quei prodotti alimentari cioè che di italiano hanno soltanto il nome, peraltro molto spesso storpiato. Se l’export agroalimentare vale 41,03 miliardi di euro, nel 2017 il fatturato del falso made in Italy agroalimentare è passato dai 60 miliardi di euro nel 2013 ai 100 miliardi nel 2017. Un danno abnorme. E il problema non è in Cina o negli Stati Uniti: lo si ha in casa. L'Unione europea ha concesso la possibilità di incorporare la polvere di caseina, invece del latte nei formaggi. Grazie a questa e da altre deroghe in tutta Europa circolano imitazioni low cost del Parmigiano e del Grana;
    i numerosi elementi convergenti sopra illustrati sembrano adombrare una situazione nella quale sia le istituzioni europee, che quelle internazionali, invece di tutelare e non discriminare le produzioni agroalimentari di qualità e il « made in», legati a rigorosi protocolli di produzione e di qualità, ad un'accurata selezione delle materie prime ed alla certezza del luogo di origine, agiscono in favore degli artefatti metodi produttivi delle multinazionali del cibo e non intervengono adeguatamente contro i danni d'immagine ed economici recati al nostro Paese dalle produzioni « Italian sounding». La posizione che potrebbe assumere l'Onu rischia di avvantaggiare unicamente i produttori di alimenti dietetici e di sostituti chimici per alimenti;
    dai dati economici sopra evidenziati appare evidente l'enorme impatto che la risoluzione presentata dai sette Paesi di cui in premessa il 12 novembre 2018 avrebbe sul nostro Paese, anche se appare impensabile che si vada a ridiscutere un principio che era stato approvato e chiarito ai massimi livelli dei Capi di Stato e di Governo all'Onu. Nei prossimi giorni cominceranno i negoziati sulla risoluzione per cercare di individuare una posizione comune e dovrà essere finalizzato un testo definitivo che sarà poi presentato all'Assemblea generale dell'Onu, per essere votato dagli Stati membri,

impegna il Governo:

1) a difendere, con la massima determinazione, la filiera italiana del settore agroalimentare in tutte le sedi politiche e diplomatiche internazionali, in particolare presso l'Onu (e nelle sue agenzie come l'Organizzazione mondiale della sanità e la Fao) e nell'ambito dell'Unione europea, anche presentando le evidenze scientifiche sulla qualità, sulle caratteristiche nutrizionali positive e sui minori impatti ambientali dei prodotti agricoli o derivanti dalla trasformazione agroalimentare italiana, con particolare riferimento a quelli connessi alla dieta mediterranea;

2) ad assumere iniziative in sede europea per:
   a) rafforzare le misure a favore dell'indicazione dell'origine degli alimenti, secondo le modalità richieste dal Parlamento europeo, nonché le azioni di contrasto all’Italian sounding;
   b) ripristinare il volume dei trasferimenti alla politica agricola nazionale italiana penalizzata dalla recente approvazione dell'ipotesi di bilancio dell'Unione europea 2021-2027;

3) ad assumere iniziative, nell'ambito delle risorse già preordinate e destinate alla penetrazione all'estero del made in Italy, volte a rafforzare la quota di esse destinate a valorizzare l'immagine e la penetrazione commerciale dell'agroalimentare italiano e dei valori della dieta mediterranea;

4) nell'ottica della piena valorizzazione e salvaguardia delle specificità dei prodotti e della filiera dell'agroalimentare italiano, ad assumere le iniziative di competenza per l'istituzione del Ministero del cibo – Ministero dell'agroalimentare e della tutela della cultura alimentare italiana – accogliendo le istanze da più parti avanzate, ivi compresi i settori della stessa maggioranza di Governo, volte a sottoporre ad un'unica gestione – dalla produzione alla trasformazione, dalla ristorazione alla diffusione culturale e alla promozione internazionale – la filiera agroalimentare italiana, valutando in tal senso le esperienze del modello francese;

5) a promuovere campagne per incoraggiare, in particolare nelle scuole, regimi alimentari equilibrati in Italia, dove siano presenti tutti gli alimenti salutari della dieta italiana.
(1-00092) «Paolo Russo, Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino, Spena, Occhiuto».