XVIII LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 3 luglio 2019.
Battelli, Bazzaro, Benvenuto, Billi, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Braga, Brescia, Bruno Bossio, Buffagni, Businarolo, Butti, Cabras, Caffaratto, Campana, Capitanio, Carè, Carfagna, Castelli, Castiello, Centemero, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Corneli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Barba, Del Monaco, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di San Martino Di Lorenzato Di Ivrea, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraioli, Ferraresi, Fioramonti, Fitzgerald Nissoli, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Fusacchia, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Invidia, La Marca, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Longo, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maniero, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Patassini, Picchi, Polverini, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Sangregorio, Scagliusi, Schirò, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Siragusa, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Terzoni, Tofalo, Ungaro, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Raffaele Volpi, Zanella, Zoffili.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Battelli, Bazzaro, Benvenuto, Billi, Bitonci, Bonafede, Borghese, Claudio Borghi, Braga, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cabras, Caffaratto, Campana, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Castiello, Centemero, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Corneli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Barba, Del Monaco, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Dieni, Durigon, Fantinati, Ferraioli, Ferraresi, Fioramonti, Fitzgerald Nissoli, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Fusacchia, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Invidia, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maniero, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Patassini, Picchi, Polverini, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Paolo Russo, Saltamartini, Schirò, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spessotto, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Vitiello, Vito, Raffaele Volpi, Zennaro, Zoffili.
Annunzio di proposte di legge.
In data 2 luglio 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
BOLOGNA: «Introduzione degli articoli 18-bis, 18-ter e 18-quater della legge 1o aprile 1999, n. 91, in materia di anonimato dei donatori di organi e di tessuti a scopo di trapianto e di coloro che li ricevono» (1949);
NOVELLI ed altri: «Istituzione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza stradale e altre disposizioni in materia di prevenzione degli incidenti e di assistenza delle vittime della strada» (1950);
BRUNO BOSSIO: «Modifiche agli articoli 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e 2 del decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, in materia di revisione delle norme sul divieto di concessione dei benefìci penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia» (1951);
ALBERTO MANCA: «Istituzione dell'Agenzia nazionale per la lotta aerea antincendio e altre disposizioni per il riordino delle competenze statali in materia di interventi aerei contro gli incendi boschivi» (1952);
FOGLIANI: «Misure per il sostegno economico dell'istruzione parentale» (1953);
ZOLEZZI: «Disposizioni per la gestione sostenibile dell'illuminazione pubblica e per il contrasto dell'inquinamento luminoso» (1954).
Saranno stampate e distribuite.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge COSTA: «Modifica all'articolo 315 del codice di procedura penale, in materia di trasmissione della sentenza che accoglie la domanda di riparazione per ingiusta detenzione ai fini della valutazione disciplinare dei magistrati» (1206) è stata successivamente sottoscritta, in data 2 luglio 2019, dai deputati Bagnasco, Cassinelli e Gagliardi.
La proposta di legge PIERA AIELLO ed altri: «Modifiche e integrazioni della disciplina concernente i testimoni di giustizia» (1740) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Nesci.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
VI Commissione (Finanze):
FRAGOMELI ed altri: «Disposizioni per la semplificazione della tassazione immobiliare mediante l'unificazione dell'imposta comunale sugli immobili e l'abolizione del tributo per i servizi indivisibili» (1904) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, V, VII, VIII, X, XI, XII, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VII Commissione (Cultura):
ZANETTIN: «Disposizioni per il riconoscimento degli alunni con alto potenziale cognitivo, l'adozione di piani didattici personalizzati e la formazione del personale scolastico» (1607) Parere delle Commissioni I, V, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XI Commissione (Lavoro):
CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: «Modifiche all'articolo 46 del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, in materia di rapporto sulla situazione del personale» (1925) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), X, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XII Commissione (Affari sociali):
SARLI ed altri: «Disposizioni concernenti la diagnosi, la cura e l'assistenza delle donne affette da tumore al seno metastatico» (1472) Parere delle Commissioni I, V, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Trasmissione dalla Corte dei conti.
Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 1o luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 12/2019 del 15 maggio – 28 giugno 2019, con la quale la Sezione stessa ha approvato la relazione concernente la gestione del Fondo per le politiche della famiglia (2012-2018).
Questo documento è trasmesso alla V Commissione (Bilancio) e alla XII Commissione (Affari sociali).
Trasmissione dal Ministro per la pubblica amministrazione.
Il Ministro per la pubblica amministrazione, con lettera in data 27 giugno 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, la relazione sull'attività dell'Istituto nazionale di statistica, sulla raccolta, trattamento e diffusione dei dati statistici della pubblica amministrazione e sullo stato di attuazione del programma statistico nazionale, riferita all'anno 2018, cui è allegato il rapporto redatto dalla Commissione per la garanzia della qualità dell'informazione statistica a norma dell'articolo 12 del citato decreto legislativo n. 322 del 1989, riferito al medesimo anno (Doc. LXIX, n. 2).
Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali).
Trasmissione dal Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 1o luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), numero 12), della legge 31 luglio 1997, n. 249, la relazione sull'attività svolta e sui programmi di lavoro dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, aggiornata al 30 aprile 2019, predisposta dalla medesima Autorità (Doc. CLVII, n. 2).
Questa relazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura) e alla IX Commissione (Trasporti).
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 2 luglio 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione e i risultati del programma Pericle 2020 per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria nel 2018 (COM(2019) 287 final), corredata dai relativi allegati (COM(2019) 287 final – Annex 1 e COM(2019) 287 final – Annex 2), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (EGF/2019/000 TA 2019 – Assistenza tecnica su iniziativa della Commissione) (COM(2019) 290 final), che è assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio recante modifica della decisione di esecuzione 2013/805/UE, che autorizza la Repubblica di Polonia ad introdurre misure di deroga all'articolo 26, paragrafo 1, lettera a), e all'articolo 168 della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (COM(2019) 309 final), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze).
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 2 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Valutazione dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (OEDT) 2018 (COM(2019) 228 final);
Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione dello strumento di flessibilità per finanziare misure di bilancio immediate per far fronte alle sfide attuali in materia di migrazione, afflusso di rifugiati e minacce alla sicurezza (COM(2019) 251 final);
Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione del Fondo di solidarietà dell'Unione europea per il versamento degli anticipi a titolo del bilancio generale dell'Unione per il 2020 (COM(2019) 252 final);
Raccomandazione di decisione del Consiglio che autorizza l'avvio di negoziati per l'istituzione di un'organizzazione regionale di gestione della pesca o di un meccanismo per la conservazione e la gestione delle risorse marine vive nell'Oceano Atlantico centro-occidentale (COM(2019) 291 final);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'applicazione della direttiva 2009/138/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2009, in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (solvibilità II), per quanto riguarda la vigilanza di gruppo e la gestione del capitale in un gruppo di imprese di assicurazione o di riassicurazione (COM(2019) 292 final);
Proposta di decisione del Consiglio sulla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nel comitato sulla governance pubblica dell'OCSE e nel Consiglio dell'OCSE in merito al progetto di raccomandazione sul contrasto del commercio illecito: rafforzare la trasparenza nelle zone franche (COM(2019) 294 final);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio – Previsione a lungo termine dei futuri flussi in entrata e in uscita del bilancio dell'Unione europea (2020-2024) (COM(2019) 305 final).
Trasmissione dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Il Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, con lettera in data 2 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 10, comma 3, della legge 28 giugno 2016, n. 132, il rapporto sull'attività svolta dal Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, riferito all'anno 2018 (Doc. CCXXXVII, n. 2).
Questo documento è trasmesso alla VIII Commissione (Ambiente).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
ERRATA CORRIGE
Nell’Allegato A al resoconto della seduta del 10 aprile 2018, a pagina 7, prima colonna, quinta riga, le parole: «riferita all'anno 2017» si intendono sostituite dalle seguenti: «riferita all'anno 2016».
RELAZIONE DELLE COMMISSIONI III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) SULLA DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN MERITO ALLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA A ULTERIORI MISSIONI INTERNAZIONALI PER L'ANNO 2019, ADOTTATA IL 23 APRILE 2019 (DOC. XXV, N. 2) E SULLA RELAZIONE ANALITICA SULLE MISSIONI INTERNAZIONALI IN CORSO E SULLO STATO DEGLI INTERVENTI DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI PACE E DI STABILIZZAZIONE, RIFERITA AL PERIODO 1o OTTOBRE-31 DICEMBRE 2018, ANCHE AL FINE DELLA RELATIVA PROROGA PER IL PERIODO 1o GENNAIO-31 DICEMBRE 2019, DELIBERATA IL 23 APRILE 2019 (DOC. XXVI, N. 2). (DOC. XVI, N. 2)
Doc. XVI, n. 2 – Risoluzioni
La Camera,
udita la Relazione delle Commissioni III e IV (Doc. XVI, n. 2) sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali da avviare per il periodo dal 1o marzo al 31 dicembre 2019, adottata il 23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 2), nonché sulla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019, deliberata il 23 aprile 2019 (Doc. XXVI, n. 2),
premesso che:
la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali assicura centralità e prestigio all'Italia come attore di politica estera impegnato nel promuovere dialogo, pace e sicurezza a livello globale, soprattutto laddove terrorismo, traffico di esseri umani, proliferazione di armi di distruzione di massa, instabilità regionali impongano di coniugare l'esigenza di sicurezza con il rafforzamento delle istituzioni locali e la promozione dello sviluppo;
a tali sfide la risposta italiana è nelle leve dei dialogo politico-diplomatico, dell'intervento militare sul campo e dell'aiuto allo sviluppo a sostegno delle popolazioni locali. Con i nostri militari, dispiegati lungo un arco di crisi che va dall'Africa Occidentale sino all'Afghanistan, attraverso l'intero Medio Oriente, l'Italia si distingue per capacità d'intervento e di prevenzione, per eccellenza addestrativa e per uno specifico approccio umanitario, teso innanzitutto a salvaguardare e proteggere le vite umane, a sostenere le popolazioni civili e, in particolare, gli individui più esposti alle conseguenze dei conflitti;
nel permanere di uno scenario internazionale ad elevata instabilità e con un livello crescente di conflitti, le linee di impegno internazionale dell'Italia, si esplicano attraverso la proiezione esterna dello strumento militare e l'azione di aiuto allo sviluppo;
in tale quadro la partecipazione italiana alla missione NATO in Afghanistan Resolute Support proseguirà anche per il 2019; il contributo italiano sarà progressivamente ridotto di 200 unità entro la fine del mese di luglio 2019, fermo restando il costante monitoraggio degli sviluppi della situazione interna nel Paese; nella prioritaria esigenza di tutela di condizioni di pace e sicurezza innanzitutto nella regione del Mediterraneo, l'azione dell'Italia è mirata alla pacificazione e alla stabilizzazione della Libia e del cosiddetto «Mediterraneo allargato»;
considerato il ruolo chiave della Tunisia per la stabilità del Mediterraneo, anche ai fini della pacificazione in Libia, e l'interesse dell'Italia al consolidamento del percorso di transizione democratica in atto in tale Paese e tenuto conto che la Deliberazione in titolo inaugura un ulteriore terreno d'impegno nell'area mediterranea, rappresentato dall'avvio di una nuova missione bilaterale italo-tunisina, a conclusione della missione NATO, per la gestione delle attività di controllo del territorio, che risponde alle intese intercorse con Tunisi nell'ambito delle attività di cooperazione bilaterale per la sicurezza;
considerato il legame esistente tra la sicurezza nel Mediterraneo e la sicurezza dei confini meridionali dell'Unione europea che porterà l'Italia a continuare la sua partecipazione alla missione UE EUNAVFOR MED operazione Sophia, rafforzando la sorveglianza aerea e proseguendo il sostegno alla Guardia costiera e alla Marina libica, alla luce delle più recenti decisioni assunte a livello europeo, ferma restando l'istanza che l'Italia ha avanzato in diverse occasioni e sedi sulla necessità di cambiare l'attuale meccanismo europeo, modificando la regola che individua il nostro Paese come unico porto di sbarco;
in area mediorientale gli sviluppi recenti della tensione tra Libano e Israele confermano il valore strategico della missione UNIFIL, per la quarta volta a guida italiana, quale elemento cruciale per il mantenimento della pace in una regione crocevia di numerose tensioni;
l'azione dell'Italia si caratterizza anche per il sostegno alle missioni promosse dalle organizzazioni internazionali e regionali (ONU, NATO, Unione europea) cui il nostro Paese partecipa, in particolare in aree geografiche di primario interesse come il Mediterraneo, la Libia, la Siria e il Sahel e le missioni nei Balcani occidentali sono di rinnovata attualità strategica soprattutto al fine di monitorare le criticità correlate ai flussi migratori che attraversano tale area, non ultima la minaccia terroristica; il ruolo centrale del nostro Paese in questa area è peraltro confermato dal comando, ininterrottamente a guida italiana dal 2013, della missione KFOR in Kosovo, volta ad assistere il processo di sviluppo delle istituzioni, al fine di conseguire la stabilità della regione;
con riferimento agli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione – per i quali è previsto per il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale uno stanziamento complessivo per l'anno 2019 pari a 296 milioni di euro, con un incremento di 10 milioni rispetto all'anno precedente – gli interventi sono mirati a sostenere l'azione della cooperazione italiana in tre grandi aree geografiche: Africa, Medio Oriente e Asia con obiettivi prioritari come la ricostruzione civile in situazioni di conflitto o post-conflitto, il miglioramento delle opportunità lavorative in loco, la sicurezza alimentare, la prevenzione e il contrasto alla violenza sessuale sulle donne e le bambine, lo sminamento umanitario;
gli articolati interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza saranno, in particolare, realizzati in Nord Africa, Medio Oriente, Afghanistan, Africa sub-sahariana, Corno d'Africa, America latina e caraibica e, coerentemente con il quadro di generale insicurezza e nella necessità di proteggere il Corpo diplomatico e il complessivo personale civile in servizio, sono previsti interventi che riguardano il rafforzamento delle misure di sicurezza attiva e passiva, anche informatica, delle sedi diplomatico-consolari, specie in quelle che operano in contesti di crisi, anche mediante l'impiego di militari dell'Arma dei Carabinieri,
autorizza la prosecuzione, per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019 delle missioni internazionali in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, di cui all'Allegato 1 della Deliberazione del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2019 (Doc. XXVI n. 2), di seguito riportate:
Europa:
Joint Enterprise nei Balcani (scheda n. 1/2019);
European Union Rule of Law Mission in Kosovo – EULEX Kosovo (schede n. 2/2019 e n. 3/2019);
United Nations Mission in Kosovo – UNMIK (scheda n. 4/2019);
EUFOR ALTHEA in Bosnia Erzegovina (scheda n. 5/2019);
Missione bilaterale di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica (scheda n. 6/2019);
United Nations Peacekeeping Force in Cyprus – UNFICYP (scheda n. 7/2019);
NATO Sea Guardian nel Mar Mediterraneo (scheda n. 8/2019);
EUNAVFOR MED operazione SOPHIA (scheda n. 9/2019);
Asia:
NATO Resolute Support Mission in Afghanistan (scheda n. 10/2019);
United Nations Interim Force in Lebanon – UNIFIL (scheda n. 11/2019);
Missione bilaterale di addestramento delle forze armate libanesi (scheda n. 12/2019);
Temporary International Presence in Hebron – TIPH2 (scheda n. 13/2019), limitatamente al periodo 1o gennaio-31 marzo 2019;
Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 14/2019);
European Union Border Assistance Mission in Rafah – EUBAM Rafah (scheda n. 15/2019);
European Union Police Mission for the Palestinian Territories – EUPOL COPPS (scheda n. 16/2019);
Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 17/2019);
NATO Mission in Iraq (scheda n. 18/2019);
United Nations Military Observer Group in India and Pakistan – UNMOGIP (scheda n. 19/2019);
personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 20/2019);
Africa:
United Nations Support Mission in Lybia – UNSMIL (scheda n. 21/2019);
Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 22/2019);
Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica (scheda n. 23/2019), impegnando il Governo, tenuto conto degli impegni dell'Italia nei confronti della Guardia costiera libica, a svolgere costanti azioni di monitoraggio, ove sussistano le condizioni, affinché sulle imbarcazioni fornite dall'Italia alla Libia, con particolare riguardo ai modelli delle guardacoste Corrubia sia installata solo la strumentazione utile al controllo e sicurezza nel contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani nonché alle attività di soccorso in mare in rispetto delle vigenti disposizioni internazionali ed europee in materia di embargo;
European Union Border Assistance Mission in Libya – EUBAM LIBYA (scheda n. 24/2019);
MINUSMA in Mali (scheda n. 25/2019);
European Union Training Mission Mali – EUTM Mali (scheda n. 26/2019);
EUCAP Sahel Mali (scheda n. 27/2019);
EUCAP Sahel Niger (scheda n. 28/2019);
Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 29/2019);
United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara – MINURSO (scheda n. 30/2019);
Multinational Force and Observers in Egitto – MFO (scheda n. 31/2019);
European Union Training Mission Repubblica Centrafricana – EUTM RCA (scheda n. 32/2019);
UE Atalanta (scheda n. 33/2019);
European Union Training Mission Somalia – EUTM Somalia (scheda n. 34/2019);
EUCAP Somalia (scheda n. 35/2019);
Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 36/2019); Personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 37/2019);
Potenziamento di dispositivi nazionali e della Nato:
«Mare Sicuro»: dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo, nel cui ambito è inserita la missione bilaterale in supporto alla Guardia costiera libica (scheda n. 38/2019);
NATO: dispositivo a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato, «NATO Support to Turkey» (scheda n. 39/2019);
NATO: dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda n. 40/2019);
NATO: dispositivo per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 41/2019);
NATO: dispositivo per la presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 42/2019);
NATO Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 43/2019);
esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate (scheda n. 44/2019);
supporto info-operativo a protezione del personale delle Forze armate (scheda n. 50/2019).
Interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione:
iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45);
interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46);
partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
contributo a sostegno delle forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48); Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49);
autorizza, altresì, per il periodo 1o marzo-31 dicembre 2019 la partecipazione dell'Italia alla seguente missione, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 2), di seguito riportata:
Missione bilaterale di cooperazione in Tunisia (scheda n. 37-bis/2019).
(6-00080) «Iovino, Formentini, Giovanni Russo, Ferrari, Cabras, Fantuz, Aresta, Furgiuele, Chiazzese, Marchetti, Corda, Paolini, Del Monaco, Pettazzi, Ermellino, Rixi, Frusone, Toccalini, Galantino, Zicchieri, Gubitosa, Iorio, Rizzo, Roberto Rossini, Traversi, Billi, Cappellani, Caffaratto, Carelli, Coin, Colletti, Comencini, Sabrina De Carlo, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Del Grosso, Grimoldi, Di Stasio, Ribolla, Ehm, Zoffili, Grande, Emiliozzi, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano».
La Camera,
esaminata la relazione delle Commissioni III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) all'Assemblea sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019, adottata il 23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 2), e sulla Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019, deliberata il 23 aprile 2019 (Doc, XXVI, n. 2), adottate ai sensi, rispettivamente, degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;
premesso che:
con l'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, l'Italia si è dotata di uno strumento normativo che ha innovato il procedimento di deliberazione delle missioni internazionali, pur restando nelle funzioni del Parlamento il fondamentale potere di «autorizzare» nuove missioni internazionali o la loro proroga (articolo 2, comma 2); la legge ha trasferito al Governo, nella fase di programmazione e istruttoria, la scelta delle missioni internazionali da avviare o da prorogare, ma la fase decisionale è rimasta nella disponibilità esclusiva delle Camere che possono negare l'autorizzazione o definire gli impegni in senso difforme da quanto programmato dal Governo (articolo 2, comma 2);
l'impegno internazionale che l'Italia profonde ricorrendo alla leva delle missioni militari e degli interventi di natura civile negli scenari di crisi costituisce la necessaria risposta a persistenti minacce di carattere transnazionale ed asimmetrico – il terrorismo, la radicalizzazione, l'insicurezza cibernetica, i traffici illeciti – e a fenomeni di instabilità potenzialmente pericolosi per la pace e la sicurezza della regione euromediterranea. Tale impegno si fonda su un approccio onnicomprensivo alle crisi, proprio dell'Unione europea e pienamente condiviso dall'Italia, che correla l'intervento di carattere militare ad iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze; l'impianto della legge n. 145 del 2016 rispecchia in profondo questa impostazione. Tale strumento normativo innovativo di riordino e di razionalizzazione ha fin qui assicurato all'interazione tra Governo e Parlamento, finalizzata alla decisione sulle missioni internazionali, un inedito grado di trasparenza e di profondità, permettendo di contemperare il doveroso carattere democratico della dinamica decisionale su una materia tanto delicata anche sul piano dell'impatto finanziario, alla necessaria celerità del relativo processo decisionale, nel superiore interesse alla tutela della pace, nonché della vita e dell'integrità degli uomini e delle donne impegnati sul terreno nei numerosi teatri operativi;
la vocazione transatlantica ed europeista della nostra politica estera, ideale nel quale crediamo fortemente, è stata più volte messa in discussione dall'azione del nuovo Governo con attacchi nei confronti e all'interno delle istituzioni europee, dal legame poco trasparente della Lega con la Russia e da episodi gravi e inumani come ad esempio la scellerata chiusura dei porti alle navi delle Ong e alle navi della nostra Marina Militare;
proprio nella convinzione del legame esistente tra la sicurezza nel Mediterraneo e la sicurezza dei confini meridionali dell'Unione europea nella regione del Mediterraneo, desta preoccupazione, la revisione della missione UE EUNAVFOR MED operazione Sophia, che proseguirà con le sole operazioni di pattugliamento aereo e di addestramento e supporto alla guardia costiera libica. Il comando della Missione, continuerà ad essere affidato all'Italia che, ritirerà, dunque, le navi attualmente in mare;
sorge il dubbio che, di pari passo al ridimensionamento dell'operazione europea Sophia – voluto dal nostro Esecutivo in sede europea, in attesa di sviluppi sui negoziati delle regole di Dublino, riguardo l'individuazione dei porti europei che possono essere considerati sicuri – vada letto il potenziamento alla missione Mare sicuro, che comporta un aggravio di spesa a livello nazionale, a scapito del depotenziamento di una missione europea e collegiale;
va ricordato che EUNAVFOR MED ha salvato dal 2015 circa 45 mila vite umane dai pericoli del mare e dei trafficanti di uomini e che l'impegno per la stabilità del Mediterraneo hanno confermato la vocazione multilaterale della politica estera e di difesa dell'Italia, il convinto sostegno al processo di integrazione europea e al legame transatlantico, l'impegno per la difesa dei diritti umani, nei segno di una cifra identitaria mediterranea che guida l'azione internazionale del nostro Paese;
desta preoccupazione, riguardo la missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica, di cui alla scheda n. 23/2019, il riadattamento all'uso militare, evocato da taluni organi di stampa, delle motovedette cedute dal nostro Paese alle autorità libiche; qualora, difatti, tali notizie fossero fondate e si riferissero in particolare alle due guardacoste Corrubia (navigli dual use), si tratterebbe di un'istanza che comporterebbe evidente violazione della legge n. 185 del 1990 e dell'embargo di armi nei riguardi della Libia;
ravvisata, dunque, la necessità di in una clausola che permetta il controllo stringenti sul l'utilizzo dei suddetti mezzi da parte della Libia; accogliamo con favore lo sforzo unanime di approvare la Risoluzione del 6 giugno scorso, da parte delle Commissioni Affari Esteri e Difesa della Camera dei deputati, a conclusione dell'esame sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019, laddove, impegna il Governo «in relazione alla missione bilaterale di assistenza alla guardia costiera libica (scheda n. 23/2019), tenuto conto degli impegni dell'Italia nei confronti della guardia costiera libica, a svolgere costanti azioni di monitoraggio, ove sussistano le condizioni, affinché sulle imbarcazioni fornite dall'Italia alla Libia, con particolare riguardo ai modelli delle guardacoste Corrubia, sia installata solo la strumentazione utile al controllo e sicurezza nel contrasto all'immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, nonché alle attività di soccorso in mare, in rispetto delle vigenti disposizioni internazionali ed europee in materia di embargo»;
inoltre, in merito alla Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia, non vi è alcun rimando nel testo al supporto dello sviluppo di istituzioni democratiche o di uno stato di diritto, argomenti, invece, qualora il conflitto interno non degeneri ulteriormente, necessari se si vuole davvero far sì che la Libia esca dalla crisi e recuperi la propria capacità di controllo del territorio. L'assistenza e il supporto alla Libia, in questa fase storica, non possono prescindere anche da attività di capacity building, utili a incrementare la sicurezza e la stabilità internazionali. L'Italia ha assunto un ruolo di primo piano nella gestione della crisi, sviluppando con Tripoli una partnership multisettoriale, proprio perché un altro settore chiave dell'impegno italiano in Libia è quello relativo alla «cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario»;
proprio in materia di aiuto allo sviluppo, si segnala, la contrarietà alle riduzioni di spesa, rispetto all'anno precedente, di alcune delle azioni in materia di cooperazione allo sviluppo; l'utilizzo improprio dello strumento delle iniziative di cooperazione e stabilizzazione previsto dalla deliberazione sulle missioni per finanziare interventi di cooperazione fuori dalle disposizioni previste dalla legge n. 125 del 2014 in paesi stranieri finora non coinvolti di missioni internazionali a cui partecipa l'Italia; e, ancora una volta il rammarico, per il non rifinanziamento del cosiddetto Fondo Africa – con l'obiettivo di promuovere il controllo del territorio ed il contrasto dei traffici illeciti, a partire da quello di esseri umani –. L'attuale Governo non ha provveduto neanche sinora ad incrementare le risorse per l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo, nonostante nei 5 anni della scorsa legislatura, almeno una delle componenti della attuale compagine governativa, abbia sempre sostenuto la necessità dell'impegno per l'Italia a favore della pace anche e soprattutto attraverso la cooperazione allo sviluppo;
considerando che,
la partecipazione italiana alla missione NATO in Afghanistan Resolute Support proseguirà anche per il 2019, ma il contributo italiano sarà progressivamente ridotto di 200 unità entro la fine del mese di luglio 2019; si ritiene opportuno precisare se la riduzione del contingente italiano che partecipa alla missione Resolute Support in Afghanistan sia stata concordata o meno in ambito NATO;
inoltre, va ricordato che in Afghanistan, gli sforzi congiunti del governo italiano e della Comunità internazionale da un lato e del governo afghano e delle organizzazioni locali della società civile dall'altro hanno portato, in particolare nella provincia di Herat, a progressi sostanziali per le donne e le ragazze afghane con percentuali decisamente più alte rispetto alle altre province del paese, in termini di istruzione, partecipazione politica e ruolo nell'economia; e, negli ultimi anni, l’empowerment delle donne sia ritornato ad essere una questione cruciale per l'Afghanistan, dopo anni di oblio legati ad emergenze politiche, economiche e di sicurezza, e il raggiungimento della parità dei diritti delle donne è stato riconosciuto quale elemento cruciale per la stabilizzazione e lo sviluppo del Paese;
si auspica che il ridimensionamento del contingente italiano non faccia sì che vadano perduti questi importanti risultati, tra gli altri, che l'impegno profuso dall'Italia ha contribuito a realizzare;
in materia di difesa europea, l'autorizzazione e proroga delle missioni internazionali 2018/2019, prevede la partecipazione del nostro Paese a 6 missioni militari e 10 civili dell'Unione europea;
considerando che,
l'articolo 41 del Trattato sull'Unione europea prevede che le spese in ambito PESC, sia amministrative che operative, siano a carico del Bilancio dell'Unione europea ad eccezione di quelle derivanti da operazioni nel settore militare o della difesa – a meno che il Consiglio non decida altrimenti all'unanimità – che sono invece a carico degli Stati membri, secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo;
in base a questi criteri le spese operative per le missioni civili rientrano, di diritto, tra quelle a carico del bilancio dell'Unione europea;
per le missioni dell'Unione europea nel settore militare o della difesa si applica invece la regola per cui i costi sono sostenuti direttamente dagli Stati membri. Per alcuni dei costi relativi ad operazioni militari è stato predisposto fin dal 2004 un meccanismo denominato «meccanismo Athena», concepito per amministrare, sulla base di contributi degli Stati membri in proporzione dei rispettivi PIL nazionali; il finanziamento di una serie di spese definite come comuni;
di fatto solo una parte molto limitata, delle spese relative alle operazioni militari, stimata tra il 10 ed il 20 per cento a seconda della natura dell'operazione, viene condivisa da parte dell'Unione europea. Al meccanismo Athena partecipano tutti gli Stati membri ad eccezione della Danimarca, che ha un opt-out sulla PSDC. L'Italia contribuisce al meccanismo Athena, secondo un criterio di ripartizione basato sui prodotto nazionale lordo, per il 12,10 per cento;
attualmente, sono in corso presso il Consiglio dell'Unione europea i lavori per la revisione del meccanismo Athena volta ad ampliare la lista delle spese comuni, per comprendervi, in particolare, il dispiegamento dei Battlegroups dell'Unione europea e sono state depositate proposte per istituire – al di fuori del bilancio dell'Unione europea – un fondo (European Peace Facility) in grado di dotare l'Unione europea di mezzi e strumenti adeguati nell'ambito della difesa e della sicurezza. Lo strumento europeo per la pace – finanziato attraverso i contributi degli Stati membri dell'Unione europea, sulla base di un criterio di ripartizione fondato sul reddito nazionale lordo – estenderebbe la portata dei costi comuni per le missioni e operazioni a carattere militare ispirate alla politica di sicurezza e di difesa comune, sostituendo l'attuale meccanismo Athena per i costi comuni delle missioni PSDC. Lo Strumento europeo per la pace dovrebbe disporre di risorse per 10,5 miliardi di euro per il periodo relativo al prossimo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027. La proposta è attualmente all'esame del Consiglio dell'Unione europea;
si ravvisa la necessità di assumere nelle sedi competenti, ogni iniziativa utile ad ottenere la revisione dei meccanismi del Fondo Athena al fine di prevedere a carico di fondi europei i costi diretti e indiretti delle missioni militari contestualmente e contemporaneamente alla decisione relativa alla missione da intraprendere;
premesso che,
la Deliberazione del Consiglio dei ministri è stata trasmessa al Parlamento con un notevole ritardo rispetto ai tempi previsti nella legge quadro sulle missioni internazionali, privando i nostri militari impegnati nei teatri operativi dell'indispensabile copertura politica e finanziaria. E facendo anche venire meno il ruolo del Parlamento che deve autorizzare l'avvio di nuove missioni o la prosecuzione di quelle in corso e non, semplicemente, ratificare decisioni che hanno quasi esaurito i propri effetti. In questa deliberazione, il Parlamento si trova nella situazione grottesca di autorizzare la proroga fino al 31 marzo 2019 della missione a Hebron (scheda 13) a più di due mesi dalla cessazione della stessa missione;
in area mediorientale gli sviluppi recenti della tensione tra Libano e Israele confermano il valore strategico della missione UNIFIL, per la quarta volta a guida italiana, ma destano enormi preoccupazioni le dichiarazioni rese dal vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini su Hezbollah, destinate ad avere ripercussioni politiche significative per i nostri militari impegnati nella missione UNIFIL, e più in generale, le frequenti esternazioni di componenti dell'Esecutivo si sulle questioni di politica estera di difesa e sicurezza stanno creando non pochi disagi ai nostri militari impegnati nelle missioni e tensioni nella dimensione multilaterale in cui l'Italia è inserita;
anche alla luce delle numerose dichiarazioni dei membri dell'esecutivo in materia di politica estera e di difesa, erano attese significative novità sulle operazioni di missioni internazionali per il 2019. Suscita, dunque, stupore vedere riproposta la continuazione del dialogo politico nelle organizzazioni internazionali alle quali il nostro Paese aderisce e delle missioni internazionali così come approntate dal precedente Governo e aspramente criticate dal Movimento 5 stelle che votò contro tale provvedimento e la Lega che si astenne; nel merito infatti di alcune di queste missioni in particolare, il giudizio del Movimento 5 stelle fu critico non solo negli interventi dei suoi esponenti in Aula e in Commissione, ma anche nella risoluzione alternativa che gli stessi depositarono,
autorizza, per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019, la prosecuzione delle missioni internazionali in corso e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, di cui al punto 5 della Relazione analitica Doc, XXVI n. 2, di seguito riportate:
Europa:
Joint Enterprise nei Balcani (scheda n. 1/2019);
European Union Ride of Law Mission in Kosovo – EULEX Kosovo (schede n. 2/2019 e n. 3/2019);
United Nations Mission in Kosovo – UNMIK (scheda n. 4/2019);
EUFOR ALTHEA in Bosnia Erzegovina (scheda n. 5/2019);
Missione bilaterale di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica (scheda n. 6/2019);
United Nations Peacekeeping Force in Cyprus – UNFICYP (scheda n. 7/2019);
NATO Sea Guardian nel Mar Mediterraneo (scheda n. 8/2019);
EUNAVFOR MED operazione SOPHIA (scheda n. 9/2018);
Asia:
NATO Resolute Support Mission in Afghanistan (scheda n. 10/2019);
United Nations Interim Force in Lebanon – UNIFIL (scheda n. 11/2019);
Missione bilaterale di addestramento delle forze armate libanesi (scheda n. 12/2019);
Temporary International Presence in Hebron – TIPH2 (scheda n. 13/2019), limitatamente al periodo 1o gennaio-31 marzo 2019;
Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 14/2019);
European Union Border Assistance Mission in Rafah – EUBAM Rafah (scheda n. 15/2019);
European Union Police Mission for the Palestinian Territories – EUPOL COPPS (scheda n. 16/2019);
Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 17/2019);
NATO Mission in Iraq (scheda n. 18/2019);
United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (scheda n. 19/2019);
personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 20/2019);
Africa:
United Nations Support Mission in Lybia – UNSMIL (scheda n. 21/2019);
Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 22/2019);
Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica (scheda n. 23/2019);
European Union Border Assistance Mission in Libya – EUBAM LIBYA (scheda n. 24/2019);
MINUSMA in Mali (scheda n. 25/2019);
European Union Training Mission Mali – EUTM Mali (scheda n. 26/2019);
EUCAP Sahel Mali (scheda n. 27/2019);
EUCAP Sahel Niger (scheda n. 28/2019);
Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 29/2019);
United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara — MINURSO (scheda n. 30/2019);
Multinational Force and Observers in Egitto – MFO (scheda n. 31/2019);
European Union Training Mission Repubblica Centrafricana – EUTM RCA (scheda n. 32/2019);
UE Atalanta (scheda n. 33/2019);
European Union Training Mission Somalia – EUTM Somalia (scheda n. 34/2019);
EUCAP Somalia (scheda n. 35/2019);
Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 36/2019);
Personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 37/2019);
Potenziamento di dispositivi nazionali e della NATO:
«Mare Sicuro»: dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo, nel cui ambito è inserita la missione bilaterale in supporto alla Guardia costiera libica (scheda n. 38/2019);
NATO: dispositivo a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato, «NATO Support to Turkey» (scheda n. 39/2019);
NATO: dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sudorientale dell'Alleanza (scheda n. 40/2019);
NATO: dispositivo per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 41/2019);
NATO: dispositivo per la presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 42/2019);
NATO Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 43/2019).
Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate (scheda n. 44/2019);
Supporto info-operativo a protezione del personale delle Forze armate (scheda n. 50/2019).
Interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione;
Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45);
Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46);
Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
Contributo a sostegno delle forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48);
Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49);
autorizza, altresì, per il periodo 1o marzo-31 dicembre 2019 la partecipazione dell'Italia alla seguente missione, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 1), di seguito riportata:
Missione bilaterale di cooperazione in Tunisia (scheda n. 37-bis/2019).
(6-00081) «Quartapelle Procopio, Pagani, De Maria, Scalfarotto, Fassino, Minniti, La Marca, De Menech, Losacco, Enrico Borghi, Rosato, Lotti, Carè, Frailis».
La Camera,
discussa la relazione delle Commissioni III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) all'assemblea sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019, adottata il 23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 2), e la Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019, deliberata il 23 aprile 2019 (Doc. XXVI, n. 2), adottate ai sensi, rispettivamente, degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;
richiamati gli approfondimenti istruttori svolti e le comunicazioni del Governo sull'andamento delle missioni internazionali autorizzate per il 2018 e sulla loro proroga per l'anno in corso, nonché sulle missioni da avviare nel 2019, svolte il 31 maggio 2019 nell'ambito dell'esame dei sopra citati provvedimenti davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
premesso che:
la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali deve collocarsi pienamente entro il dettato costituzionale, in particolare dell'articolo 11 (L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo), favorisce la centralità e il prestigio dell'Italia come attore di politica estera impegnato nel promuovere dialogo, pace e sicurezza a livello globale, soprattutto laddove terrorismo, traffico di esseri umani, proliferazione di armi di distruzione di massa, instabilità regionali e sostegno allo sviluppo nelle aree di crisi umanitaria, impongano di coniugare l'esigenza di sicurezza con il rafforzamento delle istituzioni locali e la promozione dello sviluppo;
l'iniziativa italiana si dispiega nell'ambito delle organizzazioni internazionali e si fonda sul ruolo primario del dialogo politico-diplomatico, dell'aiuto allo sviluppo a sostegno delle popolazioni locali e, quando necessario, dell'intervento militare. I nostri militari, dispiegati nelle aree di crisi si distinguono per le capacità d'intervento e di prevenzione, per l'eccellenza addestrativa e per uno specifico approccio umanitario, teso innanzitutto a salvaguardare e proteggere le vite umane, a sostenere le popolazioni civili e, in particolare, gli individui più esposti alle conseguenze dei conflitti;
nel permanere di uno scenario internazionale ad elevata instabilità e con un livello crescente di conflitti, frutto anche dell'approccio di diversi governi che non riconoscono pienamente il ruolo delle organizzazioni internazionali e perseguono una politica contraria alla risoluzione diplomatica e multipolare delle crisi, le linee di impegno internazionale dell'Italia si esplicano attraverso l'azione di aiuto allo sviluppo e gli interventi di carattere militare che siano coerenti con essa;
finanziariamente si riscontra un ulteriore e negativo taglio degli interventi per lo sviluppo rispetto a quelli in ambito militare;
nel complesso l'intervento del Governo si concentra nell'area Africana, in Libia e in Niger, nell'azione di controllo delle frontiere. Le attività in Libia si focalizzano nel «rafforzamento delle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale» nell'obbiettivo di potenziare la Guardia Costiera Libica affinché proceda ad operazione di intercettazione che riportino i migranti in quello che è stato definito un «inferno» da molti osservatori istituzionali e internazionali. Finanziare e supportare il sistema d'intercettazione e di controllo della Guardia Costiera Libica rende il nostro Governo compartecipe e corresponsabile delle sistematiche violazioni dei diritti, delle violenze e delle torture subite dai migranti nei centri di detenzione in cui vengono portati una volta a terra. Risulta altrettanto pericolosa la formazione di personale della Guardia Costiera Libica che, come emerso nel rapporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, vede un alto rischio di infiltrazione e di legami con milizie che gestiscono spesso anche il traffico di esseri umani. Ancora più grave che l'Italia contribuisca a rafforzare il contrasto alla cosiddetta immigrazione illegale di migranti in transito che provengono da Paesi retti da regimi autocratici o dittatoriali e che sono intrappolate per mesi e a volte anni in un Paese, la Libia, che non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati e dove non sono garantiti i diritti umani. Il Governo Italiano è passato dal finanziare, con il suo budget destinato alle forze militari, operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, come Mare Nostrum, ad attività di contrasto e di indiretto respingimento verso la Libia;
la Missione in Niger risulta militarmente e politicamente pericolosa. Il contributo militare dell'Italia si inserisce in modo subordinato in un più ampio intervento che vede il coordinamento della Francia a sostegno delle forze del G5 Sahel con finalità che vedono mischiarsi pericolosamente gli obbiettivi di lotta al terrorismo, di traffico di essere umani e di stabilizzazione della regione;
in Afghanistan le Forze armate italiane sono oramai presenti nel Paese da più di 17 anni e rappresentano il secondo contingente dopo gli Stati Uniti d'America. Qui la missione Resolute support che avrebbe dovuto avere l'obiettivo di svolgere attività di consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afghane e delle istituzioni governative è tornata ad essere, dopo quattro anni dalla fine della missione combat ISAF-NATO, in prima linea al fronte. L'avanzata dei talebani ha di fatto costretto le truppe straniere a tornare ad assistere le truppe afghane che combattono al fronte insieme alle truppe statunitensi;
l'Afghanistan è classificato al penultimo posto nel Global Peace Index 2017: in condizioni peggiori a livello mondiale c’è soltanto la Siria, avendo «scavalcato» rispetto all'anno precedente Sud Sudan e Iraq; l'Institute for Economics and Peace rileva, inoltre, che il Paese è secondo solo all'Iraq (su 163 Paesi monitorati), sempre su scala globale, per attività terroristiche all'interno del paese (Global Terrorism Index 2017);
dopo la disfatta in Siria e Iraq, molti analisti ritengono che i militanti dell'Isis si siano spostati in altri Paesi, Afghanistan in testa;
al di là della situazione drammatica in cui continua ad essere l'Afghanistan (come documentato in un rapporto dell'EASO nel 2015, dopo più di un decennio di guerra si sono registrate la cifra record di 11 mila civili vittime di violenza), sembra cambiata radicalmente anche la strategia statunitense, il progressivo disimpegno in favore del supporto alla ricostruzione della nazione è stato infatti sostituito con un nuovo interventismo militare nello stato, in disprezzo anche del fragile Governo Afghano, che seppur non troppo inviso alla maggioranza degli afghani, continua ad essere facile preda per la propaganda dei nazionalisti e dei talebani, poiché privo di legittimità e dipendente dai militari e da soldi stranieri. I colloqui avviati tra gli Stati Uniti e i Talebani, che stanno escludendo il governo afghano e gli altri soggetti internazionali, non stanno portando a nessun risultato ma complicano il processo di pace, in questo quadro l'Italia dovrebbe farsi promotrice di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutti i soggetti interni ed esterni per cercare un percorso condiviso di pace;
le decisioni della NATO, prese al vertice tenuto a Varsavia nell'estate del 2016, hanno comportato l'adozione di una serie di misure politiche e militari preventive nei confronti della Russia, le più importanti dalla fine della Guerra Fredda. Come previsto dalla Deliberazione l'Italia ha poi dislocato mezzi e uomini in diversi dispositivi di protezione e sorveglianza dell'Alleanza;
con la presenza della NATO in Lettonia, Estonia, Lituania e Polonia con mezzi e uomini pronti a rispondere a minacce esterne lungo il confine orientale dell'Alleanza, addirittura si è superato l'accordo stipulato con la Russia nel 1997, in cui si stabiliva che l'alleanza atlantica non può mantenere le proprie truppe da combattimento in modo permanente nei Paesi a est della Germania, a meno che le condizioni di sicurezza degli Stati alleati non siano in pericolo;
evidentemente, i rappresentanti dei Paesi dell'Alleanza atlantica considerano cambiate queste condizioni, e nei fatti programmano delle azioni militari lungo quello che viene chiamato «fronte orientale» e a cui il nostro Paese risponde con una rinnovata presenza in Lettonia;
la presenza nel territorio della Turchia che, da paese membro della Nato, ha favorito negli scorsi anni il passaggio di migliaia di foreign fighter europei, mentre al tempo stesso conduceva una «guerra sporca» contro le organizzazioni curde in Siria e in Iraq, che hanno contribuito in maniera determinante alla liberazione di Raqqa e di Mosul dalla presenza di Daesh, continuando ad attaccare i cantoni liberati nella Federazione della Siria del Nord dove si è dato vita ad un'esperienza di convivenza pacifica e democratica tra curdi, arabi, assiri, caldei, aramaici, turcomanni, armeni e ceceni e altre minoranze, un'esperienza che dovrebbe essere tutelata dalla comunità internazionale come patrimonio per la ricostruzione dell'intero Paese;
con riferimento alle proroghe relative agli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, va sottolineato che occorrono maggiori risorse e va modificata la qualità della spesa. Le risorse per la cooperazione devono essere utilizzate unicamente per colpire le cause profonde delle migrazioni (lotta ai governi corrotti, alle carestie, allo sfruttamento delle risorse da parte dei Paesi occidentali che poco o nulla lasciano alle popolazioni dei territori);
alla luce delle considerazioni che precedono si ritiene che sia necessario un cambiamento profondo, che porti a una discontinuità nella partecipazione alle missioni internazionali, ribadendo il ruolo dell'Italia come attore internazionale nella cooperazione, lo sviluppo e la stabilizzazione della democrazia e della sicurezza, e, pertanto,
autorizza le seguenti missioni:
Europa:
Joint Enterprise nei Balcani (scheda n. 1/2019);
European Union Rule of Law Mission in Kosovo – EULEX Kosovo (schede n. 2/2019 e n. 3/2019);
United Nations Mission in Kosovo – UNMIK (scheda n. 4/2019);
EUFOR ALTHEA in Bosnia Erzegovina (scheda n. 5/2019);
Missione bilaterale di cooperazione delle Forze di polizia italiane in Albania e nei Paesi dell'area balcanica (scheda n. 6/2019);
United Nations Peacekeeping Force in Cyprus – UNFICYP (scheda n. 7/2019);
Asia:
United Nations Interim Force in Lebanon — UNIFIL (scheda n. 11/2019);
Missione bilaterale di addestramento delle forze armate libanesi (scheda n. 12/2019); Temporary International Presence in Hebron — TIPH2 (scheda n. 13/2019), limitatamente al periodo 1o gennaio-31 marzo 2019;
Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 14/2019);
European Union Border Assistance Mission in Rafah – EUBAM Rafah (scheda n. 15/2019);
European Union Police Mission for the Palestinian Territories – EUPOL COPPS (scheda n. 16/2919);
Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 17/2019);
NATO Mission in Iraq (scheda n. 18/2019);
United Nations Military Observer Group in India and Pakistan – UNMOGIP (scheda n. 19/2019);
personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 20/2019);
Africa:
United Nations Support Mission in Lybia — UNSMIL (scheda n. 21/2019);
MINUSMA in Mali (scheda n. 25/2019);
European Union Training Mission Mali – EUTM Mali (scheda n. 26/2019);
United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara – MINURSO (scheda n. 30/2019);
Multinational Force and Observers in Egitto – MFO (scheda n. 31/2019);
European Union Training Mission Repubblica Centrafricana – EUTM RCA (scheda n. 32/2019);
UE Atalanta (scheda n. 33/2019);
European Union Training Mission Somalia — EUTM Somalia (scheda n. 34/2019);
EUCAP Somalia (scheda n. 35/2019);
Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 36/2019);
Personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 37/2019);
Potenziamento di dispositivi nazionali e della Nato:
NATO Air Policing per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 43/2019);
Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate (scheda n. 44/2019);
Supporto info-operativo a protezione del personale delle Forze armate (scheda n. 50/2019).
Interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione:
Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45);
Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46);
Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
Contributo a sostegno delle forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48);
Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49);
non autorizza le seguenti missioni:
Europa:
NATO Sea Guardian nel Mar Mediterraneo (scheda n. 8/2019);
EUNAVFOR MED operazione SOPHIA (scheda il 9/2018);
Asia:
NATO Resolute Support Mission in Afghanistan (scheda n. 10/2019);
Africa:
Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 22/2019);
Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica (scheda n. 23/2019);
European Union Border Assistance Mission in Libya – EUBAM LIBYA (scheda n. 24/2019);
EUCAP Sahel Mali (scheda n. 27/2019);
EUCAP Sahel Niger (scheda n. 28/2019);
Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 29/2019);
Potenziamento di dispositivi nazionali e della Nato:
«Mare Sicuro»: dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo, nei cui ambito è inserita la missione bilaterale in supporto alla Guardia costiera libica (scheda n. 38/2019);
NATO: dispositivo a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato, «NATO Support to Turkey» (scheda n. 39/2019);
NATO: dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda n. 40/2019);
NATO: dispositivo per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 41/2019);
NATO: dispositivo per la presenza in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 42/2019);
autorizza, per il periodo 1o marzo-31 dicembre 2019, la partecipazione dell'Italia alla seguente missione, di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 1):
Missione bilaterale di cooperazione in Tunisia (scheda n. 37-bis/2019).
(6-00082) «Fornaro».
La Camera,
discussa la relazione delle Commissioni III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) all'assemblea sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019, adottata il 23 aprile 2019 (Doc. XXV, n. 2), e la Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1o ottobre-31 dicembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1o gennaio-31 dicembre 2019, deliberata il 23 aprile 2019 (Doc. XXVI, n. 2), adottate ai sensi, rispettivamente, degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;
richiamati gli approfondimenti istruttori svolti e le comunicazioni del Governo sull'andamento delle missioni internazionali autorizzate per il 2018 e sulla loro proroga per l'anno in corso, nonché sulle missioni da avviare nel 2019, svolte il 31 maggio 2019 nell'ambito dell'esame dei sopra citati provvedimenti davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
premesso che:
in Libia dal 2011 si protrae una condizione di instabilità generata dal conflitto contro Gheddafi e dalla incapacità della comunità internazionale ed in particolare dei Paesi europei di gestire una transizione del paese verso una condizione di pace e stabilità;
in questi anni la Libia è stata un «non Stato» caratterizzato da una forte conflittualità tra le diverse milizie che continuano ad avere ancora oggi un ruolo determinante nel contesto generale;
attualmente la situazione è definitivamente degenerata in un vero e proprio conflitto tra diverse fazioni che rende la Libia a tutti gli effetti un Paese in guerra civile;
le milizie rispondono più che ad un governo o ad un altro a dinamiche tribali e di gestione di potere legati al controllo di porzioni di territorio e di infrastrutture strategiche;
i recenti scontri tra l'esercito del Presidente Fayez al-Serraj e le milizie del maresciallo Khalifa Haftar hanno peggiorato la situazione di insicurezza del Paese, politicamente frammentato e dilaniato da anni di conflitto civile azzerando ogni possibilità di considerare Libia uno Stato unitario a prescindere dal governo che la comunità internazionale decide di riconoscere;
le milizie che si stanno affrontando, non riescono a imporsi le une sulle altre ed i combattimenti a Tripoli hanno già provocato centinaia di morti e migliaia di sfollati, tanto che analisti ed esperti parlano apertamente di «nuova guerra civile» e non sembra prospettarsi all'orizzonte una soluzione a breve termine che possa far cessare le violenze;
secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nei primi mesi della battaglia per il controllo di Tripoli sono state uccise più di 500 persone e 75 mila sono state costrette a lasciare le proprie case. I feriti sono circa 2.500;
negli ultimi giorni in Libia sono stati bombardati un ospedale e un aeroporto;
oggi, in Libia, gli sfollati interni che non possono tornare alle proprie case sono circa 193.600, circa 57.600 sono i rifugiati e richiedenti asilo attualmente registrati presso l'Unhcr in Libia;
a Tripoli sono quasi 94.000 gli sfollati a causa del conflitto in corso dallo scorso 4 aprile mentre l'Organizzazione mondiale della Sanità ha precisato che i combattimenti hanno causato finora 653 morti, tra cui 41 civili e 3.547 feriti, tra cui 126 civili. L'Unhcr stima che oltre il 48 per cento degli sfollati sia composto da bambini con meno di 18 anni;
l'attuale condizione libica ha contribuito ad aggravare la situazione migratoria in particolare per quanto riguarda le condizioni di permanenza dei migranti e dei rifugiati nei centri di detenzione sommando alla ferocia del trattamento dei migranti ampiamente documentata i rischi oggettivi di uno stato di guerra;
il 5 giugno 2019 Sam Turner, capo missione di MSF in Libia ha dichiarato: «A differenza della popolazione libica, che può lasciare le case circondate dai combattimenti e trasferirsi nei rifugi collettivi, i migranti rinchiusi nei centri di detenzione non hanno vie di fuga, e nel frattempo le condizioni già precarie in cui vivono peggiorano a causa del conflitto»;
a questa situazione va ad aggiungersi un peggioramento delle condizioni di sicurezza nel Mediterraneo;
i dati dell'UNHCR infatti mostrano una situazione attuale nel molto diversa rispetto agli anni scorsi, soprattutto rispetto al 2015. Nel solo mese di ottobre di quell'anno sbarcarono sulle coste europee del Mediterraneo più di 220 mila migranti, una cifra di fatto pari agli sbarchi annuali del 2014 e superiore al dato su dodici mesi sia del 2017 sia del 2018. Ma è bene ricordare che quei 220 mila arrivarono praticamente tutti in Grecia, che contò 211 mila sbarchi, mentre in Italia ne arrivarono meno di 9 mila;
la maggioranza dei migranti si sposta via mare, ma non mancano le persone che superano i confini dell'Europa mediterranea via terra. Anzi, negli ultimi mesi sono aumentati i passaggi dei confini terrestri di Spagna e Grecia;
Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro sono i Paesi europei del Mediterraneo primariamente interessati dagli sbarchi e, nel caso di Grecia e Spagna, dai passaggi dei confini terrestri. I dati aggiornati al 29 maggio 2019 parlano di 26.537 migranti totali transitati via mare (20 mila) e via terra (6.500) nel bacino del Mediterraneo dal 1o gennaio 2019. La Grecia è il paese nel quale ne sono arrivati di più (13 mila, di cui 9.200 via mare), seguita dalla Spagna (10 mila, 8.200 via mare) e dall'Italia (1.500 circa);
il portavoce dell'UNHCR per l'Africa e il Mediterraneo Charlie Yaxley ha però denunciato nei giorni scorsi che nel 2019, una persona ogni tre ha perso la vita nel tentativo di arrivare in Europa lungo la rotta della Libia;
l'ultimo rapporto dell'UNHCR mostra che, mentre il numero di persone che arrivano in Europa dal Mediterraneo è diminuito, il tasso di mortalità è aumentato bruscamente, in particolare per coloro che tentano la traversata dalla Libia;
dalle testimonianze raccolte dalle persone che sono transitate attraverso la Libia emerge un quadro drammatico delle condizioni di vita in quel Paese per i migranti e i rifugiati. In particolare destano preoccupazione le condizioni di vita nei centri di detenzione governativi e non, in cui i migranti vengono sottoposti a violenze, torture ed abusi inenarrabili. L'UNHCR ha riferito che in alcune strutture i detenuti hanno un accesso limitato al cibo, ed è stata denunciata anche un'epidemia di tubercolosi. Nel corso dell'anno si sono inoltre registrati diversi decessi nei centri di detenzione ufficiali;
inoltre, i rifugiati e i migranti intervistati da UNHCR hanno riferito di abusi subiti dai trafficanti durante il passaggio dalla Libia, passaggio che spesso si è tramutato in detenzione a scopo di estorsione attraverso violenze, sfruttamento, torture e lavori forzati, durati anche diversi mesi. Eritrea, Sudan e Nigeria sono i paesi di provenienza più frequenti per chi passa attraverso la Libia per approdare sulle coste europee;
nei primi mesi del 2018, le autorità libiche hanno intercettato più di 13.600 persone in mare. Anche a causa dell'aumento dell'attività della guardia costiera i centri di detenzione sono sempre più sovraffollati, con un peggioramento diretto nelle condizioni dei rifugiati e dei migranti;
dall'inizio del 2019, secondo i dati dell'agenzia Onu per i rifugiati sarebbero 2.887 i migranti intercettati in mare e riportati in Libia mentre 2.144 sarebbero le persone arrivate in Italia da inizio anno secondo i dati del Viminale;
secondo i dati dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati i migranti in detenzione in Libia sarebbero ben 5.500, di cui oltre 3.860 in centri situati nei pressi del conflitto in corso a Tripoli da inizio aprile;
chi riesce a fuggire non ha altra alternativa che tentare la fuga attraverso il mare verso le coste europee affidandosi alle stesse reti di trafficanti che spesso gestiscono i centri e che li liberano in cambio del pagamento di ingenti somme di denaro;
secondo l'ultimo rapporto «Viaggi Disperati», pubblicato oggi dall'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in media sei persone hanno perso la vita nel Mediterraneo ogni giorno;
si stima che 2.275 persone sarebbero morte o disperse durante la traversata del Mediterraneo nel 2018, nonostante un calo considerevole del numero di quanti hanno raggiunto le coste europee. In totale, sono arrivati 139.300 rifugiati e migranti in Europa, il numero più basso degli ultimi cinque anni;
in particolare lungo la rotta dalla Libia all'Europa, la più pericolosa al mondo, una persona ogni 14 arrivate in Europa ha perso la vita in mare, un'impennata vertiginosa rispetto ai livelli del 2017. Secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ciò è dovuto alla «significativa riduzione della complessiva capacità di ricerca e soccorso». Altre migliaia di persone sono state ricondotte in Libia, dove hanno dovuto affrontare condizioni terribili nei centri di detenzione;
la Libia ha dichiarato una propria zona di competenza SAR senza che sussistano i requisiti fondamentali previsti dalle convenzioni internazionali a partire dall'esistenza di un POS dove sbarcare le persone soccorse in mare;
in seguito a questi avvenimenti i Governi europei e in particolare quello italiano hanno di fatto ritirato tutti gli assetti governativi di salvataggio in mare rifiutandosi in più occasioni di intervenire in casi di distress in contrasto con le convenzioni internazionali SOLAS e SAR;
contestualmente è iniziata da parte dei governi europei e in particolare da parte di quello italiano una politica di cosiddetta «chiusura dei porti» volta ad impedire alle navi delle ONG, che avevano fin qui operato sotto il coordinamento e in supporto agli addetti governativi, di operare nel Mediterraneo Centrale, contribuendo in questo modo a svuotare di assetti navali un tratto di mare dove ogni anno muoiono migliaia di persone per assenza di soccorsi;
l'Onu, la Commissione Europea, il consiglio d'Europa hanno più volte dichiarato che la Libia non può in nessun caso essere considerato un porto sicuro;
in una delle 35 raccomandazioni che il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic ha fatto agli Stati membri dell'organizzazione e in particolare a quelli che sono anche membri della UE affinché rispettino il giusto equilibrio tra il diritto di controllare i confini e il dovere di proteggere le vite e i diritti delle persone soccorse nel Mediterraneo, è stata quella di chiedere agli Stati membri dell'unione europea di sospendere ogni collaborazione con la Libia finché non sarà provato che non siano violati i diritti umani delle persone sbarcate sulle sue coste;
il 5 aprile 2019 il direttore generale dello OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), Antonio Vitorino ha dichiarato: «I migranti, compresi uomini, donne e bambini che sono detenuti in condizioni spesso subumane in un rapido deterioramento della situazione di sicurezza sono particolarmente vulnerabili», ha continuato, osservando che «la Libia non è un posto sicuro per rimpatriare i migranti che hanno tentato e fallito per raggiungere l'Europa»;
la portavoce della Commissione Europea per la migrazione Natasha Bertaud, il 17 luglio 2018 ha affermato: «Nessuna operazione europea e nessuna nave europea effettua sbarchi in Libia, perché non lo consideriamo un Paese sicuro»;
lo stesso Ministro degli esteri Moavero ha pubblicamente dichiarato che in senso stretto e giuridico la Libia non può essere considerata porto sicuro poiché tale nozione è legata a convenzioni internazionali, che attualmente non sono state tutte sottoscritte dalla Libia;
pertanto qualsiasi azione volta a riportare le persone salvate in mare in Libia si configura come respingimento verso un luogo non sicuro in violazione delle convenzioni e del diritto internazionale. Va ricordato infatti che l'articolo 19 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (Protezione in caso di allontanamento, di espulsione e di estradizione), prevede che «Le espulsioni collettive sono vietate» e «Nessuno può essere allontanato, espulso o estradato verso uno Stato in cui esiste un rischio serio di essere sottoposto alla pena di morte, alla tortura o ad altre pene o trattamenti inumani o degradanti»;
lo stesso principio di non respingimento è sancito dall'articolo 33 della Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951, integrato dall'articolo 3 della Convenzione ONU contro la tortura, quindi richiamato dai Regolamenti europei n. 656/2014 e 1624/2016, che impedisce di respingere una persona verso uno Stato dove la sua vita sarebbe in pericolo o dove essa rischi di essere sottoposta a tortura o altro trattamento inumano o degradante. Questo divieto è stato interpretato dalla Corte europea dei diritti umani come applicabile anche ai casi di respingimento in alto mare. È quindi evidente come respingere una nave con persone soccorse verso un territorio dove queste persone potrebbero subire una violazione di diritti fondamentali costituisce un atto illecito;
il Regolamento di Frontex n. 656/2014 definisce il place of safety come il «(...) luogo in cui si ritiene che le operazioni di soccorso debbano concludersi e in cui la sicurezza per la vita dei sopravvissuti non è minacciata, dove possono essere soddisfatte le necessità umane di base e possono essere definite le modalità di trasporto dei sopravvissuti verso la destinazione successiva o finale tenendo conto della protezione dei loro diritti fondamentali nel rispetto del principio di non respingimento (...)»;
quando le autorità italiane sollecitano la responsabilità SAR «libica», con riferimento alle persone che, trovandosi a bordo di gommoni in acque internazionali, sono state segnalate per prima alle autorità italiane, e dunque ricadono già sotto la giurisdizione italiana, indipendentemente dallo stato di bandiera dei mezzi civili o militari che vengono soccorsi nel soccorso, realizzano tutti gli estremi di una consegna (rendition) di quelle stesse persone alle autorità di un Paese che non garantisce un luogo di sbarco sicuro, che non aderisce alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati, nel quale sono note le collusioni tra autorità statali e trafficanti, e che, non da ultimo si trova in una fase di conflitto armato e di gravi violazione dei diritti umani anche ai danni della popolazione libica;
la collaborazione con il centro di coordinamento libico (JRCC) contraddice quindi le norme internazionali in materia di diritti umani e diritto dei rifugiati, innanzitutto perché i migranti corrono il pericolo di essere sottoposti a tortura e trattamenti inumani e degradanti in Libia e in secondo luogo, perché le stesse autorità libiche potrebbero respingere i migranti stessi verso i loro Stati di origine, dove potrebbero nuovamente essere sottoposti a tortura, trattamenti inumani e degradanti e persecuzioni, in violazione alle norme sulla tutela dei diritti umani e dei diritti dei rifugiati;
ricordiamo come nel caso «Hirsi Jamaa» la Corte di Strasburgo abbia affermato che «l'Italia non può liberarsi della sua responsabilità invocando gli obblighi derivanti dagli accordi bilaterali con la Libia. Infatti, anche ammesso che tali accordi prevedessero espressamente il respingimento in Libia dei migranti intercettati in alto mare, gli Stati membri rimangono responsabili anche quando, successivamente all'entrata in vigore della Convenzione e dei suoi Protocolli nei loro confronti, essi abbiano assunto impegni derivanti da Trattati»;
il nostro Governo, supportando e finanziando il sistema d'intercettazione e di controllo della Guardia Costiera Libica si renderebbe pertanto corresponsabile delle violenze, delle torture e delle sistematiche violazioni dei diritti che i migranti subiscono durante la loro permanenza nei centri di detenzione, in cui vengono rimandati una volta intercettati e ricondotti in Libia;
come emerso nel rapporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU vi è inoltre un alto rischio di infiltrazione e di legami tra il personale della Guardia Costiera Libica e le milizie che spesso gestiscono anche il traffico di esseri umani;
l'Italia non può quindi contribuire a contrastare la cosiddetta immigrazione illegale di migranti in transito contribuendo a respingerli verso Paesi in stato di guerra come la Libia, che non ha mai neanche ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati;
oltre al citato rapporto delle Nazioni Unite, diversi report di organizzazioni non governative e molte inchieste giornalistiche dimostrano come siano spesso le stesse milizie ed in particolare quelle delle città costiere a gestire sia i traffici di esseri umani che le attività della Guardia Costiera;
in una recente inchiesta giornalistica il giornale Avvenire da ultimo racconta del ruolo di Abdurahman al-MiIad, detto al-Bija capo delle milizie di Zawya e allo stesso tempo della guardia Costiera della stessa città che è uno dei principali punti di partenza per le coste europee;
in uno stralcio di uno dei documenti a disposizione della Procura presso la corte penale internazionale in Olanda riportato da Avvenire.it si legge che: «Le sue forze erano state destinatarie di una delle navi che l'Italia ha fornito alla Lybian Coast Guard», alcuni uomini della sua milizia «avrebbero beneficiato del Programma UE di addestramento»;
pertanto la cooperazione italiana con il governo libico e in particolare attraverso la Missione di supporto alla Guardia Costiera libica per quanto riguarda l'addestramento e il coordinamento delle operazioni di salvataggio da parte di quella autorità rappresenterebbe una partecipazione diretta dell'Italia ad azioni di respingimento in violazione di tutte le convezioni internazionali a tutela dei diritti umani;
alla luce di quanto fin qui esposto appare evidente l'urgenza di sospendere tutti gli accordi con la Libia in materia di controllo dei flussi migratori;
il Governo ha invece nella recente deliberazione del Consiglio dei ministri deciso non solo di mantenere il proprio sostegno, ma di prorogare la Missione di supporto alla Guardia Costiera Libica incrementando il finanziamento da 1.605.544 euro a 6.923.570 euro;
alla luce delle considerazioni che precedono, non autorizza la seguente missione:
Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera libica (scheda n. 23/2019).
(6-00083) «Palazzotto, Boldrini, Orfini, Magi, Benedetti, Bruno Bossio, Fratoianni, Migliore, Muroni, Pastorino, Pini, Raciti, Rizzo Nervo, Speranza, Fregolent».
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, con riguardo alla tutela dei minori, in relazione ai criteri e alle modalità di affidamento, anche alla luce dell'inchiesta che vede coinvolti i servizi sociali della Val d'Enza – 3-00841
FIORINI, BIGNAMI, SPENA, VIETINA, MARROCCO, VERSACE, MUGNAI, GELMINI e CARFAGNA. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
il 27 giugno 2019 diciotto persone, tra cui il sindaco del Partito democratico di Bibbiano (Reggio Emilia), politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti, psicologi e psicoterapeuti di una onlus di Torino sono stati raggiunti da misure cautelari dai carabinieri di Reggio Emilia;
l'inchiesta vede al centro la rete dei servizi sociali della Val D'Enza, accusati di aver redatto false relazioni per allontanare i bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito da amici e conoscenti;
quello ricostruito dagli investigatori è un giro d'affari di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano dell'indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali grazie ai quali venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione ad appannaggio della predetta onlus. Tra i reati contestati ci sono frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata ed altro;
ore di intercettazioni durante le sedute di psicoterapia effettuate sui minori, dopo che gli stessi erano stati allontanati dalle famiglie attraverso le più ingannevoli attività come: relazioni false, disegni dei bambini artefatti attraverso la mirata «aggiunta» di connotazioni sessuali, falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella che veniva spacciata ai bambini come «macchinetta dei ricordi»;
il tutto durante gli anni nei quali i servizi sociali omettevano di consegnare ai bambini lettere e regali dati dai genitori naturali che i carabinieri hanno trovato e sequestrato in un magazzino dove erano accatastati;
insomma, un business criminale sull'affidamento di minori tolti alle famiglie per poi mantenerli in affido e sottoporli a un circuito di cure private a pagamento della onlus. Infine, secondo il quadro accusatorio, ci sarebbero stati due casi di abusi sessuali presso le famiglie affidatarie e in comunità;
in questo ambito, è peraltro necessario ad avviso degli interroganti che si avvii quanto prima l'esame in Parlamento delle diverse proposte per l'istituzione di commissioni d'inchiesta sulle case famiglia e quindi sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori –:
quali iniziative urgenti di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare, nelle more dell'accertamento delle responsabilità e della conclusione delle indagini della magistratura, al fine di tutelare al meglio i soggetti minori coinvolti e se non si intenda promuovere un monitoraggio sulle modalità di affido dei minori nel nostro Paese, anche al fine di verificare se vi siano casi analoghi e avviare le riforme necessarie affinché simili episodi non si ripetano in futuro.
(3-00841)
Intendimenti in merito al contrasto dell'immigrazione illegale e al rafforzamento delle misure di controllo dei confini nazionali, in particolare marittimi, anche alla luce della recente vicenda relativa alla nave Sea Watch 3 – 3-00842
MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, SUTTO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la recente vicenda della nave Sea Watch 3, battente bandiera olandese ma gestita dall'omonima organizzazione non governativa tedesca, ha avuto inizio il 12 giugno 2019, quando decise di trasferire a bordo 53 immigrati che si trovavano su un gommone al largo delle coste libiche, contro le indicazioni della Guardia costiera libica che nel frattempo stava provvedendo al loro soccorso nell'area di propria competenza;
dunque, fin dall'inizio e poi nel suo prosieguo, la vicenda è stata caratterizzata da una serie di comportamenti di estrema gravità e violenza, sia per la scelta di fare rotta direttamente verso l'Italia, sebbene Paese di approdo più lontano e pur mettendo a rischio la vita degli stessi migranti a bordo, e poi per la decisione di entrare nel territorio italiano in violazione delle norme internazionali e nazionali e attraccare al porto di Lampedusa senza alcuna autorizzazione, mettendo a rischio, stavolta, anche la vita degli agenti della motovedetta della Guardia di finanza, che cercavano solo di far rispettare la legge;
secondo quando riportato dalla stampa, successivamente all'attracco è stato disposto il sequestro dell'imbarcazione e l'arresto della comandante della nave che sarebbe ora accusata di resistenza o violenza contro nave da guerra ed anche di tentato naufragio;
tuttavia già in passato la nave Sea Watch 3 è stata protagonista di analoghe vicende, in particolare quando il 19 gennaio 2019 fece salire a bordo 47 migranti che si trovavano su un barcone al largo della Libia, facendo poi sempre rotta direttamente verso le coste della Sicilia, nonostante la possibilità e l'indicazione di approdare in altri Paesi più vicini;
anche allora venne disposto il sequestro probatorio della nave nell'ambito di un'indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e, terminate le esigenze di raccolta delle prove, la stessa nave è stata poi dissequestrata all'inizio del mese di giugno 2019;
il caso della nave Sea Watch 3 ed altresì le dichiarazioni di alcuni esponenti politici degli altri Paesi interessati dalla vicenda hanno tuttavia messo in luce anche il totale fallimento delle politiche europee in tema sia di asilo che di contrasto all'immigrazione clandestina, quando già in un rapporto del 2017 Frontex aveva definito l'azione delle unità navali delle organizzazioni non governative quale pull factor delle partenze dalla Libia –:
se e in che termini il Ministro interrogato intenda proseguire nella linea di contrasto all'immigrazione illegale e nel rafforzamento delle misure di controllo dei confini nazionali, in particolare marittimi.
(3-00842)
Chiarimenti in relazione al divieto di ingresso, transito e sosta della nave Sea Watch 3 nelle acque territoriali italiane, recentemente disposto in base al decreto-legge n. 53 del 2019 – 3-00843
FRATOIANNI e FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la nave olandese Sea Watch 3 il 12 giugno 2019 ha soccorso 53 persone a 47 miglia dalla Libia;
la Convenzione di Amburgo prevede l'obbligo di prestare soccorso ai naufraghi e di farli sbarcare nel primo «porto sicuro» per prossimità geografica e per rispetto dei diritti umani;
non essendo la Libia un porto sicuro e in guerra civile, non avendo la Tunisia una legislazione completa sulla protezione internazionale, considerata la presenza di un'altra nave con 75 profughi sbarcati dopo 19 giorni, la comandante ha diretto la nave verso Lampedusa rispettando le leggi internazionali;
il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale il 28 giugno 2019 ha dichiarato: «La definizione di porto sicuro viene dalle convenzioni internazionali, queste condizioni per la Libia non ci sono»;
il 15 giugno 2019 il Ministro interrogato ha firmato il divieto di ingresso, transito e sosta della Sea Watch 3 nelle acque territoriali italiane, ai sensi del decreto-legge n. 53 del 2019;
in materia di tutela dei diritti umani le convenzioni internazionali prevalgono sulle leggi nazionali e a parere degli interroganti la comandante Rackete, decidendo di accostarsi a Lampedusa, ha obbedito a una legge di rango superiore al citato decreto-legge;
più di cinquanta comuni tedeschi, la diocesi di Torino e, soprattutto, cinque Paesi dell'Unione europea, Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo e Finlandia, a seguito di colloqui del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale con la Commissione europea, avevano dato la propria disponibilità ad accogliere i migranti;
paradossalmente, mentre alla Sea Watch 3 veniva impedito l'attracco, nelle ultime tre settimane a Lampedusa sono stati segnalati almeno dieci sbarchi;
il 26 giugno 2019, proseguendo lo stallo e peggiorando le condizioni fisiche e psicologiche dei naufraghi, la comandante Rackete ha deciso di entrare in acque territoriali italiane;
il 29 giugno 2019, la comandante, valutato lo stato di necessità e il ritardo nelle autorizzazioni all'attracco da parte delle autorità italiane, ha deciso di entrare in porto;
una volta sbarcata, la comandante è posta in stato di fermo con la contestazione dei reati di rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e navigazione in zone vietate –:
come mai, di fronte all'accordo con cinque Paesi dell'Unione europea per accogliere i profughi una volta sbarcati e altresì alla disponibilità di cinquanta comuni tedeschi e della diocesi torinese, abbia scelto di impedire l'attracco della Sea Watch 3 a Lampedusa, ad avviso degli interroganti unico porto prossimo sicuro, considerata la non sicurezza dei porti libici come dichiarato anche dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
(3-00843)
Iniziative volte a contrastare la diffusione delle droghe, a partire dall'ipotesi di chiusura dei cosiddetti cannabis shop – 3-00844
LORENZIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Ministro interrogato ha affermato: «la droga è un'emergenza nazionale devastante e dunque dobbiamo usare tutti i metodi democratici per chiudere questi luoghi di diseducazione di massa, i cannabis shop. Ora usiamo le maniere forti (...) Mi auguro che da domani le forze dell'ordine (...) li chiuderanno (...)»;
il 30 maggio 2019, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno sentenziato che: «integrano il reato» previsto dal testo unico sulle droghe «le condotte di cessione, di vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis sativa, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante». In particolare, «la commercializzazione di cannabis sativa e di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell'ambito di applicazione della legge n. 242 del 2016»;
il Ministro interrogato è intervenuto con una circolare del 31 luglio 2018 e con una direttiva diretta a limitare l'apertura e la localizzazione degli esercizi con riferimento alla presenza nelle vicinanze di luoghi sensibili;
la Relazione europea sulla droga 2019 ha evidenziato come la cannabis continua ad essere la prima sostanza più utilizzata, in tutte le fasce d'età. L'Italia è al secondo posto fra i giovani adulti, mentre è quarta sul totale della popolazione. In più l'Italia è fra i primi cinque Paesi europei per consumo di eroina;
in 14,4 miliardi di euro è il costo stimato in Italia per il consumo di sostanze stupefacenti, in aumento di oltre l'1 per cento rispetto all'anno precedente;
la cannabis è seconda in termini di spesa (alimenta il 28 per cento del mercato), ma leader in termini di diffusione. Il 10 per cento della popolazione ne ha fatto uso almeno una volta nel corso dell'ultimo anno;
il parere del Consiglio superiore di sanità del 10 aprile 2018 evidenzia come «non si può escludere la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa» in cui viene indicata in etichetta la dicitura « cannabis light» o « cannabis leggera» e per questo raccomanda «che siano attivate nell'interesse della salute individuale e pubblica (...) misure atte a non consentirne la libera vendita»;
la Società italiana di psichiatria ha lanciato l'allarme sulle nuove sostanze psicoattive, nuove droghe, difficili da riconoscere e da trattare, e sugli effetti devastanti della poliassunzione;
la diffusione delle droghe determina problematiche relative alla prevenzione e alla repressione dei reati –:
quali iniziative il Governo intenda assumere per contrastarne la diffusione, a partire dalla dichiarata volontà di chiudere i cosiddetti cannabis shop.
(3-00844)
Elementi e iniziative in merito al riconoscimento del beneficio della defiscalizzazione della componente accessoria del trattamento economico a favore del personale del comparto difesa e sicurezza – 3-00845
IORIO, GIOVANNI RUSSO, ARESTA, CHIAZZESE, CORDA, DEL MONACO, D'UVA, ERMELLINO, FRUSONE, GALANTINO, GUBITOSA, IOVINO, RIZZO, ROBERTO ROSSINI e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo n. 95 del 2017 ha previsto a favore del personale del comparto difesa e sicurezza con un reddito pari o inferiore a 28.000 euro annui la defiscalizzazione della componente accessoria del trattamento economico;
il relativo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato il 12 aprile 2019, ha stabilito le modalità per il riconoscimento del citato beneficio fiscale;
sembra, per quanto consta agli interroganti, che siano sorte difficoltà operative di natura tecnica che potrebbero comportare il riconoscimento del citato beneficio non prima del mese di ottobre 2019 –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle motivazioni che non hanno consentito, sino ad ora, al personale interessato di ottenere il riconoscimento del citato beneficio della defiscalizzazione della componente accessoria del trattamento economico e, in caso positivo, quali iniziative intenda porre in essere per eliminare le criticità evidenziate in premessa. (3-00845)
Posizione del Governo italiano in merito ad accordi di libero scambio tra Unione europea e Paesi terzi, nell'ottica della tutela del made in Italy nel settore agroalimentare – 3-00846
GADDA, CENNI, CRITELLI, D'ALESSANDRO, DAL MORO, INCERTI, PORTAS, SCALFAROTTO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
dopo vent'anni di trattative, l'Unione europea ha raggiunto un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay);
il Ministro interrogato, in merito al suddetto accordo, nei giorni scorsi ha testualmente affermato come riportato dagli organi di stampa: «se le voci sull'accordo raggiunto tra l'Unione europea e i Paesi del Mercosur fossero confermate (...) non sono assolutamente soddisfatto e sono profondamente preoccupato per le ripercussioni negative che potrà avere (...) verso le nostre produzioni sensibili»;
tale accordo segue quello Ceta tra Unione europea e Canada e l'accordo di partenariato economico tra Unione europea e Giappone, aventi come finalità quello di facilitare gli scambi commerciali anche nel settore agroalimentare;
per l'Italia l'apertura dei mercati è cruciale sia per le ripercussioni sulle filiere produttive, sia per le legittime preoccupazioni di tutela della qualità e della sicurezza anche in campo agroalimentare;
gli accordi di libero scambio devono essere basati su principi di equilibrio e reciprocità a salvaguardia delle certificazioni di qualità, Igp e prodotti a denominazione, attualmente prive di qualsiasi protezione fuori dall'Unione europea, che sono un'eccellenza dell'agroalimentare made in Italy;
anche in riferimento a quest'ultimo accordo risulta indispensabile informare gli operatori del comparto agricolo e agroalimentare sui possibili effetti e su quali siano i profili di interesse per il comparto –:
quale sia la posizione del Governo italiano in merito agli accordi di libero scambio richiamati in premessa e quali strategie intenda adottare nelle sedi internazionali a tutela del made in Italy e delle eccellenze italiane nel settore agroalimentare.
(3-00846)
Iniziative di competenza in merito all'utilizzo, secondo criteri di trasparenza, dei fondi provenienti dalla tassa di soggiorno – 3-00847
LOLLOBRIGIDA, MELONI, ZUCCONI, SILVESTRONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, TRANCASSINI e VARCHI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
nel solo 2017 il turismo in Italia ha fatturato 92 miliardi di euro, che sommati ai 153 miliardi generati dall'indotto più stretto, fanno lievitare la cifra a 255 miliardi di euro in un anno;
l'articolo 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, ha introdotto la tassa di soggiorno per i comuni, prevedendo per gli stessi la possibilità di applicare una tassa ai turisti che soggiornano nelle strutture ricettive;
la suddetta tassa, il cui costo varia a seconda della tariffa deliberata dai singoli comuni, è prelevata direttamente dalla struttura ospitante ed è destinata a finanziare gli interventi in materia di turismo, compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, la manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali presenti sul territorio, nonché i servizi pubblici locali;
la normativa non chiarisce quale ruolo è assegnato al gestore della struttura ricettiva, tenuto a riscuotere dal turista l'imposta per poi riversarla al comune, il quale è gravato da oneri, adempimenti e rischi, nell'espletamento di questo compito, in assenza di alcuna contropartita;
in assenza di una definizione normativa del ruolo degli albergatori, le Sezioni unite della Corte di cassazione hanno recentemente confermato (ordinanza 24 luglio 2018, n. 19654) che gli esercenti non assumono né la funzione di «sostituto d'imposta», né tantomeno quella di «responsabile d'imposta»;
il numero dei comuni italiani che hanno provveduto a introdurre una tassa per il soggiorno sul proprio territorio è aumentato vertiginosamente, arrivando nel 2018 a 1.022 comuni, con circa 538 milioni di euro di incassi;
il gettito generato dalla tassa di soggiorno, secondo la società di consulenza turistica Jfc, è destinato ad aumentare e le previsioni di incasso per l'anno 2019 indicano una cifra complessiva pari a 604 milioni di euro;
nonostante i numeri piuttosto ragguardevoli a livello economico, ad oggi si riscontra un'opacità importante circa la reale destinazione di tale tassa, che sembra invece essere più una risorsa pronta all'uso per risanare le casse di quei comuni poco virtuosi in tal senso;
inoltre, non è mai stato adottato il regolamento ministeriale quadro che avrebbe dovuto fissare (entro il 6 giugno 2011) i principi generali per l'imposta di soggiorno e che avrebbe sicuramente aiutato nel chiarire varie criticità, tra le quali questa appena evidenziata –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare affinché sia garantita una reale trasparenza nell'utilizzo da parte dei comuni dei fondi provenienti dalla tassa di soggiorno.
(3-00847)