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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 18 settembre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la Halyomorpha Halys, meglio conosciuta come la «Cimice marmorata asiatica», è un vero e proprio flagello per le colture ortofrutticole italiane, soprattutto in Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Campania;

    questo insetto altamente polifago può attaccare più di 300 specie di piante, in particolare meli, peri, kiwi, ma anche alberi di pesco e albicocca, ciliegi e piante da vivai, con conseguenze economiche disastrose. Ad oggi la conta dei danni è stimata in circa 250 milioni e può comportare la chiusura di numerose attività ortofrutticole;

    la cimice marmorata asiatica arriva dalla Cina ed è molto pericolosa, perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all'anno con 300-400 esemplari alla volta. La diffusione improvvisa di questi insetti, che in Italia non hanno antagonisti naturali, è favorita dall'innalzamento delle temperature e dalla loro polifagia, potendosi spostare su numerosi vegetali coltivati e spontanei;

    gli interventi di lotta su scala globale sono ad oggi incentrati essenzialmente sull'utilizzo di prodotti chimici, con utilizzo di principi attivi a largo spettro, che si sono però rivelati fondamentalmente inefficaci; questi prodotti hanno di conseguenza gravi ricadute sui sistemi produttivi colpiti dalla cimice;

    la lotta in campagna può avvenire anche attraverso l'ausilio di protezioni fisiche, come le reti antinsetto, a difesa delle colture che però hanno un'efficacia sì superiore a quella della sola lotta chimica, ma non rappresentano una soluzione percorribile in tutti i casi, in quanto risultano alquanto onerose e possono comportare difficoltà operative nella gestione del frutteto;

    per quanto riguarda l'utilizzo di antagonisti naturali provenienti dal territorio di origine della cimice asiatica, questi hanno dimostrato essere significativamente risolutivi per il contenimento dell'insetto, in particolare la vespa samurai (Trissolcus japonicus), specie ritenuta la più efficace a livello mondiale;

    il Ministero, infatti, aveva già autorizzato ad introdurre, in condizioni di quarantena e per soli motivi di studio, la vespa samurai per condurre i necessari studi, in particolare sull'impatto ambientale negli agrosistemi nazionali;

    la strategia ritenuta, quindi, più efficace è stata individuata negli interventi di lotta biologica con l'utilizzo di antagonisti naturali provenienti dall'area di origine della cimice asiatica, poiché gli antagonisti autoctoni, già presenti in Italia, non si sono dimostrati in grado di contrastare in maniera significativa l'insetto;

    l'introduzione di antagonisti naturali non autoctoni era tassativamente vietata dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 (recepimento della direttiva Habitat) il quale non prevedeva deroghe finalizzate alla lotta biologica, ma con il decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 5 luglio 2019 questo articolo è stato modificato. Infatti, il nuovo articolo 12, di particolare importanza per la lotta alla cimice asiatica, prevede la possibilità di introdurre specie non autoctone come appunto la vespa samurai, che, come noto, si sta rivelando utile per il controllo biologico della cimice;

    per l'effettiva attuazione di questo nuovo articolo è necessario attendere però la definizione dei criteri per l'immissione di specie e di popolazioni non autoctone attraverso un decreto, da emanare entro sei mesi dall'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019, da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, il Ministero della salute e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

    l'autorizzazione all'immissione, su richiesta delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, può essere concessa dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, in modo che non sia arrecato alcun pregiudizio agli habitat naturali né alla fauna e alla flora selvatiche locali; la suddetta richiesta dovrà essere comunque supportata da uno specifico studio del rischio che l'immissione comporta per la conservazione delle specie e degli habitat naturali;

    l'autorizzazione è poi rilasciata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e il Ministero della salute, previo parere del Consiglio del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente entro sessanta giorni dal ricevimento della richiesta;

    il 16 aprile 2019 il Senato della Repubblica ha approvato una risoluzione con la quale si è impegnato il Governo pro tempore a dare la massima priorità all'adozione del decreto ministeriale previsto dal nuovo articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, accelerando così le altre fasi dell’iter autorizzatorio, al fine di consentire l'introduzione della vespa samurai per contrastare la diffusione della cimice asiatica;

    va considerata la particolare articolazione e complessità della procedura prevista dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019, che da un lato mira giustamente a prevenire qualsiasi eventuale effetto negativo dall'immissione di specie non autoctone ma, di contro, rischia di allungare eccessivamente i tempi per l'avvio concreto delle sperimentazioni in campo della vespa samurai;

    la lotta biologica con antagonisti naturali rappresenta una soluzione di medio-lungo termine sia per la complessa procedura che per il fatto che questa richiede anni per il raggiungimento di un equilibrio tra le popolazioni;

    la ortofrutticoltura è attaccata anche da altri insetti polifagi come la cinipide galigeno, che attacca le castagne, e la mosca orientale della frutta, insetti che creano alle coltivazioni italiane ingenti danni economici e sociali;

    è altresì fondamentale, in attesa che diventino utilizzabili e riproducibili gli antagonisti naturali che rappresentano la misura di difesa principale, intervenire economicamente a sostegno delle aziende agricole colpite per permettere a queste di superare questo particolare momento di crisi, al fine di evitare la chiusura di numerose aziende con conseguenze nefaste per l'economia delle aree frutticole;

    è necessario rendere operativo rapidamente il processo di autorizzazione all'immissione nell'ambiente della vespa samurai, in considerazione dell'ampia sperimentazione già condotta, procedendo così all'avvio della lotta biologica,

impegna il Governo:

   a dare attuazione, nei tempi più brevi possibili, alla procedura per l'immissione della vespa samurai nei territori maggiormente infestati dalla cimice asiatica, sia attraverso la sollecita emanazione in tempi strettissimi rispetto all'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 5 luglio 2019, del decreto che definisce i criteri per l'immissione delle specie non autoctone, sia abbreviando il più possibile i tempi per l'autorizzazione all'immissione della vespa samurai da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   a riconoscere a livello nazionale la situazione di emergenza e ad adottare iniziative per istituire un fondo straordinario di sostegno e di indennizzo alle aziende agricole danneggiate, in quanto questo insetto sta mettendo a rischio la redditività delle imprese.
(7-00311) «Golinelli, Morrone, Vinci, Viviani, Manzato, Guidesi, Covolo, Bubisutti, Gastaldi, Liuni, Lolini, Loss, Cavandoli, Cestari, Murelli, Raffaelli, Lucchini, Badole, Benvenuto, D'Eramo, Gobbato, Parolo, Valbusa, Vallotto, Piastra, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Zoffili, Patassini».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 208 del 5 settembre 2019, ha pubblicato il testo di decreto del Presidente della Repubblica 5 luglio 2019, n. 102, Regolamento recante ulteriori modifiche dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche;

    secondo quanto previsto dal suddetto decreto, all'articolo 3, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare adotta i criteri di cui all'articolo 12, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, come modificato dall'articolo 2, comma 1, del nuovo testo, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del decreto;

    dalle informazioni fin qui acquisite in ambito scientifico e agronomico attraverso l'attività delle regioni (Emilia-Romagna e Piemonte, in particolare) e del Crea, è di straordinaria evidenza l'elevato livello di pericolosità della cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys) per l'agricoltura nazionale;

    si tratta infatti di un insetto polifago, particolarmente infestante che, pur originario dell'Estremo Oriente, da alcuni anni si è insediato stabilmente in Italia e sta arrecando gravi danni alle coltivazioni di molte regioni, specie nel Nord del Paese, diffondendosi rapidamente anche alle regioni del Centro;

    tutte le evidenze tecnico-scientifiche confermano come il ricorso a pesticidi e altre sostanze chimiche si sia rivelato di fatto inefficace per fronteggiare l'invasione di questo insetto, come anche l'impiego di insetti antagonisti autoctoni, in particolare imenotteri (vespe);

    viceversa, a seguito di un'ampia attività di sperimentazione in laboratorio, lo strumento più efficace di contrasto è risultato essere quello di contrapporre alla cimice asiatica il suo antagonista naturale, la cosiddetta «vespa samurai» (Trissolcus japonicus), anch'essa originaria dell'Estremo Oriente;

    tale operazione di lotta biologica, già intrapresa con successo in altri Paesi alle prese con il medesimo problema, non poteva finora essere fatta in Italia a causa della normativa contenuta nel regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, che aveva recepito in Italia in termini molto restrittivi e cautelativi la direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche (cosiddetta «direttiva habitat»);

    l'articolo 12 del suddetto decreto, nella precedente versione, vietava infatti tassativamente l'introduzione in Italia di specie e popolazioni non autoctone, per qualsiasi fine, senza prevedere deroghe finalizzate alla lotta biologica, così privando l'Italia di uno dei più importanti strumenti di contrasto alla diffusione di specie esotiche invasive, che si basa appunto sull'utilizzo di antagonisti naturali;

    già nel settembre 2015 il Comitato fitosanitario nazionale, in conseguenza dei crescenti livelli di dannosità e di pericolosità dovuti allo sviluppo di questo insetto, aveva espresso, in modo unanime, il proprio parere favorevole, affinché fossero rafforzati il coordinamento delle informazioni tra le regioni interessate a questa emergenza fitopatologica e fosse dato sostegno e collaborazione ai programmi di studio intrapresi nell'evidenza della necessità di superare le criticità nell'applicazione della direttiva 92/43/CEE («direttiva habitat») in particolare consentendo il ricorso all'introduzione di specie antagoniste alle specie esotiche dannose, per la realizzazione di piani di lotta biologica necessari per contrastare infestazioni sempre più frequenti;

    il 22 dicembre dello stesso 2015 la Presidenza del Consiglio dei ministri aveva trasmesso a tutte le istituzioni interessate la bozza di decreto di «modifica dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 9 settembre 1997, n. 357, concernente regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche» che, all'articolo 1, prevedeva di sostituire l'articolo 12 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 settembre 1997, n. 357, con la nuova formulazione che definisce la procedura con la quale le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentiti gli enti locali interessati e dopo adeguata informazione del pubblico interessato, autorizzano la reintroduzione o il ripopolamento in deroga di specie e di popolazioni non autoctone, nel rispetto delle finalità dello stesso regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e della salute e del benessere delle specie, tenendo conto di quanto disposto dal regolamento (CE) n. 708/2007 del Consiglio, dell'11 giugno 2007, e con il preventivo parere dell'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra);

    nella riunione del 16 marzo 2018 il Consiglio dei ministri aveva deliberato l'adozione preliminare del decreto del Presidente della Repubblica di modifica dell'articolo 12 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

    il 10 maggio 2018 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano aveva espresso parere favorevole con osservazioni sulla bozza di decreto del Presidente della Repubblica di modifica dell'articolo 12 del citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

    nell'adunanza del 20 settembre 2018 la sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato aveva espresso il previsto parere alla bozza di decreto del Presidente della Repubblica di modifica dell'articolo 12 del citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

    il 4 aprile 2019 il Consiglio dei ministri aveva approvato in via definitiva il decreto del Presidente della Repubblica di modifica dell'articolo 12 del citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997;

    il Senato aveva approvato il 16 aprile 2019 una risoluzione in Commissione Agricoltura sull'invasione della cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys) e il 12 giugno 2019 l'ordine del giorno 9/Doc. XXIV, n. 5/1 che impegnava il Governo pro tempore, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario, con particolare riferimento all'azione di contrasto alla cimice marmorata asiatica mediante la cosiddetta «vespa samurai» (Trissolcus japonicus) quale antagonista naturale, a valutare l'opportunità di una specifica azione di monitoraggio con cadenza annuale al fine di garantire una periodica informazione circa le condizioni di inserimento della cosiddetta «vespa samurai» nel territorio nazionale ed un controllo dello stato dell'emergenza fitopatologica, scongiurando eventuali effetti pregiudizievoli agli habitat naturali, alla flora e alla fauna;

    la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 5 settembre 2019 del nuovo provvedimento, quindi, consente anche in Italia, in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, di derogare al divieto di introduzione di specie o popolazioni non autoctone, sulla base sia di studi che evidenzino l'assenza di effetti negativi sull'ambiente, sia di appositi criteri e fatti salvi sempre i necessari controlli, permettendo, per la cimice asiatica e per tutte le situazioni analoghe, azioni di lotta biologica; il nuovo articolo 12 del citato regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, come modificato, prevede tuttavia una procedura particolarmente articolata e complessa per l'avvio concreto degli interventi di lotta biologica, dovendosi prima adottare, entro sei mesi dall'entrata in vigore del regolamento di modifica, un decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che fissi i criteri per l'immissione in natura delle specie e popolazioni non autoctone;

    sulla base dei suddetti criteri, a fronte di una specifica richiesta delle regioni, delle province autonome di Trento e di Bolzano o degli enti di gestione delle aree protette nazionali, il Ministero può poi autorizzare l'immissione, previa valutazione di uno specifico studio che escluda qualsiasi rischio per la conservazione delle specie e degli habitat naturali;

    tale procedura, che mira giustamente a prevenire qualsiasi eventuale effetto negativo derivante dall'immissione degli organismi non autoctoni, rischia però di allungare eccessivamente i tempi per l'avvio concreto delle sperimentazioni in campo della «vespa samurai», che quindi non potrebbe svolgere la sua azione di contrasto alla cimice asiatica nella stagione agricola in corso, con grave danno per le coltivazioni interessate da questo flagello,

impegna il Governo:

   ad adottare con urgenza il decreto ministeriale previsto dal nuovo articolo 12 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, volto a fissare i criteri per l'immissione di specie e di popolazioni non autoctone nel territorio italiano;

   ad attuare un piano straordinario da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo dotato di risorse adeguate per l'erogazione di indennizzi alle imprese colpite da questa grave emergenza fitosanitaria che diversamente metterà in seria crisi intere filiere produttive dell'ambito ortofrutticolo con ricadute socio-economiche gravi per la perdita di posti di lavoro;

   ad attivare la procedura per l'utilizzo degli aiuti di Stato come previsto dal decreto legislativo n. 102 del 2004, visto che la cimice è inserita nell'elenco allegato al decreto ministeriale 21 gennaio 2019;

   in particolare, a dare la massima accelerazione all'autorizzazione al lancio e alla diffusione nell'ambiente del parassitoide esotico detto vespa samurai, con l'attivazione di procedure semplificate per l'autorizzazione all'immissione dell'antagonista, anche in considerazione dell'ampia sperimentazione già condotta sulla «vespa samurai», in modo da consentire l'azione in campo contro la cimice asiatica in questi ultimi mesi della campagna agricola 2019;

   a sviluppare una forte azione di coordinamento, attraverso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per la ricerca e lo stanziamento di risorse dedicate al Crea-DC che dall'autunno 2018 sta studiando in laboratorio la vespa samurai;

   ad assumere iniziative per applicare, attraverso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, in attuazione dell'Organizzazione comune di mercato (Ocm) ortofrutta che consente ai singoli Stati membri di definire le dimensioni minime per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori (numero di soci e valori della produzione commercializzata (Vpc) minimi) una clausola di salvaguardia per le organizzazioni di produttori che non raggiungono il valore minimo a causa del calo di fatturato dipendente da questa emergenza fitosanitaria, evitando con questa misura gli effetti di avvitamento che verrebbero a crearsi con una forte riduzione delle risorse Ocm proprio mentre si sta affrontando un'emergenza;

   ad attivare gli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti occupati nelle imprese di lavorazione della frutta, in particolare nelle aree maggiormente colpite dall'emergenza fitosanitaria;

   a valutare l'utilizzazione di fondi europei a rischio di disimpegno per attivare strumenti di gestione del rischio agli agricoltori e altre misure utili contro la cimice e l'acuirsi delle patologie;

   ad avanzare in sede europea la richiesta di una maggiore dotazione finanziaria delle Ocm (Organizzazioni comuni di mercato, ovvero le politiche europee per la gestione dei mercati) finalizzate alla creazione di fondi mutualistici per compensare i danni del crescente numero di patologie che affliggono l'ortofrutta;

   a finanziare progetti di ricerca dedicati alle strategie di contrasto e di coesistenza con la cimice, in forte collegamento con le altre esperienze internazionali, soprattutto americane, che si stanno cimentando con la stessa emergenza.
(7-00312) «Incerti».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in occasione del centenario dell'impresa di Fiume, nella città di Trieste è stata inaugurata una statua che celebra il poeta-eroe Gabriele D'Annunzio, ideatore e condottiero dell'operazione di liberazione della città;

   questa e altre celebrazioni susseguitesi nell'arco della giornata hanno scatenato l'ira delle istituzioni croate che non hanno mancato di rappresentare tutto il loro sdegno per quanto accaduto;

   la presidente croata Kolinda Grabar Kitarovic ha risposto alla cerimonia con un tweet scandalizzato in cui dice che «Fiume era e rimane una parte fiera della Patria croata e il monumento scoperto oggi a Trieste che glorifica l'irredentismo e l'occupazione, è inaccettabile»;

   anche il Ministero degli esteri della Croazia è intervenuto nella protesta, consegnando una nota verbale all'ambasciatore italiano Adriano Chiodi Cianfarani. La comunicazione diplomatica — a quanto si apprende da fonti di stampa — dice che «La Repubblica di Croazia condanna fermamente la scoperta del monumento a Trieste proprio nel centenario dell'occupazione di Fiume (...) sebbene si sia trattato di una decisione delle autorità locali e non nazionali, l'inaugurazione della statua, come il ricordo dell'anniversario dell'occupazione di Rijeka in alcune altre città italiane, non solo mina le relazioni amichevoli e di buon vicinato tra i due Paesi, ma è anche il riconoscimento di un'ideologia e di azioni che sono in profondo contrasto con i valori europei»;

   a luglio 2019 il sindaco di Fiume Vojko Obersnel ha scritto una lettera aperta nella quale protestava nei confronti dell'iniziativa promossa dal comune di Trieste di rendere omaggio a D'Annunzio con una statua;

   appare evidente che l'opera e le altre celebrazioni hanno inteso omaggiare una delle figure più importanti della cultura e della storia italiana, in grado di meritarsi l'appellativo di «Vate». La statua, inoltre, è stata collocata in una città di quello che era il «confine orientale», una città che ancora ricorda le operazioni militari condotte dall'esercito jugoslavo. Operazioni di cui ancora oggi si fa fatica ad appurarne la portata in termini di vite umane e che in Italia, vale la pena ricordarlo, sono ufficialmente riconosciute con una legge dello Stato che le ricorda ogni 10 febbraio;

   per quelle città italiane che sono state ricomprese nei confini jugoslavi — oggi croati —, grazie alla spartizione operata dal Trattato di Osimo, il destino ha portato a una forzosa de-italianizzazione e alla slavizzazione della storia e della cultura di quei luoghi così intimamente legati all'Italia;

   a giudizio dell'interrogante occorre ribadire ufficialmente alle istituzioni croate che Trieste è, fortunatamente, ancora sul suolo italiano e che spetta alle istituzioni democratiche italiane decidere chi celebrare e in che forma. Inoltre, sarebbe opportuno ribadire che l'impresa di D'Annunzio incarnava appieno i valori dell'Europa dei popoli e delle nazioni, non delle banche e della burocrazia –:

   se il Ministro interrogato intenda convocare l'ambasciatore croato per chiedere chiarimenti in merito all'episodio contestato, con riferimento alla situazione delle popolazioni di lingua e cultura italiana oltreconfine e per ribadire che l'Italia non accetta ingerenze o revisionismi sulla propria storia, la propria cultura e la propria identità.
(5-02724)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAVANDOLI, MORRONE, VINCI, CESTARI, MURELLI, RAFFAELLI, PIASTRA, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, GOLINELLI, VIVIANI, MANZATO, GUIDESI, BUBISUTTI, GASTALDI, COVOLO, BADOLE, LIUNI, LOLINI, LOSS e ZOFFILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys) è un insetto particolarmente infestante proveniente da Cina, Giappone, Taiwan e Corea, che negli ultimi anni ha colpito molte regioni del nostro Paese, soprattutto del Nord e che si sta progressivamente diffondendo sul territorio nazionale;

   questo insetto, non avendo antagonisti naturali ed essendo caratterizzato da una particolare velocità riproduttiva nonché di adattamento all'ambiente circostante, si sta rivelando un vero flagello e rappresenta un elevato livello di pericolosità per l'agricoltura italiana, in particolare per le colture frutticole;

   gli interventi di lotta su scala globale sono ad oggi incentrati essenzialmente sull'utilizzo di prodotti chimici, con utilizzo di principi attivi a largo spettro, che si sono però rivelati fondamentalmente inefficaci;

   per quanto riguardava l'utilizzo di antagonisti naturali provenienti dal territorio di origine della cimice asiatica, il Ministero aveva già autorizzato a introdurre, in condizioni di quarantena e per soli motivi di studio, la specie ritenuta più efficace a livello mondiale, la vespa samurai (Trissolcus japonicus), per condurre i necessari studi, in particolare sull'impatto ambientale negli agrosistemi nazionali, mentre il Crea proseguiva le ricerche su tutti gli antagonisti naturali della cimice attivi sul territorio nazionale;

   la strategia più efficace è stata individuata negli interventi di lotta biologica classica, utilizzando antagonisti naturali della cimice asiatica provenienti dalla sua area di origine, poiché gli antagonisti autoctoni, già presenti in Italia, non si sono dimostrati in grado di contrastarla in maniera significativa;

   l'introduzione di antagonisti naturali non autoctoni era tassativamente vietata dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 (recepimento della direttiva «Habitat»), il quale non prevedeva deroghe finalizzate alla lotta biologica, ma con il decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 5 luglio 2019 questo articolo è stato modificato ed ora assume una rilevante importanza per la lotta alla cimice asiatica, poiché prevede la possibilità di introdurre specie non autoctone come appunto la vespa samurai che, come detto, si sta rivelando utile per il controllo biologico della cimice asiatica;

   per l'effettiva attuazione del provvedimento è necessario però attendere la definizione dei criteri per l'immissione di specie e di popolazioni non autoctone attraverso un decreto, da emanare entro 6 mesi dall'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 2019, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, il Ministero della salute e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

   l'autorizzazione all'immissione in natura delle specie e delle popolazioni non autoctone, su richiesta delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano può essere concessa per ragioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, in modo che non sia arrecato alcun danno agli habitat naturali né alla fauna e alla flora selvatiche locali; la suddetta richiesta dovrà essere comunque supportata da uno specifico studio del rischio che l'immissione comporta per la conservazione delle specie e degli habitat naturali;

   il 12 giugno 2019 il Senato della Repubblica ha approvato una risoluzione (DOC. XXIV n. 5-A), con la quale si è impegnato il Governo pro tempore a dare la massima priorità all'adozione del decreto ministeriale previsto dal nuovo articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e ad accelerare le altre fasi dell’iter autorizzatorio anche alla luce delle ampie sperimentazioni condotte sulla Vespa samurai –:

   se intendano, nell'immediato, dare seguito a quanto indicato nella risoluzione di cui in premessa approvata dal Senato procedendo sia all'emanazione del decreto ministeriale che accelerando quanto possibile l’iter autorizzatorio per l'immissione della vespa samurai, vista anche la particolare articolazione e complessità della procedura che potrebbe comportare un eccessivo allungamento dei tempi per l'avvio concreto delle sperimentazioni in campo.
(4-03603)


   AMITRANO, SARLI e FRATE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la presenza di aree verdi nelle città rappresenta un fattore importante per la qualità della vita di chi ci abita e in tal senso, il verde urbano comprende tutti quegli spazi disponibili per i cittadini, dai giardini, ai parchi, al verde attrezzato di quartiere e altre infrastrutture;

   gli spazi verdi hanno un doppio ruolo significativo nelle città, poiché, da una parte, svolgono una funzione sociale, in quanto rappresentano per i cittadini un luogo di svago, dall'altra forniscono un servizio ambientale, dal momento che mitigano gli effetti delle isole di calore che si creano nelle aree urbane per via della cementificazione, inquinamento e altre cause; per tali ragioni, è importante che l'amministrazione pubblica e i comuni in particolare, si impegnino a promuovere lo sviluppo e il mantenimento del verde urbano;

   lo sviluppo del verde urbano è regolamentato dalla legge n. 10 del 2013 recante «Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani», che detta, in particolare, all'articolo 6, le disposizioni per la promozione di iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, affidando alle regioni, alle province e ai comuni la promozione e l'incremento degli spazi verdi, in base alle rispettive competenze e risorse;

   nella città metropolitana di Napoli, il Parco Virgiliano (così come la Villa comunale ed altri parchi cittadini), versa ormai da anni in una condizione di totale incuria e abbandono;

   il Parco Virgiliano detto anche «Parco della Rimembranza», in quanto realizzato dal famoso paesaggista Porcinai negli anni ’30 in ricordo dei caduti d'Africa, è un parco panoramico che sorge nel quartiere Posillipo, a Napoli, si estende su un'area di circa 92.000 metri quadrati caratterizzata da un panorama mozzafiato di indubbio richiamo turistico ed è caratterizzato al suo interno da alberi e arbusti di diverse specie quali pini, querce, eucalipti, e un denso sottobosco di macchia mediterranea con mirto, rosmarino, lentisco, corbezzoli e fillirea;

   il Parco si trova in uno stato di evidente degrado a causa della totale assenza di cura e manutenzione, nonostante rappresenti, insieme alla Villa Comunale, il più grande polmone di ossigeno per una città come Napoli che, tra l'altro, dai dati Ispra 2018, risulta essere tra le città a più basso indice di verde per abitante;

   la mutazione del Parco Virgiliano e del lungo viale di accesso allo stesso, favorita da anni dalla incuria di chi dovrebbe badare al decoro della città, si è manifestata ai cittadini napoletani dopo l'abbattimento di centinaia di pini domestici, morti a seguito di attacchi di parassiti contro i quali nessun intervento è stato posto in essere;

   la circostanza ha determinato il malcontento della popolazione che da molti anni ormai, aveva denunciato il degrado e la totale assenza di manutenzione del verde pubblico cittadino, in particolare sullo stato degli alberi e dei pini domestici (Pinus pinea) che circondavano il Parco Virgiliano;

   l'eliminazione del verde ha stravolto il paesaggio originario, poiché soprattutto le centinaia di pini abbattuti rappresentavano per i cittadini napoletani, un elemento caratterizzante del contesto ambientale, storico e culturale della città di Napoli e lo scenario che si presenta ai fruitori del sito in questi giorni, è quello di una distesa di brulla di ceppaie ormai inerti di alberi falcidiati –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di propria competenza, sia rispetto alla cura che al ripristino del patrimonio arboreo citato, nel rispetto degli obblighi paesaggistici derivanti dal vincolo del decreto legislativo n. 42 del 2004 e del piano territoriale paesistico di Posillipo gravanti sull'area, oltre che dalla legge citata in premessa, al fine di salvaguardare, il particolare pregio panoramico, paesaggistico e ambientale del Parco Virgiliano di Napoli.
(4-03605)


   CUNIAL, VIZZINI, GIANNONE e BENEDETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la deforestazione è uno dei più grandi problemi ambientali della nostra epoca: l'impatto che questo fenomeno può avere (e sta già avendo) sull'ecosistema è di portata allarmante. In particolare, si registra l'intensificarsi dell'effetto serra e quindi dei cambiamenti climatici, del rischio idrogeologico, di una minore biodiversità, di una erosione dei suoli e della riduzione della fertilità che porta irrimediabilmente alla desertificazione;

   malgrado ciò i casi di abbattimenti di aree verdi e boschive nel nostro Paese è in continua crescita, soprattutto in regioni, come il Veneto, in cui le monocolture di vigneto si sono impossessate di gran parte del territorio. Secondo uno studio dei ricercatori dell'università di Padova il tasso di erosione di suolo legato alla produzione di vino riguarda tre quarti della perdita di terreno dai pendii della regione vinicola veneta. Si parla di 400.000 tonnellate di terreno ogni anno, o 4,4 chilogrammi per ciascuna delle bottiglie di prosecco che la regione produce. Esaminando 10 anni di dati riguardanti le precipitazioni, l'uso e le caratteristiche del suolo nonché le mappe topografiche ad alta risoluzione, gli scienziati hanno rilevato che l'industria del prosecco è responsabile del 74 per cento dell'erosione totale del suolo della regione;

   tra agosto e settembre 2019, a Tarzo, un comune trevigiano che sta tra le colline di Conegliano e Valdobbiadene, il cui territorio ricade quasi totalmente in una zona che è patrimonio Unesco, una cospicua area di bosco è stata rasa al suolo per far spazio a nuovi vigneti di Prosecco;

   gli alberi sono stati tagliati senza alcuna autorizzazione sebbene si trattasse di zone soggette a vincoli paesaggistici, ambientali e idrogeologici;

   in particolare, le aziende agricole avrebbero disboscato un ettaro e mezzo di terreno fra i colli di Arfanta, Prapian e Costa di Là distruggendo così un prezioso ecosistema, visto che la zona è anche un habitat naturale di api e impollinatori;

   i tre titolari delle aziende agricole della zona e i tecnici che hanno eseguito i lavori di disboscamento sono stati denunciati ai carabinieri forestali per abuso edilizio e paesaggistico –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per bloccare la distruzione sistematica del territorio a fini economici e speculativi;

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza per inserire nuovi ed efficaci strumenti nel piano di riassetto idrogeologico per evitare queste derive;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per garantire seri ed efficaci controlli e azioni deterrenti.
(4-03609)


   GIANNONE, CUNIAL, VIZZINI e BENEDETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 6 settembre 2019 la procura di Lecce ha emesso un ennesimo avviso di conclusione delle indagini relativamente a Tap Ag per 18 persone, tra vertici di Tap e rappresentati legali di ditte incaricate dei lavori, per reati ambientali relativi alla costruzione del tratto terminale del gasdotto nel territorio di Melendugno. I pm Valeria Farina Valaori e il procuratore Leonardo Leone De Castris contestano che le opere siano state realizzate senza seguire le indicazioni della valutazione di impatto ambientale (Via), in violazione dei vincoli paesaggistici e contaminando la falda. A Michele Elia, Gabriele Lanza e Marco Paoluzzi, rispettivamente country manager, project manager e direttore dei lavori, si contesta di aver «realizzato le opere del tratto italiano del gasdotto marino e terrestre» anche «su aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico, dichiarate zone agricole di notevole interesse pubblico». Secondo l'accusa, i lavori si sarebbero svolti in assenza di autorizzazioni ambientali, idrogeologiche, paesaggistiche ed edilizie, «essendo illegittima – si legge nel provvedimento – quella rilasciata con d.m. 223 dell'11/9/2014 e d.m. n. 72/2015 (compatibilità ambientale) poiché adottata senza valutazione degli “effetti cumulativi” esterni ed interni» (Repubblica.it 6 settembre 2019);

   in data 10 settembre 2019 il Governo Conte-bis ha concesso a Tap la proroga della VIA. L'autorizzazione scadeva il 23 settembre, invece, con un nuovo decreto è stata confermata per altri due anni sino al 31 dicembre 2021;

   al fine di concedere la proroga della Via del Tap, la Commissione tecnica per la Via di fatto prende per buoni e fa propri i motivi che a dire di Tap hanno determinato un rallentamento dei lavori:

    numerosi giudizi amministrativi che hanno inciso a causa «dell'attesa dell'esito dei giudizi» (Tap non si è mai fermata, nemmeno nei periodi in cui non avrebbe potuto lavorare per quanto previsto in Via);

    il ricorso della regione; nell'ambito del relativo procedimento il Tar ha emesso decreto cautelare. Tale decreto cautelare, che aveva come oggetto l'espianto degli ulivi, ha avuto una durata di 15 giorni ed è stato emesso in un periodo in cui Tap non avrebbe potuto espiantare ulivi, perché successivo alla data del 28 febbraio (ai sensi della prescrizione a.29 l'espianto era consentito solo tra dicembre e febbraio);

    ricorsi per la costruzione dei canopy (a quanto consta agli interroganti Tap non si è mai fermata nel realizzarli e il Tar non ha mai costretto Tap a fermarsi);

    modifica degli orari di lavoro conclusasi con ricorso al Tar (hanno lavorato e trasportato di notte, nonostante il divieto previsto dal piano traffico, su tutto il tracciato e in qualsiasi stadio lavorativo);

    sequestro probatorio dell'area e paesane (probatorio e non preventivo, in quanto i lavori erano stati già eseguiti);

   secondo l'articolo 3 della Costituzione «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge» –:

   per quali ragioni il Governo abbia concesso la proroga nonostante le ripetute violazioni di leggi, regolamento e decreto di valutazione di impatto ambientale e nonostante la acclarata mancanza di studio di impatti cumulativi interni ed esterni che per consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea non è sanabile nemmeno a posteriori.
(4-03613)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BAZOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della giustizia è stato oggetto di numerose riforme negli ultimi anni. Quella operata a partire dall'anno 2015 e che si è caratterizzata per una ristrutturazione organizzativa dell'amministrazione centrale non ha trascurato il personale in servizio. Infatti, tale riforma, oltre a prevedere lo sblocco delle assunzioni, ha previsto pregnanti misure volte a conseguire la riqualificazione dei lavoratori. Esse sono: l'approvazione della legge n. 132 del 2015 di conversione del decreto-legge n. 83 del 2015, il cui articolo 21-quater ha disposto, con relativa copertura finanziaria, anche al fine di dare attuazione a provvedimenti giudiziari sfavorevoli all'amministrazione, la ricomposizione in area terza della figura dell'ufficiale giudiziario e del cancelliere imponendo al Ministero di procedere alla rideterminazione delle dotazioni organiche in conseguenza dell'attuazione delle procedure di ricomposizione, attraverso la procedura del corso concorso, dei cancellieri e dagli ufficiali giudiziari rispettivamente nelle figure del funzionario giudiziario e del funzionario «unep» nonché l'estinzione delle figure del cancelliere e dell'ufficiale giudiziario trasformate in «ruoli ad esaurimento»; la sottoscrizione il 26 aprile 2017 di un accordo con la quasi totalità delle organizzazioni sindacali (circa il 90 per cento della rappresentatività) il quale, tra l'altro, oltre a prevedere lo scorrimento integrale entro il 30 giugno 2019 delle graduatorie formate ex articolo 21-quater del decreto-legge n. 83 del 2015, ha previsto due procedure di progressione economica per i lavoratori nonché progressioni giuridiche nelle aree attraverso l'istituto della flessibilità (ossia mediante i cambi di profilo ex articolo 20 del Contratto collettivo nazionale integrativo del Ministero della giustizia) e tra le aree attraverso il transito degli ausiliari in area seconda, figura professionale dell'operatore giudiziario, secondo la procedura già prevista e finanziata dal 2010;

   inoltre, la legge n. 132 del 2015 al fine di garantire l'efficienza del processo di esecuzione, disponeva, con una modifica all'articolo 492-bis del codice di procedura civile e all'articolo 155-quater delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile, l'accesso diretto da parte dell'ufficiale giudiziario e del funzionario «unep» alle banche dati, per le indagini patrimoniali. Tale innovazione rappresenta un elemento essenziale per la tutela del credito e per la riduzione dei tempi di giustizia; a tutt'oggi, per un susseguirsi di incombenze burocratiche ministeriali, non è consentito l'accesso diretto da parte degli ufficiali giudiziari alle banche dati, ne sono stati, a quest'ultimi, forniti i collegamenti telematici e le relative password necessarie per l'espletamento delle indagini patrimoniali cui sono chiamati per legge a svolgere;

   l'inadempienza dell'amministrazione giudiziaria sta, di fatto, favorendo il proliferare di sistemi illegali per la ricerca dei beni del debitore, con l'accesso ai dati patrimoniali dei cittadini da parte di soggetti privati non autorizzati con metodologie non meglio chiarite –:

   quali siano i motivi:

    a) che ancora impediscono l'attuazione dell'articolo 492-bis del codice di procedura penale con l'accesso diretto da parte dell'ufficiale giudiziario alle banche dati per le ricerche patrimoniali;

    b) per cui non si è realizzato lo scorrimento integrale delle graduatorie formate in applicazione dell'articolo 21-quater del decreto-legge n. 83 del 2015, convertito dalla legge n. 132 del 2015 sì contravvenendo a un preciso impegno assunto dal Ministero in un atto negoziale e sancito in un provvedimento normativo;

    c) non si sia proceduto alla pubblicazione del bando per il transito degli ausiliari in area seconda sì contravvenendo a un preciso impegno assunto dal Ministero in un atto negoziale e sancito in un provvedimento normativo;

    d) non si sia proceduto alla pubblicazione dei bandi per i cambi di profilo nelle aree ex articolo 20 del Ccnl del Ministero della giustizia sì contravvenendo a un preciso impegno assunto dal Ministero in un atto negoziale e sancito in un atto normativo.
(5-02725)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   per consentire l'acquisizione di nuovi traffici e migliorare il rapporto con la città, aprendo ad essa nuove aree dell'ambito portuale, sono stati previsti diversi interventi nel porto di Taranto: segnatamente, piastra portuale di Taranto, riqualificazione e miglioramento igienico sanitario dell'ala est della palazzina n. 6 presso molo polisettoriale da adibire a servizi di controllo sanitario, ricostruzione dell'impalcato in c.a.p. della testata inagibile del molo San Cataldo, edifici per sistemazioni logistiche dei servizi tecnico-nautici in area retrostante la darsena servizi del porto di Taranto, 1° lotto degli interventi di messa in sicurezza e bonifica della falda in area ex Yard Belleli, funzionale alla realizzazione della cassa di colmata cosiddetto «ampliamento V Sporgente», riqualificazione del molo polisettoriale – ammodernamento della banchina di ormeggio, nuova diga foranea di protezione del porto fuori rada di Taranto – tratto di ponente, interventi per il dragaggio di 2,3 mmc di sedimenti in area molo polisettoriale e per la realizzazione di un primo lotto per la cassa di colmata funzionale all'ampliamento del V sporgente del porto di Taranto, rettifica, allargamento e adeguamento strutturale della banchina di levante del molo San Cataldo e della calata 1 del porto di Taranto, centro servizi polivalente per usi portuali al molo San Cataldo nel porto di Taranto, riqualificazione della banchina e dei piazzali in radice del molo polisettoriale, potenziamento dei collegamenti ferroviari del complesso del porto di Taranto con la rete nazionale, rete di raccolta, collettamento e trattamento acque di pioggia nelle aree comuni del porto e rete idrica e fognante nella zona di levante del porto di Taranto;

   il primo intervento di quelli enumerati è strategico e di preminente interesse nazionale come definito dalla legge n. 443, del 20001 («legge obiettivo») e teso a migliorare la dotazione infrastrutturale complessiva del porto e garantire servizi nel campo della logistica integrata;

   il progetto per la realizzazione dei lavori di piastra logistica integrata del porto di Taranto è costituito essenzialmente dai seguenti interventi: strada dei moli ed impianti, ampliamento del IV sporgente, darsena a ovest del IV sporgente, piattaforma logistica, vasca di colmata (opera connessa);

   a tutt'oggi, in spregio delle tempistiche originariamente previste, gli interventi risulterebbero in ritardo recando grave pregiudizio alla realizzazione di un intervento di rilevanza strategica per l'incremento della funzione di Hub internazionale, mediante adeguamento e potenziamento delle infrastrutture del porto di Taranto;

   si ha notizia che il tribunale di Roma abbia ammesso Astaldi s.p.a., operatore economico incaricato fra gli altri del progetto, in crisi finanziaria da diversi anni, alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale diretta –:

   se i Ministri interrogati possano fornire elementi, per quanto di competenza, sullo stato di avanzamento degli interventi segnalati, specificando le ragioni e le responsabilità dei ritardi occorsi;

   di quali elementi ulteriori disponga circa la situazione di crisi economica di uno degli operatori privati incaricati della realizzazione degli interventi e quali siano le conseguenze sul completamento dell'opera, considerati gli ingenti investimenti pubblici impiegati.
(5-02726)


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 12 del cosiddetto decreto Genova (decreto-legge n. 109 del 2018) istituisce e disciplina – a decorrere dal 1° gennaio 2019 – l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), operante anche attraverso un archivio informatico integrato delle opere pubbliche (Ainop);

   il decreto dispone che tale Agenzia succeda a titolo universale all'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie (Ansf), istituita dall'articolo 4 del decreto legislativo 10 agosto 2007 n. 162;

   il 21 dicembre 2018, la direzione di Ansf si è rivolta all'Avvocatura distrettuale dello Stato di Firenze, sollevando la questione relativa al momento in cui la norma contenuta nel «decreto-legge» fa scattare il passaggio di competenze tra la vecchia struttura e la nuova: ovvero se già alla nomina degli organi di Ansfisa o solo nel momento in cui venga raggiunta la piena operatività della stessa;

   la sede di Firenze ha risposto che la seconda opzione era preferibile, ma ha demandato la questione all'Avvocatura generale di Roma, che si è espressa a fine gennaio 2019 indicando invece la soluzione di un passaggio di consegne graduale attraverso il trasferimento del personale di Ansf e Mit alla nuova Agenzia;

   ad oggi però non risulta essere stata adottata alcuna decisione definitiva;

   inoltre, il Consiglio di Stato non si è ancora pronunciato sulle bozze di statuto e regolamento di Ansfisa, licenziate in ritardo dal Mit rispetto alle scadenze previste dal decreto-legge n. 109 del 2018;

   anche l'archivio informatico Ainop non è ancora realmente operativo e i dati che dovevano essere forniti al Mit da tutti gli enti proprietari di strade, per ottenere un quadro preciso della situazione riguardante la sicurezza strutturale della viabilità nazionale, sono arrivati in modo insufficiente e disomogeneo;

   i tempi rapidissimi previsti dal decreto per l'insediamento della nuova Agenzia e per la realizzazione dell'archivio informatico sono stati dunque ampiamente sforati e, a più di un anno di distanza dalla tragedia del «ponte Morandi» di Genova, le strutture che dovrebbero vigilare sulla sicurezza delle infrastrutture sono ancora lontane da una effettiva operatività e appaiono sempre più una chimera –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per dare piena attuazione alle norme contenute nel decreto-legge n. 109 del 2018 riguardanti l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa) e l'archivio informatico integrato delle opere pubbliche (Ainop).
(5-02728)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni sono stati ripetutamente denunciati gravi episodi di criminalità, posti in essere da immigrati irregolari in Sardegna, i quali si sono resi protagonisti di reati, quali lo spaccio di droga, lo stupro e la microcriminalità da strada;

   il 24 ottobre 2018, è stata approvata un'apposita risoluzione con la quale si è impegnato il Governo pro tempore ad avviare percorsi volti a sottoscrivere trattati e/o accordi bilaterali per il trasferimento dei detenuti stranieri nei loro Paesi di origine, al fine di consentire l'esecuzione delle pene nello Stato di provenienza, anche in assenza del consenso dell'interessato;

   solamente nel periodo 2018/2019, sono stati registrati oltre 200 arrivi in Sardegna che hanno determinato un aumento dei reati, del degrado e del disagio sociale, ciò anche perché i costi dell'accoglienza, della gestione e del controllo degli stessi soggetti appaiono proibitivi;

   anche recentemente, l'11 settembre 2019, sono stati arrestati tre uomini di origine africana per spaccio di droga – due dei quali non godono dello status di rifugiato – e che, seppure già pregiudicati, dopo il processo sono stati rilasciati senza alcuna misura cautelare, risultando, pertanto, liberi di circolare per tutto il Paese, pur in assenza di qualsivoglia riconoscimento del diritto d'asilo;

   la normativa vigente consente, al Ministro dell'interno, di disporre l'espulsione dello straniero anche non residente nel territorio dello Stato, dandone preventiva notizia al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, nonché per motivi di prevenzione del terrorismo, seppur beneficiario dello status di rifugiato; la normativa inoltre prevede il rimpatrio di tutti gli immigrati irregolari –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di disporre l'espulsione dei soggetti ritenuti pericolosi, nonché l'immediato rimpatrio di tutti gli immigrati irregolari.
(3-00965)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRARI, IEZZI, BONIARDI, FANTUZ, PICCOLO, TOCCALINI, RAFFAELE VOLPI e ZICCHIERI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dell'anniversario dell'affondamento della corazzata Roma avvenuto ad opera dell'aeronautica militare tedesca il 9 settembre 1943, il sindaco di Porto Torres, Sean Wheeler, ha presenziato ad una cerimonia svoltasi nel suo comune indossando la fascia tricolore ed un paio di bermuda probabilmente più adeguati ad una spiaggia che non ad una manifestazione indetta per onorare la memoria di 1700 caduti;

   secondo una circolare emanata dal Ministro dell'interno pro-tempore, Rosa Russo Iervolino, il 4 novembre 1998, in coincidenza con la giornata dell'unità nazionale in cui si ricorda la vittoria dell'Italia nella Prima guerra mondiale, «l'alto ruolo istituzionale svolto dal sindaco impone [...] un uso corretto e conveniente della fascia tricolore nell'avvertita consapevolezza della dignità e del decoro della carica, e tale da non scalfire la realtà dello Stato come elemento di unità giuridica, nel cui ambito ogni cittadino è tenuto a partecipare al mantenimento dei valori che lo caratterizzano e lo fondano» –:

   posto che il comportamento tenuto dal sindaco di Porto Torres in occasione della recente commemorazione dell'affondamento della corazzata Roma e di quanti vi morirono non sembra agli interroganti essere stato conforme alle indicazioni contenute nella citata circolare emanata il 4 novembre 1998, quali iniziative di competenza si ritenga eventualmente di assumere per assicurare un uso corretto della fascia tricolore e un abbigliamento consono in occasione di importanti ricorrenze nazionali come quella di cui in premessa;

   quali reazioni abbia determinato la scelta del sindaco di Porto Torres da parte del personale militare ed in particolare di quello della Marina militare e di coloro che fanno parte dell'Associazione nazionale marinai d'Italia.
(4-03611)


   CAPITANIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'ottobre del 2017, a Monza, in seguito a una rapina ai danni di un ragazzino di 13 anni, due carabinieri, alla ricerca del responsabile, hanno arrestato un uomo tunisino che, secondo quanto riferito dai due agenti, alla loro vista, avrebbe afferrato una catena e un coltello, ferendo uno dei due militari;

   portato in caserma, il tunisino affermava di non sentirsi bene e veniva visitato da un operatore del 118;

   al pubblico ministero, il tunisino raccontava la sua versione dei fatti secondo la quale, alla Fossati-Lamperti, sarebbe stato picchiato per mezz'ora con il manganello e sotto la minaccia della pistola, puntatagli contro da uno dei due militari;

   fatti che i due carabinieri hanno sempre respinto con decisione, tanto da presentare ricorso al tribunale del riesame di Milano che si era pronunciato per il loro reintegro; inoltre, lo stesso medico del carcere ha smentito la versione secondo la quale l'arrestato sarebbe stato ricoverato per dieci giorni nell'infermeria del carcere e ha sottolineato nei suoi referti come le lesioni che la presunta vittima riportava non fossero riconducibili a colpi di manganello, ma fossero invece compatibili con lo stile di vita di una persona senza fissa dimora, che dorme in giacigli di fortuna;

   le accuse del tunisino, purtroppo, si sono invece tradotte in una condanna per uno dei due militari e nel rinvio a giudizio per l'altro;

   è evidente che qualcosa nel sistema italiano non funziona e questa, secondo l'interrogante, ne è l'ennesima prova: non è assolutamente chiaro come si possa essere arrivati a una decisione del genere anche perché, al di là delle parole dei militari che professano la loro innocenza, c'è anche la testimonianza del medico del carcere che ha smentito quanto riferito dal tunisino;

   occorre fornire nelle parole, ma soprattutto nelle azioni, piena solidarietà agli uomini dell'Arma che, al servizio dello Stato, ogni giorno rischiano la vita per l'incolumità dei cittadini –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro intenda adottare, nel suo mandato, per conseguire la più piena tutela delle forze dell'ordine, anche e soprattutto nei casi in cui, in seguito al compimento del proprio dovere, queste rischiano posto di lavoro e reputazione.
(4-03612)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   avrebbero dovuto essere ben note al Ministro interrogato, oltre che ai competenti uffici del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, le date dell'avvio dell'anno scolastico nelle singole regioni;

   nei fatti, a quanto consta all'interrogante, si registra in ogni provincia italiana una situazione caotica per l'assenza di docenti, la qualcosa condiziona, anche in termini di orario, lo svolgimento delle lezioni;

   sintomatico è il caso della provincia di Piacenza in cui si registrano circa 400 cattedre scoperte alle scuole superiori, 200 ugualmente prive di titolare alla scuola primaria e alla scuola dell'infanzia e un numero, di certo consistente (ancorché ignoto), alle scuole medie;

   nei fatti si tratterebbe di reclutare circa 800 supplenti attraverso il ricorso alla chiamata delle cosiddette «seconde fasce» per la scuola primaria e il quasi già certo ricorso alle «mad» (messe a disposizione);

   l'omessa effettuazione delle nomine in ruolo, che ha lasciato scoperti molti dei posti assegnati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, unitamente a un insieme di inconvenienti e ritardi, sta mettendo a dura prova la tenuta organizzativa degli istituti scolastici delle provincia di Piacenza e pure la tolleranza delle famiglie degli studenti;

   la situazione sopra evidenziata risulta aggravata dalla mancanza all'appello di decine e decine di insegnanti di sostegno, la qualcosa, in alcuni casi, sta posticipando l'inserimento dei discenti a scuola;

   la situazione risulta grave un po’ in tutte le scuole: dall'Istituto tecnico Raineri-Marcora all'Istituto superiore Tramello-Cassinari. E così pure è alle primarie dell'Istituto comprensivo Valnure, all'Istituto comprensivo di Rivergaro, al 2° circolo didattico Alberoni, a Castel San Giovanni e a San Nicolò;

   per tamponare la situazione in alcune scuole è stata disposta l'uscita anticipata dalle lezioni, ma pare evidente che la situazione non sia più ulteriormente tollerabile –:

   se la situazione sia nota al Governo e quali urgenti e risolutive iniziative intenda assumere.
(4-03608)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 10 luglio 2019 una tromba d'aria si è abbattuta sulla città di Taranto e una gru operante sul quarto sporgente dello stabilimento ArcelorMittal Italia di Taranto è precipitata in mare;

   è rimasto coinvolto un operaio, Cosimo Massari, 31 anni, che, al momento della presentazione dell'interrogazione, risulta disperso;

   la procura di Taranto ha immediatamente inviato sul luogo gli ispettori dello Spesal e aperto un'inchiesta per accertare se sia stato fatto tutto il necessario per garantire la sicurezza dell'operaio disperso. Il pm competente ha disposto la messa in sicurezza dell'area e avviato le ricerche con la guardia costiera e i vigili del fuoco. Viste le condizioni di pericolo, la capitaneria di porto ha ordinato l'interdizione alla navigazione per un raggio di 250 metri dalla sommità del molo quattro;

   un evento analogo era già occorso nel 2012 quando una delle gru dell'allora Ilva era stata scaraventata in mare da un tornado arrivato dal mare, provocando la tragica morte di un operaio ventinovenne, Francesco Zaccaria, il cui corpo fu recuperato a distanza di qualche giorno dalla tragedia;

   allora la procura mise sotto processo i vertici dello stabilimento per cattiva gestione dell'azienda e anche un ispettore tecnico dell'Arpa Puglia accusato di non aver effettuato un'idonea «verifica sull'integrità» della gru;

   si aggiunga che la tragica vicenda si verifica nella sua drammaticità all'indomani dell'abolizione della cosiddetta immunità penale di cui godeva la società a seguito dell'introduzione dell'articolo 2, comma 6, del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, da ultimo disposta con l'articolo 46 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, che nell'immediatezza ha eliminato dall'ambito attivo di applicazione della norma di favore le violazioni alle previsioni concernenti la salute, l'incolumità pubblica e la sicurezza sul lavoro –:

   se il Governo intenda fornire elementi circa il tragico evento descritto in premessa, verificando se siano state assunte, dall'azienda e dalle autorità preposte, le adeguate istruzioni operative e misure tecniche atte a prevenire e ridurre i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, anche al fine di scongiurare il ripetersi di drammi di questa portata.
(5-02727)


   COSTANZO e SEGNERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Cic (Consorzio per l'Informatizzazione del Canavese) viene fondato nel 1985 a Banchette d'Ivrea per erogare supporto informatico tecnico-specialistico ai propri consorziati ed è costituito da enti pubblici quali il comune di Ivrea, l'Asl TO4, CSI Piemonte;

   negli anni il Cic raggiunge 170 unità per progettazione e fornitura di servizi ad aziende sanitarie del Piemonte, assorbendo lavoratori di altre aziende in crisi come Inva spa, Agile Eutelia;

   a fronte di un buco di bilancio di 1 milione e 260 mila euro, nel 2015 si apre una procedura di concordato preventivo con la messa sul mercato del Cic, e l'emissione del bando di vendita;

   a dicembre 2015 i soci pubblici cedono le proprie quote al costo di 1 euro ad azione all'azienda Csp spa, con la clausola dell'accollo di tutti i debiti pregressi;

   il Cic diviene così per soli 2.500 euro un'azienda privata sotto il controllo di Csp spa, società di Information communication technology con circa 500 dipendenti e sede legale a Napoli che si impegna a garantire commesse fino al 31 dicembre 2018;

   nell'ambito dell'inchiesta su FinPiemonte, i vertici di Csp vengono arrestati per una frode fiscale da 10 milioni di euro, come riportato dal quotidiano La Repubblica in data 20 giugno 2018 nell'articolo intitolato «Csp, frode fiscale da 10 milioni. Nuovo capitolo su Finpiemonte»;

   a inizio 2019, anche a causa di azioni commerciali di espansione inefficaci e delle vicissitudini giudiziarie dei vertici Csp, i maggiori clienti Cic decidono di acquistare servizi da convenzioni Consip senza concedere proroghe tecniche, garanzie o clausola sociale per gli occupati nell'affidamento a terzi;

   alcuni lavoratori si dimettono e transitano presso altre società, mentre i restanti dipendenti restano in forza presso la sede di Banchette, nonostante un'unica commessa ancora attiva su proroga temporanea;

   il 7 febbraio 2019, come riportato dal sito TorinoOggi, in una riunione del tavolo regionale sul Cic di Ivrea i rappresentanti Csp garantiscono nuove commesse e un piano industriale per la tutela del perimetro occupazionale;

   negli ultimi mesi non si sono concretizzate le commesse ed è proseguita l'emorragia di tecnici, causata anche dai continui ritardi nel pagamento degli stipendi, come denunciato dai sindacalisti Elvira Russo (Slc-Cgil) e Francesco Sciarra (Uiltucs);

   il 19 aprile il Cic ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per 33 lavoratori sui 58 al momento in servizio nella sede di Banchette, come riportato dal quotidiano on-linegiornalelavoce.com. «Una scelta unilaterale vergognosa sotto l'aspetto industriale, etico e umano» per i sindacati Uil Tucs e Cgil;

   il 13 maggio, come riportato dal quotidiano on-lineLa Sentinella del canavese, i lavoratori Cic hanno scioperato per «i mancati pagamenti dei Tfr dei lavoratori usciti a dicembre 2018, il mancato versamento dei contributi nei fondi pensionistici privati, comunque trattenuti dagli stipendi, e la mancata erogazione dello stipendio di aprile»;

   ad oggi, a quanto consta all'interrogante, l'ultima retribuzione liquidata ai lavoratori Cic risulterebbe quella di aprile 2019, pagata peraltro in tre tranche, con l'ultima saldata in data 17 luglio 2019;

   ai 33 lavoratori licenziati è stato solo comunicato ma non liquidato il preavviso con conseguente mancata erogazione della «Naspi»;

   dei 33 licenziamenti, 15 risultano attualmente sospesi –:

   se non intenda convocare al più presto un nuovo tavolo di confronto con i rappresentanti di Csp per valutare ogni possibile soluzione a tutela dei lavoratori licenziati del Cic, senza retribuzione da mesi e impossibilitati a ricevere alcun ammortizzatore sociale dato il mancato preavviso, e per offrire tutele ai restanti lavoratori.
(5-02729)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari europei, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia, nel panorama internazionale, è il Paese che ha il più grande e variegato patrimonio agroalimentare. Le produzioni tipiche nazionali (ossia quelle con i marchi di qualità) costituiscono il «fiore all'occhiello» del nostro patrimonio enogastronomico italiano e rappresentano un punto di forza dell'economia del nostro Paese;

   la presenza sul mercato internazionale di consumatori sempre più attenti agli aspetti nutrizionali in termini di apporto calorico, genuinità, originalità e unicità dei prodotti, favorisce l'affermazione della «dieta mediterranea», tanto che in questi ultimi anni la nostra enogastronomia è divenuta tratto distintivo dello stile italiano, rappresentando uno dei fattori di successo e di identificazione del made in Italy;

   se si quantifica il valore del settore agroalimentare italiano questo si può stimare come secondo, in termini di fatturato, dopo il metalmeccanico e riveste un ruolo determinante in ambito comunitario contribuendo per il 13 per cento alla produzione agricola totale dell'Europa;

   in questo quadro i prodotti agroalimentari italiani sono spesso oggetto di contraffazione illegale e di imitazione. Nel primo caso parliamo di sofisticazioni, falsificazioni evidenti, ingannevole utilizzo dell'origine geografica o di contraffazione delle scadenze, mentre, nel secondo caso, si tratta dell'utilizzo di nomi o immagini che richiamano il nome del nostro Paese (fenomeno noto come «italian sounding»);

   secondo il rapporto dell'ufficio imposte e unione doganale della Commissione europea, nel 2017 gli articoli sequestrati dalle dogane europee sono stati 31,4 milioni di pezzi. Al primo posto, tra i beni contraffatti, ci sono i prodotti alimentari (24 per cento delle confische). Beni che provenivano per lo più da Paesi asiatici, quali Cina (soprattutto da Hong Kong) e Thailandia;

   il 7 maggio 2018, durante la 19° edizione di Cibus, fiera di settore dell'agroalimentare made in Italy, Coldiretti ha reso noto che, negli ultimi dieci anni, il valore della contraffazione alimentare nel mondo ai danni dei prodotti italiani è aumentato da 60 a oltre 100 miliardi di euro (+70 per cento); l'industria agroalimentare è uno dei settori di punta dell'economia italiana: nel 2017 ha fatturato oltre 42 miliardi di euro. Il falso agroalimentare, dunque, genera una forte concorrenza ai danni dei produttori italiani, sottraendo loro importanti quote di mercato;

   la contraffazione, pertanto, comporta un danno economico ingente alle imprese che operano nella legalità e rappresenta, inoltre, un disincentivo all'innovazione, un rallentamento della competitività dei sistemi produttivi e un danno all'immagine per il nostro Paese. Bisogna poi ricordare che i prodotti contraffatti, essendo fabbricati al di fuori dei canali legali e controllati, possono costituire un pericolo per la salute e la sicurezza del consumatore. La contraffazione, infine, costituisce un «moltiplicatore» di illegalità perché di fatto integra una pluralità di condotte illecite che hanno quale scopo finale l'immissione in consumo di prodotti irregolari, vale a dire il lavoro nero, l'immigrazione clandestina, il riciclaggio, l'evasione fiscale, il commercio abusivo, le ingerenze della criminalità organizzata –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative abbiano intrapreso o intendano intraprendere al fine di:

    a) avviare, con le autorità territorialmente competenti, tutte le misure possibili per interrompere la contraffazione agroalimentare dei prodotti italiani nei mercati internazionali e salvaguardare le produzioni made in Italy;

    b) adottare una severa politica di controllo doganale;

    c) rimodulare la normativa nazionale in materia di contraffazione attualmente in vigore inasprendo, all'occorrenza, le sanzioni;

    d) realizzare campagne educative di informazione sul valore del prodotto realmente italiano, al fine di rendere edotto e tutelare il consumatore finale;

    e) promuovere presso le competenti autorità dell'Unione europea normative più efficaci e incisive in materia di contraffazione.
(4-03607)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, le graduatorie dei concorsi pubblici hanno conosciuto interventi legislativi volti ad estenderne l'efficacia temporale, nonché a consentirne l'utilizzo da parte di amministrazioni diverse da quella promotrice del concorso, oltre che ad ammetterne l'utilizzabilità da parte della stessa amministrazione, per la copertura di posti ulteriori rispetto a quelli inizialmente banditi;

   già l'articolo 9 della legge n. 3 del 2003, aveva previsto a decorrere dal 2003 la possibilità per le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, e gli enti pubblici non economici di ricoprire i posti disponibili, nei limiti della propria dotazione organica, utilizzando gli idonei delle graduatorie di pubblici concorsi approvate da altre amministrazioni del medesimo comparto di contrattazione;

   fino all'approvazione della legge di bilancio 2019, nella legislazione italiana emergeva, quindi, una chiara preferenza per l'assunzione di personale mediante scorrimento di graduatorie, proprie o altrui: facoltà che l'articolo 3, comma 5-ter, del decreto-legge n. 90 del 2014, aveva esteso anche agli enti locali: disposizione, peraltro, non espressamente abrogata dalla citata legge di bilancio 2019;

   la citata legge di bilancio 2019 ha invece imposto che le graduatorie dei concorsi siano utilizzate esclusivamente per la copertura dei posti banditi, autorizzando l'eventuale scorrimento della graduatoria nella sola ipotesi in cui sia necessario attingere dai candidati «idonei» per la copertura di posti che, pur essendo stati messi a concorso, non siano stati coperti o siano successivamente divenuti scoperti nel triennio di validità della graduatoria;

   le nuove disposizioni normative, pertanto, hanno determinato un'inversione di tendenza nella utilizzabilità delle graduatorie di concorso, non consentendo più lo scorrimento da parte di altre amministrazioni, né da parte della medesima amministrazione, creando così uno stretto collegamento tra la singola graduatoria e i posti messi a concorso;

   diverse sezioni regionali di controllo della Corte dei conti si sono recentemente occupate della questione inibendo di fatto lo scorrimento delle graduatorie in questione – con il risultato che quelle formatesi a seguito delle disposizioni della legge di bilancio 2019 saranno utilizzabili nei termini suindicati – e precisando altresì che la disciplina in questione debba ritenersi applicabile avuto riguardo alla data di formazione della graduatoria e non a quella di indizione del concorso;

   il comma 365 dell'articolo 1, della legge di bilancio 2019, di contro ha previsto che la normativa in questione si applichi alle graduatorie delle procedure concorsuali bandite successivamente alla data di entrata in vigore della legge stessa pertanto, sembrerebbe pacifica la validità di tutte le graduatorie pur formatesi nel 2019 ma relative a concorsi banditi prima della data di entrata in vigore della citata legge di bilancio 2019;

   tale condizione di incertezza potrebbe arrecare diversi pregiudizi alle amministrazioni interessate ad effettuare nuove assunzioni le quali, infatti, sarebbero costrette a effettuare una scelta dalla quale potrebbe successivamente scaturire un notevole contenzioso tra i diversi aspiranti alle posizioni oggetto di concorso o intraprendere una nuova procedura concorsuale per la copertura di singole posizioni, con notevole aggravio sulla spesa pubblica di dette amministrazioni;

   la partecipazione ai concorsi banditi prima dell'entrata in vigore della legge di bilancio 2019 – talvolta con notevoli sacrifici anche di carattere economico – era motivata anche dal fatto che l'idoneità ottenuta nei medesimi avrebbe potuto determinare l'assunzione da parte di altre amministrazioni, mediante lo scorrimento delle graduatorie in questione –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di rimuovere l'incertezza createsi in ragione della recente evoluzione normativa, se del caso adottando ogni opportuna iniziativa di carattere normativo al fine di fornire un'interpretazione autentica della disciplina in questione.
(4-03604)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   gli ematologi italiani si sono ormai da anni organizzati in una rete non solo di centri clinici (Gimema, per gli adulti; Aieop, per i bambini, ad esempio), ma anche in una rete di laboratori che si mettono a disposizione per fornire a chiunque, a prescindere dal luogo di residenza o dal centro clinico che lo ha in carico, le indagini diagnostiche necessarie (prevalentemente, indagini molecolari necessarie a scegliere la terapia più corretta o a monitorare l'andamento di una cura in un caso di leucemia);

   non tutte le indagini oggi necessarie e disponibili per eseguire l'indispensabile diagnosi di precisione vengono eseguite in tutti i laboratori, e questo peraltro non è né necessario sia perché si tratta di indagini molto sofisticate, che solo anni di esperienza sul campo hanno consentito di arrivare a fare correttamente, sia perché sono esami costosi e la scelta di centralizzare in pochi laboratori è già una realtà, che produce eccellenza oltre a un risparmio di risorse e di competenze;

   è lecito affermare che l'ostacolo non è la complessità della malattia da curare o delle indagini molecolari da eseguire, bensì la burocrazia, poiché risulta lungo, complesso e difficile spedire un campione biologico da un centro clinico al laboratorio di un altro centro, anche se c'è l'assoluta disponibilità da parte di tutti i centri a collaborare nel segno dell'efficienza;

   in questa situazione, spesso per motivi solo burocratici, è necessario chiedere al paziente di andare da una parte e dall'altra per ripetere i prelievi, quando sarebbe sufficiente farli tutti insieme una volta sola nel centro in cui è in cura e spedirli poi nei diversi laboratori coinvolti;

   tutto questo si sta rendendo indispensabile perché, negli ultimi 20 anni, la ricerca di base e traslazionale in ematologia ha aperto la strada allo sviluppo di terapie innovative, le cosiddette «targeted therapy», o «terapie mirate sul bersaglio», quei farmaci intelligenti che colpiscono la cellula neoplastica leucemica senza attaccare le cellule sane. La complessità delle indagini necessarie a tipizzare le diverse forme di malattie per scegliere la terapia giusta ha indotto gli ematologi (adulti e pediatrici) a realizzare una rete nazionale di diagnostica integrata formata da laboratori specializzati (operanti solo nel Servizio sanitario nazionale) su tutto il territorio italiano;

   in particolare, la Fondazione Gimema ha realizzato una rete dedicata alla diagnosi ed al monitoraggio della risposta al trattamento per pazienti con leucemia mieloide cronica (Lmc), leucemia mieloide acuta (Lma), le neoplasie mieloproliferative philadelphia negative (Mpn Ph-) e in futuro pazienti con sindromi Mielodisplastiche (MDS). L'obiettivo del progetto è offrire la migliore qualità disponibile negli accertamenti diagnostici molecolari e genomici, utilizzando laboratori di eccellenza esistenti, senza generare nuova spesa e ottimizzando le risorse a disposizione;

   la finalità è quella garantire a tutti i pazienti la stessa accuratezza negli esami diagnostici, indipendentemente dal centro presso il quale sono in cura. Il paziente esegue il prelievo di sangue presso il centro ematologico dove è in cura e l'ematologo spedisce il campione con un corriere dedicato al laboratorio di riferimento aderente al network LabNet. Il campione sarà quindi analizzato dal laboratorio tramite sofisticate indagini molecolari o istopatologiche, standardizzate e condivise tra i laboratori afferenti al network. Il paziente in trattamento presso un centro di ematologia può avvalersi, pertanto, di un esame diagnostico effettuato in laboratori standardizzati secondo elevati standard europei, senza doversi spostare dal suo centro;

   i principali ostacoli alla diffusione della diagnostica in rete nei laboratori di eccellenza sono rappresentati da problemi amministrativi e burocratici legati alle regioni e alle prestazioni corrisposte per ciascun esame. Spesso è necessaria l'autorizzazione aziendale o regionale per consentire la spedizione dei campioni tra laboratori di ospedali del Ssn anche all'interno della stessa regione o tra regioni diverse;

   il progetto «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da Salute donna onlus è un progetto di advocacy che vede la collaborazione di 24 associazioni di pazienti, di una commissione tecnicoscientifica di valore internazionale e di un intergruppo parlamentare nazionale e di quattro intergruppi consiliari. La Fondazione Gimema partecipa a questo progetto con l'obiettivo primario di sensibilizzare, a tutti i livelli, gli interlocutori politici in grado di intervenire in modo virtuoso, al fine di ottenere un'autorizzazione ufficiale alla libera circolazione dei campioni inter ed extra-regione per i pazienti con neoplasie ematologiche. In questo senso, solo un adeguamento ed un abbattimento di regole burocratiche – a costo zero, senza nessun aggravio di costi per il Ssn – potrebbe implementare un simile progetto –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, anche sul piano normativo per snellire in modo perentorio le regole burocratiche che oggi impediscono una sollecita ed efficiente circolazione dei campioni dei pazienti affetti da patologie ematologiche all'interno delle reti ematologiche esistenti sul territorio italiano, al fine di consentire una migliore e più efficiente presa in carico e cura dei pazienti stessi.
(2-00490) «Elvira Savino, Occhiuto».

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL, VIZZINI, GIANNONE e BENEDETTI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   i Pfas, sostanze perfluoroalchiliche, sono sostanze usate in ambito industriale per l'impermeabilizzazione di pentole, padelle, cartoni per la pizza e tessuti;

   le sostanze perfluoroalchiliche sono considerate degli interferenti endocrini, modificano cioè l'attività ormonale, maschile in particolare, e sono sospetti cancerogeni. Secondo lo studio presentato dal professor Carlo Foresta dell'unità operativa complessa di andrologia e medicina della riproduzione dell'azienda ospedale dell'università di Padova, e dal dottor Andrea Di Nisio del dipartimento di medicina dello stesso ateneo (pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism) queste sostanze possono alterare l'equilibrio ormonale che è fondamentale per la crescita e lo sviluppo del feto e del bambino: le persone più esposte hanno un maggior rischio di patologie riproduttive (infertilità, abortività, endometriosi, e altro), di disturbi comportamentali nell'infanzia e forse anche di diabete e di alcuni tipi di cancro (testicolo, rene, prostata). Molte di queste patologie associate all'inquinamento da Pfas si sviluppano in organi sensibili agli ormoni testicolari, ed in particolare al testosterone riducendone di oltre il 40 per cento l'attività;

   per decenni, i terreni e la falda acquifera di una vasta area tra Vicenza, Verona e Padova sono stati contaminati da Pfas. La contaminazione ad oggi riguarda 350 mila cittadini, destinati a diventare 800 mila con l'espansione dell'acqua contaminata nelle falde e nei corsi acquatici circostanti. Senza contare la filiera alimentare, per cui i Pfas rischiano di finire nei piatti di tutti i cittadini italiani e non solo;

   mentre in Italia si cerca di arginare gli enormi problemi causati dalla dispersione in ambiente dei Pfas, la Danimarca diventa il primo Paese in Europa a vietarne l'uso nei contenitori alimentari. I danesi hanno deciso di bandire, a partire dal mese luglio 2020, questi composti. Secondo il Governo danese fortunatamente esistono altri modi per produrre carta impermeabile al grasso e all'acqua che non hanno alcun potenziale cancerogeno. A spingere verso la decisione anche un rapporto del Nordic Council, secondo cui l'esposizione ai Pfas costa all'Unione europea tra i 52 e gli 84 miliardi di euro l'anno sotto forma di spese sanitarie;

   secondo Linda Bimbaum, direttrice dell'istituto nazionale per le scienze della salute ambientale degli Stati Uniti, la più credibile tossicologa nordamericana, la soglia di sicurezza per il Pfoa (della famiglia dei Pfas) nell'acqua potabile dovrebbe essere pari a 0,1 parti per trilione, molto più bassa di quella stabilita dall'Epa, l'Ente di protezione ambientale Usa, ma anche di quella proposta dall'Unione europea che si ferma a 0,1 ppm. Ossia un milione di volte di più di quanto considera sicuro la tossicologa americana –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire il principio di precauzione e tutelare la salute pubblica, di abitanti, lavoratori e consumatori;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per ridurre a zero la presenza di Pfas a catena lunga e corta nell'acqua e nei cibi, così come dichiarato anche dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in questa stessa legislatura;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per vietare la presenza di queste sostanze in oggetti di uso comune quali pentole, padelle e contenitori alimentari, nonché abbigliamento e giochi per l'infanzia.
(4-03610)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, FRASSINETTI e DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda del piano industriale del gruppo industriale Ventures nell'acquisizione di Embraco, azienda del gruppo Whirlpool, con stabilimento a Riva di Chieri, sta sempre più assumendo tratti inquietanti;

   ai roboanti annunci del Ministro pro tempore Calenda hanno fatto seguito altrettanti proclami da parte del Ministro pro tempore Di Maio;

   nonostante le promesse del gruppo industriale Ventures e i proclami dei due Ministri sopracitati che si sono succeduti nella gestione della vicenda, a distanza di 14 mesi dalla firma del piano di reindustrializzazione dello stabilimento di Riva di Chieri, l'attività produttiva alla ex Embraco non è ripartita e non ci sono segnali positivi per i 409 lavoratori che tra dieci mesi rischiano di andare in mobilità;

   il piano firmato da Ventures prevedeva la cassa integrazione per 24 mesi per i lavoratori ex Embraco e la ricollocazione di tutti i lavoratori secondo un preciso cronoprogramma a tappe;

   il 16 settembre 2019 le organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero di 4 ore con un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento ceduto dalla Whirlpool al gruppo cino-israeliano Ventures che avrebbe dovuto iniziare la produzione di robot per la pulizia di pannelli solari;

   al presidio hanno partecipato il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio e l'assessore al lavoro Elena Chiorino lamentando che, «a distanza di un anno, la situazione, sia dal punto di vista finanziario, che occupazionale, resta irrisolta. I lavoratori sono stati presi in giro da Bruxelles e da Roma»;

   in particolare, il presidente della regione e l'assessore al lavoro della regione Piemonte lamentano che il gruppo Ventures ha bisogno di 3 milioni di euro per fare ripartire la produzione alla ex Embraco e che necessita di un intervento bancario;

   qualora, fosse confermata, la notizia testimonierebbe inequivocabilmente, secondo l'interrogante, la superficialità con cui il Ministero dello sviluppo economico ha avallato il piano di reindustrializzazione, la leggerezza con cui è stato verificato il piano industriale e la scarsità dei controlli –:

   quale sia lo stato del piano di reindustrializzazione dello stabilimento ex Embraco di Riva di Chieri ad opera del gruppo Ventures.
(3-00966)

Interrogazione a risposta scritta:


   RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in questi ultimi dieci anni il settore del commercio è stato profondamente segnato dall'uso di Internet, il quale ha cambiato il modo di fare business creando una piattaforma astratta e dando vita a un flusso di scambi paralleli al sistema tradizionale, In questo nuovo scenario le imprese si sono trovate a dover competere non più solo con le imprese dello stesso territorio, ma anche con quelle di tutto il resto del mondo, costringendole, per contrastare la concorrenza e risultare competitive verso consumatori sempre più esigenti, a sostenere importanti investimenti nella ricerca di nuovi metodi di produzione, mantenendo fermo il binomio fra massimizzazione dei profitti e riduzione dei costi; il web è un potente canale di distribuzione commerciale e un'opportunità di crescita per le imprese nazionali che, con investimenti contenuti, possono aumentare la propria rete di potenziali clienti e diffondere il made in Italy nel mondo; tuttavia internet, proprio per le sue caratteristiche, è anche un canale particolarmente adatto per la diffusione di merci contraffatte; oggi, sono soprattutto i social network a essere sfruttati per estendere i confini del mercato del falso. I potenziali consumatori vengono attirati da account creati ad hoc che pubblicano foto di articoli contraffatti sempre più simili agli originali e a prezzi notevolmente ridotti; secondo un'indagine del Censis per il Ministero dello economico, nel 2015 gli italiani hanno speso 6,9 miliardi di euro per acquistare prodotti contraffatti. I dati sono in costante crescita, tanto che l’e-commerce di oggetti di lusso falsi sta conquistando una fetta sempre crescente di mercato; tra le cause che agevolano l'uso del web per fini illeciti vi sono la possibilità di rendersi anonimi o di simulare la propria identità, l'ampia scelta di punti vendita virtuali nonché la sicurezza delle transazioni sia sul piano economico che dal punto di vista distributivo-logistico. Le fasi di assemblaggio e confezionamento finale dei prodotti sono spesso curate in fabbriche clandestine, mentre la distribuzione al dettaglio viene assicurata da una fitta rete di intermediari e venditori, per lo più di origine extra-comunitaria. Il denaro ricavato dagli affari portati a termine viene talvolta convogliato in banche collocate in Paesi off-shore, dove il segreto bancario è più stringente, avvalendosi anche delle agenzie di money transfer. I contraffattori usano ogni forma di trasporto disponibile: via aerea, terra e mare e senza difficoltà usano i mezzi più rapidi e tecnologicamente più avanzati. Per le loro attività di commercializzazione si servono anche aziende di copertura. La contraffazione comporta un danno economico ingente alle imprese che operano nella legalità e rappresenta, inoltre, un disincentivo all'innovazione, un rallentamento della competitività dei sistemi produttivi e un danno all'immagine per il nostro Paese. La contraffazione rappresenta poi un «moltiplicatore» di illegalità, perché di fatto integra una pluralità di condotte illecite che hanno quale scopo finale l'immissione in consumo di prodotti irregolari, vale a dire il lavoro nero, l'immigrazione clandestina, il riciclaggio, l'evasione fiscale, il commercio abusivo le ingerenze della criminalità organizzata –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza abbiano intrapreso o intendano intraprendere al fine di:

    a) potenziare il piano strategico nazionale 2019-2020 con soluzioni più idonee a rafforzare le politiche di lotta alla contraffazione;

    b) attuare azioni strategiche in grado di salvaguardare le produzioni made in Italy dai tentativi di falsificazione;

    c) ampliare i poteri di vigilanza e controllo della polizia postale;

    d) elaborare una normativa ad hoc per contrastare la vendita di merce contraffatta online, fattispecie che, ad oggi, non è ancora espressamente prevista dai nostri codici civile e penale, la quale abbia ad oggetto una disciplina capace di assicurare la compensazione del danno causato ai detentori dei diritti di proprietà intellettuale, cuore pulsante dell'economia.
(4-03606)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Caretta e Ciaburro n. 7-00310, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Carlo, Foti, Butti.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto e altri n. 5-02719, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ciaburro, Silvestroni.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

  interpellanza Savino n. 2-00305 del 19 marzo 2019.