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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 18 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la conferenza mondiale dell'Unesco sull'educazione artistica, tenutasi a Lisbona nel 2006, impegna tutti gli Stati membri, fra cui l'Italia, a progettare ed eseguire programmi di alto livello per rispondere ai bisogni educativi dei giovani;

    il teatro è una delle forme più complesse ed autentiche con cui l'uomo si esprime poiché favorisce lo sviluppo armonico della personalità e consente di comunicare le proprie inclinazioni, emozioni e sentimenti;

    in tal senso è uno strumento educativo dal forte valore pedagogico in grado di restituire una centralità all'essere umano in tutte le sue componenti, fisiche e spirituali, nell'ottica di un nuovo umanesimo;

    in ambito scolastico sono state realizzate tantissime iniziative per l'avvicinamento dei giovani alla cultura teatrale, molte delle quali di grande pregio, che necessitano di essere valorizzate e sistematizzate;

    le strategie essenziali per un'educazione artistica specifica efficace e di grande qualità richiedono l'incontro di professionisti sia delle arti e sia dell'insegnamento, incoraggiando i partenariati creativi a tutti i livelli tra i Ministeri, le scuole e i docenti, e le arti;

    la legge n. 107 del 13 luglio 2015, all'articolo 1, comma 181, lettera g), punto 1.1) e punto 1.2), prevede:

   la valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e teatrali attraverso l'accesso alla formazione artistica anche teatrale;

   la realizzazione di un sistema formativo della professionalità degli educatori e dei docenti anche mediante l'attivazione di reti di scuole di ogni ordine e grado e/o di accordi e collaborazioni anche con soggetti terzi, accreditati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e dal Ministero dei beni e delle attività culturali;

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative affinché sia redatto un protocollo d'intesa fra il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca e il Ministero per i beni e le attività culturali, gli enti locali ed i soggetti altri individuati all'articolo 4, comma 2, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60, finalizzato all'istituzione, in alcune città pilota in cui sono presenti teatri stabili, «I Teatri per la scuola», avviando il progetto pilota nella città di Roma e affinché tale protocollo preveda le seguenti linee guida:

    a) la programmazione dei «Teatri per la scuola», che deve essere a cura delle direzioni artistiche dei teatri stabili;

    b) l'allestimento professionale di matinée didattico-educative dal grande profilo formativo gratuite per gli studenti delle istituzioni scolastiche dei territori;

    c) l'istituzione di borse di studio per i migliori neo diplomati nelle discipline attinenti l'attività teatrale selezionati dalle direzioni artistiche dei teatri stabili;

   ad adottare iniziative volte a reperire le risorse per finanziare il progetto pilota «Teatri per le Scuole» dal Fondo per la promozione della cultura umanistica, del patrimonio artistico, della pratica artistica e musicale e della creatività di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60, che si auspica venga ulteriormente implementato, anche promuovendo sinergie tra i soggetti privati di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60 ed Enti Territoriali.
(7-00210) «Casa, Del Monaco, Perantoni, Carbonaro, Azzolina, Villani, Grippa, Parentela, Testamento, Menga».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per la famiglia e le disabilità, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   a seguito di avviso del dipartimento per le pari opportunità (Gazzetta ufficiale n. 133 dell'11 novembre 2011) sono state aperte sul territorio nazionale diverse case rifugio ad indirizzo segreto, volte a sostenere le donne vittime di violenza domestica;

   l'iniziativa consentiva, infatti, di garantire una casa in luogo segreto per le donne ed, eventualmente, i loro figli che avessero subito violenza domestica, garantendo loro un primo «porto sicuro» in attesa del giudizio e della pronta reazione dell'ordinamento;

   la rete delle «case rifugio» costituisce la prima risposta alle vittime di violenza domestica, accompagnandole nel difficile percorso di fuoriuscita dalla violenza;

   il solo dato per cui in Italia una donna ogni due giorni muore per femminicidio testimonia l'importanza del sistema delle «case rifugio»;

   i finanziamenti da parte del dipartimento per le pari opportunità sono continuati successivamente e sono terminati il 28 febbraio 2019, non essendo stati rifinanziati i bandi successivamente;

   a solo titolo di esempio a Biella il bando è stato vinto dagli enti Cissabo, quale ente capofila, Iris, Associazione Non Sei Sola e Anteo Coop. Sociale Onlus quali partner ed è stata aperta la casa rifugio ad indirizzo segreto rivolta a donne vittime di violenza di genere e ai loro bambini;

   sebbene l'iniziativa sia decisamente lodevole e i risultati non siano tardati ad arrivare, le modalità di finanziamento ne hanno, sin dall'inizio, compromesso fortemente le possibilità di sviluppo;

   lo strumento del bando rinnovato annualmente non consente, infatti, una seria pianificazione, in mancanza di fondi sicuri e destinati in termini permanenti a tale progetto;

   tale sistema significa non avere la certezza dei finanziamenti e avere scadenze specifiche che spesso non corrispondono ai tempi delle donne;

   il tempo dell'accoglienza in emergenza a seguito della prima denuncia è di 10 giorni: il tempo necessario per l'attivazione dei servizi sociali territoriali competenti che così possono conoscere la vittima, prenderla in carico e, insieme a lei e agli operatori della casa rifugio, condividere un progetto individualizzato volto all'affrancamento dalla violenza;

   attualmente, grazie ai finanziamenti tramite i bandi, i 10 giorni dell'accoglienza in emergenza sono gratuiti sia per la donna che per i consorzi comuni. Dall'11° giorno viene erogata una retta a carico dei consorzi comuni che, nel frattempo, hanno preso in carico la vittima;

   dal 1° marzo 2019, a seguito del mancato rifinanziamento di apposito bando, non si avrà più la possibilità di sostenere l'accoglienza in emergenza;

   a mero titolo esemplificativo, si precisa che, nel solo biellese, dall'apertura della casa rifugio (2 maggio 2013) a fine novembre 2018 sono state ospitate n. 74 donne e n. 70 bambini, di cui 18 donne e 15 bambini fuori provincia;

   non essendo stato rifinanziato il bando, tutti i costi ricadranno interamente a carico dei comuni (servizi sociali) fin dal primo giorno di inserimento delle vittime in casa rifugio e molte case rifugio potrebbero, quindi, dismettere l'attività per impossibilità dei comuni e dei servizi di sostenerne i costi;

   l'assenza di risorse necessarie a garantire l'ospitalità nei centri di accoglienza e protezione, rischia di condizionare le valutazioni sociali rispetto alla ricerca di soluzioni alternative, che, per rispondere a esigenze di contabilità pubblica, potrebbero non essere sempre adeguatamente tutelanti per le vittime della violenza –:

   per quali motivi la Presidenza del Consiglio-Dipartimento per le pari opportunità non abbia rifinanziato i bandi per le case rifugio;

   se si intenda rimediare adottando iniziative volte a rifinanziare immediatamente i bandi per le case rifugio;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per attivare fondi specifici volti a dare continuità alla positiva esperienza delle cosiddette «case rifugio ad indirizzo segreto».
(2-00303) «Delmastro Delle Vedove».

Interrogazione a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   grazie ad un'intensa trattativa a livello comunitario, è stato raggiunto a Bruxelles, in data 19 febbraio 2013, un accordo sull'istituzione del tribunale unificato dei brevetti. L'Italia è tra i firmatari;

   in particolare, il tribunale unificato dei brevetti rappresenterà il foro competente per la risoluzione delle dispute sulla contraffazione e per le cause di revoca/annullamento dei brevetti. La struttura sarà costituita dal Registro, dalla Corte di prima istanza – a sua volta suddivisa in divisioni centrali, locali e regionali – e dalla Corte d'appello;

   secondo quanto si apprende da numerosi articoli apparsi sulla stampa nazionale il citato nascente tribunale avrà tre sedi: Parigi che è quella centrale, e due sedi specializzate: Londra (metallurgia, life sciences e chimica farmaceutica) e Monaco di Baviera;

   orbene in seguito all'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, la sede di Londra verrebbe a decadere e risulta altresì molto competitiva la proposta di Milano come nuova sede specializzata;

   la nostra è tra le maggiori economie europee e l'Italia è il terzo Paese dell'Unione europea per numero di brevetti depositati e nella «top ten» mondiale. L'arrivo del tribunale, oltre che stimolare un indotto che vale alcune centinaia di milioni di euro all'anno (congressi, convegni, studi legali, laboratori scientifici, sedi di imprese internazionali per seguire da vicino le pratiche legate ai brevetti) avrebbe un evidente peso tecnico, come nuovo stimolo all'innovazione per imprese, università e società di ricerca ma anche un forte valore simbolico, di riconoscimento del ruolo di Milano come metropoli hi tech, attrattiva e competitiva proprio nel mondo delle life sciences e di rilancio delle aspettative di sviluppo internazionale. E sanerebbe, anche se solo in parte, la delusione per la mancata assegnazione alla città della sede dell'Ema, l'Agenzia europea del farmaco: nonostante un dossier brillante e solido, Milano era stata battuta al sorteggio da una Amsterdam poco preparata;

   il Governo pro tempore Gentiloni, per tramite del Sottosegretario pro tempore Sandro Gozi, aveva a suo tempo già comunicato ai partner europei la disponibilità concreta di una sede prestigiosa e attrezzata nel capoluogo lombardo –:

   se il Governo non intenda, per quanto esposto in premessa, attivarsi, in tutte le sedi competenti, affinché l'Italia possa ottenere l'attribuzione della sezione distaccata del Tribunale unificato dei brevetti de facto ancora assegnata a Londra.
(4-02516)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019), all'articolo 1, commi 675 e seguenti, è stata affrontata la questione relativa alla proroga delle concessioni demaniali marittime;

   nonostante si tratti di interventi che necessitino di adeguati e ormai impellenti atti di attuazione e anche interpretativi onde evitare farraginose complicazioni burocratiche, sta di fatto che l'orizzonte temporale di 15 anni è assicurato agli operatori;

   si evidenzia, però, che in una situazione ben diversa si trovano a dover operare, ad esempio, coloro che hanno in uso una concessione demaniale fluviale;

   è il caso, ad esempio, degli operatori sul fiume Magra, in provincia della Spezia, per i quali l'orizzonte temporale della concessione è sicuramente più breve e varia dai due ai sei anni;

   si tratta di operatori che hanno effettuato investimenti e che si confrontano spesso con criticità legate alla difficoltà di interlocuzione con i vari soggetti titolari di competenza sul fiume e, quindi, con l'assenza di un'unica interlocuzione istituzionale, ma anche con problemi legati alle peculiarità del fiume, alla sua messa in sicurezza alle attività di dragaggio;

   le suddette attività spesso si trovano ad avere una doppia concessione del demanio idrico, una per la banchina e una per lo specchio acqueo e ad avere anche scadenze temporali differenti, con tutto ciò che ne consegue in termini di difficoltà per gli operatori;

   le organizzazioni di categoria chiedono da tempo l'avvio di una interlocuzione istituzionale per verificare la possibilità di avere una estensione del modello assunto per la proroga delle concessioni demaniali marittime anche per quelle fluviali con un processo di semplificazione che superi le attuali criticità –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se intenda, per quanto di competenza, farsi parte attiva promuovendo la convocazione in tempi brevi di un tavolo tecnico istituzionale, aperto al confronto con le organizzazioni di categoria, per affrontare la questione della eventuale estensione temporale delle concessioni demaniali fluviali sulla base di quanto già avvenuto per quelle marittime.
(5-01683)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione, più comunemente conosciuta come Cites, è un accordo internazionale tra Stati che ha lo scopo di proteggere piante e animali a rischio di estinzione, regolando e monitorando il loro commercio;

   in Italia, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è l'autorità di gestione responsabile in via principale dell'esecuzione della legislazione Cites, mentre il Ministero dello sviluppo economico, è l'autorità amministrativa che, unicamente, rilascia permessi e certificati Cites di importazione ed esportazione;

   l'interrogante sta ricevendo diverse segnalazioni degli operatori nel settore delle concerie circa un forte rallentamento dell'emissione delle licenze di import di pelli di rettili sottoposti a Cetis, con grave danno per il medesimo settore, anche per il conseguente accumulo di pratiche relative all'emissione effettiva delle licenze;

   da verifiche effettuate risulterebbe che la problematica sarebbe anche connessa alla sospensione dell'attività della commissione scientifica del 20 dicembre 2018, seguita alla scadenza della proroga del mandato della stessa, fino alla nomina della nuova commissione avvenuta con decreto del 29 gennaio 2019;

   detto prolungato allungamento delle tempistiche, che interviene spesso ai rinnovi della Commissione scientifica Cites, compromette gravemente il normale svolgimento delle attività delle aziende del settore conciario, procurando loro un evidente danno economico per i ritardi di consegna, oltre che un indebito svantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti esteri;

   giova ricordare che nel nostro Paese gli operatori che importano pelli di rettile (esclusi i manifatturieri finali, cioè le pelletterie, i calzaturifici e altri) sono una trentina, tra concerie e commercianti, i quali impiegano, complessivamente, circa 500 addetti per un fatturato complessivo di 150 milioni di euro l'anno. Questo modesto giro d'affari nasconde, in realtà, un grande effetto moltiplicatore, con un enorme valore aggiunto; infatti, porta all'Italia un fatturato complessivo di circa 2 miliardi di euro nel momento in cui si aggrega la manifattura di prodotti finali (tipicamente prodotti da griffe della moda lusso) –:

   se non si ritenga di adottare urgentemente iniziative al fine di dare soluzione in via definitiva alla problematica di cui in premessa e consentire uno svolgimento rapido delle procedure Cites, a tutela delle imprese che operano nel settore conciario.
(4-02511)


   ZAN. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio comunale di Sant'Urbano, in provincia di Padova, è sita una «discarica tattica» regionale, aperta nel 1989, volta a ricevere e immagazzinare tutti i rifiuti civili e industriali prodotti nella regione Veneto, che non è stato possibile trattare, smaltire o riciclare in modo alternativo;

   dal 1989 questa discarica ha subito numerosi ampliamenti; nel dettaglio: dal volume originario di 1.080.000 metri cubi si è passati a 1.103.516 metri cubi nel 1994 tramite deliberazione di giunta regionale (Dgr) 2437 del 26 maggio 1994; tramite Dgr 616 del 22 marzo 1995 il volume è stato alzato di 126.540 metri cubi; con Dgr 517 del 23 agosto 1998, il volume autorizzato per il secondo stralcio della discarica è di 1.787.910 metri cubi, rideterminato nel 1999 in 1.900.000 metri cubi; nel 1999 dunque i volumi autorizzati per i due stralci della discarica ammontavano a 3.130.056 metri cubi; oggi, nel 2019, i volumi totali ammontano a 3.878.000 metri cubi. Quindi, il volume nel corso di questi 30 anni di attività è stato quasi quadruplicato;

   tale discarica è gestita dalla società Gea s.r.l., con sede legale nello stesso comune di Sant'Urbano;

   Gea s.r.l. in data 13 novembre 2018 ha presentato alla regione Veneto istanza per il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale per il progetto chiamato «Progetto di valorizzazione della discarica tattica regionale ubicata presso il Comune di Sant'Urbano», di fatto un ulteriore ampliamento del volume della discarica di 995.000 metri cubi, che arriverebbe così a sfiorare i 5 milioni di metri cubi;

   la discarica è ubicata in un territorio particolarmente fragile e delicato ad altissimo rischio idrogeologico, ovvero la porzione sud della provincia di Padova (denominata Bassa Padovana), che nel corso degli ultimi anni ha subito numerose catastrofi ambientali, come l'alluvione di fine ottobre 2010, evento in cui le acque coprirono addirittura il 22 per cento del territorio; il comune di Sant'Urbano è peraltro stato inserito dalla delibera n. 691 del 21 maggio 2018 della stessa giunta regionale del Veneto nella «zona gialla» delle aree colpite da inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), comune comunque a ridosso di molti altri territori comunali compresi nella «zona rossa»;

   dunque, in un'area ad alto inquinamento di Pfas, la società Gea s.r.l. ha chiesto e ottenuto dalla regione Veneto con nota 238024 del 22 giugno 2018 e nota 291793 del 10 luglio 2018, seguite da decreto n. 71 del 9 novembre 2018, l'approvazione della realizzazione di un impianto di trattamento del percolato idoneo a ottenere l'abbattimento degli stessi Pfas; con questo stesso decreto la regione Veneto ha concesso a Gea s.r.l. lo scarico delle acque reflue provenienti dall'impianto di trattamento del percolato nel corpo idrico di superficie denominato «Scolo Consorziale Frattesina»;

   l'azienda Miteni di Trissino (VI), ritenuta una delle principali fonti di inquinamento da Pfas in Veneto, dal 2014 conferisce fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti alla discarica di Sant'Urbano (dai registri di scarico è certificato che al 2016 sono stati conferiti nella discarica 761 tonnellate di fanghi provenienti da Miteni);

   a parere dell'interrogante, un ulteriore ampliamento della discarica inserita, come descritto, in un territorio già martoriato da inquinamento e catastrofi ambientali, significherebbe aumentare esponenzialmente l'incolumità dei cittadini della Bassa Padovana e compromettere l'integrità e la sicurezza ambientale già precaria dell'area –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative normative volte a escludere la possibilità di ampliamento delle discariche in situazioni particolarmente critiche sotto il profilo ambientale come quelle sopra richiamate, con particolare riguardo ai rischi sul piano idrogeologico.
(4-02514)


   FICARA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 21 febbraio 2019 il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Siracusa ha disposto il sequestro preventivo degli stabilimenti di Versalis s.p.a. di Priolo Gargallo, Sasol s.p.a. di Augusta e dei depuratori T.A.S di Priolo Servizi Scpa di Melilli e I.A.S. s.p.a. di Priolo Gargallo. Nel dettaglio sono 19 gli avvisi di garanzia notificati dalla procura di Siracusa, nell'ambito dell'operazione denominata «No fly», nei confronti di persone che hanno rivestito incarichi di responsabilità nelle aziende interessate dal provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari;

   si apprende da diverse testate giornalistiche che «secondo la Procura di Siracusa tra Gennaio 2014 e Giugno 2016 gli impianti avrebbero permesso l'emissione in atmosfera di materiale inquinante molesto sotto il profilo odorigeno delle immissioni aeree degli stabilimenti Versalis di Priolo e Sasol di Augusta e dei depuratori TAS di Priolo Servizi di Melilli e I.A.S. di Priolo Gargallo»;

   sulla base di quanto riportato da diversi quotidiani on line, i consulenti tecnici incaricati dalla procura di Siracusa avrebbero rilevato la sussistenza di elementi che «inducono a ritenere che la qualità dell'aria nel territorio interessato si sia fortemente degradata» e che «nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta e in parte Melilli si registra una qualità dell'aria nettamente inferiore a quella degli altri comuni della provincia, avuto riguardo ai vari inquinanti presi in considerazione»;

   si apprende, inoltre, sempre da vari quotidiani on line, che «l'A.I.A. rilasciata a Versalis s.p.a., in vigore dal 2013 al 2017, riportava livelli di emissioni superiori a quelli stabiliti per legge, mentre i due depuratori erano sprovvisti di A.I.A. e I.A.S. s.p.a. non ha mai messo in funzione un impianto di deodorizzazione già collaudato»;

   quello operato il 21 febbraio 2019 non è il primo sequestro di stabilimenti industriali avvenuto nel polo petrolchimico siracusano. Già nel luglio 2017 erano infatti stati sequestrati gli stabilimenti Esso di Augusta e Isab Nord e Isab Sud di Priolo Gargallo con l'ipotesi avanzata a suo tempo dalla procura della Repubblica di Siracusa di peggioramento della qualità dell'aria a seguito delle emissioni provenienti dagli impianti;

   il 10 gennaio 2019 si è verificato l'ennesimo incidente negli impianti della zona industriale del polo petrolchimico siracusano, precisamente un incendio, con conseguente sviluppo di una grossa nube di fumi di combustione, sviluppatosi in uno dei forni dell'impianto di etilene dell'Eni Versalis di Priolo Gargallo. Dalle prime ricostruzioni e dal comunicato della Versalis si apprende che l'evento ha riguardato l'impianto cracking ed è stato spento in circa 30 minuti senza danni a persone. La magistratura ha già attivato tutte le indagini necessarie al fine di capire le cause dell'incendio de quo;

   non è la prima volta (basti pensare allo scoppio di un compressore presso lo stabilimento Isab Sud nel 2014, all'incendio di un serbatoio di oli pesanti presso lo stabilimento Isab Impianti Nord nel 2011 e all'incendio di una vasca di deflazione presso l'impianto Tas della Erg Nord) che un incidente del genere si verifica in un'area che rientra tra quelle a «elevato rischio di crisi ambientale» per via dei livelli di inquinamento e della rilevante incidenza di patologie collegate, così come individuata dalla regione siciliana e che abbraccia territori ricadenti nei comuni di Siracusa, Augusta, Priolo, Melilli, Fioridia, Solarino –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per affrontare la questione dell'inquinamento ambientale e tutelare così la salute dei cittadini residenti in quest'area, tenuto conto della localizzazione degli impianti industriali del petrolchimico di Siracusa in una zona ad alta densità abitativa che tocca il territorio di svariati comuni.
(4-02520)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VISCOMI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la regione Calabria con decreto n. 5060 del 2018 ha approvato lo schema di convenzione tra il Ministero per i beni e le attività culturali, soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, finalizzata alla valorizzazione del parco archeologico «Hipponion-Valentia» di Vibo Valentia e alla realizzazione delle opere complementari idrauliche e stradali connesse alla realizzazione del nuovo ospedale di Vibo Valentia;

   con tale decreto sono stati autorizzati lavori di sbancamento su terreni ricadenti nel «foglio di mappa n. 27, particella n. 240 (derivante, per frazionamento dall'originaria particella n. 223)» nonché «nel foglio di mappa n. 27, particella n. 401 (derivante, per frazionamento dall'originaria particella n. 223)» del nuovo catasto dei terreni del Comune di Vibo Valentia;

   le particelle nn. 240 e 401 sono sottoposte a vincolo archeologico ai sensi del decreto ministeriale del 19 ottobre 1977 (procedura espropriativa del 21 ottobre 2005), allo scopo proprio, come recita il decreto di vincolo, di: «salvaguardare l'integrità e la prospettiva del complesso delle Mura Greche di Hipponion»;

   il vincolo in questione ha come finalità di «evitare che siano modificate le condizioni dell'ambiente determinato dalle mura stesse, creare una zona di rispetto che assicuri la preesistenza, attorno alla zona archeologica, delle condizioni ottimali attualmente esistenti di detta zona archeologica»;

   nella convenzione stipulata tra regione, Soprintendenza e provincia si prevede, a fronte del parere favorevole della Soprintendenza, di versare alla medesima, per la valorizzazione del comparto del parco archeologico di Hipponion-Valentia, un importo ad hoc per il recupero di un rudere coloniale, da rendere fruibile con la costruzione di un ulteriore tratto viario;

   l'esecuzione delle «opere complementari idrauliche di sistemazione del fosso Rio Bravo-Calzone e di sistemazione della viabilità di accesso al Nuovo Ospedale» non sembrano all'interrogante in linea con i divieti imposti dal decreto di vincolo che indica tra gli altri il «divieto di tracciare nuove strade, o allargare sentieri già esistenti, procedendo a sbancamenti o riporti che alterino l'aspetto attuale della zona o danneggino la stabilità delle mura greche attigue»;

   inoltre, per come indicato nella convenzione in questione, si rileva che già in seno alla conferenza dei servizi la Soprintendenza avrebbe espresso parere favorevole all'esecuzione dei lavori con la sola prescrizione della sorveglianza da parte di un archeologo in fase di esecuzione dei lavori, senza ricorrere alla normativa relativa all'archeologia preventiva sulla base dei dettami del nuovo codice dei beni culturali, propedeutica a ogni parere relativo alla rimozione di un vincolo esistente;

   in data 31 gennaio 2019 i presidenti dell'Associazione italiana di cultura classica, dell'Archeoclub di Vibo Valentia, del Forum delle associazioni vibonesi e dell'Associazione WWF Provincia di Vibo Valentia hanno presentato la richiesta per l'accesso agli atti per rendere visione dell’iter amministrativo, rivelando in tal modo una esistente preoccupazione sull'attuale vicenda e sui rischi futuri a cui verrebbe a trovarsi la efficace tutela dell'intera area archeologica sottoposta a vincolo peraltro da adeguatamente valorizzare a fini turistici –:

   quali iniziative si intendano porre in essere per verificare la situazione di rischio per i beni archeologici e la correttezza delle procedure fin qui messe in atto nonché per vigilare comunque sulla tutela dell'area indicata e delle aree archeologiche limitrofe; più in generale, quali iniziative si intendano adottare per porre in essere una efficace tutela delle zone vincolate che si trovano a essere interessate da lavori pubblici, per forza di cose destinati a ridisegnare i bisogni urbanistici dell'area considerata da contemperare con una efficace azione di tutela e promozione del patrimonio archeologico.
(5-01684)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FICARA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   dal verbale n. 110 della riunione del Comitato misto paritetico della regione siciliana tenutasi in prima convocazione il giorno 1° dicembre 2016 nei locali del comandante militare esercito «Sicilia» in Palermo si evince l'approvazione del contratto n. 10311 relativo al progetto Nato 2005/9CM8009202 «Complete BRASS Baseline Implementation South» di adeguamento stazioni delle stazioni HF della Marina militare per supporto delle comunicazioni navali NATO/Nazionali per l'installazione di due antenne sul sito di Santa Panagia;

   in data 29 novembre 2017 il deputato all'assemblea regionale siciliana, Stefano Zito, inviava al direttore generale dell'Asp 8 di Siracusa, al sindaco del comune di Siracusa e alla Marina militare una nota con la quale auspicava una collaborazione tra amministrazione comunale, Asp Marina militare, Soprintendenza, Genio civile, Protezione civile e con tutti gli enti istituzionalmente competenti, al fine di verificare se fosse possibile la cessione dell'area, denominata «Stazione Radio Santa Panagia», di proprietà della Marina militare al comune, per la realizzazione del nuovo ospedale di Siracusa;

   in data 8 febbraio 2018 il deputato depositava mozione ordinaria per impegnare il Governo regionale ad attivarsi, a prescindere dalla possibilità della realizzazione della suddetta proposta, affinché si evitasse l'installazione delle nuove antenne, di cui, tra l'altro non è conosciuta la natura e l'eventuale pericolosità per la salute dei residenti;

   con risoluzione in Commissione Difesa m n. 7-01421, anche il deputato Gianluca Rizzo nella XVII legislatura ha portato la questione all'attenzione del Governo, chiedendo di valutare l'opportunità di assumere iniziative per istituire un protocollo di intesa tra Ministero della difesa e regione siciliana volto a destinare l'area o una sua porzione, in cui insiste la stazione radiotelegrafica della Marina militare alla realizzazione del nuovo ospedale di Siracusa;

   nelle immediate vicinanze dell'area la densità abitativa è in continua crescita e il territorio in continuo sviluppo; lungi dal voler creare qualsivoglia allarmismo, l'installazione di tali antenne potrebbe rivelarsi potenzialmente dannosa e pericolosa a causa del rischio di inquinamento elettromagnetico con conseguenti rischi per la salute della collettività –:

   quali aree alternative di competenza del demanio militare siano adatte a ospitare le antenne della Marina militare senza precluderne l'operatività e senza interferire con le attività civili e industriali.
(5-01687)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   a quasi sette anni dall'avvio dell'accidentato percorso di riorganizzazione della Croce rossa italiana (Cri) attraverso la trasformazione della stessa da ente pubblico non economico ad associazione di diritto privato, come disposto dal decreto legislativo 28 settembre 2012, n. 178, non è ancora risolta la definizione dei rapporti economici, in primis delle indennità di fine servizio (Tfr/Tfs) di tutto il personale compreso quello transitato in mobilità obbligatoria presso altre amministrazioni dello Stato;

   nello specifico l'articolo 6, comma 7-bis, del citato decreto legislativo n. 178 del 2012, ha stabilito la concreta attuazione di accordi tra l'ente strumentale alla Croce rossa italiana e l'istituto nazionale previdenziale sociale, per l'accantonamento e l'effettivo trasferimento economico delle quote maturate per il Trattamento di fine servizio dagli ex dipendenti andati in quiescenza o transitati per legge in mobilità verso altre amministrazioni pubbliche;

   il suddetto personale paventa il serio e concreto rischio di non veder soddisfatto il pagamento delle indennità di fine servizio poiché, a tutt'oggi, non risulta trasferito da parte dell'ente strumentale alla Croce rossa (Esacri) all'Inps la quota relativa agli accantonamenti degli importi maturati dagli ex dipendenti transitati in altre amministrazioni a seguito della mobilità, che permetterebbe il regolare pagamento di quanto maturato dagli stessi negli anni di servizio prestato presso l'ex ente pubblico;

   l'ente strumentale alla Cri, nonostante il cospicuo tempo a sua disposizione non si è tempestivamente preoccupato di tutelare gli ex lavoratori, non avendo neanche effettuato i necessari trasferimenti all'Inps delle somme necessarie per il pagamento delle spettanze di fine servizio. L'Inps, dal canto suo, dopo aver respinto la proposta dell'ente strumentale alla Cri, finalizzata alla cessione di parte del patrimonio immobiliare a fronte del mancato trasferimento dei fondi, con la nota prot. 64328 datata 27 febbraio 2018 ha richiesto l'insinuazione in via privilegiata nella massa passiva Cri di un importo complessivo di 92.025.337,87 euro, somma di cui risulta creditore a titolo di quote del T.f.s. maturato dal personale in parola, richiesta anche finalizzata a tutelare la garanzia del credito previdenziale nell'ambito della procedura concorsuale di liquidazione in atto;

   a fronte di tale negativa comunicazione, l'Inps ha presentato opposizione avverso tale grave declassamento del credito vantato presso il tribunale fallimentare di Roma, ai fini dell'esatta collocazione del credito di cui trattasi ai sensi dei sopracitati articoli del codice civile. Nel frattempo però l'Inps ha emanato il Messaggio Hermes datato 19 febbraio 2019, con il quale, al riguardo, impartisce disposizioni perentorie alle sedi periferiche I.N.P.S. dislocate sul territorio nazionale, rimarcando che nel caso in cui l'ente strumentale alla Cri in liquidazione coatta amministrativa perseveri nel mancato trasferimento dei fondi, non si dovrà procedere al pagamento del Tfs maturato presso la Cri dal personale ex dipendente. In conclusione, sono trascorsi oramai oltre sette (7) anni dall'emanazione del decreto legislativo n. 187 del 2012, causa o concausa dei tanti problemi arrecati, soprattutto al personale civile e militare dipendente dell'ente pubblico non economico – Croce rossa italiana, ma l'unica cosa certa è il persistente costante sostanziale disinteresse, in merito a tale delicata questione, che regna sovrano e che, purtroppo, accresce sempre di più le profonde preoccupazioni delle migliaia di ex dipendenti e delle loro famiglie;

   al fine di uscire dallo stallo che permane da oltre sette anni, il Ministro interrogato, con il comunicato n. 161 del 16 ottobre 2018, a proposito di chi lo accusava di aver disposto, in sede di varo del decreto-legge n. 119 del 2018, di un aumento di risorse per l'ente in liquidazione, ha precisato che la norma, successivamente stralciata e balzata agli onori della cronaca per le successive dimissioni del capo di gabinetto del Ministero dell'economia e delle finanze dottor Garofali, era stata sollecitata da tempo dal Ministero della salute e dal commissario liquidatore per fornire un chiarimento legislativo e sbloccare l'assegnazione di risorse già previste dalla legge anche a favore dei lavoratori, ma senza la quale ora non è possibile provvedere al pagamento del loro Tfr;

   il decreto legislativo n. 178 del 2012 stabilisce, a decorrere dal 2018, a valere sul Fondo sanitario nazionale in 117 milioni di euro il finanziamento corrente complessivo disponibile per il riordino della Croce rossa italiana. Lo stesso decreto assegna poi al Ministero dell'economia e delle finanze il compito di ripartire le predette risorse tra l'ente in liquidazione, l'associazione e le regioni, a queste ultime per la copertura degli oneri del personale della Cri trasferito obbligatoriamente ai servizi sanitari regionali –:

   se il Governo non ritenga di dover urgentemente intervenire, per quanto di competenza, al fine di risolvere definitivamente la vicenda esposta in premessa, anche assumendo iniziative per definire una disposizione interpretativa analoga a quella stralciata in occasione del varo del decreto-legge n. 119 del 2018.
(2-00304) «Fassina».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPA, ZENNARO e DEL MONACO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la riforma della geografia giudiziaria introdotta dal decreto legislativo n. 155 del 2012 ha previsto, nella corte d'appello di L'Aquila, il mantenimento dei soli tribunali di Chieti, L'Aquila, Pescara e Teramo;

   anche in Abruzzo, la citata riforma ha quindi previsto la revoca di tutte le sezioni distaccate di tribunale; dovranno infatti essere soppressi, e ricompresi nel circondario del tribunale de L'Aquila, i tribunali di Avezzano e di Sulmona; analogamente, saranno compresi nel circondario del tribunale di Chieti, i tribunali di Lanciano e di Vasto;

   già in sede di entrata in vigore della riforma, l'articolo 11, comma 3, del decreto n. 155 del 2012 aveva previsto – in considerazione delle condizioni di inagibilità in cui versavano gli edifici che ospitano i tribunali de L'Aquila e Chieti gravemente danneggiati dal terremoto del 2009 – che per tali tribunali la riforma della geografia giudiziaria acquistasse efficacia a partire dal 13 settembre 2015;

   il comma 1139, lettera d), dell'articolo 1 della legge n. 145 del 30 dicembre 2018 ha differito al 14 settembre 2021 l'entrata in vigore della riforma della geografia giudiziaria;

   la piena operatività degli uffici è stata messa in seria difficoltà dalla scelta dell'allora ministro – in contraddizione con quella del Csm (Consiglio superiore della magistratura) sulla tempestività delle nomine e di trasferimenti di magistrati – di azzerare sin dal 2013 le piante organiche del personale amministrativo;

   la relazione del presidente della corte d'appello di L'Aquila del 2019, oltre ad avere segnalato e ribadito le numerose criticità derivanti dall'applicazione della riforma, ha esplicitato in maniera chiara che «l'ulteriore recente proroga nell'applicazione della legge che l'ha previsto, ormai molti anni addietro, e che ha ad oggetto anche i Tribunali di Lanciano e Vasto, da accorpare al Tribunale di Chieti, sia l'occasione per un definitivo e meditato ripensamento delle problematiche da più parti evidenziate...»;

   il tribunale di Vasto, ad esempio, a fronte del calo complessivo (-5,3 per cento) delle controversie di lavoro e previdenza nei tribunali del distretto, con riferimento al periodo 1° luglio 2017-30 giugno 2018 è stato caratterizzato da incrementi percentuali della pendenza del +31,21 per cento su Vasto, che uniti a quelli del tribunale di Lanciano ne rappresentano il 14,22 per cento di tutti i tribunali del distretto;

   per i flussi in entrata, nell'anno giudiziario 2017/2018 si è registrato un aumento generalizzato dei flussi in entrata nei singoli tribunali, ivi compreso il tribunale di Vasto;

   il procuratore della Repubblica di Vasto ha segnalato la carenza di specializzazione delle forze di polizia del territorio, nonostante il fatto che la presenza nel circondario di un importante polo industriale, di diverse discariche e del più importante sito italiano di metano sollecitino un più solerte interesse investigativo –:

   se il Ministro sia conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di scongiurare la soppressione del tribunale di Vasto e garantire alla collettività e ai territori interessati la permanenza di tali uffici, a presidio di diritti e garanzie irrinunciabili;

   se intenda prendere in considerazione, rispetto alle previsioni previste dalla riforma della geografia giudiziaria, di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012, l'ipotesi di adottare iniziative per un accorpamento funzionale dei tribunali di Vasto e Lanciano, al fine di mantenere in questa parte di territorio abruzzese un visibile e riconoscibile presidio di legalità;

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza per trovare soluzioni, in deroga e con norme primarie, all'acclarato fabbisogno di personale anche in via d'urgenza, superando i vincoli di destinazione del personale previsti dalla regolamentazione dei contratti dei pubblici dipendenti.
(4-02515)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto interministeriale del 7 agosto 2015 adottato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, e volto alla ristrutturazione e alla razionalizzazione della rete delle aree di servizio, ha imposto la cessazione delle attività, su tutto il territorio italiano, a 25 stazioni con fatturati bassi o poste a una distanza inferiore ai 50 chilometri dalla più vicina, e per quelle per le quali è già scaduta o è in scadenza la sub-concessione;

   molte imprese familiari in tutto il territorio italiano sono state costrette a chiudere, mentre altre, come le aree di Rio Colorè ovest a Marene e di Mondovì ovest situate lungo la A6 Torino-Savona continuano a lottare per evitare che il lavoro di una vita intera venga gettato via. Tali realtà, oltre ad essere punti di ristoro ad alto valore aggiunto per gli automobilisti e gli autotrasportatori, sono piccole aziende sane che lavorano a pieno ritmo in tutte le stagioni dell'anno e che garantiscono posti di lavoro e stipendi a centinaia di dipendenti, senza dimenticare il lavoro che queste piccole aziende svolgono per la valorizzazione dei prodotti locali e per il turismo del territorio in cui operano;

   compito dello Stato dovrebbe essere quello di salvaguardare la piccola e medio impresa italiana, vero motore dell'intera produzione nazionale, soprattutto quando tali imprese, spesso a gestione familiare, sono situate nei piccoli comuni italiani, dove il fenomeno della desertificazione commerciale non dà segni di arresto e dove la possibilità di fare impresa si sta assottigliando ogni anno che passa –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere i Ministri interrogati al fine di rivalutare le decisioni prese con il citato decreto interministeriale verificando in ultima analisi la possibilità di lasciare aperte almeno le attività commerciali e di ristorazione, trasformando dunque le stazioni di servizio in semplici aree di sosta senza distributore.
(3-00616)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   SOZZANI, MAZZETTI, BERGAMINI, SILLI, MUGNAI, D'ETTORE, RIPANI e CARRARA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a ottobre 2018 la stampa locale di Firenze denunciava il persistente blocco dei lavori per il sottoattraversamento per l'alta velocità ferroviaria e il grave impatto sui livelli occupazionali; tanto che i 300 lavoratori del cantiere non sono pagati e costretti al licenziamento per beneficiare almeno dell'indennità disoccupazione;

   risultano inoltre grandi difficoltà finanziarie di Condotte spa e di Nodavia, consorzio incaricato dei lavori, come dimostra la richiesta di concordato;

   secondo l'assessore regionale Toscana: «Sono fermi i lavori a causa delle vicende che conosciamo, della crisi dell'azienda che li deve realizzare. Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) sta affrontando la crisi aziendale»;

   per l'ordine degli architetti fiorentino: «La stazione Foster è uno dei cantieri più attesi della città e dobbiamo evitare il rischio che rimanga un'altra opera incompiuta. (...) la scommessa è quella di trasformarla in un'opportunità di crescita per una parte del tessuto urbano di Firenze, trovando un giusto collegamento con il quartiere, con il polo fieristico della Fortezza e con la stazione di Santa Maria Novella. Indietro non si può più tornare: la stazione è stata programmata da anni, anche in funzione della sua realizzazione è stato scelto il tracciato della linea 2 della tramvia (...). È il momento di (...) attuare quelle scelte che consentano di concludere la realizzazione del cantiere, perché si possa finalmente portare a regime il sistema del traffico cittadino, per integrarlo con quello ferroviario e su gomma»;

   Maurizio Gentile, l'amministratore delegato di Rfi, in audizione alla Camera il 3 ottobre 2018 affermava: «Il sottoattraversamento di Firenze della linea ad alta velocità sarà pagato da chi prende i Frecciarossa ma sarà utile per i pendolari che usano i treni regionali. Questo è l'obiettivo dell'opera: rendere più efficienti le linee regionali»;

   istituzioni e imprese locali sottolineano come questa opera sia già finanziata e già partita, ma deve essere terminata a tutela dei livelli occupazionali e per l'interesse di rilievo strategico che la nuova linea rappresenta per la mobilità del territorio e del Paese;

   l'11 febbraio 2019 il ministro interrogato dichiarava «stiamo facendo un'analisi costi-benefici anche sul Tav di Firenze» –:

   se il Governo intenda assumere iniziative per realizzare in via definitiva l'opera, con quale cronoprogramma, e se i fondi siano ancora sufficienti a supportarne i lavori nonostante i rallentamenti.
(5-01689)


   PAITA, D'ALESSANDRO e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 13 marzo 2013, n. 42, «Regolamento recante le modalità di redazione dell'elenco-anagrafe delle opere pubbliche incompiute», di cui all'articolo 44-bis del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214 disciplina l'elenco dell'anagrafe delle opere pubbliche incompiute;

   il decreto-legge 28 settembre 2018, n. 10, come convertito dalla legge 16 novembre 2018, n. 130, «Decreto Genova», all'articolo 13 ha istituito l'archivio informatico delle opere pubbliche – Ainop;

   sulla base del decreto ministeriale 13 marzo 2013, n. 42, la regione Abruzzo ha provveduto, con proprio atto ricognitivo a redigere ed inviare l'elenco-anagrafe delle opere incompiute;

   nel periodo intercorso sono emersi ulteriori opere che presentano, in particolare sulla rete ferroviaria regionale, la necessità di interventi conclusivi e di messa in sicurezza;

   la ferrovia regionale Adriatico Sangritana, (T.u.a. S.p.A) ai sensi dell'articolo 15 dell'accordo di programma di quadro, di cui al decreto legislativo n. 422 del 1997, ha ottenuto due dotazioni finanziarie, nel 1996 per circa 43 milioni di euro, nel 2016 per euro 14 milioni, per il completamento e la riattivazione del tracciato ferroviario Fossacesia-Castel di Sangro;

   con il Par Fas 2007-2013 è stato finanziato un intervento complessivo, articolato su tre lotti, da Archi a Quadri, per complessivi 14.600,00 euro;

   come noto, le eventuali economie sui lavori effettuati possono essere accertate e riutilizzate esclusivamente sulla base di una verifica amministrativa ed autorizzativa derivante dalle competenze proprie del Comitato di verifica e monitoraggio preposto alla valutazione di cui all'accordo di programma sottoscritto ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 422 del 1997, così come richiesto da regione Abruzzo;

   con delibera Cipe n. 12 del 28 febbraio 2018 è stata ulteriormente finanziato l'intervento «Completamento della tratta ferroviaria regionale Quadri-Castel di Sangro» per un importo di 100.000,00 euro;

   sul tracciato Fossacesia-Torino di Sangro-Castel di Sangro sono intervenuti diversi fronti franosi che impediscono il completamento funzionale dell'opera –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per garantire la ripresa dell'esercizio sulla linea Fossacesia-Castel di Sangro, anche alla luce di eventuali economie accertabili derivanti da lavori conclusi, chiarendo, a tal fine, se sia stato costituito il comitato di verifica e monitoraggio preposto alla valutazione di cui all'accordo di programma sottoscritto ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 422 del 1997, visto che, in caso di inerzia, la ferrovia non potrebbe essere messa in esercizio con grave danno all'economia regionale ed alle aree interne.
(5-01690)


   LUCIANO CANTONE, SCAGLIUSI, BARBUTO, BARZOTTI, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   domenica 10 marzo 2019 è avvenuto un terribile incidente aereo nei cieli dell'Etiopia. Lo schianto ha provocato la morte di tutti i passeggeri: 157 persone di varie nazionalità tra cui 8 nostri connazionali;

   a seguito del disastro, a livello internazionale, si sono susseguite numerose notizie volte a fornire elementi per comprendere i motivi che avrebbero portato l'aereo a schiantarsi a pochi minuti dal decollo;

   l'aeromobile, un Boeing 737 Max 8, sarebbe stato accusato di avere dei malfunzionamenti al software tali da fargli perdere quota e successivamente a provocare lo schianto. Tecnicamente si tratterebbe di un malfunzionamento del sistema di prevenzione dello stallo automatico del velivolo che porterebbe «il muso» dell'aeroplano verso il basso, pratica disastrosa se avviene appunto in automatico a poca distanza del suolo;

   è noto agli interroganti che non sarebbe la prima volta in cui questo tipo di mezzi presentano dei difetti tecnici tali da produrre terribili incidenti. A ottobre dello scorso anno il volo 360 di Lion Air era precipitato poco dopo il decollo in Indonesia. L'incidente era stato molto discusso non solo per l'alto numero dei morti, ma anche perché il velivolo 737 Max 8 caduto era nuovo e impiegato a pieno regime solamente da 3 mesi;

   a fronte di tali incertezze a livello internazionale e all'aumento in questi giorni dalla comprensibile apprensione da parte anche dei cittadini italiani –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere per proteggere la sicurezza dei passeggeri italiani e dello spazio aereo italiano.
(5-01691)


   STUMPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della 17a legislatura veniva depositata, in data 13 settembre 2016, della deputata Mirella Liuzzi del M5S, l'interrogazione a risposta in Commissione 5/09446 riguardante la «Mancata incorporazione del personale della società Techno Sky da parte di ENAV e interruzione dell'internalizzazione dei suoi servizi tecnici presso di essa»;

   con l'interrogazione si chiedeva al Ministro interrogato perché il personale di Techno Sky non poteva essere assorbito da Enav, realizzando una maggiore economicità di servizio, l'aderenza alle normative vigenti sulla sicurezza del traffico in linea con Eurocontrol, risolvendo il conflitto di attribuzioni che risulterebbe dal delegare la funzione di controllo ad un server provider su personale di terzi di cui tuttavia detiene il 100 per cento di proprietà ed infine un più stringente controllo e garanzia della delicata professionalità del personale Atsep in osservanza dei regolamenti vigenti senza più alcun conflitto di interessi;

   la risposta del Governo nella seduta n. 762 del 7 febbraio 2017 conteneva riferimenti generici ai capitali aziendali, ai compiti ed ai rapporti tra le imprese, al regolamento (CE) 550/2004, al pieno controllo delle attività eseguite da Techno Sky, al regolamento Atsep esteso al personale Techno Sky solo come organizzazione subcontraente, alla contrattazione sindacale per l'armonizzazione contrattuale del personale per includerlo in tutti i principi e valori di riferimento delle Società del Gruppo ENAV, precisava che Enav non prevedeva l'incorporazione della controllata Techno Sky in Enav;

   una risposta insoddisfacente, a detta dell'interrogante, in quanto si era voluta escludere la domanda centrale e cioè perché il personale di Techno Sky non può essere assorbito da Enav, restando ancora incomprensibile il motivo per il quale in Italia i servizi di navigazione aerea dovessero essere forniti da due diverse società, in quanto non sussistono ragioni che impediscono l'integrale incorporazione di Techno Sky in Enav che invece, se realizzata, rappresenterebbe, senza dubbio, una misura di razionalizzazione dei costi, dell'efficienza e della sicurezza del volo –:

   se, conclusa l'armonizzazione contrattuale del personale del gruppo ai tempi in itinere, il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché Enav proceda all'assunzione diretta di tutto il personale Techno Sky, finalizzando il processo avviato nel 2006 con l'acquisizione del ramo di azienda da Vitrociset per soddisfare le normative di sicurezza del traffico aereo di Eurocontrol.
(5-01692)


   FIDANZA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Parlamento ha approvato la legge n. 12 del 2019 che ha convertito il decreto-legge n. 135 del 2018 recante «disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione». Tale legge contiene modifiche alla legge n. 21 del 1992 sul trasporto pubblico non di linea;

   il comma 4 dell'articolo 10-bis del decreto-legge n. 135 del 2018, come modificato dalla legge n. 12 del 2019, ha stabilito che le sanzioni di cui all'articolo 11-bis della legge n. 21 del 1992, relative all'inosservanza degli articoli 3 e 11 della stessa legge, si applichino dal novantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore delle nuove disposizioni. La norma ha stabilito altresì, la sospensione, per lo stesso periodo, dell'applicazione delle sanzioni previste dall'articolo 85, commi 4 e 4-bis del codice della strada;

   lo stesso riferimento temporale («data di entrata in vigore delle nuove disposizioni») è utilizzato rispetto alla validità di contratti di noleggio con conducente (Ncc) sottoscritti antecedentemente a tale data;

   da ultimo, a seguito di una circolare del Ministero dell'interno, si è posto il problema della corretta interpretazione della moratoria nell'applicazione delle sanzioni sopra citate; si è infatti avanzata l'interpretazione che il termine dei novanta giorni previsto dall'articolo 10-bis, comma 4, del decreto-legge n. 135 del 2018, convertito dalla legge n. 12 del 2019, debba essere riferito alla data di entrata in vigore della suddetta legge. In altre parole è stato prospettato che la predetta moratoria produca i suoi effetti fino al 14 maggio 2019. La stessa previsione verrebbe estesa ai contratti che pertanto vengono considerati validi se sottoscritti entro 15 giorni antecedenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione, cioè il 13 febbraio 2019;

   alla luce di tale interpretazione verrebbero posticipati l'entrata in vigore delle sanzioni a carico dei noleggiatori non in regola con le nuove disposizioni, nonché il termine utile per la sottoscrizione dei contratti, sanando così tutti quei contratti sottoscritti nel corso dell’iter approvativo del provvedimento, contro la ratio stessa della norma –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza, anche normative, per chiarire la corretta interpretazione della norma di cui in premessa, in linea con la volontà politica del legislatore, evitando di prorogare di fatto la situazione di incertezza e abusivismo dilagante nel settore del trasporto pubblico non di linea.
(5-01693)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti n. 9 del 19 gennaio 2016 è stato approvato il «master plan» di sviluppo aeroportuale al 2020 prevedendo, tra l'altro, la conversione a parcheggi di un'area di circa 2,5 ettari in cui insistono circa 970 alberi. Si tratta del residuo di un ex vivaio, piantumato negli anni ’60, che costituisce un'area tampone tra l'infrastruttura aeroportuale e l'ambito urbano circostante, tra cui l'abitato di Tessera;

   l'aeroporto Marco Polo è gestito dalla società di gestione aeroportuale (Save) che ha recentemente fatto richiesta di Valutazione di impatto ambientale per l'allargamento del master plan e, in particolare, per la conversione a parcheggi di un'ulteriore area verde di circa 2 ettari contenente circa 260 piante;

   nel master plan di cui al decreto ministeriale 19 gennaio 2016 Save non prevede nessun intervento per ricreare un'area verde di dimensioni analoghe come compensazione nei confronti del territorio e dell'abitato di Tessera;

   è da rilevare che lo stesso decreto ministeriale 19 gennaio 2016 che approva il «master plan» aeroportuale ricomprende all'interno del sedime aeroportuale la cosiddetta area «aeroterminal», accessoria all'area aeroportuale, di circa 17 ettari destinati per circa 10 ettari proprio a parcheggi;

   la dotazione di aree a parcheggi dell'aeroporto «Marco Polo» è pertanto sufficiente agli attuali volumi di traffico come pure alle previsioni di ampliamento, senza il sacrificio delle aree a verde;

   la regione del Veneto ha rilevato di non potere dichiarare ufficialmente che l'area verde sia effettivamente classificabile come «bosco»;

   chi ha conoscenza della fondamentale funzione di protezione della salute umana e della salubrità dell'ambiente svolta dagli alberi – purificazione dell'aria, regolazione del microclima, riduzione del rumore, drenaggio acque piovane, valore culturale e ricreativo – già riconosciuta dalla legge 14 gennaio 2013 n. 10, non può che essere indignato, preoccupato e decisamente contrario all'azione dannosa qui segnalata;

   un'area boscata di latifoglie sempreverdi o di conifere (simile a quella che verrà disboscata) abbatte ogni anno dalle 0,076 alle 0,059 tons di PM 10 (dipartimento biologia ambientale, 2015, università di Roma);

   si evidenzia che l'Aps Criaave ha chiesto, con una lettera del 4 gennaio 2019, alla Soprintendenza beni culturali e paesaggistici per il comune di Venezia di verificare se il progetto esecutivo di Enac e Save di abbattimento del bosco e della pineta, riferiti alla costruzione dei nuovi parcheggi P6 (2° stralcio) e P8 e P9, rispetti la normativa, i vincoli e gli obblighi connessi a un simile intervento che risulta obiettivamente e innegabilmente un drammatico depauperamento dell'ambiente e del paesaggio –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intendano adottare iniziative per definire una variante al master plan che stralci l'area in cui ricadono i circa 970 alberi dal sedime aeroportuale e la mantenga a verde e, nel caso questo non fosse possibile, avviare un tavolo tecnico con il gestore aeroportuale, affinché si raggiunga un accordo per la creazione di una fascia «tampone» almeno della medesima estensione di quelle oggetto di intervento;

   se non intendano in ogni caso adottare iniziative per avviare, coinvolgendo tutti gli organismi competenti, una riflessione tecnica atta a scongiurare l'ampliamento dal master plan finalizzato a destinare a parcheggio anche la seconda area in cui ricadono circa 230 piante.
(4-02512)


   GAGLIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con riguardo alle concessioni demaniali attualmente in essere, i commi 682, 683 e 684, articolo 1, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019), stabiliscono la durata ex-lege in quindici anni, con decorrenza dalla data di entrata in vigore della medesima legge di bilancio;

   la citata proroga si applica tra l'altro, alle concessioni a carattere turistico ricreativo disciplinate dal comma 1, articolo 1, del decreto n. 400 del 1993, tra cui la gestione di stabilimenti balneari, nonché alle concessioni delle aree di demanio marittimo per finalità residenziali e abitative;

   dalla suddetta norma, che concede una proroga quindicennale delle concessioni marittime, rimangono esclusi i titolari di concessioni del demanio idrico, ossia quelle concessioni che si affaccino sui corsi d'acqua, e dove gli operatori hanno spesso investito capitali ingenti;

   a pagarne le conseguenze sono tutti quei concessionari per i quali i rinnovi avvengono con tempi molto brevi (dai due ai sei anni), con evidente discriminazione rispetto ai concessionari del demanio marittimo;

   in Liguria sono numerosi i titolari di concessioni del demanio idrico e in particolare lungo il fiume Magra. Proprio per cercare una soluzione a questa problematica, nei giorni scorsi si è tenuta in regione, una riunione tecnica anche alla presenza della Confartigianato spezzina, associazioni di categoria, e i sindaci dei comuni interessati;

   attualmente, molte attività che operano sul fiume Magra hanno due concessioni: una del demanio idrico per l'area della banchina, un'altra del demanio idrico per lo specchio acqueo. Quindi potrebbero incorrere nella scadenza della concessione del demanio idrico mentre hanno ottenuto la proroga di quella del demanio marittimo –:

   se il Governo intenda assumere iniziative normative volte a prevedere la proroga della durata delle concessioni del demanio idrico al fine di equipararle a quelle del demanio marittimo.
(4-02519)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CIAMPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende che il questore di Pisa abbia inviato nel mese di marzo 2019 una circolare alle forze di polizia territoriali preposte per assicurare al partito politico «Lega Salvini» una capillare e continua assistenza alle iniziative promosse in occasione delle consultazioni elettorali dell'amministrazione comunale di San Giuliano Terme e Calcinaia (in provincia di Pisa) in programma nel mese di maggio 2019;

   per quanto riguarda il comune di San Giuliano Terme, secondo quanto riporta la lettera, della prefettura agenti in completo assetto da ordine pubblico sia della polizia di Stato, sia dei carabinieri (quattro in totale) dalle ore 8 alle ore 14 dei giorni 9, 10, 12, 16, 17, 19, 23, 24, 26, 30, 31 marzo dovranno essere presenti nei pressi dei presidi della Lega dove viene pubblicizzato il programma elettorale;

   per quanto riguarda il comune di Calcinaia secondo quanto riporta la lettera della prefettura agenti in completo assetto da ordine pubblico dei carabinieri (due in totale) dalle ore 8 alle ore 14 dei giorni 17, 23, 31 marzo, 6, 14, 20, 28 aprile, 4, 5, 11, 12, 18, 19 maggio dovranno essere presenti nei pressi dei presidi della Lega dove viene pubblicizzato il programma elettorale;

   il prefetto dispone, inoltre, che, per i comuni interessati, il dirigente dell'ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico e il comandante della compagnia dei carabinieri debbano impartire disposizioni ai rispettivi equipaggi per un'attenta azione di vigilanza, controllo e prevenzione in prossimità dei luoghi di propaganda politica. Viene inoltre predisposto che il dirigente della Digos debba disporre adeguati servizi di specifica competenza e il comando della polizia municipale assicuri i necessari servizi di visibilità e disciplina del traffico;

   San Giuliano Terme e Calcinaia sono comuni che, anche recentemente, non hanno mai registrato particolari episodi di violenza causati dalle differenti ideologie politiche;

   appaiono quindi all'interrogante oggettivamente spropositate le misure decise dal questore di Pisa per garantire la pubblica sicurezza durante iniziative politiche equiparabili comunque a semplici volantinaggi effettuati da banchetti elettorali ad oltre due mesi, peraltro, dalle elezioni;

   appare altrettanto evidente che gli agenti e le unità operative utilizzati, con tale prolungata frequenza, per assistere le iniziative elettorali della Lega non potranno essere impiegati per altre importanti e necessarie azioni di pubblica sicurezza;

   potrebbero essere ulteriori i comuni della provincia di Pisa interessati da disposizioni similari da parte del prefetto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali siano i comuni della provincia di Pisa in cui il prefetto ha disposto una capillare e continua assistenza alle iniziative promosse dal partito politico «Lega Salvini» in occasione delle prossime consultazioni elettorali e, in particolare, quante unità di forze di polizia, in quali giorni, in quali luoghi ed orari saranno impegnate;

   se non ritenga che le misure di sicurezza messe in campo dalle Forze dell'ordine per garantire la corretta propaganda elettorale del partito della Lega siano eccessive e se agli altri partiti politici siano state assicurate o saranno assicurate le stesse condizioni di prevenzione e protezione.
(5-01686)


   FIANO, VERINI, CENNI, FREGOLENT, BONOMO, BOSCHI, CARNEVALI, PELLICANI, MOR, BENAMATI, PAITA, DE MENECH, GAVINO MANCA, SCHIRÒ, MIGLIORE, SCALFAROTTO, VAZIO, BAZOLI, DE FILIPPO, ANNIBALI, BORDO, BERLINGHIERI, PICCOLI NARDELLI, GIORGIS, PAGANI, ZAN, SERRACCHIANI, MARCO DI MAIO, ROTTA, DEL BARBA, CARLA CANTONE, DE MARIA, LOTTI, MURA e FRAILIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   domenica sera, durante il cosiddetto derby della Madonnina, un gruppo di tifosi interista ha esposto in curva nord uno striscione che rendeva omaggio ai neo-nazisti di Varese denominati «Blood and Honour», e in particolare omaggiava Belardinelli, uno degli organizzatori dell'agguato ai tifosi del Napoli, ex capo del gruppo ultras di Blood and Honour di Varese, da sempre gemellato con le frange più estreme della Curva Nord dell'Inter;

   Blood & Honour, letteralmente Sangue e Onore, era uno dei motti delle SS, ed è una sigla transnazionale che fu utilizzata fin dal 1979, agli albori del movimento naziskin in Inghilterra, anche come vero e proprio bollettino del movimento: nel primo numero di Blood and Honour l'editoriale di presentazione fu dedicato a Rudolf Hess, uno dei gerarchi più vicini ad Adolf Hitler e attraverso Blood and Honour si è costituita a livello europeo una vera e propria Internazionale nera;

   a Varese B&H si costituì nel 1998 all'interno della tifoseria calcistica, prima affiancandosi ai Boys e ai Viking, poi soppiantandoli nel 2001 e raggiunse fino a 200 aderenti, molti con precedenti penali; tra il 1999 e il 2001 prese di mira extracomunitari, realtà politiche, associazioni e sindacati come Cgil, Anpi, e partiti di sinistra e giornali locali, rei di pubblicare articoli critici nei loro confronti, mentre tra i capi del gruppo emersero figure come Filadelfio Vasi, classe 1976, che dal 2001 venne ripetutamente incriminato, arrestato e condannato per reati quali lesioni, tentato omicidio, traffico di stupefacenti, rapina a mano armata, porto abusivo d'arma da fuoco e tentata evasione;

   particolarmente grave, dunque, appare l'atto compiuto dai tifosi interisti, con l'esposizione di uno striscione che richiama una sigla considerata punto di riferimento per una rete internazionale neonazista, apertamente e dichiaratamente razzista, che propaganda valori fortemente discriminatori e fondati sulla violenza, e che si colloca senza dubbio al di fuori della legittimità giuridica e costituzionale del nostro ordinamento –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per contribuire a fare piena luce sugli autori dei fatti riportati in premessa, nonché per impedire il ripetersi in futuro di fatti analoghi, assicurando così che anche gli stadi possano essere luoghi di civile convivenza, dove poter assistere allo svolgimento di eventi sportivi.
(5-01694)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   messaggi di sostegno sono stati pubblicati su Facebook da alcuni cittadini sestesi a favore del sindaco di Sesto San Giovanni in seguito agli atti d'accusa lanciati da molti partiti di opposizione nei confronti dello stesso sindaco, tacciato di violare la privacy dei cittadini e di usare «due pesi e due misure» nei confronti di chi imbratta i muri della città;

   il caso dei volantini affissi da un gruppo di cittadini per contestare le politiche dell'amministrazione in materia di asili nido si sta trasformando in una bufera che travalica i confini della politica. La cronaca dei fatti è un crescendo di ostilità: il 26 febbraio un gruppo di persone aveva affisso nottetempo dei volantini nei quali poneva alcuni domande al sindaco in fatto di nidi comunali;

   nel giro di 48 ore il primo cittadino aveva schierato i suoi vigili e individuato, grazie ai sistemi di videosorveglianza, i volti di almeno 4 delle persone che hanno compiuto l'attacchinaggio;

   la vicenda si sarebbe conclusa qui se non fosse che il sindaco ha deciso di pubblicare sui social network uno dei video delle telecamere di sicurezza del comune, nel quale si intravedono le sagome dei quattro contestatori. Il sindaco li attacca definendoli «i soliti pochi rappresentanti della sinistra» e additandoli come «imbrattatori» e «portatori di fake news», ma soprattutto li mette alla berlina dei cittadini che sotto il suo post commentano definendoli «pagliacci» e chiedendo di pubblicare i nomi dei responsabili;

   è del tutto evidente che ci si trova di fronte a un utilizzo di risorse e tecnologie che violano la privacy e azzerano la libertà di pensiero. Inoltre, il regolamento della videosorveglianza vieta l'uso delle immagini delle telecamere per fini estranei alle indagini e recita che «il Comune può disporre l'utilizzo degli impianti comunali di videosorveglianza ai fini di prevenzione e repressione di fatti delittuosi. I dati raccolti possono essere utilizzati solo dalle autorità»;

   è del tutto evidente che i video pubblicati dovevano essere gestiti solo dalle forze dell'ordine e che non potevano essere consegnati a terze persone se non dietro richiesta della magistratura; invece, sono stati consegnati al sindaco e a terze persone;

   a tal proposito, si ricorda che alcuni mesi fa era stato denunciato che erano stati affissi abusivamente volantini firmati da due assessori. Nonostante alcune email al sindaco e alla polizia locale, nessuno si è mosso. Se i cittadini devono essere multati, devono essere multati anche gli altri imbrattatori –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga di adottare iniziative normative, alla luce delle criticità rilevate nel caso in questione, per tutelare la privacy dei cittadini con riferimento all'uso dei sistemi di videosorveglianza e alla diffusione di immagini sui social network.
(4-02517)


   GAVINO MANCA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ormai da alcune settimane in Sardegna si sono verificati episodi di violenza, da correlarsi alle proteste legate al prezzo del latte ovino;

   da quando è partita la protesta degli allevatori sardi almeno tre camion della raccolta del latte sono stati dati alle fiamme; colpi di pistola sono stati esplosi in direzione dell'autista di un'autocisterna, e anche altri autisti sono stati, ripetutamente, minacciati di morte;

   nel febbraio 2019 il prefetto di Sassari, in occasione dell'apertura dei lavori del tavolo di concertazione sul prezzo del latte ovino, in merito alla questione della violenza nei confronti degli autotrasportatori ha dichiarato, tra l'altro, di aver utilizzato fino a quel momento, «un metro di valutazione prudente», «ma che la prudenza e la pazienza non erano state capite da alcuni», e ha esortato le parti a dissociarsi fermamente dall'uso della violenza e a manifestare tutto il proprio dissenso da tali iniziative;

   pochi giorni fa, in un comunicato diffuso a mezzo stampa, i caseifici della Sardegna hanno stigmatizzato tali episodi, culminati con le minacce di morte nei confronti di chi continuerà a ritirare il latte, che hanno creato un clima di paura che non garantisce più agli addetti del settore di lavorare in condizioni di sicurezza;

   il Ministro interrogato si è fatto subito carico della questione relativa al prezzo del latte, nonostante la competenza in materia sia in capo ad altro Ministero, promettendo, tra l'altro nell'imminenza delle elezioni regionali, soluzioni «miracolose» e immediate, da aspettarsi addirittura «entro 48 ore»;

   in merito alle violenze e alle intimidazioni descritte, e alla conseguente necessità di garantire la sicurezza dei cittadini, che invece rientrano nelle competenze del Ministero dell'interno, ancora non risulta all'interrogante che il Ministro interrogato si sia impegnato nello stesso modo, né che abbia adottato le necessarie misure –:

   se il Ministro interrogato non ritenga assolutamente necessario e urgente intervenire pubblicamente al fine di contrastare tali episodi e porre un freno a quella che sembra essere una vera e propria escalation di violenza che, tra l'altro, corre il rischio di oscurare e inficiare le vere ragioni della protesta, e quali siano le iniziative adottate e le risorse finanziarie stanziate al fine di garantire la necessaria sicurezza di tutti gli addetti al lavoro del settore e dell'intero territorio.
(4-02522)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   all'Università di Pisa, con decreto rettorale prot. n. 16436 dell'11 marzo 2019 è stato approvato il piano di ripartizione dei finanziamenti alle associazioni studentesche per le attività studentesche dell'anno 2019;

   tra i programmi di attività studentesche approvate e finanziate vi è anche quello del Movimento universitario toscano (associazione contigua alla Lega) che promuove un programma di iniziative tra cui spicca la presenza del Ministro dell'interno, Vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega Matteo Salvini che dovrebbe intervenire illustrando il punto di vista del Governo sul tema «Il ruolo dell'Italia in Europa», proprio nel periodo in cui ci si accinge al rinnovo del Parlamento europeo;

   gli altri incontri prevedono interventi di altri esponenti politici nazionali: l'On. Gian Marco Centinaio, Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, sul tema «Ipotesi agricole, alimentari e forestali», il sottosegretario Armando Siri per discutere sul tema economico «Flat tax – La rivoluzione fiscale in Italia, è possibile?», la senatrice pisana Rosellina Sbrana su «I veterinari italiani di oggi VS le nuove normative europee», il commissario della Lega Toscana Susanna Ceccardi, sindaco di Cascina, su «La sicurezza in Italia – Traguardi e obiettivi», ed infine Emanuele Filiberto di Savoia e Pietro Orso Baiardo Virgadamo sul tema «Monarchia e futuro – Contrapposizioni o analogie?»;

   Ministri, leader politici ed esponenti di spicco di una sola parte politica, in campagna elettorale per le elezioni europee, saranno quindi chiamati con fondi pubblici per fini culturali erogati dall'università di Pisa a parlare all'interno di locali universitari e senza alcun contraddittorio;

   peraltro, Emanuele Filiberto di Savoia ha smentito in un'intervista alle pagine locali de Il Tirreno di essere mai stato invitato a questa serie di incontri, di non conoscere gli organizzatori, e di non voler essere coinvolto in questo tipo di polemica. Episodio che, a giudizio dell'interrogante, la dice lunga sulla professionalità e serietà del comitato organizzatore;

   la propaganda elettorale non dovrebbe entrare all'interno dei locali dell'università e tantomeno essere finanziata con fondi propri dell'ateneo, pubblici e finalizzati all'offerta culturale studentesca;

   il paradosso di questa vicenda è che l'università di Pisa finanzierà indirettamente un convegno in ateneo che avrà tra gli invitati il Ministro dell'interno Matteo Salvini, nel pieno della corsa elettorale per le europee del 2019 –:

   se il Ministro interrogato, in relazione ai fatti esposti in premessa, non intenda, per quanto di competenza, predisporre le opportune iniziative anche alla luce delle imminenti scadenze elettorali, per garantire il rispetto del principio di neutralità dell'università rispetto alle dinamiche partitiche del Paese.
(4-02513)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto rettorale dell'università di Firenze n. 1152 (prot. 137060) del 5 settembre 2018 è stata indetta una selezione per la copertura di 13 posti di professore ordinario;

   nel settore concorsuale 02/B2, fisica teorica della materia, settore scientifico disciplinare FIS/03, fisica della materia, i candidati hanno dovuto scegliere e sottoporre dodici delle loro pubblicazioni alla commissione per un giudizio approfondito alla base della valutazione scientifica;

   la giuria, come si evince dagli atti pubblicati sul sito dell'università, è composta da cinque membri tra cui Amos Maritan e il presidente, professor Stefano Ruffo;

   il candidato vincitore è risultato il signor Duccio Fanelli;

   dal giudizio pubblicato online su Duccio Fanelli si evince che cinque dei dodici lavori presentati sono in collaborazione con il professor Stefano Ruffo presidente della commissione giudicante anche quelle stesse pubblicazioni;

   visionando il curriculum vitae online del vincitore emerge che sono numerose le pubblicazioni in collaborazione tra il presidente della commissione e il vincitore di concorso;

   in più il vincitore ha anche una pubblicazione con l'altro componente della commissione professor Maritan –:

   se, alla luce di quanto esposto, intenda adottare iniziative normative per prevedere, nei casi analoghi a quello di cui in premessa, un obbligo di astensione per i membri della commissione di concorso.
(4-02523)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la società Auchan spa presentava (il 19 settembre 2017) al comune di San Rocco al Porto (in provincia di Lodi), istanza per il rilascio di autorizzazione commerciale, finalizzata all'ampliamento della superficie di vendita afferente all'insediamento commerciale (centro commerciale tradizionale) ad omonimo marchio, già attivo nel predetto comune, per una superficie di vendita oggetto di istanza di ampliamento di metri quadrati 8.663 (da destinarsi integralmente al settore merceologico non commerciale). L'istanza di rilascio di autorizzazione commerciale in ampliamento del preesistente (ed attivo titolo) veniva ritenuta ammissibile dalla conferenza di servizi svoltasi il 16 novembre 2017;

   come risulta in atti, la giunta comunale di San Rocco al Porto approvava (deliberazione n. 33 del 9 marzo 2018) un protocollo d'intesa definito il 28 febbraio 2018 – a cui risulterebbero avere aderito anche i comuni contermini (Guardamiglio, Fombio, Santo Stefano Lodigiano) e quello di Caselle Landi, tutti sempre in provincia di Lodi – per «l'attuazione delle condizioni di sostenibilità di cui alla delibera della Giunta Regionale n. X/1193 del 20.12.2013 e s.m.i. relativa all'istanza di rilascio di autorizzazione commerciale per l'ampliamento di preesistente struttura di vendita Auchan Via Emilia 100». La predetta giunta comunale, con deliberazione n. 54 del 19 maggio 2018, provvedeva alla «riapprovazione» del predetto protocollo d'intesa in ragione di quanto convenuto nella 3ª conferenza dei servizi tenutasi presso la regione Lombardia il 13 marzo 2018;

   il vigente protocollo d'intesa prevede (a pagina 3) che per gli aspetti occupazionali, l'operatore si impegna a: «...c) riservare – fatte salve le condizioni di sussistenza effettiva domanda e di idoneità professionale – il 50 per cento delle assunzioni di cui alla precedente lettera a) – in verità trattasi della lettera b) – ai residenti nel comune di San Rocco al Porto, ed il restante 50 per cento a soggetti residenti nei comuni ad esso contermini e di seconda corona, assegnando specifica priorità (in ragione del 50 per cento) alle seguenti categorie: giovani, donne, soggetti diversamente abili, disoccupati e/o cassintegrati. Nel caso in cui i profili professionali richiesti non siano attivabili nei comuni contermini al comune di San Rocco al Porto e di seconda corona, l'operatore si impegna, comunque, a ricercarli e ad assumerli all'interno del territorio provinciale»;

   all'evidenza la precitata lettera c) del protocollo d'intesa risulta di dubbia legittimità, contrastando con le vigenti leggi ed i principi e dell'Unione europea, quanto meno in materia di libertà d'impresa, tenuto conto che nel caso di specie neppure si può invocare la cosiddetta «clausola sociale» prevista da alcuni bandi pubblici, cui si può ricorrere entro i limiti più volte definiti e ribaditi dalla giurisprudenza amministrativa –:

   se, alla luce di quanto sopra evidenziato, si intenda valutare se sussistano i presupposti per quanto meno avviare una verifica ispettiva da parte dell'ispettorato nazionale del lavoro, al fine di evitare l'utilizzo di criteri – per le imminenti assunzioni di personale da parte di Auchan spa – che appaiono all'interrogante palesemente discriminatori, quale ad esempio quello della residenza;

   se, con riferimento ai contenuti censurabili sotto più profili del protocollo d'intesa nelle parti sopra richiamate, si intendano tempestivamente promuovere, a tutela dei princìpi di trasparenza ed efficacia dell'azione della pubblica amministrazione e dei princìpi sanciti dall'ordinamento, iniziative di competenza, anche normative, per evitare che i progetti di riconversione urbana come quello sopra richiamato possano originare criticità sul piano lavorativo e occupazionale analoghe a quelle evidenziate in premessa.
(5-01685)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAMMÌ, MENGA e PALLINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Enpapi è l'ente di previdenza di infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d'infanzia, che esercitano la professione in forma autonoma, associata o in cooperativa;

   ad avviso dell'interrogante una gestione imprudente delle risorse dell'ente da parte dei vertici comporta una minaccia ai versamenti contributivi e ai trattamenti pensionistici dei lavoratori iscritti;

   il 19 febbraio 2019, il presidente e il direttore generale dell'Enpapi, l'Ente nazionale previdenza e assistenza della professione infermieristica, sono stati tratti in arresto dalla Guardia di finanza di Roma con l'accusa di aver incassato tangenti. Un cospicuo «scambio di favori», di quasi 50 milioni di euro dal 2012 per compensi professionali, tra l'Ente previdenziale e noti professionisti che ha visto finire in manette un avvocato, un imprenditore ed un commercialista. Gli stessi, dalle risultanze delle indagini preliminari, avrebbero pagato numerose mazzette ottenendo incarichi di consulenza conferiti loro dalle società di gestione dei fondi ove l'Ente previdenziale ha investito;

   i militari del nucleo speciale polizia valutaria stanno procedendo, parallelamente, al sequestro di somme di denaro, beni mobili e immobili per un importo di circa 350 mila euro, pari all'importo dei fatti corruttivi finora accertati;

   la norma che regola gli enti di previdenza privati è il decreto legislativo n. 509 del 1994 che sancisce testualmente all'articolo 2, comma 6: «Nel caso in cui gli organi di amministrazione e rappresentanza si rendessero responsabili di gravi violazioni di legge afferenti la corretta gestione dell'associazione o della fondazione, il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con i Ministri di cui all'articolo 3, comma 1, nomina un commissario straordinario con il compito di salvaguardare la corretta gestione dell'ente e, entro sei mesi dalla sua nomina, avvia e conclude la procedura per rieleggere gli amministratori dell'ente stesso, così come previsto dallo statuto»;

   sarebbe opportuna una presa di posizione degli organi Fnopi. In merito, Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, a cui sono iscritti tutti gli oltre 450 mila infermieri presenti in Italia, ha dichiarato che «i percorsi ordinistici e previdenziali sono ovviamente strade separate, ma ci auguriamo che questa vicenda non incida sulla gestione previdenziale degli oltre 60 mila infermieri iscritti all'Ente di previdenza in quanto liberi professionisti "puri" o con prestazioni casuali. Seguiremo con apprensione – conclude Mangiacavalli – l’iter delle indagini da cui speriamo possano presto giungere notizie meno allarmanti anche per i vertici dell'Ente.

   Abbiamo piena fiducia nella Magistratura che dovrà ora svolgere l’iter di legge e siamo certi che agirà anche nell'interesse e tutela nei nostri iscritti»;

   a quanto consta all'interrogante sarebbero già state inviate ai Ministeri vigilanti richieste da parte di iscritti all'Enapi, per interrompere il procedimento elettorale in atto e fare chiarezza sulle condizioni finanziarie dell'Ente –:

   se i Ministri interrogati, allo stato dell'arte, abbiano adottato le iniziative di competenza per procedere in tempi brevi al commissariamento straordinario dell'ente di previdenza (Enpapi) e, in caso contrario, quali siano le ragioni di tale mancato adempimento;

   quali iniziative, nel contempo, i Ministri interrogati intendano assumere per cautelare gli iscritti da un dispendio dei loro versamenti contributivi e assicurare loro trasparenza e irreprensibilità.
(4-02518)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   CIABURRO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la materia della «polizia mortuaria» fa capo alla tutela della salute, e quindi, in seguito alla riforma del titolo V della Costituzione, essa rientra nella competenza legislativa concorrente di Stato e regioni, le quali possono legiferare nell'ambito dei principi fondamentali fissati dalle leggi statali;

   il capo IV del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1990, n. 285, del vigente regolamento di polizia mortuaria, nello specifico all'articolo 24, dispone, per quanto riguarda il trasporto a «cassa aperta» durante il periodo di osservazione, l'obbligo per il trasportatore di essere munito della prescritta ed apposita autorizzazione del sindaco;

   con la legge regionale n. 15 del 2011 e con il regolamento n. 7/R. dell'8 agosto 2012, la regione Piemonte si è dotata di una disciplina organica in materia di polizia mortuaria. La normativa in questione getta non pochi dubbi circa l'autorizzazione per il trasferimento cosiddetto a «cassa aperta», in quanto prevede la possibilità di eseguire il trasferimento anche senza l'autorizzazione dell'ufficiale di stato civile. In merito all'incertezza sorta nell'interpretazione della normativa, che ha causato innumerevoli problemi ai comuni e agli addetti ai lavori piemontesi, la direzione affari istituzionali e avvocatura della regione Piemonte ha espresso più di un parere in seguito alle richieste di chiarimento dei comuni, nei quali ha optato per un regime autorizzatorio di carattere soltanto sanitario per il trasporto della salma. Nello specifico, sarebbe quindi sufficiente, per autorizzare il trasferimento, la certificazione del medico curante o del medico convenzionato con il servizio sanitario nazionale intervenuto in occasione del decesso, cui deve far seguito la comunicazione tempestiva all'ufficiale di stato civile, da parte dell'esercente che esegue il trasferimento, circa la nuova sede ove la salma verrà trasferita per l'osservazione. La procedura per il trasporto salma nel periodo di osservazione non necessiterebbe dunque di alcuna autorizzazione preventiva da parte dell'ufficiale di stato civile;

   la legge regionale del Piemonte n. 8 del 1o marzo 2019 che modifica l'articolo 3 della legge regionale n. 15 del 3 agosto 2011 ha abolito di fatto l'autorizzazione del sindaco, in netto contrasto secondo l'interrogante non solo con il decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990, ma anche con l'articolo 358 del testo unico delle legge sanitarie;

   tale problematica riguardante l'interpretazione normativa deve essere superata in tempi brevi per evitare che le autorità e le imprese del settore rimangano per troppo tempo in uno stato di incertezza in merito alla giusta norma a cui dare applicazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere, anche sul piano normativo, al fine di fornire una chiarificazione in merito alla questione di cui in premessa.
(3-00617)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende di diverse criticità sussistenti presso l'ospedale Sant'Anna di Cona (Ferrara) nel quale si registrerebbe una costante carenza di infermieri, in particolar modo nel reparto di medicina d'urgenza, un'area dedicata all'accoglienza dei ricoveri che arrivano dal pronto soccorso. Tali criticità emergerebbero ancor più in situazioni di iperafflusso che pure si verificano spesso nella struttura ospedaliera in questione;

   in tale reparto si è fatto ricorso a un aumento dei posti letto (ampliato a 46), ma non vi sarebbe stato un corrispondente incremento del personale infermieristico;

   il personale infermieristico del reparto in questione ammonterebbe a cinque infermieri di cui quattro turnisti e uno diurno mentre, durante la notte, vi sarebbero solo i quattro infermieri di turno;

   pertanto, il numero degli infermieri citato non sarebbe sufficiente per sostenere le costanti richieste di assistenza dei pazienti ubicati in un reparto che presenta numerose criticità, e con un turn over piuttosto elevato di degenti;

   ciò potrebbe produrre, nel tempo, un notevole stress lavorativo agli infermieri, compromettendo la qualità stessa del servizio di assistenza;

   le criticità all'interno della struttura ospedaliera di Cona riguarderebbero anche gli ingenti carichi di lavoro che i medici sosterrebbero in corsia;

   tale situazione è stata anche segnalata da alcune sigle sindacali e sarebbe relativa anche alla mancanza di anestesisti, chirurghi, radiologi, cardiologi e operatori socio-sanitari;

   nella struttura di Cona, comunque, il livello di saturazione viaggerebbe sistematicamente intorno al 100 per cento con conseguenti, gravi, difficoltà nella gestione dei ricoveri nei momenti di iperafflusso;

   appare doveroso dunque interrogarsi sul rispetto o meno, nella struttura ospedaliera di Cona, del parametro di legge che deve sussistere tra personale e pazienti che dovrebbe essere di un operatore ogni sei pazienti e uno ogni tre nella terapia intensiva;

   si segnala inoltre che, nel decreto firmato il 24 dicembre 2018 dal Presidente del Consiglio dei ministri, relativo alla valutazione delle iniziative urgenti di utilità sociale nell'ambito dell'edilizia sanitaria, figurano in elenco, numerose opere della regione Emilia-Romagna. Tra queste, vi è anche l'operazione di compravendita di sei corpi fabbrica per l'ospedale di S. Anna a Cona, in provincia di Ferrara –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, in particolare, di quali dati disponga circa il rispetto dei parametri di legge sopra richiamati;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, si intendano assumere per chiarire o definire il numero minimo di infermieri e medici che deve sussistere nelle strutture ospedaliere in riferimento al numero dei pazienti e con particolare riguardo alle strutture di pronto soccorso;

   se, in relazione al decreto citato, sia prevista l'erogazione di risorse per l'eventuale adeguamento e ampliamento dell'ospedale di Cona e, in caso affermativo, con quali tempistiche.
(4-02521)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANDREA ROMANO e SERRACCHIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel maggio 2018 è stato firmato, grazie al lavoro di coordinamento svolto nei mesi precedenti dal Governo pro tempore Gentiloni e dalla presidenza della regione Toscana, l'accordo di cessione della Cevital SpA (acciaierie di Piombino, ex Aferpi) al gruppo Jindal South West Steel;

   l'accordo e il successivo piano industriale prevedeva, dal lato imprenditoriale, dopo 18 mesi di valutazione, la costruzione di due forni elettrici con produzione di tre milioni di tonnellate di acciaio l'anno da destinare alla laminazione attraverso un nuovo treno per la produzione di coils, e un successivo terzo forno elettrico per la produzione di semiprodotti lunghi (blumi e billette) per alimentare i treni di laminazione preesistenti (rotaie, vergella e barre) con impegno ad utilizzare l'intera forza lavoro di circa 2.000 unità;

   l'accordo e la successiva ratifica dell'accordo di programma prevedeva l'impegno del Governo italiano per la riduzione dei costi energetici, di bonifica ambientale, precise garanzie sull'utilizzo del porto di Piombino, oltre alla garanzia di adeguati strumenti di ammortizzatore sociale per l'intera durata dell'attuazione del piano industriale;

   l'accordo prevedeva periodici momenti di verifica dopo il trasferimento degli impianti alla nuova proprietà –:

   quali iniziative i Ministri interrogati abbiano assunto in vista dell'imminente scadenza del mese di novembre 2019, ovvero del compiersi dei diciotto mesi successivi all'accordo, per garantire la fattibilità del piano industriale e dunque la prosecuzione degli impegni della Jindal South West Steel;

   quali iniziative abbiano adottato o intendano adottare relativamente agli impegni assunti dal Governo pro tempore al momento della firma degli accordi, con particolare riferimento alla riduzione dei costi energetici e di bonifica ambientale e alle garanzie relative all'utilizzo del porto di Piombino;

   quali iniziative abbiano assunto o intendano assumere relativamente agli impegni assunti per la copertura degli ammortizzatori sociali;

   quali incontri si siano svolti tra i Ministri interrogati e, da un lato, l'azienda Jindal South West (dopo quello riportato dalle cronache e risalente al maggio 2018) e, dall'altro, le rappresentanze sindacali della ex Aferpi, allo scopo di verificare il buon andamento del cronoprogramma stabilito con gli accordi di cessione;

   quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo per monitorare quantità e qualità delle commesse verso Rete Ferroviaria italiana, considerando che la produzione di rotaie ferroviarie rappresenta una parte molto rilevante della produzione siderurgica della ex Aferpi.
(5-01688)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Gagliardi e altri n. 4-02493, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ripani.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Cenni n. 5-01047 del 5 dicembre 2018;

   interrogazione a risposta orale Ciaburro n. 3-00575 del 1° marzo 2019;

   interrogazione a risposta scritta D'Alessandro n. 4-02410 del 6 marzo 2019;

   interrogazione a risposta orale Quartapelle Procopio n. 3-00614 del 13 marzo 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Gallinella n. 5-01666 del 13 marzo 2019.