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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 12 dicembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La XII e XIII Commissione,

   premesso che:

    nel 2016 il Parlamento ha approvato la legge n. 242 che reca tra le proprie finalità «il sostegno e la promozione della coltivazione e della filiera della canapa (Cannabis saliva L.), quale coltura in grado di contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità, nonché come coltura da impiegare quale possibile sostituto di colture eccedentarie e come coltura da rotazione»;

    la stessa legge sostiene e promuove la coltivazione, la trasformazione e lo sviluppo delle filiere finalizzate alla produzione di prodotti tessili, di semilavorati da impiegare nella bioedilizia, nella componentistica, di prodotti alimentari principalmente semi, oli e farina. Se l'utilizzo della canapa quale prodotto tessile appare piuttosto problematico per gli alti costi, altri settori risultano particolarmente interessanti per le prospettive di realizzazione di margini economici rilevanti, che permetterebbero all'agricoltore di ottenere prezzi superiori per la materia prima, se paragonati a quelli attualmente riconosciuti ad altre produzioni (cereali);

    tra i prodotti maggiormente remunerativi ricavati dalla coltivazione della canapa si annoverano le infiorescenze rispetto alle quali, tuttavia, permangono dubbi di tipo normativo non essendo del tutto chiaro, tra l'altro, a quale materia (agricola, erboristica, medica) debbano essere ricondotte;

    secondo quanto previsto dal suo articolo 1, comma 2, n. 242 del 2016 «si applica alle coltivazioni di canapa delle varietà ammesse iscritte nel Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell'articolo 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002». Tuttavia non sono previste definizioni che specifichino quale tipo di coltivazione sia ammessa, ad esempio in pieno campo e/o in serra, o quale metodo di moltiplicazione sia consentito;

    a questo proposito, nel maggio 2018, il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ha emanato la circolare n. 5059 nella quale si chiarisce che «è consentita la riproduzione di piante di canapa esclusivamente da seme certificato», negando la possibilità di riproduzione per via agamica, attraverso il taleaggio;

    in particolare l'articolo 4, comma 5 specifica che, «qualora all'esito del controllo il contenuto complessivo di THC della coltivazione risulti superiore allo 0,2 per cento ed entro il limite dello 0,6 per cento, nessuna responsabilità è posta a carico dell'agricoltore che ha rispettato le prescrizioni di cui alla presente legge», mentre il comma 7 del medesimo articolo dispone che «il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa impiantate nel rispetto delle disposizioni stabilite dalla presente legge possono essere disposti dall'autorità giudiziaria solo qualora risulti che il contenuto di THC nella coltivazione è superiore allo 0,6 per cento»;

    la legge non prevede l'istituzione del tavolo di filiera che, come avviene per altre colture, ha il compito di definire le attività da intraprendere per il sostegno del settore, a partire da una analisi del comparto che ne metta in luce le potenzialità e i punti di debolezza, individuando le linee di ricerca che risulta più urgente perseguire, favorendo lo scambio di informazioni di natura tecnica e scientifica, indirizzando al contempo l'utilizzo delle risorse a disposizione;

    in particolare, la attivazione della filiera alimentare, con la produzione di semi, farina e olio, particolarmente interessante per gli agricoltori/trasformatori che realizzerebbero a prezzi remunerativi un prodotto molto ricercato dal mercato e il cui approvvigionamento avviene attualmente principalmente attraverso l'importazione, necessita di chiarezza normativa allo scopo di permettere, da un lato, al produttore di operare in piena sicurezza e, dall'altro lato, al consumatore di acquistare un prodotto salubre e sicuro. A questo proposito, l'articolo 5 della legge n. 242 del 2016 sancisce che «con decreto del Ministro della salute, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti i livelli massimi di residui di THC ammessi negli alimenti»;

    il sostegno al settore della canapicoltura e alla strutturazione delle filiere, si sostanzia nella norma finanziaria prevista dall'articolo 6 della legge n. 242 del 2016 secondo la quale «Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, compatibilmente con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, destina annualmente una quota delle risorse disponibili a valere sui piani nazionali di settore di propria competenza, nel limite massimo di 700.000 euro, per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa»;

    «una quota delle risorse iscritte annualmente nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari, e forestali e del turismo, sulla base dell'autorizzazione di spesa di cui alla legge 23 dicembre 1999, n. 499, può essere destinata, con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo per la produzione e i processi di prima trasformazione della canapa, finalizzati prioritariamente alla ricostituzione del patrimonio genetico e all'individuazione di corretti processi di meccanizzazione»;

    ad oggi, tuttavia, non sono state destinate risorse né a valere sui piani di zona nazionali di settore di competenza del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo né a valere sui fondi di cui alla legge 23 dicembre 1999 n. 499;

    nel mese di aprile 2018 il Consiglio superiore di sanità, nel parere reso al Ministro della salute non ha escluso la potenziale pericolosità per la salute umana della libera vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa a basso contenuto di THC;

    la stessa Federfarma, con una circolare alle associazioni provinciali e alle unioni regionali, a seguito di una serie di richieste di chiarimento sul tema giunte dal territorio, invita alla cautela nel valutare l'opportunità di vendere in farmacia prodotti a base di canapa (cannabis sativa), in conseguenza di una normativa ancora da completare;

    alla luce di tali osservazioni, il Ministero della salute ha richiesto un parere all'Avvocatura dello Stato che a sua volta ha chiesto informazioni anche ad altri Ministeri interessati;

    in data 31 luglio 2018 il Ministro dell'interno ha emesso una circolare, pubblicata solo l'11 settembre 2018, nella quale spiega alle forze di polizia come comportarsi nei confronti dei commercianti che vendono cannabis, autorizzando a trattare come una sostanza stupefacente tutta la cannabis light che riveli concentrazioni di THC superiori allo 0,5 per cento e a valutare la condotta dei commercianti che la vendono «sulla base del Testo Unico in materia di sostanze stupefacenti e del perimetro sanzionatorio della normativa antidroga»;

    in altre parole se la canapa non rispetta il limite dello 0,5 per cento di Thc (che secondo la normativa italiana è la concentrazione sopra il quale la cannabis va considerata droga, nonostante la legge sulla canapa tolleri fino allo 0,6 per cento nelle coltivazioni) oppure non rientra nell'elenco delle 64 varietà definite industriali a livello europeo, va considerata sostanza stupefacente;

    infine, in un contesto di completamento della legge n. 242 del 2016 bisogna ricordare che la canapa a uso terapeutico può essere prodotta solo ed esclusivamente dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, la rimborsabilità è a carico del Ssn ed è subordinata alle indicazioni delle singole regioni e contiene un Thc in una percentuale che varia dal 5 per cento all'8 per cento,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative normative per una riorganizzazione organica della materia al fine di garantire a tutti gli operatori del settore norme certe entro cui operare;

   ad adottare ogni iniziativa utile alla costituzione ufficiale del tavolo di Filiera al fine di favorire il reale sviluppo di intese di filiera sia per quanto riguarda le produzioni alimentari, sia quelle tessili, sia quelle impiegate nel settore della bioingegneria;

   ad adottare ogni iniziativa volta alla assegnazione almeno delle risorse individuate dalla legge n. 242 del 2016 nelle modalità dalla stessa indicate, nonché per lo stanziamento di ulteriori risorse;

   a definire, con decreto del Ministero della salute, i livelli massimi di residui di Thc ammessi negli alimenti così come previsto all'articolo 5 della legge 242 del 2016 ponendo così fine ai margini di incertezza per un compiuto inquadramento della tematica;

   ad adottare una iniziativa normativa per la modifica della legge n. 242 del 2016 che introduca elementi di chiarezza circa le modalità di coltivazione e di riproduzione della canapa;

   ad adottare iniziative di competenza per dare seguito e rilevanza generale ai contenuti del «Disciplinare di produzione di Infiorescenze di cannabis sativa L. in Italia» elaborato dal tavolo tecnico e firmato il 20 giugno 2018, per la tracciabilità, la qualità e la tutela del consumatore;

   a convocare un tavolo istituzionale con le associazioni di categoria, imprenditoriali e commerciali, per regolamentare e definire la commercializzazione delle inflorescenze di cannabis sativa L. in Italia, nei limiti stabiliti dalla legge n. 242 del 2016 e dalla circolare n. 5059 del 23 maggio 2018 del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo.
(7-00129) «Cenni, Pini, Gadda, D'Alessandro, Critelli, Incerti, Portas, Dal Moro, Cardinale, Campana, Carnevali, De Filippo, Ubaldo Pagano, Rizzo Nervo, Siani, Schirò».


   La I Commissione,

   premesso che:

    l'ultimo rapporto del Ministero dell'Interno – dipartimento di pubblica sicurezza – direzione generale di polizia di prevenzione, sul monitoraggio delle sette religiose, dal titolo «Sette Religiose e nuovi movimenti magici in Italia» risale al febbraio del 1998, e indica la presenza sul suolo nazionale di 76 nuovi movimenti religiosi per un totale di circa 78.500 affiliati e 61 nuovi movimenti magici per un totale di 4.600 affiliati;

    il riconoscimento e il contrasto del fenomeno settario sono resi complicati dalla mancanza di una definizione univoca, sia normativa che nella letteratura giurisprudenziale e finanche accademica, di setta e del relativo fenomeno della manipolazione mentale, a partire dalla definizione di setta religiosa, psico-setta o setta economica;

    infatti, il tema pone la necessità di garantire e non invadere la sfera delle libertà personali e in particolare della libertà di culto, garantite costituzionalmente dagli articoli 19 e 20 della Costituzione;

    per meglio contrastare e prevenire le sette e al contempo non intaccare la sfera delle libertà individuali, è imprescindibile e doveroso collegare il fenomeno al compimento di abusi e manipolazione psichiche;

    inoltre, come evidenziato da molte associazioni e dall'attività conoscitiva da parte del Parlamento italiano, il contrasto di questo fenomeno è particolarmente difficile da realizzare da quando è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale nel 1981 il reato di plagio, che, seppure tra molti difetti, consentiva di perseguire chi utilizzava forme di manipolazione psichica per raccogliere adepti nelle proprie sette al fine di ottenere poi devozione, nonché favori sessuali e materiali;

    dati più recenti, forniti da enti ed associazioni attive sul tema, mostrano un preoccupante aumento vertiginoso delle sette e dei loro adepti in Italia;

    secondo gli ultimi dati forniti dal servizio antisetta dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, attivo sin dal 2002, dall'inizio del 2018, il servizio ha ricevuto 2.467 richieste di aiuto: in particolare, si nota che le psicosette rappresentano la tipologia più diffusa per la quale si chiede aiuto, (con il 41 per cento delle richieste), seguite dai gruppi che praticano culti estremi (30 per cento), dalle sette magico esoteriche (16 per cento) e da quelle pseudo-religiose (13 per cento).

    secondo quanto denunciato dai giornalisti Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni nel libro-inchiesta «Nella setta» invece, sarebbero oggi circa quattro milioni gli italiani che a vario titolo sono membri o comunque interessati dall'attività di un'organizzazione settaria;

    come denunciato dall'Osservatorio nazionale abusi psicologici, sempre più spesso, alcune organizzazioni settarie, utilizzano il web per adescare adepti, in particolare adolescenti o giovanissimi, in alcuni casi incoraggiandoli, attraverso modalità manipolatorie ad assumere comportamenti autolesionistici che mettono a rischio la loro salute se non anche la loro vita, fino addirittura a tentativi di suicidio;

    tuttavia, è evidente che la mancanza di dati ed informazioni specifiche e dettagliate su questo tema costituisce un forte limite sia per costruire politiche dedicate sia per una mera conoscenza del fenomeno, anche a beneficio della generalità dei cittadini italiani;

    le ricadute dell'azione di queste sette sono disastrose, in quanto tendono con la propria attività ad emarginare persone che già spesso si ritrovano in situazioni particolarmente fragili, sia dal punto vista psichico che sociale ed economico;

    come emerge da inchieste giornalistiche, denunce di associazioni e diverse inchieste giudiziarie, questi enti, approfittando della fragilità di queste persone, adottano tecniche di manipolazione psicologica per perpetrare abusi intollerabili;

    in particolare, le sette tendono ad allontanare gli adepti dai propri nuclei familiari e dalla propria cerchia sociale, sino ad obbligarli a sopprimere ogni forma di comunicazione in quanto ritenuta dannosa per le finalità spirituali della setta, tant'è che in molti casi, gli adepti, dopo anni di permanenza all'interno di queste entità, sono pressoché sconosciuti alle istituzioni;

    inoltre, vengono puntualmente compiute truffe ed abusi economici, che si concretizzano spesso nella devoluzione di ogni forma di avere economico o finanziario e spesso anche altri generi di beni materiali, in favore della setta e dei suoi leader;

    non di rado, a queste forme di abusi materiali si affiancano anche vere e proprie forme di abusi sessuali, che vedono coinvolti anche minori;

    particolarmente difficile è, come raccontato in diverse occasioni dagli stessi interessati, la fuoriuscita dalle sette a causa della mancanza di supporto e sostentamento, sia nella denuncia dei fenomeni settari e degli abusi a cui erano sottoposti, sia nel percorso di reinserimento all'interno della società,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per istituire presso il Ministero dell'interno un osservatorio nazionale permanente sui fenomeni settari, costituito da rappresentanti istituzionali, a partire dai Ministeri interessati e dalle forze dell'ordine impegnate sul campo, nonché da esperti del mondo scientifico, medico e giuridico attivi nel contrasto e nella prevenzione del suddetto fenomeno, con il compito di:

    a) monitorare, raccogliere ed elaborare dati sul fenomeno settario nel nostro Paese;

    b) costituire forme di collaborazione sul territorio con le associazioni impegnate in questo ambito;

    c) relazionare almeno annualmente al Parlamento sulla propria attività e formulare proposte di tipo legislativo e/o regolamentare sia in chiave preventiva che repressiva del fenomeno;

    d) raccogliere ed elaborare le migliori pratiche sul territorio e diffonderle a livello nazionale;

   ad adottare le iniziative di competenza per rafforzare o costituire sezioni specializzate all'interno delle forze dell'ordine volte a contrastare specificatamente abusi commessi all'interno delle sette nonché per fornire adeguata formazione sia alle forze dell'ordine che ai magistrati che si occupano di perseguire tali condotte criminose, anche per il tramite della Scuola superiore della magistratura.
(7-00130) «Macina, Ascari, Brescia, Salafia, Dori, Troiano, Scutellà, Palmisano, Piera Aiello, Mariani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Diga Begato è la nota costruzione realizzata nel quartiere diamante di Genova dall'architetto Piero Gambacciani sulle alture tra Bolzaneto e Rivarolo;

   500 appartamenti considerati da tempo una vera e propria polveriera sociale;

   i disagi degli abitanti di questo quartiere di edilizia pubblica hanno radici che affondano sul finire degli anni ’80;

   difetti di costruzione, manutenzione carente, atti frequenti di vandalismo, occupazioni abusive, una morosità molto elevata sono le criticità più evidenti;

   l'attuale amministrazione comunale, d'intesa con la regione, nel luglio 2018, prima ancora del crollo «ponte Morandi», ha annunciato interventi di riqualificazione per l'area per un importo pari a 4 milioni e 600 mila euro, una parte derivanti anche da fondi statali;

   questo comprensorio cittadino è in piena Valpolcevera con tutto ciò che ne consegue anche a seguito del drammatico evento del 14 agosto 2018;

   i cittadini sono in attesa di risposte e sono preoccupati circa un possibile disimpegno rispetto ai programmi annunciati –:

   se le risorse annunciate, di provenienza statale, siano effettivamente disponibili per la riqualificazione della Diga Begato e se si intenda, considerate le criticità presenti in città, attivare un tavolo istituzionale con gli enti territoriali interessati e con gli abitanti del quartiere per definire un cronoprogramma circa i necessari e urgenti interventi.
(5-01105)

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli anni successivi al secondo conflitto mondiale i cittadini italiani di Etiopia ed Eritrea, oltre a subire una vera e propria persecuzione, vennero costretti all'esodo. L'espatrio dei nostri connazionali fu molto duro, oltre all'abbandono forzoso di ogni bene, venne richiesto loro il pagamento di tasse e di balzelli vari relativi ad anni passati o a contenziosi fiscali già definiti. Tale situazione fu precipitosa e non consentì di predisporre da parte dei connazionali una idonea documentazione dei beni perduti;

   è da citare la risoluzione dell'Onu del 19 gennaio 1952 che prevedeva, tra l'altro, all'articolo 7: «I beni, diritti e interessi dei cittadini italiani, comprese le persone giuridiche italiane in Eritrea, saranno rispettati a condizione che siano stati acquistati conformante alla legislazione in vigore al momento dell'acquisto. Essi non saranno trattati meno favorevolmente dei beni, diritti e interessi degli altri cittadini stranieri comprese le persone giuridiche di nazionalità straniera». L'accordo di cui sopra assicura la continuità e la permanenza italiana in Etiopia garantendone il libero e diretto esercizio dei loro diritti; e ancora: «I cittadini italiani in Eritrea che hanno lasciato oppure che lasceranno l'Eritrea per prendere dimora in altro paese, saranno autorizzati a vendere liberamente i loro beni mobili e immobili, a realizzare i loro attivi e disporne e, dopo il pagamento dei debiti e delle imposte di cui potrebbero essere gravati in Eritrea, a trasferire i loro beni mobili e i fondi che possiedono, compreso il ricavato delle transizioni summenzionate, a meno che questi beni e questi fondi non siano stati acquisiti illegalmente»;

   il Ministero dell'economia e delle finanze negli anni ’70 e ’80 propose alle associazioni rappresentative degli italiani di Eritrea degli indennizzi molto sottodimensionati rispetto a quanto richiesto da tali associazioni, che, seppur contestati, furono accettati dai rappresentanti delle categorie per risolvere il problema dell'indigenza e smettere di scontrarsi contro il Governo, con il quale avrebbero tutt'al più ottenuto piccoli successi posto che esigui aumenti di indennizzo sarebbero stati erosi dall'elevatissima inflazione di quei tempi;

   si parla di un trattamento per gli esuli di Etiopia ed Eritrea molto sconveniente rispetto ai paritetici connazionali esiliati da altre ex colonie italiane –:

   se il Governo ritenga opportuno porre in essere iniziative per sanare la pluridecennale situazione degli esuli italiani dell'Eritrea e dell'Etiopia.
(4-01856)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto 2018 l'Ente parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna ha emesso l'avviso pubblico per l'individuazione di una rosa di tre candidati da sottoporre al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il conferimento dell'incarico di direttore;

   ad avviso dell'interrogante si ravvisano alcune criticità relativamente alla procedura. Nel bando di selezione è stata prevista la nomina di una commissione consiliare ad hoc con il compito di svolgere l'istruttoria dei curriculum presentati dai candidati. La commissione aveva l'incarico di predisporre un elenco di 10 candidati, rispetto agli oltre 70 che avevano fatto domanda, da invitare poi al colloquio con lo stesso consiglio;

   il bando, oltre all'esame dei curricula, non prevedeva una prova selettiva, ma solo un colloquio con il consiglio direttivo, situazione che lascia un ampio margine di discrezionalità nella valutazione dei risultati del colloquio stesso;

   il bando, inoltre prevedeva testualmente che «per l'individuazione della terna il Consiglio si avvarrà di apposita Commissione consiliare nominata ad hoc. La Commissione consiliare procederà alla selezione dei candidati ammessi attraverso l'esame e la valutazione dei curricula (...)»;

   quindi si dovrebbe desumere che il consiglio del parco abbia nominato una commissione composta da amministratori dell'Ente e non da tecnici esterni;

   nelle deliberazioni e negli atti assunti dal consiglio del parco sul tema si fa riferimento alla sola legge n. 394 del 1991 che stabilisce, in relazione alla nomina del direttore, soltanto che tale nomina è di competenza del Ministro una terna di candidati iscritti nell'elenco dei direttori di parco;

   il decreto legislativo n. 165 del 2001, all'articolo 2 individua le amministrazioni pubbliche, tra le quali sono compresi anche gli enti pubblici nazionali non economici quale l'ente parco. Il decreto legislativo, all'articolo 35, prevede, in fatto di reclutamento del personale, al comma 1, le modalità di assunzione e, al comma 3, la composizione delle commissioni che devono essere formate da esperti di comprovata competenza, scelti tra funzionari delle amministrazioni, docenti ed estranei alle medesime, che non siano componenti dell'organo di direzione politica dell'amministrazione e che non ricoprano cariche politiche;

   ai sensi della legge n. 394 del 1991, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare vigila sull'attività dei parco e ne esamina le delibere –:

   se, alla luce di quanto esposto, il Ministro interrogato intenda avviare le verifiche di competenza sulla legittimità della procedura adottata che potrebbe inficiare la delibera di designazione della terna dei candidati.
(4-01853)


   POTENTI e LOLINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la recente ondata di maltempo che a fine ottobre 2018 ha colpito gran parte del nostro Paese si è resa particolarmente intensa in alcune fasce costiere di regioni diverse;

   in particolare, nell'area di costa toscana da Piombino a tutto il tratto del comune di Follonica, il forte vento ha generato onde di violenza difficilmente riscontrabile nei precedenti storici dell'area marittima di Follonica, che hanno determinato un forte arretramento costiero con distruzione di gran parte delle strutture private e demaniali, tra cui diversi ristoranti e stabilimenti balneari;

   in alcuni tratti, la spiaggia è completamente sparita determinando l'arretramento verso terra della linea di costa per diverse decine di metri lineari;

   sono molti anche i danni sulla parte immediatamente interna alla linea di costa del territorio maremmano di cui si attende di conoscere l'entità sulla base delle iniziative di denuncia che saranno attivate per tramite dagli enti locali;

   vi sono aree come quella nota con il nome di «Torre Mozza», ove la forza della marea, oltrepassando l'area di spiaggia, ha demolito un'intera costruzione adibita a ristorante, inghiottendo tra i flutti una serie di annessi e beni mobili sino a insinuarsi nella pineta retrostante con conseguente sradicamento e abbattimento di pini aventi funzione protettiva delle aree interne;

   resta difficile descrivere tale distruzione; sicuramente, in assenza delle scogliere soffolte che proteggono alcuni tratti, le onde avrebbero di nuovo distrutto la strada costiera, come avvenne nei primi anni 70;

   l'uragano ha colpito duramente anche un'opera sperimentale in comune di Follonica utile al reinsediamento della duna costiera di protezione che aveva avuto un risultato molto positivo per almeno 15 anni. Questa opera è stata totalmente distrutta;

   inoltre, non si conoscono ancora i danni che l'uragano ha creato sui fondali marini, ove l'abbondante presenza dell’habitat prioritario di Posidonia oceanica conferisce a tutta l'area un particolare interesse per i ricercatori –:

   fermi restando i finanziamenti già previsti per i territori colpiti dagli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2018 in diverse aree del Paese, se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza, anche attraverso le strutture di Ispra, sia per la ricognizione degli habitat marittimi e terrestri danneggiati, sia per il supporto agli enti locali per la riparazione e il mantenimento degli habitat dunali e di pineta nelle aree demaniali, così pesantemente colpite.
(4-01855)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRANCESCO SILVESTRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo apparso da Il Fatto Quotidiano del 14 novembre 2018 si apprende che presso le procure di Reggio Calabria, Bari e Catania sono state aperte tre inchieste coordinate dalla direzione nazionale antimafia in relazione al gioco on line, la nuova frontiera delle mafie;

   si legge: «in carcere sono finiti importanti esponenti della criminalità organizzata ma anche diversi imprenditori che di fatto erano i prestanome dei clan. Dalle indagini, condotte anche dallo Scico di Roma, è emerso un giro d'affari superiore ai 4,5 miliardi di euro»; e ancora: «si contestano i reati di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, illecita raccolta di scommesse on line e fraudolenta sottrazione ai prelievi fiscali dei relativi guadagni»;

   la tecnologia digitale non è più un ostacolo per la criminalità organizzata, tanto meno il sigillo di garanzia dei «Monopoli di Stato», che di solito accompagna i siti del gioco d'azzardo;

   le inchieste aperte hanno infatti evidenziato che un baco del sistema sussiste e sotto tale profilo forse una buona dose di responsabilità è da attribuire alle rassicuranti parole sugli «upgrade tecnologici del gioco legale e sicuro»;

   ai cittadini italiani sono stati sottratti più di un miliardo di euro e le organizzazioni criminali ne movimentavano quattro e mezzo attraverso un giro di scommesse clandestine e poco trasparenti che però portavano in «sigillo» dell'Agenzia dei Monopoli;

   agivano con le slot machine e giochi on line che presentano il simbolo dei Monopoli di Stato, ma che sono connessi a una rete di controllo parallela. Con questo sistema non solo si è determinata una inaccettabile evasione dei Monopoli, ma sono a rischio i dati dei movimenti che fanno gli utenti giocando, innescando così un traffico ulteriore, quello della commercializzazione dei dati alla società marketing dei casinò sul web;

   l'Agenzia delle dogane e dei monopoli – area monopoli è il garante della legalità e della sicurezza in materia di apparecchi e congegni da divertimento e intrattenimento per assicurare la trasparenza del gioco pertanto a garanzia della legalità annovera tra i suoi compiti anche quello della vigilanza su: giochi numerici a quota fissa, giochi numerici a totalizzatore, giochi a base sportiva, apparecchi da intrattenimento, giochi di abilità, carte, sorte a quota fissa, lotterie, bingo e gioco a distanza;

   infine, si occupa anche di fornire servizi telematici di trasmissione e di consultazione dati, di sovrintendere alle procedure per l'antiriciclaggio, documentazione antimafia e quanto altro necessario per monitorare la questione sotto il profilo della legalità; tuttavia, e nonostante le buone intenzioni, la questione della «longa manus» delle organizzazioni criminali non si riesce ad arginare, anzi, sembrerebbe essere la migliore fonte d'investimento per le «mafie 2.0»;

   «la tecnologia delle piattaforme digitali non è una barriera invalicabile per la mafia, figuriamoci il marchio “di garanzia” dei Monopoli di Stato sulle scommesse, regolarmente esposto dalle tre società concessionarie dell'azzardo on line colpite dall'inchiesta della Direzione antimafia di Reggio Calabria» la Planetwin365, Betaland e Enjoybet (Gazzetta del Mezzogiorno del 14 novembre 2018);

   la quasi totalità dei delitti premeditati con la tecnologia, tanto che anche la mega infrastruttura digitale, sorvegliata dallo Stato – che dispone di una grossa società del Ministero dell'economia e delle finanze, la Sogei – è violabile e manipolabile;

   quindi si tratta non più di un gioco che si muove sulla rete attraverso una inter-connessione bensì di un gioco sorvegliato «da remoto» –:

   se il Ministro interrogato, sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda avviare un'indagine interna di verifica del sistema informatico della Sogei;

   se il Ministro non intenda fornire chiarimenti circa quella che appare all'interrogante una omessa vigilanza sul gioco, in generale, e sul sistema informatico dei giochi d'azzardo on line, in particolare, e circa l'utilizzo improprio del simbolo dei Monopoli di Stato;

   se siano state già avviate procedure interne di aggiornamento ai sistemi informatici controllate dalla Sogei.
(4-01845)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   LUCIANO CANTONE, FICARA e GRIPPA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tragedia del «ponte Morandi» di Genova ha riacceso timori in tutta Italia ma soprattutto nelle zone dove sono collocate opere particolarmente datate;

   il sistema viario in Sicilia è gestito, in particolare, da due enti di riferimento, Cas (Consorzio autostrade siciliane) e Anas, che si occupano delle vie di grande comunicazione regionale e delle infrastrutture di penetrazione nelle aree interne;

   molteplici report e statistiche indicano come le strade in questa regione risultino, dal punto vista qualitativo e quantitativo, nelle retrovie del sistema nazionale. Tra i complessi interventi necessari si segnala in particolare quello nel comune di Tremestieri etneo in provincia di Catania, dove vista la condizione dell'impalcato del cavalcavia in viale Mediterraneo A18 al chilometro 1+110 Cavalcavia 2o per il potenziale distacco di copriferro sono stati riscontrati pericoli per la pubblica incolumità;

   l'opera, negli ultimi anni, è stata costantemente monitorata e, in particolare, da quando, nel 2017, a conclusione di una conferenza di servizi il comune di Tremestieri etneo, il 25 marzo 2017, ha proceduto a diffidare Anas spa, ente considerato competente intervenire per eliminare le situazioni di pericolo e di pregiudizio per la pubblica incolumità, nel cui ambito e nella cui gestione ricade il cavalcavia suddetto;

   la preoccupazione del rischio di dissesti statici del ponte per chi percorre quel tratto di strada è poi incrementata dalla presenza di tir di grosse dimensioni che giornalmente sostano in un parcheggio situato proprio al di sopra del cavalcavia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda attivarsi, per quanto di competenza, presso il concessionario stradale al fine di garantire l'esecuzione dei lavori di messa in sicurezza.
(5-01107)


   RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i maggiori quotidiani locali di Messina riportano che si sia già deciso di nominare come presidente della istituenda Autorità di sistema portuale dello Stretto, Gaetano Sciacca, candidato sindaco per il M5S a Messina, attualmente a capo della direzione territoriale del lavoro di Messina e già capo del genio civile di Messina;

   l'articolo 8 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, «Riordino della legislazione in materia portuale», dispone che il presidente sia scelto fra cittadini dei Paesi membri dell'Unione europea aventi comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell'economia dei trasporti e portuale;

   il Movimento 5 Stelle ha sempre sostenuto che le nomine vanno fatte premiando il merito e la competenza e non l'appartenenza o logiche clientelari, e su questo, ad avviso dell'interrogante, bisogna essere irreprensibili secondo l'insegnamento di Paolo Borsellino «gli uomini politici non devono soltanto essere onesti, ma lo devono anche apparire»;

   dal ricco curriculum pubblico di Gaetano Sciacca non emerge, ad avviso dell'interrogante, alcuna competenza nel settore portuale, e di fatto il profilo appare inadeguato nel settore dell'economia dei trasporti, avendo lo stesso solo svolto il ruolo di commissario ad acta del Consorzio autostrade siciliane, prima per poco più di un mese, e poi per ulteriori 5 mesi, senza alcun potere di pianificazione e programmazione, ma limitandosi alla sola gestione ordinaria, mentre continuava a guidare l'ufficio del genio civile, in un periodo in cui tutti i dirigenti regionali venivano fatti ruotare in questi ruoli di commissari dei vari enti siciliani, a fronte delle difficoltà economiche e gestionali della regione siciliana di procedere alle nomine degli ordinari organismi di gestione;

   l'economia portuale svolge un ruolo di primaria importanza per tutta la zona, tanto che fin dalla fondazione della città di Messina, il cui antico nome deriva proprio dal suo porto naturale, questo ha rappresentato il centro di tutta l'economia del comprensorio ed è proprio da questo che oggi ci si aspetta parta la rinascita e lo sviluppo di tutta l'area dello Stretto –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto e non intenda fare chiarezza sulla questione esposta in premessa;

   se abbia adottato o intenda adottare, in tempi celeri, le iniziative di competenza per addivenire alla nomina del presidente dell'autorità di sistema portuale dello Stretto individuandolo tra personalità di comprovata esperienza e qualificazione professionale nei settori dell'economia dei trasporti e portualità.
(5-01108)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge 4 aprile 1956, n. 212, «Norme per la disciplina della propaganda elettorale» dispone, tra l'altro che i comuni devono «(...) stabilire in ogni centro abitato, con popolazione residente superiore a 150 abitanti, speciali spazi da destinare, a mezzo di distinti tabelloni o riquadri, esclusivamente all'affissione degli stampati, dei giornali murali od altri e dei manifesti (...)»;

   sovente tali operazioni di montaggio (e spesso anche noleggio pannelli) non vengono svolte da personale comunale (remunerato attraverso le spese di straordinario appositamente previste), ma attraverso affidamenti di servizi a terzi;

   tali spese, derivanti da affidamenti di servizi, sono rendicontate dai comuni alle prefetture e dalle stesse ammesse a rimborso –:

   a quanto siano ammontati, in occasione delle ultime elezioni politiche di marzo 2018, i rimborsi erogati dal Ministero dell'interno, per il tramite delle prefetture — uffici territoriali del Governo (UTG) derivanti da spese per servizi di montaggio e noleggio di pannelli per la propaganda elettorale diretta.
(4-01846)


   LOMBARDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto direttoriale del 6 marzo 1998, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - 4a serie speciale - n. 24 del 27 marzo 1998, veniva indetto un concorso pubblico per l'assegnazione di n. 184 posti mediante assunzione a tempo indeterminato nel ruolo di vigile del fuoco nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   la graduatoria finale veniva approvata con decreto ministeriale n. 2355/500 del 5 maggio 2000: i partecipanti al concorso classificati come idonei non risultano, ad oggi, assunti dall'amministrazione;

   come si evince dalle note del Ministero dell'interno prot. n. 2920 del 30 ottobre 2009 e prot. n. 2479 del 5 novembre 2009, l'amministrazione procedeva per l'anno 2009 all'assunzione di vigili del fuoco non già attingendo alla sopracitata graduatoria — a quel tempo ancora valida in quanto prorogata, in virtù di quanto previsto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 207 del 2008, al 31 dicembre 2009 — ma provvedendo allo scorrimento di graduatorie derivanti dai quei concorsi, per titoli ed esami, riservati ai vigili volontari ausiliari congedati negli anni 2004-2005; con decreto n. 454/2013, l'amministrazione disponeva l'assunzione di nuove unità mediante lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi indetti negli anni 2007-2008;

   ai sensi del comma 100 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, «i termini di validità delle graduatorie per le assunzioni di personale presso le amministrazioni che per gli anni 2005, 2006 e 2007 sono soggette a limitazioni delle assunzioni sono prorogate di un triennio»; al comma 546 del medesimo articolo si prevede che la dotazione organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco venga incrementata fino ad un massimo di 500 unità. Con decreto del Ministro dell'interno, si provvede alla distribuzione delle unità portate in aumento per qualifiche dirigenziali e per profili professionali e successivamente per sedi di servizio: alla copertura dei posti derivanti dall'incremento di organico si provvede nella misura del 50 per cento mediante l'assunzione degli idonei alla graduatoria del concorso pubblico a 184 posti di vigile del fuoco indetto con decreto direttoriale il 6 marzo 1998 e per il restante 50 per cento con l'assunzione degli idonei della graduatoria del concorso per titoli a 173 posti di vigile del fuoco indetto con decreto direttoriale il 5 novembre 2001; entrambe le graduatorie sarebbero rimaste valide fino al 31 dicembre 2006, termine prorogato con decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, fino al 31 dicembre 2017 e differito con decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248 di ulteriori dodici mesi –:

   quali siano stati i motivi ostativi che hanno impedito lo scorrimento della graduatoria relativa al concorso indetto nel 1998, non consentendo l'assunzione a tempo indeterminato dei partecipanti risultati idonei al concorso pubblico per l'assegnazione di n. 184 posti nel ruolo di vigile del fuoco.
(4-01847)


   TIRAMANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alcuni giorni fa nel comune di Borgosesia, nella provincia di Vercelli, uno straniero, originario del Nord Africa, è stato fermato in stato di evidente ubriachezza, mentre stazionava sui gradini delle scuole del centro della cittadina, circondato da numerose lattine di birra;

   immediatamente l'uomo ubriaco ha cominciato a inveire con violenza contro gli uomini delle forze dell'ordine, che nel frattempo avevano anche allertato i servizi sociali della zona, già da tempo a conoscenza del caso, e lo stavano accompagnando in comune, per poi aggredire anche uno dei vigili urbani presenti;

   in seguito, lo straniero è stato quindi arrestato e attualmente si trova in carcere con l'accusa di lesioni ed oltraggio a pubblico ufficiale;

   la notizia ha avuto particolare risalto sulla stampa locale, destando grande preoccupazione tra la cittadinanza poiché lo straniero, già in passato, si è reso più volte protagonista di episodi simili a quello accaduto pochi giorni fa e i suoi problemi con l'alcool lo hanno portato ad assumere in diverse occasioni comportamenti aggressivi e di grave disturbo all'ordine pubblico e alla cittadinanza;

   inoltre, pare che lo stesso sia stato destinatario di diversi provvedimenti di espulsione negli scorsi anni, di cui l'ultimo a marzo 2018, e sia anche da tempo noto alle forze dell'ordine, avendo a suo carico diverse denunce per numerosi reati a suo carico;

   tuttavia, oltre ad essere stato in Italia per anni in condizione di clandestinità e libero di circolare nel territorio nazionale, pare che a luglio 2018 abbia, infine, chiesto la protezione umanitaria, oltre ad una revoca dall'espulsione e il rilascio di un pensiero di soggiorno;

   quanto accaduto a Borgosesia non è purtroppo un evento isolato, come attestano spesso anche le cronache, a causa dell'elevato numero di stranieri che, da anni, soggiornano in Italia in assenza di alcun valido titolo di soggiorno e nei cui confronti, anche per effetto delle politiche in materia di immigrazione dei precedenti Governi, non sono state poste in essere adeguate iniziative per il loro effettivo allontanamento dal territorio nazionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di altre situazioni simili e quali iniziative intenda assumere o siano state assunte, per quanto di competenza, sia nei confronti dello straniero che ha aggredito il vigile urbano a Borgosesia, sia per garantire l'effettivo allontanamento degli stranieri irregolari dal territorio nazionale e, quindi, evitare che si verifichino ulteriori episodi quali quelli accaduti a Borgosesia.
(4-01854)


   MISITI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la città di Diamante, situata in provincia di Cosenza, nonché nota come la «perla del Tirreno» per la sua collocazione sul mare, è una delle più frequentate mete turistiche della regione, con un importante incremento demografico nella stagione estiva;

   in tal modo, con l'arrivo dell'estate si ha un aumento di fatti criminosi, che vanno dai furti e delle rapine ad atti di estrema gravità come aggressioni e omicidi;

   già nell'estate del 2014 la città è balzata agli onori della cronaca per un omicidio, ad oggi irrisolto;

   il 22 agosto 2018 un altro omicidio ha scosso la cittadinanza; in pieno centro è stato barbaramente accoltellato un ventitreenne, Francesco Augieri;

   seppur la città sia dotata, già dall'ottobre del 2006, di un servizio di videosorveglianza funzionante solo dal 2012, con 10 telecamere rotanti e due fisse, capaci di trasmettere immagini presso i monitor installati nella vecchia sede del comando di polizia municipale, già dall'anno 2014 lo stesso risulta non essere più funzionante, eccezion fatta per una sola telecamera situata su piazza generale Dalla Chiesa, operativa sino all'anno 2017;

   tale situazione non solo ha determinato, ad oggi, la mancata risoluzione del caso di omicidio del 2014, ma non ha apportato alcun aiuto all'attività di indagine avviata dalla procura della Repubblica di Paola, in riferimento all'omicidio del 22 agosto 2018;

   a tal proposito, sul luogo dell'omicidio era, ed è presente, una telecamera roteante denominata «dome» ma risultante all'interrogante spenta dal 2014, come del resto tutto l'impianto, in conseguenza del mancato rinnovo del contratto di manutenzione da parte dell'amministrazione comunale;

   vien da sé capire che il funzionamento di tale sistema non solo avrebbe permesso all'autorità giudiziaria di individuare i responsabili di siffatto reato, ma rappresenterebbe, ad oggi, un importante ausilio utile per rafforzare l'idea fra i cittadini di un continuo e mai domo impegno nella lotta alla criminalità –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per porre rimedio alla situazione di assoluta insicurezza sul piano dell'ordine pubblico presente nel comune di Diamante.
(4-01857)


   FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   via Turri a Reggio Emilia, è una delle aree più problematiche della città, teatro di spaccio, periodiche risse e illegalità: non a caso, da anni, i residenti e i comitati cittadini si battono chiedendo di risolvere il problema dell'occupazione abusiva delle cantine da parte di stranieri irregolari, senza che tuttavia la questione sia mai stata risolta;

   uno spaventoso incendio si è sviluppato intorno alle 23,50 del 9 dicembre 2018 in una palazzina posta al civico 33 della predetta via e risulterebbe essersi sprigionato nelle cantine che, come detto, da tempo sono oggetto di allarme per l'abusiva occupazione che se ne fa. Il bilancio dell'incendio è di due morti, due coniugi marocchini di 52 e 56 anni, e alcune decine di feriti;

   i vigili del fuoco, durante le bonifiche condotte, avrebbero trovato nelle cantine tracce di coperte e di sacchi a pelo bruciati, la qual cosa renderebbe plausibile l'ipotesi, ancora ufficialmente da verificare, secondo cui qualcuno avrebbe trovato rifugio nelle cantine per scaldarsi, essendo lì stati rinvenuti anche alcuni pneumatici –:

   come risulta dal quotidiano Gazzetta di Reggio del 13 ottobre 2018, un assessore del comune di Reggio Emilia [Sassi] annunciava l'avvio di una «linea dura» nei confronti delle occupazioni abusive di cantine e scantinati, già note da anni, sostenendo la necessità di iniziative repressive –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire quali iniziative repressive siano state messe in campo, per quanto di competenza, per contrastare e risolvere l'annoso problema delle occupazioni abusive di cantine e scantinati registrata in diversi immobili ubicati nel comune di Reggio Emilia, a partire da quelli posti in via Turri;

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di concorrere a contrastare efficacemente il fenomeno delle occupazioni di immobili abusivamente occupati ed, in particolare modo, nel comune di Reggio Emilia;

   se il Ministro interrogato – attesa la situazione di sistematica violazione di norme di legge da parte di una significativa parte della popolazione extracomunitaria che, nei fatti, si è impadronita dell'area limitrofa alla zona della stazione di Reggio Emilia – non ritenga utile adottare iniziative per includere tra le città coinvolte nella iniziativa «strade sicure» anche quella di Reggio Emilia.
(4-01858)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 23 luglio 2018 si è tenuta la prova preselettiva del corso-concorso per dirigenti scolastici in seguito alla quale 8.736 candidati sono stati ammessi alla prova scritta svoltasi il 18 ottobre;

   alla prova scritta non hanno potuto partecipare i docenti della Sardegna, perché il sindaco di Cagliari per quel giorno ha ordinato la chiusura delle scuole a causa del maltempo e di conseguenza l'ufficio scolastico regionale ha sospeso la prova;

   inoltre, il 9 ottobre il Tar per il Lazio ha ordinato all'amministrazione di procedere alla ripetizione della medesima prova preselettiva entro 20 giorni dalla comunicazione o notificazione dell'ordinanza per 91 docenti campani e siciliani. Nel caso dei campani ciò è avvenuto a causa di una interruzione del funzionamento delle procedure informatiche durante lo svolgimento della prova preselettiva, mentre, per quanto riguarda i ricorrenti della Sicilia, essi sono stati ammessi alla prova suppletiva, in quanto, nel giorno della prova pre selettiva, furono bloccati sull'autostrada Catania-Messina;

   nella stessa ordinanza è stato richiesto l'annullamento, previa sospensione della graduatoria degli ammessi alla prova scritta, per permettere ai ricorrenti di effettuare la prova preselettiva;

   nonostante questi due importanti fatti, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha ritenuto comunque di dover procedere allo svolgimento della prova scritta, alimentando così ulteriori ritorsi;

   a parere dell'interrogante tale decisione disattende quanto previsto dal decreto direttoriale del 23 novembre 2017, il cui articolo 8, comma 2, recita: «La prova scritta è unica su territorio nazionale e si svolge in un'unica data in una o più regioni scelte dal Ministero nelle sedi individuate dagli USR». Il comma 12 dello stesso articolo prevede che: «qualora, per causa di forza maggiore non sia possibile l'espletamento della prova scritta nella giornata programmata, ne viene stabilito il rinvio con comunicazione, anche in forma orale, ai candidati presenti»; inoltre, le griglie di valutazione con l’incipit delle domande sono state pubblicate il 17 ottobre, ovvero alla vigilia della prova scritta come da bando. È evidente, quindi, una chiara disparità di trattamento tra i docenti che hanno sostenuto la prova il 18 ottobre e coloro che dovranno ancora effettuarla, poiché questi ultimi potranno adattare la loro preparazione in base agli orientamenti dati. Non è tantomeno possibile che in un concorso pubblico su territorio nazionale si possano adottare criteri di valutazione diversi e una formulazione delle domande in modo differente –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo in merito alle presunte irregolarità che si sarebbero verificate durante la prova scritta, con particolare riferimento allo svolgimento della stessa avvenuta in maniera diversificata in diverse regioni, pur trattandosi di un concorso nazionale, al fine di tutelare gli interessi di tutti i candidati e le candidate che hanno partecipato al concorso per dirigenti scolastici.
(4-01852)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si richiede una definitiva soluzione all'assurda vicenda, ormai annosa, che ha pregiudicato migliaia di lavoratori che dal 2007 hanno svolto la professione di intermediario assicurativo, i quali, nell'anno 2013, si sono visti recapitare dall'Inps dei verbali di accertamento in cui si contestava il mancato rispetto del versamento di contributi previdenziali, in violazione dell'articolo 44, comma 2, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, che stabilisce che, ai fini della tutela previdenziale, i produttori di terzo e quarto gruppo sono soggetti all'obbligo di iscrizione all'assicurazione per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti degli esercenti attività commerciali;

   la quasi totalità degli intermediari in questione, a cui l'Inps ha contestato la mancata iscrizione alla gestione speciale commercianti in qualità di produttore assicurativo del III e IV gruppo per gli anni dal 2007 al 2012, ha lavorato nello stesso periodo per la medesima compagnia assicurativa, Alleanza Assicurazioni spa, la quale, a quanto è dato sapere, al tempo del riconoscimento dell'incarico di produttore libero, con iscrizione nella sez. C nel registro unico degli intermediari assicurativi e riassicurativi (RUI), su richiesta degli intermediari interessati, aveva affermato la non esistenza di specifici obblighi contributivi e che non fosse necessario aprire una partita Iva;

   pertanto, alla luce dei noti dubbi interpretativi a cui già in passato ha indotto più volte la normativa in questione e della condotta della compagnia assicurativa che, nell'inquadrare i lavoratori, essa stessa riteneva che non sussistessero obblighi contributivi, è necessario e urgente adottare un provvedimento unico a tutela delle migliaia di intermediari coinvolti che, ad oggi, sono ancora onerati dalle ingenti somme richieste dall'Inps, a titolo di mancata iscrizione alla gestione speciale commercianti in qualità di produttore assicurativo del III e IV gruppo per il periodo 2008-2013, unitamente agli importi delle sanzioni e delle more previste;

   un provvedimento unico, che sia efficace nei confronti di tutti i lavoratori coinvolti, è indispensabile anche per garantire un trattamento omogeneo ed escludere discriminazioni, ciò anche considerando che sono stati incardinati molteplici contenziosi giudiziali e si vuole evitare che sulle medesime situazioni giuridiche intervengano decisioni e orientamenti contrastanti;

   ad ogni modo, a conferma della necessità di procedere a tutela dei lavoratori, si mette in evidenza, che, ad oggi, sulla specifica vicenda in questione, sono già intervenute due sentenze della Corte di Cassazione, del 24 gennaio 2018, n. 1768, e del 30 maggio 2018, n. 2279, che hanno ritenuto insussistente l'obbligo di iscrizione alla gestione commercianti Inps detti intermediari, affermando che tale obbligo contributivo sussiste per i soli produttori che svolgano la loro attività nei confronti di un agente o di un sub-agente, escludendo, dunque, i produttori diretti;

   a tutela dei lavoratori destinatari dei verbali di accertamento dell'Inps è, quindi, necessario porre in essere un unico provvedimento che riconosca a tutte le posizioni ancora pendenti, quanto ha stabilito la Corte di Cassazione –:

   se e quali urgenti iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché, in conformità alle sentenze della Corte di Cassazione citate in premessa, siano salvaguardati con un provvedimento definitivo gli intermediari assicurativi che, ingiustamente, hanno ricevuto i verbali di accertamento dell'Inps per mancato versamento dei contributi previdenziali come sopra esposto.
(5-01106)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da oltre sei anni è scaduto il contratto nazionale delle cooperative sociali, che interessa oltre 350.000 lavoratrici e lavoratori nel nostro Paese;

   si tratta di un comparto di grande rilevanza, attraversato da significative contraddizioni, su cui si sono scaricati gli effetti della politica di austerity, puntando a tagliare il costo del lavoro in numerosi servizi pubblici attraverso la catena di appalti e subappalti;

   si parla di una categoria che nel tempo ha visto crescere sensibilmente la professionalità delle operatrici e degli operatori, che oggi rappresentano a tutti gli effetti uno dei nodi centrali di garanzia della funzionalità e qualità del sistema di welfare. Basti pensare alla legge conosciuta come «legge Iori», che identifica la formazione dell'educatore e del pedagogista all'interno di un quadro formativo universitario specifico;

   appare quindi quanto mai opportuno e di interesse pubblico arrivare rapidamente all'approvazione di un contratto collettivo nazionale di lavoro aggiornato, che riconosca diritti e salario adeguati a tutte le lavoratrici e i lavoratori, soprattutto in relazione alle competenze richieste sempre più professionalizzanti e ai contratti collettivi nazionali di lavoro delle altre categorie che richiedono curriculum di studi e formativi analoghi;

   il 14 novembre 2018 è tenuta la riunione ristretta fra organizzazioni sindacali e rappresentanze datoriali, che ha approfondito il lavoro sui profili professionali e ha stabilito di procedere a una trattativa «no stop» a partire dal 19 dicembre 2018 anticipata da tre appuntamenti intermedi;

   sarebbe opportuno che si accompagnasse e favorisse una soluzione positiva entro l'anno, visto il ruolo non indifferente che gli enti pubblici hanno nel fissare di fatto standard qualitativi e livelli salariali nei settori interessati dalle cooperative sociali;

   in particolare, alcune delle richieste in campo, come la maggiore tutela della maternità, il rispetto di orari massimi di lavoro, la previsione di momenti di progettazione, monitoraggio e verifica dei progetti educativi e l'abolizione delle «notti passive» sembrano essere indispensabili per tutelare i lavoratori, la dignità di una categoria professionale sempre più indispensabile, quindi la qualità dei servizi erogati e il rispetto dei diritti dei più deboli e dell'intero tessuto sociale –:

   se il Ministro interrogato intenda per quanto di competenza, farsi parte attiva nel favorire, in tempi rapidi, una chiusura della trattativa che sia più rispettosa possibile delle richieste delle organizzazioni sindacali, accompagnando la fase finale della trattativa stessa.
(4-01848)


   AMITRANO, PALLINI, GIANNONE, DE LORENZO, INVIDIA, CUBEDDU, SEGNERI, TUCCI, SIRAGUSA e VILLANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   i consorzi di bonifica sono enti pubblici economici che curano l'esercizio e la manutenzione delle opere pubbliche di bonifica e controllano le attività dei privati, sul territorio di competenza (comprensorio di bonifica) aventi la finalità di difesa dalle esondazioni per la sicurezza della campagna e della città, la difesa del suolo nei territori di collina e montagna, l'irrigazione e la razionale utilizzazione del bene acqua a usi plurimi, la vigilanza sul territorio, la partecipazione all'azione di pianificazione territoriale;

   in particolar modo, il Consorzio di Bonifica Aurunco si estende in un'area che comprende circa otto comuni (tra la provincia di Latina e la provincia di Caserta) e opera in ambito di irrigazione, manutenzione e bonifica idraulica del territorio, ma, la profonda crisi economica che sta attraversando il Consorzio, ormai commissariato da anni, non consente all'amministrazione di svolgere con regolarità le attività di bonifica e manutenzione e gli stessi lavoratori risultano non percepire gli stipendi da oltre 43 mesi;

   anche i lavoratori del Consorzio unico di bacino (Cub) delle province di Napoli e Caserta, ente pubblico non economico commissariato che svolge finalità di pubblica utilità quali la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti in Campania, non ricevono gli emolumenti maturati nei periodi precedenti al 2014 a seguito di vicende non chiare che hanno interessato sia il Cub sia la società Sistema ambiente provincia di Napoli (Sapna S.p.a.) –:

   se siano a conoscenza della grave situazione in cui versano i lavoratori di cui in premessa e quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, a tutela della condizione economica e occupazionale degli stessi, promuovendo, se del caso, modifiche della normativa vigente che consentano di garantire la continuità degli interventi di pubblico interesse in campo idrogeologico, ambientale e di gestione integrata dei rifiuti tanto in Campania quanto su tutto il territorio nazionale.
(4-01849)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto riportato dagli organi di informazione sarebbe stata ventilata l'ipotesi di ridurre a 3 anni la durata dei corsi di diverse scuole di specializzazione di area sanitaria;

   tale proposta, che riguarderebbe anche gli specializzandi iscritti al primo anno di corso, suscita diversi dubbi e perplessità soprattutto in merito al rischio concreto di creare grave disparità fra l'Italia e gli altri Paesi europei, in considerazione del fatto che la durata dei corsi stabilita in soli tre anni riguarderebbe soltanto Paesi con sistemi sanitari di livello inferiore rispetto a quello italiano, essendo normalmente previsto il completamento degli studi attraverso un tronco comune che estende la durata totale dell'intero corso di specializzazione a 5 anni;

   ciò potrebbe porre la specializzazione medica post-laurea acquisita in Italia al di fuori degli attuali standard di accreditamento europeo;

   è stata espressa preoccupazione da numerosi soggetti interessati, sia in campo universitario che medico, che ritengono l'eventuale riforma nel senso sopra descritto peggiorativa rispetto ai livelli qualitativi di preparazione che oggi possono raggiungere i futuri specialisti italiani, i quali, oltretutto, si ritroverebbero penalizzati rispetto ai colleghi europei –:

   se siano allo studio iniziative normative in relazione a quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, se il Governo intenda preliminarmente attivare un tavolo di concertazione con le parti interessate.
(4-01851)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Atisale è l'azienda che gestisce le Saline di Margherita di Savoia, le più grandi d'Europa e le seconde al mondo. La maggior parte dell'economia locale si basa sulla Salina e sull'indotto che essa alimenta;

   nel solo stabilimento pugliese attualmente sono occupate circa 120 unità lavorative, l'intera proprietà è del demanio dello Stato e la concessione è in capo all'Atisale s.p.a. fino al 2029;

   l'Atisale è controllata al 100 per cento dalla società Salapia Sale; il pacchetto di maggioranza (80 per cento) della Salapia Sale spa è detenuto dalla società Saline Italiane. Il gruppo ha accumulato una posizione debitoria nei confronti della banca Monte dei Paschi di Siena (Mps) pari a circa 16.000.000 di euro;

   il gruppo ha fatto pervenire più proposte a Mps per la chiusura della posizione, l'ultima delle quali, risalente ad aprile 2018, prevedeva il pagamento integrale e dilazionato dell'esposizione all'esito del concordato di Atisale spa, ossia per un periodo che va dal 2023 al 2027/2029. Tale proposta non ha mai ricevuto alcuna risposta da Mps, tanto che l'istituto creditore ha deciso recentemente di cedere a terzi il suo intero credito, tramite una procedura di gara;

   a questa gara hanno partecipato, tra gli altri, due cordate di imprenditori operanti nel settore sale: una società è riconducibile a proprietari di quote di minoranza della Salapia Sale spa, mentre l'altra fa capo al gruppo Salins (Francia);

   l'esito della gara ha visto vincitore il gruppo francese, seppur con una distanza irrisoria rispetto alla cordata di imprenditori locali, destando forte preoccupazione tra i lavoratori di Atisale;

   tali preoccupazioni sono legate anche alla storia del gruppo Salins, che già in passato ha investito in quel territorio con risultati fallimentari: da proprietari della Cis (Compagnia Italiana Sali), nonostante i bilanci positivi, 15 anni fa hanno deciso di chiudere lo stabilimento di Margherita di Savoia, con conseguenze disastrose per l'occupazione e per l'economia della città;

   inoltre vi è la possibilità che l'unico obiettivo della Salins possa essere quello di garantirsi l'approvvigionamento del prodotto, effettuando poi le lavorazioni in altri stabilimenti più strategici da un punto di vista logistico e determinando così condizioni penalizzanti per lo stabilimento di Margherita di Savoia. Appare difficilmente immaginabile che a soli 10 anni dalla scadenza della concessione la nuova proprietà possa fare i necessari investimenti d'impianti di lavorazione e impacchettamento sul sito di Margherita di Savoia, visto che Salins, attraverso la propria controllata Cis, dispone di impianti di nuovissima generazione in provincia di Rovigo;

   non appare chiaro perché, pur in presenza di soggetti italiani con migliori credenziali e in presenza di offerte alternative e di pari rilievo, se non addirittura superiori, si sia scelto di favorire un competitor straniero con tutte le possibili conseguenze negative dal punto di vista commerciale, industriale e occupazionale che si potrebbero verificare;

   la vendita di tale credito a competitor di Atisale, soprattutto se stranieri, potrebbe avere conseguenze disastrose, fortemente pregiudizievoli per un'azienda che attualmente è il primo produttore di sale con marchio e prodotto italiano –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda acquisire ogni elemento utile a chiarire secondo quali criteri Mps abbia preferito cedere il credito vantato su Atisale-Salapia a una società estera e se tale scelta sia davvero la migliore dal punto di vista economico, industriale e occupazionale; in che modo il Governo intenda tutelare i produttori di sale con marchio e prodotto italiano, i loro stabilimenti e i livelli occupazionali diretti e dell'indotto, a partire dalla vicenda esposta in premessa della salina di Margherita di Savoia.
(4-01850)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Bordo n. 5-00649, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Piccoli Nardelli.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Braga n. 5-01077, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pellicani.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Mollicone n. 4-01803 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 95 del 6 dicembre 2018. Alla pagina 3465, seconda colonna, riga dodicesima deve leggersi: «l'associazione Unavi, a quanto consta», e non come stampato.