XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 102 di martedì 18 dicembre 2018
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI
La seduta comincia alle 9,35.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 13 dicembre 2018.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Caiata, Carfagna, Castelli, Castiello, Cavandoli, Cirielli, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Fusacchia, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Picchi, Rampelli, Rixi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione del disegno di legge: Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1189-B) (ore 9,40).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 1189-B: Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 13 dicembre 2018 (Vedi l'allegato A della seduta del 13 dicembre 2018).
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1189-B)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Forza Italia-Berlusconi Presidente ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari Costituzionali) e II (Giustizia) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la I Commissione (Affari costituzionali), deputato Francesco Forciniti, che non intende intervenire.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza per la II Commissione (Giustizia), deputata Francesca Businarolo.
FRANCESCA BUSINAROLO, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Presidente, gentili colleghi, l'Assemblea della Camera avvia oggi l'esame del disegno di legge atto Camera n. 1189-B, recante misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione nonché in materia di prescrizione del reato in materia di trasparenza dei partiti e dei movimenti politici, a seguito delle modifiche apportate dal Senato dopo la prima approvazione del 22 novembre 2018 da parte della Camera.
Ricordo che il disegno di legge originario era l'atto Camera n. 1189, presentato dal Governo alla Camera il 24 settembre 2018 ed assegnato in sede referente alle Commissioni affari costituzionali e giustizia, che ne avevano avviato l'esame il 4 ottobre. Nel corso dell'esame in sede referente le Commissioni avevano deliberato di ampliare il perimetro originario del disegno di legge al tema della prescrizione del reato. Le Commissioni avevano infatti poi approvato numerose modifiche al testo, tra le quali anche una modifica al titolo concernente l'ampliamento del contenuto del disegno di legge alle modifiche alla disciplina della prescrizione. Anche nel corso dell'esame da parte dell'Assemblea della Camera erano state introdotte diverse modifiche, e in data 23 novembre 2018 il provvedimento ha iniziato il suo iter al Senato, presso la Commissione giustizia; al Senato era l'atto Senato n. 955. In tale sede è stata introdotta una sola modifica al testo, confermata dall'Assemblea del Senato, che ha approvato il provvedimento il 13 dicembre 2018. L'unica modifica apportata dal Senato consiste nella soppressione, all'articolo 1, comma 1, della lettera r). Tale lettera, introdotta nel corso dell'esame presso l'Assemblea della Camera, introduceva sostanzialmente una forma aggravata di abuso d'ufficio, aggiungendo un comma all'articolo 323 del codice penale. In particolare, la norma prevedeva un innalzamento da uno a due anni per la fattispecie delittuosa di abuso d'ufficio, nel caso in cui il fatto del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio consiste nell'appropriazione mediante distrazione di somme di denaro o di altra cosa mobile altrui delle quali ha il possesso o comunque l'autonoma disponibilità per ragione del suo ufficio o servizio nell'ambito di un procedimento disciplinato da legge o regolamento che appartenga alla sua competenza. Tale disposizione, quindi, nel caso in cui la distrazione avvenga nell'ambito di un procedimento disciplinato da legge o regolamento che appartenga alla competenza del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio, sarebbe stata ricondotta all'abuso d'ufficio, una fattispecie attualmente ricompresa in quella del peculato di cui articolo 314 del codice penale, punito più severamente, con una reclusione da quattro anni a dieci anni e sei mesi.
Ricordo infatti che l'articolo 314 del codice penale, che disciplina il peculato, punisce con la reclusione da quattro anni a dieci anni e sei mesi il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, avendo per ragioni del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o altra cosa mobile altrui, se ne appropria. Vado a concludere, Presidente, perché è stata una e una sola la modifica al Senato, quindi c'è un'ampia doppia conforme sul provvedimento. Volevo far presente che leggendo i dati Istat relativi ai detenuti nelle carceri italiane nel 2017 per reati di peculato, malversazione e delitti compiuti dai pubblici ufficiali nei confronti della pubblica amministrazione se ne contano 370, un numero che, dal mio punto di vista, evidenza che c'è molto da fare; un numero che è evidentemente incompatibile con le dimensioni gigantesche di un fenomeno come quello della corruzione, che è una piaga dilagante dei nostri tempi.
Ricordo che pochi giorni fa, il 9 dicembre, è stata la giornata internazionale contro la corruzione, voluta dalle Nazioni Unite per riflettere sul fenomeno e su come contrastarlo: quale migliore occasione per portare in porto questo provvedimento, quindi! Sempre pochi giorni fa, nel suo quarto rapporto, il Greco, il gruppo degli Stati contro la corruzione, ha riconosciuto l'impegno dell'Italia nel voler scardinare il sistema del malaffare. Questo provvedimento è quindi l'occasione che si aspettava da tempo, perché ci fa recuperare credibilità agli occhi del mondo e servirà a riportare la trasparenza e l'onestà tra i valori fondamentale della pubblica amministrazione. Presidente, quando ci si gira dall'altra parte e si tollerano anche le piccole scorrettezze si rischia di diventare complici di certi atteggiamenti che vanno invece condannati. Spezziamo la catena che lega chi corrompe e chi si fa corrompere.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Enrico Costa.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Presidente, brevemente, la relazione di minoranza è significativa anche in questo caso, perché in quest'occasione voglio celebrare come questo provvedimento verrà studiato nel diritto parlamentare come un esempio di tali e tante forzature e violazioni del Regolamento che probabilmente, immagino, gli studenti dovranno prenderne conoscenza un giorno, proprio per comprendere come non si esercita l'attività di garanzia a livello parlamentare. E non si esercita certamente da parte del Presidente della Camera, certamente da parte dei presidenti delle Commissioni, ma immagino che non si eserciti neanche da parte di coloro che avrebbero il dovere di suggerire, di valutare, di fornire contributi al lavoro di queste cariche, che dovrebbero essere cariche di garanzia e non politiche.
Cito tre esempi specifici. Abbiamo avuto un provvedimento che nasce da un disegno di legge del Governo su un tema che hanno chiamato “spazza corrotti”, “anticorruzione”, che era un tema che aveva un perimetro ben chiaro, ma è stato catapultato in questo provvedimento un tema ancora più grande, molto significativo, quello della prescrizione. Non era ammissibile l'emendamento, ci hanno fatto aspettare giorni e giorni in Commissione per stabilire cosa fare, poi, in violazione palese dei Regolamenti si è deciso di allargare il perimetro del provvedimento: prima grandissima violazione. Abbiamo presentato i subemendamenti e gli emendamenti nell'ambito di questo passaggio; abbiamo presentato degli emendamenti sulla ragionevole durata del processo, per cercare di contenere i danni che questa norma avrebbe apportato e apporterà all'ordinamento, ma sono stati dichiarati inammissibili. Capirete bene come il Governo dichiari che l'abolizione della prescrizione serve per contenere i tempi dei processi; noi presentiamo degli emendamenti, addirittura tratti da un vecchio provvedimento, il disegno di legge sul cosiddetto “processo breve”, quindi sulla ragionevole durata del processo, ma questi vengono dichiarati inammissibili: secondo soffocamento del dibattito.
Arriviamo adesso in terza lettura; prendiamo semplicemente un precedente della Commissione giustizia, che consente di emendare le parti in doppia conforme, quindi che hanno avuto il medesimo testo sia alla Camera che al Senato e, per effetto della modifica che è stata apportata al Senato queste parti assumono un significato diverso, come ha detto la relatrice; la relatrice, infatti, ha dichiarato che alcuni fatti oggi ricompresi nel peculato (con questo testo) erano, nel testo uscito dalla Camera, ricompresi nell'abuso d'ufficio. Cambia il peculato: abbiamo presentato emendamenti laddove c'erano degli istituti che si applicavano ex novo al peculato, dichiarati irricevibili. Benissimo, questa è una gravissima responsabilità che vi state assumendo, gravissima. Devo dire che, a mio parere, la reazione più giusta sarebbe stata l'abbandono dei lavori di Aula da parte del mio gruppo. Noi, semplicemente per responsabilità istituzionale, parteciperemo e, senza sconti, faremo le nostre considerazioni. Questo dimostra cosa? Che c'è una maggioranza con la bava alla bocca per raggiungere le manette gialloverdi; questo è quello che io vedo e quello che io leggo negli atti e nei provvedimenti, nella voglia di forzare, di sgomitare e di violare le norme pur di arrivare all'obiettivo, entro la fine dell'anno.
Ebbene, io spero che ci sia un garante della stabilità dell'ordinamento giuridico, che il garante sia, certamente, la Corte costituzionale, ma possa esserlo anche il Presidente della Repubblica, perché la norma sulla prescrizione rappresenta una palese incostituzionalità e questo non lo dico io, lo dicono tutti i soggetti auditi nelle Commissioni parlamentari. Il combinato disposto tra le gravissime violazioni regolamentari e l'incostituzionalità della norma ci fa capire che voi, per arrivare a un obiettivo, che chiaramente è condivisibile da parte di tutti, state stravolgendo il processo legislativo, l'ordinato percorso legislativo. È chiaro che il Parlamento non può essere bypassato, i diritti delle opposizioni non possono essere travolti.
Per quanto mi riguarda, guarderò questa maggioranza e gli organi di garanzia di questa Camera con occhi diversi, dopo questo provvedimento; ve lo dico chiaramente, indipendentemente dal merito. Andranno guardati con occhi diversi e avranno, ai nostri occhi, una credibilità molto più debole e molto più fragile.
PRESIDENTE. prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in fase di replica.
È iscritta a parlare la deputata Elisa Scutellà. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA' (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, possiamo dire che siamo arrivati alla conclusione di un percorso ad ostacoli che ci porterà a vedere l'approvazione di un provvedimento fondamentale, fondamentale per tutti gli italiani che si alzano presto la mattina e vanno a lavorare e sperano che non ci sia il furbetto di turno pronto a passargli davanti, per la nostra Italia, per evitare quel maledetto sillogismo, Italia-mafia, mafia-Italia, come se non ci fosse, come se non esistesse un'Italia senza mafia o una mafia senza Italia, e, anche, per il Meridione, per la Calabria, per la mia Calabria.
Presidente, proprio ieri è stato emesso un provvedimento contenente un obbligo di dimora nei confronti del presidente della regione Calabria, Oliverio, e se tutto questo dovesse essere confermato sarebbe l'ennesima riprova che il nostro è un territorio martoriato, martoriato dal malaffare, dalla corruzione.
Per quanto riguarda la prescrizione, io non mi stupisco di chi fa ostruzionismo, di chi contesta la prescrizione, perché queste persone pensano ancora che il passare del tempo possa evitare che si applichi la giustizia, ma la giustizia non ha una scadenza, la giustizia non deve avere una scadenza. Ebbene, Presidente, ci sono tante tangenti versate in opere inutili, con materiale scadente, che poi vanno a ripercuotersi sulle nostre famiglie, vanno a ferire i nostri figli, le nostre famiglie; allora, noi stiamo dicendo basta a tutto questo!
Ci avete sempre insultato, definendoci grillini incompetenti; oggi però dobbiamo dire una cosa, che questi grillini incompetenti sono riusciti in sei mesi a risolvere un problema atavico, un problema che gli altri non hanno voluto risolvere e noi siamo orgogliosi e soddisfatti di questo. Siamo riusciti a equiparare la corruzione alla mafia, che sappiamo è un problema molto importante, fondamentale nel nostro Paese, siamo riusciti anche a rispondere all'Europa, sì, perché l'Europa ci correva dietro e diceva: l'Italia non va bene, l'Italia ha un sistema troppo corrotto, è un Paese troppo corrotto; e, allora, siamo riusciti ad ottenere, come si diceva prima, dal Greco, dei riconoscimenti nei propri atti ufficiali. Allora, Presidente, io mi avvio alla conclusione, dicendo che il tempo delle infinite attese, del continuo procrastinare è terminato. Comincia a sentirsi la paura dei corrotti, si comincia a sentire questo, perché con lo “spazza corrotti” che è quasi giunto alla meta, la corruzione inizia a fiutare il vento che sta cambiando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Manfredi Potenti. Ne ha facoltà.
MANFREDI POTENTI (LEGA). Signora Presidente, quest'Assemblea si appresta ad esaminare il testo del disegno di legge recante misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici, così come modificato dal Senato in data 13 dicembre 2018 e, in pari data, trasmesso dal Presidente del Senato della Repubblica a questa Camera. Le modifiche apportate in sede di passaggio al Senato della Repubblica sono consistite nella soppressione della lettera r) del comma 1 dell'articolo 1 che, di fatto, non altera la sostanza delle valutazioni di opportunità già espresse da questo movimento politico nella medesima sede assembleare, in occasione della prima lettura del testo. Infatti, tra politici, governanti, uomini d'affari, profittatori di ogni specie, tutti, chi più chi meno, hanno incontrato sulla loro strada la sottile e penetrante occasione e presenza della corruttela. Cede, tuttavia, alla corruzione solo quel giocatore, sia esso politico, portaborse, agente, ufficiale pubblico o azienda venditrice, il quale, posto davanti alla scelta tra autoresponsabilità o massimizzazione dell'utile, si abbandona alla tentazione di questa seconda scelta, certamente più remunerativa. Abbiamo già commentato quali siano gli effetti di questa perdita di riferimenti morali e civici, sia per la comunità che per lo Stato che quella comunità di individui amministri. Ribadiamo come solo una rigorosissima responsabilità penale e civile possa rendere sconveniente la corruzione.
Porre in essere azioni di contrasto alla corruzione comporta la creazione di bene sociale, poiché impedisce che funzionari pubblici, allorché in collusione con altri membri della società, sovvertano il processo decisionale per ricavarne interessi personali. Come si vive in un Paese intriso di corruzione? È come se la società fosse posseduta da un sistema di più furbi che oltre a riservarsi i posti migliori del potere, giocano a mascherarne la realtà, condizionando le coscienze di ciascuno fino a farci credere che tutto non sia come lo vediamo. Si creano due schiere di soggetti: la prima è quella di chi è corretto ed onesto e spera ancora nel vivere civile, spera nel rispetto della legalità, mantenendo una vita semplice, ottenuta con il sudore quotidiano; la seconda è quella di coloro i quali non si preoccupano dei primi, perché si sentono più furbi, vivono di espedienti, scorciatoie, incarichi istituzionali conseguiti con il raggiro o con l'inganno o, peggio, con una opportunistica appartenenza elettorale. Chi è stato cresciuto ed educato nella prima delle due situazioni che ho testé citato, ha avuto figure di riferimento paterne che all'interno delle rispettive famiglie hanno colmato il gap educativo della società, hanno cresciuto uomini e donne di integerrimo civismo e ne abbiamo esempi quotidiani.
Non possiamo che salutare con soddisfazione gli scopi che il testo in esame si prefigge di raggiungere, finalità perseguite e condivise anche grazie ad alcune forze di opposizione.
Non possiamo, per esempio, che andare orgogliosi dell'introduzione, nel primo passaggio in questa illustrissima Camera, del divieto di finanziamento o contributo, sotto qualsiasi forma e in qualsiasi modo, erogato da parte delle cooperative sociali a favore di partiti o loro articolazioni politico-organizzative o di gruppi parlamentari; certo, per non lasciare questa norma all'oblio occorrerebbero possibilità di intervento anche sul più scontato metodo di finanziamento alla politica da parte di alcune - la minor parte - di queste entità, che consiste in certe assunzioni in cambio di appalti di beni o di servizi che vengono poi erogati alla pubblica amministrazione. Questo sistema è stato ed è ancora, in alcune aree del Paese, il sostegno al consenso politico-elettorale di certe maggioranze che governano enti pubblici locali. È per questo che il testo in esame ha un suo secondo capo dedicato a disciplinare alcune operatività della vita dei partiti politici e dei soggetti fiancheggiatori attraverso norme più stringenti e responsabilizzanti. Lo si fa con obblighi sulla pubblicità dei contributi, sulla rendicontazione e sulla trasparenza che varranno anche per fondazioni, associazioni e comitati collegati ad un partito o a un movimento politico o, ancora, rendendo pubblici, sul sito Internet del partito o del movimento politico, i dati di chi eroga contributi superiori nell'anno ad euro 500 a partiti o movimenti politici nonché alle liste di candidati alla carica di sindaco o partecipanti alle elezioni amministrative nei comuni con popolazione superiore a 15 mila abitanti.
Abbiamo già ricordato come coloro i quali difendono i sistemi corruttivi si presentano molto bene, utilizzano un linguaggio pacato, fanno spesso ricorso alla retorica e hanno un perbenismo tra i migliori per difendere le loro posizioni acquisite. I termini più abusati che proliferano nei loro discorsi sono “lealtà”, “etica”, “giustizia”, “libertà”, “magistratura”, termini che questi soggetti si prodigano di richiamare con sempre maggiore enfasi, come se coloro i quali li utilizzano ci credessero davvero. Bene, quindi, alla creazione di un percorso differenziato in sette anni e condizionato alla prova di buona condotta per la dichiarazione di estinzione della pena accessoria perpetua dopo la riabilitazione per coloro i quali, con già dimostrate doti di astuzia e falsità, potrebbero aver interesse a far credere della loro avvenuta resipiscenza.
Ricordo che le conseguenze di un sistema che si è sorretto e adagiato su questo tipo di politiche corruttive sono sotto gli occhi di tutti. Basti scorrere, partendo dal basso, la classifica dei Paesi considerati più corrotti, dove il PIL pro capite è più basso che altrove. Verificheremo la presenza di un maggior numero di persone a rischio povertà, che possono arrivare a toccare punte del 40 per cento sul totale della popolazione come in alcuni Stati europei, e faccio il caso, ad esempio, della Bulgaria. Poi, vi è una posizione tra le ultime nella classifica della libertà di stampa, maggiore inquinamento e la più scarsa assistenza sanitaria. Se prendiamo in considerazione l'indicatore di efficacia governativa di Banca mondiale, i Paesi che, dato il livello di sviluppo, hanno Governi relativamente efficaci o migliorano i loro risultati nella lotta al malaffare pubblico tendono a crescere più velocemente. Possiamo affermare, senza ombra di dubbio, che la mancanza di uno Stato capace sia la causa che determina povertà ed arretratezza e l'accrescimento della causa dei suoi mali, la corruzione appunto.
Tuttavia - ed infine - il nostro partito non può trascurare come ancora una volta e proprio in queste ore una parte delle preoccupazioni originate dalla formulazione di alcune parti del provvedimento - e si fa riferimento in primis alla norma che modifica i termini prescrizionali dei reati - siano esternate dall'avvocatura con una nuova astensione dalle udienze ma anche da una parte autorevole della magistratura. A questi operatori facciamo sapere di condividere l'assunto per cui la riforma della prescrizione dovrebbe essere accompagnata da un intervento normativo più ampio che incida sulle cause strutturali dell'eccessiva durata dei procedimenti sul piano del diritto sostanziale, su quello del diritto processuale e attraverso la dotazione di risorse adeguate, condizioni imprescindibili per un'effettiva attuazione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Siamo certi che le nostre forze politiche - parlo della Lega e dei 5 Stelle - non vogliano disattendere il perfezionamento di un sistema processuale e giudiziario che tutta Europa - e non solo - ci invidia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, le cose da dire su quello che ho ascoltato sino a questo momento, su quello che ho letto e su quello che ho ascoltato in Commissione sono davvero tante e cercherò, ovviamente, di limitarle alle essenziali, giusto per dare…
PRESIDENTE. Collega, vuole cambiare microfono? Se vuole le azzeriamo il tempo; come vuole.
YLENJA LUCASELLI (FDI). No, ce la possiamo fare.
PRESIDENTE. Prego.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie. Dicevo, quindi, che le questioni da affrontare sono tante.
Io ho sentito prima alcune esternazioni sul “siamo riusciti finalmente ad eliminare la corruzione, siamo riusciti, abbiamo fatto”. No, in realtà questo è solo l'inizio di un percorso e si dice che si è riusciti in qualcosa quando ci sono i primi effetti, quando la norma verrà applicata, quando capiremo se effettivamente è efficace nella società civile, se raggiunge gli obiettivi che si è prefissata. Ecco, secondo noi questi obiettivi non potranno essere raggiunti perché questo provvedimento è, come troppo spesso accade e di questo siamo rimasti assolutamente sconcertati, un esempio lampante di una metodologia approssimativa nell'affrontare i problemi che troppo spesso ritroviamo nelle istituzioni.
Noi abbiamo cercato di migliorare questo provvedimento e l'abbiamo fatto in prima e in seconda lettura e quando mi si dice che tutto sommato è stato cambiato poco al Senato mi viene da dire che forse non è stata letta in maniera approfondita la modifica, perché quando si dice “combinato disposto” nel diritto c'è un senso: il combinato disposto vuol dire che le norme hanno un senso come singole ma devono essere lette nel complesso normativo, perché è quello che poi ha un effetto all'interno dei procedimenti. E, allora, se noi non riusciamo a leggere queste norme nel loro complesso e, quindi, non riusciamo neanche a capire quali sono gli effetti a catena che una singola parola all'interno di un singolo articolo del codice, dei nostri codici, può avere, allora evidentemente non abbiamo capito bene cosa vuol dire “combinato disposto”.
Ritorno, però, sul provvedimento, perché in questo provvedimento si passa indistintamente su vari temi e, quindi, parliamo della prescrizione e poi finiamo alla corruzione e, dunque, non si capisce quale sia la vera anima di questo provvedimento, perché probabilmente una vera anima non ce l'ha, perché probabilmente è semplicemente un calderone all'interno del quale è stata introdotta tutta una serie di provvedimenti che, purtroppo, sono assolutamente sganciati da quella che dovrebbe essere la realtà giuridica e l'applicazione giuridica. Io lo dico davvero con rammarico perché credo che purtroppo questo provvedimento incontrerà delle forti contestazioni e delle forti censure da parte degli organi e delle autorità che sono preposte a valutare l'efficacia e la rispondenza ai principi costituzionali.
Il problema fondante di questo provvedimento è il concetto di giustizia. Ho sentito parlare dei greci, ho sentito parlare dell'antichità e, allora, mi viene in mente che il diritto romano ci ha insegnato che il senso delle norme è quello di dare a ciascuno il suo, cioè ognuno deve essere condannato per quello che ha effettivamente commesso. E, quindi, è evidente che questo provvedimento si discosta dai principi fondanti del nostro diritto, perché in questo provvedimento si cerca un colpevole ad ogni costo. Ebbene, questa per noi non è la vera giustizia; questo è un po' un voler giocare con gli umori e con i sentimenti delle persone, nel tentativo di convogliarli verso un'eterna caccia a guardie e ladri che, però, non fa bene alla nostra società. Io non credo e non voglio credere che l'Italia sia un Paese di corrotti, che sia, insomma, intriso di corruzione, come il collega l'ha definito: ecco, un Paese intriso di corruzione. No, io non credo che l'Italia sia un Paese intriso di corruzione!
Però, credo che in Italia ci siano i corrotti, credo che in Italia ci siano le mafie - questo lo credo - e credo che un provvedimento serio si sarebbe dovuto preoccupare di quei problemi, si sarebbe dovuto preoccupare dei corrotti. Invece, l'idea che viene da questo provvedimento è che bisogna punire tutti, perché in quei tutti prima o poi ritroveremo anche il colpevole e non importa se si è colpevoli veramente o no.
Ebbene, questo non è lo Stato di diritto che noi vogliamo e non è lo Stato di diritto che nessun investitore estero vorrebbe. E, quindi, quando mi si dice che questo provvedimento aiuterà gli investitori a venire in Italia, questo non è vero. Questo non è vero anche perché le norme italiane le sanno leggere, le leggono tutti; e, quando si arriva in Italia, uno dei primi problemi è proprio il fatto che la giustizia sia assolutamente lenta e incapace di dare le risposte, anche, per esempio, agli imprenditori. Penso al diritto societario, penso al diritto civile, penso alle contestazioni immobiliari. Cos'è che si aspettano gli investitori per poter venire qui? Si aspettano che ci siano gli arbitrati, come ci sono nel resto del mondo; si aspettano che ci sia una giustizia veloce e una risposta veloce.
La prescrizione non risolve questo problema. Noi lo abbiamo semplicemente allungato, perché il problema non è la prescrizione in sé, ma il fatto che il nostro Stato, e non mi stancherò mai di dirlo, non è in grado di garantire un processo che sia giusto e equo nei tempi che siano percepiti e che siano realmente giusti e equi. Se, per fare un procedimento, devo aspettare il rinvio di un'udienza che va da anno ad anno, e non a quindici giorni, come succede negli altri Paesi, allora il problema non è la prescrizione, perché la prescrizione, in realtà, ha sempre tutelato non i cattivi, ma ha tutelato chi, invece, quel procedimento lo ha subito come ingiustizia, e capita, capita, credetemi.
E chi crede che non capiti evidentemente non ha frequentato le aule dei tribunali italiani, che sono invece stracolme di persone che subiscono ingiustamente un procedimento e che lo subiscono per anni, per 15 e più anni. Ecco, quella è l'ingiustizia che avremmo voluto vedere risolta con questo provvedimento e della quale, invece, questo provvedimento non solo non si preoccupa, ma fa esattamente il contrario. Noi non crediamo alla politica che necessariamente debba fare qualcosa pur di farla, pur di dare la sensazione di avere dato delle risposte; noi crediamo alla politica che dà delle risposte vere e crediamo in quella politica che sa ammettere di avere sbagliato, quando sbaglia. E avremmo voluto vedere questa umiltà anche in questo provvedimento; purtroppo, non è andata così.
Noi crediamo che non è creando le suggestioni dell'irruzione della forza pubblica in casa di qualche sospetto che si avrà più giustizia; noi crediamo che la coesione sociale sia fondata sul rispetto delle norme da parte di tutti, e non è semplicemente con l'imporre o rendere più rigide quelle norme o rendere impossibile per i bravi cittadini ricorrere anche alla giustizia che avremo una migliore giustizia sociale.
Lo Stato aguzzino, lo Stato cattivo lo vediamo anche… abbiamo finito da qualche giorno di leggere tutta una serie di altri provvedimenti. C'era il decreto fiscale e nel decreto fiscale c'è questa immagine dello Stato guardone, che può entrare in ogni conto corrente, può verificare ogni passaggio. Ecco, questa è la matrice unica che fonda anche questo provvedimento, cioè l'idea di uno Stato che deve interferire e che interferisce con la vita di tutti a qualunque livello. Questa non è l'idea di Stato che noi abbiamo. Mi avvio alla conclusione: vorrei solo citare una cosa, proprio per far capire qual è il senso di quello che abbiamo detto. Nordio, voglio citare lui, scrivendo sulla Fondazione Einaudi, ha spiegato qual è la figura dell'agente sotto copertura - prendo questo esempio per dare la sensazione di come alcune cose siano state affrontate in maniera assolutamente approssimativa e non efficace - e dice che è una figura che, in effetti, per certi reati funziona, ma si tratta di reati che coinvolgono parecchi individui, come l'associazione mafiosa o quella terroristica, dove l'infiltrato può confondersi tra i malviventi e smascherarli.
Ma la corruzione, come si è detto, è un'altra cosa, è un rapporto tra due persone sole e circospette. Che farà l'infiltrato, si proporrà come portaborse di uno dei due? Ecco, questo è il senso: anche in questo caso, e quindi prendendo l'esempio dell'agente provocatore, abbiamo la sensazione di come questo provvedimento non abbia di fatto risolto alcunché, e concludo, ma purtroppo ci porterà altri problemi e dovremo, probabilmente, ridiscuterne nuovamente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia è un Paese fortemente corrotto. L'indice di percezione della corruzione nel 2017 ci posiziona al cinquantaquattresimo posto nel mondo su 180 Paesi. Eppure ancora oggi i corrotti che scontano la loro pena in carcere sono pochissimi; sappiamo che c'è un sistema inquinato in Italia, un sistema che il MoVimento 5 Stelle vuole sconfiggere con la legge “spazza corrotti”, arrivata oggi qui alla Camera per il voto finale. In sei mesi abbiamo messo a punto un provvedimento di cui l'Italia ha bisogno da decenni, almeno da quando la corruzione divenne il pane quotidiano della cronaca italiana per le prime colossali inchieste su giri di mazzette nel nostro Paese. Questa legge combatte seriamente i traffichini e i delinquenti di palazzo.
Da oggi diciamo basta con le tangenti e le ruberie. Sia chiaro: chiunque prende o offre mazzette è un corrotto e da oggi la corruzione non conviene più a nessuno, perché sarà punita davvero e in modo esemplare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sono onorata, signor Presidente, di intervenire oggi in occasione del voto al provvedimento “spazza corrotti”, che contiene anche le misure sulla trasparenza dei finanziamenti a partiti, movimenti, fondazioni e associazioni collegate. Questa è da sempre una grande battaglia del MoVimento 5 Stelle, che, ricordiamo, è l'unica forza politica che ha rifiutato anche il finanziamento pubblico a cui avrebbe avuto diritto.
Lo “spazza corrotti” introduce una speciale causa di non punibilità nel caso di volontaria, tempestiva e fattiva collaborazione per tutta una serie di reati contro la pubblica amministrazione. Questo strumento, che trova applicazione nel nuovo articolo 323-ter del codice penale, favorirà le collaborazioni con lo Stato, e dunque porterà alla luce gli innumerevoli casi di corruzione. Uno strumento utile, questo, che ha dato i suoi frutti anche in procedimenti penali per altri gravissimi reati. Una buona prassi, questa, che ha avuto inizio nella nostra legislazione nel 1991, con il decreto-legge n. 8, su impulso del giudice Giovanni Falcone, che è riuscito a smantellare intere cosche mafiose.
In questa legge, inoltre, c'è il Daspo ai corrotti, e dunque, nei casi più gravi, chi è condannato in via definitiva non avrà più niente a che fare con la pubblica amministrazione, sia che si tratti di un funzionario che ha accettato una tangente, e che, quindi, non potrà più ricoprire l'ufficio pubblico, sia che si tratti di un imprenditore che la mazzetta l'ha offerta, e che, di conseguenza, non potrà più contrattare con la pubblica amministrazione, per sempre. C'è poi l'agente sotto copertura, ci sono pene molto più severe per chi viene condannato in via definitiva per corruzione, c'è la riforma sulla prescrizione, con lo stop dopo la sentenza di primo grado, c'è tutta una sezione che prevede la totale trasparenza dei finanziamenti ai partiti e alle associazioni e fondazioni ad essi collegate. Cari colleghi, stiamo votando un provvedimento rivoluzionario per il nostro Paese, un provvedimento che potrebbe davvero cambiare la storia di una nazione da sempre giudicata sin troppo tollerante e permeabile alla corruzione. Attraverso questa legge stiamo dando un segnale concreto, non soltanto gli italiani onesti, ma anche all'Europa.
PRESIDENTE. Concluda, collega.
STEFANIA ASCARI (M5S). Stiamo dicendo che l'Italia ha avuto sì un passato segnato dalla criminalità organizzata e dalla corruzione, ma però ha deciso di cambiare strada e diventare un Paese serio e virtuoso nell'ambito della lotta alla corruzione. Mi sembra un ottimo modo di salutare questo 2018 e di entrare nel nuovo anno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maschio; non è presente e si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritta a parlare la deputata Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento che arriva oggi in Aula e di cui stiamo discutendo rappresenta una svolta epocale non soltanto nel sistema processuale penalistico italiano, non stiamo parlando soltanto di diritto.
Il provvedimento che oggi è all'esame di quest'Aula rappresenta una svolta epocale per il sistema economico e sociale del nostro Paese, rappresenta una svolta per il sistema politico, rappresenta una svolta per tutti i cittadini onesti che vogliono credere nelle istituzioni, nella giustizia, nella politica e nel principio della libera concorrenza. In altre parole, la legge che stiamo per approvare risponde ai valori più alti della nostra Carta fondamentale; penso, Presidente, soprattutto all'articolo 3, che, al secondo comma, enuncia il principio di uguaglianza sostanziale. Però, mi chiedo, come può un'amministrazione pubblica, ossia l'insieme degli enti pubblici che concorrono all'esercizio e alle funzioni dell'amministrazione di uno Stato, tutelare l'uguaglianza dei cittadini e rimuovere gli ostacoli che vi si frappongono, se è essa stessa foriera di sperequazioni, di deviazioni e di ingiustizie? Non può.
Per troppi anni il nostro Paese è stato ostaggio di un malcostume diffuso, che, accompagnato ad una sostanziale impunità dovuta all'inadeguatezza del sistema dell'ordinamento a rispondere alle esigenze che via via si presentavano, ha fatto scivolare l'Italia al cinquantaquattresimo posto, come è stato già detto, in termini di corruzione percepita dai cittadini. Ed è per colpa della corruzione se nel nostro Paese gli investimenti esteri diminuiscono, se il costo degli appalti cresce e, quindi, anche le tempistiche nella realizzazione delle opere pubbliche aumentano; penso, ad esempio, alla Salerno-Reggio Calabria, i cui lavori sono partiti nel 1962 e ancora nel 2020 non sono conclusi. Secondo lo studio di un'impresa, la corruzione in Italia negli ultimi dieci anni ci è costata almeno 100 miliardi di euro, però la corruzione non determina soltanto costi in termini economici.
Ora, io voglio soffermarmi su un punto importante di questo dibattito. La materia dei reati contro la pubblica amministrazione non si esaurisce nel perimetro delle norme che la disciplinano. Molto spesso, infatti, la corruzione rappresenta la spia della presenza di fenomeni ben più gravi che inquinano le istituzioni e il loro modus operandi. Infatti, le figure delittuose in esame, che noi miriamo a contrastare duramente, sono degli strumenti nelle mani delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, come confermano diverse inchieste recenti, ultima soltanto in termini cronologici la recente sentenza d'appello di Mafia Capitale. Nelle motivazioni della sentenza della Corte d'appello si legge che l'associazione mafiosa Mafia Capitale si costituisce attraverso due progetti espansionistici che si fondano: da un lato, Salvatore Buzzi, la sua capacità corruttiva e la sua rete clientelare, e dall'altro Carminati, i suoi legami con la politica e la sua capacità criminale intimidatoria; il cosiddetto mondo di mezzo, dove tutti si possono incontrare, politici, imprenditori, criminali. Nella sentenza si legge testualmente che l'associazione ebbe una capacità di infiltrazione nell'amministrazione non solo attraverso la forza dell'intimidazione e del vincolo associativo, ma anche con la corruzione e con la collaborazione dei corrotti, che determinano l'assoggettamento dei funzionari e il timore degli imprenditori. Le mafie, quindi, si annidano nella corruzione e si avvalgono dei fenomeni corruttivi proprio per infiltrarsi nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni. Ecco che mafia e corruzione non sono due cose distinte, come ho sentito dire poco fa, sono due facce della stessa medaglia, che devono essere combattute con la medesima determinazione, perché una si nutre dell'altra, irrimediabilmente, ed è una battaglia che la politica, le istituzioni e la società civile dovrebbero condurre senza esclusione di colpi, dovrebbe essere una lotta senza quartiere.
Roma, la capitale d'Italia, è l'emblema, è l'esempio di come la corruzione sia come un tarlo, apparentemente sommesso, ma incredibilmente dannoso, implacabile, un parassita che corrode e divora la parte sana della società, perché, dietro ad un amministratore corrotto e ad un privato corruttore, ci sono centinaia, migliaia di cittadini onesti, che non ottengono i servizi per cui pagano le tasse, c'è un imprenditore onesto che perde una commessa, l'ennesima, e che si vede costretto a licenziare i suoi dipendenti, ci sono famiglie in difficoltà, c'è un popolo che perde la fiducia nelle istituzioni e comincia ad adeguarsi al sistema, perché altrimenti rimane indietro e così il sistema corruttivo si autoalimenta. Così si è alimentato negli anni e i danni che questo ha compiuto sono inqualificabili in termini, come dicevo prima, non soltanto di costi economici per la società, ma in termini di prestigio per la pubblica amministrazione e di credibilità dello Stato. In tutti questi anni lo Stato ha perso credibilità ed è per questo che accanto ad esso si sono formati tanti sistemi paralleli, una specie di parastato, che si è affiancato, fino a sostituirli, a colmare quel vuoto avvertito dai cittadini, specie nelle zone più dimenticate nel nostro Paese.
Dobbiamo restituire dignità dalle istituzioni e ai cittadini che se ne servono, dobbiamo ridare loro fiducia nello Stato e questo disegno di legge, che il Paese si aspettava da quasi trent'anni, va esattamente in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pierantonio Zanettin. Ne ha facoltà.
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). La ringrazio, Presidente, per la parola. Ministro della giustizia, sottosegretario, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, voglio ringraziare innanzitutto il Ministro di essere qui presente a questa nostra discussione generale. Credo che sia un atto che vada sottolineato positivamente, anche perché, nell'intervento che intendevo sviluppare oggi, proprio lo consideravo il mio interlocutore. E, in questa mia interlocuzione, intendo partire, Ministro, dalla intervista che lei ha rilasciato, sabato scorso, a Bianconi del Corriere della Sera. Al suo intervistatore, il quale le chiedeva: Ministro, gli avvocati sono contro questo provvedimento, i magistrati sono contro il provvedimento, proprio in queste ore è arrivato anche il parere del Consiglio superiore della magistratura che critica, anzi - se mi consente, Presidente - stronca questo provvedimento, cosa risponde? Il Ministro ha risposto: il Parlamento è sovrano, avvocati, magistrati, CSM hanno un'opinione diversa, ma io vado avanti comunque.
Ecco, vede, Presidente, io credo che sia un atteggiamento sbagliato, è un atto di arroganza. Con chi vogliamo fare le riforme, se non con gli operatori del diritto? Mi si dirà: è accaduto anche in passato che il CSM fosse contro le riforme, che i magistrati fossero contro le riforme, pensiamo alla stagione, che io personalmente ho anche vissuto, dei Governi Berlusconi, delle cosiddette leggi ad personam. Però, la novità che caratterizza questo quadro politico e questo disegno di legge è che questa volta troviamo che tutti gli operatori del mondo del diritto sono contro questa riforma. Allora, dobbiamo chiederci perché; perché non ce n'è uno che leva una voce a favore di questo provvedimento. Tutti gli avvocati penalisti, le camere penali, in questo momento sono in sciopero, lo sapete, è accaduto tante volte, per carità, è accaduto tante volte, ma mai come questa volta troviamo un fronte unito di tutti gli operatori della giustizia che criticano in maniera pesante, stroncano, criticano sotto il profilo costituzionale, sul piano della costituzionalità - su cui torneremo anche oggi pomeriggio quando illustreremo una pregiudiziale di costituzionalità -, ma tutto il quadro degli operatori del diritto stronca questa riforma.
Ma, per non essere ripetitivo rispetto alle cose che già ho detto nei miei precedenti interventi, vorrei sottoporre a quest'Aula, il Ministro credo che lo abbia già letto, e ai colleghi che mi stanno ascoltando - e vedo con un po' di attenzione, questo non guasta, fa piacere - il parere del Consiglio superiore della magistratura. Il Ministro, questo parere, lo ha richiesto. Ora, ricordiamo il quadro normativo, cioè il Ministro non aveva l'obbligo di chiedere il parere del Consiglio superiore della magistratura sul provvedimento che portava all'esame dell'Aula, ma ha ritenuto di formulare questa richiesta. Quindi, questo parere, che non è obbligatorio, è arrivato e, come dicevo, io credo che sia utile che quest'Aula ne prenda cognizione, ne prenda atto, almeno di alcuni passaggi che io reputo significativi e che meritano di essere approfonditi. Come dicevo, è un parere che stronca, raramente ho visto - per l'esperienza che ho avuto e che ormai risale a qualche anno in queste Aule parlamentari - un parere così netto nei suoi giudizi.
Questo parere - questo lo voglio dire perché ha sorpreso anche me, perché tante cose neanche io le sapevo - parte facendo un esame anche del quadro comparativo e qui il parere ci dice che, contrariamente a quanto tante volte abbiamo sentito dire, la prescrizione non è un istituto solo italiano, ricorda che la prescrizione è presente in Francia, è presente nell'ordinamento tedesco, declinata ovviamente in modo anche diverso, è presente nell'ordinamento austriaco, è presente nell'ordinamento spagnolo, non è presente invece nell'ordinamento del Regno Unito, però, trattandosi notoriamente di un Paese con un sistema giuridico di common law che non appartiene alla nostra tradizione, evidentemente questo si può anche spiegare e ci sta tutto.
Ma entriamo poi più nel merito del parere del Consiglio superiore della magistratura. Il parere del Consiglio superiore della magistratura innanzi tutto osserva delle carenze normative di questo testo; cito testualmente alcuni passaggi, perché così credo sia più facile per tutti. Il parere dice che appare opportuno osservare come, nonostante l'intervento normativo abbia inciso sull'articolo 159 del codice penale, prevedendo formalmente una causa di sospensione, la stessa presenti prima facie l'anomalia di non presupporre, diversamente dagli altri casi di sospensione, la ripresa del corso della prescrizione: questo tema era già emerso nel corso delle audizioni, ma mi pare che la maggioranza non si sia peritata di risolvere tale questione, che viene rimarcata, Ministro, dal parere del Consiglio superiore della magistratura.
Lo stesso parere dà conto - questo lo avevamo acquisito anche noi nel corso delle audizioni, però credo che sia significativo che venga rimarcato in questo provvedimento - di come il tema della prescrizione sia sostanzialmente legato all'organizzazione degli uffici. C'era già stato spiegato: in particolare, il Presidente emerito alla Cassazione Canzio ci aveva detto come la prescrizione si concentrasse solo in quattro corti di appello, i distretti di quattro corti di appello italiane, Venezia, Torino, Napoli e Roma; come circa la metà delle prescrizioni maturasse nel corso delle indagini preliminari, un quarto nel corso del giudizio di primo grado, un altro quarto nel giudizio d'appello, e praticamente la prescrizione non matura mai in Cassazione. Quindi anche questo provvedimento, cosa fa? Incide solo nella fase tra il primo e il secondo grado, nel grado d'appello, e quindi lascia il problema della prescrizione intatto, perché evidentemente i tre quarti delle prescrizioni matureranno comunque; crea invece un grossissimo problema sotto il profilo della ragionevole durata dei processi.
Anche in questo il parere del Consiglio superiore della magistratura ricorda l'articolo 111 della Costituzione, la ragionevole durata del processo; aggiungo io (tema che ho già toccato nel precedente intervento in termini di pregiudiziale di costituzionalità), che la Costituzione prevede che la legge ne determini la ragionevole durata, e quindi c'è anche una violazione del principio di legalità costituzionale e di riserva di legge costituzionale. Ricorda le condanne che il nostro Paese ha subito in diverse occasioni di fronte alla CEDU per l'irragionevole durata dei processi. Ricorda come la dilatazione dei tempi del processo incide anche sul diritto di difesa garantito dall'articolo 24 della Costituzione, e quindi ritorna proprio sui temi che abbiamo fatto nostri nei precedenti interventi. Ricorda quanti e quali siano oggi i procedimenti soggetti nel nostro ordinamento alla legge cosiddetta Pinto, quindi ad una irragionevole durata del processo.
Aggiungo io, va anche considerato come tutto questo quadro normativo riformatore, che è ispirato da una logica - come dire? - “carcero-centrica”, propria di questa maggioranza giallo-verde, vada ad incidere su una situazione carceraria assolutamente drammatica. Credo che quest'Aula debba prendere cognizione di un fatto molto grave, anche se il tema delle carceri pare essere stato cancellato dall'agenda e del Parlamento e del Governo: oggi, da pochi giorni, il DAP ha segnalato che la popolazione carceraria italiana è salita a oltre 60 mila detenuti; i posti disponibili sono sulla carta 50 mila, effettivamente 45 mila. Quindi un tema eluso, mai trattato, ma che doverosamente dovrebbe essere affrontato dal Governo e dal Parlamento.
Il parere del CSM ricorda ancora come già oggi i tempi dei processi nel nostro Paese siano inaccettabili: il processo penale, per quanto riguarda il giudizio di appello, ha una durata media di 901 giorni, il primo grado ha una durata media di 707 giorni, che scalano a 534 giorni in caso di rito monocratico. Sono comunque dati, con riferimento anche ai tempi Cepei 2018, assolutamente inaccettabili e superiori alla media del sistema degli altri Paesi europei.
Il parere che stiamo citando, che stiamo commentando, prevede delle severe critiche anche per quanto riguarda le modifiche e la riforma dei reati contro la pubblica amministrazione; ne cito talune, più significative, ma credo che debbano essere considerate. Il parere riporta: sussistono profili di criticità che, come meglio esposti in seguito, si riconnettono alla non proporzionalità di alcune sanzioni, anche in riferimento alla necessaria prospettiva rieducativa della pena, all'assenza nella fase di applicazione di parametri normativi di riferimento certi per il giudice, e anche ad alcune incoerenze tra istituti processuali. Ulteriori criticità per quanto riguarda le novità introdotte nell'esclusione dei reati di peculato e di concussione, di corruzione aggravata, dal novero di quelli per i quali la collaborazione può avere effetti premiali sulle sanzioni accessorie, e che quindi rischiano di tradursi in un disincentivo a forme di collaborazione in settori in cui invece essa potrebbe essere molto utile.
Criticità sotto il profilo della nuova normativa in tema di sospensione condizionale della pena: in questo caso consistono nella mancata indicazione di criteri cui il giudice dovrà conformare la discrezionalità che gli è riconosciuta nell'applicarla: sarebbe contraddittorio infatti ancorare tale valutazione al concreto pericolo di recidivanza, atteso che il riconoscimento della sospensione condizionale della pena principale presuppone una prognosi favorevole di pericolosità.
Riguardo alle novità, riporta: “Deve osservarsi come in caso di applicazione di pena non superiore a due anni può venir meno uno dei benefici attuali del patteggiamento, e cioè la non applicabilità ex lege delle pene accessorie, con il rischio di disincentivare l'accesso al rito e di ridurne la portata deflattiva”.
Veniamo all'agente provocatore, o agente infiltrato: questo è uno dei temi più delicati, Ministro, che sono oggetto di questa riforma. Anche sotto questo profilo troviamo che il parere del Consiglio superiore della magistratura è molto in linea con le problematiche che noi come opposizione abbiamo esposto. Lei l'avrà letto, immagino: il parere, dopo una digressione sugli aspetti, come dire, astratti, precisa che diversamente nella pratica concreta potrà risultare non sempre agevole tracciare un netto confine tra l'infiltrato e la contigua e non ammissibile figura dell'agente provocatore, tenuto conto del labile confine che ricorre tra le diverse condotte delittuose contro la pubblica amministrazione, alle quali l'istituto è applicabile, e l'inclusione tra queste di ipotesi di reato in cui l'elemento costitutivo è rappresentato proprio dall'istigazione.
Questi temi sono stati fatti tutti oggetto (penso che il relatore potrà almeno darmene atto) di specifici emendamenti, tutti cassati in sede di prima lettura. “Sarà pertanto - ecco, questo è il passaggio più delicato, Ministro - rimessa alla Polizia giudiziaria, e soprattutto alla magistratura inquirente, assicurare il rigoroso rispetto delle condizioni previste dall'articolo 9 citato, per evitare il rischio di uno sconfinamento dell'agente”. Ecco, questa è una prospettiva assai inquietante per noi che siamo garantisti: noi dovremmo essere gli avvocati garantisti, e io credo che il Ministro Bonafede in buona fede si ritenga tale; noi che siamo avvocati garantisti, che siamo rispettosi del principio di separatezza dei poteri e del nostro ruolo di Parlamento, dobbiamo rimettere al buon cuore, al buonsenso della Polizia giudiziaria piuttosto che dei PM l'utilizzo di un istituto così pericoloso? No, questo è il dovere nostro di legislatori: noi dobbiamo tracciare i limiti, non possiamo lasciare dei margini di discrezionalità così ampi, come quelli che lo stesso parere del CSM riconosce.
Questo dovrebbe indurvi, colleghi, a una rimeditazione; conosciamo i toni trionfalistici e credo che, di fronte a rilievi così pertinenti, come quelli che ho poc'anzi descritto, rispetto a critiche così severe, una rimeditazione, una riconsiderazione sia doverosa: la coscienza, vostra e nostra, ce lo imporrebbe. Allora, cosa facciamo di questo parere? Lo buttiamo via? Non lo consideriamo? Il Ministro l'ha chiesto e ottenuto, probabilmente si aspettava, Ministro, dei contenuti diversi da quel parere; si aspettava degli “osanna” e non delle critiche, ma possiamo ignorare, in coscienza, queste critiche severe? Critiche, peraltro, che sono state mosse da tutti gli avvocati che abbiamo audito in Commissione, da tutti i professori universitari, da tutti i magistrati, nessuno ha espresso parole di sostegno a questo provvedimento. Ho ascoltato l'intervento del collega Potenti, il quale parlava dell'auspicio di una riforma, che dovrebbe legarsi a questo disegno di legge. Però, collega, sta di fatto che noi avevamo sentito il Ministro Bongiorno parlare prima di una bomba atomica scatenata nel processo penale, poi di una grande mediazione raggiunta in funzione di una riforma; non comprendiamo bene se questa riforma sarà in senso giustizialista o in senso garantista, perché parlare di forma è facile, poi però bisogna vedere i contenuti; io da avvocato ma anche da liberale da sempre sono portatore di ideali e di principi garantisti, forse all'estremo, ma sicuramente garantisti. Però c'è anche chi sostiene - in particolare nella magistratura - delle riforme nel senso giustizialista, che vanno a restringere i diritti di difesa, che attenuano i gradi di giudizio, che restringono le impugnazioni, tutte ipotesi che io rigetto, alle quali mi ribello. Dicevo, il ministro Bongiorno aveva parlato di un accordo, che legava appunto questa riforma, in particolare della prescrizione, ad una riforma epocale del diritto penale, del processo penale. Noi abbiamo presentato degli emendamenti che legavano questi due aspetti, quindi riforma della prescrizione e riforma epocale della giustizia, ma questi emendamenti sono stati tutti respinti. Quindi, oggi, e il Ministro lo ha anche correttamente ammesso in alcune interviste, non c'è un legame giuridico, ci sarà un legame politico ma giuridicamente non c'è nulla.
Questa riforma della prescrizione entra in vigore il 1° gennaio 2020 ma non sappiamo ad oggi se, entro il 1° gennaio 2020, entrerà in vigore una riforma del processo penale e tanto meno sappiamo se questa riforma sarà in termini garantisti o in termini giustizialisti. Quindi, collega Potenti, non credo vi siano molti aspetti su cui esultare, da questo punto di vista. Oggi entra in vigore questa riforma della prescrizione, osteggiata da magistrati, da avvocati e dal Consiglio superiore della magistratura, poi il resto lo vedremo.
Per quanto riguarda l'agente sotto copertura e l'agente provocatore, abbiamo già letto il parere del Consiglio superiore della magistratura: è una norma che, lo denuncio per l'ennesima volta da quest'Aula, da questi banchi, denuncia una cultura anti-impresa da parte di questa maggioranza, una cultura del sospetto, una cultura della delazione.
La cultura della delazione, come dire, pare essere connaturata ai principi del Movimento Cinquestelle; abbiamo visto che sul suo blog recentemente è stato creato uno spazio per denunciare chi, all'interno del movimento, assume comportamenti poco consoni. Ecco, a me che sono un garantista questi aspetti - come dire - di cultura stalinista mi fanno paura; ecco, mi fanno paura; è una cultura, ripeto, della delazione, che è molto pericolosa. Lasciamo andare, però non c'è nessuno al banco del Governo. Per carità, capisco che sto annoiando, ma mi avvio alla conclusione in fretta… posso proseguire, signor Ministro, se non ci sono problemi, ecco.
Stavo dicendo appunto che è una cultura anti-impresa, una cultura del sospetto, una cultura della delazione che è molto pericolosa perché voi capite che un avversario politico, un esaltato, chiunque, è in condizione, oggi, anche soprattutto per effetto della scriminante di cui all'articolo 323-ter, di distruggere, se vogliamo, un uomo politico, un pubblico funzionario. È sufficiente che vada da un magistrato, dichiari di aver raggiunto un accordo corruttivo con quel pubblico funzionario piuttosto che con quel pubblico amministratore, ed egli è immediatamente scriminato, è un testimone a tutti gli effetti. Notoriamente, per perfezionare il reato non occorre una dazione di denaro, basta la promessa, come è noto, però ho presentato tutta una serie di emendamenti che tendevano almeno ad escludere da questa fattispecie la semplice promessa, perché evidentemente qui il punto è la parola dell'uno contro la parola dell'altro. Però, noi ben sappiamo che uno è un testimone, quindi accompagnato da un principio di favore, l'altro è la parte interessata e quindi sicuramente finisce sotto processo, sicuramente è un soggetto che soffrirà le pene che sono note a chi finisce sotto processo, la sua famiglia soffrirà; magari poi, nelle more, potrà anche essere assolto, però la sua carrierea politica sarà stroncata, la cultura del sospetto, il fango che gli sarà stato gettato addosso comunque lo distruggerà. E quindi, ripeto, è un istituto molto pericoloso.
Sentivo prima - e concludo, Ministro - mi pare fosse la collega Scutellà, che diceva: io avverto nell'aria, nell'imminenza dell'approvazione di questa legge la paura dei corrotti. Io, invece, Ministro, sento e avverto nell'aria la paura degli onesti.
Le confesso che ho fatto recentemente una riunione; sono un politico che parte dall'esperienza locale, che ha iniziato facendo l'amministratore locale, l'assessore; ho tantissimi amici sindaci coi quali mi confronto quotidianamente, do consigli e ho fatto una riunione, ho spiegato questa norma, glielo dico in coscienza, a questi tanti amici di cui conosco la passione civile, l'impegno quotidiano e so che lo fanno perché magari hanno proprio voglia di dare un contributo; io vengo dal Veneto, una terra in cui c'è un legame profondo fra gli amministratori e le proprie comunità, e ho dato un parere, ho detto: ragazzi, fate un esame di coscienza, parlate con le vostre famiglie, ma io vi consiglierei di dimettervi da sindaci dopo l'entrata in vigore di norme di questo tipo, perché a me fanno paura. Come potete escludere, voi che fate i sindaci, ma fate anche i dirigenti, perché nei piccoli comuni fare i sindaci vuol dire fare anche i dirigenti, vi impegnate quotidianamente in tante attività, anche pratiche; rischiate veramente l'osso del collo, rischiate la reputazione, rischiate il buon nome! Arriva un matto che dice: io mi sono accordato con quel sindaco per dargli una certa somma per essere favorito in un certo appalto e voi finite nelle graticole della magistratura, vi trovate sottoposti a processi penali che durano una vita, intanto magari vi beccate una condanna in primo grado, poi magari ricorrendo in appello le cose vanno meglio; certamente fate un esame di coscienza prima di proseguire nella nostra attività politica. Ma aggiungo anche un'altra questione: io non vorrei trovarmi, Ministro, nei panni, per esempio, dei lobbisti.
Quella dei lobbisti è un'attività che sappiamo non essere normata; la Cassazione ha chiesto al Parlamento di intervenire su questo tema, ma non lo ha fatto, non l'ha fatto mai. Da domani mattina i lobbisti non sanno che viene riformato, con questo provvedimento, il reato di traffico di influenze; i lobbisti non sanno qual è il preciso confine normativo fra ciò che è lecito e ciò che è traffico di influenze illecito. Io, collega Scutella', registro le paure, le paure degli onesti, le paure di incappare nelle maglie di una legislazione pesantissima, si supera il doppio binario, che era quello per cui c'era una legislazione molto rigorosa, giustamente sia nelle investigazioni sia nelle sanzioni, con delle sanzioni pesanti per quanto riguardava i reati più gravi: terrorismo, mafia. Questo tipo di normativa, questa stessa normativa che, nella mente del legislatore, era stata concepita per i casi più gravi viene oggi applicata a pubblici amministratori che rischiano la condanna appena superiore a due anni e un giorno; con due anni un giorno si trovano preclusi, addirittura i benefici della «legge Gozzini», quindi delle sanzioni pesantissime.
Ecco io, da liberale convinto, aborro la legislazione della paura, la legislazione della paura per gli onesti e credo che questo vostro provvedimento, del quale vi vantate, ma non credo che ce ne sia motivo, sia invece un provvedimento che fa paura agli onesti.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Presidente, gentili colleghi, gentile Ministro, l'intervento normativo in oggetto si rende necessario alla luce delle dimensioni ormai endemiche e inaccettabili della corruzione nel nostro Paese. L'obiettivo è potenziare l'attività di accertamento e repressione dei reati contro la pubblica amministrazione. La Corte dei Conti ha valutato in circa 60 miliardi di euro il costo della corruzione e l'indice di percezione della corruzione ci pone al 3,9 rispetto al 6,9 della media OCSE, su una scala che va da 1 a 10, dove 10 indica l'assenza di corruzione. Secondo alcuni studi, inoltre, la corruzione sarebbe la causa dell'aumento complessivo del costo degli appalti. Le opere, in Italia costano in media il 20 per cento in più che in altri Paesi, hanno in media tempi più lunghi e spesso rimangono incompiute. Tali differenze, certo, possono dipendere da molti fattori diversi e non necessariamente da fenomeni corruttivi, ma il dato resta certamente allarmante. Quanto più è opaca e non trasparente l'azione delle pubbliche amministrazioni tanto più concreto è il rischio di corruzione. Nel contrasto alla corruzione il problema principale è la difficoltà di fare emergere i fenomeni corruttivi, in quanto difficilmente riscontrabili e solo occasionalmente oggetto di denuncia. A tal fine il provvedimento in esame amplia e potenzia l'uso delle intercettazioni nei procedimenti per reati contro la pubblica amministrazione e, soprattutto, estende la figura dell'agente sotto copertura anche al contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, come già accade per le indagini per stupefacenti e per mafia, dando così attuazione ad importanti obblighi internazionali. Negli ultimi anni, in Italia sono emersi importanti fatti di corruzione legati alla realizzazione di opere pubbliche come Expo Milano 2015, il Mose di Venezia, Mafia capitale a Roma. Ebbene, tali fenomeni inducono delle riflessioni. Ricordo «Le Verrine» di Cicerone, che offrono molteplici spunti sul fenomeno corruttivo e si rivelano di sorprendente attualità. Il processo ebbe luogo nel Foro romano nel 70 avanti Cristo e fu intentato dalla provincia di Sicilia contro il suo governatore, Gaio Verre, accusato di corruzione ai danni dei cittadini siciliani. In queste orazioni, a proposito della corruzione, Cicerone afferma: «Così muore uno Stato. Il sottrarre ad altri per sé e per la propria fazione è più contrario alla salute dello Stato che la guerra e la carestia» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come nel processo contro Verre Cicerone invocava a gran voce una decisione che fosse da monito per i potenti e lanciasse un segnale contro il fenomeno corruttivo, così in Italia oggi si chiede ancora una posizione netta e decisa contro la corruzione. Ecco, noi, oggi, con questo provvedimento diamo finalmente al Paese una risposta chiara e decisa. Vogliamo dire basta al fenomeno corruttivo in tutte le sue subdole manifestazioni. Non possiamo più tollerare comportamenti disinvolti o palesemente illegali, che rappresentano un costo aggiuntivo e pesante per la collettività. Le risorse pubbliche non possono più essere dissipate e disperse nei mille rivoli dell'illegalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Valentina Palmisano. Ne ha facoltà.
VALENTINA PALMISANO (M5S). Presidente, gentili colleghi, onorevoli membri del Governo, torna in questo ramo del Parlamento il provvedimento oggetto dell'odierna discussione, che contiene norme in materie di anticorruzione, trasparenza dei finanziamenti ai partiti e prescrizione. Dopo la modifica approvata al Senato, si è posto rimedio all'incidente sul peculato avvenuto durante la votazione degli emendamenti in quest'Aula, incidente che di fatto ha avuto l'unica e semplice conseguenza di accelerare l'iter di approvazione della legge, che dopo decenni di attesa riforma il sistema anticorruzione italiano e lo adegua agli standard più evoluti del panorama internazionale. Una legge essenziale per il nostro Paese, che imprese virtuose, amministratori pubblici con la schiena dritta e cittadini perbene aspettavano da oltre vent'anni, almeno dai tempi di Mani Pulite. A soli sette mesi dall'insediamento di questa maggioranza e di questo Governo, grazie soprattutto alla caparbietà del nostro Ministro, Alfonso Bonafede, stiamo cambiando il volto del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Fino ad ora sembravamo quasi rassegnati all'idea che per riuscire ad aggiudicarsi un appello o semplicemente ottenere una prestazione sanitaria in tempi celeri fosse necessario uno scambio di favori o di denaro. Per alcuni agire in questo modo è tutt'ora una cosa da furbi, e purtroppo a farne le spese sono sempre tutti i cittadini onesti. La corruzione infatti ha un costo sociale, oltre che economico, altissimo: impedisce alle imprese oneste di lavorare, perché si alterano le regole della concorrenza leale; alimenta mercati illegali; annulla la meritocrazia e di conseguenza pregiudica il benessere e la qualità della vita dei cittadini. Da oggi non sarà più così, si cambia rotta, fare il furbo non converrà più a nessuno, anzi sarà molto rischioso, perché con questo provvedimento inaspriamo le pene principali e accessorie per i reati contro la pubblica amministrazione, impediamo a chi si è macchiato di un reato di questo genere di avvicinarsi nuovamente alla pubblica amministrazione per molto tempo, e nei casi più gravi a vita. Non solo, perché forniamo strumenti più efficaci a tutti coloro che a diverso titolo sono impegnati nella lotta al malaffare. A queste previsioni si aggiunge poi la doverosa e tanto attesa riforma della prescrizione dei reati, che prevede la sua sospensione dopo la sentenza di primo grado. L'accertamento della verità non può avere una data di scadenza. Se si arriva ad un accertamento di primo grado vuol dire sicuramente che lo Stato ha un interesse concreto ad arrivare ad una verità processuale. E non finisce qui: la riforma prevede che anche laddove il reato si estingue in appello per intervenuta prescrizione il frutto della corruzione rimarrà nelle mani dello Stato, perché il giudice ha potrà ordinare che il denaro rubato ai cittadini onesti non venga restituito a chi è stato già in passato dichiarato responsabile. Concludo Presidente dicendo che quella che vogliamo portare avanti è una rivoluzione culturale, oltre che politica. Per noi vince il cittadino onesto, solo così possiamo ristabilire la fiducia della gente nella pubblica amministrazione e nello Stato, fiducia indispensabile per una politica solida. Possiamo così restituire al nostro Paese la credibilità che merita agli occhi del mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Anna Bilotti. Ne ha facoltà.
ANNA BILOTTI (M5S). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, la discussione odierna in materia di misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione nonché in materia di prescrizione del reato e di trasparenza dei partiti e movimenti politici deve tendere l'orecchio a decenni di voci inascoltate, di scandali, soprusi ed ingiustizie perpetrate ai danni dei cittadini onesti che hanno costantemente bussato alle porte di quest'Aula in cerca di risposte, ricevendo soltanto dosi massicce di avversione all'operare, di accidia politica, quasi come se la corruzione venisse considerata una malattia endemica e incurabile, che contagia, inquina, distrugge e preclude ogni forma di crescita; l'abbiamo letto e sentito ovunque.
Eppure, negli ultimi decenni, l'avvicendarsi di differenti forze di maggioranza sempre pronte a sguainare la sciabola verbale nel diagnosticare il problema per poi scendere sul campo di battaglia armate di posizioni scomode, conflitti di interesse e di imbarazzo, non ha prodotto nessun genere di cura, nessun antidoto, né tanto meno un flebile tentativo di contrasto al problema. Pareva quasi una resa incondizionata, un'accettazione consapevole di un disagio di gigantesche proporzioni mascherato con maldestri tentativi di inversione di rotta. Mi sono interrogata migliaia di volte su cosa spingesse a non agire, a tollerare il disagio rimanendo inermi sullo sfondo di un Paese sempre più vittima della piaga della corruzione, ma oggi non sono qui ad esaminare il motivo delle non azioni politiche del passato, quelle messe in campo dei partiti che allora detenevano il potere decisionale e oggi siedono negli scranni d'opposizione, la risposta a questo quesito l'hanno data i cittadini italiani lo scorso 4 marzo. L'azione politica che mettiamo in campo attraverso l'approvazione del disegno di legge in esame oggi in quest'Aula può certamente essere considerata epocale. Non c'è enfasi nelle mie parole, e di certo questa maggioranza non ha intenzione di macchiarsi di autoreferenzialità, soltanto un salutare pizzico di orgoglio, poiché - e possiamo finalmente affermarlo senza remora - si potrà debellare uno dei grandi mali che affligge il nostro Paese, un male che conduce alla perdita di competitività sui mercati, che sottrae risorse, che genera il calo della produttività e degli investimenti, che mortifica chi vive onestamente, che conduce al drastico rallentamento in termini di innovazione e progresso tecnologico e quindi all'aumento del tasso di disoccupazione. E non è un fatto di pochi o solo di alcuni, perché le conseguenze della corruzione ricadono sulla qualità della vita di ogni singolo cittadino. È arrivato il momento di dire “basta” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Il nostro Paese ha assoluto bisogno di legalità, una legalità da perseguire con azioni concrete e che non deve perdersi nell'eco di una politica abituata a reggersi solo su promesse e belle parole. Occorre riacquistare credibilità su tutta la linea. Le persone oneste hanno il diritto di sentirsi tutelate dallo Stato e l'opinione internazionale dovrà prendere atto che l'Italia si candida a diventare finalmente un Paese all'avanguardia nella lotta alla corruzione. Solo pochi giorni fa abbiamo letto il documento presentato da il Greco, l'organo che si occupa di lotta alla corruzione nell'Unione europea, che ha parlato di grosso passo in avanti nella lotta al malaffare, e siamo soltanto all'inizio, Presidente. Con l'introduzione della causa di non punibilità sarà finalmente possibile spezzare il vile legame di ferro che si instaura tra corrotto e corruttore. Nessuno potrà più sentirsi al sicuro, rifugiandosi nella viscida convenienza dell'omertà. Investigatori ed inquirenti avranno a disposizione un ulteriore strumento in grado di fare luce e chiarezza su potenziali fenomeni corruttivi: l'agente sotto copertura. È buffo, signor Presidente, l'Europa ci chiedeva l'agente sotto copertura da vent'anni, ma le maggioranze passate si sono mostrate sempre sorde a certi richiami di Bruxelles, le orecchie erano invece ben spalancate nel recepire le direttive che spezzavano la dignità dei cittadini con la soppressione dei più sacrosanti diritti sociali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quelli che ripristineremo con la manovra del popolo attualmente al vaglio di questo Parlamento.
Da oggi chi si macchia di reati contro la pubblica amministrazione e ruba anche un solo centesimo di danaro pubblico rischia l'esclusione perenne dalla macchina amministrativa dello Stato: di fronte a condanna definitiva, all'obbligo morale che i disonesti ahimè non conoscono, farà seguito anche quello giuridico del Daspo perpetuo. Ciò riguarderà non solo il soggetto pubblico beccato a commettere l'illecito, ma anche quello privato che magari ha pagato una mazzetta per assicurarsi la vincita di un appalto. A tal proposito, voglio riservare un sorriso ai detrattori di questa maggioranza che, a seguito di questo provvedimento, ci rivolgono l'epiteto di “giustizialisti”: se trattare con cura e rispetto anche solo un centesimo di denaro pubblico conduce a certe etichette, allora ben venga, io lo considero semplice buonsenso e doveroso rispetto per le istituzioni.
Questo disegno di legge, signor Presidente e colleghi tutti, ha tra le sue tante finalità anche quella di restituire credibilità alla politica. In ragione di ciò è previsto che partiti e movimenti politici, fondazioni e associazioni avranno l'obbligo di fornire nomi e cognomi dei loro finanziatori. Soltanto la totale trasparenza permetterà di vincere lo scetticismo di tanti nei riguardi della politica. Noi del MoVimento 5 Stelle siamo stati i primi ad applicarci alla trasparenza, ora, è il momento che lo facciano tutti, per rispetto dei cittadini.
Concludo, signor Presidente, rivendicando l'azione incisiva di questa maggioranza per quanto concerne il ripristino totale di ogni forma di legalità, nel nostro Paese. La legge è e deve essere uguale per tutti; solo in questo modo sarà possibile restituire dignità al nostro presente e mettere fine a tutto ciò che compromette il nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianfranco Di Sarno. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, oggi, terminiamo l'iter parlamentare del disegno di legge anticorruzione. Orgogliosamente, possiamo dire che, con questo provvedimento, l'Italia si pone tra i Paesi maggiormente incisivi nella lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione. Presidente, col disegno di legge anticorruzione si è praticamente detto tutto, però certamente dobbiamo ricordare quelli che sono gli importanti provvedimenti normativi che sono stati introdotti, con questa legge, nel nostro ordinamento giudiziario, ovvero il Daspo a vita per corrotti e corruttori, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'incapacità in perpetuo di contrattare con la pubblica amministrazione saranno inevitabili per i più gravi reati di corruzione, sia per chi si fa corrompere, che per chi corrompe e ciò anche nei casi di patteggiamento o di sospensione condizionale della pena. Chi sbaglia non avrà più nulla a che fare con la pubblica amministrazione. Inoltre, partiti, movimenti, associazioni e fondazioni collegate avranno l'obbligo di dichiarare quanto ricevuto a titolo di liberalità per ogni importo superiore alla somma di 500 euro.
Questa è, da sempre, una delle grandi battaglie del MoVimento 5 Stelle e finalmente sta per diventare legge. Presidente, con questo provvedimento, l'Italia oggi non sta importando la normativa di un Paese straniero sotto un'espressione inglese, come siamo stati abituati, con il Jobs Act o il bail-in, ma con questo provvedimento orgogliosamente l'Italia sta esportando la legge “spazza corrotti” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ovvero un nuovo modello normativo, una nuova idea di disciplinare i rapporti con la pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (M5S). Presidente, gentili colleghi, il disegno di legge recante misure in materia di anticorruzione, trasparenza dei partiti e movimenti politici e prescrizione del reato giunge, oggi, all'esame della Camera, dopo la prima approvazione del 22 novembre e a seguito di una sola modifica apportata dal Senato. Per noi questa è una legge fondamentale e, certamente, una delle più importanti, perché questa legge parla anche di politica e parlare di politica significa parlare di democrazia. La stessa Costituzione, all'articolo 49, riconosce il rapporto diretto tra politica e democrazia; politica è compiere delle scelte; tra le possibili soluzioni se ne sceglie una, quella ritenuta più adatta alla realizzazione del bene comune.
Il cittadino deve avere la certezza che queste scelte non siano prese a vantaggio di qualcuno, magari per ottenere qualcosa in cambio, ma a vantaggio della collettività e, allora, questa legge spazza via l'ambiguità e spazza via l'opacità. Spazza via l'ambiguità, perché noi dobbiamo essere certi che le scelte politiche siano prese in modo libero, senza quei lacci che trattengono le mani e le orientano ingiustamente verso gli interessi di uno o di pochi. Spazza via l'opacità, perché noi dobbiamo sapere chi dà cosa e a chi; i contributi e le erogazioni in denaro o servizi, a vantaggio dei partiti e dei movimenti politici, devono essere conosciuti; tutti devono sapere quanti e quali soldi girano attorno alla politica.
Grazie a questa legge i partiti, tra poche settimane, saranno obbligati a rendere pubbliche tutte le donazioni superiori a 500 euro annui per soggetto erogatore; inoltre, in occasione di competizioni elettorali, eccetto le elezioni amministrative nei comuni con meno di 15.000 abitanti, è introdotto per i partiti, i movimenti politici e le liste che si presentino alle elezioni l'obbligo di pubblicare sul proprio sito Internet il curriculum vitae, fornito dai propri candidati, e il certificato penale.
Una delle grandi battaglie del MoVimento 5 Stelle trova, quindi, qui, il suo compimento. Questa legge arriva, purtroppo, con 25 anni di ritardo; non possiamo immaginare come potrebbe essere ora il nostro Paese; la corruzione, infatti, costa all'Italia 10 miliardi di euro all'anno in termini di maggiori costi per i cittadini e per le imprese oneste, di infiltrazioni della criminalità organizzata, ad esempio, in appalti pubblici, di minori investimenti stranieri in Italia. La lotta alla corruzione, quindi, non ha a che fare solo con la giustizia, ma anche con l'economia. I cittadini sappiano che in sei mesi abbiamo realizzato ciò che non è stato fatto da chi ci ha preceduto in quest'Aula dai tempi di Tangentopoli ad oggi. Ora, invece, non è più il tempo per perdere tempo; quando si crede fortemente in una cosa non si può rimandare. Ebbene, oggi, spazziamo via i tentennamenti della vecchia politica; il Paese lo chiede, l'Italia lo merita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Valentina Corneli. Ne ha facoltà.
VALENTINA CORNELI (M5S). Presidente, è la seconda volta che intervengo su questo provvedimento, perché in prima lettura avevo già esplicitato le ragioni per cui abbiamo ritenuto fondamentale inserire nel provvedimento la riforma della prescrizione, per ristabilire un principio di giustizia, per ristabilire un principio di civiltà e, anche, per ristabilire un principio costituzionalmente garantito dall'articolo 3 della Costituzione, ossia il principio per cui la legge è uguale per tutti.
Siamo, adesso, arrivati alla seconda lettura e, voglio sottolinearlo, ultima lettura, perché oggi questo provvedimento diventerà legge dello Stato, perché i cittadini italiani non possono più aspettare, perché il 4 marzo ci hanno chiesto delle risposte e questo provvedimento è fondamentale per iniziare quel cambiamento che i cittadini ci hanno chiesto.
Questo provvedimento verrà approvato nel suo testo originario, perché il peculato è un reato gravissimo, è un reato che ha delle caratteristiche specifiche che lo distinguono da condotte distrattive che possono essere sussumibili nella condotta di cui all'abuso d'ufficio, mentre chi ruba soldi pubblici deve essere punito con la severità che si confà ad un reato così grave. Così come è un reato molto grave l'approvazione indebita, soprattutto se vengono distratte delle somme che si era fatto credere sarebbero state devolute a bambini africani, sono casi purtroppo di cronaca che adesso verranno puniti e verranno perseguiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Questa legge è fondamentale per iniziare quel cambiamento che abbiamo promesso ai cittadini italiani. I cittadini italiani aspettano questa legge da quasi trent'anni, lo hanno ricordato i miei colleghi, perché qualcuno sosteneva che questo è un Paese senza memoria, il che equivale a dire senza storia, ma io non credo che sia così; io penso che gli italiani ricordino benissimo. Ricordano una data, quella del 17 febbraio 1992, quando venne scoperchiato il vaso di Pandora, quando si scoprì che in Italia la corruzione era un sistema, era un sistema diffuso, era un sistema consolidato, era un sistema che coinvolgeva tutti i livelli delle istituzioni e tutti i partiti della prima Repubblica. I cittadini ricordano benissimo che Giulio Andreotti non fu assolto ma fu prescritto per il reato di associazione mafiosa, i cittadini italiani ricordano benissimo che, dopo Andreotti, ancora, la mafia, ancora, Cosa Nostra si sedette al tavolo dello Stato grazie a un intermediario che era il fondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri. Gli italiani ricordano e ricordano tutti gli scandali che i miei colleghi hanno ricordato, scandali che si sono verificati fino all'altro giorno e rispetto ai quali nessuno ha mai fatto niente.
Dovevano entrare dei cittadini all'interno delle istituzioni per scrivere una legge che colpirà al cuore questo sistema criminale che ha segnato tutta la storia di questo Paese. Noi chiudiamo con questa storia e ci dirigiamo verso un futuro diverso. Siamo felici, siamo orgogliosi di questo, siamo felici che il principale organo europeo Against corruption, anticorruzione, ci abbia fatto i complimenti; ci ha detto che questa è la strada giusta da perseguire, perché questo provvedimento porterà alla bribes destruction, la distruzione delle mazzette, siamo felici perché finalmente i cittadini sapranno chi finanzia i partiti politici, perché questo è fondamentale. Noi abbiamo tanti difetti, tanti limiti, non pensiamo certamente di essere perfetti, però abbiamo un merito che è quello di aver riportato l'umanità nella politica e l'abbiamo fatto in un modo: togliendo i soldi dalla politica (questo era l'unico modo). Come abbiamo fatto a fare questo? Abbiamo fatto questo grazie ai cittadini, grazie ai cittadini che, insieme a noi, hanno creduto nel sogno di un Paese diverso. E, quindi, è grazie a loro ed è a loro che dobbiamo l'approvazione di questa legge oggi. Per questo è un giorno storico e per questo siamo molto felici e siamo molto orgogliosi.
Concludo ricordando una cosa che ho sentito con le mie orecchie nell'Aula del Senato. Il presidente - anzi l'ex presidente, per fortuna - della mia regione, oggi deputato del PD, ha avuto il coraggio di dire in Aula che lui ha una simpatia culturale per la corruzione. Ebbene, io voglio dire che i cittadini italiani non hanno una simpatia culturale per la corruzione. Io voglio dire che la corruzione oltre ad essere un problema sociale, oltre che economico così come hanno ricordato tutti i miei colleghi, perché ci sono stati miliardi e miliardi distrutti e dissipati, risorse che i cittadini hanno perso, ancor di più è un problema culturale, proprio come ci ha ricordato l'ex presidente della mia regione. È un problema culturale perché una società coesa si basa su un collante che è un collante etico e quando viene meno questo collante etico - e “corrompere” deriva proprio dal latino rumpere, rompere - si distruggono le basi della società, la società rimane senza punti di riferimento.
Ecco, noi vogliamo restituire alla società un punto di riferimento che è lo Stato. Questi soggetti, che qualche magistrato più avveduto di me ha definito “delinquenti naturali”, non devono più avvicinarsi allo Stato, non devono più essere lo Stato e, anzi, devono essere per sempre allontanati dallo Stato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alfredo Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Arriva in seconda lettura questo provvedimento che riguarda tanti argomenti diversi tra loro. Devo dire che mi ha abbastanza fatto sorridere l'enfasi con la quale è stato descritto adesso dai giovani e inesperti colleghi del MoVimento 5 Stelle. Non c'è, cari colleghi, un prima e un dopo alla lotta alla corruzione, non è che oggi si avvicina l'alba di un nuovo e radioso giorno per cui improvvisamente la corruzione verrà estirpata grazie al vostro intervento. Questo provvedimento, tutt'al più e nella migliore delle ipotesi, è il completamento di un percorso riformatore della lotta alla corruzione che è iniziato qualche anno fa, tutt'al più è il completamento e non è la rivoluzione che improvvisamente farà passare l'Italia da un Paese corrotto a un Paese in cui non c'è più la corruzione.
Io sono veramente stupito dall'ingenuità con la quale si saluta questo provvedimento, come se fosse, invece, la panacea di tutti i mali. Questo provvedimento tenta di completare un processo di riforma sulla lotta alla corruzione che è stato iniziato qualche anno fa e lo fa in modo, secondo noi, poco rigoroso, anche con qualche norma che è a rischio di incostituzionalità. Io ricordo, a questo proposito, che è appena uscita una sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale una pena accessoria fissata in modo rigido, quindi non in grado di essere utilizzata flessibilmente dal giudice e, quindi, adattata alla gravità del reato nel caso di reato di bancarotta fraudolenta. Ora, questo provvedimento contiene alcune norme sulle pene accessorie che, dal nostro punto di vista, sono molto a rischio se quel principio, che è appena stato sancito dalla Corte, dovesse espandersi anche alle altre pene accessorie previste in altre branche dell'ordinamento. Ciò per dire che è un provvedimento, questo, che cerca di completare un assetto giuridico che già c'è, cari colleghi, che già c'è, perché finiamola di inventarci questa idea che è arrivato il MoVimento 5 Stelle e improvvisamente arriva la lotta alla corruzione efficace. Non è così! È un percorso, un processo riformatore al quale anche il MoVimento 5 Stelle e questa maggioranza cercano di dare un contributo, secondo noi in modo non del tutto corretto.
Ma noi sappiamo che questo provvedimento si è arricchito via via di altre cose e di altri oggetti. Noi sappiamo bene cosa è successo in prima lettura qui alla Camera e sappiamo che, per una forzatura imposta dal Ministro della giustizia, si è deciso di ampliare il provvedimento ad oggetti che non aveva quando è arrivato in Aula e, in particolare, è stato esteso alla riforma della prescrizione, non della prescrizione sui reati di corruzione ma della prescrizione tout court.
Ora, siccome mi è parso di capire che i colleghi del MoVimento 5 Stelle non sanno di cosa parlano quando parlano di prescrizione, forse è il caso di ricordarglielo. La prescrizione è un istituto di diritto sostanziale che serve a limitare temporalmente la pretesa punitiva dello Stato nei confronti dei cittadini, perché si ritiene che dopo un certo periodo si abbia diritto all'oblio e non sia più giusto che lo Stato persegua una persona che, dopo tanti anni dalla commissione di un delitto, può anche essere cambiata. Ma la prescrizione ha anche la funzione nel nostro sistema giuridico e nel nostro sistema penale, che è caratterizzato da una grande inflazione e da un grande affaticamento del sistema, di accelerare i processi, perché senza la prescrizione, senza quell'istituto, i processi, che in Italia durano già troppo, durerebbero molto di più e la prescrizione è l'unico strumento, di fatto, che obbliga i giudici a tener conto dei tempi limitati che hanno a disposizione e, quindi, li obbliga a fare un po' di corsa in più per cercare di concludere un processo. Noi sappiamo che un processo troppo lungo è esso stesso una pena per un cittadino e soprattutto per un cittadino che poi viene riconosciuto innocente, perché non tutti i cittadini sottoposti a processo sono colpevoli e ci sono anche quelli innocenti e un processo che dura in eterno è esso stesso una pena per un cittadino innocente.
Cosa fanno questa maggioranza e questo Governo? Con l'intervento sulla prescrizione di fatto cancellano questa garanzia che è prevista dall'ordinamento a tutela dei cittadini italiani. La si cancella di fatto perché introdurre l'interruzione della prescrizione dopo il primo grado significa di fatto cancellare questa garanzia, che è una garanzia fondamentale nell'ambito del processo penale. Ora, a me pare che questa vicenda politica e legislativa sia abbastanza paradigmatica di un modo di concepire la politica e anche di tensioni crescenti che ci sono dentro la maggioranza. Intanto, io osservo - e bisogna dare atto al Ministro Bonafede - che un risultato direi quasi miracoloso con questa riforma della prescrizione l'ha ottenuto, perché ha unito, in maniera direi quasi impensabile, avvocatura, magistratura e accademia, e tutti quanti, in modo direi pressoché univoco, hanno giudicato questa riforma della prescrizione una riforma sbagliata, una riforma pericolosa, una riforma anche a rischio di lesione di principi di natura costituzionale.
Questo ce l'hanno detto gli avvocati che sono venuti in audizione e ce l'hanno detto i magistrati, l'Associazione nazionale magistrati, il primo presidente della Cassazione, il procuratore generale della Cassazione. È appena uscito un parere del CSM, approvato all'unanimità, nel quale si dice esattamente che questa riforma della prescrizione rischia di mettere a repentaglio alcuni principi sanciti dalla Costituzione: l'articolo 24 e l'articolo 111, cioè il diritto alla difesa e il diritto alla durata ragionevole dei processi. Per non parlare poi dell'accademia, dei professori universitari che sono tutti - diciamo - schierati contro questa riforma. Tutti, perché nessuno è venuto in audizione a dirci che questa è una riforma che va bene. Tutt'al più qualcuno ha detto che è una riforma che potrebbe andar bene se - e solo se! - accompagnata ad una riforma incisiva del processo che ne riduca i tempi, ma senza quella riforma è una riforma che è destinata fatalmente semplicemente ad allungare il tempi dei processi. Questo è ciò che ci hanno detto tutti.
Ebbene, questo consenso unanime su un giudizio fortemente critico rispetto a questa riforma è stato accolto dal Governo e dal Ministro con una scrollata di spalle, perché è stato detto: “A noi non importa, sostanzialmente, di quello che dicono gli avvocati che stanno tutto il giorno in tribunale, i magistrati che applicano il diritto, gli studiosi del diritto che si occupano di questo professionalmente. Non ci interessa, perché noi rispondiamo solo ai nostri elettori, perché decide la politica, perché conta solo la politica, conta solo il consenso. Questa è la concezione della politica che ha il MoVimento 5 Stelle e che ha questo Governo, e che mi sembra concezione in linea con altre prese di posizioni che sono state assunte in questi ultimi mesi, da parte, in particolare, del MoVimento 5 Stelle, cioè a dire: la scienza conta, ma la politica conta di più, e quindi, se anche la scienza ci dice che i vaccini sono utili, è la politica che decide, è la politica che conta, e la scienza deve tenere conto dei limiti e delle scelte della politica.
La stessa cosa accade qua oggi: tutti gli esperti, tutti gli operatori vi dicono che state facendo una norma sbagliata, state facendo una norma errata, state facendo una norma pericolosa. Ma voi dite: conta solo la politica, non conta nient'altro; conta solo il consenso al nostro Governo, conta solo la necessità di raccogliere consenso e non contano le opinioni di chi le materie le conosce, non conta il merito, non conta il merito. Questa è la concezione della politica che si rivela dietro questa vostra idea proterva di fare una modifica così pericolosa che tutti quanti vi hanno detto che è una modifica che rischia di mettere a repentaglio le garanzie del processo.
Ma questa vicenda ci dice anche di quanto le fibrillazioni interne alla maggioranza oggi siano piuttosto evidenti e molto sotterranee, ma molto pronte ad esplodere, perché, intanto, noi sappiamo che torna in quest'Aula questa riforma perché al Senato avete dovuto aggiustare una cosa, perché - mi spiace per il collega che lo ha detto prima - non è stato un incidente quello che è accaduto qui, in quest'Aula, su quell'emendamento del nostro collega Vitiello; è semplicemente che la maggioranza è andata sotto, la maggioranza è andata sotto, è stata una vicenda politica che ha rivelato le tensioni che ci sono oggi nella maggioranza. Tanto è vero che al Senato la maggioranza ha dovuto mettere la fiducia, perché non si fidava, perché non si fida, perché sa che su questo provvedimento c'è una grande fibrillazione interna, c'è un grande dissenso interno.
E ieri il Ministro Salvini, che, peraltro, è il vero dominus politico di questo Governo, ha detto una cosa molto interessante, ha detto che la riforma della prescrizione, senza una riforma del processo, non esiste. Ha detto così: non esiste la riforma della prescrizione senza la riforma del processo. Varrebbe la pena di informare il Ministro Salvini che, in realtà, la riforma della prescrizione, quella riforma della prescrizione così critica e così pericolosa, esiste, è infilata dentro questo provvedimento ed entrerà in vigore non se viene approvata la riforma del processo, ma in ogni caso. Il 1° gennaio 2020, in ogni caso, entrerà in vigore questa riforma della prescrizione, che, così com'è, rischia di far saltare le garanzie dei cittadini dentro il processo penale. Entrerà in vigore il 1° gennaio 2020. Voi avete innescato, questa maggioranza insieme alla Lega, che è parzialmente distratta su questi argomenti, avete innescato una bomba a orologeria nelle garanzie del processo pronta ad esplodere.
E da domani partirà la lancetta dell'orologio di questa bomba a orologeria che avete innescato, a meno che non facciate la riforma epocale che avete annunciato, di cui, peraltro, ancora non sappiamo nulla, perché non c'è una commissione al lavoro, perché sappiamo che sono stati convocati gli operatori del diritto a spizzichi e bocconi, ma non c'è ancora nessun tavolo di lavoro.
E, allora, la nostra preoccupazione, e voglio essere molto chiaro su questo, è che anche sulla riforma del processo… Immaginiamoci quanto conta la prescrizione sulle garanzie, immaginiamoci riformare l'intero processo penale, che è il paradigma delle garanzie dei cittadini nei confronti della pretesa punitiva dello Stato, la nostra preoccupazione è che il Governo voglia procedere anche qui a tappe forzate con la stessa forzatura che è stata utilizzata per la riforma della prescrizione, a tappe forzate anche qui per la riforma del processo penale, che è una riforma che andrebbe invece meditata, che andrebbe invece studiata accuratamente, che non può permettersi forzature, a pena di mettere a rischio ancora di più le garanzie dei cittadini nei confronti della pretesa punitiva dello Stato.
Allora, noi vi diciamo: attenzione, attenzione, non pensiate di forzare la mano anche sulla riforma del processo penale, perché questo sarebbe veramente un rischio che il Paese, secondo me, non vi perdonerebbe, perché al consenso non potete subordinare e sacrificare tutte le garanzie di libertà dei cittadini nei confronti della pretesa punitiva dello Stato, perché questo è il rischio che correte.
Penso, e concludo su questo, Presidente, che l'enfasi con la quale oggi viene accolta l'approvazione di questa riforma sia un'enfasi non giustificata, perché - lo ripeto - questa è una riforma che sul piano della lotta alla corruzione cerca di completare un quadro che già esisteva nella lotta alla corruzione, cerca di completarlo con alcuni provvedimenti che, secondo noi, potevano essere fatti un po' meglio, perché così sono a rischio anche di incostituzionalità, ma, soprattutto, questa è una legge che introduce nell'ordinamento una bomba a orologeria che riguarda le garanzie, perché con la riforma della prescrizione voi avete messo a rischio le garanzie dei cittadini, e questa è una cosa su cui noi continueremo a vigilare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il deputato Maschio, dichiarato decaduto in quanto assente, ha fatto presente di non essere riuscito ad intervenire per un ritardo dei mezzi di trasporto non imputabile alla sua volontà. La Presidenza, in via eccezionale, gli consentirà un brevissimo intervento della durata di un minuto. Prego, collega.
CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la destra italiana è sempre stata in prima linea nella lotta alla corruzione, ma in questo disegno di legge ci sono alcuni eccessi, che potenzialmente sono anche incostituzionali, che speravamo al Senato fossero stati rimossi o corretti. Ci dispiace non sia stato fatto, ci dispiace che al Senato si sia solo intervenuto sull'emendamento su cui si era spaccata la maggioranza alla Camera, anziché meditare più approfonditamente su alcune delicate norme. Sulla trasparenza, in realtà, c'è una finta trasparenza, perché limita la libertà dei militanti di sostenere i partiti e i movimenti, mentre non fa veri controlli su quelle piattaforme tecnologiche che ricevono ogni mese soldi pubblici dai deputati o dai partiti in Parlamento e nelle quali si decide la democrazia.
Ma, e concludo, il vero vulnus è la prescrizione, perché allungherà i processi e non darà giustizia ai cittadini. Quindi, questo “spazza corrotti” in realtà, sembra un “allunga processi”, che lascia gli innocenti sotto processo a vita e non assicura in tempi brevi, invece, che i colpevoli vadano in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1189-B)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, deputato Enrico Costa. Se vuole intervenire, collega, lei ha esaurito i tempi e do un minuto anche a lei, però. Prego.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Mi chiedo come ho fatto a esaurire i tempi, se non avevo ancora ricevuto la scampanellata quando ero intervenuto prima. Normalmente c'è una scampanellata trenta secondi prima: non c'era stata e adesso lei mi dice che ho esaurito i tempi.
PRESIDENTE. Nell'intervento precedente sono stata un po' più flessibile con lei, collega, quindi lei ha concluso prima che scampanellassi.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Avevo concluso prima e, pur avendo concluso prima, ho esaurito i tempi.
PRESIDENTE. Ha concluso i tempi, sì.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Va bene, prendo atto di questo ennesimo soffocamento dei diritti dell'opposizione.
PRESIDENTE. Collega, non esageri.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Lo dico ironicamente, ma devo dire che questa maggioranza, giustamente, vuole combattere chi viola la legge, ma lo fa violando le norme regolamentari, lo fa sgomitando, lo fa utilizzando degli strumenti che, devo dire, contrastano pesantemente con il diritto parlamentare.
Coerente il MoVimento 5 Stelle nell'agitare le manette e cercare di portare a casa questo provvedimento; incoerente la Lega, perché la Lega ha sempre sostenuto delle tesi diverse, diametralmente opposte. Noi ricordiamo bene la bomba atomica sul processo penale, che la Ministra della pubblica amministrazione ci ha annunciato essersi posata. Ecco, noi non l'abbiamo vista disinnescata, pareva di essersi disinnescata attraverso una clausola di collegamento, che nel testo assolutamente non c'è.
Quindi, chiaramente, io devo dire, riconosco che il MoVimento 5 Stelle porta avanti senza guardare in faccia nessuno, ma neanche le norme regolamentari, i suoi intendimenti. Mi dispiace veramente che il movimento della Lega si pieghi rispetto a questo.
PRESIDENTE. Concluda.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Noi speriamo che ci sia un garante rispetto alla costituzionalità, che sia il Presidente della Repubblica, che sia la Corte costituzionale, cercheremo di far valere nel dibattito parlamentare sui singoli emendamenti le nostre posizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ovviamente la Presidenza specifica che non c'è stata nessuna norma regolamentare che è stata infranta in questo iter.
Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza per la Commissione Affari costituzionali, deputato Francesco Forciniti, che non intende replicare.
Ha facoltà di replicare la relatrice per la maggioranza per la Commissione giustizia, deputata Francesca Businarolo, che non intende replicare.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Presidente!
PRESIDENTE. Collega, un attimo.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Presidente, siete forti con i deboli! Sull'ordine dei lavori!
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, sottosegretario Ferraresi.
VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Il Governo, ovviamente, esprime soddisfazione per la discussione di questo provvedimento di legge in materia di contrasto alla corruzione, che recepisce indicazioni importanti a livello internazionale e a livello europeo, che sono state disattese in tutti questi anni e che noi siamo molto felici di recepire. Ricordo quelle del Greco, che è un gruppo di Stati uniti, come sappiamo, per il contrasto alla corruzione ed è un organo del consiglio d'Europa, che, nella sua relazione, dice come il disegno di legge “spazza corrotti”, che loro hanno ribattezzato come “bribe destroyer”, ovvero come distruttore di mazzette, possa essere un adempimento importante, un passo avanti importante, che l'Italia fa nella direzione di intervenire su alcune lacune legislative - e proprio il documento del Greco parla di lacune legislative -, che vede il nostro Stato inadempiente in tutti questi anni, e non solo su questo provvedimento, ma su indicazioni che venivano da molto prima, noi tentiamo di dare una risposta, anzi diamo una risposta molto importante. Perché, ovviamente, l'Europa si prende sempre quando fa comodo e mai quando, invece, ci dice cose importanti che riguardano la vita di tutti noi e che riguardano soprattutto la legalità.
E quindi, in tutti questi anni, l'inadempienza dei Governi precedenti ha fatto in modo di creare una distanza tra le istituzioni europee, che ci chiedevano importanti interventi, e quello che vogliamo fare. Queste parole inascoltate si sono tramutate in una risposta vera, che questo Governo ha fatto, una risposta che, a differenza da quello che è stato detto in precedenza, non si basa sulle manette, non si basa sul giustizialismo, non si basa sulla vendetta, si basa sulla prevenzione, si basa sulla paura che i cittadini che hanno in mente un piano criminale o che vogliono corrompere o farsi corrompere hanno in questo momento e che non avranno più successivamente. Vuol dire che la prevenzione sul fatto di avere un controllo e dei conti importanti sul fatto della convenienza della corruzione debba essere ribaltato.
In questo momento, in Italia, un imprenditore che si fa due conti sulla corruzione e sulla possibilità di essere scoperto, di certo è indotto dal nostro sistema a pensare che può farla franca, che la sua impresa può vincere se corrompe, che il pubblico ufficiale molto spesso non verrà mai intercettato nell'opera di ricezione di queste mazzette e che, se anche viene scoperto, con tempi ovviamente molto lunghi, molto probabilmente non si farà un giorno di carcere e molto probabilmente potrà ritornare in tempi brevi a ricontrattare con la pubblica amministrazione.
E per un'impresa che lavora con la pubblica amministrazione, io vi assicuro che il fatto di non poter più avere a che fare con la stessa è un incentivo al 100 per cento efficace per evitare di dare delle mazzette, per evitare di essere condannato e, quindi, per evitare di non contattarmi in maniera più assoluta.
La prevenzione e questa paura, che viene instaurata con questo provvedimento, è una paura che favorirà le imprese. Perché, ripeto, ancora una volta si parla tanto di imprese e non si parla mai delle imprese oneste, che in questo Paese sono la maggioranza, delle imprese con degli imprenditori che fanno dei sacrifici notevoli e vogliono partecipare a delle gare d'appalto che devono essere trasparenti, che devono essere idonee a valorizzare gli imprenditori onesti e le famiglie, le centinaia di migliaia di famiglie che in queste imprese lavorano; perché ricordiamo ancora una volta che le mazzette, che la corruzione, che la mancanza di trasparenza nel settore pubblico toglie migliaia di posti lavoro, mette sulla strada migliaia di famiglie di imprenditori onesti, che perdono appalti, che perdono il loro lavoro, non perché meritevoli, ma per il fatto che qualche disonesto vince al posto loro, e di questo si dovrebbe parlare. Anche perché gli investimenti che vengono fatti nel nostro Paese, non solo per il problema del processo civile, hanno anche la difficoltà di vedere in Italia una mancanza di meritocrazia e una mancanza di trasparenza e di legalità, che, di fatto, si pone come un muro tra gli investimenti e la possibilità del nostro Paese di garantirli, e che quindi non vengono fatti.
Di questo noi ci dovremmo preoccupare quando parliamo di corruzione, di legalità e di trasparenza, del fatto che noi dobbiamo prevenire e che le norme che inseriamo sull'agente sotto copertura - peraltro impegni internazionali che il nostro Paese si è impegnato ad adempiere e non ha fatto mai niente per concludere questi impegni -, il fatto di introdurre un sistema che è già previsto nel nostro ordinamento per gli agenti sotto copertura e per altri gravi reati come quelli di terrorismo, come quelli di stupefacenti, come quelli di mafia, e la non punibilità per chi denuncia i fatti di corruzione, renderanno non tanto la paura di essere condannati dopo, ma proprio la paura di corrompere, la paura di entrare in quelle condotte criminali che ledono la dignità, l'onestà e la morale del nostro Paese, ma ancor di più ledono interessi economici enormi. Quindi, il principio fondamentale di questo provvedimento è proprio la prevenzione, è proprio il fatto della deterrenza, che viene non semplicemente dalle norme penali e, quindi, dalle sanzioni ma, dal fatto di essere scoperti, perché il problema della corruzione principale è proprio scoprire le condotte di corruzione, scoprirle in termini certi.
E quindi questi provvedimenti pongono in atto delle misure che possono fare in modo di farli scoprire in tempi celeri e fare in modo che queste persone vengano condannate con mezzi di prova sempre più all'avanguardia, che sono degli strumenti che servono proprio a superare una prova veramente diabolica per reati di corruzione, che è quella che vede, da una parte e dall'altra, due soggetti che hanno un interesse comune: il corrotto, ovviamente, a ricevere la mazzetta e il corruttore a dare la mazzetta per avere altri vantaggi.
Se non c'è una terza vittima che denuncia, la corruzione non si scopre ed è quella l'arma vincente che ha sempre utilizzato chi ha perpetrato questo reato e che noi vogliamo scardinare con la non punibilità di chi denuncia, con l'agente sotto copertura, con il fatto di dare più strumenti di indagine agli inquirenti per scoprire un fenomeno sommerso; fenomeno che, secondo la Guardia di Finanza, sui controlli fatti nel primo semestre del 2018, consiste in 3 miliardi di euro sui 7 miliardi di euro intercettati di controllo e che riguarda un appalto su quattro. Stiamo parlando di quello che la Corte dei conti ha definito, qualche anno fa, un vero e proprio aumento di costi per quanto riguarda le opere pubbliche nel nostro Paese, che secondo la Corte dei conti ci costano quasi il doppio in termini di risorse. Il doppio vuol dire che paghiamo un'opera pubblica quasi il doppio di quanto costa negli altri Paesi e questi soldi vengono sottratti veramente alle strade, vengono sottratti alla sanità, vengono sottratti alle scuole, sono soldi che vengono sottratti a tutti noi come cittadini perché alla fine lo Stato siamo noi e, quindi, i cittadini devono partecipare alla vita pubblica ed al come vengono usate le risorse. Il fatto di garantire anche pene certe, soprattutto per quanto riguarda le sanzioni accessorie, è fondamentale anche per instillare questa deterrenza. La Corte costituzionale, che è stata tirata in ballo negli interventi precedenti, voglio ricordare che sancisce due principi che la nostra legge assolutamente rispetta (sentenza n. 222 del 2018): il primo punto è che è essenziale garantire la compatibilità delle pene accessorie di natura interdittiva con il dettato costituzionale; e le sanzioni non devono risultare manifestamente sproporzionate per eccesso rispetto al disvalore del fatto di reato, che noi identifichiamo in reati molto gravi contro la pubblica amministrazione, tra l'altro trattati con pene molto alte. Il nulla osta sul piano dei principi costituzionali, è che il legislatore possa articolare strategie di prevenzione su gravi reati attraverso la previsione di sanzioni interdittive la cui durata sia stabilita in modo indipendente da quella della pena detentiva: va ad incidere sulla diversa valutazione che pena detentiva e sanzione accessoria hanno all'interno dell'ordinamento, proprio per specificare il modo in cui la valutazione sulle pene possa viaggiare su due binari diversi e possa avere delle finalità diverse; visto che nel nostro ordinamento, tra l'altro, ci sono già pene, sanzioni accessorie perpetue che sono applicate oltre i cinque anni, e per la pubblica amministrazione oltre i tre. Quindi noi di fatto abbassiamo solo la soglia di questi gravi reati, individuati dal legislatore, senza nulla togliere ovviamente a quello che già l'ordinamento in questo momento prevede come sanzioni perpetue: niente che non sia previsto già oggi dall'ordinamento.
Le misure che inoltre andiamo ad inserire per quanto riguarda la prescrizione non sono misure che vogliamo introdurre per distruggere o ostacolare l'andamento e le garanzie del processo, anzi: ci è stato detto e ci è stato ribadito più volte che bisogna ascoltare gli interlocutori, ma noi, indipendentemente da un ascolto che c'è stato, la riforma del processo penale la volevamo già fare, volevamo già mettere in campo degli strumenti per accorciare la durata dei processi penali. Quando ci si dice “dovete intervenire mettendo risorse nella giustizia”, io ricordo a tutti i rappresentanti di una forza politica che sono stati al Governo che noi questa cosa l'abbiamo già fatta, perché nella legge di bilancio di quest'anno noi inseriamo già risorse per la giustizia, risorse importanti che negli ultimi vent'anni non erano mai state inserite, perché la giustizia non si è mai fatta funzionare in questo Paese, forse con un obiettivo ben preciso. E allora nella legge di bilancio possiamo leggere che si saranno 600 magistrati in più per un'implementazione della dotazione organica della magistratura, ulteriore rispetto alle assunzioni, alle facoltà assunzionali di cui già disponiamo, cosa che non avveniva dal 2001; vediamo che sono state inserite 3 mila unità di personale amministrativo oltre le 5 mila di turnover, quindi vuole dire in tre anni 8 mila unità di personale amministrativo che verranno investite nel settore della giustizia per garantire la funzionalità dei tribunali, e quindi la giustizia stessa; interventi che riguardano anche il settore della giustizia per quanto riguarda l'amministrazione penitenziaria, con un investimento forte in risorse per la Polizia penitenziaria, le risorse per l'edilizia carceraria ordinaria e straordinaria.
Noi mettiamo quell'ossigeno che negli ultimi anni non c'è mai stato! E quindi quando ci si dice “ascoltate”, noi non solo ascoltiamo, ma è già nel nostro DNA dare risorse alla giustizia, è già nel nostro DNA capire gli strumenti che possiamo mettere in campo per risolvere le lungaggini del processo penale e del processo civile; e questo lo faremo con l'ascolto di tutti gli operatori che sono in campo, ma senza mai dimenticare il programma di Governo, che è ben chiaro nel contratto di Governo e che è ben chiaro alle due forze politiche che sono in campo, e che con la volontà di tutti vogliamo portare a casa.
Questo provvedimento è un provvedimento che inserisce anche una trasparenza, una trasparenza dei partiti senza voler puntare il dito, ma per fare in modo appunto di mettere al centro la prevenzione nei finanziamenti ai partiti, nei finanziamenti ai movimenti, nei finanziamenti alle fondazioni.
Con questo provvedimento, colleghi, che spero possiamo portare a casa tutti insieme nel più breve tempo possibile, noi lanciamo un messaggio di speranza: lanciamo un messaggio di speranza a tutti i cittadini onesti di questo Paese, che non si vogliono vedere scavalcati dai cittadini disonesti, ai ragazzi che vogliono restare in questo Paese ed utilizzare la loro intelligenza, la loro capacità imprenditoriale con meritocrazia e non più con furbizia. Perché questo è l'esempio e il messaggio che vuole lanciare questo Governo: fare andare avanti le persone che si meritano i risultati, che meritano i posti di lavoro, che meritano di contrattare con la pubblica amministrazione, e non quelle persone che solo per conoscenza o per raccomandazione o per una mazzetta possono andare avanti e in maniera assolutamente tranquilla e in un concetto di impunità, che è sempre aleggiato all'interno di questa nazione.
Gli indici sono chiari, le indicazioni dell'Europa lo sono altrettanto, come i soldi che vengono sottratti dalla corruzione. Questo Governo vuole dare speranza a questi cittadini, vuole dare speranza alle imprese delle persone oneste, vuole mettere una paura sana nei corruttori o corrotti, in modo che non tolgano e non sottraggono risorse a questo Paese. Lo vuole fare con uno spirito che è ovviamente di collaborazione, di ascolto, ma anche forte, perché questi provvedimenti sono attesi da decenni, le risorse sottratte sono troppe, il nostro Paese, in questo momento, non si può più permettere la corruzione, non si può più permettere che risorse in questo modo vadano sottratte a chi ne ha bisogno, agli ospedali, alle scuole, alle strade, ma vengano investite: perché la crescita e gli investimenti – e lo dicono gli organismi internazionali – passano anche dalla velocità dei processi, passano anche dalla sicurezza della certezza della pena per chi sbaglia, e noi vogliamo garantire che gli onesti possano essere tutelati e chi sbaglia finalmente, in questo Paese, possa pagare per le sue responsabilità, e non restare impunito. Anche ovviamente con un fenomeno, molto utilizzato nel nostro ordinamento, che è quello della prescrizione: 130 mila procedimenti, non ce lo possiamo permettere un Paese civile che finiscano al macero grazie alla prescrizione, che è un istituto che serve a dettare un regime di tempistiche entro le quali lo Stato deve accertare i fatti che sono fatti possibili di reato o meno, ma deve accertarli arrivando con una sentenza chiara; non si può più permettere di non accertare questi fatti, sia per le vittime sia per lo Stato stesso. Quando lo Stato, attraverso un giudice, emette una sentenza di primo grado, dopo che sono state fatte indagini, dopo che sono stati spesi soldi da parte dell'ordinamento, da parte dei cittadini, da parte delle vittime, non è più pensabile che possa arrivare una prescrizione che dice: abbiamo scherzato fino adesso, e tutte le questioni, i punti, le risorse che sono state investite vengono buttate in un cestino. Questo non è più ammissibile: insieme ad una riforma del processo penale, insieme ad un investimento nella giustizia, noi questa giustizia la vogliamo far funzionare davvero e dare quello spirito di legalità, trasparenza e onestà che abbiamo sempre aspettato e che i cittadini onesti aspettano in tutti questi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Presidente, visto e considerato che lei, che ha l'obbligo di far osservare il Regolamento in quest'Aula, ha ribattuto a delle mie considerazioni. Io non faccio riferimento, e non facevo riferimento minimamente al suo comportamento: stavo facendo riferimento - e l'ho spiegato in modo puntuale e preciso - a tre punti, che sono questioni che si sono svolte in Commissione.
Primo punto, relativo all'inammissibilità di emendamenti sulla ragionevole durata del processo in punto prescrizione: perché non si può allargare il perimetro di un provvedimento alla ragionevole durata del processo, e quando si presenta un emendamento sulla ragionevole durata del processo, addirittura il disegno di legge sul processo breve, perché l'emendamento era quello, viene dichiarato inammissibile. Tutta una serie di emendamenti in questo ambito sono stati dichiarati inammissibili! Si allarga il perimetro di un provvedimento, violando tutta una serie di precedenti che abbiamo citato, e utilizzando a pretesto dei precedenti che in nulla rientravano in quell'ambito; infine, ieri vengono dichiarati irricevibili degli emendamenti, che chiaramente toccano aspetti approvati in doppia conforme da Camera e Senato: ma noi abbiamo citato un precedente della Presidenza Fini, Camera, Bongiorno, Commissione giustizia, laddove sul tema delle intercettazioni erano stati modificati dei punti approvati in doppia conforme per una modifica sostanziale, derivante da una modifica che aveva avuto un effetto conseguente.
Oggi abbiamo avuto la relatrice che, nella sua relazione, ci dice che la portata dell'articolo 414, del peculato cambia: lo ha detto la relatrice, quindi non l'abbiamo detto noi. Noi abbiamo chiesto di modificare alcune norme, che cambiano aspetto, cambiandosi la portata del peculato: quelle norme che recavano al loro interno l'articolo 414. Sono stati dichiarati irricevibili; queste sono forzature regolamentari pesantissime e noi riteniamo che ci sia stato un appiattimento da parte di chi doveva garantire l'ordinato svolgimento lavori e il rispetto del Regolamento alle esigenze della maggioranza.
Quindi, Presidente io non mi rivolgevo a lei, con riferimento a questa seduta; se vogliamo fare il contraddittorio, se ritiene che proseguiamo nel contraddittorio, lo facciamo; se ritiene che io legga lo speech della presidente Bongiorno del… mi pare fosse il 2012, lo leggiamo insieme. Però, ricordi bene, Presidente, che questo è un elemento importante di garanzia dei lavori. Il provvedimento è un provvedimento molto importante, è un provvedimento, a nostro giudizio e a giudizio di tantissime persone, incostituzionale; ma mettiamo da parte il merito, il metodo significa che noi abbiamo diritto di far discutere i nostri emendamenti in questa fase; noi li ripresenteremo i nostri emendamenti e, quindi, semplicemente per chiarire con lei. Io capisco che lei dovesse lasciare a verbale una qualche traccia diciamo in contrasto rispetto alle mie posizioni, lo ha fatto, però ci tengo a ribadire ancora ulteriormente.
PRESIDENTE. È chiaro. Collega, ovviamente sulla questione della inammissibilità ci sarà la Presidenza che, alla ripresa, appunto replicherà alle sue osservazioni. Chiaramente, lei ha detto due cose. La prima, che il dibattito è stato soffocato. La seconda, che le norme regolamentari sono state infrante.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Confermo.
PRESIDENTE. Ovviamente, in questo senso la Presidenza, visto che i tempi ci sono e i tempi sono dei dati oggettivi e inequivocabili, non può tollerare che venga detto che il dibattito è stato soffocato, quando io le ho dato due minuti. Chiaramente io intendevo quello, non era per entrare in contrasto, chiaramente, perché non si può dire che il dibattito è stato soffocato. Questo intendevo.
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Se si riferiva a questo, va bene.
PRESIDENTE. Ovviamente, in questo caso, la Presidenza deve tutelare la correttezza del procedimento parlamentare.
EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Presidente, la ringrazio molto. Per convenire e appoggiare la critica che ha svolto sin qui l'onorevole Costa, noi ascoltiamo con attenzione colleghi di qualsiasi parte esprimano una valutazione critica su istanze prodotte da altri parlamentari. Qui si tocca un punto nevralgico; vorrei segnalare all'onorevole Costa che non altrettanto è successo da parte di Forza Italia quando sono state pretese limitazioni allo svolgimento di audizioni per il provvedimento sulla legittima difesa. Noi non siamo stati certo ascoltati dai colleghi di Forza Italia. Ma in questo caso, Presidente, la terza lettura quella che comporta per noi la possibilità di proposte di modificazione, ovviamente e giustamente come da Regolamento, e solo sul punto modificato al Senato, deve essere interpretata con grande attenzione. Io mi richiamo alla sua sensibilità, Presidente, per segnalarle che faccio richiesta al Presidente della Camera che su questo tema si possa riunire la Giunta per il Regolamento, perché è evidente, in particolare parlando di un sistema come quello del codice penale, che il richiamo ad un unico articolo – ne parlava adesso il collega Costa –, il 414, porta con sé la sistematica connessione con altri aspetti del sistema penale, per cui anche pur dovendoci riferire nella nostra possibilità di modifica solo alla questione inerente a ciò che è stato modificato al Senato, è di dubbia lecita coerenza con il Regolamento la possibilità di restringimento che è stata operata sugli emendamenti proposti qui alla Camera. Io suggerisco, Presidente, che lei, come sono certo farà, ne informi il Presidente della Camera, perché noi dobbiamo stare molto attenti non solo per i casi che ci occorrono adesso, per la condizione immanente in questo momento, ma perché noi rischiamo di precludere, visto che siamo in un sistema bicamerale perfetto, la possibilità che la terza lettura che avviene sui provvedimenti legislativi sia una terza lettura semplicemente come dire di nessuna efficacia sul provvedimento.
A partire dall'aspetto modificato al Senato, che, ricordo, è la modifica di un voto segreto liberamente espresso in questa Camera, che ha modificato quel testo, è necessario che noi si abbia tutta la possibilità di proporre all'Aula modifiche e aggiungo – l'onorevole Costa, non l'ha detto, Presidente, e a lei sicuramente non sfugge – gli argomenti inerenti agli emendamenti oggetto di non ammissibilità da parte di chi li ha giudicati sono argomenti che sarebbero stati posti, ove ve ne fosse stata richiesta, al voto segreto.
Quindi, la Presidenza della Camera che ha stabilito l'inammissibilità di alcuni di questi emendamenti sta precludendo la possibilità, che peraltro ha un precedente su questo tema, che su quell'argomento si svolgano più voti segreti, ne rimangono due al momento, stante le dichiarazioni di inammissibilità.
Quindi, io la prego, cortesemente, di far pervenire al Presidente della Camera la richiesta che su questo tema deliberi la Giunta per il Regolamento (Applausi del deputato Fatuzzo).
PRESIDENTE. Chiaramente, collega, accolgo la sua richiesta, che verrà appunto inviata al Presidente della Camera.
Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Zanettin ed altri n. 1 e Migliore ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A), che saranno esaminate e poste in votazione prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.
Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,30.
La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 14,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Covolo e Frusone sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,30).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Presidente, una settimana fa, precisamente una settimana fa, purtroppo, in un tranquillo martedì di approssimazione alle feste natalizie, un nostro ragazzo, il figlio dell'Italia migliore, Antonio Megalizzi, è stato vittima di un'esecuzione - chiamiamola proprio esecuzione, letteralmente parlando - da parte di un terrorista islamista, come si suol dire per quelli che parlano in politically correct.
Presidente, credo che la Camera debba valutare una commemorazione alta e nobile di questo ragazzo, che non aveva soltanto l'Europa nel cuore, come è stato scritto in questi giorni, ma che aveva dei valori dai quali tutti noi dovremmo imparare in quest'Aula. Aveva il culto della politica, della politica con la P maiuscola. Ci sono due suoi scritti, che adesso diventeranno famosi, purtroppo postumi, due libri che invito tutti a leggere - sono pubblicati sul sito ilmiolibro.it - per prendere coscienza dei valori di questo ragazzo, che aveva molto da insegnare alla politica, soprattutto a quella politica deteriore degli ultimi anni che accusava senza se e senza ma, senza mai approfondire nulla.
Ho conosciuto Antonio Megalizzi cinque mesi fa e oggi sono particolarmente dispiaciuta di non aver potuto approfondire - conoscendolo più approfonditamente in queste ore, in questi giorni - qual era il suo mondo interiore e il suo pensiero, che sto apprezzando ogni minuto di più.
Non posso quindi dire - perché non uso mai le parole a caso - che fosse un mio amico, era sicuramente un mio conoscente, ma posso dire una cosa con certezza: che lui è stato mio amico, perché ha acconsentito alla sua fidanzata, che gli è stata accanto ogni momento nell'ultima settimana, in quella tragica settimana, di candidarsi con me, di onorare la sua candidatura candidandosi con me personalmente, con il mio partito.
Se Antonio non avesse condiviso quei valori, essendo un tutt'uno con la sua fidanzata, non lo avrebbe mai consentito e non sarebbe stato fianco a fianco alla sua fidanzata tutta la campagna elettorale, come lei è stata a fianco a lui fino ad ora (sta per atterrare a Ciampino alle ore 16, la povera salma di Antonio).
Questo per dirvi – lo sapete meglio di me, perché tutti noi abbiamo affrontato una campagna elettorale - cosa vuol dire stare fianco a fianco con una persona per quattro mesi in una campagna elettorale. Abbiamo condiviso tutto, forse molto di più di quanto possa dire in quest'Aula.
Solo venti giorni fa ero con Antonio e Luana sorridenti a parlare di una cosa che oggi trovo assolutamente effimera, la finanziaria; a parlare appunto di quello che sarebbe stato il futuro di Forza Italia, senza sapere che quel ragazzo esile - era veramente esile, sembrava sempre stare in punta di piedi, sempre un passo indietro, con una nobiltà d'animo incredibile - in realtà era veramente in punta di piedi nella sua vita terrena.
È inutile dirvi che mi mancano anche le parole sostanzialmente per dire quanto questa tragedia mi abbia toccato da vicino, ma vorrei esortare l'Aula e tutti noi a comprendere che quando usiamo certe parole le usiamo con troppa facilità. Quando il terrorismo, che per noi purtroppo spesso e volentieri è una parola, è qualcosa di virtuale, qualcosa che vediamo in televisione, che vediamo nei film, nei telefilm, ci tocca da vicino, è decisamente un'altra cosa.
Quindi, esorto l'Aula ad impegnarsi di più per debellare il terrorismo internazionale, per debellare il terrorismo islamico, perché come ha avvertito il Viminale in queste ore è molto più vicino e molto più in casa di quanto tutti noi potessimo immaginare. Io stessa, fino a una settimana fa non credevo fosse possibile che un mio amico potesse essere ucciso con un'esecuzione alla tempia da parte di un terrorista islamico. Vi prego veramente di commemorarlo nelle prossime ore (Applausi).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Biancofiore. Naturalmente anche la Presidenza si associa, e sono certo che il Presidente Fico darà disposizioni per una commemorazione formale e ufficiale in quest'Aula.
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Marin ed altri; Vanessa Cattoi ed altri; Villani ed altri; Rossi ed altri; Rampelli ed altri: Delega al Governo in materia di insegnamento curricolare dell'educazione motoria nella scuola primaria (A.C. 523-784-914-1221-1222-A) (ore 14,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 523-784-914-1221-1222-A: Delega al Governo in materia di insegnamento curricolare dell'educazione motoria nella scuola primaria.
Riprenderemo l'esame del provvedimento alle 14,50, dopo una sospensione della seduta per consentire l'ulteriore decorso dei termini di preavviso. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14,40, è ripresa alle 14,50.
PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Pregherei i colleghi di accomodarsi.
Ricordo che nella seduta del 10 dicembre si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
Ricordo, inoltre, che nella seduta dell'11 dicembre, su proposta del presidente della VII Commissione, Luigi Gallo, il seguito della discussione del provvedimento è stato rinviato alla seduta di oggi.
(Esame degli articoli - A.C. 523-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.
Avverto che la Commissione ha ritirato l'emendamento 1.101 e ne ha presentato una nuova formulazione nell'emendamento 1.100, che è in distribuzione, e in relazione al quale risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.
Avverto, inoltre, che fuori della seduta gli emendamenti 1.1 Lattanzio e 1.2 Mollicone sono stati ritirati dai presentatori.
Avverto, infine, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione. In particolare, tale ultimo parere reca una condizione, formulata ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 523-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FELICE MARIANI, Relatore. Presidente, colleghi, sull'emendamento 1.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) della V Commissione, che esprime la condizione della Commissione…
PRESIDENTE. No, non me lo deve leggere, mi deve dire solo il parere.
FELICE MARIANI, Relatore. Parere favorevole.
Sull'emendamento 1.100 della Commissione (Nuova formulazione), il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente; il parere è conforme, favorevole per entrambi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
(All'entrata in aula del deputato Matteo D a ll' O sso applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione (Nuova formulazione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Villani Ne ha facoltà.
Colleghi, chiederei maggior silenzio in Aula…
VIRGINIA VILLANI (M5S). Presidente, pur essendo opinione condivisa che l'attività fisica e lo sport siano fattori essenziali per lo sviluppo armonico ed equilibrato della personalità del bambino, l'Italia, oggi, è all'ultimo posto come attività motoria e attività presportiva nelle scuole. In realtà, l'educazione fisica è oggi una disciplina indipendente e presente nel curricolo della scuola primaria, tuttavia i bambini nelle nostre scuole si muovono pochissimo. Il motivo è molto semplice, poiché questa disciplina viene affidata al docente di posto comune che, molto spesso, non possiede quelle competenze specifiche per tale insegnamento. Si tratta di un insegnamento che prevede, tuttavia, delle competenze specifiche e altamente qualificate, competenze che vanno dalla didattica alla valutazione motoria relazionale, alla fisiologia del movimento, alla didattica del movimento. L'inserimento del docente esperto di motoria e, nella fattispecie, del laureato in scienze motorie - laurea magistrale 67 e noi abbiamo proposto laurea magistrale 68 - è dovuto al fatto che costui possiede quelle competenze tali che possono garantire e consentire ai bambini e alle bambine della scuola primaria di avere un insegnamento di qualità. Oltretutto, sappiamo bene che l'attività motoria, se fatta bene, può favorire il processo di apprendimento, può ridurre i fenomeni di bullismo, può favorire il processo relazionale e il rispetto delle regole, oltre che, naturalmente, inserendo il docente di motoria, abbiamo la possibilità di creare numerosi posti di lavoro. Per questo motivo, propongo l'approvazione di questo emendamento 1.100.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione (Nuova formulazione).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA (FI). Presidente, sottosegretario Giuliano, colleghi, sinceramente ho più motivi di soddisfazione in riferimento all'approvazione di questa proposta di legge. Il primo: sicuramente è una legge di Forza Italia. Noi abbiamo chiesto, nella quota destinata alle forze di opposizione, di partire da questa proposta di legge nella Commissione cultura e in questa legislatura, la XVIII. Quindi, c'è una volontà precisa. Come è noto, abbiamo depositato molte proposte di legge ma abbiamo deciso di partire da questa e abbiamo trovato, ovviamente, come hanno dimostrato le prime votazioni, terreno fertile. Non abbiamo dovuto faticare per convincere le altre forze politiche di maggioranza e le altre di opposizione sulla bontà di questo provvedimento. Quindi, è questo un primo motivo grande di soddisfazione e ringraziamo il presidente della Commissione cultura che, con equilibrio, ha saputo riconoscere anche a Forza Italia, quale forza di opposizione, la legittima volontà di proporre e approvare leggi.
Il secondo motivo di soddisfazione, Presidente, sottosegretario, colleghi, è dato dal proponente, l'onorevole Marco Marin, campione olimpico e mondiale di sciabola (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), che ha vinto medaglie d'oro, d'argento e di bronzo nella scherma nei Giochi olimpici. È stato, dunque, campione del mondo nel 1995, ma è anche medico. Non sappiamo, Marin, se questa scelta tu l'hai fatta più perché sei stato un campione o perché sei un medico ma, certamente, le due cose hanno giocato favorevolmente rispetto alla proposta di legge perché, evidentemente, il collega Marin - e con lui tutti i membri della Commissione cultura, che ringrazio, perché hanno sottoscritto insieme a me questa proposta di legge - ha avvertito certamente entrambi i motivi. Il collega Marin, che è campione e medico, dunque ha riconosciuto che l'educazione motoria che i bambini ricevono, soprattutto nella scuola primaria, è limitata. Certo è che, da oggi, Marin, che è un parlamentare, quindi né campione, né medico, diventa per noi - e mi auguro per la scuola italiana - un testimone e un modello per quei giovani - tanti - che vorranno cominciare un'attività motoria.
Ma non è da meno il relatore Mariani. Mariani, il relatore di questo provvedimento, ha vinto il bronzo olimpico nella disciplina del judo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Quindi, un secondo campione olimpico in Commissione cultura. Due campioni del nostro sport e della nostra nazione, che si sono ritrovati in Commissione cultura, una Commissione che si occupa anche e soprattutto di sport, come il collega Mollicone, di Fratelli d'Italia, ci ricorda continuamente, al punto che ha chiesto alla Presidenza di inserire tra le competenze in modo esplicito anche lo sport e abbiamo avviato la relativa procedura. Al Senato, infatti, è così ma alla Camera non è così. Insomma, due campioni che hanno trovato però - e lo dobbiamo dire perché devo difendere anche la mia categoria - donne di scuole - e qui ce ne sono tante - e amministratori - e qui ce ne sono tanti, nella Commissione cultura - che si sono messi in gioco nel tempo, nella loro vita precedente, per favorire questa educazione motoria nelle scuole. Tra l'altro, voglio ricordare che c'è anche un politico di lungo corso proprio della Commissione cultura, l'onorevole Rampelli, Vicepresidente della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che è firmatario di una legge, ma mi piace ricordare che è stato per anni e per più legislature in Commissione cultura.
Quindi, come avete visto c'è una volontà di intenti che da diverse parti ci ha consentito di creare questa legge delega - e qui ringrazio il Governo, nella persona del sottosegretario Giuliano ma certamente anche il Ministro Bussetti - perché ha accettato una legge delega che ci consente di cambiare l'ordinamento e questo è il risultato migliore.
Noi voteremo una copertura finanziaria che, di fatto, copre una sperimentazione, ancora, che si aggiunge a quelle che negli anni sono state promosse dalle regioni, dai comuni - e finisco - e dalle scuole, ma dov'è il salto di qualità che facciamo oggi, Presidente, con questa legge che ci metterà alla pari degli ordinamenti europei? Noi svoltiamo rispetto agli organici nella scuola primaria…
PRESIDENTE. Grazie…
VALENTINA APREA (FI). …perché noi approviamo - e questo è il motivo di soddisfazione ultimo - la figura dello specialista di educazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aprea. Conservi qualcosa per la dichiarazione di voto.
VALENTINA APREA (FI). Grazie, ho finito.
PRESIDENTE. Grazie anche per la biografia dei colleghi che ha fatto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Intanto, per dire che anche l'onorevole Rampelli è un campione, perché è un campione di nuoto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, vi do questa notizia. Arrivando all'articolo 1, brevemente, posto che è il cuore di questa proposta di legge, che si compone, appunto, di due articoli, io direi che la cosa più importante è avere previsto delle figure professionali che possano indirizzare e guidare i bambini nei primi approcci con lo sport e con l'educazione motoria. Quanti danni farebbe un approccio sbagliato rispetto a certi movimenti lo dicono i medici e qui se n'è parlato prima. Dunque, abbiamo un problema di salute, abbiamo bambini che vivono ormai in un mondo sedentario e che stanno al computer o con il telefonino tutto il giorno. Va da sé ed è logico che iniziare nelle primarie a fare sport è sicuramente una necessità.
È anche molto importante che sia riservato ai bambini disabili un assistente, un insegnante di sostegno in questo campo. Trovo veramente che questo sia un valore qualificante di questa proposta di legge. È anche importante dare l'opportunità ai laureati in scienze della formazione e ai laureati magistrali in scienze motorie di poter fare queste loro prime sperimentazioni. È sicuramente una legge importante e bisognerà potenziarla - e lo dico al Governo - da un punto di vista finanziario, perché a Fratelli d'Italia piacerebbe vedere che la sperimentazione di cinque anni diventerà una sperimentazione definitiva e che le “alcune scuole” diventeranno tutte le primarie d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.
FELICE MARIANI (M5S). Grazie, Presidente. Sono particolarmente soddisfatto di questo risultato che abbiamo raggiunto, che sicuramente contribuirà a creare nei giovani e nei bambini quello che manca, che io chiamo la cultura dello sport. Tutti sappiamo che la politica da sempre si è occupata di cose urgenti e tutti ben sappiamo che lo sport non è una materia urgente ma è importante, tant'è vero che non voglio dire che il Parlamento e la politica non si siano mai occupati di sport, perché se ne sono occupati molte volte, ma sono sempre intervenuti su singoli interventi, mentre non si è mai davvero aperto nel nostro Paese un dibattito serio, su ciò che significa la cultura dello sport. Inoltre, mai come ora in Parlamento abbiamo avuto la presenza di tanti protagonisti dello sport che ha già citato la mia collega, perché oltre al campione olimpico Marin - e altri che ora mi sfuggono - ve ne sono diversi.
Il quadro che i vari sondaggi ci indicano, purtroppo, è disastroso per quanto riguarda la poca attività motoria che si pratica in Italia. Infatti, si stima che il 72 per cento dei cittadini italiani siano assolutamente inattivi e questo provoca il 6 per cento delle morti e pesa sulle tasche dello Stato. Gli italiani sono al primo posto in Europa per inattività. Si calcola che siano il 79 per cento delle donne e il 64 per cento degli uomini che non praticano sport, mentre il 92 per cento dei ragazzi sopra i 13 anni non raggiunge lo standard minimo secondo l'Organizzazione mondiale della sanità. Difatti, i nostri bambini sono unici nella storia perché potrebbero essere, come generazione, i primi a morire in età più precoce rispetto ai propri genitori: troppi videogiochi, smartphone e troppe ore davanti alla tv. Inoltre, voglio aggiungere che un bambino su tre non è capace a fare una capriola o una capovolta.
Quindi, siamo proprio sicuri che lo sport non sia, oltre che importante, anche urgente? Credo proprio di sì (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 523-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
LUIGI GALLO, Presidente della VII Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO, Presidente della VII Commissione. Presidente, colleghi, Governo, come presidente della VII Commissione cultura mi preme innanzitutto ringraziare la Commissione, tutti i suoi membri sia di maggioranza che di opposizione; lo faccio anticipatamente per aggiungere due cose, per il lavoro svolto e per il clima sereno, di scambio e di collaborazione reale e fattiva. Ringrazio con la stessa forza il Governo, che ha lavorato con molta energia a questa legge, e ringrazio gli uffici e il consigliere della VII Commissione per il prezioso lavoro svolto.
Nell'atto della mia elezione alla presidenza della Commissione cultura, scienza e istruzione i colleghi possono ricordare come abbia parlato di bambini e bambine che devono diventare i nuovi attori capaci di orientare le scelte politiche del Paese. Quando pensiamo alla cultura e all'arte dobbiamo attivarci per una facile fruizione da parte di bambini e bambine; quando pensiamo alla scuola dobbiamo promuovere esperienze educative totalizzanti, che coinvolgano corpo ed emozioni negli spazi e nei luoghi pubblici e aperti delle città, come parchi e centri culturali, invasi da un nuovo protagonismo dei bambini.
Bene, con questa legge noi diamo un segno di cambiamento culturale, che questo Parlamento si interessa di bambini, di educazione motoria e dà un segnale al Paese. Voglio aggiungere che è importante evidenziare che la prima proposta di legge che arriva dalla Commissione cultura in Aula è una proposta in quota opposizione (Applausi). Questo è un segno distintivo che voglio rimarcare, perché ho vissuto il ruolo di opposizione e so che in altre epoche hanno vinto altre logiche di contrapposizione e di parte che non hanno fatto il bene del Paese, e su questo diamo un segnale di discontinuità. Quando le idee sono buone e le proposte sono utili per la collettività e per tutto il Paese vanno sostenute senza alcun gioco elettorale a scapito dei cittadini (Applausi).
Per concludere, è importante dire che questa legge elaborata dal Parlamento e dalla Commissione cultura è una misura strutturale per il Paese, e ciò è una buona notizia, perché dà una nuova centralità e un nuovo protagonismo al Parlamento; una centralità e un protagonismo che la Commissione cultura continuerà a sostenere con il supporto di tutti voi, come oggi (Applausi).
PRESIDENTE. Onorevole Gallo, noi eravamo sull'articolo, sulla copertura finanziaria.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco nel complimentarmi con il relatore, Marin e tutta la Commissione per avere oggi proposto una riforma importante e significativa. Prendo spunto anche dalle parole del presidente della Commissione, che ha rivendicato un aspetto strutturale di questa proposta, perché, cari colleghi, credo che noi su questo, come nazione Italia, siamo rimasti molto indietro rispetto ad altri Paesi europei, perché oggi l'inattività fisica costa 80 miliardi di euro all'Europa e, se non partiamo con un'attività fisica nelle scuole, diventa veramente sempre più difficile non solo far capire quella che è la valenza e l'importanza di far fare attività fisica ai nostri ragazzi, ma anche prevenire quello che oggi è il costo sanitario che mortifica fortemente i bilanci, oltre che dello Stato, delle regioni e dei comuni sugli aspetti sociali.
E, quindi, credo che questa riforma, che in qualche modo stimola le due ore settimanali durante gli orari di lezioni e con cui, nello stesso tempo, finalmente si portano nell'ambito scolastico delle figure vere e proprie, dei professionisti, delle persone che in qualche modo sanno l'importanza e la valenza anche dell'insegnamento dell'attività fisica, credo che oggi questa legge, che probabilmente sta passando un po' sottotono, perché vedo quest'Aula un po' distratta, probabilmente oggi è la prima legge di questa nuova legislatura che può segnare veramente il futuro di questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non solo in quello che è nel campo giustamente di un'attenzione importante verso l'attività fisica, ma soprattutto verso quella prevenzione che oggi più che mai deve essere fatta, in modo particolare per combattere due mali che voglio sottolineare.
Uno è il problema dell'obesità, che è problema in Italia ancora sottostimato e non considerato, il secondo è il problema del diabete 2, quello di tipo urbano, che può essere solo combattuto non attraverso l'uso dei medicinali, ma attraverso una sana attività fisica, che deve partire immediatamente nell'ambito scolastico. Credo che questa legge, probabilmente in quello stile degasperiano che non pensa al domani, ma pensa al futuro, sia oggi più che mai una legge importante. Veramente credo che oggi tutti noi dobbiamo ringraziare anche l'unanimità che in Commissione si è riscontrata, ringraziare sicuramente grandi campioni come Marin e come altri, che comunque hanno tracciato questo percorso, e, come ho detto precedentemente, credo che da parte del Governo ci sia sicuramente un'apertura iniziale in quelle che sono le giuste e doverose risorse, ma che sicuramente dovranno trovare, a partire dalle prossime finanziarie, ancor più una maggiore attenzione dal punto di vista economico, perché, se noi oggi investiamo, sicuramente fra vent'anni potremo risparmiare fortemente in quelli che oggi sono i costi che affliggono i bilanci nazionali e regionali, cioè quelli della sanità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 523-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prego, signor sottosegretario.
SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/523-A/1 Frassinetti con riformulazione.
PRESIDENTE. Ci vuole leggere la riformulazione, cortesemente?
SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Si impegna il Governo “a valutare l'opportunità di”, e rimane salvo tutto il resto. Il Governo esprime parere favorevole sugli ordini del giorno n. 9/523-A/2 Gallo e n. 9/523-A/3 Tuzi.
PRESIDENTE. Onorevole Frassinetti, va bene la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/523-A/1? Sì, bene. Anche per gli onorevoli Gallo e Tuzi immagino di sì.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 523-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.
GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Dopo sette mesi di Governo siamo al primo atto, da parte della maggioranza, riguardante la scuola. C'è da chiedersi, e lo faccio per l'ennesima volta, quale sia la vostra idea - lo dico al Governo e lo dico alla maggioranza - di scuola, di istruzione, di formazione: avete eliminato la chiamata diretta, avete indebolito il ruolo del dirigente scolastico, avete eliminato di fatto il merito, spalmando i 200 milioni in più per gli insegnanti e togliendo i criteri di merito e di valutazione; avete ridimensionato - e usiamo per l'ennesima volta un eufemismo - l'alternanza scuola-lavoro; la valutazione è stata compressa, posto che INVALSI ed ANVUR li volete ridimensionare, se va bene, e tutto questo l'avete fatto in questi sette mesi con degli emendamenti.
Oggi, dopo sette mesi, arriva un testo unificato di proposte di legge riguardante la scuola e questa è una nota assolutamente positiva, ma promettete, con una delega a dodici mesi in materia di insegnamento dell'educazione motoria nella scuola primaria, di inserire due ore curricolari di questa attività per ciascuna classe: peccato che siamo ad una sperimentazione, da attuarsi nei limiti di spesa delle risorse. Servivano decine e decine, forse centinaia di milioni di euro, per rendere curriculari due ore di attività motoria in ciascuna classe delle scuole primarie, ma all'articolo 2 di milioni ne avete trovati 3. È chiaro che siamo, quindi, di fronte solo ad una sperimentazione, sarebbe da dire: la montagna ha partorito il topolino. Meglio di niente, sicuramente, ma sempre poco, pochissimo, quasi niente. Per questo motivo annuncio il voto di astensione della nostra componente.
PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo circa un'ora di dichiarazioni di voto, come di consueto. Pregherei i colleghi che restano in Aula di farlo in silenzio per consentire a tutti di esprimersi con serenità.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Annuncio il voto favorevole di Liberi e Uguali a questa proposta di legge. Credo che intervenire su una questione come quella oggetto di questa norma, quella che riguarda l'incentivazione in forma strutturale dell'educazione motoria fin dalla prima età per i ragazzi e le ragazze delle nostre scuole, sia una scelta senza dubbio positiva. È noto che lo sviluppo dell'educazione motoria…
PRESIDENTE. Collega Fratoianni, abbia pazienza, mi scusi. Colleghi, cortesemente, non vorrei fare l'elenco…grazie.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Stavo dicendo, Presidente, è noto che lo sviluppo dell'educazione motoria fin dalla prima età, in particolare, se svolto attraverso pratiche e attraverso professionalità adeguate, per fare in modo che questa attività non produca elementi inadeguati anche nello sviluppo fisico dei bambini e delle bambine, costituisce un fattore positivo sia sul piano fisico, ma anche, fatemi dire, sul piano relazionale, sul modo con cui i ragazzi e le ragazze costruiscono processi cooperativi, che altrimenti, spesso e volentieri, nella costruzione dell'attività fisica e dell'attività sportiva, sembrano difficili da conseguire.
Dunque, il nostro giudizio sul testo di questa legge è un giudizio positivo, fermo restando un elemento di valutazione che attiene alle difficoltà con cui, rispetto a una norma così semplice, ci si è dovuti misurare sul terreno delle coperture finanziarie. La difficoltà ad ottenere in modo adeguato coperture finanziarie che non si limitino, come invece accade, ad un intervento di carattere sperimentale e ancora tutto da misurare nella sua dimensione strutturale, mi fa dire che su questo tema, che più in generale riguarda però l'attenzione al mondo della scuola, della formazione e dell'istruzione, siamo ancora molto indietro.
Se c'è qualcosa che è ancora segnala una difficoltà, non solo di questo Governo, fatemelo dire, anche avendo ascoltato le parole dell'onorevole Toccafondi, ma della politica italiana, da troppi anni, è questa difficoltà che ha a che fare con la capacità di rimettere la scuola italiana, la scuola pubblica di questo Paese, al centro della propria attenzione e della propria iniziativa.
Quindi, il primo modo per mettere al centro, fuori dalla retorica, la scuola e l'intero sistema dell'istruzione e della formazione, è quello di invertire una tendenza ormai decennale, di farlo in modo deciso, rimettendo al centro della politica un piano di investimenti pubblici, di cui purtroppo questo settore invece ancora non vede la luce.
Ecco, con questi elementi di riserva, ma - lo ripeto - considerando positivamente il testo della legge, annuncio il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Il campanello non era per il collega Fratoianni, ma per i colleghi che stanno al banco del Governo, dove non dovrebbero stare.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, rappresentante del Governo, anch'io sono d'accordo sul fatto che l'approvazione di questo provvedimento rappresenti, comunque, bene o male, una conquista, un fatto positivo, un modo per scuotere le sensibilità che per molti anni sono state sopite all'interno del Parlamento rispetto ad una necessità di conquistare il diritto, da parte di bambini e ragazzi, a svolgere le proprie attività sportive all'interno del circuito scolastico.
Tuttavia, non sarebbe proprio e quindi non sarebbe serio trincerarsi dietro un giudizio superficialmente positivo, perché dobbiamo comunque constatare che questa legge, quando uscirà da qui, non sarà una vera e propria legge nel merito. Anche quando essa subirà la seconda lettura al Senato, di fatto si sancirà solo e soltanto una sorta di trasferimento di sovranità nelle mani del Governo, che dovrà produrre un decreto legislativo. Il Governo avrà dodici mesi di tempo per far ciò e io scommetto qui che scoccherà il dodicesimo mese prima di arrivare a proporre il decreto legislativo, che teoricamente dovrà tenere conto del merito delle osservazioni contenute nel testo unificato. Dopodiché, una volta emanato da parte del Governo il decreto legislativo, questo finirà nella Conferenza unificata; la Conferenza unificata lo sottoporrà alla attenzione delle Commissioni della Camera e del Senato, che però non avranno potere vincolante rispetto alle proprie osservazioni, quindi le Commissioni citate dovranno svolgere questa apparentemente utile o apparentemente inutile attività entro ulteriori due mesi. Dopodiché ci vorranno quaranta giorni prima che Palazzo Chigi si riprenda il compito di emanare la disposizione.
Ora, se qui stessimo tutti noi impegnati nella discussione sulla complicatissima vicenda della ricerca scientifica in ordine alla fusione nucleare e alla possibilità di trasferire le competenze della fissione nella fusione nucleare, sarebbe comprensibile questo caravanserraglio: sarebbe comprensibile il decreto legislativo, la tempistica di riferimento per la Conferenza unificata, l'esame non vincolante delle Commissioni parlamentari e tutto quello che ho citato fin qui. Ma siccome parliamo di proposte semplici, direi persino banali, non si capisce la ragione per la quale competenze così semplici, così banali e così lungamente attese debbano essere sottoposte ad un iter amministrativo e burocratico così complesso.
Dunque, io voglio sottolineare questo aspetto, perché vorrei evitare che qualcuno uscendo da qui possa cantare vittoria.
Noi rappresentiamo l'opposizione; Fratelli d'Italia si definisce opposizione patriottica, qualcun altro fa opposizione un po' più muscolare e dura, ma sempre opposizione siamo e quello che avremmo potuto conquistare rispetto a questo dibattito lo abbiamo messo in campo attraverso la formulazione delle proposte, attraverso la disponibilità ad effettuare il testo unificato, attraverso la buona volontà anche nel sopportare le lungaggini che sono - queste sì! - responsabilità di chi ha la maggioranza parlamentare e di chi esprime il Governo della Repubblica italiana, comprensivo delle competenze sulla scuola e sullo sport. Quindi, chi ha queste competenze e questi poteri, il Governo, la maggioranza, per fregiarsi di un risultato positivo avrebbe dovuto evitare queste lungaggini, almeno consentire un'approvazione “tonda” del testo unico senza deleghe al Governo: avremmo tagliato di 12 mesi dal momento dell'approvazione da parte della seconda Camera del Parlamento l'iter burocratico.
Ma il problema probabilmente è che il Governo e la maggioranza non vogliono mettere adeguate coperture finanziarie per fare in modo che questa conquista poi possa prendere una forma; e anche questa è una procedura un po' singolare, perché ci si appoggia su una volontà prevalentemente testimoniata dall'opposizione…La collega Valentina Aprea citava il richiamo del suo partito, che si prende in carico la quota parte di provvedimenti legislativi che gli competono per poter sottoporre all'approvazione del Parlamento, che probabilmente non lo avrebbe mai esaminato se avesse dovuto attendere i partiti della maggioranza, per poter appunto aspirare all'approvazione di questo provvedimento.
Quindi la maggioranza va in coda ad una volontà testimoniata… Mi permetto di suggerire alla collega Aprea che la prima proposta di legge è stata cronologicamente presentata da Fratelli d'Italia; Forza Italia l'ha richiamata come sua priorità, ma diciamo che il silenzio da parte delle forze politiche che rappresentano la maggioranza è assolutamente solenne ed è anche imbarazzante. Quindi, la maggioranza viene in coda alla volontà politica espressa dall'opposizione, e non ci vuole neanche mettere i soldi sopra: è una cosa un po' singolare, direi surreale più che singolare, perché almeno l'approvazione di questo provvedimento poteva rappresentare un impegno reale da parte di chi ha il portafoglio dello Stato italiano, cosa che purtroppo non è accaduta.
Si vuole quindi approvare una legge che promuova lo sport nelle scuole, senza spendere un euro? È questo l'obiettivo del Governo e della maggioranza? E se così fosse, perché così è, la ritenete un'operazione credibile? Il Governo, che parlotta mentre io discuto, Presidente, chiedo scusa…Il Governo pensa che sia credibile approvare un impegno politico e culturale di questa levatura, senza investire un euro bucato su questa materia? Io penso che vi siano argomenti anche per prendere un po' le distanze, o comunque per fare dei distinguo: perché è vero che il testo unificato è stato approvato e, ci mancherebbe altro, il meglio è nemico del bene, quindi voteremo convintamente a favore della nostra proposta di legge e del testo unificato, ma resta il fatto che, in questo provvedimento, non si fa, per esempio menzione, dello stato disastroso in cui versano le palestre scolastiche; non si dice che il 30 per cento degli istituti scolastici in Italia proprio non ce l'hanno, le palestre. Nessuno spiega come sarà possibile in questo provvedimento dotare gli istituti scolastici, uno su tre che non hanno palestre scolastiche, delle medesime. Non si fa riferimento al 30 per cento (30 più 30 fa 60, quindi abbondantemente al di sopra della maggioranza) di palestre fatiscenti, né si destinano fondi adeguati per porre rimedio a questa vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Si ignora completamente il XV Rapporto sulla sicurezza delle scuole presentato da Cittadinanzattiva, che comunque ci richiama all'ordine.
Ma vado a concludere. La conoscenza del proprio corpo, la relazione con lo spazio, la relazione con gli studenti, gli scolari propri amici, compagni e colleghi, la prevenzione in termini sanitari, la cura della salute, la competizione leale, non solo la cooperazione come ho ascoltato poco fa: è un'antica - e concludo davvero, Presidente - differenza tra la destra e la sinistra.
Noi riteniamo che si possa e si debba cooperare sempre e comunque, ma che ci debba anche essere lo spazio per la competizione: non c'è niente di male, l'importante è che la competizione, anche nello sport, venga svolta in maniera leale, nel rispetto delle regole, e questo significa avere una disciplina di riferimento ed elevare il proprio spirito. Per queste ragioni, che effettivamente non costano niente, noi voteremo a favore di questo provvedimento, ma non senza accusare Governo e maggioranza di non voler destinare un adeguato investimento sul futuro delle giovani generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marin. Ne ha facoltà.
MARCO MARIN (FI). Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, io questa proposta di legge l'avevo presentata già al Senato la scorsa legislatura, e devo dire che è stato il primo atto che ho presentato alla Camera in questa XVIII legislatura. Francamente la volta scorsa non avevo trovato facilità nel portarla avanti, questa legge, e quindi non posso non partire da un ringraziamento. Il ringraziamento prima si rivolge a chi è avversario politico: noi siamo opposizione e lo si fa a chi è maggioranza, e non posso non iniziare dal presidente della Commissione, da tutti i commissari delle forze politiche di maggioranza; perché, se è vero che noi abbiamo richiesto questa legge come quota di minoranza, è anche altrettanto vero che la maggioranza - lo dice il nome stesso - se non vuole approvare un provvedimento (io mi auguro di sì dall'andamento che c'è stato sia in Commissione che in Aula, vedendo gli articoli), ciò non avviene.
Voglio poi quindi ringraziare il Governo, il Ministro, il Viceministro Fioramonti, che è stato presente a tutti i comitati ristretti, insieme a Salvatore Giuliano, sottosegretario, che oggi è in Aula. Perché credo che oggi, portando questa legge in Aula e approvandola, si sia data centralità al Parlamento: si è deciso che un'iniziativa parlamentare, anche di un gruppo e di un parlamentare di minoranza, essendo giusta e accolta, mi pare di intuire da tutti i gruppi, di capire da tutti i gruppi presenti in Commissione, potesse e dovesse avere voce.
Perché cosa facciamo oggi? Lo ricordo perché, prima, il collega Pella e anche il presidente di Commissione ricordavano, e poi arriverò anche alla minoranza e al mio gruppo, l'importanza di questa legge. Qui parliamo di circa 18 mila scuole; le scuole primarie, quelle che noi chiamavamo elementari, dai 6 ai 10 anni, sono 18 mila istituti nel Paese, pensate quanti bambini! Qui si parla di 12 mila laureati in scienze motorie circa che dovranno trovare sbocco lavorativo; oggi i laureati di scienze motorie cosa fanno? Prendono questa laurea, e poi spesso sono anche ex atleti, sono appassionati di sport; vanno a trovare sbocchi parziali nelle palestre, e oggi troveranno uno sbocco. Anche se, lo ricordo, oggi parte sperimentalmente questa legge, perché, per quanto riguarda le risorse, si parla di circa 300-400 milioni di euro, quindi noi accettiamo di partire sperimentalmente perché affermiamo un principio: quello per cui nell'ordinamento giuridico delle scuole primarie oggi entra il laureato in scienze motorie. Prima c'erano solo le maestre. Noi ringraziamo del lavoro che hanno sempre svolto in questi anni, ma è una cosa ben diversa prendere un pallone e quello che sa fare un laureato in scienze motorie.
E cosa si chiede di fare ai bambini di 6-10 anni, ai nostri figli? Si chiede di insegnare loro stili di vita corretti. Lo sviluppo psico-fisico è importante. Tutti noi ci riempiamo spesso la bocca di quelli che sono i valori dello sport. Oggi non voglio dilungarmi su quello, pur avendo avuto una carriera sportiva alle spalle; ma si contrasta il disagio sociale, si contrastano i fenomeni di bullismo, si insegna a stare insieme, si insegna a vincere e a perdere. Lo sport ti insegna quindi l'educazione motoria, se a scuola vi sono persone laureate, quindi professionisti competenti; ti insegna ad accettare che c'è qualcuno che fa qualcosa meglio di te, e se per caso tu hai un talento maggiore degli altri ti insegna a non farlo pesare agli altri per poter stare tutti insieme in una classe o in una squadra sportiva. Quindi, l'importanza e i valori dello sport, nonché l'importanza di questa legge, anche con riferimento a quante famiglie e a quanti bambini coinvolge, e a quante persone laureate in scienze motorie troveranno finalmente sbocco all'interno della scuola italiana.
Ma non solo, i pediatri italiani, l'Associazione dei pediatri italiani ci dice che circa il 30 per cento dei ragazzi italiani è affetto da obesità, e i miei colleghi prima hanno ricordato quanto costa dal punto di vista sanitario il welfare, la salute, perché il 30 per cento di obesità non è un dato da poco. Ma non solo, mi riferisco anche a tutte le patologie che determina il non fare attività motoria poi nel corso degli anni.
Io devo ricordare che circa 24 milioni italiani non fanno nessuna attività motoria, 17 milioni e rotti la fanno regolarmente, altri 16 milioni la fanno saltuariamente. Come voi capite, sono numeri importanti; è per questo che prima il presidente Gallo della Commissione diceva che questo finalmente è un intervento strutturale e, quindi, mi pare che sia una legge particolarmente importante. Io mi auguro, ne sono certo che il Governo saprà metterla, mi rivolgo al sottosegretario, a livello strutturale. Oggi affermiamo il principio, oggi entriamo nell'ordinamento giuridico della scuola, oggi partiremo con qualche centinaio di scuole sperimentali, ma le scuole sono 18 mila e siccome tutti i bambini sono uguali bisogna trovare le risorse – e qui non farò passaggi politici, oggi, di altro tipo –, bisogna trovare risorse per dare sbocco a queste famiglie e a questi bambini.
Permettetemi oggi di dire che questa legge arriva in Aula, e mi auguro all'approvazione; io l'ho proposta, io sono stato proponente la scorsa legislatura e lo sono ancora in questa, ma per la determinazione anche dei componenti della Commissione cultura del mio gruppo di Forza Italia, a partire dalla capogruppo Valentina Aprea, che l'ha seguita passo passo, che non posso non ringraziare, per passare dalla professoressa Saccani, perché vedete quando in Commissione trovi delle persone disponibili, ed è vero, ma c'è l'autorevolezza di chi parla, l'Aprea per la scuola, la Saccani per l'università, Casciello per l'editoria, la Marrocco per le televisioni, Palmieri per i social (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) io credo che il gruppo di Forza Italia in Commissione ha saputo guadagnarsi, in questi mesi, facendo un'opposizione dura, ma concreta rispetto, da persone perbene, dei colleghi dei colleghi di Commissione. E poi non c'è solo questo, c'è la soddisfazione perché Forza Italia fa un'opposizione dura, ma fa una opposizione nel merito, e il nostro DNA, il DNA del nostro movimento politico è quello del fare. Come ci dice sempre Berlusconi, noi abbiamo la volontà del fare, facciamo proposte di legge, le vogliamo portare in Aula. Io mi auguro che dal nostro gruppo, perché so che molte proposte arrivano nelle Commissioni, avremo la forza, la volontà e anche rispetto degli altri gruppi, per portare altre leggi in Aula perché noi vogliamo dare il nostro contributo.
Vedete, infrastrutture è inutile che dica che ci separano anni luce da altri gruppi politici; noi siamo per la TAV, qualcuno è per non farla, ma queste cose sono anche più importanti perché queste cose coinvolgono la qualità della vita delle famiglie e dei nostri figli e credo che oggi si stia votando una cosa che coinvolge i nostri figli e se i nostri figli sono il futuro, Forza Italia ha avuto la forza di proporre, col sottoscritto, una legge che coinvolge tante famiglie, che coinvolge chi vuole lavorare per i bambini e credo che a Forza Italia vada riconosciuto il merito di fare queste cose, il nostro gruppo è così. Ragion per cui ringrazio anche il mio gruppo, che ha deciso di portarla come legge di opposizione, come quota di opposizione e ringrazio tutti i gruppi del Parlamento se decideranno naturalmente di dar seguito. Noi abbiamo abbinato ovviamente le leggi di tutti i gruppi, Partito Democratico, Fratelli d'Italia, MoVimento 5 Stelle e Lega perché crediamo che su questa cosa non ci possono essere differenze politiche.
Quindi, esprimo il voto favorevole di Forza Italia perché è una legge che è di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossi. Ne ha facoltà.
ANDREA ROSSI (PD). Grazie, Presidente. È capitato spesso che abbiamo dimenticato, come istituzioni a diversi livelli, il fatto che le politiche sportive rappresentano un investimento straordinario per il nostro Paese in termini economici e sociali. Dagli ultimi dati, lo sport in Italia segna quasi il 2 per cento del Prodotto interno lordo, oggi sono circa 10 milioni gli sportivi tesserati, tra federazioni sportive nazionali, specifiche discipline ed enti di promozione sportiva, per un totale di oltre 165 mila società. Due italiani su tre dichiarano di fare attività motoria. Rappresenta, quindi, lo sport oggi una parte non trascurabile delle politiche pubbliche perché stiamo parlando di politiche educative, politiche di promozione della salute e politiche sociali e politiche di promozione turistica del territorio. I provvedimenti come quello che stiamo discutendo oggi sono quasi certo che non si prenderanno i titoli dei principali quotidiani, ma sono altrettanto certo che potranno sicuramente rappresentare un investimento sullo sport e per lo sport nel nostro Paese, partendo dalla fascia di età dai sei agli undici anni che sappiamo essere quella più predisposta all'apprendimento; un'iniziativa, quella di oggi, che sono convinto potrà essere apprezzata sia dalle istituzioni sportive che dalle istruzioni scolastiche, dai tanti neolaureati in scienze motorie e dai cittadini, più in generale. Un intervento puntuale, che tiene insieme sport e scuola, auspicando però che quest'Aula, in un futuro non troppo lontano, possa avere l'occasione di discutere e di approvare una legge quadro nazionale di riordino e di riorganizzazione per lo sport e la sua governance. In questi anni non possiamo, da quest'Aula, non ricordare come siano state tante le iniziative compiute da un punto di vista sportivo: il limite dei tre mandati per i ruoli apicali degli organismi sportivi, il fondo di maternità per le atlete, lo sport bonus, il credito d'imposta per gli investimenti in ambito sportivo, l'innalzamento della no tax area da 7.500 a 10 mila euro – e i beneficiari di questo innalzamento sono proprio quegli allenatori e preparatori atletici delle società sportive dilettantistiche laureati in scienze motorie - o i 275 milioni di investimento per il bando sport e periferie. Iniziative importanti, dicevo, ma che purtroppo rappresentano interventi puntuali a sostegno delle politiche sportive, ma sicuramente non mettono insieme interventi per un'ampia legge quadro come quello che questo settore oggi necessita; ed è così anche oggi.
Vorrei Presidente, per il suo tramite, ringraziare quindi per l'attenzione ed il sostegno dimostrato a questo provvedimento dal Governo, insieme al relatore Mariani e alla Commissione tutta, a partire dal collega Marin. Abbiamo condiviso, in poche settimane, una delega al Governo in materia di insegnamento curricolare dell'educazione motoria nella scuola primaria che, seppur in fase sperimentale, visto il primo stanziamento iniziale non sufficiente per la copertura delle oltre 18 mila scuole, segna sicuramente un passaggio importante.
Un passaggio importante che riconosce e promuove la funzione educativa e culturale dello sport e dell'attività motoria all'interno della scuola primaria, la quale scuola, svolgendo la funzione di seconda agenzia educativa dopo la famiglia, può e deve contribuire a riconoscere il valore sociale dello sport e lo stesso come diritto di cittadinanza.
L'educazione motoria è uno strumento fondamentale di sviluppo psicofisico dei giovani e come promotore di stili di vita attivi anche per contrastare l'obesità, ma non solo: svolge attività benefiche per lo sviluppo della personalità e per il conseguimento della buona salute a contrasto delle tante pratiche dannose fin dall'adolescenza; diversi studi, inoltre, dimostrano come ci sia una forte relazione tra l'attività motoria e il funzionamento cognitivo di memorizzazione e, di conseguenza, il successo scolastico.
L'educazione motoria è una componente essenziale per un'equilibrata crescita umana, culturale e sociale dei giovani e degli adulti per tutto l'arco della vita e l'educazione motoria oggi rappresenta anche una grande occasione per il welfare e per il sociale. Lo sport e la cultura sono grandi strumenti di integrazione, di cultura del rispetto del prossimo, di collaborazione e di rifiuto dell'odio e del razzismo; rispetto delle regole, rispetto dell'avversario, rispetto dell'arbitro e rispetto del risultato sono i valori intrinsechi dello sport e dell'attività fisica.
Lo sport, Presidente, è in questo senso forse l'unico vero sistema meritocratico in cui vince sempre chi ha i risultati migliori, ma nello stesso tempo chi è vinto rimane nella sua dimensione di leale avversario in tutta la sua dignità. Educare allo sport è educare i giovani, per tutti i motivi che ho enunciato, a essere buoni cittadini.
Per questi motivi, l'educazione motoria svolge un ruolo insostituibile nel processo di crescita equilibrata del bambino fin dalla scuola primaria e deve necessariamente offrire a ogni piccolo allievo la possibilità di realizzare diversificate esperienze motorie, al fine di creare le premesse per un sano e corretto stile di vita e per un graduale avvicinamento alla pratica sportiva. Quindi, è chiaro che il primo obiettivo di questa legge delega è la stretta collaborazione e il legame tra la seconda, la scuola, e la terza agenzia educativa del territorio, lo sport o, meglio, le sue associazioni. Questo legame oggi sarà possibile e trova la sua valorizzazione - e qui c'è il secondo obiettivo di questa legge delega - con il riconoscimento del ruolo del professionista docente di educazione motoria in possesso di specifici titoli, superando la situazione attuale dell'insegnamento da parte del docente di posto comune nella scuola primaria che non è sempre detto abbia le competenze e i titoli necessari per questa disciplina e ampliando anche, di conseguenza, la riserva di una quota pari al 5 per cento dell'organico del potenziamento per l'educazione motoria nelle scuole primarie attuata dal precedente Governo, che ha consentito per la prima volta in Italia l'inserimento degli insegnanti di educazione motoria nell'organico delle scuole primarie.
Un'efficace attività motoria per la fascia di età tra i 16 e gli 11 anni richiede a chi la deve proporre un'ampia e differenziata quantità di competenze, che spaziano dalla psicologia, dalla metodologia didattica, fino a valutazioni psicomotorie e funzionali. Tali competenze vengono oggi riconosciute nei soggetti delle varie classi di laurea in scienze delle attività motorie e sportive, che diventa quindi il percorso istituzionalmente preordinato a questo tipo di carriera.
Questa professione si inserisce nel processo di crescita degli alunni in maniera positiva e rispettosa, sapendo adottare e individuare il proprio intervento alla particolare situazione di ogni bambino in età evolutiva. Con la qualificazione delle due ore di educazione motoria nella scuola primaria si fornisce così una risposta adeguata e all'altezza, non solo ai bambini utenti ma anche ai tanti giovani che vedranno riconosciuto un titolo di studio equiparato nello stato giuridico ed economico agli insegnanti di scuola primaria, garantendo ad essi quella stabilità che non sempre nelle società sportive dilettantistiche e nel mondo dell'associazionismo in generale hanno trovato in questi anni, anche a seguito di una recente abrogazione della disciplina per le società sportive dilettantistiche lucrative, le quali avrebbero dovuto obbligatoriamente assumere laureati in scienze motorie nel ruolo di responsabili delle palestre.
Infine, ed è il secondo obiettivo, diamo attenzione - ed è quello che come facciamo oggi - ai laureati, che in più di un'occasione, in tante occasioni, hanno fatto giungere alle istituzioni una richiesta, una domanda d'attenzione. Segnalo, quindi, un ruolo che oggi, attraverso questa legge-delega, gli viene ulteriormente riconosciuto.
Concludo, signor Presidente, dichiarando, da come si è potuto comprendere - almeno spero - quello che è il voto favorevole del Partito Democratico. Lo sport - e questa ne è la dimostrazione, semmai ce ne fosse ancora oggi il bisogno di sottolinearlo - non ha colore o appartenenza politica, perché lo sport è di tutti e per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cattoi. Ne ha facoltà.
VANESSA CATTOI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il provvedimento che stiamo per approvare in questo ramo del Parlamento, che il gruppo Lega voterà favorevolmente, mira ad introdurre l'insegnamento curricolare dell'educazione motoria nella scuola primaria, affidandolo a figure professionali con titoli idonei allo specifico insegnamento. Il testo unificato che ora ci troviamo a votare è frutto di un lavoro condiviso da tutti i gruppi politici della VII Commissione, a cui rivolgo un sentito nonché personale ringraziamento, visto il lavoro svolto e visto soprattutto il mantenimento della ratio che mi aveva spinto a presentare come prima proposta di legge la proposta n. 784, che è rientrata all'interno di questo provvedimento. Quali le ragioni di una simile proposta di legge? Presidente, come madre di due figli ritengo che lo sport sia fondamentale per tutti i nostri ragazzi, in quanto lo sport è vita. Sapete perché dico ciò, cari onorevoli colleghi? Perché lo sport insegna ai nostri bambini a rispettare le regole del gioco, così come nella vita bisogna saper rispettare le regole del vivere civile; perché lo sport insegna ai nostri figli che se nella vita vogliamo dare il meglio di noi per contribuire a far crescere questa nostra società, dobbiamo impiegare sacrificio e dedizione in ogni cosa che facciamo; impegno, perseveranza, costanza, passione e tenacia non si imparano solo studiando, ma si mettono in pratica quotidianamente e soprattutto attraverso lo sport.
Lo sport è anche riconoscere se stessi ed i propri limiti. Lo sport aiuta i nostri figli a superare l'egocentrismo, per farli vivere meglio nel contesto sociale in cui quotidianamente apprendono ed accrescono loro stessi, quindi accrescono l'intera nostra società. Bisogna partire dalle esigenze degli alunni, dalle esigenze di questi figli, che sono il nostro futuro, di questi figli verso cui, onorevoli colleghi, abbiamo il dovere di impegnarci al massimo, per ridare non solo la speranza di un futuro migliore ma ai quali dobbiamo il nostro quotidiano impegno, offrendo loro sempre il meglio, partendo dalle loro esigenze nonché necessità.
Quali sono queste esigenze? Sono esigenze non solo di accrescimento civico, come poc'anzi detto, ma anche preziose esigenze di welfare. L'attività sportiva e motoria è sicuramente una nuova modalità, forse l'unica a basso costo, per fare una corretta prevenzione e per contrastare alcune malattie croniche, soprattutto di natura cardiovascolare. La presente proposta di legge ha l'obiettivo di salvaguardare la tutela della salute psicofisica degli alunni della scuola primaria, anche con lo scopo di indirizzarli e motivarli all'avviamento della pratica sportiva più confacente al loro fisico, nonché di sviluppare in essi comportamenti ispirati ad uno stile di vita sano - e sottolineo uno stile di vita sano - con particolare riferimento all'alimentazione, all'educazione motoria e allo sport.
La pratica sportiva deve diventare un'attività sempre più presente nella società futura dei nostri figli e questo consentirà allo stato di risparmiare in termini economici sulla spesa sanitaria. La prevenzione delle malattie è il sistema più efficace per combattere e ridurre ai minimi termini le piaghe sociali quali l'obesità. È di oggi l'allarme UNICEF sull'obesità, che ci dice che in Europa un bambino su tre è in sovrappeso, per ridurre ai minimi termini altre piaghe sociali, quali il diabete, le malattie cardiovascolari e diverse malformazioni ossee.
Inoltre, Presidente, un giovane sportivo si avvicina difficilmente a droghe, fumo ed alcol. Superata la fase sperimentale della proposta di legge in questione, sicuramente la società italiana, con l'introduzione della figura professionale del professore di scienze motorie sportive, avrà un risparmio in termini economici, ma soprattutto porrà le basi per una società dove lo sport diventerà una consuetudine di vita. Quindi, ciò che oggi necessita di ulteriori coperture finanziarie, sarà in futuro da considerarsi come un risparmio in termini di minor spesa sanitaria. L'educazione motoria nell'attuale sistema scolastico è pressoché inesistente, soprattutto ai livelli inferiori, quali le scuole primarie, dove viene svolta dal cosiddetto maestro prevalente, che si occupa dell'insegnamento della maggior parte delle materie, compresa la ginnastica. Ciò ha sicuramente degli effetti negativi.
Nel nostro Paese si è fatto poco o nulla per potenziare la presenza della ginnastica a scuola, come risulta chiaramente dal rapporto “Educazione fisica e sport a scuola in Europa” elaborato da Eurydice, la rete europea per l'informazione sull'istruzione. Sebbene i dati siano fermi a qualche anno fa, precisamente al 2013, la situazione non è cambiata di molto. La nostra è una delle pochissime nazioni dell'Unione europea che, pur avendo indicato l'educazione motoria come materia obbligatoria nelle scuole primarie, ha consentito la completa flessibilità di orario. Ciò significa che gli insegnanti hanno facoltà di far svolgere attività fisica ai bambini quando e come meglio credono: peccato che questo si traduca molto spesso solo nel fare un po' di corsa o qualche esercizio a corpo libero.
Questo Governo, con questa proposta di legge, vuole cambiare rotta: vuole partire dai bisogni dei nostri figli, offrendo loro figure professionali competenti e con una preparazione specifica. All'inizio della scuola primaria il bambino attraversa una fase in cui il movimento viene ancora percepito come gioco e scoperta del mondo che lo circonda. Man mano che cresce, esso passa dal gioco fine a se stesso, con una valenza prevalentemente ludica, al gioco regolato, laddove il bambino inizia a percepire il concetto di sfida con se stesso e con gli altri. Questo è un passaggio importantissimo, che deve essere gestito da una persona competente, che conosce sia le implicazioni fisiologiche che psicologiche proprie delle varie fasi evolutive del bambino. Un'attenzione particolare meritano i bambini affetti da disabilità, nei cui confronti deve essere attuata una politica volta all'integrazione e all'inserimento sociale.
In questo contesto il ruolo dei docenti di educazione motoria è fondamentale perché, grazie alla sua competenza e professionalità, egli è in grado di favorire una perfetta integrazione con i bambini normodotati, valorizzando la differenza avvertita come un autentico arricchimento e non più come un ostacolo.
La presente proposta prevede un'attenzione specifica anche nei confronti della disabilità, poiché l'arricchimento relazionale che ne deriva dalla sua valorizzazione non ha eguali per i nostri figli. Proprio per quanto detto, la presente proposta di legge si prefigge come obiettivo primario il riconoscimento nonché la valorizzazione dei laureati in scienze motorie in ragione del fatto che la pratica delle attività motorie e sportive non può che essere affidata a figure professionali che vantano un processo formativo adeguato all'attività che devono svolgere, a favore dei bambini normodotati ma, soprattutto, a favore dei bambini disabili. Anche per questi ultimi questa proposta di legge vuole rappresentare solo il primo passo della politica del buonsenso, che ha appena iniziato il suo lungo percorso.
Mi avvio a concludere, Presidente, e nel farlo voglio ringraziare tutti i colleghi, tutte le forze politiche, il nostro Ministro Bussetti, per il suo ruolo attivo e fondamentale, tutti coloro che hanno condiviso il nostro intento, rappresentato da una proposta legislativa, quella appunto in esame. Annuncio quindi il voto favorevole del gruppo Lega ad una proposta di legge che non vuole e non deve essere un punto d'arrivo, ma che deve essere un importante punto di partenza, che impegnerà questo Governo ad investire al meglio competenze e risorse per il bene del nostro futuro e quindi per il bene dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casa. Ne ha facoltà.
VITTORIA CASA (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo, il progetto di legge in materia di riordino dell'educazione motoria nella scuola primaria pone le basi per raggiungere obiettivi fondamentali come la salute psicofisica delle nuove generazioni e la crescita collettiva e intellettuale del nostro Paese.
L'educazione motoria non si limita, infatti, a esercitare abilità fisiche per una funzione ricreativa, ma, soprattutto nelle giovanissime generazioni, permette di sviluppare aspetti importantissimi del vivere sociale, dal benessere psicofisico al fair play, dal rispetto delle regole e delle persone alla capacità di lavorare in squadra per raggiungere obiettivi comuni, dall'inclusione sociale alla convivenza civile e pacifica.
Questo progetto di legge persegue, pertanto, obiettivi che travalicano l'ambito dell'educazione motoria e dello sport e, da tutti noi, pienamente condivisi. Il valore sociale dell'educazione motoria e dello sport è stato, fra l'altro, ribadito anche in numerosi documenti della Commissione europea ed è già perseguito in tutti i Paesi europei. Anche l'Italia è tra i Paesi che hanno adottato la Carta europea dello sport, strumento che traccia linee guida particolarmente attente alle giuste politiche sportive da adottare per le giovani generazioni.
Ma cosa si è fatto, finora, per i giovanissimi alunni della scuola primaria? Interventi occasionali affidati alla progettualità delle singole istituzioni scolastiche; sappiamo bene che nella scuola primaria, ad oggi, l'insegnamento dell'attività motoria è affidato a insegnanti di posto comune, senza alcuna formazione specialistica. La possibilità di effettuare pratica sportiva è poi delegata, in tutto il territorio nazionale, alle scelte autonome delle singole realtà scolastiche, attraverso l'attivazione di progetti europei PON e FSE o attraverso il progetto “Sport di classe”.
Si è tutti ben consapevoli del prezioso lavoro svolto dagli insegnanti di scuola primaria, ma proprio alla luce del valore sociale dell'educazione motoria e dello sport siamo convinti che la parte specifica dell'attività motoria debba essere svolta da insegnanti specializzati, al fine di garantire un livello di insegnamento che consenta un corretto avvicinamento dei ragazzi alla pratica motoria, prima, e sportiva, poi.
Questa proposta di legge colma la gravissima lacuna normativa di cui ho parlato finora, superando di gran lunga le deboli previsioni di attività di mera promozione connesse a quel 5 per cento di posti di potenziamento previsto dalla cosiddetta Buona scuola.
Signor Presidente, questo Parlamento non può non sentire urgente, oggi più che mai, la necessità di porre solidi basi per dare un nuovo volto al futuro civile, sociale e culturale del Paese e partire dallo sviluppo psicofisico delle giovanissime generazioni è uno dei passi più importanti da compiere in questo cammino costruttivo. Se, come abbiamo evidenziato, l'educazione motoria non è solo insegnare abilità fisiche, ma anche educare nel senso più alto e pieno del termine, è urgente disciplinare finalmente l'educazione motoria anche per le giovanissime generazioni della scuola primaria, completando così l'offerta formativa per tutti gli ordini scolastici e affidando tale insegnamento a personale qualificato e formato in tutte le scuole del Paese.
Signor Presidente, questo è lo spirito di questo progetto di legge: dare finalmente un peso reale e generalizzato all'insegnamento dell'educazione motoria e al suo alto valore sociale…
PRESIDENTE. Collega Casa, mi scusi, non vorrei interromperla ma devo cortesemente pregare i colleghi di fare maggior silenzio.
Grazie, riprenda pure.
VITTORIA CASA (M5S). Signor Presidente, questo è lo spirito di questo progetto di legge, dare finalmente un peso reale e generalizzato all'insegnamento dell'educazione motoria e al suo alto valore educativo, calare nella realtà concreta delle scuole e dei piani formativi l'insegnamento dell'educazione motoria. Questo si può fare soltanto dando finalmente coerenza a tutto il percorso formativo. Grazie a questa nuova legge, sin dalla scuola primaria, saranno garantite le migliori qualità tecniche e le più appropriate misure per sviluppare la capacità fisica e la sicurezza dei bambini che parteciperanno ad attività sportive mirate e specifiche per la loro età e la loro formazione. In questo modo, si proteggono gli alunni, le famiglie e le stesse scuole da qualsiasi forma di rischio legato alla pratica occasionale; ma la forza e la bellezza di questo obiettivo vengono espresse anche in un altro aspetto altamente qualificante: l'attenzione agli alunni con disabilità. Infatti, in presenza di alunni con disabilità è previsto l'inserimento nel PEI, nel piano educativo individualizzato, di specifiche indicazioni per l'espletamento dell'attività motoria, tenuto conto del profilo di funzionamento. La legge sarà, dunque, il veicolo per costruire solidarietà sin dai primi anni della scuola, per dare le basi perché i nostri giovani imparino a rispettarsi tra loro, imparino a vincere, ma anche a perdere, imparino a includere piuttosto che a escludere e, dunque, a essere persone e cittadini migliori.
La nuova legge ha un valore educativo inestimabile e vede tutto il Governo impegnato a renderla strutturale il prima possibile e a trovare le coperture necessarie per la sua generalizzazione. Ciò consentirà di adottare le misure necessarie a realizzare, per ogni piccolo discente, la possibilità di praticare uno sport sicuro. Pertanto, alla luce di quanto dichiarato, esprimo con grande soddisfazione, a nome del MoVimento 5 Stelle, parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Casa, anche per la pazienza, nel rumore di sottofondo.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. No? Onorevole Fatuzzo, l'hanno messa di default, mi scusi, ho letto qui il suo nome, invece, evidentemente, non è così. Bene.
CARLO FATUZZO (FI). Presidente Rosato, non l'avevo chiesto, ma posso intervenire egualmente, molto volentieri.
PRESIDENTE. No, guardi, non è che voglio spingerla. Io ho trovato il suo nome scritto, ma, non voglio insistere, la prego, non fa niente, la ringrazio.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 523-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 523-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 523-784-914-1221-1222-A:
“Delega al Governo in materia di insegnamento curricolare dell'educazione motoria nella scuola primaria”.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Colleghi, pregherei le fotografie…
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 5) (Applausi).
Sull'ordine dei lavori.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, prima che apra la discussione sul prossimo punto che, ovviamente, tratta di sicurezza e di legalità, vorrei portare all'Aula, per conoscenza, la notizia che è stato dato fuoco a una macchina rubata, davanti alla sede dove abita e dove svolge la propria attività il capitano Ultimo, l'uomo che ha arrestato Riina e l'uomo a cui è stata tolta la scorta il 3 settembre di quest'anno.
Noi avevamo chiesto con forza e anche con delle interrogazioni che il Ministero dell'interno non revocasse la scorta a Ultimo; purtroppo, non siamo stati ascoltati e un servitore dello Stato, quello che ha fermato Totò Riina, che ha arrestato Totò Riina è stato lasciato da solo, è stato abbandonato e oggi a una macchina è stato dato fuoco davanti alla sua sede, dove svolge le sue attività e dove abita.
Sono qui, quindi, per chiedere a quest'Aula di porre la massima attenzione e a lei Presidente - e, tramite lei, al Governo - di riconsiderare la scelta fatta dal prefetto di Roma su quest'aspetto e di non lasciare da solo l'uomo che ha combattuto la mafia e che ha servito così bene l'Italia.
Ricordo che Fratelli d'Italia votò anche Ultimo a Presidente della Repubblica, proprio per dare un segnale di vicinanza all'uomo e per ricordare che se chi combatte la mafia viene abbandonato e viene lasciato solo lo Stato, in quel momento, fa il miglior regalo che possa fare alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Donzelli. Ho consentito questo irrituale intervento perché credo che il senso era quello di richiamare le istituzioni e di richiamare il Governo. Il Governo è presente e c'è anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giorgetti, che credo abbia preso buona nota del suo intervento.
Seguito della discussione del disegno di legge: Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1189-B).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 1189-B: Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici.
Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Zanettin ed altri n. 1 e Migliore ed altri n. 2.
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1189-B)
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali (Vedi l'allegato A).
Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.
Il deputato Zanettin ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). La ringrazio, Presidente, per la parola. Onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, anche in questo secondo passaggio in quest'Aula del provvedimento in esame Forza Italia ripropone una pregiudiziale di costituzionalità, nonostante le modifiche apportate dal Senato siano in effetti marginali rispetto all'impianto generale del provvedimento. Tuttavia, guarda caso, proprio pochi giorni fa la Corte delle leggi ha pronunciato una sentenza che ci interessa molto e di cui quest'Aula dovrebbe tener conto. Ci riferiamo alla sentenza n. 222 del 2018, pubblicata il 5 dicembre 2018, nella quale la Corte costituzionale ha sancito l'illegittimità costituzionale dell'articolo 216, ultimo comma, del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267, nella parte in cui dispone che la condanna per uno dei fatti previsti in tale articolo comporti le pene accessorie interdittive per la durata di dieci anni anziché fino a dieci anni. La Corte, nella motivazione, pur ritenendo ammissibile che le pene accessorie possano avere una durata diversa e maggiore rispetto a quella principale, ha però evidenziato come sia essenziale, per garantire la compatibilità delle pene accessorie di natura interdittiva con il volto costituzionale della sanzione penale, che esse non risultino manifestamente sproporzionate per eccesso rispetto al concreto disvalore del fatto di reato, tanto da vanificare lo stesso obiettivo di rieducazione del reo imposto dall'articolo 27 della Costituzione.
Su questo presupposto è facile rilevare che il vizio della norma ritenuta illegittima consiste - cito testualmente la motivazione - “non già, in via generale, nel difetto di proporzionalità della durata decennale delle pene accessorie per tutte le ipotesi di bancarotta fraudolenta, bensì nella fissazione di una loro unica e indifferenziata durata legale che, precludendo al giudice ogni apprezzamento discrezionale sulla gravità del reato e sulle condizioni personali del condannato, è suscettibile di tradursi nell'inflizione di pene accessorie manifestamente sproporzionate rispetto a quelle sole ipotesi di bancarotta fraudolenta che siano caratterizzate da un disvalore comparativamente lieve”.
Credo, Presidente, che non sia necessario essere dei dotti giuristi per comprendere come questo principio presenti inevitabili ricadute anche sul particolare rigore che caratterizza il regime delle pene accessorie perpetue contenute in questo disegno di legge. Daspo e interdizione dai pubblici uffici perpetui come conseguenza ineludibile di una condanna a pena superiore a due anni sono dunque palesemente incostituzionali. Lo avevano già osservato tutti i giuristi che avevamo audito in Commissione giustizia, lo avevamo già gridato ad alta voce in quest'Aula in occasione della discussione della precedente pregiudiziale, lo ha ribadito, nelle more, anche la Corte costituzionale.
Non ci illudiamo che qualcuno della maggioranza ascolterà questi nostri rilievi e avrà dei dubbi nell'esprimere il suo voto oggi. Il Ministro Bonafede, nella sua intervista rilasciata a Giovanni Bianconi su Il Corriere della Sera di sabato scorso, ha già detto che sulla riforma decide il Parlamento anche se non piace ad avvocati e magistrati, come dire a tutti gli operatori del pianeta giustizia. Presidente, credo che nemmeno negli anni più bui del Ventennio si arrivò a tanta protervia. Mussolini, per la redazione del codice penale, tuttora vigente, si avvalse della migliore dottrina giuridica dell'epoca: Rocco, Manzini, De Marsico e, non a caso, l'impianto complessivo di quel codice ha retto al vaglio della Corte costituzionale, sopravvivendo in questi settant'anni di vita repubblicana. Il Ministro Bonafede, invece, preferisce condividere la sua azione riformatrice con i leoni della tastiera o con il suo “dio oscuro”, la Casaleggio ed associati.
Il Ministro Bonafede su questo provvedimento ha completato un suo capolavoro, creando quello che non esito a definire un grave corto circuito istituzionale. Mi spiego meglio. Il Ministro della giustizia ha chiesto al Consiglio superiore della magistratura un parere su questa riforma. Il parere è arrivato proprio in questi giorni, ma, ahimè, contrariamente alle attese del Ministro, la VI commissione del CSM critica profondamente la riforma, anzi per meglio dire, la stronca proprio denunciando gravi problematiche anche di ordine costituzionale. Che fa, allora, il Ministro? Dichiara che non condivide il parere e lo cestina. Il parere, come dicevo, è stato predisposto all'unanimità dalla VI commissione del CSM, ripeto: all'unanimità. Da chi è composta la VI commissione del CSM? Della VI commissione del CSM fa parte, tra gli altri, il professor Alberto Benedetti, professore di diritto privato dell'università di Genova. Tutti descrivono il professor Benedetti come giurista assai serio, imparziale e preparato. Quando, il 27 settembre scorso, il CSM ha votato David Ermini Vicepresidente, il Vicepremier Di Maio e il Ministro Bonafede, come tutti ricorderanno in quest'Aula, hanno aspramente criticato tale scelta. David Ermini ha prevalso come Vicepresidente proprio sul professor Benedetti, eletto in quota 5 Stelle. Il Ministro Bonafede qui non solo non ascolta gli avvocati e i magistrati, ma cestina il parere del CSM condiviso e votato anche da colui che lui e il suo movimento avevano indicato per quel ruolo e che avrebbero auspicato eletto al suo vertice. Complimenti!
Ma non è finita qui. Domani il parere della VI commissione andrà in plenum. Supponiamo che sia approvato, come peraltro appare probabile, tenuto conto che è stato già approvato all'unanimità dalla VI commissione. Da Costituzione, Presidente del CSM è il Presidente della Repubblica. Il parere della VI commissione contiene rilievi di natura costituzionale tutt'altro che marginali. Potrà il Presidente della Repubblica trascurare tali rilievi in sede di promulgazione? Potrà il Capo dello Stato far finta che questo parere non esista? Forza Italia ha troppo rispetto e stima istituzionale per il Presidente Mattarella per suggerirgli, da questi banchi, cosa debba fare, ma appare evidente l'imbarazzo che questo provvedimento recherà alla più alta carica dello Stato quando giungerà sulla sua scrivania. Resteremo in attesa di conoscere le sue decisioni, certi come siamo che il Presidente ispirerà, come sempre, il proprio operato all'interesse del Paese e al rispetto della Costituzione.
Presidente, questo disegno di legge costituisce un vulnus gravissimo ai principi di civiltà giuridica del nostro Paese, un barbaro arretramento in termini di libertà e rispetto dei diritti civili. Forza Italia continuerà a battersi con ogni energia per lo Stato di diritto, contro la barbarie del giustizialismo, della cultura del sospetto e della delazione.
Per tali motivi ha presentato questa pregiudiziale di costituzionalità, nella speranza che quest'Aula si ravveda e blocchi, in un ultimo sussulto di orgoglio, questo provvedimento liberticida (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Il deputato Ceccanti ha facoltà, per dieci minuti, di illustrare la questione pregiudiziale Migliore ed altri n. 2.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Mi trovo in una situazione inedita e un po' paradossale perché noi abbiamo una pregiudiziale che è pressoché identica alla pregiudiziale che abbiamo presentato e illustrato nella precedente lettura.
C'è stato qualche evento nuovo, ma purtroppo me l'ha già rubato l'oratore precedente: una sentenza della Corte costituzionale, il parere del Consiglio superiore della magistratura, l'intervento delle camere penali. Ma io mi chiedo: noi soccombiamo nei numeri, ma, cari colleghi della maggioranza, siete sicuri che questa hỳbris che vi porta a confermare le vostre posizioni senza una correzione minima non sia anche una sconfitta dell'intera istituzione parlamentare, e quindi, in senso lato, anche vostra, che pure sul momento vincete sui numeri? Perché qui stiamo assistendo a una notevole schizofrenia: parliamo di un provvedimento, questo, che è stato imposto al Senato con la fiducia e giusto stamattina facevamo una sessione del Comitato per la legislazione su come evitare l'eccesso di fiducie.
Ci riproponete un testo senza modifiche, ma, in privato, accade molto spesso a noi e a coloro che vengono auditi che una metà della maggioranza ci inviti a presentare ulteriormente le nostre obiezioni, perché sono giuste. Quanto può durare questa doppia verità tra le cose che si dicono in privato e le cose che si dicono in pubblico, di cui, poi, occorrerà rendere conto agli elettori?
Viene il dubbio che non si sappia che cos'è un Parlamento: un luogo in cui, è vero, ciascuno di noi viene con il voto di una parte, in cui esiste una disciplina di gruppo, in cui esistono dei contratti di coalizioni, ma esistono anche delle menti che dovrebbero ragionare e ascoltare gli argomenti degli altri, perché altrimenti non è un Parlamento.
Aldo Moro, in un suo noto discorso, presentò un'argomentazione che è valida per qualsiasi assemblea parlamentare e che rivela se un'Assemblea parlamentare funziona o meno. In un discorso del novembre 1977 a Benevento, diceva Aldo Moro rivolto al Partito Comunista: quello che voi siete noi abbiamo contribuito a farvi essere e quello che noi siamo voi avete contribuito a farci essere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se in un Parlamento non siamo in grado di dirci questo, noi falliamo il nostro compito; non solo noi che perdiamo nel voto, ma anche voi che vincete nel voto.
Non è un referendum il Parlamento, non è un gioco a somma zero in cui non c'è nessuna possibilità, anche minima, di compromesso. Per questo preferiamo la democrazia rappresentativa, e la democrazia diretta può essere solo un correttivo; ma se noi la snaturiamo dall'interno e la trasformiamo in un surrogato di democrazia diretta, dove non è mai possibile raggiungere dei compromessi, noi rendiamo superfluo il ruolo di tutti.
Non parlerò qui anche del voto un po' surreale nella Giunta del Regolamento del Senato, dove si è ricorso a un artificio per negare il voto segreto all'Assemblea del Senato. Torno sulla legge: qui, in questa legge, è espressa un'ideologia. In nome di un principio in sé valido e che è altamente condivisibile, la lotta alla corruzione, in questa legge, come in molti altri provvedimenti, a cominciare da quel brutto inizio di legislatura contro le misure alternative al carcere, c'è un'ideologia giustizialista, l'idea che la pena sia solo il carcere, l'idea di qualche magistrato che la carcerazione preventiva tutto sommato sia un bene e che possa essere usata per estorcere confessioni, l'idea che non esistano innocenti, ma solo colpevoli non scoperti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Queste cose sono fuori dalla Costituzione, non da un singolo provvedimento, non da uno schieramento. C'è qualcuno che ancora coltiva la massima di Rousseau, la legge è espressione della volontà generale, e che in nome di una volontà generale, che giustamente vuole la lotta alla corruzione, la concepisce senza limiti. Ma il Consiglio costituzionale francese, in una nota sentenza del 1985, ha smentito Rousseau e ha detto: la legge è espressione della volontà generale soltanto nel rispetto della Costituzione. Qui ci troverete, nel rispetto della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Macina. Ne ha facoltà.
ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. Lo dico in premessa: queste pregiudiziali sono solo un tentativo affinché una legge che consente una lotta seria alla corruzione non sia portata a casa, ma resteranno solo un tentativo, perché invece l'approveremo e la porteremo a casa.
Portiamo a casa una battaglia storica del MoVimento, portiamo a casa una battaglia che viene condotta qui perché non c'era altro modo. Dopo aver assistito, da cittadini, ai legami tra corruzione e politica nei comuni, nelle regioni, nelle gestioni delle gare d'appalto, non c'era altro modo. Il cittadino si fa Stato e il cittadino si fa legislatore. E non c'è alcuna lesione dell'impostazione del sistema penale, perché, per quanto una certa politica si sforzi di far passare il concetto che la lotta seria alla corruzione non sia un'emergenza e non sia eccezionale, con buona pace di corrotti e corruttori, lo è.
Andiamo a dirlo ai cittadini che è soltanto una percezione, andiamo a dirlo ai cittadini i cui figli mangiano nelle mense scolastiche del cibo scadente perché qualcuno si è fatto corrompere o ha corrotto per aggiudicarsi una gara d'appalto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Andiamo a dirlo ai cittadini malati, che, magari, si vedono superare nelle liste d'attesa perché qualcuno si è lasciato corrompere e ha ottenuto di passare avanti. Andiamo a dirlo ai cittadini che passano, sperando che non crolli, sotto o sopra un ponte, magari pensando che qualcuno ha lucrato e ha risparmiato sui materiali usati. Andiamo a dirlo a loro che non sono emergenze! Così come è necessario allontanare dalla gestione della cosa pubblica e impedire che si continui a contrarre con la pubblica amministrazione coloro che hanno riportato condanne per reati contro la pubblica amministrazione.
Ma andiamo nel merito: cos'è che desta preoccupazione? Il Daspo perpetuo? Allora ricordiamolo, non l'abbiamo introdotta noi l'interdizione perpetua, esiste già per il pubblico ufficiale dal 1990 per condanne non inferiori a tre anni. E, allora, perché non dovrebbe essere estesa anche ai corruttori e ai politici corrotti? Ci sta tutto.
Vogliamo parlare di impresa? Non violiamo l'articolo 41, noi tuteliamo l'impresa con questa legge, tuteliamo le imprese a discapito dei furbi, perché quelle che i furbi hanno posto ai margini del mercato sono le imprese oneste, che, invece, con questo provvedimento hanno diritto a riconquistarsi un ruolo in questa società.
Parliamo dei diritti dell'imputato? Parliamo di giusto processo? Vi diamo una notizia: anche noi vogliamo una giustizia celere, giusta ed equa, ma non vogliamo nemmeno che si possa continuare ad uccidere inquinando, non vogliamo più Porto Marghera e non vogliamo nemmeno che i prescritti si facciano passare per assolti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
La prescrizione è la resa dello Stato e danneggia anche l'innocente, perché lo lascia nel limbo. Il diritto all'oblio dell'imputato deve cedere davanti al diritto dello Stato che è giunto ad una sentenza di primo grado, e che, quindi, ha già dimostrato il suo interesse pubblico a perseguire gli autori del reato; e se è vero che la politica deve dare un segnale, allora il segnale che diamo oggi a tutte le persone oneste è che l'onestà torna di moda.
Per questo voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e i loro insegnanti del liceo scientifico statale “Emilio Gino Segrè” di San Cipriano d'Aversa, in provincia di Caserta. Grazie, ragazzi, per essere qui oggi con noi (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO (FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo tentato in più occasioni, in prima lettura e anche adesso, di far riflettere i promotori di questo disegno di legge sui profili di criticità e di potenziale illegittimità costituzionale di alcune norme. A scanso di equivoci, Fratelli d'Italia ha chiarito in ogni occasione la totale condivisione della battaglia contro la corruzione e la condivisione della necessità, per alcune fattispecie di reato, di introdurre pene più severe. Ma al tempo stesso in diverse occasioni abbiamo fatto notare come le misure adottate siano fortemente squilibrate dal punto di vista della proporzionalità e della coerenza con l'intero sistema previsto dalla nostra Costituzione.
In aggiunta ai motivi già illustrati dai colleghi, ci sarebbe anche un altro aspetto che interessa il Capo II di questo disegno di legge e che interessa l'articolo 49 della Costituzione, che riguarda il diritto dei cittadini di riunirsi liberamente in partiti politici e movimenti per organizzarsi democraticamente. Da questo punto di vista, se noi andiamo a leggere le norme che verrebbero introdotte in materia di controllo sui partiti, ci accorgiamo che vi sono dei cittadini di “serie A” e dei cittadini di “serie B”, perché i cittadini che si associano liberamente in un movimento, in un partito politico o in una fondazione che eroghi contributi ai partiti, che sia in modo inequivoco riconducibile alle fattispecie sottoposte a questo controllo, soggiace a questa normativa. Un cittadino, invece, che decida di associarsi a qualche associazione che gestisca piattaforme tecnologiche, nelle quali si decidono spesso cose molto più rilevanti anche di ciò che deve accadere in quest'Aula rispetto a quello che succede nelle normali fondazioni, mi riferisco, per fare un esempio, all'associazione Rousseau, che decide, attraverso la sua piattaforma, chi debbano essere perfino i deputati eletti in questo Parlamento per un partito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non sono sottoposti alle stesse misure e alla stessa forma di controllo. E quindi mi pare che questo strida nettamente, da un lato, con la libertà di associarsi a pari condizioni e, dall'altro, con l'articolo 3 della Costituzione.
Ma tornando agli elementi più strettamente penalistici, credo che sia opportuno rispondere anche all'intervento del precedente collega, che appariva fortemente pervaso da quell'intento propagandistico di dimostrare a tutti i costi quanto efficacemente si vuole intervenire nella lotta alla corruzione. L'importante è farlo sapere, più che realizzarlo realmente. E l'importante è cercare di schierarsi dalla parte dei buoni, cercando strumentalmente di mettere tutti gli altri dalla parte dei cattivi. Allora, anche in quest'ottica, vorrei ricordare ai colleghi Cinquestelle che tutti coloro che unanimemente hanno rilevato sia le criticità, sia anche i profili di potenziale incostituzionalità di molte norme di questa legge, non sono le associazioni dei ladri, ma sono gli avvocati, che il Ministro ha avuto il buon gusto di definire dispregiativamente Azzeccagarbugli, le Camere penali, le associazioni, le categorie economiche, le Autorità anticorruzione, il Garante della privacy; e in ultimo - e lo dico per ultimo, ma in realtà perché sia più chiaro -, perfino i magistrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) hanno detto che questo disegno di legge contiene rilevanti profili di incostituzionalità. E allora, forse, i Cinquestelle, che vorrebbero consegnare ai magistrati dei poteri ancora più pervasivi di lotta alla corruzione, dovrebbero ascoltare quello che proprio i magistrati dicono loro su questo disegno di legge.
Ed in particolare, il Consiglio superiore della magistratura ci dice testualmente che: le modifiche introdotte in tema di sospensione della prescrizione non appaiono idonee ad incidere sul funzionamento del processo penale, accelerandone la conclusione, non contenendo alcuna previsione in tal senso. A sistema giudiziario invariato, non può escludersi che i gradi di giudizio successivi al primo si svolgeranno più lentamente che in passato. Sappiamo tutti che quasi il 60 per cento delle prescrizioni decorrono nella fase delle indagini preliminari e, quindi, se si va a sovraccaricare i procedimenti successivi al primo grado…
PRESIDENTE. Onorevole Maschio…
CIRO MASCHIO (FDI). Dovrei avere dieci minuti.
PRESIDENTE. No, cinque.
CIRO MASCHIO (FDI). Sono stato male informato…
PRESIDENTE. Altrimenti non le avrei tolto la parola.
CIRO MASCHIO (FDI). Vado comunque a concludere… sono a quattro minuti e quaranta…
PRESIDENTE. No, guardi è a cinque minuti e trentotto, le assicuro.
CIRO MASCHIO (FDI). Il Consiglio superiore della magistratura ci dice testualmente che l'indefinito protrarsi del tempo della sospensione del processo e la conseguenza della tendenziale perennità della condizione di “giudicabile” dell'imputato presenta una carattere di irragionevolezza. Allora, pensare di lasciare dei presunti non colpevoli nella condizione di imputati a vita…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maschio, può continuare nel proseguo della discussione.
CIRO MASCHIO (FDI). …articolo 111 della Costituzione e anche per questo condividiamo e votiamo a favore della questione pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Fatuzzo, lei ha chiesto di intervenire, ma in questa fase può intervenire solo un deputato per gruppo. Per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Zanettin.
Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Zanettin ed altri n. 1 e Migliore ed altri n. 2, su cui, come detto prima, c'è un unico voto.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1189-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, e delle proposte emendative (Vedi l'allegato A).
Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli emendamenti non riferiti a parti modificate dal Senato.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinato regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, il gruppo Misto per la componente politica MAIE è stato invitato a segnalare un emendamento da porre comunque in votazione.
Al riguardo, comunico che è pervenuta alla Presidenza una richiesta, da parte del presidente del gruppo Misto, di ampliare gli emendamenti da votare ai sensi l'articolo 85-bis del Regolamento. Tale richiesta non può essere accolta in considerazione del fatto che, nel caso di testi approvati dalla Camera e modificati dal Senato, ai fini dell'applicazione della richiamata disposizione, non vengono computati gli articoli non oggetto di modifica da parte del Senato e, dunque, non più modificabili dalla Camera. Nel caso di specie, sebbene il testo sia stato accorpato in un unico articolo, la modifica apportata dal Senato riguarda un solo articolo, l'originario articolo 1, non ricorrendo quindi i presupposti per un ampliamento degli emendamenti da segnalare.
Sono state poste dal deputato Costa, nel corso della discussione generale, talune questioni procedurali in ordine all'esame del provvedimento.
È stata, in primo luogo, nuovamente sollevata la questione dell'ampliamento del perimetro dell'intervento normativo deliberato in sede referente nel corso della prima lettura, al fine di ricomprendervi anche la disciplina della prescrizione. In proposito, la Presidenza non può che ribadire che rientra senz'altro tra le prerogative della Commissione in sede referente la definizione del perimetro della materia oggetto di esame, con riferimento ai progetti di legge diversi dai disegni di legge di conversione.
In secondo luogo, è stato lamentato che, successivamente all'ampliamento del perimetro normativo nei termini sopra menzionati, siano stati dichiarati inammissibili, sempre nel corso della prima lettura del provvedimento, emendamenti riferiti alla ragionevole durata del processo. Anche in questo caso la Presidenza non può che ribadire la correttezza di tale decisione, strettamente consequenziale alla definizione del nuovo perimetro dell'intervento normativo.
La terza questione riguarda invece l'attuale fase di esame del provvedimento, ed in particolare la dichiarazione di irricevibilità di talune proposte emendative, sia in sede referente che ai fini dell'esame in Assemblea. Al riguardo, ricordo che l'articolo 70, comma 2, del Regolamento prevede che, nell'esame dei progetti di legge rinviati al Senato, la Camera deliberi soltanto sulle modificazioni apportate dall'altro ramo del Parlamento e sugli emendamenti ad esso conseguenti. In base alla consolidata prassi applicativa, sono da considerare ricevibili solo gli emendamenti che si pongono in un rapporto di consequenzialità diretta, oggettiva e immediata, rispetto alle modifiche apportate dal Senato. Non costituisce deroga rispetto a tale prassi la decisione adottata in materia di irricevibilità delle proposte emendative in occasione dell'esame in sede referente del provvedimento richiamato dal deputato Costa, trattandosi di un articolato modificato in più parti dall'altro ramo del Parlamento, e quindi di una fattispecie senz'altro diversa da quella in esame, rispetto alla quale non può in alcun modo costituire precedente.
Nel caso di specie, invece…Colleghi, soprattutto i colleghi di Forza Italia, perché c'è naturalmente il collega Costa che…Non costituisce deroga rispetto a tale prassi la decisione adottata in materia di ricevibilità delle proposte emendative in occasione dell'esame in sede referente del provvedimento richiamato dal deputato Costa, trattandosi di un articolato modificato in più parti…Sto ripetendo, collega Costa, per lei...dall'altro ramo del Parlamento, e quindi di una fattispecie senz'altro diversa da quella in esame, rispetto alla quale non può in alcun modo costituire precedente.
Nel caso di specie, invece, la modifica apportata dal Senato si limita a sopprimere la lettera r) del comma 1 dell'articolo 1, relativa alla novella dell'articolo 323 del codice penale in materia di abuso d'ufficio; e in considerazione della natura puntuale e circoscritta di tale modifica, sono da ritenersi ricevibili solo emendamenti riferibili all'articolo 323, ovvero, secondo quanto già valutato in sede referente, l'articolo 314, incidente sulla connessa fattispecie del peculato.
Proposte emendative riferite invece ad altre parti del provvedimento, oltre a non presentare la richiamata consequenzialità diretta, oggettiva e immediata con la modifica introdotta dall'altro ramo del Parlamento, inciderebbero su norme sulle quali si è ormai consolidata una doppia deliberazione conforme delle due Camere.
ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI). Presidente, lei ha fatto, devo dire, una panoramica delle ragioni che hanno determinato la decisione di rendere non ricevibile una serie di emendamenti che abbiamo presentato. Io volevo semplicemente sintetizzare il punto, anche affinché i colleghi possano percepirlo.
È stata modificata, è vero, dal Senato una piccola parte del provvedimento: comportamenti, fatti che la Camera ha licenziato come rientranti nella norma penale dell'abuso d'ufficio, il Senato li fa rientrare, con una modifica, nella norma del peculato. Quindi è chiaro, è pacifico che viene modificato l'ambito del reato di peculato. Io cosa faccio, attraverso questi emendamenti che ho presentato? Modifico alcune norme che, oggetto di doppia conforme, recano al loro interno il reato di peculato, perché ovviamente, attraverso questa modifica, indirettamente quelle norme, sebbene approvate in doppia conforme, assumono un diverso significato. Ma, Presidente, non l'ho inventato io il concetto di doppia conforme sostanziale, che si differenzia dalla doppia conforme formale, dalla doppia conforme letterale: l'ha introdotto la Commissione giustizia, se non sbaglio nel 2012, in tema di intercettazioni. Si è detto: se una norma incide su altre parti del testo, che sono oggetto di doppia conforme, approvate nello stesso testo da Camera e Senato, quelle altre parti del testo assumono un connotato diverso, è come se a loro volta fossero modificate; quindi, la Camera, in terza lettura, può intervenire e modificarle: ho semplicemente applicato un precedente. Ora, io accetterei che mi si dicesse: abbiamo cambiato idea, non condividiamo quel precedente per svariati ordini di ragioni. Il sostenere che quel precedente è diverso dal caso di specie è assolutamente inaccettabile, per non dire di più, perché non conta se il testo al Senato è stato modificato in una, due o tre o più parti: conta se la parte non modificata dal Senato cambia i suoi connotati.
Vi faccio un esempio: noi abbiamo approvato - concludo, Presidente - alla Camera il Daspo per i corrotti, e in questo Daspo è ricompreso il reato di peculato. Certi soggetti non erano colpiti dal Daspo, perché il loro comportamento approvato dalla Camera rientrava nell'abuso d'ufficio non oggetto di Daspo. Il Senato ha preso questi fatti, e quindi i soggetti autori di questi fatti, e li ha spostati nel peculato: quindi, diventano queste persone colpite da Daspo. Non mi potete dire che non è cambiato il Daspo, e quindi io, in terza lettura, non posso modificare la norma, perché è chiaro che la norma assume dei connotati diversi.
Oggi si sancisce un principio: quello della immodificabilità delle parti non cambiate letteralmente dall'altra Camera. Siamo d'accordo su questo? Io non vorrei poi che un altro giorno che facesse comodo alla maggioranza, perché si è magari dimenticata di cambiare qualche cosa, si ritornasse indietro e si ritornasse alla doppia conforme sostanziale. Io lo dico semplicemente perché si tratta di rispettare le regole. Noi di forzature su questo provvedimento ne abbiamo viste troppe: l'allargamento del perimetro, il catapultare la prescrizione all'interno del testo, il rendere inammissibili emendamenti sulla ragionevole durata del processo quando voi stessi dicevate che era la ragionevole durata del processo l'oggetto della modifica normativa con la prescrizione. Io ci tengo che queste considerazioni vengano lasciate agli atti, costituiscano un precedente, e costituiscano un punto di riferimento per non fare prossimamente come si è fatto in questa occasione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano, sullo stesso argomento. Ne ha facoltà. Poi risponderò a tutti insieme.
EMANUELE FIANO (PD). Presidente, qualche ora fa ho già richiesto alla Presidente Spadoni di informare la Presidenza della Camera di una richiesta di convocazione della Giunta per il Regolamento, perché le questioni qui sollevate dall'onorevole Costa sono, secondo la nostra opinione, di effettiva gravità.
Noi stiamo utilizzando…Ovvero la Presidenza della Camera, che ha decretato l'ammissibilità o inammissibilità degli emendamenti in terza lettura, si sta comportando differentemente dalla prassi precedentemente consolidata. In questo differente comportamento di oggi vi è uno specifico restringimento della nostra possibilità di intervento su quanto ha modificato il Senato su questo provvedimento. Per questo io ho chiesto che ne deliberi la Giunta per il Regolamento: non so se la Presidente Spadoni ha avuto modo di informarne il Presidente Fico, e avrei piacere di conoscere la risposta del Presidente Fico.
La seconda questione, Presidente: io le chiederei una sospensione dei lavori, perché vorrei verificare i precedenti di cui ha parlato l'onorevole Costa.
Non è questione secondaria sapere quale sia il perimetro, in particolare quando si va a modificare un sistema come quello del codice penale, che ha una relazione non solo immediatamente nell'unico comma dell'articolo del codice che viene modificato, ma anche nelle sue ramificazioni e derivazioni. In questo io suggerisco a lei, che sono certo sarà sensibile, la verifica del precedente.
Aggiungo, e ho finito, Presidente: ricordiamoci che le questioni inerenti agli emendamenti che sono stati posti all'attenzione della Presidenza possono, come già nella prima lettura alla Camera, portare a richieste di voti segreti, dunque il restringimento della possibilità di emendare la materia così come modificata dal Senato, il restringimento del numero di emendamenti apportabili restringe la possibilità che su quel punto, che ha già visto un pronunciamento libero di quest'Aula al voto segreto, differente dall'indicazione dei gruppi, dei capigruppo, del Governo, significa un restringimento di quel pronunciamento libero del Parlamento.
Le mie richieste sono, quindi, due. Che su questo punto si pronunci la Giunta per il Regolamento.
E la seconda questione: le chiedo una sospensione dei lavori dell'Aula, perché noi vorremmo vedere stampati i precedenti riferiti a quanto ha appena ricordato il collega Costa. La ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di parlare, penso di poter rispondere, onorevole Costa, alle sue argomentazioni. Sono le argomentazioni che ha posto lei in discussione generale, legittimamente, a cui ho dato risposta e, quindi, non posso che ribadire le cose che ho detto in apertura del provvedimento. E sottolineo semplicemente questo, rispetto alla fattispecie, in particolare sul punto dei precedenti: si trattava di un altro provvedimento, una fattispecie diversa, un articolato modificato in più parti dall'altro ramo del Parlamento e, quindi, una situazione che non è paragonabile a questa. E io credo che di questo bisogna prendere atto. E, comunque, la consequenzialità diretta, oggettiva e immediata, a cui facevo riferimento nell'intervento in apertura dei lavori, è un principio che si è sempre applicato in questo Parlamento.
Con riferimento alla Giunta per il Regolamento, onorevole Fiano, trattasi di un organo consultivo del Presidente. Il Presidente ha deciso, le decisioni che io ho letto sono frutto delle decisioni del Presidente e, quindi, di conseguenza il Presidente non ha ritenuto necessario convocare la Giunta per il Regolamento.
Sulla sospensione naturalmente è una determinazione dell'Aula. Ove l'Aula decidesse di sospendere bisogna che sospenda con un voto, perché non ci sono precedenti di sospensione per la richiesta, legittima, della stampa dei precedenti.
Quindi, io soprassiederei, se non ci sono richieste formali di votazione. C'è una richiesta formale di sospensione della seduta, questo è assolutamente legittimo; se non ci sono richieste di intervento, la metterò in votazione. Non ci sono richieste di intervento e pertanto la pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, sulla richiesta di sospendere la seduta avanzata dal deputato Fiano.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 87 voti di differenza.
Nessuno chiedendo di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.
Prego relatrice, onorevole Businarolo.
FRANCESCA BUSINAROLO, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Grazie Presidente. Sull'emendamento 1.9 Vitiello parere contrario, sull'emendamento 1.14 Costa parere contrario, sull'emendamento 1.15 Costa parere contrario.
PRESIDENTE. Grazie. Il relatore di minoranza Onorevole Costa?
ENRICO COSTA, Relatore di minoranza. Pareri favorevoli.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Costa; sottosegretario, i pareri del Governo?
VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie Presidente, i pareri sono contrari su tutti e tre gli emendamenti.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Passiamo all'emendamento 1.9 Vitiello. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.
CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE-SI). Grazie Presidente, quanto tempo ho? Cinque minuti? Grazie, me li farò bastare. Onorevoli colleghi, chiariamo innanzitutto una cosa: l'emendamento sul quale è scivolata la maggioranza in prima lettura non era e non è un “salva ladri”, non è e non era votato all'impunità. Era un problema in punto di diritto che io ho cercato di risolvere convergendo su una giurisprudenza ormai quasi costante della Cassazione, che ritiene che quelle fattispecie appartengano al delitto di abuso d'ufficio.
In Commissione l'ho già fatto, lo rifaccio in quest'Aula a beneficio di chi ha reso dichiarazioni anche alla stampa, absit iniuria verbis prego tutti i colleghi almeno di leggere una pagina di qualsiasi manuale di diritto penale e qualche massima, non dico sentenza, della Cassazione, perché è nel 1990 che il legislatore ha tolto la distrazione dal peculato e da quel momento in poi ci sono stati giudici della Cassazione che una volta hanno detto che è peculato, in altre, in tante, in tantissime, hanno detto che è abuso d'ufficio.
Ora, per risolvere il problema occorreva, e il Parlamento se ne deve assumere la responsabilità, che qualcuno indicasse la dritta via. Ho provato a farlo con l'emendamento che è passato in prima lettura e adesso ci provo con un altro emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Vitiello, solo per dirle che lei ha tre minuti.
CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE-SI). Tre, mi avevano detto cinque, comunque sarò breve, me li farò bastare, Presidente, grazie. Adesso ci riprovo con un altro emendamento che è agli antipodi rispetto a quello presentato in prima lettura, perciò chiedo ai colleghi del Movimento 5 Stelle, che tanto ritengono che l'anticorruzione debba essere una bandiera del Movimento, di riflettere attentamente, perché con questo emendamento si riposiziona la distrazione all'interno del delitto di peculato, cioè si annulla la modifica legislativa, la riforma, la novella del 1990 e si introduce nuovamente la distrazione all'interno dell'articolo 314 del codice penale.
Ora, io ho chiesto il voto segreto anche per questo emendamento, così come è stato fatto in prima lettura per l'altro, perché ritengo che in mezzo a noi ci siano persone che abbiano equilibrio, ci siano persone che abbiano coscienza giuridica, ci siano deputati che vogliono davvero risolvere il problema e assumersi una responsabilità. Stavolta il voto segreto… l'altra volta non era per nessuno in particolare, perché quell'emendamento è stato ideato, voluto, in maniera autonoma senza far riferimento a nessun gruppo politico, stavolta invece questo emendamento è tutto per voi, è tutto per il Movimento 5 Stelle: ragionate, ragionate e poi votate. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Grazie onorevole, cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto tecnico scientifico Enrico Mattei di Vasto, che sono oggi venuti ad ascoltare i nostri lavori. Grazie ragazzi, benvenuti (Applausi).
E' stata avanzata la richiesta da parte del rappresentante del gruppo di Forza Italia, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, ultimo periodo, del Regolamento, di voto segreto sull'emendamento Vitiello 1.9. Tale richiesta può essere accolta in quanto la proposta emendativa, modificando la condotta rilevante ai fini del reato di peculato, incide nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2002 sull'articolo 25 della Costituzione.
Non vedo altre richieste di intervento.
Passiamo dunque ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Vitiello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.14 Costa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI). Presidente, ovviamente intervengo senza speranze di approvazione, ma perché questo emendamento e questa riflessione possano essere utili per il proseguo dei lavori della Commissione giustizia.
Tocchiamo il tema dell'abuso d'ufficio. Noi abbiamo una disciplina dell'abuso d'ufficio assolutamente generica. Abbiamo tantissimi amministratori che vengono indagati, magari condannati in primo grado, colpiti dalla tagliola della sospensione della “legge Severino”, poi non ci sono praticamente condanne definitive, perché, alla fine, la Corte di Cassazione riconosce l'insussistenza dei reati. Oggi l'abuso d'ufficio è diventata un'arma per le opposizioni, che non fanno più le interrogazioni, fanno gli esposti alla magistratura. Un'iscrizione nel registro degli indagati non si nega a nessuno, un titolo sui giornali non si nega a nessuno, l'amministratore viene infangato, viene scritto da tutte le parti che è indagato, e chiaramente ne perde di credibilità, ne perde di prestigio anche la sua carica. C'è un serio problema nella norma dell'abuso d'ufficio, perché si dice che sussiste l'abuso d'ufficio quando vi è violazione di leggi e di regolamenti, ma capirete bene che con il numero di leggi del nostro Paese (60-65 mila), ognuna che smentisce la precedente, leggi che non abrogano, leggi che si sostituiscono, si accavallano, ovviamente la violazione di legge può essere interpretabile e può essere una valutazione soggettiva.
Si aggiunga un altro passaggio, che la giurisprudenza considera violazione di legge la violazione dell'articolo 97 della Costituzione, cioè il principio di buon andamento della pubblica amministrazione, che ovviamente è un principio assolutamente vago, assolutamente generico. Che so? Un provvedimento che si considera antieconomico viene considerato in violazione dell'articolo 97 della Costituzione e genera l'abuso d'ufficio.
Capirete bene che non rientrerebbe, questo, nella ratio legis, ma è un'interpretazione della magistratura.
Cosa suggeriscono questi due emendamenti? Di inserire, oltre le parole “violazioni di legge”, il termine “specifiche”, per evitare che si applichi all'eccesso di potere e la violazione dell'articolo 97 della Costituzione; cerchiamo semplicemente di dettagliare meglio la norma dell'abuso d'ufficio. A me sarebbe sufficiente che ci fosse un cenno non dico di consenso, ma di attenzione da parte del Governo, da parte della maggioranza su questa riflessione.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 17,05)
ENRICO COSTA (FI). Non dimentichiamoci che la condanna in primo grado determina la sospensione per effetto della “legge Severino”, e quindi sarebbe utile, sarebbe importante che ci fosse una legge chiara, tassativa, precisa e puntuale. Ovviamente l'abbiamo inserita, essendo un reato contro la pubblica amministrazione, come un emendamento a questa legge, ma ci rendiamo conto che probabilmente un'attenzione al tema dell'abuso d'ufficio dovrebbe essere data con una rivisitazione complessiva, rivisitazione che sappiamo essere già stata fatta negli anni scorsi, ma che certamente attiene all'elemento soggettivo e non all'elemento oggettivo del reato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È stata avanzata richiesta da parte del rappresentante del gruppo Forza Italia, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, ultimo periodo, del Regolamento, la richiesta di voto segreto sull'emendamento Costa 1.14. Tale richiesta può essere accolta, in quanto la proposta emendativa, modificando la condotta rilevante ai fini del reato di abuso di ufficio, incide nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento, nella seduta del 7 marzo 2002, sull'articolo 25 della Costituzione.
Passiamo ai voti.
Avverto dunque che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Costa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.15 Costa, su cui vi è il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore in minoranza. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, anche su questo emendamento c'era la richiesta del mio gruppo di voto segreto, che però intendo ritirare, perché è giusto che ciascuno si prenda le proprie responsabilità di fronte all'Aula in maniera anche palese su questo testo.
Vede, Presidente, credo che vada fatta una riflessione più generale. Questo provvedimento è stato presentato come una specie di crociata contro la corruzione. Io non credo nelle crociate, credo nelle battaglie di bandiera, e credo che queste siano battaglie di bandiera, ben poco efficaci sul piano concreto, molto probabilmente sul piano mediatico, per dare qualcosa in pasto all'elettorato in questo caso di uno dei partiti che compongono la maggioranza di Governo.
Questo è l'ennesimo passo indietro, l'ennesima cessione di sovranità della politica rispetto al potere della magistratura, a un esercizio di poteri giudiziari discrezionali e credo che sia qualcosa rispetto alla quale ci si deve sempre porre un interrogativo. Vedete, l'assunto di base delle forze che sono in questo momento al Governo è che loro sono i buoni e gli altri sono i cattivi. Noi, se dovessimo affrontare una logica con la quale fosse giusto governare e legiferare, dovremmo sempre porci nelle condizioni di pensare che chi esercita il potere possa essere il peggiore dei cattivi e chi lo subisce il migliore dei buoni. Ecco, noi, in questo caso, pensiamo alla misura dell'agente provocatore, o del cosiddetto infiltrato, abbiamo perfino le perplessità della VI Commissione e del CSM, che dicono che dovremmo stabilire un confine molto chiaro per capire a chi risponde e a quale logica debba rispondere questa figura. Perché guardate che chi ha il potere di utilizzare una figura del genere contro l'avversario politico può far venire fuori un'inchiesta al giorno contro un partito o contro un determinato movimento politico, contro tutti i partiti e tutti i movimenti politici, perché di mele marce se ne annidano in tutti i partiti e in tutti i movimenti politici. Eppure, anche in questo caso, sull'onda della battaglia ideologica contro la corruzione, purtroppo, lo dico a malincuore, la politica sta cedendo un ulteriore pezzo di dignità e di sovranità e sta dando strumenti a una cosa altra dalla politica, altra dalla sovranità popolare, di poter intervenire a determinare regole e meccanismi, non solo di selezione della classe dirigente, ma anche della possibilità di abbattere obiettivi politici.
Io credo che sarebbe opportuno se in questo Parlamento ci fosse una volontà di riflettere seria, di fare un approfondimento vero su tante delle questioni che Forza Italia ha posto in campo su questo provvedimento, migliorative, correttive; invece, si è deciso che, no, si andava avanti come treni, che c'era, come dire, l'esigenza, il bisogno di portare a casa, non si capisce per quale ragione, come se il mondo finisse il 31 dicembre del 2018, questo provvedimento entro la fine dell'anno. Non si risolverà il problema della corruzione, ma si cederanno sovranità e diritto da parte della politica ad altri poteri, come se di questo ci fosse bisogno, come se non avessimo ancora imparato nulla da Tangentopoli in poi. Qualcuno ha scritto, nelle fotografie della propria propaganda, che questo è il primo provvedimento, da Tangentopoli, che si è fatto contro la corruzione. Guardate, non è così. Ogni Governo che c'è stato ha fatto e ha legittimato il “grande provvedimento contro la corruzione”. Non si è debellata la corruzione, ma si è distrutta la politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1189-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Avverto che l'ordine del giorno n. 9/1189-B/1 Plangger è stato ritirato dal presentatore.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere i pareri.
VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, è arrivato un ultimo ordine del giorno, ho bisogno di dieci minuti di sospensione per valutarli.
PRESIDENTE. Dieci minuti? Bene. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,25.
La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,35.
PRESIDENTE. Prego il Governo di esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno Plangger n. 9/1189-B/1 il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: devono essere tolte le premesse e l'impegno è: “a valutare l'opportunità di prevedere, per quanto di competenza, con un apposito intervento normativo un'apposita disciplina per l'attività dei collaboratori…
PRESIDENTE. Sottosegretario Ferraresi, sta leggendo l'ordine del giorno Plangger n. 9/1189-B/1? Questo ordine del giorno è stato ritirato. Andiamo all'ordine del giorno Zanettin n. 9/1189-B/2.
VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Sull'ordine del giorno Zanettin n. 9/1189-B/2 il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative normative volte a definire, in modo chiaro e definito, un sistema di regole e registri per i rappresentanti di interessi in relazione alle loro attività nei confronti di organi governativi e parlamentari”.
Ordine del giorno Luca De Carlo n. 9/1189-B/3, parere favorevole.
Sull'ordine del giorno Maschio n. 9/1189-B/4 il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: al terzo paragrafo delle premesse espungere le parole: “in misura pari o superiore a 5.000 euro annui”; poi, espungere il quarto paragrafo sempre delle premesse e nell'impegno, dopo le parole: “o comitati elettorali, ovvero che”, inserire le seguenti parole: “per tali finalità” ed eliminare le parole: “in misura pari o superiore ad euro 5.000 all'anno”.
Ordine del giorno Donzelli n. 9/1189-B/5, parere contrario.
Ordine del giorno Silvestroni n. 9/1189-B/6, parere favorevole.
PRESIDENTE. Ordine del giorno Zanettin n. 9/1189-B/2, parere favorevole con riformulazione. Chiedo all'onorevole Zanettin se accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1189-B/2.
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Accetto la riformulazione, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ordine del giorno Luca De Carlo n. 9/1189-B/3, parere favorevole.
Ordine del giorno Maschio n. 9/1189-B/4, parere favorevole con riformulazione. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.
Ordine del giorno Donzelli n. 9/1189-A/5, parere contrario. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Donzelli n. 9/1189-A/5.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. A me dispiace che ci sia un parere contrario su questo ordine del giorno perché in prima lettura qui alla Camera avevamo approvato un emendamento molto simile, analogo, che riguardava l'impossibilità per le cooperative sociali di andare a finanziare i partiti politici.
Ora, chiedevamo uno sforzo in più e con questo ordine del giorno, senza metterlo per ora nero su bianco in legge, chiedevano comunque l'impegno ad attivarsi per prevedere in futuri interventi normativi di ampliare questo divieto anche alle cooperative non sociali e anche, penso, alle cooperative alimentari, alla classica Coop, perché altrimenti il legame tra politica e cooperative si scinde parzialmente. Se si vuole rompere quel legame a volte morboso, a volte poco trasparente e a volte poco chiaro che ha spinto e ha bloccato per anni l'economia in molti territori, se si vuole interrompere davvero, possiamo ed è necessario fare un passo in più rispetto alle cooperative sociali.
È evidente che le cooperative sociali erano un abominio, erano un controsenso perché lo scopo delle cooperative sociali è, ovviamente, occuparsi dei soggetti svantaggiati e togliere i soldi ai soggetti svantaggiati per darli ai partiti era oggettivamente impensabile. Ma anche una cooperativa che comunque gode di benefici di legge rispetto a un'azienda normale deve avere lo scopo mutualistico. Allora, mi spiegate qual è lo scopo mutualistico di versare dei soldi a un partito, a meno che lo scopo mutualistico non si apra tra la cooperativa e il partito in cui una mano lava l'altra?
Ma siccome lo scopo delle cooperative non può essere questo ma deve essere quello di avere un'attività mirata ai propri soci, visto che le cooperative non possono nemmeno dividere utili tra i soci al di sopra di una certa soglia, a quel punto qual è lo scopo di finanziare i partiti politici se non quello di far passare dalle cooperative degli interessi poco trasparenti e poco chiari che ammorbano e hanno ammorbato molti dei nostri territori?
Quindi, non capisco perché il Governo di Lega e 5 Stelle abbia interesse a chiudere gli occhi e a non fare il passo ulteriore. Mi chiedo per quale motivo non si possa semplicemente dire che una cooperativa, se vuole fare attività, fa la propria attività cooperativa, fa la propria attività mutualistica, ma la Coop non si metta a finanziare la festa dell'Unità perché altrimenti, quando poi si costruisce la Coop, non ci dobbiamo stupire se la Coop ha delle agevolazioni sui piani edilizi rispetto alla Esselunga o rispetto ad altri interventi.
Quindi, è evidente che portare trasparenza da questo punto di vista è un servizio ai nostri territori e alla politica contro la corruzione, perché altrimenti la corruzione si disegna solo con la bustarella ma, purtroppo, la corruzione oggi è anche liquida ed è anche quella degli aiuti tra partiti politici e tra la sinistra e il mondo collaterale delle cooperative. Dunque, non capiamo perché questa maggioranza, da questo punto di vista, voglia fare un passo indietro. Eravamo molto soddisfatti del passo importante fatto in legge sulle cooperative sociali ma non capiamo perché non avete il coraggio di andare fino in fondo. Vorrei più coraggio da questa maggioranza per poter interrompere veramente ciò che la sinistra ha distrutto negli anni in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Donzelli n. 9/1189-B/5, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Ordine del giorno Silvestroni n. 9/1189-B/6, parere favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1189-B)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Grazie, Presidente. Il dibattito che si è sviluppato anche le scorse giornate su questo tema ha evidenziato un carattere giacobino di questo provvedimento, che noi evidentemente non possiamo condividere. Il Ministro Bonafede si è dimostrato refrattario a qualsiasi considerazione, perché questa cultura è figlia di un atteggiamento illiberale, che assume, purtroppo, come caposaldo della propria attività politica la presunzione di colpevolezza. Qui si parte da un atteggiamento negativo per cui chiunque è comunque presuntivamente colpevole e si trova costretto a dimostrare la propria estraneità ai fatti. Questo vale per la classe politica e vale per gli imprenditori, che vengono visti come evasori totali, come persone che tendono solamente al profitto e non alla possibilità di creare posti di lavoro e ricchezza.
Questo substrato politico, purtroppo, dobbiamo dirlo, signor Presidente, signor Ministro, sono figli di un atteggiamento che una certa sinistra, dal PCI al PDS in poi, ha alimentato nella nostra cultura politica italiana; un clima di sospetto, un clima che ha usato come un manganello la giurisprudenza e la giustizia come lotta politica, un clima che ha portato alla sfiducia nei confronti della politica, a un atteggiamento negativo da parte dei cittadini, a persone di grande qualità che hanno dovuto estraniarsi dalla lotta politica, dall'impegno amministrativo. Sarebbe forse il caso che, rispetto a questo, una certa sinistra, che ha partorito questo concetto dell'utilizzo politico, facesse autocritica.
Ne abbiamo sentito poche, ma non è mai troppo tardi. Noi giudichiamo molto negativamente questo provvedimento, abbiamo già avuto modo di dirlo; lo giudichiamo come un provvedimento che è uno sfregio per quest'Aula parlamentare, un provvedimento che non possiamo votare. Noi non parteciperemo al voto, ma, siccome il Ministro Bonafede ha poco tempo per documentarsi, per studiare, Ministro, mi permetto di fare un omaggio a nome del gruppo Noi con l'Italia-USEI e omaggiarla di un film che lei potrebbe vedere con un grande Tognazzi e un grande Gassman, In nome del popolo italiano, dove potrebbe trovare il tempo di avere un atteggiamento rispetto ai temi dalla giustizia più figlio di una cultura democratica e liberale, quale merita questo Paese. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitiello. Ne ha facoltà. Per favore, un po' di silenzio.
CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE-SI). Grazie, Presidente. Il fine, Presidente, non giustifica i mezzi; il fine, pur nobile e condivisibile, di una normativa votata all'anticorruzione non giustifica gli strumenti che la maggioranza ha ritenuto di utilizzare per perseguirlo.
Ministro, è una pagina nera per tutti i giuristi, lei ha avuto il merito di mettere tutti d'accordo. Accademia, magistratura, avvocatura: tutti ritengono questo provvedimento uno dei peggiori della storia repubblicana. È una pagina nera, aggiungo io, per il diritto e la procedura penale, perché ci sono norme votate al diritto penale della delazione e al diritto penale della vendetta che contraddicono sicuramente l'articolo 27, secondo e terzo comma, della Costituzione. Ancora, ci sono norme votate all'allungamento indiscriminato dei processi penali, con una chiara violazione dell'articolo 111 della Costituzione. E non finisce qui, norme votate all'inutilità, perché, come la normativa sull'agente sotto copertura, ancora non si comprende in che modo possa essere utilizzata nella pubblica amministrazione.
Probabilmente l'unica norma utile, e lo dico con un pizzico di autoreferenzialità, è proprio quella che metteva fine alla discussione fra peculato e abuso d'ufficio; e mi meraviglia che il Governo non se ne sia fatto portavoce, proprio perché, Ministro Bonafede, traggo spunto dalle pagine del trattato del professor Palazzo, che lei conosce bene, Ministro, e che, manco a farlo apposta, dice le cose che ho ripetuto in prima e in terza lettura, qui, su quell'emendamento. Però sono state da lei d'emblée messe da parte. Ha fatto riferimento al GRECO, però le chiedo, Ministro, ma lei dov'era quando Piccirillo, che è il rappresentante del GRECO in Italia, è venuto ad esporre le criticità di questo provvedimento e non è stato fatto nulla per migliorarlo? Lei dov'era quando è venuto Cantone a dirci in Commissione che questo provvedimento faceva acqua da più parti e niente è stato fatto?
Infine, per replicare a quanto detto dal sottosegretario, si vuole utilizzare la paura come prevenzione: è questo il problema, è proprio questo il problema, sottosegretario Ferraresi, che non si può utilizzare la paura come prevenzione, ma bisogna tornare a un modello, a un ideale, all'esempio che la politica deve dare; e non si fa attraverso la paura, certamente. Le ripeto, ribadisco, Presidente, il fine non giustifica i mezzi. Noi ci asterremo da questo voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Conte. Ne ha facoltà.
FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, prendo la parola per poche battute. Questa legge è stata valutata, discussa, commentata; ci siamo già espressi nella prima tornata, nella prima lettura. Torna qui alla Camera perché al Senato si è dovuto recuperare l'incidente di percorso che ha caratterizzato la prima votazione, quella dell'emendamento Vitiello, come è stato definito. Torna in un tempo molto rapido perché si realizza quello che era l'obiettivo della maggioranza che sostiene il Governo: pareggiare con questo provvedimento di legge il decreto sicurezza, soprattutto sul piano della comunicazione politica, di modo che ciascuno dei player della maggioranza possa esibire all'elettorato il risultato conseguito. La legge “portata a casa”, questa è l'espressione che ho sentito pronunciare oggi in quest'Aula, quasi che una legge fosse un trofeo personale, familiare o di club da portare a casa, e non uno strumento per regolare la vita sociale, civile e politica della comunità.
Questa è un'espressione significativa dal mio punto di vista, perché rappresenta anche la sensibilità di questo legislatore rispetto alla funzione assolta dal Parlamento, alla funzione legislativa in generale, come se si dovesse realizzare uno score, un punteggio di risultati utili da spendere sul tabellone di Facebook o di Twitter. Questa norma avrebbe dovuto consentire un miglioramento della lotta alla corruzione, un obiettivo perseguito da molti legislatori, quasi tutti, quasi sempre sul crinale dell'aggravamento delle pene e dell'aggravamento delle misure di prevenzione, quasi mai sul piano culturale di una valutazione complessiva del nostro ordinamento giuridico, del nostro apparato statuale, della nostra burocrazia, della nostra pubblica amministrazione, di quel sistema intermedio tra la legge e la sua applicazione dove si determinano le distorsioni che favoriscono la corruzione.
No, anche questa volta il legislatore, in maniera superficiale e sciatta - mi si consenta questa espressione particolarmente severa, ma non arrogante - ha voluto bruciare i tempi, ha aggravato sanzioni, ha innalzato delle pene, ha mortificato e distorto strumenti penalistici sostanziali e processual-penali; lo ha fatto in un tempo rapido, Presidente, un tempo non tanto rapido da impedire che gli anticorpi, che pure esistono, ringraziando Iddio, nel nostro sistema, iniziassero a muoversi, a manifestare le proprie difficoltà, la propria indisponibilità a subire questa pressione, questa mortificazione, questa prepotenza legislativa.
E lo ha fatto l'organismo più legittimato a farlo proprio dal punto di vista della maggioranza, lo ha fatto il Consiglio superiore della magistratura, che, in un parere del 18 dicembre approvato all'unanimità della sesta Commissione, relatori il consigliere Braggion e il consigliere Ciambellini, due punti di riferimento della magistratura italiana, in un articolato e dovizioso scritto di oltre 40 pagine letteralmente demolisce questa legge dal punto di vista del merito e della tecnica legislativa, dicendo, a proposito della prescrizione, quello che tutte le opposizioni in quest'Aula hanno segnalato, individuando nella sospensione - irritualmente chiamata così, perché si tratterebbe di una sospensione definitiva, e quindi non tale dal punto di vista quanto meno etimologico - della prescrizione al primo grado uno strumento di aggravamento della macchina giudiziaria, di rallentamento della celebrazione dei processi e di scarsa efficacia risolutiva dei problemi, atteso che dalle statistiche utilizzate anche per la redazione di questo parere appare pacifico che il 75 per cento delle prescrizioni matura prima della sentenza di primo grado e che la sospensione della stessa, quindi, incide su un quarto delle cause di prescrizione che vengono censite.
E ciò al costo del processo eterno, cioè della condanna che il cittadino, che noi continuiamo a presumere non colpevole, così come hanno voluto i nostri padri costituenti, deve scontare stando a disposizione della giustizia, dell'apparato giudiziario, dell'ordinamento giudiziario, che è pubblica amministrazione essa stessa e quindi subordinato a un apparato burocratico, senza che questo abbia una giustificazione in termini di esigenze specifiche di garanzia dell'accertamento della responsabilità e di effettività della pena, laddove l'effettività della pena evidentemente è in sillogismo non con la durata del processo, ma con l'effettività della sua definizione.
Ebbene, gli anticorpi stanno producendo i primi risultati, lo fa la magistratura italiana, a riprova che questo Governo non interpreta un'esigenza autentica di funzionamento della giustizia, ma interpreta un'esigenza sociale di recriminazione, di rabbia, di disappunto, di insofferenza che riguarda il momento storico, politico e, probabilmente, il momento economico, che si manifesta in maniera disordinata, in maniera non distinguibile, in maniera informe, come sempre è il sentimento che viene dalla moltitudine, dai cittadini, da quello che definiamo popolo e che una classe dirigente, che un legislatore con un Governo qualificato dovrebbe interpretare e guidare verso soluzioni razionali che servano a risolvere i problemi e non ad assecondare la rabbia e ad aggravare i problemi che la generano, perché così si innesca un meccanismo, un circuito vizioso che tornerà in faccia a chi lo ha alimentato e chi lo ha aggravato. Questo sia chiaro.
Questo meccanismo tornerà a danno di chi lo sta fomentando e a vantaggio di chi lo fa per cultura, per formazione, come avviene spesso alle forze politiche di destra, che si presentano, quando si affermano, Presidente, come forze sociali, che badano al sociale. Nella storia non c'è una forza di destra che non si è proposta al popolo come amica del popolo, che non si è proposta al popolo come amica dei deboli, dei sofferenti, di quelli più bisognosi. Dopo che questo passa dal popolo, che il popolo si affida a quella forza che ha fomentato la rabbia, il disagio e il bisogno, si innesca il meccanismo diverso: quello della decisione diretta, quello autoritario, così si chiama.
Questa legge va in quella direzione, mette a disposizione di una parte dell'apparato statale strumenti capaci di comprimere lo spazio di democrazia e di libertà di un'altra parte dell'apparato statale, della società italiana, che è la politica, che, in un momento diverso da questo, Presidente, in un momento che non possiamo escludere perché siamo stati eletti per pensare al futuro e non al presente, potrebbe tornare molto disutile anche a chi ha voluto, ha accompagnato o non si è opposto a questo provvedimento. E quindi col conforto della parte dell'ordinamento giudiziario, che si immagina di proteggere ogni volta che si parla di giustizia, di assecondare, perché tutela i cittadini e garantisce che la legge è uguale per tutti, come c'è scritto nei nostri tribunali, se viene da loro questa segnalazione, se viene in tempo perché quest'Aula torni sui suoi passi, cosa che non avverrà perché vuole andare spedita al 31 dicembre con lo scalpo della giustizia in mano, dopo che Salvini ha brandito quello della sicurezza, se questi anticorpi iniziano a funzionare, abbiamo ancora una speranza e la speranza è affidata ancora una volta a quei famosi corpi intermedi del sistema, quelle organizzazioni, quegli enti, quegli apparati, quei contrappesi, che una certa impostazione della democrazia non rappresentativa vorrebbe eliminare. Dobbiamo - e lo dico con amarezza - confidare in questi meccanismi di difesa, in questi anticorpi, fin quando qualcuno in questa maggioranza, Presidente, e mi rivolgo a lei con la stima e l'apprezzamento di sempre, non inizierà a pensare che è il tempo di ripensare quello che sta avvenendo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Io intervengo per l'ennesima volta su questo provvedimento. Questo provvedimento torna all'attenzione di questa Camera dopo modifiche non sostanziali, ma formali, che consentono alla maggioranza di non essere più separati in casa dopo quel voto segreto su questo provvedimento. L'anticorruzione o “spazza corrotti” torna alla Camera dove una platea unanime fuori da quest'Aula ci dice che questo provvedimento, così com'è, non va bene, probabilmente non sarà mai nemmeno applicato per le tante storture che contiene.
Però, questa maggioranza - e lo diceva prima una parlamentare Cinquestelle - ha la necessità di portarlo a casa. Il termine “portiamolo a casa” è l'emblema dell'atteggiamento di questa maggioranza rispetto ai temi in materia di giustizia, perché questa maggioranza ha bisogno di portare a casa qualcosa prima delle europee, questa maggioranza ha bisogno di portare a casa qualcosa per dire ai propri elettori: beh, noi qualcosa abbiamo fatto in questi pochi mesi.
E comprendo io l'imbarazzo della Lega, che fino alla discussione generale di questa mattina ha cercato di giustificare il suo “sì” a questo provvedimento, lo comprendo, perché vede, Presidente, noi oggi dibattiamo della più clamorosa ipocrisia, che è quella sulla prescrizione. Dopo che il Ministro Bongiorno l'ha definita una bomba atomica sul processo penale, questa maggioranza ha trovato una soluzione di comodo, come si fa in tutti i compromessi. La soluzione di comodo è differire l'entrata in vigore al 1° gennaio 2020, quindi, in realtà, se anche dovessimo oggi approvare questa norma, voi a casa non porterete nulla, questo è bene che gli elettori lo sappiano, questo è bene che si sappia fuori da quest'Aula, voi a casa non porterete nulla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E io dubito, francamente, che un Governo che riesce a litigare su tutto possa in pochi mesi che ci separano dal 1° gennaio 2020 fare la riforma del processo penale, riforma che, naturalmente, come tutte quelle pensate dal Ministro Bonafede, si preannuncia come epocale. Noi ancora non la conosciamo, ma certamente sappiamo che sarà epocale.
Noi sappiamo che questa riforma del processo penale non sarà fatta con la collaborazione dei magistrati, non sarà fatta con la collaborazione degli avvocati; del resto, se questo Governo lascia il sottosegretario Castelli a occuparsi di economia e il Ministro Toninelli ad occuparsi di infrastrutture, francamente non vedo perché magistrati e avvocati dovrebbero occuparsi del processo penale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mi sembra una conseguenza assolutamente logica rispetto al vostro modus operandi.
Però, vedete, voi state facendo propaganda sulla pelle delle persone, voi state facendo propaganda sui tanti Enzo Tortora che affollano le Aule dei nostri tribunali, voi state facendo propaganda perché così hanno detto i parlamentari del MoVimento 5 Stelle, ospiti nelle trasmissioni in questi giorni: “perché ce lo chiede l'Europa”. L'Europa dice che la prescrizione così com'è in Italia non va bene. Bene, allora io vi dico che l'Europa dice anche che in Italia i processi durano troppo, l'Europa dice anche che l'Italia non può tenere a lavorare i magistrati onorari così come fa, l'Europa dice anche altro, e siccome con il “ce lo chiede l'Europa” vengono giustificate le peggiori nefandezze sulla pelle del popolo italiano, voi non state venendo meno a questa prassi, però francamente io mi sarei aspettata, anche con la manovra, con la finanziaria, un intervento incisivo per dimostrare che, per questa maggioranza, la giustizia non è solo propaganda, non è solo spot. Però questi interventi non ci sono. Il tavolo tecnico per la stabilizzazione dei magistrati onorari si è arenato, perché forse la dignità, tanto sbandierata con il decreto, vale per altri lavoratori ma non vale per loro. I provvedimenti per accelerare i tempi dei processi in Italia si sono arenati e allora cosa vuole fare questa maggioranza in materia di giustizia? Certamente ha bisogno di propaganda e questo provvedimento ha il merito di aver messo d'accordo tutti, è stato ricordato prima, i tecnici, l'accademia e gran parte della politica. Probabilmente arriverà una censura di costituzionalità, nonostante la pervicacia con cui questa maggioranza ha continuato a respingere le pregiudiziali.
E allora vien da chiedersi se veramente dietro questo slogan bellissimo dell'anticorruzione, dello “spazza corrotti”… e lo dico in via incidentale perché sia chiaro a tutti: Fratelli d'Italia è l'unico partito che su questo tema non accetta lezioni da nessuno; come è stato ricordato anche in precedenza, noi siamo gli eredi dell'unico partito che passò indenne dall'epopea Mani pulite (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), la fiamma tricolore che sta nel nostro simbolo è l'unico simbolo che non teme censure sotto questo profilo, quindi non abbiamo paura di confrontarci tu temi rispetto ai quali il MoVimento 5 Stelle non è nelle condizioni di dare lezione.
Lo dimostra il fatto che i vostri sindaci, quando si cimentano nell'amministrazione, immediatamente suscitano l'attenzione delle procure. Io parlo da siciliana e chi segue le cronache sa a cosa a cosa mi riferisco. Ecco, allora io credo che sulla giustizia ci vorrebbero res e non verba e noi francamente qui abbiamo visto solo parole; noi ci aspettiamo quantomeno dalla Lega, che in Commissione e in Aula tante perplessità ha sollevato su questo provvedimento, che depositi un progetto di legge speculare a questo perché se al 31 dicembre 2019 la tanto sbandierata riforma del processo penale non ci sarà, noi che faremo? Aboliremmo la prescrizione? Non lo so, staremo a vedere.
E poi c'è un altro tema che questo provvedimento tratta, ed è quello della trasparenza, al Capo II. Allora, io voglio concludere, Presidente, con una considerazione. Se le norme di questo provvedimento sia applicassero ai partiti e alle fondazioni e non all'associazione Rousseau, al movimento della Casaleggio, noi saremmo in presenza del più grande e conclamato conflitto di interessi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E questo non possiamo fare finta che non esista, perché questo provvedimento si occupa di associazioni e fondazioni controllate dai partiti, ma non si occupa di quelle che controllano i partiti e qui in Parlamento il partito con il maggior numero di rappresentanti ha componenti delle due Camere, dei due gruppi parlamentari che hanno assunto un impegno, un contratto, la recente vicenda del collega Dall'Osso (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente) ce lo ricorda, voi contribuite mensilmente agli interessi dell'Associazione Rousseau. E io l'ho detto in prima lettura, ciascuno di noi ha la libertà di contribuire alla buona battaglia del partito in cui crede, ma voi contribuite agli interessi di un privato che ha come unico scopo il lucro, non altro.
E, allora, io credo che tutte queste cose si debba avere la franchezza di dirle, e dirle anche chiaramente. Io mi auguro che questo provvedimento non trovi mai applicazione perché, e lo hanno detto i tanti avvocati penalisti che in questi giorni e nelle scorse settimane hanno scelto la via dell'astensione, lo hanno detto anche i magistrati, seppur con notevole ritardo, lo hanno detto tante associazioni che si spendono quotidianamente per il funzionamento del sistema giustizia, questo provvedimento provocherà dei danni incredibili. La tanto paventata e sbandierata lotta alla corruzione in realtà resterà soltanto uno slogan valido fino alle prossime elezioni europee. Io mi domando fino a quando questa maggioranza dovrà continuare, con la materia della giustizia, che è una materia delicata perché tocca la vita di ciascun cittadino, a scherzare sulla pelle degli italiani. Io mi domando fino a quando si troverà il coraggio di fare dei provvedimenti con gli operatori del settore, con chi realmente vive le aule di tribunale e chi ancora continua a dire che la prescrizione è un éscamotage in possesso degli avvocati per fare assolvere i propri clienti. Io mi domando quando la maggioranza troverà il coraggio di fare ciò per cui ciascun elettore che ha votato i partiti che la compongono l'hanno eletta, e non per rispondere ai sondaggi e non per altro.
E, allora, Presidente io concludo questo mio intervento ribadendo che, nonostante il doppio passaggio, nonostante noi discutiamo di questo provvedimento in seconda lettura, questa maggioranza non ha agito per superare le tante criticità che noi abbiamo sollevato sia in Commissione sia in Aula nel corso dei lavori e, quindi, per questo motivo non avrà il voto di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Oggi è in approvazione una legge che, per definizione di un Ministro della Lega, rappresenta una bomba atomica sul processo penale. Una bomba atomica sganciata da questa maggioranza su principi di civiltà giuridica, su norme costituzionali, su tanti cittadini che vogliono processi rapidi per ottenere giustizia, per ottenere risarcimenti per potersi difendere. Una bomba atomica che farà piazza pulita delle garanzie processuali e dei diritti e che lascerà intatti soltanto i titoli dei giornali, che diventeranno le vere sentenze, che trasformerà in sentenze le conferenze stampa dei magistrati che, senza contraddittorio, illustreranno le loro indagini di fronte alle quali la difesa sarà incerta nell'an e nel quando.
Una bomba atomica che cancellerà ogni differenza tra magistrati solerti e magistrati scansafatiche perché tutti saranno perdonati per i ritardi, non ci sarà più fretta di celebrare i processi, di fissare le udienze, di pronunciare le sentenze; non ci sarà più fretta di rendere giustizia e, soprattutto, di chiedere scusa a quelle mille persone che ogni anno vengono arrestate ingiustamente e vengono risarcite dallo Stato. Non ci sarà più fretta di punire i magistrati che per negligenza hanno arrestato ingiustamente cittadini innocenti, sconvolgendone le famiglie, le attività, la credibilità, l'immagine. Una bomba atomica sulle impugnazioni per stessa ammissione del Ministro, il vero obiettivo della norma, dimenticando che il 46 per cento degli appelli riforma le sentenze di primo grado. Una bomba atomica che voleva colpire la gran parte delle prescrizioni ma ha sbagliato mira, visto che il 65 per cento delle prescrizioni matura nelle indagini preliminari e questa legge sospende la prescrizione dopo il primo grado, anche per le sentenze di assoluzione.
Una bomba atomica su tutto questo, ma non sull'obiettivo dichiarato dalla legge: i corrotti e i corruttori. Per colpire la corruzione, caro Ministro, avreste dovuto sganciare la vostra bomba atomica sulle 400 leggi che avete promesso e non mantenuto di abolire, sulla burocrazia nelle cui maglie si annidano il malaffare e la corruzione, perché dove c'è burocrazia il cittadino è suddito perché non è in grado di orientarsi, di comprendere, di esercitare il suo controllo sugli atti pubblici. E' così che il pubblico ufficiale diventa dominus e si crea una disparità di posizioni senza alcun controllo. Dove c'è burocrazia ci sono iter tortuosi, oscuri, confusi; dove c'è burocrazia il più forte calpesta il più debole.
Ma è molto più comodo allungare la prescrizione, inventarsi l'agente provocatore, agitare le manette: è più facile e forse più redditizio politicamente. I vostri tweet saranno più semplici e lineari, ma la vostra “spazza corrotti” non spazzerà nessun corrotto, sarà buona solo per i titoli dei giornali.
Ministro Bonafede, per colpire la burocrazia occorre dedicare tempo, impegno e, soprattutto, essere dei liberali. Una concezione liberale del diritto e dei diritti, uno Stato che non agita le manette, ma cancella le condizioni perché il malaffare si generi, isola i criminali ma non sopprime le garanzie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Per sganciare la vostra la bomba atomica avete forzato e scardinato le regole parlamentari, avete sgomitato, avete calpestato il diritto costituzionale, avete annullato i diritti delle opposizioni: aspetti che sono stati sollevati ed evidenziati in questo dibattito. Non dimentichiamo che la prescrizione è entrata in un secondo tempo in un testo che trattava tutt'altro argomento. Prima forzatura: abbiamo cercato di correggere il testo con degli emendamenti e ci sono stati dichiarati in gran parte inammissibili. Seconda forzatura: abbiamo cercato di intervenire oggi con ulteriori proposte emendative che toccavano aspetti di testo conseguenza della modifica del Senato e sono stati dichiarati irricevibili. Terza forzatura: noi siamo convinti che ci debbano essere dei soggetti all'interno del Parlamento che fungano da garanti del rispetto delle regole parlamentari e, mi dispiace dirlo, probabilmente per disattenzione, non certo per incompetenza perché la competenza c'è da parte di tutti - dico “disattenzione” per usare un eufemismo - oggi sono stati calpestati i diritti delle opposizioni.
Noi abbiamo fatto il possibile per mettervi in guardia, per disinnescare la vostra bomba atomica, ma avete tirato diritto. Lei sorride, Ministro Bonafede: ci sarà ben poco da sorridere quando capirete che la bomba atomica ve la siete tirata sui piedi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ve la siete tirata sui piedi!
E se la sono tirata sui piedi quei complici silenti dell'omicidio del processo penale che nel primo esame di questo provvedimento nell'Aula parlamentare, hanno parlato, a fronte di gruppi che hanno parlato per un'ora, per 8 otto minuti; 8 minuti! Quindi, è chiaro che non c'è stato neanche il contraddittorio; c'è stata una posizione preconcetta, pregiudiziale su una serie di temi; c'è stato uno scivolone della maggioranza su un argomento a scrutinio segreto, ma non avete neanche cercato di migliorare il testo, perché è ovvio che il tema, che è stato sottoposto con lo scrutinio segreto, era indice di un'insoddisfazione su questo provvedimento.
L'Aula era contraria a molti passaggi, avete dovuto costringere il Presidente del Consiglio, i due vicepremier a venire precipitosamente in quest'Aula per cercare di dare un'idea di compattezza e avete ottenuto esattamente l'effetto contrario; avete dato un'immagine plastica di quello che non era. Resta l'immagine del Ministro della Lega che giudica una bomba atomica questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), una bomba atomica che non è stata disinnescata. Avevate detto che ci sarebbe stata una clausola di collegamento tra questo provvedimento sulla prescrizione e la riforma del processo penale; abbiamo presentato gli emendamenti e ce li avete respinti; avete usato la clausola di collegamento solo per i titoli dei giornali, solo per dare un'immagine di compattezza, solo per cercare di portare avanti questo provvedimento in una maggioranza divisa e frantumata. Oggi il Movimento 5 Stelle porta a casa, come ho sentito dire da parte di qualcuno, un provvedimento in cui credeva e che ha sempre sbandierato.
Questo provvedimento è frutto di una serie di emendamenti, già presentati nella scorsa legislatura; non è lo stesso per i vostri soci di maggioranza della Lega, che dicevano, sostenevano, pensavano esattamente l'opposto di quello che hanno votato oggi; pensavano prima e pensano oggi che si tratti di una bomba atomica. Bene, questo provvedimento sarà oggetto di pronunce della Corte costituzionale, sarà certamente oggetto, io penso, anche di disapplicazione di alcune norme palesemente incostituzionali, sarà certamente oggetto di decapitazioni normative e sarà soprattutto oggetto di pentimento da parte di alcuni della maggioranza, che oggi votano magari per onorare il contratto di governo, ma capiscono che veramente la bomba atomica se la stanno buttando sui piedi.
Il gruppo di Forza Italia non vuole essere complice dell'omicidio del processo penale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); il gruppo di Forza Italia non parteciperà al voto finale, avete soffocato i diritti delle minoranze, avete cancellato la possibilità di emendare e di esprimerci nel merito, non mi riferisco a lei, signor Ministro, perché non è compito del Governo quello di ammettere gli emendamenti; avete piegato questo provvedimento ai vostri obiettivi, cercando di snaturarlo, anzi ottenendo l'obiettivo di esautorarlo; ebbene, si commette l'omicidio del processo penale.
Noi non siamo complici, non vogliamo essere complici e non vogliamo neanche fare da palo a quella che è la vostra azione, dal punto di vista politico, assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni - I deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente escono dall'Aula).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ferri. Ne ha facoltà.
COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie Presidente, devo dire che provo un certo imbarazzo a illustrare le posizioni che portano a votare contro questo provvedimento perché tante sono le contraddizioni del ministro Bonafede e di questo Governo su questo tema sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista di merito. Inizierei con una contraddizione che voglio segnalare, tramite lei, Presidente, all'Aula a proposito del metodo con cui il Governo ha portato nelle Aule parlamentari questo provvedimento e inizio, parlando della fiducia.
Io mi sono andato a rileggere le dichiarazioni dell'allora onorevole Bonafede il 13 giugno 2017. Il Governo Gentiloni metteva la fiducia sulla riforma penale e, intervenendo in Aula, l'onorevole Bonafede diceva: perché il Governo pone la fiducia su questa legge? Perché, come al solito, hanno paura del voto segreto? Hanno paura dei franchi tiratori e hanno paura di mettere la faccia su una legge del genere e, quindi, chiudono il dibattito parlamentare e vanno direttamente al voto. Questo era il pensiero dell'onorevole Bonafede su una riforma importante come quella del processo penale, dove noi ci abbiamo messo la faccia e ci crediamo per il funzionamento della giustizia. Pochi giorni fa, il 13 dicembre del 2018, il Ministro Bonafede - questo è il cambiamento: da onorevole a Ministro - cambia anche il suo pensiero. La coerenza voleva che tenesse quella posizione anche sulla fiducia e, invece, con queste parole ha accompagnato la fiducia al Senato: “La fiducia è l'istituto con cui un Governo dà importanza ad un provvedimento, stabilendo che quel provvedimento è fondamentale per l'azione del Governo e deve essere approvato perché il Governo continui nella sua azione. Ritengo giusto che il Governo, come è suo diritto fare, ponga la fiducia”. Questa è la coerenza. L'ho voluto ricordare per far capire, signor Presidente, anche a chi ci ascolta, quanto sia difficile fare opposizione quando la realtà venga travisata e quando non si dica realmente quello che si pensa. Ecco la questione di metodo su un tema come quello della fiducia, dove si cambia completamente versione.
E, ancora, quando il Ministro Bonafede, alcuni giorni fa, raccogliendo, sì, qualche segnale positivo, perché noi, con onestà intellettuale, riconosciamo quando qualcuno dice qualcosa di positivo, il rapporto Greco valuta positivamente in prospettiva questa riforma, riferendosi ad alcuni vuoti del terzo ciclo. Ebbene, le riforme dei Governi Renzi e Gentiloni, rispetto al rapporto Greco, la Commissione Greco si è espressa così, ha ritirato una raccomandazione, quindi in questo caso di fronte a questa riforma dà dei segnali positivi dicendo: “colma dei vuoti nel terzo ciclo”; quando abbiamo fatto noi le riforme il rapporto Greco di cui il Ministro tanto si vanta, ha portato l'Europa a ritirare una raccomandazione e, quindi, è stato formulato un atto che è stato approvato e, quindi, un rapporto approvato il 7 dicembre 2018 con cui si è chiuso il quarto ciclo e si è ritirata la raccomandazione, è dovuto alle riforme che sono state fatte. Ho introdotto questi temi per far capire come un Governo responsabile, con questa riforma oggi non “spazzi” i corrotti, come ci vuol far credere, ma in realtà stravolge tutte le riforme e i principi che stanno nel nostro ordinamento, creando anche dei mostri giuridici e non risolvendo, invece, il vero tema della prescrizione che riguarda, come hanno ci hanno detto gli auditi, l'organizzazione, riguarda una seria depenalizzazione e tutto un sistema che oggi non viene toccato.
Quindi, su questi temi noi vogliamo batterci e vogliamo ricordare anche… perché io ricordo gli interventi in prima lettura in quest'Aula quando si faceva credere all'Italia, al Paese che con questa legge chi sbaglia paga (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non è vero (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Forse con le nostre leggi chi sbaglia paga, con questa legge non si risolve niente e si creano delle questioni giuridiche, che arriveranno fino in Cassazione, che toccano dei principi basilari del codice. E, allora, ricordiamo agli italiani che grazie alle nostre leggi, grazie agli aumenti di pena sui reati di corruzione e alcuni reati contro la pubblica amministrazione - penso all'articolo 319 del codice penale, la corruzione a seguito di atti contrari ai doveri d'ufficio - vengono punite oggi, si prescrivono in quasi vent'anni.
E, allora, va detto, perché se un sistema come quello italiano non riesce a garantire una risposta in vent'anni, vuol dire che qualcosa non va. Ricordiamo questi tempi.
Allora, dire oggi “chi sbaglia paga e i corrotti in galera”, non è vero che ciò si avrà con questa legge. Guardiamo, poi, anche al sistema attuale e a quello che è stato fatto. Non solo, ma quando noi abbiamo riformato la prescrizione in prima lettura, introducendo la sospensione di diciotto mesi tra la sentenza di primo grado e la lettura del dispositivo in secondo grado, e diciotto mesi tra il secondo grado e la lettura del dispositivo in Cassazione, recuperando quindi tre anni che si aggiungono ai tempi prescrizionali ordinari, il MoVimento 5 Stelle si è astenuto, e mi insegnate che l'astensione non è certamente un voto contrario.
Quindi, oggi dire che quello che è stato fatto sia da buttare via, che quella di oggi sia una riforma epocale, che va a punire i corrotti, gli imprenditori disonesti, non è vero e lo voglio dire con forza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché negli anni di governo abbiamo lavorato con serietà, intervenendo sia sulla prescrizione, sia sui reati contro la pubblica amministrazione, obbligando a restituire la tangente per accedere ai riti alternativi, limitando il beneficio della sospensione condizionale a chi restituiva la tangente, alzando le pene, aumentando i tempi prescrizionali dei reati contro la pubblica amministrazione della metà e non di un quarto, modificando l'articolo 161 del codice penale. Queste sono le riforme che sono state fatte, queste sono le riforme che sono state approvate dal gruppo Greco e che hanno portato al ritiro della raccomandazione!
Allora, si dica la verità! L'onestà intellettuale voleva che questo Governo monitorasse le riforme che sono state fatte e non che le spazzasse via (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), distruggendo un sistema penale, poiché ciò porterà all'inefficienza e alla sospensione sine die dei processi. Invece, un'attenzione doveva essere fatta su un monitoraggio serio e poi, qualora non fossero state efficienti queste riforme, saremmo stati i primi a contribuire e a lavorare per una nuova stagione di riforme, perché non abbiamo mai avuto paura di riformare e di creare un sistema che funzionasse.
Ricordiamo questi tempi, perché quando poi mi sentirò dire che grazie a questa legge gli imprenditori onesti saranno premiati e quelli corrotti no, ciò non è vero e questo va detto! Non solo, perché se un sistema come quello della trasparenza, come quello degli appalti, non consente di garantire alle patrie galere un imprenditore che corrompe in vent'anni, è una sconfitta per tutti, per lo Stato, per le imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché lo stesso sarà in difficoltà l'imprenditore onesto. Se sospendo il procedimento ci sarà un'impunità, perché se sospendo un procedimento rimarranno ingannate anche le persone offese, che sono parte del processo. Allora mi si deve spiegare che tutela possono avere le persone offese di fronte a un processo sospeso sine die: che tutela possono avere, quando si parla di certezza della pena? Lo dico al Ministro Bonafede e ai vostri alleati di Governo quando parlate di sicurezza. La sicurezza si garantisce con la certezza della pena e la certezza della pena inizia quando si esegue, cioè nella fase esecutiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Se tu sospendi il processo penale non inizi l'esecuzione della pena, quindi ciò non vuol dire garantire la sicurezza: ditele queste cose!
Quando una persona viene condannata per abuso sessuale, che oggi, con le nostre riforme, si prescrive in più di vent'anni (sono dieci anni di pena aumentati del doppio, cioè si va a venti anni più i tre che abbiamo introdotto con la “riforma Orlando”, quindi 23 anni), se io in 23 anni non riesco a dire a quel genitore se quel tizio ha abusato di suo figlio e gli sospendo poi un processo sine die, ma non so se chi ha abusato continua ad andare in giro ad abusare, oppure, se è innocente, è giusto che sia assolto, allora che garanzie do? Che sistema do ai cittadini?
Queste sono le contraddizioni! Non raccontate le favole agli italiani. Con onestà raccontiamo le novità di questa riforma, che non ci sono e non aggiungono niente.
PRESIDENTE. Concluda.
COSIMO MARIA FERRI (PD). Allora, davvero torniamo al confronto. Noi eravamo disponibili in Commissione a confrontarci su questi temi; ci avete calato come un asso, che poi un asso non era, perché abbiamo visto le contraddizioni…
PRESIDENTE. Deve concludere.
COSIMO MARIA FERRI (PD). …un emendamento sulla prescrizione quando si parlava di anticorruzione, di sistema dei partiti politici e di trasparenza. Anche questo denota la paura…
PRESIDENTE. Deputato Ferri, deve concludere…
COSIMO MARIA FERRI (PD). Quindi, basta con le favole, basta con gli slogan! Diamo agli italiani un sistema penale e una giustizia che funzioni davvero, che sia rapida e che non sospenda la risposta di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turri. Ne ha facoltà.
ROBERTO TURRI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, oggi votiamo il provvedimento sull'anticorruzione così come è stato licenziato dal Senato. La corruzione è una piaga antica, già nella Roma repubblicana abbiamo avuto i primi esempi di corruzione: governatori che, forti delle loro cariche, si arricchivano facendosi versare denaro o doni sontuosi dai ricchi provinciali, che così non pagavano le pesanti imposte del Governo centrale. Dopo circa un millennio, nella ricca Firenze, la corruzione non solo era ancora presente, ma era considerata particolarmente grave. Infatti, nella Divina Commedia Dante incontra i corrotti nella quinta bolgia del settimo cerchio dell'inferno e li definisce con l'appellativo di “barattieri”, considerandoli rei di avere usato le loro cariche per arricchirsi attraverso la compravendita di provvedimenti, permessi e privilegi. A costoro viene riservato un supplizio dolorosissimo: devono restare totalmente immersi nella pece bollente e, se provano a fuoriuscire anche solo con la testa, i Malebranche, demoni alati neri, armati di bastoni uncinati, li straziano costringendoli a rientrare nella pece. Nei vari periodi c'è stato un diverso modo di contrastare questo problema; in alcuni il contrasto è stato più duro ed efficace, in altri, al contrario, il fenomeno veniva maggiormente tollerato o addirittura in parte legalizzato.
Rispetto a quest'ultima ipotesi ricordiamo il periodo in cui pratiche che oggi considereremmo certamente corruttive erano non solo considerate lecite, ma persino in qualche modo promosse e incentivate, come nel XIV e XV secolo, quando chi si era arricchito con il commercio poteva acquistare cariche pubbliche e accedere a funzioni che erano riservate solo agli aristocratici di nascita. Del resto, persino la Chiesa, nel passato, considerò leciti comportamenti come concedere dietro laute offerte l'acquisto delle indulgenze plenarie, cosa che fu una delle ragioni forti della Riforma protestante.
Entrando ora negli effetti della corruzione, si stima che in Italia questa abbia un costo di 60 miliardi di euro annui, pari al 3 per cento del PIL. Queste stime partono da statistiche giudiziarie e, normalmente, le informazioni provengono dalle denunce presentate dai cittadini e/o dalle indagini delle forze dell'ordine, salvo un limitato scostamento fisiologico riferito ai reati che non sono denunciati. Al riguardo occorre precisare che mai come in questo caso le stime sono approssimative, dato atto che nella corruzione gli attori non hanno quasi mai interesse a denunciarlo, perché entrambi possono essere punibili e gli estranei quasi mai vengono messi a conoscenza di fatti di corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Il limite dei dati giudiziari giustifica l'esigenza di ricorrere a un diverso percorso per capire la dimensione e l'incidenza dei reati di corruzione ed è quello di corruzione percepita, che si basa su indagini realizzate intervistando interlocutori qualificati, come ad esempio esperti o operatori economici, oltre che i comuni cittadini. L'Italia è in fondo alla classifica dei Paesi europei: alle sue spalle ci sono solo sette Stati (Slovacchia, Croazia, Grecia, Romania, Montenegro, Ungheria e Bulgaria). La corruzione, quindi, non è solo un male ma anche un vincolo allo sviluppo.
Nelle strategie di investimento, le imprese guardano anche ai costi occulti in cui incorreranno se decidono di operare in un certo Paese, effetto deterrente della corruzione rispetto alle dinamiche di sviluppo. Oggi, la corruzione, insieme a pochi altri reati, è un comportamento illecito punito in diverso modo in quasi tutte le legislature dei Paesi del mondo.
La comunità internazionale, per prima l'OCSE, stigmatizza, senza mezzi termini e con parole inequivocabili, la particolare dannosità della corruzione, ostacolo rilevante allo sviluppo e all'affermazione della democrazia, con effetti devastanti per la crescita economica, perché provoca anche distorsione della libera concorrenza.
La lotta alla corruzione rappresenta, quindi, anche una delle principali sfide per la crescita globale, essendo la corruzione diventata un reato universale e contro la quale è cresciuta una forte e sincera richiesta di giustizia. La prevenzione e la repressione della corruzione sono indispensabili per migliorare la nostra società. Sono tre i pilastri che caratterizzano la strategia della prevenzione: riorganizzazione delle procedure, piani di prevenzione della corruzione, diverso rapporto fra amministratori e cittadini, trasparenza, collaborazione degli stessi amministratori. Completa il quadro del sistema preventivo l'ANAC, quale garante del sistema, a cui spetta il compito di costruire una politica anti corruzione, in sinergia con le singole amministrazioni.
Tra le modifiche della normativa oggi all'esame sono anche previste la perseguibilità per fatti commessi all'estero, la previsione di pene più gravi, nuove cause di non punibilità e circostanze attenuanti in caso di ravvedimento e collaborazione e l'introduzione della figura dell'agente sotto copertura, con funzione anche generale preventiva. In quest'ottica si è previsto che l'accesso al patteggiamento sia precluso nei casi in cui sia applicabile la pena accessoria.
Sulla prescrizione ci siamo battuti per ottenere che la normativa che prevede la sua sospensione dopo la sentenza di primo grado entri in vigore nel 2020. La nostra preoccupazione, condivisa da gran parte degli operatori del diritto, era, infatti, che ciò potesse allungare i tempi di definizione dei processi all'infinito; questo, prima che fosse controbilanciata dalla riforma del processo penale che assicurerà tempi certi.
In ordine, infine, alla normativa sulla trasparenza e sul controllo dei partiti, movimenti politici, fondazioni, associazioni e comitati, sono state introdotte modifiche per rendere trasparenti le operazioni contabili, prevedendo allo scopo una particolare rendicontazione anche in ordine alle erogazioni liberali che detti enti ricevono.
Il gruppo della Lega ha responsabilmente lavorato, apportando alcune correzioni e modifiche del testo iniziale, in sintonia con il nostro programma e i nostri principi. Per questo motivo annuncio il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI (M5S). Presidente, colleghi, in soli sei mesi abbiamo scritto la legge anticorruzione più coraggiosa di sempre e stiamo per realizzare quello che i vecchi partiti, forse per timore, non hanno saputo, né voluto nemmeno immaginare. A differenza di chi ci ha preceduto, i nostri interessi sono esclusivamente quelli dei cittadini, perché, dopo decenni di norme che su questi temi hanno avuto come unico scopo quello di salvaguardare gli interessi di chi sedeva in Parlamento o dei loro amici, ci accingiamo a una vera e propria rivoluzione politica e culturale. L'epoca delle mazzette finisce qui (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Vogliamo, con questo voto, sancire l'era della trasparenza e della legalità come esempio e non soltanto con le norme che abbiamo scritto; è un momento storico al quale mi auguro che tutti, nessuno escluso, vogliano partecipare positivamente, perché prendere le distanze da questo provvedimento, votare contro una legge che libererà l'Italia dal morbo della corruzione significa una sola cosa, ignorare la voce più profonda del Paese per continuare a dare ancora una chance ai furbi e ai disonesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Gli italiani non meritano e non vogliono nulla di simile; hanno bisogno di legalità e di giustizia ed è esattamente quello che vogliamo dargli, abolendo una volta per tutte la tassa nera sugli appalti e mettendo corrotti e corruttori fuori dalla pubblica amministrazione una volta per tutte e per sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
L'Italia è stanca della corruzione dai fatti dell'Expo, passando per il MOSE, le grandi opere, mafia capitale, il recente caso Consip; le cronache dei quotidiani sono state e sono piene di storie di malaffare. È il momento di chiudere quelle pagine perché tutti quelli che si arricchiscono…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore…
GIULIA SARTI (M5S). Grazie, Presidente. Tutti quelli che si arricchiscono sulle spalle dei cittadini, in alcuni casi persino sulla loro pelle, pagheranno il loro conto con lo Stato e chi avrà intenzione di intraprendere la strada della corruzione, d'ora in poi, ci penserà bene prima di farlo. La legge “spazza corrotti” ristabilisce un semplice, quanto solido, principio di giustizia: chi sbaglia paga fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Si tratta, colleghi, di giustizia, di efficienza dello Stato, di sicurezza e di salute dei cittadini, non di giustizialismo, così come vorrebbero i detrattori di questa legge. Recentemente, due imprenditori sono finiti agli arresti per una vicenda di corruzione legata agli appalti per due scuole pubbliche. Secondo gli investigatori avrebbero usato materiali non conformi per i lavori di adeguamento delle strutture. Parliamo di spazi nei quali sarebbero dovuti entrare i nostri ragazzi. C'è davvero qualcuno che non vede di buon occhio una legge che punisce sul serio chi ruba, mettendo a rischio la vita degli studenti?
Sulla legalità, il nostro MoVimento ha costruito la propria identità, abbiamo coinvolto il Paese intero, ottenendo un consenso ampio e trasversale su questa parola di straordinaria potenza: legalità. L'Italia sta per avere una legge anticorruzione che modifica e rende più efficaci il codice penale, il codice di procedura penale, il codice civile, l'ordinamento penitenziario, le norme sulla trasparenza e alcune leggi speciali con tre obiettivi fondamentali: potenziare l'attività di prevenzione, accertamento e repressione dei reati contro la pubblica amministrazione, riformare l'istituto della prescrizione dei reati e rendere trasparenti e più stringenti i finanziamenti dei privati ai partiti politici.
Se la corruzione, lo abbiamo visto, è arrivata ovunque, persino alla politica, è evidente che non si può più parlare di un problema secondario; con lo “spazza corrotti” ci apprestiamo a combatterla con strumenti nuovi e migliorando quelli esistenti: pene più severe, Daspo per corrotti e corruttori, agente sotto copertura, potenziamento delle intercettazioni, introduzione di speciali cause di non punibilità per chi collabora seriamente con la giustizia. La corruzione, lo abbiamo detto, è arrivata ovunque e va fermata con gli strumenti migliori di cui possa disporre un Paese che tiene davvero alla legalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non votare questa legge dà prova di voler perpetuare quegli stessi squallidi meccanismi che per decenni hanno foraggiato e ingrassato parassiti dello Stato e imprenditori senza scrupoli, due categorie sopravvissute nel tempo, grazie a una politica senza spina dorsale, piegata solo alle ragioni di chi gli paga le campagne elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Noi, in questa legge, oltre ad adeguare le norme contro la corruzione, abbiamo voluto rendere anche più trasparenti…
PRESIDENTE. Per favore, colleghi… Gribaudo…
GIULIA SARTI (M5S). Probabilmente perché iniziamo a parlare della trasparenza ai partiti, Presidente… Abbiamo voluto rendere proprio più trasparenti quei finanziamenti privati, perché questa non è una questione di bandiera o di colore politico, i cittadini hanno il diritto di sapere chi finanzia la politica e con quanti soldi lo fa prima di arrivare al voto e non semplicemente dopo, perché arrivano le inchieste o, magari, gli scoop sui giornali e sui quotidiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Da domani, i movimenti, le fondazioni o le associazioni collegate avranno l'obbligo di rendere pubblici i dati di chi versa contributi superiori a 500 euro; i cittadini non dovranno più attendere gli esiti di una inchiesta giudiziaria per scoprire che qualcuno ha preso soldi, per farsi finanziare la campagna elettorale dai Salvatore Buzzi di turno, recentemente, tra l'altro, condannato finalmente per mafia. Quante volte siamo venuti a sapere di reciproci scambi di favori tra imprese e cooperative di ogni genere e politici, nel settore degli appalti, quindi, dei servizi, dell'edilizia, dell'accoglienza dei migranti e della sanità. Finanziare una campagna elettorale per poi ottenere un appalto in cambio è stato per anni all'ordine del giorno ed è qualcosa che danneggia profondamente il nostro Paese e che vogliamo eliminare.
Della trasparenza il MoVimento 5 Stelle ha sempre fatto una ragione di vita ed è anche per questo che gli italiani…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, Gribaudo…
GIULIA SARTI (M5S). Checché se ne dica, tutti quelli che guardano a queste norme sul finanziamento da parte dei privati ai partiti con sospetto, sappiano che non dovrebbero avere nulla da temere: se non c'è nulla da nascondere questa è una legge che farà bene a tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Tornando alla corruzione, la corruzione va stanata e abbiamo introdotto per questo anche uno strumento importante come l'agente sotto copertura, una figura che esiste già nel nostro ordinamento e che verrà utilizzata anche nei reati contro la pubblica amministrazione per dare un contributo essenziale nelle indagini. Ci chiediamo perché fino ad oggi nessun altro Governo abbia avanzato questa proposta….
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Chissà?
PRESIDENTE. Deputata Bartolozzi!
GIULIA SARTI (M5S). …o peggio, si sia voluto limitare l'utilizzo di strumenti che servono alle nostre forze dell'ordine e alla nostra magistratura, strumenti, ad esempio, come il trojan, un captatore informatico per le intercettazioni fondamentale per consentire agli investigatori e ai magistrati di fare il loro lavoro al meglio. Con lo “spazza corrotti” chi combatte il malaffare potrà disporre pienamente anche di questo mezzo straordinario che verrà e viene potenziato.
Inoltre, abbiamo inserito tra le cause di non punibilità la denuncia del reato, naturalmente solo se la denuncia fornisce indicazioni utili e concrete per assicurare la prova del reato e per individuare gli altri responsabili, e se l'interessato svela il reato prima che venga a conoscenza di un'indagine a suo carico e, comunque, entro quattro mesi dalla commissione del fatto. Sono tutte garanzie che rendono questo istituto perfettamente in linea con le garanzie che devono esserci nel nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e che non creano, soprattutto, agenti provocatori mascherati, come è stato spesso detto ingiustamente e strumentalmente da qualcuno. Della corruzione - sia chiaro a tutti e si sappia - ora conviene parlare finché si è in tempo.
Infine, Presidente, passo al capitolo imprescindibile e fondamentale della prescrizione dei reati. Senza riforma della prescrizione qualsiasi legge, anche la migliore, non potrebbe produrre gli effetti sperati e a poco servirebbe innalzare le pene per i criminali, se a salvarli all'ultimo momento continuasse ad arrivare la prescrizione. La giustizia non può avere una data di scadenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). I processi devono arrivare fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e la nostra storia giudiziaria è piena di casi di colletti bianchi salvati dalla prescrizione in appello e in Cassazione. Questo è successo perché esiste ed è esistita la sostanziale impunità di molti reati che riguardano la pubblica amministrazione e la corruzione.
Per andare incontro, però, alle giuste esigenze espresse dalla magistratura e dagli operatori della giustizia, abbiamo previsto che la riforma entri in vigore tra un anno, con un arco di tempo nel quale il Governo si è già impegnato a rafforzare gli organici degli uffici e a fare quella riforma del processo penale per accorciare i tempi che questo Paese attende da tanti anni.
PRESIDENTE. Concluda.
GIULIA SARTI (M5S). Concludo, Presidente, dicendo che questa legge dimostra che noi abbiamo dato dignità alla lotta alla corruzione in questo Paese e andremo avanti con questo impegno, che è alla base della costruzione di un'Italia più giusta e democratica. Siamo qui perché questa legge, una legge come questa, nessuno e tutti voi prima non l'avete mai fatta ed era quello che il Paese si aspettava dai tempi di Tangentopoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Deputata Sarti, deve concludere qui.
GIULIA SARTI (M5S). Presidente, siamo cresciuti - e concludo - come MoVimento portando avanti questo tipo di battaglie fuori e dentro le istituzioni ed è con orgoglio ed emozione che dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle sulla legge anticorruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti: su cosa, deputato?
STEFANO CECCANTI (PD). Per un richiamo al Regolamento, Presidente.
PRESIDENTE. Quali articoli?
STEFANO CECCANTI (PD). Articolo 8, sui suoi poteri, Presidente.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, abbiamo parlato ora di trasparenza, risorse finanziare e legalità costituzionale. Mi è pervenuta una lettera con cui i garanti del MoVimento 5 Stelle intendono far applicare il loro statuto interno al deputato Dall'Osso, che ha cambiato gruppo…
PRESIDENTE. Però non è pertinente; non è pertinente al Regolamento.
STEFANO CECCANTI (PD). Mi scusi, Presidente, un attimo. Come lei sa, lì c'è una sanzione incostituzionale di carattere monetario. Le avevamo chiesto, con il collega Magi a inizio di legislatura, di vigilare…
PRESIDENTE. Le ho risposto.
STEFANO CECCANTI (PD). Ha risposto che non è competente.
PRESIDENTE. Le ho risposto.
STEFANO CECCANTI (PD). Vuole continuare a far applicare una norma palesemente incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
PRESIDENTE. Questo è un altro discorso. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente Fico. A differenza dei colleghi del mio gruppo, io ho deciso di non uscire dall'Aula pur non votando questo provvedimento e per fortuna, perché ho ascoltato le parole della presidente Sarti in questa dichiarazione di voto, a metà tra la propaganda un po' cialtronesca per cui chi non vota questa proposta di legge è un amico dei corrotti o, addirittura, un promotore della corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): vi dovreste vergognare di dire queste cose! In questo Parlamento ciascuno è libero di votare a favore, contro, di astenersi o di non votare e non per questo merita di essere accusato di essere un corrotto o uno che aiuta i corrotti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)! E Presidente, è suo compito tutelare chiunque voglia votare contro, astenersi o non votare questo provvedimento senza essere accusato da qualche cialtrone in quest'Aula di essere un corrotto.
Mi permetto di dirlo essendo uno che non ha raccolto un euro di contributo per la sua campagna elettorale: questa legge è una bandiera che sventolate per raccontare ai vostri elettori che fate qualcosa sull'anticorruzione.
PRESIDENTE. Concluda.
SIMONE BALDELLI (FI). Ebbene, questa legge non servirà, come tante altre che sono state fatte, a combattere la corruzione, ma metterà in ginocchio il sistema processuale italiano per i pasticci e per i danni che avete voluto inserire, per sventolare una bandiera che non vi compete e che non (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)…
PRESIDENTE. Grazie, deputato Baldelli.
Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Su che cosa, deputato Magi?
RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Sull'articolo 8, Presidente, sulla stessa questione sollevata dal collega Ceccanti…
PRESIDENTE. Se è la stessa questione, però, non gliela faccio ripetere.
RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). …che è strettamente connessa a quello che ci ricordava ora il collega Baldelli.
Presidente, il solo fatto che ci possano essere in quest'Aula dei deputati della Repubblica che devono poter temere per una sanzione pecuniaria, per le scelte di voto o per le scelte di…
PRESIDENTE. Me lo ha chiesto e le ho risposto. Non è pertinente in questo momento. La ringrazio, andiamo avanti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Io, Presidente, ho ancora tempo per aggiungere una dichiarazione di voto a nome del mio gruppo, giusto? Quanto, Presidente?
PRESIDENTE. Sedici minuti.
EMANUELE FIANO (PD). Perfetto. Mi avvisi al quindicesimo.
PRESIDENTE. Sono dieci, sono dieci minuti.
EMANUELE FIANO (PD). Che cos'è? Una contrattazione? Presidente, noi abbiamo ascoltato la solita litania del MoVimento 5 Stelle, molto capace di dividere i nemici tra probi e reprobi, molto capace di inscenare qui - e lo dico per il suo tramite alla collega, giudice suprema, onorevole Sarti - e di decidere qui in Aula chi tra noi è già sicuramente corrotto e chi non lo è, chi è amico dei corrotti e chi non lo è, perché la collega Sarti - e lo dico per il suo tramite, Presidente - ha il dono di conoscere evidentemente le caselle giudiziarie di ognuno di noi, gli elementi secretati su ognuno di noi.
È più difficile che intervenga quando, invece, oggetto di inchieste penali sono colleghi dell'onorevole Sarti di quel movimento o colleghi del partito della Lega, con il quale condividono il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oppure, è molto più capace di silenzio quando un Ministro dell'Interno abbraccia uno spacciatore di droga condannato e “daspato” dagli stadi di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): lì il silenzio del MoVimento 5 Stelle - glielo dico per il suo tramite e a lei personalmente, Presidente - è fragoroso.
È il silenzio di chi ha scelto dove utilizzare la norma del giustizialismo: debole con i propri alleati e forte quando si tratta di fare accuse non dimostrate erga omnes, di accusare gli avversari di fare parte del mondo corrotto e tacere magari sui propri rimborsi non corrisposti al proprio partito, come nel caso per cui è stata oggetto di un'inchiesta interna al MoVimento 5 Stelle la collega Sarti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Io credo Presidente - e qui mi rivolgo espressamente a lei - che lei dovrebbe intervenire quando in quest'Aula invece di esprimere opinioni politiche che riguardano il merito della questione che andiamo discutendo, si esprimono pareri gratuiti infondati sugli avversari politici che siedono in quest'Aula, perché è un'infamia pensare che la differenziazione tra noi nel voto, che sarà tra chi vota favorevole, chi vota contrario, chi si astiene e chi non partecipa al voto, origini dalla nostra condizione etico-morale. Nessuno in quest'Aula può ergersi a giudice morale degli altri! Voi non siete la magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Voi siete eletti come noi, a rappresentare il popolo. È lei, Presidente, che deve dire a loro che non sono i giudici morali della nostra vita, soprattutto se non lo fanno tutti i giorni, soprattutto se non alzano la voce tutti i giorni che qualcosa succede; che qualcosa succede, per esempio, sulle vicende familiari del Vice Primo Ministro Di Maio. Non abbiamo sentito voci critiche all'interno del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali); abbiamo sentito insulti e infamie quando un collega del MoVimento 5 Stelle ha cambiato gruppo, quelli sì, li abbiamo letti sul web; abbiamo letto infamie, a cui lei ha giustamente opposto la sua critica, verso una collega di Forza Italia.
Non sentiamo abbastanza, Presidente, la sua voce quando, in quest'Aula, si tratta di differenziare il giudizio politico da quello morale, quando la politica diventa moralismo si scivola nel giustizialismo, non si fa giustizia, si esce dalla politica, si divide il mondo in chi è sicuramente dalla parte del bene e in chi è sicuramente dalla parte del male.
Non è questa la politica, questo è il modo di incitare le folle, questo è il modo di incitare le folle contro questa istituzione, contro i partiti in generale, individuando sempre e solo negli altri la casta o l'élite e nel MoVimento 5 Stelle oppure nella Lega coloro che rappresentano veramente il popolo. Le chiedo un supplemento di funzione della sua cattedra, Presidente: noi dobbiamo stare attenti a dire al popolo che qui dentro siedono coloro che sono sempre dalla parte della giustizia e coloro che sono sempre passibili di inquinamento etico-morale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non è questo il senso che lavoro che noi facciamo. Il senso del lavoro che noi facciamo è fare leggi giuste per i cittadini, per tutti i cittadini! Abbiate memoria di quello che dite oggi, perché può sempre essere che capiti anche a qualcuno di voi, come è già successo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di entrare in un processo che ritenete ingiusto e di non uscirne bene o di non uscirne subito. L'intervento della collega Sarti, a parte le questioni che hanno riguardato – ovviamente, lo dico per il suo tramite - il merito della questione, si è rivolto più agli avversari, e cioè a noi o agli altri membri dell'opposizione, che alla legge che stiamo votando.
È un percorso pericoloso, Presidente, questo; è un continuo insulto all'istituzione dove noi sediamo per rappresentanza del popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi e loro siamo uguali di fronte al popolo italiano, e lo dico anche perché, come lei bene sa, non sempre, non sempre nei lavori di quest'Aula, nonostante, glielo riconosco, lo sforzo che lei ha compiuto, anche questioni decisive come queste, che cambiano articoli essenziali del codice penale, hanno avuto lo spazio necessario di riflessione, oppure si voleva all'inizio negare lo spazio necessario di riflessione, cosa che sta per succedere, Presidente, anche sulla prossima legge di bilancio.
E allora, da un lato, si accusano gli avversari di sedere dalla parte dell'ignominia o della corruzione o dell'immoralità o dell'assenza di etica, dall'altro, si restringono le strade per le quali questo Parlamento può discutere liberamente, perché poi, Presidente, quando in quest'Aula si discute liberamente al voto segreto, succede qualcosa, come nel primo voto di questa legge, che va contro i dettami di chi dirige i movimenti e il partito di maggioranza. Dunque, stiamo attenti: noi, Presidente - lo dico, per il suo tramite, al MoVimento 5 Stelle - non accettiamo lezioni di morale in quest'Aula da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi rispettiamo il lavoro della magistratura, non il giudizio di giudici inventati lì per lì dai nostri colleghi. Questa è la politica, voi non siete i nostri giudici morali. Imparate a guidare questo Paese, se ci riuscite (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Che articoli?
SIMONE BALDELLI (FI). Articolo 68 della Costituzione e articolo 8 del Regolamento. Li cito a buona memoria, per chi non li ricordasse: “I membri del Parlamento”, articolo 68 della Costituzione, “non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni”. L'articolo 8 del Regolamento, Presidente, tra le varie cose, prevede anche che la Presidenza chiarisca il significato del voto. La chiamo in causa, Presidente, non personalmente, ovviamente, ma nel suo ruolo di Presidente, perché chiunque avesse ascoltato la dichiarazione della presidente Sarti, sia attraverso Radio Radicale sia qualche appassionato del nostro circuito interno, sulla web-tv della Camera, avrebbe potuto immaginare che questo voto fosse un voto in cui ci si pronunciasse tra coloro che sono a favore della giustizia, contro la corruzione, contro l'illegalità, e coloro che, invece, sono a favore dell'illegalità, per la corruzione e per le ingiustizie.
Allora, Presidente, le chiederei di fare chiarezza da questo punto di vista e di esplicitare il significato di questo voto, così come spesso accade in maniera non funzionale, e cioè che il voto finale di questo provvedimento è il voto che viene espresso tra chi è a favore di questo provvedimento e chi è contrario, non tra chi è il bene e chi è il male, non tra chi è contro la corruzione e chi è a favore della corruzione, non tra chi è contro l'illegalità e chi è a favore dell'illegalità.
Infatti, Presidente, questo è un passaggio importante, che ha poco di forma e molto di sostanza, perché quando cominciamo a dire che chi vota contro una proposta della maggioranza è corrotto, è nemico del popolo, è contrario alla legalità, si comincia a passare dal confronto politico all'ingiuria, all'insulto; e questa propaganda costante e continua diventa qualcosa di intollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).
Non accetto, Presidente, né dalla collega Sarti, né da nessun altro in quest'Aula di farmi dare del ladro e del corrotto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Abbiamo fatto battaglie in questo Parlamento quando i colleghi del MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura, pensavano di potersi alzare e dire e dare del ladro a chiunque in quest'Aula, come, probabilmente, i loro sostenitori pensano di poterlo fare impunemente in rete. Beh, non è così, e io mi auguro, Presidente, che ella, che spesso e volentieri è costretto a ricordare anche ai suoi colleghi della maggioranza che la Presidenza deve rappresentare tutti i gruppi e che deve essere elemento di sintesi e di equilibrio dell'intera Camera, in questa occasione abbia a chiarire un significato del voto non formalmente, ma sostanzialmente, perché questo voto, al quale io personalmente non parteciperò, deve continuare a essere un voto libero di un Parlamento sovrano, e non una cialtronata propagandistica (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Prendo spunto dall'ultimo intervento sul Regolamento, ma chiaramente lo dico a tutti. Per me è assolutamente una questione scontata, ma la ricordiamo per l'ennesima volta dall'inizio anche di questa Presidenza: il voto che si sta per effettuare, come tutti gli altri voti, è il voto sul testo; quindi, si può essere d'accordo, si può essere in disaccordo, e ogni deputato o deputata esprime liberamente il proprio voto con l'accordo o meno che ha rispetto al testo che si va a votare, e questo è il voto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Giachetti). Deputato Giachetti, deputato Giachetti, non le ho dato la parola! Ministro, prego.
ROBERTO GIACHETTI (PD). Abbiamo abolito la povertà, la mafia, la camorra…
PRESIDENTE. Deputato Giachetti! Ministro, per favore.
EMANUELE FIANO (PD). Non ci rimane nulla per il 2019!
PRESIDENTE. Colleghi! Per favore, silenzio.
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Soltanto pochi secondi per ringraziare tutti i deputati, sia di maggioranza che di opposizione, per i contributi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. Per favore, Gribaudo!
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. …per i contributi, anche molto critici, rispetto alla legge in questione. Ringrazio, in particolare, i deputati delle Commissioni affari costituzionali e giustizia e i presidenti Brescia e Sarti. Ringrazio - questo ci tengo particolarmente - gli uffici del Parlamento, sia della Camera che del Senato, e quelli del Ministero della giustizia. Per noi questa è una legge molto importante e permettetemi di dire che il mio primo pensiero va ai giovani italiani e al loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 1189-B: misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione (Commenti della deputata Fregolent)…
Per favore, per favore, per favore! Deputata Fregolent, se vuole la parola, la chieda, senza urlare così… se vuole la parola, la chieda su un argomento… le faccio il primo richiamo formale.
CARMELO MICELI (PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?
CARMELO MICELI (PD). Grazie Presidente, sull'ordine dei lavori. Ho appreso, prendo atto che il Ministro della giustizia ci tiene a ringraziare tutti i deputati di maggioranza e di opposizione che hanno dato un contributo. Io, siccome sono un umile operatore del diritto ed entro spesso nelle aule di giustizia, ci tengo che rimanga agli atti di quest'Aula che il sottoscritto non ha dato nessun contributo nella sua funzione, né in quest'Aula, né in Commissione giustizia, ad una che è tra le peggiori leggi della storia di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1189-B)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1189-B:
"Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici" (Già approvato dalla Camera e modificato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 11) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 19,05)
In morte dell'onorevole Eraldo Isidori.
PRESIDENTE. Pregherei, attenzione. Comunico che è deceduto l'onorevole Eraldo Isidori, già membro della Camera dei deputati nella XVI legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Ha chiesto di parlare il deputato Luca Paolini. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Voglio ricordare qui, oggi, l'onorevole Eraldo Isidori, deputato della XVI legislatura. È stato uno dei pionieri della Lega nelle Marche e lo conoscevo dal 1993, quando eravamo quattro gatti derisi, perché allora essere della Lega nelle Marche voleva dire questo. Una persona semplice, Isidori, figlio di contadini, si era diplomato per corrispondenza alla Scuola Radio Elettra di Torino, all'epoca per molti, come per lui, uno dei pochi ascensori sociali completamente disponibili. Mise a frutto quel bagaglio di conoscenze acquisito per posta, iniziando l'attività di elettrauto, diventando presto uno dei migliori della zona, perché mi disse una volta: nei primi anni molti avevano la pratica, ma io avevo anche la teoria e questo mi metteva un passo avanti a tanti. Un uomo ben voluto da tutti, buono, un esempio dell'Italia postbellica, che, ripartita dalle macerie della guerra, aveva saputo ricostruire case, lavoro e futuro. Aveva la casa sopra l'officina e proprio lì accade la più grande tragedia che può colpire una famiglia: il rapimento e la scomparsa del figlio Sergio di cinque anni, rapito il 23 aprile 1979 e mai più ritrovato. Quell'evento cambiò la vita di Eraldo e della sua famiglia. Per trent'anni fece tutto quanto il possibile per cercarlo, per riabbracciare quel figlio scomparso. Anche Papa Wojtyla fece un appello per la sua liberazione all'Angelus del 29 giugno 1980, ma Sergio non tornò.
Era una persona intelligente, Eraldo Isidori, ma non era un letterato, come non lo sono spesso i figli del popolo. Si esprimeva con forte accento maceratese, fatto, questo, che lo portò nel mirino de Le Iene, che non persero occasione di intervistarlo su temi alti, sapendo bene che non possedeva gli strumenti culturali e linguistici per difendersi adeguatamente. Lo scopo era colpire, attraverso lui, la casta. Lo scoop era sicuro e la fatica per ottenerlo poca. Forse avrebbero potuto astenersi dal prendere di mira una persona così già ferita dal destino, ma si era in tempi di anticasta permanente, dove non si andava per il sottile. Eraldo ne soffrì, non fa piacere venire additato e schernito davanti a milioni di persone, non per fatti disdicevoli commessi, ma per il proprio accento e per non aver potuto frequentare liceo e università (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): cosa non facile, quando si è figli di contadini poveri, con sette fratelli e si deve andare a lavorare a quindici anni!
Cicerone diceva che la vita dei morti sta nella memoria dei vivi. Noi e tutti quelli che ti hanno conosciuto ti ricorderanno, Eraldo, e vivrai con noi nei nostri ricordi (Applausi).
Discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00080 e Scalfarotto ed altri n. 1-00089 concernenti la sottoscrizione del cosiddetto Global compact in materia di migrazioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00080 e Scalfarotto ed altri n. 1-00089, concernenti la sottoscrizione del cosiddetto Global compact in materia di migrazioni (Vedi l'allegato A).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
Avverto che sono state presentate una ulteriore nuova formulazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00080, nonché le mozioni Fornaro ed altri n. 1-00095, Emanuela Rossini ed altri n. 1-00096 e Gregorio Fontana ed altri n. 1-00099 (Vedi l'allegato A), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente. I relativi testi sono in distribuzione.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare il deputato Francesco Lollobrigida, che illustrerà la mozione Meloni ed altri n. 1-00080 (Ulteriore nuova formulazione), di cui è cofirmatario.
Pregherei i colleghi di uscire nella maniera più silenziosa possibile per consentire al collega Lollobrigida di intervenire.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Io credo che anche quello che ha dovuto richiamare ora, sia un simbolo di quello che sta avvenendo e che su un tema così delicato vede un Parlamento svuotato delle proprie competenze, contro il parere di chi aveva detto che questo è il luogo che rappresenta il popolo italiano. Noi stiamo dicendo in queste ore al popolo italiano quanto il Parlamento ha capacità di incidere. Abbiamo sentito rimbombare in quest'Aula la voce del ministro Salvini, dei capogruppo della Lega e anche del capogruppo del MoVimento 5 Stelle: l'Aula è sovrana e si esprimerà sul Global compact, che altro non è che un patto globale sulla migrazione, un argomento per noi particolarmente sentito. Il gruppo di Fratelli d'Italia è qui in Aula, parteciperà alla discussione generale, sarà presente domani, perché questo abbiamo capito volessero fare le altre forze politiche: un ampio dibattito. Ed è così ampio il dibattito che né alcun esponente del MoVimento 5 Stelle, né alcun esponente della Lega, al momento è iscritto a parlare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e a contribuire a una discussione su un argomento, che, invece, dicono di considerare caro.
Bene, io voglio ricostruire un po' il percorso che ci ha portato al dibattito di oggi, dal quale la maggioranza ha cercato in ogni modo di sfuggire. Il 27 novembre, l'autorevole ma non eletto dal popolo Presidente Conte, è andato alle Nazioni Unite a rappresentare l'Italia e a garantire che noi avremmo sottoscritto il Global compact per una migrazione ordinata. Ha dichiarato che questo sarebbe avvenuto nel silenzio di tutti. Dopo qualche giorno, Fratelli d'Italia, attraverso il suo presidente Giorgia Meloni, ha interrogato il Ministro degli esteri, Moavero, durante il question time, chiedendogli se vi fosse davvero l'intenzione di questo Governo di sottoscrivere quest'atto e il Ministro Moavero ha serenamente confermato che avrebbero sottoscritto e che erano anche d'accordo sul contenuto di quel documento, su cui a lungo si era lavorato, dal 2016, dal Patto di New York.
Ebbene, avendo svegliato la Lega, il Ministro Salvini si è accorto che su una sua competenza specifica, sull'immigrazione, c'era qualcosa di strano: si stava sottoscrivendo un accordo di carattere internazionale, che spostava la visione del problema dell'immigrazione da una questione che appartiene ai popoli e alla sovranità degli stessi, a una questione di carattere globale.
Si stava sottoscrivendo un accordo che spiega come l'immigrazione sia un diritto, l'immigrazione sia un diritto, quale ne sia la causa.
Il Ministro Salvini si è trovato probabilmente in minoranza, all'interno della sua maggioranza di Governo, e quindi ha dovuto rimandare la palla al Parlamento; poi però da quel giorno più volte noi abbiamo chiesto che il Presidente Conte venisse in Aula a relazionare su quanto aveva garantito all'ONU, abbiamo chiesto che le forze di maggioranza ci dicessero quale atteggiamento intendessero assumere nelle occasioni di carattere internazionale sulle quali si discuteva di questo argomento. Le forze di maggioranza sono sempre scappate, letteralmente scappate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Abbiamo visto Conte arrivare in Aula a relazionare sul Consiglio europeo, e non dire una parola. Abbiamo ascoltato tutto, abbiamo ascoltato e abbiamo visto anche oggi una dichiarazione delle forze di maggioranza, congiunta, che annuncia una mozione che in quest'Aula non è ancora pervenuta: perché sarà la solita mozione per scappare, per rinviare il problema, immaginiamo, perché altrimenti non ne capiamo la ragione.
Qui, in quest'Aula oggi abbiamo delle mozioni presentate dal Partito Democratico, delle mozioni presentate da LeU, che dicono che quell'atto va sottoscritto. C'è una mozione che dice che non va sottoscritto, in maniera categorica, ed è quella di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vedete, era una mozione un po' lunga, articolata, complicata, magari avrebbe disincentivato i colleghi ad una lettura approfondita: l'abbiamo ridotta, l'abbiamo portata a qualche rigo, nel quale è specificato che cos'è il Global compact in due righe. Il titolo, gli argomenti, grazie anche al collega Brescia che ha voluto probabilmente, immaginando di dare sempre un giudizio di carattere generale, inviare a tutti i colleghi la traduzione del Global compact. Abbiamo voluto ridurla e dare la possibilità a tutti di capire. Che cos'è il Global compact? Tre righe: il diritto ad emigrare. L'abbiamo ridotta all'osso; abbiamo scritto quali sono le nazioni sovrane che a Marrakech non hanno sottoscritto quest'atto, e abbiamo concluso dicendo che questa mozione impegna il Governo a non sottoscrivere il Global compact, né ora né mai. Facile, facile, facilissimo!
Quindi, si potrà scegliere tra il “sì” proposto dalla sinistra, tra il “no” che proponiamo noi, coerentemente con quanto abbiamo raccontato ai nostri elettori durante la campagna elettorale, che ha portato quelli che stanno da questa parte dell'emiciclo in Parlamento, e chi invece immagina di tradurle in modo diverso. La via di mezzo è ipocrisia! È quello che noi abbiamo inteso combattere, riuscendo ad essere coerenti, quando abbiamo scelto di non fare un Governo di compromesso, di restare lontani da un Governo che impone a chi non crede ad alcune cose di sostenerle.
Bene, c'è qualcosa però che sta richiamando l'attenzione di tutti: ieri, alle Nazioni Unite l'ambasciatrice Zappia ha votato a favore, a nome dell'Italia, al Global compact, a quella parte che parla dei rifugiati. Dico quella parte perché è lo stesso concetto quello che è emerso ieri: si parla di rifugiati, come si parlava dei 600 mila arrivati in Italia come rifugiati, di cui solo il 15 per cento è risultato rifugiato, gli altri sono clandestini; quindi, quell'atto è la premessa di quello che si voterà domani, dal quale non sappiamo il Governo italiano come potrà uscire. Vedremo se voterà anche in quel caso, o darà l'indirizzo di votare a favore, perché l'ambasciatrice Zappia sono due le cose: o ha votato su indirizzo del nostro Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del nostro Governo, o ha votato contro il Ministero e contro il nostro Governo. Si può avere una delucidazione su ciò?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, parleremo in due, quindi gli ultimi sette minuti li aggiungiamo ai nostri interventi.
Ieri due nazioni hanno avuto il coraggio di votare contro, e sono le due nazioni a cui guardiamo come riferimento sulla problematica dell'immigrazione: gli Stati Uniti di Trump e l'Ungheria di Orbán. Hanno votato contro, si sono assunte la responsabilità di dire: su questi argomenti, sull'immigrazione, è il popolo americano, è il popolo ungherese che decide; un po' quello che dice anche il nostro Ministro Salvini, che vorremmo aiutare su questo tema. Ma vorremmo anche spiegare, con franchezza, che è inutile fare decreti e leggi, se ci viene tolta la competenza come nazione di decidere su questi argomenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Noi abbiamo una questione che appare ormai sui giornali: da una parte un fronte composto da Conte, Moavero, forse il Presidente Fico, che quando si doveva discutere di questo argomento è uscito velocemente dall'Aula, perché fuori fa tante dichiarazioni ma in Aula è un altro che sfugge al dibattito; mi sembra di capire che fa parlare al posto suo il collega Brescia, ma ce lo diranno in queste ore. Ed il collega Brescia ha sottolineato quanto loro auspichino la sottoscrizione di quest'atto, hanno la volontà di portare avanti questa vicenda, che garantirà un'ordinata distribuzione dei migranti: non dei migranti rifugiati, ma dei migranti tutti, di quei 68 milioni di persone che fuggono, dal caldo, dalla fame, dal cambio climatico, che lui richiama in un intervento riportato dalla stampa. Ed è un bene, ed è un bene che grazie anche ad autorevoli cantanti, attori, che in questi giorni parlano di questo argomento… C'è Lorenzo Cherubini, che forse con il suo reddito potrebbe risanare un pezzo d'Africa e garantire davvero agli africani la possibilità di restare a casa loro, di poter crescere a casa loro, di avere un'istruzione a casa loro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): perché noi dovremo preoccuparci di questo, permettere alla gente di non essere sradicata, di non essere incentivata ad andare lontano dalle proprie famiglie. Però è grazie anche a questi, ai cantanti e agli attori che riportano le parole di Giorgia Meloni, chiare, nette, sul tema, che se ne sta discutendo: non si sfugge alla discussione. E, allora, io penso che domani avremo un po' il quadro chiaro di chi è a favore, di chi è contro, qual è la posizione di questo Governo, di chi è scappato, di chi è coerente. Avremo una posizione sul Global compact, sul patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare, cioè un modo sciagurato di dire, che ognuno fa come gli pare anche a casa nostra; e chi invece vuole proteggere la propria nazione, il proprio popolo, i propri lavoratori, le persone che hanno costruito le nazioni in cui noi viviamo.
E lo vedremo attraverso un voto, un voto che noi esprimeremo a favore della nostra mozione, che - ricordo - chiede di non sottoscrivere, semplicemente di non sottoscrivere quest'atto; e un voto contrario alle mozioni del Partito Democratico e di LeU. Domani, se bontà loro i colleghi che oggi sono praticamente tutti assenti della Lega ce lo vorranno spiegare, sapremo qual è la loro mozione, quale sarà la scusa per non prendere posizione; ma all'ONU l'Italia una posizione la dovrà prendere. O dovranno fare i “Pierini”, nascondendosi sotto i banchi per sfuggire ad una responsabilità, senza comprendere che è arrivato il momento fondamentale delle decisioni, dalle quali difficilmente si può sfuggire? Non si svende un argomento così importante, la difesa della sovranità nazionale, per interessi di poltrone di Governo: questo Fratelli d'Italia non lo ha fatto, questo fratelli d'Italia chiede di non farlo, anche a quelli che sui territori sono alleati e anche fuori da quest'Aula sostengono le stesse tesi.
L'ultima delle argomentazioni che voglio citare, e chiudo, è quella riguardante la trasparenza: quella cui tengono tanto gli amici del MoVimento 5 Stelle, che segnalo oggi essere ridotti a 4-5 complessivamente in tutta l'Aula, perché il dibattito doveva essere approfondito, nessuno di loro è iscritto a parlare. Ma hanno ha avuto e assaporato l'importanza della rete, la rete li ha resi forti: raccontare le cose… Oggi la rete guarda anche quello che fanno: guarda quello che fanno loro, guarda quello che fa ogni singolo parlamentare. Bene, domani dalla rete, dalle dirette sarà possibile vedere chi ama la nostra nazione, chi ama il nostro popolo, chi ama l'Italia e chi, invece, è pronto a qualsiasi compromesso per restare dalla parte di un Governo che anche in questo rappresenta un fallimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Quartapelle Procopio, che illustrerà la mozione Scalfarotto ed altri n. 1-00089, di cui è cofirmataria.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Io vorrei iniziare questo intervento rivolgendo un appello per il bene dell'Italia a tutta la maggioranza: siccome stiamo affrontando una discussione così importante, su un accordo che l'Italia dovrebbe o non dovrebbe firmare, e siccome non c'è ancora una posizione di maggioranza, non abbiamo ancora capito che cosa pensa la maggioranza sul testo del Global compact, mi rivolgo, per suo tramite, ai due partiti che compongono le forze di Governo; perché questo accordo è un accordo importante per il nostro Paese. Che cos'è il Global compact?
È, prima di tutto, un accordo non vincolante, ma è un accordo che propone forme di collaborazione. Per noi essere esclusi da forme di collaborazione sulle migrazioni è una cosa che farà del male all'Italia, quindi mi rivolgo alle forze di maggioranza per cercare di capire se con loro si possa arrivare a qualche tipo di risoluzione comune, con al centro il bene del nostro Paese.
Lo dico perché noi siamo stati distantissimi e continuiamo ad essere distantissimi su tantissime cose, e credo continueremo a restare distanti, ma quando ci sono di mezzo il posizionamento internazionale dell'Italia e gli strumenti di cui l'Italia si dota per cooperare con gli altri Paesi, credo si debba provare a fare un passo in avanti sul tema degli interessi di parte, accantonarli e provare a guardare qual è l'interesse del Paese.
Qui dico alcuni punti che, per noi del Partito Democratico, sono importanti di questo Global compact, per i quali noi sosteniamo invece che l'Italia debba assolutamente firmare e al più presto questo Accordo. In primo luogo, al punto 5 il Global compact chiarisce che c'è una distinzione nei quadri normativi che regolano, da un lato, le migrazioni dei profughi, cioè dei richiedenti asilo, dei titolari di protezione internazionale, che hanno diritto di stare nei Paesi dove si trovano, e dall'altro lato dei migranti economici, perché il Global compact chiarisce che i migranti economici sono un'altra cosa e hanno un altro quadro normativo, e che i Paesi possono comportarsi come desiderano rispetto alla gestione di questi flussi di migranti, ovviamente nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani. Questo è un punto importante, un punto importante che tutte le forze politiche sottolineano sempre: richiedenti asilo e rifugiati non sono la stessa cosa dei migranti economici, e servono forme diverse per regolare questo tipo di migrazioni.
Il secondo punto è il numero 14, un altro punto che credo interessi tutte le forze politiche: il Global compact ribadisce che gli Stati sono sovrani nella determinazione delle loro politiche migratorie, è scritto molto chiaro, e anche su questo noi ci teniamo a ribadire e chiediamo che l'Italia firmi un protocollo internazionale che normi esattamente questo. Quali sono le altre ragioni per le quali noi riteniamo che l'Italia debba firmare questo Accordo? Prima di tutto, noi siamo stati tra i primi proponenti di un quadro internazionale per il governo delle migrazioni, sarebbe un peccato che l'Italia, che ha sempre spinto in Europa e alle Nazioni Unite perché si arrivasse a forme di collaborazione sulla gestione delle migrazioni, arrivati al dunque, venisse meno alle iniziative di cui è stata tra i primi promotori. In secondo luogo, molti dei punti contenuti nel Global compact sono simili o sono uguali a quelli che noi chiediamo agli Stati europei di approvare nella gestione comune delle migrazioni in Europa; sarebbe quindi assolutamente bizzarro che noi alle Nazioni Unite diciamo di no a dei principi sui quali chiediamo, invece, ai Paesi europei di conformarsi; sarebbe bizzarro e ci indebolirebbe moltissimo nelle negoziazioni con gli altri Paesi europei.
In terzo luogo, c'è un punto secondo me fondamentale: da domani, non tra sei mesi, da domani, da quando il Segretario generale porterà in discussione il Global compact davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, inizieranno delle collaborazioni tra gli Stati su alcuni punti che sono, a nostro giudizio, fondamentali, che sono, prima di tutto, lo scambio dei dati (i migranti da dove partono, dove passano, perché); in secondo luogo, ci saranno delle forme di collaborazione per il contrasto alle migrazioni illegali, per il contrasto agli scafisti, per il contrasto ai trafficanti; ci saranno poi delle forme di collaborazione tra gli Stati per i rimpatri coatti, non solo per i rimpatri volontari assistiti.
Ecco, noi ci stiamo togliendo la possibilità di collaborare con gli altri Stati su questi punti, ed è qui che chiedo, mi rivolgo davvero con sincerità e con apertura alle forze del Governo: voi pensate davvero che la Nigeria, il Paese più popoloso dell'Africa, che è il Paese da cui noi riceviamo un quinto degli immigrati irregolari – cioè uno su cinque, degli immigrati irregolari che è in Italia è nigeriano –, che vorrà collaborare solo con l'Italia per i rimpatri o vorrà prima di tutto lavorare con tutti i Paesi firmatari del Global compact? Sinceramente, penso la seconda, penso che la Nigeria si dedicherà a fare degli accordi con i Paesi firmatari del Global compact, non con l'Italia, che si toglie da questi meccanismi di collaborazione. Allo stesso modo, il risultato di non firmare o di rimanere fuori è esattamente quello che avvantaggia, dal punto di vista elettorale la Lega, cioè poter continuare ad avere delle migrazioni illegali, irregolari, per poterci guadagnare dal punto di vista elettorale. Questo è l'obiettivo della Lega, è chiarissimo, l'hanno detto più volte. Loro non vogliono nessun tipo di governo delle migrazioni, pensano che l'Italia, da sola, o magari mettendosi in squadra con alcuni piccoli Paesi europei che hanno dei problemi diversi dai nostri, starà meglio. Io penso di no, il Partito Democratico pensa di no.
Mi rivolgo, in particolare, al gruppo del MoVimento 5 Stelle: voi pensate davvero che facendo da soli noi faremo meglio? Credo di no. Facendo da soli noi favoriremo l'irregolarità, l'illegalità e le difficoltà dell'Italia, in particolare nel rapporto con gli Stati di provenienza e di transito. In questo modo sarà tutto a vantaggio della Lega, tutto a vantaggio elettorale della Lega.
Ancora una volta ribadisco la disponibilità del nostro partito, del nostro gruppo parlamentare a sostenere un impegno dell'Italia che predata i Governi precedenti, che è un impegno alla collaborazione e alla cooperazione tra gli Stati, e che dovrebbe essere raccolto da quei gruppi che hanno a cuore la pace, la concordia e la collaborazione tra gli Stati. Certamente, altri gruppi, che sono più nazionalisti e più cinici su alcune questioni, hanno posizioni diverse, ma se vogliamo, invece, guardare all'interesse primario dello dell'Italia, questo sta nel firmare il Global compact. Noi speriamo che la maggioranza, che chiaramente non ha trovato ancora un accordo politico sul testo, invece di rinviare il voto, come ci dicono, o invece di dare ragione alla Lega, che ha chiarito benissimo il suo punto di vista, possa pensare a qual è l'interesse dell'Italia, non l'interesse di una parte politica. Noi su questo siamo apertissimi a collaborare, perché l'interesse del nostro Paese viene prima di tutto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Occhionero, che illustrerà la mozione Fornaro ed altri n. 1-00095, di cui è cofirmataria.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, con questa mozione il nostro gruppo di Liberi e Uguali ritiene che sia assolutamente necessaria la sottoscrizione da parte dell'Italia del Global compact for migration, e riteniamo che non aver partecipato all'incontro di Marrakech sia stato per noi un grave errore, per i motivi che brevemente cercherò adesso di esporre. Innanzitutto mi viene in mente un errore di comunicazione, perché Global compact forse richiama concetti come il fiscal compact o la globalizzazione, concetti che sono imperniati su questioni economiche e di fisco; ebbene, non è così: il Global compact parla di persone, della dignità delle persone e del diritto di ognuno di noi a cercare la propria felicità, così come dice la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti del 1776. Sì, cito l'America, l'America di Trump, perché è tanto cara al nostro “Ministro del disordine” Matteo Salvini. Voglio ricordare che l'America è un Paese di emigrati, un Paese che si è fortificato grazie agli emigrati, che sono giunti da tutti i Paesi del mondo, da tutte le regioni d'Italia, compresa la mia piccola regione, il Molise. E allora si capisce il valore delle splendide parole dell'articolo 35 della nostra Costituzione, che forse dovremmo rileggere tutti quanti noi; parole splendide, che parlano del diritto a emigrare e della necessità di tutelare e di valorizzare il lavoro italiano all'estero. Parole scritte con le lacrime agli occhi di tanti migranti, di tanti contadini dei latifondi del Sud all'inizio del XX secolo, oppure, con la memoria fresca, di chi, come la Mazzucco, nel libro Vita descrive la storia di tanti migranti che hanno fatto la storia.
Io vorrei dire, suo tramite, Presidente, ai colleghi dei Fratelli d'Italia, che tanto parlano di identità e di tradizioni da difendere e che temono una mutazione generica, che il Governatore dello Stato di New York ha origini italiane, e che il suo cognome è Cuomo. Allora, di che cosa parliamo? Perché continuiamo a seminare il germe dell'odio, della violenza, della cattiveria nel corpo sociale dell'Italia? Perché? Noi crediamo che il Global compact sia un'ottima occasione, perché in realtà non ha una natura normativa, non si traduce in una vera propria convenzione internazionale, ma piuttosto la chiamerei una guida, un protocollo politico programmatico che cerca di individuare valori di indirizzo comune per gli Stati membri. È un documento che ha la grande ambizione di voler gestire il fenomeno migratorio in modo organico, individuando azioni comuni e scopi che possano rendere più facile il compito per gli Stati membri di gestire il fenomeno dei flussi migratori.
Il Global compact muove proprio dall'obiettivo di ricercare i dati e le informazioni più certe che regolano il flusso migratorio, affinché i singoli Stati possano attuare politiche basate sull'evidenza empirica.
Voglio solo individuare alcuni scopi che il Global compact ci indica: ad esempio, attuare le politiche che consentano di attenuare le cause strutturali del fenomeno, oppure di predisporre canali di immigrazione certi e prevedibili e, ancora, di individuare i confini in modo coordinato, organico e sicuro, di facilitare le occasioni di lavoro e le occasioni dignitose di lavoro, di ridurre la marginalità e la vulnerabilità dei migranti, di facilitare le rimesse, attraverso l'abbassamento delle commissioni e in modo da garantire l'integrazione economica dei migranti, di contrastare il traffico delle migrazioni illecite, di lottare contro la xenofobia e contro le discriminazioni razziali, di cercare in tutti i modi di cooperare per ottenere rimpatri sempre più sicuri.
In sostanza, per noi, il Global compact è un'altra occasione persa per questo Governo. Avremmo avuto l'occasione di gestire in modo strutturale e con un approccio multilaterale un fenomeno che da sola l'Italia non può gestire e, invece, questo Governo cosa fa? Si allea con i Paesi di Visegrád, proprio quei Paesi che sono contrari alla riorganizzazione e alla distribuzione delle quote di migranti e di rifugiati.
Ebbene sì, perdiamo un'altra occasione, un'occasione che ancora una volta ci isola, isola l'Italia, e un'Italia isolata al cospetto delle istituzioni europee è un'Italia sempre più debole che noi non vogliamo. È chiaro, questo approccio multilaterale è irrinunciabile per noi, certo non vuole essere una sterile riproposizione dei paradigmi che regolano i mercati in maniera liberista, perché questo ha portato negli ultimi anni ad aumentare le diseguaglianze in maniera profonda, disuguaglianze economiche, sociali, territoriali. Noi vorremmo che l'Italia non fosse isolata, vorremmo assolutamente che questo Governo si impegnasse a firmare il Global compact e a far parte del gruppo di quegli Stati che, nella gestione del governo dei processi migratori, guardano ai livelli di disoccupazione e di progressivo indebolimento del welfare nei Paesi di destinazione. La migrazione è un fenomeno strutturale, lo abbiamo detto, e, con le disuguaglianze economiche che caratterizzano sempre di più i rapporti dei continenti, il flusso migratorio sarà sempre una componente fissa dell'epoca contemporanea. Ecco perché, lo ribadisco a gran voce, è stato un errore non essere presenti a Marrakech (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Emanuela Rossini, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00096. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, il documento su cui ci troviamo, oggi, a discutere è stato oggetto di una campagna veramente di disinformazione senza precedenti, in parte consapevole e manipolatoria ma, secondo me, in parte anche inconsapevole, perché mi chiedo quanti tra tutti i miei colleghi abbiano veramente letto il documento Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Lo leggo in italiano, perché la traduzione di questo testo è avvenuta in tempi strettissimi, tre giorni, e desidero ringraziare l'ufficio traduzioni della Camera per il lavoro encomiabile che ha fatto, perché ci ha permesso – a chi non conosce l'inglese – di poterlo leggere e, quindi, sarebbe importante leggerlo.
In questa mozione ci siamo posti anche l'obiettivo di elencare quelli che sono dei punti a favore, a beneficio del nostro Paese, Paese di primo approdo, Paese che vive in una condizione geografica che non può portare a non voler entrare in un lavoro di rete nel gestire il processo d'immigrazione.
Quindi, ecco alcuni punti a favore che sono contenuti nel Patto globale: innanzitutto, è stato detto, è un patto non vincolante da un punto di vista giuridico e normativo e il fatto che si chiami molto similmente al fiscal compact, secondo me, ha portato moltissimi a giocare su questa cosa; è un piano programmatico, politico, è una direzione di intenti, un accordo di intenti tra i 164 Paesi che finora lo hanno sottoscritto e che verrà formalizzato domani, è un accordo che vede, veramente, un piano di cogestione, ma soprattutto un modo anche di condividere analisi, dati, dati empirici che permettano anche di prevedere quelli che saranno i flussi migratori. Infatti, ricordiamocelo, per raggiungere obiettivi di sicurezza nel nostro Paese, che sono così cari a questo Governo e a tutti noi, per la nostra comunità, ma anche obiettivi di strategia e di gestione dei flussi migratori, la strada da percorrere non può prescindere da studio, analisi del fenomeno, regole certe e lavoro in rete; rete che non può essere che internazionale e transnazionale.
Allora, brevemente riassumo alcuni punti contenuti che sono gli obiettivi del Patto globale per una migrazione ordinata e regolare e che vanno a beneficio del nostro Paese e che includono tra gli altri, al punto 4, il fatto di assicurarsi che i migranti siano in possesso di documenti legali di identità; il punto 5 promuove canali regolari di immigrazione, il punto 6 contrasta lo sfruttamento dei lavoratori immigrati, il punto 9 rafforza la risposta transnazionale al traffico dei migranti, il punto 11 prevede di mettere in sicurezza i confini dello Stato, contrastando l'immigrazione irregolare e favorendo quella legale, il punto 21 promuove accordi di rimpatrio dei migranti. Aggiungo un punto fondamentale per noi, perché questo accordo ha visto l'adesione dei Paesi da cui provengono le quote più alte dei nostri migranti; ebbene, questi Paesi lo hanno sottoscritto e il documento contiene un impegno a rafforzare e a migliorare le condizioni affinché non partano i migranti dai loro territori.
Quindi, io mi chiedo le ragioni per cui il nostro Paese non possa sottoscrivere questo accordo che ci dà garanzia di poter gestire, in futuro, non solo nell'oggi, i flussi migratori, essendo, inevitabilmente, un Paese di primo approdo; noi ci troveremo altrimenti da soli a chiedere aiuti, come si è fatto in tutti questi mesi e poi, nel momento in cui ci si può sedere al tavolo e, come è già stato detto, iniziare a collaborare e a cooperare, ecco, in questo momento c'è una sospensione che io mi auguro sia solo una sospensione di tempo prima di non aderire a questo che è un lavoro senza precedenti di cooperazione internazionale verso un problema che è uno dei problemi più importanti, più gravi e che ci vede in prima fila (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze Linguistiche e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Silli, che illustrerà la mozione Gregorio Fontana ed altri n. 1-00099, di cui è cofirmatario.
GIORGIO SILLI (FI). Signor Presidente, sono contento che la discussione questa sera sia una discussione pacata, perché quando si parla di immigrazione, abbiamo a che fare con vite umane e devo anche fare un mea culpa, spesso e volentieri si tende molto, sia da destra, come da sinistra, a esasperare un po' i toni, perché sappiamo perfettamente che la migrazione costruisce e distrugge consenso, tanto da una parte che dall'altra.
Io devo ringraziare pubblicamente il presidente della I Commissione, Brescia, lo vedo in Aula, perché ha fornito alla Commissione affari costituzionali una traduzione puntuale del Global compact. Io avevo già letto il testo in lingua originale, ma devo dire che è stata molto, molto utile, perché spesso ci troviamo a discutere su cose che non conosciamo in maniera approfondita.
Cerchiamo, Presidente, di fare una riflessione politica, perché non siamo in fase di voto e io mi voglio permettere di rubare qualche minuto ai colleghi presenti in Aula per fornire alcuni spunti di riflessione. Una volta per tutte, diciamocelo: emigrare è un diritto?
Da un punto di vista di filosofia politica emigrare, sì, è un diritto. Dobbiamo, però, vedere e capire dove vuoi emigrare, perché prendere un migrante che parte da un altro Paese sul territorio dello Stato dove tu sei sovrano ovviamente non è obbligatorio e questo rende di fatto l'emigrazione un diritto da dove parti ma l'immigrazione non un diritto, perché comunque è lo Stato che governa quel territorio e che decide ingressi o uscite.
E ho voluto approfondire e ripassare alcuni passaggi di diritto internazionale e spesso e volentieri quando si parla di persone e della soggettività della persona nel diritto internazionale su qualsiasi testo di qualsiasi autore si sottolinea che nel caso delle politiche migratorie lo Stato è assolutamente sovrano nelle decisioni su chi può entrare ed eventualmente, in alcuni casi particolari, su chi può uscire. Ho voluto approfondire questo perché effettivamente leggendo il Global compact - e francamente perdonatemi, colleghi - per chi si occupa di immigrazione da un punto di vista tecnico da qualche anno il Global compact è un po' la sagra delle banalità. Cioè, ci sono scritte delle cose che tutto sommato non sono nuove. Ci sono scritte delle cose che sono ovvie, tranne quei passaggi dove si vuole fare una moral suasion nei confronti dell'opinione pubblica, quasi a voler ammorbidire questa opinione pubblica.
È bene scambiarsi i dati, collaborare per certi versi, valutare in che modo gestire l'immigrazione, salvare vite umane (e, viva Dio, meno male che c'è scritto anche questo). Cioè, tutte cose assolutamente e talmente condivisibili da essere - come dire - nelle nostre menti, di tutti noi, da destra a sinistra, da diversi anni. E francamente non capisco per quale motivo, di fronte a dei trattati internazionali e, comunque sia, a qualcosa che in qualche maniera vincola gli Stati sovrani - e io faccio riferimento alla Convenzione sui rifugiati del 1951 -, ci siamo trovati oggi nella condizione di dover analizzare un testo di questo tipo che si chiama “patto”.
Ora, io mi domando per quale motivo l'ONU ha buttato giù questo testo e l'ha fatto votare quasi interamente a tutti gli ambasciatori che, come sappiamo perfettamente, non è, insomma, che possano mettersi - tranne, se non ho capito male, gli Stati Uniti e l'Ungheria - ad opporsi in questa fase di discussione. E mi domando perché lo sottopongano a tutti i Capi di Stato e di Governo, sebbene nel nostro caso lo stia votando il Parlamento per una scelta esplicita del Governo, ma, comunque, ci viene sottoposto un qualcosa che di fatto non è vincolante. E, allora, io mi domando: che senso ha?
Onorevole Boldrini, lei scuote la testa. Io sono pacato e cerco di fare una riflessione politica, perché io sono una persona che sa di non sapere e riconosce quando sbaglia. Mi sto chiedendo dove sbaglio se mi trovo ad essere contrario a questo patto. Perché viene fatto un patto? Da chi è partito? Chi ha scritto il primo testo? Chi ha sottoposto il testo del Global compact ai 192 ambasciatori di Stati sovrani presso le Nazioni Unite? Ma soprattutto, che scopo ha, se non solo quello di fare moral suasion sull'opinione pubblica questo patto, che non è altro che un patto che non vincola nessuno perché i Paesi che già hanno sottoscritto la Convenzione del 1951 non possono esimersi, per certi versi, dal fare quello che è già scritto nero su bianco?
Io lo vedo, francamente, come un qualcosa fatto in maniera opportunistica in questo momento storico, perché l'immigrazione è un po' il tema del momento e non mi stupisco che a remare parecchio a favore di questo ci sia stato, per esempio, il Messico o addirittura ho trovato dei plausi, cercando su dei testi e delle pubblicazioni, a questo Global compact da parte della Svizzera. Cioè, sono tutti Paesi che conoscono l'immigrazione in maniera diversa rispetto a come la conosciamo noi come Paesi del Mediterraneo o addirittura noi come Italia che, per usare un termine della Seconda guerra mondiale, siamo il ventre molle dell'Europa con delle frontiere difficilmente difendibili.
Poi, può piacere o non piacere ed è per questo che io dico sempre che nessuno, anche all'interno del gruppo del MoVimento 5 Stelle, può definirsi oltre la destra o la sinistra, perché ci saranno sempre dei temi dirimenti su cui, per certi versi, si dovranno prendere delle decisioni, perché la visione del Paese da parte di chi ha una cultura di destra è diversa da quella di chi ha una cultura di sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La visione di come si intende l'immigrazione è diversa, così come si intende la cultura autoctona e come si incardina la religione all'interno del sistema e della società. È un modo diversoidi intendere il Paese ed è chiaro e non mi stupisce che su tutti gli atti e su tutti i provvedimenti che parlano di immigrazione, all'interno del MoVimento 5 Stelle vi siano delle spaccature che sono legittime, perché c'è chi vede l'immigrazione in un modo e c'è chi la vede in un altro. La sinistra estrema sogna un mondo senza frontiere - com'era? Socialisti di tutto il mondo unitevi! - e la destra, per assurdo, sogna delle frontiere nette per certi versi, perché ha una visione diversa nel mondo. È giusto? È sbagliato? Dal mio punto di vista è più giusto quello che penso io, senza ombra di dubbio.
La cosa, però, che mi fa riflettere è come oggi le mail che abbiamo ricevuto per stimolare noi deputati a votare a favore di questo Global compact siano tutte sottoscritte da realtà schieratissime a sinistra, da istituzioni governate da persone e da maggioranze di sinistra e devo dire che questo francamente aiuta poco a fare una riflessione incondizionata sul contenuto di questo patto che, vi ripeto, non è né innovativo né, tanto meno, mi sembra che riporti niente di assolutamente particolare. Io rilancio la palla di là dal centrocampo e dico: le norme sull'immigrazione, così come erano vecchie quelle interne della Repubblica italiana - perché siamo sempre stati un Paese di emigrazione e non di immigrazione -, così come erano vecchie le norme sull'asilo della Repubblica italiana, probabilmente anche le convenzioni e i trattati internazionali stipulati e recepiti negli anni Cinquanta e Sessanta oggi sono vecchi e devono essere ammodernati e aggiornati.
E, allora, perché un patto non vincolante? Si convochi una riunione di Stati, si convochi una conferenza internazionale e si butti giù il testo di quello che diventerà un trattato vero e proprio, con un testo finale sviluppato in base alle necessità e alle volontà dei singoli Stati e vediamo di portarlo avanti e di farlo votare con tutte le conseguenze per i Paesi che hanno sottoscritto questo atto e che non lo osserveranno! Io francamente davvero non vedo la necessità di votare a favore di un qualcosa che, soprattutto in questo momento storico, nel nostro Paese non porta nessuna innovazione, ma anzi - ma anzi! - va in direzione opposta a quella che è la nostra visione della società.
Concludo dicendo che trovo strano che la sinistra gridi al “volemose bene” e chieda di votare a favore su questo patto quando tutto ciò che è stato fatto a livelli istituzionali superiori o tutte le proposte che sono state fatte in questa direzione sono state contrastate. Ne cito una che io e l'onorevole D'Attis, che non è in Aula adesso, abbiamo presentato al Comitato delle regioni di Bruxelles per trovare una linea comune di integrazione tra tutti i Paesi europei, così come è stata portata avanti una linea comune di norme sull'asilo politico, ma stranamente c'è stato votato contro da parte del Partito socialista europeo e soprattutto da parte di chi apparteneva al Partito socialista europeo, cioè gli italiani, sostanzialmente dimenticando che spesso e volentieri un gioco di squadra può assolutamente essere utile se non indispensabile.
Presidente, io ho voluto - e qui mi taccio, anche perché la dichiarazione di voto la farà domani una collega - magari dare degli spunti per fare delle riflessioni in maniera molto, molto pacata, perché come sempre mi sembra che soprattutto la sinistra nelle ultime settimane e negli ultimi mesi stia utilizzando questo argomento in maniera assolutamente strumentale e né più e né meno per fare moral suasion e per orientare l'opinione pubblica a mio avviso dalla parte sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. L'11 dicembre scorso, a Marrakech è stato firmato il cosiddetto Global compact for migration, un Trattato proposto dall'ONU e sottoscritto nel 2016 da ben 193 Paesi nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. Il tema è sensibile e di assoluta importanza; la Lega e altre forze politiche di destra continuano ad affrontare questo dibattito, però, in modo ideologico, demagogico e strumentale. Abbiamo ascoltato e abbiamo sentito dire che il Global compact non è altro che l'ennesimo tentativo di ingerenza nelle politiche nazionali, che è anacronistico e pericoloso limitare la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori. Ora, come abbiamo avuto modo di rilevare qualche giorno fa in quest'Aula durante la discussione in merito al “decreto sicurezza”, state sostenendo, e lo diciamo con forza, una bugia clamorosa, e lo ribadiamo ancora una volta.
Il Global compact riafferma infatti espressamente, al paragrafo 15, il diritto sovrano degli Stati di determinare la propria politica migratoria nazionale, distinguendo tra lo status di migrazione regolare e irregolare anche nel momento in cui si definiscono le misure per l'attuazione del patto globale. E allora smettetela davvero di raccontare falsità al Paese, non vi è nessuna compromissione della sovranità nazionale; assumetevi almeno la responsabilità politica delle vostre scelte e delle vostre azioni, senza scaricarle su presunti rischi, inesistenti, che si anniderebbero dietro al Global compact. D'altro canto, mi pare che la confusione regni sovrana su tale tema nello stesso Governo: alcuni giorni fa, in Aula, proprio durante la discussione del “decreto sicurezza”, nonostante la posizione della Lega appena raccontata, l'Esecutivo ha dato parere contrario ad un ordine del giorno del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia volto a impegnare il Governo a non sottoscrivere il Global compact. La Lega, cioè, ha smentito se stessa, pur di non irritare i colleghi dei 5 Stelle nelle fasi finali di approvazione del loro provvedimento simbolo, della loro propaganda ideologica, senza cambiare, però, minimamente posizione al riguardo, sperando che nessuno se ne accorgesse. Ora questa improvvisazione è per noi solo l'ultimo atto di una serie di retromarce, che denotano una superficialità e un'inaffidabilità assoluta del Governo, che sta marchiando irreparabilmente ormai l'immagine e la credibilità del nostro Paese a livello internazionale. Il rigetto dell'ordine del giorno doveva essere il preludio di una firma del Patto e della partecipazione al Vertice di Marrakech; e, invece, così non è stato e la sedia del Governo era vuota. Vuota come era ingiustificatamente deserta la nostra postazione al Consiglio europeo durante la commemorazione delle vittime di Strasburgo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Lo ricordiamo, questo Governo ci fa vergognare di essere italiani per la sua inaffidabilità! Il Presidente del Consiglio Conte, lo ricordiamo, ha incontrato, il 27 settembre 2018, il Segretario generale delle Nazioni Unite, dando la sua parola per la partecipazione dell'Italia al meeting di Marrakech. Lo stesso Ministro degli esteri Moavero Milanesi ha espresso a più riprese il proprio orientamento favorevole circa la sottoscrizione del Global compact, sostenendo l'esigenza di una condivisione degli oneri della gestione dei fenomeni migratori e di una cooperazione rafforzata con i Paesi di origine e di transito.
Allo stesso modo, anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che vedo molto interessati a questa discussione e molto presenti per la verità, hanno sostenuto, almeno a parole, che per governare le migrazioni servirebbe una soluzione condivisa, internazionale ed europea, e che il Global compact andava dunque sottoscritto. Ci saremmo aspettati, allora, nelle scorse ore, un'Italia protagonista del vertice di Marrakech; e, invece, è successo anche lì che la vicenda politica è evidentemente passata nelle mani del Ministro dell'interno Salvini e tutto è cambiato. Il leader della Lega ha fatto capire nelle ore precedenti il summit di Marrakech che, in realtà, il Premier non aveva nessuna voce in capitolo e la sua parola non contava nulla, che il Ministro degli esteri non aveva titolarità ad esprimere la posizione dell'Esecutivo e ha confermato la propria posizione di assoluta contrarietà al Global compact, e si è verificato quello che lui aveva auspicato. Il Governo italiano non è andato, non ha partecipato e non ha sottoscritto il Global compact a Marrakech. Ancora una volta emerge, ed è emerso, un dato politico drammatico e preoccupante, che noi, come gruppo del Partito Democratico, abbiamo già rilevato nella vicenda del caso Orban. Cari amici dei 5 Stelle, voi avete dimostrato ancora una volta di essere politicamente e culturalmente subalterni alla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); quando si parla di diritti, valori e politiche strategiche siete pienamente alleati e allineati al pensiero ideologico del vostro alleato di Governo. Nel dibattito dei giorni scorsi, con la mancata partecipazione del Premier al vertice di Marrakech, avete dimostrato ancora una volta al Paese che rappresentate in Italia anche voi la destra, la destra sovranista, nazionalista e conservatrice (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ed è bene dirlo con chiarezza ai nostri cittadini e, soprattutto, ai vostri elettori.
Nel merito, peraltro, la posizione assunta finora dal Governo è per noi assolutamente pretestuosa, ideologica e soprattutto dannosa e penalizzante per il nostro Paese. Lo spirito e il testo del documento sono chiari: il principale dei 23 obiettivi del Global compact è quello di creare un quadro sicuro, ordinato e regolare per la gestione del fenomeno migratorio. Si tratta del principio non discutibile, di un principio che noi dovremmo tutti condividere, secondo cui la questione va affrontata a livello globale tramite una rete di collaborazione internazionale. Il Patto ribadisce anzitutto una cosa importante, per noi fondamentale, il rispetto assoluto dei diritti umani dei migranti, e riafferma, qualora ve ne fosse stato bisogno, il rigetto e il contrasto di ogni forma di xenofobia, di sfruttamento e di traffico di esseri umani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Voi cosa pensate al riguardo? Chiaritelo al Paese! Credete anche voi nell'esigenza di promuovere una lotta contro ogni forma di discriminazione, etnica o razziale che sia? Questo è un punto dirimente, non negoziabile, di ogni politica di gestione del fenomeno migratorio, che sia a livello nazionale, europeo o internazionale, perché questi sono per noi valori e principi non disponibili, che rappresentano il fondamento di ogni comunità democratica liberale.
Ma non solo, il Global compact sarebbe uno strumento fondamentale anche per rafforzare le nostre ragioni nelle relazioni con gli altri Paesi europei, sostenendo con ancora maggior forza la richiesta italiana di una più forte cooperazione e solidarietà in sede continentale. Firmare il Global compact potrebbe aiutare l'Italia a lavorare per rivedere il Regolamento di Dublino, per imporre sanzioni economiche per gli Stati che violano gli obblighi di condivisione delle responsabilità, completare la fase di relocation dei richiedenti asilo in Italia. Come fate a non capire l'utilità e l'importanza che questo Global compact ha per il nostro Paese?
E questo Patto costituirebbe, inoltre, anche un elemento utile per facilitare la stipula di nuovi accordi di riammissione e rimpatrio con i Paesi di provenienza e di transito; accordi che dovremo necessariamente moltiplicare nel prossimo futuro. Senza questi accordi e queste intese le vostre promesse continueranno a rappresentare ed essere solo fumo al vento. Voi finora - diciamolo chiaramente - non avete ottenuto nessun risultato, nemmeno su questi punti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dove sono quelle espulsioni che avete conclamato e proclamato, 500 mila o 600 mila irregolari che dovevate rimpatriare nei primi mesi di Governo? La verità è che non avete fatto nulla e questo Patto, invece, potrebbe aiutare il nostro Paese a risolvere questi problemi. Voi, invece, preferite girarvi e guardare dall'altra parte. Attraverso il Global compact potremmo poi finalmente ragionare tutti insieme, a livello europeo e internazionale, delle riforme normative e politiche necessarie per sostenere e aiutare coloro i quali fuggono da violenze, persecuzioni o tutte le altre forme di coazione o restrizione fisica e psicologica. Potremmo ipotizzare dei punti consolari nazionali, dei blue point europei o dei centri delle Nazioni Unite in Africa dove introdurre, lì direttamente, le richieste d'asilo o di altra protezione internazionale, aprendo la strada a flussi controllati e sicuri di approdo in Europa o in altri Paesi di accoglienza. Canali legali – legali! – da istituire lottando e contrastando così davvero in modo serio ed efficace le reti criminali e i trafficanti di uomini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quello è uno dei nostri obiettivi prioritari, combattere lo sfruttamento, la violenza e la schiavitù; qual è il vostro davvero non si capisce.
Al riguardo, noi guardiamo con favore anche alla proposta di rafforzare i poteri, le dotazioni organiche e le competenze dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera: la vostra contrarietà è inconcepibile anche lì, da soli noi siamo semplicemente più deboli. Ma non è difficile capirlo, senza collaborazione e cooperazione continentale e internazionale non saremo in grado di gestire in modo adeguato e sicuro i fenomeni criminali legati alla tratta degli esseri umani. Grazie a questo Accordo potremmo poi ottenere anche un altro risultato importante: sollecitare non solo l'Europa, ma l'intera comunità internazionale, ad investire nello sviluppo del continente africano, rafforzando e integrando, in particolare, le dotazioni finanziarie del Trust Fund for Africa; è lì che dobbiamo lavorare. Il fenomeno migratorio è un fenomeno e un tema strutturale, come è sempre stato, da anni a questa parte. Le migrazioni sono sempre esistite e hanno interessato da vicino, peraltro, anche il nostro Paese, con la grande migrazione verso le Americhe nei primi decenni del secolo scorso. Questo è un tema che sarà vitale per le nostre società presenti e future: investire per lo sviluppo del continente africano.
Infine, la firma del Global compact ci consentirà di investire più e meglio nelle politiche di assistenza e integrazione dei titolari e dei beneficiari di protezione internazionale. Questa, per noi, è l'unica strada percorribile per gestire il fenomeno migratorio in modo sicuro e considerare le persone che hanno diritto ad essere accolte come una fonte di ricchezza culturale e di valori, anche economica. Le stragi degli ultimi anni in Europa ci hanno fornito un quadro inquietante al riguardo. La soluzione per garantire maggiore sicurezza non è l'abbandono a se stessi, l'emarginazione o il disinteresse; questo aumenta solo i rischi di dispersione sociale ed economica e i pericoli di radicalizzazione anche delle persone che hanno diritto a rimanere nel nostro territorio e nel nostro continente.
Insomma, per tutte queste ragioni noi chiediamo al Governo una cosa semplice: firmare il Global compact per iniziare finalmente ad affrontare il tema migratorio in modo serio e strutturale, non più con un approccio settoriale, emergenziale, non all'altezza della complessità del fenomeno, non più con un approccio che contribuisce a creare solo un clima di tensione e paura nei confronti dello straniero e della diversità, senza risolvere i problemi, ma forse questa non è la vostra volontà. Allora, accantonate almeno per una volta l'ideologia e la propaganda, non isolateci dal resto del mondo, pensate almeno al bene del Paese e dell'intera comunità internazionale e firmate finalmente il Global compact for migration (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).
FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Apprendiamo dalle agenzie appena battute che domani mattina il Presidente del consiglio Giuseppe Conte riferirà al Senato in ordine all'esito della trattativa con l'Unione europea sulla manovra. Io credo che, per una questione anche di dignità del Parlamento, sarebbe opportuno, e quindi mi permetto di sollevare questa questione e, quindi, per il suo tramite, di invitare il Presidente della Camera a riflettere sul fatto che sarebbe opportuno che il Presidente Conte venisse anche alla Camera a riferire sull'esito di questa trattativa, anche perché noi saremmo, di qui a qualche giorno, poi, nella situazione di dover votare una manovra, che recepirà inevitabilmente questo accordo. Credo che dal punto di vista della trasparenza e della correttezza del rapporto tra Governo e Parlamento, sarebbe un passaggio quanto meno dovuto, certamente irrituale ma è irrituale in questa fase tutta l'approvazione della legge di bilancio, come tutti noi sappiamo.
PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, lo riporterò alla Presidenza, che contatterà il Governo per valutare la volontà del Presidente Conte di venire eventualmente anche qui.
EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Immagino sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Mi associo alla richiesta del Presidente Fornaro, perché è evidente che la situazione di precarietà delle notizie che noi viviamo circa la legge che tra pochi giorni arriverà alla Camera induce, anche se irritualmente, a chiedere che la stessa spiegazione e lo stesso chiarimento vengano dati anche in questo ramo del Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Fiano, valgono anche per lei, naturalmente, le stesse considerazioni.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Rossini, mi scusi, non la avevo vista perché la sua mano era alzata a mezz'asta. Prego, ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Sull'ordine dei lavori desideravo porre la richiesta domani, in sede di dichiarazioni di voto e di votazioni anche sul Global compact, se potesse essere presente anche il Ministro Moavero, visto gli sono state richieste più spiegazioni sul come mai siamo arrivati a questo patto mondiale. Lui ha seguito tutto…
PRESIDENTE. Onorevole Rossini, siamo in un altro ambito qui. Il Governo, comunque, è presente e il sottosegretario Di Stefano, eventualmente, farà presente al Ministro questa sua desiderata.
È iscritto a parlare l'onorevole Del Mastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
Tra l'altro, il suo intervento porterà anche un po' di silenzio in quella parte dell'Aula, che stasera è particolarmente vivace.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Non è detto, ma ci proviamo.
Guardi, Presidente, evidentemente anche Fratelli d'Italia si associa alla richiesta della presenza di Moavero domani, ma credo che sia una richiesta più formale che sostanziale, perché è deprimente vedere quest'Aula vuota nel momento in cui si parla del Global compact e i banchi denunciano le assenze proprio di coloro che hanno detto: no, il Governo non prenderà una posizione sul Global compact, perché è una cosa troppo importante, dobbiamo parlamentarizzare la decisione. Ecco, peccato che non ci possa essere una panoramica a 360 gradi per vedere come questo Governo parlamentarizza la decisione sul Global compact. È un'assenza imbarazzante, rumorosa e probabilmente dobbiamo intuire e dobbiamo dedurre che vi sia, in altre sedi, un convegno di intelligenze per porre in essere, incredibilmente, una mozione di maggioranza sul Global compact che dica tutto e il contrario di tutto. Perché sul Global compact questa maggioranza partorirà un esperimento di straordinario cerchiobottismo: ‘siamo contrari, ma non del tutto', oppure ‘siamo favorevoli, ma non del tutto'. E lo dico perché è storia, che ormai i cittadini conoscono meglio di noi parlamentari, che chi ha deciso di aderire al Global compact ha aderito. I Governi sovranisti, che non volevano vedersi espropriare la possibilità di regolamentare l'immigrazione, semplicemente non vi hanno aderito.
Nel Parlamento italiano stiamo decidendo, stiamo parlando del Global compact, stiamo parlando perché diversamente l'Italia avrebbe aderito alla chetichella sotto silenzio, se Giorgia Meloni, se Fratelli d'Italia non avessero sollevato il tema. Domani Zappia non sappiamo che cosa farà in sede di Onu, domani non sappiamo che cosa farà il nostro Governo in sede di Onu, ma certamente Fratelli d'Italia insiste su questo dibattito. Perché, vede, è un dibattito che è stato falsato, artefatto dalla sinistra, perché nel momento in cui la sinistra ci dice: beh, intanto non è cogente, non comporta obblighi, quindi votatelo, mi viene da dire, specularmente, se non comporta obblighi, se non è cogente, se non cambia nulla, non votatelo voi, voglio dire, perché questo poi è il tema.
Ma non è così e lo sappiamo tutti, perché il nostro ordinamento viene perforato dai princìpi di diritto internazionale. E nel Global compact un principio sopra tutti viene definito e stagliato a caratteri cubitali, ovverosia che immigrare è un diritto individuale fondamentale.
Ora, mi viene difficile immaginare che l'Italia, se sottoscrive un patto che ritiene che un diritto sia fondamentale, e sarebbe la prima volta che lo Stato italiano riconosce non che il diritto ad emigrare da uno Stato, ma che il diritto ad immigrare in uno Stato è un diritto individuale e fondamentale. Noi riteniamo, banalmente, che in tema di immigrazione, vi sia un dovere dello Stato di regolare i flussi, non un diritto individuale di immigrare.
Ma non basta. Nel Global compact viene, altresì, dichiarato, specificato che l'assistenza umanitaria è sempre legale, tradotto, perché sia chiaro a futura memoria di quello che combinerà questo Governo, le ONG stanno strofinandosi le mani per tornare nel Mediterraneo a fare la pesca a strascico delle risorse per riportarle in Italia; le risorse, ovviamente, per il mondo delle cooperative rosse e non certamente per il popolo italiano. È un complesso articolato di principi giuridici, che, evidentemente, erode la sovranità nazionale su un tema per il quale Fratelli d'Italia crede che massimamente si deve esplicare la sovranità nazionale, la difesa dei confini, la difesa dell'identità nazionale, la regolamentazione dei flussi migratori.
Ancora, dovremmo votare un documento che, apoditticamente, per quanto riguarda Fratelli d'Italia falsamente, dice che l'immigrazione è uno straordinario volano per la crescita, per lo sviluppo, per il benessere. Andate a chiederlo a porta Palazzo a Torino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) se gli italiani la percepiscono come un volano di sviluppo, di crescita e di benessere! Per noi, questa immigrazione, gestita in questa maniera in particolar modo, è sinonimo di povertà, di concorrenza al ribasso dei salari e di depauperamento di capitale umano degli stessi Paesi di origine dei migranti. Questo documento stabilisce che chi aderisce ha obblighi crescenti nei confronti del migrante, a prescindere dallo status legittimo di permanenza sul territorio italiano; tradotto: salta sul barcone che, se per caso arrivi, la lotteria l'hai vinta, perché lo Stato italiano avrà degli obblighi sempre crescenti nei tuoi confronti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E ancora, questo documento stabilisce, sancisce ed equipara il rifugiato al migrante economico, siamo oltre alla codificazione e alla costituzionalizzazione del Boldrini pensiero, siamo alla realizzazione del piano Soros, sotto questo profilo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E ancora, noi vogliamo difendere la libertà culturale nostra, prima di tutto di Fratelli d'Italia, non certamente più quella della Lega, perché sul tema ultimamente pare essere afasica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non avere più parole, ma la libertà di Fratelli d'Italia di opporsi all'immigrazione. Vede, Presidente, in quel documento, in quello straordinario documento che non presuppone obblighi e principi si dice che bisognerà sforzarsi di aprire un dibattito libero sull'immigrazione per spiegare che l'immigrazione è un bene. Riecheggia un po', al liceo classico, la costruzione geologica della differenza fra la libertà e l'arbitrio: tu sei libero di dire che l'immigrazione è un bene, perché se tu dici che è un male, è arbitrario e io ti condanno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Bene, questo non può passare, questo non può passare, questo non può passare. Noi riteniamo che sia gravissimo che il Governo non si sia espresso, riteniamo che gli italiani, se potessero vedere la fotografia di quest'Aula tristemente vuota e grigia, sotto mille profili, si renderebbero conto gli italiani della difficoltà di questo Governo trovare una quadra, a differenza di tutti gli altri Governi sovranisti in Europa, che hanno già detto «no», senza se e senza ma al Global compact e alla costituzionalizzazione della invasione nei loro confronti, rivendicando il diritto di governare i flussi migratori, rivendicando il diritto di dire che l'immigrazione viene regolata dallo Stato e non è diritto fondamentale di nessuno, rivendicando il diritto a trattare i rifugiati come tali e i migranti economici come tali, rivendicando il diritto di governare, difendere, presiedere i confini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi crediamo che con il Global compact si disarticoli la sovranità nazionale, si scompagini l'identità nazionale e si scardinino le frontiere del popolo italiano e sappiamo soprattutto che con il Global compact si realizza quel disegno perverso della sinistra mondialista, quello per cui quando i popoli reagiscono, quando i popoli votano danno un preciso mandato ai Governi di difenderli, ebbene, se non ce la si può più fare democraticamente, la palla deve passare a organismi sovranazionali che decidono sulla pelle dei popoli, contrariamente al volere dei popoli.
Presidente, io concludo dicendo che se è questa espropriazione della politica, prima ancora che della sovranità nazionale, per la quale il nostro futuro, in termini di identità nazionali, verrà deciso da organismi internazionali, verrà, passerà nel momento in cui vi è un Governo a trazione Grillo-leghista, beh l'epitaffio morale su questo Governo non mancherà, perché altro che Governo sovranista, non è neanche un Governo populista, è un Governo che si è inginocchiato di fronte alla troika internazionale e al piano Soros deciso dagli organismi sovranazionali, quando il popolo italiano gli aveva dato tutto un altro mandato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo dibattito ci permette un attimo di volare alto o, almeno così dovremmo fare, e cercare di capire che cosa sta succedendo nel mondo oggi e domani, cioè occuparci del nostro futuro e non solo delle prossime elezioni europee o delle amministrative che avremo fra qualche mese in qualche città italiana. In questi anni, ultimo decennio, abbiamo avuto circa 134 milioni di persone che si sono mosse nel mondo cioè persone che hanno abbandonato le loro terre, le loro case, il loro territorio di appartenenza per andare verso l'ignoto, a volte verso una prospettiva di futuro, altre volte semplicemente fuggendo dalla fame, dalla sete, dalle guerre, dalla siccità, dalle calamità naturali, dai cambiamenti climatici.
Se noi rispettassimo l'Accordo di Parigi, Presidente, cioè se noi entro due anni, i prossimi anni riducessimo di due gradi la temperatura, anzi ci accontentassimo di un aumento di temperatura di due gradi, già sappiamo che il 30 per cento del Bangladesh verrà inondato, cioè se noi rispettassimo l'Accordo di Parigi e che quindi il 30 per cento del Bangladesh dovrà essere evacuato verso altri territori; per la fine del secolo è prevista l'evacuazione di Giakarta, Bombay, Shanghai, cioè queste grandi città costiere si stanno occupando di che cosa potrà accadere ai loro cittadini tra settanta-ottant'anni. Questa è la realtà. È la realtà che ci dice che mezza Africa muore di sete e che la siccità avanza e che non basteranno buoni proclami per fermare le persone. Il Global compact è la risposta sufficiente a questo incredibile sconvolgimento che sta accadendo, dell'umanità? Assolutamente no, ma è un inizio, è un inizio in cui i Paesi, le nazioni si interrogano sulle cause delle migrazioni, le cause climatiche appunto, ineludibili, le guerre la fame, la povertà e cercano di trovare insieme delle strategie da mettere in campo. Già sappiamo che molte di queste strategie probabilmente non vedranno la luce; però speriamo che invece ciò non accada, e che potremo lavorare in modo più illuminato nei prossimi decenni, per fare in modo che in questi Paesi, dove avvengono questi capovolgimenti… E potrebbe essere anche il nostro, non lo possiamo sapere: soltanto negli ultimi anni la California, Paese occidentale, è stato travagliato da siccità e alluvioni, e tutto il settore agricolo, in un grande Paese industrializzato e avanzato tecnologicamente, è in pericolo.
Allora le migrazioni sono di tutti e per tutti, e in questa fase questo Global compact non vincola nessuno. Ho sentito tante cose, i flussi migratori, i confini: non c'è niente di tutto ciò, c'è semplicemente un indirizzo da seguire, una strada, per proteggere le proprie frontiere, per regolare i flussi migratori, per lavorare in loco in questi territori, in questi Paesi, per portare sviluppo, per individuare le persone, per saltare i Trattati internazionali, sì, per fare i rimpatri che oggi non si possono fare. Cioè per occuparci di un problema molto complesso che certamente non si esaurisce in quattro minuti del mio intervento, né in questo desolante dibattito, in cui in pochi interessati stiamo dicendo la nostra, ma che invece richiederebbe un grande coinvolgimento della nazione, per rendere consapevoli i cittadini italiani di quello che sta accadendo, non solo oltre i loro confini, ma anche in casa propria. Regolare la sicurezza: tutti vogliamo sicurezza, nessuno vuole avere paura, tutti vogliamo vivere nelle nostre città, proteggere le nostra identità; ma per poterlo fare innanzitutto dobbiamo essere consapevoli delle strade che dobbiamo percorrere, e non è certo rinunciando ai diritti umani, al riconoscimento dell'altro, a quello che siamo nella nostra cultura giudaico-cristiana, che riusciremo a trovare una strada nuova per un futuro incerto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, è stato fatto qualche accenno anche dai colleghi che mi hanno preceduto alla vistosa assenza dell'Aula, e dei partiti di maggioranza in particolare, in relazione a questo dibattito, che dovrebbe avere ben altra intensità e ben altra dignità rispetto anche agli impegni internazionali del nostro Paese. È notizia dell'ultimissima ora, signor Presidente, lo dico suo tramite al Governo, la decisione del Primo Ministro Michel, il Primo Ministro del Belgio, di dimettersi sulla base di una divisione che ha animato il suo Governo proprio sul tema del Global compact: almeno ci fosse questa tensione all'interno di una maggioranza tanto composita quanto assolutamente priva di qualsiasi struttura, una maggioranza destrutturata che cerca solo di guadagnare tempo e non di guadagnare prestigio rispetto a ciò che dovrebbe fare a livello internazionale.
Un po' di dignità dovrebbe esserci all'interno di un Esecutivo che prima ha dato la sua parola d'onore davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite, e poi se l'è fatta rimangiare da un Ministro Vicepresidente del Consiglio, che ha dettato via telefono un'agenzia annunciandola in quest'Aula, dicendo: fra tre minuti il Presidente del Consiglio Conte smentirà la nostra partecipazione a Marrakech (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Un po' di dignità, Presidente Conte! Il suo omologo in Belgio ha fatto altra scelta: ha deciso che sulle questioni di principio non si tratta, e io penso che questo sia un elemento fondamentale per non ricadere, lo dico sempre suo tramite al qui presente sottosegretario Di Stefano, in un terzomondismo di maniera, in un certo modo di approcciare le questioni internazionali fatto di qualche rappresentazione estetica e non di una responsabilità seria di fronte a quelle che sono le questioni fondamentali del nostro tempo.
È stato detto qui, in quest'Aula, che c'era bisogno di un intreccio più forte, più strutturato, tra quello che era il Global compact per le migrazioni e il più generale framework nel quale si muove tutta la comunità internazionale, ahimè con qualche fallimento, come è stato evidenziato recentemente in Polonia sulla questione dei cambiamenti climatici.
La nostra è una discussione vecchia, la vostra è un'obiezione antica. Io non penso che i colleghi qui presenti di Forza Italia o di Fratelli d'Italia non abbiano letto il Global compact, secondo me questa è una semplificazione, una falsificazione; io penso che lo abbiano letto nei dettagli, e proprio perché assume dei princìpi di intransigente capacità di cooperazione internazionale, proprio perché sanno - e per questo mentono - che salvaguarda la condizione di sovranità nazionale nella gestione dei flussi immigratori, allora cercano di realizzare una cortina fumogena intorno a questo progetto, di distrarre un'opinione pubblica e paralizzare una maggioranza.
Anch'io apprezzo il gesto fatto dal presidente della Commissione nella quale partecipo tutti i giorni, quello del presidente Brescia, quando ha voluto tradurre il Migration compact, e anche il fatto di aver definito, finalmente spiegandolo anche che ce ne sono due di addendum, uno per quanto riguarda le migrazioni in senso ampio e uno per quanto riguarda le migrazioni dei rifugiati, e che esiste anche una disponibilità del nostro Paese a sottoscrivere la seconda parte. Lo voglio vedere, prima di festeggiare, almeno un parziale rinsavimento di questo Esecutivo, però quello che vi vorrei trasferire è che, se conoscete la logica booleana, i diritti che sono in capo ai rifugiati includono i diritti dei migranti, perché sono più estesi, più forti, perché evidentemente devono esserci delle protezioni ulteriori rispetto a quello che è il diritto a migrare, che non contrasta con il diritto sovrano dei Paesi a regolare. I Paesi sono di provenienza, di transito, di destinazione, e per ciascuno vale un interesse collettivo alla cooperazione e al rapporto paritario, perché, cari signori del Governo, non ci sarà mai da parte di nessun Paese dell'Africa o di altri Paesi dell'Asia - da cui provengono quei pochi rispetto ai flussi enormi di migranti che ci sono in giro per il mondo che arrivano sulle nostre coste - un rapporto di accoglienza, anche delle nostre legittime richieste di rimpatrio, se non ci sarà il rispetto.
Le opinioni pubbliche non esistono solamente in Italia. Il sovranismo può dire quello che vuole, ma per me l'opinione pubblica che c'è in Nigeria piuttosto che in Tunisia piuttosto che in Marocco vale l'opinione pubblica italiana. Il sovranismo fa a pezzi la possibilità di difendere i nostri interessi, è questo il problema, cioè che voi, erigendo un muro, alzando una barriera, costruendo un limes e non disegnando un limen - cioè erigendo una barriera come il limes germanicus quando si intendeva bloccare l'invasione dei barbari e i barbari alla fine travolsero e fecero cadere l'Impero romano - non avete capito che invece quello che serve è un limen che possa definire il patrimonio culturale, sociale, di valori di una nazione e di una patria, che questa possa essere attraversata per essere anche arricchita da quei valori e da quelle risorse che vengono dal resto del mondo. Del resto, questa è la storia del nostro Paese, che ha visto, da secondo Paese al mondo per emigrazione, una storia di 30 milioni di italiani che hanno lasciato le nostre coste e il nostro suolo nazionale.
Allora vorrei semplicemente, alla fine del mio intervento, concludere dicendo che se voi pensate davvero che per reagire a catastrofi generali, per esempio sul piano climatico, non si debba ricorrere a spiegazioni sataniste ma si debba immaginare un livello di cooperazione che non ci faccia poi pagare un prezzo troppo alto più in là, quando le future generazioni, ma anche più prossimamente, si troveranno di fronte ad altri tipi di fenomeni di spostamenti, di capacità anche di relazione, allora vi chiedo una cosa: fate il confronto tra chi ha firmato e chi non ha firmato, rispetto a questo tema, e vedete quali sono di elementi che caratterizzano quei Paesi dove non si è firmato. Io li ho visti i numeri tatuati sulle braccia dei bambini al confine del Messico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); io le ho sentite le voci di Akos Hadhazy e Bernadett Szell, due nostri colleghi ungheresi parlamentari che sono stati malmenati e picchiati perché volevano rappresentare la voce dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); io li ho immaginati coloro i quali scendevano in piazza per dire che forse ci poteva essere un mondo diverso e più autorevole nel fornire le risposte ad un mondo che spesso vuole nascondere le risposte per poi farle pagare alle future generazioni. Sapete benissimo che non è vincolante il Global compact, e che se ne potrebbero applicare anche solo delle parti, il vostro è un manifesto ideologico contro l'idea che questo Paese non debba scaricare sulle future generazioni responsabilità che sono vostre e solo vostre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
(Intervento del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale.
MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, ringrazio prima di tutto tutti i membri del Parlamento che hanno preso parola oggi: credo che sia importante, come è stato ribadito da tanti, discutere di questo tema. Non mi soffermerò sulle presenze o meno in Aula, perché sappiamo che l'argomento non interessa personalmente ogni deputato, che è libero di esserci o meno, quindi non mi soffermerò su questo…
PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario, per non soffermarsi, anche perché è attività del Parlamento. Però, se lei cortesemente si sposta, il microfono funziona meglio.
MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, dicevo che ringrazio tutti per gli interventi e per gli ottimi spunti. Volevo chiarire, per quanto mi appartiene come ruolo, alcune cose. È stata sollevata la questione del Global compact for refugees, quello che è stato già firmato, e vorrei intanto evidenziare una differenza ovvia tra i due atti, che è sancita nelle carte stesse dei due atti: il primo, quello di cui si sta discutendo, il Glogal compact for migration, è un atto fortemente politico, non a caso infatti si approva all'interno della Conferenza intergovernativa; il Global compact for refugees, invece, è un atto che potremmo definire tecnico, cioè di attuazione di accordi già presi, come la Convenzione di Ginevra e il Protocollo del 1967, quindi un accordo che ribadisce la fase attuativa di accordi già presi, tant'è che non si prevede una Conferenza intergovernativa e quindi la sua accettazione viene di fatto veicolata tramite le rappresentanze nazionali in seno alle Nazioni Unite. Questo giusto per chiarire il quadro di cui stiamo parlando, che è sempre importante fare, così come è stato chiarito giustamente da diversi interventi il carattere non vincolante del Glogal compact for migration. Vorrei però ricordare, da un punto di vista anche tecnico, che il non vincolo del Glogal compact for migration può essere visto da entrambi i punti di vista, ovvero: non c'è un vincolo giuridico ma, come è stato ricordato in quest'Aula negli interventi che ho ascoltato con grande piacere, c'è un vincolo di adesione a qualunque patto venga firmato alle Nazioni Unite.
Perché dobbiamo ribadire e ricordare a chiunque ascolti anche fuori da quest'Aula, quindi, magari, con meno cognizione di alcuni meccanismi, che tutto ciò che viene approvato nelle Nazioni Unite, di fatto, non è vincolante, ma, proprio perché apparteniamo a quell'organismo internazionale, tutto ciò che è approvato in quell'organismo diventa, di fatto, una prassi che i Paesi sono caldamente invitati a seguire, nell'ambito dei rapporti tra gli Stati presenti e che hanno accettato quel patto. Quindi, non c'è un principio giuridicamente vincolante, ma c'è comunque un vincolo di adesione ben forte; non è un caso, lo ripeto, che si approvi con una Conferenza intergovernativa, perché ci deve essere una volontà politica forte di aderire o non aderire.
Questo, soltanto per dire che non ci dobbiamo raccontare che l'adesione al Global compact for migration sia la panacea di tutti i mali, come neanche che, in realtà, il non aderire sia la soluzione, perché il problema di base che noi vediamo, da Governo, è, poi, la concreta mancanza di volontà di partecipazione nella soluzione del problema migratorio da parte dei partner internazionali che l'Italia ha e che in generale siedono sia alle Nazioni Unite che al Parlamento europeo.
Il nostro è un Governo che - al di là del racconto che può essere fatto, ognuno ha il diritto di dire quello che vuole su questo Governo - la credibilità che è stata tirata in ballo da un intervento che ho sentito l'ha dimostrata, intanto, cercando di sconfiggere, anche con l'approvazione ad esempio del decreto di oggi contro la corruzione, fenomeni come mafia capitale, di sfruttamento dei migranti a fini di profitto e, soprattutto, con una riduzione di quasi l'80 per cento dei flussi migratori sul nostro Paese che, purtroppo, senza un quadro normativo che aveva funzionato fino ad oggi - perché poi ognuno, lo ripeto, è libero di pensare quello che vuole - ma certamente non è un quadro normativo che ha risolto il problema, finivano nella gran parte dei casi nello sfruttamento delle mafie, del caporalato e in disgrazie enormi che tutti conosciamo e che quindi vanno affrontate in modo chiaro e preciso.
L'obiettivo di questo Governo, e, torno a ripetere, la credibilità si vede da questo, è quello di eradicare il problema alla radice; ciò vuol dire stipulare accordi bilaterali, puntare sulla cooperazione, su accordi bilaterali che non vediamo soltanto nell'ambito dei rimpatri, che sono l'ultimo aspetto che va verificato, ma negli accordi di cooperazione internazionale, nel favorire la possibilità dei migranti di rimanere nei loro territori, di crearsi una vita in prosperità nei loro territori. Altrettanto vero, dal mio punto di vista, è ribadire che ciò che il nostro Governo si aspetta è un cambiamento reale nei fenomeni migratori e nella gestione dei fenomeni migratori che prescinda dalla stipula o meno di nuovi accordi e di nuove carte ed è il motivo per il quale abbiamo chiesto che fosse ribadito con forza, che fosse materia del Parlamento quella dell'adesione o meno a un nuovo patto, come il Global compact for migration, perché non c'è tensione, come è stato riferito in Aula, prima, dentro il Governo, semplicemente perché c'è una visione comune che è quella del risolvere il problema dei flussi migratori all'origine. E il Parlamento dovrà decidere o meno se aderire a un nuovo patto o meno.
Qualcuno ha citato l'argomento del vantaggio elettorale sull'immigrazione. Io credo che in Italia dovremmo proprio iniziare a ragionare all'opposto ed è quello che sta cercando di fare questo Governo. Non ci deve essere una logica di vantaggio elettorale, tant'è che stiamo ributtando la palla, giustamente, nel campo di sua pertinenza, quello parlamentare, perché altrimenti sarebbe stato facile seguire l'ondata che oggi gli italiani per lo più percepiscono in modo favorevole, che è quella di respingere qualunque cosa abbia a che fare con l'immigrazione. Invece, noi diamo al Parlamento la possibilità di esprimersi in questo senso, com'è nelle sue carte e, tra l'altro, nelle sue disponibilità, perché il Governo è l'esecutivo delle decisioni del Parlamento e aspettiamo, quindi, le dichiarazioni di voto di domani e, quindi, il voto del Parlamento.
Forse, ciò che davvero ha penalizzato il nostro Paese nei rapporti con i nostri partner è l'aver accettato, fino ad oggi, qualunque trattato e qualunque carta, senza aver preteso una reale attuazione degli accordi, perché il vero punto che manca, ad oggi, è aver avuto un concreto passo avanti ad ogni accordo che è stato siglato e continuare a firmarne senza nessun risultato tangibile.
Voglio soltanto, in chiusura, allontanare da quest'Aula, da questo Governo e anche dai precedenti, ogni accusa di non voler rispettare i diritti umani o addirittura che non firmare il Global compact for migration significhi non accettare i diritti dei migranti, i diritti umani e quant'altro, perché, ringraziando questo Parlamento, in questi ultimi decenni, fino ad oggi, l'Italia è un Paese che può farsi vanto di avere una normativa all'altezza e forse superiore a tantissimi partner anche europei nella protezione dei diritti umani, nella protezione dei migranti, nella protezione dei minori non accompagnati.
E, quindi, questo certamente non verrà insieme al Global compact for migration, ce l'abbiamo già e il Governo ha tutta l'intenzione di mantenere e preservare ogni forma di diritti. Io vi ringrazio e credo che il momento parlamentare che si avrà domani sarà un momento proficuo per questo Parlamento e per le scelte che il Governo farà in futuro.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). In relazione all'intervento del Governo sull'argomento, io vorrei reiterare una richiesta di presenza del Presidente Conte e del Ministro degli esteri per tradurre le cortesi parole del sottosegretario in qualcosa di un po' più cogente. Noi abbiamo assistito, poc'anzi, a una spiegazione, a una lettura dei vari profili, dei vari indirizzi, a un apprezzamento per un dibattito che, qui dentro, solo grazie alle parole del sottosegretario ha visto un pezzo, mi sembra, del MoVimento 5 Stelle fare alcune considerazioni però ancora di carattere generale, di quelle che è tutto bello, è tutto buono, è tutto cattivo, è tutto da rifare, abbiamo risolto, abbiamo fatto… Qui non si tratta di questo, sottosegretario, si tratta di capire se questo Parlamento, domani, e mi pare che lei nelle sue parole lo abbia un po' sottolineato e auspicato…
PRESIDENTE. Onorevole Lollobrigida, naturalmente…
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Scusi, Presidente, chiudo subito…
PRESIDENTE. Io le consento di intervenire sull'ordine dei lavori, ma non di cominciare un dibattito. Lei ha fatto una richiesta…
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo se domani in Parlamento, come auspicato dal sottosegretario, potrà, immagino da chi sarà delegato dall'intero Governo, dirci se loro firmeranno o non firmeranno questo atto. Questo ha detto il sottosegretario in chiusura, mi è sembrato di capire. Quindi, però, Presidente, io reitero a lei la richiesta, fatta anche da altri colleghi, di avere la presenza del Presidente Conte o del Ministro Moavero con la delega a poterci rappresentare se questo atto avverrà o non avverrà e se danno alle mozioni di quest'Aula il peso che il sottosegretario ha appena sottolineato, cioè se quello che uscirà da quest'Aula domani, rispetto al voto, sarà un chiarimento se c'è la volontà del Parlamento di sottoscrivere o non sottoscrivere. Poi le altre considerazioni ci hanno fatto anche piacere, ma sembrano non aver certamente chiarito quella che è la posizione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. Non entriamo nel merito… Riportiamo la sua richiesta che è anche quella della collega Rossini di avere in Aula sia il Presidente Conte che il Ministro Moavero. Il sottosegretario se ne farà senz'altro carico.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
Discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali (periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018) (Doc. XXV, n. 1) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, anche al fine della relativa proroga (periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018) (Doc. XXVI, n. 1), entrambe adottate dal Consiglio dei ministri il 28 novembre 2018.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali da avviare per il periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso, riferita al periodo 1° gennaio - 30 settembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° -ottobre - 31 dicembre 2018.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 13 dicembre 2018 (Vedi l'allegato A).
Avverto, inoltre, che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione, quindi, entro stasera.
(Discussione - Doc. XXV, n. 1 e Doc. XXVI, n. 1)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione affari esteri, deputata Ehm.
Collega, so che lei interviene anche per l'altro relatore, della cui relazione è autorizzata, fin da adesso, a depositare il testo.
YANA CHIARA EHM, Relatrice per la III Commissione. Presidente, gentili colleghi, rappresentanti del Governo, intervengo oggi in quest'Aula in qualità di relatrice ed anche per il relatore della Commissione difesa, su un provvedimento concernente una delle leve più importanti per la nostra politica estera e di sicurezza, quella cioè dell'invio del nostro personale militare e civile nelle missioni internazionali e a sostegno di interventi di cooperazione allo sviluppo in chiave di promozione dei processo di pacificazione e stabilizzazione delle aree di crisi.
Mentre mi esprimo sui profili di competenza della III Commissione, consegnerò alla Presidenza la restante parte del testo. La base giuridica di riferimento è certamente rappresentata dall'articolo 11 della Costituzione e dalla legge n. 145 del 2016, approvata a larga maggioranza nella scorsa legislatura.
PRESIDENTE. Collega Ehm, mi scusi, conserviamo questa forma che vede il relatore al banco dei nove, così sono quelle cose che… ecco, grazie, molto gentile.
YANA CHIARA EHM, Relatrice per la III Commissione. Quindi, la base giuridica di riferimento è certamente rappresentata dall'articolo 11 della Costituzione e dalla legge n. 145 del 2016, approvata a larga maggioranza nella scorsa legislatura e che ha disciplinato in chiave fortemente parlamentare il procedimento autorizzatorio rispetto a un provvedimento cruciale per la politica estera, di sicurezza e di difesa del nostro Paese.
Con la deliberazione in esame oltre a dover valutare l'approvazione di una nuova missione in Iraq, che si dispiega nell'alveo della nostra presenza nella regione contro Daesh, il Parlamento si confronta, a partire da oggi, con una decisione sulla proroga di impegni di natura sia militare, sia civile già in essere e autorizzati da ultimo con la risoluzione adottata nel gennaio di quest'anno. Il provvedimento ha pertanto un ambito di applicazione alquanto limitato e, con assunzione di responsabilità da parte dell'attuale maggioranza, non può che contenere elementi di forte continuità rispetto a impegni già assunti e da adempiere fino alla fine dell'anno.
Si tratta di un esercizio doveroso a tutela della vita e del lavoro dei connazionali, uomini e donne, in divisa e non, che ogni giorno, in contesti instabili o segnati da crisi dirompenti, profondono il loro proprio impegno per costruire pace e sviluppo, e lo fanno lontani dai propri cari e da ogni visibilità mediatica, nella valutazione di un rischio che arriva a comportare la perdita del bene più alto, nell'esercizio di un sobrio senso dello Stato che ci onora e ci rende orgogliosi come cittadini e come cittadine di questo Paese.
D'altra parte, la deliberazione getta i semi del cambiamento che necessariamente potrà emergere con maggiore nettezza in occasione della prossima deliberazione relativa alle missioni a partire dal 2019, laddove segnala l'esigenza di avviare fin da ora una riflessione strategica che ancori strettamente la nostra presenza nelle missioni internazionali all'interesse nazionale. Il nostro interesse nazionale si declina certamente sia in funzione di prevenzione dei conflitti, sia nella vocazione transatlantica della nostra politica estera, tanto più alla luce della nuova consapevolezza assunta dalle organizzazioni regionali a cui noi partecipiamo, NATO e Unione europea, di dare priorità alla direttrice del Mediterraneo e dell'Africa.
È, inoltre, fortemente connesso all'approccio onnicomprensivo alle crisi, il quale correla l'intervento di carattere militare alle iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e all'attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze.
Per tutti questi motivi il nostro Paese mantiene fino alla fine dell'anno tutti gli impegni presi a rassicurazione degli alleati nord orientali, comprese le attività di sorveglianza, ma anche a tutela della sicurezza del fianco sud-est dell'Alleanza atlantica ai confini tra Turchia e Siria, in Afghanistan e in Kosovo. In quest'ultimo Paese si levano da giorni venti di instabilità connessi all'escalation di crisi tra Belgrado e Pristina, culminata nella recente decisione presa dal Parlamento kosovaro di trasformare le forze di sicurezza locali in vere e proprie forze armate, con l'appoggio di alcuni importanti attori statuali tra cui Stati Uniti, Germania e Regno Unito.
Tra l'altro, il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, che aveva già manifestato sconcerto per tale progetto, ha recentemente dichiarato che la NATO riconsidererà il proprio livello di impegno in Kosovo. Si tratta di una prospettiva molto grave considerato che il contingente di KFOR, peraltro a consolidata guida italiana, rappresenta un presidio di sicurezza molto apprezzato dalle due parti ed un effettivo garante soprattutto rispetto all'incolumità della comunità serba in Kosovo e all'integrità del patrimonio culturale ed artistico.
In base allo stato attuale degli accordi in sede NATO, il provvedimento in esame non solo conferma l'autorizzazione per la prosecuzione degli impegni di tipo militare in area balcanica, ma ne prospetta il rafforzamento anche in relazione alla Bosnia ed Erzegovina, altro Paese esposto a un crescendo di tensione.
Sul terreno civile il nostro Paese contribuisce in modo consistente al fondo fiduciario presso la BERS per il finanziamento di progetti di cooperazione tecnica in area balcanica e dell'Europa orientale e, nel 2019, anno di presidenza italiana dell'Iniziativa centro europea, l'Italia potrà dare nuovo slancio alle leve di sviluppo della regione. Nell'immediato, naturalmente, occorrerà presidiare fortemente l'andamento del dibattito interno alla NATO sulla crisi kosovara, considerata la continuità geografica dei Balcani occidentali rispetto al nostro Paese e la storica delicatezza della regione per i destini del nostro continente.
Per restare sulle priorità dell'impegno nazionale, si colloca nel quadrante sud-iracheno la nuova missione richiesta del Governo di Baghdad, denominata NATO Mission Iraq, che si dispiega nel solco dell'azione dell'Italia nella coalizione internazionale per il contrasto a Daesh. Sul terreno civile, in Iraq l'Italia rafforza l'impegno assunto alla Conferenza dei donatori di Washington nel 2016 nel settore della ricostruzione e stabilizzazione, con progetti in ambito sanitario, rurale educativo e a tutela del patrimonio culturale.
In Siria e nei Paesi limitrofi, nel periodo da gennaio a settembre 2018, le iniziative si sono focalizzate principalmente in Libano e Giordania, con finanziamenti destinati a supportare progetti formativi per le donne rifugiate siriane nelle comunità ospitanti. In Iraq e in Siria occorre, in generale, incidere sulle cause politiche che hanno permesso al terrorismo fondamentalista di insediarsi e ramificare. Nella necessaria correzione degli errori del passato bisogna sostenere riconciliazione e riforme, impedendo al radicalismo jihadista di prosperare e tornare a tormentare le popolazioni locali e l'Occidente.
In questa direzione va l'impegno dell'Italia, come più volte ribadito dal Ministro Moavero Milanesi, anche per ripristinare quel tessuto locale fatto di pluralismo e di dialogo interreligioso che ha caratterizzato per millenni il volto della terra tra i due fiumi e del grande Medio Oriente.
Passando al Mediterraneo, si tratta indubbiamente della priorità geopolitica per il nostro Paese da tutti i punti di vista, perché l'Italia conta in Europa e nel mondo solo se conta nel Mediterraneo. Indubbiamente, fino ad oggi, la comunità internazionale si è dimostrata debole rispetto alla snodo geopolitico rappresentato dal Mediterraneo e questo ha imposto al nostro Paese di assumere iniziative politicamente forti culminate nella Conferenza di Palermo ed un impegno rafforzato da parte della nostra diplomazia e dei nostri militari nei teatri operativi rilevanti per il cosiddetto “Mediterraneo allargato”.
Appare opportuno qui svolgere un accenno alla missione italiana di assistenza e supporto in Libia, che prosegue le proprie attività fino alla fine dell'anno, con i nostri interventi d'emergenza, con gli interventi per la stabilizzazione e la ricostruzione sulle principale attività della nostra cooperazione, sia attraverso il canale bilaterale che multilaterale. Inoltre, a settembre 2018 è stato firmato un accordo tra l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e la Commissione europea, in supporto ai bisogni primari della popolazione civile, come sanità, educazione, acqua, energia e piccole infrastrutture, e dove una parte verrà direttamente gestita dalla cooperazione italiana. Segnalo che in Commissione il rappresentante del Governo ha evidenziato l'esigenza di rafforzare gli stanziamenti di appositi fondi destinati alla cooperazione in Libia.
Da menzionare vi è, inoltre, la missione EUNAVFOR MED, operazione Sophia, con scadenza 31 dicembre 2018, che però ha visto un accordo di proroga tecnica di tre mesi al fine di trovare un accordo sul tema dei porti di sbarco dei migranti.
L'Italia conserva poi un importante inserimento delle proprie migliori risorse civili e militari rispetto alla fascia di instabilità che attraversa il continente africano, dalla Mauritania al Corno d'Africa, fascia segnata da povertà, presenza criminale e minaccia terroristica. Questi fattori sono tutti determinanti per l'impoverimento sociale ed economico di Stati falliti o fragili come il Mali, la Somalia o l'Eritrea, che a causa dei flussi migratori degli ultimi decenni hanno perduto un capitale umano formato da giovani istruiti e motivati, a fronte di risorse naturali che potrebbero assicurare, in condizioni di pace e stabilità, prosperità e benessere a lungo termine.
Si tratta di aree in cui la cooperazione italiana è particolarmente presente come strumento indispensabile della politica estera italiana e in cui svolge la propria azione secondo linee di programmazione e indirizzo incentrate sulla promozione di agricoltura, sicurezza alimentare, istruzione, cultura, sanità, lotta alle disuguaglianze e sviluppo. Occorre, poi, che la presenza internazionale sia maggiormente determinata nel promuovere condizioni di sviluppo sostenibili nella regione del Sahel, anche ricorrendo alle nuove tecnologie e tenendo conto dei delicati equilibri ambientali e facendo leva il più possibile sulla capacità locale di ownership.
Quanto all'Afghanistan, Paesi in cui l'Italia conserva il ruolo il donatore di rilievo…
PRESIDENTE. Collega Ehm, ha finito il tempo. Può consegnare, vedo che ha numerose altre pagine. Se ritiene, può consegnare. Autorizziamo la consegna.
È iscritta a parlare la collega Ripani. Ne ha facoltà.
ELISABETTA RIPANI (FI). Presidente, colleghi, membri del Governo, Forza Italia in sede di Commissioni riunite affari esteri e difesa ha espresso parere favorevole alla proposta di relazione all'Assemblea relativa alla partecipazione italiana alle missioni internazionali per il periodo 1° ottobre-31 dicembre 2018, al fine di garantire la loro continuità sotto il profilo operativo e funzionale e l'autorevolezza del nostro Paese nel consesso internazionale. Forza Italia, dal canto suo, sia al Governo che dai banchi dell'opposizione non ha mai fatto mancare il proprio sostegno ed il proprio contributo con senso di responsabilità ogni qual volta fossero al vaglio e in procinto di essere approvati provvedimenti che rispondessero alle esigenze di sicurezza e difesa nazionali, controllo dei flussi migratori, lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali.
Il nostro voto favorevole va nella direzione dell'interesse dell'Italia e del nostro personale militare e logistico sparso per il mondo, ma non si traduce certamente nella condivisione della politica estera dell'Esecutivo gialloverde. E approfitto anche della sua presenza, Ministro, visto che non la vediamo mai in Commissione difesa, per parlare anche un po' di difesa nazionale. Il suo dicastero, Ministro Trenta, non ha avuto un brillante esordio: siete partiti con la censura al video che celebrava le nostre Forze armate in occasione della festa del 4 novembre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), un ridicolo e imbarazzante tentativo di disarmare i nostri soldati a spese dell'onore e della riconoscenza verso il loro operato, con protagonista un Ministro della Repubblica italiana commissariato dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria. Un Ministro incapace di difendere uno spot realistico, ma troppo combat, dai Crimi e Casalino di turno, che hanno, di fatto, tagliato chirurgicamente gli aspetti più eroici e drammatici dell'impegno dei nostri soldati, soprattutto all'estero, realizzando un omaggio che si addice più alla festa dell'amicizia che non alla Giornata dell'unità nazionale e delle Forze armate. Grave mancanza di rispetto verso i nostri soldati, che ha confermato la linea apertamente antimilitarista dei pentastellati.
Ma l'antimilitarismo grillino spadroneggia anche tra le righe del famoso contratto del cambiamento, dove scrivete nero su bianco l'opportunità di rivalutare la nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per l'interesse nazionale, andando, quindi, a catalogare l'impegno dei nostri militari in missioni di serie A e missioni di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), quando si parla di portare la pace e la libertà in molte zone del mondo.
Mentre voi state sulle comode poltrone romane a creare incertezze sul destino delle missioni a partire dal gennaio 2019, oltre 6 mila uomini e donne intervengono in scenari ben diversi, con alta professionalità, pagando spesso un caro prezzo; ma lo fanno per il tricolore che hanno sulla divisa e per il profondo senso dello Stato e delle istituzioni che servono con rigore, disciplina, obbedienza e fedeltà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo Stato e queste istituzioni, ahimè, non li ripagano con la stessa moneta; al massimo li manderebbero a tappare le buche della capitale.
E, come se non bastasse, all'indomani della polemica scatenata dall'uscita del Vicepremier Salvini contro hezbollah che ha suscitato imbarazzo negli ambienti del Ministero della Difesa e preoccupazione per i nostri uomini impegnati nella missione UNIFIL, il Ministro Trenta, volendo riconquistare il centro della scena politica militare, ha tuonato a mezzo stampa l'intento shock di cambiare tutte le missioni, annunciando il ritiro del contingente italiano dall'Iraq e il richiamo di altri cento soldati dall'Afghanistan, provocando fibrillazioni nei militari impegnati in qualsiasi missione all'estero.
Oggi il MoVimento 5 Stelle, con un improvviso e conveniente cambio di rotta, dalle posizioni dibattistiane si riscopre europeista, si innamora della NATO e proroga le misure del Governo Gentiloni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che ha bocciato nel dicembre 2017, in attesa, però, di rivedere tutto il piano delle missioni dall'anno 2019 e magari di capire nel frattempo come conciliare il marchio di fabbrica dell'antimilitarismo, solo momentaneamente sopito, con le posizioni dell'alleato leghista.
Siate chiari, qual è la vostra visione strategica e geopolitica in base alla quale siete pronti a modificare il piano delle missioni all'estero a partire dal 2019? A noi commissari della difesa ad oggi nulla è dato sapere e con ogni probabilità non ne hanno contezza neanche i due partiti di Governo, tanto distanti politicamente su un tema già entrato di diritto nella blacklist dei motivi di scontro e diatribe interne tra i gialloverdi. Siete il Governo del rinvio, del poi vedremo e della destabilizzazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Le incertezze che avete creato a livello economico hanno mandato in fumo centinaia di miliardi di euro e in ambito militare rischiate di lasciare appeso ad un filo il destino di popoli che apprezzano l'intervento dei nostri soldati. Vedremo cosa accadrà, lo scopriremo solo vivendo o, magari, con un tweet.
Sì, perché in questa nuova democrazia, sempre più social, che scardina la centralità e la solennità delle sedi istituzionali, apprendiamo le linee programmatiche del dicastero della difesa e del cambio radicale delle missioni con un'intervista, nonché scopriamo la presenza odierna in aula del Ministro via Twitter. Come cambiano i tempi! Per parlare di politica militare oggi si cinguetta: è ridicolo, ma è il riflesso della politica al tempo dei gialloverdi; gialloverdi ormai non tanto per la provenienza politica, quanto per la bile che i rispettivi schieramenti producono in conseguenza di scontri sempre più feroci su temi extra contratto e ad oggi anche all'interno del contratto medesimo.
Alla luce di quanto esposto, ben si comprende allora la ratio, ad esempio, della mancata calendarizzazione del provvedimento sui droni o delle sforbiciate in legge di bilancio al settore della difesa; quei 500 milioni di euro, quasi fossero uno spreco, pronti a foraggiare quei centri per l'impiego per identificare i destinatari del reddito di cittadinanza per indirizzarli verso una miracolata occupazione.
E se l'efficacia di questo sistema è tutta da verificare, alcuni programmi della difesa risentiranno da subito e negativamente di questa disposizione, indebolendo il ruolo dell'Italia nel mondo. E ancora, l'obiettivo del Governo, ribadito anche dal Ministro, della riduzione della spesa statale per le missioni internazionali: questa è la considerazione che riservate alle nostre Forze armate. Complimenti! E allora, Ministro, non ha senso rendere omaggio ai caduti, deporre corone di alloro in memoria della strage di Nassiriya a chi è morto sacrificando la propria vita per la libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), quando poi il Governo ha già nelle sue intenzioni quella di indebolire e depotenziare l'impegno dei militari che sono ancora impiegati nelle aree più calde del pianeta dal punto di vista geopolitico.
Questa politica non ci appartiene: la direttrice dei Governi Berlusconi, dei Governi di centrodestra - termino, Presidente - in tema di difesa, sicurezza e politica estera è stata ben altra, e noi lo rivendichiamo con orgoglio. Ovviamente in linea con quelli che sono i nostri principi e i nostri programmi, noi voteremo a favore per la proroga delle missioni, che oggi ci vede tutti concordi, ma vi avvisiamo per tempo: sappiate che noi a partire dal 2019 daremo battaglia con coerenza e con responsabilità quando voi proverete a rimescolare le carte in tavola, perché a vincere siano sempre l'Italia, il tricolore, l'interesse nazionale e dei nostri soldati (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Siracusano. Ne ha facoltà.
MATILDE SIRACUSANO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro Trenta, in linea con la mia collega Ripani volevo invece manifestare una sorpresa positiva, vista la direzione univoca che in questa circostanza maggioranza e opposizione hanno intrapreso nel votare questo provvedimento. Siamo stati sinceramente commossi in Commissione nel leggere la relazione di maggioranza, visto che abbiamo constatato che in questa circostanza specifica è avvenuto un radicale cambio di orientamento da parte di un pezzo di questa maggioranza di Governo rispetto alla necessità di sostenere il fondamentale contributo italiano alle missioni internazionali. È stato quasi emozionante in Commissione votare all'unanimità la relazione di maggioranza, perché ricordiamo bene, ricordiamo benissimo, Presidente, Ministro, la posizione di netto contrasto che il MoVimento 5 Stelle aveva rispetto al finanziamento delle missioni internazionali, apostrofandole molto spesso come spreco, spreco di risorse.
Una connotazione certamente svilente rispetto al preziosissimo lavoro, rispetto al sacrificio che questa nazione e i suoi militari svolgono nei teatri operativi, rischiando veramente tanto e quotidianamente la propria vita per costruire processi di pace e stabilizzazione in zone sensibili del mondo, un sacrificio che spesso l'Italia ha pagato con il sangue dei propri uomini.
E per questa ragione siamo molto felici, davvero felici, che abbiate ancora una volta cambiato radicalmente idea. Siamo felici che il sottosegretario Manlio Di Stefano, che purtroppo adesso è andato via, sia stato illuminato come San Paolo sulla via di Damasco, perché ricordo benissimo le sue dichiarazioni sempre in merito allo stesso provvedimento, la veemenza e l'ardore col quale difendeva la contrarietà del MoVimento 5 Stelle rispetto alla proposta di Governo; ricordava come primo atto politico del suo gruppo alla Camera la presentazione di una mozione che chiedeva il ritiro immediato delle truppe in Afghanistan, ma non entrando nel merito della missione, ma facendone una questione di principio.
Prendiamo atto e speriamo davvero che abbiate compreso che i nostri militari nei teatri operativi abbiano bisogno di sentire il sostegno dello Stato, perché molto spesso questo non accade e dobbiamo anche stare attenti alle parole che utilizziamo, perché la parola spreco è una parola, come ho già detto, svilente. Le parole sono importanti e molto spesso, in riferimento a tutto questo, creiamo anche confusione nei cittadini perché quando parliamo di spreco non facciamo comprendere il senso dei nostri sforzi, non lo facciamo comprendere ai nostri cittadini italiani; questi sforzi sono fondamentali, sono significativi, non soltanto nell'ottica della partecipazione e dell'impegno internazionale che il nostro Paese ha assunto nell'ambito delle coalizioni internazionali e nella NATO, sono sforzi significativi che all'Italia sono anche necessari perché ciò che accade al di fuori dei nostri confini ha un riflesso diretto sull'Italia, che è un Paese vulnerabile per la sua posizione geografica perché, a causa della sua posizione geografica nel Mediterraneo, ci rende destinatari immediati dei flussi migratori incontrollati.
Per questo evidenzio la strategicità di alcune missioni militari, come in Niger, in Tunisia, ovviamente in Libia, essenziali perché la priorità della sicurezza italiana è strettamente legata alla lotta al traffico di persone e alla diffusione dello Jihadismo. E una delle missioni più significative in tal senso è certamente quella in Iraq, laddove, proprio grazie a un lavoro certosino e capillare, si è quasi riusciti a schiacciare le forze del sedicente Stato islamico, che rappresenta una minaccia per i popoli che vivono sui territori su cui viene issata l'ormai nota bandiera nera, ma anche per tutto l'Occidente, ove la minaccia dell'Isis ha l'aspetto di una bomba in un edificio, di un kamikaze in un luogo pubblico, di un camion impazzito sulla folla. Tragedie che hanno colpito l'intero mondo occidentale a macchia di leopardo, facendoci sentire sempre meno sicuri e sempre più minacciati da un nemico che non ha un volto preciso, che arruola e fa proseliti, che odia e punisce e lo fa in nome di Dio. E sappiamo tutti quanto sia drammaticamente pericoloso il dilagare di un potere ideologico che può distruggere l'intero presente e futuro di un mondo nel quale diritti e libertà sono stati conquistati con la forza delle idee e secoli di lotte.
Ebbene, i nostri militari sono i primi grandi difensori questi diritti, dentro e fuori il nostro Paese, per noi e per i nostri figli, per i cittadini e i figli dei cittadini mediorientali. Il controllo dei flussi migratori, la difesa del nostro Paese, la sicurezza dei nostri cittadini sono e devono essere ampiamente e profondamente garantiti da uno Stato come il nostro, specie in un momento storico come questo. In tal senso, il rafforzamento dell'impegno in Libia deve rappresentare un punto da non sottovalutare. È grazie all'origine di questa relazione con i Paesi del Nord Africa, voluta sapientemente e gestita dal Presidente Berlusconi e sancita dal Trattato di Bengasi, che il controllo e la gestione dei traffici dell'Africa e del continente europeo ha avuto una svolta nell'ottica della cooperazione. E in questa direzione muovono e devono muoversi, oggi, i tentativi di dialogo con i Paesi nordafricani, che sono nodo e snodo di traffici umani e di armi e la cui gravità si traduce spessissimo in tragedia.
Concludo con un pensiero che va da parte mia e dei miei colleghi ad Antonio Megalizzi, che martedì scorso ha perso la vita, insieme ad altre quattro persone, nell'attentato di Strasburgo (Applausi), e, mentre il suo corpo è rientrato poche ore fa senza vita in Italia, noi pregheremo Dio affinché accolga la sua anima nella schiera dei suoi angeli e, insieme a lui, quella dei nostri militari, che, per combattere coloro che lo hanno strappato all'affetto dei suoi cari e dei suoi familiari, sono spesso rientrati in Italia dai teatri operativi in una bara avvolti dal tricolore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Per voi, per il vostro nome e per il vostro ricordo combatteremo affinché il male e il terrore non abbiano mai l'ultima parola (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Perego di Crema… Creman… Cremango… Cremnago. Ne ha facoltà.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Perego va benissimo, Cremnago non non lo riesce a pronunciare nessuno.
PRESIDENTE. Grazie, useremo così.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Signor Presidente, signora Ministro Trenta, con l'autorizzazione alla prosecuzione delle missioni internazionali in corso, finalmente in Parlamento si scrive una pagina importante per il Paese. Perché, vedete, fino ad ora sono stati approvati provvedimenti non solo inutili, ma anche dannosi per il Paese, dannosi per la nostra economia, dannosi per la nostra sicurezza, dannosi per gli uomini e le donne che, con tanto sacrificio, lavorano per rendere un futuro migliore ai nostri figli. Le missioni internazionali sono rilevanti perché attraverso di esse si può ristabilire la pace nel mondo. Vedete, la pace nel mondo non è un'utopia, non è un concetto metafisico, ma è un obiettivo concreto, un obiettivo concreto che si può perseguire dispiegando i nostri soldati nei teatri dei conflitti internazionali. I nostri soldati che con professionalità, con sacrificio, con grande competenza e lasciatemi dire con grande umanità, che è un tipico carattere di noi italiani, operano in teatri pericolosi, a volte sacrificando la vita. Vedete, noi, nell'importanza delle Forze armate, crediamo fermamente. Io stesso sono promotore di una proposta di legge che prevede un percorso formativo nelle Forza armate, finché venga instillata la cultura e l'importanza del valore della cosa militare nei nostri giovani e nella nostra società.
Vedete, negli ultimi anni abbiamo assistito a un profondo cambiamento dell'apparato militare nei Paesi della NATO e nei Paesi europei, e altresì viviamo in un'epoca di grandi conflitti internazionali, un'epoca di terrorismo, e gli episodi recenti di Strasburgo ne sono la prova, un'epoca in cui però tutti ci dobbiamo sentire comunità, comunità europea, e lavorare coesi per difendere la pace. Ebbene, questa è la posizione di Forza Italia ed è la posizione che il nostro partito ha sempre perseguito, essendo sempre a favore delle missioni internazionali.
Non capiamo, invece, quale sia la posizione di questo Governo, perché un partito che oggi fa parte della compagine di Governo, fino a poco tempo fa si diceva completamente contrario alle missioni internazionali, invece, in questo senso, noi chiediamo che il Governo riferisca in Parlamento qual è la posizione ufficiale, perché sembra che il Ministro Trenta a volte utilizzi, invece, il mezzo dei tweet e dei media per riferire quelle che sono le linee strategiche. Ma io mi chiedo: questo Parlamento non ha il diritto e la dignità di sentire dal Governo, “viva voce”, quelle che sono le posizioni e quelli che sono i principi della politica internazionale?
L'Italia è il primo Paese europeo come contributi delle missioni ONU ed è il secondo Paese che contribuisce alle missioni NATO, dopo gli Stati Uniti. Questo nell'ottica della nostra politica, che è un politica transatlantica, è una politica europeista. Allora, chiedo a questo Governo: perché, se così è, avete voluto tagliare 30 milioni di euro dalle missioni ONU per il 2019 e altrettanti 30 nel 2020? Vedete, quello in cui noi crediamo è l'apporto delle Forze armate per la stabilizzazione della pace e crediamo che le nostre Forze armate debbano privilegiare gli aspetti umani, privilegiare ampiamente gli aspetti legati alle operazioni di peacekeeping a livello internazionale, privilegiare quegli interventi di capacity building che si articolano attorno ad azioni di trading, di addestramento delle forze locali. Vedete, noi abbiamo una missione importante, una missione fondamentale, che è difendere i nostri valori di democrazia, di libertà e difendere il nostro Paese. Per questo noi saremo sempre grati alle nostre Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente, signor Ministro, prima di tutto grazie perché ha mantenuto l'impegno di essere presente. Come Fratelli d'Italia, in Commissione, avevamo chiesto la sua presenza e siamo piacevolmente stupiti che, nonostante molti colleghi abbiano abbiamo preferito magari ignorare questo appuntamento, lei c'è e non è scontato, in questo Governo.
Anche noi siamo favorevoli alle missioni internazionali e voteremo a favore. Noi, come lei sa, in Commissione, ma come anche nella nostra attività in Commissione difesa, lavoriamo nel ricercare il benessere delle Forze armate e dei nostri militari, e non facciamo un'opposizione demagogica o un'opposizione preconcetta, anzi vogliamo collaborare. Abbiamo molto stimato, abbiamo apprezzato le sue dichiarazioni programmatiche e abbiamo apprezzato il suo approccio, che sembrava essere ben distante dall'antimilitarismo che ha contraddistinto i Governi precedenti e ben distante da un antimilitarismo che aveva in seno il MoVimento 5 Stelle nelle scorse legislature.
La nostra preoccupazione è un'altra: la nostra preoccupazione è che lei non si faccia contagiare dal sensazionalismo degli annunci, in questo Governo dove tutti dicono di tutto e dove soprattutto un antimilitarismo è uscito varie volte. Vorrei ricordare quando un sottosegretario - o un Vice ministro - disse per l'Agenzia spaziale “meno militari e più scienziati”, quasi che i militari fossero un qualcosa di meno degli scienziati e un militare non potesse essere uno scienziato o quando sentiamo fughe in avanti come stamattina; i militari (e lei ha fatto bene a rettificare) non vanno a tappare i buchi delle strade, il genio militare interviene per le emergenze, dove ci son catastrofi: l'hanno fatto bene in giro per il mondo, facendosi apprezzare.
Noi abbiamo paura che ci sia questo bisogno di apparire, di dover annunciare il proprio lavoro, il proprio intendimento da parte del Ministero, sia per soffocare troppe voci che escono fuori, che tendono magari ad indebolirla, tendono magari a dettare una linea ben precisa. Si son viste anche nella legge di stabilità, dove purtroppo il Ministero della difesa non ne esce bene, per troppi tagli e troppe spese che invece dovevano essere effettuate. Abbiamo sentito i Capi di stato maggiore, dalla Marina all'Aeronautica, all'Esercito, all'Arma dei carabinieri: tutti che chiedevano per cortesia un'inversione di tendenza nella spesa, c'è bisogno di investimenti per quanto riguarda le attrezzature, per quanto riguarda i mezzi impiegati anche nelle missioni all'estero.
Un'altra domanda: noi che affrontiamo tante missioni all'estero, come mandiamo in queste missioni i nostri militari? Per carità, non manca niente, tutto è funzionante; ma devo ricordare che un C-130 si è guastato e i nostri militari dall'Iraq hanno dovuto ritardare la licenza per tornare in patria? Questo non può succedere; e non c'era un mezzo sostitutivo, hanno dovuto attendere! Forse avevano bisogno di più investimenti.
So di parlare a persone sensibili a questo tema: lo vedo da lei, lo vedo in Commissione; ma purtroppo ho paura che nella maggioranza ci sia qualcuno che vede la Difesa come un qualcosa da tagliare, e soprattutto come un qualcosa che deve finanziare altro, una spesa inutile. Perché quando si usa il termine “duale”, sempre, a ripetizione, “duale”: ma cosa vuol dire “duale”? “Duale”, sì, in implicazione civile e militare; ma i militari sono civili, i militari fanno tutto il lavoro a beneficio della comunità e del civile. Ho paura che anche questo termine “duale” sia utilizzato semplicemente per giustificare un taglio: utilizzare dei fondi destinati alla Difesa, ai militari, ma destinarli invece ad entità, associazioni o altro che non hanno implicazione militare.
Ma torniamo alle missioni: ripeto, come li mandiamo noi questi ragazzi in missione nei teatri di guerra? Vogliamo chiederci quanto tempo hanno per addestrarsi? Sono impiegati nell'operazione “Strade sicure”, molto spesso sono impiegati ovviamente in teatri di guerra, Libano, Afghanistan; gli stessi reparti, perché poi sono sempre meno. Cioè, dobbiamo dire: i tagli di questi anni hanno diminuito i soldati che sono nei vari reparti, nelle varie brigate; c'è un'età media che va dai 35 ai 43 anni, e sono sempre gli stessi che purtroppo invecchiano, stanno avendo anche problemi familiari, nel senso che devono ricorrere alla legge n. 104 del 1992, quindi non possono essere impiegati. Noi veniamo da un periodo che doveva avere un'inversione di tendenza, i più giovani dovevano essere impiegati in determinate operazioni come “Strade sicure” o in missioni all'estero e dobbiamo quindi riaprire le caserme, dobbiamo riaprire le nostre Forze armate alla gioventù; però questo non avviene perché c'è il precariato. Uno dei grandi problemi: un giovane che oggi si arruola in ferma breve, che investimento fa se poi sa che dopo quattro, cinque anni verrà sbattuto fuori perché c'è il taglio e c'è una soglia che non si può superare di numero di militari? Non c'è nessuno che si arruolerebbe! Tutti sognano di fare il militare, non c'è una vocazione antimilitarista; ma noi dobbiamo dare una stabilità, dobbiamo dare un percorso di vita che sia certo, dobbiamo eliminare tutti quei tagli che in questi anni hanno riguardato la Difesa, e che hanno toccato i militari, dalle fasce più basse - anche un po' meno - a quelle più alte, ma hanno toccato tutti e hanno sguarnito la nostra Difesa. Io ricordo le parole di Graziano, del generale Farina. Hanno detto: se noi incominciamo oggi a rinnovare l'Esercito, avremo i risultati fra quarant'anni, perché un carro armato, una nave non si progetta oggi e si ritira domani; ma dobbiamo farlo oggi!
Perché anche noi, quando andiamo nelle missioni internazionali, ripeto, non possiamo presentarci con le scarpe rotte (è un modo di dire, ovviamente) o con i vestiti che sono comunque vecchi: dobbiamo presentarci nel migliore dei modi, per affrontare le minacce di oggi. Le minacce che non sono una guerra di truppe, sono guerra contro il terrorismo, sono guerra contro persone che si nascondono e che colpiscono con armi antiche, vecchie ma efficaci, purtroppo. Allora dobbiamo avere le barriere, dobbiamo avere i mezzi corazzati, dobbiamo avere tutte le divise che devono affrontare anche agenti chimici.
Mi dispiace purtroppo vedere che ci son problemi di spesa, a volte, per l'attrezzatura. Dovremmo parlare di missioni internazionali e alta politica, ma a volte in questi anni si è parlato troppo di alta politica internazionale e si è dimenticato il benessere dei nostri soldati: si pretendeva di andare in missione, dove i militari svolgevano il loro lavoro con onore, con orgoglio, da tutti riconosciuto, ma poi tornavano qui con la depressione, perché non veniva riconosciuto neanche il loro valore. Cercavamo di nasconderli, perché l'antimilitarismo doveva dire, lì, che erano operazioni di pace: ma che operazione di pace vuoi che ci sia in Iraq, che è un paese dilaniato dalla guerra, a difendere una diga dove ci sono i terroristi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? O in Afghanistan? Ma qual è l'antimilitarismo cieco che pensa che un militare vada lì e risponda a dei terroristi che sparano ogni giorno, sparano col mortaio, con le armi? Con i fiori? Con i gessetti? Con i gattini? Vanno lì a combattere, e noi dobbiamo farli attrezzare di tutto punto per rispondere al fuoco nemico e proteggere la popolazione civile; ma dobbiamo farlo investendo soldi, professionalità, fare dei corsi, degli aggiornamenti. Dobbiamo avere più truppe per fare “Strade sicure” e dobbiamo avere più truppe per addestrarle al meglio.
Ministro, lei dev'essere forte, deve combattere nella sua maggioranza, spiegare che la Difesa non deve più subire tagli, non deve più sentir dire che il militare non è un civile, che il militare è qualcuno che è fuori dal mondo reale. Il militare è una persona, è un professionista; un militare è una persona che studia; il militare è una persona che ha i figli, è un cittadino della nostra terra. Basta con dare voce a chi vuole tagliare i poligoni, basta dare voce a chi vuole tagliare le basi, basta dare voce a chi ha fatto deperire caserme intere, perché doveva darle alle regioni che le hanno lasciate a marcire! Quelli son beni della Difesa, sono beni che vanno dati ai soldati per viverci con le loro famiglie; e poi possono partire tranquillamente, con la serenità. Abbiamo persone che partono in missione e che pagano 800 euro un monovano! Lei ha fatto bene, brava, ha fatto bene: facciamo un'indagine sugli immobili. Però vediamo questa sua maggioranza, vediamo chi parla a sproposito dei militari, chi vorrebbe che andassero ad asfaltare le strade… Perché quello mi fa imbestialire, Ministro: chi parla dei militari per i fallimenti propri! Ma lei se li immagina a Roma ad asfaltare le strade? Dare i soldi al Ministero della difesa per comprare una macchina bitumatrice? Ho letto agenzie di stampa che mi hanno fatto inorridire! Ma andiamo a Baghdad con la macchina per bitumare? Sono cose farneticanti. Scusi se lo dico a lei, però lei dovrebbe mettere in fila gli esponenti della sua maggioranza e dire “basta, per cortesia”, batta i pugni sul tavolo per dire basta a questo stillicidio che vede la Difesa sempre come la pecora nera.
Si faccia dare i soldi, si faccia dare i soldi, batta i pugni per avere più soldi: perché la Marina, l'Aeronautica, l'Esercito, i Carabinieri hanno bisogno, hanno proprio bisogno, tutti i capi di Stato maggiore, ne sono testimoni i miei amici della sua maggioranza, della Commissione, che li hanno sentiti anche loro, dalle loro orecchie. Lo so che sono ripetitivo, ma questo deve entrare bene in testa a tutti, che la Difesa ha bisogno di investimenti; e non per la cybersicurezza e per i computer: ha bisogno di mezzi, ha bisogno di attrezzature, ha bisogno di paracadute, ha bisogno di fucili, ha bisogno di armi, perché non vanno a combattere coi computer, purtroppo.
A me dispiacciono le fughe in avanti, ripeto, chi parla di Hezbollah, del Libano, senza conoscere bene la situazione: noi rinnoviamo l'amicizia al Paese del Libano, che si è sempre dimostrato amico strategico dell'Italia.
Ma anche quando si dice che diminuiamo i nostri uomini in Afghanistan, non si capisce che a volte si mettono in pericolo? Tanto vale che ce ne andiamo tutti, perché se vuoi restare devi fortificare, devi cercare di rafforzare, è inutile che togliamo uomini e poi lasciamo lì un piccolo contingente. A fare che, in una terra circondata dai talebani, dove stanno aumentando, e non si capisce bene la strategia che si vuole utilizzare?
Allora, spiegateci la strategia, perché posso anche capire che uno dica che piano piano ce ne andiamo, ma spiegateci la strategia, cosa comporta, e non mettiamo a rischio i nostri uomini indebolendoli. Andiamo via dall'Iraq? Benissimo. Cosa si è fatto? Si è messo in sicurezza la diga e lì abbiamo finito il nostro compito. Ho chiesto lumi sulla nostra missione in Libano, che ha fortemente bisogno di aiuto, perché ha milioni di palestinesi che da anni sono in quel Paese, milioni di siriani che sono in quel Paese, e non ce la fa più, ha problemi.
Vorrei ricordare che, in merito al terrorista che è stato scoperto in Sardegna, l'informazione l'abbiamo avuta perché hanno arrestato suo cugino in Libano; c'è una collaborazione, quindi aiutiamo anche il Libano, aiutiamo quei Paesi.
Io le rinnovo il nostro sostegno, se lei seguirà un'azione forte ma concreta per i nostri militari, per il benessere dei nostri militari; e zittisca chi nella maggioranza – ripeto - sta seguendo un filone antimilitarista, che non è degno per l'Italia e per la nostra tradizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA (PD). Presidente, dico subito che noi del gruppo del Partito Democratico voteremo per proseguire le missioni internazionali, militari e civili, negli scenari di crisi. Lo faremo anche in un ruolo diverso in questa legislatura, che è quello di principale forza dell'opposizione, perché per noi contano prima di tutto l'Italia e il suo ruolo internazionale, per noi contano la professionalità, il coraggio, la serietà, il valore dei nostri militari e degli operatori civili che sono impegnati nelle missioni all'estero del nostro Paese.
Devo dire, per onestà intellettuale, che lo stesso atteggiamento non hanno avuto forze politiche che erano all'opposizione nella scorsa legislatura e che oggi sono al Governo. Quando erano all'opposizione, questa capacità di unirsi a sostegno dei nostri militari, dei nostri operatori civili, non c'è stata.
Ricordo - voglio fare solo un esempio -, quando a gennaio si discusse della missione in Niger: ci venne detto che era un regalo ai francesi o un modo per presidiare il deserto; poi, oggi la missione in Niger è diventata un fiore all'occhiello dell'azione del nostro Governo.
Per noi, invece, l'Italia viene sempre per prima, e viene la capacità del nostro Paese di promuovere pace e stabilità nelle aree di crisi.
Lo voglio sottolineare: missioni di pace. Devo dire che, sentendo l'intervento che mi ha preceduto, verrebbe da pensare a missioni di guerra, mentre sono appunto missioni di pace, volte a stabilire, anche attraverso l'uso della forza armata, situazioni di maggiore democrazia, di maggiore stabilità, di maggiore sicurezza nelle aree più critiche in cui siamo impegnati nell'ambito dell'azione della comunità internazionale.
Lo facciamo a partire da due riferimenti che per noi sono fondamentali: il primo sono i principi costituzionali, in particolare quel bellissimo articolo 11 della Costituzione, che dice insieme il ripudio della guerra, da parte del nostro Paese, come strumento per risolvere le controversie internazionali, e la scelta di concedere sovranità agli organismi sovranazionali e multilaterali, agli organismi internazionali, proprio per promuovere azioni di stabilità, di democrazia e di pace nel mondo. E lo facciamo dentro un'idea di contesto internazionale che promuove il multilateralismo, promuove la solidarietà tra popoli e nazioni, promuove la capacità di affrontare insieme le grandi sfide del nostro tempo.
Se parliamo di missioni internazionali, di missioni di pace, parliamo delle sfide del terrorismo, della radicalizzazione, dei traffici illeciti, dell'instabilità, di fenomeni transnazionali asimmetrici che caratterizzano un contesto internazionale particolarmente critico e difficile con cui ci troviamo a confrontarci.
E, quindi, noi siamo per interventi che in questo contesto promuovano i diritti umani e civili, promuovano le libertà democratiche fondamentali, promuovano il diritto alla cultura e all'istruzione, promuovano con particolare attenzione i diritti delle donne e dei giovani, delle minoranze etniche e religiose, quindi un'azione che delinea una coerenza con i principi costituzionali del nostro Paese, e la capacità di difendere in questo modo anche i nostri interessi nazionali, portando democrazia, pace e stabilità nelle aree di crisi che minacciano anche la sicurezza del nostro Paese.
Lo facciamo - secondo noi lo dobbiamo fare, l'abbiamo fatto nella scorsa legislatura, speriamo di continuare a farlo in questa - seguendo due tratti fondamentali della nostra storia di politica estera che caratterizzano l'Italia democratica, repubblicana, fin dalla sconfitta del nazifascismo e fin dalla sua nascita: uno è la dimensione europea, la scelta di agire con una politica estera europea comune, sempre più verso una politica di difesa comune dell'Europa e con un concerto degli Stati europei che insieme affrontano le crisi e le criticità che mettono in pericolo il nostro continente; l'altro è la dimensione transatlantica, quell'alleanza atlantica, quel rapporto con gli Stati Uniti, quel rapporto transatlantico che è stato un elemento di sicurezza e di stabilità che ha caratterizzato da sempre la politica estera e di difesa dell'Italia repubblicana.
Devo dire che oggi questi due principi sono messi in discussione dalla politica generale di questo Governo; lo sono nell'attacco alla dimensione europea e all'Unione europea, lo sono nei legami ambigui con la Russia di Putin di una forza molto importante di questa maggioranza che oggi governa il Paese, fino alle ultime dichiarazione del Ministro dell'Interno in Israele. Ciò perché altro punto di forza delle nostre missioni di pace è quanto i nostri militari sono apprezzati per la loro umanità, la loro imparzialità, la loro capacità di costruire il dialogo fra le parti in conflitto, di essere elementi di equilibrio, e quelle dichiarazioni, come ha dovuto far sapere lo stesso Ministero della Difesa, mettevano in discussione questa nostra terzietà e anche la sicurezza dei nostri militari impegnati nella missione UNIFIL.
Noi voteremo per proseguire le nostre missioni, le missioni di pace, le missioni militari e quelle civili, quelle che vedono insieme personale militare e personale civile impegnato, perché vogliamo mantenere questi assi nell'identità del nostro Paese, nella sua politica internazionale, una politica che tutela gli interessi nazionali, che lo fa nel rispetto dei principi costituzionali e lo fa promuovendo pace, stabilità e democrazia nelle aree di conflitto.
Di fronte alle ambiguità e alle contraddizioni che dimostra questo Governo in materie così delicate, noi vogliamo svolgere fino in fondo, in questo Parlamento, la nostra parte per mantenere ben saldi questi principi di fondo che riguardano la nostra azione internazionale, la nostra politica estera, la nostra politica di difesa e la nostra partecipazione alle missioni internazionali. Lo facciamo prima di tutto pensando che tutto il Parlamento deve essere a fianco di quegli uomini e di quelle donne che nelle Forze armate, nella cooperazione internazionale, negli operatori civili che contribuiscono alle missioni rendono onore all'Italia, e fanno quel lavoro di pace e di democrazia che rappresenta la parte migliore dell'identità e della storia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Colleghi, devo fare una precisazione, perché alla relatrice, nel cambio di posto che ha avuto durante il suo intervento, il sistema ha tolto alcuni minuti al suo intervento, e mi dispiace, perché non ha potuto completarlo. Alla fine, la relatrice userà il tempo che ha ancora a disposizione come ritiene, per completare il suo intervento, in maniera da dare continuità e senso alle cose che voleva. Comunque, il testo è stato acquisito e il suo intervento è agli atti.
È iscritta a parlare la collega Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (LEU). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signora Ministra, sull'impegno dell'Italia in missioni di carattere internazionale, a mio avviso occorre avere un approccio pragmatico e, quindi, in nessun senso un approccio pregiudiziale. Il mondo, lo sappiamo, è segnato in questo momento da decine di situazioni di guerra, di violazioni dei diritti umani e se la comunità internazionale non sentisse il dovere di agire per prosciugare i bacini di violenza e per assicurare il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, ebbene, si renderebbe complice e corresponsabile di questa drammatica situazione. Ma - c'è un ma - ci sono due principi, a nostro avviso, che vanno assolutamente rispettati per poter definire missioni di pace quelle che vedono i nostri militari impegnati in vari contesti bellici (missioni di pace, di questo parliamo). Il primo principio consiste nel fatto che deve trattarsi effettivamente di operazioni di peacekeeping e non della partecipazione italiana a operazioni diverse, ad azioni militari, di guerra che hanno, invece, finalità egemoniche, di conquista del territorio altrui e anche delle altrui risorse. Il secondo principio, signor Presidente, è che la nostra iniziativa deve avvenire nell'ambito delle organizzazioni internazionali alle quale apparteniamo, sotto l'indirizzo delle Nazioni Unite. Le cosiddette coalizioni dei volenterosi non hanno prodotto altro che morte e distruzione, favorendo interessi particolari di questa o quella potenza e non l'obiettivo della pace e della coesistenza. D'altronde, il secondo comma dell'articolo 11 della nostra Costituzione - è stato già ricordato - consente questo, questo e non altro, perché, in linea generale, vale il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. È sulla base di questa griglia di principi che selezioniamo il nostro giudizio sulle missioni internazionali, che vedono, appunto, partecipe l'Italia e che diciamo i nostri “sì” e i nostri “no”.
La nostra proposta di relazione esplicita, dice, signora Ministra, in modo chiaro quali sono secondo noi le missioni da autorizzare e quelle da non autorizzare. Faccio qualche esempio: non va ulteriormente autorizzata, a nostro avviso, la missione in Afghanistan; le nostre Forze armate sono in quel territorio da oltre sedici anni; l'obiettivo iniziale dell'intervento militare era quello di sradicare le organizzazioni che coprivano e sostenevano Bin Laden e Al Qaeda, responsabili della strage delle Torri gemelle.
Bin Laden, signora Ministra, è stato ucciso; l'egemonia che aveva un tempo Al Qaeda sulle organizzazioni terroristiche è stata sopperita dall'Isis, che agisce prevalentemente in altri contesti. Al tempo stesso, i talebani sono ben lontani dall'essere sconfitti e, anzi, ce lo dicono le cronache, conquistano sempre nuove posizioni. Allora non le sembra, signora Ministra, che sia giunto il tempo di una riflessione, di una riflessione critica su questa missione e anche su una sua conclusione? Non solo nella scorsa legislatura - lo ricordo ai colleghi e alle colleghe – ma, ancora fino a pochi mesi fa, il MoVimento 5 Stelle ribadiva il suo “no” alla presenza italiana in Afghanistan e io questo non posso dimenticarlo. Durante la campagna elettorale, il capo politico del MoVimento, Luigi Di Maio, oggi Vicepresidente del Consiglio, intervenendo in un dibattito presso la Link Campus University dichiarava così: pensiamo che il contingente italiano non debba più restare in Afghanistan; questa missione espone i nostri soldati a rischi inutili.
I rischi erano inutili, in quell'occasione: allora, posso sapere, cari colleghi e colleghe del MoVimento 5 Stelle, che cosa vi ha fatto cambiare idea? Sulla base di quali elementi nuovi, perché a me sfuggono, avete cambiato posizione e considerate oggi, invece, importante e giusto, restare a Kabul? Nella stessa occasione, alla stessa Università, signor Presidente, il Vicepresidente Di Maio, all'epoca, onorevole Di Maio, criticava la missione in Niger e anch'essa, invece, ora, viene riproposta.
Allora, se dobbiamo dare delle definizioni diciamo che questo è il Governo del cambiamento di idee. Noi sulla missione in Niger restiamo contrari, così come su quella in Libia, perché queste iniziative non hanno nulla a che vedere con il peacekeeping, con il mantenimento della pace. No, sono semplicemente di contrasto all'immigrazione irregolare, perseguono cioè l'obiettivo di poter vantare la riduzione degli sbarchi, senza però preoccuparsi minimamente di persone che, invece, di morire in mare, muoiono nel deserto, che finiscono in campi di detenzione dove viene sistematicamente applicata la tortura e violenze di ogni tipo: altro che missione di pace; non chiamerei mai queste missioni di pace.
Una missione di pace è, invece, certamente quella UNIFIL in Libano, sulla quale il nostro giudizio è positivo e che consideriamo anche meritevole di essere autorizzata di nuovo. Si tratta di una missione delle Nazioni Unite a guida italiana, di lunga data, che poi venne potenziata a seguito della guerra israelo-libanese del 2006, con l'obiettivo di fare da cuscinetto tra milizie sciite libanesi ed esercito israeliano; una missione che ha quindi un ruolo super partes, sempre riconosciuto da tutti in quell'area. Quindi, i contingenti UNIFIL - lo ricordo - sono peraltro collocati in una zona dove è forte l'influenza di Hezbollah e allora la dichiarazione del Ministro Salvini - non del Ministro degli esteri ma del Ministro Salvini, che ha qualificato come terrorista il partito Hezbollah - che cosa ha fatto? Ha dato un colpo al carattere neutrale della missione, mettendo a rischio i nostri stessi soldati e ha fatto anche un'altra cosa, cioè ha fatto da amplificatore all'appello di Netanyahu affinché UNIFIL si schieri a fianco di Israele contro Hezbollah, sconfessando, quindi, la sua collocazione neutrale. Lei, signora Ministra, con il suo Ministero, ha cercato di metterci una pezza, come si dice a Roma, ma quella del Ministro Salvini è stata un'affermazione di una gravità inaudita, che meritava una presa ufficiale di distanza dal Presidente del Consiglio, dal Ministro degli esteri e da lei stessa. Ma questa presa di distanza ufficiale non l'abbiamo né letta, né ascoltata, perché così come è accaduto anche sul Global compact - ormai ci stiamo abituando, signor Presidente - la linea di politica estera la detta il Ministro dell'interno: una cosa mai vista nella storia italiana e nello scenario internazionale, mai vista!
Allora, signor Presidente, in questo caso, da parte delle forze di maggioranza, ci tocca constatare un impasto di incompetenza, di contraddizioni, di improvvisazione, che però, vede, nuocciono alla credibilità e al prestigio internazionale del nostro Paese. Questo accade quando un Presidente del Consiglio che si era impegnato di fronte al Segretario generale dell'ONU viene smentito sul Global compact e quando i Ministri degli esteri e della difesa vengono smentiti sul carattere neutrale e super partes della missione UNIFIL.
Allora, che il nostro Paese sia rispettato per la sua credibilità - e questo anche sulla scena internazionale - è un'esigenza non solo dei nostri diplomatici - e già basterebbe - ma è un'esigenza dei nostri connazionali che vivono all'estero, delle nostre imprese che operano sulla scena globale, dei nostri studenti che frequentano le università in altri Paesi; è un'esigenza, questa, di tutta la nostra comunità e questa esigenza di credibilità, signora Ministra, la state compromettendo con un'azione di politica estera a dir poco incerta e contraddittoria. Quindi, anche in questo campo, l'Italia meriterebbe di più (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Grazie.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Suriano. Ne ha facoltà.
SIMONA SURIANO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, Governo, con l'entrata in vigore della legge n. 145 del 2016 abbiamo oggi un nuovo strumento normativo che, pur mantenendo in capo al Parlamento il potere di autorizzare le missioni internazionali o la loro proroga, sancisce che sia il Governo a programmare e determinare gli impegni dell'Italia all'estero. Pertanto, oggi siamo chiamati ad approvare la volontà del Governo di prorogare le missioni di pace all'estero e di avviare una nuova missione in Iraq a sostegno delle Forze d'ordine irachene.
Siamo ovviamente favorevoli a che l'Italia garantisca la propria presenza in quei Paesi in cui ancora non si sia concluso un processo di stabilità politica tale da garantire uno sviluppo economico e sociale sereno.
Nella relazione del Governo inviata alle Commissioni sono apparsi subito evidenti lo sforzo e gli obiettivi da raggiungere per il prossimo anno: razionalizzare la nostra presenza all'estero in virtù dell'effettivo rilievo per i nostri interessi nazionali, tenendo sempre presenti quelli che sono i principi chiave della nostra politica internazionale, lo spirito di cooperazione e il ripudio della guerra come strumento di offesa e minaccia. Lo abbiamo sempre sostenuto in queste Aule: le missioni internazionali devono essere missioni di difesa sì degli spazi euro-atlantici e mediterranei, ma anche e soprattutto devono essere interventi volti alla cooperazione con le autorità locali e allo sviluppo delle società ivi presenti.
L'Italia ha da sempre avuto un ruolo di spicco nella risoluzione di molti conflitti nel mondo e ha rivestito un ruolo di primo piano, ad esempio in Kosovo e nei Balcani, un'area oggi di rinnovata centralità strategica, dove negli anni abbiamo contribuito a restituire alla normalità interi territori attraverso programmi di istruzione e ricostruzione, nel pieno rispetto dei diritti delle donne e dei bambini, delle minoranze e soprattutto della cultura locale. È anche per questo che oggi intendiamo intervenire con sempre maggiore attenzione al contesto sociale e ai fenomeni interni, valorizzando gli usi e i costumi delle tradizioni e delle popolazioni, perché la democrazia non può essere esportata, ma deve essere un percorso comune avviato con le popolazioni e le autorità locali.
L'interesse del Governo verso il continente africano non passa inosservato. I traffici illeciti, i continui flussi migratori, il terrorismo, sono alcune delle sfide a cui l'Italia è chiamata a far fronte e che hanno assunto a volte un carattere anche strutturale e su cui, pertanto, va avviata un'attenta riflessione strategica per un cambio di rotta rispetto al passato. E, infatti, le missioni nel Sahel, in Libia e in Niger sono tutti scenari chiave per il contrasto ai traffici illegali e ai flussi migratori che contribuiscono alla destabilizzazione degli stessi Paesi africani. Infine, nel Corno d'Africa, che riveste una rilevanza strategica sempre per gli interessi nazionali, l'Italia è presente insieme all'Europa nel contrasto alla pirateria e alla formazione e addestramento delle forze locali. Auspichiamo, inoltre, una rivisitazione efficace della missione EUNAVFOR MED, operazione Sophia in partenza per il 2019 nello spirito delle conclusioni del Consiglio europeo del giugno scorso affinché si continui ad assicurare un trattamento dignitoso e adeguato ai migranti tratti in salvo nel Mediterraneo e, al contempo, un miglioramento dello spazio di cooperazione europea in tema di immigrazione.
Di non poco rilievo sono, infine, gli interventi della cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di pace a valere sempre sul Fondo missioni in Etiopia, Libia, Somalia, Sudan Afghanistan e Palestina, per citarne alcuni. In tutti questi Paesi le iniziative sono concentrate alla tutela delle minoranze e delle fasce più deboli delle comunità locali, attraverso programmi di protezione dei rifugiati e degli sfollati, assistenza sanitaria, aiuti nella ricostruzione delle infrastrutture e financo alla distribuzione di beni materiali. Noi crediamo che la credibilità e il peso internazionale dell'Italia passi, infatti, anche da questo, dal mantenimento degli impegni presi e dal miglioramento della cooperazione internazionale allo sviluppo con la partecipazione e l'azione di prevenzione dei conflitti e con il consolidamento della pace per impedire il riemergere delle crisi, e in questa direzione intendiamo muoverci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Chiazzese. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CHIAZZESE (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministro, è bene fissare un concetto chiave: è nostra intenzione mantenere gli impegni e gli accordi ad oggi sottoscritti volti al mantenimento e alla salvaguardia della stabilità internazionale nelle aree di crisi. Non ci sottrarremo, pertanto, dal mantenere un ruolo di primo piano per fronteggiare le molteplici minacce che caratterizzano l'attuale contesto geopolitico. Il quadro internazionale di riferimento è caratterizzato da continui mutamenti che interessano gli ambiti economici, sociali e politici. Desideriamo farci promotori di una politica che miri a favorire il dialogo e la diplomazia, onde disincentivare e disinnescare, invece, l'inasprimento dei conflitti. Continuiamo ad impegnarci nell'ambito di contesti in cui operano organizzazioni internazionali di riferimento quali la NATO, la UE e l'ONU, che insieme contribuiscono alla salvaguardia e al controllo della sicurezza dei confini europei ed oltre. La nostra azione attuale è particolarmente focalizzata sulla questione dell'area mediterranea, in particolare la questione libica, i flussi migratori africani e la delicata situazione siriana. Una ricerca di nuovi assetti che contribuiscano a stabilizzare la situazione di Paesi dell'area sud-est del Mediterraneo.
“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Questo è quello che sancisce la nostra Costituzione. Un fattivo contributo alla realizzazione della pace e della sicurezza internazionale anche in chiave di duplice sviluppo sistemico. La nostra volontà è quella di investire nell'istruzione e nella cultura, per dare un futuro a queste popolazioni. A conferma di ciò, infatti, l'Italia, insieme ai partner europei e agli alleati transatlantici, partecipa al finanziamento delle missioni dell'ONU.
Altro aspetto fondamentale è quello della strategia globale europea del 2016 in materia di politica di sicurezza e di difesa comune. In tal senso, la nostra azione non può che essere coerente con quella della UE e l'Italia fa parte dei quattro Paesi, insieme a Francia, Germania e Spagna, che stanno guidando il processo di sviluppo militare nel quadro della cooperazione strutturata permanente, cosiddetta “PESCO”.
Altro principale obiettivo è quello dell'ammodernamento delle politiche di sicurezza e di difesa comune civile, così ampliandone gli ambiti alle più moderne problematiche quali, ad esempio, le minaccia cibernetiche, il traffico di esseri umani e il depauperamento del patrimonio culturale.
Per raggiungere tutti questi obiettivi è importante che gli Stati aderenti abbiano il pieno controllo dei propri territori e, nello stesso tempo, che sappiano dialogare con tutti i Paesi al fine di creare dinamiche di coesione e progettualità comune, capisaldi per la funzione di sicurezza e stabilizzazione. Siamo orientati alla crescita, allo sviluppo, alla pace, alla sicurezza e ai diritti umani, alla prevenzione dei conflitti, alle mediazioni e al contrasto al riemergere delle crisi.
La politica estera di difesa italiana è orientata ad affrontare problematiche importanti quali il terrorismo globale, i conflitti etnico-religiosi e i continui flussi migratori. In tal senso, l'Agenda 2030 fissa una serie di obiettivi, tra i quali quello di garantire una vita sana e promuovere il benessere sociale, garantire un'istruzione di qualità, promuovere nuove opportunità di apprendimento per tutti e, ancora, promuovere la crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, flessibili e sostenibili, promuovere società pacifiche ed inclusive.
La legge n. 221 del 2015, che detta disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali, ha previsto l'elaborazione di una strategia italiana atta a delineare gli interventi volti al raggiungimento degli obiettivi di cui all'Agenda ONU 2030. Nel giugno 2018 è stata istituita la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile, organismo di coordinamento delle politiche per il raggiungimento degli obiettivi suddetti. La Commissione deve rendere conto annualmente dell'attuazione della strategia nazionale e a tal fine ciascun ministero deve condurre un'analisi di coerenza tra le iniziative intraprese e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Sono, inoltre, previste iniziative di informazione e comunicazione pubblica sull'importanza dell'Agenda ONU 2030.
Analizzando le diverse aree geografiche invece possiamo correttamente affermare come in Africa le problematiche di sviluppo si intreccino con l'instabilità politica e istituzionale, con i traffici illeciti e le minacce alla sicurezza connessi al terrorismo oltre che alla questione migratoria che ha sempre più, ahimè, assunto importanza prioritaria e trasversale. I problemi economici e climatici generano di conseguenza uno stato di emergenza sanitaria e nutrizionale. Invece, i Paesi del Medio Oriente in cui è attiva la cooperazione italiana sono dilaniati dalla guerra civile, in Siria, e dalla presenza di cellule islamiche e gruppi fondamentalisti che rappresentano le minacce più rilevanti alla pace e alla stabilità non solo dell'intera regione, ma degli stessi Paesi europei.
In Asia gli interventi della cooperazione italiana intendono rispondere, invece, alle esigenze di ricostruzione e stabilizzazione, tramite la riduzione della povertà specie nelle zone rurali, il rafforzamento delle capacità istituzionali e la promozione dei servizi essenziali per la popolazione. Il vero obiettivo è la crescita inclusiva di queste società, cercando di sostenere queste popolazioni, contribuendo alla ricostruzione del tessuto civile, che rappresenta lo strumento fondamentale per la rinascita e la stabilizzazione dei territori coinvolti. Nel 2018 gli sforzi della cooperazione italiana si concentreranno sulla programmazione degli aiuti, al fine di accrescere la coerenza dell'azione degli Stati membri UE in risposta alle esigenze di sviluppo, al contesto socio-economico e alle priorità stabilite dai Paesi destinatari degli aiuti.
Queste le motivazioni e le ragioni che ci spingono a prorogare le diverse missioni internazionali in cui l'Italia è impegnata, attraverso una loro necessaria rivalutazione, come un impegno di presenza militare italiana in Iraq, ad esempio, per la missione di contrasto al Daesh. Di fondamentale importanza è poi lo sblocco della missione in Niger, fondamentale per il controllo dei flussi migratori e per la quale è stato importante il dialogo aperto dal nostro Presidente Conte col Presidente del Niger.
La missione è intesa a fornire supporto alla Repubblica del Niger con lo scopo di garantire la raccolta di informazioni circa il traffico di esseri umani e concorrere alle attività di sorveglianza delle frontiere. L'area di intervento nello specifico sarà Repubblica del Niger, Nigeria, Mali, Mauritania, Ciad, Burkina Faso, Benin; è previsto un impiego di circa 470 unità. In Libano invece, missione di cui abbiamo il comando e che dà lustro alle nostre Forze Armate, si vuole garantire la stabilità della regione meridionale compresa tra il fiume Litani e la linea armistiziale fra Israele e il Libano. La missione consentirà di adottare tutte le misure che ritiene necessarie nelle aree di dispiegamento delle sue forze, in particolare per assicurare che l'area di operazioni non sia utilizzata per attività ostili e per contrastare i tentativi di impedirle.
In quella sede il personale nazionale impiegato è pari invece a 1.072 unità. A ciò si aggiunga la partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza libanesi. La missione è volta a incrementare le capacità complessive delle forze di sicurezza libanesi, sviluppando programmi di formazione e addestramento preventivamente concordati con le autorità libanesi stesse. Cipro, poi: infatti, la missione riguardante Cipro ha il mandato di contribuire alla stabilizzazione dell'area, prevenendo possibili scontri tra le etnie greca e turca residenti nell'isola mediante attività di osservazione, controllo e pattugliamento della linea di cessate il fuoco e svolgendo attività di assistenza umanitaria e di mediazione negli incontri tra le parti. Sono tanti gli interventi da realizzare, con l'unico e costante obiettivo della pace e della serenità globale, che deve essere la nostra vera unica missione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pagani. Ne ha facoltà.
ALBERTO PAGANI (PD). Grazie Presidente, buona sera signora Ministro. Anch'io le esprimo il nostro apprezzamento per la sua presenza in Aula questa sera; presenza che, a mio avviso, è doverosa, ma non è da dare mai per scontata, mai dare le cose per scontate. Dal dibattito sinora svolto nelle Commissioni abbiamo avvertito, almeno dal nostro punto di vista, da parte delle forze del Governo la mancanza di una visione complessiva delle missioni e l'incapacità di svolgere un dibattito incentrato sulle priorità della nostra politica estera. Nella relazione analitica del provvedimento in esame si legge - cito testualmente - il dispositivo disegnato per quest'ultimo scorcio dell'anno 2018, necessariamente conseguente all'impianto previsto per i nove mesi dell'anno del precedente Governo, introduce già alcuni elementi di novità che rispondono alla nuova strategia, che tuttavia andrà sviluppata in maniera più articolata quando si tratterà di decidere quale impegno assumere nel corso dell'anno 2019.
Gradiremmo conoscere anche noi quali sono questi nuovi elementi e capire, se è possibile, quali sono i tratti essenziali della nuova strategia che conosceremo nel prossimo anno.
Al momento abbiamo visto, e ne siamo ben felici, solo una mera riproposizione di ciò che ha fatto il nostro precedente Governo. Ovviamente siamo lieti che abbiate cambiato idea, che il nostro Paese abbia continuato nel solco dei precedenti Governi e confermi di volere essere parte integrante dell'Alleanza atlantica, e quindi di non venir meno agli impegni assunti dinanzi alla comunità internazionale, ma l'intenzione dichiarata dall'attuale Governo è in contraddizione con la decisione, che risulta evidente nella legge di bilancio in corso di esame, di diminuire il contributo alle spese dell'ONU e di respingere gli emendamenti e gli ordini del giorno dell'opposizione che ne ricordavano la rilevanza.
Ma osserviamo anche altre contraddizioni: nella scorsa legislatura il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha ripetutamente chiesto, come veniva detto anche da interventi che mi hanno preceduto, il ritiro dell'Italia dalla missione in Afghanistan, tanto che già nel maggio del 2013, a inizio legislatura, venne depositata una mozione, a firma Carlo Sibilia, Manlio Di Stefano e Alessandro Di Battista, che chiedeva il ritiro delle truppe italiane e un impegno maggiore nella cooperazione internazionale. Meno male che né nella dichiarazione del Ministro degli esteri Moavero né in quella del Ministro della Difesa Trenta troviamo traccia di questo allentamento prematuro degli impegni prossimi futuri.
Sarebbe, a mio avviso, una dimostrazione di scarsa responsabilità e, mi permetto di dire, anche di scarsa serietà. Ma si rischia poi di eccedere dalla parte opposta, quando si arriva ad altre missioni. La legge quadro sulle missioni internazionali definisce il procedimento autorizzativo all'articolo 2, commi 1 e 2. Mai come in questo caso la forma è sostanza. Nel testo pervenuto troviamo una missione nuova definita come NATO Mission in Iraq, che veniva anche prima citata dal collega di maggioranza, che risulta decisa in sede NATO l'11-12 luglio nel vertice di Bruxelles. Sottoporne ora l'autorizzazione al Parlamento crea un precedente da non ripetere assolutamente, perché è il 18 dicembre 2018. Infatti, le nuove missioni devono essere sottoposte al voto del Parlamento prima del loro inizio, non dopo; non avrebbe senso, altrimenti, la possibilità prevista dal comma 2 di concedere o negare l'autorizzazione, non si può negare l'autorizzazione di un fatto già accaduto.
Non può essere, quindi, motivo sufficiente per derogare dal procedimento indicato l'argomento che in questo caso la missione si è già avviata e si sta svolgendo utilizzando risorse umane e finanziarie già presenti in Iraq, e quindi già autorizzate ad operare in quel territorio, seppure con diverse finalità, perché stiamo parlando di una nuova missione, come scritto e precedentemente anche rimarcato. In relazione alle altre missioni, già nel settembre del 2017 Italia e Niger avevano firmato a Roma un accordo di cooperazione nell'ambito della difesa tra il Ministro Pinotti e il suo omologo nigerino. L'accordo confermava la disponibilità italiana a supportare la formazione e l'addestramento del personale delle Forze Armate nigerine. Il Niger rientrava, infatti, nella strategia italiana di cooperazione con i Paesi africani interessati dai flussi di immigrati illegali diretti in Libia e poi nella nostra penisola, e il nostro Governo lo considerava il Paese chiave di quei traffici, un vero e proprio hub dei flussi migratori illegali diretti in Europa dall'Africa occidentale e subsahariana.
Continuiamo a credere che l'Africa rivesta un interesse strategico prioritario per la sicurezza dell'Italia e che, oltre a dover gestire i flussi migratori provenienti da tale continente, occorra affrontare il rischio che un rallentamento del processo di pacificazione e di consolidamento delle istituzioni politiche della Libia sfoci in un nuovo fattore di minaccia per l'interesse nazionale e per la sicurezza nel bacino del Mediterraneo. Gli interventi previsti in Africa si concentrano su attività utili a incrementare la sicurezza e la stabilità internazionale a favore di Paesi impegnati nella lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali. Questo è quanto dicevamo nella scorsa legislatura, questo è quanto continuiamo ad affermare coerentemente anche in questa.
La missione in Niger può aiutare a definire e sostenere nuove strategie anche alla luce del fatto che la situazione in Sud Sudan resta drammatica e continuano a preoccupare le tensioni esistenti tra l'Eritrea e i Paesi confinanti. L'operato delle missioni civili UE in ambito PSDC ha rivestito un ruolo di rilievo e il rafforzamento della nostra presenza nelle operazioni attive in teatro in Niger e in Mali va aggiunto anche a questo. Il comando della cellula di coordinamento regionale tra le tre missioni che ci sono testimonia la rilevanza che il nostro Paese attribuisce e deve continuare ad attribuire alla pace e alla stabilità in questo quadrante. L'impegno italiano in Libia e in Niger è intimamente connesso sul piano strategico alla fondamentale azione a tutela dei diritti umani della popolazione civile, di migranti e di profughi, esercitata dalle organizzazioni internazionali presenti, e nello specifico dalla OIM e dall'UNHCR, che l'Italia ha sostenuto e che deve continuare a sostenere in tutti i provvedimenti.
Occorre ricordare che da tempo in quell'area operano gruppi terroristici jihadisti che traggono nuovi e fondamentali canali di finanziamento, diretto e indiretto, grazie a vari tipi di traffici, tra cui quello dei migranti. Le missioni in Libia e in Niger sono, quindi, strategicamente rivolte anche a contrastare questo fenomeno, che sovrappone terrorismo e attività criminale. Dunque, per concludere, in questo provvedimento non vediamo grosse novità e quelle che ci sono ci convincono poco. Ci auguriamo che, però, il Governo mantenga il profilo che con questo rinnovo delle missioni di continuità ha dimostrato di avere anche nel prossimo anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fantuz. Ne ha facoltà.
MARICA FANTUZ (LEGA). Grazie. Illustre Presidente, signor Ministro, colleghi deputati, l'Aula oggi si appresta ad autorizzare la deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri il 28 novembre scorso su proposta del Presidente del Consiglio Conte e con riferimento al trimestre 1° ottobre-31 dicembre 2018, in ordine alla partecipazione dell'Italia ad una nuova missione internazionale da avviare in Iraq, nonché in ordine alla prosecuzione delle missioni internazionali in corso nei primi nove mesi del 2018. È il primo provvedimento di questa natura deliberato da questo Governo e sottoposto all'esame delle due Camere di questa legislatura, nella prospettiva di un'analoga, ma non identica nei contenuti, deliberazione per l'anno 2019.
Ritengo di dover sottolineare un passaggio della relazione analitica, nella quale si ritiene di dover avviare una riflessione strategica che comporti la rivalutazione della nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per gli interessi nazionali; ma si precisa, altresì, che il dispositivo disegnato per le missioni internazionali di quest'ultimo scorso 2018 introduce già alcuni elementi di novità che rispondono a questa strategia, che andrà però sviluppata a più ampio respiro e in maniera ben più articolata quando si tratterà di decidere quali impegni assumere in questo ambito per il 2019.
Con l'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante “Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali”, infatti, lo Stato si è dotato di uno strumento normativo adeguato a disciplinare su base annuale, sia nella fase decisionale che in quella attuativa, l'impiego delle Forze armate all'estero, ormai parte strutturale della politica estera e di difesa nazionale.
Oggi al nostro esame vi è un documento che non poteva certo stravolgere le missioni già in corso d'opera, che si concluderanno il 31 dicembre 2018. Si tratta, infatti, di una proroga di missioni internazionali deliberate il 28 dicembre 2017 per l'anno solare 2018, anche se per alcune di esse l'arco temporale si era ridotto a nove mesi.
In questo momento siamo ancora, quindi, nel mondo convenzionale in cui siamo abituati a muoverci, ma la realtà è in piena trasformazione, sotto la spinta di cambiamenti straordinari destinati ad incidere nei teatri di maggior rilevanza strategica per il nostro Paese. Lo abbiamo visto in questi ultimi anni con un'accelerazione esponenziale negli ultimi mesi. Gli elementi più importanti di tale nuovo quadro internazionale sono senza dubbio la presenza sempre più forte di attori regionali, ai quali si affiancano superpotenze nucleari, ed attori emergenti significativi, oltre all'implosione di alcuni Stati, soprattutto nella fascia geografica che va dal Sahel al Medioriente, fino all'Iraq, senza tralasciare il Corno d'Africa.
Non è possibile in questa sede essere esaustivi nel delineare il quadro geopolitico mondiale, ma certamente per l'Italia resta centrale l'importanza del Mediterraneo, nel quale si scontrano - è il caso di dirlo - gli appetiti anche di nostri alleati storici. Sul fronte delle nostre alleanze militari, resta fondamentale l'Alleanza atlantica e siamo chiaramente soddisfatti della prospettiva di una futura rimodulazione degli interventi promossi dalla NATO con l'ampliamento agli impegni a sud. Naturalmente condividiamo quelle iniziative che confermano l'impegno a sradicare il cosiddetto Stato islamico da tutte le zone in cui si è insediato, prima che abbia luogo una significativa riduzione della presenza americana nel Mediterraneo e in Medio Oriente.
In questa sede mi limito a proporre ciò che la Lega chiede da tempo, ovvero un ripensamento della nostra politica in favore di una postura più adeguata all'effettiva statura geopolitica dell'Italia e dei suoi interessi nazionali.
Condividiamo anche, ovviamente, l'idea di considerare il Mediterraneo il fulcro delle nostre maggiori preoccupazioni di sicurezza. In tal senso meritano, altresì, considerazione gli interventi in corso nelle regioni da cui partono i flussi migratori diretti verso l'Europa o in atto negli stati di transito. In quest'ottica, risultano di decisiva importanza gli interventi in atto e prevedibili che concernono la Libia.
Infine, vorrei fare una riflessione sugli aiuti umanitari, aiuti che possono essere utilizzati per concorrere alla stabilizzazione di aree nelle quali insistano importanti interessi nazionali del nostro Paese, in particolare quelli connessi alla limitazione dei flussi migratori irregolari alla Libia e alla Tunisia, passando per la fascia che congiunge la Mauritania al Ciad, al Sudan ed al Corno d'Africa, in cui operano anche piccoli contingenti militari italiani.
Il nostro personale militare e civile continuerà, quindi, a svolgere missioni che questo Governo riterrà importanti, vitali, strategiche e aderenti agli interessi nazionali, sulla base di scelte ponderate e concrete. E quello che mi sento di dire con orgoglio è che questo è senza dubbio un atto dovuto, ma è soprattutto un atto di grande consapevolezza del ruolo che ricopriamo e una chiara assunzione di responsabilità che dobbiamo sentire nei confronti di tutte quelle donne e quegli uomini in divisa e non, che ogni giorno, in contesti difficili, instabili, di crisi importanti, attraverso il loro impegno e lontano dalle loro case, dalle loro famiglie e dai loro affetti, ci onorano e sono testimonianza dei nostri valori migliori, perché molta della credibilità che oggi viene riconosciuta a questo Paese deriva proprio da quanto hanno fatto, fanno e faranno queste donne e questi uomini nelle aree più delicate del globo, grazie al loro brillante e generoso operato, dando prova di sacrificio, professionalità, altissimo senso di responsabilità, di coraggio, di amore e totale abnegazione per questo straordinario Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Carè. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE' (PD). Signor Presidente, signora Ministra, colleghe e colleghi, non molti rimasti, l'anno 2018, che sta per concludersi, continua la tradizione che ha visto il nostro Paese impegnato su più fronti per il mantenimento della pace, nonché della sicurezza nel Mediterraneo, nel Medioriente ed in Africa. Aiuto e cooperazione che vengono costantemente svolti anche con il supporto dell'Unione europea e della NATO. Questi organismi internazionali continuano la loro opera di sviluppo e di pacificazione con il ruolo essenziale del sistema Italia.
Quello che sta per terminare è stato un anno di consolidamento, io credo, e perfezionamento del nostro impegno militare e civile su tutti i fronti; certamente è stato basilare in Africa l'ampliamento della presenza diplomatica, riattivando l'ambasciata in Libia ed aprendone altre in Niger, Guinea e Burkina Faso. Tale attività è fondamentale poiché le ambasciate svolgono un ruolo centrale di aiuto ed assistenza dei nostri connazionali lì residenti.
È opportuno, a tal proposito, sottolineare l'importanza della missione in Niger per la sua posizione geografica strategica, essenziale per combattere efficacemente il terrorismo e per consentire stabilità a tutto il continente e a tutto il territorio in Africa. Il Niger, infatti, è il ponte prediletto dai trafficanti di esseri umani che provvedono dalla Nigeria ad inviare donne e bambini destinati a diventare pura merce umana.
Davvero tanto è stato fatto sul suolo australiano sulla scia delle attività iniziate e proseguite dal Precedente del Governo Gentiloni; contributo essenziale è stato garantito anche, inoltre, dal 2011 dall'entrata in vigore della condizione del Consiglio d'Europa sul contrasto del traffico degli esseri umani. Il continente africano rappresenta non solo il veicolo più efficace, dunque, per combattere e vincere la lotta al terrorismo, ma rappresenta, con le sue inestimabili ricchezze economiche ed umane, un'opportunità di crescita per l'Europa e soprattutto per l'Italia.
L'Africa è la casa di tantissimi dei nostri connazionali - e dico questo perché l'Africa fa parte dalla mia circoscrizione - che operano e prosperano nelle regioni. Stabilizzare i territori in guerra o le problematiche sociali ha una funzione di crescita e di garanzia per tutti coloro che, lì residenti, esportano aziende e creano ricchezza. Infatti, noi, l'Italia, siamo il terzo maggiore investitore nel continente con 11,6 miliardi di dollari, costruiamo ed esportiamo il sistema Italia con aziende prestigiose ad altissimo livello internazionale, eccellenze. Desidero citarne soltanto alcune: ENI, investimento di oltre 8,1 miliardi ed opera in oltre 16 Paesi africani con attività di esplorazione e produzione; Salini Impregilo, con grandi opere di dighe, opere di infrastrutture e strade, che vanno dall'Etiopia al Camerun (l'attività che loro svolgono in Africa costituisce oltre il 17 per cento del fatturato annuo complessivo del gruppo); Ferrero, che ha grandi impianti in Camerun e in Sudafrica, ma svolge attività in 52 Paesi africani; Enel, nello specifico Enel Green Power, focalizzata nella difficile sfida delle energie rinnovabili. E poi - lo voglio sottolineare - non è possibile tacere sull'attività preziosa di difesa dei diritti umani che il nostro Paese da sempre svolge in Libia.
Non possiamo dimenticare che tutte queste missioni estere rappresento la piena e completa visione dalla Costituzione italiana: penso all'articolo 2, che garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, o all'articolo 10 riguardante il diritto d'asilo. Sempre più si fa pressante la necessità di allargare il Mediterraneo e il suo spazio, facendo confluire in esso, dunque in un piano molto più ampio, tutte le spinose questioni ancora irrisolte concernenti il Libano, la Palestina ed Israele.
In quest'ultimo anno l'Italia ha partecipato ad oltre 35 missioni, operate in 22 Stati e in 3 differenti continenti, dall'Europa all'Asia, all'Africa. La pace non può essere raggiunta se non attraverso la cultura, cooperazione, dinamicità economica. Di questo si è fatto carico l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo: questa istituzione è la base più efficace per combattere e vincere il terrorismo che si nutre ed ha radici nell'ignoranza e nell'indigenza. Auspico pertanto una politica di continuità con l'attività dalla NATO, nel rispetto dal Patto atlantico. Una continuità della missione afgana: da anni infatti coordiniamo il PRT, alla base della ricostruzione dell'area sud-occidentale del Paese. Cambiare strategia avrebbe dei contraccolpi estremamente negativi sulla stabilità di tutta la regione intorno all'Afghanistan.
Come sappiamo, il Provincial Reconstruction Team costituisce per l'Italia un onore e anche un grande onere: un grande onore perché il nostro Paese possiede appunto un ruolo di primissimo piano, gestendo una parte di territorio grande quanto tutta l'Italia settentrionale, particolarmente prospera perché comprende anche la provincia di Herat.
Concludendo, vorrei sottolineare che in questa legge di bilancio sono del tutto ignorate le necessità di risorse aggiuntive per il Fondo Africa. Se dunque è fondamentale rendere…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA CARE' (PD). Concludo. Se è fondamentale rendere autonomo il continente africano dalla funzione paternalistica ed assistenziale dei Paesi occidentali, non si vede come ciò possa avvenire con successo senza un aiuto economico valido e mirato affinché tale autonomia si realizzi. Sembra dunque che a prevalere sia il buonsenso, continuando a tenere operative le iniziative che i precedenti indirizzi di governo hanno compiuto con successo nel resto del mondo e nelle zone di nostra competenza di cooperazione internazionale. Quindi, per questo motivo, esprimo piena convinzione e solidarietà, come il resto del partito, verso le missioni anche per il 2019 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Ehm, se ritiene di completare il suo intervento. Prego.
YANA CHIARA EHM (M5S). Relatrice per la III Commissione. Presidente, desidero terminare l'intervento in quanto alcune parti secondo me sono molto rilevanti.
In Medioriente, dove la missione UNIFIL in Libano rappresenta una necessità strategica anche grazie all'ottimo rapporto sviluppato dal nostro Paese con la popolazione e le forze politiche libanesi, occorre inoltre menzionare l'impegno italiano in Palestina, profuso nel settore della sanità, dello sviluppo socio-economico, dell'uguaglianza di genere. Nei primi nove mesi del 2018, l'Italia ha finanziato iniziative delle maggiori agenzie delle Nazioni Unite, presenti a livello locale per tutelare soprattutto la sicurezza sociale dei lavoratori palestinesi, fornendo programmi di aiuti umanitari, come ad esempio la fornitura di servizi essenziali e sanitari di base alla popolazione di Gaza, e promuovendo opportunità economiche e lavorative per le donne palestinesi.
Sono assai rilevanti poi gli impegni del nostro Paese in tema di sminamento umanitario, attività che potrà ricevere ulteriore rilancio l'anno prossimo, attesa la prospettiva di ripresa di attività del Comitato nazionale per l'azione umanitaria contro le mine anti-persona.
Nella prospettiva dell'esame della deliberazione riferita all'anno 2019, segnalo che sul terreno più specifico della competenza della III Commissione, come evidenzia peraltro anche la relazione a questa Assemblea approvata dalle Commissioni riunite, è emersa l'esigenza di maggiore trasparenza, visibilità e valorizzazione per l'impegno di tipo civile, dispiegato negli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Lo spirito della legge del 2016 muove indubbiamente in tal senso, come evidenziano le disposizioni che elencano gli elementi informativi che le schede sulle missioni devono avere e che ad oggi sono ben evidenziati per i profili di carattere militare. Nella comprensione della non perfetta sovrapponibilità dei due ambiti – militare e civile -, le Commissioni riunite hanno fatto emergere comunque l'esigenza che con la prossima deliberazione il Parlamento possa accedere ad informazioni di maggior dettaglio sugli interventi di cooperazione allo sviluppo, secondo uno schema per Paese e per area geografica, in un esercizio di trasparenza e anche di riorganizzazione dei contenuti che rispecchi l'approccio onnicomprensivo dell'Italia alle crisi.
Peraltro, i nostri pregevoli interventi a sostegno dei processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza sono oggi concentrati soprattutto in Africa settentrionale e Medioriente, ma anche in America Latina, in cui un ruolo saliente è certamente svolto dalle forze dell'ordine e dalle forze di polizia del nostro Paese rispetto alle attività formative di peace building, tassello imprescindibile per il successo delle missioni all'estero.
Avviandomi alle conclusioni, sottolineo infine che il 2018 è stato un anno di particolare impegno per l'Italia sul terreno delle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e sicurezza, con particolare riferimento alla presidenza OSCE, secondo il motto “Dialogue, Ownership, Responsability”: caratterizzata per priorità alla lotta all'antisemitismo, al terrorismo, alla cybersecurity, all'attenzione a conflitti congelati sul versante orientale e tematiche di tipo economico-ambientale, ha tenuto conto anche della promozione del dialogo con la Russia. Mi riferisco anche all'assunzione di una iniziativa diplomatica di grande successo rispetto alla crisi libica, di cui alla Conferenza di Palermo, nel contesto di un'Unione europea oggi indebolita dallo snodo Brexit e dall'approssimarsi dello scadere del mandato di una Commissione europea che non ha saputo esercitare la dovuta assertività se non sui temi economici, e che ha lasciato Paesi come la Grecia e l'Italia soli e sguarniti rispetto alla gestione delle ondate migratorie.
Ribadisco in conclusione il concetto dell'indivisibilità della sicurezza euro-mediterranea e delle questioni che insistono su tale area: buona parte della sicurezza e della prosperità mondiali dipendono dalle dinamiche mediterranee. Da ciò deriva l'esigenza di rafforzare il partenariato con la sponda Sud del Mediterraneo, basato su più dialogo politico, responsabilità condivisa e solidarietà diffusa, su più concrete collaborazioni a livello di sicurezza, per il controllo delle rotte migratorie.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
(Annunzio di risoluzioni - Doc. XXV, n. 1 e Doc. XXVI, n. 1)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Ferrari, Corda ed altri n. 6-00039, Boldrini e Palazzotto n. 6-00040 e Pagani ed altri n. 6-00041, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).
Il rappresentante del Governo, anche al fine di esprimere il parere sulle risoluzioni presentate, si riserva di intervenire in altra seduta.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per la semplificazione.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione la deputata Valentina D'Orso, in sostituzione della deputata Vittoria Baldino, dimissionaria.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati il deputato Luciano Nobili, in sostituzione del deputato Ivan Scalfarotto, dimissionario.
Interventi di fine seduta (ore 22,20).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Schirò. Ne ha facoltà, per due minuti.
ANGELA SCHIRO' (PD). Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, anche se siamo rimasti in pochi, ricordiamo oggi Fabrizia Di Lorenzo, giovane donna italiana uccisa due anni fa a Berlino, nell'attentato di Breitscheidplatz, quando l'islamista Anis Amri ha stroncato la vita di dodici persone che stavano semplicemente festeggiando l'atmosfera natalizia, investendole con un TIR rubato. Un dolore che si rinnova oggi con la morte di Antonio Megalizzi, giovane reporter ucciso dalla stessa follia omicida a due anni di distanza, a Strasburgo, cuore d'Europa.
Rileggendo i giornali di quei giorni terribili del 2016, ho notato come, parlando di Fabrizia, ricorressero definizioni come “cervello in fuga” o “figlia dell'Erasmus”. In effetti Fabrizia faceva parte della migrazione più qualificata, ma Fabrizia non era la somma delle sue qualificazioni, né era riassumibile nella comoda e spesso fuorviante etichetta di “cervello in fuga”: Fabrizia era semplicemente una donna che aveva colto le opportunità dell'Europa e le aveva vissute fino in fondo. Non si sentiva in fuga: viveva la sua vita in una città in cui si parlava una lingua diversa da quella con cui era cresciuta, ma che sentiva comunque come casa. Aveva voglia di vivere, di studiare, di conoscere realtà nuove, non aveva paura del nuovo, dello straniero; e credeva fermamente nell'arricchimento dato dall'incontro tra culture diverse.
Era per l'integrazione, è stata ammazzata da chi non si è integrato: non sono parole mie, queste, ma di Giovanna, madre di Fabrizia, a soli due mesi dall'attentato.
Ho avuto l'onore di conoscerla: una donna eccezionale, che lotta per conservare la memoria della figlia e per portare avanti i suoi sogni.
Non è un caso che tra le principali attività dell'ONLUS fondata in memoria di Fabrizia ci sia l'erogazione di borse di studio per ragazzi in difficoltà economiche, perché per Fabrizia era importante il valore dello studio, che riteneva importante per la società. Per questo dico che sta a noi, che siamo seduti qui in Aula, di combattere, come lo fa la famiglia di Fabrizia, perché il sogno di Fabrizia, come quello di Antonio, che credeva negli stessi ideali, non si spezzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega De Giorgi. Ne ha facoltà.
ROSALBA DE GIORGI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, creare atmosfere natalizie proiettando su strutture della propria azienda luci e immagini che hanno la pretesa di ricordarci l'imminenza del periodo più magico dell'anno, far provare ai bambini l'emozione di poter pattinare sulla pista di ghiaccio allestita nel salotto buono della città senza pagare il biglietto di ingresso, annunciare di aver scelto come sede di nuovi uffici un blasonato edificio di un centro storico che da anni è in attesa di una vera riqualificazione nonostante sia custode di inestimabili testimonianze storiche, ospiti una porzione dell'università e venga scelto non di rado come set cinematografico. Sì, il Natale sta arrivando anche a Taranto, e di certo a renderlo più gradito non saranno queste iniziative intraprese da colossi industriali che rispondono al nome di ENI, ArcelorMittal e Total. Ai cittadini del capoluogo ionico non servono simili operazioni promozionali per vivere meglio il Natale; ai cittadini del capoluogo ionico serve ben altro, come del resto testimonia impietosamente la classifica de Il Sole 24 Ore, che per la qualità della vita ha collocato la città dei due mari e la sua provincia al terzultimo posto.
Sì, serve ben altro, a cominciare da condizioni ambientali più salubri, che tanto farebbero bene proprio a quei bambini ai quali in questi giorni viene offerta la possibilità di divertirsi su una pista di ghiaccio. A chi a Taranto ha la sua casa, i suoi affetti, il suo lavoro, serve altro, non effimere manifestazioni che hanno il chiaro intanto di captare benevolenza. Agli abitanti di questa città, in cui problemi e contraddizioni sono all'ordine del giorno, non serve essere ricordati solo quando fa più comodo agli altri. Serve essere soprattutto rispettati, in particolar modo quando si prendono decisioni i cui effetti si ripercuotono solo ed esclusivamente sulla loro pelle. Ecco, se ciò accadesse, potrei dire che anche a Taranto il Natale è arrivato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo, che però non c'è. Ha chiesto di parlare l'onorevole Masi. Ne ha facoltà.
ANGELA MASI (M5S). Presidente, apprendo dalla stampa dell'ennesimo tragico incidente sul lavoro avvenuto ieri a Lucera. La vittima, mio concittadino, era operatore di una ditta che raccoglie i rifiuti, padre di famiglia di 51 anni. È stato travolto da una pala meccanica condotta da un dipendente della ditta che gestisce l'impianto mentre scaricava i rifiuti organici raccolti in giornata a oltre 150 chilometri di distanza. Nei primi nove mesi del 2018 gli incidenti mortali sul lavoro sono stati 834. Bisogna mantenere alta l'attenzione su questo drammatico fenomeno. La battaglia contro le cosiddette morti bianche deve vedere tutte le istituzioni in prima linea, per questo esprimo massima vicinanza alla famiglia della vittima (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 19 dicembre 2018 - Ore 9,30:
(ore 9,30 e ore 16)
1. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00080, Scalfarotto ed altri n. 1-00089, Fornaro ed altri n. 1-00095, Emanuela Rossini ed altri n. 1-00096 e Gregorio Fontana ed altri n. 1-00099 concernenti la sottoscrizione del cosiddetto Global compact in materia di migrazioni .
2. Seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali da avviare per il periodo dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, adottata il 28 novembre 2018 (Doc. XXV, n. 1) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1° gennaio-30 settembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° ottobre-31 dicembre 2018, deliberata il 28 novembre 2018 (Doc. XXVI, n. 1). (Doc. XVI, n. 1)
Relatori: EHM (per la III Commissione); ZICCHIERI (per la IV Commissione).
3. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Alessandro Pagano e di Angelo Attaguile (deputato all'epoca dei fatti). (Doc. IV, n. 2-A)
Relatore: CASSINELLI.
(ore 15)
4. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
La seduta termina alle 22,30.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: EHM (DOC XXV, N. 1 e DOC XXVI, N. 1)
YANA CHIARA EHM, Relatrice per la III Commissione. (Relazione – DOC XXV, N. 1 e DOC XXVI, N. 1). Grazie Presidente, gentili Colleghi e rappresentanti del Governo, intervengo oggi in quest'Aula in qualità di relatrice su un provvedimento concernente una delle leve più importanti per la nostra politica estera e di sicurezza, quella cioè dell'invio del nostro personale militare e civile nelle missioni internazionali e a sostegno di interventi di cooperazione allo sviluppo in chiave di promozione dei processi di pacificazione e stabilizzazione delle aree di crisi.
La base giuridica di riferimento è certamente rappresentata dall'articolo 11 della Costituzione e dalla legge n. 145 del 2016, approvata a larga maggioranza nella scorsa legislatura e che ha disciplinato in chiave fortemente parlamentare il procedimento autorizzatorio rispetto ad un provvedimento cruciale per la politica estera, di sicurezza e di difesa del nostro Paese.
Con la Deliberazione in esame, oltre a dover valutare l'approvazione di una nuova missione in Iraq, che si dispiega nell'alveo della nostra presenza nella regione contro Daesh, il Parlamento si confronta a partire da oggi con la decisione sulla proroga di impegni, di natura sia militare sia civile, già in essere e autorizzati da ultimo con la risoluzione adottata nel gennaio di quest'anno. Il provvedimento ha pertanto un ambito di applicazione alquanto limitato e, con assunzione di responsabilità da parte dell'attuale maggioranza, non può che contenere elementi di forte continuità rispetto ad impegni già assunti e da adempiere fino alla fine dell'anno.
Un esercizio doveroso a tutela della vita e del lavoro di connazionali, uomini e donne, in divisa e non, che ogni giorno, in contesti instabili o segnati da crisi dirompenti, profondono il proprio impegno per costruire pace e sviluppo. E lo fanno lontano dai propri cari e da ogni visibilità mediatica, nella valutazione di un rischio che arriva a comportare la perdita del bene più alto, e nell'esercizio di un sobrio senso dello Stato che ci onora e ci rende orgogliosi come cittadini e come cittadine di questo Paese.
D'altra parte la Deliberazione getta i semi del cambiamento - che necessariamente potrà emergere con maggiore nettezza in occasione della prossima deliberazione, relativa alle missioni dal 2019 - laddove segnala l'esigenza di avviare fin da ora una riflessione strategica che ancori strettamente la nostra presenza nelle missioni internazionali all'interesse nazionale.
Il nostro interesse nazionale si declina certamente sia in funzione di prevenzioni di conflitti, sia nella vocazione transatlantica della nostra politica estera, tanto più alla luce della nuova consapevolezza assunta dalle organizzazioni regionali cui noi partecipiamo – NATO ed UE - di dare priorità alla direttrice del Mediterraneo e dell'Africa.
È inoltre fortemente connesso all'approccio onnicomprensivo alle crisi, il quale correla l'intervento di carattere militare ad iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze.
Per tutti questi motivi il nostro Paese mantiene fino alla fine dell'anno tutti gli impegni presi a rassicurazione degli alleati nord-orientali, comprese le attività di sorveglianza, ma anche a tutela della sicurezza del fianco sud-est dell'Alleanza atlantica ai confini tra Turchia e Siria, in Afghanistan e in Kosovo.
In quest'ultimo Paese si levano da giorni venti di instabilità, connessi all'escalation di crisi tra Belgrado e Pristina, culminata nella recente decisione presa dal Parlamento kosovaro di trasformare le forze di sicurezza locali in vere e proprie forze armate, con l'appoggio di alcuni importanti attori statuali, tra cui Stati Uniti, Germania e Regno Unito. Tra l'altro il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, che aveva già manifestato sconcerto per tale progetto, ha recentemente dichiarato che la NATO riconsidererà il proprio livello di impegno in Kosovo: si tratta di una prospettiva molto grave considerato che il contingente di KFOR, peraltro a consolidata guida italiana, rappresenta un presidio di sicurezza molto apprezzato dalle due parti e un effettivo garante soprattutto rispetto all'incolumità della comunità serba in Kosovo e all'integrità del patrimonio culturale e artistico. In base allo stato attuale degli accordi in sede NATO, il provvedimento in esame non solo conferma l'autorizzazione per la prosecuzione degli impegni di tipo militare in area balcanica, ma ne prospetta il rafforzamento anche in relazione alla Bosnia ed Erzegovina, altro Paese esposto ad un crescendo di tensione.
Sul terreno civile, il nostro Paese contribuisce in modo consistente al Fondo fiduciario presso la BERS per il finanziamento di progetti di cooperazione tecnica in area balcanica e dell'Europa orientale e nel 2019, anno di presidenza italiana dell'Iniziativa Centro Europea (InCE), l'Italia potrà dare nuovo slancio alle leve di sviluppo della regione. Nell'immediato naturalmente occorrerà presidiare fortemente l'andamento del dibattito interno alla NATO sulla crisi kosovara, considerata la contiguità geografica dei Balcani Occidentali rispetto al nostro Paese e la storica delicatezza della regione per i destini del nostro continente.
Per restare sulle priorità dell'impegno nazionale, si colloca nel quadrante siro-iracheno la nuova missione richiesta dal Governo di Baghdad, denominata Nato Mission in Iraq, che si dispiega nel solco dell'azione dell'Italia nella Coalizione internazionale per il contrasto a Daesh.
Sul terreno civile, in Iraq l'Italia rafforza l'impegno assunto alla Conferenza dei donatori di Washington del 2016 nel settore della ricostruzione e stabilizzazione con progetti in ambito sanitario, rurale, educativo ed a tutela del patrimonio culturale. In Siria e nei Paesi limitrofi nel periodo gennaio-settembre 2018 le iniziative si sono focalizzate principalmente in Libano e Giordania, con finanziamenti destinati a supportare progetti formativi per le donne rifugiate siriane nelle comunità ospitanti. In Iraq e Siria occorre, in generale, incidere sulle cause politiche che hanno permesso al terrorismo fondamentalista di insediarsi e ramificare. Nella necessaria correzione degli errori del passato, bisogna sostenere riconciliazione e riforme, impedendo al radicalismo jihadista di prosperare e tornare a tormentare le popolazioni locali e l'Occidente. In questa direzione va l'impegno dell'Italia, come più volte ribadito dal Ministro Moavero Milanesi, anche per ripristinare quel tessuto locale fatto di pluralismo e dialogo interreligioso che ha caratterizzato per millenni il volto della “Terra tra i due fiumi” e del grande Medioriente.
Passando al Mediterraneo, si tratta indubbiamente della priorità geopolitica per il nostro Paese da tutti i punti di vista, perché l'Italia conta in Europa e nel mondo solo se conta nel Mediterraneo.
Indubbiamente fino ad oggi la comunità internazionale si è dimostrata debole rispetto allo snodo geopolitico rappresentato dal Mediterraneo e questo ha imposto al nostro Paese di assumere iniziative politicamente forti, culminate nella Conferenza di Palermo, ed un impegno rafforzato da parte della nostra diplomazia e dei nostri militari nei teatri operativi rilevanti per il cosiddetto Mediterraneo allargato.
Appare opportuno qui svolgere un accenno alla Missione italiana di Assistenza e supporto in Libia che proseguirà le proprie attività fino alla fine dell'anno. I nostri interventi di emergenza ed interventi per la stabilizzazione e ricostruzione sono le principali attività della nostra cooperazione, sia attraverso il canale bilaterale che multilaterale. Inoltre, a settembre 2018 è stato firmato un accordo tra l'agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e la Commissione europea, in supporto ai bisogni primari della popolazione civile, come sanità, educazione, acqua, energia e piccole infrastrutture, e dove una parte verrà direttamente gestita dalla cooperazione italiana. Segnalo che in Commissione il rappresentante del Governo ha evidenziato l'esigenza di rafforzare gli stanziamenti di appositi fondi destinati alla cooperazione in Libia. Da menzionare vi è inoltre la missione EUNAFVOR MED operazione Sophia, con scadenza 31 dicembre 2018, che però ha visto l'accordo di una proroga tecnica di tre mesi al fine di trovare un accordo sul tema dei porti di sbarco dei migranti.
l'Italia conserva poi un'importante segmento delle proprie migliori risorse, civili e militari, rispetto alla fascia di instabilità che attraversa il continente africano. Dalla Mauritania al Corno d'Africa, fascia segnata da povertà, presenza criminale, minaccia terroristica, questi fattori sono tutti determinanti per l'impoverimento sociale ed economico di Stati falliti o fragili come il Mali, la Somalia o l'Eritrea, che a causa dei flussi migratori degli ultimi decenni hanno perduto un capitale umano formato da giovani istruiti e motivati, a fronte di risorse naturali che potrebbero assicurare, in condizioni di pace e di stabilità, prosperità e benessere a lungo termine.
Si tratta di aree in cui la Cooperazione italiana è particolarmente presente come strumento indispensabile della politica estera italiana e svolge la propria azione secondo linee di programmazione e di indirizzo incentrate su promozione di agricoltura, sicurezza alimentare, istruzione cultura, sanità, lotta alle disuguaglianze e sviluppo. Occorre che la presenza internazionale sia maggiormente determinata nel promuovere condizioni di sviluppo sostenibile nella regione del Sahel, anche ricorrendo alle nuove tecnologie, tenendo conto dei delicati equilibri ambientali e facendo leva il più possibile sulla capacità locale di ownership.
Quanto all'Afghanistan, Paese in cui l'Italia conserva il ruolo di donatore di rilievo in una fase di trasformazione dello Stato, la nostra attenzione è mirata ad interventi su stato di diritto, sviluppo rurale e agricolo, infrastrutture e salvaguardia del patrimonio culturale. Circa gli sviluppi della nostra presenza militare, anche alla luce di quanto emerso in Commissione e potrà emergere in questo dibattitto, dovrà avviarsi fin da ora una riflessione, da sviluppare in occasione della prossima Deliberazione governativa per l'anno 2019, tenendo conto che si tratta di una missione che opera su mandato della NATO e che, quindi, va inquadrata nell'ambito degli impegni assunto dal nostro Paese nella sede dell'Alleanza.
In Medio oriente, dove la missione UNIFIL in Libano rappresenta una necessità strategica anche grazie all'ottimo rapporto sviluppato dal nostro Paese con la popolazione e le forze politiche libanesi, occorre inoltre menzionare l'impegno italiano in Palestina, profuso nel settore della sanità, dello sviluppo socio-economico, dell'uguaglianza di genere. Nei primi nove mesi del 2018 l'Italia ha finanziato iniziative delle maggiori agenzie delle Nazioni Unite presenti a livello locale per tutelare soprattutto la sicurezza sociale dei lavoratori palestinesi, fornendo programmi di aiuti umanitari, come ad esempio la fornitura di servizi essenziali e sanitari di base alla popolazione di Gaza e promuovendo opportunità economiche e lavorative per le donne palestinesi.
Sono assai rilevanti gli impegni del nostro Paese in tema di sminamento umanitario, attività che potrà ricevere ulteriore rilancio l'anno prossimo, attesa la prospettiva di ripresa di attività del Comitato nazionale per l'azione umanitaria contro le mine anti-persona.
Nella prospettiva dell'esame della Deliberazione riferita all'anno 2019, segnalo che sul terreno più specifico della competenza della III Commissione, come evidenzia peraltro anche la relazione a questa Assemblea approvata dalla Commissioni riunite, è emersa l'esigenza di maggiore trasparenza, visibilità e valorizzazione per l'impegno di tipo civile, dispiegato negli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. Lo spirito della legge del 2016 muove indubbiamente in tal senso, come evidenziano le disposizioni che elencano gli elementi informativi che le schede sulle missioni devono avere e che ad oggi sono ben evidenziati per i profili di carattere militare. Nella comprensione della non perfetta sovrapponibilità dei due ambiti – militare e civile - , le Commissioni riunite hanno fatto emergere comunque l'esigenza che con la prossima Deliberazione, il Parlamento possa accedere ad informazioni di maggior dettaglio sugli interventi di cooperazione allo sviluppo, secondo uno schema per Paese e per area geografica, in un esercizio di trasparenza e anche di riorganizzazione dei contenuti che rispecchi l'approccio onnicomprensivo dell'Italia alle crisi.
Peraltro, i nostri pregevoli interventi a sostegno dei processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza sono oggi concentrati soprattutto in Africa settentrionale e Medioriente ma anche in America Latina in cui un ruolo saliente è certamente svolto dalle forze dell'ordine e dalle forze di polizia del nostro Paese rispetto ad attività formative di peace building, tassello imprescindibile per il successo delle missioni all'estero.
Avviandomi alle conclusioni, sottolineo infine che il 2018 è stato un anno di particolare impegno per l'Italia sul terreno delle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e sicurezza, con particolare riferimento alla presidenza OSCE secondo il motto “Dialogue, Ownership, Responsability”. Caratterizzata per priorità alla lotta all'antisemitismo, al terrorismo, la cybersecurity, l'attenzione a conflitti congelati sul versante orientale e tematiche di tipo economico ambientale, ha tenuto conto anche della promozione del dialogo con la Russia. Mi riferisco anche all'assunzione di una iniziativa diplomatica di grande successo rispetto alla crisi libica, di cui alla Conferenza di Palermo, nel contesto di una Unione europea oggi indebolita dallo snodo Brexit e dall'approssimarsi dello scadere del mandato di una Commissione europea che non ha saputo esercitare la dovuta assertività se non sui temi economici e che ha lasciato Paesi come la Grecia e l'Italia soli e sguarniti rispetto alla gestione delle ondate migratorie.
Ribadisco in conclusione il concetto dell'indivisibilità della sicurezza euro-mediterranea e delle questioni che insistono su tale area: buona parte della sicurezza e della prosperità mondiali dipendono dalle dinamiche mediterranee. Da ciò deriva l'esigenza di rafforzare il partenariato con la sponda sud del Mediterraneo basato su più dialogo politico, responsabilità condivisa e solidarietà diffusa, su più concrete collaborazioni a livello di sicurezza, per il controllo delle rotte migratorie.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 i deputati Caffaratto, Ferrari e Borghese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 1 il deputato Sgarbi ha segnalato che non è riuscito a votare;
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4 il deputato De Filippo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 2 i deputati Terzoni e Borghese hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 2 il deputato Sgarbi ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
nella votazione n. 4 il deputato Perconti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 5 i deputati Massimo Enrico Baroni, Flati e Provenza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 10 il deputato Furgiuele ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 11) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | T.U. pdl 523 e abb.-A - em. 1.300 | 444 | 444 | 0 | 223 | 444 | 0 | 67 | Appr. |
2 | Nominale | em. 1.100 n.f. | 465 | 465 | 0 | 233 | 465 | 0 | 64 | Appr. |
3 | Nominale | articolo 1 | 479 | 478 | 1 | 240 | 478 | 0 | 62 | Appr. |
4 | Nominale | articolo 2 | 489 | 486 | 3 | 244 | 486 | 0 | 61 | Appr. |
5 | Nominale | T.U. pdl 523 e abb.-A - voto finale | 495 | 493 | 2 | 247 | 493 | 0 | 58 | Appr. |
6 | Nominale | Pdl 1189-B - quest. pr. cost. 1 e 2 | 518 | 518 | 0 | 260 | 219 | 299 | 40 | Resp. |
7 | Segreta | Pdl 1189-B - em. 1.9 | 536 | 536 | 0 | 269 | 130 | 406 | 33 | Resp. |
8 | Segreta | em. 1.14 | 536 | 536 | 0 | 269 | 196 | 340 | 33 | Resp. |
9 | Nominale | em. 1.15 | 531 | 508 | 23 | 255 | 94 | 414 | 34 | Resp. |
10 | Nominale | odg 9/1189-B/5 | 511 | 510 | 1 | 256 | 108 | 402 | 35 | Resp. |
11 | Nominale | Pdl 1189-B - voto finale | 429 | 410 | 19 | 206 | 304 | 106 | 33 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.