Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 16 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il caotico iter del confronto politico nel Regno Unito sul processo di recesso dall'Unione europea sta determinando esiti imprevedibili sia sul piano sociale ed economico, sia sul piano istituzionale dell'Unione, con possibili riflessi anche sui procedimenti elettorali che si terranno negli altri Stati comunitari;

    come noto, l'esito dell'ultimo Consiglio europeo straordinario, del 10 aprile 2019, ha concesso un'ulteriore proroga temporale, non oltre il 31 ottobre, al Regno Unito per consentire la ratifica da parte della Camera dei Comuni dell'accordo di recesso. Le stesse conclusioni del Consiglio hanno ribadito che «se il 23-26 maggio 2019 sarà ancora uno Stato membro e se non ha avrà ratificato l'accordo di recesso entro il 22 maggio 2019, il Regno Unito sarà soggetto all'obbligo di tenere le elezioni del Parlamento europeo, conformemente al diritto dell'Unione»;

    per di più, la stessa decisione del Consiglio europeo, adottata d'intesa con il Regno Unito, che proroga il termine previsto dall'articolo 50, paragrafo 3, TUE, all'articolo 2, prevede che la suddetta decisione cessa di applicarsi il 31 maggio 2019, qualora il Regno Unito non abbia tenuto le elezioni del Parlamento europeo, conformemente al diritto dell'Unione, e non abbia ratificato l'accordo di recesso entro il 22 maggio. E quindi il Regno Unito si troverebbe automaticamente escluso dall'Unione europea nei termini del cosiddetto «no deal», vale a dire senza nessun accordo;

    a tal riguardo, il Primo Ministro britannico, Teresa May, ha rassicurato il rispetto dei termini della decisione sottoscritta e si è impegnata ad avviare le procedure per la consultazione elettorale europea;

    il Consiglio europeo il 28 giugno 2018 ha adottato la decisione UE 2018/937 con la quale ha attribuito all'Italia il numero di 76 seggi per la legislatura 2019/2024, in luogo dei 73 della legislatura in corso. Tuttavia, il paragrafo 2 dell'articolo 3 stabilisce che «nel caso in cui il Regno Unito sia ancora uno Stato membro dell'Unione all'inizio della legislatura 2019-2024, il numero dei rappresentanti al Parlamento europeo eletti per ciascun Stato membro che si insedieranno rimarrà quello previsto all'articolo 3 della decisione 2013/312/UE del Consiglio europeo, fino a quando il recesso del Regno Unito dall'Unione non sarà divenuto giuridicamente efficace», vale a dire, nel caso del nostro Paese, 73 seggi;

    il decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 2019 di «Assegnazione del numero dei seggi alle circoscrizioni per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia», nella tabella allegata riporta un totale di seggi assegnati alle circoscrizioni pari a 76, con ciò non assumendo l'ipotesi che il Regno Unito, al momento del rinnovo del Parlamento, potrebbe, come pare al momento verosimile, ancora fare parte dell'Unione;

    il decreto del Presidente della Repubblica dunque si presenta al momento errato, in contrasto con il citato paragrafo 2 della decisione del Consiglio del 28 giugno, non prevedendo l'applicazione dell'articolo 3 della decisione 2013/312/UE;

    nell'ipotesi in cui il Regno Unito partecipi alle elezioni, ma approvi in seguito l'accordo di recesso e dunque fuoriesca dall'Unione europea, si verrebbe a determinare uno scenario del tutto inedito con la presenza di deputati britannici del Parlamento europeo – sempreché il Regno Unito non decida di rinunciare alla «Brexit» – comunque in scadenza entro il 31 ottobre. Tale eventualità comporterebbe la necessità di assegnare gli ulteriori 3 seggi attribuiti all'Italia sulla base dell'esito della consultazione elettorale;

    per tali speciali circostanze, risulta necessario rivedere il citato decreto del Presidente della Repubblica, prevedendo un doppio criterio di attribuzione dei seggi alle singole circoscrizioni elettorali, in corrispondenza dei due possibili scenari: quello della partecipazione britannica alle consultazioni elettorali, valido sino sua permanenza nell'Unione europea, e quello da applicarsi invece in caso di «Brexit», prima o successivamente alla prossima consultazione elettorale del 26 maggio,

impegna il Governo

1) ad adottare le iniziative di competenza per modificare con la massima urgenza il decreto del Presidente della Repubblica 22 marzo 2019 di «Assegnazione del numero dei seggi alle circoscrizioni per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia», tenendo conto dell'ipotesi che alla data delle elezioni del 26 maggio il Regno Unito faccia ancora parte dell'Unione europea, nel qual caso il numero di seggi spettanti all'Italia sarebbe 73, e non già 76 come stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica in questione.
(1-00175) «De Luca, Berlinghieri, Delrio, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   sul proprio sito web, la Commissione adozioni internazionali ha espresso oggi «profonda preoccupazione» per i diversi episodi di razzismo nei confronti di quei figli adottivi che, a causa del colore della loro pelle, vengono fatti oggetto di atti di bullismo e vessazione;

   sempre più spesso, episodi di cronaca, ci ricordano che il razzismo sta diventando un fenomeno dilagante e preoccupante e il trend di aggressioni e di atti discriminatori motivati da ragioni etniche, religiose e razziali è in aumento da anni;

   il Ministro dell'interno Matteo Salvini ha dichiarato recentemente che, sul razzismo, «non esiste alcuna emergenza» e che, in ogni caso, la colpa è della «immigrazione di massa permessa dalla sinistra negli ultimi anni»;

   in Italia non esiste una banca dati centralizzata che raccolga statistiche di crimini motivati da odio razziale, né esiste un'agenzia pubblica incaricata di monitorare il fenomeno e produrre rapporti periodici, mentre, ad esempio, il Governo francese e quello britannico producono un rapporto annuale ricco di dati e statistiche, che permette di monitorare il fenomeno xenofobo e studiare politiche adeguate;

   i frequenti episodi xenofobi possono avere gravi ripercussioni sulla nostra società, non solo per gli insegnamenti che si lasciano alle nuove generazioni, ma più nell'immediato, ad esempio, per quello che denuncia la Commissione per le adozioni internazionali che «sta cercando di riallacciare rapporti istituzionali con alcuni Paesi che, in passato, avevano contribuito a soddisfare il desiderio di genitorialità di molte coppie italiane» e che ha evidenziato che «queste manifestazioni di razzismo potrebbero compromettere la possibilità di nuovi accordi»;

   non si può sapere se le posizioni anti-immigrazione del Governo e la retorica xenofoba che sta attraversando la campagna elettorale, abbiano prodotto un aumento di queste violenze, ma sicuramente non aiutano a creare un clima positivo nel Paese –:

   quale sia la posizione del Presidente del Consiglio in merito alle preoccupazioni espresse dalla Commissione adozioni internazionali e quali politiche intenda mettere in campo il Governo per contrastare il fenomeno del razzismo.
(2-00355) «Quartapelle Procopio, Pezzopane, Carnevali, Migliore, Rossi, La Marca, Rizzo Nervo, Serracchiani, Giachetti, Martina, Fragomeli, Ciampi».

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è ormai uso comune per milioni di persone utilizzare gli altoparlanti intelligenti di Amazon e Google per riprodurre musica, ascoltare news o semplicemente per facilitare la quotidianità con un semplice comando vocale, è chiaro che la diffusione di questi mezzi crescerà ancora;

   la multinazionale Bloomberg, operativa nel settore dei mass media con sede a New York e filiali in tutto il mondo che nel corso degli anni è cresciuta creando un servizio mondiale di news, che comprende TV, agenzia di stampa, radio, internet e pubblicazioni editoriali racconta come Amazon impieghi migliaia di persone in tutto il mondo per rendere più efficiente l'assistente Alexa che gira sui suoi altoparlanti Echo e di come il team ascolta le registrazioni vocali catturate nelle case e negli uffici dei proprietari di Echo, le trascrive, le annota e quindi le inserisce nel software per eliminare le lacune nella comprensione del linguaggio umano da parte di Alexa e aiutarlo a rispondere meglio ai comandi;

   Amazon paga migliaia di persone nel mondo per ascoltare le registrazioni dei comandi vocali dei suoi dispositivi Echo, al fine di migliorare l'esperienza tra il consumatore e il dispositivo –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative normative al fine di rendere più stringente la disciplina di questo settore di attività a tutela degli utenti e dei fruitori di tali servizi.
(3-00697)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 14 marzo 2019 il quotidiano Libération ha pubblicato sulla sua pagina online una forte accusa alla Commissione europea ed in particolare al suo segretario generale Martin Selmayr, sottolineando una possibile connessione tra il «caso Selmayr» (noto alla stampa internazionale come Selmayrgate) ed il suicidio della funzionaria Laura Pignataro, direttrice del servizio legale della funzione pubblica europea;

   il 15 marzo la Commissione europea si è affrettata a rispondere alle accuse con un comunicato ad avviso dell'interrogante tanto mal scritto, quanto scomposto nei toni e nei contenuti;

   si ricorda qui brevemente che il «caso Selmayr» è stato oggetto di attenzione sia del Parlamento europeo (per ben due volte) che della Mediatrice europea;

   dopo la sua nomina nel marzo 2018 da parte di Jean-Claude Juncker, all'insaputa della maggior parte dei commissari europei, il Parlamento europeo adotta a stragrande maggioranza una risoluzione che condanna la sua nomina, chiedendo all'esecutivo dell'Unione europea di riaprire il processo di nomina, richiesta respinta dalla Commissione;

   l'8 maggio 2018 la mediatrice europea Emily O'Reilly apre un'indagine sui termini dell'assunzione di Martin Selmayr. Nelle sue conclusioni del settembre 2018, la Mediatrice ritiene che «la Commissione non abbia correttamente rispettato le norme pertinenti né in lettere né nello spirito», confermando nella decisione finale dell'11 febbraio 2019 le sue conclusioni di cattiva amministrazione e le sue raccomandazioni alla Commissione di aprire una procedura di nomina specifica per il suo segretario generale;

   il 26 marzo 2019, il Parlamento europeo chiede infine, con 313 voti contro 246, la partenza immediata di Selmayr –:

   se il Governo, alla luce degli eventi sopra indicati, abbia intenzione di adottare iniziative nelle competenti sedi europee per sostenere la necessità di dimissioni immediate da parte del signor Selmayr, nel rispetto delle istituzioni europee e delle regole democratiche che devono prevalere sopra gli abusi di potere di individui e Stati membri;

   se non ritenga di dover richiedere un'indagine ampia e approfondita sugli episodi di bullismo interni alla Commissione europea denunciati dal quotidiano Libération che possono aver contribuito in modo più o meno determinante al suicidio di Laura Pignataro.
(4-02745)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   ANZALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   Ampia eco sta avendo un appello lanciato da Jean-Luc Nardone, professore a Tolosa e presidente degli italianisti francesi, in merito alla richiesta al Governo francese di rivedere alcune scelte in materia di istruzione che rischiano di penalizzare fortemente la lingua italiana;

   suddetto documento è stato sottoscritto da molti docenti francesi, ma anche da importanti personalità della cultura italiana come riportato anche dagli organi di informazione, tra cui gli scrittori Andrea Camilleri, Gianni Biondillo e Antonio Moresco, l'attore Ascanio Celestini e la regista Emma Dante, gli storici Luciano Canfora e Carlo Ginzburg, gli studiosi di linguistica Paolo Fabbri e Raffaele Simone;

   il punto cruciale è la diminuzione dei posti messi a concorso per l'insegnamento dell'italiano nelle scuole;

   per il 2019 i posti previsti per insegnare nei licei sono soltanto cinque;

   per il Capes, sigla che sta per certificato di attitudine al professorato per l'insegnamento di secondo grano, che abilita alla docenza nelle scuole medie, si è passati da 28 a 16, mentre i posti, erano 35 nel 2016, 2015, 2014, e addirittura 64 nel 2013 questo nonostante la richiesta di studiare l'italiano da parte dei ragazzi non stia affatto diminuendo –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo al fine di affrontare la richiamata criticità con il Governo francese e tutelare l'insegnamento della lingua italiana nel sistema scolastico della Francia.
(3-00696)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   se il Governo intendesse aumentare gli incentivi alle rinnovabili e all'efficientamento energetico basterebbe procedere al taglio dei sussidi diretti e indiretti ai combustibili fossili, che nel 2016 sono stati pari a circa 14 miliardi di euro, ma finora non l'ha fatto;

   secondo Legambiente, oltre 14,3 miliardi di euro all'anno di sussidi alle fonti fossili sono eliminabili in parte subito e del tutto entro il 2025, mentre 4,5 miliardi di euro possono essere rimodulati, nello stesso settore o in altri, in modo da sostenere l'innovazione e ridurre le emissioni;

   tali sussidi sono riportati all'interno del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli. Il catalogo è stilato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e definisce un perimetro fiscale ampio individuando 57 forme di sussidio dannoso per l'ambiente, e 46 forme di sussidio favorevole all'ambiente per un valore di 15,7 miliardi di euro;

   i sussidi incerti, che richiedono ulteriori valutazioni, in quanto presentano impatti ambientali sia positivi che negativi sono risultati 27, per un valore complessivo di 5,8 miliardi di euro, mentre è stata individuata una sola misura neutrale, per un importo di 3,5 miliardi di euro;

   in buona sostanza questo significa che ancora oggi lo Stato finanzia le attività inquinanti più di quanto non faccia con quelle «pulite»;

   il bacino di sussidi finora vagliato è incompleto – complessivamente abbraccia circa il 2,5 per cento del prodotto interno lordo italiano – e non tiene conto delle novità fiscali man mano introdotte nel nostro ordinamento. Vi sono, ad esempio, voci di sussidio ambientalmente rilevanti identificate, al momento non quantificate; intere aree di sussidi rimangono, inoltre, ancora tutte da identificare, valutare e quantificare, come nel caso delle leggi di spesa comunitarie, nazionali e regionali;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare deve predisporre l'aggiornamento del catalogo entro il 30 giugno di ogni anno. Tuttavia, dopo la versione del maggio 2017 il Governo in carica non ne ha redatto nessun altro;

   non si tratta di una mancanza da poco. Al contrario, conoscere i dati aggiornati consentirebbe finalmente, se ci fosse la volontà politica, di sopprimere i sussidi ambientalmente dannosi in modo da lavorare in favore di un sistema orientato allo sviluppo sostenibile –:

   quali siano i motivi del ritardo nella definizione dell'aggiornamento del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e nella loro cancellazione e quando sia prevista la pubblicazione dell'aggiornamento del catalogo medesimo.
(5-01956)


   MORGONI, BRAGA e ORLANDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il parco nazionale dei Monti Sibillini, istituito con decreto del Presidente della Repubblica il 6 agosto 1993, si estende per 70.000 ettari a cavallo tra Marche e Umbria e comprende 16 comuni dove risiedono circa 15.000 abitanti che, a seguito degli eventi sismici nel centro Italia del 2016 e del 2017, vivono una situazione di grave disagio economico-sociale;

   il mandato dell'ultimo presidente dell'ente Parco si è concluso il 24 agosto 2018 e da allora, nonostante le diverse sollecitazioni intervenute da parte degli amministratori locali, delle regioni e delle associazioni ambientaliste, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha provveduto a rinnovare tale nomina, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 9 della legge 6 dicembre 1991, n. 394;

   il capo di Gabinetto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso di un incontro con i vertici dell'Ente Parco e i sindaci del territorio tenutosi il 29 dicembre 2018, affermava che la nomina del presidente sarebbe avvenuta entro gennaio 2019, ma ad oggi ancora non risulta adottata;

   oggi più che mai è necessario per il Parco dei monti Sibillini l'individuazione di una figura di presidente espressione del territorio che, oltre al perseguimento degli obiettivi di tutela ambientale, promuova anche la qualificazione delle condizioni di vita e di lavoro delle popolazioni locali nonché delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali per la realizzazione di interventi di sviluppo sostenibile capaci di garantire un futuro a tali comunità che hanno subito una vera e propria devastazione del tessuto economico sociale oltre che a quello edilizio a seguito degli eventi sismici;

   lo stallo dei Parco dei Monti Sibillini, purtroppo, non è un caso isolato, ma tocca tante altre aree naturali protette italiane che, per motivi inspiegabili, si trovano senza organi direttivi;

   sono commissariati i parchi dell'Appennino Lucano e della Sila; sono privi di presidente, oltre al parco dei Monti Sibillini, i parchi nazionali delle Dolomiti Bellunesi, delle Cinque Terre (in cui è però in corso l'iter di nomina), delle Foreste Casentinesi, della Maiella, del Gargano, dell'Alta Murgia, del Circeo, dell'Aspromonte e dell'Asinara –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare l'iniziativa di competenza per procedere alla nomina del presidente del parco nazionale dei monti Sibillini con la massima urgenza e per superare la paralisi gestionale e le numerose criticità della maggior parte dei parchi nazionali privi dei presidenti.
(5-01957)


   LICATINI, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la gestione dei rifiuti in Sicilia è sempre stata oggetto e strumento di speculazione da parte dei governatori siciliani;

   tale cattiva amministrazione, a discapito dell'efficienza, della trasparenza e della continuità del servizio, ha causato negli anni notevoli disagi ai cittadini e l'abbandono indiscriminato dei rifiuti;

   il contesto di criticità che, purtroppo, il territorio della regione siciliana sta vivendo nel settore dei rifiuti urbani genera gravi rischi per l'ambiente, la salute e l'igiene pubblica;

   alcuni paesi della Sicilia hanno cominciato un percorso virtuoso volto alla realizzazione di un sistema di raccolta differenziata che, seppure non capillare, intende optare per un modello basato sulla riduzione, il riutilizzo ed il riciclo del rifiuto;

   in merito allo svolgimento del sistema della raccolta differenziata dei rifiuti, si riscontra nella regione siciliana un numero assolutamente insufficiente di impianti di compostaggio per lo smaltimento del materiale organico;

   sono circa 13 gli impianti di compostaggio attivi, ma, per la maggior parte, questi non sono adeguati a fronteggiare il volume dei rifiuti conferiti, vanificando l'impegno messo in atto nell'adozione di buone pratiche di raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti urbani, disincentivandone la continuità, risultando ciò altresì controproducente sul piano educativo anche per le nuove generazioni;

   6 impianti siciliani risultano non funzionanti e chiusi al conferimento, lasciando i comuni sprovvisti di un luogo in cui poter conferire l'umido e aumentando il rischio del proliferare delle discariche abusive;

   tale situazione risulta tanto più grave se si considera che per evitare che un impianto cada in obsolescenza o sia oggetto di deterioramento, basterebbe compiere lavori di manutenzione che garantiscano la costante efficienza e il corretto funzionamento dello stesso –:

   se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa, ritenga opportuno, acquisendo elementi di conoscenza mediante la verifica e l'aggiornamento dei dati per la ricognizione dell'offerta degli impianti esistenti nella regione, adottare iniziative normative al fine di ridurre gli effetti negativi sull'ambiente e sulla salute dei cittadini.
(5-01958)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, CASINO, GAGLIARDI, GIACOMETTO, LABRIOLA e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese smaltisce in discarica il 27,6 per cento dei rifiuti urbani trattati;

   con l'obiettivo di favorire la minore produzione di rifiuti anche attraverso una penalizzazione economica dell'interramento dei rifiuti, e per rendere residuale questa opzione nel ciclo integrato, la legge 549 del 1995 ha istituito il tributo per lo smaltimento di rifiuti in discarica, la cosiddetta «ecotassa»;

   le finalità dell’«ecotassa» sono apparentemente virtuose: si gravano di un tributo speciale i conferimenti in discarica per incoraggiare la minore produzione di rifiuti e per favorire altre modalità di smaltimento, meno impattanti dal punto di vista ambientale e orientate al recupero di materia ed energetico;

   questo strumento normativo però è stato raramente utilizzato al meglio;

   le regioni, cui sono affidate l'esazione del tributo e le modalità per la sua applicazione, l'hanno recepita con modalità diverse e con i margini di discrezionalità consentiti dalla legge;

   quanto agli aumenti del tributo, nel 2017 la legge di bilancio aveva bloccato per due anni l'aumento del tributo. Non altrettanto però è avvenuto con la legge di bilancio 2019: gli aumenti sono applicabili e, per esempio, la regione Toscana, che già oggi si colloca nella fascia alta dell'entità del tributo, li applicherà;

   molte imprese toscane, sono raggiunte in questi giorni dalle comunicazioni che le ravvisano dell'aggravio relativo al conferimento in discarica; le aziende stanno manifestando sconcerto e incredulità rispetto a un provvedimento che ha il sapore della beffa. I termovalorizzatori in Toscana quasi non ci sono;

   la realtà è che, a fronte di un generale aumento del tributo, non corrisponde una dotazione impiantistica per il pretrattamento, il recupero e la termovalorizzazione dei rifiuti in grado di consentire una effettiva riduzione dei conferimenti in discarica. Non tutte le regioni hanno avuto politiche di investimento in impianti di smaltimento diversi dalle discariche, compresi i termovalorizzatori;

   sono inoltre praticamente assenti i provvedimenti per disciplinare il riutilizzo degli scarti industriali e quindi per trarne dei sottoprodotti o materie prime secondarie, limitando così la quota di materiali da smaltire –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per favorire l'implementazione della dotazione impiantistica indispensabile ad una virtuosa gestione del ciclo dei rifiuti, valutando l'opportunità di legare gli eventuali aumenti dell’«ecotassa» all'effettiva dotazione degli impianti di smaltimento, diversi dalla discarica, e di trattamento dei rifiuti, e per disciplinare in maniera definitiva il riutilizzo degli scarti industriali per trarne dei sottoprodotti o materia prime secondarie.
(5-01959)


   TRANCASSINI, FOTI e BUTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza del 28 febbraio 2018, n. 1229, il Consiglio di Stato ha stabilito che spetta allo Stato, e non alle regioni, individuare i casi e le condizioni in cui un rifiuto può essere considerato «end of waste», al termine di un processo di recupero: da allora è passato quasi un anno, ma la normativa nazionale in materia, nonostante le ripetute promesse, non è stata modificata, con evidente limitazione dei progressi sul fronte dell'economia circolare, lasciando presagire — nei casi peggiori — conseguenze anche in termini d'igiene urbana;

   soprattutto il mondo delle imprese del riciclo chiede la definizione di regole «end of waste» non solo nazionali ma anche europee e ciò per evidenti motivi di concorrenza e di mercato;

   la realtà dei fatti dice che, a livello europeo, risultano emanati solo tre regolamenti «end of waste» e, a livello nazionale, solamente due decreti, mentre ne servirebbero decine e, ciò nonostante, resterebbe scoperta tutta l'area dell'ecoinnovazione. Dalla sentenza del Consiglio di Stato è passato un anno e si è praticamente allo stesso punto, a dimostrazione della complessità della materia;

   nel pacchetto di direttive europee sull'economia circolare per l’«end of waste» sono previste tutte e tre le opzioni, ossia criteri nazionali, criteri europei (ove necessari) e il sistema «caso per caso», ossia l’«end of waste» deciso nell'ambito delle autorizzazioni ai singoli impianti, rilasciate dagli organi competenti in base all'ordinamento dello Stato. Questi ultimi, nell'ordinamento nazionale, sono appunto le regioni –:

   se intenda adottare — in attesa della eventuale emanazione di linee guida statali e degli auspicati decreti «end of waste» nazionali — idonee iniziative, anche di carattere normativo, volte a consentire alle regioni di rinnovare le autorizzazioni a produrre «end of waste» in scadenza, autorizzando impianti innovativi, destinati diversamente all'estero, con significative perdite per la nostra Nazione sotto ogni profilo.
(5-01960)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOND e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Parco nazionale Dolomiti Bellunesi è stato istituito con decreto ministeriale del 20 aprile 1990, e nasce per tutelare un territorio di straordinaria valenza. Il parco si trova al limite meridionale dell'area dolomitica e rappresenta un settore delle Alpi Sud-orientali di notevolissimo e riconosciuto interesse ambientale, con un elevato grado di naturalità e un'ottima conservazione degli ecosistemi;

   l'ente parco, che gestisce l'area protetta, è nato il 12 luglio 1993, con apposito decreto del Presidente della Repubblica;

   il mandato del presidente dell'ente parco, Benedetto Fiori, è scaduto nel 2015, e da allora il Parco nazionale Dolomiti Bellunesi è privo di presidente. La nomina spetta al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa intesa con la regione;

   si tratta di un ritardo inaccettabile per uno dei parchi più importanti del nostro Paese, che non consente di garantire al parco le condizioni necessarie per espletare la sua funzione;

   peraltro il Parco nazionale Dolomiti Bellunesi è solo uno dei tredici parchi nazionali su ventiquattro privi di presidente –:

   quali iniziative urgenti di competenza si intendano adottare al fine di garantire finalmente la nomina del presidente dell'ente Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, e più in generale agli altri enti parco ancora privi di presidente.
(5-01946)

Interrogazione a risposta scritta:


   NOBILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   è stato depositato il cosiddetto «Piano Lupo» – recentemente elaborato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – in sede di Conferenza Stato-regioni;

   in tale piano sono previste forti limitazioni alla caccia al cinghiale in braccata. È difatti prevista una rigida regolamentazione, valida per due anni, da applicare alle aree sensibili come i siti Rete Natura 2000 e le aree contigue adiacenti ai parchi nazionali e regionali;

   tale scelta in una regione come la Toscana inibirà la caccia al cinghiale in braccata su una estensione di circa 57 mila ettari di aree contigue e oltre 330 mila ettari di siti Rete Natura 2000. Cioè Sic, Sir e Zps;

   l'elevato numero di abbattimenti da parte delle squadre di cacciatori ha ridotto in buona misura il numero degli ungulati, riducendo altresì i danni che essi arrecano al mondo agricolo. Appare dunque logico che l'inibizione della caccia in braccata porterebbe ad una nuova prolificazione in massa, con ingenti danni all'agricoltura, al pari degli eventi predatori;

   d'altronde, le battute di caccia si svolgono in zone talvolta contigue alla presenza di allevamenti, allontanando lupi e canidi;

   inoltre, la caccia al cinghiale rappresenta un indotto economico rilevante per la suddetta regione, richiamando appassionati da tutto il territorio nazionale;

   il presidente di Federcaccia – Luciano Monaci – ha commentato il Piano Lupo, denunciando: «A Roma proprio non hanno capito di cosa stiamo parlando. (...) Come si fa anche solo a pensare che le braccate, fondamentali per ridurre il numero di cinghiali, siano di disturbo ad una specie, il lupo, in progressivo aumento ovunque?»;

   a Roma, di recente, si è svolto un convegno promosso da Ispra nel quale è stato messo da parte l'approccio scientifico e istituzionale che, sulla scorta dei dati e delle esperienza maturate anche in altri Paesi europei, ponevano l'esigenza di un cambio di passo, introducendo la possibilità di garantire le attività di gestione e di controllo della specie;

   invero, anche Coldiretti ha chiesto di capovolgere il punto di vista sulla questione e di «salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi», rilevando che «non si possono costringere all'abbandono tante famiglie che da generazioni vivono di allevamento e pastorizia»;

   d'altronde, dall'Associazione regionale Cacciatori Toscani (Arct), Francesco Rustici ha spiegato: «Le ricadute sarebbero devastanti per la caccia del cinghiale. Stiamo parlando di una specie problematica che oggi, grazie alle squadre e alla braccata, registra piani di prelievo annuali di circa 70 mila capi abbattuti in media» –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per rivedere il cosiddetto Piano Lupo, considerati i rischi e le gravi ricadute dello stesso – alla luce delle ragioni citate in premessa – e se intenda assumere ogni iniziativa di competenza per garantire una plurima tutela dell'attività venatoria, degli agricoltori e degli allevatori toscani.
(4-02742)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:


   FORNARO, MURONI, ROSTAN e PALAZZOTTO. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   l'intensificarsi degli scontri armati in Libia, in particolare nelle aree vicine alla capitale Tripoli, con il coinvolgimento dei civili e ormai centinaia di vittime, sta mostrando come il Paese sia in una situazione di aperta guerra civile, mentre non si intravede, al momento, un'efficace azione diplomatica in grado di fermare il conflitto;

   diversi sono i focolai di scontro tra le milizie del generale Khalifa Haftar e quelle fedeli al Primo ministro Fayez al Serraj, nell'ovest del Paese, ma tensioni sono presenti anche a Bengasi, nella parte orientale, con l'attentato al capo dell'antiterrorismo di Haftar;

   l'inasprirsi dei combattimenti determina uno stato di instabilità che rende assolutamente insicuri i porti del Paese, considerato anche, in tale situazione, l'incapacità della presunta guardia costiera libica di controllarli;

   si prospetta una crisi umanitaria che vedrà coinvolte non solo le migliaia di persone, provenienti da diversi Paesi africani, ora trattenute nei campi di detenzione, ma anche numerosi cittadini libici che potrebbero cercare la fuga dagli scontri armati;

   da Il Corriere della Sera del 14 aprile 2019 si apprende che il Presidente del Consiglio dei ministri avrebbe visionato un dossier, preparato dai Servizi, dove si indica la possibilità che, con l'estendersi del conflitto, in una prima fase almeno seimila persone cercheranno la via di fuga verso l'Italia e altre centinaia di migliaia sono potenziali profughi;

   tali previsioni sono state confermate, nel corso dell'audizione di fronte al Copasir, dal direttore dell'Aise (Agenzia per la sicurezza all'estero) Luciano Carta;

   il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato ai giornalisti durante la Fiera del Levante di Bari che «se ci sarà una crisi umanitaria l'Italia saprà affrontarla»;

   la Ministra interrogata, in una recente intervista a Radio Capital, ha dichiarato che «il pericolo che possano aumentare gli sbarchi è assoluto», sottolineando, inoltre, che «se si dovesse arrivare alla guerra, non avremmo migranti ma rifugiati e i rifugiati devono essere accolti» –:

   se la Ministra interrogata, per quanto di competenza, non intenda, in previsione di una possibile crisi dei profughi, proporre un'operazione militare e umanitaria, su modello di quella denominata «Mare Nostrum», che coinvolga i Paesi dell'Unione europea, affinché si possano porre in essere tutti gli strumenti necessari per potere affrontare al meglio la situazione, combattere i trafficanti di esseri umani e portare il necessario soccorso ai profughi.
(3-00703)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   continua il conflitto in Libia, dove le forze del generale Haftar stanno attaccando da giorni la città di Tripoli, capitale dello Stato e sede del Governo di unità nazionale, guidato da al Serraj e appoggiato dalle nazioni occidentali;

   nella sola città di Tripoli ci sarebbero già diciottomila sfollati e, complessivamente, come riportano notizie giornalistiche, ci sarebbero circa ottocentomila persone pronte a lasciare la Libia;

   ieri, nel corso di un programma radiofonico il Ministro interrogato in merito al conflitto ha dichiarato «dobbiamo portare l'Europa dalla nostra parte, non è possibile farlo andando a parlare con quei partiti, movimenti e Paesi in Europa che impediscono di raggiungere gli obiettivi dell'Italia. Dobbiamo insistere per una soluzione europea» e che in caso di un attacco alla Libia «le conseguenze in termini di destabilizzazione ricadrebbero soprattutto sull'Italia»;

   l'avanzata unilaterale di Haftar sta dimostrando ad avviso degli interroganti non solo l'ambiguità della politica seguita da alcune nazioni europee sin qui, ma anche il fallimento strategico e tattico dell'Italia sulla partita libica;

   nel corso del medesimo programma, con riferimento alla possibile ondata di migranti in fuga dalla Libia che rischia di riversarsi sull'Italia, il Ministro interrogato ha affermato che «in questa fase il pericolo che possano aumentare gli sbarchi è assoluto, è vero» e che «in caso di una nuova guerra non avremmo migranti ma rifugiati. E i rifugiati si accolgono»;

   tali affermazioni sembrano sconfessare la linea di chiusura dei porti seguita sin qui dal Governo e, in particolare, dal Ministro Salvini –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere rispetto alla crisi libica, anche tenendo conto dei migranti che giungeranno in Italia nei prossimi mesi.
(3-00704)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   BIGNAMI, PORCHIETTO, GIACOMONI, MARTINO, BARATTO, BENIGNI, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, il Governo Gentiloni ha introdotto una serie di rilevanti restrizioni rispetto alla possibilità di utilizzo del patent box per le imprese;

   nello specifico, i marchi d'impresa escono dal campo di applicazione del patent box. Infatti, oltre ad essere esclusa la possibilità di chiedere il patent box sui marchi dal 2017, il provvedimento in questione prevede che le imprese che hanno presentato la domanda nei termini non potranno esercitare il rinnovo dell'opzione una volta scaduti i cinque anni;

   con l'eliminazione dell'agevolazione sui marchi sparisce, dunque, il 47 per cento del reddito detassabile;

   tale disposizione è stata introdotta dal Governo Gentiloni alla luce delle raccomandazioni dell'Ocse del 2015, con l'obiettivo di «un allineamento dei Patent box alle linee guida dell'OCSE»;

   le indicazioni dell'Ocse «sono raccomandazioni rivolte dai governi alle imprese multinazionali che operano in o a partire dai Paesi aderenti. Forniscono princìpi e standard non vincolanti per una condotta d'impresa responsabile in un contesto globale coerente con le leggi applicabili e gli standard riconosciuti a livello internazionale» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della suddetta limitazione nell'utilizzo di uno strumento come il «patent box», frutto di una raccomandazione non vincolante rispetto alla quale il Governo avrebbe potuto far prevalere l'interesse nazionale, chiarendo se e quali iniziative intenda adottare per porre rimedio a questo grave errore strategico che, di fatto antepone generiche raccomandazioni dell'Ocse al bene dell'imprenditoria italiana.
(5-01949)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i dati raccolti nell'ambito dell'indagine «Giovani e Tabacco», condotta nell'anno scolastico 2017-2018 dall'istituto superiore di sanità con la collaborazione di 59 istituti scolastici di primo e secondo grado, per un totale di quasi 1.700 studenti, tratteggiano uno scenario poco rassicurante dell'abitudine al fumo tra i giovani;

   molti di questi, infatti, si avvicinano al fumo attraverso le «e-cig», convinti di trovarsi di fronte a un prodotto meno dannoso, se non proprio innocuo, e da qui poi si ritrovano a sviluppare comunque una dipendenza, se non proprio a «saltare» verso le sigarette tradizionali;

   gli esperti guardano con attenzione ad una nuova generazione di sigarette, ossia ai nuovi dispositivi a base di tabacco riscaldato, la cui diffusione nel nostro Paese è ancora circoscritta agli adulti sotto i nomi «IQOS» e «GLO» e che, a detta dei loro produttori, sono molto meno dannosi rispetto alle sigarette tradizionali in ragione del funzionamento, poiché il tabacco, in questi casi, viene riscaldato e non bruciato, riducendo sensibilmente la formazione di componenti nocivi e potenziali rispetto al fumo di una sigaretta a combustione;

   il loro prezzo è regolamentato nel nostro Paese dall'articolo 39-terdecies, comma 3, del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, ed assoggettato ad accisa in misura pari al 25 per cento dell'accisa gravante sull'equivalente quantitativo di sigarette;

   dall'intervista pubblicata sul sito La Repubblica del 16 febbraio 2019 dal titolo «fumo, le IQOS potrebbero essere dannose quanto le sigarette», è emerso con riferimento a uno studio pubblicato su ERJ Open Research che i prodotti che scaldano il tabacco sono tossici per le cellule dei polmoni e che questi nuovi dispositivi sono dannosi quanto il fumo delle sigarette tradizionali;

   quindi secondo la normativa vigente l'assenza di combustione sarebbe sinonimo di minor nocività, circostanza che giustificherebbe l'attuale sconto pari a circa il 50 per cento dell'accisa normalmente gravante sull'equivalente quantitativo delle sigarette tradizionali;

   questi metodi alternativi al fumo tradizionale potrebbero costituire la porta d'accesso del vizio tra i non fumatori, soprattutto le categorie più avvezze alle tecnologie come i giovani –:

   sulla base di quanto esposto in premessa, se non ritenga necessario adottare iniziative per equiparare la misura dell'accisa di cui all'articolo 39-terdecies, comma 3, del richiamato decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, a quella attualmente in vigore per le sigarette tradizionali ai sensi dell'articolo 39-bis, comma 1, lettera b), del medesimo decreto.
(5-01950)


   TABACCI e GEBHARD. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 162-bis, comma 1, lettera c), numero 1, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, recante il Tuir, ha definito le società di partecipazione non finanziaria come quelle formate da «soggetti che esercitano in via esclusiva o prevalente l'attività di assunzione di partecipazioni in soggetti diversi dagli intermediari finanziari»;

   tale aggiunta è avvenuta con l'articolo 12 del decreto legislativo n. 142 del 2018, di recepimento della direttiva 2016/1164/UE, cosiddetta Atad;

   l'esercizio prevalente sussiste quando, in base al bilancio relativo all'ultimo esercizio, le partecipazioni in detti soggetti e altri elementi patrimoniali intercorrenti con i medesimi, siano superiori al 50 per cento del totale dell'attivo patrimoniale;

   quindi, oltre al valore di bilancio delle partecipazioni in società industriali, ai fini del calcolo della prevalenza bisogna tenere conto anche degli altri elementi patrimoniali relativi ai rapporti intercorrenti con le medesime società;

   mentre per i rapporti di natura finanziaria (ad esempio, finanziamenti, obbligazioni, cash pooling, leasing finanziario) non ci sono dubbi sull'obbligo di doverli considerare, non è chiaro, invece se gli altri elementi patrimoniali commerciali come crediti commerciali, tributari da consolidato fiscale, immobili locati alle partecipate, marchi concessi in licenza, e altri, debbano essere considerati ai fini dei calcolo della prevalenza;

   secondo un'interpretazione logico-sistematica della finalità della norma si può dedurre che vadano considerati esclusivamente gli elementi patrimoniali relativi alle attività finanziarie svolte verso le società del gruppo, mentre vadano esclusi tutti gli altri elementi Intercorrenti con le società partecipate, come i crediti e i debiti commerciali nonché quelli derivanti da royalties, da affitti o locazioni operative (compreso il relativo valore del cespite) nonché da accordi di consolidamento fiscale;

   inoltre, si pone il dubbio se vadano considerati anche gli impegni e le garanzie verso il gruppo (ad esempio, fideiussione assunta verso terzi nell'interesse di una società controllata), posto che questi elementi patrimoniali sono contenuti esclusivamente nella nota integrativa –:

   se intenda adottare iniziative per chiarire se, ai fini del calcolo della prevalenza delle attività di assunzione di partecipazioni in società partecipate, debbano essere considerati solamente i rapporti di natura strettamente finanziaria, mentre vadano esclusi i rapporti di natura «commerciale», e se vadano considerati anche gli impegni e le garanzie verso il gruppo.
(5-01951)


   CENTEMERO e COVOLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2019 è stata introdotta – con decorrenza dal 1° marzo 2019 – un'imposta sull'acquisto e l'immatricolazione in Italia di autovetture con emissioni di CO2 superiori ai 160 g/km, di entità direttamente proporzionale alle stesse emissioni;

   nel nostro Paese, inoltre, l'illegalità non risparmia la filiera dei carburanti: falsificazioni, fatturazioni irregolari e contrabbando sono ormai fenomeni sempre meno rari. Si stima, infatti, che esista una sorta di mercato parallelo dei prodotti energetici consumati in frode per oltre due miliardi di euro;

   tralasciando i contatori delle pompe di benzina non tarati e le frodi fiscali, la gran parte delle irregolarità si concentra su micro-operazioni che incidono sulla qualità e sulla quantità del carburante;

   ad oggi si vive in una realtà in cui il mercato parallelo è ormai maggioritario e purtroppo questo risultato non è solamente opera della grande criminalità organizzata;

   alcuni imprenditori si sono sentiti abbandonati e hanno trovato nel malaffare un appiglio per poter continuare ad esercitare la propria attività senza incombere in troppe difficoltà;

   chi non ce la fa più o ha rami d'azienda in zone poco profittevoli, ha messo i propri asset in vendita. Di conseguenza, depositi e stazioni di servizio sono di continuo sul mercato e spesso vengono acquistati al 20 per cento-30 per cento o addirittura 50 per cento in più del loro valore;

   la zona nord-est del nostro Paese non è mai stata caratterizzata da infiltrazioni illecite. Eppure ad oggi pare che la delinquenza organizzata si stia insediando e trovi sempre più appoggio dagli imprenditori che commerciano prodotti petroliferi;

   è necessario porre fine al cosiddetto mercato parallelo e aiutare le imprese del settore, le quali, attualmente, si trovano in difficoltà e confidano in un aiuto concreto;

   tuttavia, nell'applicazione concreta della summenzionata norma, sono emersi dei dubbi circa la debenza dell'imposta nel caso di autovetture di prima o seconda immatricolazione estera, poi reimmatricolate in Italia dal medesimo titolare;

   non è chiaro, inoltre, se l'imposta sia in via generale dovuta nel caso di vettura con doppia alimentazione (cosiddetta bi-fuel), nulla dicendo la norma rispetto al parametro di emissioni a cui far riferimento –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno fornire delucidazioni in merito al dubbio normativo di cui in premessa provvedendo, inoltre, ad un eventuale incremento dei controlli fiscali a seguito di quanto esposto in premessa.
(5-01952)


   FREGOLENT, FRAGOMELI, COLANINNO, DEL BARBA, LIBRANDI, MANCINI, TOPO e UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del concorso all'Agenzia delle dogane e dei monopoli – area dogane, per 69 dirigenti di seconda fascia, bandito il 16 dicembre 2011 e terminato a luglio 2014, 80 candidati, collocati utilmente in un elenco di idonei, si trovano ancora oggi in attesa dell'approvazione e pubblicazione della graduatoria;

   il 23 luglio 2014 la commissione esaminatrice ha trasmesso all'ufficio reclutamento dell'Agenzia i documenti per la proclamazione dei vincitori;

   nelle more di tale proclamazione sono stati proposti alcuni ricorsi al Tar del Lazio, che contestavano, in particolare, la correzione delle prove;

   espletati tutti i gradi del processo amministrativo, il Consiglio di Stato, nell'aprile del 2016, ha dichiarato la procedura viziata solo parzialmente, impartendo, di conseguenza, alla medesima commissione esaminatrice la rilettura collegiale dei compiti valutati gravemente insufficienti e stabilendo, in conformità ai numerosi precedenti emessi in materia di concorsi pubblici, la legittima condotta della commissione nella correzione dei compiti con punteggio superiore a 40 su 100;

   l'esito del processo amministrativo, che dichiarava la piena legittimità della procedura è stato seguito da alcune segnalazioni alla procura della Repubblica di Roma per presunti illeciti penali, ma dopo due anni di indagini non si è ritenuto di chiedere il rinvio a giudizio per 74 degli 80 tra vincitori e idonei che quindi sono risultati estranei a qualsiasi vicenda che mettesse in dubbio la liceità delle proprie condotte in relazione alla partecipazione al concorso;

   il 18 gennaio 2019 il Consiglio di Stato ha rigettato tutte le impugnazioni, fornendo all'Agenzia tutti i chiarimenti per provvedere alla sanatoria parziale della procedura;

   dopo oltre quattro anni dal termine della selezione i vincitori hanno dovuto difendere la propria posizione innanzi alla magistratura amministrativa, ottenendo una soddisfazione per ora soltanto parziale, e sono stati destinatari di una campagna fortemente diffamatoria posta in essere da coloro che hanno fin dall'inizio avversato la conclusione dell'intero procedimento;

   si tratta di una vicenda la cui soluzione rapida nel senso indicato dalla giurisprudenza consentirebbe di affrontare l'emergenza legata alle conseguenze della possibile uscita del Regno Unito dall'Unione europea con un'amministrazione più efficace e pronta –:

   quali siano i tempi per ottemperare alle pronunce del Consiglio di Stato e concludere il contenzioso in essere emerso in merito al concorso all'Agenzia delle dogane e dei monopoli, interrompendo così l'ingiustificata lesione dei diritti di coloro che hanno partecipato e superato lealmente e legalmente la selezione.
(5-01953)


   ACQUAROLI, OSNATO, FERRO, GEMMATO, LUCASELLI e FOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2018, all'articolo 1, comma 93, ha stabilito che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli «può istituire posizioni organizzative per lo svolgimento di incarichi di elevata responsabilità, alta professionalità o particolare specializzazione, ivi compresa la responsabilità di uffici operativi di livello non dirigenziale nei limiti del risparmio di spesa conseguente alla riduzione di posizioni dirigenziali»;

   da tale nuova organizzazione discende la costituzione di 218 P.o.e.r. (posizioni organizzative di elevata responsabilità) in luogo delle 117 P.o.t. (posizioni organizzative temporanee) attualmente vigenti;

   la distribuzione di tali P.o.e.r. è fortemente sbilanciata a favore delle strutture centrali ed interregionali a scapito degli uffici operativi e comporterà diversi risultati paradossali, come quelli generati ad esempio nella direzione interregionale di Bologna dove, a fronte di 14 posizioni organizzative riconosciute, ben 13 saranno localizzate in Emilia-Romagna e solo due nelle Marche. In questo modo ci saranno realtà dove verranno soppresse le P.o.t. attualmente esistenti senza prevedere la presenza di alcun dirigente, a fronte di altre sedi già dotate di dirigenti che vedranno attribuirsi anche una o più P.o.e.r.;

   dall'entrata in vigore a pieno regime delle misure decise (prevista per maggio 2019), molti uffici dovranno essere gestiti «ad interim» da un dirigente di altra sede esterna nell'ambito della direzione interregionale, e non potranno neanche avvalersi a livello locale di un funzionario titolare di posizione organizzativa. Questi, poi, dovrà assumere decisioni senza conoscere le realtà del territorio e con pochissime possibilità di interfacciarsi con i singoli utenti per capire le loro esigenze –:

   se ritenga pertanto che la nuova articolazione delle strutture centrali e territoriali dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli debba essere rivista, in particolare per il grave depotenziamento che comporta più in generale per moltissime sedi che operano in regioni nelle quali il servizio reso dagli uffici delle dogane e dei monopoli è di grande rilievo sia in termini quantitativi che qualitativi.
(5-01954)


   MARTINCIGLIO e D'ORSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la disciplina delle dichiarazioni integrative (per imposte sui redditi, Irap, sostituti d'imposta e IVA) è stata modificata dall'articolo 5, comma 1, del decreto-legge n. 193 del 2016 (attraverso la nuova formulazione dei commi 8 e 8-bis dell'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998). Tali dichiarazioni, secondo le nuove norme, possono essere presentate – sia a favore che a sfavore del contribuente – entro il termine di decadenza dell'accertamento di cui all'articolo 43 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, equiparando a tutti gli effetti la posizione del contribuente a quella dell'Agenzia delle entrate;

   ciò al fine di correggere un regime normativo disallineato (oltre che un orientamento giurisprudenziale a danno del contribuente – si veda Corte di cassazione Sezioni unite n. 13378 del 30 giugno 2016) per cui solo la dichiarazione integrativa a sfavore del contribuente poteva essere presentata entro i termini per l'accertamento, mentre quella a favore doveva essere presentata entro il termine prescritto per la presentazione della dichiarazione relativa al periodo di imposta successivo a quello a cui la stessa si riferisce. Tutto ciò con riflessi negativi sull'aumento del contenzioso tributario circa la validità delle dichiarazioni integrative a favore del contribuente presentate oltre il termine per la presentazione della dichiarazione;

   tale nuova normativa è di rilevante importanza, visto che si è disposto – in senso favorevole al contribuente – un allungamento dei termini per porre rimedio a errori od omissioni inerente al versamento di maggiori imposte o all'emersione di minori crediti;

   sussiste un contrasto giurisprudenziale riguardo all'efficacia temporale delle nuove disposizioni per cui alcune decisioni giurisprudenziali si sono espresse per la natura interpretativa (perciò retroattiva) e altre per la valenza innovativa (quindi irretroattiva) della norma (in senso favorevole alla retroattività vedi Commissione tributaria regionale Lombardia n. 407/1/2018; in senso contrario Commissione tributaria regionale Liguria n. 14 dell'11 gennaio 2017);

   la portata e l'ambito di applicazione della norma tributaria deve essere chiara e certa, in quanto i rapporti tra contribuente e amministrazione finanziaria devono essere improntati al principio della collaborazione e della buona fede –:

   quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare al fine di chiarire l'esatta efficacia temporale (ossia in senso retroattivo o irretroattivo) delle disposizioni normative di cui in premessa e orientare con certezza il cittadino contribuente.
(5-01955)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che la procura regionale della Corte dei Conti per la Campania, dopo gli accertamenti della Guardia di finanza, avrebbe riscontrato delle irregolarità nell'assegnazione degli appalti di forniture ed opere e nei finanziamenti erogati in occasione di tre edizioni della manifestazione Luci d'artista che si svolge, ogni anno, nella città di Salerno dal 2006;

   il danno erariale accertato si aggirerebbe attorno ad una somma di 850 mila euro e sarebbero stati individuati tre responsabili, due dirigenti e un funzionario del comune di Salerno. In particolare, questi ultimi, avrebbero preferito onerosi affidamenti diretti piuttosto che prediligere, così come stabilito dalla normativa, l'indizione di gare pubbliche. Così agendo, i responsabili avrebbero individuato direttamente alcune società affidatarie degli appalti senza assicurare quindi la più ampia apertura al mercato attraverso una procedura pubblica che avrebbe potuto, eventualmente, garantire offerte economicamente più vantaggiose, eludendo, in tal modo, i principi di trasparenza e serietà dell'amministrazione appaltante;

   a parere dell'interrogante, quindi, quanto accaduto, oltre a rappresentare una violazione della legge che mira al rispetto del principio della parità di trattamento, farebbe sorgere legittimi interrogativi sulle ragioni per cui la procura di Salerno, fino ad oggi, non abbia ancora avviato alcuna indagine al fine di accertare l'eventuale responsabilità dei politici –:

   se il Governo non ritenga di promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato presso il comune di Salerno in relazione agli effetti sul piano amministrativo e finanziario delle discutibili procedure di affidamento di cui in premessa;

   se siano state avviate indagini in relazione ai fatti sopra richiamati.
(4-02741)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con nota protocollo n. 3952 del 2 febbraio 2019 inviata all'area compartimentale Emilia-Romagna di Anas, il dirigente del settore lavori pubblici del comune di Fiorenzuola d'Arda (Pc), richiamate le segnalazioni al centro operativo effettuate il 6 novembre 2018 e la omessa esecuzione dei lavori di ripristino richiesti, testualmente evidenziava: «l'intera tratta della variante esterna all'abitato di Fiorenzuola d'Arda della strada statale n. 9, in entrambi i sensi di marcia, presenta profondi avvallamenti e sconnessioni, con formazione di buche al verificarsi di ogni evento piovoso. Tali avvallamenti risultano particolarmente pericolosi per la circolazione pur nei limiti di velocità insistenti sul tratto in questione, vale a dire 90 Km/h»;

   ed ancora: «non sono presenti cartelli segnalatori del pericolo che inducano i conducenti dei veicoli a moderare la velocità ben al di sotto del limite di 90 Km/h previsto per la tratta in questione» –:

   quali attività siano state poste in essere da Anas al riguardo, essendo evidente che l'intero tracciato della strada statale che qui interessa necessita di un definitivo e risolutivo intervento che di certo non può essere più rinviato o limitato ad occasionali attività di «rattoppo» delle buche nei punti più critici.
(5-01947)


   DE GIROLAMO e ILARIA FONTANA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Pialassa dei Piomboni appartiene al sito protetto «IT4070006 – SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zona di Protezione Speciale) Pialassa dei Piomboni, Pineta di Punta Marina» i cui gestori sono l'ente di gestione per i parchi e la biodiversità – Delta del Po, l'ufficio territoriale per la biodiversità di Punta Marina e la regione Emilia-Romagna;

   il sito protetto ricade per l'80 per cento nel parco regionale del Delta del Po, sottoposto a vincolo paesaggistico;

   nel febbraio 2019, in assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna è stata presentata un'interrogazione, nella quale si segnala un possibile disastro ambientale dovuto ad un cargo abbandonato nella zona della Pialassa dei Piomboni, zona canale portuale. Si tratterebbe di una nave cargo, Berkan B (oggetto di disarmo e smantellamento per recupero materiale nel 2017 poi lasciato abbandonato), dalla quale sarebbe fuoriuscito del carburante;

   il 5 marzo 2019 la nave si è spezzata definitivamente in due tronconi, la prua si è inabissata, le sostanze inquinanti ancora presenti si diffondono nonostante la posa di panne, la cui protezione non è stagna e necessiterebbe di continui controlli;

   poco distante dalla nave Berkan B giacciono da decenni tre cargo e altri due relitti quasi affondati, motivo per cui la zona è nota come «cimitero delle navi»;

   l'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale – porto di Ravenna con delibera presidenziale n. 51 del 2019 dell'11 marzo 2019, ha approvato l'intervento di somma urgenza stabilito secondo l'articolo 163 del decreto legislativo n. 50 del 2016 e successive modifiche e integrazioni «Intervento urgente di messa in sicurezza del relitto della M/N Berkan B», per un ammontare complessivo stimato di euro 198.919,22, procedendo inoltre all'affidamento lavori per un importo di euro 242.681,45;

   l'intervento ha previsto il puntellamento del relitto mediante pali, similmente a quanto già effettuato per i tre cargo del «cimitero delle navi», al fine di impedire il ribaltamento verso il centro del canale; tuttavia i motori e i serbatoi semiaffondati e dilavati dalle maree e dagli eventi meteomarini continuano a rilasciare nelle acque del canale e dell'area protetta gli inquinanti ancora preservi;

   non risulta sia stata tuttavia avviata la procedura di urgenza per inquinamento ambientale anche del contiguo Sic-Zps zona del Parco del Delta del Po, quando invece la situazione di estrema gravità era nota, essendone prova la delibera presidenziale n. 204 del 10 agosto 2018 (Assistenza alle attività connesse all'aspirazione dei liquidi interni alla M/n «Berkan B», per l'affido diretto di una consulenza esterna a sovraintendere i lavori di bonifica, per l'importo di euro 36.795,20): «numerose segnalazioni pervenute da parte della locale Capitaneria di Porto in merito al relitto in questione, che [...] potrebbe subire una ulteriore compromissione della galleggiabilità e della stabilità per effetto di agenti meteomarini e di altri eventi esterni, rappresentando un serio pericolo alla pubblica e privata incolumità; tenuto conto della necessità di provvedere con estrema urgenza alla messa in sicurezza del natante...»;

   a quanto consta inoltre agli interroganti la demolizione del relitto sarebbe stata autorizzata in luogo palesemente non attrezzato, contrariamente a quanto previsto dall'articolo 13 del regolamento (UE) 1257/2013, senza adeguato piano di riciclaggio ed adeguata vigilanza, causandone l'inabissamento per errato alleggerimento della prua ed, al contempo, mancata demolizione del castello poppiero, senza preventiva bonifica da idrocarburi presenti nei serbatoi della nave che è iniziata solo a partire dal 12 febbraio 2019 –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere affinché si possa arginare quanto prima il preannunciato disastro ambientale;

   se non ritenga opportuno adoperarsi, per il tramite dell'autorità portuale succitata, affinché il relitto venga rimosso con la massima urgenza, avviando inoltre le operazioni di messa in sicurezza di tutta l'area.
(5-01948)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCAGLIUSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 25 della legge 29 luglio 2010, n. 120, ha apportato modifiche all'articolo 142 del decreto legislativo n. 285 del 1992, nuovo codice della strada, in materia di limiti di velocità, disponendo che con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sia approvato il modello di relazione informatica con il quale l'ente locale indica l'ammontare complessivo dei proventi di propria spettanza di cui al comma 1 dell'articolo 208 e al comma 12-bis del medesimo articolo 142;

   la norma dispone, altresì, che con il medesimo decreto siano definite le modalità di collocazione e uso dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo, finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni delle norme di comportamento di cui all'articolo 142 del decreto legislativo n. 285 del 1992, che fuori dei centri abitati non possono comunque essere utilizzati o installati a una distanza inferiore a un chilometro dal segnale che impone il limite di velocità;

   in seguito, l'articolo 4-ter, comma 16, decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16 ha previsto che: «Il decreto di cui al comma 2 dell'articolo 25 della legge 29 luglio 2010, n. 120, è emanato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. In caso di mancata emanazione del decreto entro il predetto termine, trovano comunque applicazione le disposizioni di cui ai commi 12-bis, 12-ter e 12-quater dell'articolo 142 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285»;

   in questi anni, naturalmente, avendo dato seguito al dettato normativo senza l'emanazione del decreto attuativo che avrebbe dovuto definire in modo chiaro e preciso le modalità di trasmissione della relazione informatica da parte degli enti locali al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'interno entro il 31 maggio di ogni anno, nonché le modalità di collocazione e uso dei cosiddetti autovelox fuori dai centri abitati, si è assistito all'utilizzo distorto e vessatorio di tali dispositivi, e alla mancanza da parte degli enti locali della trasmissione della relazione; infatti, solo poco meno di 300 comuni su 8.000, hanno rispettato l'obbligo di legge;

   ad oggi, risulta all'interrogante, come da risposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, a una interrogazione a risposta immediata in Assemblea svoltasi il 20 marzo 2019, che finalmente dopo nove anni e l'inerzia dei precedenti Governi, questo Esecutivo sia in procinto di emanare il decreto attuativo –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda indicare i tempi previsti per l'emanazione del decreto attuativo di cui all'articolo 25, comma 2, della legge n. 120 del 2010.
(4-02743)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   TASSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'omicidio di un sottufficiale dei carabinieri, il maresciallo maggiore Di Gennaro, avvenuto sabato 13 aprile 2019 a Cagnano Varano in provincia di Foggia, riaccende i fari della cronaca criminale in un territorio difficile dove agisce la cosiddetta «quarta mafia»;

   la criticità della situazione dell'ordine pubblico in questa parte del Paese è resa ancor più drammaticamente evidente dal successivo episodio dell'omicidio di Cosimo Damiano Carbone – condannato all'ergastolo ma in permesso per motivi di salute – esponente di rilievo della criminalità organizzata locale, avvenuto a Trinitapoli, centro del basso Tavoliere ad una quarantina di chilometri da Foggia, domenica 14 aprile 2019;

   così come comunicato dagli inquirenti, il primo episodio non si inserisce in una logica di criminalità organizzata, ma configura l'espressione del livello di violenza che la malavita, organizzata e non, ha assunto nella zona e che sfocia in reazioni aggressive verso lo Stato, verso le forze dell'ordine e verso i cittadini;

   va sottolineato che dal 2017, anno della strage di San Marco in Lamis, in poi il livello di attenzione e di presenza dello Stato si è alzato e la qualità del lavoro degli organi inquirenti ha prodotto notevoli risultati;

   il territorio, però, è molto vasto, Foggia è la seconda provincia d'Italia per estensione e gli interessi illeciti sono molteplici: dal traffico di armi e stupefacenti alle estorsioni e all'usura, dai delitti contro il patrimonio a quelli contro l'ambiente, ambito nel quale stanno venendo alla luce azioni criminose legate allo smaltimento illecito di rifiuti, con la scoperta di rifiuti tossici «tombati», di discariche abusive e di scarichi illegali, ovviamente altamente inquinanti;

   in questo quadro decisamente critico sarebbe necessario un intervento ulteriore dello Stato, con un congruo incremento di forze dell'ordine e – poiché è noto che una direzione distrettuale antimafia può essere istituita solo nei capoluoghi sede di corte d'appello – la creazione di un distaccamento della direzione distrettuale antimafia medesima –:

   quali iniziative, alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo intenda adottare per assicurare il rispetto della legalità, il diritto alla sicurezza e alla salute dei cittadini e per garantire un adeguato controllo del territorio da parte delle forze dell'ordine nelle zone interessate dal fenomeno della cosiddetta «quarta mafia».
(3-00699)


   FIANO, MIGLIORE, CECCANTI, MARCO DI MAIO, GIORGIS, MARTINA, ORFINI, POLLASTRINI, GRIBAUDO e ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   numerose sono state le promesse annunciate in campagna elettorale e nei primi mesi dell'attività di Governo dal Ministro interrogato, non ultima quella, largamente diffusa sugli organi di informazione, di effettuare tra i cinquecentomila e i seicentomila rimpatri di migranti irregolari, al punto che lo stesso Sottosegretario Giorgetti dichiarava che il Ministro interrogato «l'aveva sparata grossa»;

   da notizie a mezzo stampa risulta, invece, come tra il giugno 2018 e il dicembre 2018 siano stati rimpatriati 3.851 irregolari, registrando una diminuzione rispetto al medesimo intervallo di tempo nel 2017 pari al 3 per cento, mentre dal 1° gennaio 2019 al 17 febbraio 2019 i rimpatriati sarebbero stati appena 867, pari a soli 18 rimpatri al giorno;

   del resto la cifra stanziata per i rimpatri nell'ultimo anno è di appena 3.000.000 di euro in tre anni, a partire da uno stanziamento di 500.000 euro per il 2019, che equivale, considerando un costo medio per rimpatrio di circa 5.000 euro, ad un aumento di 100 rimpatri per il 2019 e 600 complessivi nel triennio;

   sul piano dell'azione politica, poi, il Governo non è innanzitutto riuscito a stipulare quegli accordi fondamentali con i Paesi di provenienza dei flussi migratori che sono il presupposto necessario per ogni attività di rimpatrio;

   contemporaneamente, talune misure introdotte nel cosiddetto «decreto sicurezza», come l'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, lungi dall'aumentare il livello di sicurezza del nostro Paese, hanno ad avviso degli interroganti reso illegali dall'oggi al domani persone fino ad oggi integrate, paradossalmente ingrossando il numero delle persone da rimpatriare e i costi per sostenere tali rimpatri;

   allo stesso modo il sostanziale smantellamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), escludendo dalla possibilità di usufruire dei relativi servizi sia i richiedenti la protezione internazionale sia i titolari di protezione umanitaria, ha ulteriormente marginalizzato migranti fino ad oggi legalmente presenti e integrati nel nostro Paese –:

   a seguito dello stallo nelle negoziazioni in atto sugli accordi bilaterali e di quelle che appaiono agli interroganti gravissime misure adottate, come nel caso dell'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e del sostanziale smantellamento del sistema Sprar, quale sia attualmente la situazione dei migranti in Italia anche in conseguenza dell'applicazione del «decreto sicurezza» e, in particolare, quale sia il numero delle persone sprovviste di titolo regolare e la loro destinazione attuale e futura.
(3-00700)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si apprende che il Ministro interrogato risulterebbe nuovamente indagato per il reato di sequestro di persona, questa volta a seguito della vicenda della nave Sea Watch 3;

   il reato, contestato anche al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, al Vice Presidente del Consiglio dei ministri e Ministro Luigi Di Maio e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, sarebbe stato commesso nel periodo dal 24 al 30 gennaio 2019 a Siracusa, al largo della quale era, appunto, ormeggiata la nave Sea Watch 3;

   sempre dalla stampa si apprende, altresì, che l'istruttoria sarebbe stata avviata dal tribunale dei ministri di Catania, in presenza della richiesta di archiviazione presentata a marzo 2019 dal procuratore di Catania, dottor Carmelo Zuccaro;

   la vicenda della nave Sea Watch 3, gestita dalla omonima organizzazione non governativa tedesca ma battente bandiera olandese, ha avuto inizio il 19 gennaio 2019, quando la nave fece salire a bordo 47 migranti che si trovavano su un barcone al largo della Libia, facendo, infine, rotta verso le coste della Sicilia;

   tale decisione sarebbe stata presa senza alcuna autorizzazione da parte delle autorità italiane e nonostante le diverse indicazioni del Governo olandese di dirigersi, invece, verso la più vicina Tunisia;

   l'organizzazione non governativa tedesca, oltre ad aver agito ad avviso degli interroganti in palese violazione della normativa internazionale sul diritto del mare e di quella nazionale in materia di immigrazione, con la decisione arbitraria di dirigersi verso le coste italiane e intraprendere così un viaggio ben più lungo rispetto ad altre possibili destinazioni, pare abbia messo anche a grave rischio la vita delle stesse decine di migranti a bordo della nave, giudicata poi anche dagli ispettori olandesi non idonea ad operazioni di salvataggio e trasporto;

   è stato solo grazie all'efficace intervento dell'attuale Governo che, pur senza assecondare improprie condotte di soccorso e navigazione che invece grazie ai precedenti Governi hanno negli scorsi anni determinato l'arrivo di migliaia di migranti irregolari sul territorio nazionale, si è giunti, infine, ad un accordo con altri 7 Paesi europei per l'accoglienza dei 47 migranti della Sea Watch 3 e all'autorizzazione all'attracco e sbarco nel porto di Catania il 31 gennaio 2019 –:

   se i fatti esposti in premessa e riportati dalla stampa relativi alla vicenda della nave Sea Watch 3 corrispondano al vero e quali iniziative il Ministro interrogato stia valutando di adottare o abbia già adottato a tale riguardo.
(3-00701)


   MACINA, BALDINO, D'AMBROSIO, ELISA TRIPODI, DI STASIO, FARO, GIULIANO, LOVECCHIO, MENGA e TROIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese sta affrontando un momento di particolare allarme quanto a fatti criminosi che hanno segnato – e continuano a segnare – diverse zone della Campania e della Puglia;

   a Napoli e provincia, negli ultimi mesi, si è assistito all'incremento di episodi di violenza relativi a faide tra bande rivali per il controllo del territorio; nella sola città di Afragola sono esplose dieci bombe all'esterno di attività commerciali con ingenti danni alle stesse attività;

   anche nel centro di Napoli sono stati compiuti gravi atti intimidatori contro attività commerciali, quali l'esplosione di una bomba carta all'esterno della pizzeria Sorbillo, la sparatoria contro le pizzerie Granieri e Di Matteo;

   secondo la relazione semestrale della direzione investigativa antimafia prevale un uso spregiudicato della violenza nei quartieri di Forcella, Sanità, Piazza Mercato, Quartieri Spagnoli, Vasto, Case Nuove, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio;

   il 9 aprile 2019 è stato ucciso un uomo davanti agli occhi del figlio e ai bambini di una scuola elementare;

   la direzione investigativa antimafia evidenzia un forte disagio generazionale che interessa i giovani, per i quali i modelli criminali continuano ad esercitare una forte attrattiva, attraverso il radicarsi e l'espandersi delle cosiddette baby gang;

   in Puglia, soprattutto nel foggiano, sono stati fatti esplodere diversi ordigni;

   recentissimo, il 13 aprile 2019, l'agguato, a Cagnano Varano, che è costato la vita ad un maresciallo dei carabinieri, Vincenzo Di Gennaro, mentre prestava servizio in pattuglia;

   il Capo della polizia, in visita in prefettura a Foggia a metà gennaio 2019, ha ribadito che per molto tempo «si è sottovalutata la pervasività e l'incisività delle organizzazioni criminali nella provincia di Foggia»;

   anche a Brindisi, dall'inizio del 2019, si registra un aumento di efferate rapine (in uffici postali, centri commerciali, sale giochi), furti e atti teppistici;

   i provvedimenti adottati in termini di prevenzione e repressione della criminalità risultano ancora parziali, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini;

   anche misure quali la videosorveglianza potrebbero rappresentare importanti passi per scongiurare il perpetrarsi di fatti tanto drammatici –:

   quali siano gli intendimenti in ordine ai fatti riferiti in premessa e, in particolare, all’escalation di violenza che si registra nelle zone del napoletano, del foggiano e del brindisino, nonché le misure urgenti che intenda adottare, per quanto di competenza, per mettere fine ad eventi tanto drammatici che mettono a rischio anche l'incolumità dei cittadini.
(3-00702)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 2 aprile 2019, a seguito del trasferimento di 70 rom – tra cui 33 bambini e alcune donne incinte – in una struttura situata nel quartiere di Roma Torre Maura, circa 300 manifestanti, in spregio a qualsiasi norma di precauzione e sicurezza, si sono spinti a ridosso del cancello del centro di accoglienza, rivolgendo alle persone ospitate insulti razzisti e gravi minacce, come riportato diffusamente dai media;

   come mostrato da un video della trasmissione «Piazza Pulita», un manifestante dal cancello ha gridato «ti taglio la gola» all'indirizzo di minorenni, nonostante tale condotta integri la fattispecie del reato di minaccia, che in quanto tale dovrebbe essere perseguito; l'articolo 612 del codice penale infatti punisce severamente simile reato, prevedendo che si provveda d'ufficio in determinate circostanze e che le pene siano aumentate nel caso la minaccia sia commessa da più persone riunite;

   le forze dell'ordine di fatto non hanno impedito che i manifestanti calpestassero i panini destinati agli ospiti della struttura, né che appiccassero il fuoco all'auto di una onlus e a un camper che si trovava al suo fianco;

   le proteste si sono fermate solo quando è arrivato sul posto Stefano Castiglione, capo di gabinetto del sindaco Virginia Raggi, che cedendo alla protesta ha comunicato la decisione di trasferire le persone presenti nella struttura presso altri centri d'accoglienza –:

   perché sia stato consentito di manifestare a ridosso del cancello del centro di accoglienza e non sia stato invece isolato il centro accoglienza, al fine di garantire il diritto di manifestare e al contempo la sicurezza e la dignità delle persone accolte;

   chi abbia coordinato le forze dell'ordine presenti a presidio del centro di accoglienza e se siano state impartite particolari disposizioni direttamente dal Ministero dell'interno.
(4-02744)


   NOVELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Islamic relief è una delle più grandi organizzazioni non governative islamiche del mondo, fondata nel Regno unito nel 1984 con l'obiettivo di sostenere azioni di solidarietà e interventi di sviluppo sostenibile, conta 100 uffici in 40 Paesi e raccoglie milioni di euro grazie a donazioni dei fedeli e finanziamenti istituzionali;

   secondo un recente rapporto del Middle East Forum, think tank statunitense che si occupa di Medio Oriente, Islamic relief è legata a numerose organizzazioni terroristiche di matrice islamica e, secondo articoli di stampa, al suo interno graviterebbero personaggi di spicco dell'organizzazione Muslim Brotherhood – nota in Italia come «Fratelli musulmani» – quali Ibrahim El-Zayyat, Essam el-Haddad e Ahmed al-Raw;

   uno dei fondatori di Islamic relief, Hany El-Banna, ha fatto parte di un'organizzazione collegata ai «Fratelli musulmani», e ha avuto rapporti di natura economica con la stessa organizzazione e con Hamas, mentre un altro co-fondatore, Essam El-Haddad, è stato condannato all'ergastolo in Egitto in quanto leader dei «Fratelli musulmani» e risulta aver collaborato con Hamas e Hezbollah, oltre che con il «Corpo delle guardie della rivoluzione islamica» iraniana;

   gruppi bancari quali Ubs e Hsbc hanno chiuso i conti correnti di Islamic relief e bloccato le donazioni in ragione di timori di sovvenzioni al terrorismo;

   nonostante le smentite circa i legami con i «Fratelli musulmani», Islamic relief è inserita nella black list antiterrorismo negli Emirati Arabi Uniti e bandita da Israele ed Egitto;

   il 20 e 21 aprile 2019 presso gli East End Studios di Milano si terrà un evento denominato Fiera della Speranza, definito dagli stessi organizzatori come «un'iniziativa che nasce dall'intento di creare un momento di incontro annuale all'interno della comunità islamica, volto alla sensibilizzazione su temi che toccano la nostra società ed alla promozione dei progetti di Islamic Relief»;

   tra i relatori che interverranno ai convegni sarà presente Shaikh Rajab Zaki, in passato in stretti rapporti con Mohamed Morsi, già presidente dell'Egitto ed esponente dei Fratelli musulmani;

   Shaikh Rajab Zaki è attualmente imam della moschea di Finsbury Park a Londra, precedentemente guidata da Abu Hamza, arrestato con accuse di terrorismo e ritenuta centro di riferimento per i Fratelli musulmani inglesi, nella quale si promuove il pensiero del predicatore dei Fratelli musulmani Jamal Badawi, che ha definito gli attentatori suicidi e i terroristi di Hamas «martiri» e «combattenti per la libertà»;

   alla Fiera della Speranza sarà inoltre presente Jasem Al Mutawa, qualificato come «esperto in mediazione familiare ed educazione dei figli», il cui metodo pedagogico è rinvenibile in un filmato on line nel quale si mostra con delle grosse verghe di legno in mano, suggerendone un uso «non pesante» qualora moglie e figli si mostrino restii ad obbedire;

   alle precedenti edizioni dell'evento hanno preso parte, o vi hanno rinunciato in seguito alle polemiche sorte proprio in ragione dell'annuncio della loro presenza, predicatori e imam noti anch'essi per posizioni antisemite e negazioniste circa il terrorismo di matrice islamica –:

   se il Ministero interrogato sia a conoscenza dell'elenco integrale dei relatori che interverranno alla Fiera della Speranza;

   se non si ritenga opportuno richiedere agli organizzatori che gli interventi vengano tenuti o tradotti simultaneamente in lingua italiana;

   se sia intenzione del Ministro interrogato adottare iniziative, per quanto di competenza, per effettuare un monitoraggio sulle attività e sulle dichiarazioni rese dai relatori e diffuse sul web, valutando se sussistono i presupposti per impedirne l'ingresso sul territorio italiano.
(4-02746)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SERRACCHIANI, GRIBAUDO, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI e ZAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in queste ultime settimane il tema della rappresentanza e della rappresentatività delle organizzazioni sindacali e datoriali è tornato di grande attualità;

   lo stesso tema dell'equa retribuzione per i lavoratori presuppone il riconoscimento e la legittimità della contrattazione collettiva stipulata dalle organizzazioni effettivamente rappresentative, contrastando concretamente l'insorgenza di organizzazioni spurie e di contratti «pirata», la cui unica finalità è lo sfruttamento della manodopera e la concorrenza sleale tra le imprese;

   a tal riguardo va segnalato che sin dal luglio 2018, l'Inps, l'ispettorato nazionale del lavoro, Confindustria e Cgil, Cisl, Uil hanno raggiunto l'intesa per la sottoscrizione di un'apposita convenzione finalizzata alla certificazione della rappresentanza delle organizzazioni sindacali per la contrattazione collettiva nazionale di categoria;

   in data 4 luglio 2017 Confindustria e Cgil, Cisl, Uil hanno sottoscritto un accordo con cui sono state apportate modifiche al testo unico sulla rappresentanza, auspicando che l'Inps, in collaborazione con l'ispettorato nazionale del lavoro, possa svolgere le funzioni di raccolta del dato elettorale e che l'Inps possa, altresì, effettuare anche la ponderazione del dato associativo con il dato elettorale;

   la precedente convenzione è scaduta in data 16 marzo 2018;

   nonostante l'unanime volontà delle suddette organizzazioni sindacali e datoriali, a tutt'oggi, la suddetta nuova convenzione non risulta perfezionata a quanto consta agli interroganti, a causa di non meglio precisate perplessità e indisponibilità da parte ministeriale;

   secondo quanto risulta agli interroganti, in diverse occasioni i rappresentanti delle organizzazioni sindacali hanno sollecitato il Ministro interrogato a consentire il perfezionamento del suddetto atto negoziale tra le medesime, Confindustria, Inps e Ispettorato nazionale del lavoro –:

   se trovino conferma le notizie riportate in premessa e, in tal caso, quali siano le ragioni che hanno portato il Ministro interrogato a non autorizzare la sottoscrizione della suddetta convenzione, impedendo un accertamento più puntuale e condiviso della rappresentanza e della rappresentatività delle organizzazioni sindacali.
(5-01961)


   POLVERINI, SCOMA, ZANGRILLO, FATUZZO e MINARDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   al fine di assicurare, in maniera compiuta e definitiva, l'inserimento professionale dei lavoratori appartenenti al bacino «Emergenza Palermo ex Pip» di cui all'articolo 19 della legge regionale n. 30 del 1997 della regione Siciliana, è stata approvata la legge regionale 8 maggio 2018, n. 8, al cui articolo 64 si è stabilito il transito di tali soggetti con contratto a tempo indeterminato, anche parziale, presso la società regionale Resais spa, con decorrenza dal 1° gennaio 2019;

   la soluzione normativa recata dalla richiamata disposizione consente, grazie alla fissazione di uno specifico cronoprogramma appositamente definito presso il dipartimento regionale per il lavoro, di dare finalmente certezza al futuro lavorativo di 2.800 lavoratrici e lavoratori che da più di un decennio sono impegnati presso gli uffici dell'amministrazione regionale e degli enti controllati, in ambiti e con funzioni rilevanti per assicurare la continuità dei servizi resi ai cittadini;

   con delibera del 6 luglio 2018 il Consiglio dei ministri ha impugnato la citata norma di cui all'articolo 64 della suddetta legge regionale davanti alla Corte costituzionale, per violazione dell'articolo 117, comma 2, lettera l), della Costituzione;

   stante il calendario dei lavori della Corte Costituzionale, l'udienza pubblica sulla richiamata impugnazione è prevista il 17 aprile 2019. Si è pertanto in attesa della prossima pronuncia della Consulta sulla questione che, in caso negativo, avrebbe innegabili effetti di natura sociale in considerazione del numero assai cospicuo dei lavoratori coinvolti, oltre che sulla complessiva attività amministrativa regionale;

   sembra pertanto fondamentale, sulla base delle considerazioni come sopra enucleate, che lo Stato intervenga per definire in maniera conclusiva la situazione dei lavoratori in questione, i quali per molti anni hanno sopperito a mancanze di personale in tante amministrazioni pubbliche –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, in caso di pronuncia avversa alla disposizione normativa regionale richiamata in premessa, non intenda promuovere iniziative, anche di natura normativa, volte a tutelare i lavoratori «ex Pip» e a garantirne la stabilizzazione.
(5-01962)


   VIZZINI, PALLINI e GIANNONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo storico marchio del lusso Roberto Cavalli, nato negli anni ’70 e con sede a Osmannoro, Firenze, ha vissuto nei decenni momenti di grande crescita affermandosi in tutto il mondo per il suo know-how nelle stampe su pelle e tessuti;

   tuttavia, dopo oltre quarant'anni di attività, la gestione del marchio ha visto vari avvicendamenti nel management gestionale e creativo con alterne fortune;

   nel maggio 2015 il fondo di private equity Clessidra aveva acquisito il 90 per cento del capitale della maison in parola, mentre il restante 10 per cento era rimasto a Roberto Cavalli; nel 2018 tale fondo è diventato di proprietà dell'Italmobiliare di Pesenti;

   recentemente a causa della soglia-limite d'investimento del Fondo, determinata principalmente dagli ultimi bilanci in perdita, il gruppo Roberto Cavalli ha presentato al tribunale di Milano una domanda di ammissione al concordato preventivo, a seguito della quale, il tribunale, in data 8 aprile 2019, ha nominato il commissario giudiziale Giorgio Zanetti, concedendo all'azienda il termine massimo di 120 giorni, fino al 3 agosto 2019, per presentare una proposta definitiva del precitato concordato preventivo o, in alternativa, una domanda di accordo di ristrutturazione dei debiti;

   nelle more dell'individuazione di una delle due suddette soluzioni, l'attività a livello globale del marchio Cavalli sta subendo un ridimensionamento preoccupante;

   i negozi Roberto Cavalli negli Stati Uniti sono stati chiusi in seguito alla totale liquidazione delle attività in Nord America. Infine, il Fondo Clessidra ha manifestato la volontà di vendere il marchio;

   tanto da parte dei lavoratori dell'azienda, quanto dei sindacati, sussisterebbe una grande preoccupazione, nonché l'intenzione seria di trovare un gruppo industriale in grado di dare continuità produttiva al prestigioso marchio Cavalli, mantenendo al contempo l'attività nel sito produttivo di Sesto Fiorentino e il suo forte legame con il territorio toscano, da sempre rivendicato da Roberto Cavalli –:

   se il Ministro interrogato abbia ricevuto da parte dell'azienda una richiesta di apertura di un tavolo di crisi e, nel caso, quali iniziative intenda intraprendere per salvaguardare il futuro dello storico marchio fiorentino e, soprattutto, delle centinaia di dipendenti dello stabilimento di Sesto Fiorentino.
(5-01963)


   MURELLI, EVA LORENZONI, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, MOSCHIONI e PICCOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le società Linkra S.r.l. e Compel Electronic s.p.a. con sede ad Agrate Brianza e a Cornate d'Adda, e che operano nei settori della telecomunicazione e della difesa, sono dal 2017 in amministrazione straordinaria;

   nel 2017, presso la sede del Ministero dello sviluppo economico, è stato sottoscritto un accordo tra i rappresentanti delle aziende, le sigle sindacali e il Ministero, al fine di evitare la definitiva chiusura delle aziende e per tutelare il maggior numero possibile di posti di lavoro;

   il suddetto accordo prevedeva il mantenimento di una parte dell'occupazione attraverso l'affitto di ramo d'azienda da parte della società francese Cordon, per un totale di 147 dipendenti su quasi 450;

   l'accordo ha previsto una serie di ammortizzatori sociali per garantire un reddito minimo ai lavoratori non coinvolti nel ramo d'affitto ed in ricerca di una nuova occupazione;

   gli accordi prevedevano una successiva acquisizione definitiva del ramo d'azienda, che è avvenuta in questi giorni, ma senza tutelare i livelli occupazionali inizialmente previsti;

   il 4 aprile 2019 infatti si è tenuto a Roma l'incontro per la cessione dei suddetti rami d'azienda nel corso del quale le organizzazioni sindacali hanno ribadito il necessario coinvolgimento di tutto il personale attualmente occupato in Cordon anche con il ricorso ad ammortizzatori sociali e alla riduzione degli orari di lavoro;

   il successivo 5 aprile 2019 sono stati sottoscritti gli accordi di Cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività della società di Linkra in amministrazione straordinaria, per un totale di 200 dipendenti, e della società Compel in amministrazione straordinaria, per un totale di 16 dipendenti, dal 17 aprile 2019 al 16 aprile 2020 –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda urgentemente adottare a salvaguardia dei livelli occupazionali, anche avviando un tavolo istituzionale presso il Ministero con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti, rappresentanze datoriali, dei lavoratori e della regione Lombardia.
(5-01964)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BRUNO BOSSIO e VISCOMI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in Calabria, i lavoratori socialmente utili, di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 28 febbraio 2000, n. 81, e quelli impegnati in attività di pubblica utilità di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto-legge 7 agosto 1997, n. 280, sono 4.536 unità;

   i lavoratori in questione da circa 20 anni prestano servizio presso pubbliche amministrazioni della Calabria e successivamente, assunti con contratti a tempo determinato in applicazione dell'articolo 1, comma 207, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, inquadrati secondo le categorie di avviamento nei progetti d'origine di utilizzo;

   la regione Calabria, nell'anno 2014, si è vista riconoscere nel bilancio dello Stato, per quattro annualità, risorse pari ad euro 50.000.000, funzionali al processo di stabilizzazione delle categorie dei lavoratori in questione; le leggi di bilancio che si sono succedute hanno disposto la proroga dei contratti a tempo determinato sino al 31 dicembre 2018;

   nel corso degli ultimi anni si sono registrate stabilizzazioni pari a circa mille unità nell'ambito della regione Calabria e l'allocazione della somma di euro 39.000.000 per i lavoratori in questione; il Governo nazionale ha ridotto drasticamente, nel luglio 2018, le risorse finalizzate al processo di stabilizzazione;

   la legge n. 145 del 2018 ha disciplinato le procedure utili alla stabilizzazione dei lavoratori Lsu e Lpu in maniera parziale e inadeguata; in particolare, all'articolo 1, commi 446, 447 e 448, della richiamata legge è stato stabilito che il processo di stabilizzazione dovrà intervenire mediante procedure concorsuali e/o selettive, a seconda del profilo professionale;

   ai fini della predisposizione dei bandi relativi alle procedure di cui al precedente periodo, il dipartimento della funzione pubblica, mediante il portale «mobilita.gov.it» di cui al decreto del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione 14 settembre 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 227 del 30 settembre 2015, procede alla ricognizione dei posti che le pubbliche amministrazioni di cui al comma 446 rendono disponibili, nel triennio 2019-2021, per le assunzioni a tempo indeterminato. Per l'attuazione di quanto previsto in tale comma è autorizzata la spesa di 800.000 euro per il 2019;

   contestualmente è stata prevista la proroga dei contratti a tempo determinato fino al 31 ottobre 2019;

   le proroghe sono effettuate in deroga alle disposizioni di cui all'articolo 23 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, all'articolo 36 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, all'articolo 259 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e all'articolo 20, comma 4, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75;

   questo sovrapporsi di norme ha impedito che gli enti interessati potessero procedere alla stabilizzazione dei lavoratori in questione mediante assunzione diretta ed è comunque impedito affrontare la criticità rappresentata, anche perché nulla è stato disposto in previsione di deroghe in materia di assunzioni nel pubblico impiego tali da poter consentire la collocazione dei lavoratori compresi nel bacino;

   ad oggi non risulta, tra l'altro, essere stata posta in essere la ricognizione prevista dal precitato articolo 1, comma 447, né, tantomeno, sono stati adottati atti propedeutici alle procedure di selezione così come indicate nella predetta normativa, ponendo a forte rischio il termine del 31 ottobre 2019;

   il Governo non ha ancora provveduto a chiarire i termini di applicazione della normativa di cui alla legge n. 145 del 2018 –:

   quali siano i termini di applicazione della normativa prevista dalla legge n. 145 del 2018, quali iniziative il Governo intenda assumere per il processo di stabilizzazione dei lavoratori in questione e se risulti plausibile, considerati i ritardi, la data del 31 ottobre 2019 come termine ultimo della deroga o sia necessario adottare iniziative per una ulteriore proroga.
(4-02740)

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO E DEMOCRAZIA DIRETTA

Interrogazione a risposta immediata:


   BALDELLI, OCCHIUTO e MULÈ. – Al Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta. – Per sapere – premesso che:

   il Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimento n. 83 del 4 aprile 2019, ha comminato all'Associazione Rousseau, quale responsabile del trattamento e in tale qualità trasgressore, il pagamento di euro 50.000 a titolo di sanzione per la violazione di cui al combinato disposto degli articoli 32 e 83, paragrafo 4, lettera a), del regolamento (UE) 2016/679, oltre ad ingiungere alla stessa associazione i necessari adeguamenti indicati nel provvedimento (completare l'adozione delle misure di auditing informatico; provvedere ad assegnare credenziali di autenticazione ad uso esclusivo di ciascun utente con privilegi amministrativi, entro 10 giorni; entro 120 giorni rivisitazione complessiva delle iniziative di sicurezza adottate; infine, entro il termine di 60 giorni, una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, riferita alle funzionalità di e-voting);

   la piattaforma Rousseau è stata lanciata nel 2016 e offre agli iscritti diverse funzioni: dalla votazione di liste elettorali alla partecipazione alla scrittura di leggi. La proprietà è dell'associazione di Davide Casaleggio e si sostiene grazie a «microdonazioni»;

   per il Garante per la protezione dei dati personali «il mancato, completo tracciamento degli accessi al database del sistema Rousseau e delle operazioni sullo stesso compiute configura la violazione di quel generale dovere di controllo sulla liceità dei trattamenti che grava sul titolare del trattamento e, in particolare, dell'obbligo di assicurare più adeguate garanzie di riservatezza agli iscritti alla piattaforma»;

   è evidente, quindi, come sussistano «importanti vulnerabilità» rispetto alle quali l'autorità è tenuta ad intervenire attraverso i poteri che le sono attribuiti, segnatamente alla luce della particolare rilevanza e delicatezza di una struttura, come la piattaforma Rousseau, che spesso sottopone al voto dei suoi iscritti molte delle decisioni sia di carattere programmatico, sia di carattere politico del più rappresentato in Parlamento tra i due partiti della maggioranza di Governo –:

   quale rapporto intercorra tra i componenti del Governo e la piattaforma Rousseau, anche in considerazione della vulnerabilità e della manipolabilità di tale strumento.
(3-00698)

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza Zanettin n. 2-00213, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lorefice, Morgoni, Marco Di Maio, Rossi, Del Barba, Rosato.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Rosso e altri n. 5-01940, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Zanella, Pentangelo.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli n. 5-01616 del 5 marzo 2019;

   interrogazione a risposta scritta Covolo n. 4-02667 del 5 aprile 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Morgoni n. 5-01880 del 9 aprile 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Foti n. 5-01892 del 10 aprile 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Morgoni n. 5-01899 del 10 aprile 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Muroni n. 5-01921 dell'11 aprile 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Serracchiani n. 5-01924 dell'11 aprile 2019;

   interpellanza Baldelli n. 2-00354 del 12 aprile 2019.