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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 1 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la sclerosi laterale amiotrofica (di seguito Sla) è una malattia neurodegenerativa progressiva dell'età adulta, determinata dalla perdita dei motoneuroni spinali, bulbari e corticali che conduce alla paralisi dei muscoli volontari fino a coinvolgere anche quelli respiratori;

    secondo i dati forniti dal Consorzio europeo della sclerosi laterale amiotrofica, aggiornati al mese di febbraio 2019, in Italia si stimano più di 6.000 persone affette dalla malattia e si prevedono circa 2.000 nuove diagnosi ogni anno;

    le cause della Sla non sono ancora del tutto note, nonostante negli ultimi anni siano stati condotti numerosi studi e ricerche. Gli esperti concordano nel ritenere che la maggior parte dei casi sia riconducibile ad una pluralità di fattori che tutti insieme contribuiscono all'insorgenza della malattia. Tra questi, si annoverano la predisposizione genetica, il contesto ambientale e gli stili di vita del soggetto;

    un dato singolare è quello relativo all'incidenza della patologia nei calciatori professionisti. Secondo un recente studio epidemiologico, infatti, questi atleti si ammalano fino a sei volte di più rispetto al resto della popolazione e contraggono la malattia in età più giovane, attorno ai 43 anni, contro una media generale che si attesta sui 65,2 anni;

    da un punto di vista prettamente medico scientifico, come detto, la malattia colpisce i motoneuroni del sistema nervoso centrale, ossia le cellule che conducono i segnali nervosi, controllando direttamente o indirettamente i muscoli e il loro movimento. I due tipi di motoneuroni coinvolti sono, in particolare, i motoneuroni superiori, che collegano il cervello al midollo spinale, e i motoneuroni inferiori, che collegano a loro volta i neuroni motori superiori dal midollo spinale a tutti muscoli del corpo;

    nei malati di Sla, questa linea di comunicazione si interrompe: i motoneuroni non sono in grado di veicolare le informazioni ai muscoli che come risultato diventano inattivi, avviandosi conseguentemente un processo di loro graduale atrofizzazione;

    in genere, la progressione della malattia incide sulle capacità di movimento del soggetto, arrivando gradualmente a determinare la sua completa immobilità. Si osserva, inoltre, una compromissione della capacità di masticazione, della capacità di deglutizione e di quella respiratoria, con conseguente necessità di ricorrere all'alimentazione via tubo (gastrostomia) e alla ventilazione meccanica;

    nonostante tali gravi limitazioni, la malattia non incide di norma sulle capacità cognitive del paziente, anche nel suo stadio più avanzato. La capacità di pensare e la volontà di relazionarsi del soggetto non vengono compromesse, così come vengono risparmiati gli organi interni e le capacità sensoriali del soggetto (vista, udito, tatto, olfatto e gusto);

    è chiara, dunque, l'estrema drammaticità della malattia che forma oggetto della presente mozione. Nei malati di Sla, come spesso tentano di spiegare le associazioni che se ne occupano, «la mente resta vigile, ma prigioniera in un corpo che diventa via via immobile» (Fonte AISLA – Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica);

    l'impatto della malattia è estremamente limitante anche nei riguardi di coloro che assistono e si prendono cura di un loro congiunto malato, i cosiddetti caregiver, ed è proprio questa una delle ragioni per le quali la Sla viene definita la «malattia della famiglia» e non della singola persona;

    le testimonianze raccolte dall'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) descrivono la figura del caregiver alla stregua di un «angelo invisibile» del malato che, nel tempo, ne sostituisce le mani, le braccia, le gambe e la voce, rinunciando di fatto alla propria vita professionale, familiare e sociale;

    sul piano normativo, la Sla è classificata tra le malattie rare e figura nel relativo elenco di cui all'Allegato 1 al decreto ministeriale 18 maggio 2001, n. 279, recante «regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie»;

    in base a quanto previsto dal citato decreto e dall'articolo 5, comma 1, lett. b), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, i malati di Sla hanno diritto a ricevere le prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza, efficaci ed appropriate per il trattamento ed il monitoraggio della malattia, in esenzione dalla partecipazione al relativo costo;

    la legge finanziaria 2007 (articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296) ha istituito il fondo per le non autosufficienze finalizzato a dare copertura ai costi dell'assistenza sociosanitaria rivolta al sostegno di persone con gravissima disabilità e ad anziani non autosufficienti. Con la seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello stato per l'anno finanziario 2019, il Fondo in questione è stato elevato a 573 milioni di euro per il 2019, 571 milioni per il 2020 e 569 milioni per il 2021;

    sempre sul piano economico, la legge di bilancio 2018 (articolo 1, commi 254-256, della legge 27 dicembre 2017, n. 205) ha istituito un fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2018-2020. Con la legge di bilancio 2019 (articolo n. 1, commi 483-484, della legge 30 dicembre 2018, n. 145), il predetto fondo è stato incrementato di 5 milioni di euro per ciascun anno del triennio 2019, 2020 e 2021;

    attualmente, nonostante i numerosi studi che si stanno svolgendo in tutto il mondo, non sono disponibili terapie efficaci in grado di arrestare definitivamente la progressione della Sla. Il percorso terapeutico si basa sull'utilizzo di farmaci, come il riluzolo e l'edaravone, che riescono solamente a rallentare il decorso della malattia, ritardando la comparsa delle relative complicanze;

    sul piano dell'assistenza, la figura indispensabile del caregiver è stata riconosciuta nel nostro ordinamento solamente da un punto di vista formale – con l'articolo 1, comma 255, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 – mentre sul piano sostanziale manca ancora oggi una normativa nazionale di riferimento che ne disciplini in maniera piena ed effettiva i diritti e le prerogative, sia sotto il profilo del riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attività svolta, sia sotto il profilo previdenziale e della formazione;

    sul piano economico, il fondo per le non autosufficienze e quello per il sostegno del ruolo di cura del caregiver familiare risultano insufficienti a garantire un livello di tutele adeguato per i rispettivi beneficiari e, di conseguenza, necessitano di essere ulteriormente incrementati per gli anni a venire,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sostenere la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica, nelle sue principali linee di indagine, assicurando adeguate forme di finanziamento e di collaborazione tra pubblico e privato;

2) ad adottare iniziative per collocare la figura del caregiver familiare, attualmente definita dall'articolo 1, comma 255, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nell'ambito di un quadro giuridico di riferimento, predisponendo una disciplina organica che ne tuteli i diritti in maniera piena ed effettiva, sotto il profilo economico, lavorativo e sociale;

3) ad adottare iniziative per garantire un adeguato finanziamento a favore del fondo nazionale per la non autosufficienza e del fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare, in modo da assicurare una risposta effettiva alle esigenze dei pazienti colpiti da una disabilità gravissima, tra cui appunto i malati di Sla e ai familiari che prestano assistenza in loro favore;

4) a portare a termine il processo di definizione del piano nazionale per la non autosufficienza di cui all'articolo 21, comma 6, lettera c), del decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147, al fine di assicurare una corretta ripartizione delle risorse del Fondo per la non autosufficienza e di individuare parallelamente i livelli essenziali delle prestazioni da garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale;

5) a promuovere la presa in carico dei soggetti affetti da Sla sulla base di un approccio multidisciplinare che preveda la collaborazione di specialisti ospedalieri e territoriali con competenze differenti, integrate e unite tra loro dall'obiettivo comune di migliorare il benessere psicofisico del paziente;

6) ad adottare iniziative per diffondere informazioni chiare e puntuali sui progressi della ricerca scientifica e per favorire la fruizione, anche nel territorio italiano, di cure compassionevoli a base di farmaci attualmente in fase sperimentazione all'estero;

7) a garantire, per quanto di competenza, l'accesso permanente delle associazioni dei pazienti ai tavoli istituzionali di riferimento.
(1-00246) «Lazzarini, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Locatelli, Sutto, Tiramani, Ziello, Lorenzo Fontana, Valbusa, Zordan».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni IV e XI,

   premesso che:

    la legge 30 dicembre 1992, n. 503, ha costituito, per il sistema pensionistico italiano, la genesi della propria ristrutturazione strutturale e normativa;

    a seguire la legge 8 agosto 1995, n. 335, ha posto in essere, con anticipata lungimiranza, i pilastri fondamentali su cui poggiano, ancora oggi, i sistemi di valutazione per il calcolo dell'importo pensionistico maturato al termine della propria vita lavorativa. Di fatto ha creato uno spartiacque: chi alla data del 31 dicembre 1995 poteva vantare più di 18 anni di contribuzione – per il personale militare al servizio effettivo vengono aggiunti gli aumenti periodici di cui all'articolo 1849 del codice di ordinamento militare – rimaneva sostanzialmente all'interno del vecchio sistema di calcolo (cosiddetto retributivo) fatta eccezione della quota pro rata, maturata a decorrere dal 1° gennaio 2012, così come disposto dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e cioè godere al termine del servizio effettivo di un trattamento pensionistico pari all'85/90 per cento dell'ultimo stipendio percepito in servizio. A tutti gli altri viene imposto un sistema di calcolo cosiddetto misto, con un trattamento pensionistico stimato tra il 65/70 per cento dell'ultimo stipendio percepito in servizio;

    per tutti coloro che sono stati assunti o arruolati dopo il 1° gennaio 1996 viene imposto un calcolo del proprio assegno pensionistico esclusivamente sulla contribuzione versata: il lavoratore accantona circa il 33 per cento del proprio stipendio, in parte a carico del lavoratore e in parte a carico dello Stato, e al momento del pensionamento, al montante contributivo accumulato, viene applicato un coefficiente di conversione legato all'età del pensionamento. Più si va in pensione giovani meno sarà corposo il proprio assegno, stimato tra il 50/55 per cento dell'ultimo stipendio percepito in servizio;

    i ruoli più esposti nei prossimi anni saranno realisticamente il ruolo di truppa, il ruolo sergenti e il ruolo marescialli avendo loro in servizio il trattamento economico più penalizzante. L'impoverimento economico ricadrà socialmente sulle famiglie di ciascun militare che oramai sessantenne, dopo 40 anni di servizio attivo dedicato alla Forza armata, invece di badare a se stesso ed ai propri cari, sarà inevitabilmente costretto ad arrotondare, con lavori estemporanei il proprio futuro;

    le lacrime dell'allora Ministro Elsa Fornero, certamente sincere, hanno espresso, allora, «plasticamente» il sacrificio previdenziale a cui tutti gli italiani sarebbero andati incontro;

    successivamente la legge 27 dicembre 2013, n. 147, e la legge 23 dicembre 2014, n. 190 hanno introdotto la rateizzazione del trattamento di fine rapporto, ovvero il trattamento di fine servizio;

    infine, la legge 28 marzo 2019, n. 26, con il congelamento dell'adeguamento dell'aspettativa di vita ha dato sicuramente sollievo a numerosi militari futuri pensionati solo nella certezza di maturazione del requisito pensionistico, senza adeguarne gli aspetti economici;

    già oggi coloro che godono del diritto alla pensione, per limiti contributivi, in regime di calcolo misto, stanno toccando per primi il taglio netto del 25/30 per cento in meno sull'assegno di pensione rispetto all'ultimo stipendio goduto in servizio;

    si hanno ancora dinanzi 18/20 anni, che separano dai primi militari che andranno in quiescenza con il metodo di calcolo «contributivo puro»; sicuramente a molti gioveranno le partecipazioni a numerose missione di pace in terre straniere, che permetteranno loro di aumentare il proprio montante contributivo, ma molti saranno «obbligati», anche in tarda età a doversi sacrificare per poter avere una vita dignitosa;

    purtroppo, nonostante la lungimiranza riformatrice che ha regolato l'accesso alla previdenza complementare e tra questi i fondi collettivi chiusi di categoria, ancora oggi per il personale militare tale opportunità resta solo una chimera. Tant'è che diversi militari hanno sottoscritto la previdenza complementare attraverso i fondi aperti, gestiti da organismi bancari, società di gestione e di risparmio o di intermediazione immobiliare: soggetti quindi a più alti rischi rispetto ai fondi collettivi di categoria, regolati sulla base di una convenzione a cui gli operatori di settore devono attenersi, oltre che bassi costi di gestione e, fattore non trascurabile, corroborati da un versamento aggiuntivo da parte del datore di lavoro,

impegnano il Governo

ad assumere iniziative per reperire le coperture necessarie, anche in vista dell'imminente provvedimento di concertazione contrattuale all'interno del quale dovrà ricercarsi la possibilità di fare accedere anche il personale appartenente al ruolo dei volontari in servizio permanente all'Istituto della Cassa di previdenza delle forze armate, costituito dal 1° luglio 2010, così come derivante dall'accorpamento delle preesistenti casse militari, e regolamentato dal codice dell'ordinamento militare, dall'articolo 1913 fino al 1920, al fine di poter corrispondere, all'atto di congedamento in pensione, una prestazione previdenziale integrativa del trattamento di fine servizio (TFS) e garantire negli anni a venire un equo trattamento economico all'interno della Forza armata.
(7-00324) «Galantino, Giannone, Deidda».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    quest'anno il 9 novembre ricorre il trentennale della Caduta del Muro di Berlino;

    per celebrare questa ricorrenza è stato istituito il 9 novembre quale «Giorno della libertà» attraverso la legge 15 aprile 2005, n. 61. Nella legge si prescrive che:

     «1. La Repubblica italiana dichiara il 9 novembre “Giorno della libertà”, quale ricorrenza dell'abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo.

     2. In occasione del “Giorno della libertà”, di cui al comma 1, vengono annualmente organizzati cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà (...)»;

    nonostante ciò sono ancora troppe le istituzioni scolastiche che o non celebrano del tutto questa ricorrenza oppure non lo fanno con la dovuta attenzione e importanza. Ciò è particolarmente grave perché il 9 novembre ha rappresentato per milioni di persone il giorno della «ritrovata libertà» dopo decenni di dittatura comunista e per questo l'evento deve essere tramandato alle nuove generazioni come un monito, impedendo che diventi solo un ricordo sbiadito sui libri di scuola,

impegna il Governo

ad attuare una seria verifica in ogni scuola di ogni ordine e grado sull'applicazione della predetta disposizione legislativa, anche attraverso l'invio di specifiche circolari affinché vengano organizzati, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, manifestazioni pubbliche, cerimonie, studi, convegni e momenti comuni di ricordo dei fatti e di riflessione su quanto accaduto nel rispetto della legge vigente.
(7-00326) «Frassinetti, Mollicone, Deidda, Ciaburro, Varchi, Rotelli, Luca De Carlo».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la politica dei dazi di Trump ha sempre messo nel mirino i comparti economici in cui gli Stati Uniti hanno un deficit commerciale e questo è il caso dell'agroalimentare europeo e italiano;

    nel maggio 2019 il presidente americano aveva annunciato dazi per oltre 20 miliardi di dollari da applicare su una lista di prodotti importati dall'Unione. L'elenco include produzioni di punta del made in Italy per un valore di oltre 2 miliardi di dollari e più della metà delle esportazioni italiane del settore rischia di essere sottoposta a tariffe doganali aggiuntive: vini, formaggio, olio d'oliva e pasta sono i prodotti più a rischio;

    secondo alcune notizie trapelate a Bruxelles e riportate nei giorni scorsi da autorevoli testate giornalistiche la richiesta formale al Wto fisserebbe le penali a 7 miliardi di euro;

    con 4 miliardi di euro di esportazioni all'anno, gli Stati Uniti sono il terzo mercato di sbocco per l'Italia, dopo Francia e Germania. Un rallentamento delle esportazioni avrebbe gravi conseguenze sul sistema produttivo, ma anche su bilancia commerciale e prodotto interno lordo;

    l'intero comparto agroalimentare italiano non può vivere di contrapposizioni continue, che creano solo ritorsioni degli uni sugli altri, mantenendo un continuo clima di incertezza per tutti i produttori che hanno invece bisogno di stabilità per programmare i loro investimenti,

impegna il Governo

a farsi promotore, presso le competenti sedi dell'Unione europea, affinché venga attivato un tavolo negoziale con le autorità statunitensi per analizzare la situazione sui dazi nei vari settori produttivi del comparto agroalimentare e per trovare un punto di incontro che vada a beneficio di tutti, e in particolare dei produttori agroalimentari italiani.
(7-00325) «Incerti».

ATTI DI CONTROLLO

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   preme agli interpellanti segnalare l'annosa ed irrisolta questione concernente la definizione del confine italo-francese nella zona del massiccio del monte Bianco, in particolare per quanto riguarda la cima del monte Bianco e la zona del colle del Gigante e punta Helbronner;

   la delimitazione dei confini territoriali tra l'Italia e la Francia nella zona del massiccio del monte Bianco, è disciplinata sia dal Trattato di Torino del 24 marzo 1860 (con la «Convenzione di delimitazione delle frontiere» del 7 marzo 1861) che stabiliva il confine tra il Regno di Sardegna e il Ducato di Savoia ceduto alla Francia, sia dal Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947 dopo la seconda guerra mondiale, che stabiliscono con chiarezza che la frontiera tra l'Italia e la Francia corre sullo spartiacque, ovvero sulla linea displuviale nel massiccio del monte Bianco. In base a questa impostazione il confine passa esattamente sulla cima del monte Bianco e, appunto, sulla displuviale del colle del Gigante, lasciando una consistente porzione di punta Helbronner e tutta la zona circostante al rifugio Torino ampiamente nel territorio italiano;

   la suddetta delimitazione è, tuttavia, resa incerta e fonte di contenzioso anche a causa di un diverso disegno cartografico dei confini tra i due Paesi, e ciò assume rilevanza per le ricadute in termini di giurisdizione applicabile nella quotidianità, sia per le attività anche commerciali, sia per l'individuazione delle autorità competenti e delle eventuali responsabilità civili e penali inerenti a tale ambito territoriale;

   la controversia risulta nuovamente inasprita in ordine alle decisioni amministrative adottate da enti locali francesi di confine in via unilaterale, le cui ordinanze incidono anche sulla «parte» italiana;

   la distensione nei rapporti tra le suddette zone di confine, nonché la salvaguardia degli obiettivi comuni risultano dirimenti per l'adozione di soluzioni condivise; in particolare, trattandosi di zona di montagna, con riguardo alle attività che vi si svolgono e che comportano un certo grado di rischio, sono occorsi eventi tragici che hanno coinvolto velivoli e persone fisiche;

   attualmente, in seguito ad un incidente mortale occorso il 26 giugno 2019 e di una nota della Guardia di finanza di Entrèves, la procura di Aosta ha aperto un fascicolo, mentre il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi, ha inoltrato tutta la documentazione alla regione Valle d'Aosta chiedendo di fissare un incontro per discutere la questione –:

   se, per quanto di competenza, non intenda adottare iniziative al fine di agevolare una soluzione comune e soddisfacente per entrambe le parti, anche promuovendo, presso le sedi competenti, il raggiungimento di un accordo in ordine alla definizione cartografica del territorio di confine.
(2-00509) «Elisa Tripodi, Cabras, Macina, Cappellani, Carelli, Colletti, Sabrina De Carlo, Del Grosso, Di Stasio, Ehm, Emiliozzi, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano, Dieni, Alaimo, Baldino, Berti, Bilotti, Maurizio Cattoi, Corneli, D'Ambrosio, Forciniti, Parisse, Francesco Silvestri, Grande, Battelli, Bella».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Alaa Abdel Fatah, uno dei principali attivisti egiziani impegnati nelle proteste per rivendicare il rispetto dei diritti umani, è stato arrestato nei giorni scorsi nel corso dell'ondata di fermi sferrata dalle autorità egiziane e che ha portato a 1.900 arresti solo nell'ultima settimana;

   Abdel Fatah, tra i protagonisti della cosiddetta rivolta di piazza Tahrir nel 2011, fu già arrestato nel 2014 e condannato nel 2015 a cinque anni di carcere per aver promosso proteste civili. Scarcerato nel marzo 2019, era comunque sottoposto all'obbligo di rientrare in carcere la notte;

   ai familiari dell'attivista che chiedevano notizie sul loro congiunto le autorità hanno dapprima dichiarato di averlo rilasciato solo dopo poche ore per poi confermarne l'arresto, mentre uno dei suoi legali, recatosi presso il carcere dove è detenuto Abdel Fatah per seguire il caso, è stato anch'esso arrestato. Secondo quanto riferito all'agenzia Reuters da fonti della procura del Cairo, entrambi sarebbero accusati di aver diffuso false notizie e incitato alla rivolta;

   negli ultimi giorni si sta abbattendo su scrittori, giornalisti, attivisti legali e semplici cittadini la più dura repressione di massa da parte del regime di Al Sisi;

   la commissaria dell'Onu per diritti umani, Michele Bachelet, ha inviato un monito esplicito alle autorità egiziane, affinché siano tollerate le proteste pacifiche e si ponga fine alla repressione in atto;

   sin dalla conferma per il secondo mandato presidenziale nel marzo 2018, con il 97,08 per cento dei voti, ed una affluenza alle urne del 41,05 per cento, in un clima di tensione e di limitazioni delle libertà, le forze di sicurezza hanno iniziato una campagna di intimidazioni, violenze e arresti nei confronti di oppositori politici, attivisti dei diritti civili o di chi semplicemente ha criticato l'operato del Governo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accertare le reali condizioni di detenzione e di trattamento dell'attivista Alaa Abdel Fatah, nonché per verificare la possibilità di una sua immediata scarcerazione;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Egitto, per stimolare azioni concrete in tema di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
(5-02787)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da giorni in Egitto si manifesta contro il presidente Al Sisi. In 8 giorni di proteste, secondo il Centro egiziano per i diritti economici e sociali, sono state arrestate 2.231 persone e tra loro anche Alaa Abdel Fattah, attivista e volto della primavera araba e già sottoposto a regime di libertà vigilata. Ma, nonostante la repressione feroce, le notizie delle brutalità nelle carceri, le persone continuano a scendere in piazza;

   questa ondata di incarcerazioni è la più grande in Egitto dopo il colpo di stato militare di al-Sisi alla fine del 2013;

   anche la commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha inviato nei giorni scorsi un monito all'Egitto, affinché le proteste pacifiche siano tollerate e non represse. Ha dichiarato infatti: «Ricordo al governo egiziano che in base al diritto internazionale le persone hanno il diritto di protestare pacificamente» e «hanno anche il diritto di esprimere le loro opinioni, anche sui social media. Non dovrebbero mai essere detenuti, figuriamoci accusati di gravi reati, semplicemente per aver esercitato tali diritti». L'Egitto ha, però, respinto tali dichiarazioni considerandole «inaccettabili» e ribadendo che «tutte le misure nei confronti di ciascun cittadino vengono prese in linea con la legge e con i diritti umani»;

   ma, già da tempo, al-Sisi sta rafforzando il sistema di controllo capillare in atto e radicato su tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica del Paese, inasprendo la linea dura contro ogni tipo di dissenso. Secondo le stime di importanti organizzazioni non governative quali Human Rights Watch e Amnesty International, 60.000 oppositori politici, attivisti sociali e membri dei Fratelli musulmani si trovano attualmente in prigione in attesa di giudizio, più di 2.440 persone sono state in questi anni condannate a morte, le opposizioni messe a tacere, e i media e internet rimangono costantemente sotto controllo, limitati inoltre dalla censura statale;

   nel 2018 sono state approvate la legge sui mezzi d'informazione e quella sui crimini informatici, che hanno esteso ulteriormente i poteri di censura sulla stampa cartacea e online e sulle emittenti radio-televisive. Secondo l'Associazione per la libertà di pensiero e di espressione, dal maggio 2017 le autorità egiziane hanno bloccato almeno 718 siti web, tra cui portali informativi e di organizzazioni per i diritti umani;

   una recente inchiesta della Bbc, The shadow over Egypt, si è occupata delle sparizioni forzate ma anche dei casi di tortura sistematici e degli imprigionamenti avvenuti in Egitto negli ultimi anni, citando i casi di Giulio Regeni e di alcuni giovani attivisti egiziani e ha citato l’Egyptian commission for rights and freedoms denunciando «almeno 1.500 sparizioni forzate» negli ultimi quattro anni;

   le recenti proteste in Egitto, così come quelle in Algeria o in Sudan, stanno dimostrando la fragilità dei regimi autoritari sopravvissuti alla prima ondata di Primavere arabe che si stanno rivelando incapaci di creare consenso –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di verificare se siano state formalizzate le accuse per l'attivista Alaa Abdel Fatah e per tutti coloro che sono stati incarcerati durante le proteste di questi giorni e affinché siano accertate le loro reali condizioni di detenzione e di trattamento;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, nelle sedi internazionali e nei rapporti diplomatici bilaterali con l'Egitto, per stimolare azioni costruttive in tema di rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in particolare nei processi giudiziari e nell'esecuzione delle pene detentive.
(5-02788)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la formaldeide è riconosciuta come cancerogeno di categoria 1 secondo l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro Iarc (2004);

   con il regolamento (UE) 605/14 è stata classificata da sostanza «sospetta cancerogena» a «cancerogena, 1B», con indicazione di pericolo H350, H350i;

   per le sue caratteristiche chimiche è utilizzata in vari settori, dal tessile, alle materie plastiche, alla medicina alla produzione di pannelli di legno;

   alla data attuale non vi sono atti nazionali per la regolamentazione (revisione) delle autorizzazioni in essere. Alcune regioni (come Lombardia, Marche), con delibere o linee guida, hanno formulato proposte di adeguamento sia per gli aspetti emissivi che per la tutela della salute dei lavoratori esposti;

   seguendo le norme nazionali, per le attività che attualmente hanno autorizzazioni ordinarie, se non è possibile la sostituzione della formaldeide con sostanze o miscele meno nocive, è da individuare un limite di 5 mg/Nm3 per effetto della modifica di classificazione come sostanza pericolosa;

   in caso di utilizzo come solvente (articolo 275 decreto legislativo n. 152 del 2006) tale limite andrebbe individuato in 2 mg/Nm;

   la regione Lombardia con la deliberazione n. X/6030 del 19 dicembre 2016 ha emanato indirizzi in merito agli adempimenti in materia di emissioni in atmosfera ai sensi della parte quinta del decreto legislativo n. 152 del 2006 a seguito del cambio di classificazione della formaldeide, alla luce dell'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 1272/2008 e successive modifiche e integrazioni, nella quale vengono individuati livelli emissivi che variano in un range compreso tra 2 e 15 mg/Nmc;

   sempre nella regione Lombardia è stata individuata come data entro cui procedere all'adeguamento a questi limiti il 1° gennaio 2020;

   importanti quantità di formaldeide vengono prodotte ed emesse nelle matrici ambientali nel distretto del pannello truciolare viadanese, il distretto caratterizzato dalla maggiore produzione in Italia. A livello mondiale la capacità produttiva di formaldeide è quantificata, secondo le ultime stime, in 19.202.000 tonnellate/anno, mentre nell'Unione europea in 4.115.000 tonnellate anno, per cui nella zona Viadanese (Mantova), nel raggio di 6 chilometri, si produce più del 12 per cento della formaldeide europea, principalmente per la produzione di copolimeri impiegati nel settore del pannello;

   nel maggio 2012 sono stati presentati a Viadana i risultati dello studio epidemiologico «Viadana 2» realizzato dal servizio epidemiologico dell'Asl di Mantova con l'ausilio dell'Università di Verona. Lo studio evidenzia nei bambini del Viadanese «l'esistenza di un danno cellulare precoce» e analisi preliminari hanno evidenziato un'associazione statisticamente significativa tra esposizione a formaldeide e ricoveri per patologie dell'apparato respiratorio, nella popolazione pediatrica del distretto. È stato dato inizio a una nuova indagine epidemiologica denominata «Viadana 3» sullo stato di salute della popolazione residente a Viadana e dintorni;

   gli impianti per la produzione e la lavorazione di formaldeide sono a rischio di incidente rilevante e anche considerando solo l'area del Viadanese, vi sono stati diversi eventi incidentali con dispersione di formaldeide, come anche infortuni sul lavoro ed esplosioni all'interno degli stabilimenti;

   sono emersi anche eventi relativi a illecito traffico e trattamento di rifiuti connessi con la filiera del pannello di recupero;

   le attività di produzione del pannello utilizzano, per la produzione di energia termica ed elettrica impianti di incenerimento di rifiuti speciali in cui la concentrazione di polimeri a base di formaldeide è elevata;

   a seguito della presenza del comparto e degli effetti ambientali e sulla salute, i comitati locali hanno promosso una petizione che in data 22 gennaio 2019 è stata presentata presso la Commissione del Parlamento europeo per le petizioni. La stessa chiede una normativa più restrittiva e la sostituzione della formaldeide entro la fine del 2019;

   è in fase di discussione una revisione delle restrizioni attualmente operanti sull'utilizzo della formaldeide, con obiettivi più stringenti che si presume entreranno in vigore il 24 novembre 2019 a seguito dell'aggiornamento disposizioni Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) sulla formaldeide che prevede anche consultazioni pubbliche di soggetti interessati;

   il consiglio regionale della Lombardia in data 13 giugno 2017 ha votato all'unanimità una mozione che impegna la regione a rivedere in modo più restrittivo, a seguito delle evidenze dello studio epidemiologico, per ora, in cantiere «Viadana 3», i limiti delle emissioni di formaldeide nelle zone dimostratesi maggiormente colpite dagli effetti di questo inquinante, a ulteriore tutela della salute pubblica;

   sono oramai numerose le ricerche che hanno individuato dei sostituti non pericolosi o meno pericolosi (anche di origine vegetale) con prestazioni confrontabili con quelle dei copolimeri a base di formaldeide, nel comparto del pannello di legno e del tessile –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per rivedere esplicitamente i parametri emissivi di formaldeide per tutte le attività, nuove ed esistenti, dando chiare indicazioni in questa direzione agli enti locali;

   se non si ritenga opportuno farsi promotore, nei confronti della Commissione europea e dell'Echa, dell'inserimento della formaldeide nell'allegato XIV del regolamento 1907/2006 (Reach) al fine di regolamentare (e limitare) gli usi autorizzati, anziché procedere solo a introdurre nuove restrizioni per la sostanza;

   in tale ambito, se non si ritenga opportuno sostenere la ricerca per l'applicazione industriale dei sostituti della formaldeide, in particolare nel campo della produzione di copolimeri e quindi anche nel comparto del pannello;

   se il Governo intenda adottare iniziative per definire norme tecniche specifiche per ridurre il rischio di rilascio in caso di incidenti rilevanti negli stabilimenti di produzione di formaldeide e, in particolare, per prevedere l'obbligo di sistemi di blow down per ogni possibile punto di emissione di formaldeide (incluse le emissioni dei sistemi di sicurezza).
(2-00506) «Zolezzi, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Bologna, Zanichelli, Acunzo, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aprile, Aresta, Ascari, Barbuto, Massimo Enrico Baroni».

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   Stabiae, l'odierna Castellammare di Stabia, è una città dall'anima antica, fu una delle mete preferite dai patrizi romani tanto che il suo territorio fu costellato di numerose ville residenziali. Gli scavi archeologici, infatti, hanno riportato alla luce ville romane di grande eleganza e imponenza, come villa San Marco e villa Arianna, che insieme al Museo stabiano testimoniano l'importanza straordinaria della località che fu sepolta, insieme ad Ercolano e Pompei, dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.;

   l'Eav, Ente autonomo Volturno, proprietario della rete circumvesuviana sulla linea Napoli-Sorrento, nel mese di febbraio di quest'anno ha iniziato dei lavori con lo scopo di realizzare un parcheggio sotterraneo nella piazza antistante alla fermata di Castellammare, denominata piazza dell'Unità d'Italia;

   come previsto dalla legge i lavori di scavo sono iniziati con un'attività di ispezione del sottosuolo finalizzata al saggio archeologico;

   dopo poco gli stessi sono stati interrotti perché hanno dato esito positivo, svelando dei reperti storici di grande valore: nello strato superiore un colonnato di epoca medioevale, mentre a livello inferiore sono venute alla luce tracce di una Domus romana di rilevante significato archeologico che, al pari delle altre due Ville romane di Varano, potrebbe diventare un vanto e un fiore all'occhiello della città;

   a seguito di tale ritrovamento i lavori sono stati giustamente bloccati per le opportune valutazioni e verifiche da parte della Soprintendenza competente per territorio, che ha inviato archeologi per le indagini di rito;

   si precisa che questi lavori hanno provocato rilevanti cambiamenti nella viabilità dell'intera area, la circolazione dei veicoli è stata limitata per favorire lo svolgimento dei lavori con non pochi disagi per i cittadini e, in particolare, per i residenti della zona;

   il ritrovamento archeologico è stato una lieta sorpresa, ben accolta dalla cittadinanza, che ha visto l'opportunità di integrare il già vasto numero di opere d'arte della città;

   da alcuni giorni a questa parte, invece, i cittadini di Castellammare di Stabia, a quanto consta agli interpellanti, starebbero assistendo con sconcerto ad una operazione che sostanzialmente mira a seppellire nuovamente gli importanti reperti storici rinvenuti –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza dei fatti summenzionati e della volontà dei cittadini di Castellammare di Stabia di sostenere e valorizzare l'importante ritrovamento archeologico, nell'interesse della città;

   se questi scavi verranno solo ricoperti a fini cautelativi o la strada sarà completamente ripristinata e nuovamente percorribile anche con le auto;

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di motivazioni ostative alla musealizzazione del sito;

   quali iniziative concrete si intendano assumere per assicurare ai reperti archeologici idonea custodia e l'ostensione al pubblico, nonché per la valorizzazione dell'importante ritrovamento archeologico di Castellammare di Stabia.
(2-00505) «Vitiello, Schullian».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACOMONI, PORCHIETTO, GELMINI, MANDELLI, MARTINO, BARATTO, CATTANEO, ANGELUCCI, GIACOMETTO, PAOLO RUSSO, D'ATTIS, D'ETTORE, PELLA e PRESTIGIACOMO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato dalla stampa nazionale, le Associazioni nazionali Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec e Unico hanno proclamato l'astensione degli iscritti all'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili dalle attività riguardanti la trasmissione telematica, quali intermediari, dei modelli di pagamento F24, nei giorni 30 settembre e 1° ottobre 2019, e la partecipazione ad udienze presso le Commissioni tributarie provinciali e regionali, nei giorni compresi dal 30 settembre al 7 ottobre, con adesione anche degli avvocati, nonché il pieno appoggio del Garante del contribuente del Lazio, anche presidente della Ancg (Associazione nazionale dei garanti del contribuente);

   come si sia arrivati a questo punto è cosa pienamente nota al Governo che, il 25 settembre 2019, in risposta all'interrogazione n. 5-02753 presentata dal Gruppo Forza Italia ove si chiedeva di riconoscere in particolare, la possibilità di applicazione facoltativa per il 2018 degli Isa (indici sintetici di affidabilità), ha spento ogni speranza confermando la piena applicazione degli Isa per il periodo d'imposta 2018;

   alla luce di tale risposta, il 27 settembre 2019, le sigle sindacali dei commercialisti Adc-Anc-Sic-Unico hanno diramato un comunicato per convocare nella giornata di martedì 1° ottobre 2019 un presidio di tre ore di fronte alla sede del Ministero dell'economia e delle finanze, per testimoniare tutta la loro delusione rispetto al modo in cui il Governo ha affrontato la questione degli Isa, arroccandosi di fatto sulle stesse posizioni irremovibili dell'Agenzia delle entrate;

   si tratta dell'ennesimo appello che i professionisti lanciano perché si presti finalmente ascolto e attenzione al loro disagio e a quello di milioni di contribuenti;

   per quanto risulta, sulla questione degli Isa pende la preoccupazione del Governo di non riuscire a raggiungere gli obiettivi di gettito prefissati (dall'introduzione degli Isa si stima, infatti, almeno un gettito pari a quello avuto in passato con gli studi di settore di circa 2 miliardi di euro). Tuttavia, questo motivo non può giustificare una tale incomprensibile insistenza a lasciare tutto così com'è, senza che si veda alcuna via d'uscita e a pagarne le spese come al solito saranno professionisti e contribuenti –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per rendere facoltativa l'applicazione degli Isa per l'anno di imposta 2018, come richiesto dai professionisti che rivendicano il diritto di essere ascoltati alla luce della situazione di caos che l'introduzione del nuovo sistema ha generato con effetti negativi nei confronti di tutti, dalle categorie professionali ai contribuenti.
(5-02786)

GIUSTIZIA

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   è attiva, dal mese di novembre 1991 in località Ciuciano Ranza nel comune di San Gimignano (Siena) una casa di reclusione maschile; si tratta del carcere più grande dell'intera provincia che presenta però gravi criticità relative in particolar modo alla carenza di personale rispetto ai detenuti presenti;

   nonostante infatti abbia una capienza regolamentare di 227 reclusi, le cifre ufficiali del Ministero della giustizia dicono che sono attualmente presenti a Ranza 352 detenuti;

   la casa di reclusione ospita, nelle 50 apposite celle, detenuti in regime di alta sicurezza. La categoria della casa di reclusione, in relazione soprattutto alla presenza di detenuti con condanne definitive e per reati gravi e di ergastolani appartenenti ad associazioni criminali, richiede inoltre una sorveglianza attenta e continua che rischia di essere incompatibile con l'attuale personale in servizio;

   la carenza di organico degli agenti di polizia penitenziaria perdura da anni. Si tratta di una situazione che costringe conseguentemente il personale a continui turni straordinari, che oltre a ripercuotersi sulla qualità della vita degli agenti e dei loro familiari, può potenzialmente comportare gravi rischi per la gestione della casa di reclusione e per la sicurezza ai personale e detenuti;

   l'assenza di una guida stabile del carcere non attenua certamente queste criticità: negli anni si sono susseguite figure direttive temporanee, e anche nell'ultimo anno purtroppo la direzione ha visto numerosi incarichi temporanei, con un nuovo incarico che sarebbe giunto proprio in questi giorni, così come non sono ancora presenti nuove figure di comandante e del vicecomandante della polizia penitenziaria;

   altre criticità che riguardano il penitenziario sono di carattere strutturale e logistico (in particolare, infiltrazioni dal tetto e difficoltà di approvvigionamento idrico ed in particolar modo di acqua potabile);

   queste problematiche sono state spesso all'origine di episodi di tensione e violenza ormai ciclicamente all'interno del carcere: nelle ultime settimane, ad esempio, sono verificate due risse tra detenuti che hanno richiesto l'intervento degli agenti in servizio ed un detenuto ha incendiato il materasso e le lenzuola della propria cella di isolamento. A seguito di questo ultimo intervento tre poliziotti sono stati portati in ospedale;

   nella scorsa legislatura, ed in numerose occasioni, le problematiche del carcere di San Gimignano sono state poste all'attenzione del Ministro competente ed al capo del Dap (Dipartimento della polizia penitenziaria): tali criticità hanno visto, in alcuni casi, anche risposte positive anche se non risolutive da parte del Governo; nelle scorse settimane, dopo una visita svolta assieme all'attuale sindaco di San Gimignano, la prima firmataria del presente atto ha nuovamente scritto al Ministro che ha risposto con lettera in data 17 luglio 2019;

   il Ministero della giustizia ha annunciato, in tale missiva, l'arrivo di 12 agenti di polizia penitenziaria al carcere di San Gimignano comunicando inoltre che la vicenda del comandante di reparto sarebbe stata risolta in quanto tale funzione sarebbe «stata conferita ad un Commissario capo del corpo di Polizia penitenziaria»;

   lo stesso Ministero della giustizia ha inoltre reso noto di aver conferito la reggenza giornaliera del carcere di San Gimignano ad Alba Casella, già direttore dell'ufficio I del provveditorato di Firenze annunciando anche lo stanziamento di risorse per potenziare l'efficientamento energetico ed idrico del carcere;

   appare comunque evidente che sussistano ancora notevoli criticità che riguardano la carenza di organico del personale e il sovraffollamento dei detenuti, senza dimenticare le citate problematiche strutturali dell'edificio;

   nei giorni scorsi organi di stampa hanno riferito che la procura di Siena ha iscritto nel registro degli indagati alcuni agenti penitenziari del carcere di San Gimignano con l'accusa di aver picchiato, l'11 ottobre 2018, un detenuto tunisino di 31 anni;

   sempre secondo i media l'indagine, definita dal Dap «complessa e delicata», ha interessato «15 poliziotti penitenziari e trae origine dalla denuncia fatta da alcuni detenuti su pestaggi avvenuti all'interno dell'istituto toscano. Le accuse formulate dalla Procura di Siena vanno dalle minacce alle lesioni aggravate, al falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale, alla tortura»;

   a seguito di tale indagine il Dap ha sospeso dal servizio quattro agenti della polizia penitenziaria accusati i aver materialmente torturato il detenuto;

   se le accuse venissero confermate, sarebbe un fatto gravissimo, ma è altrettanto evidente che le criticità evidenziate non possano assicurare condizioni di lavoro sicure, dignitose e sostenibili agli agenti di polizia penitenziaria presenti e garantire la vivibilità della struttura per i detenuti –:

   quali siano le informazioni di cui dispone il Governo sulla grave vicenda citata e quali iniziative urgenti intenda intraprendere per far fronte alla perdurante situazione di criticità del carcere di Ranza e, in particolare, per affrontare con la massima urgenza le carenze strutturali, la mancanza di una direzione stabile e di organici adeguati del personale della polizia penitenziaria e il sovraffollamento di detenuti che stanno causando gravissimi problemi di governabilità e vivibilità alla casa di reclusione.
(2-00507) «Cenni, Bruno Bossio, Frailis, Carnevali, Ciampi, Verini, Cantini, Fiano, Gribaudo, Di Giorgi, Boldrini, Madia, Pezzopane, Quartapelle Procopio, Carla Cantone, Raciti, Pini, Orfini, Nardi, Incerti, Navarra, Pizzetti, Lacarra, Mancini, Losacco, Prestipino, Buratti, Pagani, Fragomeli, Ubaldo Pagano, Ceccanti».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   nell'ambito dei procedimenti concernenti i minori è sempre più frequente il riferimento alla cosiddetta sindrome da alienazione parentale (Pas);

   la Pas non è riconosciuta come un disturbo mentale dalla maggioranza della comunità scientifica. La Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza nelle linee guida in tema di abuso dei minori ha incluso la Pas tra le possibili forme di abuso psicologico e viene considerata quindi priva di presupposti clinici, di validità e di affidabilità;

   l'Istituto superiore di sanità non ritiene che la Pas abbia una rilevanza clinica tale da poter essere considerata una patologia dunque inclusa tra i disturbi mentali nei manuali diagnostici;

   i centri antiviolenza si sono espressi criticamente in merito alla Pas;

   la Corte di cassazione ha ritenuto la Pas priva di fondamento scientifico e nel 2019 ha escluso la rilevanza processuale di tale sindrome definendola priva di basi scientifiche;

   purtroppo, nei tribunali si registrano vicende legate a questo fenomeno che coinvolge i genitori del minore. In particolare, numerosi organi di stampa hanno riportato il caso della signora L.M. come vittima di una vicenda giudiziaria che si sta trascinando da anni con innegabili ripercussioni negative soprattutto nei riguardi del figlio minore;

   infatti, la vicenda che coinvolge L.M. è iniziata molto tempo fa ed è frutto anche delle violenze subite in ambito domestico dalla stessa donna. Il figlio di L.M. è stato affidato dal tribunale civile di Roma ai servizi sociali che hanno monitorato la situazione e hanno riconosciuto come L.M. sia un'ottima madre;

   la signora L.M. è seguita da un centro antiviolenza lì inviata dalla stessa assistente sociale per i comportamenti del padre del bambino verso lei e il figlio;

   nel 2018 il giudice che seguiva il caso ha disposto una consulenza tecnica d'ufficio. La psicologa incaricata dal tribunale ha deciso che L.M. sia accusata di alienazione parentale (ex-Pas);

   il 5 luglio 2019 veniva disposta la sospensione della potestà genitoriale per entrambi i genitori;

   è stato nominato un tutore che ha ecceduto i suoi poteri per questo ne è stata richiesta la revoca o sostituzione;

   si evidenzia che la signora L.M. ha onorato i suoi doveri di genitore nei confronti del figlio che tra l'altro frequenta con un'eccellente media il terzo anno di scuola elementare. Il minore inoltre svolge varie attività e la signora L.M. non ha mai mancato il supporto economico e morale del medesimo minore. È inoltre utile sottolineare come la donna abbia sempre rispettato le prescrizioni dell'autorità giudiziaria e dei servizi sociali. In ogni caso l'educatore del minore ha sempre sostenuto che: «il bambino è sereno all'interno del nucleo familiare in cui vive ed è un bambino sereno e molto giocoso». Il supporto educativo dell'educatore in favore del minore ha dato i primi segnali positivi dimostrati dal fatto che il minore si fidava dell'educatore. Nonostante i risultati positivi l'assistente sociale decideva di interrompere gli incontri domiciliari dell'educatore poi ripresi successivamente;

   gli incontri assistiti padre-figlio sono poi proseguiti presso la sede della cooperativa Presenza Sociale per tutto il 2018 fino ad oggi; il padre infatti incontra regolarmente il figlio in forma protetta. Tuttavia, nonostante sia stata disposta, come detto, la sospensione della potestà genitoriale per entrambi i genitori, gli incontri del figlio con il padre sono aumentati;

   le donne dunque che denunciano violenza subiscono l'allontanamento dei figli; si tratta di un paradosso, i minori finiscono non per essere tutelati dai padri violenti ma dalle madri che hanno subìto la violenza;

   è da tener presente che il bambino ha anche sofferto di sindrome autoimmune ed è in cura farmacologica e sotto controllo periodico –:

   se intenda adottare iniziative normative per impedire il riconoscimento della sindrome da alienazione parentale che è priva di validità ed affidabilità scientifica e compromette di fatto la salute psichica emotiva del minore e la sua crescita;

   se non ritenga di adottare iniziative normative per evitare che ci siano eventuali forti conflitti di interessi tra magistrati e consulenti tecnici nominati;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per definire una normativa che preveda il controllo dell'operato dei servizi sociali;

   se intenda promuovere una revisione dell'applicazione del principio della bi-genitorialità sancito dalla legge n. 54 del 2006 nei casi in cui questo obblighi il minore a frequentare contro la sua volontà un genitore maltrattante o abusante;

   se il Governo intenda adottare ogni iniziativa di competenza per vigilare sulla corretta applicazione della Convenzione di Istanbul, della Convenzione di New York e la Convenzione di Strasburgo;

   se nel caso di cui in premessa non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per assumere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa.
(2-00508) «Giannone, Schullian».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato ha visitato la casa circondariale di Reggio Calabria «Arghillà» il 17 agosto 2019 ha potuto rilevare che, al 17 agosto, i detenuti sono 365 di cui 213 definitivi, 93 in attesa di primo giudizio, 51 stranieri e nessun mediatore culturale, con una capienza regolamentare di 302 posti in 89 «camere di pernottamento». Sono 64, di cui 3 all'estero, i detenuti che svolgono attività lavorativa, la maggior parte delle celle ospita tra 7 ed 8 detenuti su letti posti sistematicamente l'uno sull'altro sino al terzo livello. Usufruiscono di un unico bagno senza bidet, attendendo il proprio turno per i bisogni fisiologici o per potersi lavare, quando l'acqua, dopo ore di assenza, esce improvvisamente dai rubinetti. Molti bagni presentano pareti invase dalla muffa. In generale, lo spazio disponibile non rispetta gli standard previsti dal Ministero della giustizia in nessuna delle celle, da 6, da 7 o da 8 persone;

   il personale di polizia penitenziaria, con 112 effettivi su una pianta organica di 160, è costretto ad usufruire di una caserma, posta all'interno della struttura, in condizioni di degrado assoluto;

   sono 7 gli educatori ed 1 è lo psicologo presente una volta a settimana, oltre ad 1 esperto a ore;

   nonostante numerosi siano i detenuti problematici e l'ultimo suicidio si sia verificato alcune settimane addietro proprio ad Arghillà. L'area sanitaria ha un'assistenza infermieristica garantita dalle 7 alle 22, circa 20 sono i detenuti che presentano disturbi di natura psichiatrica, mentre 43 sono in carico al Sert per le tossicodipendenze;

   pur in presenza di strumenti e gabinetti medici attrezzati, le prestazioni specialistiche, per ragioni tutte interne all'azienda sanitaria provinciale, sono estremamente dilatate nel tempo e durante la visita è stato riferito che, sino al mese di marzo 2019, vi erano oltre 390 prestazioni specialistiche richieste ed ancora inevase;

   ad Arghillà si trovano numerosi detenuti in regime di alta sicurezza, con pene lunghe da espiare, trasferiti là per il sovraffollamento delle sedi di assegnazione, costretti a trascorrere le loro giornate senza alcuna attività specifica –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Reggio Calabria «Arghillà» e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo il Governo intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, più in generale nelle carceri italiane e in particolare a quella ristretta presso il carcere «Arghillà» di Reggio Calabria;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti.
(4-03707)


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, parlamentari, garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato la casa circondariale di Reggio Calabria «Panzera» ha potuto rilevare che, al 16 agosto 2019, i detenuti presenti erano 185 detenuti con una capienza regolamentare di 183 posti di cui 2 non disponibili, 128 in attesa di giudizio definitivo, di cui 78 in attesa del primo grado, 45 appellanti e 5 ricorrenti con una percentuale quasi del 70 per cento;

   le sezioni maschili e femminili presentano stanze di pernottamento con ben 5 detenuti, nell'unica cella adibita a disabili che ospitava due persone su sedia a rotelle e due detenuti posti in loro ausilio vi era un bagno in condizioni degradate con gli accessori ed i sanitari corrosi;

   l'area sanitaria offre un servizio medico ed infermieristico h 24 anche se si registrano ritardi nelle visite specialistiche malgrado siano sollecitate dal personale penitenziario. Da mesi non si effettuano radiografie in quanto i macchinari, pur se nuovi, presentano un guasto non ancora riparato. La sezione di osservazione psichiatrica, unica per tutta la Calabria, è occupata da ben 3 detenuti in attesa di valutazione sanitaria; i detenuti con patologie di tipo psichiatrico sono 54. L'assenza di un sistema di aerazione adeguata e soprattutto la carenza di congelatori per la conservazione di alimenti rende ancor più difficile questo periodo di particolare calore;

   il personale di polizia penitenziaria, con una pianta organica di 190 posti, risulta coperto da 183 agenti di cui effettivi solo 162. La presenza di soli 7 ispettori su 27 previsti e la dislocazione degli stessi tra i due plessi reggini, «Panzera» ed «Arghillà», complica e non poco la gestione non solo del personale privo di figure intermedie qualificate, ma anche dei detenuti in relazione alle carenti attività. Sono 7 gli educatori per entrambi gli istituti penitenziari, Panzera ed Arghillà, altre a uno psicologo part-time. 12 sono i detenuti affetti da tossicodipendenza, di cui 1 trattato con terapia metadonica;

   sono previste solo 4 ore e mezzo cosiddetta «d'aria» e senza «celle aperte». I detenuti che svolgono attività lavorativa per l'amministrazione penitenziaria sono 28. All'interno della sezione femminile si è riscontrata la presenza di 5 donne in un'unica cella con la schermatura delle relative finestre per impedire comunicazioni con l'esterno, che rendono la convivenza poco tollerabile –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere «Panzera» e per porre fine ai trattamenti inumani e degradanti ai quali sono sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intenda adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo intendano intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa, in generale nelle carceri italiane e, in particolare, a quella ristretta del carcere «Panzera»;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti.
(4-03709)


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale, insieme all'Osservatorio delle Camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254, per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello così ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Cosenza il 17 agosto 2019 era composta da: Giuseppe Candido, del Consiglio Generale del Partito Radicale; Daniele Armellino, Partito Radicale; Rocco Ruffa, Partito Radicale; Giovanna Canigiula, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 maggio; Antonio Lento, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 maggio;

   la suddetta delegazione, durante la visita nell'Istituto, ha potuto rilevare che i detenuti presenti sono 233, di cui 80 in regime di alta sicurezza, 148 in regime di media sicurezza, 2 in isolamento e 3 in permesso; 65 sono stranieri, i detenuti lavoranti alle dipendenze dell'amministrazione sono 50 con turni in base a graduatoria, i tossicodipendenti in terapia metadonica sono 11, i non più trattati circa 20 e i casi psichiatrici in trattamento 36 mentre i senza cura circa 60 e detenuti con epatite C 16; B 1. In isolamento due detenuti;

   inoltre, la delegazione ha potuto effettuare i seguenti rilievi: un caso di sovraffollamento in una cella, scarse condizioni igieniche generali, nessuna forma di reinserimento sociale, niente lavoro se non per pochi e in base ad una graduatoria interna e con rotazione trimestrale, nessun corso o altra forma di attività, assistenza sanitaria pressoché inesistente per mancanza di attrezzature e medicinali, tempi lunghi di intervento, educatori che non scrivono relazione di sintesi anche a due anni di distanza dall'arresto, 16 ore in cella e otto fuori: in caso di caldo o freddo eccessivi possibilità di passeggio nella sezione a celle chiuse;

   nel regime di alta sicurezza, oltre ai sopracitati aspetti, appare palese per l'interrogante che quanto sancito dalla Corte europea dei diritti umani nella sentenza cosiddetta «Torreggiani», non venga applicato e si sono constatate lamentele nei confronti del magistrato di sorveglianza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Cosenza e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo il Governo intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per vigilare affinché venga garantito il diritto alla salute dei detenuti, considerata la presenza di un così alto numero di casi psichiatrici e di tossicodipendenti;

   se sia in funzione nelle carceri il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03710)


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle Camere Penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle nostre carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico;

   dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Siano (Catanzaro) il 15 agosto 2019 era composta da: Giuseppe Candido, del consiglio generale del Partito Radicale; Daniele Armellino, Partito Radicale; Rocco Ruffa, Partito Radicale; Giovanna Canigiula, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 Maggio; Antonio Lento, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 Maggio;

   la suddetta delegazione, durante la visita all'istituto, ha potuto rilevare che: i detenuti presenti sono 657 (15 assenti per permessi premio o altro). Vi è carenza di organico; l'assistenza sanitaria risulta insufficiente; le attese per le visite si prolungano per settimane, le diagnosi sono tardive. Una persona – A. B. – dichiara di aver perso 14 chilogrammi in quattro mesi e di non essere stato sottoposto ad analisi approfondite o portato in ospedale. D. C., in sciopero della fame da oltre 15 giorni, ha sospeso le terapie – ha problemi al midollo osseo, non sa se ha la leucemia e non verrebbe portato in ospedale. P. M. soffre di crisi nervose esplosive ed è un pericolo per sé e per gli altri perché lasciato in cella insieme ad altri detenuti. Il medico che dovrebbe essere reperibile h24 pare intervenga nelle urgenze anche dopo due ore. L. D. L. in isolamento per 20 giorni dall'arrivo in carcere per sospetta scabbia non avrebbe mai effettuato visita ospedaliera;

   in generale, i detenuti lamentano la mancanza di comunicazione con il tribunale di sorveglianza, che gli educatori non fanno relazioni di sintesi con il rischio di rimanere in carcere per svariati mesi in più, riferendo dell'attesa di mesi per permessi premio, di nessuna possibilità di lavoro, di nessun aiuto all'uscita, della condizione dell'isolamento che va oltre i 10/15 giorni, poiché si protrae come sosta anche di un anno e oltre, di docce insufficienti e con acqua tiepida e di condizioni igienico-sanitarie scarse –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Siano e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria;

   se e in quale modo si intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per migliorare il servizio sanitario h24 e in che modo si intenda urgentemente far fronte ad eventuali gravi emergenze notturne.
(4-03712)


   BRUNO BOSSIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 al 18 agosto 2019 circa 300 persone, tra dirigenti e militanti del Partito Radicale insieme all'Osservatorio delle camere penali italiane, a diversi parlamentari, ai garanti delle persone private della libertà, hanno visitato 70 istituti penitenziari in 17 regioni;

   al 31 luglio 2019 i detenuti ristretti nelle carceri erano 60.254 per una capienza regolamentare di 50.480 e il personale di ogni livello ridotto nel suo organico; dall'inizio dell'anno nelle carceri italiane ci sono stati 29 suicidi;

   la delegazione che ha visitato il carcere di Palmi il 16 agosto 2019 era composta da: Giuseppe Candido del consiglio generale del Partito Radicale; Daniele Armellino, Partito Radicale; Rocco Ruffa, Partito Radicale; Giovanna Canigiula, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 Maggio; Antonio Lento, Associazione Radicale Abolire la Miseria 19 Maggio;

   la suddetta delegazione ha rilevato che i detenuti presenti sono 66, di cui 14 definitivi e due stranieri. I casi psichiatrici sono 7. Per tutti, la delegazione ha raccolto testimonianza del fatto che non vi è nessuna possibilità di incontrare il magistrato di sorveglianza, che lamentano scarsa assistenza medica e poche possibilità di lavorare e con turni trimestrali. Non vi sarebbe nessun aiuto al reinserimento, impossibilità di attivare corsi di scuola primaria e secondaria di primo grado, impossibilità di accesso ai corsi online perché non si riesce ad usufruire della rete internet;

   le celle sono senza doccia e con vaso e lavabo assieme, vi è carenza di acqua calda e svariate problematiche per quanto attiene gli strumenti – tipo doccia – di pulizia personale;

   nei casi specifici di S. P. e G. G. sono state raccolte testimonianze da verificare di carcere particolarmente restrittivo da novembre in poi e circa il mancato accoglimento delle seguenti richieste al nuovo direttore: denuncia di subire persecuzioni e uso di tecniche repressive nei loro confronti e minacce, richiesta di colloquio con lo stesso, accesso al vecchio regolamento (in attesa del nuovo) per evitare punizioni per violazioni di norme che si ignorano, fumo di sigari per fini terapeutici (stipsi non curabile con altri farmaci per motivi allergici) –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione descritta in premessa;

   quali iniziative intendano assumere affinché sia garantito il rispetto del terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione;

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di Palmi e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;

   se e in quale modo il Governo intenda intervenire al fine di garantire un adeguato livello di assistenza alla popolazione reclusa.
(4-03713)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il dottor Davide Casaleggio è stato invitato a prendere la parola alle Nazioni Unite nel contesto di una manifestazione dedicata al tema Digital citizenship: crucial steps towards a universal and sustainable society, promossa al margine della sessione annuale dell'Assemblea generale;

   stando ad alcune ricostruzioni giornalistiche, l'invito rivolto a Casaleggio, che ha previsto di dedicare il proprio intervento alla cosiddetta «democrazia digitale» facendo riferimento esplicito all'esperienza della piattaforma Rousseau, sarebbe stato dovuto al sostegno assicuratogli dal Governo, o almeno da una sua componente;

   in un'intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, Casaleggio ha dichiarato: «Parlerò all'Onu per Rousseau» ed alla domanda del giornalista Buzzi se «il Governo italiano ha un ruolo in questa iniziativa» ha risposto che: «L'evento è stato organizzato e promosso dal Governo italiano, attraverso la Rappresentanza permanente italiana alle Nazioni Unite (...)»;

   diversi esponenti politici appartenenti alla compagine governativa hanno pubblicamente stigmatizzato l'accaduto, evidenziando l'inopportunità dell'eventuale appoggio dato a Casaleggio affinché fosse invitato a prendere la parola alle Nazioni Unite, con espliciti richiami alla possibile ricorrenza della fattispecie del conflitto d'interessi;

   anche a parere degli interroganti, l'episodio è estremamente grave, giacché vorrebbe dire che il Governo sarebbe di fatto intervenuto a sostegno di un'associazione privata che svolge importanti funzioni a profitto di un movimento politico del nostro Paese, registrando una pericolosa commistione tra le attività istituzionali dell'Esecutivo e una realtà giuridicamente privata che sostiene l'attività di un movimento politico alla guida del Paese;

   alla stessa manifestazione, la rappresentanza ufficiale dell'Italia è stata affidata al Ministro interrogato –:

   se e in che modo il Governo abbia assicurato il sostegno a Davide Casaleggio nella circostanza richiamata in premessa, quali siano le ragioni, tenuto conto dei possibili vantaggi commerciali che potranno derivarne alla Casaleggio associati srl e dei conseguenti riverberi politici, e se il Ministro interrogato non ritenga più opportuno in futuro affidare la partecipazione di rappresentanti della società civile ad esperti del settore «terzi» rispetto all'Esecutivo.
(3-00994)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DONINA e MACCANTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del decreto legislativo n. 267 del 2000, nell'ottica di favorire la fusione dei comuni, è prevista l'erogazione da parte dello Stato di contributi straordinari per i dieci anni decorrenti dalla fusione stessa, commisurati a una quota dei trasferimenti spettanti ai singoli comuni che si fondono; all'uopo è disposto che, annualmente, con decreto del Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali, siano disciplinate le modalità di riparto del contributo;

   a norma dell'articolo 20 del decreto-legge n. 95 del 2012, dal 2013 il predetto contributo è commisurato al 20 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010 nel limite delle risorse finanziare allora stanziate, con l'esclusione del Friuli-Venezia Giulia, della Valle d'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano;

   successivamente, il legislatore è intervenuto per innalzare la commisurazione di tale contributo, elevandola al 40 per cento dei trasferimenti attribuiti per l'anno 2010 nel 2016, al 50 per cento nel 2017 ed al 60 per cento a decorrere dal 2018 ed inserendo un limite massimo al contributo stesso per ciascun beneficiario rideterminato nella misura di 2 milioni dal 2016 (prima fissato in 1,5 milioni di euro per le fusioni realizzate dal 2012);

   ne consegue dunque che dal 2018, ai comuni risultanti da fusione, spetta un contributo pari al 60 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, nel limite massimo di 2 milioni di euro per ciascun beneficiario;

   secondo quanto comunicato nel giugno 2019 dal Ministero dell'interno, che ha pubblicato sul proprio sito istituzionale, la tabella contenente le voci di riparto del contributo erariale per l'anno 2019, ai 67 enti, istituiti a seguito della fusione di 166 amministrazioni, sono state destinate risorse, per il 2019, per un importo complessivo di 46.549.370 euro;

   purtroppo, tali risorse non sembrano risultare più sufficienti, anche alla luce dell'aumentato numero dei comuni che hanno proceduto con la fusione;

   proprio nel rispetto delle finalità del summenzionato decreto legislativo n. 267 del 2000, affinché i comuni che oramai avevano optato per la fusione non si sentissero defraudati e i processi avviati non subissero interruzioni, la LegaSp al Governo era intenzionata ad aumentare le risorse del fondo di solidarietà comunale in occasione della manovra di bilancio 2020 –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito al contributo erariale destinato agli enti costituiti a seguito di fusione e incorporazione e, nello specifico, se intenda adottare iniziative per procedere a un pieno adeguamento del fondo di solidarietà comunale.
(3-00991)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MULÈ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 334 del 2000 prevede concorsi straordinari, dal 2001 al 2005, in favore degli ispettori della polizia di stato ex legge n. 121 del 1981 cosiddetti ante riordino decreto legislativo n. 197 del 1995, per l'accesso al ruolo direttivo speciale della polizia di Stato;

   il dipartimento della pubblica sicurezza non ha mai bandito detti concorsi e quella che appare all'interrogante una deliberata omissione ha creato ingente danno a questo personale della polizia di Stato, già fortemente danneggiato dalla retrocessione con il riordino del 1995 (decreto legislativo n. 197 del 1995), nonostante il ruolo rappresenti la spina dorsale della polizia: si tratta, infatti, di comandanti di reparto, di responsabili delle sezioni di polizia giudiziaria presso le procure, di responsabili di sezioni delle squadre mobili o delle Digos nelle varie questure, di sezioni di polizia scientifica, polfer, polizia postale e altro;

   tutte le altre amministrazioni (carabinieri, Guardia di finanza, polizia penitenziaria, Esercito e Marina) diedero sistematicamente luogo a detti concorsi per ufficiali del ruolo speciale e, di conseguenza, i sottufficiali che erano sottordinati funzionalmente, gerarchicamente ed economicamente ai predetti ispettori ex legge n. 121 del 1981, dapprima diventarono ope legis loro omologhi (decreto legislativo n. 197 del 1995), poi transitarono nei rispettivi ruoli speciali degli ufficiali ed ora – con il riordino decreti legislativi n. 94 del 2017 e n. 95 del 2017 – sono stati ope legis tutti dirigenzializzati e quindi sono diventati ufficiali superiori;

   solo grazie alla vittoriosa sentenza per una class action degli interessati innanzi al Tar del Lazio 2 febbraio 2016 n. 01439/2016, dopo ben 17 anni di mancata applicazione della legge, l'amministrazione della polizia di Stato, obtorto collo, ha concorso a redigere il decreto legislativo n. 395 del 2017 che ha previsto nelle norme transitorie del decreto legislativo n. 95 del 2017 il bando di un concorso per coprire i posti del ruolo direttivo speciale per le annualità 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005 in un nuovo e diverso ruolo, denominato ad esaurimento, con sviluppo inferiore a quello previsto per il ruolo direttivo speciale contemporaneamente abrogato;

   con l'operazione appena citata, l'amministrazione dell'interno – concorrendo alla stesura delle norme transitorie del decreto legislativo n. 95 del 2017 – non solo non ha tenuto fede alla più volte annunciata volontà di ristorare parzialmente dopo 17 anni l'irreparabile danno causato a tali investigatori, ma, ad avviso dell'interrogante, ha dimostrato un'avversione nei loro confronti affossando ulteriormente verso il basso i vincitori del concorso;

   con il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 – cosiddetto decreto sicurezza – convertito dalla legge n. 132 del 1° dicembre 2018, il Governo è tenuto ad adottare, entro il 30 settembre 2019, il secondo dei due decreti legislativi recanti disposizioni integrative in materia di revisione dei ruoli del personale delle forze di polizia nonché correttive del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95;

   il personale citato appare fortemente danneggiato, a ridosso dei raggiunti limiti di età per la collocazione in pensione e con un'anzianità di servizio effettivo ricompresa tra i 35 e i 40 anni –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda adottare le iniziative di competenza per apportare le idonee modifiche al decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (Capo V, articolo 14) prevedendo l'attribuzione della qualifica di commissario capo all'esito di ciascuno dei cinque cicli (annualità 2001/2005) per i vincitori del 1° concorso per commissari ruolo direttivo ad esaurimento nonché riconoscendo e attribuendo agli stessi la qualifica di vice questore con decorrenza dal giorno precedente alla collocazione in quiescenza.
(4-03704)


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'11 settembre 2019 a Bari è avvenuta l'ennesima esecuzione: questa volta è stato ucciso Michele Ranieri, ritenuto in passato vicino al clan degli Strisciuglio. Sebbene fosse tornato nell'anonimato, il suo omicidio – avvenuto nel quartiere San Pio, chiamato ancora con il vecchio nome «Enziteto», zona degradata, conosciuta per il mercato della droga a basso costo e dove i clan controllano militarmente il territorio – lascia pochi dubbi sul fatto che l'omicidio sia legato alla mano della mafia locale;

   l'avanzamento delle indagini ha portato i carabinieri a identificare tre soggetti appartenenti al clan Strisciuglio come accusati della morte di Ranieri, considerati violenti e spietati nonostante la giovane età: poco più che trentenni i primi due uomini, Saverio Faccilongo – già detenuto e accusato di essere il mandante dell'omicidio – e Giovanni Sgaramella; il terzo, Saverio Carchedi, è appena ventunenne ed è conosciuto con il soprannome de «Il Minorenne», sin dalle prime estorsioni ai danni dei commercianti compiute da ragazzino;

   le intercettazioni hanno portato a registrare una frase allarmante: «Stiamo Aggomorrati», quindi si è proprio come quelli di Gomorra, pronti a mettere le mani sulla città. Tale intercettazione rimanda ad una riflessione: si è di fronte a delle nuove leve, protagoniste di una vera e propria «giovanilizzazione» delle mafie e dei linguaggi, che trova spazio sui social, che usa Internet. Dalle intercettazioni appare chiaro un tentativo di smarcarsi da un vecchio modo di concepire l'organizzazione delle attività criminali: l'uso di un linguaggio più «giovane» è uno strumento volto a costruire, da un lato, apprezzamento e identificazione, dall'altro, a fare presa e a creare meccanismi di identificazione e disponibilità all'affiliazione;

   è questo il progetto delle nuove leve della mafia, tentare il salto di qualità nella città di Bari: il riferimento a Gomorra implica la volontà di essere potenti, comandare e zittire i rivali. Si tratta di un modello che produce derive pericolose che hanno ricadute sulla delinquenza e sulla affiliazione mafiosa. Si evidenzia che la colpa di tali fenomeni non è da additare alle fiction ed alla televisione, ma i personaggi ivi proposti possono diventare modelli valoriali devianti per un pubblico non capace di leggere criticamente i prodotti mediatici, normalizzando la criminalità ed anestetizzando la società civile che deve, invece, contrastarla quotidianamente;

   in qualità di rappresentanti delle istituzioni, come genitori e come educatori preoccupa la diffusione – sempre più incisiva e frequente – di tali modelli e comportamenti violenti e di odio, che influenzano enormemente le nuove generazioni, a Bari – dove gli atti criminali sono ritornati all'ordine del giorno – così come in tante altre realtà;

   oltre quello che è un contrasto attivo e dall'alto, legato alle forze di sicurezza del nostro Paese, si evidenzia che il contrasto alle mafie deve partire dal basso, dalla dimensione quotidiana e familiare, dalle scuole e dai luoghi di aggregazione, proprio perché l'attività di antimafia è un percorso lungo, lento, in cui è fondamentale la partecipazione e il coinvolgimento di tutti;

   l'attività degli scorsi mesi messa in atto dal Ministero dell'interno durante il mandato del precedente Governo, non ha prodotto nessun risultato in questo senso, rimarcando soltanto la necessità di un «controllo armato» e di natura repressiva, a dispetto dell'esigenza e del bisogno anche di un fattore «educativo» che agisse a priori –:

   se il Ministro interrogato abbia intenzione di adottare le iniziative di competenze per implementare una strategia di contrasto alle mafie incentrata anche su bisogni educativi e formativi, al fine di sollecitare gli attori interessati – in primis le associazioni e i soggetti istituzionali – alla costruzione di una strategia di «antimafia» diffusa e partecipata, basata innanzitutto sulla prevenzione e non solo sulla repressione, da attuare nella città di Bari ed in tutte le realtà che si riconoscono in tali problematiche.
(4-03706)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 334 del 2000 prevedeva concorsi straordinari per gli anni 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005, in favore degli ispettori della polizia di Stato ex legge n. 121 del 1981 cosiddetti ante riordino di cui al decreto legislativo n. 197 del 1995, per l'accesso al ruolo direttivo speciale della polizia di Stato;

   il dipartimento della pubblica sicurezza non ha mai bandito detti concorsi e quella che appare all'interrogante una deliberata omissione ha creato ingente danno a questo personale della polizia di Stato, già fortemente danneggiato dalla retrocessione con il riordino del 1995 (decreto legislativo n. 197 del 1995), nonostante il ruolo rappresenti la spina dorsale della polizia: si tratta infatti, di comandanti di reparto, di responsabili delle sezioni di polizia giudiziaria presso procure, di responsabili di sezioni delle squadre mobili o delle Digos nelle varie questure, di sezioni di polizia scientifica, Polfer, polizia postale, e altri;

   carabinieri, Guardia di finanza, polizia penitenziaria, Esercito e Marina diedero sistematicamente luogo a detti concorsi per ufficiali del ruolo speciale e, di conseguenza, i sottufficiali che erano sottordinati funzionalmente, gerarchicamente ed economicamente ai predetti ispettori ex legge n. 121 del 1981, dapprima diventarono ope legis loro omologhi (decreto legislativo n. 197 del 1995), poi transitarono nei rispettivi ruoli speciali degli ufficiali ed ora – con il riordino decreti legislativi n. 94 del 2017 e n. 95 del 2017 – sono stati ope legis tutti dirigenzializzati e quindi sono diventati ufficiali superiori;

   solo grazie alla vittoriosa sentenza per una class action degli interessati innanzi al Tar del Lazio del 2 febbraio 2016 n. 01439/2016, dopo ben 17 anni di mancata applicazione della legge, l'amministrazione della polizia di Stato ha concorso a redigere il decreto legislativo n. 395 del 2017 che ha previsto nelle norme transitorie del decreto legislativo n. 95 del 2017 un concorso per coprire i posti del ruolo direttivo speciale per le annualità 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005 in un nuovo e diverso ruolo, denominato ad esaurimento, con sviluppo inferiore a quello previsto per il R.D.S. contemporaneamente abrogato;

   con tale operazione, l'amministrazione dell'interno non solo non ha tenuto fede alla più volte annunciata volontà di ristorare parzialmente dopo 17 anni l'irreparabile danno causato a tali investigatori, ma, cinicamente, ha dimostrato un'avversione nei loro confronti affossando ulteriormente verso il basso i vincitori del concorso;

   in forza del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 – cosiddetto decreto sicurezza – convertito dalla legge n. 132 del 1° dicembre 2018, il Governo è tenuto ad adottare entro il 30 settembre 2019, il secondo dei due decreti legislativi recanti disposizioni integrative in materia di revisione dei ruoli del personale delle forze di polizia nonché correttive del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95;

   si tratta di personale enormemente danneggiato, a ridosso dei raggiunti limiti di età per la collocazione in pensione e con un'anzianità di servizio effettivo ricompresa tra i 35 e i 40 anni, tenuto anche conto dei profili di rilevante e non manifestamente infondata questione di legittimità costituzionale del citato articolo 2, sollevati innanzi alla Corte costituzionale dal Tar Abruzzo con l'ordinanza 19 dicembre 2018, n. 104 del 2019 Reg. Prov. Coll –:

   se si intendano adottare iniziative per attribuire la qualifica di commissario capo all'esito di ciascuno dei cinque cicli (annualità 2001/2005) per i vincitori del 1° concorso per commissari del ruolo direttivo ad esaurimento e riconoscere e attribuire agli stessi la qualifica di vice questore con decorrenza dal giorno precedente al collocamento in quiescenza.
(4-03711)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:


   ZANGRILLO, RUGGIERI, GELMINI, POLVERINI, BARTOLOZZI e FIORINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito dalla legge n. 26 del 2019, in materia di reddito di cittadinanza, disciplina i requisiti necessari per beneficiare del sussidio e le relative esclusioni;

   l'articolo 7, comma 3, del richiamato decreto-legge n. 4 del 2019 dispone l'esclusione dal beneficio del reddito di cittadinanza per i soggetti sottoposti a misura cautelare personale, nonché condannati in via definitiva, nei 10 anni precedenti la richiesta, per determinati delitti;

   negli ultimi giorni la stampa ha diffuso la notizia che vede Federica Saraceni, 49 anni, ex brigatista, condannata a 21 anni e 6 mesi per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona e agli arresti domiciliari, percepire ben 623 euro al mese dal reddito di cittadinanza perché sotto la soglia di povertà e con due figli;

   la condanna risale a più di 10 anni prima dalla richiesta del sussidio e non sarebbe, quindi, motivo di esclusione ai sensi di quanto disposto dall'articolo 7, comma 3, del decreto-legge n. 4 del 2019 precedentemente richiamato;

   la notizia indigna non solo molti parenti di vittime del terrorismo, ma è un insulto e una vergogna per tutti i cittadini italiani: non può ritenersi accettabile, né tantomeno opportuno che chi stia scontando una condanna così pesante per l'omicidio di un servitore dello Stato possa ricevere un sussidio statale (con relativa immissione nel circuito del reinserimento lavorativo), tra l'altro molto più alto di quanto spesso concesso a persone in condizioni più disagiate. È quantomeno necessario rivedere una norma sbagliata ed iniqua, come tra l'altro denunciato più volte da Forza Italia nel corso del dibattito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa, se non ritenga opportuno promuovere presso l'Inps un ulteriore supplemento di istruttoria per verificare l'effettiva presenza dei requisiti necessari da parte di Federica Saraceni per accedere al sussidio ai sensi del decreto-legge n. 4 del 2019 e quale sia il numero dei beneficiari del reddito di cittadinanza che hanno già subito condanne per gravi reati, anche al fine di assumere tempestive iniziative, anche di natura normativa, per escludere in maniera totale dall'accesso al reddito di cittadinanza i condannati per particolari delitti, anche a prescindere dal tempo trascorso rispetto alla medesima condanna.
(3-00992)

Interrogazione a risposta scritta:


   MADIA, SERRACCHIANI e VERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, dapprima con il reddito di inserimento e successivamente con il reddito di cittadinanza, il nostro Paese è riuscito a sottrarsi dal poco lusinghiero novero degli Stati europei che ancora non avevano adottato una misura universalistica di contrasto alla povertà;

   la complessità tecnica dell'adozione di misure di tale natura e l'ampiezza del fenomeno, soprattutto dopo i difficili anni della crisi economica, hanno fatto emergere una serie di problemi di regolamentazione dei diversi istituti che caratterizzano il reddito di cittadinanza, nonché inaspettati ed indesiderati effetti applicativi;

   tra questi ultimi si segnala il caso riportato da diversi organi di informazione relativo al riconoscimento del beneficio economico previsto dal reddito di cittadinanza per una ex brigatista, condannata a 21 anni e 6 mesi per l'omicidio del giuslavorista Massimo D'Antona ed attualmente agli arresti domiciliari;

   sebbene l'erogazione del suddetto beneficio economico sia stato concesso nel rispetto formale dell'attuale disciplina, non può non denunciarsi un'incongruenza giuridica che contrasta con la coscienza civica ed i sentimenti dei familiari delle vittime del terrorismo;

   la disposizione in questione (articolo 2, comma 1, lettera c-bis del decreto-legge n. 4 del 2019) prevede quale requisito per l'accesso al beneficio: «..., la mancata sottoposizione a misura cautelare personale, anche adottata a seguito di convalida dell'arresto o del fermo, nonché la mancanza di condanne definitive, intervenute nei dieci anni precedenti la richiesta, per taluno dei delitti indicati all'articolo 7, comma 3» del medesimo decreto-legge n. 4 del 2019;

   pur nel pieno rispetto del principio costituzionale del fine rieducativo della pena, se non ritenga necessario un intervento normativo volto a correggere tale irragionevole circostanza determinata, per taluni delitti, dalla decorrenza della sentenza definitiva.
(4-03714)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:


   GADDA, FREGOLENT, MOR e DE FILIPPO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, la bozza del cosiddetto «decreto Clima» conterrebbe il taglio dei sussidi «ambientalmente dannosi», tra i quali si annoverano la riduzione degli sgravi sul gasolio agricolo e, in particolare, il possibile allineamento del prezzo del gasolio a quello della benzina con una revisione delle accise. Tali indiscrezioni hanno comunque suscitato allarme e preoccupazione nel settore;

   il Governo Renzi nel 2016 stanziò 40 milioni di euro di risorse dei fondi Inail finalizzati al rinnovo del parco macchine agricole, al fine di aumentarne l'efficienza in termini di prestazioni e sicurezza sul lavoro. Tale allocazione di risorse andrebbe resa strutturale, consentendone al contempo un maggiore accesso;

   il settore agricolo necessita di una maggiore attenzione a nuove forme di produzione, di un impegno crescente indirizzato alla ricerca ed allo sviluppo di pratiche ecologicamente sostenibili. La realtà odierna, al contrario, è costituita da macchinari obsoleti, con una media di utilizzo tra i 20 ed i 25 anni, con mezzi di trasporto e veicoli agricoli, che difficilmente potranno essere sostituiti in breve tempo, il cui numero complessivo ammonterebbe a circa 2 milioni tra macchine trattrici ed altre attrezzature;

   la necessità di una maggiore attenzione al potenziamento di politiche capaci di promuovere e potenziare la ricerca e lo sviluppo verso forme alternative all'uso del carburante agricolo, al quale al momento non esistono alternative realmente praticabili, è divenuta ormai urgente, così come l'esigenza di agevolare la possibilità di dismettere e sostituire, con politiche di sostegno mirate, veicoli e macchinari inquinanti e pericolosi sul fronte della sicurezza sul lavoro;

   l'esigenza di coniugare politiche ambientali sostenibili e la difesa delle migliaia di posti di lavoro del comparto agricolo, oltre all'urgenza di sviluppare la ricerca di nuove tecnologie ed aumentare gli stanziamenti per la ricerca e lo sviluppo nel settore, costituiscono i pilastri sui quali rifondare una politica a difesa del settore agricolo e dei suoi attori principali. Il comparto attende ormai da anni politiche di rinnovamento, verso sistemi a minore impatto ambientale, che prevedano la sostituzione di macchinari tramite forme di sostegno ed agevolazioni mirate per i produttori –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di sostenere il settore agricolo, sia riguardo alle agevolazioni fiscali sia riguardo al potenziamento e rinnovo delle tecnologie a minore impatto ambientale ad esso applicate.
(3-00993)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCA DE CARLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali negli ultimi anni è stato sottoposto più volte a profonde riforme organizzative con contestuale ampliamento delle proprie competenze e, precisamente: nell'anno 2013 è avvenuto il trasferimento delle funzioni ex Assi-Agenzia per lo sviluppo del settore ippico, nell'anno 2017 il trasferimento di diverse e delicate funzioni dell'ex Corpo forestale dello Stato;

   per ciò che concerne l'organico, ad oggi, il Ministero si avvale di circa 1380 unità di personale effettive, consistenza al di sotto dell'organico di diritto, fissato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 febbraio 2019, n. 25, in 1691 unità (875 unità del ruolo agricoltura e 816 unità del ruolo Icqrf-Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari);

   la legge 30 dicembre 2018, n. 145, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021», anche al fine di incrementare la remunerazione delle maggiori attività rese dal personale interno di alcuni dicasteri ha previsto, ad esempio, all'articolo 1, commi 149-152, l'incremento del fondo risorse decentrate, del personale contrattualizzato di livello dirigenziale del Ministero dell'interno, e al comma 747, del fondo risorse decentrate relativo al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per un importo annuo, a decorrere dal 2020 e in deroga ai limiti finanziari previsti dalla legislazione vigente, di 10 milioni di euro;

   il decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53 «Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica», convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2019, n. 77, ha previsto all'articolo 12-ter una ulteriore alimentazione del fondo risorse decentrate per il personale contrattualizzato non dirigenziale dell'amministrazione civile dell'interno –:

   se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa – proprio al fine di assicurare la massima efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa, di incentivare le maggiori attività rese in particolare nella elaborazione e nel coordinamento delle linee della politica agricola, agroalimentare, forestale, per la pesca e per il settore ippico e di far fronte alle azioni di tutela del made in Italy e di contrasto all’italian sounding nel settore agroalimentare, anche con riferimento alle funzioni di controllo ed ispezione in relazione alle frodi agroalimentari – non ritenga opportuno adottare idonee iniziative normative volte all'incremento del fondo risorse decentrate del personale non dirigente e del fondo per la retribuzione, di posizione e di risultato, del personale contrattualizzato di livello dirigenziale.
(4-03705)


   GALANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa locali l'interrogante ha appreso che il mondo della pesca pugliese è in stato di agitazione:

   le rappresentanze delle marinerie di Margherita di Savoia, Bisceglie, Barletta, Mola di Bari, Trani si sono radunate dinanzi ai cancelli della capitaneria di porto di Manfredonia per chiedere un'applicazione ragionevole della normativa vigente: dai controlli in mare all'applicazione delle sanzioni;

   in particolare, una delegazione sindacale è stata ricevuta dal comandante della capitaneria di porto, capitano di fregata Giuseppe Turiano, al fine di esporre le ragioni della loro protesta;

   essi richiedono, tra l'altro: «evitare controlli in mare durante le battute di pesca per motivi di sicurezza; eliminare la etichettatura in quanto viene già tracciata attraverso il D.D.T. e il Loog Book; portare la scadenza del Loog Book alla fine di ogni settimana e non giornaliera, sempre per motivi di sicurezza; le unità che hanno più permessi sulla licenza di pesca non devono essere vincolati dal tipo di pesca praticata ma essere liberi di procedere con altri sistemi di pesca compressi nella licenza in virtù del fatto che l'imbarcazione deve raggiungere i risultati economici; le unità autorizzate alla pesca del rossetto possono avere i divergenti a bordo; le imbarcazioni non devono essere vincolate ad avere solo una rete con maglia da 50 mm o da 40 mm; i verbali non devono essere eccessivi ma adeguati alla normativa, legge 154, che prevede per una cassa di pesce del valore di 50 euro una sanzione non superiore a cinque volte quel valore; in caso di sanzioni amministrative queste non debbano incidere sulla licenza di pesca con la prospettiva che possa essere sia pure temporaneamente sospesa; l'uso del doppio sacco nella rete al fine di selezionare il pescato dai rifiuti purtroppo assai diffusi in mare»;

   questa protesta risale ad inizio anno, quando le rappresentanze delle marinerie proclamavano lo stato di agitazione per le medesime problematiche;

   il settore della pesca presenta grandi difficoltà, anche a livello economico, e comunque si tratta di un ramo molto importante dell'economia locale e nazionale; lavorare in mare richiede tanto sforzo e lavoro, ed i pescatori devono occuparsi di tanti adempimenti, tra cui l'etichettatura già tracciata attraverso il D.D.T. e il Loog Book –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per la soluzione del caso sopra illustrato, a tutela della categoria delle marinerie.
(4-03708)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA e MENGA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi d'informazione emerge che l'ufficio federale della sanità pubblica elvetico (Ufsp) ha denunciato la Cryo-Save per violazione della legge sui trapianti e inadempimento degli obblighi di notifica e di cooperazione; la Cryo-Save è un'azienda privata che si occupa della conservazione di sangue da cordone ombelicale con sede in Svizzera. La società ha trasferito in Polonia le cellule staminali conservate, secondo le sue stesse indicazioni, e i referenti non risultano più raggiungibili dalle autorità e dalle numerose famiglie coinvolte. Nella vicenda sembra che siano coinvolte almeno 15 mila famiglie italiane che, a pagamento, vi hanno depositato il sangue cordonale e non ne hanno più notizia;

   in Italia non è consentita la conservazione per uso personale del sangue del cordone ombelicale, tranne quando, tra i consanguinei del nascituro, vi sia una patologia per la quale è riconosciuto clinicamente valido e appropriato l'utilizzo terapeutico delle cellule staminali;

   «in assenza di patologie, la raccolta autologa di sangue cordonale per un futuro utilizzo non ben specificato in Italia non è prevista, ecco perché le famiglie decidono di fare la conservazione all'estero», spiega il direttore del Centro nazionale Sangue Giancarlo Liumbruno. «Ma – sottolinea – al momento non c'è alcuna evidenza scientifica sull'utilità di mettere da parte il sangue cordonale per possibili future patologie, cioè per un utilizzo profilattico»;

   nonostante l'attività di conservazione ad uso autologo presenti rilevanti incertezze scientifiche, un accordo Stato-regioni del 29 aprile 2010 consente invece di esportare, presso una struttura estera a proprie spese, il sangue di cordone ombelicale prelevato al momento della nascita del proprio figlio e conservarlo ad uso personale;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 sui livelli essenziali di assistenza, all'articolo 47, prevede che il servizio sanitario nazionale garantisce altresì la ricerca e il reperimento di cellule staminali emopoietiche presso registri e banche nazionali ed estere; in riferimento a tale previsione il gruppo M5S ha più volte sottolineato come fosse opportuno assicurare che l'anzidetto reperimento avvenga in «banche pubbliche» o comunque che rispettino le norme o i princìpi che sostengono la donazione di cellule staminali a fini solidaristici e non la donazione autologa –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per affrontare l'enorme criticità legata alle banche estere che raccolgono le cellule staminali del cordone ombelicale e, con rilevanti introiti, aggirano di fatto la norma che in Italia vieta la cosiddetta conservazione «autologa», a uso e consumo personale del neonato.
(5-02785)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   TASSO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società per azioni Energas ha richiesto autorizzazione per realizzare un deposito costiero di gpl, con annesso gasdotto di collegamento al porto industriale ed al raccordo ferroviario della stazione Frattarolo della società Energas s.p.a. (già Isosar s.r.l.), in zona Santo Spiriticchio in agro di Manfredonia;

   il progetto della Energas s.p.a. rientra tra le attività «a rischio di incidente rilevante» – di cui al decreto legislativo n. 334 del 1999, e successive modificazioni – e prevede 12 serbatoi tumulati (dunque il deposito il più grande d'Europa) e la realizzazione di un gasdotto in parte sulla terraferma e in parte in mare;

   numerosi sono i motivi ostativi alla sua realizzazione, ampiamente documentati da dossier inviati da numerose associazioni e dall'interrogante, compreso il risultato del referendum consultivo del 13 novembre 2016, che, con oltre il 95 per cento dei votanti, ha decretato la netta contrarietà dei cittadini di Manfredonia alla realizzazione del deposito in questione;

   in data 5 dicembre 2018, presso il Ministero dello sviluppo economico, si è tenuta la terza conferenza dei servizi durante la quale il comune di Manfredonia ha depositato il parere paesaggistico negativo all'insediamento del deposito;

   la regione Puglia, assente in tale occasione, si è più volte pubblicamente espressa negativamente in merito al progetto Energas; inoltre, nella conferenza dei servizi del 22 ottobre 2015 ha affermato che «il governo regionale non può ignorare la decisa ostilità del territorio, ritenendo che non si possano fare impianti contro la volontà della popolazione locale»;

   la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province Barletta-Andria-Trani e Foggia ha annullato, in autotutela, per riscontrate violazioni, il parere favorevole all'opera precedentemente fornito;

   il Ministero dello sviluppo economico, anche alla luce del parere paesaggistico negativo del comune di Manfredonia, ha chiesto alla regione Puglia di esprimere intesa positiva o negativa, non ricevendo ad oggi alcuna risposta;

   si rileva che:

    a) notizie di stampa indicano la società Energas spa tra le finanziatrici della nuova forza politica governativa «Italia Viva»;

    b) le imminenti elezioni regionali pugliesi potrebbero allungare, se non vanificare, i tempi per una decisione espressamente contraria alla realizzazione dell'opera;

    c) il timore che l'impianto Energas venga autorizzato comporta la sospensione di gran parte degli investimenti produttivi sul territorio;

    d) il Ministro Di Maio, per ben due volte in pubblica assemblea a Manfredonia (2015 e 2016), si dichiarò nettamente contrario al deposito Energas;

    e) il gpl non è più ritenuto combustibile indispensabile al fabbisogno nazionale –:

   quali siano gli effettivi intendimenti del Ministro interrogato in ordine alla vicenda in questione, che, a parere dell'interrogante, non ha alcun beneficio per il territorio, ma solo per la società investitrice.
(3-00995)


   DAVIDE CRIPPA, VALLASCAS, ALEMANNO, SUT, DE TOMA, MASI, SCANU, RACHELE SILVESTRI, RIZZONE, BERARDINI e PERCONTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 1° ottobre 2019 le tariffe dell'elettricità sono cresciute del 2,6 per cento, quelle del gas del 3,9 per cento;

   secondo quanto affermato dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, i rincari sono causati dal normale andamento stagionale dei prezzi, da una riduzione della produzione di gas olandese e dalle tensioni geopolitiche legate agli attacchi alle piattaforme petrolifere saudite, che hanno influenzato le quotazioni delle principali commodity energetiche;

   in particolare, l'aggiornamento delle tariffe elettriche è determinato da un aumento della componente a copertura della spesa per la materia energia (+3,2 per cento), parzialmente ridotto da un calo di quella per gli oneri generali (-0,6 per cento);

   per il gas naturale, invece, l'andamento è dovuto per intero dall'aumento della spesa per la materia prima legata alle quotazioni stagionali attese nei mercati all'ingrosso nel prossimo trimestre e da un lieve aggiustamento dei costi di trasporto (+0,1 per cento);

   la Cassa per i servizi energetici e ambientali è un ente pubblico economico, sottoposto alla vigilanza dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente e del Ministero dell'economia e delle finanze, che opera nei settori dell'energia elettrica, del gas e dei servizi idrici;

   il compito principale della Cassa è rappresentato dalla riscossione, presso gli operatori dei settori dell'energia elettrica, del gas e dei servizi idrici, di corrispettivi tariffari accessori ai servizi erogati e presenti nelle bollette dei clienti finali, ovvero gli oneri generali di sistema e le ulteriori componenti;

   i proventi della suddetta riscossione garantiscono le molteplici esigenze di copertura finanziaria degli oneri generali di sistema, inclusa la mitigazione degli effetti per i clienti finali in caso di forti ed inattese oscillazioni dei costi di generazione o di approvvigionamento dell'energia e, quindi, di eccessivi aumenti sulle bollette dei servizi essenziali, in particolare luce e gas –:

   quale sia l'ammontare complessivamente disponibile ed in giacenza presso la Cassa per i servizi energetici e ambientali e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per rendere meno fluttuante l'andamento stagionale delle bollette.
(3-00996)


   FASSINA, FORNARO e STUMPO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la grave crisi finanziaria che ha investito la compagnia aerea Alitalia s.p.a. ha reso necessari una serie di interventi normativi conseguenti all'ammissione della società alla procedura di amministrazione straordinaria avvenuta il 2 maggio 2017, tra cui, in primis, la previsione dell'ingresso del Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale sociale di una nuova compagnia aerea, «Nuova Alitalia»;

   dal 19 ottobre 2018 è in corso una nuova fase della procedura di cessione con i soggetti che hanno manifestato interesse e culminata nella relazione conclusiva sulla situazione economica e finanziaria di Alitalia s.p.a. nell'ambito della procedura di cessione presentata in Parlamento, ai sensi del decreto-legge n. 38 del 2018, dai commissari straordinari al Parlamento il 31 ottobre 2018;

   il 14 giugno 2019 il Ministro interrogato ha autorizzato i commissari a comunicare a Ferrovie dello Stato italiane la proroga fino al 15 luglio 2019 del termine per la presentazione dell'offerta vincolante e definitiva per Alitalia, per permettere il consolidamento del consorzio acquirente con i soggetti che hanno manifestato interesse;

   il dato comunicato ufficialmente dai commissari nel corso della riunione sullo stato attuale dei conti di Alitalia in Alitalia s.p.a. tenutasi il 18 settembre 2019 al Ministero dello sviluppo economico alla presenza dei sindacati, rappresenta una disponibilità di cassa pari a 360 milioni di euro, mentre secondo conteggi analitici rappresentati in recenti interventi sui media dal dottor Gaetano Intrieri, tra i più qualificati esperti del settore, l'effettivo ammontare di tale disponibilità sarebbe stato alla medesima data non oltre i 160 milioni di euro, con un andamento che, a fine settembre 2019, è stimato aver raggiunto circa 100 milioni di euro;

   le suddette condizioni di cassa diventano particolarmente preoccupanti alla luce delle difficoltà, sempre più evidenti e causa di continui rinvii, nella definizione del consorzio che dovrebbe rilevare gli asset di Alitalia in amministrazione straordinaria, al fine di promuovere, attraverso un credibile piano industriale, il rilancio del vettore nazionale –:

   alla luce di quanto previsto dagli articoli 46, comma 4, e 61, comma 2, del decreto legislativo n. 270 del 1999, quali siano state le risultanze sulle verifiche effettuate dal Ministero sulla disponibilità di cassa del vettore e quali azioni il Ministro interrogato intenda intraprendere qualora nessuna adeguata offerta, ai fini della costituzione del suddetto consorzio, sia definita entro il 15 ottobre 2019, lasciando a breve l'azienda senza più la cassa sufficiente per garantire la propria attività.
(3-00997)


   NARDI, BENAMATI, BONOMO, LACARRA, GAVINO MANCA, ZARDINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come certifica la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2019, nella prima metà del 2019 si è registrata a livello europeo un'ampia contrazione del comparto dell'auto (-8,9 per cento rispetto -4,6 per cento del 2018). A livello nazionale, secondo i dati Istat, la produzione italiana di autoveicoli è diminuita ad aprile 2019 del 17,1 per cento rispetto al 2018;

   questa situazione rischia di essere aggravata dalla guerra dei dazi: secondo le stime del Centro studi Confindustria, l’export verso gli Usa dei mezzi di trasporto vale 9 miliardi di euro, cui vanno sommati gli effetti indiretti, dal momento che l'Italia è specializzata nella produzione di parti e componenti di elevata qualità per automobili utilizzate da case produttrici di altri Paesi europei, in particolare in Germania;

   un'ulteriore contrazione del mercato potrebbe essere determinata in conseguenza delle misure adottate con la legge di bilancio per il 2019 che prevedono il meccanismo «bonus malus» per l'acquisto attraverso la tassazione progressiva delle autovetture a combustione, a partire da quelle con emissioni superiori ai 160 g/km;

   nonostante il dato negativo dell'intero comparto, grazie agli incentivi, all'interno del settore automobilistico si registra un notevole incremento delle auto elettriche: nei primi 8 mesi del 2019 in Italia sono state immatricolate 6.453 vetture elettriche, con una crescita tendenziale del +109 per cento (rapporto Unrae-Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri);

   attualmente il 50 per cento delle auto elettriche in circolazione viene prodotto in Cina, mentre in Germania sia Porsche sia Mercedes hanno già presentato modelli di auto totalmente elettriche con ricarica in 10-15 minuti;

   Francia e Germania hanno già proposto una strategia industriale nel settore dell'auto per consentire entro il 2030 un riorientamento produttivo, prevedendo a livello nazionale investimenti per diversi miliardi di euro e anche con un progetto comune di produzione di batterie elettriche;

   in Italia il gruppo Fca, che produce sul territorio nazionale, ha un piano proprio di sviluppo del settore elettrico, mentre diversi enti e realtà di ricerca sono attivi sul tema delle batterie;

   il gruppo del Partito democratico intende richiedere l'avvio di un'indagine conoscitiva sul futuro del settore automobilistico –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per sostenere la filiera produttiva nazionale e incentivare la domanda di veicoli a basse emissioni, in special modo elettrici.
(3-00998)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, RIZZETTO, DEIDDA, SILVESTRONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, ROTELLI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Manital ha ottenuto, tramite Consip, l'affidamento dei servizi tecnico-gestionali e dei servizi operativi di manutenzione, pulizia ed igiene ambientale e altri servizi operativi relativamente agli immobili, prevalentemente ad uso ufficio, in uso a qualsiasi titolo alle pubbliche amministrazioni;

   il consorzio Manital impiega più di 10.000 persone su tutto il territorio nazionale. Le organizzazioni sindacali hanno denunciato il mancato pagamento ai lavoratori e alle lavoratrici da parte di ManitalIdea spa a far data da aprile 2019. Manital non ha fornito risposte rassicuranti;

   le organizzazioni sindacali hanno più volte denunciato una spaventosa situazione di crisi finanziaria di Manital;

   i debiti con istituti di credito di Manital lasciano anche presagire che eventuali pagamenti da parte delle varie pubbliche amministrazioni non potranno essere destinati al pagamento delle retribuzioni dei lavoratori;

   i sindacati hanno già dichiarato lo stato di agitazione sindacale e il blocco di tutte le prestazioni straordinarie e/o supplementari;

   a ciò si aggiunga che sembrerebbe, sempre da fonti sindacali, che Manital non abbia erogato nemmeno le quote ai fondi complementari;

   le organizzazioni sindacali sono state ricevute in data 18 giugno 2019 dall'ufficio di gabinetto del Ministero dello sviluppo economico per avere precise garanzie sul futuro dei lavoratori e delle lavoratrici di Manital –:

   quali urgenti iniziative intenda attuare al fine di rassicurare i lavoratori e mantenere per il futuro il livello occupazionale, adottando ogni iniziativa di competenza, affinché i soggetti pubblici interessati provvedano al blocco cautelare dei pagamenti a favore di ManitalIdea spa e agiscano «in surroga», procedendo al pagamento diretto a favore dei lavoratori e delle lavoratrici, attesa la responsabilità in solido.
(3-00999)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito di un programma complessivo di riduzione dei costi, l'azienda tedesca Continental, facendo il punto sulle strategie aziendale per i prossimi 10 anni, avrebbe reso noto che sarebbero circa cinquecento i posti di lavoro a rischio negli stabilimenti di Pisa (Fauglia e San Piero a Grado); tra il 2023 e il 2028 gli stabilimenti pisani, che al momento occupano 940 persone e dove si producono componenti idrauliche per motori a iniezione, saranno interessati da tagli per un totale di 490 persone, mentre per le rimanenti 450 è previsto un trasferimento in aree funzionali simili;

   dopo tale annuncio è comprensibile la grande preoccupazione espressa sia dai lavoratori che dalle organizzazioni sindacali;

   a parere dell'interrogante si è di fronte ad uno scenario drammatico e paradossale per migliaia di famiglie e per un intero territorio se si considera che i due stabilimenti coinvolti sono, come la stessa azienda riconosce, tra i più all'avanguardia sia per la ricerca e lo sviluppo dei prodotti, sia per i processi produttivi e la digitalizzazione degli stessi;

   occorre il massimo impegno, anche da parte del Governo, nel trovare una soluzione in difesa dei posti di lavoro e del reddito di centinaia di lavoratori, chiedendo a Continental, ad esempio, di indirizzare gli investimenti verso la componentistica per la trazione elettrica, favorendo una transizione che dal modello tradizionale dovrà evolvere, necessariamente, a quello elettrico; una riconversione della produzione, attualmente incentrata sulla componentistica per motori diesel e benzina, a favore delle auto elettriche e ibride che, secondo la stessa Continental, rappresenteranno la fetta maggiore del futuro mercato di automobili, potrebbe essere una soluzione per scongiurare i tagli e salvaguardare i livelli occupazionali;

   occorre compiere ogni sforzo affinché il patrimonio di conoscenza e professionalità sviluppato negli anni non vada disperso e venga mantenuto nella provincia di Pisa –:

   se il Governo non intenda attivare ogni strumento utile e i necessari tavoli di confronto al fine di scongiurare un esito negativo della vertenza che rappresenterebbe un duro colpo per il territorio pisano, salvaguardando cinquecento posti di lavoro oggi a rischio e tutelando una realtà all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e con ampi margini di riconversione sulla green economy.
(4-03702)


   CASSINELLI, BAGNASCO e MULÈ. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la messa in sicurezza delle aree dello stabilimento Fincantieri di Genova Sestri Ponente attraverso la sistemazione del Rio Molinassi e il riempimento a mare è un intervento fondamentale per il futuro del territorio e di una azienda strategica per l'intero Paese;

   un'operazione di tale portata porterebbe ad aumentare la sicurezza per gli abitanti e per i lavoratori del cantiere, che si stima possano passare dagli attuali 4 mila, tra diretti e indiretti, a circa 7 mila;

   il progetto, presentato e approvato anche dalle organizzazioni sindacali l'8 luglio 2019, prevede che le attività di messa in sicurezza vengano cominciate al più presto;

   i detriti del Ponte Morandi, quelli del Terzo Valico più il materiale avanzato con la messa in sicurezza del Rio Molinassi, possono essere usati rapidamente per il riempimento a mare;

   la soluzione condivisa, raggiunta grazie al contributo di tutti i componenti del tavolo tecnico, ha fissato la data di avvio dei lavori entro il 2019 –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per sostenere la realizzazione di un intervento prioritario per la messa in sicurezza del territorio e di una azienda di primaria importanza sul piano occupazionale, strategico e industriale.
(4-03703)

Apposizione di una firma
ad una mozione.

  La mozione Lattanzio e altri n. 1-00146, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Delmastro Delle Vedove n. 3-00766, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Delmastro Delle Vedove n. 4-03158, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Parentela n. 4-03648, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: D'Ippolito, Sapia.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-02784, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ferro.

Ritiro di documenti del
Sindacato Ispettivo.

  I seguente documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Giacomoni n. 5-02336 del 24 giugno 2019;

   interrogazione a risposta scritta Delmastro Delle Vedove n. 4-03158 del 25 giugno 2019;

   interpellanza Giannone n. 2-00503 del 30 settembre 2019;

Ritiro di una firma da una interrogazione.

  Interrogazione a risposta scritta Ferro e altri n. 4-03660, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 settembre 2019: è stata ritirata la firma del deputato Sasso.