XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Risoluzioni in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
l'Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) si configura come un'agenzia unica nel panorama internazionale per struttura della governance, per poteri e competenze che le sono state affidate da una pluralità di norme seguenti la sua costituzione;
non è mai stata svolta un'analisi costi-benefici delle attività di valutazione messe in atto da Anvur;
attualmente le procedure di nomina dei vertici dell'Anvur, ad avviso dei firmatari del presente atto, non soddisfano pienamente i criteri di indipendenza necessari allo status di agenzia di valutazione indipendente;
le università sono gravate da una crescente attività di produzione di documentazione e di attività finalizzata ad adempimenti legati alle procedure definite da Anvur sia per la valutazione della ricerca che per le attività cosiddette di accreditamento e assicurazione di qualità della didattica (Ava); queste attività distolgono il personale docente e tecnico amministrativo dai propri compiti istituzionali rappresentando un costo nascosto per il contribuente;
le procedure di valutazione sono orientate a favorire la competizione tra docenti ed istituzioni in un'ottica implicita di crescente concentrazione delle risorse e penalizzazione di chi opera in contesti socio-economico svantaggiati;
i provvedimenti dell'Anvur sono spesso caratterizzati da scarsa trasparenza e hanno generato un notevole contenzioso amministrativo in relazione all'abilitazione scientifica nazionale e, in particolare, alla classificazione delle riviste ai fini della valutazione della qualità della ricerca e dell'abilitazione scientifica nazionale;
il Governo deve ridisegnare il ruolo dell'Anvur per favorire il miglioramento del sistema universitario complessivo e, in particolare, il suo impatto sulla società e sui territori di maggiore criticità;
nella lettera di accettazione dell'Anvur tra le agenzie riconosciute dall'Enqa si riconosce che per 6 aspetti sui 14 considerati l'Agenzia risulta mancante, concedendo due anni per risolvere le criticità indicate,
impegna il Governo:
ad adottare iniziative per rivedere la disciplina dell'Anvur sulla base delle seguenti linee:
a) modificare la denominazione di Anvur per marcare la discontinuità con la precedente esperienza dell'agenzia, in modo che la nuova denominazione individui chiaramente il ruolo consultivo del nuovo organismo e la centralità della funzione di valutazione della didattica universitaria, ossia «Consiglio per la Valutazione della Ricerca e dell'Insegnamento Universitario (CVRI)»;
b) modificare sostanzialmente la governance del nuovo CVRI, chiarendo il suo ruolo di organismo strumentale alle attività decisionali di Parlamento e Governo, prevedendo che il consiglio direttivo si configuri come organo di indirizzo, ampiamente rappresentativo, a guida di strutture tecniche dedicate nella realizzazione delle attività, le cui attività siano contraddistinte dalla massima trasparenza possibile;
c) prevedere che il consiglio direttivo del CVRI sia costituito al fine di garantire la rappresentatività delle comunità scientifiche e il bilanciamento di genere, facendo sì che sia composto da un numero di membri proporzionale al numero delle aree disciplinari del Consiglio universitario nazionale, che i membri del direttivo siano eletti dalle comunità scientifiche tra personalità, anche straniere, di alta e riconosciuta qualificazione ed esperienza nel campo dell'istruzione superiore e della ricerca, nonché della valutazione di tali attività, che l'elettorato attivo sia esercitato dai professori e ricercatori delle università italiane e degli enti pubblici di ricerca;
d) prevedere che le disposizioni sul nuovo CVRI richiamino l'esclusiva competenza sulla valutazione dei singoli docenti e lavoratori delle istituzioni universitarie e degli enti di ricerca, nel rispetto dell'autonomia didattica, scientifica e organizzativa riconosciuta a tali istituzioni dalla Costituzione e dalla legge;
e) prevedere che il nuovo CVRI rispetti pienamente la libertà del docente di cui all'articolo 33 della Costituzione e della Carta europea dei ricercatori;
f) rivedere la normativa riguardante compiti ed attribuzioni di Anvur con l'obiettivo di una significativa riduzione degli adempimenti amministrativi a cui sono soggetti i professori e ricercatori e sulla base di una valutazione dei risultati raggiunti e non del semplice rispetto di procedure formali;
g) prevedere come attività principale del CVRI la costruzione di un osservatorio unificato della didattica e della ricerca secondo standard scientifici accettati dalla comunità scientifica internazionale, indirizzando il CVRI verso una valutazione della qualità della ricerca che faccia quanto più uso del metodo della revisione tra pari (peer review) e che utilizzi le costruzioni di algoritmi automatici solo per l'individuazione di criteri e soglie minime;
h) applicare politiche di distribuzione delle risorse basate sulle analisi fornite dal CVRI, ispirate a criteri perequativi ed incentivanti la collaborazione scientifica e didattica, tali da favorire l'intero sistema universitario nazionale nella sua funzione pubblica statale e incentivare autori e istituzioni che pubblicano articoli scientifici nella modalità open access, tenendone conto nella valutazione della ricerca;
i) prevedere che il CVRI svolga per conto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca attività di valutazione dei risultati delle attività di ricerca finanziate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (ad esempio Prin);
l) prevedere che la normativa sull'accreditamento dei corsi di studio e la qualità della didattica sia drasticamente semplificata e de-burocratizzata, facendo sì che il controllo ex-ante sia limitato alla individuazione di eventuali gravi criticità, le attività di assicurazione della qualità dei corsi vengano lasciate alle iniziative degli atenei, e che il CVRI svolga attività di verifica ex-post attraverso l'analisi degli esiti dei processi formativi, anche attraverso attività ispettive di verifica, e di ricerca in relazione alle risorse disponibili ed al contesto socio-economico del territorio in cui opera l'istituzione;
m) rendere più trasparenti i meccanismi interni, pianificando un dialogo formale più sistematico tra il CVRI e le specifiche parti interessate (docenti, personale tecnico amministrativo) al fine di raccogliere feedback che siano effettivamente utili per la sua governance e il suo lavoro, promuovendo la pubblicazione sistematica dei risultati delle attività dei gruppi di lavoro tematici condotte dall'Anvur e introducendo un sistema volto ad assicurare che il feedback esterno sia raccolto sistematicamente e porti ad un miglioramento continuo all'interno dell'agenzia.
(7-00302) «Bella, Tuzi, Testamento, Carbonaro, De Girolamo, Casa, Roberto Rossini, Mariani, Villani, Frate, Melicchio».
La VIII Commissione,
premesso che:
l'economia circolare costituisce una parte fondamentale del tessuto produttivo italiano, costituito da migliaia di imprese che fanno dell'Italia un'eccellenza nella prevenzione e nel riciclo dei rifiuti, con effetti positivi sul piano occupazionale, sull'attuazione dei processi di de-carbonizzazione e di contrasto ai cambiamenti climatici;
lo sviluppo dell'economia circolare si fonda sulla cessazione della qualifica di rifiuto (end of waste) attualmente disciplinata dall'articolo 184-ter del decreto legislativo n. 152 del 2016; un ruolo cruciale nella transizione verso un modello di economia circolare è svolto dal meccanismo delle autorizzazioni regionali caso per caso, in grado di accompagnare l'evoluzione e l'innovazione che caratterizza i processi di riciclo;
a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 1229 del 28 febbraio 2018 si è tuttavia determinato un brusco arresto nelle attività di riciclo;
il successivo intervento legislativo operato con il decreto «sblocca cantieri» in materia di cessazione della qualifica di rifiuto non ha risolto in alcun modo la grave situazione venutasi a creare, limitandosi a salvaguardare le tipologie e attività di riciclo previste e regolate dal decreto ministeriale 5 febbraio 1998 e successive modificazioni e integrazioni ed escludendo all'opposto tutte le tipologie, caratteristiche e provenienze di rifiuti, le attività di recupero e di materiali che nel corso del tempo si sono consolidate anche alla luce dell'evoluzione tecnologica e industriale avvenuta nell'arco di questi anni;
tale norma ha di fatto determinato una condizione di «blocco» del sistema del riciclo, colpendo attività in essere nel settore della gestione dei rifiuti sia urbani che industriali, la realizzazione di nuovi impianti e determinando la concreta possibilità di interruzione di attività in corso in forza di autorizzazioni già rilasciate, con conseguenze gravi e negative per la gestione di ingenti quantità di rifiuti e per la stessa protezione dell'ambiente;
da tempo le imprese che operano nei settori dell'economia circolare e in molteplici filiere produttive danneggiate da questa situazione, le associazioni ambientaliste e le rappresentanze dei lavoratori, sollecitano il Governo e il Parlamento a dare una rapida soluzione alla situazione di paralisi che si è determinata; per ultimo, in data 25 luglio 2019, 56 organizzazioni imprenditoriali hanno formalizzato in una conferenza stampa unitaria un appello al Governo e al Parlamento per sbloccare, attraverso soluzioni urgenti e immediate, il riciclo dei rifiuti in Italia;
tale soluzione è da individuare nel pacchetto di direttive europee su «economia circolare» pubblicato a giugno 2018; in particolare in forza all'articolo 6 della direttiva 2008/98/CE, come modificato dalla direttiva europea 2018/851, si prevede che, in assenza di decreti nazionali end of waste, possa essere affidata alle regioni la competenza di integrare le autorizzazioni relative alla gestione dei rifiuti, caso per caso, con la cessazione della qualifica di rifiuto, nel pieno rispetto delle condizioni e dei criteri dettagliati, comuni per tutte le regioni e non derogabili, definiti con precisione nel citato articolo 6;
tale soluzione consentirebbe di garantire l'operatività di imprese già autorizzate, di consentire l'avvio di nuove attività in attesa di autorizzazione, di garantire una gestione sicura ed efficiente dei rifiuti e di sbloccare un settore strategico per il sistema produttivo italiano,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative per modificare l'articolo 184-ter, del decreto legislativo n. 152 del 2006, per superare le problematiche connesse alla sentenza del Consiglio di Stato n. 1229 del 28 febbraio 2018, consentendo alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano di adottare decisioni specifiche al fine di verificare che determinati rifiuti abbiano cessato di essere tali, nonché confermando la validità delle autorizzazioni già concesse, tramite autorizzazioni rilasciate ai sensi degli articoli 208, 209 e 211, nonché ai sensi del titolo III-bis della parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006, ove conformi alle condizioni previste a legislazione vigente e nel rispetto delle condizioni e dei criteri dettagliati, comuni per tutte le regioni e non derogabili, definiti dall'articolo 6 della Direttiva 98/2008/CE come modificato dalla Direttiva 98/2008/CE;
ad adottare iniziative di competenza per prevedere, l'istituzione, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di un registro nazionale delle autorizzazioni specifiche garantendo l'accesso alle informazioni ivi contenute e ai risultati delle verifiche eseguite dalle autorità di controllo.
(7-00303) «Braga, Orlando, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Pellicani, Pezzopane, Muroni».
La XIII Commissione,
premesso che:
secondo i dati forniti dalle organizzazioni agricole, con riferimento agli ultimi cinque anni, i danni provocati al comparto agricolo dalla massiccia presenza di esemplari appartenenti alla fauna selvatica ammonterebbero a oltre trecento milioni di euro, dei quali, tuttavia, solamente il 10 per cento costituirebbe oggetto di domanda di rimborso, anche a causa delle frequenti rinunce, da parte degli agricoltori, all'attivazione delle pratiche a tal fine necessarie;
solo nell'anno 2015, oltre 900 incidenti stradali, alcuni dei quali mortali, hanno visto il coinvolgimento di animali, in particolare cinghiali e caprioli; un trend pressoché analogo si registra negli anni successivi, come evidenziato da uno studio condotto dall'Osservatorio Asap (Associazione sostenitori ed amici della polizia stradale) sempre in relazione a incidenti stradali con presenza di animali;
come noto, anche a seguito di appositi studi condotti da Ispra, è il cinghiale l'ungulato più diffuso in Italia, sia in termini distributivi che di consistenza, con una popolazione stimata di oltre 600.000 esemplari distribuiti lungo gran parte del territorio nazionale; stime più attuali, in assenza di un puntuale censimento, parlano di una popolazione più che raddoppiata negli ultimi 10 anni e destinata a crescere ulteriormente, come peraltro dimostrato dal loro continuo avvicinamento ai centri urbani;
il decreto legislativo 26 marzo 2018, n. 32, dispone la possibilità per lo Stato di concedere contributi su premi nell'ambito di contratti assicurativi stipulati da imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del codice civile iscritti nel registro delle imprese o nell'anagrafe delle imprese agricole istituita presso le province autonome;
è indispensabile prevedere forme di risarcimento per danni causati da fauna selvatica ad automobili e persone in transito su reti stradali, e assicurare maggior efficacia dei piani faunistico-venatori attuati dalle regioni al fine di garantire ai cittadini il diritto di spostarsi e fruire del proprio territorio in condizioni di sicurezza, specie in alcune aree periferiche e rurali sensibili, dove le denunce di danni alle aziende da parte di animali selvatici e di incidenti stradali per la collisione tra veicoli e detti animali aumentano ogni giorno;
la previsione di forme agevolate di assicurazione contro i danni da fauna selvatica non può essere disgiunta dall'attivazione urgente di un piano strutturato di interventi exante che impegni le regioni e gli enti locali, ciascuno per le proprie competenze, ad attuare tutte le misure necessarie a gestire al meglio le popolazioni di fauna selvatica in modo da riequilibrare le responsabilità tra i soggetti interessati e ridurre al minimo gli attacchi a persone e cose;
il potenziamento dei piani di gestione e contenimento è necessario anche al fine di evitare fenomeni di bracconaggio e di abbattimenti indiscriminati, poiché, come noto, l'installazione da parte degli agricoltori di metodi ecologici di dissuasione e deterrenza, così come la predisposizione, da parte degli enti territoriali e locali preposti alla segnaletica stradale, di appositi cartelli che indicano la presenza di animali selvatici vaganti, non essendo sufficienti ad impedire incidenti e aggressioni a persone e cose, non frenano le sempre più frequenti uccisioni illegali,
impegna il Governo:
ad intraprendete ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, volta a fronteggiare l'emergenza derivante dalla proliferazione di animali selvatici, anche attraverso il finanziamento di premi assicurativi, in conformità alla normativa europea, finalizzati al risarcimento dei danni causati da fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture aziendali agricole, agli impianti produttivi e alle infrastrutture agricole, nonché ai danni causati a persone e veicoli per l'impatto con animali protetti in attraversamento di sedi stradali;
ad assumere iniziative, d'intesa con le regioni e gli enti locali, per predisporre un piano d'azione volto a potenziare l'efficacia dei piani faunistico-venatori di cui all'articolo 19 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, al fine di realizzare una migliore gestione del patrimonio agricolo e zootecnico, e garantire ai cittadini dei centri abitati prossimi a periferie e aree rurali condizioni di maggior sicurezza;
ad assumere iniziative d'intesa con le regioni e gli enti locali, per realizzare una banca dati che raccolga le informazioni più rilevanti relative ai danni da fauna selvatica alle coltivazioni e alle popolazioni zootecniche e ai danni causati ad automobili e persone in caso di incidenti stradali.
(7-00301) «Alberto Manca, Parentela, Del Sesto, Maglione, Cassese».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta orale:
MELICCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il Consorzio Vallecrati viene costituito nel 1974 su iniziativa di alcuni comuni dell’hinterland della Valle del fiume Crati, in Calabria, allo scopo di programmare, attuare e gestire un piano complessivo e integrato di smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi urbani;
attualmente, l'impianto di depurazione consortile di Coda di Volpe, a Rende, tratta i liquami di 19 comuni, tra cui Cosenza, serviti parzialmente tramite reti di collettamento dello sviluppo complessivo di circa 140 chilometri, gestite dal Consorzio Valle Crati, attraverso soggetti scelti con procedure di gara ad evidenza pubblica, per un bacino di utenza di circa 190.000 abitanti;
il Consorzio Vallecrati si occupa, in particolare, del progetto da 35 milioni di euro, con i fondi pubblici del piano per il Sud stanziati con delibera del Cipe 60/2012 che vede coinvolti 28 comuni della provincia di Cosenza per lavori soprattutto sull'impianto di depurazione consortile. L'intervento si è reso necessario a seguito della sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia europea del 19 luglio 2012 sul trattamento delle acque reflue urbane (procedura di infrazione n. 2004/2034 causa C565/10 – agglomerato Cosenza-Rende) e all'avvio di nuove procedure di infrazione (procedure 2014-2059 e 2017/2181);
il 31 maggio 2018, con la sentenza C-251/17, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha imposto all'Italia una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni di euro per ogni semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie per ottemperare alla sentenza del 2012 per i sistemi di trattamento delle acque reflue, tra cui l'agglomerato Cosenza-Rende;
a febbraio del 2018, con l'operazione «Cloaca Maxima», fu sottoposto a sequestro il depuratore consortile di Coda di Volpe e furono indagate sei persone con l'accusa di aver sversato liquami direttamente nel fiume Crati. Il 12 luglio 2019 il direttore dell'impianto e gli altri 5 operai sono stati rinviati a giudizio;
nell'audizione del 9 aprile 2019 alla Commissione «ecomafie» il procuratore della Repubblica di Cosenza, dottor Mario Spagnuolo, racconta come, a seguito dell'indagine «abbiamo dimostrato che il depuratore era uno strumento per inquinare. In buona sostanza, attraverso l'attivazione di un bypass, il personale della ditta GEKO, che gestisce il depuratore, faceva confluire i reflui tal quali nel fiume Crati, determinandone l'inquinamento». E ancora, a proposito della GEKO s.p.a. e del bando di gara relativo ai fondi del Cipe 60/2012: «Questa società, a seguito di un procedimento complesso, risulta vincitrice di una gara di appalto per il raddoppio del depuratore, con una spesa per il pubblico erario di circa 30 milioni di euro. Su questo la procura della Repubblica ha cominciato un'indagine, che evidentemente soffre e ha sofferto del fatto che la conclusione del procedimento con la firma del contratto è avvenuta solo in questi giorni. La gara si è conclusa qualche anno fa e la sottoscrizione del contratto è avvenuta soltanto adesso» –:
se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente per accertare il funzionamento del depuratore di Coda di Volpe e lo stato di inquinamento del fiume Crati;
se il Governo non ritenga opportuno, in virtù della competenza statale sugli interventi per superare la procedura di infrazione europea, avviare un'iniziativa per promuovere e favorire l'attivazione del servizio idrico integrato con l'affidamento al gestore unico come previsto dalla legge;
se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per esercitare i poteri sostitutivi come previsti dal decreto-legge «Sblocca Italia» per l'agglomerato Cosenza-Rende, e come già fatto tra aprile 2015 e luglio 2016 con 14 decreti di nomina di complessivamente 6 commissari straordinari per 94 interventi.
(3-00933)
MELONI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, LOLLOBRIGIDA e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
Sandro Gozi, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo Renzi con delega agli affari europei, sarà nominato a breve responsabile delle politiche europee del Governo francese;
la notizia, apparsa originariamente su Le Figaro, è stata confermata dallo stesso interessato che, alle scorse elezioni europee, si era già candidato per il movimento «Renaissance» di Macron; in particolare, Gozi dovrà «monitorare la creazione delle nuove istituzioni europee e le relazioni con il Parlamento europeo in stretta collaborazione con il Segretariato generale per gli affari europei di palazzo Matignon», sede del primo ministro francese;
sono sconosciuti agli interroganti quali meriti particolari di riconoscenza da parte dello Stato francese abbia maturato Gozi e, soprattutto, in quale periodo della sua parabola politica li abbia maturati;
gli interroganti auspicano che la particolare gratitudine manifestata dallo Stato francese non scaturisca dal mandato di Sottosegretario del Governo Renzi con delega agli affari europei perché, ad avviso degli interroganti, coinciderebbe, fatalmente e in termini inquietanti, con particolari demeriti nei confronti dello Stato italiano;
la legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante norme sulla cittadinanza, all'articolo 12 prevede che «Il cittadino italiano perde la cittadinanza se, avendo accettato un impiego pubblico od una carica pubblica da uno Stato o ente pubblico estero o da un ente internazionale cui non partecipi l'Italia, ovvero prestando servizio militare per uno Stato estero, non ottempera, nel termine fissato, all'intimazione che il Governo italiano può rivolgergli di abbandonare l'impiego, la carica o il servizio militare»;
Sandro Gozi ha anticipato, nelle sue ad avviso degli interroganti scomposte risposte alle polemiche suscitate dalla notizia del suo nuovo ruolo presso il Governo francese, che accetterà la «carica pubblica» generosamente offerta da Parigi e, quindi, da uno «Stato estero»;
non v'è dubbio alcuno che Sandro Gozi, nella sua veste di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio italiano, abbia potuto avere accesso a informazioni rilevanti per l'interesse nazionale che, fatalmente, possono non coincidere con interessi del Governo francese;
allo stesso modo non residua dubbio alcuno in ordine al fatto che la rappresentanza del popolo italiano e del Governo italiano non possa essere equiparata alla militanza, più o meno contraddistinta da fedeltà ai colori e alla bandiera, in qualche squadra sportiva, per le quali ad ogni campionato si assiste al calcio mercato; motivi di interesse nazionale e di immagine della politica e della classe dirigente italiana rendono inopportuno un atteggiamento di tolleranza da parte del Governo verso quello che appare agli interroganti un pericolosissimo precedente di «calcio mercato» applicato alla rappresentanza nazionale ed internazionale del Governo italiano, anche a prescindere dalla indagine sulle cause di tale e apparentemente incomprensibile riconoscenza dello Stato francese –:
se il Governo intenda chiedere a Sandro Gozi preventivamente di rinunciare alla carica offertagli dal Governo francese;
se il Governo intenda intimare immediatamente a Sandro Gozi, per l'ipotesi che accetti quanto generosamente offerto dal Governo francese, di abbandonare la carica, ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 12 della citata legge sulla cittadinanza italiana;
se il Governo, per l'ipotesi che Sandro Gozi non abbandoni la carica, intenda provvedere immediatamente ad attivare la procedura per la revoca della cittadinanza a Sandro Gozi.
(3-00934)
CABRAS, DI STASIO, CAPPELLANI, CORDA, EHM, EMILIOZZI, ALBERTO MANCA, MANIERO, MARINO, OLGIATI, PERANTONI, PERCONTI, RADUZZI, ROMANIELLO, SCANU, SIRAGUSA e SURIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
in data 29 luglio 2019 fonti di stampa hanno riportato la notizia che Sandro Gozi, ex sottosegretario agli affari europei nei Governi Renzi e Gentiloni, stesse assumendo un incarico di Governo nella Repubblica francese;
in data 30 luglio 2019, in un'intervista pubblicata su La Stampa, lo stesso Sandro Gozi ha affermato che assumerà, per conto del Governo francese, «l'incarico di monitorare l'avvio della nuova legislatura europea sia in relazione al Parlamento sia alla Commissione Ue»;
l'ex Sottosegretario di Stato Sandro Gozi, nell'esercizio delle sue funzioni, dal 2014 al 2018 ha avuto accesso a informazioni e documenti riservati riguardanti la difesa degli interessi nazionali della Repubblica italiana;
secondo gli interroganti la nomina di cui sopra desta politicamente più di un sospetto circa l'opportunità che l'ex Sottosegretario Gozi, dopo aver ricoperto un ruolo delicatissimo in due Governi italiani, assuma le medesime funzioni all'interno di un Governo di un altro Stato dell'Unione europea –:
quale sia l'orientamento del Governo rispetto a quanto riportato in premessa;
se, qualora l'incarico in premessa fosse accettato dall'ex Sottosegretario Gozi, il Governo non intenda intraprendere iniziative, anche applicando quanto disposto dall'articolo 12, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91.
(3-00935)
PAITA, BENAMATI, BRUNO BOSSIO, CARNEVALI, FERRI, MARCO DI MAIO, PEZZOPANE, CARLA CANTONE, FRAGOMELI, FASSINO, CIAMPI, MOR, SERRACCHIANI, MAURI, PIZZETTI, NOBILI, GARIGLIO e ANDREA ROMANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:
la questione del 5G assume per il nostro Paese una strategica rilevanza per il suo futuro e per lo sviluppo nell'ambito delle nuove tecnologie e delle sue applicazioni, a cui però corrispondono anche profili delicatissimi che attengono alla sicurezza, in particolare per il trattamento dei dati e per le dinamiche internazionali che si intersecano su tale questione;
si tratta di una sfida per coniugare il sostegno all'innovazione e la indiscutibile necessità di sicurezza, tutelata dalle regole, poiché si tratta di una infrastruttura tecnologica che riguarderà tutti gli asset più delicati dell'Italia;
l'obbligo di notificare al Governo la scelta di comprare apparati di rete da soggetti extra europei è sicuramente uno degli aspetti normativi che evidenzia l'elevato profilo di delicatezza che riveste tale ambito;
si tratta infatti di infrastrutture strategiche per un «sistema Paese» e la scelta di individuare i soggetti proprietari di tale tecnologia merita un'analisi approfondita;
si sa bene che l'Unione europea ha fino ad oggi lasciato ai singoli Paesi membri la scelta su come regolarsi in questo ambito anche se ha avviato un percorso che entro il mese di dicembre 2019, dovrà fissare alcuni «paletti» minimi di sicurezza per le infrastrutture;
a tal proposito, si evidenzia come la decisione del Governo, che si evince dall'intervento del Sottosegretario Santangelo del 17 luglio 2019 in Commissione al Senato, di lasciar decadere il decreto-legge 11 luglio 2019, n. 64, recante modifiche al decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, lascia abbastanza perplessi;
era stato lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri con una nota pubblicata su Facebook a sostenere che il nuovo decreto-legge delimita ancora più efficacemente le verifiche spettanti al Governo in caso di autorizzazioni di atti e operazioni societarie riguardanti le nuove reti di infrastrutture tecnologiche;
in base a questo decreto le aziende avevano 10 giorni di tempo, a seguito della conclusione di un contratto o accordo con aziende e fornitori extra-Unione europea, per notificare alla Presidenza del Consiglio dei ministri una informativa completa, in modo da consentire l'eventuale esercizio del potere di veto o l'imposizione di specifiche prescrizioni o condizioni;
la decadenza del decreto per affidare la complessa e delicata normativa ad un disegno di legge sul nuovo perimetro di sicurezza nazionale cibernetica sembra in controtendenza rispetto alla necessità di avere una tempestiva ed efficace normativa in grado di tutelare l'Italia in questo campo;
ad oggi il testo del disegno di legge non risulta esser ancora pervenuto alle Camere, nonostante l'approvazione in Consiglio dei ministri di una settimana fa;
l'Italia, a partire dalla scorsa legislatura, ha aumentato le risorse nel settore, anche per rafforzare la propria cyber security;
ad oggi questa attenzione, nonostante gli annunci e le dichiarazioni da parte del Governo, non trova adeguata corrispondenza, anzi si vedono aprirsi preoccupanti falle nelle maglie della sicurezza nazionale;
il combinato disposto di una oggettiva debolezza internazionale con una non adeguata capacità di difesa anche nell'ambito della cyber security espone il nostro Paese a evidenti rischi di ingerenze, frutto anche di pericolose ambiguità che il Governo, ad avviso degli interroganti, ha palesato nel corso di quest'ultimo anno –:
quali siano le ragioni che hanno indotto il Governo a far sostanzialmente decadere il citato decreto-legge riguardante la Golden power, se escluda che tale decisione sia il risultato di condizionamenti internazionali e quali iniziative intenda assumere con la massima urgenza per rafforzare la cyber security del nostro Paese.
(3-00936)
Interrogazioni a risposta scritta:
MORGONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 10 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, cosiddetto «decreto crescita» introduce la possibilità per il soggetto che sostiene le spese per gli interventi di efficienza energetica e di riduzione del rischio sismico (articoli 14 e 16 del decreto-legge n. 63 del 2013), di ricevere, in luogo dell'utilizzo della detrazione, un contributo anticipato dal fornitore che ha effettuato l'intervento, sotto forma di «sconto diretto» sul corrispettivo spettante;
quindi, il fornitore recupererà il contributo sotto forma di credito d'imposta, di pari ammontare, da utilizzare in compensazione, in cinque quote annuali di pari importo, senza l'applicazione dei limiti di compensabilità;
l'impresa che ha effettuato gli interventi avrà, a sua volta, facoltà di cedere il credito d'imposta ai propri fornitori di beni e servizi, con esclusione della possibilità di ulteriori cessioni da parte di questi ultimi. Rimane, in ogni caso, esclusa la cessione a istituti di credito e a intermediari finanziari;
il direttore dell'Agenzia delle entrate, con proprio provvedimento, entro il 30 maggio 2019, avrebbe dovuto definire le modalità attuative delle suddette disposizioni;
le associazioni di categoria, durante l’iter di conversione del decreto-legge n. 34 del 2019, hanno espresso forti perplessità rispetto a questa norma e hanno chiesto al Parlamento di abrogare lo «sconto diretto», perché la misura determina la destabilizzazione del mercato e una profonda distorsione della concorrenza, mettendo fuori gioco oltre mezzo milione di micro e piccole imprese italiane del settore delle costruzioni e delle installazioni di impianti e infissi che non riescono a essere competitive per motivi di liquidità;
la norma, inoltre, pur non sortendo gli effetti sperati dal legislatore a causa della complessità del meccanismo, ha prodotto comunque effetti negativi sui volumi delle attività nei diversi segmenti di operatività, penalizzando le imprese medio-piccole a favore di quelle più grandi e strutturate che possono vantare una maggiore disponibilità di liquidità e di capienza fiscale che permette loro di compensare il credito di imposta in maniera più veloce. Questo discorso vale in maniera indistinta per le imprese e i loro fornitori;
le misure in commento finiscono così per contraddire l'obiettivo stesso del decreto-legge «crescita», che puntava, invece, a rilanciare l'economia del settore delle costruzioni e dell'impiantistica, favorendo contemporaneamente l'innovazione e la sostenibilità del patrimonio immobiliare italiano e il rilancio dei consumi. Oggi tutto questo non si è verificato, anzi si sono penalizzate le imprese artigiane che sono l'asse portante del settore delle costruzioni –:
se il Governo non ritenga urgente adottare iniziative per abrogare la misura dello «sconto diretto» che sta determinando una forte distorsione del mercato di riferimento e un rallentamento delle attività economiche nell'indotto a discapito unicamente delle piccole e medie imprese del settore delle costruzioni italiano.
(4-03461)
CASO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel comune di Casavatore, in provincia di Napoli, è stato eletto il nuovo sindaco, nella persona di Luigi Maglione, dopo che il precedente consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose con decreto del Presidente della Repubblica del 24 gennaio 2017;
appena chiuse le urne, il neo eletto Ferdinando Vozzella, il cui nome compariva negli atti che hanno portato allo scioglimento del comune, ha testualmente affermato: «da qui vi salutiamo: tutti i delinquenti che stavano con Maglione» per poi rivolgersi direttamente al candidato sindaco avversario dicendo in napoletano: «ti ho fatto i buchi in testa, te lo avevo promesso e l'ho fatto, adesso prendi la corda e impiccati»;
come riferito da diversi organi di stampa e, tra questi, da Il Fatto Quotidiano, la scena è stata ripresa e trasmessa via facebook da Nadia Sarnataro, moglie di Mauro Ramaglia «il cui nome comparve scritto su di un pizzino trovato nelle tasche del boss Ciro Cortese ucciso in un agguato al parco delle Acacie nel 2015. Ramaglia è imputato per voto di scambio politico-mafioso» (https://www.ilfattoquotidiano.it);
nel video compare anche Domenico Fiore «citato negli atti dello scioglimento quale nipote del braccio destro del boss Aniello La Monica ucciso in un agguato» (https://www.cronachedellacampania.it);
il sindaco Maglione ha nominato quale assessore un membro della precedente giunta, Diego Moronese, poi dimessosi;
i fatti verificatisi a poche settimane dal rinnovo del consiglio comunale e le scelte operate in sostanziale continuità con la precedente amministrazione fanno temere che nel comune di Casavatore possano esservi ancora relazioni tra eletti e ambienti mafiosi capaci di condizionare l'attività dell'Ente –:
se sia al corrente dei fatti riportati e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in relazione alla situazione del comune di Casavatore.
(4-03470)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PIZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il nuovo progetto di centrale idroelettrica «Budriesse», nei comuni di Castelnuovo Bocca d'Adda, Crotta d'Adda e Maccastorna, è stato presentato dalla società Vis srl, con sede legale in Maccastorna (LO);
un precedente progetto risulterebbe essere stato già stato «bocciato» dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il 26 giugno 2018 per il forte impatto ambientale che la realizzazione di tale impianto avrebbe comportato;
in particolare, le maggiori criticità che riguardano il progetto e che hanno determinato l'esito negativo fino ad ora, riguardano l'innalzamento del letto del fiume, con il rischio di impaludamento dei terreni agricoli circostanti, con accentuazione dei fenomeni di erosione con la distruzione dell’habitat e la modifica della fauna ittica;
l'area interessata risulta essere in prossimità dei seguenti siti appartenenti alla rete Natura 2000: SicIT 20A0016 – Spiaggioni Po di Spinadesco, ubicato a circa 0,830 chilometri dalla progettata centrale; ZpsIT 20A0501 – Spinadesco, ubicato a circa 0.720 chilometri; SicIT 20A0001 – Morta di Pizzighettone, a circa 6,6 chilometri ZpsIT 2090503 – Castelnuovo Bocca d'Adda, a circa 3,9 chilometri; Sic/Zps IT 4010018 – Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio, a circa 1,6 chilometri;
il progetto del nuovo impianto idroelettrico non prende in considerazione numerosi aspetti di carattere tecnico e di impatto paesaggistico-ambientale, fondamentali per valutare quale ricaduta l'intervento possa avere per il territorio e rimangono elevate, secondo i tecnici, le esigenze di chiarimento, di completamento delle informazioni, d'integrazione dell'intervento con la programmazione e la pianificazione del territorio lombardo in generale;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare chiuderà la fase di recepimento delle osservazioni, come da normativa entro il 9 agosto 2019 e dalle relazioni tecniche elaborate fino a questo momento dagli ordini professionali del territorio risulterebbero elementi di rilevante criticità –:
quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda assumere per tutelare adeguatamente il territorio interessato dal progetto della centrale idroelettrica che risulta essere già ricadente nell'ambito, come richiamato in premessa, di siti di interesse comunitario che rientrano nella rete Natura 2000 e che potrebbero inevitabilmente essere compromessi dalla realizzazione di una simile opera, e se intenda prestare il dovuto ascolto alle osservazioni critiche che stanno giungendo da diversi soggetti istituzionali e della società civile.
(5-02657)
GALLINELLA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
con decreto ministeriale n. 274 del 18 settembre 2018 sono stati annullati in via di autotutela i provvedimenti di nomina dei componenti della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas con successivo decreto ministeriale n. 300 del 13 novembre 2018 sono stati individuati nuovi requisiti di competenza per essere componenti di detta commissione e in base ad essi, in data 19 novembre 2018, è stato pubblicato un avviso pubblico con scadenza 10 dicembre 2018;
con decreto ministeriale n. 2 del 3 gennaio 2019 è stato nominato il Comitato istruttorio per la nomina dei componenti della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas;
sono trascorsi oltre sei mesi dalla costituzione del comitato: in questo periodo centinaia di progetti si sono accumulati presso il Ministero in attesa di parere Via-Vas da parte della nuova commissione, anche in considerazione dell'aumentato carico dovuto all'ampliamento delle competenze statali in materia, all'indomani delle nuove norme sulla Valutazione di impatto ambientale e della legge «sblocca Italia»; così come quelli in campo energetico, non più di competenza regionale;
all'interrogante risultano diciassette i progetti Vas (Valutazione ambientale strategica) tra i quali quelli relativi al piano nazionale per l'energia e il clima alla rete elettrica di trasmissione nazionale in attesa di essere esaminati; e 407 i progetti Via, molti in fase di istruttoria, tra i quali quelli per l'energia eolica per impianti di potenza superiore ai 30 Megawatt, le centrali termiche, le opere stradali e le infrastrutture;
nel complesso si tratta di un numero enorme di progetti, presentati tra il 2018 e i primi mesi del 2019, che aspettano la disanima da parte della nuova commissione –:
se sia a conoscenza della descritta situazione e qualsiasi lo stato del procedimento istruttorio per la scelta dei componenti della commissione;
se intenda fornire una data certa di inizio dei lavori della nuova commissione, tenendo conto del numero dei progetti che si sono accumulati nel corso di questi mesi.
(5-02658)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
ANZALDI e NOBILI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
in merito alla vicenda concernente il progetto riguardante la realizzazione di un Mcdrive a Roma nell'area archeologica di Caracalla che tante polemiche sta suscitando si apprende dalla testata de «Il Fatto Quotidiano» edizione del 31 luglio 2019 della presenza di un non meglio precisato atto assunto da parte del direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali, dottor Gino Famiglietti, che bloccherebbe suddetto progetto;
nei giorni precedenti era stato proprio il competente Soprintendente, Francesco Prosperetti, a dichiarare la presenza di una lettera del dipartimento urbanistica del Campidoglio che avrebbe dato un sostanziale nulla osta al cambio di destinazione d'uso che avrebbe aperto la strada al progetto;
si tratta di atti dei quali si apprende esclusivamente dagli organi di informazioni, accrescendo il livello di incertezza su tutta la delicata vicenda sulla quale è necessario fare chiarezza rapidamente;
gli interroganti hanno già presentato un atto di sindacato ispettivo nei giorni scorsi e anche una richiesta di accesso agli atti ai sensi della normativa vigente –:
se quanto riportato in premessa risulti vero e, cioè, se effettivamente esista questo atto del direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali che sarebbe intervenuto a bloccare il progetto del McDrive nella citata area vincolata delle Terme di Caracalla.
(5-02659)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
CATTANEO, CASSINELLI, BIGNAMI, MARTINO, GIACOMONI, BARATTO, BENIGNI e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il Consiglio nazionale dei commercialisti, alla luce delle sempre più allarmanti segnalazioni provenienti da tutti gli ordini territoriali e dai referenti regionali della categoria per la fiscalità, ritiene quanto mai urgente e non più differibile un intervento normativo teso a disporre il carattere meramente facoltativo dell'applicazione degli Isa (Indici sintetici di affidabilità fiscale) e della compilazione dei relativi modelli per il corrente anno;
in tal senso, il Presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, ha manifestato in data 6 giugno 2019 al Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e in data 23 maggio 2019 al Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, il gravissimo disagio in cui versa attualmente l'intera categoria professionale dei commercialisti per i ritardi nella messa a disposizione degli strumenti necessari per l'applicazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa);
la nuova disciplina prevede, infatti, che i contribuenti interessati, per migliorare il proprio profilo di affidabilità nonché per accedere al regime premiale, possono indicare nelle dichiarazioni fiscali ulteriori componenti positivi, non risultanti dalle scritture contabili, rilevanti ai fini delle imposte sui redditi, dell'imposta regionale sulle attività produttive e dell'imposta sul valore aggiunto, versando le relative maggiori imposte entro il termine previsto per il versamento a saldo delle imposte sui redditi;
a poco più di 20 giorni alla scadenza di tale termine, è stato purtroppo necessario denunciare l'evidente indisponibilità non solo dei software necessari per l'applicazione dei nuovi Isa, ma anche degli «ulteriori dati» che, per ciascun contribuente, devono preventivamente essere scaricati dal sito dell'Agenzia delle entrate e che sono indispensabili per il funzionamento dei predetti software. Una situazione di gravissimo e intollerabile ritardo anche in considerazione del fatto che i nuovi Isa avrebbero dovuto trovare la loro prima applicazione già lo scorso anno e che a due anni di distanza dalla loro previsione normativa risultano ancora indisponibili gli strumenti necessari per la loro stessa applicazione;
al Ministro interrogato, il Consiglio nazionale dei commercialisti aveva già chiesto inizialmente un intervento da parte del Governo, ma ad oggi, per quanto risulta, nessun passo in avanti è stato fatto –:
se il Governo, alla luce di quanto precede, non intenda adottare iniziative normative, volte ad attribuire carattere meramente facoltativo all'applicazione degli Isa e alla compilazione dei relativi modelli per l'anno 2019.
(5-02660)
PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
secondo i risultati della ricerca condotta dall'Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico – Domina, in collaborazione con la Fondazione Leone Moressa, che incrocia i dati dell'associazione con quelli di Inps e Istat, a fine 2017, i lavoratori domestici regolarmente assunti dalle famiglie italiane sono circa 865 mila con una spesa annua di 6,9 miliardi;
dal 2008 al 2017 questi lavoratori sono cresciuti del 26 per cento, essendo aumentati i lavoratori che si occupano di assistenza (badanti) a causa dell'elevata incidenza degli anziani: gli over 65 in Italia sono 13,6 milioni (il 30,3 per cento dei quali non è autonomo), gli over 85 sono 2,1 milioni;
si evidenzia, inoltre, che il numero complessivo dei lavoratori domestici in Italia è di gran lunga più alto rispetto ai dati rilevati per via del lavoro irregolare stimato al 60 per cento;
al contempo aumentano anche i cosiddetti caregiver, nel nostro Paese stimati in 8 milioni e mezzo di italiani (l'80 per cento donne), i quali, spesso invisibili alle istituzioni, assistono in casa familiari gravemente malati, disabili e affetti da emergenze sociali. Questo poiché le reti del welfare sono sempre più labili e molti familiari si trovano costretti, in mancanza di alternative e nell'impossibilità di assumere un badante, a sopperire alla mancanza, rinunciando così alla propria vita. Ciò determina un notevole incremento delle disparità sociali ed economiche nonché una crescita esponenziale di italiani in situazioni critiche e condizioni di fragilità;
al fine di affrontare tale situazione, destinata a peggiorare, sarebbe opportuno incrementare i servizi pubblici di assistenza domiciliare e attuare la deducibilità delle retribuzioni, oltre che dei contributi, per i badanti, misura che permetterebbe al contempo di far emergere molta parte del lavoro sommerso. A tal riguardo si pone l'attenzione anche sui mancati introiti per l'Inps, ma non solo, spesso i badanti in nero percepiscono il reddito di cittadinanza o la Naspi e risultano avere un coefficiente Isee tale da permettergli di godere di servizi gratuiti forniti dai comuni –:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, intenda assumere iniziative per apportare le modifiche normative in materia fiscale volte a introdurre sgravi e incentivi fiscali a favore di coloro che assumono badanti, valutando a tal fine anche l'estensione alle famiglie degli incentivi fiscali all'assunzione di percettori del reddito di cittadinanza che rappresenterebbe un'ottima misura sia per i datori di lavoro, sia per il bilancio dello Stato.
(5-02661)
CENTEMERO, DARA, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
a un titolare di un ristorante, in data 11 giugno 2004 veniva notificato un atto di irrogazione di sanzioni dall'Agenzia delle entrate di Castiglione delle Stiviere (Mantova), con il quale veniva irrogata a carico del ricorrente la sanzione di euro 136.664,28, prevista dall'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito dalla legge 23 aprile 2002, n. 73, per aver impiegato lavoratori dipendenti non risultanti dalla documentazione obbligatoria per il periodo 1° gennaio 2002-2 settembre 2002;
il ricorso in 1° grado fu accolto in parte, determinando la sanzione per soli tre dipendenti per i giorni effettivamente lavorati anche in relazione della sentenza della Corte costituzionale n. 144 del 4 aprile 2005, depositata il 12 aprile 2005, che ha statuito e dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 12, convertito in legge dall'articolo 1 della legge 23 aprile 2002, n. 73, nella parte in cui non ammette la possibilità di provare che il rapporto di lavoro irregolare ha avuto inizio successivamente al primo gennaio dell'anno in cui è stata constatata la violazione»;
la sentenza è stata appellata dall'Agenzia delle entrate; la commissione tributaria regionale (Ctr) competente ha dichiarato l'assenza di giurisdizione ai sensi della sentenza della Corte costituzionale n. 130 del 14 maggio 2008, che ha dichiarato «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546 ..., nella parte in cui attribuisce alla giurisdizione tributaria le controversie relative alle sanzioni comunque irrogate da uffici finanziari, anche laddove esse conseguano alla violazione di disposizioni non aventi natura tributaria»;
in funzione della variazione di giurisdizione, la società doveva riassumere il contenzioso, entro 6 mesi avanti il tribunale ordinario, ma detta riassunzione non è avvenuta. Decorso il periodo suddetto, l'avviso di irrogazione sanzioni è passato in giudicato e l'Agenzia delle entrate ha proceduto all'iscrizione a ruolo delle sole sanzioni;
con la «rottamazione dei ruoli» Equitalia non ha ritenuto «rottamabili» le suddette sanzioni in quanto «non ritenute aventi natura tributaria», nonostante siano «gestite» dall'Agenzia delle entrate –:
se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti in merito al caso esposto in premessa e circa la possibilità di definizione della stessa attraverso la «rottamazione» dei ruoli adottando le iniziative di competenza per evitare che siano irrogate sanzioni sulla base di una norma dichiarata incostituzionale e quindi non applicabile.
(5-02662)
UNGARO, FREGOLENT, FRAGOMELI, COLANINNO, DEL BARBA, LIBRANDI, MANCINI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
per effetto delle modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2019, e per effetto dell'emanazione del decreto 30 aprile 2019, la raccolta dei nuovi Pir, i Piani individuali di risparmio varati con la legge di bilancio 2017, deve essere dedicata per almeno il 3,5 per cento a piccole e medie imprese quotate sull'Aim e per almeno il 3,5 per cento nel venture capital;
è stabilito altresì che i Pir potranno investire in piccole e medie imprese sotto determinate condizioni vincolanti: con un fatturato annuo che non superi i 50 milioni di euro e/o il cui totale di bilancio annuo non sia superiore a 43 milioni di euro; che occupano meno di 250 persone; che non siano attive sui mercati da oltre sette anni, che non siano quotate all'interno dei mercati finanziari regolamentati e non abbiano goduto da terzi di oltre 15 milioni di risorse finanziarie;
come riporta un articolo de Il Sole 24 Ore del 16 maggio 2019, per gli operatori finanziari le novità introdotte rischiano di far affossare definitivamente il comparto, che già dall'inizio dell'anno sta subendo un arresto di flussi in entrata. Si ritiene infatti che i citati ulteriori limiti rendano alquanto difficile la composizione di un portafoglio performante che rispetti tutti i vincoli previsti dalla legge, ottenebrando i vantaggi fiscali che i Pir riservano a chi investe;
sempre secondo Il Sole 24 Ore i dati più recenti sulla raccolta dei piani individuali di risparmio non lasciano al momento spazio all'ottimismo: dopo il boom del 2017 con 10,9 miliardi di euro, il parziale ridimensionamento del 2018 a poco meno di 4 miliardi e il dato pressoché piatto dei primi mesi 2019, Intermonte Sim ha drasticamente ridotto le stime sui flussi netti, che ammonteranno a poco più di un miliardo di euro quest'anno, sfioreranno i 2 miliardi il prossimo, per attestarsi a 2,7 miliardi nel 2021. Il primo quinquennio dei Pir si chiuderebbe quindi con asset in gestione per 20 miliardi di euro, quando poco più di un anno fa si pensava di arrivare addirittura a 68 miliardi di euro –:
quali iniziative urgenti intenda mettere in campo il Governo per rendere nuovamente appetibile ai risparmiatori italiani lo strumento dei Piani anche assumendo iniziative normative volte a ristabilire il collegamento fra il risparmio degli italiani e la piccola e media impresa, elemento costitutivo dell'economia italiana.
(5-02663)
Interrogazione a risposta scritta:
CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nell'ultimo periodo, presso le sedi dell'Agenzia delle entrate-riscossione vi sarebbe una situazione di grande affollamento e disordine per l'adesione di tanti cittadini alla «rottamazione» delle cartelle di Equitalia;
da fonti giornalistiche si apprende che, in svariate città d'Italia, i cittadini stanzierebbero in coda, dinanzi l'ingresso, già fin dalle prime ore del mattino e, quindi, molto prima dell'orario di apertura; tale contesto sembrerebbe addirittura esasperato in alcune città come, ad esempio, a Genova, dove per placare gli animi dei cittadini a quanto consta all'interrogante, sarebbe stato necessario l'intervento della vigilanza;
da organi di stampa si apprende che a Padova, le persone in coda, in attesa dell'apertura dell'ufficio, avrebbero compilato un elenco per far sì che, una volta all'interno, si sarebbe potuto rispettare un ordine già prestabilito. Successivamente, però, nella confusione, sarebbe venuto fuori un altro foglio con altri nomi. Ciò avrebbe provocato l'indignazione dei tanti cittadini in coda, tanto da causare l'intervento della polizia;
tale situazione sembrerebbe rappresentare la diretta conseguenza del modus operandi degli uffici preposti per il quale i cittadini, per avere la possibilità di confrontarsi con gli addetti agli sportelli, dovrebbero mettersi in coda una prima volta per farsi consegnare un numero di prenotazione e, una seconda volta, per ricevere il servizio vero e proprio e, quindi, attendere complessivamente uno svariato numero di ore;
da privati cittadini si apprende che, in qualche ufficio di Roma, accada anche che ad una persona che si trovi ad attendere la prima volta per ricevere il numero di prenotazione, possa venir chiesto di tornare nuovamente dopo diverse ore, poiché i funzionari deciderebbero di interrompere la consegna dei numeri a causa dell'ingente numero di persone in attesa o, altresì, che persone che già in fila per ricevere la prenotazione vengano, poco prima dell'orario di chiusura degli uffici, mandate via ed invitate a tornare nuovamente il giorno successivo;
ciò provocherebbe una inutile perdita di tempo per i cittadini, i quali per poter ricevere un'informazione sarebbero costretti a presentarsi prima dell'effettivo orario di apertura degli uffici, senza effettivamente ricevere alcun servizio, ed inoltre rappresenterebbe anche un pessimo esempio di organizzazione della burocrazia nazionale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere per risolvere la situazione descritta che, ove trovi conferma, evidenzierebbe una grave disfunzione amministrativa.
(4-03474)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
i recenti, drammatici fatti di cronaca sulle vicende relative alle strutture sociali destinate ai minori in difficoltà familiare hanno fatto emergere le molteplici problematiche legate al sistema degli affidi;
in particolare, un problema non di poco conto è rappresentato dalle tempistiche burocratiche legate all'istituto dell'affido e alle lunghe liste d'attesa che precedono l'ingresso nelle strutture di accoglienza;
nello specifico, l'articolo 6 della legge 8 novembre 2000, n. 328 (legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), nel disciplinare le funzioni dei comuni in materia di sistema integrato di interventi e servizi sociali, ne ha articolato gli interventi e le competenze nell'ambito della più ampia programmazione regionale;
in base a detta legge ai comuni, tra gli altri compiti, spetta, nell'ambito delle risorse disponibili, l'erogazione dei servizi, delle prestazioni economiche, nonché delle attività assistenziali già di competenza delle province, con le modalità stabilite dalla legge regionale;
tuttavia, occorre tenere presente l'ingente, spesso non ben definito, numero di strutture che si occupano sia di minori affidati su provvedimento del tribunale dei minori che di minorenni stranieri non accompagnati;
dal momento in cui il giudice emette la sentenza, il costo che fa capo al minore resta a carico dei comuni fino al momento dell'accoglienza nella struttura preposta;
si tratta di una spesa complessiva annua variabile distribuita tra regione, prefettura e comune che aumenta progressivamente se, dal momento in cui il giudice emette la sentenza di conferma del percorso riabilitativo, la struttura che dovrebbe accogliere il minore non procede tempestivamente –:
di quali elementi disponga il Governo in ordine alle motivazioni che giustificano le citate lunghe liste di attesa legate all'accoglienza dei minori in affido nelle strutture preposte e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per porre fine a tali lungaggini;
quali idonee e urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire che il momento dell'affido del minore nelle strutture non rappresenti un passaggio traumatico per il minore, oltre che un aggravio dei costi a carico dei sindaci dei comuni cui i minori vengono affidati.
(3-00930)
Interrogazione a risposta scritta:
FIORINI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:
l'indagine giudiziaria Angeli e Demoni su presunti affidi illeciti, che recentemente ha portato a 29 indagati (medici, politici, assistenti sociali, liberi professionisti) e 18 misure cautelari, sta fotografando uno scenario impressionante sulla rete e sul funzionamento dei servizi sociali della Val d'Enza nel reggiano accusati, tra l'altro, di redigere false relazioni per allontanare bambini dalle famiglie e collocarli in affido retribuito presso amici o conoscenti;
l'inchiesta «Angeli e demoni» sta smascherando un business in essere sui bambini realizzato, da quanto emerge dall'indagine, tramite l'allontanamento dalle famiglie per falsi abusi e maltrattamenti e tale business sembrerebbe organizzato in modo sistematico proprio attraverso le figure tecniche dei servizi sociali;
l'allontanamento di minori dalle loro famiglie di origine e il loro collocamento o affido presso comunità, strutture di accoglienza o famiglie affidatarie, pare, secondo da quanto emerso sinora dall'indagine, un vero e proprio business tra pubblici uffici, Onlus e gli altri soggetti affidatari;
un'organizzazione fondata sulla sistematica falsificazione delle valutazioni sulle famiglie, con lo scopo di allontanare i minori, anche in assenza dei relativi presupposti. Uno degli elementi individuati dagli inquirenti riguarda il denaro generato dall'allontanamento del minore e dalla sua conseguente nuova collocazione, visto che gli enti pubblici preposti corrispondono contributi economici e rette che vanno alle famiglie affidatarie oppure alle comunità di accoglienza;
i minori sottratti alle famiglie per motivi gravi – unici a giustificare gli allontanamenti – pare rappresentino una piccola parte in molti dei casi emersi della vicenda di Reggio-Emilia, i quali mostrano invece che si è fatto leva sulla povertà delle famiglie spesso come comune denominatore rispetto alle motivazioni alla base delle segnalazioni e della privazione della potestà genitoriale da parte degli assistenti sociali;
si consideri, inoltre, che le condizioni di povertà e precarietà delle famiglie in Italia, secondo i dati Eurostat relativi al 2017, indicano 1,8 milioni di famiglie (il 7 per cento del totale) in povertà assoluta, mentre circa 3 milioni (pari all'11,8 per cento) sarebbe quelle che vivono in condizioni di povertà relativa;
le famiglie con la presenza di minori sono quelle più in difficoltà nel panorama nazionale, con livelli di povertà assoluta superiori rispetto alla media nazionale, triplicati per la povertà relativa delle famiglie con più di tre figli (rapporto Istat 2018);
infine, al di là della vicenda giudiziaria, la questione degli affidi continua ad essere di grande attualità –:
di quali elementi disponga il Governo circa il numero dei minori in affido in Emilia-Romagna negli ultimi 5 anni, quante siano le comunità e gli istituti che accolgono minori in affido in quella regione e quale sia il costo complessivo sostenuto dai soggetti indicati in premessa, nonché quello per ogni giorno di permanenza nelle citate strutture per ciascun minore.
(4-03471)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la Guardia di finanza di Genova, in collaborazione con la Dea degli Usa, nelle ultime ore ha proceduto, presso il porto di Genova, al sequestro di 368 chilogrammi di cocaina, per un valore di oltre 100 milioni di euro e oltre 953 mila euro in contanti con conseguente arrestato di tre italiani per importazione di droga dal Sudamerica;
tra gli arrestati vi sarebbe anche, come riportano gli organi di stampa, un affiliato alla cosca di ’ndrangheta Alvaro di Sinopoli, in provincia di Reggio Calabria;
lo scalo di Genova, come sottolineano da tempo le forze di polizia, sembra essere diventato un polo strategico dal punto di vista logistico per il traffico di droga;
dal mese di novembre 2018 quello sopra riportato è il quinto sequestro di ingenti quantitativi di droga avvenuto proprio presso il porto del capoluogo Ligure;
a novembre furono sequestrati 270 chilogrammi di eroina, a gennaio ben 2 tonnellate, a giugno 100 chilogrammi e solo ad inizio luglio, cioè poche settimane fa, ben ulteriori 500 chilogrammi;
sono numeri assolutamente preoccupanti che destano allarme sulle dimensioni che ha assunto il traffico di droga e sulla necessità di implementare le misure di sicurezza nell'ambito del terminale portuale genovese;
sempre più spesso nei porti italiani si verificano operazioni importanti di polizia con rilevanti sequestri di quantitativi di droga destinati alle piazze di spaccio;
nella maggior parte dei casi queste azioni sono possibili esclusivamente grazie alle capacità e alle misure di intelligence portate avanti da forze dell'ordine e magistratura, mentre è più raro che ciò avvenga per un adeguato monitoraggio del territorio portuale da parte degli organismi preposti –:
se il Governo, a fronte alle dimensioni del fenomeno riportato in premessa, non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per procedere tempestivamente a un rafforzamento degli strumenti di contrasto dei traffici illeciti, realizzando all'interno delle Autorità di sistema portuale, anche con la previsione di un fondo specifico, delle vere e proprie centrali di controllo, potenziando l'illuminazione nonché i sistemi di videosorveglianza, al fine di supportare l'azione delle forze dell'ordine con l'obiettivo di aumentare gli standard di sicurezza dei terminali portuali nel combattere il traffico di stupefacenti.
(3-00932)
Interrogazione a risposta in Commissione:
PIZZETTI e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
si registra un inspiegabile rallentamento circa i tempi di realizzazione del nuovo ponte in territorio di Spino sulla «Paullese» finalizzato a migliorare la viabilità territoriale con l'eliminazione delle criticità derivanti dalla ex strada statale Crema-Milano, quasi completamente raddoppiata;
l'infrastruttura, progettata nel 2011 e finalizzata a scavalcare il fiume Adda a Spino, prevede un importo complessivo di 18 milioni di euro;
si attende la convocazione della conferenza di servizi che però ancora non risulta essere in calendario;
la provincia di Cremona attende di poter passare alla fase esecutiva del progetto per poi procedere all'appalto, ma senza la conferenza di servizi non è possibile procedere;
da calendario suddetta conferenza sarebbe convocabile dal 9 luglio 2019 in quanto è scaduto il termine dei 60 giorni previsti dalla pubblicazione della procedura di esproprio delle aree, necessarie all'opera, ma non è ancora dato sapere se e quando questa convocazione avverrà in sede ministeriale;
l'avvio del cantiere sarebbe atteso per il prossimo anno, per concludersi nell'arco di 24 mesi, ma questo prolungamento dei tempi rischia di far slittare l'intera opera attesa dal territorio –:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di convocare in tempi rapidissimi la prevista e attesa conferenza di servizi, per far sì che si possa procedere alla realizzazione della infrastruttura in questione indispensabile per il miglioramento della viabilità territoriale.
(5-02654)
INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi, ad Albavilla, in provincia di Como, nel campeggio organizzato dall'oratorio parrocchiale all'Alpe del Viceré, una bambina di 10 anni è stata avvicinata al margine del bosco da un uomo di circa 60 anni che ha tentato di circuirla con proposte indecenti;
fortunatamente la bambina è riuscita a scappare per ritornare verso la comitiva dell'oratorio e, con le sue urla, ha messo in fuga anche l'uomo;
i responsabili dell'oratorio, ai quali la bambina ha prontamente raccontato il fatto, hanno presentato subito una denuncia contro ignoti ai carabinieri della stazione di Erba, competente per territorio, e la bambina è riuscita a fornire una descrizione puntuale del molestatore e sono attualmente in corso le indagini, che risultano difficoltose a causa dell'elevata presenza turistica in quelle zone in questo periodo dell'anno;
il caso sta destando enorme preoccupazione nelle famiglie, tra le quali la notizia si è subito diffusa, poiché i bambini tutte le sere scendono dall'Alpe e il fatto è accaduto proprio al termine della giornata al campeggio, poco prima della discesa;
il campeggio si svolge in un'area che è di proprietà comunale e che non è recintata, pertanto si è aperto contestualmente il dibattito sull'incremento della sicurezza;
giova ricordare che la stazione dei carabinieri di Erba dispone di un organico di 20 uomini e ha mezzi inadeguati ad espletare il lavoro di pattugliamento del territorio, ovvero ha solo 3 automezzi di cui uno inutilizzabile perché fuori servizio;
sarebbe, pertanto, necessario anche implementare gli automezzi con un'auto di cilindrata superiore, un fuoristrada a quattro ruote motrici per raggiungere più agevolmente le zone montane del territorio di competenza della stazione dove, peraltro, si è verificato il fatto riportato sopra –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se intenda fornire ulteriori informazioni sulle iniziative assunte al fine di garantire maggiore sicurezza in quei luoghi, anche attraverso potenziamento e adeguata dotazione della stazione dei carabinieri di Erba, che saranno chiamati ad assicurare alla giustizia il molestatore.
(3-00931)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ANZALDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
data 30 luglio 2019 si è registrata una rapina presso la filiale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata di Scanzano jonico;
due malviventi a volto coperto sono entrati nella sede dell'istituto di credito e, minacciando i due dipendenti, si sono fatti consegnare il danaro per poi dileguarsi;
sono in corso indagini da parte dell'Arma dei carabinieri di Policoro;
tale episodio segue altre rapine che si sono registrate sempre in territorio di Scanzano che hanno riguardato anche nei mesi scorsi l'ufficio postale e altri esercizi;
si tratta di un episodio che ha destato molta preoccupazione nella popolazione locale;
il territorio in questione è da tempo oggetto di una recrudescenza di atti criminali che hanno riguardato anche diverse attività economiche, in particolare nel comparto agricolo;
l'ultima relazione semestrale della direzione investigativa antimafia ha posto in evidenza il rischio di consolidamento di organizzazioni criminali proprio lungo la fascia jonica metapontina;
Scanzano Jonico cittadina di quasi 8 mila abitanti al momento risulta essere priva di qualsiasi presidio di sicurezza mancando anche della caserma dei carabinieri;
amministratori locali, forze politiche economiche e sociali chiedono da tempo risposte in materia di sicurezza per assicurare un maggiore e più efficace controllo del territorio e contrastare le azioni criminali portate a danno del tessuto produttivo –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere per aprire l'attesa caserma dei carabinieri presso il comune di Scanzano Jonico nonché per potenziare gli organici dei presidi di sicurezza della polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri di Pisticci e Policoro.
(5-02655)
BOSCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
da notizie a mezzo stampa si è appreso che, al pari di quanto accadde sul finire dello scorso anno, sarebbero tornate in auge le truffe telefoniche provenienti da numeri con prefisso internazionale, che per la maggior parte dei casi sembrerebbe essere di derivazione tunisina, moldava o kosovara, solitamente con prefisso +216; +373; +383;
analizzando, infatti, le segnalazioni degli utenti online, sembrerebbe che i truffatori siano tornati in azione, tempestando di chiamate gli utenti italiani, attraverso diverse tecniche, tutte volte a frodare il malcapitato di turno;
in molti casi, peraltro, non si tratta neppure di vere e proprie telefonate, ma gli utenti si limitano a ricevere un paio di squilli, ai quali non hanno tempo di rispondere; tuttavia, nel momento in cui l'utente richiama al numero ricevuto, si attiva automaticamente un abbonamento mensile di 5-6-7 euro con addebito diretto sul conto corrente o sul credito della Sim, una vera e propria truffa;
peraltro, dietro a questa tecnica denominata «ping-calls», spesso operano computer che fanno numerazioni a caso, migliaia alla volta, oppure operatori che utilizzano rubriche telefoniche comprate fraudolentemente nel dark web e, oltre al denaro trafugato con l'inganno, l'utente è poi costretto a pagare anche la chiamata, che essendo internazionale finisce spesso per avere un costo molto elevato;
tali truffe sono tanto più gravi, e offensive per la collettività, quanto più avvengono ai danni dei soggetti più vulnerabili, come nel caso degli anziani o dei minori di età, maggiormente esposti i primi a causa della scarsa familiarità con le nuove tecnologie, e i secondi a causa dell'inesperienza dovuta alla giovane età –:
quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per contrastare efficacemente il diffondersi di queste truffe su tutto il territorio nazionale e per garantire la sicurezza dei cittadini nell'utilizzazione della telefonia fissa e mobile, anche prevedendo opportune e capillari campagne di informazione sia sull'esistenza di simili truffe sia sulle modalità per difendersi da esse, con particolare riguardo all'esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili.
(5-02656)
Interrogazioni a risposta scritta:
MORANI, MICELI, FIANO, ROTTA, VERINI, BAZOLI, ANNIBALI e FERRI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
poche ore dopo la drammatica uccisione del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuta a Roma nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019, è stata diffusa la falsa notizia della cattura di quattro nordafricani in relazione all'omicidio;
secondo quanto riportato da un articolo di wired.it – che ha ricostruito la vicenda – fin dalla mattinata di venerdì 26 luglio si inizia a parlare di «caccia a due nordafricani», per via di un titolo de Il Messaggero immediatamente rilanciato dal Ministro dell'interno Matteo Salvini, che nel post su Facebook auspica «lavori forzati» per gli autori del delitto. In un articolo successivo, ancora Il Messaggero fornirà un identikit più preciso dei ricercati, descrivendo uno dei due come «alto 1.80 e con le mèches»;
alle 12.47 la pagina FacebookPuntato, L'App degli Operatori di Polizia pubblica la falsa notizia che resta online per un lasso limitato di tempo, ma sufficiente a diventare virale – della cattura di quattro nordafricani, «tre cittadini di origini marocchine e uno di origini algerine», pubblicandone anche le foto segnaletiche con gli occhi coperti per tutelarne la privacy;
la pagina di Puntato è l’account ufficiale di un'App privata, in continuo aggiornamento, «ideata da Forze di Polizia per le Forze di Polizia. Puntato non è un'App istituzionale, ma privata» per, citando il sito web ufficiale dell'azienda, «fare controlli speditivi del veicolo e redigere verbali»;
l'idea sarebbe quella di «creare un'Applicazione per tutti gli smartphone che possa coadiuvare il personale operante per strada. Iniziando con il semplice allegato A, implementandolo con vostre richieste suggerimenti e aggiornandola, rendendola efficace efficiente e semplice. L'App creata da chi lavora per strada, per chi lavora per strada»;
il titolare del trattamento dei dati dell'App, risulta – come si legge sul sito www.puntato.com – la società Puntato LTD VAT 10240764, con sede a Londra, Flat 46 Peter Heathfield House 261 High Street London E15 2LR. Tale società, come risulta dalla scheda reperibile sul sito https:\\beta.companieshouse.gov.uk, è stata aperta il 20 giugno 2016 da R.G.-graphic designer, residente a Londra, ed è stata chiusa il 6 febbraio 2018; consultando il sito della Apple relativo all'App «Puntato» risulta alla voce fornitore il nome di Giovanni Gualandi; consultando altresì Linkedin risulta che Giovanni Gualandi è «manager presso Puntato», è residente in Italia e impiegato presso il Ministero dell'interno;
poco dopo, su Twitter, vengono pubblicate le schede segnaletiche dei quattro presunti sospetti, documenti riservati e non oscurati che riportano nome, cognome, fotografia e persino informazioni relative a domicilio e genitori degli uomini. Uno degli utenti che per primo ha postato le immagini – per poi cancellarle – ha rivelato di averle trovate su Portale Difesa, un aggregatore di notizie sulle forze armate dotato di forum e gruppo chiuso su Facebook;
la pagina Facebook «Soli non siamo nulla. UNITI Saremo TUTTO» – amministrata da V.G., da 27 anni agente della Guardia di finanza – ha ripubblicato la foto di Puntato, accompagnandola con la didascalia «Ora lasciateli a noi colleghi ed al popolo, faremo noi giustizia». Prima di essere cancellato, il post è rimasto online per sei ore, ottenendo quasi 5 mila condivisioni;
la Guardia di finanza avrebbe confermato a Wired di aver attivato «urgenti approfondimenti sulla vicenda» e che eventuali responsabilità saranno poi trasmesse all'autorità giudiziaria –:
se il Governo non ritenga quanto meno inappropriato, sia per problemi di sicurezza, sia di privacy, che le forze di polizia adoperino per lo svolgimento di compiti istituzionali un'App privata facente capo ad una società aperta e poi chiusa in Gran Bretagna da parte di un cittadino italiano e considerato inoltre che l'App in questione sarebbe gestita da un impiegato del Ministero dell'interno;
quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare per prevenire il diffondersi di informazioni riservate, manipolate o false sui social network che vengono attribuite alle forze di polizia inficiandone l'immagine.
(4-03460)
ROSSO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto si apprende da fonti giornalistiche il 25 luglio 2019 agenti della polizia sono stati aggrediti nel quartiere Barriera di Milano a Torino, mentre cercavano di identificare un nigeriano, di seguito arrestato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale;
in particolare, la volante della polizia sarebbe stata accerchiata da decine di persone, perlopiù nordafricani, che volevano di fatto impedire l'identificazione del loro connazionale;
a seguito dell'aggressione subita, alcuni poliziotti hanno riportato contusioni e sono stati medicati presso il locale pronto soccorso;
solo l'arrivo di una seconda volante ha permesso di riportare la calma e ha impedito che la situazione degenerasse ulteriormente;
tale increscioso episodio, oltre a costituire un fatto gravissimo e inaccettabile a parere dell'interrogante, non rappresenta purtroppo una novità nel capoluogo piemontese, dove già nel settembre 2018 e nello stesso quartiere, degli agenti furono oggetto di minacce e botte per avere fermato un immigrato gabonese durante un controllo, finalizzato ad accertare le condizioni per uno sfratto o dove lo scorso aprile due agenti di polizia sono stati aggrediti da uno straniero al grido di «Allah Akbar»;
nonostante l'encomiabile lavoro della questura di Torino e degli agenti che quotidianamente operano sul territori, ormai alcuni quartieri periferici di Torino, come appunto Barriera di Milano, assomigliano sempre più alle Banlieue francesi, teatro di scontri e disordini oltre che di illegalità;
il decreto comunemente denominato «sicurezza-bis» e fortemente voluto dal Ministro interrogato persegue, tra l'altro, come obiettivo cardine dell'azione di Governo, oltre alla lotta all'immigrazione clandestina, la sicurezza pubblica –:
se il Ministro interrogato, alla luce di fatti sopra esposti, ritenga opportuno l'invio di nuove forze di polizia nella città di Torino e, in particolare, in quelle aree periferiche della città che sono costantemente a rischio di rivolte e aggressioni anche i danni delle forze di polizia stesse, al fine di garantire la sicurezza pubblica dai cittadini e di quanti operano al servizio degli stessi.
(4-03464)
DONNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'occupazione abusiva degli immobili costituisce da tempo una delle principali problematiche che affliggono i grandi centri urbani del Paese, conseguenza a volte della difficoltà di porre in essere politiche territoriali, urbanistiche e sociali, finalizzate alla riqualificazione delle aree periferiche e alla riduzione dei fattori di marginalità sociale. Il tema, come noto, è stato affrontato, sotto il profilo della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, dal decreto-legge n. 14 del 2017, convertito, con modificazioni, nella legge n. 48 del 2017, che ha introdotto alcune significative innovazioni volte al superamento del fenomeno, in un'ottica di miglioramento delle condizioni di vivibilità delle città e di prevenzione delle situazioni di degrado e di condotte illecite;
l'articolo del decreto-legge n. 14 del 2017 prevede che al fine di assicurare il concorso della forza pubblica per l'esecuzione dei provvedimenti di sgombero, il prefetto individui una scala di priorità che tenga conto della «tutela delle famiglie in situazioni di disagio economico o sociale»;
con la circolare del 1° settembre 2018 del Ministero dell'interno, concernente disposizioni relative all'occupazione arbitraria di immobili, si rimanda ai prefetti, nell'ambito delle proprie competenze, attraverso l'istituzione del comitato per la sicurezza per organizzare le operazioni di sgombero, l'attuazione di un piano sociale per censire e identificare gli occupanti e la composizione dei nuclei familiari, con particolare riguardo alla presenza all'interno degli stessi di minori o altre persone in condizioni di fragilità, oltre alla verifica della situazione reddituale, e della condizione di regolarità di accesso e permanenza sul territorio nazionale e all'adozione di iniziative di esecuzione di sgomberi resi necessari da altre situazioni di rilievo, come le precarie condizioni di sicurezza degli immobili, che potrebbero emergere a seguito delle ordinanze contingibili e urgenti adottate dal sindaco;
a seguito di indagini condotte dalla Guardia di finanza di Lecce nel 2018, sono emerse responsabilità importanti di politici, amministratori, dirigenti e funzionari del comune dello stesso capoluogo di provincia salentino per l'assegnazione illecita di alloggi popolari in cambio di voti;
dai dati pervenuti dall'ente gestore Arca Sud, in data 10 luglio 2019 a seguito dell'esplicita richiesta di accesso agli atti, sono emersi che ad oggi sussistono 323 pratiche di decadenza relative alle case popolari in provincia di Lecce che attendono ancora di essere evase e che interessano nello specifico i comuni di Lecce, Nardo, Gallipoli, Copertino, Galatina, Squinzano, Maglie e Tricase;
da quanto emerso dalle dichiarazioni in tribunale dallo stesso direttore di Arca Sud, Sandra Zappatore, resiste un meccanismo ormai consolidato, per imposizione dei politici sotto inchiesta, concernente il blocco degli sgomberi (fonte Nuovo Quotidiano di Puglia) –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;
quali urgenti iniziative intenda adottare affinché, per il tramite del prefetto, si completi l’iter riguardante lo sgombero delle case popolari in questione per permettere, al contempo, una immediata riassegnazione degli stessi immobili ai cittadini bisognosi;
se non ritenga necessario e urgente promuovere, per quanto di competenza, un monitoraggio delle procedure di sgombero nelle altre province italiane, per garantire l'accesso agli alloggi popolari agli effettivi aventi diritto.
(4-03468)
MORANI, PAITA, ROTTA, MICELI, FIANO, FREGOLENT, UNGARO, FRAILIS, BONOMO, PEZZOPANE, SCALFAROTTO, MIGLIORE, SERRACCHIANI e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
a seguito della barbara uccisione del carabiniere Mario Cerciello Rega, avvenuta a Roma nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 è stata diffusa la falsa notizia della cattura di quattro nordafricani in relazione all'omicidio;
consta agli interroganti che la notizia falsa sia stata diffusa anche dall’account Twitter di Daniele Bertana, membro del team social e di comunicazione del Ministro dell'interno Matteo Salvini, che l'ha inoltrata alla pagina Twitter «Matteo Salvini leader»;
i tre tweet, successivamente cancellati, riportavano le seguenti notizie: «carabiniere ucciso a coltellate da un balordo nordafricano»; «Carabiniere ferma due nordafricani sospettati di furto: ucciso a coltellate» «Carabiniere ucciso a coltellate a Roma. Caccia a due nordafricani»;
dal curriculum vitae pubblicato sul sito del Ministero dell'interno si legge che il Bertana è «Membro del Team Social e di comunicazione di Matteo Salvini» e si occupa di «Gestione dei canali Social e di comunicazione del Leader della Lega e candidato Premier, sotto la guida del Prof. Luca Morisi. Le linee d'azione sono varie e gestite con precisione a stretto contatto con il Sen. Matteo Salvini (formula TV-Rete-Territorio, ibridazione continua tra ambiti mediatici diversi che rimandano l'uno all'altro, disintermediazione, tempestività d'azione, interazione, community building e tanta sperimentazione)» ed è anche «Collaboratore Comunicazione/Ufficio Stampa del Ministro dell'interno, Roma (Italia)»;
il Bertana sarebbe quindi un collaboratore a contratto dell'Amministrazione dell'interno, negli uffici di diretta collaborazione del Ministro. In tal caso, dovrebbe essere tenuto al rispetto del codice di comportamento dei dipendenti pubblici (Decreto del Presidente della Repubblica n. 62 del 2013) che, all'articolo 10, dice: 1. «Nei rapporti privati, comprese le relazioni extralavorative con pubblici ufficiali nell'esercizio delle loro funzioni, il dipendente non sfrutta, né menziona la posizione che ricopre nell'amministrazione per ottenere utilità che non gli spettino e non assume nessun altro comportamento che possa nuocere all'immagine dell'amministrazione»;
la Social Media Policy del Ministero dell'interno prevede delle linee guida («netiquette») per l'utilizzo dei social media, che deve avvenire nel rispetto delle norme di legge. Il Ministero dell'interno «può condividere e rilanciare, occasionalmente, sulle proprie bacheche social, contenuti e messaggi di pubblico interesse e utilità realizzate da istituzioni ed enti terzi. Ferma restando la verifica sulla precisione e attendibilità di tali messaggi (...)»;
le linee guida prevedono, inoltre che «Il ministero dell'interno invita a una conversazione educata, pertinente e rispettosa. Le opinioni espresse devono sempre seguire le regole dell'educazione e del rispetto altrui. Saranno rimossi tempestivamente commenti e post che violino le condizioni esposte in questo documento. Non saranno tollerati insulti, turpiloquio, minacce o atteggiamenti che ledano la dignità delle persone e il decoro delle Istituzioni, i diritti delle minoranze e dei minori, i principi di libertà e uguaglianza» –:
se non ritenga che gli account privati del proprio staff di comunicazione possano essere considerati istituzionali o investire, comunque, il Ministero dell'interno, laddove i titolari degli account social si qualificano espressamente come legati da un rapporto lavorativo con l'Amministrazione dell'interno;
se non ritenga gravissima, per la sicurezza pubblica e la dignità delle istituzioni, la diffusione di notizie false dagli account social del proprio staff di comunicazione;
quali urgenti iniziative intenda adottare per impedire che dal proprio staff social, con le strutture e le risorse economiche del Ministero dell'interno, si diffondano contenuti falsi o atti ad alimentare odio sociale.
(4-03475)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta orale:
IOVINO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
l'azienda per il diritto allo studio universitario della regione Campania (Adisure) è stata istituita in attuazione della legge regionale n. 12 del 18 maggio 2016: promuove il diritto all'istruzione, come sancito dall'articolo n. 34 della Costituzione;
è opportuno precisare che tra gli enti di competenza della suddetta azienda, rientra anche l'università degli studi di Salerno;
annualmente, viene pubblicato un bando che dà agli studenti universitari, con ridotti mezzi economici, l'opportunità di richiedere benefici, tra i quali l'ottenimento di una borsa di studio: sulla base di criteri oggettivi e precisi requisiti, che cambiano a seconda dell'anno accademico di riferimento e in base alle risorse disponibili, vengono infine stilate delle graduatorie di merito. Attraverso queste ultime vengono erogati i fondi previsti, come da bando, generalmente per una quota in acconto e una a saldo: quest'ultima viene concessa all'ottenimento di requisiti universitari, come le previste soglie minime di crediti formativi universitari a garanzia della continuità della carriera universitaria;
tra i fondi a supporto dell'istruzione, assieme a quelli stanziati dalla regione, rientrano anche le somme previste dal fondo sociale europeo «POR Campania FSE 2014/2020, Asse III, Ob. Sp. 17, Azione 10.5.2.». In particolare, per quanto riguarda l'università di Salerno, tale fondo ha finanziato l'erogazione di borse di studio come segue: 291.742,00 euro per l'anno accademico 2015/2016 e 1.829.536,5 euro per l'anno accademico 2016/2017;
in tutta la Campania, in particolar modo per alcuni enti tra cui l'università degli studi di Salerno, l'erogazione di tali borse di studio avviene molto spesso in tempi lunghi e incerti;
con nota dell'11 luglio 2019 (l'ultima, in ordine cronologico, dalla data di deposito del presente atto) è stato divulgato un avviso pubblico sul sito web di Adisurc, nel quale viene esplicitata l'erogazione di nuovi fondi a sostegno degli idonei beneficiari, soltanto per alcuni enti universitari della regione Campania: si sottolinea che l'erogazione di tali fondi avverrà per effetto della variazione al bilancio di previsione 2019 della succitata azienda, adottata con delibera di giunta regionale in data 24 giugno 2019;
nel medesimo avviso viene specificato che nelle settimane successive alla data di pubblicazione dello stesso, si procederà con ulteriori disposizioni di liquidazione e pagamento a favore di studenti di altri enti universitari;
tra le università oggetto dell'avviso, al momento, non risulta rientrare quella di Salerno, in particolar modo gli studenti in attesa di borse finanziate con il Fondo sociale europeo (Fse);
si rammenta che, per quanto riguarda l'università di Salerno, così come per il Conservatorio, per i fondi Por Fse (che sono quelli sui quali si crea il ritardo) non risulta erogato il saldo per le borse di studio per l'anno accademico 2016/2017 ed il saldo per l'anno accademico 2017/2018 (si attende erogazione dalla regione). Per l'anno accademico 2018/2019 il tutto è invece in fase di istruttoria. Questo da quanto prevede il Cronoprogramma per l'erogazione delle borse di studio, aggiornato al giugno 2019 su sito Adisurc;
il dilatarsi dei tempi di attesa per l'erogazione delle borse di studio produce situazioni di disagio sociale per gli studenti universitari, in particolar modo per coloro che sono privi dei mezzi necessari al prosieguo della carriera: si profilerebbe il venir meno, in molti casi, di alcuni importanti principi a garanzia e tutela del diritto allo studio;
la situazione relativa agli studenti dell'università di Salerno e della Campania mette in evidenza la questione della piena realizzazione del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale e l'esigenza di prevedere adeguate risorse, soprattutto per gli studenti indigenti e per quelli che necessitano di sostegno economico per la prosecuzione degli studi –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;
se il Ministro interrogato non intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza e con il coinvolgimento delle regioni, volte ad incrementare le risorse destinate a garantire il diritto allo studio a beneficio degli studenti meritevoli non dotati di adeguati mezzi economici.
(3-00937)
Interrogazioni a risposta scritta:
UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 21, commi 1-3, della legge n. 59 del 1997, ha esteso a tutte le istituzioni scolastiche la possibilità di conseguire l'autonomia e la personalità giuridica, condizionando il relativo riconoscimento al raggiungimento di dimensioni «ottimali», individuate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998;
il decreto legislativo n. 112 del 1998 ha confermato l'attribuzione allo Stato di compiti e funzioni concernenti i criteri e i parametri per l'organizzazione della rete scolastica e delegato alle regioni le funzioni amministrative relative alla programmazione della medesima rete;
dopo la riforma del titolo V della parte II della Costituzione, la Corte costituzionale, con sentenza n. 200 del 2009 ha confermato la competenza concorrente in materia di determinazione della rete scolastica (articolo 117, terzo comma della Costituzione) e ha ribadito che tale materia non può formare oggetto di disciplina regolamentare da parte dello Stato (articolo 117, sesto comma della Costituzione);
l'articolo 19, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2011 (legge n. 111 del 2011) aveva previsto che, dall'anno scolastico 2011/2012, i «neonati» istituti comprensivi dovevano avere un numero minimo di 1000 alunni (ridotti a 500 in alcuni casi specifici) per il conseguimento dell'autonomia scolastica;
con sentenza n. 147 del 2012, la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 19, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2011 (legge n. 111 del 2011), precisando che compete allo Stato la definizione dei requisiti che connotano l'autonomia scolastica, mentre il dimensionamento della rete scolastica è riservato alle regioni nell'ambito della competenza concorrente;
successivamente, l'articolo 19, comma 5, del decreto-legge n. 98 del 2011 (legge n. 111 del 2011) – come modificato dalla legge n. 183 del 2011 e, successivamente, dalla legge n. 128 del 2013 –, ha disposto che alle istituzioni scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 600 unità, ridotto fino a 400 in alcuni casi specifici, non potevano essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato e le stesse erano conferite in reggenza a dirigenti scolastici con incarico su altre istituzioni scolastiche autonome;
il comma 5-bis dello stesso articolo 19 ha disposto che, negli stessi anni scolastici, alle medesime istituzioni scolastiche autonome di cui al comma 5 non poteva essere assegnato in via esclusiva un posto di direttore dei servizi generali ed amministrativi (Dsga) e che, dunque, il posto era assegnato in comune con altre istituzioni scolastiche;
inoltre, il comma 5-ter ha disposto che i criteri per l'individuazione delle istituzioni scolastiche alle quali può essere assegnato un dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali e amministrativi devono essere definiti con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo accordo da raggiungere in sede di Conferenza unificata. Ha, altresì, previsto che le regioni provvedono autonomamente al dimensionamento scolastico sulla base dell'accordo e che, fino al termine dell'anno scolastico nel corso del quale tale accordo sarà adottato, continua ad applicarsi la disciplina di cui all'articolo 19, comma 5-bis, dello stesso decreto-legge n. 98 del 2011;
ad oggi, non è ancora intervenuto alcun accordo in sede di Conferenza unificata e l'organico di Dsga continua a essere determinato con decreto interministeriale (Miur-Mef), previo parere della suddetta Conferenza unificata;
la suddetta situazione di ambiguità e indecisione reca notevole danno all'autonomia di alcuni storici istituti, tra cui numerosi licei, compromettendone, peraltro, la corretta gestione –:
se intenda, per quanto di competenza, promuovere il raggiungimento di un accordo in sede di Conferenza unificata, favorendo l'individuazione di un numero minimo di studenti per il riconoscimento dell'autonomia inferiore alle 500 unità o, comunque, di un parametro tale da garantire l'autonomia a istituti «storici» siti in aree poco popolate.
(4-03459)
BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
di recente il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato che, a seguito di interlocuzione con le varie regioni, i contratti definitivi per le specializzazioni mediche 2019 sono in tutto 8.905;
pur apprezzando indubbiamente lo sforzo legato all'aumento delle suddette borse (circa 1800 contratti statali in più rispetto allo scorso anno), è altrettanto vero che occorre tenere in considerazione la grande criticità di un «imbuto formativo» che si è allargato e continuerà ad allargarsi, anche a causa dei ricorsi avviati a partire dal 2014;
in Italia esistono oltre 20.000 medici neo-laureati ed è evidente che il numero delle borse di specializzazione sia insufficiente. Pertanto, a oggi, solo un medico su tre ha la possibilità di proseguire nel suo percorso post-laurea;
di recente, inoltre, il Ministro Bussetti ha annunciato un aumento di 1789 posti a medicina e chirurgia. Tale annuncio ha sollevato diverse critiche proprio perché, ad oggi, ci sono già 12.000 giovani laureati «bloccati» nel cosiddetto «imbuto formativo» (www.quotidianosanita.it);
il tema relativo alla insufficienza delle borse specialistiche era stato sollevato dal sottoscritto già con l'interrogazione n. 4-00789 del 24 luglio 2018 –:
quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere per aumentare il numero delle borse di specializzazione a oggi evidentemente insufficienti;
quali iniziative si intendano adottare per coniugare l'annunciato aumento dei posti a medicina e chirurgia con la presenza di 12.000 giovani laureati bloccati nell’«imbuto formativo», platea che, nei prossimi anni, è destinata ad allargarsi ulteriormente.
(4-03465)
UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'astronomia e l'astrofisica sono indubbiamente un fiore all'occhiello della ricerca scientifica italiana e sono riconosciute come area di eccellenza, sia a livello nazionale che internazionale;
l'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) da anni collabora e compete con successo in ambito internazionale, permettendo all'Italia di porsi, su scala globale, come partner per imprese sovranazionali; al suo interno operano più di millequattrocento persone, tra ricercatori, tecnici e amministrativi, tutti impegnati nella crescita scientifica e nell'innalzamento della qualità della vita dei cittadini, mediante il processo di trasferimento tecnologico all'industria e alla società;
l'istituto nazionale di astrofisica è il principale ente di ricerca italiano per lo studio dell'universo; esso promuove, realizza e coordina, anche nell'ambito di programmi dell'Unione europea e di organismi internazionali, attività di ricerca nei campi dell'astronomia e dell'astrofisica, sia in collaborazione con le università che con altri soggetti pubblici e privati, nazionali, internazionali ed esteri; progetta e sviluppa tecnologie innovative e strumentazione d'avanguardia per lo studio e l'esplorazione del cosmo; favorisce la diffusione della cultura scientifica grazie a progetti di didattica e divulgazione dell'astronomia che si rivolgono alla scuola e alla società;
attualmente l'istituto è organizzato in sedici sedi territoriali, oltre alla sede centrale di Roma. Le sedi dell'Inaf sono, dunque, presenti in quasi tutte le regioni italiane, fatta eccezione per Calabria (dove sono già state avviate le procedure per istituire una nuova sede presso l'Università della Calabria), Basilicata, Puglia, Molise, Marche, Liguria e Trentino-Alto Adige;
lo scalo di Taranto-Grottaglie è stato individuato come Spazioporto nazionale da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dell'Ente nazionale aviazione civile;
il piano industriale 2019-2028 di Adp prevede per l'appunto lo sviluppo di voli spaziali suborbitali per passeggeri e la messa in orbita di satelliti di piccole dimensioni da aeromobili in volo;
l'infrastruttura è già pianificata e alla fase di progettazione hanno partecipato esponenti dell'americana Faa (Federal aviation agency) e dell'europea Easa (European aviation safety agency); lo Spazioporto nazionale, unico del continente europeo, sarà inaugurato nel corso del prossimo anno e rappresenterà un'occasione unica di sviluppo per il territorio tarantino, che porterà visibilità e preziose risorse all'economia locale;
anche a causa della presenza di importanti stabilimenti della cosiddetta «industria pesante» (siderurgica e petrolchimica), l'economia di Taranto è da decenni eccessivamente dipendente da questo genere di industria. Una dipendenza che si traduce in decine di migliaia di posti di lavoro, che ha reso inaccettabilmente «tollerabile» il doloroso compromesso tra diritto alla salute e diritto al lavoro;
a fronte di ciò, da anni i rappresentanti istituzionali del territorio chiedono che sia predisposta una radicale strategia di sviluppo del tessuto economico e produttivo della zona, che possa far sorgere nuove possibilità occupazionali nel rispetto dell'ambiente e della salute dei cittadini;
a tal proposito, il decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, all'articolo 5 (comma 1), ha previsto che l'attuazione degli interventi funzionali a risolvere le situazioni di criticità ambientale, socio-economica e di riqualificazione urbana, riguardante la città e l'area di Taranto, sia disciplinata da uno specifico contratto istituzionale di sviluppo (Cis) –:
se si intenda, per quanto di competenza, e preso atto della imminente realizzazione di un'infrastruttura innovativa e strategica come lo Spazioporto di Grottaglie, intraprendere iniziative volte al finanziamento e alla realizzazione di un Osservatorio astronomico nel territorio tarantino, nell'ambito della progettazione di un «distretto» dedicato interamente alla ricerca e all'esplorazione del cosmo.
(4-03467)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta orale:
DEIDDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il consiglio provinciale dell'Inps di Nuoro ha recentemente denunciato il mancato affidamento alla sede nuorese di una parte dei 66 nuovi assunti dall'istituto destinati alla Sardegna e tale decisione è stata adottata sulla base di un criterio di valutazione, ad avviso dell'interrogante, del tutto inaccettabile, in quanto fondato su indicatori che non possono essere gli stessi per tutto il territorio nazionale;
tale decisione appare ancora più incomprensibile se si considera che la stessa sede è già stata interessata, nel triennio 2017-2019, da una riduzione di 40 unità, con conseguente, insostenibile aumento del carico di lavoro per il restante personale, peraltro già aggravato per effetto dei provvedimenti adottati dal Governo e concernenti «quota cento» e «reddito e pensione di cittadinanza»;
la situazione della sede Inps di Nuoro è già stata discussa dal Comitato regionale, convocato proprio per un'analisi della situazione generale dell'istituto, compresa la grave situazione degli organici in Sardegna, e la mancanza di ricambio generazionale determinerà la perdita delle conoscenze e dei metodi acquisiti dal personale ancora in servizio;
la decisione in questione — peraltro, in assoluto contrasto con i risultati ottenuti dalla stessa sede che, infatti, si è posizionata fra le prime 15 a livello nazionale — appare ricollegarsi al più ampio piano di riorganizzazione avviato dall'istituto in Sardegna, il quale, attraverso una contrazione delle risorse umane assegnate alle varie sedi, determinerà il ridimensionamento della presenza dell'istituto nell'isola, con la conseguente chiusura di diversi uffici;
la presenza delle diverse sedi dell'istituto nell'isola è necessaria al fine di fronteggiare le istanze della popolazione residente, la quale, diversamente, si vedrebbe costretta ad affrontare lunghi viaggi verso gli altri centri dell'isola, senza che la rete infrastrutturale consenta in alcun modo, rapidi spostamenti, essendo, tra le altre cose, la Sardegna l'unica regione italiana priva di autostrade e caratterizzata da una forte carenza infrastrutturale;
i territori in questione hanno già subito negli ultimi anni la chiusura e/o il ridimensionamento di altri servizi essenziali, quali il servizio sanitario e quello scolastico, e tale condizione incentiva il fenomeno dello spopolamento, con gravi ripercussioni di ordine economico e sociale per l'intera Isola –:
se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di destinare nuovo personale all'ufficio dell'Inps di Nuoro, scongiurando così qualsiasi ipotesi di futura, eventuale chiusura della medesima sede.
(3-00928)
Interrogazioni a risposta scritta:
CIPRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la società Seat è stata interessata nel 2014 da un piano di salvataggio del gruppo all'esito della procedura concordataria; negli anni con l'utilizzo di ammortizzatori sociali, si è avviato un piano di riorganizzazione che ha supportato il buon esito della procedura concordataria;
l'imprenditore Naguib Sawiris, attraverso la società Italia online, è divenuto azionista di maggioranza e nel 2016 ha attuato il progetto di fusione per incorporazione di Italia online in Seat Pagine Gialle che è stata ridenominata Italia online spa, perdendo il nome storico;
nel dicembre 2016 Italia online siglava un accordo con le organizzazioni sindacali – sottoscritto anche dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel corso di un incontro tenutosi presso il Ministero dello sviluppo economico; l'accordo prevedeva principalmente il ricorso alla cassa integrazione straordinaria fino a giugno 2018, oltre a 100 uscite incentivate; nell'arco dei tre anni, in linea con la strategia di rilancio, Italia online prevedeva l'assunzione di circa 100 «nativi digitali», con competenze specifiche per supportare il conseguimento degli obiettivi previsti dal business plan;
in data 6 aprile 2017 Italia online annunciava la «Distribuzione di parte delle riserve distribuibili risultanti dal Bilancio d'esercizio di Italia online S.p.A. chiuso al 31 dicembre 2016 attraverso il pagamento agli azionisti di un dividendo straordinario complessivo di Euro 79.419.475,38...»;
con comunicazione del 16 aprile 2018 l'azienda avviava una procedura collettiva di licenziamento per complessivi n. 400 lavoratori impiegati sull'intero territorio nazionale in conseguenza di un piano di riorganizzazione aziendale, determinando il venir meno di una gran quantità di posti di lavoro nonché il trasferimento collettivo n. 182 lavoratori da Torino ad Assago, in conseguenza della prevista cessazione della gran parte delle attività aziendali svolte a Torino;
il confronto sindacale si chiudeva al Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la firma dell'accordo sindacale del 2 luglio 2018 con il ricorso alla Cigs per i lavoratori coinvolti negli esuberi, il trasferimento collettivo di n. 90 lavoratori dalla sede di Torino a quella di Assago e ulteriori misure di gestione degli esuberi;
ad oggi Italia online spa, a seguito delle procedure di riorganizzazione, conta circa 698 dipendenti (a fronte degli originari 1.200 dipendenti circa) e i dipendenti delle società controllate dalla stessa sono circa 350 (da 700);
recentemente l'imprenditore Sawiris, attraverso la Libero Acquisition, ha lanciato un'offerta pubblica di acquisto volontaria sulle totalità delle azioni ordinarie di Italia online con l'obiettivo di acquisire la parte rimanente delle azioni non ancora di sua proprietà e di portare la società fuori dal listino di borsa, e dunque alla sua uscita dalla borsa (www.pressreader.com);
il 3 settembre 2019 l'azienda illustrerà il nuovo piano industriale;
a parere dell'interrogante a seguito dell'acquisizione da parte di Italia online dell'italiana ex Seat Pagine gialle, considerate le risorse già erogate dal Governo per gli ammortizzatori sociali e le recenti scelte aziendali di uscire dalla borsa, appare opportuno prestare particolare attenzione all'evoluzione della situazione e appurare quale sia la «strategia» dell'azienda e quali conseguenze possano produrre tali ultime scelte sui livelli occupazionali e sui percorsi di sviluppo dell'azienda –:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere al fine di conoscere quali siano le intenzioni dell'azienda e quali garanzie la stessa intenda fornire in ordine all'impatto delle decisioni assunte sugli attuali assetti occupazionali e sulle prospettive di sviluppo della nuova Italia online, ex Seat Pagine Gialle.
(4-03463)
MULÈ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il signor C.C., nato il 22 agosto 1949 e residente a San Quirico D'Orcia (SI), è affetto da grave leucoencefalopatia biemisferica ed emiponte destra, con disturbi dell'equilibrio e della deambulazione, gammapatia monoclonale (MOUS), ipertensione arteriosa, artrosi polidistrettuale oltre a diversi altri quadri patologici;
sul piano funzionale il paziente presenta rallentamento ideo-motorio, deambula ed esegue i passaggi posturali con appoggio a bastone e con supervisione di un assistente in situazioni pericolose. Richiede aiuto nelle attività di base (lavarsi, vestirsi) e strumentali (la preparazione dei pasti, gli spostamenti fuori casa) della vita quotidiana;
la commissione medica dell'Inps di Pienza, in data 10 agosto 2018 ha certificato che il signor C.C. è impossibilitato a deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore e non è in grado di compiere gli atti quotidiani della vita senza assistenza continua;
la commissione sanitaria per l'invalidità civile e l'handicap della Asl di Siena, con atto definito in data 7 novembre 2018, ha riconosciuto all'interessato l'invalidità del 100 per cento con difficoltà persistenti a svolgere le funzioni ed i compiti propri della sua età, ai sensi delle legge n. 508 del 1988 e n. 124 del 1998, con decorrenza 31 agosto 2018;
la sottocommissione medica decentrata presso le Uoc/Uos territoriale Inps 7500 – Cml di Siena in data 1° dicembre 2018 ha approvato quanto riconosciuto dalla commissione sanitaria Asl, ai sensi dell'articolo 20, comma 1, della legge n. 102 del 2009;
in data 7 marzo 2019 l'Inps ha di nuovo invitato il signor C.C. ad una visita presso i suoi uffici di Siena per l'accertamento della permanenza dei requisiti sanitari ai sensi dell'articolo 20, comma 2, della legge n. 102 del 2009 e dell'articolo 25, comma 6-bis, della legge n. 114 del 2014. Di tale visita non si conoscono gli esiti;
alla data di presentazione del presente atto il signor C.C. non ha ancora ricevuto l'assegno riconosciuto dall'Inps né altro tipo di comunicazioni –:
se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché l'Inps proceda con la massima urgenza alla valutazione finale necessaria al riconoscimento della pensione di invalidità di cui in premessa, con versamento degli arretrati a partire dall'agosto 2018.
(4-03472)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Interrogazione a risposta in Commissione:
RIZZETTO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
dal 1° luglio 2019 vige il divieto di stipula di contratti di collaborazione nelle pubbliche amministrazioni;
nello specifico, il comma 1148, lettera h), dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017 – modificando l'articolo 22 del decreto legislativo n. 75 del 2017, comma 8 – come ulteriormente modificato dal comma 1131, lettera f), dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018, ha differito al 1° luglio 2019 l'applicazione del divieto di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 165 del 2001, comma 5-bis, in base al quale le amministrazioni pubbliche non possono stipulare contratti di collaborazione aventi ad oggetto prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente, anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro;
i contratti posti in essere in violazione del suddetto divieto sono nulli e determinano responsabilità erariale;
tuttavia, l'impossibilità di ricorrere alla stipula di contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), unita al congelamento delle assunzioni, sta mettendo in seria difficoltà alcune amministrazioni, come le università, che non riescono a far fronte al regolare svolgimento delle loro funzioni;
pertanto, pur comprendendo che la ratio di tale provvedimento normativo sia quella di scongiurare il rischio di abusi di collaborazioni esterne, si ritiene che in assenza di un piano coerente in materia e che bilanci ogni interesse coinvolto, il divieto di contratti di collaborazione possa influire negativamente sul buon andamento delle amministrazioni pubbliche –:
se e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per superare le distorsioni descritte in premessa.
(5-02653)
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
CUNIAL. — Al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 73 del 2017 viene approvato definitivamente nella XVII legislatura il 28 luglio 2017;
nella stessa giornata in fase di discussione degli ordini del giorno si è discusso anche l'ordine del giorno 9/04595/002 dell'On. Ivan Catalano, che è stato respinto;
in sede di esame del Doc. XXII, n. 80, veniva rilevato che vi erano delle criticità relative alle modalità di somministrazione dei vaccini relative al rischio intrinseco degli effetti autoimmuni, immunosoppressivi, di iperimmunizzazione e di ipersensibilità causati dai vaccini e dichiarati dalle stesse case farmaceutiche nei foglietti illustrativi;
in data 7 febbraio 2018 è stata pubblicata la relazione conclusiva dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni militari all'estero, [...] all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni, della passata legislatura, Doc. XII-bis n. 23;
a pagina 144 si legge: «La Commissione prende atto che, in data 14 gennaio 2018, sono pervenute dal vicepresidente Ivan Catalano osservazioni “in merito all'analisi dei componenti dei vaccini autorizzati per la profilassi vaccinale militare obbligatoria [...]”. Data la rilevanza dei temi affrontati in queste osservazioni, ai fini di un'adeguata tutela della salute dei militari, la Commissione invita l'intera comunità scientifica, di cui l'ISS è parte, a prenderne conoscenza. La Commissione provvederà a trasmettere il predetto documento all'Istituto superiore di sanità per una indispensabile valutazione scientifica dei relativi contenuti. [...]»;
la comunità scientifica si è mossa mediante le ricerche portate avanti dall'associazione Corvelva, i cui esiti sono stati presentati alla Camera dei deputati in due conferenze stampa, una del 24 gennaio 2019 e una del 27 giugno 2019} –:
quali iniziative il Governo abbia messo in campo, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, al fine di tutelare la salute dei militari, ma anche dei civili, date le analisi documentali effettuate dalla suddetta Commissione di inchiesta e pubblicate nella relazione di cui in premessa, al fine di ridurre il rischio di reazione avversa causata dalla somministrazione di farmaci contenenti componenti potenzialmente pericolosi.
(4-03466)
DE FILIPPO, SCHIRÒ, CARNEVALI, RIZZO NERVO e UBALDO PAGANO. — Al Ministro della salute, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
la psicodiagnostica è la disciplina che si occupa della valutazione e della diagnostica psicologica, personologica e psicopatologica, attraverso l'uso di un repertorio integrato di questionari, inventari di personalità, colloqui clinici, esami neuropsicologici e valutazioni osservative; il tipo di tecniche e strumenti usati variano di volta in volta, in base al contesto e dallo scopo della valutazione, all'età e al tipo di eventuali difficoltà dei soggetti valutati, ed all'orientamento teorico e formazione specialistica del valutatore;
i test utilizzati forniscono a psichiatri, neuropsicologi, neuropsichiatri infantili e psicoterapeuti dei dati fondamentali per formulare diagnosi, individuare il trattamento migliore per il paziente, stabilire l'indicazione o viceversa la controindicazione al trattamento, nonché per valutare l'andamento di un trattamento o un suo esito;
tali test, spesso di origine anglosassone, vengono tradotti, aggiornati e distribuiti in Italia da case editrici scientifiche specializzate, titolari dei diritti d'autore per lo sfruttamento economico di tali opere. Tuttavia, negli ultimi anni, con il diffondersi dell'importanza di tale branca si sono andati diffondendo in maniera preoccupante fenomeni di pirateria attraverso la riproduzione dei protocolli di notazione, in aperta violazione del dettato di cui all'articolo 13 della legge 22 aprile 1941, n. 633, recante «Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio», che dispone il diritto esclusivo dell'autore di riprodurre, ovvero di «moltiplicare in copie», in tutto o in parte la propria opera, anche all'interno delle istituzioni sanitarie pubbliche del Paese, in particolare negli ospedali e nelle aziende sanitarie;
inoltre, il successivo articolo 17, comma 1, stabilisce che: «Il diritto esclusivo di distribuzione ha per oggetto la messa in commercio o in circolazione, o comunque a disposizione del pubblico, con qualsiasi mezzo ed a qualsiasi titolo, dell'originale dell'opera o degli esemplari di essa» e, in tal senso si è espresso il Tribunale di Roma con la sentenza n. 15023/2017, riconoscendo il risarcimento del danno per violazione del diritto di sfruttamento economico in materia di strumenti psicodiagnostici in favore della casa editrice Giunti che aveva adito il Tribunale di Roma contro l'università di Roma «Tor Vergata»;
inoltre, sia la legge 8 ottobre 2010, n. 170, recante «Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico», che la legge 5 febbraio 1992, n. 104, recante «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate», prevedono espressamente la necessità di effettuare una valutazione psicodiagnostica del paziente, ai fini dell'accertamento dello specifico disturbo mediante l'utilizzo dei test –:
se il Governo non ritenga doveroso e urgente intraprendere le necessarie iniziative di competenza volte a garantire che la somministrazione dei test psicodiagnostici all'interno delle strutture sanitarie sia pubbliche che private avvenga in maniera controllata e nel rispetto delle disposizioni di legge in materia di diritto d'autore, anche alla luce della particolare rilevanza che tali test rivestono ai fini di un esito diagnostico puntuale e funzionale di quelle che sono le esigenze dei pazienti.
(4-03473)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta orale:
LIUZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la normativa vigente prevede che la durata della concessione di coltivazione di idrocarburi può essere pari a trenta anni ai sensi dell'articolo 29 della legge n. 613 del 1967 ovvero pari a venti anni ai sensi dall'articolo 13, comma 1, del decreto legislativo n. 625 del 1996;
in data 28 dicembre 2005, con decreto ministeriale sono state unificate in una sola concessione di coltivazione, denominata «Val d'Agri», le precedenti concessioni di coltivazione «Grumento Nova» e «Volturino» già attive nel territorio della Val d'Agri;
la concessione «Volturino» è stata conferita con decreto ministeriale 27 dicembre 1993 per una durata di trenta anni, mentre la concessione «Grumento Nova» era la risultante di una ulteriore unificazione di concessioni già attive sempre in Val d'Agri, autorizzata con decreto ministeriale 16 febbraio 2001;
il decreto legislativo n. 625 del 1996, all'articolo 13, comma 4, prevede che concessioni contigue possano essere unificate ai fini della razionalizzazione della coltivazione su richiesta dei titolari, senza specificare, però, se ai fini della durata e delle successive proroghe previste dalla legge, l'unificazione di due o più concessioni dia vita a una nuova concessione –:
se ai fini della proroga della concessione Val d'Agri per la quale è stata presentata apposita istanza in data 27 ottobre 2017 come riportato sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse (Buig) del 30 novembre 2017, sia applicabile la disposizione prevista dall'articolo 29 della legge n. 613 del 1967 ovvero quelle di cui al comma 8 dell'articolo 9 della legge n. 9 del 1991.
(3-00929)
Interrogazioni a risposta scritta:
SPERANZA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Mercatone Uno è una catena italiana di ipermercati per la grande distribuzione non alimentare presente con i suoi punti vendita in tutto il territorio italiano. Dal 2015 è sotto amministrazione straordinaria;
dal giugno 2018 i 55 punti vendita e le società di logistica e servizi sono stati acquisiti dalla Shernon holding Srl, che ha annunciato un piano di rilancio. Ad aprile 2019, però, la multinazionale ha presentato domanda di ammissione al concordato preventivo in continuità;
il 24 maggio 2019 la Shernon Holding è stata dichiarata fallita dal tribunale di Milano. La misura è stata necessaria per venire incontro alle richieste dei fornitori e per preservare l'azienda da un dissesto ancora maggiore: in meno di otto mesi sotto la nuova gestione l'azienda ha, infatti, accumulato oltre 90 milioni di debito;
nella notte tra il 24 e il 25 maggio 2019 gli oltre 1.860 lavoratori hanno ricevuto un messaggio via Whatsapp con cui hanno appreso del fallimento della società e il divieto di accedere ai locali aziendali;
i dipendenti del gruppo, al momento della cessione alla Shernon, hanno subito una riduzione notevole dell'orario di lavoro, passando da contratti full time a contratti part time di 20, 24 e 28 ore settimanali con conseguente riduzione della retribuzione. Queste condizioni erano state poste come pregiudiziali per l'assunzione dalla nuova proprietà, che si impegnava a mantenere invariati i livelli occupazionali per almeno un biennio;
l'indisponibilità dei commissari ad applicare ai lavoratori, in occasione del passaggio ex articolo 47 della legge n. 428 del 1990, le condizioni contrattuali precedenti la cessione a Shernon Holding e l'assenza di un ruolo politico dei Ministeri coinvolti comporta che la cassa integrazione straordinaria, accordata per ora fino al 31 dicembre 2019, venga calcolata sui livelli di retribuzione dei contratti attuali e non su quelli precedenti all'arrivo della Shernon, con importi estremamente esigui, in alcuni casi anche di soli 300 euro mensili;
il 28 giugno 2019, con solleciti il 2 luglio 2019 e l'11 luglio 2019, le organizzazioni sindacali hanno chiesto la convocazione urgente al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero del lavoro e delle politiche sociali del tavolo di crisi per discutere l'integrazione del reddito dei lavoratori e per aprire un confronto sulle condizioni del bando di vendita e sulla tutela del perimetro dei punti vendita e dei livelli occupazionali complessivi;
il 24 luglio 2019 i sindacati erano impegnati nel presidio organizzato davanti il Ministero dello sviluppo economico. Una delegazione di lavoratori è stata ricevuta dalla responsabile della struttura per la crisi di impresa, Chiara Cherubini, e ha chiesto di attivare un tavolo di crisi permanente e costante al Ministero dello sviluppo economico e avviare il confronto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sull'ammortizzatore sociale ai limiti della sostenibilità economica. È seguita una convocazione per il 31 luglio 2019 ai sindacati da parte degli amministratori straordinari presso la sede del Ministero dello sviluppo economico. Risulta all'interrogante che in quella sede ci sarà un incontro di sola informativa, senza la presenza di rappresentanti istituzionali e politici –:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di garantire ai lavoratori di Mercatone Uno il ritorno alle condizioni contrattuali e di orario di lavoro di cui godevano prima del passaggio alla Shernon Holding e, conseguentemente, un adeguato sostegno al reddito;
se si intenda rendere il tavolo di confronto del 31 luglio 2019 un tavolo di crisi permanente, con la presenza dei rappresentanti delle istituzioni regionali interessate e dei rappresentanti politici dei Ministeri coinvolti, al fine di dare ai lavoratori di Mercatone Uno la giusta considerazione e risposte concrete per il loro presente, in materia di sostegno al reddito, nonché per il loro futuro lavorativo.
(4-03462)
CIPRINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
con il decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219 è stata data attuazione alla legge delega n. 124 del 2015 in materia di riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura;
l'articolo 3 del decreto ha previsto i criteri per la riduzione del numero delle camere di commercio mediante accorpamento e razionalizzazioni delle sedi e del personale;
per effetto della suddetta legge di riordino delle camere di commercio, è stata decisa la soppressione di Unioncamere regionale Umbria e la conseguente procedura di liquidazione dell'ente;
con una nota stampa del 4 febbraio 2019, Giorgio Mencaroni, presidente della camera di commercio di Perugia rassicurava i dipendenti: «In merito alle notizie diffuse in queste ore relative alla soppressione di Unioncamere regionale dell'Umbria, disposta dalla legge di riforma delle Camere di commercio e posta conseguentemente in stato di liquidazione, si precisa che la Camera di commercio di Perugia ha già adottato tutte le iniziative, gli atti e le delibere utili e necessari alla conservazione all'interno del sistema camerale dei quattro dipendenti in organico a Unioncamere Umbria. A tale scopo – spiega – sarà seguita la strada della trasformazione su base regionale di Promocamera, Azienda speciale della Camera di commercio di Perugia, che pertanto potrà assorbire l'intero organico – quattro dipendenti – della soppressa Unioncamere Umbria» (http://www.ansa.it);
tuttavia, secondo quanto si apprende da Il Messaggero Umbria del 23 luglio 2019, «Unioncamere viene messe in liquidazione e vengono licenziati i dipendenti. Il fatto risale ad alcuni mesi fa. Le due Camere di Commercio di Terni e Perugia hanno posizioni divergenti sugli accorpamenti e sul futuro dell'ente, tanto che Terni con Giuseppe Flamini ricorre al Tar per l'annullamento delle legge di riforma»;
si tratta di 4 dipendenti di Unioncamere Umbria che hanno già ricevuto una lettera di licenziamento e dal 31 luglio 2019 resteranno senza lavoro;
i dipendenti contestano i licenziamenti in quanto non rispettosi della legge che tutela i livelli occupazionali con il trasferimento delle attività così come avviene per tutte le amministrazioni pubbliche e la regolarità di attuazione della procedura di liquidazione dell'ente; anche la Federazione regionale di Usb è intervenuta con un presidio di protesta in data 17 luglio 2019 per «chiedere, il ritiro degli atti illegittimi fino ad oggi prodotti, illegittimi perché in netto contrasto con una legge di riforma ad oggi congelata, sulla base della decisione del Consiglio di Stato ed in attesa del pronunciamento della Consulta sulla legittimità costituzionale dell'intero impianto della legge (art. 10, Legge Madia e D. Lgs. n. 219 del 2016)» (da www.umbrialeft.it) –:
quali iniziative intendano intraprendere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, al fine di favorire la conservazione dei livelli occupazionali del personale di Unioncamere Umbria in liquidazione e assicurare la salvaguardia del posto di lavoro dei quattro dipendenti coinvolti nella procedura di liquidazione dell'ente.
(4-03469)
LOLLOBRIGIDA, ZUCCONI e BALDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
fonti di stampa hanno riportato la notizia che l'amministratore delegato di Enel s.p.a. starebbe avviando un progetto per ricondurre tutte le attività italiane del gruppo a una nuova, unica società, dipendente dalla capogruppo ed a sua volta controllante sulle attività italiane;
si tratterebbe, in sostanza, di riproporre anche per le attività italiane lo stesso schema societario già applicato a tutte le controllate estere, le cui attività sono state appunto staccate dalla holding e ricondotte a «newco», sub holding;
non è noto agli interroganti se del progetto sia stato informato neanche l'azionista di riferimento, il Ministero dell'economia e delle finanze, che, con il 23,6 per cento del capitale, è il socio di maggioranza;
non sarebbero ancora stati studiati né gli extracosti, che sarebbero da ricondurre all'allungamento non giustificato della catena di comando (più cda, più persone, più costi) e alla doppia imposizione fiscale sui ricavi, né, fatto ancor più rilevante, le ripercussioni sulle concessioni, che andrebbero trasferite a una nuova realtà societaria;
l'articolo di stampa delinea due futuri scenari possibili, nel secondo dei quali qualora la futura Enel Italia – una volta staccata dalla holding – venisse quotata, la società potrebbe anche chiedere al Governo di sostituire il 23,6 per cento di proprietà della holding con oltre la metà dell'azionariato della new company;
qualora il «piano» andasse avanti, l'attuale Enel, a quel punto holding internazionale, potrebbe diventare una public company globale, con azionariato internazionale (potrebbe appalesarsi ad avviso degli interroganti la possibilità che siano interessati fondi già presenti nell'azionariato e in relazione con i vertici aziendali);
lo scenario descritto rischia di avere pesantissime ripercussioni sull'economia italiana, sul sistema delle piccole e medie imprese, sugli investimenti previsti da Enel, ma soprattutto priverebbe l'Italia di uno dei pochi grandi player internazionali ancora italiano, indebolendo anche il peso politico-economico del sistema Italia;
la logica di questa manovra, altrimenti incomprensibile, potrebbe essere ad avviso degli interroganti da individuare esclusivamente nel timore dei vertici di non trovare riconferma alla fine del loro mandato –:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e, se nel caso, quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di tutelare la proprietà di un asset strategico e rilevante come Enel.
(4-03476)
Apposizione di firme a risoluzioni.
La risoluzione in Commissione Cenni e altri n. 7-00281, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fornaro.
La risoluzione in Commissione Scerra e altri n. 7-00299, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ianaro.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Amitrano e altri n. 4-03430, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.
L'interrogazione a risposta in Commissione Serracchiani e altri n. 5-02635, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Benamati, Noja.
Pubblicazione di un testo riformulato e cambio del presentatore.
Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Sozzani n. 7-00269, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 198 del 27 giugno 2019.
Le Commissioni V e IX,
premesso che:
l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), istituito ai sensi del decreto legislativo n. 250 del 1997, agisce come autorità unica di regolazione tecnica, certificazione, vigilanza e controllo nel settore dell'aviazione civile in Italia nel rispetto dei poteri derivanti dal codice della navigazione;
in quanto ente pubblico non economico è dotato di autonomia regolamentare, organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile e finanziaria, ma è altresì sottoposto alla vigente normativa per il contenimento della spesa pubblica, nello specifico quale ente incluso nell'Elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modificazioni, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, Serie generale n. 228 del 29 settembre 2017;
la rilevanza strategica, regolatoria e operativa di Enac è fuor di dubbio, basti pensare che tale ente si occupa di garantire la sicurezza del volo e dei passeggeri trasportati sia durante le operazioni aeronautiche sia a terra in ambito aeroportuale;
Enac, altresì, svolge il ruolo di organismo responsabile della corretta applicazione dei regolamenti comunitari in materia di diritti del passeggero e ha il potere di irrogare sanzioni amministrative nei confronti dei soggetti inadempienti;
nell'ambito delle attività legate agli aspetti economici del trasporto aereo a Enac compete lo svolgimento delle istruttorie per l'affidamento in concessione delle strutture e dei beni del demanio aeroportuale e dei servizi aeroportuali che viene effettuata sulla base della valutazione del livello di affidabilità, efficienza e competitività dei soggetti economici e imprenditoriali coinvolti;
Enac provvede, inoltre, alla regolazione tariffaria, alla predisposizione degli accordi di traffico, al rilascio delle licenze di esercizio per i vettori aerei, alla verifica delle condizioni che possano giustificare l'istituzione di oneri di servizio pubblico su specifici collegamenti, all'attuazione del decreto legislativo relativo al libero accesso al mercato dei servizi a terra (handling) negli scafi italiani;
l'ente in questione altresì, elabora e propone la pianificazione dello sviluppo del sistema aeroportuale nazionale e valuta i programmi d'intervento aeroportuali, infrastrutturali e operativi attraverso l'approvazione dei piani quadriennali o decennali e i connessi piani di investimento;
come emerso dal rapporto annuale 2018 presentato da Enac il 12 giugno 2019 il settore dell'aviazione civile è in pieno fermento e si prospettano fasi di ulteriore crescita ed evoluzione di svariati aspetti quali quello dello sviluppo tecnologico, quello dei volumi del traffico aereo, e la conseguente necessaria rimodulazione delle normative e delle infrastrutture oggi esistenti;
Enac sottolinea nel predetto rapporto come le previsioni «che valutano 250 milioni di passeggeri in Italia nel 2030 sono, ormai, da considerarsi sottostimate. Infatti, se prendiamo come riferimento l'incremento del traffico 2018 (+5,8 per cento, più del doppio rispetto alla media europea), nel 2030 avremo ampiamente superato i 300 milioni di passeggeri all'anno.». In tal senso, quindi, diventa necessario e non più procrastinabile un aggiornamento e la revisione dell'attuale Piano nazionale degli aeroporti (Pna), adottato appena nel 2014;
la predetta revisione, già avviata da Enac su incarico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dimostra in tutta evidenza la strategicità dell'ente la cui attività, quindi, deve essere necessariamente tutelata e promossa, al fine di svolgerla in maniera pienamente efficace,
impegna il Governo
ad adottare iniziative di natura normativa volte a prevedere che ad Enac, fermo restando l'obbligo di versamento all'entrata del bilancio dello Stato di un importo corrispondente ai risparmi conseguiti ai sensi degli articoli 61 e 67, decreto-legge n. 112 del 2008 e dell'articolo 6, decreto-legge n. 78 del 2010, non si applichino le disposizioni di contenimento della spesa derivanti dall'inclusione nell'Elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, al fine di assicurare le attività di cui in premessa e la piena efficacia delle stesse.
(7-00269) «D'Ettore, Sozzani, Mugnai, Mulè, Bergamini, Pentangelo, Germanà, Zanella, Rosso».
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
Interrogazione a risposta in Commissione Ungaro n. 5-02158 del 27 maggio 2019;
interrogazione a risposta in Commissione Dara n. 5-02615 del 25 luglio 2019;
interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-03458 del 30 luglio 2019.