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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Lunedì 15 luglio 2019

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 15 luglio 2019.

  Amitrano, Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Claudio Borghi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Colucci, Cominardi, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Frusone, Galli, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grillo, Grimoldi, Guerini, Guidesi, Invernizzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Parolo, Picchi, Rampelli, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spessotto, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

  In data 12 luglio 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
   DADONE: «Introduzione del sistema maggioritario per l'elezione del Consiglio superiore della magistratura nonché delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali» (1977);
   CONTE ed altri: «Disposizioni per l'istituzione del Parco Appennino d'Europa e dei parchi dell'Appennino settentrionale, centrale e meridionale, nonché agevolazioni fiscali per sostenere il popolamento nelle aree montane appenniniche» (1978);
   MANDELLI ed altri: «Disposizioni in materia di equo compenso degli avvocati e degli altri esercenti libere professioni e attività di lavoro autonomo» (1979);
   LOLLOBRIGIDA ed altri: «Modifiche al codice penale e altre disposizioni concernenti l'introduzione di reati di omicidio e di lesioni personali gravi o gravissime per inosservanza colposa delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro» (1980);
   PRESTIGIACOMO: «Disciplina della stipulazione delle intese tra lo Stato e le regioni ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione» (1981);
   GELMINI: «Modifica all'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, in materia di compensazione di crediti commerciali nei confronti della pubblica amministrazione» (1982).

  Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

  La proposta di legge LEDA VOLPI: «Modifiche alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, e alla legge 3 aprile 2001, n. 120, per la promozione della diffusione e dell'impiego dei defibrillatori semiautomatici e automatici» (1836) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Romaniello.

Trasmissione dal Ministro dell'interno.

  Il Ministro dell'interno, con lettera in data 3 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 109 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, la relazione sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia, riferita al secondo semestre 2018 (Doc. LXXIV, n. 3).

  Questa relazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

  La Commissione europea, in data 10, 11 e 12 luglio 2019, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
  Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nella Commissione per la pesca nell'Atlantico centro-occidentale (COM(2019) 284 final), corredata dai relativi allegati (COM(2019) 284 final – Annexes 1 to 2), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
  Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nel Comitato per la pesca nell'Atlantico centro-orientale (COM(2019) 327 final), corredata dai relativi allegati (COM(2019) 327 final – Annexes 1 to 2), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
  Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'agenda strategica per l'innovazione dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) 2021-2027: promuovere il talento e la capacità d'innovazione in Europa (COM(2019) 330 final) e proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (rifusione) (COM(2019) 331 final), corredate dai rispettivi allegati (COM(2019) 330 final – Annex e COM(2019) 331 final – Annexes 1 to 3) e dal relativo documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SWD(2019) 331 final), che sono assegnate in sede primaria alle Commissioni riunite VII (Cultura) e X (Attività produttive). Queste proposte sono altresì assegnate alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre, per ciascuna proposta, dal 12 luglio 2019;
  Relazione della Commissione relazione annuale 2018 sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità e sui rapporti con i Parlamenti nazionali (COM(2019) 333 final), corredata dai relativi allegati (COM(2019) 333 final – Annexes 1 to 3), che è assegnata in sede primaria alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
  Relazione della Commissione al Consiglio concernente la valutazione dei progressi comunicati dall'Italia alla Commissione e al Consiglio per quanto riguarda il recupero degli importi dovuti dai produttori di latte a titolo del prelievo supplementare per i periodi dal 1995-1996 al 2001-2002 (a norma dell'articolo 3 della decisione 2003/530/CE del Consiglio) (COM(2019) 335 final), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
  Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione (UE) 2019/276 per quanto riguarda gli adeguamenti degli importi mobilizzati a titolo dello strumento di flessibilità per il 2019 da utilizzare per la migrazione, l'afflusso di rifugiati e le minacce alla sicurezza (COM(2019) 600 final), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali).

  Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 11 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
  Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
  Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Uniti nel realizzare l'Unione dell'energia e l'azione per il clima: gettare le fondamenta della transizione all'energia pulita (COM(2019) 285 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Relazione annuale sull'attuazione dell'iniziativa Volontari dell'Unione per l'aiuto umanitario nel 2018 (COM(2019) 289 final);
   Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Valutazione del piano d'azione 2015-2019 sul traffico di armi da fuoco tra l'UE e la regione dell'Europa sudorientale (COM(2019) 293 final);
   Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta a nome dell'Unione europea nella procedura scritta avviata dal comitato di esperti tecnici dell'Organizzazione intergovernativa per i trasporti internazionali per ferrovia (OTIF) per l'adozione di modifiche dei registri di immatricolazione nazionali (RIN) e delle prescrizioni tecniche uniformi UTP TAF (COM(2019) 298 final);
   Comunicazione della Commissione al Consiglio sulla tornata di primavera 2019 della sorveglianza fiscale dell'Italia (COM(2019) 351 final).

Atti di controllo e di indirizzo.

  Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

MOZIONI DE MARIA ED ALTRI N. 1-00199, MURONI ED ALTRI N. 1-00223 E LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00225 CONCERNENTI INIZIATIVE IN MATERIA DI POLITICHE URBANE E RIQUALIFICAZIONE DELLE PERIFERIE

Mozioni

   La Camera,
   premesso che:
    come raccontano i dati di cui si dispone e le realtà che si hanno sotto gli occhi, le città contemporanee vivono un'epoca di grandi contraddizioni in termini di crescita demografica, sicurezza, distribuzione delle ricchezze, disuguaglianze sociali, utilizzo dei suoli, mutamenti climatici e approvvigionamento energetico;
    secondo gli studi e le ricerche delle maggiori organizzazioni internazionali (Ocse, Onu) che da oltre un decennio si occupano della trasformazione delle grandi aree urbane e metropolitane e delle principali tendenze che le caratterizzano, l'accelerazione dell'urbanizzazione ha rafforzato il peso delle grandi città e delle aree metropolitane. Ormai quasi i due terzi della popolazione mondiale si avvia a vivere (entro il 2050) nelle grandi città o in centri «meta-metropolitani»;
    già nel 2006 la «zona Ocse» annoverava il 53 per cento della popolazione residente in grandi aree urbane e ben 78 aree metropolitane con una popolazione superiore a 1,5 milioni di abitanti;
    una ricerca Onu del 2015 stima che entro il 2025 l'aumento della popolazione urbanizzata sarà mediamente di 65 milioni di abitanti per anno e che il 96 per cento delle città europee con oltre 300 mila abitanti è destinato a crescere nell'arco dei successivi 15 anni;
    la crescente concentrazione demografica, che assume intensità e velocità diverse a seconda delle varie aree continentali, produce una concentrazione di ricchezza cui si accompagna una crescita di diseguaglianze ed un aumento della povertà all'interno delle aree urbane;
    molte grandi città dell'Europa, delle Americhe e dell'Asia concentrano quasi la metà del prodotto interno lordo nazionale nelle loro aree metropolitane ed un prodotto interno lordo pro-capite superiore a quello nazionale;
    nello stesso tempo, in gran parte delle medesime situazioni, i tassi di disoccupazione o di inattività lavorativa sono superiori agli indici nazionali ed in molti casi alle zone rurali e scarsamente urbanizzate;
    la povertà e l'esclusione non sono più da tempo fenomeni urbani e metropolitani propri delle città meno avanzate o dei cosiddetti «Paesi in via di sviluppo» ma segnano profondamente (con una marcata accelerazione dei fenomeni dopo il 2008) anche le città e le metropoli dei Paesi più avanzati, configurando un forte assottigliamento dei ceti medi urbani tradizionali e delle condizioni medie di prosperità e di benessere;
    gli immigrati ed i loro discendenti rappresentano, insieme ai gruppi sociali impoveriti dal restringimento delle classi medie, le componenti più vulnerabili delle popolazioni che tendono a raggrupparsi nelle grandi città;
    tutto ciò produce costi elevati; la povertà e l'esclusione si traducono in alti livelli di criminalità che rafforzano le reti e le organizzazioni criminali che ormai agiscono su scala globale e operano sempre più attivamente anche nel settore finanziario;
    già nel 2006 l'Ocse segnalava un tasso di criminalità, nelle città principali dell'area, superiore del 30 per cento al tasso nazionale ed una forte concentrazione spaziale dei fenomeni di criminalità in quartieri depressi con minore accessibilità alle infrastrutture, ai servizi, ai poli formativi principali (università, scuole) e sui quali i livelli di investimenti pubblici e privati pro-capite sono nettamente inferiori ai quartieri più integrati;
    parte rilevante della disgregazione del tessuto sociale è rappresentato dai fenomeni di intolleranza tra gruppi etnici o religiosi di diversa radice e che trovano alimento in particolare nella contrapposizione tra nuovi poveri immigrati e non, figli di una medesima condizione di diseguaglianza ed esclusione;
    la crescita demografica delle aree urbane e la conseguente tendenziale espansione dei perimetri urbani costituisce una delle componenti più allarmanti sullo stato complessivo della salute del pianeta;
    mutamenti climatici, aumento esponenziale delle superfici impermeabilizzate e del consumo di suolo, riduzione e compromissione delle riserve idriche, ritardi e sperequazioni nelle politiche di riconversione energetica finalizzate alla riduzione ed al progressivo abbandono dell'uso dei derivati fossili, rappresentano le grandi sfide dell'umanità di questo secolo, sfide che possono essere vinte o perse principalmente nel teatro urbano e metropolitane;
    anche perché la crescente urbanizzazione a livello mondiale sta producendo, per converso, un crescente degrado del suolo mondiale non urbanizzato che, secondo una stima della Fao, già per il 33 per cento «altamente degradato» anche per l'impoverimento che ne è derivato per la concentrazione delle moderne coltivazioni intensive; una condizione che mette a rischio il benessere di 3 miliardi e mezzo di persone;
    da questi dati emerge quindi il profilo di una «nuova questione urbana» che si configura come un vero e proprio transito da una civiltà urbana ad un'altra il cui destino è tutto da scrivere e che, seppure con caratteristiche specifiche e scale dimensionali diverse e spesso assai distanti, caratterizza l'intero pianeta e si gioca su una nuova strategia di crescita nella quale l'aumento della popolazione urbana e delle possibilità di ricchezza e di benessere debbono necessariamente convivere con maggiore eguaglianza, risparmio delle risorse naturali, nuovi modelli energetici, contenimento del consumo di suolo e dell'espansione del suolo urbanizzato;
    una ricerca del Cresme del 2016 (World Cities Vision 2030-2050) documenta ancor meglio e con dati aggiornati la crescita delle grandi metropoli delle economie emergenti ma anche delle città della vecchia Europa e come esse stiano cercando di progettare la loro «rivoluzione» attrezzandosi per crescere e competere, offrendo nuove opportunità di lavoro e di sviluppo e una nuova qualità della vita;
    le linee di azione in corso nelle principali metropoli capitali europee si sviluppano su indirizzi comuni e che fanno riferimento ai contenuti dell'Agenda urbana europea 2030;
    tali indirizzi contemplano: piani climatici riguardanti l'ambiente e l'energia, per migliorare la qualità dell'aria e ridurre le emissioni di CO2; grandi investimenti per la mobilità sostenibile, per la rigenerazione dei tessuti urbani ed edilizi, per la riconversione energetica degli edifici e per la loro rifunzionalizzazione; grandi programmi per la digitalizzazione; potenziamento delle infrastrutture culturali e formative e dei centri per la ricerca scientifica e tecnologica; programmi di housing sociale; valorizzazione dello spazio pubblico;
    sono in atto importanti trasformazioni condotte con politiche di partnership pubblica e privata, iscritte all'interno di piani strategici con obiettivi temporalizzati;
    le strategie di Agenda 2030 sono dunque in pieno sviluppo nella gran parte delle nazioni europee, sorrette da programmi e finanziamenti nazionali ed europei all'interno dei quali è possibile ravvisare l'ormai strettissima relazione, fin quasi alla coincidenza, tra politiche urbane in senso generale e politiche per la riqualificazione delle periferie;
    in Italia tale condizione assume una speciale connotazione e si inserisce in un contesto di particolare complessità nel quale le crescenti e nuove contraddizioni si sommano ad antichi problemi mai del tutto risolti e superati e ad una condizione distorsiva dello sviluppo moderno delle principali città italiane guidato per lungo tempo dalla rendita urbana, da un rapido e concentrato inurbamento che ha modificato in poco tempo il rapporto tra città e campagna consolidatosi in secoli di storia di un Paese ancora prevalentemente agricolo fino ai primi anni del secondo dopoguerra;
    tutto questo consegna una condizione nella quale esistono larghi squilibri territoriali tra diverse aree del Paese e tra diverse aree urbane del nord, del centro e del sud, nella quale la dimensione pubblica della città, che ha caratterizzato peculiarmente lo sviluppo delle città italiane dall'antichità al Medioevo, al Rinascimento e fino all'Ottocento e che ancora si mantiene viva e presente nella sostanziale conservazione dei tessuti storici di borghi e città, si è fermata progressivamente e va declinando, minacciata o totalmente compromessa dalle vecchie e nuove contraddizioni;
    gli strumenti normativi posti a presidio e garanzia di un equo sviluppo urbano tra le componenti pubbliche (servizi, spazi pubblici, attrezzature collettive, urbanizzazioni primarie, infrastrutture, edilizia sociale) e quelle private (residenza privata, attrezzature per servizi privati o per la produzione manifatturiera) sono fermi agli anni Sessanta e Settanta, figli di una stagione ormai lontana;
    del tutto particolare e legato alle peculiari contraddizioni dell'inurbamento post unitario e post bellico è il fenomeno dell'abusivismo edilizio che ha generato enormi costi finanziari, sociali ed ambientali, che ancora oggi rappresenta una delle cause della fragilità idrogeologica del modello insediativo italiano e che non accenna a diminuire anche per il cedimento periodico delle istituzioni e delle amministrazioni che più o meno esplicitamente, più o meno surrettiziamente hanno alternato campagne di lotta e di repressione del fenomeno con soluzioni indultive;
    il fenomeno dell'abusivismo ha segnato la forma della gran parte delle città italiane sia in relazione alle forme insediative sia in relazione ai tessuti produttivi e commerciali, accentuando il carattere distributivo « sprawl» dei perimetri urbani e metropolitani, più dispersivi e costosi sotto ogni punto di vista;
    oggi, in presenza delle nuove contraddizioni globali (precedentemente descritte) le periferie urbane vanno assumendo una connotazione trasversale che riguarda il complesso dell'organismo urbano nel quale i fenomeni di degrado e marginalità, di impoverimento dei ceti medi urbani, di abbandono dello spazio pubblico e di patrimonio privato, di crescita delle sacche di insicurezza urbana e di aumento della criminalità non riguardano più solo le aree esterne delle città, ma interessano anche zone centrali o semicentrali, investite dalle modificazioni del mercato immobiliare, dai flussi insediativi di immigrati, dall'invecchiamento del patrimonio edilizio diffuso;
    si parla ormai di «spappolamento», di «lacerazione», di «sfaldamento» dei corpi urbani e, per converso si contrappone la necessità di una «ricucitura» dei tessuti;
    l'Italia appare, nel contesto europeo e mondiale, caratterizzata, come si è visto, da un grande dinamismo e da grandi obiettivi tesi ad affrontare i termini della «nuova questione urbana» e a contrastare gli aspetti negativi della globalizzazione, come il fanalino di coda delle politiche urbane; si tratta di una condizione di ritardo e di arretratezza o al meglio di stasi segnata da assenza di progetti di grande respiro, irrigidimento normativo, scarsezza di risorse, conflitto di competenze tra diversi enti territoriali, incapacità di molte regioni ad avvalersi delle risorse messe a disposizione dall'Unione europea per programmi e progetti innovativi e di rigenerazione urbana;
    dopo anni di inerzia e di sostanziale episodicità degli interventi sulle città, senza un quadro organico e coordinato, con la legge 28 dicembre del 2015, n. 208, articolo 1, commi 974, 975, 976, 977, 978, è stato istituito un «Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia» che ha segnato una significativa inversione di tendenza nelle politiche pubbliche nazionali a sostegno delle aree urbane;
    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 dicembre 2016 è stata approvata la graduatoria dei progetti (n. 120), il cui valore finanziario complessivo ammonta a circa 3,8 miliardi di euro comprensivo dei cofinanziamenti a carico di altri bilanci pubblici, dello stesso ente partecipante, o di altri enti pubblici o privati, mentre la quota complessiva da imputare al finanziamento statale corrisponde a un valore di circa 2,1 miliardi di euro;
    i comuni dal n. 1 al n. 24 hanno beneficiato delle risorse previste all'articolo 1, comma 978, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (500 milioni di euro);
    per i restanti comuni (n. 96 comuni) il finanziamento è stato assicurato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 maggio 2017 che, ai sensi dell'articolo 1, comma 140 della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017) ha assegnato al programma 800 milioni di euro a valere sul fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale e dalle delibere del CIPE n. 2 del 3 marzo 2017 e n. 72 del 7 agosto 2017 che, ai sensi del comma 141 della citata norma, hanno assegnato l'importo residuo di 761,32 milioni di euro a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione relativo al periodo di programmazione 2014-2020;
    a seguito della disponibilità dell'intero ammontare delle risorse necessarie, nel mese di gennaio 2018 è stata completata la sottoscrizione di tutte le convenzioni;
    su questo contesto si è innestata, nel 2018, la modifica legislativa introdotta con l'articolo 13 del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2017, n. 108, cosiddetto «Milleproroghe». Tale norma ha differito al 2020 l'efficacia delle convenzioni concluse con i 96 comuni. Successivamente, in Conferenza unificata, è stato sancito l'accordo del 18 ottobre 2018 a cui è stato dato seguito con l'approvazione della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019);
    le disposizioni in questione, contenute all'articolo 1, commi da 913 a 916, stabiliscono che le convenzioni dei 96 enti successivi ai primi 24, producono effetti nel corso dell'anno 2019 relativamente al rimborso delle spese sostenute e certificate dagli enti beneficiari in base al cronoprogramma, attraverso l'utilizzo dei residui iscritti sul fondo di sviluppo e coesione e che le economie realizzate dagli enti territoriali rimangono acquisite al bilancio statale per essere destinate al finanziamento di spese di investimento dei comuni e delle città metropolitane. A tal fine, la Presidenza del Consiglio dei ministri e gli enti beneficiari provvedono all'adeguamento delle convenzioni già sottoscritte. Sono, pertanto, in corso di perfezionamento gli atti integrativi alle convenzioni già sottoscritte con i citati 96 enti;
    nella passata legislatura la Camera dei deputati aveva anche istituito una «Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie» che aveva concluso i suoi lavori con un rapporto conclusivo votato sostanzialmente all'unanimità e che aveva condotto ad un'ampia indagine territoriale e all'indicazione di alcune linee unitarie di intervento;
    purtroppo, sia le modifiche legislative al «bando per le periferie» che la decisione di non ricostituire la Commissione parlamentare nella XVIII legislatura hanno interrotto un proficuo lavoro che rischia di ritardare o compromettere molti progetti e di riportare l'Italia in una condizione di episodicità di interventi, di disinteresse delle istituzioni e di marginalità rispetto alle dinamiche in atto nelle trasformazioni strategiche in corso negli altri Paesi europei e nelle maggiori nazioni del mondo,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per rafforzare gli strumenti governativi e parlamentari per promuovere e gestire una nuova stagione delle politiche urbane, istituendo in particolare un dipartimento ad hoc di coordinamento delle politiche urbane;

2) ad adottare iniziative per una riforma delle competenze territoriali delle grandi aree metropolitane, puntando all'istituzione di città metropolitane elette dai cittadini, con particolare riferimento alle città metropolitane con popolazione superiore ai 500 mila abitanti;

3) a rilanciare politiche coordinate e finanziate per la riqualificazione delle periferie, come per il bando del 2015, con un programma poliennale della durata di dieci anni, in modo tale da allestire un vero e proprio programma con continuità di finanziamenti e obiettivi, considerato che la promozione di un tale programma può consentire investimenti per 25-30 miliardi di euro in dieci anni e che le città italiane hanno bisogno di obbiettivi e programmazione coordinata a livello nazionale e locale;

4) a promuovere un'organica riforma della normativa nazionale per il governo del territorio in un quadro unitario e coordinato, il quale, pur nel rispetto del carattere concorrente della materia secondo il dettato della Costituzione, consenta di semplificare procedure e normativa, dare un quadro unitario di principi alla variegata legislazione regionale, favorire una riforma della normativa sugli standard e le dotazioni territoriali per i servizi urbani e metropolitani, costruire le condizioni di una fiscalità urbana equa e che favorisca il finanziamento della «città pubblica», codificare un regime di incentivazioni e sostegno alle politiche di rigenerazione urbana, riconversione energetica, riuso del patrimonio dismesso, demolizione e ricostruzione e contenimento del consumo di suolo;

5) a favorire una nuova stagione di politiche di edilizia residenziale pubblica con sostegno diretto degli enti pubblici e con accordi con soggetti finanziari per la realizzazione di programmi di housing, finalizzati al recupero e alla riconversione del patrimonio dismesso, alla riqualificazione dei quartieri di edilizia pubblica esistenti e degradati, allo sviluppo della residenza per studenti e per giovani coppie e al potenziamento dell'offerta per anziani attraverso residenze sanitarie assistite pubbliche o convenzionate;

6) a favorire una politica di effettiva tutela della sicurezza pubblica, adottando iniziative per raccordare tutte le competenze e le autorità presenti sul territorio (comuni, prefetture, corpi di polizia) e costruendo dei «patti per la sicurezza» che in ogni città si avvalgano delle competenze e delle prerogative dei neoistituiti Comitati metropolitani per l'ordine e la sicurezza e che puntino a coniugare cooperazione col tessuto associativo, sussidiarietà e controllo del territorio da parte delle autorità di pubblica sicurezza, unendo quindi sicurezza e solidarietà;

7) ad adottare le iniziative di competenza per una lotta serrata al fenomeno delle occupazioni abusive ed illegali del patrimonio abitativo pubblico e privato ed una decisa azione finalizzata allo sgombero delle occupazioni abusive quando non motivate da una reale e comprovata necessità che le autorità pubbliche competenti debbono impegnarsi a risolvere preservando il diritto alla proprietà ed i beni comunque comuni;

8) ad assumere le iniziative di competenza per una riforma dell'ordinamento delle polizie locali che favorisca un loro maggior coordinamento con i corpi nazionali;

9) a favorire politiche attive per il sociale adottando iniziative per agevolare una crescita degli investimenti da parte delle amministrazioni locali sia in termini di realizzazione di nuove strutture (scuole, centri civici, centri anziani, strutture formative, impianti sportivi), sia in termini di sostegno al reddito delle fasce più deboli, di impegno lavorativo e di inserimento per gli immigrati regolari e di sostegno alle politiche per l'emergenza abitativa (buono casa, sostegno all'affitto);

10) ad adottare, in questo quadro, iniziative per valorizzare, in un'ottica di virtuose azioni di sussidiarietà, le risorse civiche dell'associazionismo e del volontariato che in campo ambientale, culturale, sociale, sportivo, di manutenzione dello spazio pubblico e dei beni comuni già oggi rappresentano una risorsa di grandissimo valore e importanza e che supportano gratuitamente ma senza un quadro organico di regole e di obiettivi l'azione spesso carente delle amministrazioni locali.
(1-00199) «De Maria, Morassut, Annibali, Ascani, Benamati, Braga, Carnevali, Ciampi, Dal Moro, De Filippo, De Luca, Del Basso De Caro, Marco Di Maio, Fiano, Franceschini, Martina, Morgoni, Mura, Pezzopane, Rossi, Scalfarotto, Schirò, Siani, Ungaro, Viscomi, Gariglio, Sensi».


   La Camera,
   premesso che:
    il 54 per cento della popolazione mondiale vive in aree urbane, una percentuale che dovrebbe aumentare fino al 66 per cento entro il 2050. Le proiezioni mostrano che l'urbanizzazione combinata con la crescita globale della popolazione mondiale potrebbe aggiungere altri 2,5 miliardi di persone alle popolazioni urbane entro il 2050, con quasi il 90 per cento dell'aumento concentrato in Asia e Africa, secondo un rapporto delle Nazioni Unite;
    la revisione del 2014 del World Urbanization Prospects da parte della divisione popolazione dell'Un Desa rileva che la più grande crescita urbana avverrà in India, Cina e Nigeria. Questi tre Paesi rappresentano il 37 per cento della crescita prevista della popolazione urbana mondiale tra il 2014 e il 2050. Entro il 2050 si prevede che l'India aggiunga 404 milioni di abitanti delle città, Cina 292 milioni e Nigeria 212 milioni;
    la popolazione urbana del mondo è cresciuta rapidamente da 746 milioni nel 1950 a 3,9 miliardi nel 2014. L'Asia, nonostante il suo basso livello di urbanizzazione, ospita il 53 per cento della popolazione urbana mondiale, seguita dall'Europa con il 14 per cento e dall'America Latina e Caraibi con il 13 per cento;
    si prevede che la popolazione urbana mondiale supererà i sei miliardi entro il 2045. Gran parte della prevista crescita urbana avverrà nei Paesi delle regioni in via di sviluppo, in particolare in Africa. Di conseguenza, questi Paesi dovranno affrontare numerose sfide nel soddisfare le esigenze delle popolazioni urbane in crescita, tra cui alloggi, infrastrutture, trasporti, energia e occupazione, nonché servizi di base come l'istruzione e l'assistenza sanitaria;
    la gestione delle aree urbane è diventata, quindi, una delle maggiori e più importanti sfide del 21o secolo. La capacità di realizzare città sostenibili diventa centrale ed è necessario affrontare la questione in maniera strutturale per le implicazioni e gli impatti sociali ed economici che hanno sulla vita di milioni di persone, anche nelle nostre città ed in particolare nelle nostre periferie;
    appare inevitabile, quindi, che il Governo, le regioni e gli enti locali siano chiamati ad impegnarsi ad attuare politiche idonee a garantire che il fenomeno della crescita continua dell'urbanizzazione diventi sostenibile, dal punto di vista ambientale e sociale, evitando che al contrario l'ulteriore involuzione delle periferie lasci spazio ad ulteriore degrado ed esclusione sociale;
    oggi le periferie, in Italia sono, spesso, unicamente luoghi dove si assiste all'abbandono della loro storia e dell'identità, in quanto spesso ambiti urbani dove si perdono, oltre alla identità, forme di cittadinanza inclusive nonché relazioni;
    è del tutto evidente che il tema del riuso o della rigenerazione degli spazi urbani ed, in particolare, delle periferie, e a partire da queste, deve entrare nell'agenda politica;
    non è un caso che a partire dalle periferie ma non solo, si assiste al fenomeno capillare di immobili vuoti composti da edifici ex industriali, caserme, case sfitte o invendute, oltre a strutture pubbliche vuote ed abbandonate e, sempre di più, anche spazi del terziario chiusi, uffici e banche;
    il tema del riuso e della rigenerazione delle aree urbane ed, in particolare, delle loro periferie, non è relativo solo alle grandi aree urbane, ma riguarda anche piccoli centri;
    lo stato di salute delle nostre città e le condizioni di vita di chi ci vive, in particolare coloro che abitano nelle periferie, inducono all'amara e insostenibile constatazione della presenza di parchi e giardini pubblici in condizioni di degrado, di quartieri dormitorio e di una inutile cementificazione. Così come si registra l'assenza di servizi adeguati, siano essi riferiti a quelli sociali o alla mobilità, nonché l'assenza di luoghi d'incontro e di socializzazione, soprattutto per i più giovani. Per non dimenticare le scarse opportunità offerte alle attività di impresa e occupazionali;
    a promuovere e praticare percorsi e progetti di rigenerazione, dai singoli edifici ai quartieri, sono soprattutto i cittadini: comitati spontanei, associazioni, cooperative che intendono contrastare situazioni di degrado o rischi di speculazione; raramente questi percorsi partecipativi vedono un adeguato sostegno da parte di Governo e amministrazioni locali;
    la questione delle periferie non può essere affrontata con l'avvio di pur positivi programmi straordinari di interventi nelle periferie. Progettare e promuovere la rigenerazione urbana significa approcciare a questa in maniera strutturale, farla diventare una grande opera, una occasione di inclusione sociale, di riappropriazione degli spazi, di risposta ai bisogni abitativi, di volano occupazionale;
    nei Paesi più avanzati dell'Unione europea le politiche di rigenerazione urbana hanno un carattere strutturale e l'obiettivo di definire progetti di ecoquartieri, con il coinvolgimento diretto degli abitanti; in tale visione le periferie rappresentano e devono rappresentare una risorsa;
    esistono nelle nostre aree urbane e, in particolare, nelle periferie ex fabbriche, immobili cielo-terra, pubblici e privati, ex scuole, ex immobili ad uso non abitativo, ex caserme che oggi non hanno più le funzioni originarie in quanto fuori dal contesto odierno anche economico, luoghi inutili per i loro fini originari ma che possono diventare occasione di innalzamento della qualità della vita, di coesione sociale, di risposta al fabbisogno sociale reale;
    il degrado, la riduzione, se non l'azzeramento, di servizi essenziali, dall'abitativo a basso costo, al sociale, al culturale, al sanitario, e la contestuale assenza di pianificazione e anche del minimo ascolto da parte delle istituzioni anche di prossimità hanno dato vita a contesti di illegalità e di esclusione che pesano enormemente sulle condizioni di vita nelle periferie;
    non è un caso che le periferie delle nostre aree urbane ma anche nelle aree svantaggiate e nei comuni oggetto di abbandono da parte dei giovani, sono i contesti in cui vi è la maggiore presenza di giovani disoccupati, inoccupati e demotivati, di nuclei familiari sotto la soglia di povertà per i quali anche interventi come il reddito di cittadinanza rappresentano un effetto placebo o di riduzione del danno, ma che non incidono e non cambiano le loro condizioni di vita;
    nelle aree urbane e non solo nelle grandi aree urbane si è passati da una cementificazione del territorio massiva con una presenza di immobili in eccesso, alla situazione attuale in cui si trovano luoghi e immobili di vita, sociali e di lavoro senza persone. Non a caso dal 1948 al 2000 si è assistito ad una urbanizzazione cresciuta del 400 per cento, mentre la popolazione è cresciuta solo del 27 per cento;
    oggi in Italia si registra la presenza di un patrimonio immobiliare di sei milioni di beni, tra questi abitazioni e immobili pubblici, parapubblici e privati, come ex fabbriche, siti industriali dismessi, ex scuole, ex asili, cinema e teatri vuoti, case del Popolo, ospedali, stazioni dismesse, case cantoniere, beni confiscati alla mafia;
    per affrontare i gravi problemi di marginalizzazione sociale e di degrado urbanistico ed edilizio, della carenza e della scarsa qualità di spazi aperti e attrezzature collettive, della insufficiente integrazione dei servizi agli abitanti, che sono alla base dell'affermarsi di atti illegali e di crescita della criminalità, non serve parlare di sicurezza e legalità in termini astratti, bisogna operare sulle e nelle periferie per farle diventare non estranee al centro urbano, né ai margini, ma un volano di riscatto sociale, economico e occupazionale;
    le periferie non devono essere o rimanere solo luoghi o contenitori di immigrati e delle fasce di abitanti più vulnerabili che esprimono anche livelli di illegalità, e sono terreno fertile per le reti e le organizzazioni criminali;
    il tessuto sociale così degradato nelle periferie e l'assenza di risposte concrete al fabbisogno reale di servizi sociali, abitazioni e di occupazione diventano anche terreno fertile per intolleranza e razzismo, in una assurda contrapposizione tra poveri italiani e immigrati che hanno ed esprimono gli stessi bisogni;
    le aree urbane diventeranno solidali ed inclusive solo se con programmi adeguati e interventi di rigenerazione slegati da impostazioni speculative saranno capaci di far diventare, a tutti gli effetti, le periferie parte dell'area urbana stessa e non solo contigua e ricettacolo di esclusione sociale e marginalizzazione, quindi con pieni diritti di cittadinanza;
    il pur positivo programma straordinario di intervento per la qualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo, con il suo iter non omogeneo fatto di interventi legislativi che si sono sovrapposti, ha dimostrato come i programmi sulle periferie vengano ancora approcciati senza la necessaria coerenza e continuità e questo ha comportato ritardi e sottovalutazioni,

impegna il Governo:

1) ad assumere la questione delle periferie delle aree urbane e della necessità di programmi di rigenerazione urbana, nonché del riuso degli immobili inutilizzati pubblici e privati da finalizzare ad uso abitativo, sociale, culturale, socio-sanitario, in quanto interventi di contrasto al degrado, come strategica e strutturale, adottando tutte le iniziative di carattere programmatico e finanziario necessarie, nonché le opportune iniziative normative;

2) a prevedere già nel disegno di legge di bilancio per il 2020 una postazione di bilancio, almeno decennale, a sostegno dei programmi di regioni e comuni finalizzati alla rigenerazione delle periferie a partire prioritariamente dal riuso degli immobili pubblici e privati, nonché delle aree dismesse, anche come forma efficace di contrasto al consumo del suolo, attraverso un piano di recupero, di intesa con le regioni e i comuni, di immobili da destinare prioritariamente ad edilizia residenziale pubblica, ovvero alla locazione a costi sostenibili, anche in relazione alle esigenze di studenti fuorisede e giovani coppie, ovvero ad uso sociale, culturale e sanitario, avente come obiettivo la coesione sociale e il contrasto alla povertà, assumendo la rigenerazione urbana anche come volano occupazionale;

3) ad avviare un piano nazionale di riconversione energetica nell'ambito della rigenerazione urbana, nonché ad adottare iniziative per la riqualificazione dei quartieri di edilizia residenziale pubblica tramite interventi di risparmio energetico e di contrasto alla povertà energetica;

4) a prevedere, d'intesa con la Conferenza delle regioni e con l'Anci, forme effettive di coinvolgimento e percorsi partecipativi nei programmi di rigenerazione urbana degli abitanti, delle associazioni di abitanti, dei sindacati, delle associazioni di volontariato sociale e ambientalista e delle università;

5) ad adottare iniziative per prevedere l'esclusione dal patto di stabilità di investimenti, da parte di regioni e comuni, per la rigenerazione urbana, basati sul riuso dell'esistente finalizzato a rispondere al fabbisogno abitativo di edilizia residenziale pubblica, sociale nonché culturale, che contrastino l'esclusione sociale e il degrado nelle periferie delle aree urbane.
(1-00223) «Muroni, Fassina, Fornaro, Pastorino».


   La Camera,
   premesso che:
    l'allarme sociale rappresentato dal degrado delle periferie, tema ampiamente trattato nella XVII legislatura attraverso la Commissione d'inchiesta monocamerale, non ha ancora trovato una soluzione adeguata e i dati recenti evidenziano che il problema è congenito e lontano dall'essere risolto;
    la relazione conclusiva approvata dalla citata Commissione monocamerale nel dicembre 2017 propose alcune strategie e strumenti necessari a porre rimedi sensibili. Nello specifico è stata individuata, tra l'altro, la prospettiva della rigenerazione urbana, ossia l'insieme dei «programmi complessi che privilegiano l'intervento in comprensori già costruiti al fine di rendere vivibile e sostenibile lo spazio urbano, di soddisfare la domanda abitativa e di servizi, di accrescere l'occupazione e migliorare la struttura produttiva metropolitana, di rassicurare la maggior parte della popolazione che risiede proprio nelle aree periferiche», evidenziando parallelamente la necessità di realizzare piani ambiziosi di sostituzione edilizia sul modello degli interventi avvenuti negli ultimi venti anni in diverse città europee, soprattutto francesi;
    la Commissione fece un buon lavoro indicando le prime iniziative per accrescere la vivibilità dei quartieri periferici e la sicurezza dei cittadini, quali l'utilizzo di tutte le forme di sicurezza passiva, attraverso le tecnologie appropriate; l'integrazione delle politiche per la sicurezza a piani di lotta al degrado; la promozione di politiche attive di assistenza sociale, anche attraverso il volontariato, e di lavoro;
    i firmatari del presente atto di indirizzo ritengono non comprensibili le motivazioni di economicità nella costituzione di nuove commissioni, poste dalla maggioranza alla base della mancata istituzione della Commissione bicamerale di inchiesta richiesta da diverse forze politiche anche in questa legislatura, anche alla luce di dati tutt'altro che rassicuranti legati alla non sopita tendenza al degrado delle aree di margine delle città;
    secondo recenti stime Eurostat, l'83 per cento della popolazione delle aree metropolitane europee vive in periferia; nelle grandi città italiane ci sono 15 milioni di persone che abitano le cosiddette «aree di confine». Si tratta di territori popolati da una moltitudine di persone che chiedono un sostanziale miglioramento della qualità della vita, l'individuazione di «una seconda possibilità» attraverso la realizzazione di scuole, parrocchie, impianti sportivi, centri culturali e luoghi di socialità, costruzione di opportunità di lavoro e, nei casi più complessi, attraverso le realizzazioni di nuovi quartieri compatti e multifunzionali;
    l'importanza del lavoro di mediazione svoltò da istituzioni ed enti locali è emerso anche nei recenti fatti di cronaca, di Torre Maura e Casal Bruciato a Roma, dove, sono state impedite rivolte sociali fomentate ad arte, ma non sono state eliminate le cause del disagio diffuso che fa emergere la sensazione di un abbandono da parte delle istituzioni dei cittadini socialmente più deboli e poveri, mettendoli in competizione con altre categorie non adeguatamente trattate dal sistema, nomadi in testa. Queste vicende hanno evidenziato i rischi che si corrono a sottovalutare il tema della marginalità sociale;
    anche i dati di Federcasa sono da soli esaustivi a ribadire il problema residenziale, rappresentato da una parte da circa 650 mila famiglie in possesso dei requisiti che hanno presentato domanda per un alloggio pubblico e dall'altra da 49 mila abitazioni dell'edilizia residenziale pubblica – pari al 6,4 per cento dell'intero patrimonio, occupate abusivamente e spesso sede di attività illegali quando non criminali, come lo spaccio di stupefacenti, la ricettazione, lo sfruttamento della prostituzione, l'organizzazione della tratta di immigrati, episodi acclarati dalle recenti drammatiche storie di cronaca;
    tutte problematiche evidenziate in ben quattordici città metropolitane (Genova, Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina, Catania e Cagliari), in cui Roma detiene il primato delle periferie più popolate, seguita da Torino, Milano e Napoli;
    ulteriore criticità fin qui irrisolta è costituita dai campi nomadi e da tutto il «sottostato» di popolazione non censita rappresentata dagli immigrati irregolari che non ottengono lo status di rifugiato, ma non vengono rimpatriati. Si tratta del 10 per cento circa dei sei milioni dei residenti regolari, che operano nella illegalità e che sono per tanto fonte di conflitto sociale nelle periferie, dove trovano il loro habitat per ragioni socio-economiche e culturali;
    anche per questi motivi i firmatari del presente atto di indirizzo ritengono d'importanza sostanziale la riqualificazione del territorio, messa a dura prova dall'assenza di fondi e dalla stretta sui finanziamenti ai comuni operata negli ultimi due decenni, con conseguenza devastanti. Fortunatamente, il previsto congelamento per il 2019 delle risorse destinate al programma straordinario per le periferie urbane, non è stato attuato e la manovra di bilancio 2019 ha disposto che le convenzioni in essere con 96 enti beneficiari (successivi ai primi 24) possano produrre effetti finanziari dal 2019;
    nella legge di bilancio è stata autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per il 2019 per interventi, da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali, di riqualificazione e recupero delle periferie urbane, con particolare riguardo alle città metropolitane e ai comuni capoluogo di provincia;
    tuttavia, alcuni comuni capoluogo che hanno stipulato le convenzioni nell'ambito del programma di riqualificazione delle periferie urbane, convenzioni concluse sulla base di quanto disposto ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 maggio 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 148 del 27 giugno 2017, nonché delle delibere del Cipe 2/2017 del 3 marzo 2017 e n. 72/2017 del 7 agosto 2017, adottate ai sensi dell'articolo 1, comma 141, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, si trovano nella necessità di dover rimodulare gli interventi indicati;
    rientra nella necessità di una riqualificazione delle aree urbane la salvaguardia e la tutela del carattere distintivo del «genio italiano», dell'architettura classica e dell'architettura tradizionale, nella prospettiva della conservazione del patrimonio culturale tipico dell'identità italiana attraverso la riconfigurazione delle periferie dissestate con progetti di rigenerazione urbana organica, con la reintroduzione dei concetti di città compatta, multifunzionale, organizzata intorno alle esigenze primarie della persona e della famiglia, a iniziare dalla possibilità di raggiungere a piedi i principali luoghi del proprio quartiere: servizi, scuole, commissariato di polizia o caserma carabinieri, municipio o uffici pubblici, chiesa e luoghi di culto, teatro, cinema, centro sportivo, eccetera;
    il processo di riqualificazione delle aree urbane ed extraurbane rientra in una tendenza culturale e politica consolidata in Europa e in Occidente, con l'introduzione di elementi fondamentali per realizzare la città sostenibile ed ecocompatibile, all'insegna della sicurezza sismica, del risparmio energetico, della bio architettura, della città compatta e multifunzionale, del ritorno alla bellezza e all'identità dei luoghi e degli stili, elementi che necessitano il superamento del concetto dirigista e obsoleto della zonizzazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per prevedere modalità di riprogrammazione degli interventi previsti per i comuni nell'ambito del programma straordinario per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia, garantendo negli anni la continuità degli investimenti per il recupero e la riqualificazione delle periferie italiane;

2) a incrementare le risorse stanziate per la riqualificazione dei tessuti urbani marginali anche attraverso il coinvolgimento dei privati e l'intercettazione virtuosa dei relativi investimenti, con politiche urbanistiche che prevedano la premialità di cubatura in cambio della demolizione di quartieri malsani, insalubri e irrecuperabili e della realizzazione di servizi primari e secondari per migliorare in tempi rapidi la qualità della vita dei cittadini;

3) ad adottare iniziative per ricostruire e dare nuova vitalità all'immenso patrimonio culturale nazionale, trasformando le periferie da luoghi di abbandono e degrado a quartieri con un'identità tale da sviluppare un adeguato senso d'appartenenza e immedesimazione che produca radicamento e cura del bene comune, contrastando i fenomeni dell'abusivismo, delle occupazioni, dell'illegalità;

4) a promuovere l'attivazione di procedimenti di sostituzione edilizia, anche in collaborazione con soggetti privati, volti a eliminare quegli «ecomostri» figli del boom demografico e del trasferimento compulsivo di funzioni sociali ed economiche nelle grandi città;

5) a ridefinire un programma per l'edilizia residenziale pubblica e sociale, individuando nuovi finanziamenti e adottando tutte le iniziative necessarie a combattere, uniformemente su tutto il territorio nazionale, quanti occupano e gestiscono abusivamente immobili;

6) a promuovere ogni iniziativa necessaria alla riqualificazione del territorio attraverso strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e di valorizzazione del verde pubblico e della biodiversità, alla realizzazione di foreste urbane tese a migliorare il microclima, alla trasformazione degli edifici in costruzioni antisismiche e di bioarchitettura rispettose dei parametri di risparmio energetico;

7) a favorire misure di lotta all'esclusione e alla marginalità sociale, potenziando il capitale sociale delle periferie attraverso interventi di riqualificazione e cura degli spazi pubblici e di coinvolgimento attivo di cittadini, associazioni, comitati;

8) a salvaguardare e valorizzare l'architettura classica e l'architettura tradizionale, nella prospettiva della conservazione del patrimonio architettonico italiano e della promozione di un nuovo rinascimento urbano ispirato alla salvaguardia dello spirito creativo italiano;

9) a incentivare operazioni di rigenerazione urbana organica concepite all'insegna della promozione del «genio urbanistico italiano» secondo la sua millenaria esperienza dimostrata anche dalla fondazione di nuove città riconosciute in tutto il mondo come ambienti qualificati in cui vivere e promuovere lo sviluppo sociale ed economico;

10) a incentivare in forma graduale l'attivazione di procedimenti di sostituzione edilizia, da parte di soggetti pubblici, privati e pubblico/privato volti ad eliminare quella parte di patrimonio edilizio degradato e privo di qualità che caratterizza le periferie italiane, con il fine di ricostruire con criteri di sostenibilità energetica, sicurezza antisismica e qualità architettonica, prevedendo a tal fine che gli incentivi, in termini di cubatura e fiscali, improntati al raggiungimento della sostenibilità economica, siano proporzionali allo stato di degrado ante operam, questo al fine di non rendere sostenibili solo gli interventi nelle aree dove sono più elevati i valori di mercato;

11) ad adottare iniziative per liberare, bonificare e recuperare le aree degradate dove sono collocati i campi nomadi, con chiare e trasparenti politiche di soluzione dei problemi d'illegalità legati anche alla raccolta e al trattamento dei rifiuti attraverso la loro combustione e l'introduzione nella filiera commerciale e industriale;

12) a promuovere veri strumenti di partecipazione di tutti i portatori di interessi (residenti, commercianti, lavoratori, imprenditori, amministrazioni e altri) su tutti i più rilevanti piani, programmi e progetti, con il fine di giungere ad interventi condivisi, seguendo procedure di evidenza pubblica e di contraddittorio già collaudate in altre nazioni occidentali;

13) a favorire interventi di trasformazione urbana improntati alla rigenerazione, i cui limiti spesso sono dati dall'elevato frazionamento della proprietà immobiliare, in sinergia con i grandi proprietari di patrimoni immobiliari pubblici e privati (Ater, casse di previdenza, Inpgi e altri);

14) a varare un piano per la riqualificazione della più grande e degradata periferia italiana, quella romana, con lo scopo di rendere la Capitale d'Italia competitiva con le altre capitali europee, profondamente trasformate e rigenerate negli ultimi vent'anni fino a rappresentare un valore percentuale indispensabile per il prodotto interno lordo nazionale, anche con il superamento della normativa urbanistica vigente e del relativo concetto obsoleto di zonizzazione.
(1-00225) «Lollobrigida, Meloni, Rampelli, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».