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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 131 di giovedì 21 febbraio 2019

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 10,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Boldrini, Borghese, Colletti, D'Inca', Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Lorefice, Molinari, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Scoma e Sisto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Salutiamo studenti e docenti dell'Istituto Tecnico Industriale “Quintino Sella”, di Biella, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna del pubblico (Applausi).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 10,55. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 11.

Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale: D'Uva ed altri: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1 (A.C. 1173-A); e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Ceccanti ed altri; Ceccanti ed altri; Elisa Tripodi ed altri; Magi (A.C. 726-727-987-1447).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale n. 1173-A: Modifiche all'articolo 71 della Costituzione, in materia di iniziativa legislativa popolare, e alla legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1; e delle abbinate proposte di legge costituzionale nn. 726-727-987-1447.

Ricordo che, nella seduta di ieri, è stato da ultimo approvato il subemendamento Dieni 0.1.902.4.

Sull'ordine dei lavori.

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Per reiterare…

PRESIDENTE. Colleghi, scusate. Prego, onorevole Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie. Per reiterare la richiesta che era già stata formulata dal collega Fratoianni nella seduta di ieri in merito alla necessità, all'urgenza di un'informativa del Ministro degli Esteri e del Ministro dell'Interno in merito alla vicenda, dai lati molto scuri e anche inquietanti da un punto di vista sia dell'ordine pubblico interno sia dei rapporti internazionali, riguardante il rimpatrio non volontario della figlia dell'ex ambasciatore di Nord Corea. Leggiamo sui giornali notizie, informazioni, veline: crediamo che il Parlamento debba essere messo a conoscenza dello stato dei fatti e che sia, quindi, questo il luogo in cui avere le risposte, risposte non soltanto per noi parlamentari, ma per l'intera opinione pubblica.

Noi crediamo che sia un episodio grave, un episodio che necessiti di un chiarimento e, anche se vedo che i colleghi non sono particolarmente interessati, crediamo che ci sia necessità di fare chiarezza su questa vicenda che, ricordo, ha tratti simili anche con una vicenda di alcuni anni fa. Quindi, reiteriamo questa richiesta: nonostante quello che ha detto il Presidente Fico nella giornata di ieri, cioè che erano iniziate delle interlocuzioni con il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, che era prima in Aula e adesso, probabilmente, si è assentato per ragioni di ufficio, noi chiediamo davvero che si possa avere in tempi, il più rapidi possibile, questa informativa.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro. Avevamo già informato il Presidente Fico della vostra richiesta. Naturalmente, ribadiremo la richiesta al Presidente Fico affinché possa chiedere al Governo di riferire in Aula sul tema da lei sollevato.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Passiamo all'emendamento 1.902 della Commissione, a pagina 31 del fascicolo.

Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.902 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, e sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'emendamento 1.778 Ceccanti.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Inizia qui una serie di emendamenti, con vari presentatori, che cercano di mettere dei tetti significativi alle consultazioni referendarie. Perché questi tetti? Diventa, però, un po' problematico…

PRESIDENTE. Colleghi!

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Sto intervenendo come relatore di minoranza, lo dico ai fini dei tempi.

PRESIDENTE. Sì, un attimo che interrompiamo il conteggio.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi. Prego, onorevole Tripiedi. I banchi del Governo anche, per favore. Onorevole Gusmeroli, i banchi del Governo, grazie. Prego, onorevole Ceccanti.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. La quantità non è solo una questione di numero, incide sulla qualità, perché se noi inondiamo le Camere di proposte referendarie rendiamo più difficile alle Camere formulare dei controprogetti che tengano conto delle proposte dei promotori e, però, che trovino punti diversi di equilibrio.

Quindi, attraverso la limitazione del tetto quantitativo consentiamo al Parlamento di fare il suo lavoro di mediazione su questi temi legislativi. Per questo il nostro parere su tutti gli emendamenti che inseriscono limiti è un parere positivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà. Onorevole Tripiedi, è da un po' che discute animatamente, ma siamo ormai entrati nel merito del provvedimento, stiamo votando e stiamo, soprattutto, discutendo gli emendamenti. Onorevole D'Arrando, onorevole Ruggieri. Prego, onorevole Fornaro.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente, le chiedo scusa per aver ritardato la richiesta di intervento. Questo emendamento - poi, ce ne saranno altri, come ha giustamente già preannunciato il collega Ceccanti - riguarda una questione assolutamente non marginale del testo, soprattutto, non tanto per delimitare i perimetri di possibile intervento legislativo di iniziativa popolare, ma per rendere compatibile l'utilizzo di questo strumento di democrazia diretta o, comunque, che individua nei cittadini e nel corpo elettorale un soggetto con una maggiore forza nel processo legislativo rispetto all'attuale testo, ponendosi un problema di innesto di questo strumento sull'albero della democrazia rappresentativa. Quindi, il numero non è una questione di lana caprina, non è un elemento, e questo è il punto che ci vede divergere in maniera netta rispetto alle posizioni espresse dalla relatrice in più di un'occasione.

È il punto per cui al di là della volontà dei proponenti, se noi non inseriamo un numero massimo di leggi che possono avere eventualmente il referendum propositivo in un arco temporale - e l'anno è quello che viene proposto da questo emendamento - corriamo il serio rischio di avere uno strumento che, al di là, lo ripeto, della buona fede, può essere - in un arco temporale più ampio, perché, lo ricordo, noi stiamo intervenendo sulla Costituzione - utilizzato esattamente con l'obiettivo opposto: non un innesto, un rafforzamento della democrazia rappresentativa, ma l'esatto contrario; cioè, il rischio che, attraverso un profluvio di iniziative, si finisca, da un lato, per bloccare l'attività del Parlamento, o per fare un'attività ostruzionistica, o, comunque, per rendere sostanzialmente questo strumento alternativo alla democrazia rappresentativa.

Questo per noi, quindi, non è un tema minimale, è un tema di principio, di sistema, che ci vede quindi favorevoli ad un innesto e assolutamente contrari a uno strumento che diventi alternativo.

Io credo che un accantonamento e una valutazione da parte della relatrice, anche se siamo proprio alle battute finali, attorno al numero, aiuterebbe molto a dissipare dubbi e riserve che molti di noi hanno alla fine di questo lungo lavoro rispetto al risultato finale.

Quindi, sono a ribadire il voto favorevole a questo emendamento e torneremo anche su altri emendamenti in maniera un po' testarda, perché la questione del numero è una questione essenziale, che, a nostro giudizio, dovrebbe trovare spazio proprio per il suo valore e la sua importanza nel testo costituzionale e non essere rimandata, peraltro in modo indefinito. Infatti, ricordo che il rimando che viene fatto alla legge attuativa è un rimando che parla semplicemente del loro numero massimo, e voi capite che nella legge ci potrebbe essere scritto anche 100, cioè definire il numero massimo non vuol dire, per esempio, dire un numero contenuto, un “numero massimo di”; cioè io credo che uno sforzo nella direzione di individuare un numero ragionevole di sostenibilità per la democrazia rappresentativa di referendum propositivi sarebbe assolutamente essenziale per evitare i rischi che ho provato a ricordare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, signora Presidente. È molto difficile, devo dire, intervenire…

PRESIDENTE. Colleghi del MoVimento 5 Stelle, onorevole De Girolamo, onorevole Vianello! Sta intervenendo la collega proprio dinanzi a voi, ci sono tanti colleghi che discutono animatamente… Colleghi di Forza Italia! Prego.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, ma davvero non riuscivo a intervenire altrimenti.

Io vorrei riprendere le argomentazioni dell'onorevole Ceccanti e poc'anzi dell'onorevole Fornaro per ribadire quello che noi avevamo già detto su un emendamento simile precedente e che diremo su una serie di emendamenti che riguardano lo stesso tema.

Mi riferisco al punto, per noi delicatissimo, vorrei dire decisivo, se qualcuno ha la gentilezza di ascoltarci, che alla fine determinerà molto della nostra valutazione definitiva. Infatti, vedete, ci sono tanti modi per intendere il giusto equilibrio fra una democrazia rappresentativa, da rinnovare, da arricchire, da stimolare con l'uso di referendum propositivi, e l'altro modo di intendere quell'arricchimento che noi vogliamo portare alla democrazia rappresentativa, e cioè con l'uso degli stessi strumenti del referendum propositivo, al fine di una contrapposizione fra la democrazia rappresentativa, in poche parole il Parlamento, e il cosiddetto popolo.

Perché dico il cosiddetto popolo? Perché per quante adesioni abbia il referendum, un referendum propositivo non avrà mai altrettanto valore, altrettanta adesione e altrettanta rappresentatività del popolo sovrano; di quel popolo, cioè, che si reca alle urne per eleggere il proprio Parlamento, che, in quanto tale, sarà un Parlamento rappresentativo non solo delle quantità, ma del pluralismo, delle culture, dei punti di vista insiti appunto nel popolo/cittadino, davvero cittadino, nel popolo/rappresentativo di una cittadinanza, di un punto di vista. Questo è il punto.

La quantità dei referendum propositivi in un anno non è un fatto di calcolo quantitativo matematico, ma è qualcosa di più, perché attiene all'equilibrio fra la funzione del Parlamento e la funzione del referendum propositivo. Rimandare questa scelta di quantità a quella, che appare sempre più ai nostri occhi come una nebulosa, della legge attuativa, è il modo per non affrontare qui, nella sede più autorevole, trasparente e solenne, quel rapporto fra referendum propositivo, democrazia rappresentativa e una democrazia partecipativa a cui noi stessi teniamo moltissimo. Con una diversa fortuna, ma noi siamo stati protagonisti di una riforma costituzionale che, fra le altre finalità, aveva proprio quella di non mantenere la nostra democrazia ancorata ad uno status quo, in un mondo che sta cambiando, in un'Europa che sta cambiando, in un'Italia che sta cambiando. Non a caso anche noi facevamo riferimento al referendum propositivo, ma mai - mai! - ci siamo sognati di contrapporre la nostra democrazia rappresentativa, il Parlamento, a qualcosa che surrogasse in qualche modo l'espressione del suffragio universale.

Quindi, dal nostro punto di vista, l'attenzione, io mi rivolgo alla relatrice, attraverso lei, signora Presidente e chiedo alla relatrice, che ha sentito quanto in Commissione noi ritenessimo, abbiamo ritenuto e quanto qui noi stiamo dando valore alla disponibilità ad assumere uno di questi emendamenti per una valutazione definitiva del testo, ci rivolgiamo alla relatrice, ci rivolgiamo alla maggioranza per dire: qui è un tema dirimente, è un macigno, è un macigno dal nostro punto di vista, per una valutazione positiva di un testo su cui abbiamo cercato, fino alla fine, di intervenire con grandissima serietà e responsabilità. Vi prego di prendere atto di quello che noi diciamo, perché dire “no” a quest'insieme di emendamenti significa dire “no” a un dialogo con le opposizioni, significa dire “no” al dialogo con chi, fino alla fine, ha cercato di intervenire per migliorare il provvedimento in corso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.778 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza del PD e su cui il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.779 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza del PD e su cui il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.903.1 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.903.3 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, intervengo solo per lasciare agli atti - i lavori preparatori conteranno pur qualche cosa - la necessità di porre un limite, per evitare quell'effetto intasamento e vanificazione del Parlamento, a quella che può essere l'iniziativa nell'ambito dell'emendamento 1.903 della Commissione in riferimento al loro numero massimo: noi suggeriamo non più di due nel corso dell'anno. Anche questa è una cautela che può servire semplicemente a limitare i danni colossali che questo tipo di riforma può porre alla democrazia rappresentativa. Lo voteremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, intervengo per caldeggiare fortemente l'approvazione di questo subemendamento o di uno dei simili che vedremo dopo, per il semplice motivo che credo sia veramente importante evitare che si formi un mini partito del referendum propositivo, ossia che un numero veramente minimo di persone possa finire per influenzare in modo determinante e decisivo l'attività dell'intero Paese, e per evitare che quella che è una norma nata forse con l'intento di aumentare la partecipazione dei cittadini diventi invece uno strumento pericolosissimo in mano a una dittatura della minoranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.903.3 Sisto, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.903.6 Speranza.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, con un pizzico di presunzione potremmo dire che questo sarebbe l'emendamento che risolve tutti i dubbi e tutte le riserve rispetto ai temi di ostruzione possibile, di ingolfamento del Parlamento, le cose che abbiamo detto in questi giorni. Cosa dice questo emendamento? Sostanzialmente, rispetto all'emendamento della Commissione, quando si parla di “numero massimo”, puntualizza: “fermo restando il limite per ogni elettore di sottoscrivere non più di una proposta di legge all'anno”. Questa sarebbe la vera azione di argine rispetto ad un abuso possibile dello strumento; consentirebbe quindi di avere un ragionevole numero di possibili leggi di iniziativa popolare, eviterebbe il rischio di cumulare, in un'iniziativa anti-parlamentarista, dieci, venti, trenta o cinquanta leggi d'iniziativa popolare promosse da un unico comitato, e sarebbe, da questo punto di vista, il vero elemento di garanzia che questo strumento non sia alternativo e stravolgente.

Credo che debba rimanere agli atti che la relatrice, anche pubblicamente, si è espressa in questa direzione, nell'auspicio che nella legge attuativa poi questo possa essere un punto di caduta. Io mi sento di rivolgere, soprattutto alle forze di maggioranza, un appello: credo che, da questo punto di vista, l'approvazione di questo subemendamento consentirebbe davvero di registrare l'intero sistema e l'intero articolato, arrivando a dare quelle garanzie che credo siano, in linea di principio, da tutti condivise. Quindi, il nostro auspicio è che ci possa essere un supplemento di riflessione, anzi un cambio del parere da parte della relatrice, perché crediamo che questa potrebbe essere la soluzione. Una soluzione semplice, lineare, che in qualche modo individua nel diritto del cittadino la possibilità di intervenire nel processo legislativo; lo fa ponendo però un limite oggettivo: una volta all'anno. Credo che, in fondo, sarebbe rispettoso anche del nostro lavoro, perché noi tutti sappiamo che la percentuale di proposte di legge di iniziativa parlamentare che conclude il suo iter è stata, nella scorsa legislatura, se non ricordo male, attorno al 2 per cento. Quindi, noi stessi, che firmiamo quotidianamente proposte di legge, sappiamo che queste difficilmente arriveranno alla fine. Se, invece, le limitiamo, individuiamo in una per anno la possibilità di sottoscrizione, diamo una concreta possibilità che a quel punto il processo si concluda, evitando ingolfamenti, evitando atteggiamenti ostruzionistici ed evitando abusi. Davvero, l'invito a che si possa cambiare il giudizio negativo su questo subemendamento e si possa invece andare su questa direzione senza aspettare la legge attuativa, sarebbe un elemento che probabilmente farebbe cambiare - credo - anche idea a molti che sono contrari.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.903.6 Speranza, con il parere contrario della Commissione e il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.903 della Commissione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, vorrei chiarire perché votiamo a favore di questo emendamento. Pur non avendo accettato i fondamentali emendamenti, l'ultimo dei quali spiegato bene dal collega Fornaro, se non votassimo a favore di questo emendamento ci sarebbe il dubbio che la legge d'attuazione fosse legittimata a inserire un tetto. Quindi, a noi non va bene che il principio sia solo quello di un tetto senza chiarire bene il numero, però, quantomeno, è importante che ci sia il principio del tetto, perché altrimenti la legge attuativa avrebbe dei margini troppo stretti.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Con questo emendamento accogliamo proprio il principio dell'inserimento del tetto massimo di proposte. Prima è stato detto che il parere contrario da parte della maggioranza su tutti gli emendamenti precedenti era un modo per indicare una chiusura nei confronti del dialogo con l'opposizione: tutt'altro. In realtà, questo emendamento rappresenta proprio l'apertura verso i rilievi da parte delle opposizioni, ma, dal mio punto di vista, la pluralità di emendamenti presentati e le varie sfumature con le quali le opposizioni hanno deciso di affrontare il tetto massimo credo proprio che tenda a far capire come potrebbe essere interpretato questo principio.

Sono molti gli aspetti da trattare, il numero massimo di proposte sul quale ciascun comitato potrebbe raccogliere le firme; quante firme ciascun cittadino potrebbe sottoscrivere entro l'anno; cosa accadrebbe nel caso in cui più proposte dovessero arrivare in contemporanea all'interno dei lavori parlamentari. Credo quindi che l'importante sia, proprio per andare incontro a quelli che sono stati i rilievi avanzati delle opposizioni, inserire il principio del tetto massimo; poi come andarlo a declinare si rimanderà alla legge attuativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, intervengo per annunciare il nostro voto favorevole; anche se non sfugge a nessuno che l'individuazione del numero massimo di per sé può essere svuotato poi nell'attuazione concreta, perché basta indicare numeri molto elevati, e l'effetto… Vorrei che rimanesse, quindi, agli atti che il significato dell'introduzione del tetto va nella direzione della ragionevolezza e del numero contenuto. Noi, quindi, votiamo pensando ad un numero massimo che sia ragionevole e contenuto, nelle diverse fattispecie, riguardanti il numero massimo di proposte sottoscrivibili da un singolo cittadino, numero massimo di proposte da parte di ogni singolo comitato, e numero massimo di referendum propositivi nell'anno. Quindi, lo votiamo con lo spirito di ragionevolezza e di contenimento di questo numero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Presidente, per annunciare anche il voto favorevole di Fratelli d'Italia. Era uno dei temi dibattuti in Commissione su questo provvedimento. È evidente che il principio che si va ad affermare è che vi dev'essere un numero in qualche modo contingentato, ed è ovvio che questo numero si deve ispirare a dei criteri di ragionevolezza e di buonsenso, di cui nella legge attuativa si dovrà poi tenere conto. Ci tenevamo affinché rimanesse agli atti la base di questo principio; auspichiamo, quindi, anche che nel provvedimento esecutivo si tenga poi conto di questi principi ispiratori di buonsenso e di adeguatezza, rispetto a quello che rimane il punto fermo dell'attività legislativa, che la nostra Carta costituzionale riconosce alle due Camere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, uso le parole del collega che mi ha preceduto: io qui di ragionevolezza e di buonsenso ne vedo poco. Nel senso che, Presidente, qui si introduce il principio del tetto; alcuni gruppi si ritengono soddisfatti da questo inserimento. Primo: il tetto di cosa? Si mette un tetto al numero dei comitati che si possono costituire? È impossibile farlo. Si mette un tetto a che cosa? Al numero delle proposte su cui raccogliere le firme? Anche questo mi sembra impossibile farlo. Si mette un tetto al numero di firme che ciascuno possa apporre? È stato appena respinto, e tra l'altro secondo me anche questo non si può fare. Si mette un tetto a che cosa? Al numero delle proposte ammissibili? A quelle che possono andare invece alla fine a referendum? A quelle che possono concorrere con le proposte parlamentari? Guardate, dietro questo principio, dietro questa parola tetto, non c'è niente: è il tetto che si poggia sull' emerito nulla!

Per cui noi questa roba qui non la votiamo, ci asteniamo per una questione di correttezza; ma sappiate che l'introduzione di questo principio non porterà a nulla, perché questo emendamento non fa altro che continuare nella logica che abbiamo visto nelle ultime tre settimane: rinviare alla legge attuativa problemi che non si risolveranno, inevitabilmente, semplicemente agganciandosi ad un principio o a una parola magica, in questo caso il tetto, perché il tetto è inapplicabile a ciascuna delle categorie che ho elencato. A meno che non si voglia fare una forzatura vera e propria, e io non credo che chi ha in mente un'operazione del genere si metta in giro a costruire tetti: magari manda per tetti la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.903 della Commissione, su cui il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.780 Sisto, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.787 Marco Di Maio, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.781 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.784 Giorgis.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Questi due emendamenti rientrano, con l'attenzione specifica alla comprensibilità da parte delle minoranze linguistiche, nella nostra preoccupazione sulla chiarezza ed univocità dei quesiti: materia piuttosto scabrosa, visto che su alcune piattaforme informatiche sono stati recentemente proposti dei quesiti un po' curiosi, dove il “sì” voleva dire “no” e viceversa, o formulazioni tendenziose. Ci siamo battuti fin dall'inizio per questa chiarezza ed univocità, che per fortuna ha già portato a semplificare il quadro: all'inizio per ogni proposta si rischiava di avere tre quesiti, ora il quesito, per fortuna, è unico. È importante che questo sia perfettamente comprensibile anche per le minoranze linguistiche.

PRESIDENTE. Ricordo che nella seduta del 24 gennaio è stata avanzata da parte del gruppo di Forza Italia la richiesta di scrutinio segreto su questo emendamento, e che nella medesima seduta la Presidenza ha già chiarito che tale richiesta può essere accolta.

Avverto, dunque, che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.784 Giorgis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.782 Fiano.

Ricordo che nella seduta del 24 gennaio è stata avanzata da parte del gruppo di Forza Italia la richiesta di scrutino segreto su tale emendamento e che nella medesima seduta la Presidenza ha già chiarito che tale richiesta può essere accolta.

Avverto, dunque, che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, solo per invitare coloro che nel loro segreto fossero contrari a questo provvedimento: è un'occasione irripetibile per esprimere liberamente il proprio pensiero e, in qualche maniera, testimoniare l'amore per la Costituzione. Credo che chiunque in quest'Aula possa, nella libertà del voto segreto, ed è questo il grande vantaggio del voto segreto, dire la propria indipendentemente dalle indicazioni del proprio gruppo e dalla maggioranza. Richiamo, quindi, ciascun parlamentare ad una libertà di coscienza nell'apprestarsi a questo voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.782 Fiano.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.788 Migliore, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico e con il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.785 Ceccanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Credo che questo richiamo all'utilizzo durante le campagne elettorali di Internet o dei nuovi media sia quanto mai opportuno perché ricordo a tutti che le leggi che regolamentano le campagne, anche la stessa par condicio, hanno un baco, ed è quello che non regolamenta i nuovi media. Il caso è stato recente, quello delle polemiche su un tweet del Ministro dell'Interno il giorno delle elezioni in Abruzzo, se qualcuno di voi lo ricorderà. Ce n'erano stati anche in precedenza. Insomma, i famosi giorni di silenzio, di fatto, non valgono sui nuovi media, e, conseguentemente, non c'è, però, neanche nessuna sanzione, perché non è prevista dalla norma.

Poiché stiamo adesso legiferando con i nuovi media, Internet in primis, come elemento importante e fondamentale dell'orientamento e dell'informazione dell'elettore, credo sia necessaria un'indicazione affinché la legge possa disciplinare l'iniziativa legislativa, i temi di informazione in termini di campagna poi successiva del referendum, comprendendo anche l'utilizzo di Internet e media, non sottacendo le difficoltà a fare questo, poiché c'è un oggettivo elemento di difficoltà; credo sarebbe una cosa corretta, in qualche modo, essere al passo con i tempi e poter disciplinare, all'interno di un quadro di corretta informazione e di par condicio, a quel punto, tra comitati promotori dell'iniziativa e eventuali altri soggetti, che invece fossero contro: credo sia utile e, in qualche modo, anche innovativo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Faccio seguito anche a quello che diceva il collega Fornaro: noi dobbiamo rimuovere un'ipocrisia. O il silenzio elettorale lo manteniamo, e allora lo applichiamo anche ai nuovi media, oppure tanto vale che lo eliminiamo. Non ha senso che il silenzio elettorale valga per manifesti o megafoni e non valga per i social; è palesemente un'ipocrisia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.785 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza del PD e con il Governo che si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.789 Ceccanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questo e gli emendamenti successivi del collega Ceccanti e di altri disciplinano o tentano di disciplinare, saranno tutti inevitabilmente respinti, il meccanismo che prima abbiamo toccato con altri emendamenti, quello del cosiddetto tetto, per cercare di regolare una cosa che è sostanzialmente impossibile regolare, cioè il numero delle proposte che possano alla fine accedere a referendum.

Infatti, non possiamo disciplinare quanti possono essere i comitati promotori, perché è un diritto di ciascuno costituirlo, non possiamo disciplinare il numero, di conseguenza, di proposte su cui si raccolgono le firme, non possiamo disciplinare il numero di firme che si presentano, perché possiamo stabilire un numero minimo, ma non un numero massimo, né un numero di firme che ciascuno può firmare, perché non possiamo comprimere, o sarebbe comunque piuttosto singolare, il diritto di ciascun cittadino a sottoscrivere più proposte.

Possiamo semplicemente mettere un tetto, quello sì, al numero di proposte che vanno a referendum o al numero di proposte che il Parlamento esamina in concorrenza a quelle che vengono depositate. Anche lì, quali sono i criteri? Lo dico anche per una discussione di carattere specifico al collega Ceccanti: o il criterio temporale, quindi quelli che raccolgono le firme prima, o il criterio numerico, quelli che ne raccolgono di più, sapendo che in tutto questo o noi apriamo la corsa alla raccolta firme e allora quando si arriverà, perché ci si arriverà alla raccolta di firme per via telematica, chi avrà la piattaforma, o, meglio ancora, la “piattafirma”, farà prima degli altri e riuscirà magari a raccoglierne un numero sempre maggiore.

Però, in tutto questo c'è un altro pasticcio, cioè il fatto che a 200 mila firme la Corte costituzionale dovrebbe fare il vaglio di ammissibilità. Allora, di fronte a una raccolta di firme, chi è che a un certo punto dice: “Fermi tutti; siamo arrivati a 200 mila, adesso facciamo il vaglio e poi riprendiamo” quando potrebbe innescarsi un meccanismo di corsa a chi arriva prima o di corsa a chi ne raccoglie di più?

Tutte queste incongruenze fanno parte dell'impianto generale che non ha sostanzialmente sciolto alcuno dei nodi che abbiamo posto al riguardo e non sarà, ahimè, anche in questo caso la legge di applicazione a risolvere alcunché, però in questa sede tutte queste questioni emergeranno e saranno sistematicamente bocciate dal voto della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io su questi emendamenti perché danno l'occasione per porre qualche rimedio alle soluzioni che state portando avanti senza ascoltare le minoranze (e sono contento che ci sia anche il Ministro Fraccaro). Infatti, fare partecipare il cittadino è giustissimo, coinvolgerlo pure, però bisogna rendere effettiva la partecipazione e con questo emendamento si consente al cittadino anche di responsabilizzarsi, perché ponendo dei limiti numerici alla sottoscrizione delle proposte, si invita il cittadino anche ad avere responsabilità nel decidere e nel dare un valore alla propria partecipazione, pensando e meditando su quale proposta vuole portare avanti e, quindi, dando un senso anche alla partecipazione e rendendola effettiva.

Oltre alla responsabilità si garantisce anche un'effettiva partecipazione perché senza limiti la corsia delle proposte popolari intaserà tutto quello che coinvolgerà la produzione legislativa e, quindi, alla fine sarà difficile non solo regolamentare, dare delle priorità e nello stesso tempo portarle avanti, perché non dare limiti alle proposte popolari vuol dire davvero bloccare alla fine la discussione e, quindi, va a finire che poi le proposte popolari serie, quelle davvero che possono portare un contributo importante, coordinandosi con l'attività legislativa della Camera e con quella dei rami del Parlamento, verranno meno.

Quindi, per garantire effettiva partecipazione e responsabilizzare i cittadini dobbiamo seguire almeno questi correttivi che possono davvero risolvere le criticità di fronte alle quali voi avete voluto non guardare e andare avanti e questo va fatto con una norma di rango costituzionale. Quindi, è questo il momento ed è la norma di rango costituzionale che deve mettere questi paletti. Pertanto, davvero invito l'Assemblea e il Ministro Fraccaro a prendere una posizione nell'interesse dei cittadini, perché se non si pongono i limiti si fa finta, ancora una volta, di coinvolgere i cittadini e questo è grave. A noi interessa la partecipazione ma la si vuole rendere davvero effettiva e non a parole ma con i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Ciascuno di noi parlamentari, signora Presidente, o singolarmente o insieme ad altri, ha la possibilità di presentare un numero infinito e illimitato di proposte di legge. Sembrerebbe, quindi, che sia corretta la proposta della maggioranza di non voler mettere un limite al numero delle proposte popolari ma non è così perché noi presentiamo centinaia e migliaia di proposte di legge e sappiamo che alla fine solo pochissime di queste verranno discusse. Invece, nel caso delle proposte popolari c'è l'obbligo assoluto non di discussione ma di votazione in tempi brevi rispetto a noi parlamentari e questa è la conferma che, con questo provvedimento, si vuole distruggere la democrazia parlamentare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.789 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.790 Ceccanti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Qui torniamo al punto del numero massimo di proposte, anche se non è indicato. Io vorrei attirare l'attenzione dei colleghi sul testo che andremo a votare che dice, nella stesura che ci viene proposta, che “con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera sono disciplinati l'attuazione dell'iniziativa legislativa popolare e del relativo referendum, il concorso di più proposte di legge popolare, il loro numero massimo”. Un'interpretazione letterale tenderebbe a dire che la legge andrà a determinare il numero massimo di proposte. Non individua e non specifica questo passaggio che noi riteniamo importante e utile del numero massimo di proposte che ogni singolo cittadino può sottoscrivere. Quindi, con questo emendamento, che è una sorta di subordinata, per quel che ci riguarda, rispetto a quello che era stato presentato dal collega Speranza che è stato poc'anzi bocciato e che individuava il numero, qui perlomeno, però, identifichiamo chiaramente che la legge deve individuare un numero massimo di proposte che ogni cittadino può sottoscrivere. Credo che sarebbe - come dire - una specificazione che viene incontro ai dubbi e alle riserve che poc'anzi ho provato a esporre.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.790 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.791 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.792 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, con il parere favorevole del relatore di minoranza del gruppo Partito Democratico mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.799 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, molto rapidamente per segnalare come il parere contrario sull'emendamento 1.799 da me presentato offre la certezza che la riforma sostanzialmente intende aggirare la ragionevolezza dei meccanismi parlamentari. Non è consentito presentare più di una proposta per anno solare e comunque più di tre proposte per legislatura; mi sembra che chiunque non sia d'accordo con questo modo di ragionare voglia portare fatalmente la democrazia rappresentativa del Parlamento verso un'impasse irrisolvibile. Da questo punto di vista, giunti praticamente alla fine dei nostri lavori, la consapevolezza, la certezza, la coscienza dell'attentato vero e proprio alla Costituzione è piena. Voteremo a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.799 Sisto, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.800 Toccafondi, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza del PD e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.807 Speranza, con il parere contrario della Commissione, il favorevole del relatore di minoranza del PD e il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.808 Speranza, con il parere contrario della Commissione, e con il parere favorevole del relatore di minoranza del Partito Democratico, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'articolo 1.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Sono molto felice che siamo arrivati finalmente alla votazione di questo articolo e di questo provvedimento, che è stato frutto di un lungo e travagliato lavoro; però, un lavoro che, secondo me, ci fa onore, perché è stato un lavoro corale. È un lavoro, per molti aspetti, fatto bene, un lavoro di compromesso, che ridà, in qualche modo, un senso proprio a questo concetto: il compromesso politico inteso come un valore, come un qualcosa di davvero rispondente al concetto di democrazia, quella che noi vorremmo riportare in quest'Aula e vorremmo, in qualche modo, anche con questo provvedimento, fare in modo che venga apprezzata dai cittadini, che oggi purtroppo sono così distanti dalla politica, sono così distanti dal palazzo, come ci piace chiamarlo. Invece, noi vogliamo che la politica esca da questi palazzi, non si arrocchi più all'interno di questa torre d'avorio, ma si apra proprio all'esterno; si apra ai cittadini che devono poter partecipare alla vita politica del Paese in maniera più intensa, devono poter partecipare alle decisioni che riguardano la propria vita, che riguardano la propria comunità, perché questo…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi, non ho sospeso la seduta e sta intervenendo una vostra collega. I banchi del Governo, per favore li lasciamo liberi, l'emiciclo anche. Se dovete abbandonare l'aula, per favore lo fate in silenzio, grazie. Prego, onorevole Corneli.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Dicevo, questo è il senso più profondo e più vero di democrazia. I cittadini e il palazzo che sono sostanzialmente riavvicinati perché questo è il nostro scopo: diminuire le distanze che purtroppo finora si sono fatte sempre più forti e questo ha portato ad una sfiducia nei confronti delle istituzioni, che noi vogliamo recuperare. Quindi, dare più voce ai cittadini significa anche questo: ridare più prestigio alle istituzioni; quel prestigio che, purtroppo, negli anni, si è perso.

Sicuramente il nostro testo iniziale era molto diverso da quello che licenziamo oggi, ma non credo che questo sia un male, anzi penso che sia proprio un valore aggiunto, perché la Costituzione, noi l'abbiamo detto sin dall'inizio, la Costituzione non è del MoVimento 5 Stelle, la Costituzione è di tutti, e noi l'abbiamo dimostrato accogliendo tanti emendamenti delle opposizioni, creando un testo che non è il nostro testo, ma è un testo di tutti. Che ci siano ancora, da parte di alcuni colleghi, delle posizioni così contrastanti a noi dispiace, però non possiamo farci nulla se una parte delle opposizioni non vuole uscire da quell'arroccamento, da quell'abbarbicamento che, per noi, è davvero fuori dal tempo, fuori dalla storia e anche un po' suicida, ma ognuno sceglie il proprio destino.

Dall'altra parte abbiamo visto, invece, che c'è sicuramente non una contrapposizione di principio, almeno da quello che dichiarano e da quello che professano, poi purtroppo, però, abbiamo visto che invece hanno tentato comunque di svuotare il senso del provvedimento…

PRESIDENTE. Colleghi del Partito Democratico… Prego, continui.

VALENTINA CORNELI (M5S). La ringrazio. Soprattutto alcuni colleghi hanno tentato comunque di smontare questo provvedimento nelle sue fondamenta, però devo dire, invece, che da parte di molti altri colleghi - e li ho infatti ringraziati più volte - ho visto un atteggiamento molto costruttivo e quindi sento, oggi, di ringraziarli ancora una volta.

Dei limiti qualcuno continua ancora ad individuarli, però io l'ho già detto tante volte: cercate di uscire dalla vostra posizione, forse un po' troppo incentrata sulle vostre idee, venite incontro anche alle posizioni degli altri. Non bisogna avere paura dei cittadini, perché non c'è nessun motivo di avere paura dei cittadini, perché i cittadini che votano in un referendum propositivo sono gli stessi cittadini che eleggono i rappresentanti. Quindi, se nel diritto penale si hanno delle posizioni forse troppo estreme e queste vengono professate da alcuni rappresentanti, il popolo potrebbe dare, invece, una lezione di maturità ai rappresentanti se viene messo nella condizione di entrare nel merito, di discutere, di entrare in un dibattito politico, che si eleverà ed io di questo ne sono profondamente convinta.

Per quanto riguarda la questione, di cui si è dibattuto tantissimo, del bilancio dello Stato, nessuno vuole mettere in pericolo il bilancio dello Stato, questo pericolo non c'è perché abbiamo un presidio, che è la nostra Costituzione. La nostra Costituzione ci garantisce sotto tutti i profili, quindi il pericolo realmente non esiste.

Ci sono altri limiti che inseriremo nella legge di attuazione - l'abbiamo detto - perché questo deve essere un provvedimento che permetta un miglioramento del funzionamento delle istituzioni democratiche, e non certamente un peggioramento, non è quello che vogliamo. Anche per quanto riguarda le leggi tributarie, il collega Ceccanti tante volte ha parlato del principio no taxation without representation, ma questo principio non deve essere letto in modo contrario a quello che rappresenta.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

VALENTINA CORNELI (M5S). Questo principio significa che nessuna tassa può essere imposta ai cittadini senza il proprio consenso, quindi anche in materia tributaria sicuramente i cittadini devono potersi esprimere, sicuramente devono potersi esprimere per quello che riguarda le leggi di spesa, perché nessuno può impedire ai cittadini di scegliere come spendere i propri soldi. Abbiamo visto, nel tempo…

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA CORNELI…esempi veramente sbagliati che provenivano da queste istituzioni e noi vorremmo invece non vederli più, grazie proprio ad una collaborazione sempre più attiva e sempre più propositiva da parte dei cittadini.

Quindi, siamo contenti davvero del risultato che abbiamo ottenuto, siamo contenti di aver scritto un testo che è davvero di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Salutiamo studenti e docenti dell'”Istituto Comprensivo di Gussago”, di Brescia, e del Liceo Scientifico “Copernico-Luxemburg”, di Torino (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. La premessa da cui noi siamo partiti è una premessa favorevole allo strumento del referendum propositivo. Mi riferisco, in particolare, alla tesi n. 10 della coalizione politica l'Ulivo, con cui è nato il centrosinistra nel secondo sistema dei partiti. Alla fine della tesi n. 10, la coalizione politica de l'Ulivo si dichiarava a favore di forme di referendum propositivo collegate all'iniziativa popolare, con tutte le regole e le cautele necessarie in tema di condizioni dell'iniziativa, di formulazione dei quesiti e di disciplina della consultazione. Questo è stato il nostro punto di partenza e, fra l'altro, il testo, anche a proposito degli abrogativi, chiedeva di anticipare il giudizio di ammissibilità ad una fase anteriore alla raccolta delle sottoscrizioni, dopo un certo numero di elettori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 12,16)

STEFANO CECCANTI (PD). Questo è stato il nostro parametro di partenza, quindi con attenzione rigorosa ai testi e non tanto alle collocazioni politiche che, sui temi ordinari, ci vedono rigorosamente e giustamente distinti tra maggioranza e opposizione. I testi iniziali da cui noi siamo partiti erano testi che partivano, però, da filosofie opposte.

Il testo che alcuni di noi avevamo depositato, in linea con questa impostazione storica del Centrosinistra, che d'altronde nella riforma costituzionale bocciata dagli elettori nel dicembre 2016 prevedeva il principio del referendum propositivo, era un testo immaginato non per difendere la democrazia rappresentativa, quale essa è e che sappiamo essere assolutamente perfettibile, ma era un testo che puntava alla integrazione tra i due strumenti. Il testo di maggioranza era un testo che radicalizzava la distanza tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Ora, noi ci troviamo al termine sostanziale di questo percorso, perché l'articolo 1 è il cuore del provvedimento, a un testo di maggioranza che è senz'altro diverso da quello originario, ma la cui filosofia resta ancora distante su due cardini. Noi, all'inizio, avevamo sollevato tre questioni di fondo che rendevano i testi non comunicanti, ognuna delle quali doveva essere risolta per giungere a un voto favorevole o quantomeno di astensione. Una sola è stata risolta, quella del superamento della pregiudiziale del quorum zero, arrivando a uno dei possibili quorum rilevanti - poi sui numeri non si dogmatizza mai nulla -, un quorum ragionevole tra i tanti possibili; restano però due aspetti su cui la contrarietà è inevitabilmente netta. Il primo aspetto residuo è la compressione del ruolo del Parlamento: questa compressione la troviamo su aspetti diversi. Un primo aspetto è quello che abbiamo visto fin dall'inizio di questo articolo, cioè il quasi automatismo, che parte dalla presentazione della proposta popolare fino ad arrivare al voto degli elettori. Noi avevamo chiesto che, qualora il Parlamento accettasse l'inserimento nell'agenda del tema e qualora gli elettori indicassero una direzione, fosse però possibile al Parlamento un ragionevole ruolo di mediazione sugli strumenti e quindi che, ogniqualvolta il corpo elettorale indicasse una direzione, si dovesse ritenere soddisfatto dal fatto che il Parlamento andasse nella medesima direzione. Qui invece è rimasto un quasi automatismo: per evitare i referendum sono richieste solo modifiche formali. L'altro aspetto è quello del numero, di cui abbiamo parlato poco fa, perché è evidente che, se non si mettono limiti molto forti di numero, il Parlamento può essere ingolfato e la sua capacità di risposta può essere minore. L'altro aspetto è quello che abbiamo affrontato soprattutto nella giornata di ieri, l'aspetto delle materie: ci sono delle materie particolarmente a rischio di cortocircuito demagogico, la materia penale, quando si passa dall'abrogativo al propositivo, e la materia di bilancio, che è materia tipica dell'indirizzo politico maggioranza-Governo. Ciò detto, noi rivendichiamo il lavoro fatto soprattutto in Commissione, non solo il quorum significativo, ma anche gli aspetti relativi a un controllo costituzionale pieno che ora è possibile.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ceccanti.

STEFANO CECCANTI (PD). Per questo, noi voteremo “no”, ma non rinunciamo alla speranza, nelle letture successive, che, se questi due punti venissero risolti, si possa arrivare finalmente a una riforma condivisa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Prego. Onorevole Sisto tocca a lei, altrimenti toccherà al collega Fornaro. Non possiamo gestire le cose così.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, avevamo soltanto concordato, se fosse possibile… Pensavamo che fosse materia disponibile, ma non c'è problema.

Presidente, con il suo stesso rigore procedimentale, io dirò soltanto che l'intervento della collega Corneli va incorniciato, perché rimanga alla memoria di quest'Aula qual è l'esatto scopo di questa riforma: demolire la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E' un intervento che va incorniciato e deve rimanere nella memoria di ciascuno a testimonianza del vero scopo di questa riforma. Il popolo che si contrappone al Palazzo, che si avvicina al Palazzo e che cerca di demolirlo. Io sono esterrefatto, come si possa affermare in quest'Aula, senza un briciolo di dignità, che il Parlamento non serve praticamente più a nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Non serve più a nulla! Qui siamo di fronte ad una confessione non stragiudiziale, giudiziale, resa all'interno del procedimento. Altro che siamo felici: io sono infelice, Presidente, di questa sopraffazione numerica, con un silenzio imbarazzante di una parte dell'Aula, che non si rende conto di quello che sta accadendo. Questa non è una riforma costituzionale, è un compromesso politico vergognoso, altro che esaltante. È una sopraffazione numerica per un lavoro inesistente, con una relatrice che ha respinto al mittente tutte le proposte migliorative, con garbo, ma il garbo è un'aggravante in questi casi, il garbo rende ancora più incredibile questo modo di operare. E se questo è il modo di avvicinare i cittadini al Palazzo, io ho sbagliato completamente epoca, ho sbagliato completamente luogo. Manifesta un'incapacità di intendere e di volere se questo è un modo per avvicinare i cittadini al Palazzo.

Ho ascoltato, Presidente - e mi avvio rapidamente alla conclusione -, questo inno alla morte della democrazia, che il popolo dovrebbe insegnare come si legifera in materia penale. Io credo che veramente qui siamo ad un giacobinismo evidente; qui siamo di fronte alla distribuzione individualistica di diritti che i nostri padri costituenti e i nostri giuristi hanno fatto oggetto di migliaia di pagine, di studi, di approfondimenti, di studi sociologici. Qui siamo al nulla! Siamo al nulla! Allora, la protesta garbata, ma convinta: io spero che questo provvedimento, caro professor Ceccanti, nonostante le sue correzioni, non veda mai la luce, perché se, per avventura, qualche folle dovesse portarlo a compimento, il nostro Paese è a rischio democrazia. Dico con molta fermezza, perché rimangano nei lavori preparatori dell'Aula, queste parole: “rischio per la democrazia” e “morte della democrazia”. Presidente, voteremo contrariamente a questo articolo 1, ma con una contrarietà che non posso che definire costituzionale. Il nostro è un “no” costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Noi ci siamo approcciati fin dall'inizio dell'attività di Commissione e, poi, in queste lunghe giornate d'Aula, con, credo, lo spirito che dovrebbe animare tutti noi, uno spirito costituzionale: la Costituzione dovrebbe essere ed è lo strumento di regole condivise, questo ce l'hanno insegnato i nostri costituenti, che riuscirono in un anno e mezzo, in una congerie politica, istituzionale e di cambiamenti profondi nella relazione tra Est e Ovest, a trovare le sintesi e le mediazioni. Con questo spirito ci siamo approcciati in Commissione e non possiamo non dare atto che, in quella sede, c'è stata un'apertura alle osservazioni critiche anche nostre. Analogo atteggiamento - lo dico in maniera trasparente - ce lo saremmo aspettato in coerenza anche nel passaggio d'Aula e, invece, come ha detto il collega Sisto, con garbo e sicuramente con una disponibilità al dialogo e al confronto che non possiamo non riconoscere da parte della relatrice, la sostanza finale è stata sostanzialmente un “no” su tutta la linea, su tutti gli emendamenti, su tutte le questioni, con un rinvio a due aspetti che per noi non sono risolti da questo testo. Sono i limiti di materia, perché riteniamo che non sia sufficiente da questo punto di vista lo scudo del controllo costituzionale, perché occorre mettere prima di questo scudo, per evitare un pericoloso corto circuito democratico, una serie di argini sulle materie che possono essere oggetto dell'iniziativa legislativa; e poi - non mi ripeto per non abusare anche della pazienza di chi ci sta ascoltando -, il tema del numero massimo, quindi del rischio di ingolfamento e di azioni ostruzionistiche.

Quindi, con questo approccio e in uno spirito costituzionale, nel merito dei risultati e del testo che andrà, quindi, al voto alla luce degli emendamenti, peraltro, nessuno dei quali accolti, come dicevo prima, il nostro voto sull'articolo 1 sarà un voto contrario.

È un voto contrario, perché riteniamo che il punto di caduta e il punto di mediazione che è stato tenuto in Commissione, come abbiamo provato testardamente a dire in tutti questi giorni, è ancora insufficiente.

Quindi, se noi dobbiamo fare una fotografia oggi, in questo momento, in prima lettura, dell'articolo 1, questo non può non essere un voto contrario.

Poi, come diremo nel corso della dichiarazione di voto, dobbiamo interpretare il percorso dettato dai nostri costituenti, dare un significato alle quattro letture e, quindi, avere, ovviamente, anche un percorso e un atteggiamento differente da una legge ordinaria.

Ma, stando a questo risultato e anche con un po' di amarezza, perché crediamo in questo dibattito di aver cercato di apportare elementi costruttivi, di avere evidenziato dubbi, aver sollevato osservazioni, messo davanti delle riserve reali, non strumentali, perché quando si scrive una norma non si può fermarsi all'oggi, anche, al limite, alla buona volontà dei proponenti, dobbiamo essere attenti agli abusi. E senza ulteriori interventi correttivi, c'è il rischio di abusi, il rischio di alimentare quello scontro innaturale tra Palazzo e cittadini, che non dovrebbe esistere, perché noi qui rappresentiamo gli elettori e i cittadini, siamo l'espressione della sovranità popolare, come dice l'articolo 1 della Costituzione. Per non alimentare questo, c'è ancora bisogno di fare molta strada, il processo costituzionale prevede più letture. Oggi fotografiamo sull'articolo 1 un risultato insufficiente e, quindi, voteremo contro l'articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Noi voteremo convintamente questo articolo 1, che rappresenta l'anima di questo provvedimento, di questa riforma. Tra l'altro io, a differenza di quanto è stato detto in alcuni interventi che mi hanno preceduto, ringrazio la relatrice perché ha dimostrato il massimo dell'apertura alle richieste e alle esigenze che sono state avanzate in questi giorni e nel dibattito da parte delle opposizioni.

Per quanto ci riguarda, credo di poter dire che noi abbiamo favorito e abbiamo accolto in maniera positiva queste aperture al dialogo con l'opposizione, perché, tra l'altro, sono state aperture niente affatto formali, ma sono state aperture vere che hanno modificato, con un vero spirito costituente, il testo iniziale, perché, nel momento in cui ci si approccia a una riforma costituzionale, bisogna avere la capacità di contaminarsi. Ed è quello che noi abbiamo fatto: abbiamo ascoltato tutte le esigenze e, ovviamente, con spirito costruttivo, molte di queste le abbiamo fatte proprie.

Io vorrei ricordare, in particolare, tre argomenti sui quali abbiamo modificato il testo originario: innanzitutto, il quorum. Quella per noi era una cosa fondamentale, l'abbiamo detto in Commissione, l'abbiamo detto parlando con la stampa nei giorni in cui il quorum era un argomento di discussione. Avevamo il timore che il referendum propositivo senza un quorum potesse diventare l'opposto di quella che era la sua idea originaria, cioè uno strumento per il popolo che diventava, invece, uno strumento per le lobby. Ebbene, un quorum approvativo del 25 per cento è un quorum reale, non è, come ho sentito dire qui, quattro gatti che vanno al voto, ma sono 12 milioni e mezzo di persone che si recheranno alle urne per poter confermare o meno una legge popolare. Quindi, non si tratta più di lobby che si muovono, ma si tratta di un popolo che prende una decisione, ed è quello che noi avevamo chiesto ed avevamo voluto. E invito, davvero, tutti coloro che sono in quest'Aula a non avere paura di aprire questo Palazzo ai cittadini e alla possibilità che il popolo, in collaborazione con coloro che lo rappresentano, possa svolgere la funzione legislativa.

La seconda questione che era venuta fuori durante il dibattito riguardava le tensioni che potevano nascere tra organi costituzionali. Su queste di passi avanti ne sono stati fatti molti, soprattutto con il vaglio preventivo da parte della Corte costituzionale. Era una preoccupazione sollevata dall'opposizione, che la maggioranza e la relatrice hanno fatto propria.

E, infine, i limiti che dovevano essere messi a questo strumento: anche su questo, c'è stato un ragionamento e la decisione di inserirli come principio in una legge attuativa, che poi dovrà essere approvata, è la dimostrazione che si è cercato di creare uno strumento che non fosse distruttivo nei confronti della democrazia rappresentativa, ma che servisse per rafforzarla, per renderla più forte e per renderla più efficiente.

Per tutti questi motivi, il nostro voto all'articolo 1 sarà convintamente favorevole.

PRESIDENTE. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto superiore di Pontecorvo, in provincia di Frosinone. Grazie per essere venuti ad assistere ai nostri lavori (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Questo articolo è sostanzialmente il cuore del provvedimento. Fratelli d'Italia, come è noto, nasce da una necessità di partecipazione popolare ed ha nella sua storia e nelle sue corde l'attenzione nei confronti della partecipazione popolare.

Per noi è nella storia della destra italiana la necessità di avvicinare la piazza con il Palazzo, tant'è che abbiamo proposto - perché sappiamo bene e lo sanno anche i cittadini che sono più attenti alle dinamiche politiche - che una norma costituzionale, per entrare in vigore, ha bisogno di numerosi passaggi parlamentari, forse anche di un referendum confermativo e, quindi, entrerà in vigore, probabilmente, fra tre, quattro anni.

Abbiamo lanciato la sfida alle altre forze politiche rappresentate in questo Parlamento, dicendo: diamo subito una risposta alla istanza, alla voglia di partecipazione, di iniziativa popolare, modificando i Regolamenti parlamentari; ci mettiamo una settimana a farlo e, quindi, vuol dire che, dal mese prossimo, questo Parlamento, una volta al mese, una volta ogni tre mesi - lo decidiamo - si fa carico di esaminare in Commissione e in Aula le proposte di legge di iniziativa popolare che vengono dai cittadini. Su questo ancora non abbiamo avuto risposte né dal Governo, né dalle altre forze che compongono questo Parlamento.

Il principio dell'istituto del referendum propositivo è, ovviamente, un principio che non può che essere condivisibile. Facciamolo bene. Ammettiamo che, rispetto al testo base, che era un testo abbastanza marziano, si sono fatti dei passi in avanti importanti, che sono stati ricordati: il vaglio di costituzionalità, il quorum necessario, fondamentale, dirimente; sono stati fatti dei passi in avanti, di cui, ovviamente, va dato atto anche alle forze di maggioranza.

Avremmo preferito soluzioni differenti, di metodo innanzitutto, perché una Costituzione non può essere irradiata del dettaglio del provvedimento normativo, ma probabilmente nel testo costituzionale andava posto il semplice tema dell'istituto, cioè il referendum propositivo, e declinato il dettaglio in una legge che fosse costituzionale o rinforzata, come è stato proposto.

Si è scelta la via del manifesto, perché sappiamo benissimo, non sfugge a nessuno, che l'obiettivo, soprattutto del MoVimento 5 Stelle, è quello di poter sbandierare il prima possibile, prima della campagna elettorale delle europee, dal balcone di Palazzo Chigi, un altro sedicente successo per intestarsi una battaglia politica, più che dare una risposta concreta, perché, come dicevo prima, anche sulla sfida della concretezza, che prima vi abbiamo rappresentato, non c'è stata data risposta.

E poi, nel merito: pur condividendo i numerosi passi in avanti che sono stati fatti, manca ed è evidente, l'abbiamo segnalato in più circostanze, la esclusione dalle materie - e concludo, Presidente - del diritto penale. Va forse fatto un vaglio più attento del quorum che viene proposto, perché sicuramente è fondamentale abbassare il quorum rispetto al 50 per cento degli aventi diritto, ma da qui a trasformare una minoranza in una maggioranza ci passa poco; le stime che si facevano erano intorno ai 12 milioni e mezzo di elettori, però, insomma, pensiamo che qualche aggiustamento in questo senso vada fatto, noi avevamo proposto il 30 per cento di voti favorevoli, di modo che si desse maggior forza anche all'iniziativa popolare.

Ci asterremo su questo articolo come apertura di credito nei confronti del provvedimento, di cui condividiamo il principio, ma non molte cose di come è stato fatto, e ci aspettiamo che nei successivi passaggi parlamentari questi temi importanti, che sono emersi anche dal dibattito parlamentare, siano affrontati e risolti, perché in caso negativo il voto finale non potrà essere positivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Liberi e Uguali ha esaurito anche i tempi aggiuntivi già concessi. La Presidenza concederà a tale gruppo un ulteriore tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto.

Avverto, altresì, che per lo svolgimento degli interventi a titolo personale sono esauriti anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. Sarà concesso, in via del tutto eccezionale, un ulteriore ampliamento dei tempi per gli interventi a titolo personale pari a un terzo di quelli inizialmente previsti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). È già intervenuto sull'articolo 1 l'onorevole Sisto e il mio è solo un intervento che parte da una valutazione: spero che questa prima lettura sia solo un passaggio e che si possa andare, nelle successive letture, ad un approfondimento serio, soprattutto sui limiti di materia. Non vorrei, come sta dicendo qualche collega costituzionalista, che questa fosse la scheda testamentaria per la nostra Costituzione.

Tutti noi, mi rivolgo ai relatori e mi rivolgo a chi ha studiato la materia costituzionale, ci troviamo in questo momento, pur in questa grande confusione nell'Aula, a parlare della Costituzione, della sua revisione, uno di quegli argomenti che erano, come dire, non solo formativi, ma erano la genesi dei nostri studi, nell'ambito di coloro i quali si sono avventurati negli studi giuridici. Ecco, non vorrei che voi vi avventuraste oltre, che ci fosse anche un momento di riflessione sulla materia costituzionale, perché di questi lavori se ne parlerà, ora parleremo di TAV, ma fra qualche anno non si parlerà di Tav, si parlerà di questi lavori, di questi lavori parlamentari sulla Costituzione, e spero che un momento di riflessione ci possa ancora essere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). La ringrazio, Presidente. Contrariamente a quanto sostiene l'onorevole Sisto, io ritengo che, invece, la nostra democrazia oggi sia arrivata ad un grado di maturità elevato e a fare da sfondo all'attuale prospettiva politica c'è, in realtà, una nuova società italiana, una società che è fortemente mutata, ma è ancora impegnata in un rapido processo di evoluzione, ha risolto alcuni problemi essenziali, però ne vede emergere sempre di nuovi e sempre più profondi, e ha raggiunto, certamente, dei traguardi importanti. Io credo che il presupposto, che con questo provvedimento si pone oggi davanti alla nostra società, è vincente, le consentiamo finalmente di essere ancora più libera e più presente nel dibattito politico, non dobbiamo sottovalutarlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, non posso che esprimere a nome del mio gruppo un voto nettamente negativo rispetto a questo primo articolo di questa riforma costituzionale che ci stiamo accingendo a deliberare. Credo, Presidente, che stiamo per votare una delle norme più importanti nella storia della Repubblica italiana, e lo stiamo facendo probabilmente in una fase storica che non mette in rilievo questo dibattito come dovrebbe. In altri momenti, quando siamo andati a toccare la Costituzione, i sistemi elettorali, la forma stessa di questo Parlamento - pensiamo al referendum dello scorso anno - c'è stato un intero Paese che guardava con attenzione e con passione quello che stava avvenendo. Ogni volta che si è cercato di modificare la Costituzione in Italia, giustamente il timore di fare un danno e di minare alle radici la Carta fondante, che è la Carta sulla quale basiamo la nostra società, è stato un timore che molto spesso non ci ha permesso di trasformare la Costituzione così come avevamo dibattuto e come ci eravamo battuti in modo diverso in questo Parlamento. Oggi, tutto ciò, invece, sta avvenendo nel più completo silenzio nella nostra società, quella società che stiamo investendo e a cui stiamo dicendo, con questo articolo 1, che dovrà fare gran parte del lavoro affidato al Parlamento, sostituendosene, sostituendosene in modo assoluto. Questo è assolutamente paradossale, e sarebbe surreale, se non ci riguardasse in modo così precipuo nella nostra quotidianità. Avremo modo poi, nel corso del dibattito, nelle dichiarazioni di voto, di entrare nello specifico, ma a me ha molto colpito la relazione fatta dalla relatrice, fatta con toni garbati e, se posso permettermi, secondo me anche in modo molto sincero, e con la sincerità dell'ingenuità ha detto esattamente quello che pensava, cioè che non bisogna avere paura dei cittadini, perché sarà il popolo che ci indicherà la strada.

Ebbene, quando si dicono queste affermazioni, che non significa negare la capacità del cittadino di investire i propri eletti, di prendere e assumere decisioni - lo facciamo tutti i giorni ognuno di noi nella nostra vita -, si svuota dalle basi e dalle fondamenta il concetto di democrazia rappresentativa: ci fidiamo dei cittadini, e i cittadini votano i propri eletti in questo Parlamento per mediare e per esaminare le proposte. Pensate che cosa succederebbe se i cittadini italiani, 47 milioni, fossero chiamati ogni giorno a prendere le decisioni che prende questo Parlamento; sono otto o dieci decisioni al giorno, decisioni che riguardano l'economia, il diritto, la giustizia, la salute, la Costituzione, l'energia, la politica estera, decisioni per le quali i parlamentari sono stati eletti e che dovrebbero essere assunte nelle Commissioni previ esami specifici e - permettetemi - anche con la competenza che ognuno di noi dovrebbe portare in quest'Aula. Competenza ed esperienza. Quello che fa invece il populismo, rappresentato così brillantemente in questo Parlamento, con le proposte di riforma del nostro assetto istituzionale che stanno piovendo una dopo l'altra nelle nostre Aule, è tutt'altro: è trovare risposte semplici a problemi complessi. E quando ha paura di prendere decisioni, si appella al referendum, come ha appena fatto in Senato per il voto sull'onorevole Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo è quello che sta accadendo nel nostro Paese: una totale delegittimazione delle istituzioni democratiche, non il rafforzamento! Ma ciò porterà ad un'unica soluzione: alla chiamata e all'invito dell'uomo forte, quell'uomo forte che voi dite di non volere chiamando i cittadini e che invece fate crescere nei sondaggi con un comportamento che è tutt'altro che democratico, è esattamente l'antidemocrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà, per due minuti.

ALESSANDRO COLUCCI (MISTO-NCI-USEI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, l'articolo 2 ha un'importanza particolare, perché si concentra principalmente sul quorum, sia per il referendum propositivo che per il referendum abrogativo. Nel primo caso viene prevista una soglia del 25 per cento degli aventi diritto al voto più uno, nel secondo caso, invece, si abbassa dal 50 per cento degli aventi diritto al voto più uno al 25 per cento più uno. Questa definizione all'interno della proposta di legge di modifica costituzionale ci desta non poche preoccupazioni perché pone il tema del senso della democrazia diretta e della democrazia rappresentativa. Mi sembra sia chiaro che tutti siamo interessati ad ampliare la partecipazione della popolazione perché possa direttamente decidere su questioni importanti per il Paese ma, contestualmente, un quorum così basso rischia di non dare più un significato adeguato alla democrazia rappresentativa. Tra l'altro, nel nostro Paese c'è una partecipazione importante al voto - almeno il 70 per cento degli italiani vota i propri rappresentanti in Parlamento - e indebolire la democrazia rappresentativa è sicuramente un percorso molto insidioso e molto pericoloso. Il tema che ci poniamo, in realtà, dando valore anche ai referendum e quindi alla democrazia diretta, è come entrambi i sistemi democratici possono convivere, possono svolgere appieno le loro funzioni in modo efficace e in che modo la democrazia diretta non entri in conflitto con la democrazia rappresentativa.

Quindi il tema è sicuramente rilevante: far partecipare di più il popolo, ma bisogna capire in che modo. Di certo, non contrapponendo la democrazia rappresentativa con quella diretta e certamente non distruggendo la democrazia rappresentativa, perché credo che la funzione importante del Parlamento sia quella di avere persone competenti, capaci, concentrate, che nello spirito della rappresentatività possano legiferare nell'interesse del Paese (sicuramente, in alcuni casi, con più attenzione, più concentrazione, più competenza).

Una dimostrazione di come non sempre i referendum sono efficaci su alcune tematiche ce l'abbiamo davanti agli occhi con il tema della Brexit in Inghilterra. L'espressione del popolo certamente non è stata la strada migliore per garantire tranquillità ed equilibrio a un Paese, tant'è che sta andando profondamente in corto circuito quella decisione che è stata presa attraverso un voto popolare.

Certo, poi il ruolo del Parlamento si svilisce nel momento in cui alcuni propongono, come succede spesso da parte del MoVimento 5 Stelle, di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento facendo una vera e propria estrazione a sorte per individuare i deputati e i senatori. Allora, questo è il vero senso che il MoVimento 5 Stelle dà al Parlamento e che è racchiuso nella definizione di quorum così bassi, perché si vuole svilire, si vuole alleggerire il ruolo della democrazia rappresentativa e si vuole dare più forza alla democrazia diretta, che in alcuni casi è importante che ci sia, ma in altri casi chi è nelle istituzioni si deve assumere la responsabilità di decidere su temi importanti per il Paese. Poi, è chiaro che nella storia del nostro Paese il Parlamento si è sicuramente caratterizzato in alcuni casi per dei momenti di difficoltà, altrimenti non sarebbe emerso il tema della casta, non si sarebbe criticata così tanto certe volte la rappresentanza nelle istituzioni, tuttavia ciò non vuol dire distruggerle; vuol dire, invece, intervenire e lavorare insieme per migliorare la democrazia rappresentativa.

Così come molto importante io credo - arrivo alla conclusione - sia avere l'umiltà in quest'Aula di cambiare idea ed io chiedo, soprattutto al MoVimento 5 Stelle, di intervenire su numerosi emendamenti che cambiano la soglia, ovvero il quorum dei due referendum propositivo ed abrogativo. Non c'è nulla di male, è già successo: hanno cambiato idea per quanto riguarda il TAP, è accaduto per l'Ilva, è accaduto per le trivelle, è accaduto per le banche. Sarebbe coerente cambiare idea davanti a tutte le incoerenze che da inizio legislatura ha avuto il MoVimento 5 Stelle. Quindi io chiedo veramente con forza ai colleghi dei 5 Stelle di innalzare quel quorum perché vorrebbe dire cambiare idea ma fare il bene per il Paese e per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

Colleghi!

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, membri del Governo, deputati, brevemente, perché a questo punto si rischia di essere pleonastici, ripetitivi. Noi vogliamo soltanto far osservare che si poteva evitare di aggiungere un altro esempio di provvedimento afflitto da eterogenesi dei fini, perché ad enunciazioni sicuramente positive poi gli effetti degli stessi sono sempre negativi e non sto a fare esempi che, soprattutto in campo economico, si sprecano.

Si poteva farlo, di evitare questo errore, per quanto riguarda ed attiene al metodo: si poteva approfondire ulteriormente in Commissione l'argomento, ne valeva la pena; si poteva lasciare all'Aula una capacità di intervento superiore, ancora superiore; si poteva far ciò anche nel merito e qui il problema secondo noi è focale, perché si poteva prevedere uno strumento di proposta referendaria che si attenesse ai principi generali di indirizzo politico-normativo. In tal senso, io ho già fatto, in altro intervento, notare la profonda differenza che c'è fra il referendum abrogativo e quello propositivo; oppure si poteva limitare le materie di applicazione di competenza, di ammissibilità della proposta referendaria.

Non si è voluto fare niente di tutto questo, sbandierando un principio, una visione generale che invece si lascia cadere - lo ricordava il collega Prisco - quando non si vuole ampliare il campo delle proposte di legge di iniziativa popolare, quando non si vuole procedere ad esempio nella direzione dell'elezione del Capo dello Stato diretta da parte di cittadini: quelli sono strumenti che ampliano veramente la potestà e la capacità di influire nelle politiche.

Si è arrivati ad un testo migliorato, sicuramente migliorato da com'era arrivato dalla Commissione, ma che paga errori di metodo, di merito e di sostanza. Le materie rimangono quella tributaria, quella penale; i problemi del quorum rimangono; le modalità di raccolta delle firme non sono state completamente chiarite.

Il tutto, poi, condito da una visione revanscistica in senso lato, fra un popolo che si dovrebbe riappropriare di un potere negato da una classe politica, che è invece da distruggere, con ciò negando i principi stessi della democrazia rappresentativa.

Noi di Fratelli d'Italia, quindi, nel commentare il complesso degli emendamenti all'articolo 2, vogliamo ribadire che non è assolutamente contrario ad ampliare gli strumenti di democrazia diretta, ma rimaniamo contrarissimi a modificare in modo approssimativo e scomposto la Costituzione, come se fosse un manifesto elettorale da rimettere a posto qua e là per ottenere il migliore effetto di consenso fra la gente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, nel complesso degli emendamenti il tema del quorum è estremamente importante, e lo dico con lo spirito estremamente costruttivo nei confronti della maggioranza e del relatore.

Per noi, se l'obiettivo è quello di trovare uno strumento che risolva il tema oggettivo del fatto che molte proposte di legge d'iniziativa popolare negli anni non hanno trovato un effettivo riscontro all'interno del Parlamento, il referendum propositivo poteva essere una strada; il problema è come è stato impostato.

Il quorum, a nostro parere, è ancora troppo basso, e sottolineo il tema di come vengono scritti i quesiti, che non è un fatto banale, perché il quesito può essere scritto in modo tale che di fatto diventa una norma abrogativa di un'altra legge, o può essere scritto in modo tale da non offrire chiarezza ai cittadini rispetto a tematiche, ripeto, estremamente complesse, perché la nebulosità delle competenze dentro le quali si può intervenire con questo referendum è enorme.

Faccio degli esempi: pensiamo ai temi sanitari. I temi sanitari sono temi sempre molto sensibili nell'opinione pubblica, ma di per sé e per la loro natura sono temi estremamente complessi. Con il quorum che voi avete predisposto, due norme che avrebbero scardinato il sistema sanitario e tecnico-scientifico del nostro Paese sarebbero diventate legge: la legge cosiddetta Di Bella, la legge che portava avanti il metodo Di Bella, e Stamina. Questi sono due casi, due classici esempi che potremmo dire di scuola, dove il sentiment di un intero Paese va verso un lato e la verità scientifica va da un altro; in alcuni casi - penso a Stamina - anche la verità giudiziaria.

Il processo che ha portato alla definizione del fatto se uno o l'altro pseudo-metodo fossero efficaci ha impiegato più di un anno e mezzo: se ci fosse stata una misura come questa, sull'onda del sentiment popolare, sull'onda di chi voleva cavalcare e ha cavalcato queste battaglie come battaglie politiche, fregandosene dei dati scientifici, bene, se non ci fossero state le possibilità attribuite al legislatore ed al Parlamento, noi avremmo due elementi fallimentari all'interno del nostro Servizio sanitario nazionale. Questa è la pratica, è la realtà, è quello che significa poi far vivere le norme nel Paese.

Sul diritto penale è stato detto moltissimo. Abbiamo il tema delle materie economiche, dove basta scrivere una copertura e trovarla nell'ambito del bilancio, per cui rendi ammissibile un quesito, senza renderti conto o fregandotene del fatto che quel provvedimento potrebbe scardinare un intero sistema economico.

È per questo che continuo a dire che a problemi complessi non ci sono soluzioni semplici, e che il referendum propositivo poteva essere introdotto e potrebbe essere introdotto nel nostro Paese solo se con degli ambiti molto particolari. Perché non stiamo chiamando le persone a dire divorzio sì o divorzio no, le stiamo chiamando a legiferare su questioni molto complesse; e dove il quorum che è stato predisposto non è un quorum alto, è un quorum che permette a piccole minoranze con capacità di influenza di intervenire in modo forte nel Parlamento, senza che il Parlamento abbia gli strumenti per svolgere il proprio lavoro, e cioè modificare una proposta, commentarla, analizzarla e vederla in tutti i suoi aspetti. E questo è un lavoro che noi siamo chiamati a fare per il bene comune, ed è il lavoro per cui siamo eletti da quei cittadini di cui chiediamo la fiducia e della cui fiducia siamo investiti attraverso il voto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, identici emendamenti 2.20 Caretta, 2.21 Toccafondi e 2.22 Sisto, parere contrario. Emendamento 2.23 Sisto, parere contrario. Emendamento 2.1 Magi, parere contrario. Identici 2.24 Sisto e 2.25 Toccafondi parere contrario, 2.26 Sisto parere contrario, 2.27 Sisto parere contrario, 2.28 Sisto parere contrario…

PRESIDENTE. L'emendamento 2.27 Sisto è ritirato.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Emendamento 2.28 Sisto parere contrario, 2.29 Sisto parere contrario, 2.30 Sisto parere contrario, 2.31 Sisto parere contrario, 2.32 Sisto parere contrario, 2.33 Sisto parere contrario e 2.34 Sisto parere contrario.

PRESIDENTE. Anche l'emendamento 2.34 Sisto è ritirato. Onorevole Ceccanti?

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula su tutti gli emendamenti e spiego sinteticamente perché. In astratto alcuni di questi emendamenti potrebbero anche essere migliorativi; il problema è che l'articolo 2, per dire una banalità, viene dopo l'articolo 1, e siccome all'articolo 1 noi abbiamo messo un quorum per il propositivo, che è uno strumento più forte, a questo punto è importante che il quorum per l'abrogativo sia analogo, perché, se noi mettessimo un quorum più alto per l'abrogativo, che è uno strumento più debole, faremmo un errore logico, e quindi ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Sisto?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore di minoranza. Presidente, parere favorevole su tutti gli emendamenti. Un attimo solo, che cerco di essere più preciso, visto che abbiamo qualche minuto. Allora, emendamenti identici 2.20 Caretta, 2.21 Toccafondi e 2.22 Sisto parere favorevole, 2.23 Sisto parere favorevole, 2.1 Magi parere favorevole; identici emendamenti 2.24 Sisto e 2.25 Toccafondi parere favorevole, emendamenti 2.26, 2.28, 2.29, 2.30, 2.31, 2.32 e 2.33 Sisto parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo, Ministro Fraccaro?

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 14,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Borghese, Brescia, Colletti, Delmastro Delle Vedove, Fraccaro, Gallo, Garavaglia, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Liuzzi, Lorefice, Lorenzin, Lupi, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Scoma, Francesco Silvestri e Sisto sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale n. 1173-A.

Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, da ultimo ha avuto luogo l'espressione del parere da parte dei relatori e del rappresentante del Governo sugli emendamenti riferiti all'articolo 2.

Avverto che fuori della seduta, tutti gli emendamenti a prima firma di deputati appartenenti al gruppo Forza Italia sono stati ritirati, ad eccezione dei seguenti: 2.26 Sisto, 2.29 Sisto, 2.32 Sisto, 3.23 Sisto, 3.26 Sisto e 3.44 Sisto.

(Ripresa esame dell'articolo 2 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.20 Caretta e 2.21 Toccafondi, a pagina 39 del fascicolo.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Intervengo per motivare il parere contrario su questi emendamenti che andrebbero a sopprimere il secondo articolo della proposta di legge che estende quello che è stato un emendamento avanzato dalle opposizioni in sede di Commissione e il quorum approvativo non solo al testo dell'articolo 71 ma altresì al testo dell'articolo 75.

È cosa nota che il nostro gruppo parlamentare da sempre è favorevole al quorum zero, perché è un quorum che incentiva la partecipazione ed evita quegli inviti all'astensionismo strumentali all'evitare che si raggiunga il quorum partecipativo, inficiando così tutti gli effetti dei referendum. Però, siamo voluti andare incontro alle proposte di buonsenso avanzate da parte delle opposizioni e a quanto ci è stato detto dalla comunità scientifica nel corso delle audizioni. Come ricordavamo all'inizio della discussione di questo provvedimento, abbiamo audito oltre venti costituzionalisti e buona parte di loro ha auspicato, proprio per evitare che si andasse a utilizzare uno strumento nato con un intento positivo, cioè permettere ai cittadini di partecipare attivamente alla vita politica del Paese, e lo si mettesse, poi, nelle mani di pochi, quindi di lobby organizzate, abbiamo deciso, quindi, di andare incontro, come ricordavo prima, a un emendamento dell'opposizione e, quindi, di introdurre un quorum approvativo però al 25 per cento degli aventi diritto al voto.

Perché questo tipo di quorum? Perché in realtà, a differenza del partecipativo, va decisamente incontro a quelli che sono gli effetti positivi del quorum zero, cioè stimola la partecipazione, e invita anche chi è contrario alla votazione sottoposta a referendum a partecipare alla votazione e disinnesca quel meccanismo, quindi, in forza del quale si scommette sull'astensionismo.

Io ho sentito dire oggi durante la discussione sul complesso degli emendamenti che in realtà questo è un quorum basso. Questo è un quorum tutt'altro che basso e l'abbiamo ricordato più volte: si parla circa di 12 milioni di voti e, insomma, dubito che alcuni gruppi presenti all'interno di questo Parlamento riescano a raccoglierli. Credo che sia una buona azione di mediazione e, peraltro, estenderlo all'articolo 75 permette di riallineare il quorum tra i due istituti ed evita quello che era un rischio, che era stato paventato dalle opposizioni, dell'utilizzo dello strumento dell'articolo 71, quindi della legge di iniziativa popolare rinforzata, come un metodo per aggirare, invece, lo strumento dell'articolo 75, il semplice abrogativo, che avrebbe mantenuto il quorum che hanno stabilito i padri costituenti, quindi del 50 per cento degli aventi diritto al voto.

Penso - e lo ricordo - che sia una buona mediazione ed è il motivo per cui ritengo di esprimere parere contrario non solo su questo emendamento, che sopprime in toto l'articolo, ma anche su tutti quelli successivi che tendono a spostare i quorum e, quindi, a creare poi un disallineamento tra i due istituti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul Regolamento il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Mi riferisco all'articolo 8.

Colgo l'occasione di questo intervento e di questo inserimento dell'articolo 75, cioè di un intervento correttivo su un altro articolo rispetto all'intervento sull'articolo 71. La scelta fatta dalla maggioranza e dal Governo è una scelta che è stata anche apprezzata dai costituzionalisti ed è quella di intervenire puntualmente su singoli articoli. Allora, io pongo un problema che le ho già posto in questa sede e su cui non ho avuto ancora risposta: in questa fattispecie è stato autorizzato un emendamento, in questo caso della Commissione, che introduceva una correzione anche su articoli non previsti nel testo originario (è chiaro?). Al Senato, nel procedimento relativo alla proposta di legge di riforma costituzionale riguardante il numero dei parlamentari, sono stati dichiarati inammissibili emendamenti che intervenivano, in conseguenza della modifica del numero dei parlamentari, su altri articoli della Costituzione. Per brevità, ricordo che si apre una questione - e poi vedremo - con la diminuzione del numero dei parlamentari e che nella platea degli aventi diritto all'elezione del Presidente della Repubblica i delegati regionali, non essendo stati modificati, crescono in proporzione rispetto al totale: erano 60 su 1.045 e ora diventano 60 su 600.

Allora, io credo che questa sia una questione, cioè la scelta che lei ha compiuto di rendere ammissibile questo emendamento che è assolutamente corretta, e dico, ora per allora, che noi usufruiremo di questa apertura quando arriverà in discussione la legge costituzionale, perché riteniamo che l'intervento puntuale sul numero dei parlamentari apra una serie di questioni a cominciare dalla platea di elezione del Presidente della Repubblica. Però, pongo una questione di coordinamento tra i criteri di ammissibilità della Camera e i criteri di ammissibilità del Senato, perché, a stretto rigore, questo emendamento al Senato non sarebbe stato dichiarato ammissibile perché non riguardava l'articolo 71.

Quindi, io le rinnovo tale necessità in questa fase del processo di approvazione delle leggi costituzionali, che - ripeto - per scelta anche corretta presuppone interventi puntuali, però non possiamo avere due criteri di ammissibilità differenti tra Camera e Senato in linea di principio, perché questa cosa, nel procedimento di cui all'articolo 138 che tiene insieme entrambe le Camere, credo che ponga dei problemi di costituzionalità o possibili ricorsi successivi proprio perché si sarebbe tenuto un diverso tipo di impostazione su un elemento fondamentale. Cioè, l'intervento puntuale può comportare - e a nostro giudizio comporta - anche la necessità di ritoccare o di intervenire su altri articoli? La risposta è “sì” e la risposta è esattamente nella scelta compiuta dalla Commissione con la nuova formulazione dell'emendamento 1.215 Ceccanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signor Presidente, anch'io intervengo sul Regolamento e in particolare sull'articolo 8. Condivido l'opinione espressa qui dal collega presidente Fornaro e, cioè, che una legittima diversa accezione e regolamentazione anche dei criteri di ammissibilità nelle due Camere comporta una differenza di senso non insignificante rispetto alla modifica della Carta costituzionale. Io penso e sono sicuro che anche lei possa intravedere in questo un problema non dovuto all'illegittimità di un comportamento di qualcuno ma dovuto a una discrasia, a un'asimmetria che produce per noi la sensazione di un percorso che non sia completamente perfetto tra i due rami del Parlamento in una materia così delicata come quella della modifica della Carta costituzionale e nel tema dell'emendabilità anche con riferimento, come qui si sta facendo, ad altro articolo della Carta costituzionale rispetto a quello principale oggetto della legge.

Per questo ci tengo, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento, a sostenere anch'io questa opinione, perché nella sua riflessione, magari di concerto anche con la Presidente Casellati, questa questione abbia la possibilità di un approfondimento.

PRESIDENTE. Deputato Fornaro e deputato Fiano, la questione mi è molto chiara. Nello stesso tempo, quando poi la legge costituzionale arriverà qui e arriveranno gli emendamenti che saranno presentati, faremo tutte le valutazioni a norma del Regolamento. Così come non so se questo emendamento che stiamo discutendo al Senato sarebbe stato dichiarato ammissibile o meno: questo non lo sappiamo. Intanto un coordinamento maggiore magari assolutamente sì, comunque la questione mi è chiara perfettamente.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. L'articolo prevede un quorum del 25 per cento degli aventi diritto al voto affinché un quesito referendario sia valido. La modifica viene presentata come volontà di maggior democrazia. In realtà si presenta come un vulnus vero e proprio perché andiamo a consegnare il potere decisionale nelle mani di pochi. Noi abbiamo proposto un emendamento proprio per sopprimere tale articolo, perché vogliamo evitare che, con un referendum magari incentrato su questioni minori, meno percepite dai cittadini possa essere poi presa una decisione da una parte minoritaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.20 Caretta e 2.21 Toccafondi, con il parere contrario della Commissione, il parere favorevole del relatore di minoranza Sisto, mentre il relatore di minoranza Ceccanti e il Governo si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione…

(Segue la votazione) (Vedi votazione n. 24).

Annulliamo la votazione per un problema tecnico e la ripetiamo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.20 Caretta e 2.21 Toccafondi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Magi, con parere contrario della Commissione, mentre il Governo e il relatore di minoranza del Partito Democratico si rimettono all'Aula, e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.25 Toccafondi, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo e il relatore di minoranza del Partito Democratico si rimettono all'Aula, e con il parere favorevole del relatore minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.26 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo e i relatori di minoranza del Partito Democratico e di Forza Italia si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.29 Sisto, con il parere contrario della Commissione, mentre il Governo e il relatore di minoranza del Partito Democratico si rimettono all'Aula, e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.32 Sisto, con il parere contrario della Commissione, su cui il Governo e il relatore di minoranza del Partito Democratico si rimettono all'Aula, e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 3.1 Magi c'è un invito al ritiro, in quanto parzialmente accolto dall'emendamento 3.900 della Commissione; sull'emendamento 3.900 della Commissione il parere è favorevole; sull'emendamento 3.2 Magi il parere è contrario; sugli identici emendamenti 3.3 Magi e 3.20 Sisto il parere è contrario…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.20 Sisto è ritirato.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Sugli identici emendamenti 3.21 Fiano e 3.100 Speranza c'è un invito al ritiro, in quanto sostanzialmente accolti dall'emendamento della Commissione 1.901; sull'emendamento 3.4 Magi c'è un invito al ritiro, anche qui in quanto sostanzialmente accolto dall'emendamento della Commissione 1.901; sull'emendamento 3.7 Magi il parere è contrario, così come è contrario sugli identici 3.8 Magi e 3.22…

PRESIDENTE. C'è solo l'emendamento 3.8 Magi.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Sull'emendamento 3.23 Sisto c'è un invito al ritiro, in quanto sostanzialmente accolto; sugli emendamenti 3.24 e 3.26 Sisto il parere è contrario…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.24 Sisto è ritirato.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Sull'emendamento 3.27 Sisto c'è un invito al ritiro…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.27 Sisto è ritirato.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Sull'emendamento 3.5 Magi il parere è contrario…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.34 D'Ettore è ritirato.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Sugli identici emendamenti 3.37 Toccafondi e 3.45 Lucaselli il parere è contrario…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.38 Sisto è ritirato.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Sugli emendamenti 3.46 Lucaselli, 3.40 e 3.35 Ceccanti, 3.44 Sisto e 3.14 Magi il parere è contrario, mentre sull'emendamento Tit. 900 della Commissione il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Relatore di minoranza Ceccanti, prego.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 3.1 Magi e 3.900 della Commissione il parere è favorevole; sull'emendamento 3.2 mi rimetto all'Aula; l'emendamento 3.3 Magi è rimasto?

PRESIDENTE. L'emendamento 3.3 Magi è rimasto, mentre l'emendamento 3.20 Sisto è ritirato.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 3.3 Magi il parere è favorevole; sugli identici emendamenti 3.21 Fiano e 3.100 Speranza il parere è favorevole; sull'emendamento 3.4 Magi mi rimetto all'Aula; sull'emendamento 3.7 Magi il parere è favorevole; sugli emendamenti 3.8 Magi e 3.23 Sisto il parere è contrario; sull'emendamento 3.24 Sisto il parere è contrario…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.24 Sisto è ritirato.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 3.26 Sisto mi rimetto all'Aula; sull'emendamento 3.27 Sisto il parere è contrario…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.27 Sisto è ritirato.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 3.5 Magi il parere è contrario…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.34 D'Ettore è ritirato.

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 3.37 Toccafondi il parere è favorevole…

PRESIDENTE. L'emendamento 3.37 Toccafondi è identico all'emendamento 3.45 Lucaselli, dunque parere favorevole?

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Sì. Anche sull'emendamento 3.46 Lucaselli il parere è favorevole; sugli emendamenti 3.40 e 3.35 Ceccanti il parere è favorevole, essendo miei sarebbe un po' paradossale; sugli emendamenti 3.44 Sisto e 3.14 Magi il parere è favorevole;

PRESIDENTE. Sull'emendamento 3.40 Ceccanti?

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Come ho già detto, sull'emendamento 3.40, essendo il mio, va bene la dialettica interiore, però esprimerei favorevole.

PRESIDENTE. Sull'emendamento 3.14 Magi?

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Quindi anche sull'emendamento Tit. 900 della Commissione il parere è favorevole?

STEFANO CECCANTI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento Tit. 900 della Commissione mi rimetto all'Aula.

PRESIDENTE. Deputato Sisto, prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 3.1 Magi il parere è favorevole; sull'emendamento 3.900 della Commissione astenuto; sugli emendamenti 3.2 e 3.3 Magi, nonché sugli identici emendamenti 3.21 Fiano e 3.100 Speranza, così come sugli emendamenti 3.4, 3.7 e 3.8 Magi, 3.23 e 3.26 Sisto e 3.5 Magi, nonché sugli identici emendamenti 3.37 Toccafondi e 3.45 Lucaselli, così come sugli emendamenti 3.46 Lucaselli, 3.40 e 3.35 Ceccanti, 3.44 Sisto e 3.14 Magi, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Sull'emendamento Tit. 900 della Commissione?

FRANCESCO PAOLO SISTO, Relatore di minoranza. Astensione.

PRESIDENTE. Il Governo?

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Il Governo si rimette all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 Magi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie Presidente, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Per chiarire il senso dei pareri su questi emendamenti. L'emendamento 3.1 Magi e l'emendamento 3.900 della Commissione rappresentano il punto di equilibrio, cioè dopo 200 mila firme è una soglia ragionevole perché i promotori hanno dimostrato di essere sufficientemente rappresentativi, per cui, se si vogliono inserire delle cose più soft, come 100 mila o cose del genere, sono sbagliate perché è giusto arrivare a 200 mila. Sarebbe sbagliato, invece, arrivare fino alla presentazione in Parlamento, perché allora questo filtro che noi mettiamo, che è di costituzionalità ma anche di ammissibilità, caricherebbe sui promotori l'onere, come oggi, di raccogliere 500 mila firme e poi si vedrebbero, magari, delusi. Quindi stiamo sull'equilibrio raggiunto soprattutto da questi primi due emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Rapidissimamente la ringrazio perché i tempi a mia disposizione sarebbero esauriti. Credo che questo emendamento, rispetto a quello, che ha un senso analogo, della Commissione, abbia una scrittura migliore, in considerazione del fatto che parliamo della Costituzione e rappresenti, anche in questa formulazione, uno stimolo a che la legge applicativa sia approvata il prima possibile. Altrimenti noi andremo ad inserire la stessa disposizione successivamente nell'articolo. Credo che questo, visto che stiamo parlando della legge applicativa, sia la formulazione più adatta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo, sia a questo emendamento sia a quello della Commissione, che in qualche modo raggiungono un equilibro corretto. Colgo l'occasione, però, per ribadire che il vaglio della Corte Costituzionale, che risponde positivamente ad alcune esigenze, non esaurisce tutte queste esigenze, e soprattutto, se non facciamo alcuni interventi di argine, rischiamo di mettere la Corte costituzionale in una posizione non solo scomoda ma a rischio di corto circuito, cioè con un sovraccarico e il rischio che la Corte Costituzionale in qualche modo diventi un sorta di parafulmine su cui si scaricano tensioni esterne, che sarebbe, anche per un corretto equilibrio, meglio evitare.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Presidente, credo anch'io che questi emendamenti rappresentino un giusto punto di equilibrio. Il motivo per cui ho presentato la riformulazione dell'emendamento 3.900 della Commissione, è perché, così com'è formulato, l'emendamento 3.1 Magi lascia dei dubbi interpretativi circa il funzionamento della legge attuativa del referendum abrogativo dell'articolo 75. Quindi, per evitare che vi siano dubbi interpretativi tra le duecentomila e le cinquecentomila che oggi sono disciplinate dalla legge attuativa, si è ritenuto di fare quest'altro tipo di formulazione, in maniera da dare il tempo anche di modificare la legge attuativa dell'articolo 75 in conformità con la nuova disciplina di questo testo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Magi, con il parere favorevole della Commissione, con il Governo che si rimette all'Aula, e il parere favorevole dei relatori di minoranza del PD e di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Ho sbagliato il parere: il parere della Commissione è invito al ritiro o contrario.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.900 della Commissione, con il Governo che si rimette all'Aula, e il parere favorevole del relatore di minoranza del PD, mentre il relatore di minoranza di Forza Italia si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Magi, con il parere contrario della Commissione, con il Governo e il relatore di minoranza del PD che si rimettono all'Assemblea, e con il parere favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.3 Magi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, se lo consente il collega Magi, aggiungerei la nostra firma, perché qui c'è un problema che non abbiamo risolto, che è il tema che la proposta d'iniziativa popolare, quando si occupa di leggi di spesa, deve contenere anche le cosiddette coperture. Il tema che ci siamo posti in discussione, anche in Commissione con il collega Speranza, è: a questo punto, come fa la Corte costituzionale, che ha storicamente altri compiti, a valutare la congruità, la correttezza delle coperture? Stabilire che ci si affidi e che vi sia un ruolo di collaborazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio credo sia una cosa di buonsenso, quindi francamente non capisco perché non sia stata accolta dalla relatrice, perché non mi pare il caso scaricare tutto, anche in questo caso, in una logica di parafulmine, sulla Corte costituzionale, compreso questo aspetto, che è delicatissimo, come abbiamo ripetuto molte volte, non voglio ritornarci. Nel momento in cui si introducono leggi di spesa, il tema della copertura è un tema che - sappiamo benissimo noi - ci ha visto decine di volte arrabbiarci con la Commissione bilancio perché non ha dato il suo parere favorevole, oppure aspettare ore e giorni la bollinatura della Ragioneria. Credo che questo sia un tema centrale. Identificare un organo, in questo caso l'Ufficio parlamentare di bilancio, in funzione di collaborazione, mi sembra doveroso. Ovviamente noi auspichiamo che poi in seconda lettura le leggi di spesa e leggi che riguardano, per esempio, i tributi non vengano più considerate ammissibili, ma stante l'attuale testo questo a noi sembra un passaggio di puro buonsenso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Presidente, intervengo per chiarire che sul punto abbiamo discusso molto. Sicuramente è opportuno che intervenga un organo che certifichi queste coperture, infatti in Costituzione c'è proprio scritto questo, cioè che si valuterà come queste coperture vengano identificate. Abbiamo pensato anche alla possibilità di introdurre direttamente una figura, magari nella legge costituzionale, come diceva il collega, però non siamo certi che l'Ufficio parlamentare di bilancio sia l'organo migliore. Qualcuno degli auditi riteneva anche che fosse magari più adatto un altro organo, come la Ragioneria, qualcuno diceva addirittura la Commissione bilancio. Quindi, le ripeto, collega, per il tramite del Presidente, approfondiamo questo tema, arriviamo ad una soluzione che sia più ragionata, che sia più ponderata, non sottovalutiamo il tema. Le leggi di spesa e le leggi tributarie devono esserci, perché su un piano teorico non possiamo escluderle, però su un piano di fatto nessuno vuole sconquassare il bilancio, nessuno vuole creare nessun tipo di problema alle casse dello Stato, quindi troveremo la soluzione migliore per arrivare alla soluzione più garantista e più tranquillizzante possibile.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Magi, con il parere contrario della Commissione, con il Governo che si rimette all'Aula, e con il parere favorevole dei relatore di minoranza del PD e di Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Avverto che gli emendamenti 3.4, 3.7 e 3.8 Magi sono stati ritirati dal presentatore.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.21 Fiano e 3.100 Speranza, con il parere contrario della Commissione, favorevole dei relatori di minoranza PD e Forza Italia, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.23 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza PD, favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.26 Sisto, con il parere contrario della Commissione, favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia, mentre il Governo e il relatore di minoranza PD si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Magi, con il parere contrario della Commissione e del relatore di minoranza PD, favorevole del relatore di minoranza di Forza Italia, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione…

Prendo atto che l'emendamento 3.5 Magi è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.37 Toccafondi e 3.45 Lucaselli, con il parere contrario della Commissione, favorevole dei relatori di minoranza PD e Forza Italia, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.46 Lucaselli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, membri del Governo, deputati, questo emendamento si rifà ancora ad una questione di quorum e di numeri per significare, crediamo, una volta di più il fatto che questo impianto di riforma costituzionale anche da questo punto di vista presenta delle criticità che non sono mai state chiarite.

A cominciare da quella del quorum, a cominciare da quella della modalità attraverso la quale il quorum potrebbe essere raggiunto; e vi ricordo che sono state escluse delle indicazioni precise sulle modalità di raccolta delle firme. Quindi, ci troviamo nuovamente ad affrontare una tematica come questa, senza che la maggioranza riesca a dare un'indicazione che certifichi che i prossimi referendum propositivi avranno effettivamente il carattere dell'universalità.

Ripetiamo: il problema nasce tutto dal fatto che questo provvedimento nasce condito da una, l'ho chiamata prima una visione revanscistica, quasi che il popolo dovesse rivalersi e riappropriarsi di qualcosa che gli è stato tolto. Ora, i principi stessi della democrazia rappresentativa dicono tutt'altro; e se noi siamo perfettamente d'accordo nell'ampliare il novero di applicazione di un coinvolgimento popolare nella presa di decisioni importanti a livello normativo, non possiamo però acconsentire al fatto che lo si voglia fare in disprezzo dei principi della democrazia rappresentativa. Se pensiamo a quello che è stato l'iter che poi ha portato alla stesura della Costituzione, della Carta costituzionale, non possiamo certo accusare nessuno di quelli che hanno redatto la Carta costituzionale di essere contro il popolo: il momento stesso nel quale questa Carta veniva redatta, era informato a principi che volevano restituire invece all'espressione popolare il massimo valore, e nell'articolo 1 c'è scritto tutto, forse è onnicomprensivo.

Ribadendo allora che il principio è giusto, quello di cercare sempre di più di coinvolgere, di far partecipare i cittadini alle scelte fondamentali che si compiono in campo normativo, lo dobbiamo fare con un principio di assoluta chiarezza. Io non credo che neppure il collega Magi possa essere accusato di essere contrario a questo principio; ma i tanti emendamenti che sono stati presentati dallo stesso collega, come dal gruppo di Fratelli d'Italia, che non si è posto mai in termini ostruzionistici o contrari in via di principio a questa riforma, stanno lì a dimostrare quello che avevo già sintetizzato nel mio precedente intervento, e cioè che sono sbagliati il metodo e il merito. Non è una critica sprezzante, non me lo permetterei mai, quindi rispetto tutte le opinioni che sento; però questi rilievi sono stati mossi e sono stati mossi con una certa serietà, richiamandosi a principi che fanno sempre considerare che le riforme che vengono proposte in un Parlamento non valgono per 5, 6, 7 mesi di solito, ma se si tratta di riforme costituzionali valgono per decenni, ed informeranno l'attività politica del nostro Paese per decenni. A maggior ragione per cui, io chiedo a tutti di considerare il fatto di riprendere in considerazione questi emendamenti e di cambiare atteggiamento nei confronti delle proposte dell'opposizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.46 Lucaselli, con il parere contrario della Commissione, favorevole dei relatori di minoranza PD e Forza Italia, mentre il Governo si rimette all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.40 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole dei relatori di minoranza PD e Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.35 Ceccanti, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole dei relatori di minoranza PD e Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.44 Sisto, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole dei relatori di minoranza PD e Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.14 Magi.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, membri del Governo, deputati, questo emendamento, vorrei richiamare l'attenzione, prevede che “con proprio regolamento, la Corte costituzionale organizza e disciplina le funzioni istruttorie che si rendano necessarie ai fini del giudizio di ammissibilità previsto nei commi precedenti”. Anche questo, secondo noi, sarebbe un emendamento da accettare, perché è un emendamento che riguarda, sostanzialmente, le funzioni procedurali, e credo che fornisca ulteriormente delle garanzie sul processo di controllo delle votazioni, ma anche delle raccolte delle firme, soprattutto. Vorrei ricordare che questo provvedimento è arrivato in Aula con difetti piuttosto marcati, riconosciuti, peraltro, anche dagli stessi relatori di maggioranza.

Abbiamo eliminato le difficoltà insite con i tre voti scheda, quelle votazioni un po' curiose, e anche il fatto che non ci fosse un controllo di ammissibilità da parte della Corte costituzionale. Ecco, questo emendamento fa soltanto un altro passo in avanti, ma credo che fornisca indubbiamente delle indicazioni serie e condivisibili. Per questo motivo, Fratelli d'Italia, sempre in uno spirito costruttivo, annuncia il proprio voto a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Solo per rispondere, per il suo tramite, al collega che ci sembra veramente bizzarro, mettiamola così, che siamo noi a dover dare indicazioni alla Corte su come organizzarsi per esercitare il proprio potere. Mi sembra veramente, con tutto il rispetto per il collega, che siamo fuori da qualsiasi ambito di costituzionalità, ma anche proprio di ragionevolezza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Sì, Presidente. Bizzarria per bizzarria, capire non è obbligatorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.14 Magi, con il parere contrario della Commissione, il Governo si rimette all'Aula e con il parere favorevole dei relatori di minoranza PD e Forza Italia.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie. L'articolo 3 è l'articolo che sicuramente è stato inserito quasi totalmente rispetto al testo base, e quindi prevede l'intervento della Corte. Noi ci asterremo perché crediamo che nelle prossime letture ci possa e ci debba essere la possibilità di scriverlo meglio e di renderlo anche più coerente nella scrittura con il resto del testo, che si possa trovare qualche elemento di chiarimento, che, peraltro, alcuni degli emendamenti precedenti avevano già sollevato, cioè il tema della certificazione delle firme.

Nel momento in cui si dice che la Corte giudica non prima di 200 mila, a maggior ragione, se noi introdurremo, come credo e spero, nella legge applicativa, un numero massimo di proposte di legge sottoscrivibili dal singolo cittadino, il tema della certificazione non è un tema banale. Quindi, con questo spirito, noi ci asteniamo veramente nella speranza che si possa non solo scriverlo meglio, ma anche migliorarlo nei contenuti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

(Esame di un emendamento al titolo – A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico emendamento presentato al titolo (Vedi l'allegato A).

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tit. 900 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e su cui il Governo e i relatori di minoranza di PD e Forza Italia si rimettono all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentate del Governo ad esprimere il parere.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Sull'ordine del giorno n. 9/1173-A/1 Ceccanti, Magi, Fornaro, parere favorevole a condizione che sia riformulato nei seguenti termini: “La Camera, premesso che, prendendo atto che l'esame del provvedimento in oggetto ha rivelato profonde differenze di principio sulle modalità per realizzare questo nuovo strumento di democrazia diretta, che tali differenze si estendono anche alla legge di attuazione prevista nel testo per la quale è richiesto il consenso della maggioranza assoluta dei componenti, quorum comunque disponibile alla sola maggioranza pro tempore, su cui sono stati inseriti rilevanti limiti di principio, tra cui quello sul numero massimo di proposte sottoponibili a referendum propositivo; auspicando una riflessione nel proseguo dell'iter del provvedimento impegna il Governo, per quanto di sua competenza, nell'esame delle norme della legge di attuazione, a non opporsi alle proposte che tendano a interpretare in modo rigoroso i limiti posti alla legge di attuazione, in particolar modo tale da condurre a un numero contenuto di consultazioni nell'arco di un medesimo anno solare”.

Ordine del giorno n. 9/1173-A/2 Marco Di Maio, parere favorevole a condizione che siano espunte le premesse e l'impegno sia riformulato nei seguenti termini: “in fase di attuazione, qualora il testo in esame venisse approvato in via definitiva così come approvato nella prima lettura della Camera, a dare la massima informazione ai cittadini sulle materie oggetto di referendum e sulle conseguenze per il nostro ordinamento in caso di approvazione anche con particolare riferimento alla copertura finanziaria”.

Ordine del giorno n. 9/1173-A/3 Pollastrini, parere favorevole a condizione che siano espunte le premesse e l'impegno sia riformulato nei seguenti termini: “in fase di attuazione, qualora il testo in esame venisse approvato in via definitiva così come approvato nella prima lettura della Camera, a dare la massima informazione ai cittadini sulle materie oggetto di referendum e sulle conseguenze per il nostro ordinamento in caso di approvazione, anche con riferimento ai diritti fondamentali delle persone”.

Ordine del giorno n. 9/1173-A/4 Fiano, parere favorevole a condizione che siano espunte le premesse e l'impegno sia riformulato nei seguenti termini: “in fase di attuazione, qualora il testo in esame venisse approvato in via definitiva così come approvato nella prima lettura della Camera, a dare la massima informazione ai cittadini sulle materie oggetto di referendum e sulle conseguenze per il nostro ordinamento in caso di approvazione, con particolare riferimento al sistema della giustizia”.

PRESIDENTE. Deputato Ceccanti, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1173-A/1?

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, accetto la riformulazione, però chiedo di votarlo perché - mi spiego e ne abbiamo discusso ieri - siccome gli ordini del giorno possono solo impegnare il Governo ma, in realtà, è una forma di impegno reciproco tra le forze politiche sulla legge di attuazione ed è un impegno a rendere più espliciti, attraverso la legge di attuazione, i vincoli che non si sono potuti inserire qui perché la maggioranza ci ha obiettato, secondo noi a torto, di prendere atto di non essere contraria in termini di principio ma solo perché si entrava nei dettagli; allora io penso che una votazione, che dia il senso dell'impegno delle forze parlamentari in questa prospettiva, sia molto utile. Quindi, accetto la riformulazione e chiedo, però, che l'ordine del giorno sia posto in votazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Concordo anch'io sull'accettazione della riformulazione come richiesta dal Governo e devo dire che, grazie alla creatività del collega Ceccanti, siamo riusciti a riportare l'ordine del giorno a una funzione utile, sapendo che c'è il limite, per la scelta del Governo giustamente, di lasciare libera l'Aula sulle questioni costituzionali e, ovviamente, c'era il tema di come impegnare il Governo (il Governo è impegnato in negativo).

È ovvio però - e mi rivolgo a tutti i colleghi - che più che il Governo qui è un impegno che si prendono, in particolare, i colleghi della maggioranza perché avviene attraverso il voto dell'Aula. Quindi l'impegno, io credo, che si prendono oggi i colleghi di maggioranza è di lavorare insieme nell'iter e nell'approvazione della legge di attuazione, avendo chiaro che noi abbiamo e dobbiamo avere tutti, nell'interesse del Parlamento e anche di questo strumento, l'obiettivo comune di avere un numero ragionevole di proposte di iniziativa popolare e un numero ragionevole eventualmente di referendum e, quindi, avendo chiaro qual è il rischio dell'intasamento e qual è il rischio di far saltare il sistema se questo numero non è ragionevole.

Quindi, in questo quadro io credo che noi non possiamo che accogliere positivamente se i colleghi di maggioranza voteranno questo ordine del giorno. Tuttavia, mi sia consentito dirlo, siamo su una legge costituzionale e, dunque, questo ordine del giorno credo che valga un po' di più rispetto ad altri che solitamente vengono presentati, peraltro - lo dico con una battuta - ricordando che un ordine del giorno non si nega quasi mai a nessuno, ma non è con questo spirito che l'abbiamo presentato. Credo, quindi, spero, auspico un segnale e un intervento anche da parte dei capigruppo della maggioranza in questo senso, che riconfermino questa volontà da parte loro di avere un comune obiettivo che sta dentro ai limiti definiti da questo ordine del giorno. Da questo punto di vista, quindi, ringrazio il Governo, però, proprio per questo motivo, sono anch'io a richiedere che questo ordine del giorno sia votato, proprio per rafforzare il senso e il significato della sua portata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, membri del Governo, deputati, il gruppo di Fratelli d'Italia esprimerà eventualmente un voto favorevole su questo ordine del giorno perché mi pare che anche il collega Fornaro abbia usato il termine più appropriato quando ha parlato di segnale, cioè, io penso che sia molto importante impegnare il Governo nell'esame delle norme di attuazione e a non opporsi a nessuna proposta che tenda a interpretare in modo restrittivo i limiti posti alla legge di attuazione, in modo da condurre a un numero molto limitato di consultazioni nell'arco di un medesimo anno solare.

Quello che si chiede, sostanzialmente, è l'impegno al Governo ad essere quanto meno collaborativo nella fase di stesura della legge di attuazione, collaborazione che sarebbe utile chiedere anche per quanto riguarda le famose modalità di raccolta delle firme, che rimangono un po' aleggianti. Niente di contrario in via di principio, ma ciò potrebbe intervenire a fare chiarezza anche su questo aspetto.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIANA DADONE, Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Trovo corretto che vengano posti in votazione questi ordini del giorno se verranno accettate le riformulazioni. Da parte nostra ci sarà un parere indubbiamente favorevole. Io ci tengo a specificare, anche in questa fase, che gli emendamenti su questi argomenti sono stati bocciati da parte della maggioranza perché si riteneva opportuno non inserire norme di dettaglio in Costituzione, ma se si chiede un impegno all'Aula, quindi ad ognuno di noi, in legge attuativa nell'affrontare queste tematiche, dal mio punto di vista non ci sono assolutamente problemi. Pertanto esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1173-A/1 Ceccanti, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1173-A/2 Marco Di Maio, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1173-A/3 Pollastrini. Accetta la riformulazione? Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, ma chiedo che l'ordine del giorno venga posto in votazione perché è un piccolo segno - ripeto: un piccolo segno - su un tema che a noi sta molto a cuore, cioè quello di dare la massima informazione, qualora ci fosse un referendum propositivo, sulle conseguenze che attengono alla grande questione dei diritti umani fondamentali delle persone. Ripeto: è un piccolo segno, tuttavia chiedo che l'Aula si esprima favorevolmente almeno su questo piccolo segno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1173-A/3 Pollastrini, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1173-A/4 Fiano, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO). Grazie, Presidente. Finalmente siamo arrivati al compimento di questo lungo percorso ampiamente dibattuto, giustamente, perché si stava parlando di una riforma costituzionale. Tuttavia, credo che oggi dobbiamo essere orgogliosi di votare favorevolmente a un provvedimento che non è soltanto unico nel panorama internazionale. L'Italia, d'altronde, non è unica solo per questa ragione. Siamo unici in tanti aspetti - nella moda, nella qualità del nostro cibo - e credo che con questo provvedimento diventeremo anche unici nel dare uno strumento di democrazia diretta utile, unico ed efficace ai cittadini italiani…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi… il vostro collega sta intervenendo… per favore anche nello scendere in silenzio. Prego, Cecconi.

ANDREA CECCONI (MISTO). Grazie, Presidente. Vorrei anche un attimo ripercorrere quello che è stato il percorso che ci ha portato fino ad oggi, perché credo che il lavoro sia stato costruttivo, utile e che alla fine si sia arrivati a un documento e ad una proposta di legge di riforma costituzionale francamente equilibrata.

Guardate, colleghi, che, dentro questa riforma costituzionale, c'è un po' di tutti noi. Sono state approvate un po' di mie richieste, anche alcune richieste di Forza Italia, che per tutte queste settimane è stata sempre fermamente contraria, del Partito Democratico, di Fratelli d'Italia e ovviamente, ci sarà all'interno della legge anche una parte del MoVimento 5 Stelle e della Lega.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 15,20)

ANDREA CECCONI (MISTO). Quello che francamente mi è dispiaciuto in queste settimane di dibattito è vedere, in alcuni casi, un comportamento che ritengo irragionevole da alcuni partiti, perché non si può pretendere che la norma costituzionale sia costruita attorno alla propria idea: è una norma che va costruita assieme, tra tutti noi ed è così che avvenuto questo percorso. A ciò va aggiunto il fatto che la norma è stata puntuale, cioè si è andato a modificare soltanto un articolo della Costituzione. Eravamo abituati a ben altre pratiche nella precedente legislatura, nella quale si è cercato di stravolgere metà dalla Costituzione. Oggi si modifica un solo articolo. Si mettono così anche i cittadini di fronte alla possibilità di valutare un singolo articolo della Costituzione per quello che è. E in questo va ovviamente ringraziata la maggioranza, per il lavoro fatto. Dopodiché, per entrare nel merito, in queste settimane non sono mai intervenuto in Aula o non sono intervenuto spesso in Commissione, ho ascoltato, spesso, e mi è anche dispiaciuto francamente ascoltare colleghi che, con il cuore in mano, descrivevano la riforma costituzionale come un dramma, una catastrofe per il nostro Paese. Guardate, mi dispiace per il semplice fatto che non credo che sia stato nella volontà della maggioranza, ma neanche nella mia volontà personale fare una norma costituzionale per abbattere il Parlamento, ma semmai per coadiuvarlo, aiutarlo e per permettere ai cittadini di dare uno strumento aggiuntivo e utile per esprimere la loro opinione. Infatti, non va dimenticato mai che il potere appartiene al popolo. Noi sediamo qui dentro perché è vero che il popolo ci ha votato, è vero che ci ha delegato, è vero che noi lo rappresentiamo, ma non possiamo assolutamente aver timore che il popolo, a un certo punto, si organizzi e possa decidere di darsi una nuova legge su un argomento che sia etico, civile, che riguardi anche la finanza pubblica, anche il codice penale e non esiste Parlamento che non possa affrontare questo argomento, non esiste un Parlamento delegato dai cittadini che non possa prendere una richiesta dei cittadini, accettarla, riformularla e ridare al Paese una nuova proposta o chiedere al Paese di valutare la proposta dei cittadini. Non credo che bisogna aver timore di questo. Ritengo semplicemente che non bisogna avere timore del voto dei cittadini e pare, e mi è parso, in questa lunga discussione, che sia emerso questo, ossia dare ai cittadini un potere che loro costituzionalmente hanno, il potere di poter decidere il loro futuro anche attraverso le leggi. Dopodiché, non credo che la proposta di legge in esame sia catastrofista, non credo neanche che sia la migliore del mondo e che tutte le questioni siano risolte. Credo semplicemente che noi stiamo cercando di dare uno strumento più utile possibile nella speranza che tale strumento venga utilizzato nella maniera più utile e giusta possibile dei cittadini. Ci saranno lobby che se ne approprieranno? Certamente ci saranno lobby che ci proveranno. Ci saranno partiti che si organizzeranno e ci sarà il partito del referendum? A memoria di tutti è esistito nella nostra Repubblica un partito che ha fatto del referendum la sua bandiera e nessuno se n'è mai scandalizzato. Potranno cadere Governi con alcune proposte di legge popolari? A memoria sono caduti Governi per evitare di fare referendum in questo Paese, che poi comunque si sono verificati e hanno dato al nostro Paese diritti che ancora oggi esistono e sono utili e necessari per il nostro Paese.

Quindi, non è tanto il pericolo: noi ci dobbiamo forse più premurare che questo strumento venga utilizzato nella maniera corretta. Dispiacerebbe dare uno strumento che venisse abusato, di cui si appropriassero persone che ne fanno un cattivo uso, mandandolo nel dimenticatoio, come purtroppo è avvenuto per il referendum abrogativo quando c'è stata una spinta troppo forte da alcuni all'utilizzo; quando i referendum non erano generali e interessanti per una moltitudine di cittadini tale da renderlo non più interessante. Noi cerchiamo di riaccendere questa fiammella, accompagniamo i cittadini in questo percorso di democrazia diretta e questo l'ho detto anche più volte: io non credo che la democrazia diretta si possa infondere dall'alto verso il basso. Non è che perché noi, oggi, facciamo questa legge allora tutti i cittadini diventeranno immediatamente consapevoli e ameranno e utilizzeranno la democrazia diretta con un criterio perfetto. È compito della politica dei partiti e anche di questo Parlamento mettere un percorso, stendere una strada affinché, piano piano, negli anni, la democrazia diretta e i cittadini si avvicinino alla politica, si riavvicinino al Parlamento e leghino insieme al Parlamento per produrre qualcosa di buono per questo Paese.

Ecco, io ero, in alcuni aspetti, un po' perplesso, l'ho sempre detto; per esempio, sulla possibilità di inserire norme di spesa all'interno delle possibilità referendarie, ma non ho mai valutato che l'inserimento fosse una catastrofe; semplicemente, il mio pensiero risiedeva nel fatto che lo strumento referendario rimane, comunque, potente e importante, anche se noi evitiamo di dargli la possibilità di utilizzarlo per leggi tributarie o per leggi fiscali.

Però, è il discorso che ho fatto prima, all'inizio del mio discorso, cioè non era possibile pretendere che tutte le istanze delle opposizioni venissero accettate schiacciando completamente quelle che erano anche le istanze della maggioranza. Se si fa con tutti, anche le riforme costituzionali come questa vanno fatte con tutti, e le richieste accettate da parte della maggioranza sono state quasi la totalità: si è cambiato il sistema di voto, si è inserito il quorum, si sono messi criteri di esclusione delle leggi, si è messo il criterio per cui la Corte costituzionale fa un vaglio preventivo di costituzionalità sulle norme depositate, si è equiparato il sistema delle leggi propositive con il referendum abrogativo, cioè si è inserito all'interno tutto quello che è stato richiesto, tranne forse qualche rara eccezione, che erano le richieste esplicite della maggioranza.

E, quindi, io credo che tutta questa discussione e anche l'atteggiamento precostituito di alcuni partiti, che fin dall'inizio hanno detto che erano fermamente contrari e non avrebbero approvato questa legge, perché loro vedono solo nel Parlamento, solo nella democrazia rappresentativa il giusto modo di fare leggi in questo Paese, ma soprattutto in quei partiti che si son visti accettare modifiche importanti, che si sono visti accettare e inserire all'interno del provvedimento loro istanze personali, che, guardate, non era un atto dovuto, si è fatto in un clima di condivisione generale che ha permesso, a mio modesto parere, di fare non la migliore legge nel mondo, ma la miglior legge possibile raccogliendo tutte le istanze del Parlamento.

E, quindi, concludo il discorso, Presidente, dicendo che io sono orgoglioso di questo momento, sono orgoglioso di poter dare a questo Paese una normativa e la possibilità ai cittadini di avvicinarsi alla politica, di avvicinarsi al Parlamento, proponendo leggi, e vedersele poi anche approvate attraverso, eventualmente, un percorso referendario, perché credo che questo era il momento opportuno di inserire nel nostro ordinamento una norma che permettesse al popolo di riprendere un po' del suo potere.

Abbiamo visto che questa è la richiesta dei cittadini; c'è stata anche durante le elezioni di questa Camera; abbiamo visto che i cittadini, anche nei Paesi a noi vicini, richiedono di avere più potere, di poter intervenire più decisamente sulle decisioni politiche del proprio Paese; non a caso, questo Governo si chiama Governo del popolo e quindi votiamo “sì” convintamente a questa riforma e ringraziamo il lavoro fatto dagli uffici, dalla maggioranza e dalla relatrice per aver portato a compimento questa legge, che ci auguriamo venga approvata definitamente da questo Parlamento nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, ci troviamo indubitabilmente di fronte a una crisi della rappresentanza e a una sfiducia dei cittadini sulla possibilità effettiva di partecipare alla vita politica attraverso gli istituti che sarebbero preposti a questo.

Il motivo per cui noi ci troviamo qui, fondamentalmente, è che il dettato costituzionale, così come lo conosciamo, quello attualmente vigente, non è mai stato rispettato per quanto riguarda le previsioni inerenti l'iniziativa legislativa popolare, quella che resta con le 50 mila firme. Nel fatto di non aver voluto affrontare il problema, partendo da questo nodo, dal risolvere questo nodo, a mio avviso, già c'è un errore di questa maggioranza e c'è un errore anche di questa Presidenza della Camera. Io invito, ancora una volta, rapidamente, a modificare i Regolamenti, in modo da dare effettività ed efficacia all'iniziativa popolare, che - lo ripeto - sopravvive.

Ci siamo trovati di fronte, in questo momento di discussione e di intervento costituzionale e costituente, ad un rischio e ad un'opportunità. Inizialmente il baricentro del provvedimento era fortemente spostato sul rischio; direi, più che un rischio, era una certezza di squassare il nostro sistema parlamentare. Con alcune modifiche abbiamo provato a spostare il baricentro, che però resta ancora, a mio avviso, pericolosamente sul rischio più che sull'opportunità. Questo perché nel vostro approccio c'è stata una rigidità; non avete considerato che noi non siamo gli Stati Uniti, tanto meno la California; non siamo la Svizzera, ma siamo un sistema parlamentare e alcuni difetti di questa norma, come il fatto di potere utilizzare lo strumento sulle leggi di spesa, a mio avviso, costituiscono un rischio eccessivo e un difetto sproporzionato rispetto al nostro sistema. Il mio voto, il nostro voto, il voto della nostra componente, +Europa, sarà contrario. Spero che ci sarà al Senato la capacità e la possibilità di riaprire un'interlocuzione politica sui punti di limiti di materia…

PRESIDENTE. Deve concludere.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). ….e sui contenuti della legge applicativa, che non sono contenuti di secondo ordine, ma sono contenuti che incidono esattamente sull'impatto che questo strumento avrà sul sistema parlamentare e sulle nostre istituzioni rappresentative (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. La democrazia è in crisi? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre in questo Parlamento. Direi proprio di sì. Non lo dico io, lo dicono tutti i sondaggi in Europa e nei Paesi occidentali. La democrazia è in crisi, sfiduciata dalle élite da un lato e, dall'altro, messa sotto processo dai propri cittadini. Democrazia in crisi per tanti motivi: perché non è riuscita a fronteggiare la più grande crisi economica dall'inizio del Novecento; democrazia in crisi perché non ha previsto gli effetti della globalizzazione; democrazia in crisi perché non è riuscita a risanare le diseguaglianze; democrazia in crisi perché non ha garantito e non è riuscita a mantenere la promessa della meritocrazia. Ma allora la risposta a questa crisi della democrazia è la morte della democrazia? È l'uomo nuovo, profetizzato da Casaleggio in “Gaia”? L'uomo che non ha più ideologia, religione, cultura, appartenenza, identità, ma è soltanto rete, è interconnesso, e come tale è un nuovo frutto di un nuovo mondo, che a me personalmente terrorizza, perché un uomo senza cultura, ideologia, religione, spirito, che cos'è, se non un robot, una macchina, che può essere manipolato da una società gestita da pochi, da una piccola oligarchia? Questi sono i temi che stiamo dibattendo oggi.

Democrazia rappresentativa, cioè quella che, dopo l'esperimento di Atene, si è affermata in tutti i Paesi liberali, con i suoi difetti, con i suoi limiti, con i suoi uomini di scarsa lungimiranza, con una crisi di leadership, di statisti, non meritocratica, o la democrazia diretta, che nei pochi casi in cui si è realizzata nella storia è durata poco perché ha portato solo tirannia, la tirannia del popolo, dove il popolo poi, alla fine, è stato tirannizzato a sua volta? Questa è la storia e, purtroppo, non conoscere la storia ci rende ciechi di fronte al nostro futuro.

Oggi stiamo parlando di questo e ne stiamo parlando in un contesto ancora più grave perché non sappiamo qual è il modello costituzionale che ci vuole porre questo Governo del cambiamento. Abbiamo il dimezzamento dei parlamentari da un lato, abbiamo il referendum propositivo dall'altro, il vincolo di mandato messo nel contratto di Governo, abbiamo la sfiducia nei confronti degli enti terzi - check and balances, Banca d'Italia, magistratura - perché non eletti dal popolo. Abbiamo la totale sfiducia nella scienza, nelle élite meritocratiche, in chi ha studiato, in chi è capace di disegnare e di dirci come stanno le cose in termini di complessità e non di semplicità.

Questa è la sfida a cui questo Parlamento è tenuto a dare una risposta e non dipende dalle giacche politiche che indossiamo: stiamo attenti! Per troppi anni abbiamo tutti gridato “al lupo! al lupo!” ogni volta che c'era una legge che non ci piaceva e dicevamo che la libertà era in pericolo, che la democrazia era in pericolo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Oggi lo è veramente e non è accettabile che ci siano silenzi in quest'Aula su questo, o che si baratti questa norma con qualcun'altra (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renate Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Presidente, l'introduzione del referendum propositivo pone in discussione il confine tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa e, nel caso concreto, lo fa in modo conflittuale, oltre e non entro i vincoli costituzionali entro i quali può essere esercitata la sovranità popolare. Esprimeremo dunque voto contrario. Anziché disciplinare in modo rafforzato il ricorso al referendum propositivo ed evitare possibili abusi, si introducono disposizioni meno vincolanti di quelle previste per il referendum abrogativo. Non vi è alcun riferimento esplicito ai vincoli per materia, in particolare a quelli derivanti dall'ordinamento comunitario e agli obblighi internazionali, né al divieto di riferirsi a leggi tributarie e di bilancio. Il ricorso a istituti di democrazia diretta non può contrapporsi alle prerogative del Parlamento in ordine al potere legislativo: la democrazia rappresentativa è a tutela dei diritti di tutti. Le nostre proposte emendative erano e sono orientate ad evitare un uso indiscriminato del referendum propositivo, a reintrodurre i vincoli europei e internazionali e la tutela delle minoranze linguistiche tra i limiti di ammissibilità del referendum, così come il rispetto delle competenze legislative delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano.

Auspico - e concludo, Presidente - che l'ulteriore iter di questa proposta di legge costituzionale permetta delle modifiche migliorative (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Presidente, ho provato a immaginare il clima che si respirava in quest'Aula parlamentare quando i costituenti elaborarono il nostro dettato costituzionale e credo che aleggiasse una situazione che oggi non c'è: la consapevolezza, la consapevolezza di cosa si stesse facendo e dell'importanza di quanto si stava dibattendo. In questi giorni di dibattito questo senso di consapevolezza io non l'ho respirato ed è anche per questo che il nostro gruppo, il gruppo di Noi con Italia-USEI, esprimerà un voto decisamente contrario al provvedimento di modifica costituzionale sul quale oggi l'Aula è chiamata ad esprimersi. Sarà un voto negativo, un voto negativo convinto, motivato dagli interventi dei colleghi Lupi e Colucci, un voto preoccupato per il futuro del nostro sistema democratico.

Credo che oggi si compia, signor Ministro, un lucido disegno politico di delegittimazione delle istituzioni parlamentari e del ruolo dei partiti politici da un alto e, dall'altro, si apra un sentiero pericolosissimo - noi crediamo - di stampo peronista, con un'estremizzazione manichea del concetto di popolo: il popolo è bene, tutto il resto è il male. Poi, bisognerebbe capire chi è il popolo e chi decide chi è popolo.

La storia è disseminata di momenti in cui nel nome del popolo e con le grida della piazza si sono determinate situazioni irreversibili, le cui conseguenze hanno poi avuto ricadute drammatiche per intere generazioni e per milioni di persone. Abbiamo già citato tante cose del passato; basterebbe ricordare Gesù e Barabba, quando Ponzio Pilato decise di rimandare al popolo la decisione su chi doveva essere crocefisso. Ma non solo, perché queste culture hanno anche influenzato derive ideologiche autoritarie e criminali, delle quali il secolo scorso è stato testimone, purtroppo, troppe volte. Non è un caso, signor Ministro, che tutti gli esempi di totalitarismo dello scorso secolo, siano essi stati di destra o di sinistra, abbiano avuto nel proprio brand la dimensione comune di democrazia popolare. Se andiamo a vedere in Corea, in Cina, le democrazie sono popolari: il partito del popolo. Oggi ho sentito alcuni interventi proprio dire questo: noi rappresentiamo il popolo.

Oggi voi vi fate scudo di una situazione di crisi economica che attraversa, come diceva la collega Lorenzin poc'anzi, una società difficile in tutta Europa, in cui la democrazia è in crisi, per fare una cosa: anziché assumere la responsabilità delle decisioni, date la spallata ad un sistema che sostanzialmente disprezzate. Perché è questa la verità: voi disprezzate la democrazia parlamentare, e questo è un tema di cui porteremo le conseguenze a lungo. Il modello di democrazia cui ci portate evoca il ricordo di Perón o di Chávez, per non andare indietro e dire nomi ancora più lugubri e più tristi. Abbiamo la convinzione che il nostro Paese, però - e questa è la nostra speranza - sia sufficientemente maturo e consapevole e saprà produrre gli anticorpi rispetto a questo rischio. Noi abbiamo l'obbligo morale di opporci al vostro disegno. Il nostro Paese è uscito devastato e diviso politicamente e socialmente dalla seconda guerra mondiale, ha ricostruito la propria struttura economica e sociale attraverso uno sforzo unitario che ha visto l'impegno di una classe dirigente che ha saputo mediare interessi, mediare prospettive, mediare culture, mediare autonomie e lingue, mediare minoranze, mediare scelte industriali e infrastrutturali, integrazione tra sistema pubblico e privato e molto altro. Lo ha fatto in virtù di un sistema democratico che ha saputo garantire, pur tra inevitabili errori, equilibrio dei poteri, in sintesi: mediazione politica.

Tutto questo, signor Ministro, cari colleghi, si chiama democrazia rappresentativa, una democrazia rappresentativa nella quale il popolo italiano ha dimostrato di credere attraverso una partecipazione al voto, che è sempre stata molto alta, riconoscendo al Parlamento nazionale il proprio luogo di rappresentanza. Non dimentichiamo che mediamente vota l'80 per cento dei nostri cittadini alle politiche. Sono numeri che gli altri Paesi ci invidiano, e voi oggi vanificate questa grande partecipazione a un sistema democratico rappresentativo con scelte che tendono a dividere tra la casta e il popolo. Andate a legittimare iniziative legislative che possono essere generate da 500 mila firme e convalidate in legge da un quarto degli elettori, a fronte di un Parlamento che invece può essere eletto da almeno il 70 per cento dei cittadini elettori. Fate questo in nome del popolo e vi sentite voi stessi il popolo. Non vi nego che questa manichea divisione tra popolo e casta, che sta poi alla base, in maniera mistificante, del vostro impegno politico, desta in noi preoccupazione, se non addirittura timore. Del resto, siete quelli che stanno nello stesso tempo al Governo e in piazza a Parigi con i “gilet gialli”, fregandovene di tutto e di tutti. Tutto ciò mentre il Paese sta riprecipitando in una crisi profonda. I tavoli di crisi industriale aperti presso il Ministero del lavoro non si contano più, e il Ministro che non ha mai lavorato continua a non lavorare. Infatti, al Ministero si contano sulle dita i dirigenti - che lui sta ruotando - che hanno avuto il privilegio di incontrarlo e di confrontarsi con lui. Questo, però, in assoluta coerenza con la politica che praticate, una politica fatta di tweet, di Facebook, di WhatsApp, una politica virtuale costruita su uno pseudo-ministero della propaganda e degli annunci.

Il Premier Conte ci dice che sarà un 2019 bellissimo, beato lui! Io spero di sbagliare e che abbia ragione lui, ma penso che per gli italiani sarà tutt'altro che un anno bellissimo. E sono sinceramente dispiaciuto che in un contesto politico così delicato ci sia stato un atteggiamento preclusivo nei confronti dell'opposizione, una chiusura critica e a riccio della maggioranza su se stessa: “pulsante rosso” sulla stragrande maggioranza delle proposte delle opposizioni. Ma badate bene, questo rappresenta una debolezza, non certo un punto di forza. Ma così va il mondo, in questa stagione politica: il capo decide, i soldati obbediscono.

Nel concludere, nel confermare il voto contrario del mio gruppo a questa che considero una violenza costituzionale, vorrei provare a rivolgere, soprattutto ai parlamentari più giovani, una riflessione: il potere è uno strumento da maneggiare con cura, e il suo uso spesso può dare dipendenza.

Al Ministro Fraccaro, che appare, dalle prese di posizione mediatiche, il maggiore esegeta del concetto di democrazia del popolo, al quale comunque riconosco buona fede, perché mi appare convinto - purtroppo - di quello che fa, vorrei rivolgere un invito alla cautela, un suggerimento alla riflessione, non pregiudiziale. Non si offenderà, signor Ministro, se mi permetto di farle pervenire in omaggio una copia di uno dei capolavori della letteratura del Novecento, La fattoria degli animali, di George Orwell, un libro che dava fastidio agli ipocriti equilibri politici internazionali della seconda metà del secolo, un libro ironico che lei leggerà quando avrà tempo, perché so che ha molto lavoro, che forse ha già letto, un libro che rimarrà una pietra miliare nella condanna dei totalitarismi di tutto questo nostro pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, collega relatrice, se fossimo in un procedimento per l'approvazione di una legge ordinaria il nostro voto sarebbe conseguente al voto contrario che abbiamo espresso all'articolo 1 di questa legge di riforma costituzionale, il cuore.

Ma non siamo - lo ricordo a me stesso e a tutti voi - in un procedimento ordinario, bensì all'interno dell'articolo 138, della procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione, e siamo, per la precisione, alla prima lettura di uno dei due rami del Parlamento. Ricordo a me e a tutti cosa dice l'articolo 138: “Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione”. Perché i Costituenti individuarono questa procedura rafforzata? Che significato aveva ed ha, a nostro giudizio, questa procedura, che prevede un intervallo per la riflessione? Ha l'idea che la Costituzione non sia nella disponibilità della maggioranza pro tempore, che non sia sufficiente avere la maggioranza assoluta in entrambi i rami del Parlamento, ma che l'indicazione che ci hanno dato e ci danno i nostri Costituenti è quella di lavorare a costruire le condizioni per arrivare a scelte maggiormente condivise.

E noi - lo rivendico - lo abbiamo fatto in questi mesi di lavoro, prima in Commissione e poi in Aula, in questa prospettiva. Rivendichiamo, quindi, una coerenza con lo spirito e la volontà dei Costituenti, nel momento in cui non ci siamo posti pregiudizialmente contro la proposta che arrivava a firma dei due presidenti di gruppo della maggioranza: proprio perché la Costituzione ed il procedimento dell'articolo 138 sono un invito ad andare oltre gli steccati del momento, oltre ad un confronto, in qualche modo irrigidito, tra maggioranza e opposizione. Lo dico che vale per noi che stiamo all'opposizione, ma deve valere in misura ancora maggiore per chi ha, in questo momento, il potere della forza dei numeri dalla propria.

E, quindi, noi diciamo con chiarezza, con altrettanta nettezza che se in seconda lettura non ci sarà alcuna modifica, se non ci sarà alcun ascolto, alcuna capacità di interloquire con questioni che noi ed altri abbiamo posto in questa sede, in prima lettura, in modo costruttivo, ponendo dei problemi reali, è evidente che il nostro voto, con altrettanta forza, sarà un “no” chiaro a questa proposta di legge.

Noi prendiamo atto che in Commissione quello spirito costituente in qualche modo alla fine, dopo l'iniziale e necessario confronto, si è sviluppato, che su alcuni temi si sono fatti passi in avanti: lo ha detto il collega Speranza, in diversi interventi, non ho alcuna difficoltà a riconoscerlo. Ma, al tempo stesso, allo stesso modo, non posso dire altrettanto di quello che è avvenuto nell'Aula. Posso solo auspicare che, se in qualche modo anche legato alla dinamica dell'articolo 138, ad un passaggio che ci sarà adesso nell'altro ramo del Parlamento, però oggi non possiamo che fotografare che su due questioni fondamentali, per noi fondamentali - dei limiti di materia, onde evitare di avere ingolfamento sulla Corte ed un rischio in realtà di ostruzionismo nel lavoro parlamentare, e sul tema del numero massimo di proposte che possono arrivare in Parlamento, che possono e debbono essere, a quel punto, obbligatoriamente nei diciotto mesi lavorate dal Parlamento -, ci possono essere dei segnali chiari non solo nella legge attuativa… Che, ricordo ancora una volta, è approvata a maggioranza assoluta, quindi la maggioranza si approva la legge che riterrà di approvare, è nel pieno del rispetto della democrazia; ma è evidente che questo per noi non può essere, in questa fase, una garanzia che le questioni che noi abbiamo posto possano essere accolte in seno alla legge applicativa, come peraltro in qualche modo ha fatto anche prospettare la relatrice in più di un'occasione.

Non ho motivo di dubitare della sua buona fede, ma oggettivamente le cose possono cambiare, ci può essere un irrigidimento, e noi avremo comunque una legge applicativa votata dalla maggioranza assoluta.

Ed è, quindi, nello spirito dell'articolo 138, della riflessione, che noi - lo dico anche qui con chiarezza - valuteremo anche i passaggi parlamentari su due questioni che vanno ad incidere: quella della riduzione del numero dei parlamentari, ed il tema dell'autonomia differenziata. Perché vedete, è vero che il Governo e la maggioranza hanno scelto una procedura consigliata dalla maggioranza dei costituzionalisti, cioè in qualche modo più fedele all'idea dell'articolo 138 originario, cioè interventi puntuali; però nessuno può disconoscere che una somma di interventi puntuali è come avere una serie di tasselli di puzzle che messi assieme fanno un quadro. E se questo quadro finale, che parte da una modifica dell'articolo 71 come quella che ho descritto fino ad oggi, con i limiti che ci sono; dalla riduzione del numero dei parlamentari, che tende a non dare più rappresentanza per esempio, a nostro giudizio, ai territori marginali; cioè se si ha un'autonomia differenziata, che ha potenzialmente la possibilità concreta di creare una secessione di fatto e di aumentare le disuguaglianze, ma al fondo tutti insieme questi interventi si possono leggere come uno svuotamento della centralità del Parlamento, è evidente che per noi varranno anche questi passaggi che avremo nei prossimi mesi.

E quindi, da questo punto di vista, il nostro oggi sarà un voto di astensione costituzionale, nel rispetto dello spirito dell'articolo 138. Noi non arretriamo di un centimetro dalle critiche che abbiamo avanzato a questo provvedimento, al mancato accoglimento di numerose nostre istanze. Le questioni rimangono: se vi arroccherete su questo testo, se continuerete in una narrazione che abbiamo sentito purtroppo in diversi interventi dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, di una democrazia rappresentativa, di un Parlamento espressione dell'establishment contrapposto al popolo, guardate, ci troverete contro, ma ci troverete sempre contro, perché non è la nostra idea di democrazia.

E finiamola - lo voglio dire qui in questa sede - una buona volta con la retorica populista, con il richiamo continuo e costante e salvifico al popolo. Guardate, ho fatto un giochino che credo però sia istruttivo: sapete quante volte il termine “popolo” ricorre nella nostra Costituzione? Quattro, quattro volte soltanto: vorrà dire qualcosa! Dobbiamo smetterla con questa retorica populistica: sarebbe meglio che iniziassimo tutti, nessuno escluso, a parlare di cittadini, di diritti e doveri dei cittadini, di cittadini informati, attivi, partecipi, anche attraverso strumenti di democrazia partecipata, ma nel rispetto del Parlamento. Noi non siamo mai stati, e continueremo a non esserlo, contro un rafforzamento di strumenti che ampliano la possibilità di partecipazione dei cittadini: così come abbiamo visto positivamente la modifica dell'articolo 75, con l'abbassamento del quorum per la validità dello stesso istituto; ma rivendichiamo con la stessa coerenza e con la stessa forza il primato della democrazia rappresentativa, con i suoi limiti, che vediamo, con i suoi difetti. Ma alla fine dobbiamo essere chiari su un punto: è all'interno…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FEDERICO FORNARO (LEU). Concludo, signor Presidente. …della democrazia rappresentativa che si esercita la sovranità popolare, questo per noi è un punto. Quindi se si potrà andare in questa direzione, di innesto, di arricchimento della democrazia rappresentativa, guardando anche alle evoluzioni della società, dei mezzi di comunicazione, ci troverete; se invece ci riproporrete questo testo senza modifiche, il nostro sarà un “no” chiaro, netto e coerente. Ed ecco, per queste ragioni noi oggi ci asterremo nel voto finale su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia ha accettato la sfida di questa parziale riforma costituzionale senza pregiudizio alcuno, come abbiamo anticipato prima nella dichiarazione di voto relativamente all'articolo 1 dello stesso provvedimento, perché la partecipazione popolare sta nelle corde fondative, Fratelli d'Italia nasce proprio per un'esigenza di partecipazione popolare interna all'allora Popolo delle Libertà, e perché la partecipazione, il coinvolgimento popolare, il referendum propositivo sta nella storia, nelle corde della destra italiana.

Siamo, quindi, d'accordo a mettere in campo tutti quegli strumenti che consentano di dare maggior voce ai cittadini, tant'è che, e lo ripetiamo alle altre forze presenti in Parlamento, lo ripetiamo anche al Governo, che vediamo spesso annuire su questo tema, visto e considerato che, per riformare l'articolo costituzionale, serviranno, come è nella storia e nella prassi, diversi anni perché vi possa essere il primo referendum propositivo, diciamo: intanto modifichiamo i Regolamenti parlamentari, istituiamo una sessione speciale, mensile o trimestrale, in modo tale da poter già affrontare, come Parlamento, le proposte di legge che vengono dai cittadini. Così come abbiamo provato con un emendamento a dar voce a quelli che in Parlamento non possono sedere, cioè i più giovani, i più attenti alla democrazia diretta.

Diciamo: facciamolo il referendum propositivo, facciamolo il rafforzamento delle procedure di iniziativa popolare, ma facciamole bene. E faccio alcuni appunti di metodo e di merito: di metodo innanzitutto politico, e non ho certamente un approccio, come qualche collega della sinistra, di tipo evangelico rispetto all'intangibilità e all'intoccabilità della Costituzione. La Costituzione ha nei suoi principi condivisi all'interno della nostra nazione dei capisaldi, ma poi il resto sono strumenti rafforzati di funzionamento dell'ordinamento statale. Però è impensabile affrontare una riforma costituzionale per punti, senza una visione organica della stessa che parli, per esempio, di presidenzialismo, di riforma delle autonomie, perché, quando si dà più potere all'iniziativa popolare, quando si dà più potere ai territori, è necessario che vi sia una forma di rafforzamento e di unità nazionale, senza che si parli contemporaneamente di temi di grande attualità. E penso all'altro referendum, quello necessariamente almeno consultivo sulla cessione di sovranità, perché, quando si pone il tema di cedere parti di sovranità nazionale, ed è così in quasi tutti i Paesi occidentali, credo che anche da noi si ponga il tema di dover chiedere al padrone, al titolare della sovranità nazionale, cioè al popolo, di capire cosa ne pensa in materia. L'altra questione, sempre di metodo, è relativamente allo strumento utilizzato, perché, come sapete, non serve che faccia io il padre costituente, ma la Costituzione afferma dei principi, poi ci sono delle leggi che li rendono esecutivi, così come ne rendono esecutivi gli istituti.

È evidente che noi oggi andiamo, con un'articolata forma normativa, a intasare il testo costituzionale di dettagli, quando sarebbe stato forse più opportuno, forse più snello, affermare un principio in Costituzione, cioè l'introduzione e la modificazione del principio dell'iniziativa popolare, l'istituzione del referendum propositivo, per poi lasciare a una legge costituzionale, o rinforzata, o come desideriamo l'applicabilità di tanti temi di riflessione che sono emersi tanto nel dibattito in Commissione quanto nel dibattito d'Aula. E il testo qualche punto di riflessione - sono, come dire, cordiale nei confronti di chi lo ha scritto - lo lascia, perché in qualche circostanza è emerso più o meno simpaticamente, ma ci siamo anche chiesti quale fosse la mano che ha partorito, quale mano marziana avesse partorito almeno il testo base e qualche aspetto altamente contraddittorio, che poi, fortunatamente, è stato corretto, aggiustato, sistemato. Ma capite che la Costituzione non può essere approcciata in questa maniera.

E poi ci sono delle considerazioni di metodo che abbiamo fatto anche nel corso di questo dibattito, ed apprezziamo che siano stati fatti dei passi in avanti, anche la disponibilità, perché è giusto che sia così quando si interviene sulla Costituzione, da parte delle forze di maggioranza, che almeno non hanno utilizzato i metodi che usava il Partito Democratico di fare, addirittura, le riforme costituzionali quasi per decreto-legge, ma sicuramente mettendoci la fiducia sopra e dando proprio l'idea di essere culturalmente quei padri costituenti difensori di quella chiesa evangelica della Costituzione che ci ricordano in molti interventi.

Sono stati fatti dei passi in avanti su un approccio ai limiti per materia, sul quorum, anche se riteniamo che forse vada fatta una ponderazione più approfondita rispetto al quorum che viene proposto, perché la soluzione adottata ancora qualche dubbio o qualche necessità di approfondimento la lascia. Noi avevamo proposto un quorum innalzato al 30 per cento, anziché al 25, perché capiamo la necessità, e lo abbiamo visto nella statistica dei referendum, di abbassare il quorum, ma un conto è andare incontro a delle esigenze di realtà, perché non tutti i cittadini partecipano, la partecipazione elettorale è intorno al 70 per cento, un altro conto è trasformare la forza di una minoranza in una travolgente forza contro la maggioranza del corpo elettorale.

Dicevo i limiti di materia, su tutti quello in materia penale, che in più circostanze è stato ricordato da noi come da altri gruppi di opposizione; ma, come abbiamo detto nella dichiarazione di voto relativamente all'articolo 1, ci asterremo, perché vorremmo dare un'apertura di credito, sia per il metodo che è stato utilizzato, di ampio coinvolgimento, e va rispettato, sia perché condividiamo il principio, pensiamo che questo istituto possa essere fatto meglio. E, quindi, ci asterremo in questa prima lettura del provvedimento, con l'auspicio che nei successivi passaggi parlamentari possano essere apposte queste migliorie che in parte così segnatamente abbiamo raccontato e segnalato. Modifiche necessarie e testo scritto bene, uno strumento efficace e serio, che non serva al MoVimento 5 Stelle per affacciarsi nuovamente da Palazzo Chigi e dire che ha portato a casa un'altra splendida vittoria ai suoi elettori prima delle elezioni europee, ma che serva realmente a dare voce ai cittadini, perché questo deve essere l'obiettivo di questo provvedimento.

Se queste modificazioni non avverranno, ovviamente il voto finale di Fratelli d'Italia non potrà che essere negativo. Oggi vi diamo un'apertura di credito, è un'astensione; il resto del percorso dimostrerà se c'è la volontà di coinvolgere realmente le opposizioni, anche le opposizioni e tutto l'arco parlamentare, nella modifica di questo istituto, o se, invece, è l'ennesima bandierina da sventolare da Palazzo Chigi per il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Sisto… Francesco Paolo Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Mi riapproprio del mio Francesco Paolo Sisto e inizio mostrando all'Aula…

PRESIDENTE. Gliene avevo ridato proprietà già io pochi secondi fa.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Inizio mostrando all'Aula due testi, il testo dell'articolo 70 della Costituzione e questa specie di mistificazione che è la riforma dell'articolo 71. Mi perdonerà qualcuno se li metto per un attimo soltanto a confronto, ma non si può comprendere minimamente lo scempio che stiamo per realizzare, sia pure in una fase, per fortuna, soltanto molto iniziale - finché c'è vita c'è speranza e qui la speranza è che questo provvedimento non vada avanti e muoia quanto prima è possibile - e l'articolo 70: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”. La Costituzione è chiarissima: chi esercita la funzione legislativa sono le Camere.

A fronte di questo testo sacro - sacro! - voi avete contrabbandato, a colpi di numeri e di maggioranza, la sopraffazione, e sono molto meravigliato, molto meravigliato - la politica ha dei limiti - che partiti che hanno tirato bordate senza pari a questo provvedimento, come Liberi e Uguali e come Fratelli d'Italia, si siano soltanto astenuti. Sulla Costituzione non ci si astiene! Si esprime un giudizio sulla democrazia costituzionale; noi lo esprimiamo e noi siamo per la Costituzione e contro qualsiasi tentativo di sopraffazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non speriamo in chi ha sparato sulla Costituzione.

Questo articolo 71, Presidente, è la dimostrazione chiara - e gli interventi lo hanno confermato -che qualcuno vuole abbattere la democrazia rappresentativa e parlamentare, la vuole abbattere, la vuole demolire. È il peggior provvedimento della storia, se io potessi usare un termine di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), il peggior provvedimento dalla storia. La democrazia rappresentativa di matrice costituzionale viene capovolta. Viene capovolta perché qui c'è un metodo. Forza Italia non è stata disponibile a nessun compromesso, è stata tetragona, assolutamente inflessibile. È chiarissimo che la democrazia diretta è di supporto a quella rappresentativa. Se la democrazia diretta diventa uno strumento di percussione di quella rappresentativa è ontologicamente incostituzionale. Dunque, avete scritto una norma che si autodistrugge perché è incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Una riforma della Costituzione incostituzionale sembra un paradosso ma ahimè, Presidente, è la realtà.

Allora, noi non ci pieghiamo al metodo e soprattutto rimbalziamo alla palestra del MoVimento 5 Stelle quello che per anni hanno rimproverato nella precedente legislatura: il lobbismo. Questo è un provvedimento lobbistico. Voi state consegnando la democrazia a 500 mila professionisti della firma che andrete a reclutare chissà come e che saranno capaci di mettere in crisi il Parlamento, di intasarlo, di bloccarlo. Può sorridere, Ministro Fraccaro: è una vittoria di Pirro, glielo assicuro, e la sua sarà una vittoria di Pirro perché questo provvedimento non passerà, non passerà! È impossibile che qualcuno possa soltanto immaginare che si demolisca il Parlamento in nome di uno scellerato accordo di governo - scellerato accordo di governo! - che ha per merce di scambio la Costituzione. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! 500 mila firme di lobbisti, debilitazione del bicameralismo, oligarchia sottintesa. Divertitevi, scegliete. Democrazia sotto controllo, ha detto qualcuno.

Inoltre, è un provvedimento sciatto, scritto con gli strapiedi, con gli strapiedi! Non si capisce e ci sono delle parole che non si riescono a comprendere. L'emendamento di oggi, 1.902 della Commissione, è incomprensibile. Autodistruttivo, contraddittorio e - scusate: uso un termine che dovrò spiegare - scazontico, cioè zoppicante, ipponatteo, se qualcuno riesce a seguirmi, perché qui si ha anche ha paura delle competenze. Sapere è un delitto! Quindi, non bisogna sapere e bisogna usare un linguaggio sciatto, perché se il linguaggio non è sciatto non è conforme a quello che voi volete.

RENATO BRUNETTA (FI). Pol Pot!

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, e che dire della modalità di raccolta delle firme con la delega alla “piattafirma” - diceva bene il collega Baldelli - Rousseau. La “piattafirma” Rousseau, perché ormai questo neologismo deve entrare nella tematica costituzionale. Siamo di fronte a neologismi ad eco costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Sulla “piattafirma” noi andremo a raccogliere - a raccogliere! - le firme, caro Giorgio, in modo assolutamente incontrollabile, quasi come quello pseudo-referendum sulla TAV, sulla “Diciotti”, cioè su quello che è accaduto. Sarà esattamente la stessa cosa. Peccato, però, che servirà per la Costituzione e per le leggi.

Allora, di fronte a quest'ilarità che fatalmente scatenano le parole quando sono rapportate alle vostre tecniche normative, è stato veramente tragico l'intervento oggi della collega del MoVimento 5 Stelle che ha disegnato perfettamente la volontà demolitiva del Parlamento con molta chiarezza e con molta naturalezza, come se stesse descrivendo una qualsiasi situazione presa da un qualsiasi quadro impressionistico.

La verità è questa: la distruzione. Ma, Presidente, la mancata esclusione della materia penale dal circuito dell'iniziativa mi sta particolarmente a cuore e mi perdonerete questa debolezza. Mi chiedo se si possano mai delegare alla “pancia” del Paese materie come i reati, le pene, il minimo e il massimo, a un referendum propositivo di iniziativa popolare che potrebbe creare nuovi reati a manetta, e scusate il termine “manetta” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che viene utilizzato ovviamente da qualcuno in altro modo, cioè reati che possono debilitare completamente un sistema e non solo intasare un Parlamento ma debilitare un sistema, debilitare e bloccare. Venti argomenti che bloccano un Parlamento, con leggi che non possono essere promulgate. Insomma, mi date una ragione per votare questo provvedimento? Datemene una! Non c'è n'è nemmeno una, altro che astenersi, cari colleghi, nella prospettiva.

Mettete quello che sul tavolo qualche volta bisogna mettere in Aula e in Parlamento, al di là delle ragioni politiche. Presidente, non ricorderò certamente alla sua esperienza che la materia penale è sottratta persino alle regioni e che il tema del quorum è stato tanto sbandierato da qualcuno ma devo dare atto, comunque, della resipiscenza del Partito Democratico che in corso di lavori si è attenuto a un voto contrario e non a un voto di astensione. Do atto che è cambiato qualche cosa. Il quorum era naturale che ci fosse ed era un'esigenza anche del Governo, che l'aveva già più volte manifestata. Ben venga, dunque, un quorum, ma il quorum è insufficiente.

Presidente, il mio giudizio, poiché mi sono un po' scaldato, voglio che si coniughi con un modo un po' più piano di concludere il mio intervento. Nello scartabellare le carte della mia città ho trovato alcuni versi dedicati alla Costituzione di un anonimo poeta barese. Li voglio leggere, perché mi sembrano corretti in questo contesto: “Cara mia Costituzione, non sei bruna non sei bionda, piaci per definizione. Pur robusta, pur rotonda, nata fra saggezza e sangue, dopo il buio fosti luce. Ora giaci qui esangue, per un attentato atroce. Detto senza infingimento, questo nuovo 71 sta uccidendo il Parlamento, senza risparmiar nessuno. Un eccidio assai efferato dall'effetto dirompente. Contro Camera e Senato istigata vien la gente! Che barbarie questa norma. Lancia in resta, nessun dorma: 500 mila o uno è il Governo di nessuno. Tutto fermo, tutto in blocco, come Cyrano io tocco e concludo con ardore. La Costituzione è amore, gioia, battiti, poesia, e l'Italia la sua forza la chiamiam democrazia”. Voteremo contro Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Giorgis. Ne ha facoltà.

ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, onorevoli colleghi, Governo, i Parlamenti e, più in generale, le istituzioni rappresentative del pluralismo vivono una stagione difficile. Faticano a rappresentare e faticano a governare e, in particolare, faticano a promuovere uno sviluppo emancipante e inclusivo. È cresciuta nel Paese quella che molti di coloro che sono intervenuti hanno definito contrapposizione tra popolo e Palazzo. Ora, il bivio che abbiamo di fronte per affrontare e cercare di risolvere questa contrapposizione, che è distruttiva e dannosa per tutti i cittadini, potrebbe essere così sintetizzato: abbattere il Palazzo, superare la sua centralità esasperando la contrapposizione; oppure riformare il Palazzo e, al contempo, l'organizzazione sociale della partecipazione politica, sottolineando come il popolo, per essere davvero sovrano, abbia bisogno di istituzioni rappresentative.

Detto in altri termini, possiamo imboccare la strada di una progressiva extra parlamentarizzazione dei processi partecipativi e decisionali, dando vita a istituti giuridici alternativi e autonomi da quelli imperniati sulla rappresentanza politica e sul protagonismo dei corpi intermedi, teorizzando che il popolo non abbia bisogno di alcun palazzo o che la democrazia rappresentativa non abbia più ragione d'essere nella modernità e nel quadro dell'attuale contesto tecnologico e comunicativo. Oppure, al contrario, muovendo dalla consapevolezza che non sia possibile preservare le condizioni del pluralismo e della partecipazione critica e attiva se non vi è mediazione organizzata, rappresentanza generale ed assemblee legislative, imboccare la strada dell'impegno per ridurre la contrapposizione cercando, da un lato, di rendere l'istituzione della democrazia rappresentativa più capace di coinvolgere, di rappresentare e di governare i processi economici e sociali e, dall'altro, cercando di rendere i cittadini più consapevoli dei loro diritti e della loro responsabilità perché, onorevoli colleghi, prendere in qualche modo parte alla vita politica, occuparsi dell'interesse generale con atteggiamento critico non è solo un fondamentale diritto, è anche un dovere. Orbene noi, come abbiamo dimostrato nel corso dei lavori in Commissione e poi in Aula, siamo disponibili a ragionare di qualsiasi nuova forma di partecipazione dei cittadini, di qualsiasi innovazione istituzionale purché ciò avvenga nell'ambito di questa seconda prospettiva, purché ogni nuovo istituto di democrazia diretta sia in grado di armonizzarsi con la democrazia rappresentativa e sia dunque strutturato per far meglio funzionare il Parlamento e non, al contrario, per marginalizzare il suo ruolo. Ciò sia chiaro - lo abbiamo detto più volte e lo voglio ripetere - non perché pensiamo che i cittadini siano incapaci di valutare cosa è meglio per loro e per il Paese. Il punto non è se pensiamo che i cittadini siano più capaci o siano meno capaci dei loro rappresentanti di discernere e di decidere, anche se su questo aspetto, come abbiamo già avuto modo di ricordare, dovremmo essere meno ipocriti e riconoscere quanto sia difficile per chiunque, noi compresi, pronunciarsi su tutto ciò che deve essere regolato senza ricorrere nella maggior parte dei casi a una qualche forma di delega. Il problema principale è se introduciamo delle procedure e delle forme di decisione e produzione del diritto che aumentano o che limitano il ruolo dei cittadini e la loro possibilità di partecipare attivamente e costruttivamente nel rispetto e nella valorizzazione del pluralismo politico, sociale e culturale. Questo è il cuore del problema che abbiamo di fronte e la risposta che fino ad ora è stata avanzata dalla proposta di legge in discussione non è convincente. Il referendum, delineato anche in questa proposta di riforma costituzionale, è una tecnica decisionale a somma zero nella quale non è strutturalmente possibile avviare un confronto, che è cosa diversa da una campagna elettorale, e consentire ai cittadini direttamente o per il tramite dei loro rappresentanti di apportare una qualche modifica o integrazione al testo predisposto dai promotori e così consentire l'assunzione di scelte a somma positiva nelle quali tutti possono ottenere qualcosa. A differenza della democrazia pluralistico-rappresentativa il referendum è infatti un sistema decisionale elementare e non calibrabile, che fa valere il principio maggioritario allo stato puro, sì o no, aut-aut, tutto-niente. Questo sistema decisionale, applicato per abrogare le leggi approvate dal Parlamento, ha una logica compatibile con la democrazia rappresentativa perché, pur costringendo l'elettore a una scelta binaria, che talvolta come ben sappiamo è comunque difficile compiere, ha come effetto in caso di esito positivo di sollecitare il Parlamento ad avviare un nuovo percorso legislativo e, dunque, un nuovo confronto volto appunto a colmare la lacuna. Il referendum propositivo, così come configurato nel testo in esame, non sollecita invece affatto il Parlamento ad avviare un nuovo percorso di discussione e confronto ma, al contrario, glielo impedisce o perlomeno lo costringe dentro i binari del tutto o del niente, lo costringe nell'alternativa, del far proprio la proposta del comitato promotore oppure dell'attendere l'esito del pronunciamento popolare. Il referendum di cui stiamo discutendo, inoltre, pur dopo le modifiche accolte, rimane un processo di produzione del diritto autonomo e distinto da quello rappresentativo. Il referendum di cui stiamo discutendo è infatti configurato come una fonte alternativa alla legge, che può intervenire su qualsiasi materia.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 16,15)

ANDREA GIORGIS (PD). Tutto ciò che può essere deciso dal Parlamento, attraverso il procedimento di formazione della legge, si prevede che possa essere deciso direttamente dai cittadini attraverso il procedimento referendario. Come appare evidente, non siamo di fronte ad alcuna forma di stimolo o di correttivo puntuale alla democrazia rappresentativa: siamo di fronte ad un istituto di produzione del diritto del tutto nuovo che rischia di entrare in conflitto con l'istituzione della democrazia rappresentativa e, alla fine, di sostituirsi ad essa. Nel corso del dibattito l'onorevole Ceccanti, l'onorevole Padoan e poi l'onorevole Fornaro, l'onorevole Fassina, l'onorevole Bazoli e molti altri hanno messo bene in evidenza, ad esempio, quanto problematici e lesivi della funzione e del ruolo del Parlamento possano rivelarsi referendum propositivi che comportano ingenti spese e, quindi, significativi effetti sul bilancio dello Stato. Considerazioni diverse ma ugualmente fondate sono state avanzate in ordine alla possibilità che si introducano per via referendaria nuove fattispecie penali o nuove e più severe sanzioni. Insomma il tema delle materie sulle quali è possibile legiferare per via referendaria è un tema che avrebbe meritato e merita maggiore attenzione e che contribuisce a definire il significato e la portata complessiva della riforma all'articolo 71 che stiamo esaminando. Così come il tema dei limiti quantitativi: se si vuole davvero scongiurare il rischio di una progressiva extra-parlamentarizzazione dei processi di produzione del diritto. come abbiamo anche qui più volte e più volte detto in Commissione e in Aula, occorre introdurre limiti rigorosi alla trattazione e al deposito di quesiti referendari. Con atteggiamento costruttivo e dialogante abbiamo proposto diversi emendamenti. emendamenti per cercare di superare o, per lo meno, mitigare il sopra descritto carattere di autonomia di alternatività del referendum, obbligando il Parlamento a pronunciarsi su ogni proposta popolare ma riservandogli l'ultima e decisiva parola; emendamenti per circoscrivere l'ambito di operatività del referendum, escludendo l'ammissibilità su alcune materie particolarmente complesse e delicate; emendamenti per mitigare il rischio di una progressiva svalutazione del Parlamento attraverso l'introduzione di limiti numerici alla sottoscrizione delle proposte da parte dei cittadini e limiti numerici alla trattazione e al deposito di quesiti referendari. Questi emendamenti, così come quelli volti ad esplicitare la perdurante competenza del Parlamento a legiferare pur dopo lo svolgimento del referendum sulle materie da quest'ultimo disciplinate, purtroppo sono stati respinti e su di essi non si è riusciti ad avviare un confronto approfondito e costruttivo. Alla luce di ciò e delle considerazioni su esposte, il nostro voto su questo testo sarà contrario, ribadendo tuttavia la nostra perdurante disponibilità a proseguire il confronto, a fare come il Galileo di Brecht che credeva fermamente nella forza degli argomenti e nella possibilità di persuadere anche i più riottosi e non riusciva neanche a immaginare di dover un giorno essere costretto ad abiurare, perché avvertiamo la responsabilità, nell'interesse del Paese e delle ragioni della democrazia emancipante prescritta dall'articolo 3, comma 2, della Costituzione, di adoperarci per costruire un rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni del pluralismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente, Ministro, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi e colleghe. Quello che inizia oggi è il primo atto di un cammino riformatore che porterà il Paese a grandi rinnovamenti. Da subito, quando abbiamo dato vita all'attuale Governo, abbiamo deciso di puntare su una stagione di cambiamenti, certi che il nostro Paese avesse bisogno di riforme strutturali che accompagnassero la crescita del Paese, riforme costituzionali per far entrare l'Italia finalmente del nuovo millennio. Così, alla Camera, si è deciso di partire con la modifica dell'articolo 71 e l'introduzione di un nuovo istituto, quello del referendum propositivo; mentre al Senato contemporaneamente si avviava l'iter per la riduzione dei parlamentari. L'intento è chiaro: mettere finalmente questo Paese al passo con i tempi; rendere gli organi rappresentativi della volontà popolare snelli e capaci di rispondere in tempi più veloci alle tante questioni della società moderna. Si tratta di un primo passo, ne siamo consapevoli, non solo perché stiamo parlando di modifiche della Costituzione, che richiedono tempi lunghi con un doppio passaggio alla Camera e al Senato, ma soprattutto perché il nostro programma di Governo, sul fronte delle riforme istituzionali, prevede molto altro: nuove norme per porre fine al trasformismo parlamentare, l'abolizione del CNEL, l'adeguamento della regola dell'equilibrio di bilancio, il rispetto degli articoli 116 e 117 della Costituzione, dando finalmente ai territori quell'autonomia che in alcune regioni è stata richiesta a gran voce proprio attraverso delle consultazioni referendarie che hanno chiamato ai seggi oltre 6 milioni di persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questo e tanto altro lo faremo con disegni di legge semplici, un articolo alla volta, un tema alla volta, disegni di legge chiari, puntuali, su cui i cittadini, in caso di referendum, possano confrontarsi con facilità e trasparenza. A differenza della passata legislatura, noi non cercheremo di stravolgere la Costituzione, di violentarla dei suoi principi fondamentali, non useremo la nostra legge fondamentale come una clava politica per distruggere gli avversari e poi rimanerne travolti. Noi stiamo affrontando questi temi con rispetto, con attenzione, consapevoli delle responsabilità che si assume chi tocca la Costituzione. Non commetteremo gli errori di chi ci ha preceduto, non useremo la stessa arroganza, noi non prometteremo di lasciare la politica rimanendo poi inchiodati alle poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Cercheremo di essere seri, per rispetto di chi questa Costituzione l'ha scritta e l'ha voluta anche a costo di enormi sacrifici personali. In questi giorni, nel dibattito, ci è stato consigliato di andare a letto con la Costituzione, di avere con lei una sorta di rapporto amoroso, beh, io credo che chiunque qui dentro sappia che qualsiasi relazione affettiva richiede, dopo anni, qualche elemento di novità per non cadere nella noia e nell'abitudine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La Costituzione va amata, ma proprio perché la amiamo, dobbiamo essere in grado di rinnovarla laddove è necessario. E negare che oggi qualcosa nella nostra società stia cambiando è da ciechi, se non da folli. Il popolo vuole contare di più, c'è una esigenza di partecipazione diretta che la democrazia rappresentativa deve saper sfruttare per rafforzarsi. Il referendum propositivo va in questa direzione e, se posso dare un consiglio, non abbiate paura di confrontarvi con il popolo. Quando abbiamo parlato della legge anticorruzione, io personalmente ho difeso il ruolo della politica, dei politici e della militanza in politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Oggi credo, però, sia necessario difendere il popolo dagli incredibili insulti che sono stati pronunciati in quest'Aula. Ho sentito parlare di masse di invasati eterodiretti, incapaci di scegliere, incompetenti, mossi dalla pancia e non dalla ragione, ho sentito usare con disprezzo la parola ‘idraulico'. Fuori da questo palazzo, secondo alcuni, c'è il delirio, qui dentro ci sono gli illuminati, i geni, gli unici capaci di decidere per gli altri. Vi sbagliate, perché vi assicuro che i cittadini sono assolutamente in grado di scegliere con razionalità, del resto non sono stati loro a votare gli indulti, gli “svuota carcere” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); non è stato il popolo a volere negli anni la tragica legge Fornero o l'assurda politica sull'immigrazione. No! Quelle leggi le avete volute voi e nonostante questo, ancora oggi, vi ritenete in diritto di decidere chi è incompetente e chi no, quando forse dovreste semplicemente chiedere scusa per i danni che avete fatto al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ora, colleghi, si cambia, e non perché lo vuole la Lega o il MoVimento 5 Stelle, ma perché il mondo sta cambiando, a voi la scelta se dare un contributo o continuare a pensare di essere degli illuminati: illuminati, ma sempre più soli (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brescia. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BRESCIA (M5S). Grazie, Presidente. Che cosa vuol dire libertà? Che cosa vuol dire democrazia? Vuol dire, prima di tutto, fiducia del popolo nelle sue leggi, che il popolo senta le leggi dello Stato come le sue leggi, come scaturite dalla sua coscienza, non come imposte dall'alto. Così la pensava Calamandrei, uno dei nostri padri costituenti, ed è con questo spirito che abbiamo affrontato questo percorso. Ci siamo approcciati alla materia costituzionale con umiltà e profondo rispetto, nella consapevolezza di quanto delicato fosse il nostro compito, con l'obiettivo principe di lavorare su quel rapporto in crisi tra cittadini ed istituzioni.

Abbiamo deciso di adottare un metodo ben preciso e prudente, proponendo una riforma puntuale, prevedendo tempi adeguati per il dibattito e coinvolgendo i maggiori esperti di Costituzione. E non lo abbiamo fatto come mero passaggio di un meccanismo burocratico, bensì con sincero spirito d'ascolto, ottenendo come risultato uno dei più alti confronti al quale io abbia assistito da quando faccio parte di questa istituzione. Sottolineo con orgoglio e soddisfazione questo aspetto, che non era per nulla scontato. In Commissione si è tenuto un dibattito che ci ha arricchiti tutti per davvero, dal quale abbiamo tratto fondamentali spunti per apportare migliorie al testo iniziale e risolvere tanti dubbi sollevati dalle opposizioni. Ne ricordo velocemente alcuni: il quorum, ne abbiamo introdotto uno al 25 per cento approvativo; il vaglio preventivo di costituzionalità, che ora c'è e mette al riparo da tutti i rischi paventati; e i limiti di materia, che sono stati inseriti.

Abbiamo così proposto a quest'Aula una modifica della nostra Carta costituzionale, che fosse stilisticamente adeguata, che rispettasse quella prosa costituzionale da tutti giustamente decantata, un linguaggio semplice, breve, formato da preposizioni asciutte, comprensibile da tutti e che contenesse disposizioni il più possibile condivise. Per perseguire questo obiettivo abbiamo dovuto rispondere a critiche talvolta anche feroci, che sono state formulate dalle opposizioni. Anziché sottrarci, invece di chiuderci a riccio, siamo stati pazienti e abbiamo mostrato saggezza, ascoltando attentamente le loro obiezioni, traendo vantaggio dalle posizioni espresse da ognuno e trasformando i suggerimenti in miglioramenti. Questo era l'unico modo per portare a compimento il primo passo della nostra ambiziosa missione, ossia toccare ciò che è sacro, le regole fondamentali, la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sapevamo benissimo che non potevamo farlo da soli, allora abbiamo ascoltato, abbiamo accolto, siamo arrivati persino a sacrificare uno dei nostri capisaldi, quello del quorum zero, pur di riuscire ad apportare un'innovazione che riteniamo al tempo stesso grandiosa e necessaria. È grandiosa perché introduce con forza il tema della democrazia diretta, senza che questa entri minimamente in rotta di collisione con la democrazia rappresentativa. Come abbiamo spiegato a più riprese, infatti, durante i lavori d'Aula, l'iter sarà il seguente: il comitato promotore formulerà un testo redatto in articoli; dopo la raccolta di almeno 200 mila firme questo testo sarà vagliato dalla Corte costituzionale che ne valuterà la costituzionalità; al raggiungimento delle 500 mila firme il testo sarà sottoposto al Parlamento, che potrà decidere se approvarlo, opporvisi o elaborare una propria alternativa; al termine dei diciotto mesi, si deciderà se sottoporre o meno al referendum il solo testo del comitato promotore.

Questo sistema garantirà, da un lato, i comitati, che potranno fare proposte e vedere un risultato di queste iniziative nell'arco di circa due anni; dall'altro, non scalfirà in alcun modo le prerogative del Parlamento, che resterà il luogo principe per la produzione delle leggi, anzi, uscirà rinvigorito e tornerà davvero a splendere come quel tempio della democrazia che tutti vogliamo per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La riteniamo, al tempo stesso, una riforma necessaria, perché contribuisce a ricucire quello strappo che ha dilaniato la nostra società negli ultimi decenni, la distanza che sembrava incolmabile tra cittadini e istituzioni, un male che con questa proposta trova una cura. Qualcuno ha descritto scenari apocalittici come risultato della riforma, noi, invece, ce la immaginiamo così: i cittadini fanno proposte che il Parlamento dovrà discutere, giornali, radio e TV parleranno di questi argomenti per mesi, le persone si faranno un'idea precisa al riguardo e, se il comitato promotore e i rappresentanti del popolo non riusciranno a trovare una sintesi soddisfacente, sarà il popolo stesso a decidere quale soluzione adottare, ma una risposta a quell'istanza sarà garantita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La democrazia trionferà, perché stiamo curando i mali della democrazia con più democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questa innovazione è il naturale sviluppo del nostro MoVimento e del nostro Paese, è una novità che porta l'Italia al passo coi tempi, tempi in cui il cittadino torna a essere al centro dei processi decisionali, dove ognuno ha la possibilità concreta di interessarsi alla propria comunità e dove lo Stato mette chiunque nelle condizioni di avere voce in capitolo rispetto alle scelte che lo riguardano. Con questa riforma i cittadini non avranno solo la possibilità di esprimere la loro opinione su un argomento, bensì avranno la garanzia che tale opinione si presa in considerazione. Potranno inserire un tema nel dibattito che vede coinvolti opinione pubblica e politica. I partiti non potranno negare, per mero calcolo elettorale, il diritto, da parte dei cittadini, di chiedere ai propri rappresentanti una presa di posizione su un determinato argomento. Quante volte abbiamo visto l'entusiasmo delle persone comuni che si riversavano in piazza per manifestare, che sottraevano tempo alle proprie famiglie per affermare un'idea, raccogliere firme e portare avanti delle iniziative? Quante volte quell'entusiasmo è stato spento, dall'indifferenza di chi poteva rispondere a quelle istanze e, invece, sceglieva di frustrare, snobbare, se non addirittura deridere e denigrare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? A dire il vero, purtroppo, c'è chi ancora oggi, dopo che quei cittadini sono entrati nelle istituzioni, dopo che quei cittadini sono arrivati a governare il Paese, sceglie di continuare ad insultarli. C'è ancora una parte di questo Parlamento che, anziché contribuire al dibattito, ha preferito restare rinchiuso nella sua torre d'avorio. La storia sta parlando per noi: quella torre ha ormai basi corrose e manca davvero poco che vada in frantumi.

Con questa riforma l'indifferenza non sarà più una strada percorribile. Ognuno avrà la possibilità di prendere parte alle decisioni, i rappresentanti, gli eletti e il popolo saranno legati in un rapporto sinergico, che favorirà il dibattito e la partecipazione. Sì, perché questa è una riforma che mira ad unire, che vuole favorire il dialogo, che vuole ravvicinare cittadini ed istituzioni, e non certo, come qualcuno ha detto, mettere in contrapposizione “il palazzo” e “la piazza”, o peggio ancora, come ha sostenuto fantasiosamente qualcuno, dare più potere alle lobby. Questo è un argomento che non sta in piedi, che noi respingiamo con forza. Come si può sostenere che una riforma, che per passare dovrà essere sostenuta da più di 12 milioni e mezzo di persone, possa rappresentare l'interesse di una lobby (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Lo troviamo un discorso complottistico e privo di fondamento. Piuttosto, l'attenzione dovrà essere posta sulle dinamiche mediatiche che si innescheranno nel periodo referendario, si dovrà assicurare un'informazione completa e corretta ai cittadini, che dovranno essere messi nelle condizioni di comprendere appieno le questioni e di recarsi alle urne per una scelta del tutto consapevole.

Prima di chiudere, voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento di questo primo obiettivo: gli uffici, per il supporto; le opposizioni, per l'atteggiamento costruttivo (quelle che l'hanno avuto); la maggioranza, per aver creduto fortemente a questa riforma. Ringrazio poi, in modo particolare, la relatrice, alla quale va dedicato un riconoscimento per l'egregio lavoro svolto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ringrazio il Governo, per essere riuscito a stare al suo posto, che quando si parla di Costituzione, è quello dell'osservatore silenzioso.

Ovviamente, quello di oggi è solo il primo passo, la nostra proposta, che vogliamo diventi la proposta di tutti, sarà oggetto di altre letture, e altre modifiche potranno essere apportate, qualora fosse necessario per migliorare ulteriormente il testo.

Ciò che auspichiamo, come ho detto, è raggiungere un consenso ampio alla fine del percorso. Se ciò non accadrà, vorrà dire che decideranno gli italiani con un referendum, e, pensate, in quell'occasione lo faranno senza quorum. Andranno a votare per far sentire ancora più forte la loro voce, e siamo certi che quello sarà un giorno di festa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

È, quindi, con estremo piacere che dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Dichiarazione di voto a titolo personale sul referendum propositivo. È noto che il Partito Pensionati ritiene questa legge distruttiva del Parlamento. C'è poco da festeggiare per noi. Per sottolineare questa decisa opposizione, avrei voluto uscire dall'Aula platealmente, ma non è il momento. Ora dobbiamo fare quadrato, dobbiamo chiuderci a falange, stringerci a coorte contro questo attentato alla democrazia, andare all'attacco, quindi resto in Aula, e insieme a Forza Italia voto “no”! Viva Forza Italia! Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1173-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 1173-A, con il seguente nuovo titolo: "Disposizioni in materia di iniziativa legislativa popolare e di referendum".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51) (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge costituzionale nn. 726-727-987-1447.

Seguito della discussione delle mozioni Porchietto ed altri n. 1-00103, Delrio, Lupi ed altri n. 1-00104, Lollobrigida ed altri n. 1-00108 e D'Uva e Molinari n. 1-00123 concernenti la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione (ore 16,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Porchietto ed altri n. 1-00103, Delrio, Lupi ed altri n. 1-00104, Lollobrigida ed altri n. 1-00108 e D'Uva e Molinari n. 1-00123, concernenti la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 28 gennaio 2019, è stata presentata la mozione D'Uva e Molinari n. 1-00123, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto altresì che alla mozione D'Uva e Molinari n. 1-00123 è stato presentato l'emendamento Baldelli n. 1-00123/1, che fuori dalla seduta è stato successivamente ritirato.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, un richiamo al Regolamento, ed in particolare ai sensi degli articoli 139-bis e 110 del nostro Regolamento, per porre una questione di carattere generale e per evitare che un'assenza di adeguato approfondimento a questo tema possa aprire la strada ad una prassi piuttosto deprecabile.

L'articolo 139-bis, come lei ben sa, signor Presidente, le attribuisce la facoltà di valutare l'ammissibilità degli atti con riferimento alle mozioni, alle interpellanze ed alle interrogazioni: quindi è una competenza esclusiva della Presidenza quella di censurare, di stabilire se, con riferimento ai poteri di indirizzo del Parlamento, vi possano essere degli atti che possono o meno essere iscritti all'ordine del giorno.

Orbene, l'articolo 110, quello che regola la natura delle mozioni, stabilisce che la mozione sia una deliberazione dell'Assemblea su un determinato argomento. Il significato della parola deliberazione non è un significato generico, è un significato specifico: una deliberazione è un atto giuridico imputato in capo ad un organo collegiale. Quindi, nel momento in cui, nel caso di fattispecie, la Camera dei deputati è chiamata a doversi esprimere in ordine ad una mozione, configura un atto giuridico, è un impegno che vincola il Parlamento ai sensi del nostro ordinamento. Ed un atto giuridico, signor Presidente, è un fatto che incide nell'ordinamento, non è una discussione generica: nel momento in cui la Camera vota un atto di indirizzo, questo diventa un fatto che è tenuto, a seconda dell'ordinamento della nostra Camera dei deputati e del nostro sistema costituzionale, a trasferirsi nell'ordinamento.

Oggi la Camera è chiamata a doversi esprimere, e non mi interessa neppure entrare nel merito degli elementi faziosi, o dei firmatari. Le pongo una questione in punto di diritto: vi è una mozione, che è sottoposta all'esame della nostra valutazione oggi, che è chiaramente un ossimoro, una contraddizione di termini; è una cosa che, dal punto di vista giuridico, non è in alcun modo applicabile, in alcun modo! E ripeto: non mi interessa da chi sia stata presentata; le sto ponendo la questione dal punto di vista della sua competenza. Perché due deputati hanno portato all'attenzione dell'Assemblea il fatto di poter ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione in applicazione dell'accordo tra Italia e Francia. Ora, questo è di tutta evidenza una contraddizione dei termini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché l'accordo tra Italia e Francia non può consentire la ridiscussione integrale, non può: o noi ridiscutiamo integralmente il progetto, e quindi occorre rinegoziare un accordo internazionale, oppure diamo applicazione all'accordo.

È chiaro che noi abbiamo un accostamento di due concetti che sono completamente contraddittori fra loro. Allora, se noi oggi sdoganiamo questa possibilità di entrare nel merito, domani creiamo la prassi sulla base della quale avremo delle situazioni paradossali. Adesso lo dico con una battuta, anche per stemperare, ma lei giustamente, se io presentassi una mozione con la quale impegnare il Governo ad incentivare le industrie di produzione del ghiaccio bollente, me la censurerebbe, perché non si può produrre il ghiaccio bollente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Di conseguenza, nel momento in cui lei mi censura un ossimoro dal punto di vista giuridico, non può sdoganare l'idea che la Camera possa affrontare l'esame di un procedimento che non è in alcun modo attuabile. Lo dico perché noi, come lei sa, teniamo alla centralità (concludo) ed alla sacralità di questo luogo, e se domani mattina noi entriamo nel merito di un'operazione di questo genere, noi crediamo che ci sia un ulteriore degrado dello strumento del Parlamento; e quindi facciamo appello alla sua responsabilità, oltre che sensibilità, per approfondire questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MICHELE DELL'ORCO, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, per quanto riguarda la mozione D'Uva e Molinari n. 1-00123 il parere è favorevole; per quanto riguarda tutti gli altri atti presentati, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Deputato Borghi, ho ascoltato il suo richiamo al Regolamento. Il vaglio di ammissibilità che io ho svolto rispetto alla presentazione della mozione rimane ammissibile, perché lei in questo caso costata o interpreta una contraddizione in termini nell'impegno del Governo, che è l'impegno che i presentatori hanno rivolto al Governo, ma il vaglio di ammissibilità per me rimane così. Anche per la questione della centralità del Parlamento, la sensibilità, in questo caso il vaglio è già stato svolto e rimane invariato, chiaramente.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO). Presidente, tanto tuonò che piovve, sarebbe da dire: sono settimane, giorni, con numerose dichiarazioni sull'ordine dei lavori dei vari partiti per far calendarizzare al più presto la discussione sulle mozioni sulla tratta Torino-Lione; e come era chiaro, come ci si poteva semplicemente aspettare, la maggioranza presenta una mozione su quella che è la linea di Governo che è sempre stata stabilita, tanto da evidentemente copiare quello che nel contratto di Governo era palesemente già espresso. Guardate, non è che dico che le opposizioni non avevano la legittimità o stanno disturbando il Parlamento: hanno fatto semplicemente il loro lavoro, cercano di farlo nel migliore dei modi; così come la maggioranza ovviamente è pienamente legittimata, presentando una mozione in cui ricalca fedelmente il contratto di Governo all'interno di essa stipulato, nel dire che su questo argomento c'è una riflessione in corso.

Ora, io capisco che le opposizioni vogliano pungolare la maggioranza e cerchino di farsi dare una risposta quanto più politicamente difficile da digerire da parte o della Lega o del MoVimento 5 Stelle. La verità è che qui non si sta trattando se stasera vogliamo bere il lambrusco o il sangiovese: si sta parlando di un'opera pubblica con un costo importante, con una lunghezza non tanto chilometrica ma dei tempi altrettanto importante; è evidente a tutti che all'interno della maggioranza i due partiti di maggioranza relativa sulle opere infrastrutturali non hanno la stessa unione di intenti; ed è quindi legittimo che le due componenti possano ragionare tranquillamente e prendersi il tempo necessario per decidere come adoperarsi sulla tratta Torino-Lione.

Dopodiché personalmente, ed è mia opinione personale, io ritengo che la tratta vada smantellata e chiusa, e sia opportuno utilizzare quelle risorse per impegnarle in quelle zone del Paese dove è più necessario e maggiormente indispensabile adoperarsi per dare delle infrastrutture adeguate ai nostri cittadini. Ma ritengo anche che sia legittimo e pienamente utile a questo Paese che ci sia una discussione aperta tra i contraenti di maggioranza, per decidere se fare l'opera così com'è, se non farla affatto, se, come è scritto nell'impegno, ritrattare in Europa e con la Francia l'intero tracciato per fare qualcosa di meno oneroso, di meno impattante e di più adeguato alle necessità di questo Paese.

Io credo quindi che la mozione di maggioranza sia l'unica che in questo momento, a prescindere da tutte le opinioni politiche, dà la risposta di maggior buonsenso in questo Paese. Ragioniamoci bene, ragioniamoci con attenzione, perché stiamo predisponendo un impegno di spesa imponente, che va ad impattare sulle tasche dei cittadini, sull'ambiente di una grande valle come la Val Susa, e quindi prendere questa cosa alla leggera o politicizzarla per farne uno scontro politico non è certo utile per i cittadini italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Una breve dichiarazione, non ho mai attribuito a questo passaggio parlamentare un'importanza politicamente decisiva, perché la doppiezza che emerge dai comportamenti del Governo è tale per cui non c'era molto da immaginare. Certo, quello che si legge nella mozione di maggioranza serve solo a prendere tempo, a superare il passaggio elettorale e poi si vedrà. Gli interessi del Paese, secondo la mia opinione, non possono essere limitati da una mozione parlamentare. Con l'indeterminatezza si colpisce l'economia, l'occupazione e il ruolo strategico del nostro Paese, con una perdita di credibilità sul piano internazionale che è difficilmente recuperabile dopo una sbandata di queste proporzioni. Quello che emerge, però, è che la Lega getta la maschera: non sono in campo gli interessi del Paese o dei ceti produttivi del Nord, al quale un tempo guardava, a quelli che vogliono stare in Europa. Per la Lega di Salvini conta il contratto di Governo come copertura dall'accordo di potere che si cementa anche con il voto a Salvini sulla vicenda Diciotti.

Giudicheranno le piazze delle madamin torinesi, alle quali la Lega ha partecipato in maniera furbesca, e gli operai dei cantieri della TAV, con cui Salvini ha intrecciato selfie a volontà. Emerge un orientamento cinico e sprezzante, che cavalca pensando di poter svolgere tutte le parti in commedia, cavalca l'alibi di un contratto di Governo con un alleato che esprime ad un tempo assistenzialismo e immobilismo. Temo che riconsegnerete un Paese allo stremo, come si vede dalle dichiarazioni di questi giorni con le quali voi tentate di alzare le spalle rispetto ad una condizione economica che appare sempre di più preoccupante in tutti i suoi aspetti. Comunque, finché il Paese ve lo consentirà, andrete avanti; temo, appunto, che lo riconsegnerete in posizioni drammatiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e del deputato Brunetta).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (MISTO-CP-A-PS-A). Grazie, Presidente. Sulle opere pubbliche, sulle infrastrutture in generale, sull'alta velocità, la TAV in particolare, non mi riferisco solo alla tratta Torino-Lione, ne abbiamo sentite da parte della maggioranza e del Governo in questi mesi di tutti i colori, ma oggi siamo quasi all'apoteosi, potremmo dire. Ma andiamo con ordine, iniziamo dall'analisi costi-benefici definita prima giusta e poco dopo da rivedere, prima letta e poco dopo mai arrivata, prima corretta e poco dopo piena di errori. E così sulla TAV: prima da rivedere i costi, e subito, e dopo da rimandare tutto, semmai, dopo le europee; prima proseguiamo i lavori, dopo tagliamo un miliardo; cancelliamo l'opera, ma anche realizziamola; facciamo un referendum, ma non si può. Ed infine potremmo dire, Presidente, in un crescendo rossiniano, è arrivata la mozione della maggioranza, che impegna il Governo a ridiscutere integralmente il progetto nell'applicazione dell'Accordo tra Italia e Francia.

Ma come si fa - lo ha detto bene l'onorevole Borghi - a ridiscutere integralmente, ma applicando un accordo già esistente? È un controsenso, è una contraddizione: non si può ridiscutere un'applicazione; e non solo è un controsenso e una contraddizione, ma è, appunto, un ossimoro. C'è da dire che voi state impegnando il Governo in un ossimoro, in un controsenso.

Anzi, diciamola tutta: voi siete il Governo dell'ossimoro, e l'ossimoro, come sapete, è una figura retorica che si ha quando si accostano due parole, due concetti che esprimono un senso opposto. E, a ben vedere, tra gli esempi conosciuti a scuola degli ossimori, voi li incarnate, li incarnate quasi tutti: un silenzio assordante, il disgustoso piacere, una dotta ignoranza, una lucida pazzia, un illustre sconosciuto. Mi dispiace che oggi non ci sia il Ministro proprio rispetto a questo famoso ossimoro. E da oggi, tra i nuovi esempi che entrano di diritto, potremmo chiedere all'Accademia della Crusca, entra, appunto, il ridiscutere un'applicazione. Voi siete il Governo del controsenso, voi siete il Governo della contraddizione, voi siete il Governo, da oggi, dell'ossimoro; ma con l'ossimoro, con il controsenso, con la contraddizione, non si governa un Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente. La saggezza popolare e i proverbi sono sempre di grande insegnamento per tutti, perché rappresentano il vissuto di un popolo che parte dall'esperienza della realtà. E, allora, c'è un vecchio detto popolare che dice: chi ha tempo non aspetti tempo e ricordi che il tempo è denaro. Ecco, credo che, al di là delle ideologie, degli scontri, di quello che si pensa, noi siamo esattamente, di fronte alla mozione presentata dalla maggioranza, di fronte a una mozione che non ascolta neanche una saggezza popolare, non capisce che perdere tempo provoca danni. Il tempo è denaro, chi ha tempo non aspetti tempo. E ciò che c'è in gioco non è il tempo della politica, della maggioranza o dell'opposizione, di una maggioranza che si deve mettere d'accordo.

C'è in gioco il destino delle imprese e delle famiglie, c'è in gioco il rapporto tra l'Europa e l'Italia, c'è in gioco, caro Ministro Toninelli, non l'andare a fare una gita a Lione, ma c'è in gioco un corridoio che si chiama del Mediterraneo, che va da Kiev e arriva, guarda caso, a Lisbona, Parigi, Barcellona. C'è in gioco, Ministro Toninelli, e lo dico anche agli amici della maggioranza, il fatto, se non lo si sa, che in quel corridoio del Mediterraneo che interessa l'Italia c'è il 50 per cento del prodotto interno lordo del Paese, si chiama PIL. Forse il Ministro Toninelli ha in mente qualcos'altro. C'è in gioco il fatto che il 65 per cento delle merci trasportate in Italia passa in quel corridoio, non in un altro corridoio. C'è in gioco, Ministro Toninelli, il fatto che in nove mesi, il tempo è denaro, si fa una delle cose più importanti del mondo, si mette al mondo una vita.

Ecco, il Governo e il Ministro Toninelli in nove mesi ci hanno consegnato un'analisi costi-benefici, e oggi si ritorna dal via, come nel gioco dell'oca, il gioco dell'oca del Ministro Toninelli. E l'unica cosa che abbiamo è un'analisi costi-benefici che sta facendo ridere tutti gli esperti d'Europa. Mettere nell'analisi costi-benefici il fatto che, se si decide strategicamente che le merci non devono andare più su camion, su gomma, e devono andare su ferro, è un costo il fatto che i camion non prendono più la benzina, e quindi lo Stato non incassa più le accise. Ma dove si è mai vista questa cosa (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Ma siamo alla follia, siamo all'incompetenza, siamo alla rinuncia di uno Stato che decida delle strategie.

Posso condividerle o non posso condividerle, ma, se decido che il ferro sia strategico per il nostro Paese, non posso mettere nell'analisi costi-benefici che incasso meno benzina. E, allora, perché non si è messa la possibilità nell'analisi costi-benefici che quel corridoio permette di commercializzare le nostre merci da Kiev a Lisbona? Perché non si dice che il 20 per cento sono i costi in più della logistica? Lei, sottosegretario, ride, ma sa qual è il problema? Che non vive più in questo Paese, non c'è più, non state più in mezzo alla gente da dove voi siete venuti. Questo è il problema per cui lei ride, questa è la ragione per cui lei sta ridendo, perché lei non sa neanche che cos'è la logistica, non sa che un'impresa in Brianza oggi paga il 20 per cento in più dei costi della logistica nel nostro Paese e un'impresa al Sud non può diventare un'impresa nazionale perché non ha la ferrovia, perché non ha le strade, perché non ha l'alta velocità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Dove vivete voi, dove siete, Ministro Toninelli? Ma allora nell'analisi costi-benefici mi faccia una cortesia: metta anche i costi dello psicologo…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …per lo stress che il Ministro Toninelli ha per lavorare diciotto ore al giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché anche questo dobbiamo ovviamente avere.

PRESIDENTE. Deputato Lupi.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Io concludo, signor Presidente, dicendo che su questi temi bisognerebbe avere il coraggio, perché il tempo perduto non si ritrova mai: mettere da parte l'ideologia e gli scontri politici e pensare al bene del Paese. Una volta lei, sottosegretario che ride, ci avrebbe insegnato questa cosa. Oggi è al potere e, quindi, le piace il potere (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Noi come gruppo su questo tema abbiamo posizioni differenti e non abbiamo nessuna difficoltà a metterle in trasparenza di fronte all'opinione pubblica. Il mio intervento ragionerà attorno alla questione posta dalle mozioni partendo da alcuni dati di realtà che nel dibattito pubblico di queste settimane e di questi mesi mi paiono siano scomparsi, dati di realtà che sono stati sopraffatti da una propaganda, devo dire da entrambe le parti, fortemente ideologica e che non tiene conto di alcuni elementi di fatto su cui, credo, dovremmo iniziare a confrontarci. Il primo punto - sarà banale - è che il traforo ferroviario dentro cui passano in questo momento le merci verso la Francia, sulla linea Torino-Lione, è stato aperto al traffico nel 1871 e oggi, come tutti sanno, non risponde più, per evidenti limiti progettuali, alle norme di sicurezza e di qui a qualche tempo saremo costretti a non poterlo più utilizzare o a continuare in proroghe, a mo' delle purtroppo pessime abitudini italiane. In secondo luogo, in tutto il mondo, in tutto il mondo civile si cerca di spostare le merci dalla gomma al ferro, cioè a un mezzo che consenta di avere maggiore economicità, maggiore efficienza e produca meno inquinamento. Terzo ma non ultimo - e qui credo che si tenda spesso a dimenticarlo - c'è un trattato internazionale con la Francia che regolamenta la costruzione del nuovo tunnel ferroviario del Frejus. Detto in altri termini, in un Paese moderno ci si vorrebbe confrontare anche su posizioni diverse, partendo, però, dal dato se quella linea e se l'intera linea di trasporto merci italiana necessitano di un ammodernamento oppure no e sfido chiunque a poter dire che una linea, che passa oggi su un traforo costruito oltre cento anni fa, possa essere efficiente e si possa negare - come dire - l'evidenza di questo ammodernamento.

C'è, poi, il tema dall'analisi costi-benefici, che è stata sventolata per settimane e per mesi come la panacea di tutti i mali, come lo strumento perfetto che avrebbe messo a tacere tutte le polemiche politiche, il metro di valutazione perfetto. Credo che nessuno possa dire che quell'analisi, uscita dal gruppo di lavoro del professor Ponti, non sia perlomeno discutibile. Con quel metro, con quei metri di valutazione - e io non ho la competenza per dire se e quanto scientificamente siano validi - non avremmo mai avuto, per esempio, lo sviluppo delle energie alternative che abbiamo avuto in questi anni.

Ma credo, con una battuta, che probabilmente un'analisi costi-benefici dei progenitori del professor Ponti nel 1870 avrebbe portato Cavour a non avere le condizioni per costruire quel traforo ferroviario in cui sono passate generazioni e generazioni dopo Cavour.

Insomma, io credo che ci siano delle opere che hanno una visione di lungo periodo. Ci sono opere come queste, poi le chiamiamo “grandi opere”, ma sono opere, è un tunnel ferroviario. In tutta Europa si costruiscono e si stanno costruendo tunnel ferroviari. Mi stupisce, però, che solo in Italia ci siano dei momenti, a leggere alcuni volantini, in cui sembra di passare non dentro a una montagna ma dentro ai residui di una centrale nucleare, con i richiami a qualsiasi tipo di minerale nocivo per l'ambiente. Esiste un problema, esiste un problema amianto, per esempio, più sul Terzo valico che non sulla TAV.

Insomma, io credo che l'approccio corretto sia un approccio più laico e meno ideologizzato. La TAV - e il traforo, in particolare - può essere uno strumento utile e importante. Non è la panacea di tutti i mali, non passa da lì soltanto il futuro del Piemonte e, al tempo stesso, la demonizzazione di un tunnel significa arrendersi all'idea - e io non mi sono mai arreso in tutti questi anni - che negli anni Duemila, nel 2019, l'uomo non sia in grado di costruire un tunnel nel rispetto dell'ambiente e dei parametri tecnologici più moderni, come stanno facendo in tutta Europa.

Quindi, io credo che la strada vera sia riconfermare l'impegno a costruire il tunnel, il tunnel internazionale, e onorare l'impegno preso con la Francia con quel trattato internazionale. E se qualcuno ha un'opinione diversa deve avere il coraggio non di fare una mozione ma di venire in Parlamento a modificare e a ritirare quel trattato internazionale.

Io credo, invece, che ci sia una discussione e anche qui se la prendiamo sotto il profilo del pragmatismo, trattandosi di un'opera pubblica con una prospettiva di lungo periodo, vi è la possibilità e la necessità di porre a revisione la tratta nazionale, di rivedere la questione legata alla stazione internazionale di Susa, insomma una concreta possibilità, secondo esperti credo neutri, di risparmiare una cifra molto considerevole rispetto al costo complessivo; un importo che andrebbe assolutamente reinvestito per il trasporto locale e per il trasporto dei pendolari, perché chi vive nel Piemonte e soprattutto nel Piemonte più marginale, come è capitata la ventura a me, sente forte questa contraddizione. Dunque, questa contraddizione va risolta.

La battuta è: ci sono i soldi, si sono trovati i soldi per la TAV e non si trovano i soldi - lo dico con un elemento caro più ai genovesi - per modificare e riammodernare un ponte sulla linea Genova - Acqui Terme, considerato in passato un esempio di architettura ma che risente degli anni. Questo significa che, oggi, da Acqui Terme a Genova ci si mette più tempo che negli anni Venti e questo è un problema che va al di là di essere puntuali o meno. È il problema di avere un eccesso di differenza tra tratte chiuse in Piemonte e gli investimenti sulla TAV. Un riequilibro, quindi, è corretto e possibile.

Ma concludo, sostanzialmente, con l'invito che faccio a me stesso e a tutti a riportare alla dimensione di realtà le questioni, togliendole dagli elementi propagandistici inevitabili con l'avvicinarsi della campagna elettorale perché questi non aiutano; non aiutano un Paese serio e civile, pur nel rispetto del confronto tra maggioranza e opposizione, a guardare verso il futuro e il futuro passa anche per un ammodernamento delle nostre linee ferroviarie e questa cosa è evidente.

Quella è la strada che è stata presa molti anni fa. Credo che possa essere rivista, come dicevo, la tratta nazionale e alcuni altri interventi ma rimane, per quel che mi riguarda, un elemento e un parere favorevole sul tunnel internazionale che deve essere fatto e, quindi, conseguentemente non possiamo continuare a baloccarci su analisi costi-benefici, che hanno i difetti che ricordavo prima, e anche con un dibattito che francamente, visto dall'esterno, visto dalla Francia, ha un che di marziano perché, se il confronto ci doveva essere, avrebbe dovuto esserci in Parlamento su posizioni più contrapposte all'inizio dell'opera.

Oggi siamo in una fase in cui credo che tornare indietro oggettivamente non sia più possibile. Questo, quindi, è un invito che, ripeto, faccio a me stesso: realismo e concretezza, costruzione del tunnel internazionale, revisione della tratta nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente. Come ha ricordato poco fa il mio collega Fornaro, tra noi sul tema ci sono opinioni diverse che non originano da oggi, dal dibattito di questi giorni, non originano certo da un dibattito che rischia, come è stato ricordato e sono d'accordo, di finire imprigionato dentro una gabbia ideologica.

Fatemelo dire: perfino il modo con cui si arriva oggi, a fine settimana, a discutere in Parlamento di mozioni che rischiano di avere poca efficacia e poca rilevanza sui fatti concreti di cui stiamo parlando, dà il segno del modo con cui si affronta una discussione che io invece considero molto rilevante per il Paese, per la sua idea di mobilità, per la sua capacità di costruire programmazione, di determinare investimenti e scelte che guardino fino in fondo al futuro.

La verità, invece, è che anche questa discussione…

PRESIDENTE. Per favore, liberiamo i banchi del Governo.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). …è una discussione strumentale. Una parte delle opposizioni corre a presentare mozioni Sì-TAV per cercare di stimolare le contraddizioni interne alla maggioranza. Non ce n'era francamente bisogno: le contraddizioni sono evidenti, perfino talvolta un po' ridicole, come accade leggendo il testo della mozione della maggioranza che, ancora una volta, propone il nulla e il suo contrario: la revisione completa dell'opera nel rispetto del trattato internazionale che la prevede. Francamente, siamo forse oltre il ridicolo.

Ma il punto, invece, per stare al merito, è che io considero la TAV Torino-Lione un'opera inutile, un'opera superata i cui presupposti sono ormai obsoleti, un'opera di cui discutiamo nel Paese da vent'anni. Lo dico, anche in questo caso, con rispetto delle diverse posizioni: non parliamo di un tunnel ferroviario ma parliamo di una grande opera molto impattante e molto costosa di cui nel Paese si discute incredibilmente da oltre vent'anni e attorno a cui si sono organizzate, in questi vent'anni, posizioni tra loro molto diverse, mobilitazioni molto grandi, partecipate, durature.

Lo sa bene il mio collega Tabacci per il quale ho sempre grande stima: ci sono le piazze delle madamìn ma ci sono anche le piazze No-TAV che, in modo straordinario, da vent'anni, tengono in piedi una battaglia di partecipazione e di resistenza civile contro un'opera che tanta parte delle genti di quei luoghi considera, non da oggi, dannosa e sbagliata.

Dunque, altre sono - questo penso io - le priorità del Paese proprio in tema di mobilità, proprio in tema di futuro: investire davvero su quelle che oggi si presentano come una serie di emergenze per milioni e milioni di cittadini e di cittadine italiani, milioni e milioni di pendolari che ogni mattina scontano le pene dell'inferno per fare solo il loro dovere, ossia raggiungere il proprio posto di lavoro; centinaia di migliaia di studenti, di cittadini, di cittadine che ogni giorno si confrontano con un sistema dei trasporti che, nella maggior parte dei casi, è non solo inadeguato ma talvolta perfino ingestibile rispetto a una condizione dignitosa di vita e di lavoro. Questo è un Paese curioso perché in questo momento, nel nome dell'ecologismo, si scatena la furia del Sì-TAV ed è un ecologismo curioso in un Paese in cui, in questi anni, nulla è stato fatto per spostare significativamente e strutturalmente il flusso delle merci sul ferro.

Non si sono scelte strade che pure in altri Paesi europei sono praticate - penso alla Svizzera - che hanno previsto un contingentamento del flusso sui passi alpini e un innalzamento molto significativo delle imposte per il trasporto su gomma per rendere più conveniente il trasporto su ferro.

In Italia nulla di questo è stato fatto, anzi oggi anche chi sostiene con argomenti naturalmente legittimi la necessità di realizzare la TAV Torino-Lione, come il presidente della regione Piemonte Chiamparino, contemporaneamente lavora per raddoppiare la tratta autostradale del Frejus, che si trova a pochi chilometri da quella che dovrebbe diventare la nuova linea Torino-Lione. Come capite, tutto questo rende quantomeno discutibile e problematico un approccio che in nome dell'ecologismo rilanci la centralità assoluta nella città di quella tratta.

Ora è vero, come è stato ricordato, che l'analisi costi-benefici che è stata presentata e che però inviterei, come sempre, a guardare anche qui nel merito, nella sua articolazione complessiva, presenta punti discutibili. Anch'io penso francamente che mettere le accise tra i costi sia elemento poco efficace anche da parte di chi pensa che quell'opera non vada fatta. E, tuttavia, in quell'analisi costi-benefici sono altre cose che dovremmo guardare. Una tra queste è la previsione, ottimistica, che ci dice che il volume di 25 milioni di tonnellate nel trasporto su quella tratta si raggiungerà nella migliore delle ipotesi nel 2059, quindi diciamo tra quasi trent'anni, rendendo ancora più costoso fino ad allora l'eventuale costo di quest'opera e quello che fino ad allora verrà comunque strutturato su altri settori.

Dunque penso – e concludo - che per queste ragioni sarebbe arrivato il momento di fare sì un gesto coraggioso, di fare una scelta di fondo, di chiudere questa infinita querelle, di chiudere quest'opera e di dirottare le risorse che ancora dovrebbero essere investite in quest'opera, che ritengo – ripeto - obsoleta e inutile, in emergenze che nel Paese coinvolgono la stragrande maggioranza dei cittadini e che, invece, continuano ad essere al margine dell'attenzione della politica e delle classi dirigenti del Paese.

È il motivo per cui annuncio il mio voto contrario a tutte le mozioni che sono state presentate e anche, naturalmente, alla mozione del Governo che, come ho detto in premessa, presenta una soluzione che, come al solito, davanti a tutte le questioni spinose, non è una soluzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente della Camera che c'è, signor Presidente del Consiglio che non c'è, signor Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che non c'è, non stiamo discutendo di uno dei tanti temi per i quali la presenza dei soli sottosegretari potrebbe assolvere alla funzione non istituzionale, ma politica. Stiamo discutendo di un tema che interessa l'opinione pubblica, che interessa in primo luogo il Governo, che interessa i mercati, che interessa il mondo della produzione e del lavoro. Non è un tema generico: è un tema sul quale si sono rotte maggioranze politiche a tutti i livelli e che, quindi, necessitava, doverosamente, della presenza del Ministro delle Infrastrutture, Toninelli, che è sistematicamente latitante in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È un segnale pessimo per gli investitori, ma aggiungo, è anche un segnale molto negativo che di questa materia si tratti in quest'Aula solo ed esclusivamente per l'iniziativa parlamentare, perché vi dovrebbe essere stata, invece, per contro, un'iniziativa del Governo sul punto, con un'informativa del Governo e con una decisione parlamentare. Invece, il Governo, per il tramite del sottosegretario, in modo molto notarile, ha espresso parere favorevole a una mozione che decide di non decidere: fate rimpiangere la Democrazia Cristiana, che almeno sui manifesti diceva: “Decidi DC”.

Ma, al di là di questo, mi pare evidente che tutte le analisi costi-benefici che oggi vengono veicolate rappresentino una strana, stranissima posizione, e cioè quella di anteporre i numeri a quella che è innanzitutto una scelta di sviluppo di questo Paese. Potete portarne a decine di analisi costi-benefici; una, nessuna o centomila fanno rimpiangere Pirandello, ma non risolvono il problema. Noi riteniamo, invece, per contro, che si debba anzitutto dare risposte a due o tre quesiti. Vogliamo che questo nostro Paese finalmente si modernizzi, vogliamo che questo nostro Paese finalmente tolga una parte del traffico che potremmo dire oggi veicolare o di asfalto e sull'asfalto e lo trasferisca sul ferro, o vogliamo continuamente ritenere che sia giusto, come pare di capire, decisioni che non decidono, che tutto va bene, madama la marchesa, e lasciamo le cose così?

Questa era una scelta innanzitutto di sviluppo, di sviluppo per la nostra economia, di sviluppo per quelle decine e migliaia di imprenditori che rappresentano nel nord est, come nel Nord Ovest un prodotto interno lordo che è esattamente pari, nella sua somma, a quello dell'intera Spagna, che è superiore a quello delle due regioni più industrializzate dalla Germania, questa era la risposta politica che noi ci attendevamo; anzi, anziché sentirci dire né “no”, né “sì”, ma “ni TAV”, ci saremmo aspettati di sentirci dire “più TAV”, anche in quel Mezzogiorno che necessita di queste infrastrutture per non rimanere indietro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!Queste erano le scelte politiche che una classe dirigente avrebbe dovuto fare.

Ebbene, i banchi di Fratelli d'Italia non hanno paura di avere il coraggio di dire che sono a favore della TAV, così come non hanno timore di dire che abbiamo criticato l'Unione europea per tante sue scelte, ma non possiamo negare che dei nove Corridoi che, entro il 2030, dovrebbero essere realizzati nell'Europa, ben quattro atterranno all'Italia, al territorio italiano, alla nostra patria! E rifiutare occasioni di questo tipo significa voler lasciare il Paese fermo, vuol dire rimanere indietro, vuol dire non fare un passo in avanti, così come diceva, prima, il collega Fratoianni, che mi ha preceduto.

E qui sarà interessante poi capire, nelle elezioni regionali prossime del Piemonte, se Chiamparino, Presidente uscente, che dice a parole di essere a favore della TAV, metterà nelle sue liste di appoggio anche quella componente di LeU, che si rifà al collega che prima è intervenuto in modo negativo sulla TAV.

Ma aggiungo una cosa: se otto Governi di diversi Paesi hanno fatto una scelta, se otto Governi differenti tra loro per cultura politica, per tradizione e per scelte anche nel mondo dell'infrastruttura, otto Governi di Italia e Francia si sono sempre trovati d'accordo su quest'opera, c'è qualcuno che riesce a spiegarci una sola ragione per la quale bisogna non sapersi pronunciare oggi, dopo quasi diciott'anni dalla firma del primo accordo del 2001 sull'opera stessa? È chiaro che in questo modo la politica delle grandi infrastrutture va a farsi benedire. Ma qui c'è una contraddizione di fondo, è una contraddizione che questa maggioranza, nonostante questa mozione “salvatutto” e “cerchiobottista”, non riesce a dare risposta concreta, ed è la divisione che si era verificata già nella passata legislatura.

Vedete, una mozione presuppone anche di avere il coraggio, ma, ci ricordava Manzoni, a proposito di don Abbondio, che se uno il coraggio non ce l'ha, non se lo può certo dare. E, allora, cerchiamo di rinverdire un attimo qual erano le posizioni. Vede, signor Presidente, quando in quest'Aula si parlava, nella seduta del 20 dicembre 2016, della TAV, del TAV, come più correttamente bisogna dire, beh, c'era chi diceva che si voleva il TAV perché qualcuno faceva gli interessi di quelle grandi industrie che avevano rapporti con i mafiosi.

C'era l'attuale sottosegretario all'Economia, onorevole Castelli, che testualmente affermava che la sua contrarietà nasceva da questa valutazione: il MoVimento 5 Stelle ce l'ha scritto in fronte che il TAV non lo sosterrà mai. Era questo il retroterra culturale di allora, che è rimasto il retroterra culturale di oggi, del decidere di non decidere. E ci sorprende che quella Lega, che proprio in quella seduta interveniva in quest'Aula, sostenendo con l'onorevole Simonetti che se vogliamo essere competitivi nei confronti di Rotterdam, se vogliamo che sia la pianura padana il transito di tutte le merci che arriveranno dall'est attraverso il raddoppio del Canale di Suez, non possiamo prescindere dal TAV. Se tutte queste erano le premesse, è evidente che non troverete mai un accordo, perché l'avrete scritto in fronte, o nel retro fronte, ma una cosa è certa: una delle due parti è costretta a perderci la faccia, ed è questa la ragione per la quale noi abbiamo decisamente sposato la causa che era la causa del centrodestra, che era nell'accordo di programma del centrodestra: “sì” al TAV, senza distinzioni di sorta, senza “se” e senza “ma”; e lo possiamo fare anche in ragione di quello che presenta sotto il profilo culturale la destra politica italiana. Noi siamo stati dalla parte dell'interventismo contro il neutralismo, siamo stati con i futuristi, che erano avversati dai crepuscolari, siamo patrioti contro i traditori, chi non decide sul TAV, tradisce innanzitutto il nostro Paese, la possibilità della sua modernizzazione, la possibilità di dare un futuro migliore alle nuove generazioni, la possibilità di avere 50 mila persone che non perdono il posto di lavoro. Per queste ragioni, signor Presidente, ribadiamo che siamo favorevoli al TAV, siamo a favore della TAV e voteremo le mozioni che questo principio riconoscono senza tante balle che vengono qui rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Questo Governo si è insediato quasi nove mesi fa, un tempo sufficiente per mettere al mondo un figlio, ma non per dare all'Italia e, soprattutto, agli italiani una risposta semplice rispetto ad una domanda che ci poniamo tutti: questa Torino-Lione va fatta sì o no (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Noi vogliamo in questo Parlamento rappresentare la nostra posizione, noi siamo per il “sì TAV” e abbiamo lo stesso pensiero dei tanti cittadini che oggi, questa mattina, qui fuori dal Parlamento protestavano rispetto al blocco della TAV. Vogliamo ringraziare quei comitati, quelle associazioni di categoria, associazioni di volontariato, cittadini, che sono venuti qua, sono scesi in piazza a Torino contro il Governo della decrescita e per la TAV (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E pensiamo che anche il MoVimento 5 Stelle dovrebbe prendere le distanze dagli insulti vergognosi che Di Battista ha riservato a queste persone, li ha definiti degli ‘ndranghetisti, delle persone che avrebbero già preso le tangenti rispetto alla TAV (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma come si permette! Come si permette Di Battista di utilizzare questi insulti nei confronti dei cittadini?

Ma siamo qui anche per sapere cosa vuole fare il Governo. Si sono persi moltissimi mesi, ma oggi noi vogliamo capire qual è la scelta del Governo, perché prima abbiamo dovuto assistere al balletto sull'analisi costi-benefici, non ce ne vorrà il professor Ponti, ma è stata stroncata da pubblico e critica per tante ragioni, perché non ha considerato i costi del non fare, perché non ha considerato la possibilità di revoca di oltre 900 milioni dei finanziamenti europei, oltre alle penali, alle opere di ripristino, perché ha considerato fra i costi, badate bene, le minori entrate per pedaggi ed accise. Ma come? Il Governo del cambiamento vuole aumentare le accise e pensa di buttare via soldi e poi recuperare il pareggio di bilancio facendo pagare più pedaggio e più accise ai cittadini? È questo il Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

E adesso, dopo l'analisi costi-benefici, abbiamo letto la mozione di maggioranza, che impegna il Governo a ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione: ridiscutere integralmente! Ecco, giusto per informarvi, vorrei dirvi che martedì il consiglio di amministrazione di TELT ha rinviato per la seconda volta bandi di gara per 2,3 miliardi di lavori: sapete quante piccole e medie imprese, quanti artigiani, quante ditte italiane avrebbero potuto, grazie a questi lavori, superare la decrescita e la recessione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Contestualmente l'Unione europea ci ha fatto sapere che in assenza di risposte certe verranno tagliati 300 milioni di finanziamenti dell'opera: complimenti al Governo del cambiamento! Complimenti davvero! Se questi sono i vostri risultati, altro che far durare questo Governo cinque anni! Noi vi auguriamo di andare a casa domani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché i danni che state facendo al Paese sono inenarrabili! Sappiamo che le due forze di maggioranza hanno idee diverse, sappiamo che la Lega è favorevole alla TAV, però non è più il tempo di tergiversare, perché in gioco c'è l'interesse nazionale e la credibilità del Paese, oltre a 50 mila posti di lavoro.

Quello che ci preoccupa non è solo il no alla TAV, ma il no alla Gronda, alla Pedemontana lombarda e veneta, al Terzo valico, al Passante di mezzo di Bologna, all'Alta velocità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Quello che ci scandalizza è che non pensate al Mezzogiorno! Non avete stanziato un'opera per le infrastrutture nel Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! State bloccando tutto! E l'Italia, nonostante i vostri fallimenti, rimane la seconda potenza manifatturiera d'Europa. Come pensate di rilanciare la crescita senza far partire i cantieri, senza consentire l'ammodernamento del Paese? Allora vi chiediamo: dove porta il confronto all'interno della maggioranza tra i due partiti, quand'è che vi incontrate e ci recapitate qual è la scelta definitiva? Se volete, aprite una chat su WhatsApp, fate la giuria popolare, fate l'estrazione a sorte, il televoto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma ricordatevi che non potete sempre delegare alla piattaforma Rousseau, perché governare vuol dire decidere, assumersi la responsabilità di decidere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi siamo sorpresi che la Lega tentenni su questo tema, ma sappiamo come la pensa il MoVimento 5 Stelle, che è coerente con la sua posizione, quella di preferire i TIR sulle strade alle merci su rotaia, quella di preferire più inquinamento perché così lo Stato incassa di più dai pedaggi e accise sui carburanti. E già così una stella è caduta. Voi ne avete cinque: la stella nel simbolo che rappresenta l'ambiente, con questa scelta è già crollata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ed è caduta anche la stella della mobilità sostenibile. Non parlo poi della stella sullo sviluppo, perché francamente non so a cosa ci stia a fare nel vostro simbolo, visto che volete la decrescita felice (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Un movimento tafazziano, per dirla in modo pop. Avete appoggiato chiunque facesse confusione in Italia e avete provato a farlo anche nel resto del mondo, con straordinari risultati diplomatici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). A voi piacevano i no TAV e adesso non sapete come uscire da questa situazione. Siete i luddisti del nuovo millennio, ma con una differenza: i luddisti se la prendevano con i telai e con le macchine perché dicevano che bruciavano posti di lavoro, voi invece siete contro il lavoro, siete per la decrescita, siete per un'Italia povera e isolata nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ma noi questo non ve lo vogliamo permettere! Vi piace l'Italia lenta, quella di slow food. Sappiate che piace anche a noi slow food, ma qui stiamo parlando della velocità di spostamento delle merci e delle persone, e di come collegare l'Italia, rendendola più competitiva, all'Europa. Stiamo parlando dell'Italia, un Paese che vive di esportazioni e che, grazie alla sua operosità, ha un interscambio economico con i Paesi dell'Europa con un saldo attivo di 20 miliardi! Voi cosa volete fare, come Benigni e Troisi in Non ci resta che piangere? Benigni e Troisi volevano fermare Cristoforo Colombo, voi volete fermare la TAV? È vero, a questo Paese non resta che piangere, se voi rimanete al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma noi faremo di tutto perché questo non accada, perché state ipotecando il futuro del Paese. Vorrei dire una parola al Ministro Toninelli, che normalmente è assente da quest'Aula, ma ci aspettavamo che almeno oggi ci degnasse della sua presenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e ritenesse questa discussione meritoria della sua importante presenza.

Gli vorrei dire che la commissione Ponti ha stimato la vita dell'opera Torino-Lione in sessant'anni, ma vorrei spiegare che il Frejus è stato inaugurato nel 1871: lo sapete che quella linea non ha più gli standard di sicurezza adeguati? Che ha perso il 70 per cento di traffico merci semplicemente perché il traforo è antieconomico e antiquato? Se i nostri predecessori avessero ragionato come Toninelli o Ponti, l'Autostrada del Sole non si sarebbe mai realizzata, e non avremmo l'Alta velocità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Purtroppo Toninelli mente sapendo di mentire. Lo ha fatto sul costo dell'opera, lo ha fatto sull'avvio dei cantieri, derubricando quello che è stato scavato finora all'opera di roditori o degli scoiattoli. Cioè, il foro che è stato scavato, di chi è opera? Come si fa a negare l'esistenza di un'opera già avviata e a sostenere che tanto i soldi della TAV verranno usati per altre opere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Ma come, forse, vista la vostra capacità diplomatica con la Francia, pensate che i soldi spesi dalla Francia per la TAV possano finanziare altre opere italiane come la Roma-Pescara? Pensate che ce la finanziano i francesi, dopo aver buttato via i soldi con il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? La verità è una sola, cioè che fare la TAV costa 3 miliardi, non farla costa 4 miliardi e 200 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e in questa affermazione sta il non senso delle vostre scelte.

Allora, se non siete in grado di decidere, se non volete affrontare questo nodo, è giusto che il Parlamento si esprima. E dico - concludendo - ai parlamentari della Lega che siedono in quest'Aula: noi con la nostra mozione vi stiamo offrendo una possibilità di uscire da quest'impasse, la nostra mozione vi dà l'opportunità di cambiare rotta, perché ridiscutere integralmente il progetto vuol dire non fare più la TAV e ripartire da zero ed assumervi con i Cinquestelle questa responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Potete fare una scelta diversa, siete parlamentari liberi, siete donne e uomini di territorio, allora non abbiate paura, scegliete la strada dello sviluppo, scegliete la strada dell'ammodernamento del Paese, facciamo ripartire quest'opera anche grazie ai vostri voti, l'Italia vi sarà riconoscente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Presidente, avrei voluto dire “signor Ministro”, ma non c'è, è appunto assente. State per completare nove mesi di lavoro, quasi un anno, il primo compleanno della stagione del cambiamento, ed esordiamo con un ritorno alla vecchia politica. La vecchia politica era quella che scambiava per interessi di partito l'interesse dei cittadini. Abbiamo avuto lo scambio: Salvini non va a processo, allora si blocca l'opera della Torino-Lione. Questo è stato lo scambio che è avvenuto oggi, nemmeno troppo segreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quindi scegliete di non scegliere, anzi scegliete l'interesse dei vostri partiti. D'altra parte, non era in discussione questo, qui non è in discussione quello che serve al Paese, qui è in discussione un Ministro dell'Interno che sta sette giorni in campagna elettorale in Sardegna mentre il Ministero è abbandonato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), facendo la campagna elettorale, il capo partito, invece che fare il Ministro dell'Interno.

Quindi è logico che bisognerebbe discutere dei dati di fatto, oggi avremmo dovuto discutere dei dati di fatto, ma li conoscete? Questa è la prima domanda, perché mi sembra che assomigliate ormai sempre di più al ministero della verità che descriveva Orwell nella sua opera 1984 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sulla porta di quel ministero c'era scritto: l'ignoranza è la forza.

Avente mandato il Presidente del Consiglio, il Ministro delle infrastrutture e il Vice Presidente del Consiglio in televisione e sui giornali a raccontare che questo tunnel non è stato mai scavato, peccato che a pagina 32 della relazione del Ministro delle infrastrutture - per suo tramite, la può far leggere al Ministro delle infrastrutture, caro Presidente? - c'è scritto che sono già stati scavati, dei nove chilometri del tunnel di base, il 60 per cento, cioè quasi sei chilometri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e che la rinuncia all'opera determinerà un ripristino di quei sei chilometri, oltre che degli altri 25 chilometri delle gallerie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Cioè avete mentito, non so se per ignoranza o per malafede, avete mentito al Paese in questi mesi; e avete mentito sostenendo che stiamo parlando di un'opera totalmente inutile, o che avete inventato l'analisi costi-benefici.

MI permetto una nota personale: siccome l'analisi costi-benefici in questo Paese l'ha introdotta il nostro Governo, pochi anni fa, ed è stata codificata con le regole europee, quella che c'è stata presentata non è un'analisi costi-benefici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È sempre il solito problema: è un'analisi dettata dalla politica. Pensate, i professori della struttura di missione andrebbero scelti con un bando pubblico, tra i migliori professori nella materia, mi spiego? Il professor Ponti ha ammesso sui giornali che li ha scelti lui: cioè non li ha scelti il Ministero, ha scelto tra i suoi colleghi, membri delle sue società. Che affidabilità ha questa analisi costi-benefici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che pensa che un'opera duri sessant'anni, un'opera ferroviaria, che mette i costi della tratta transfrontaliera, che include le accise? Sta facendo ridere tutta l'Europa, questa analisi costi-benefici!

RENATO BRUNETTA (FI). Bravo!

GRAZIANO DELRIO (PD). È una vergogna che un Paese, uno dei più grandi Paesi europei si serva questi mezzi per propagandare un pregiudizio politico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Vedete, ci si può accostare alla TAV senza pregiudizi. La Svizzera, per esempio, ha già costruito 4 tunnel di base, 4, esattamente per il motivo per cui dobbiamo costruire questo, e cioè per trasportare le merci dalla gomma al ferro. E non è vero che non ci sono mezzi, siete anche andati in giro a dire che non c'è interscambio di merci: sono 44 milioni di tonnellate di merci che viaggiano tra Italia e Francia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in crescita nel 2018 rispetto al 2017, in crescita, in crescita! E il 93 per cento di queste merci va su gomma!

Quello è il modo di proteggere la Val di Susa. Noi abbiamo cancellato le opere in Val di Susa, non ce n'è più neanche una, a parte la stazione; e Salvini non ci venga a raccontare che farà una revisione dell'opera, perché è già stata fatta la revisione dell'opera, e adesso rimane solo la stazione di Val di Susa e la galleria, che non è finanziata: quindi non potrete revisionare quella parte lì, e se la revisionerete non si potrà far passare le merci da quella parte.

Quindi stanno ancora continuando a mentire, regolarmente. Però, mentre non fate le scelte, mentre non capite che questa scelta è strategica ed obbligata, avete almeno ottenuto il grande risultato di compattare tutto il Piemonte, tutta la Lombardia, tutto il Veneto contro la vostra scelta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché la Torino-Lione non sono 80 chilometri, non sono… Lo dico agli amici dei 5 Stelle, agli amici della Lega: non solo 80 chilometri, fanno parte di un corridoio europeo. Perché dovrebbero continuare… Scusi, sottosegretario: perché continuate a finanziare la Brescia-Verona e la Verona-Padova? Per quale motivo, se il corridoio non ha senso di esistere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Senza il tunnel il corridoio non c'è più, l'Europa farà passare il corridoio sopra le Alpi, da Ginevra e da Losanna; e voi lo sapete, lo sapete che l'Europa farà passare il corridoio di sopra, e noi perderemo il collegamento con un'area, il Nord-Ovest, che ha sostanzialmente il 30 per cento del PIL europeo, una delle aree più densamente popolate e più interessanti da un punto di vista commerciale per noi.

E quindi la Svizzera sta scavando questi tunnel perché sceglie la sostenibilità. Nella vostra analisi costi-benefici è valutato quanto può attrarre una ferrovia, un corridoio europeo in termini di investimenti privati, per esempio? No, non è valutato; ma tutti noi sappiamo che le infrastrutture si costruiscono perché diventano attrattive, perché determinano uno sviluppo, gli investimenti privati, determinano prospettive nella logistica, come vi ha spiegato bene l'ex Ministro Lupi. E l'Italia il vero gap che ha per la sua crescita è proprio nel deficit di logistica, ed è proprio per questo che tutto ciò è stato scelto con lungimiranza: i corridoi europei li inventò un pericoloso rivoluzionario che si chiamava Jacques Delors, e servivano a far sentire l'Europa più unita, più forte, a farla diventare una grande potenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Diventeremo piccoli piccoli, rimanendo chiusi nelle Alpi.

E perché non fermate il Brennero? E perché non fermate la Napoli-Bari? Fatemi vedere l'analisi costi-benefici. Forse perché è il collegio elettorale del Ministro Di Maio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? È questa la motivazione? Perché anche lì, io voglio vederla adesso la vostra analisi costi-benefici sulla Napoli-Bari. Me la fate vedere? Perché io ci credo alla Napoli-Bari, la difendo; la difendo, perché uniremo finalmente due grandi metropoli del Sud.

La Ministra Lezzi è venuta qui a dire che i lavori non ci sono. Sono già terminati in due tratte, e sono già appaltati gli altri quattro lotti: lo spiegate, per favore, alla Ministra Lezzi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

Allora, nelle aree interne della Campania… Siete stati nell'Avellinese, nelle montagne dell'Avellinese, nel Beneventano? Io ci sono stato recentemente. Siete stati a spiegare che non volete più la Napoli-Bari, così che rimangano fuori dai corridoi delle grandi città metropolitane europee? No, non ci siete stati, non incontrate più nessuno: non incontrate i sindacati, non incontrate le regioni, non incontrate i sindaci, non incontrate più nessuno; siete barricati dentro il Ministero.

I sindacati vi stanno chiedendo e vi hanno chiesto di poter discutere di questa cosa. Siete riusciti in una cosa meravigliosa: azzerare la crescita per investimenti. Questo Paese è fermo perché gli investimenti sono fermi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E non è vero che prima non c'erano, perché siamo cresciuti in media del 3 per cento all'anno sugli investimenti: li avete fermati voi. E non è vero, non è vero che il Paese era tutto fermo, perché queste opere erano in corso; l'opera è in corso. Ma volete aprire gli occhi o no?

Sapete quanto vale quest'opera? Ci sono 81 bandi pronti ad essere banditi, 24 sono già stati affidati. Sapete quanto vale? Cinque miliardi. Noi, nel 2019, potevamo avere uno stimolo all'economia di bandi per oltre 5 miliardi di euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sapete qual è il risultato netto del grande piano per gli investimenti pubblici del Ministro Tria? Aumentarli del 2 per cento. Sapete qual è il 2 per cento degli investimenti pubblici, quanto vale in termini assoluti? Vale 700 milioni. Complimenti, bravissimi, perfetto, perfetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! State parlando di rilancio degli investimenti, e bloccate la Brescia-Verona, la Campogalliano-Sassuolo, ha già fatto l'elenco la Ministra Gelmini.

Siete riusciti, però, per fortuna nostra, a coagulare tutti gli enti locali, tutti i presidenti di regione, tutti i sindacati, che per la prima volta, dopo 25 anni, Presidente, scenderanno in piazza il 15 marzo. Il popolo partecipa e vi dirà “andate a casa”, perché questo è quello che vi diranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché avete bloccato il Paese, siete riusciti a bloccare il Paese.

E, per favore, mi dica l'ultima cosa: per favore, non…

PRESIDENTE. Per favore, i banchi del Governo. Per favore, deputata Corneli…

GRAZIANO DELRIO (PD). Vi sarei molto grato se evitaste di offendere la nostra intelligenza dicendo che lo fate per il trasporto pubblico locale. Ecco, per favore, non offendete la nostra intelligenza, perché avete previsto nella legge di bilancio il taglio ai contratti dei lavoratori del trasporto pubblico locale, e lo sapete, è scritto nella vostra legge di bilancio, per la prima volta; e perché avete previsto - guarda caso - tra i 2 miliardi che il Ministro Tria l'altro giorno ci ha detto che verranno utilizzati, perché la crescita non ci sarà, 300 milioni di taglio al trasporto pubblico locale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Questo è il modo con cui vi occupate dei pendolari: tagliando i fondi alle FS. Perché c'è anche il taglio dei fondi alle FS, non dimentichiamocelo! Seicento milioni di taglio alle FS, spostando ulteriori 300 milioni dal trasporto pubblico locale, e così continuando a dire che lo farete per i pendolari.

Allora, fateci un favore: se uscite un attimo dalla campagna elettorale, forse vi accorgete che questo Paese si è fermato, che stiamo perdendo posti di lavoro al ritmo di oltre 300 al giorno, che le industrie sono in crisi, che c'è bisogno di connessioni per attirare investimenti, che è crollata la fiducia degli investitori esteri, che per la prima volta, grazie a voi…

PRESIDENTE. Concluda.

GRAZIANO DELRIO (PD). Ho finito, Presidente. Riuscirete in un altro avvenimento, oltre a portare in piazza i sindacati, dopo 25 anni, in maniera unitaria. Se andate avanti così, riuscirete ad operare, per la prima volta, la revisione di un trattato internazionale. Per la prima volta questo Paese, da quando è nato, non terrà fede ad un trattato internazionale, ratificato quattro volte, quattro volte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Per la prima volta riuscirete a distruggere, dopo l'economia e dopo i posti di lavoro, anche la credibilità di questo Paese. Complimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zordan. Ne ha facoltà.

Un po' di silenzio, per favore, colleghi.

ADOLFO ZORDAN (LEGA). Presidente, come è noto, la Lega ed il MoVimento 5 Stelle non erano forze alleate alle scorse elezioni politiche, e si presentavano con programmi autonomi. Tra i temi discussi tra le due forze politiche ci sono sicuramente le grandi opere, e nello specifico la realizzazione dell'Alta velocità Torino-Lione, su cui, come espresso più volte, la Lega ha una posizione che storicamente è sempre stata favorevole (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

RAFFAELLA PAITA (PD). Storicamente!

PRESIDENTE. Per favore! Deputata Paita, deputata Paita, sta intervenendo il suo collega. Deputata Paita, non è un atteggiamento.

ADOLFO ZORDAN (LEGA). Per questa ragione, abbiamo sottoscritto un contratto di Governo. In particolare, per quanto riguarda la linea Torino-Lione, entrambe le forze politiche si sono impegnate a rivedere il progetto e verificare se è possibile realizzarlo risparmiando risorse e riducendo l'impatto ambientale, andando a tagliare un miliardo di costi che possono essere risparmiati e investiti in altre opere prioritarie.

Daremo pertanto seguito, come prevede la mozione unitaria che abbiamo sottoscritto, a quanto previsto dal contratto di Governo, che ci impegna a valutare quest'opera nel rispetto degli accordi internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Scambio di apostrofi tra i deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Per favore! Colleghi della Lega! Colleghi del Partito Democratico! Deputata Morani! Colleghi della Lega, per favore! Colleghi del Partito Democratico!

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Nicolò Romano. Ne ha facoltà.

PAOLO NICOLO' ROMANO (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, la nascita dell'attuale Esecutivo, come saprete, è stata suggellata da un contratto di Governo tra le due forze politiche di maggioranza.

In tale contratto, riguardo alla linea alta velocità - anche se ci tengo a precisare che non si tratta più di una linea AV, ma di un'alta capacità - tra Torino e Lione, l'impegno preso è quello di ridiscutere integralmente il progetto nell'applicazione dell'Accordo tra Italia e Francia.

Il MoVimento 5 Stelle è da sempre favorevole ad incentivare l'uso della ferrovia rispetto ad altri mezzi più inquinanti, però, prima di pensare, progettare e investire in nuove infrastrutture, bisogna trovare soluzioni per incentivare l'utilizzo del ferro già esistente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il progetto di cui stiamo discutendo oggi è vecchio più di vent'anni: prevede una parte comune italofrancese che comprende un tunnel di base di 57 chilometri per collegare Saint-Jean-de-Maurienne a Susa-Bussoleno con due gallerie indipendenti a singolo binario, con rami di comunicazione ed una sezione all'aperto di circa 3 chilometri nella piana di Susa.

Le due località attualmente, però, sono già connesse tra di loro da una ferrovia e, a seguito dei lavori di ammodernamento della rete, costati un miliardo di euro e finiti solo nell'estate del 2011, l'attuale linea è già in grado di gestire il passaggio di container navali ed è attualmente utilizzata solo per il 20-30 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per questo occorre, a mio avviso, considerare anche il fattore di impatto ambientale: in quelle montagne c'è amianto, il rischio di compromettere le falde acquifere è alto, se non certo.

Infine, non si può ignorare che una parte consistente della popolazione locale è contraria all'opera proprio per le ragioni appena citate.

La linea attuale, con pochi interventi, principalmente sul versante francese, tra l'altro, potrebbe essere ulteriormente implementata; invece, stiamo discutendo se fare un'opera nuova, che ha un costo davvero impressionante ed è di dubbia utilità. Proviamo a pensare a quante opere si potrebbero costruire con tutto quel denaro: migliorare le scuole, gli ospedali, i servizi che potrebbero migliorare davvero la vita di tutti i cittadini, partendo proprio dalle ferrovie locali, che in Piemonte sono state progressivamente sospese o chiuse con gravi disagi per tutti i pendolari.

Siamo consci di avere preso degli impegni, se pur non vincolanti, sia con la Francia che con l'Europa; per questo, a inizio settimana, il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli e la sua omologa francese Élisabeth Borne hanno firmato congiuntamente una lettera indirizzata al soggetto attuatore TELT per posticipare i bandi di gara relativi al tunnel di base.

Visti, però, i recenti sviluppi e valutata l'analisi costi-benefici, voglio ricordare a quest'Aula che lo strumento dell'analisi costi-benefici è uno strumento riconosciuto a livello internazionale. Non sarà perfetto, ci sono sicuramente margini di errore, ma è un elemento indispensabile per la discussione tecnica che si basa sui numeri, non su ideologie, e segue dei precisi standard riconosciuti a livello internazionale.

Infatti, anche la Corte dei conti europea ha definito l'analisi costi-benefici lo strumento analitico per eccellenza per poter valutare una decisione di investimento, confrontando i costi previsti con i benefici attesi. L'analisi costi-benefici è stata presentata poche settimane fa dal Ministero dei trasporti con un saldo negativo tra i sette e gli otto miliardi di euro. Se, oltre a questo, aggiungiamo anche il fatto che gli amici francesi hanno rinviato al 2038 la decisione sul prosieguo dei lavori, perché in Francia non è considerata un'opera prioritaria, diventa evidente che abbiamo il dovere morale di ripensare questo progetto ed agire per priorità anche noi. Chiediamo, pertanto, al Governo di fare tutte le valutazioni del caso e giungere al più presto ad una conclusione definitiva di questa vicenda ultradecennale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Innanzitutto vorrei suggerirle un libro, un consiglio di lettura: Il paradosso dell'ignoranza. Cioè, più una persona conosce, più sa di non sapere; più una persona non conosce, più pensa di sapere e le spara, le spara (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Io, Presidente, sono un progettista di rilevamento treni e alta velocità: cavolo, un po' ne saprò; un po' ne saprò! Presidente, questo tunnel che già c'è collega l'Italia alla Francia. In Italia le ferrovie funzionano a 3 mila volt continui perché quella è una linea storica, in Francia a 1.500 volt continui. La linea che si va sviluppando collega Kiev a Lisbona e noi stiamo parlando di una piccola parte che collega Torino a Lione.

Torino-Lione e tutto il collegamento Lisbona- Kiev funzionerebbe a 25 mila volt alternati. Per quale motivo? Perché lì c'è una pendenza, in quel tunnel, molto elevata, del 28 per mille. Davvero è incredibile come si possa essere contrari, è inconcepibile per una persona che lavora e sta lì sul pezzo e progetta quelle cose; è incredibile come si possa capovolgere la verità. Presidente, una persona che io consideravo un mio amico, e che è anche un suo amico e un vostro amico, ha fatto una citazione l'altro giorno, citando il paradosso del comma 22: chi è pazzo può chiedere di essere esonerato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato o esonerato dalle missioni di volo non è pazzo.

Ecco, direi così: chi è pazzo può chiedere di essere esentato dal condurre un treno in una galleria non sicura, perché non è sicura, non ci sono le vie di fuga in quella di oggi, ma chi lo chiede non è un pazzo. Questo è, cioè veramente voi siete l'apoteosi, l'apoteosi dell'incapacità. Ma veramente, vi prego, andate a leggere quel libro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché ci sono le motivazioni tecniche che voi dovreste conoscere e non conoscete. Il brutto, Presidente, il brutto di non conoscere è che non si ha neanche la volontà di studiare, perché non si ha la realizzazione del fatto che loro non conoscono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Porchietto ed altri n. 1-00103, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Delrio, Lupi ed altri n. 1-00104, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Deputati! Deputati del Partito Democratico, per favore (I deputati del gruppo Partito Democratico espongono cartelli recanti la scritta: “#SALVASALVINI #BOCCIALATAV”)! Intervengano gli assistenti parlamentari (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Abbassate i cartelli, per favore.

Dichiaro chiusa la votazione.

Censuro i cartelli e questo atteggiamento in Aula dei deputati del Partito Democratico (Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00108, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Deputato Nobili, deputato Nobili (Proteste del deputato Nobili)! Deputato Nobili, le faccio un primo richiamo formale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Per favore (La deputata Paita espone un cartello recante la scritta: “#SALVASALVINI #BOCCIALATAV”)! Un assistente parlamentare dalla deputata Paita, per favore, per levare il cartello (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione D'Uva e Molinari n. 1-00123, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, un po' di silenzio per favore!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

(Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord – Salvini Presidente)

Sui lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. Avverto che con lettera odierna il presidente della Commissione affari costituzionali ha comunicato che la Commissione, con il consenso unanime di tutti i gruppi, ha convenuto sull'impossibilità di concludere l'esame in sede referente della proposta di legge recante l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sullo stato della sicurezza e sul degrado delle città (A.C. 696) in tempo utile per l'inizio dell'esame in Assemblea previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 25 febbraio, e ne ha conseguentemente chiesto il differimento al mese di marzo.

Il provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana e la sua eventuale futura calendarizzazione sarà disposta dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.

Avverto, inoltre, che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi: per l'esame del disegno di legge di ratifica recante Accordo Italia-Euratom sui principi governanti le responsabilità di gestione dei rifiuti radioattivi del sito del centro comune di ricerca di Ispra (A.C. 1394-A); per l'esame della proposta di legge di ratifica recante Accordo di dialogo politico e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Cuba, dall'altra (A.C. 1332); per la discussione generale della proposta di legge in materia di voto di scambio politico-mafioso (A.C. 1302-A e abb.); per l'esame della proposta di legge concernente la partecipazione in società operanti nel settore lattiero-caseario (A.C. 712-A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Presidente, già molti oggi, anche del mio gruppo, giustamente sono intervenuti indignati per quanto è accaduto o sarebbe accaduto - dobbiamo essere corretti - in una scuola di Foligno, dove un insegnante si sarebbe reso protagonista di episodi, che definire odiosi è poco, di grave discriminazione nei confronti di due bambini di colore. Tutta l'Italia, tutta l'Italia civile, tutta la nostra regione, l'Umbria, si è indignata, ed è giusto farlo perché è veramente una cosa di una gravità inaudita.

E tuttavia, Presidente, questo episodio, che va immediatamente accertato per prendere immediati provvedimenti, dobbiamo dire e sapere - e lei, come Presidente di questa Assemblea, dovrebbe essere quello che più di tutti si preoccupa di questo - che questo episodio si inserisce in una catena di episodi di sapore xenofobo e razzistico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di discriminazioni nei confronti di persone che hanno un colore di pelle diverso dalla nostra nei trasporti pubblici, episodi di apartheid nelle mense scolastiche, episodi di discriminazione nei luoghi sportivi, episodi di scritte razziste nei confronti di ragazzini senegalese adottati. È un clima, questo, in cui si è inserito questo episodio.

Io non voglio fare polemiche spicciole ma c'è responsabilità di chi ogni giorno instilla in questo Paese germi pericolosissimi di odio e xenofobia. Sappiamo - e non voglio fare polemica partitica - che chi governa e, in particolare, il Ministro Salvini dovrebbero farsi un serio esame di coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fatuzzo. Ne ha facoltà.

Colleghi, per favore, un po' di silenzio. Deputato Baldelli, per favore. Prego.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente Fico, c'è una polisportiva della quale devo parlare bene. È una polisportiva nel Lazio, nella città di Roma, nella zona di Casal Palocco, una polisportiva, appunto, la quale ha degli iscritti che giocano a tennis e ve ne sono molti che hanno una certa età - sono pensionati - ed è capitato che dopo le visite mediche di controllo, che questa polisportiva si preoccupa di effettuare regolarmente, alcuni iscritti si sono dovuti ricoverare immediatamente perché dalla visita medica cardiologica è venuto fuori che avevano bisogno di un urgente intervento chirurgico. Questo è un fatto che ha portato sicuramente benessere e che si deve portare ad esempio per tutte le polisportive che controllano regolarmente le persone che le frequentano.

Questo fatto che è accaduto è stato pubblicato sulla Gazzetta di Casal Palocco a firma, come pseudonimo, di Ippocrate. Per cui, sono felice di poter dire qualcosa di buono relativamente alle polisportive, che ci siano giovani, meno giovani o pensionati. Viva i pensionati, pensionati all'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Flati. Ne ha facoltà.

FRANCESCA FLATI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per mettere evidenza sulla situazione che sta vivendo la nostra capitale per l'annosa questione del traffico illecito di rifiuti, una questione che peraltro mi tocca anche da vicino essendo proprio in questi giorni balzato alla cronaca mediatica il centro di raccolta di Mostacciano, teatro dell'ennesimo scandalo. Da tempo i cittadini attivi del IX municipio di Roma tengono sotto osservazione quest'isola ecologica ed è grazie alle continue sollecitazioni di alcuni portavoce di maggioranza che è stato possibile finalmente far luce sulle attività illecite di una banda rom che agiva con la complicità di alcuni dipendenti AMA. Non è un caso, infatti, che lo sgombero, avvenuto lo stesso giorno in via Pontina Vecchia, abbia visto l'arresto di un ventiquattrenne coinvolto nell'illecito smaltimento dei rifiuti derivante proprio dal traffico dell'isola ecologica di via Boschiero.

Contro questo sistema marcio e radicato negli anni sta combattendo strenuamente la squadra della nostra sindaca, a cui tutti dobbiamo il massimo appoggio e sostegno nel fare della capitale un esempio per tutto il Paese. Sento, inoltre, il dovere di ringraziare anche i cittadini che, con le loro preziose segnalazioni alle forze di polizia e al municipio stesso, hanno permesso l'avvio delle indagini. È proprio grazie a queste che la procura distrettuale antimafia ha potuto disporre la maxioperazione contro il traffico di rifiuti a cui poi sono seguiti i tredici arresti. Li ringrazio per non essersi girati dall'altra parte e per aver creduto nelle istituzioni. Per noi che da anni siamo impegnati al servizio della collettività è davvero un sollievo sapere che possiamo contare sulla collaborazione di tanti cittadini onesti che rendono possibile finalmente una svolta netta verso la legalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

LUIS ROBERTO DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIS ROBERTO DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA (LEGA). Signor Presidente, oggi è un giorno di festa in Brasile perché lì è festa nazionale per il migrante. L'emigrante è arrivato in Brasile per un'emigrazione richiesta, voluta, pagata dal Governo brasiliano. Oggi siamo quasi 30 milioni di oriundi sparsi per la maggior parte nel sud del Brasile. La comunità italiana in Brasile produce alimenti per un miliardo di persone nel mondo. Noi abbiamo tutti i livelli dai contadini ai più grandi industriali che producono etanolo e canna da zucchero, ingegneri aerospaziali, medici. È molto importante perché noi rappresentiamo la più grande comunità italiana all'estero: siamo circa 30 milioni, come vi ho detto, e oggi è un giorno di festa in cui ringrazio l'Italia per l'opportunità di essere qui con voi e di dire che abbiamo una piattaforma proprio per interscambiare con l'Italia il miglior sviluppo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

ENRICO COSTA (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (FI). La ringrazio, Presidente perché non mi sono iscritto. Ma volevo segnalarle, signor Presidente, una questione che ho già segnalato lo scorso anno e sulla quale lei, con una lettera, ha sollecitato il Governo. Secondo la recente riforma del processo penale, entro il 31 gennaio di ogni anno, il Governo deve fornire al Parlamento una relazione sul tema della custodia cautelare: quante misure cautelari e anche l'esito dei relativi procedimenti penali; in quali casi sia stata applicata la sospensione condizionale della pena perché, come lei sa Presidente, nella prognosi per applicare la custodia cautelare sia in carcere sia agli arresti domiciliari, se si prevede che possa essere applicata la sospensione condizionale della pena, bisognerebbe optare per altre misure. Abbiamo in moltissimi casi custodia cautelare e poi, quasi subito dopo, sospensione condizionale. Questo è un tema.

È stato poi inserito in questa relazione anche l'obbligo di fare riferimento ai casi di ingiusta detenzione: casi di ingiusta detenzione e anche i casi in cui sia stato avviato, di fronte all'ingiusta detenzione, il procedimento disciplinare nei confronti dei magistrati. Lo scorso anno, quella che è giunta dal precedente Governo come relazione, aveva due caratteristiche piuttosto sorprendenti. La prima che solo il 73 per cento dei tribunali ha risposto, quindi di fronte al Parlamento, a mio avviso, è certamente un'anomalia e, secondo, che l'ingiusta detenzione non è mai citata. Pregherei il Presidente della Camera di sollecitare, attraverso il Ministro per i rapporti con il Parlamento, il Governo perché la relazione ci venga fornita. Altrimenti arrivano dati frammentari da varie fonti ed è ovvio che il Parlamento non può avere una visione organica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 25 febbraio 2019 - Ore 11:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 871 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PATUANELLI e ROMEO: Delega al Governo per l'adozione di disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi adottati in attuazione della delega per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell'insolvenza, di cui alla legge 19 ottobre 2017, n. 155 (Approvata dal Senato). (C. 1409)

Relatore: SAITTA.

2. Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo transattivo fra il Governo della Repubblica italiana e la Comunità europea dell'energia atomica sui princìpi governanti le responsabilità di gestione dei rifiuti radioattivi del sito del Centro comune di ricerca di Ispra, con Appendice, fatto a Bruxelles il 27 novembre 2009. (C. 1394-A)

Relatore: FORMENTINI.

GRANDE ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di dialogo politico e di cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Cuba, dall'altra, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2016. (C. 1332)

Relatrice: DI STASIO.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

S. 510 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: GIARRUSSO ed altri: Modifica dell'articolo 416-ter del codice penale in materia di voto di scambio politico-mafioso (Approvata dal Senato). (C. 1302-A)

e dell'abbinata proposta di legge: COLLETTI ed altri. (C. 766)

Relatrice: PIERA AIELLO.

4. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

MOLINARI ed altri: Modifica all'articolo 4 del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, concernente le partecipazioni in società operanti nel settore lattiero-caseario. (C. 712-A)

Relatore: LIUNI.

La seduta termina alle 18,20.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 la deputata Ascari ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 4, dalla n. 13 alla n. 15 e nn. 22 e 23 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 6 il deputato Tabacci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 13, 17 e 18 la deputata Gerardi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 20 e 22 il deputato Giglio Vigna ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 20 alla n. 22 la deputata Frate ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 21 il deputato Toccalini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 23 la deputata Nesci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 25 il deputato Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputata Sandra Savino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 30 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 31 il deputato Nobili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 41 la deputata Saltamartini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 45 la deputata Serracchiani ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto;

nelle votazioni dalla n. 47 alla n. 50, i deputati Sabrina De Carlo e Romaniello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 51 il deputato D'Alessandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 53 la deputata Ciaburro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 54 la deputata Caretta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl cost. 1173-A e ab. - em. 1.902 440 264 176 133 264 0 75 Appr.
2 Nominale em. 1.778 455 455 0 228 190 265 73 Resp.
3 Nominale em. 1.779 450 450 0 226 190 260 73 Resp.
4 Nominale subem. 0.1.903.1 455 455 0 228 194 261 73 Resp.
5 Nominale subem. 0.1.903.3 451 451 0 226 190 261 73 Resp.
6 Nominale subem. 0.1.903.6 453 430 23 216 172 258 73 Resp.
7 Nominale em. 1.903 459 378 81 190 378 0 73 Appr.
8 Nominale em. 1.780 459 459 0 230 194 265 71 Resp.
9 Nominale em. 1.787 460 436 24 219 174 262 71 Resp.
10 Nominale em. 1.781 462 437 25 219 173 264 71 Resp.
11 Segreta em. 1.784 460 459 1 230 199 260 70 Resp.
12 Segreta em. 1.782 463 463 0 232 204 259 70 Resp.
13 Nominale em. 1.788 452 419 33 210 162 257 70 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.785 455 455 0 228 195 260 70 Resp.
15 Nominale em. 1.789 449 449 0 225 194 255 70 Resp.
16 Nominale em. 1.790 452 452 0 227 193 259 70 Resp.
17 Nominale em. 1.791 450 450 0 226 193 257 70 Resp.
18 Nominale em. 1.792 459 459 0 230 198 261 70 Resp.
19 Nominale em. 1.799 462 436 26 219 173 263 70 Resp.
20 Nominale em. 1.800 453 428 25 215 167 261 70 Resp.
21 Nominale em. 1.807 453 428 25 215 171 257 70 Resp.
22 Nominale em. 1.808 456 431 25 216 170 261 70 Resp.
23 Nominale articolo 1 449 425 24 213 264 161 71 Appr.
24 Nominale em. 2.20, 2.21 - annullata   Annu.
25 Nominale em. 2.20, 2.21 421 340 81 171 86 254 78 Resp.
26 Nominale em. 2.1 424 325 99 163 73 252 77 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 2.25 431 329 102 165 72 257 76 Resp.
28 Nominale em. 2.26 430 349 81 175 93 256 76 Resp.
29 Nominale em. 2.29 437 334 103 168 75 259 76 Resp.
30 Nominale em. 2.32 437 335 102 168 74 261 75 Resp.
31 Nominale articolo 2 440 420 20 211 349 71 75 Appr.
32 Nominale em. 3.1 443 420 23 211 160 260 73 Resp.
33 Nominale em. 3.900 440 370 70 186 370 0 74 Appr.
34 Nominale em. 3.2 443 337 106 169 74 263 73 Resp.
35 Nominale em. 3.3 449 425 24 213 162 263 73 Resp.
36 Nominale em. 3.21, 3.100 449 424 25 213 158 266 72 Resp.
37 Nominale em. 3.23 450 426 24 214 72 354 72 Resp.
38 Nominale em. 3.26 449 361 88 181 95 266 72 Resp.
39 Nominale em. 3.37, 3.45 444 444 0 223 183 261 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 3.46 437 436 1 219 176 260 73 Resp.
41 Nominale em. 3.40 439 416 23 209 157 259 73 Resp.
42 Nominale em. 3.35 439 439 0 220 176 263 73 Resp.
43 Nominale em. 3.44 440 440 0 221 182 258 73 Resp.
44 Nominale em. 3.14 438 438 0 220 179 259 72 Resp.
45 Nominale articolo 3 443 338 105 170 267 71 72 Appr.
46 Nominale Tit. 900 447 273 174 137 273 0 72 Appr.
47 Nominale odg 9/1173-A/1 rif. 432 432 0 217 432 0 72 Appr.
48 Nominale odg 9/1173-A/2 rif. 430 430 0 216 427 3 72 Appr.
49 Nominale odg 9/1173-A/3 rif. 432 432 0 217 411 21 73 Appr.
50 Nominale odg 9/1173-A/4 rif. 436 436 0 219 433 3 73 Appr.
51 Nominale Pdl cost. 1173-A e ab.- voto finale 430 413 17 207 272 141 68 Appr.
52 Nominale Moz. Porchietto e a. 1-103 398 396 2 199 133 263 66 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 55)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale Moz. Delrio, Lupi e a. 1-104 393 392 1 197 130 262 66 Resp.
54 Nominale Moz. Lollobrigida e a. 1-108 397 395 2 198 133 262 66 Resp.
55 Nominale Moz. D'Uva e Molinari 1-123 399 397 2 199 261 136 66 Appr.