XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 230 di martedì 1° ottobre 2019
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 11,05.
PRESIDENTE. La seduta è aperta. Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 27 settembre 2019.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Claudio Borghi, Bruno Bossio, Colucci, Comaroli, De Lorenzis, Luigi Di Maio, Ficara, Gallinella, Gebhard, Giorgis, Liuzzi, Lupi, Maggioni, Rosato, Giovanni Russo, Paolo Russo, Schullian, Silvestroni, Tasso, Traversi, Vitiello e Zanella sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.
(Iniziative di competenza a sostengo del processo di pace in Colombia, anche al fine di assicurare condizioni di sicurezza e imparzialità per le prossime elezioni amministrative previste per il mese di ottobre – n. 3-00987)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Di Stasio ed altri n. 3-00987 (Vedi l'allegato A).
La sottosegretaria di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, ha facoltà di rispondere.
EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Di Stasio e gli altri per aver sollevato questa interessante questione importante. Vorrei dire che l'accordo di pace del 2016, a cui ha aderito la grande maggioranza degli ex combattenti FARC, ha posto fine a più di cinque decenni di conflitto armato e la sua piena attuazione rappresenta il cammino da seguire per preservare la pace. L'Italia appoggia, pertanto, con convinzione le misure dell'accordo, miranti al recupero delle aree sottratte alle FARC e alla reintegrazione degli ex guerriglieri nella vita civile e politica colombiana.
Il sostegno della comunità internazionale è, infatti, fondamentale per rendere tangibili i risultati ottenuti con l'accordo. In tale senso, già nel dicembre 2016, l'Unione europea ha istituito un apposito fondo fiduciario, con un plafond complessivo di 118,5 milioni di euro, allo scopo di finanziare l'attuazione degli accordi e, in particolare, le attività di recupero delle aree precedentemente occupate dalle FARC. L' Italia ha confermato la propria partecipazione con 3 milioni di euro, entrando così a far parte del board del fondo.
Inoltre, nel corso della sua recente visita in Colombia, l'Alto rappresentante Mogherini ha annunciato un ulteriore contributo di 4,5 milioni di euro alla Comisión de la verdad e un finanziamento a favore del sistema giudiziario della JEP (Giurisdizione speciale per la pace), istituiti in seguito agli accordi del 2016.
Quanto all'aiuto allo sviluppo, l'Italia ha sostenuto e favorito l'inclusione della Colombia tra i beneficiari dei fondi dell'Unione europea per il periodo 2014-2020. Sul piano bilaterale, la nostra cooperazione è attiva in Colombia sin dal 1971, caratterizzandosi per il numero e il valore rilevante degli interventi diretti principalmente a sostenere il processo di pace, soprattutto con progetti in ambito agricolo per il reinserimento degli ex guerriglieri e nello sminamento umanitario. L'impegno italiano si configura come un contributo a dono, dell'ordine di poco più di 13 milioni di euro, nel corso del triennio 2018-2020.
In tale quadro, con riferimento alla specifica collaborazione in materia di sicurezza, il Ministero degli Affari esteri ha finanziato, nel 2018, un programma di formazione della Guardia di finanza a beneficio delle autorità colombiane competenti per il contrasto al crimine organizzato.
L'Italia è altresì impegnata nel sostegno finanziario all'Organizzazione degli Stati americani e al Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite (UNMAS) per iniziative nel settore dello sminamento umanitario, e oltretutto l'Italia promuove ormai da svariati anni, attraverso l'IILA (Istituto italo-latinoamericano), un progetto bilaterale di formazione del battaglione di sminamento delle Forze armate colombiane. Il fatto che il battaglione sia adesso rispondente agli standard NATO è per l'Italia motivo di particolare orgoglio.
Quanto alle trattative con l'ELN (Esercito di liberazione nazionale), seconda storica formazione guerrigliera colombiana, l'Italia, insieme a Norvegia, Svizzera, Germania, Olanda e Svezia, fa parte del Gruppo di Paesi di appoggio, accompagnamento e cooperazione costituito su richiesta dell'ELN per sostenerne, sul piano tecnico e finanziario, la partecipazione alle tornate negoziali. L'attività del Gruppo è, tuttavia, al momento ferma, in quanto, come è noto, il Governo colombiano ha interrotto il dialogo con l'ELN in seguito all'attentato contro la Scuola di polizia di Bogotà del gennaio scorso.
Il Governo italiano guarda certamente con preoccupazione al recente annuncio della ripresa della strategia della violenza da parte di alcuni gruppi dissidenti delle FARC, nonché all'aumento della violenza, con particolare riferimento all'uccisione di attivisti sociali, difensori di diritti umani ed esponenti politici, come nel recente caso, citato, appunto, nell'interrogazione, della candidata sindaca di Suarez, Karina Garcia Sierra.
Riconoscendo l'importanza delle misure sin qui adottate da parte del Governo colombiano, l'Italia condivide la necessità di mantenere alta l'attenzione, in particolare nel contesto dell'attuale campagna elettorale in vista delle elezioni comunali e regionali di fine ottobre e, a tal fine, sostiene, anche con un contributo finanziario, la missione di monitoraggio elettorale organizzata dall'Organizzazione degli Stati americani. L'Italia, dunque, saluta positivamente la recente firma, da parte dei partiti politici partecipanti al voto, del “Patto per la cultura politica e la non violenza nella campagna elettorale”.
Posso, dunque, assicurare che il profondo impegno italiano per il processo di pacificazione del Paese rimane confermato e che l'Italia continuerà a prestare il proprio pieno sostegno alla Colombia negli sforzi dedicati al consolidamento della pace e della democrazia.
PRESIDENTE. La deputata Di Stasio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie anche alla Viceministra Del Re, la sua risposta mi soddisfa pienamente e dimostra che il Governo è attento alla questione che abbiamo posto. Quindi, la ringrazio e sono in attesa degli sviluppi che vedono la Colombia, nei prossimi mesi, impegnata sulla vicenda.
(Iniziative per una larga diffusione del sistema di trasporto intelligente C-ITS, ai fini dello sviluppo infrastrutturale del Paese - n. 2-00379)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Crippa e Marino n. 2-00379 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Marino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
BERNARDO MARINO (M5S). Illustro, grazie, Presidente. Signor sottosegretario, parliamo in questa interpellanza di smart road, un'iniziativa del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti finalizzata al rilancio del settore attraverso la trasformazione digitale (la digital transformation), intesa come un fattore abilitante della crescita sostenibile, intelligente e inclusiva nel Paese. È uno sguardo verso il futuro: quando pensiamo alle smart road, pensiamo alla Salerno-Reggio Calabria, per restare nella mia regione, pensiamo alla Sassari-Olbia, nel momento in cui finalmente si sarà concluso il lungo iter realizzativo, che attende, appunto, il suo completamento.
Come dicevo, l'obiettivo è di innovare e rinnovare il sistema delle infrastrutture stradali e renderle più sicure, meglio utilizzate, fruibili e in grado di generare dati e servizi per migliorare l'esperienza del viaggio di tutti i cittadini italiani, per facilitare il trasporto delle merci, per contribuire a determinare quello che si può definire un nuovo ecosistema tecnologico favorevole per le imprese.
Analogamente, la trasformazione digitale delle infrastrutture si configura e vuole essere un volano per l'intera economia del nostro Paese, dal momento che il settore, per la sua capacità di attrarre investimenti importanti e connettere soggetti e settori produttivi diversi, può tornare a rappresentare la frontiera dell'innovazione, soprattutto se si considerano come primari gli interventi di upgrading, di aggiornamento tecnologico, il cui costo e i cui tempi di realizzazione sono, mediamente, più bassi, ovviamente, rispetto agli interventi sulle infrastrutture fisiche.
La realizzazione del processo di trasformazione digitale richiede che siano realizzate, però, strutture e piattaforme tecnologiche abilitanti. Queste piattaforme si basano su elementi quali la connettività di persone e veicoli, gli open data, i big data e l'Internet delle cose, tutti destinati a generare una molteplicità di dati, che sono di interesse sia per il gestore dell'infrastruttura, che per i viaggiatori e anche per le autorità e per gli enti di pianificazione.
Quindi, le smart road possono rappresentare un elemento per fornire ai territori da esse rappresentati una dorsale con cui supportare i servizi di connettività dell'Internet delle cose, non necessariamente legati al trasporto, come, per esempio, il supporto all'agricoltura di precisione. Ma l'elemento più rilevante con riferimento alle infrastrutture abilitanti di cui abbiamo detto, è legato alla predisposizione della dorsale e dei servizi di comunicazione esposti per l'implementazione delle soluzioni cosiddette C-ITS, un termine inglese Cooperative intelligent transport systems: un piano di investimento le cui linee generali sono state presentate qualche anno fa, nel 2016, dalla commissaria dell'Unione Europea Violeta Bulc e che si ponevano l'obiettivo di stabilire un quadro di riferimento complessivo entro il 2019, quando cioè le prime vetture a guida autonoma sarebbero arrivate sul mercato. Un piano, quello delle C-ITS, con investimenti che nel tempo avrebbero potuto superare la consistente cifra di 3 miliardi di euro. Proprio la diffusione di questi sistemi di C-ITS può contribuire, dunque, a raggiungere una serie di obiettivi della Commissione europea nell'ambito dei trasporti, come la sicurezza, la riduzione della congestione, il miglioramento delle condizioni di trasporto e, da non sottostimare, degli impatti ambientali.
La costante evoluzione nel settore dello sviluppo tecnologico consente di gestire oggi in modo intelligente il sistema dei trasporti nella sua globalità e di far fronte alle svariate esigenze espresse sia dagli operatori sia dagli utenti del trasporto pubblico e privato. I sistemi intelligenti di trasporto possono oggi essere considerati degli strumenti indispensabili per la gestione della mobilità sia nelle aree urbane che in quelle metropolitane. Uno degli elementi cruciali per il successo di queste nuove applicazioni sarà la protezione dei dati, molti dei quali personali, scambiati tra le vetture, e che sono necessari, però, per il funzionamento del sistema. Un recente studio di una società di consulenza, la Analysis Mason, stima il nuovo valore economico complessivo generato dall'introduzione di un sistema di trasporto intelligente in Europa in una fascia compresa tra i 20 e i 40 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
Già a ottobre del 2017 le autorità di protezione dei dati europee hanno approvato un parere sul sistema di trasporto intelligente C-ITS che forniva una serie di raccomandazioni per l'industria al fine di raggiungere il duplice obiettivo dello sviluppo tecnologico e della tutela dei diritti. Lo scorso 8 marzo queste raccomandazioni sono state ribadite in una sorta di decalogo nel corso dell'assemblea dello European telecommunications standards institute, che sarebbe l'organo di standardizzazione che a livello continentale sta sviluppando le architetture e i protocolli per lo scambio delle informazioni tra i veicoli. Lo stato delle infrastrutture non deve essere esclusivamente noto con riferimento alle condizioni di circolazione, ma anche con riferimento alle condizioni ambientali e a quelle strutturali delle infrastrutture, queste ultime organizzate e gestite all'interno di un modello digitale simile a quello tipico del Building information modeling (Bim). Quindi, con questa interpellanza, signor sottosegretario, chiediamo quali iniziative il Governo intenda assumere, alla luce dello stato dei lavori preparatori alla definizione del quadro giuridico necessario per una larga diffusione dei servizi C-ITS per le infrastrutture del nostro Paese.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Giancarlo Cancelleri, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO CANCELLERI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli Grippa e Marino per l'atto parlamentare su un argomento che è davvero di grande attualità ed importanza. L'utilità dei servizi di Cooperative intelligent transport systems, i C-ITS, è documentata da diversi studi effettuati in sede comunitaria: aumentano efficienza e sicurezza del traffico dei veicoli oggi in circolazione e sono un utile, forse necessario, completamento per i sistemi di guida autonoma e connessa del prossimo futuro. La loro realizzazione rappresenta una notevole opportunità per il Paese. In Italia sono in atto diverse sperimentazioni, sia in ambito autostradale che urbano, in collaborazione con molteplici portatori di interesse, contribuendo a produrre il necessario livello di conoscenza. La legge di bilancio del 2018, la legge n. 205 del 2017, all'articolo 1, comma 72, prevede che il MIT, sentito il Ministro dell'Interno, definisca le modalità attuative e gli strumenti operativi di sperimentazioni per “sostenere la diffusione delle buone pratiche tecnologiche nel processo di trasformazione digitale della rete stradale nazionale”, cosiddetta Smart Road, nonché allo scopo di promuovere lo sviluppo, la realizzazione in via prototipale, la sperimentazione e la validazione di soluzioni applicative dinamicamente aggiornate alle specifiche funzionali, di valutare ed aggiornare dinamicamente le specifiche funzionali per le smart road e di facilitare un'equa possibilità di accesso del mondo produttivo ed economico alla sperimentazione”.
Il MIT ha dato attuazione a tale disposto con il decreto ministeriale del 28 febbraio 2018, n. 70, il cosiddetto decreto Smart Road, in cui sono state definite le modalità attuative e gli strumenti operativi della sperimentazione su strada pubblica dei veicoli autonomi e connessi e delle soluzioni di smart road. Il relativo allegato tecnico fornisce indicazioni sugli standard funzionali minimi di una smart road in Italia, con l'introduzione, fra l'altro, del Building information modeling, il cui utilizzo è raccomandato dalla direttiva europea 2014/24 quale strumento metodologico e tecnologico finalizzato alla gestione dei processi e delle fasi operative di modellazione digitale delle nuove infrastrutture viarie. Il decreto Smart Road ha inserito i servizi di C-ITS day-1 nell'elenco di quelli obbligatori per le smart road italiane e alcune realtà locali. Ad esempio, i comuni di Modena e di Torino e le società Concessioni autostradali lombarde stanno procedendo a ulteriori sperimentazioni e alla realizzazione dei servizi.
La forte frammentazione delle responsabilità di gestione della rete stradale italiana impone il rafforzamento della governance per evitare ritardi nella realizzazione efficace dei servizi, con particolare riferimento allo sviluppo dei centri di servizio presso i diversi gestori. È pertanto importante che, ai fini di una realizzazione efficace e coerente, i vari portatori di interesse (gestori dell'infrastruttura, sviluppatori/fornitori), e gli Stati membri attuino soluzioni tecniche interoperabili e compatibili per la fornitura di servizi C-ITS.
Tra le competenze dell'Osservatorio tecnico di supporto per le smart road e per il veicolo connesso e a guida automatica, istituito con decreto dirigenziale del 4 maggio 2018, n. 9, elencate all'articolo 20, comma 6, si evidenziano: la predisposizione di studi di fattibilità e guida all'attivazione di eventuali processi realizzativi finalizzati alla implementazione di una piattaforma nazionale di supporto all'erogazione dei servizi C-ITS; favorire un'estesa e approfondita discussione nazionale, in sinergia con i tavoli di confronto internazionali, tesa a formare un consenso informato in preparazione della formulazione della normativa sui temi riguardanti veicoli automatici, connessi e cooperativi, tra i quali: 1) la proprietà dei dati, i modelli di circolazione e l'uso efficace dei dati stessi, la privacy e la riservatezza, la protezione di un mercato concorrenziale; 2) la sicurezza dei sistemi automatizzati e connessi; 3) la definizione di un piano nazionale a breve e medio termine che individui e definisca gli interventi di supporto necessari a garantire l'efficacia dell'iniziativa Smart Road, quali la creazione di banche dati nazionali cartografiche, di piattaforme condivise per l'utilizzo efficiente dei dati provenienti dai veicoli cooperativi, di strumenti di supporto e monitoraggio per i veicoli a guida automatica; promozione, coordinamento e supporto da un punto di vista tecnico e delle competenze alla partecipazione delle istituzioni rappresentative del Paese ai tavoli di discussione, normazione e programmazione internazionali.
Ed è proprio in quest'ottica che il Ministero sta avviando la progettazione e la realizzazione di un ecosistema nazionale di servizi C-ITS, prevedendo lo sviluppo di uno o più prototipi di piattaforma aperta ed evolutiva, per l'erogazione dei servizi C-ITS validi per i diversi ambiti stradali e per le diverse utenze.
Nell'ecosistema saranno ricompresi i diversi elementi caratterizzanti, quali ad esempio una raccolta di strumenti di ausilio per la realizzazione di suddetti servizi C-ITS sia per gli attori interessati, quale mezzo, tra l'altro, di condivisione e raccolta di informazioni, sia per l'Osservatorio tecnico per la gestione delle relative attività. Tale ecosistema ospiterà i servizi realizzati dai diversi operatori, dando priorità ai servizi oggetto dei progetti pilota nazionali, e sarà neutrale rispetto alle tecnologie di comunicazione, dedicando particolare attenzione agli aspetti che richiedono regole stringenti di cooperazione tra i vari attori. La soluzione tecnica per la piattaforma sarà scelta analizzando le numerose esperienze nazionali ed europee; quanto realizzato resterà di proprietà del MIT, che lo renderà fruibile anche in modalità riuso con modi e tempi che verranno successivamente definiti.
La piattaforma includerà sia i servizi C-ITS day-1 sia nuovi servizi di interesse degli sperimentatori, con attenzione anche ai servizi erogabili con sistemi di comunicazione a lungo raggio. Inoltre, la realizzazione della piattaforma affronta e cerca di risolvere fattivamente l'importante criticità sopra evidenziata, ossia la difficoltà di realizzare i centri di servizio C-ITS in modo efficace e coerente, in considerazione della frammentazione del sistema italiano dei gestori delle infrastrutture viarie. Sicuramente la sperimentazione italiana potrà fornire un valido contributo alla Commissione europea nella stesura del relativi profili di sistema, contrastando l'attuale assenza di specifiche afferenti i servizi che possono utilizzare le comunicazioni a lungo raggio.
PRESIDENTE. La deputata Carmela Grippa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
CARMELA GRIPPA (M5S). Presidente, ringrazio il sottosegretario Cancelleri per la risposta, della quale ci riteniamo soddisfatti. Sono soddisfatta anche perché apprendiamo favorevolmente che esistono progetti sperimentali in Italia sulle smart road ed esiste una predisposizione normativa, contenuta, come lei ha enunciato, al comma 72 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018. Questo sembra appunto un opportuno segnale che si sta lavorando nella giusta direzione su un argomento non facile e importante, che riguarda proprio la mobilità del futuro del nostro Paese. Un'altra buona notizia che ho appreso dalla sua risposta è che alcuni comuni italiani hanno avviato la sperimentazione, come i comuni di Modena e Torino, in collaborazione con la società concessioni autostradali lombarde. Abbiamo bisogno di questi modelli sempre più innovativi, e soprattutto che siano replicabili su larga scala, anche se sappiamo benissimo che ciò comporta una nuova idea di infrastrutture su cui lavorare su tutto il territorio nazionale. Modelli che, attraverso una distribuzione commerciale su larga scala di C-ITS abbiano l'obiettivo di migliorare in modo significativo la sicurezza stradale, perché sappiamo benissimo che la maggior parte degli incidenti sono dovuti proprio alla distrazione dei conducenti e degli automobilisti. Mi sia inoltre permesso di aggiungere che un aspetto ancora più importante riguarda il fatto che le tecnologie digitali consentono di ridurre l'errore umano. La ringrazio di nuovo per la risposta.
(Iniziative di competenza per destinare nuovo personale alla sede dell'Inps di Nuoro – n. 3-00988)
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Francesca Puglisi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Deidda n. 3-00988 (Vedi l'allegato A).
FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, sulla questione posta dall'onorevole Deidda, che ringrazio, in merito agli assetti territoriali dell'INPS in Sardegna e la situazione degli organici della sede di Nuoro, voglio ricordare che, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge 9 marzo 1989, n. 88, l'Istituto adempie alle funzioni attribuitegli adeguando la propria organizzazione all'esigenza di un'efficiente e tempestiva acquisizione dei contributi ed erogazione delle prestazioni; per questo le sue scelte organizzative sono sempre volte a garantire il più opportuno presidio del territorio. Interpellato con riferimento al presente quesito, l'INPS ha evidenziato che, nell'ambito di un processo di razionalizzazione e decentramento sul territorio delle sedi, che deve rispondere in via prioritaria alle esigenze di economicità della gestione, da un lato, e di prossimità con l'utenza dall'altro, la direzione regionale Sardegna ha rappresentato come l'articolazione dell'Istituto sull'isola fosse già il risultato di un processo di riorganizzazione avviato negli anni 2013-2014 e 2015-2017 e che ha interessato tutte le agenzie della regione. Conseguentemente, la stessa direzione regionale ha confermato il proprio assetto territoriale sull'isola e nella provincia di Nuoro, manifestando contestualmente l'intenzione di rafforzare la presenza dell'Istituto sul territorio attraverso lo sviluppo di collaborazioni con le altre pubbliche amministrazioni per l'istituzione di nuovi punti clienti di servizio, in considerazione delle specificità della regione e del contesto ambientale, caratterizzato, come sapete, da ampie di istanze del territorio nel suo insieme e del livello di sviluppo delle infrastrutture viarie. Partendo da questi presupposti, la direzione regionale Sardegna ha quindi ritenuto, al fine di evitare ipotesi di arretramento della presenza dell'Istituto sul territorio sardo, di non dover applicare i parametri previsti nel vigente regolamento di attuazione del decentramento territoriale. Detto questo, l'INPS ha riferito che la direzione centrale “organizzazione e sistemi informativi” ha preso atto di quanto rappresentato dalla direzione regionale Sardegna, in considerazione della particolare conformazione orografica del territorio e delle correlate difficoltà nella mobilità e nell'accessibilità, evidenziando comunque la necessità di un attento monitoraggio di quelle agenzie caratterizzate da un numero di personale in forza sensibilmente inferiore rispetto alla soglia minima.
L'articolazione dell'INPS sul territorio dell'isola resta allo stato attuale così caratterizzata: quattro direzioni provinciali (Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro); due agenzie complesse (Iglesias e Olbia); quattordici agenzie territoriali, di cui quattro nella provincia di Nuoro; cinque punti INPS, di cui uno nella provincia di Nuoro. Inoltre, l'assetto territoriale descritto è affiancato da diciassette punti cliente di servizio, attivi presso i comuni della regione. Quanto alla distribuzione territoriale delle nuove risorse, su cui appunto ci ha interrogato l'onorevole Deidda, tengo invece a riferire testualmente quanto comunicato dall'INPS a questo Ministero in sede di riscontro alla richiesta di elementi per rispondere a questo atto di sindacato ispettivo: “L'Istituto ha agito secondo criteri oggettivi che hanno tenuto conto della carenza di personale in ciascuna sede rapportata al volume delle prestazioni erogate agli utenti sulla base dei risultati delle analisi condotte dalla Direzione centrale pianificazione e controllo di gestione. Da parte comunque dell'Istituto c'è la consapevolezza che le carenze di personale siano tuttora evidenti, per cui le stesse analisi che hanno condotto ad assegnare risorse ad alcune sedi piuttosto che ad altre saranno alla base delle future destinazioni del personale che sarà immesso in Istituto a seguito delle autorizzazioni, già rilasciate dai competenti Ministeri, per l'assunzione di un contingente di oltre mille funzionari di area C e che permetterà di rafforzare il personale in forza presso tutte le sedi, compresa quella di Nuoro, che presentano una carenza di personale”.
PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, sottosegretario, la sua risposta mi sembra anche completa. Ha fatto una panoramica di quella che è la situazione della Sardegna, e mi sembra che abbia compreso che le nostre difficoltà nell'isola sono dovute a un territorio vasto con comunità che sono anche piccolissime, soprattutto nella provincia di Nuoro, che non possono raggiungere - anche perché sono persone anziane - il capoluogo o i grossi centri. Purtroppo, nella sede di Nuoro, nell'ultimo triennio, si sono persi una trentina o quaranta dipendenti, e purtroppo non sono mai state sostituiti, per questo facciamo appello adesso alla massima attenzione, e chiediamo appunto che la Sardegna, come la Direzione regionale ha rimarcato, venga tenuta in considerazione come un'isola che appunto ha delle particolarità specifiche rispetto a tutta Italia. Tenga conto che Nuoro è l'unico capoluogo italiano che non ha un metro di ferrovia statale, quindi i trasporti, ed è difficilmente collegabile; spero che il suo Governo possa tenerne conto. Spero anche che teniate conto che l'INPS, appunto, è forse uno dei primi datori di lavoro, purtroppo, con persone sempre più anziane, persone che devono mantenere i propri figli o i propri nipoti, perché purtroppo c'è un'alta disoccupazione. Capisco i criteri dello Stato, che deve mantenere gli uffici dove c'è più popolazione, però bisognerebbe incominciare a pensare che nei territori che si spopolano, soprattutto nel nuorese, c'è bisogno dello Stato. Quindi, al contrario, dobbiamo portare i servizi dove il privato fugge perché non c'è convenienza, mentre lo Stato deve invece rimanere con presìdi sempre più numerosi e sempre più vicini al cittadino. Comunque, la ringrazio. Spero veramente con fiducia, pur essendo opposizione, che possiate fare un buon lavoro e possiate comunque portare avanti quelli che sono veramente i benefici per un'isola che vi sta chiedendo aiuto e una provincia che vi chiede servizi. Nel mentre, buon lavoro e grazie per la risposta.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.
La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 14.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Daga, Gallo, Ehm, Francesco Silvestri e Suriano sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centoquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,04).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.
FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie, Presidente. Faccio un intervento da deputato messinese, ma anzi da cittadino messinese, perché oggi ricorrono dieci anni dalla tragedia dell'alluvione di Giampilieri. Era il 1° ottobre 2009, lo ricordo bene e lo ricordano bene tutti i messinesi che hanno vissuto quei momenti. Tutta la città si è stretta attorno alle famiglie delle vittime e di tutte le persone che hanno subito questa immane tragedia, si parla di 37 vittime. Dopo dieci anni parliamo di località e le voglio citare, perché si parla solo di Giampilieri, ma in realtà c'erano anche Scaletta, Altolia, Molino, Santo Stefano di Briga, Briga Superiore, Pezzolo e Itala. Presidente, dopo dieci anni va detto che in parte si è ricostruito, tanto si è fatto, ma ancora non si è fatto abbastanza per la mitigazione del rischio idrogeologico e per la mitigazione, evidentemente, dei cambiamenti climatici, perché, è vero che ora se ne parla tanto, ma quella fu una vera e propria bomba d'acqua che si abbatté e nessuno avrebbe potuto mai immaginare una cosa del genere. Oggi abbiamo un compito importante: per il dissesto idrogeologico, sì, ci sono dei piani, ci sono dei soldi che il Ministero dell'Ambiente ha messo in atto, ma oggi, che sono passati dieci anni, dobbiamo ricordarci che queste cose purtroppo sono avvenute, possono avvenire, e quindi è importante che noi, che siamo qui come classe politica, ce lo ricordiamo e facciamo il possibile perché non accada mai più (Applausi).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 14,25.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,25.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (A.C. 2100) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A), presentate al disegno di legge n. 2100: Conversione in legge del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica.
(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2100)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali presentate. A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
L'onorevole Iezzi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Iezzi ed altri n. 1: l'onorevole Iezzi non è presente in Aula e, quindi, si intende che vi abbia rinunciato.
Il deputato Zucconi ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Lollobrigida e altri n. 2. Colleghi! Colleghi, alla mia sinistra, colleghi!
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. Colleghi, intervengo per illustrare la questione pregiudiziale presentata da Fratelli d'Italia. Premettendo che il decreto-legge in conversione detta norme che definiscono il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica in grado di garantire un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali, pubblici e privati, da cui dipende l'esercizio di una funzione essenziale dello Stato; premesso che dalla relazione tecnica allegata al decreto si evince la necessità di affrontare con la massima efficacia e tempestività situazioni di emergenza in ambito cibernetico, anche in relazione ai recenti attacchi alle reti di Paesi europei e operando in conformità alle più elevate e aggiornate misure di sicurezza adottate a livello internazionale; premesso, tuttavia, che i tempi previsti per l'attuazione di quanto sancito dal decreto sono tutt'altro che brevi, dal momento che l'articolo 1 nel definire la finalità e l'ambito di applicazione del perimetro di sicurezza dispone l'individuazione dei criteri per la formazione degli elenchi delle amministrazioni pubbliche, degli enti e degli operatori nazionali, pubblici e privati, inclusi nel perimetro, tenuti al rispetto delle misure e degli obblighi conseguentemente previsti, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare, su proposta del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto; premesso che la possibilità di rispondere tempestivamente, attraverso il presente decreto, alle motivazioni di urgenza è ulteriormente vanificata dal fatto che, con altro decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato, sempre su proposta del CISR, entro dieci mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, verranno poi definite le procedure con cui i soggetti inclusi nel perimetro notificano gli incidenti aventi impatto nelle reti, i sistemi o i servizi individuati al Gruppo di intervento per la sicurezza informatica in caso di incidente italiano, che le inoltrerà a sua volta al dipartimento delle informazioni per la sicurezza; premesso ancora che è di tutta evidenza quanto il continuo ricorso alla decretazione di urgenza abbia minato, anche nelle passate legislature, il mantenimento di un corretto equilibrio fra gli organi costituzionali, non soltanto perché produce uno squilibrio istituzionale fra Parlamento e Governo attraverso il vulnus all'articolo 70 della Costituzione, che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere, ma anche perché priva l'opposizione della facoltà di esercitare la sua funzione di indirizzo e di controllo politico; premesso che il carattere di urgenza del decreto è palesemente smentito dalla previsione di date per l'entrata in vigore di alcune disposizioni i cui tempi e le cui modalità attuative arrivano fino a dieci mesi e, nello specifico, con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro dieci mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, vengono disciplinati le procedure, le modalità e i termini con cui i soggetti inclusi nel perimetro ne danno comunicazione al Centro di valutazione e certificazione nazionale e vengono previste attività di ispezione e verifica, attribuite alla competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dello Sviluppo economico, rispettivamente, per i soggetti pubblici e per i soggetti privati; ciò tutto premesso, pertanto, riteniamo che il provvedimento all'esame di quest'Aula violi l'articolo 77 della Costituzione non rispondendo a uno dei principi fondamentali sui quali la Corte costituzionale ha da sempre fondato i percorsi argomentativi legati al rispetto degli indispensabili requisiti di straordinaria necessità e urgenza per la legittima adozione dei decreti-legge e proponiamo quindi di deliberare di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2100 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.
COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Noi chiediamo di votare contro la questione pregiudiziale di incostituzionalità, perché riteniamo che sussistano, invece, i requisiti di necessità e urgenza. Parliamo di un tema molto delicato come la sicurezza nazionale, la sicurezza delle nostre reti, dei sistemi informativi, dello scambio di informazioni, della necessità di andare a disegnare e delineare il perimetro della sicurezza e, quindi, nazionale e anche per dare un segnale agli investitori, sia pubblici sia privati, in quanto questo sistema di sicurezza nazionale e questo perimetro devono garantire la sicurezza sia delle amministrazioni pubbliche sia dei privati. Quindi, c'è il tema sicurezza, c'è il tema investimenti, c'è il tema anche tecnologico, perché chiaramente tutti gli investimenti tecnologici - pensiamo al 5G, ma a tutto quanto riguarda la tecnologia e i sistemi informativi - non devono fare passi indietro, ma passi in avanti e, nello stesso tempo, occorre garantire alla rete la sicurezza che è essenziale. Perché è necessario un decreto-legge? È necessario proprio perché su questi temi non si può arretrare: bisogna andare avanti, andare spediti. Già nel 2012 è stato approvato un decreto-legge e, quindi, occorre anche adeguare la nostra normativa alle normative comunitarie, ai regolamenti e alle direttive, e quindi in questo settore dobbiamo correre e fare veloci per adempiere a tutto quanto riguarda gli strumenti normativi e la cornice legislativa. Occorre dire che sui contenuti, tra l'altro, non c'è divergenza perché il provvedimento migliora proprio sui tempi l'oggetto del disegno di legge che era stato già presentato dal Governo Conte I al Senato, l'atto Senato n. 1448, che contiene lo stesso impianto.
Quindi le stesse argomentazioni inserite nelle questioni pregiudiziali di incostituzionalità in realtà sono deboli proprio perché mi rendo conto ci sia l'imbarazzo di criticare un provvedimento che comunque recepisce i contenuti di un disegno di legge che è stato licenziato dal Consiglio dei ministri nel Governo Conte I. Quindi, i contenuti sono identici, anzi - ciò avvalora e giustifica ancora di più la necessità di un decreto-legge - vengono migliorati i tempi perché tutta quella normativa di attuazione che è essenziale viene ridotta - i sei mesi in quattro e i dodici in dieci - per consentire in una materia così delicata, una volta fissati i principi e la cornice del perimetro della sicurezza nazionale, alle amministrazioni pubbliche e comunque al mercato e al tema del sistema delle reti e delle informazioni di coordinarsi con il Comitato di sicurezza, i nostri servizi di intelligence, con le amministrazioni pubbliche, con il mercato e, quindi, per trovare questo equilibrio sono necessarie chiaramente normative di attuazione che non per questo giustificano l'iter di un disegno di legge, ma che, anzi, impongono la necessità di correre e di adeguarci.
Per questo penso che vadano respinte queste due pregiudiziali e che su questo provvedimento (i contenuti sono poi identici) si possa lavorare insieme.
Quindi non ci sono violazioni ai parametri costituzionali.
Sulle norme di attuazione la stessa Corte costituzionale è già intervenuta più volte e ha detto che…
PRESIDENTE. Colleghi, i banchi del Governo!
COSIMO MARIA FERRI (IV).…il requisito della necessità e dell'urgenza non va visto in merito al rinvio a norme di attuazione, ma all'importanza e alla necessità di intervenire e sfido chiunque a ritenere che la materia come quella della sicurezza nazionale e degli attacchi cyber e tutto quello che riguarda il sistema che viene collegato a questo scambio di informazioni non richieda un intervento urgente e riguarda non solo le amministrazioni pubbliche, l'ho detto prima, ma anche il privato; quindi pensiamo a tutto quello che riguarda le imprese, pensiamo al sistema bancario, alla necessità di dati che debbono essere sì conservati, ma garantendo quell'equilibrio e anche quella sicurezza, così come il flusso di denaro in via telematica, alla luce anche di tutto quello che il Governo sta predisponendo sul sistema anche informatico.
Quindi il sistema economico e sociale dipende dalla funzionalità delle reti e l'incremento del ricorso a strumenti tecnologici comporta certamente il rischio di attacchi…
PRESIDENTE. Concluda onorevole Ferri.
COSIMO MARIA FERRI….che possono comprendere la riservatezza e l'integrità di informazioni strategiche per la sicurezza nazionale e per l'operatività di tutti gli operatori dei settori economici e sociali.
Per questi motivi voteremo, come gruppo di Italia Viva, contro questa pregiudiziale di incostituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cattoi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO CATTOI (M5S). Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, sempre più gravi risultano in questi tempi oserei dire digitali le minacce alle reti, ai sistemi informativi e ai sistemi informatici necessari per l'espletamento di funzioni essenziali dello Stato.
L'avverarsi poi di tali situazioni rende sempre più concreta e attuale la possibilità che dal malfunzionamento, dall'interruzione anche parziale o dall'utilizzo improprio di tali reti derivi un pregiudizio grave per la sicurezza nazionale e il presente decreto, proprio per rispondere alle dinamiche e alle criticità richiamate, introduce disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, con la finalità di assicurare appunto un livello elevato di sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei sistemi informatici delle Amministrazioni pubbliche, nonché degli enti e degli operatori nazionali pubblici e privati e prevede misure idonee a garantire i necessari standard di protezione, consentendo al contempo la più estesa fruizione dei più avanzati strumenti offerti dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
Anche a tal fine è emersa la necessità ed urgenza di adeguare il quadro normativo in materia di esercizio dei poteri speciali da parte del Governo, di cui all'articolo 1-bis del decreto-legge n. 21 del 2012, al fine di apprestare idonee misure di tutela alle reti e anche ai settori strategici di comunicazione a banda larga basati sulla tecnologia 5 G, ai sensi del richiamato articolo 1-bis.
E nello specifico, in ordine alla pregiudiziale di costituzionalità che è ora in discussione, si precisa che i caratteri di necessità e urgenza sono da ritenere assolutamente indiscutibili, non solo per la natura della materia stessa, la sicurezza nazionale dello spazio cibernetico, ma principalmente perché il grado di rischio immanente impone di agire su base preventiva con idonee misure, piuttosto che intervenire a valle di situazioni di criticità già conclamate.
Rispetto alle norme richiamate, pare opportuno illustrare i confini entro i quali opera il divieto, contenuto nell'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, di conferimento di deleghe legislative in violazione dell'articolo 76 della Costituzione.
Tale ultima norma prevede che l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti.
È noto inoltre che i regolamenti sono atti formalmente amministrativi, che solo eventualmente possono rivestire natura normativa, e, per questo, discende dalla natura amministrativa dei regolamenti il fatto che ad essi non è applicabile il divieto di cui all'articolo 15 della legge n. 400 del 1988.
Così come ha avuto modo di chiarire la giurisprudenza amministrativa, la delega di cui all'articolo 15 della legge n. 400 del 1988 si attua mediante l'attribuzione al Governo della delega all'emanazione di un decreto legislativo; viceversa, quando il legislatore delega al Governo di emanare un regolamento, esprime la volontà di disciplinare la materia con atto amministrativo, soggetto alle norme ed impugnazioni degli atti amministrativi.
Il primo motivo della pregiudiziale deve quindi ritenersi infondato e quanto al rilievo che la tempistica di adozione dei regolamenti si ponga in contrasto con il requisito dell'urgenza, si rappresenta in primo luogo che la Corte Costituzionale interpreta il citato parametro in modo elastico, atteso che, rispetto alle esigenze…
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di lasciare liberi i banchi del Governo e poi in tutti i settori di abbassare il tono della voce. Prego.
MAURIZIO CATTOI (M5S). Grazie Presidente. Rispetto alle esigenze alla base della decretazione d'urgenza non sono quindi configurabili rigidi parametri, ma occorre una valutazione caso per caso.
Di analogo tenore è la posizione della giurisprudenza amministrativa, secondo cui la compatibilità di tali norme regolamentari con l'urgenza presupposta dal decreto-legge deve essere poi verificata in concreto ed è evidente che le norme contenute nel decreto-legge costituiscono solo la cornice normativa, che richiede inevitabili misure attuative e amministrative di dettaglio in tempi congrui.
Anche il più lungo termine di dieci mesi, di cui al comma 6 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame, appare pertanto pienamente congruo rispetto all'urgenza sottesa al provvedimento e al necessario coinvolgimento dei soggetti interessati.
Pertanto dichiaro quindi il parere contrario del MoVimento 5 Stelle alla pregiudiziale in esame, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie Presidente, tre brevi questioni: oggi mi tocca cambiare mestiere rispetto al solito, perché in genere io dovevo spiegare le ragioni delle pregiudiziali di costituzionalità e spesso il collega Iezzi doveva cercare di difendere le ragioni opposte.
Mi dispiace di non vederlo, perché sarebbe stato interessante vedere anche lui nel cambio di ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Ecco, vorrei anzitutto dire che, siccome nell'anno precedente normalmente noi non abbiamo avuto spesso risposte ai nostri argomenti o risposte burocratiche, noi non faremo agli altri quello che è stato fatto a noi, cioè quando avremo delle pregiudiziali noi risponderemo puntualmente nel merito, come è giusto fare.
Secondo punto: la mozione di Fratelli d'Italia è quella obiettivamente meglio argomentata, perché ci pone la questione dell'uso eccessivo della decretazione, che è un problema reale, il problema è reale e non può essere ignorato o liquidato semplicisticamente; però il nostro ruolo di uomini delle istituzioni non consiste nel prendersela con un capro espiatorio momentaneo, cioè il Governo che in quel momento mette la fiducia, ma sta nel rimuovere le cause che hanno portato all'uso eccessivo delle fiducie e dei decreti.
Oggi noi abbiamo chiesto in Commissione, in connessione con la riduzione dei parlamentari, di avviare un progetto di riforma del Regolamento che consenta di garantire tempi certi alle iniziative del Governo, senza dover ricorrere ai decreti.
Allora, se vogliamo lavorare su questo ed evitare ogni volta di confrontarci su decreti e pregiudiziali su questi argomenti, andiamo a risolvere le cause, invece che curare gli effetti, che in genere poi non funziona mai.
Terzo punto: l'argomento di fondo di merito su questo decreto, che sostengono tutte e due le pregiudiziali, riguarda il fatto che il decreto si dice necessario e urgente, ma poi comprende tutta una serie di adempimenti che si spalmano su vari mesi e quindi, siccome si spalmano su vari mesi, ciò negherebbe la necessità e l'urgenza.
A questo argomento hanno già risposto i due precedenti oratori di maggioranza, io mi limito a presentare due ulteriori argomenti, uno quantitativo e l'altro qualitativo.
Questo provvedimento è fatto di 33 commi; 26 su 33 non hanno adempimenti successivi; 26 su 33: questo vuol dire che, in larga prevalenza, nessuno può contestare che questo provvedimento sia necessario e urgente. A questi adempimenti successivi si ricorre solo in 7 casi su 33.
Ma perché vi si ricorre? Perché questa materia, quella dell'innovazione tecnologica, non ha bisogno solo di norme immediate, ma essendo una materia dove rapidamente le tecnologie diventano vecchie, c'è bisogno di procedure veloci che consentano anche nei mesi successivi di adeguarsi al ritmo dell'innovazione tecnologica. Quindi, per queste due argomentazioni - quantitativa e qualitativa -, riteniamo che si debbano bocciare entrambe le pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Sull'ordine dei lavori.
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, noto oggi un'assenza significativa in quest'Aula: tutto il gruppo della Lega, oggi, non è presente. Io ho letto i giornali e mi pare di aver capito che la Lega, oggi, non è presente, perché vuole così protestare pubblicamente circa il fatto che l'ex brigatista Saraceni, condannata per il delitto D'Antona, parrebbe risultare titolare di reddito di cittadinanza. Orbene, Presidente, io vorrei ricordare un attimo all'Aula come è andata in quella circostanza…
PRESIDENTE. Onorevole Zanettin, io la lascio parlare, perché, naturalmente, l'assenza di un gruppo è un dato politico significativo e rilevante, però, poi, arrivi alla proposta sull'ordine dei lavori perché altrimenti diventa complicato…
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Le anticipo, così la tolgo dall'imbarazzo, Presidente, che io chiederò che il Governo venga a riferire a tale proposito. Tuttavia, trovo abbastanza singolare, come dire, curioso, che si faccia questione appunto del beneficio del reddito di cittadinanza a favore di una ex terrorista quando la questione venne dibattuta a suo tempo, durante la discussione sul reddito di cittadinanza. Io voglio ricordare all'Aula che, personalmente, presentai un emendamento, esattamente il 7.11 che escludeva dal beneficio del reddito di cittadinanza chi si fosse macchiato di reati gravi e, in particolare, dei reati di terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quell'emendamento, Presidente, io lo illustrai chiaramente nei suoi contenuti nel corso della seduta della Commissione giustizia del 13 marzo 2019 e quell'emendamento venne bocciato da quella che, all'epoca, era la maggioranza, quindi, MoVimento 5 Stelle, ma anche Lega. Quindi, lo ripeto, trovo del tutto curioso e incoerente che una forza politica che ha votato contro quell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), oggi, faccia una così plateale contestazione al risultato di quella sua votazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Quindi, immagino che lei stia chiedendo che il Governo venga a riferire in Aula sull'attuazione della legge, se ci sono, magari, iniziative per delimitare l'ambito di applicazione, per evitare che si incorra in questi rischi. Mi pare di aver capito che sia questa l'intenzione; lo conferma? Bene, dunque, su questo tema darò la parola soltanto a un oratore per ciascun gruppo. Per Fratelli d'Italia, l'onorevole Bignami. Prego.
GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Presidente, noi riteniamo doveroso che il Governo di uno Stato, che mette nelle mani sporche di sangue di una brigatista i soldi del contribuente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ottenuti tramite il reddito di cittadinanza, votato dalla maggioranza precedente e confermato da questo Governo, venga a riferire in Aula per spiegare non solo come ciò sia potuto accadere, ma anche come sia stato possibile che oggi tutti si ergano a giudici, affermando che questo è vergognoso quando, per quattro volte, è stata rifiutata e rigettata la proposta avanzata dal gruppo Fratelli d'Italia proprio affinché ciò non avvenisse. Non serviva essere dei geni o dei chiromanti per capire che cosa sarebbe avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); si sapeva che sarebbe avvenuto e non è l'unico caso, perché un altro brigatista che, tra l'altro, si permette anche di rivolgere minacce a un organo di stampa, come Il Secolo d'Italia, verso cui nessuno ha ritenuto di muovere una parola di solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), percepisce il reddito di cittadinanza ed ha la sfrontatezza, ironizzando sulle sue malefatte, di dire: beh, andrò a fare una rapina, rinunciando al reddito di cittadinanza. Il Governo ha il dovere di venire a spiegare come sia possibile che chi ha compartecipato all'omicidio di un servitore dello Stato, come Massimo D'Antona, ora venga retribuito da quello Stato. E non staremo qua a dire che anche altre forze politiche avevano rigettato quelle proposte che Fratelli d'Italia aveva avanzato e che, oggi, magari si scoprono essere un po' sorprese da questa applicazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non lo staremo a dire, perché sarebbe fin troppo superfluo, ma è doveroso che il Governo venga a riferire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Signora Presidente, non credo che sia all'ordine del giorno di questa discussione un dibattito tra noi, qui, nel Parlamento italiano, su che cosa si debba pensare dell'uso delle armi nella lotta politica, del terrorismo, in questo caso del brigatismo o cosiddetto tale; credo che siamo tutti e tutte d'accordo sul fatto che chi spara in nome di un'idea e uccide qualcun altro debba essere, senza mezzi termini, condannato per la sua colpa; tuttavia, la discussione che qui è stata aperta riguarda ben altro e di questo vorrei brevemente parlare, riguarda la concezione della giustizia che in un Paese come il nostro è opportuno avere e praticare, ovvero riguarda il fatto di discutere se la giustizia e in questo caso la punizione rispetto a una colpa accertata dalla magistratura debba o no essere orientata alla rieducazione, al reintegro nella società o debba o meno contenere, insieme all'aspetto penale, quelle che si chiamano in gergo giuridico pene accessorie. Ora, ricordo che tra le pene accessorie previste per reati anche molto gravi non è prevista né la condanna all'indigenza né alla povertà e che, quando una norma, come quella sul reddito di cittadinanza, prevede caratteri specifici perché venga assegnata tale misura, ebbene, quel reddito deve poter essere assegnato anche a chi, come in questo caso, sconta, come io credo sia giusto, una pena per i reati che ha commesso. Il fatto è che, attorno a questo tema e in termini evidentemente del tutto strumentali, emerge un tratto culturale molto pericoloso, dal mio punto di vista, quello che appunto pensa alla pena come a un elemento di vendetta perenne e che in fondo sottende (Proteste del deputato Deidda)… e che in fondo sottende una cultura regressiva…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, onorevole Deidda, onorevole Deidda!
NICOLA FRATOIANNI (LEU). …che io considero molto pericolosa di una parte non irrilevante della politica di questo Paese (Commenti del deputato Deidda).
PRESIDENTE. Onorevole Deidda! Nessun altro chiede di intervenire, passiamo (Commenti del deputato Deidda)...Onorevole Deidda, la richiamo all'ordine per la prima volta! Onorevole Deidda, onorevole Deidda l'ho richiamata all'ordine già una volta (Commenti del deputato Deidda). Onorevole Deidda, la prego!
Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018 (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 1201-B) (ore 14,57).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato, n. 1201-B: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018.
Ricordo che nella seduta del 30 settembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative ad essi presentate.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Avverto che non saranno posti in votazione, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, gli articoli 2, 5, 8, 9, 10, 11, 17, 18, 19, 21, 23, 24 e 26, in quanto non modificati dal Senato.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 3).
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FILIPPO SCERRA, Relatore. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 6.2 Vietina, 6.1 Rossello, 6.3 e 6.4 Vietina, 6.5 e 6.6 Rossello e 6.20 Costa, parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.2 Vietina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, grazie. Questo emendamento, che presenta Forza Italia, ha ad oggetto la riduzione del termine per l'esercizio della delega dai dodici mesi previsti ai sei mesi (poi ne ritroveremo un altro, che è nove mesi).
Ebbene, Presidente, io ho sentito il parere contrario espresso dal relatore e il parere contrario espresso dal Governo. Chiedo ai colleghi del Partito Democratico come possano votare, credo, in maniera contraria su questo emendamento quando i loro colleghi al Senato hanno presentato un emendamento identico al nostro - identico al nostro - e lo hanno licenziato favorevolmente. Quindi, mi viene il dubbio, Presidente, che per il sol fatto di essere entrati in una maggioranza diversa si cambi opinione sull'emendamento.
Io, in Commissione, Presidente, ho sentito il capogruppo del PD rispondere alla mia osservazione che si tratta di una cosa inevitabile, data la nuova maggioranza di Governo. Io credo che laddove si tratti di emendamenti di natura prettamente tecnica il PD dovrebbe pensare diversamente e agire di conseguenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.2 Vietina, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Rossello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.3 Vietina. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Anche in questo caso non ho preso la parola sull'emendamento di prima, perché era semplicemente una rimodulazione di quello che avevamo discusso, Presidente, ma anche in questo caso, perché sia chiaro ai colleghi e perché rimanga a verbale dei nostri scritti, che anche in questo caso l'emendamento riproduce un analogo testo che i colleghi del Partito Democratico avevano presentato al Senato, identico a quello che Forza Italia riproduce oggi alla Camera. Allora, mi chiedo anche in questo caso come faranno a votarlo negativamente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Vietina, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.4 Vietina, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.5 Rossello. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.
GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, intervengo solamente per puntualizzare quali siano il contenuto ed il tenore dell'emendamento da noi presentato.
La volontà del gruppo di Forza Italia nel presentare questi emendamenti è stata di andare a rafforzare sempre e comunque il rispetto dei princìpi del nostro ordinamento nel contesto dell'ordinamento comunitario, ricordando l'esigenza della compatibilità, della completezza e della sussidiarietà che noi dobbiamo sempre assicurare e verificare. Il nostro emendamento tende a puntualizzare sulla necessità che si riconosca a qualsiasi livello l'impossibilità del ne bis in idem e l'impossibilità che uno stesso soggetto venga condannato due volte, o giudicato due volte, per la stessa fattispecie. Ritenevamo che fosse un principio di civiltà e volevamo che fosse un principio assolutamente condiviso di una civiltà giuridica che fa parte di tutto quanto il nostro essere come cittadini europei: evidentemente sbagliavamo e non comprendiamo come la Commissione ed il Governo abbiano potuto dare un parere negativo. Ci permettiamo di sottolineare che questo è - riteniamo - assolutamente infondato e, naturalmente, come gruppo di Forza Italia voteremo favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.5 Rossello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.6 Rossello. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.
GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, le articolazioni delle mie motivazioni sono le medesime dell'intervento di poco fa. Questo emendamento è inserito nella medesima linea a cui faceva riferimento l'emendamento precedente: stiamo agendo per tutelare i principi di garanzia della nostra Costituzione, che in prima battuta sono ciò che è stato fatto proprio dalla civiltà giuridica anche dell'Unione europea; di conseguenza non riusciamo a capire come possa esserci una posizione contraria da parte del Governo e da parte della Commissione. Noi continueremo a insistere sempre e comunque sul fatto che la sussidiarietà dev'essere intesa sia nell'un senso che nell'altro senso, che non è sufficiente partecipare solamente alle fasi ascendenti e alle fasi discendenti del procedimento normativo comunitario se non si partecipa anche all'affermazione dei principi di diritto che si debbono sempre rispettare. Per questo annuncio il voto favorevole di Forza Italia su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Desidero solo ricordare che questa legge, che è molto importante, è al terzo passaggio: è passata alla Camera, poi al Senato, dove sono stati introdotti degli emendamenti; sono state tenute audizioni e ha impiegato sei mesi al Senato ed è ritornata, quindi parliamo di un anno anziché di quattro o cinque mesi come dovrebbe. Questo ritardo ci ha già causato l'apertura di quattro infrazioni; se ne aprirebbe un'altra il 9 ottobre se noi non la approviamo. Alcune criticità che ci sono già state previste come assorbibili nel decreto-legge, visto che noi stiamo parlando di deleghe al Governo. Ecco, ci tenevo a riassumere la posizione che stiamo assumendo anche nel bocciare questi emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.6 Rossello, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.20 Costa.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI). Presidente, questo emendamento si riferisce al mandato di arresto europeo. Ciò significa che un Paese può chiedere di arrestare una persona del nostro Paese, una persona in Italia. Un Paese dell'Unione europea spicca un mandato di arresto europeo per restringere la libertà personale di una persona che si trova sul nostro territorio nazionale. Ebbene, cosa punta a specificare questo emendamento? Semplicemente che quel Paese e quell'ordinanza restrittiva della libertà personale rispettino le esigenze minime, le garanzie minime previste dalla legislazione nazionale italiana.
Mi spiego. Noi sappiamo che dobbiamo, per restringere la libertà personale di un soggetto, evidenziare e motivare sulla sussistenza delle esigenze cautelari. Ebbene, se non viene specificata questa esigenza cautelare nel mandato di arresto europeo, c'è una lacuna nel nostro ordinamento, nella nostra legislazione, in base alla quale comunque la nostra autorità non può respingere la richiesta di arresto. Quindi noi chiediamo di inserire l'esigenza che, qualora l'ordinanza non sia adeguatamente motivata, venga respinta la richiesta di mandato europeo; o, in altro caso, qualora venga applicata sulla base di prove assolutamente illegittime secondo la legislazione italiana, o sulla base di intercettazioni che non sarebbero magari consentite dalla legislazione italiana, ebbene, noi dobbiamo, non dico garantire i nostri cittadini, ma garantire i cittadini presenti sul territorio italiano che vengono eseguite restrizioni della libertà personale tenendo conto di garanzie previste nel nostro ordinamento.
Che succede se, ad esempio, un Paese ci chiede un mandato di cattura europeo per un cittadino, e questo Paese non ha limiti massimi per la carcerazione preventiva? Questo è inserito nel provvedimento, però è bene dire che i limiti non debbono essere soltanto impliciti, ma debbono essere espliciti e specificati, perché ci sono Paesi che questi limiti alla custodia cautelare (significa custodia prima del processo) non li hanno.
Ecco, questo punta a specificare l'emendamento. È stato dato parere contrario. Guardate, avremmo potuto tranquillamente metterlo in votazione e magari chiedere il voto segreto; sono convinto che molti colleghi avrebbero aderito a questa impostazione, perché è un'impostazione meramente tecnica, non certamente politica. Noi riteniamo comunque di aderire all'invito da parte dei colleghi della maggioranza di portare avanti un ordine del giorno ritirando l'emendamento, però cercando di fare in modo che questi siano temi che debbono essere comunque tenuti in considerazione; forse non con questo provvedimento, ma certamente con dei provvedimenti che vadano a modificare la legge del 2005 su queste basi. Noi abbiamo un ordinamento: capisco anche tutti gli impegni di ordine sovranazionale, ma non possono essere scalfiti i principi base nel nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Costa. Quindi, se ben comprendo, ritira l'emendamento? Quindi, l'emendamento 6.20 è stato ritirato dal presentatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 11).
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 12).
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FILIPPO SCERRA, Relatore. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 12.2 Nevi, 12.1 e 12.4 Squeri e 12.3 Nevi, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Governo esprime parere conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.2 Nevi, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.1 Squeri, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.4 Squeri, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.3 Nevi, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 17).
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 18).
(Esame dell'articolo 14 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FILIPPO SCERRA, Relatore. Presidente, sull'emendamento 14.1 Mazzetti, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.1 Mazzetti, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 20).
(Esame dell'articolo 15 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 21).
(Esame dell'articolo 16 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FILIPPO SCERRA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 16.1 Mazzetti, 16.2 Vietina e 16.3 Mazzetti.
PRESIDENTE. Il Governo?
LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Parere conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.1 Mazzetti, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.2 Vietina, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 16.3 Mazzetti, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 25).
(Esame dell'articolo 20 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 26).
(Esame dell'articolo 22 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FILIPPO SCERRA, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 22.1 Rossello.
PRESIDENTE. Il Governo?
LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Parere conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.1 Rossello, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 28).
(Esame dell'articolo 25 - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1201-B/1.
SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno tratta un tema importante per gli interessi dei consumatori, che è quello dell'obsolescenza programmata. Spesso e volentieri usiamo apparecchi elettronici o strumentazione elettrica che dopo poco tempo, pochi anni, va fuori produzione e non ci sono più pezzi di ricambio o modi per riparare questo materiale.
Durante la discussione generale sono stati in diversi a sottolineare il fatto che l'Italia debba essere protagonista di queste normative a livello comunitario nella fase ascendente, e sono certo che il Ministro Amendola non si farà sfuggire l'occasione per dare un parere favorevole a un ordine del giorno come questo, che Forza Italia ha messo sul piatto, su un tema così importante. Si tratta di una normativa che già l'Unione europea sta affrontando. Nell'ordine del giorno si chiede al Governo italiano di sostenere la direzione che è stata intrapresa rispetto a questa normativa, che è quella di favorire una norma anti-spreco che promuova il riciclo e il riuso di queste strumentazioni elettriche ed elettroniche. La normativa europea in sostanza dice che su queste apparecchiature, per almeno sette anni, debbano essere tenuti sul mercato i pezzi di ricambio. Crediamo che questo genere di normative, oltre a proteggere i consumatori da questa prassi che viene definita obsolescenza programmata, che danneggia appunto i consumatori, sia una normativa che protegge, per un verso, l'ambiente, e per altro verso favorisce l'economia circolare. Per cui, in un momento in cui va molto di moda la sensibilità green, specie dalle parti del Governo, Forza Italia, con responsabilità e spirito propositivo, propone al Governo di farsi partecipe e protagonista nelle sedi europee rispetto a questa normativa, perché crediamo che questa normativa abbia diverse ricadute positive, in primis sugli interessi dei cittadini consumatori. Per cui, ci auguriamo che non solo riceva il parere favorevole da parte del Governo, ma che sia anche magari sottoscritta da colleghi di altri gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno.
LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente, ordine del giorno Baldelli n. 9/1201-B/1, parere favorevole. Ordine del giorno Cortelazzo n. 9/1201-B/2, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno Mazzetti n. 9/1201-B/3, parere favorevole con riformulazione: all'impegno del Governo sostituire la prima frase, “ad avviare quanto prima un tavolo di confronto con le associazioni delle categorie più interessate al mercato delle materie prime seconde e del riciclo”, con “ad avviare quanto prima le opportune iniziative, anche normative”; sopprimere poi le ultime parole: “agevolando le autorizzazioni al riciclo”.
Ordine del giorno Elvira Savino n. 9/1201-B/4, parere favorevole con riformulazione: per ogni impegno al Governo, aggiungere, ad ogni capoverso, le parole “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno numero Pittalis n. 9/1201-B/5, parere contrario. Ordine del giorno Gagnarli n. 9/1201-B/6, parere favorevole. Ordine del giorno Ilaria Fontana n. 9/1201-B/7, parere favorevole. Ordine del giorno Vianello n. 9/1201-B/8, parere favorevole. Sull'ordine del giorno Lattanzio n. 9/1201-B/9, parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare misure atte a (…)”. Ordine del giorno Spadoni n. 9/1201-B/10, parere favorevole. Ordine del giorno Cenni n. 9/1201-B/11, parere favorevole. Ordine del giorno Costa n. 9/1201-B/12, parere favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo quindi ai voti. Sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/1201-B/1 c'è parere favorevole. L'ordine del giorno Cortelazzo n. 9/1201-B/2 è accolto come raccomandazione: va bene. L'ordine del giorno Mazzetti n. 9/1201-B/3 è accolto con riformulazione: onorevole Mazzetti, accetta la riformulazione? L'accetta. Sull'ordine del giorno Elvira Savino c'è un parere favorevole con riformulazione: onorevole Labriola accettate la riformulazione?
VINCENZA LABRIOLA (FI). Presidente, noi accettiamo la riformulazione, anche se gradiremmo da parte del Governo la possibilità di accogliere l'ordine del giorno nella sua stesura principale, nella stesura con la quale noi l'abbiamo presentato, perché il problema della Xylella non ha più tempo di aspettare e le valutazioni del caso sono già state fatte. L'avanzamento del batterio di 2 chilometri al mese rende la situazione insostenibile, e riprendere i monitoraggi delle zone cuscinetto è fondamentale. Abbiamo un territorio in ginocchio, abbiamo la necessità di intervenire celermente, visto che dal 2013 ad oggi si è perso solo tempo, a tutti i livelli di amministrazione, dalla regione allo Stato. Quindi questi impegni, che sono stati anche in parte già annunciati dal Ministro, ci fa piacere che vengano accolti con riformulazione, ma saremmo ancora più contenti, non per noi ma per gli imprenditori e per gli agricoltori in ginocchio, che venissero accolti nella formula piena.
PRESIDENTE. Quindi, accetta la riformulazione. Il Governo cambia il parere? Resta così. La riformulazione è accettata. Ordine del giorno Pittalis n. 9/1201-B/5, c'è un parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pittalis n. 9/1201-B/5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Ordine del giorno Gagnarli n. 9/1201-B/6, parere favorevole. Ordine del giorno Ilaria Fontana n. 9/1201-B/7, parere favorevole. Ordine del giorno Vianello n. 9/1201-B/8, parere favorevole. Ordine del giorno Lattanzio n. 9/1201-B/9, c'è un parere favorevole con riformulazione: accetta la riformulazione? L'accetta. Ordine del giorno Spadoni n. 9/1201-B/10, parere favorevole. Ordine del giorno Cenni n. 9/1201-B/11, parere favorevole. Ordine del giorno Costa n. 9/1201-B/12, parere favorevole. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, chiudiamo oggi un lungo esame di un provvedimento di fondamentale importanza per il nostro Paese…
PRESIDENTE. Colleghi, facciamo in modo tale che l'onorevole Rossini possa svolgere il suo intervento. Prego, onorevole Rossini.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, chiudiamo oggi il lungo esame di un provvedimento di fondamentale importanza per il nostro Paese, perché le direttive europee incidono in maniera rilevante sulla vita dei nostri concittadini. Penso all'articolo 4, che porterà a prevedere la facilitazione del recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale; o all'articolo 11, che porterà all'emanazione di un testo unico per le misure di protezione contro organismi nocivi alle piante; o all'articolo 14, che porterà su base volontaria a prevedere misure di ritiro di piccoli rifiuti di apparecchiature elettroniche da parte dei distributori di generi misti. Queste deleghe che noi oggi approviamo dovranno da domani essere inserite nel nostro sistema normativo, auspicabilmente non sommando norme a norme ma andando a costruire un quadro unico e razionale, snello e il più chiaro possibile di indicazioni ed obblighi che mirano ad adeguare il nostro Paese e le nostre abitudini a uno stile di vita più attento all'ambiente, alla salute, alla sicurezza e alla facilitazione dei rapporti commerciali…
PRESIDENTE. Colleghi al banco dei nove, sta intervenendo una vostra collega!
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). …dei rapporti commerciali ed economici transfrontalieri e comunitari. Le direttive europee non devono essere vissute - come purtroppo spesso vengono fatte percepire - come delle imposizioni, ma sono grandi opportunità; soprattutto, è tramite di esse che noi costruiamo il nostro spazio di vita e vitale. Un gesto come la riduzione del riciclo in discarica, previsto dall'articolo 15, non porterebbe a nessun risultato se rimanesse confinato a una città, a un Paese; è solo perché con le direttive europee moltiplichiamo quel gesto che esso produrrà cambiamento, e così tutti i gesti e i micro comportamenti previsti da queste direttive, è proprio perché si svilupperanno su larga scala e su tutto il continente che potranno realizzare quegli obiettivi dell'Agenda 2030 che anche i nostri giovani ci chiedono di attuare. Due sono i fronti su cui lavorare per realizzare i diritti dei nostri concittadini: accanto a quello, citato sopra, della loro attuazione nel nostro ordinamento, c'è quello di migliorare la fase ascendente, quel processo di confronto con i partner e le istituzioni europee.
PRESIDENTE. Concluda.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Lavoriamo insieme perché queste sfide diventino cambiamento e annuncio il voto favorevole della nostra componente minoranze linguistiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie signora Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, il provvedimento che licenziamo oggi è, in realtà, il secondo momento attraverso il quale la nostra legislazione si adegua a quelle che sono le direttive europee.
Durante il primo passaggio in quest'Aula del Parlamento, il gruppo Liberi e Uguali aveva tentato di migliorarne il testo attraverso alcuni emendamenti che volevano incidere sul contenimento della produzione dei rifiuti e sullo spreco delle materie prime, introducendo anche degli obiettivi minimi di riciclaggio. Ed ancora, con i nostri provvedimenti avevamo provato ad intervenire sul piano dei rifiuti, anche cercando di guidare il Governo rispetto a quelle che sono le politiche di prevenzione e cercando di far superare al Governo quei limiti di evidente debolezza di un programma nazionale che non consentiva di incidere anche sui programmi regionali di prevenzione. È evidente che in questa fase non è possibile riproporre i nostri emendamenti, ma è chiaro che la volontà del gruppo Liberi e Uguali è sempre quella di promuovere politiche radicali ambientali, che intervengano virtuosamente sul ciclo dei rifiuti e che ci consentano di essere competitivi rispetto alle migliori esperienze europee.
In particolare, la discussione di oggi ci pone di fronte ad una riflessione, che è quella secondo la quale dobbiamo capire e decidere qual è il ruolo che vogliamo dare all'Italia nell'ambito delle istituzioni europee, che ruolo vogliamo che la nostra Italia abbia all'interno dell'Unione Europea. Ebbene, è evidente che vogliamo cambiare il passo rispetto a quelle che sono state le politiche del precedente Governo, che ci hanno portato ad un evidente isolamento attraverso una politica conflittuale con le istituzioni europee, che ci ha isolati e che non ci ha concesso di interloquire in maniera costruttiva con l'Europa. Noi vogliamo cambiare il passo perché non vogliamo più avere una politica che fomenti l'odio e l'aggressione verbale e che ci ponga in una condizione di privilegio; dobbiamo rivendicare la nostra posizione di primazia all'interno dell'Unione europea, perché è bene che, se, da un lato, l'Europa è sicuramente la culla dei nostri diritti, è evidente pure che questo processo di espansione dei diritti sta vivendo una battuta di arresto e stanno venendo fuori populismi e nazionalismi e consenso rapido e veloce rispetto all'uomo forte che certo non ci avvantaggiano. E questo, sicuramente, anche per una mala gestio del processo di globalizzazione, che non ha fatto altro che far aumentare le disuguaglianze.
Ecco che allora noi crediamo che al centro dell'agenda dell'Unione Europea si debba porre il welfare, i diritti, in modo tale che, se per certi versi c'è stata un'accelerazione sui diritti, i diritti sociali, purtroppo, hanno visto una battuta d'arresto che dobbiamo necessariamente superare, anche attraverso una cessione di responsabilità da parte degli Stati nazionali rispetto all'Europa, in modo tale da far venir fuori una politica comune europea del welfare e dei diritti sociali, in modo che solo così si possano armonizzare quei processi economici con quelli che sono i diritti sociali e il welfare.
Ecco perché la politica del gruppo Liberi e Uguali è volta proprio in questa direzione, cercando di trasformare il funzionamento che si è basato su un'austerità che noi certo non sosteniamo all'interno dell'Unione europea. E per questi motivi noi di Liberi e Uguali voteremo favorevolmente a questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colaninno. Ne ha facoltà.
MATTEO COLANINNO (IV). Onorevole Presidente, onorevole Ministro Amendola, colleghi, Italia Viva voterà a favore di questo provvedimento. Questo voto si spiega con semplicità, nonostante la polemica sollevata ieri in discussione generale in quest'Aula sulla pretesa incoerenza di quei deputati che nelle precedenti due letture si erano astenuti. Il motivo è semplice, come dicevo: oggi un gruppo che condivide responsabilità di maggioranza deve garantire credibilità e stabilità nelle relazioni comunitarie e assicurare l'adempimento degli obblighi derivanti dalla partecipazione all'Unione europea. È il carico di chi governa. Gli elementi che hanno indotto molti deputati in precedenza ad astenersi - sottolineo: ad astenersi, non a votare contro - sono ancora lì, e tuttavia la fatica del compromesso e del Governo porta a queste conclusioni.
Proprio quella fatica e quella applicazione che non ha mai voluto cogliere chi un bel giorno di agosto si è svegliato e ha deciso di abbattere da solo il proprio Governo, chiedendo le elezioni e i pieni poteri, chiamando solo per sé un plebiscito di piazza. Da loro non accettiamo lezioni e oggi ci possiamo rallegrare che l'Italia, con la democrazia e nel Parlamento, abbia imboccato una strada diversa dal populismo e dal sovranismo. Lo affermo con consapevolezza, perché è soprattutto grazie a Matteo Renzi che abbiamo evitato di cadere nel baratro sovranista.
Vede, signor Presidente, noi non possiamo prendere lezioni di coerenza da chi in patria predica i respingimenti e i porti chiusi e poi non va in Europa al tavolo del Consiglio affari interni per negoziare il ricollocamento dei migranti. E noi non prendiamo lezioni di coerenza da coloro che urlano contro l'Europa cattiva e che ci lascia soli, e poi cercano di allearsi con Orbán, cioè quel capo di Governo che rifiuta i ricollocamenti. E soprattutto non accettiamo la morale di quella politica, che nel nord e nel nordest predica l'eccellenza del made in Italy e reclama per esso la tutela che meritano le eccellenze delle nostre esportazioni, e poi simpatizza apertamente per la Brexit, proprio quella Brexit che farà malissimo ai nostri prodotti e prima ancora ai nostri concittadini che vivono lì da decenni, specie se poi avverrà un no deal, un'uscita senza accordo, come ha ricordato anche l'altro giorno nel question time il nostro collega Massimo Ungaro. Altro che “prima gli italiani”: no, proprio no, da questi settori del Parlamento Italia Viva non prende alcuna lezione.
Mi sarei aspettato che il Governo fosse criticato per altre questioni, come per esempio i livelli ancora troppo bassi di efficienza della spesa dei fondi strutturali: sappiamo bene che alcune regioni sono a rischio di mancato rimborso per la scarsa capacità di spesa dei denari del Fondo europeo per lo sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo. Mi sarei aspettato anche critiche alla timidezza dell'Europa in politica estera, specie nel Mediterraneo e nella gestione della situazione libica. Mi sarei aspettato qualche frecciata sui due commissari europei, designati da Ursula von der Leyen, la cui conferma è stata rifiutata dal Parlamento europeo per manifesta inidoneità, tra cui quello ungherese, guarda caso, proprio quello proposto da Orbán.
Nessuna di queste obiezioni si è levata dai banchi dell'opposizione, perché il merito delle questioni a loro non interessa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Invece, noi abbiamo a cuore la soluzione dei problemi che toccano ed entrano nella vita delle persone, dall'ambiente all'energia, dai rifiuti alla tutela della salute nei prodotti e nei mangimi agricoli, dalla giustizia alla lotta alle mafie e al terrorismo.
Da questo punto di vista, signor Presidente, gli interventi di discussione generale dei colleghi Sensi, Raciti e Zolezzi mi sono suonati molto accorti e pertinenti ai temi che stiamo trattando.
In definitiva, non c'è dubbio che la legge di delegazione europea è un insieme composito di norme a tratti tecnicistico, la cui scrittura, mi rendo conto, non scalda i cuori.
Chissà che nel prossimo futuro non si possa migliorare anche la struttura di questa legge, ma intanto noi votiamo a favore e sollecitiamo il Governo a presentare rapidamente il disegno di legge di delegazione europea per il 2019. Grazie a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie Presidente, sono molto contenta che il mio intervento ieri in discussione generale abbia determinato quanto meno un tentativo, seppur non efficiente, da parte di alcune forze politiche, di giustificare il voto, oggi, completamente contrario rispetto a quello già espresso al voto sia in questa Camera che alla camera del Senato.
Però mi vien da dire - e lo dico al per tramite suo, Presidente - all'onorevole Colaninno nuovamente che gli interessi della nazione vengono prima sempre, a prescindere dalla poltrona che si occupa, e i voti che si dovrebbero esprimere in questo Parlamento dovrebbero avere come faro proprio gli interessi della nazione e non invece i cambi di casacca, a cui invece ci avete abituato in questi ultimi mesi.
È vero, andiamo ad approvare con estremo ritardo la legge di delegazione europea, che è un adeguamento all'ordinamento dell'Unione Europea da parte dell'Italia.
In estremo ritardo, eh, siamo a discutere infatti la legge di delegazione europea del 2018 e stiamo andando a fare questo mentre addirittura le procedure di infrazione nei confronti della nostra nazione sono decisamente aumentate: contiamo ottantuno procedure di infrazione complessivamente, in questo preciso istante. E nessun Governo sovranista si è susseguito durante questo tempo, che ha determinato le ottantuno procedure di infrazione, nessun Governo sovranista è responsabile di queste ottantuno procedure d'infrazione, semplicemente perché nessun Governo sovranista fino ad oggi c'è stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E quindi invito i parlamentari dell'attuale maggioranza, che se proprio vogliono vedere gli effetti di un rapporto tra l'Europa e un Governo sovranista, di mandarci finalmente a votare, così un Governo sovranista ci sarà e vi insegnerà come si ci si deve rapportare all'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché, in effetti, l'Italia, nonostante non ci sia stato alcun Governo sovranista, è un po' deboluccia, ha un po' vacillato, non incide sulle direttive, non incide sui tavoli e oggi ci troviamo ad andare a votare una legge di delegazione europea che più che trovare la penna dell'Italia nella scrittura della risposta alle stesse direttive che l'Europa ci manda, la affronta quasi fosse una reprimenda, in modo molto, molto timido, una vera e propria spada di Damocle a cui si deve necessariamente rispondere.
D'altra parte, anche in quel poco di lavoro in Commissione che c'è stato, ci è stato detto: ah, va beh, noi non è che siamo proprio d'accordo con le varie direttive e le varie procedure di infrazione che quest'Europa ci impone, però purtroppo se no pagheremmo di più. E, in effetti, stiamo pagando il danno dei Governi precedenti e della politica precedente, che appunto ci ha preceduto.
Quindi, questo testo è un frutto non di una riflessione, seria, che peraltro sarebbe stata d'obbligo, visto il cambio di maggioranza e visto che questo è il primo provvedimento, lo ripeto, che arriva da una maggioranza e viene licenziato da un'altra, sarebbe stata d'obbligo una seria riflessione.
No, non l'abbiamo voluta fare, non è stata fatta durante i lavori parlamentari e con la stessa filosofia, però, andiamo a far aderire l'Italia alla Procura europea.
Ieri qualcuno, qui in Aula, diceva che la sottrazione di sovranità impone anche la toga. Ecco, noi stiamo cedendo ulteriormente sovranità approcciandoci ad una procura europea su cui non incideremo in nulla. Ci stiamo arrovellando sulle quisquilie e non andremo a incidere nulla, nulla sulla composizione della Procura europea e guardate, questo non lo dicono solo Augusta Montaruli e Fratelli d'Italia. Ma quando, nel febbraio di quest'anno - quindi non tantissimo tempo fa e lo ripeto, perché l'ho già detto in discussione generale -, venne presentata la short list dei candidati alla Procura europea, il Ministro Bonafede disse che era un fatto inaccettabile e, a seguire, tutti i parlamentari europei del MoVimento 5 Stelle, che addirittura additarono questa scelta, la scelta di non mettere nessun italiano in quella short list, la scelta di un direttore direttorio franco-tedesco inaccettabile. Inaccettabile. Ma io mi chiedo: colleghi del MoVimento 5 Stelle, quando avete votato il Presidente Sassoli ma perché non gli avete chiesto di riaprire i termini per le candidature alla Procura europea, in modo che nella trattativa tra l'Italia e l'Europa, nell'adesione alla Procura europea, ci fosse un italiano a rappresentarci? E non solo perché italiano, ma perché gli italiani sono i migliori, in questo momento, nel campo della repressione della criminalità organizzata, i migliori.
Io vi voglio ricordare che negli atti della Commissione antimafia di questo Parlamento, di qualche anno fa, i tedeschi ci venivano a raccontare che la mafia non esisteva, che non esisteva!
E oggi gli state consegnando, gli state consegnando l'organizzazione della Procura europea.
È incredibile, è incredibile il giro di parole che avete fatto in questi mesi, è incredibile il cambio di posizione a cui abbiamo assistito.
E d'altra parte, mi vien da dire, se l'Italia è un Paese che dà il reddito di cittadinanza ad una brigatista non pentita, mi vien da dire: quale autorevolezza può avere di parlare di diritto penale in Europa? Quale? Non lo so, penso che non ce l'abbia in effetti. In effetti, penso che non ce l'abbia, così come penso che questa Italia, questo Governo si sia rivelato alquanto già ridicolo, trattasse di merendine e altre fantasiose proposte al potere, per avere una seria credibilità nella compagine europea, una seria credibilità. Quanto meno, manca di coerenza, perché voglio citare alcune frasi. Voglio citare alcune frasi davanti alle quali anche l'omino dell'ovetto Kinder riuscirebbe a impallidire: “Ma quando mai, voi del PD, siete andati in Europa per aiutare gli italiani? Siete andati in Europa a fare solo photo opportunity e a occuparvi degli affari vostri. Ma con quale credibilità vi sedete ancora a quei tavoli? Con quale credibilità? Ormai in Europa vi conoscono e vi considerano alla stregua di faccendieri del potente di turno”. Di Maio, 2017, parole di Di Maio, e oggi ci troviamo qui a discutere una legge di delegazione europea dove il Ministro agli Affari europei è del PD, il Presidente del Parlamento europeo è del PD, il Commissario Gentiloni l'avete mandato voi, è del PD (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
Dal vaffa a Gentiloni, la vostra fine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Altro che Italia Viva: qui Italia morta! Morta davanti all'Europa. Allora, vi auguro – vi auguro – di avere veramente un sussulto di dignità per cortesia, di coerenza, come dicevamo ieri, di coerenza, di coerenza. E, quando si parla di questioni europee, di avere un po' più di decenza, di decenza.
Noi, come Fratelli d'Italia, riteniamo che non ci siano i presupposti per approvare il disegno di legge con un voto favorevole. Infatti ci asterremo di nuovo coerentemente con quello che abbiamo fatto in prima lettura qui alla Camera. Ma ancora di più ribadiamo tale voto considerato che questa legge, venendo da un Governo, viene approvata, licenziata da una maggioranza diversa, composta da compagini che proprio sul tema dell'Europa, proprio durante la campagna elettorale alle elezioni europee, se ne erano dette di tutti colori.
Chiudo ricordando la bella macchinina di Di Maio e Di Battista, con dietro il presidente Battelli che faceva da sottofondo e andava verso Strasburgo e Bruxelles dicendo che tutto doveva cambiare.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Montaruli.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Sì, vi si sono sgonfiate le ruote. Gli si sono gonfiate le ruote (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA (PD). Signor Presidente, oggi approviamo in terza lettura il disegno di legge di delegazione europea, per recepire ventisei direttive e adeguare il nostro ordinamento a dodici regolamenti europei e a una decisione quadro del Consiglio. Dovremmo essere tutti soddisfatti, in quanto numerose materie ricevono finalmente una compiuta disciplina in Italia. Purtroppo non è così però, in quanto il primo dato politico che riteniamo opportuno rilevare è proprio il seguente: noi stiamo votando oggi, purtroppo, la legge di delegazione europea del 2018, e non quella del 2019. Ecco cosa ha prodotto la retorica sovranista, le sedie vuote a Bruxelles ed i banchi vuoti qui in Aula, a Roma. Ecco la conseguenza di sottosegretari a loro insaputa e Ministri isolati e commissariati all'interno del Governo: più di un anno di ritardo nell'approvare regole che servono ai cittadini e alle imprese italiane per non restare indietro a livello europeo. Questo è il risultato prodotto dal sovranismo in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Credo sia opportuno rivendicare con orgoglio il cambio di passo. In quindici giorni abbiamo recuperato i ritardi accumulati in quasi quindici mesi di tweet e dirette Facebook: questa è la verità.
Le norme contenute nei ventisei articoli del provvedimento in esame sono all'apparenza tecniche, ma nascondono, in realtà, previsioni significative in settori importanti, la cui assenza di disciplina rischia peraltro di condurre a nuove contestazioni di inadempimenti nei confronti del nostro Paese. E siamo qui al secondo aspetto decisivo da sottolineare oggi. Le forze sovraniste che hanno gestito le politiche comunitarie per più di un anno non hanno prodotto nessun risultato. Dovevano aumentare la nostra forza in Europa: hanno solo aumentato a dismisura il numero delle procedure di infrazione aperte nei confronti del nostro Paese, passate da cinquantanove a ottantuno. Questo è il risultato disastroso del sovranismo italiano in Europa che ha gestito il Ministero per gli Affari europei finora (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il dibattito di oggi fornisce, però, l'occasione anche per svolgere alcune considerazioni sulla fase nuova che si è aperta nel nostro Paese e sulla fase nuova che intendiamo aprire a livello comunitario. La rinnovata presenza del PD al Governo ha prodotto già primi risultati obiettivi estremamente importanti. Ha rotto l'isolamento dell'Italia in Europa e ci ha fatto recuperare credibilità e autorevolezza all'interno delle istituzioni dell'Unione. Approfittiamo di questa prima occasione, allora, per fare anzitutto i complimenti al presidente Paolo Gentiloni per la designazione quale commissario agli affari economici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi siamo contenti, da italiani, di questa designazione: è la prima volta che un rappresentante italiano ricopre questo ruolo, questo incarico. Siamo convinti che saprà interpretarlo con rigore e sensibilità. È insieme a lui che dovremmo portare avanti in Europa le istanze per un'interpretazione elastica del Patto di stabilità, che consenta di escludere dal calcolo dei parametri le spese di investimenti, ancor più se improntate a logiche di sostenibilità ambientale. Ed è con il suo sostegno che dovremmo realizzare un sogno che stiamo portando avanti da tempo, che coltiviamo da tempo per aiutare e sostenere i giovani che incontrano difficoltà nel mercato del lavoro continentale. Noi ci impegneremo da subito per un'indennità di disoccupazione europea rivolta a tutti coloro i quali perdono temporaneamente il proprio impiego (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questi sono obiettivi e risultati concreti che perseguiremo in Europa, una grande misura di civiltà che cambierà il volto dell'Europa.
Per ottenere questi risultati però, dobbiamo cambiare atteggiamento sui tavoli europei rispetto al passato. Dovremo mostrare serietà e rispetto dei nostri interlocutori, e sono sicuro che lo faremo. Guardate, noi non ci permetteremo mai di offendere e insultare la neopresidente della Banca centrale europea come è stato fatto, invece, nei mesi scorsi nei confronti di Mario Draghi, al quale rivolgiamo, in chiusura di mandato, un forte ringraziamento per il lavoro straordinario, per la tenacia e la competenza con cui ha servito l'Europa in momenti difficili per l'economia del nostro continente.
Ma per ottenere passi avanti nell'Unione dovremmo anche iniziare a lavorare sui dossier con serietà, rigore, competenza e scegliendo - permetteteci di dire - gli alleati giusti. L'Italia, come sapete bene, è uno dei sei Paesi fondatori del progetto europeo e non può - lo ribadiamo con forza - non può permettersi di fare alleanze con forze che intendono alzare muri e barriere nel nostro continente. Chiariamoci: è da quel 9 novembre 1989 - sono quasi trent'anni - che noi ci battiamo per evitare che un nuovo filo spinato possa dividere le frontiere dei nostri Stati membri. Non consentiremo a qualche Governo o forza politica di realizzare ritorni indietro verso un passato drammatico. Ci batteremo per questo in Europa. Lo ha ricordato, d'altra parte, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale anche rivolgiamo un caloroso e sentito ringraziamento per la serietà con la quale ha seguito queste fasi difficili, dopo la crisi di agosto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Parlando della strage drammatica di Marzabotto, ha chiarito, il Presidente, che il male non è sconfitto per sempre - sono le sue parole - la storia, anche quella dolorosa, ci è maestra e i pericoli riaffiorano quando la responsabilità si attenua e avanzano nuovi egoismi. Ricordiamolo bene a tutti da quest'Aula: l'Italia e, mi permetto di dire, anche l'Europa è nata da questo riscatto popolare, dal rifiuto dell'odio e della violenza, dal rifiuto dell'ideologia della sopraffazione di diritti e libertà fondamentali. Ecco allora il compito ulteriore che avremo dinanzi a noi: tornare ad essere guardiani severi ed inflessibili non solo dei numeri e dei conti, ma anche e soprattutto dei diritti e dei valori che fondano l'Unione, i diritti e valori che fondano la nostra Costituzione e il nostro Paese, quelli dovremmo difendere in Europa e sarà questa la posizione che dovremo assumere, per esempio, nei confronti delle procedure aperte per violazione dello Stato di diritto nei confronti di alcuni Paesi membri. Diciamolo con chiarezza: il Governo non può più girarsi dall'altra parte e far finta di non vedere, come è stato fatto troppo spesso nei mesi passati. L'Italia ha il dovere politico e giuridico di difendere in Europa la vita privata e i dati sensibili delle persone; la libertà di stampa e di informazione, la libertà accademica e di insegnamento universitario e l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.
Dunque, riguardo a chi parlava degli articoli inseriti nel disegno di legge di delegazione, noi siamo orgogliosi di affermare che, grazie al lavoro parlamentare di opposizione svolto dal PD nei mesi scorsi, la norma dell'articolo 4 sulla Procura europea è stata profondamente rivista, prevedendo che, seppur d'intesa con il Ministro della Giustizia, sia in ogni caso il CSM a provvedere alla designazione dei magistrati indicati ad assumere questo ruolo. In altri termini - lo rivendichiamo con orgoglio -, è grazie al lavoro del Partito Democratico che è stata difesa l'indipendenza della magistratura, in Italia, nella scelta del Procuratore delegato europeo. Lo rivendichiamo con orgoglio come grande risultato del Partito Democratico in questi mesi passati.
Grazie al nostro partito l'Italia ha ottenuto poche settimane fa anche un altro successo straordinario, e qualcuno lo ricordava con un po' di disprezzo. Noi siamo contenti di quanto fatto: siamo riusciti a far eleggere il nuovo Presidente del Parlamento europeo e colgo l'occasione per formulare gli auguri di buon lavoro a David Sassoli, la cui nomina riempie d'orgoglio il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e consentirà di rilanciare le battaglie per un'Europa più democratica, per istituzioni europee e processi legislativi comunitari più democratici. Il Parlamento europeo dovrà essere un interlocutore privilegiato di quest'Aula e del nostro Governo per affrontare e risolvere i problemi di maggiore attualità. Penso anzitutto alla Brexit. Oggi finalmente, come abbiamo ascoltato dalle linee guida esposte in Commissione, abbiamo un Ministro che è al corrente della esistenza di una task force a Palazzo Chigi e un Ministro che lavora per aiutare cittadini e imprese italiane nel Regno Unito in caso di no deal. Questo vuol dire lavorare e servire il nostro Paese, ma penso soprattutto al pericolo rappresentato dai dazi statunitensi per l'economia italiana.
Dopo le misure protezionistiche sull'acciaio e l'alluminio per 6 miliardi e 400 milioni di euro, a cui l'Europa ha risposto con misure di rebalancing nei mesi scorsi per evitare e contenere i danni alle nostre industrie del settore, nelle scorse settimane gli Stati Uniti hanno annunciato altri 11 miliardi di euro di dazi sulle esportazioni europee che colpirebbero soprattutto i prodotti del comparto agroalimentare, vini, oli, frutta, formaggi made in Italy sottoposti al rischio di concorrenza sleale sul mercato americano, un mercato che fa circa 40 miliardi di export nel nostro Paese.
Allora, il messaggio chiaro e netto che dobbiamo rivolgere, anche qui, a sovranisti che teorizzano ritorni a una gestione medievale dell'economia italiana, è questo: per rispondere ai dazi e proteggere le esportazioni italiane negli Stati Uniti c'è bisogno di più Europa, non di meno Europa, punto. Di più Europa! Come ha ricordato ieri il presidente di Confindustria Boccia, la sfida economica e commerciale non è tra i Paesi comunitari ma è tra l'Europa e il resto del mondo e quella è la battaglia che dovremo fare se vogliamo difendere davvero l'economia del nostro Paese.
L'altro tema caldo su cui dovremo, poi, ragionare è quello della gestione del fenomeno migratorio. Ricordiamo semplicemente che gli esiti del vertice di La Valletta hanno prodotto risultati di evoluzione importanti.
Insomma, abbiamo un lavoro faticoso ed entusiasmante dinanzi a noi. Dobbiamo impegnarci, però, perché gli errori della storia non si ripetano e dobbiamo tutelare il progetto di un'Europa unita nelle diversità; è solo in una cornice comunitaria che potremo difendere il futuro dell'Italia e risolvere i problemi del nostro tempo. Noi l'abbiamo fondata, siamo pienamente dentro e resteremo con convinzione in Europa. Questo è il messaggio che dobbiamo lanciare.
Dovremo lavorare per restare e rilanciare il progetto europeo, per riprendere il sogno di quella generazione Erasmus che hanno cullato Antonio Megalizzi, Valeria Solesin e Fabrizia Di Lorenzo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quello è il sogno che dovremo coltivare e riprendere, il sogno degli Stati Uniti d'Europa. E per fare questo è necessario però che l'Italia, con la sua storia, con la sua tradizione e con i suoi valori, torni a giocare un ruolo da protagonista. C'è bisogno, allora, di più Europa in Italia, ma c'è bisogno di più Italia in Europa. Sono sicuro che sapremo finalmente essere all'altezza di questa sfida (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.
GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Presidente, è difficile prendere la parola in questa situazione quando ciò di cui trattiamo è la legge di delegazione europea 2018; siamo nel 2019, forse dovremmo in questo momento trattare degli indirizzi per la legge di delegazione europea 2020, ma tant'è; questa è la situazione, siamo in terza lettura e, naturalmente, è indispensabile che si possa concludere al più presto possibile l'iter che abbiamo di fronte a noi.
Il disegno di legge di delegazione europea 2018 è importantissimo e, come tutti sapete, costituisce, insieme alla legge europea, lo strumento fondamentale di adeguamento del nostro ordinamento a quello comunitario. È un provvedimento complesso che recepisce direttive e regolamenti, una vastissima gamma di direttive e di regolamenti; è un provvedimento che incide sulla vita di tutti i cittadini, delle famiglie, delle imprese e che fotografa in modo spesso assolutamente oggettivo l'Italia che partecipa al processo di integrazione europea.
La sua approvazione cade in una fase decisiva per il nostro Paese. Non è irrilevante, infatti, che avvenga all'indomani della decisione della Commissione europea, che risale allo scorso luglio, di non proporre più al Consiglio dell'Unione europea l'apertura della procedura di infrazione per disavanzi eccessivi e, quindi, all'indomani di un passaggio cruciale che ha scongiurato il rischio, per noi molto, molto alto, di un procedimento gravido di conseguenze per il nostro Paese.
Tocca ora al nuovo Governo, Partito Democratico e 5 Stelle, dimostrare di voler compiere una svolta vera, di uscire dall'isolamento dell'Italia in ambito europeo ed internazionale e di compiere scelte indirizzate agli interessi strategici dell'Italia.
La prossima manovra economica dovrà dare prova di saper rispettare le regole europee sul debito pubblico, sfruttando nel contempo appieno e in modo proficuo i margini di flessibilità previsti dai trattati e del maggior credito delle istituzioni comunitarie verso una coalizione che, diversamente dall'Esecutivo precedente, si presenta con una connotazione decisamente europeista, anti populista e anti sovranista.
La nomina di Paolo Gentiloni quale Commissario europeo per gli Affari economici e monetari vede anche il nostro convinto sostegno; come ha affermato il Presidente Berlusconi egli sarà anche il guardiano degli interessi dell'Italia.
Pur tuttavia, il nuovo Governo dovrà dimostrare di saper compiere scelte capaci di non deprimere la crescita del Paese, mediante politiche espansive, tali da superare l'impostazione del precedente Governo, e uscire dall'ottica meramente assistenziale che ha aumentato la spesa corrente a discapito delle spese per investimenti e sviluppo.
È evidente, colleghi, che la fase che stiamo attraversando è molto impegnativa, anche per il delinearsi di un diverso quadro a livello europeo, carico di sfide e di riposizionamenti, un quadro che richiede politiche lungimiranti ed il rilancio dell'Unione europea quale attore decisivo nel complesso scenario a livello globale.
In questo contesto dovremo affrontare negoziati importanti in sede europea ed è sotto gli occhi di tutti come non aiuti certo il presentarci con un carico di procedure di infrazione così alto, come quello che abbiamo sulle spalle.
Nel breve periodo del Governo giallo-verde si è registrato un aumento del nostro contenzioso con l'Unione europea; in soli 14 mesi siamo passati da un processo virtuoso che aveva abbassato il numero a 69 ad un aumento di ben 81 procedure aperte.
Anche il grave ritardo con cui - lo ripeto - si arriva all'approvazione finale del provvedimento in esame, con riferimento ancora al 2018, è un'evidente cartina al tornasole.
Il Governo uscente avrebbe già dovuto presentare al Parlamento i provvedimenti relativi al 2019, ma così non è. L'Italia, in quanto Paese fondatore, è chiamata ad adempiere agli obblighi e agli impegni assunti in sede europea, anche se questo non significa recepire mai in modo pedissequo e acritico decisioni assunte da altri, ma significa decidere di imprimere scelte a noi favorevoli, con una nostra maggiore presenza, non ci stancheremo mai di ripeterlo, nella fase ascendente del processo normativo comunitario. È lì che si decidono le politiche e i dossier rilevanti; dobbiamo smetterla di guardare solamente al nostro ombelico e dobbiamo capire che è quello il ruolo in cui si svolge un compito serio, critico, difficile, ma produttivo per il nostro Paese.
Per questo occorre intessere alleanze a noi favorevoli, per questo bisogna promuovere politiche espansive in un momento di recessione in tutta Europa ed in favore di riforme che superino le impostazioni e le regole burocratiche che sono lontane dai cittadini italiani ed europei. L'Unione europea della burocrazia va superata e va superata con coraggio.
Per questi motivi, vogliamo accogliere con favore l'insediamento di un Ministro per gli Affari europei, onorevole Amendola, con piene deleghe e, soprattutto, vogliamo aprire una linea di credito circa gli impegni delineati nella recente audizione in ordine alle linee programmatiche del suo Dicastero, con particolare riferimento alla necessità di ridurre il numero di procedure di infrazione, potenziandone l'ufficio preposto, migliorare la funzionalità del CIACE, colmare i ritardi nel progresso di adeguamento interno alla normativa dell'Unione, anticipando l'intenzione di depositare due leggi di delegazione europea e due leggi europee in riferimento al 2019.
Crediamo che i tempi di politeia siano tramontati e prendiamo in parola gli impegni annunciati dal Ministro in tale direzione, ma vogliamo anche sottolineare in questa occasione che saremo sentinelle di quanto promesso, che non faremo sconti, che faremo un'opposizione seria, di merito, responsabile e professionale.
Proprio per questi motivi, ed essendo Forza Italia un partito che nei suoi valori fondativi si configura per una chiara scelta euro-atlantica ed europeista, non ci sfugge l'urgenza di approvare questa legge di delegazione europea 2018, ma non intendo sottacere su un punto per il nostro gruppo importante e qualificante: abbiamo presentato nelle Commissioni di merito ed in sede referente pochi ma circostanziati emendamenti, volti tutti a migliorare il testo vigente e non abbiamo avuto modo, non solo di approvarli, ma neanche di discuterli, con un vulnus evidente della procedura parlamentare, consegnando alla discussione dell'Assemblea un procedimento nel quale non si è potuto sviluppare il necessario dibattito, anche a causa di alcune forzature compiute nelle Commissioni di merito, laddove si è imposta una votazione complessiva su tutti gli emendamenti e non, come sarebbe stato doveroso, su ognuno di essi.
È evidente che occorre superare questa procedura che è obsoleta e bizantina, quella che disciplina l'approvazione dei disegni di legge europei che vede competenze fortemente limitate in sede referente e che svilisce il ruolo della XIV Commissione e dell'attività dei suoi membri. Su tale punto non mi soffermo oltre, il collega Battilocchio, nella sua dichiarazione, ha già delineato ampiamente la necessità di una profonda e urgente revisione dei Regolamenti sul punto.
Ma lasciatemi un'ultima e importante considerazione; nei nostri emendamenti, tutti bocciati con una procedura discutibile, va segnalato che, su alcuni di essi di tenore analogo, il PD aveva compiuto un cambio repentino di posizione rispetto a quanto lo stesso aveva sostenuto al Senato, con un evidente comportamento incoerente dettato da soli motivi di opportunità politica per il solo fatto di essere passati dall'opposizione alla maggioranza e non sulla base, come ci saremmo aspettati, di valutazioni di merito.
Concludo dichiarando, a nome del mio gruppo, il voto di astensione. Considerato che il provvedimento mira ad adeguare il nostro ordinamento a quello europeo e che arriva con forte ritardo, Forza Italia non voterà contro, ritenendo necessario non produrre ulteriore contenzioso con l'Unione europea, ma intende segnalare il rammarico sulla completa chiusura, da parte della maggioranza, nel discutere e accogliere alcuni nostri emendamenti migliorativi del testo.
Noi, Ministro, siamo europei; noi, Ministro, vogliamo rimanere europei; noi sottolineiamo, con forza, l'importanza e l'urgenza del procedimento di allargamento ai Balcani occidentali; noi chiediamo di potere, grazie alla possibilità di avere finalmente un Ministro nella pienezza dei suoi poteri e un sottosegretario cosciente delle sue deleghe, avanzare, avanzare insieme per far sì che l'Unione europea sia ciò che deve essere, una protagonista globale e non solamente un mercato di penetrazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bazzaro. Non è in Aula e, quindi, s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galizia. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, signora Presidente, e grazie onorevoli colleghi. Ci avviamo alla conclusione dell'iter della legge di delegazione europea e lasciatemi ringraziare innanzitutto la mia Commissione, la XIV, e le Commissioni di settore interessate per il contributo utile e costruttivo che ciascuna ha dato e per la sensibilità dimostrata nei confronti della tematica comunitaria. Permettetemi di ricordare brevemente che con l'avvento della legge 24 dicembre 2012, n. 234, l'ordinamento nazionale ha osservato un autentico sdoppiamento della cosiddetta “legge comunitaria”, principale strumento di attuazione in fase discendente del diritto dell'Unione europea in Italia. Sono nate così la legge europea e la legge di delegazione europea, provvedimenti connotati da carattere, contenuti e tempistiche differenti, riuniti, tuttavia, dallo scopo di rendere più fluido e incisivo il recepimento della normativa sovranazionale nel nostro ordinamento.
Se la legge europea ha come scopo primario quello di rimuovere gli ostacoli alla concreta attuazione del diritto dell'Unione e la legge di delegazione europea rappresenta il meccanismo più idoneo a recepire le direttive e gli altri atti dell'Unione, a fronte di criticità tuttora irrisolte si registrano, tuttavia, evidenti progressi resi possibili dai nuovi strumenti di attuazione. Ciò detto, a seguito delle modifiche apportate dal Senato, la legge di delegazione europea 2018 interessa 26 direttive, dieci regolamenti nonché una decisione quadro del Consiglio, le une da recepire e le altre oggetto di adeguamento del nostro sistema normativo. In via di sintesi questa delega risponde all'esigenza, nello specifico interesse del nostro Paese, di un tempestivo adempimento degli obblighi comunitari anche attraverso la risoluzione di alcune questioni interpretative che l'applicazione della normativa comunitaria ha posto nel corso degli anni e che a volte hanno scoraggiato e minacciato quel senso che l'Italia e gli italiani dovrebbero avere nei confronti dei nuovi interventi dell'Unione.
Indubbiamente l'Unione europea continua a essere un esempio da seguire in molte regioni del mondo. Nessun altro continente ha saputo, infatti, sviluppare forme di cooperazione paragonabili a quelle messe in atto dall'Unione europea. Insieme rappresentiamo la principale economia del mondo e a oggi siamo il più importante partner commerciale rispetto ai Paesi più importanti quali la Cina e gli Stati Uniti. Inoltre, siamo il principale donatore di aiuti umanitari e stiamo investendo in un futuro sostenibile, nella protezione del clima e nella prevenzione dei conflitti.
È necessario, dunque, rilanciare un dialogo - ed è questa la parola chiave, il dialogo - sano e proficuo con l'Unione Europea, rammentando che le sfide che ci troviamo davanti hanno bisogno di un'Unione europea completamente rinnovata e che sia propositiva e collaborativa. Dobbiamo insistere e continuare a credere che si possa arrivare a una svolta positiva, un cambiamento radicale in meglio di una struttura fondamentale per il vecchio continente. Dunque, solo un rinnovato dialogo politico, basato su una collaborazione concreta e di larga visione tra istituzioni nazionali e quelle dell'Unione, può risollevare le sorti europee. Per questo dobbiamo, quindi, richiedere e ottenere dall'Unione risposte unitarie efficaci e impattanti rispetto ai temi fondamentali per la nostra politica nazionale, tra cui bisogna sempre considerare la disoccupazione, la sicurezza e la gestione dei flussi migratori irregolari.
L'Unione europea, così come la pensiamo e la vorremmo, deve essere capace di agire in modo strategico e strutturale. E su questa parola chiave, “strutturale”, è importante soffermarci. Un'Unione, dunque, che condivida la stessa visione e che lavori in maniera coerente per realizzarla. È evidente che dovremo ripensare il modo in cui questa Unione e le sue istituzioni funzionano, ma la direzione di marcia la conosciamo già tutti e non abbiamo dubbi che sia quella della democrazia e della partecipazione dei cittadini.
Il nostro Presidente Conte ha più volte ribadito quanto in Europa non ci sia più tempo da perdere essendo prioritario il raggiungimento di tre obiettivi fondamentali e strategici per l'Italia e gli interessi degli italiani. Prima di tutto occorre intervenire per modificare il patto di stabilità a favore della crescita; occorre, poi, superare quello che è il regolamento di Dublino per quanto riguarda i flussi migratori; inoltre, occorre un regime di misure e di interventi straordinari che favoriscano la ricrescita del Sud e lo sviluppo del nostro Mezzogiorno. Occorre sostenere gli investimenti - e cito concetti espressi dal nostro Presidente che faccio miei - a partire da quelli ambientali e sociali, nell'ottica di uno sviluppo sostenibile che dia nuovo impulso al mercato del lavoro italiano evitando un'impostazione di bilancio prociclica non adeguata alle prospettive economiche del continente.
Sul tema migratorio è opportuno continuare a lavorare in maniera strumentale per una gestione multilivello e strutturale e non emergenziale dei flussi migratori come si è fatto fino a oggi, per raggiungere un'intesa su un meccanismo automatico di sbarchi e ridistribuzione attraverso un'efficace politica europea dei rimpatri.
Quanto al nostro Mezzogiorno, sosteniamo la proposta di uno statuto speciale per il Sud che convogli risorse e misure straordinarie per lo sviluppo, nell'ottica di un rilancio, anche in Europa, del sud Italia, che non dobbiamo più pensare come la periferia dell'Europa ma come il suo centro.
Per quanto riguarda i contenuti specifici del disegno di legge, rinvio alle discussioni tenutasi in occasione dell'approvazione del testo in prima e seconda lettura. Vorrei qui soffermarmi solo su alcuni esempi, su alcune direttive inserite nel disegno di legge che incidono sulle materie oggetto del pacchetto energia pulita e che sono in linea con le priorità di questo Governo, cioè mettere al centro delle politiche nazionali ed europee la protezione e l'attenzione dell'Italia per l'ambiente attraverso un modello di sviluppo sostenibile. Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 15, che prevede il recepimento della direttiva n. 2018/850 in materia di discariche e di rifiuti, che il Governo è chiamato a riformulare nell'esercizio della delega e che, tra le altre cose, riguarda il sistema dei criteri di ammissibilità in discarica dei rifiuti e la definizione delle modalità, dei criteri generali e degli obiettivi pregressi per il raggiungimento dei target fissati dalla direttiva in termini di percentuali massime di rifiuti urbani convertibili in discarica, prevedendo che una tale destinazione avvenga anche in coordinamento con le regioni.
Grazie al recepimento del pacchetto “economia circolare”, particolare attenzione viene rivolta alla problematica dei rifiuti dispersi nell'ambiente come gli imballaggi, al fine di arrivare alla cessazione della qualifica di rifiuto nel rispetto di quella che è l'economia circolare.
Le norme contenute nella delegazione vanno poi nella direzione del contrasto al cambiamento climatico in linea con gli obiettivi contenuti nell'Accordo di Parigi.
Con la delegazione viene, infine, rafforzata la protezione sanitaria della popolazione contro alcuni rischi come quelli derivanti dall'esposizione ad agenti cancerogeni durante il lavoro o contro le radiazioni ionizzanti, comprendendo, con riferimento a quest'ultima, sia l'esposizione medica sia quella relativa a esposizione professionale.
In conclusione, un'Italia aperta al dialogo è più forte e con questo nuovo Governo intende svolgere un ruolo di primo piano in questa fase di rinnovamento dell'Unione europea. L'Europa deve tornare a essere una comunità dove i cittadini e i loro interessi vengono messi al primo posto. In quest'ottica il Governo italiano sta lavorando per studiare e risolvere le debolezze istituzionali e politiche che si riflettono in un saggio di crescita reale permanentemente inferiore al resto del mondo sviluppato, con stime ancora troppo elevate di disoccupazione. Nell'ultimo anno si è fatto molto ma c'è ancora tanto da fare. L'impegno che il MoVimento ha profuso in questa legge di delegazione europea è prova di un impegno reale che si vuole realizzare, con l'obiettivo di restituire agli italiani quel senso di fiducia e di appartenenza europea che è alla base di un progetto e di un'idea di Europa condivisa. Per questo come MoVimento 5 Stelle non possiamo che esprimere il nostro parere favorevole sulla legge di delegazione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente Carfagna, debbo dichiarare il voto sul recepimento delle direttive europee: il mio voto sarà contrario. Prima di recepire le direttive europee, sono assolutamente convinto che si debbano cancellare dalle leggi italiane quelle che sono in contrasto con i Trattati dell'Unione europea, in particolare per la discriminazione per l'età e per il genere. E siccome dovrei parlare per ore ed ore, mi limiterò ad un caso: i 5 milioni di inabili al 100 per cento che non riscuotono la pensione di 350 euro al mese per inabilità al 100 per cento solo perché si sono resi inabili per le malattie che ha mandato il buon Dio - non se le sono cercate - dopo avere compiuto 67 anni di età. Coloro che, invece, sono diventati inabili anche un solo giorno prima ricevono queste 350 euro al mese…
PRESIDENTE. Concluda.
CARLO FATUZZO (FI). …per tutta la vita, gli altri no: è una discriminazione tra quelle che la legge italiana deve dimostrare di essere capace di cancellare. Viva i pensionati, pensionati, all'attacco.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 1201-B)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1201-B: “Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2018” (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31).
Sull'ordine dei lavori.
ANDREA MANDELLI (FI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA MANDELLI (FI). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per questo motivo: come sicuramente saprà, in Aula e fuori dall'Aula si sta parlando molto della Nota di aggiornamento al DEF, un documento molto importante. Entro il 27 del mese di settembre la NADEF va presentata perché poi comincia il normale ciclo della sessione di bilancio: il 15 ottobre il Documento programmatico che va trasferito a Bruxelles, poi il 20 ottobre la legge di bilancio. Ecco, quello che voglio far rilevare a lei, e per suo tramite al Presidente Fico e quindi poi al Governo, è che questo documento di cui tutti stanno parlando in realtà non è ancora pubblicato sul sito del Ministero.
Il problema serio è che, se vogliamo affrontare un ciclo di bilancio in una sessione così importante, abbiamo bisogno che i tempi siano rispettati; e, quindi, questa è una mancanza grave di rispetto verso il Parlamento, è una mancanza grave anche rispetto ai contenuti del dibattito che stanno emergendo. Noi siamo all'oscuro; la stampa parla di quello che sta succedendo, noi non sappiamo niente.
Io vorrei allora che lei intervenisse energicamente al fine di ristabilire quello che è un ordine, che è un diritto dei parlamentari. La NADEF dev'essere già pubblicata il 27, non c'è ed è veramente un fatto grave per tutto il Paese; soprattutto quando abbiamo le clausole di salvaguardia da disattivare, abbiamo momenti in cui non riusciamo a capire quali saranno gli interventi del Governo, e direi che in questo momento avremmo invece tutto il diritto di saperlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Onorevole Mandelli, prendo atto delle sue osservazioni, che sarà mia cura sottoporre all'attenzione del Presidente Fico.
Seguito della discussione della mozione Lattanzio, Casciello, Sasso, Piccoli Nardelli, Fusacchia, Frassinetti, Toccafondi, Fratoianni ed altri n. 1-00146 concernente iniziative di competenza volte a onorare la memoria di Antonio Megalizzi, tragicamente scomparso a seguito dell'attentato terroristico dell'11 dicembre 2018 a Strasburgo (ore 16,40).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Lattanzio, Casciello, Sasso, Piccoli Nardelli, Fusacchia, Frassinetti, Toccafondi, Fratoianni ed altri n. 1-00146 (Nuova formulazione), concernente iniziative di competenza volte a onorare la memoria di Antonio Megalizzi, tragicamente scomparso a seguito dell'attentato terroristico dell'11 dicembre 2018 a Strasburgo.
Ricordo che nella seduta di lunedì 30 settembre 2019 si è svolta la discussione sulle linee generali.
Colleghi, assistono ai nostri lavori dalle tribune la mamma e la fidanzata di Antonio Megalizzi, Anna Maria Cutrupi e Luana Moresco, alle quali rivolgo a nome di tutta l'Assemblea un saluto affettuoso (Prolungati applausi - La Presidente si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo).
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Presidente, a nome del Governo io esprimo un plauso al Parlamento per questa mozione, la mozione Lattanzio, Casciello, Sasso, Piccoli Nardelli, Fusacchia, Frassinetti, Toccafondi, Fratoianni ed altri n. 1-00146 (Nuova formulazione), e a nome del Governo invio anch'io un saluto caloroso e rispettoso alla famiglia di Antonio, alla signora Anna Maria e a Luana.
Io credo che, da quella tragica sera dell'11 dicembre 2018, quando insieme ad Antonio Megalizzi anche Barto Pedro Niedzielski, il suo amico e collaboratore, ha perso la vita, il messaggio che noi dobbiamo lanciare con questa mozione, su cui il Parlamento è unito, si trovi nelle parole del Presidente della Repubblica, il Presidente Mattarella, che nel suo discorso di fine anno, ricordando proprio la figura di Antonio, ha detto a tutti noi che possono essere superate queste pagine rilanciando un progetto dell'Europa dei diritti, dei cittadini e dei popoli, della convivenza e della lotta all'odio e della pace.
Io credo che onorare la memoria di Antonio e di Barto sia un impegno non solo per i Ministeri che saranno coinvolti su indicazione della mozione parlamentare, ma sarà anche memoria nostra e lavoro nostro lottare per un europeismo delle libertà e dei diritti, dove il fondamento di una civiltà comune sia nel grande contrasto all'odio, al fanatismo, anche al radicalismo di natura islamista che ha armato l'assassino di questi due giovani italiani, polacchi, europei.
Il sogno che ha dato vita all'Unione ha i volti di chi ha combattuto l'odio e l'intolleranza nella storia del nostro continente, ma il futuro dell'Unione non potrà prescindere da chi ha creduto e vissuto l'appartenenza ad una comunità di destino, da italiano e da europeo.
Nel ricordare Antonio con questa nostra mozione, il Parlamento indica a noi del Governo un lavoro comune, che è rispettoso della memoria ma è soprattutto forte di un convincimento di civiltà, di lotta all'intolleranza e all'odio e dei valori di pace e di convivenza (Applausi).
WALTER VERINI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI (PD). Presidente, intervengo soltanto perché eravamo tutti emozionati quando pochi minuti fa c'è stato un applauso corale, rivolto non solo alla memoria di questo giovane ma anche ai suoi familiari.
Tramite lei allora, Presidente, se possibile, io chiedo che faccia sapere che si sta parlando di un fatto che riguarda l'intero Paese, tutta la coscienza nazionale, ed è grave che per motivi politici, partitici, estranei a questo tema ci sia un gruppo come quello della Lega che fa mancare la sua presenza in questo momento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali). Lo dico senza particolare polemica, ma sarebbe utile far sapere loro, se possibile, che in questo momento si sta cercando di scrivere una pagina bella per una tragedia che è accaduta e che ha colpito tutto il nostro Paese, una pagina bella di tutto il Parlamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno, naturalmente, è noto a tutti i gruppi, onorevole Verini, quindi immagino che anche il gruppo della Lega lo conosca, però faremo in modo tale da far presente loro l'importanza di essere in Aula in questo momento.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Volevo ovviamente ringraziare i proponenti e lo sforzo corale di questo testo che stiamo votando: questo gesto simbolico di istituzione di una borsa di studio è un gesto importante, perché ha a che fare con le tre dimensioni che più afferivano, dal mio punto di vista, ad Antonio Megalizzi, che sono, da un lato, l'istruzione, la ricerca, l'università, dall'altro, l'informazione e la terza dimensione, che è trasversale, l'ha ricordata correttamente il Ministro, ed è l'Europa.
Ci tenevo, in particolare, a sottolineare un punto, che è contenuto al punto 2, che riguarda la Conferenza dei rettori e, cioè, l'invito che abbiamo messo all'interno di questo testo per cui, in aggiunta alla borsa di studio istituita con questo testo, ci sia uno sforzo perché ci siano tante borse di studio intitolate ad Antonio Megalizzi in tante università del Paese, perché abbiamo bisogno di testimoniarlo in maniera capillare e diffusa.
Antonio Megalizzi aveva espresso una vicinanza al nostro movimento, alla nascita, al momento della sua costituzione e l'aveva espressa perché c'era questa vicinanza con l'Europa, questo forte ancoraggio con l'Europa. Ed io ovviamente esprimo, dunque, a nome mio e dei colleghi, il ricordo vivo e sincero e un saluto molto affettuoso alla famiglia (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Ricordare Antonio Megalizzi oggi ha un significato anche molto simbolico per la nostra Aula: abbiamo appena votato la legge di delegazione europea, con cui il lavoro comunitario porta negli ordinamenti degli Stati nazionali quelle politiche e quelle misure che, solo se fatte insieme, produrranno cambiamento. È questa che è stata anche la sua battaglia, che faceva con il sorriso e la passione, con la preparazione o lo studio: far capire ai suoi conterranei che l'Europa è un'opportunità. Nella nostra città di Trento, Antonio ha seminato molto, pur nella sua breve vita. Voleva che la sua città si vivesse come la terra da cui era partito uno dei fondatori d'Europa, non si chiudesse, ma si proiettasse sempre verso l'Europa. Il suo ruolo è stato quello di farci capire che siamo cittadini europei. L'ho incontrato durante il suo master in studi internazionali e nel percorso “Essere in Europa”, in cui giovani come lui si preparavano a diventare tutor di altri giovani e, in quel momento, si capiva quanto quel ragazzo avesse capito l'importanza di comunicare non solo correttamente, ma in modo diretto e chiaro ai ragazzi come lui e quanto la sua visione fosse alta e lontana.
“Mega” lo chiamavano i suoi amici, proprio perché pensava in grande, andava oltre e parlava di un ideale che, però, per lui era già realtà, diceva. Non era sui confini che ci si doveva soffermare, ma su che cosa c'è al di là dei confini, diceva. Le direttive non erano obblighi, ma, come lui raccontava nelle sue cronache parlamentari da Bruxelles, erano frutto di lunghi dibattiti nella sessione plenaria del Parlamento europeo e, in quei dibattiti, al centro, c'erano i diritti di tutti i cittadini europei a poter accedere alle salvaguardie per la loro salute, sicurezza, cultura e tutte le questioni rilevanti nella loro vita.
Antonio ha passato il testimone a tutti noi, partendo dai suoi amici e dalla sua generazione, non possiamo tradirlo. E ricordarlo oggi, qui, è anche un ricordarci quanto il nostro lavoro, qui e sui nostri territori, abbia una grande rilevanza per la costruzione anche di una percezione dell'Europa e di una comunicazione seria, chiara, diretta per i nostri cittadini.
Alla sua mamma e a Luana, che oggi sono qui in tribuna, un ringraziamento per permetterci anche di condividere il loro dolore, che dalla loro casa è sceso nelle strade e sono certa che si trasformerà in tante iniziative che collegheranno luoghi e persone, da un punto all'altro del Paese e del nostro spazio europeo. Così lo vedo il futuro: un arazzo di fili colorati, idee e progetti, che sosterranno come un aquilone l'ideale europeo tramite la Fondazione a lui dedicata, che non abbiamo potuto inserire in mozione perché ancora non esisteva a marzo, ma che è citata nel testo e che vorremmo fosse considerata il perno e il coordinatore di riferimento per tutte quelle attività che verranno promosse dalla Fondazione e anche da altri enti, pubblici e privati, a suo nome e in sua memoria. Grazie, Antonio (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signora Presidente. Come ha ricordato anche il Ministro Amendola poco fa, nel suo intervento, questa mozione rappresenta una bella pagina per la politica di questo Paese e per il Parlamento italiano. Una mozione sottoscritta da tutti i gruppi presenti in VII Commissione, promossa dall'onorevole Lattanzio, a cui vanno anche i miei ringraziamenti, che svolge due funzioni entrambe importanti e, a mio avviso, fondamentali in casi come questi: una è quella doverosa, ha a che fare con l'esercizio della memoria nei confronti di una vittima, Antonio Megalizzi, vittima italiana, una giovane vittima italiana di un brutale atto di terrorismo di matrice islamista, come è stato ricordato; vittima dell'odio, che vorremmo cancellato nella costruzione di un'altra idea dell'Europa, della società, in cui vivere e far vivere i nostri figli e le nostre figlie. Dunque, un doveroso atto di memoria, ma, anche e soprattutto, in questa mozione c'è il tentativo di riconoscere che quella storia, quella tragica, nella sua conclusione, di Antonio Megalizzi, è la storia che potrebbe essere quella di tanti e tante altre, tanti giovani e tante giovani che spesso, nel silenzio, a riflettori spenti, nella disattenzione della politica, certamente anche della grande comunicazione, svolgono una funzione che io considero molto importante. Nel suo caso, è stato ricordato - nel caso di Antonio -, la passione per il giornalismo: badate, il giornalismo, l'informazione è questione assai seria, che ha grandi relazioni molto forti con quello che pensiamo di fare qui o che vorremmo fare qui ogni giorno e, cioè, la politica. Perché occuparsi di informazione, costruire meccanismi che fluidifichino l'informazione e che la rendano trasparente significa, in fondo, occuparsi del mondo che si ha attorno, occuparsi dell'interesse generale, delle cose che riguardano, in fin dei conti, la vita di tutti e di tutte, anche quando sembrano distanti, lontane, astratte, poco comprensibili.
Dunque, questa mozione è importante, a patto che eserciti, innanzitutto, uno sforzo sul futuro attraverso l'istituzione di una borsa di studio, attraverso l'invito alla Conferenza dei rettori, come è stato ricordato, perché queste iniziative si moltiplichino, però, soprattutto, attraverso una diversa e più sana attenzione, anche da parte di questo luogo, all'idea per cui fare in modo che i giovani e le giovani di questo Paese possano avere tutti gli strumenti per costruire la propria cittadinanza critica in Italia e in un'Europa sempre più forte sia possibile per tutti e tutte.
Per questo questa mozione è così importante, per questo l'abbiamo sottoscritta, per questo, naturalmente, voteremo a favore (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.
GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Antonio Megalizzi amava l'Europa: sembra un tema fuori moda, forse fuori luogo, però è così. Basta leggere e ascoltare quello che scriveva e diceva, basta ascoltare il racconto degli amici e dei parenti. Amava l'Europa, magari la sognava diversa, certo, la desiderava vera, non solo una istituzione, ma parte integrante di un vissuto.
Però l'amava e, in molti, lo ricordarono così il giorno della sua scomparsa: era un cittadino italiano, un cittadino europeo, un cittadino del mondo. L'Italia dovrà portare avanti, tutta insieme, senza divisioni, i suoi ideali e il suo sogno verso gli Stati Uniti d'Europa. La discussione e, ne sono certo, anche il voto finale dimostrano che quelle parole non sono rimaste tali e non sono rimaste parole vuote solo perché ci hanno profondamente colpito, perché parole vere. Le cose in fondo, lo sappiamo, si modificano non perché ci si convince in teoria, o ci convince un trattato, ma perché ci sono persone che incarnano quello che affermano; e in questo caso Antonio incarnava il cambiamento anche rispetto all'Europa. Credeva nell'Europa, lo faceva con entusiasmo, motivando e argomentando le sue ragioni. Il lavoro che aveva scelto e il luogo stesso del suo lavoro dimostrano questa scelta, questo entusiasmo, ma anche la volontà di costruire. Tanti giovani si muovono così, si svegliano presto, parlano inglese, viaggiano e lavorano all'estero; non stanno fermi, si sentono europei, non filosoficamente, ma nel quotidiano.
Il 15 maggio Antonio avrebbe compiuto trent'anni. Il giornalista Paolo Borrometi in diversi momenti ha ricordato Antonio riportando le parole dei suoi genitori, della fidanzata, della sorella, raccontando le passioni e ciò che muoveva Megalizzi senza retorica, con realismo. E le parole chiariscono quanto fosse curioso ed aperto nel conoscere, pronto a partire, a capire, a lavorare, a studiare in Europa. Ad Europhonica, la radio collegata alle radio universitarie italiane, produceva il giornale delle 6 del mattino e faceva un po' di tutto in radio: speaker, autore, direttore artistico, commerciale. Rispondeva, poi, ai commenti sui social, cercando di raccontare e di riportare i dati oggettivi sull'Europa e sull'istituzione europea. Non solo combatteva le fake news, ma spiegava cosa fossero e il male che stavano e stanno facendo a tutti noi.
Insomma, credeva nel suo lavoro, sentiva che aveva un ideale e uno scopo nella vita e per questo si muoveva; non era un attivismo dettato semplicemente da un ottimismo, magari giovanile, ma da una speranza. E c'è differenza tra ottimismo e speranza. Vaclav Havel, dissidente e perseguitato politico sotto il regime comunista dell'allora Cecoslovacchia, che poi ne divenne, attraverso elezioni democratiche, il Presidente, parlando della differenza tra ottimismo e speranza disse: la speranza non è ottimismo, non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che una cosa ha senso in ogni caso. Ecco, Antonio era una persona piena di speranza; non aveva la convinzione che sarebbe andato tutto bene, ma aveva la certezza che era giusto farla, che aveva senso farla.
Per Antonio la cultura non doveva essere una mera necessità accademica, bensì un bisogno vitale. Spero che tutti noi possiamo collaborare con l'auspicio dei familiari di Antonio, quando affermano: crediamo in una scuola capace di formare uno spirito critico, autonomo, consapevole, dove ognuno possa esprimere proprie idee in modo costruttivo. Ci dobbiamo impegnare a pensare di più, perché Antonio ci avrebbe detto di riflettere e di pensare alle parole ogni volta prima di parlare. La scuola rappresenta il luogo di partenza per perseguire questi obiettivi. Ebbene sì, la scuola, i ragazzi hanno sempre bisogno, in un percorso educativo, di adulti, di maestri, di insegnanti che li possano accompagnare nella loro scoperta della realtà. Antonio era, è e rimarrà uno di questi maestri, educatori. Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia saluta affettuosamente la mamma e la fidanzata di Antonio, che ci hanno onorato oggi della loro presenza. Ricordiamo tutti lo sgomento che ci ha assalito quella serata dell'11 dicembre 2018, quando è arrivata la notizia che al mercatino di Natale di Strasburgo c'era stato un attentato. Purtroppo tra le persone colpite, perché ci sono stati diversi feriti, c'era anche un italiano; all'inizio, ovviamente, non ne conoscevamo le generalità e poi è emerso che era un giovane giornalista, Antonio Megalizzi, italiano, che stava seguendo quindi le sedute plenarie del Parlamento europeo a Strasburgo. Antonio stava girando con delle amiche il mercatino, come molti fanno sotto le feste, in prossimità delle feste natalizie, quando ha avuto la sfortuna di incontrare un altro giovane di nome Chérif Chekatt, nato a Strasburgo, di origini marocchine. Due giovani: Antonio con le sue passioni e la sua voglia di vivere, Chérif con la sua follia distruttiva e la sua voglia di morte. Non si può, purtroppo, prescindere da questo, analizzando i fatti. Antonio lavorava a un progetto, Europhonica, facente parte di una rete europea di radio universitarie; quindi comunicazione, informazione e università, sono tutti dati importanti per le giovani generazioni. Antonio era innamorato dell'Europa e ha incontrato sulla sua strada uno di quei giovani che, invece, odiavano la civiltà europea, tanto da volerla distruggere in nome di un fanatismo religioso insensato. Fratelli d'Italia voterà a favore di questa mozione. Con questa mozione si vogliono sensibilizzare le università per poter attivare dei progetti, delle borse di studio proprio intitolate al nome di Antonio, una scuola di giornalismo, delle aule, coinvolgendo, come si diceva prima, anche la Conferenza dei rettori.
Con questa mozione in Commissione abbiamo lavorato tutti insieme e ringrazio anch'io l'onorevole Lattanzio che se ne è fatto promotore proprio per cercare di rendere il più possibile attuabile questo progetto. Molte sono le iniziative nell'università, ma poche riescono a essere veramente incisive; noi ci auguriamo che questa sia una di quelle. Quindi tutto giusto, tutto molto bello; giusto trasmettere ai ragazzi il ricordo di questo giovane intraprendente e attivo nel mondo della comunicazione e dell'informazione, ma, nello stesso tempo, sarebbe ipocrita non ricordare agli studenti che Antonio è stato ucciso con un proiettile da un suo coetaneo, che, pur essendo nato in Francia, non si era mai integrato e agiva a nome del fondamentalismo islamico, accecato dall'odio per una civiltà diversa dalla sua (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Ricordare questo non è strumentale, non è demagogico, ma è doveroso per Antonio e per tutte le vittime di questo terrorismo, che colpisce persone inermi e che non va mai sottovalutato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.
FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, colleghi, molti dei relatori che mi hanno preceduta hanno descritto l'impegno e la vita di Antonio Megalizzi, il giovane calabrese di origine, diventato trentino dopo il trasferimento della sua famiglia in una città in cui ha saputo contemperare opportunità e valori delle due appartenenze. È impossibile in questa occasione non parlare del suo impegno di studente, giornalista, sostenitore appassionato dei valori europei, quantomeno nel tentativo di dare un qualche senso a una tragedia in sé inaccettabile. Il Partito Democratico sostiene questa mozione per diversi ordini di motivi, Presidente: in primo luogo per il dovere di custodire la memoria di Antonio Megalizzi. È un impegno condiviso da molteplici iniziative assunte a livello europeo, dove si è intitolata la sala radio del Parlamento Europeo di Strasburgo a suo nome e a quello del suo amico e collega polacco, a livello nazionale, quando l'Ordine nazionale dei giornalisti gli ha conferito il tesserino da giornalista, inscrivendolo con la data dell'11 dicembre 2018, il giorno dell'attentato, fino alle università che hanno deciso di sostenere il progetto radiofonico di Europhonica, il programma radio che unisce le università europee.
E, infine, a livello locale, dove è nata la Fondazione Antonio Megalizzi, che ha cominciato a maggio scorso la sua attività di formazione e informazione nelle scuole e nella società.
La nostra iniziativa si va ad aggiungere a queste già avviate, con la forza, densa di significati, di una mozione condivisa da tutto il Parlamento italiano, capace di superare qualsivoglia differenza di parte. In secondo luogo, Presidente, sosteniamo questa mozione per il valore dell'esempio di Antonio Megalizzi, da cui trarre il riconoscimento del valore pedagogico del suo impegno. Dai suoi interventi in radio emergono con vigore la sua volontà di contribuire a una buona conoscenza delle istituzioni europee, e l'obiettivo, altrettanto sentito, di adoperarsi per fare corretta informazione - sono valori che consideriamo nutrimento essenziale per la nostra visione della buona politica -, e ancora, ma non da ultimo, per la condivisione dei valori europei che Antonio Megalizzi e il gruppo dei ragazzi di Europhonica sostenevano. Antonio cercava di capire l'Europa, perché l'Europa è la dimensione fisica e ideale in cui i giovani di oggi si muovono e di cui si sentono pienamente cittadini. I viaggi a Bruxelles e a Strasburgo, i progetti portati avanti senza risorse finanziarie, ma con la sola forza delle idee, dell'immaginazione, della capacità di lavorare in gruppo, sono tutti elementi di straordinaria capacità propulsiva, veri e propri semi di futuro che ora tocca a noi raccogliere e rilanciare. Antonio Megalizzi ha impersonato la congiunzione delle migliori esperienze nazionali con lo slancio sovranazionale europeo. È stato un giovane giornalista appassionato, ed ha davvero incarnato i valori dell'articolo 21 della nostra Costituzione, quelli della stampa libera e del diritto di cronaca, e della sua proiezione europea, all'articolo 11 della Carta di Nizza, in cui si tutela il diritto all'espressione e all'informazione. È per questo, Presidente, che la Commissione cultura si è assunta un compito tanto alto e carico di significati, firmando pressoché all'unanimità, a marzo scorso, a quattro mesi dalla morte di Antonio, la mozione che oggi votiamo in quest'Aula. La Commissione cultura ha sentito infatti di voler onorare la memoria di questo giovane come uno degli obiettivi della sua azione, incentrata sui grandi temi della cultura, dell'istruzione, dell'università e della ricerca. La Commissione cultura può avere oggi l'ambizione, nel cogliere questa occasione, di conferire un orizzonte più spesso e più netto al proprio lavoro e alla custodia dei valori costituzionali della cultura e della libertà di espressione. Mi piace ricordare che, nella legge di stabilità 2016, il Parlamento approvò finanziamenti alla cultura che ne raddoppiavano il bilancio in risposta agli attentati di Parigi che il 13 novembre del 2015 avevano causato la morte di 130 persone, fra cui la giovane ricercatrice veneziana Valeria Solesin. Fu in quell'occasione - dicono gli amici di Megalizzi - che Europhonica divenne una comunità. I ragazzi di Europhonica si interrogavano su cosa potevano fare, su come spiegare ai loro coetanei questa Europa fragile ma irrinunciabile, come ha raccontato Caterina Moser in un'intervista rilasciata a Marco Imarisio. “Siamo nati quella notte”, dice la Moser, che quel giorno con Clara Stevanato camminava accanto ad Antonio e a Bartek. La risposta delle istituzioni italiane alla dolorosa sfida degli attentati di Parigi fu l'idea di mettere in campo un grande investimento sintetizzato nella formula “un euro in sicurezza, un euro in cultura”. Oggi il nostro ricordo di Antonio Megalizzi si muove sulla stessa direttrice. La Commissione cultura vuol farsi carico di trasformare, per quanto possibile, tramite forse il più incisivo, fra gli strumenti parlamentari di indirizzo a disposizione, una vicenda di odio in una prospettiva nuova di apertura e di speranza. Impegnare il Governo per promuovere l'istituzione di una borsa di studio e coinvolgere la Fondazione Megalizzi è il nostro modo di inverare gli articoli 3 e 9 della Carta costituzionale nel nome di Antonio. Per le ragioni che ho provato a spiegare, Presidente, e per il senso profondo di appartenenza che nutriamo verso la comunità dell'Europa unita, il Partito Democratico voterà convintamente la mozione recante iniziative volte a onorare la memoria di Antonio Megalizzi, tragicamente scomparso a seguito dell'attentato terroristico dell'11 dicembre 2018 a Strasburgo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Presidente, colleghe e colleghi, chiedo all'Aula innanzitutto un po' di rispetto proprio per la presenza della famiglia Megalizzi in Aula, quindi un po' di silenzio. Confesso che non è facile oggi per me affrontare l'argomento, con la mamma di Antonio seduta in tribuna e la fidanzata, la mia Luana, che considero ormai una sorella. Qui la politica non c'entra nulla, e invito tutti a non strumentalizzare la tragica morte di Antonio, come alcuni partiti hanno già tentato di fare, anche poco fa, sconsideratamente, anche se è grazie alla tanto vituperata politica che ho potuto conoscere Antonio, il suo ardore, il suo sguardo vivido, la fiamma della sua passione nell'amore di Luana, che Luana custodisce per lui, il suo sorriso delicato e la grazia che rivedo sempre sul volto della mamma Anna Maria e della sorella Federica, la gentilezza dei modi e l'educazione del papà, Domenico, il suo amore per l'Europa dei popoli, quella dei padri fondatori, tra i quali il nostro orgoglio trentino, De Gasperi, quella del Manifesto di Ventotene, per un'Europa libera e unita, quella che aspirava ad una Costituzione per dar vita agli Stati Uniti d'Europa, quella delle radici giudaico-cristiane, quella del dimenticato motto di Tucidide, “uniti nelle diversità”, che forse ha ispirato l'idea sua e di Bartosz, l'altro giornalista polacco ucciso nello stesso attentato, di dar vita ad un consorzio di radio universitarie europee, Europhonica, di tutte le nazionalità europee. Mi dispiace solo aver meglio conosciuto Antonio solo dopo la sua morte, e la sua genialità “mega”, che era il suo soprannome, come raccontano, con un raro affetto, tutti gli amici che lo hanno conosciuto, ma porto nel cuore l'orgoglio del suo benestare alla candidatura della sua Luana nella mia lista, perché penso condividesse i miei obiettivi, quasi me l'avesse affidata, e Luana mia, tu sai che non lo deluderò.
Antonio non aveva un partito italiano di riferimento, a differenza di quanto è stato detto anche in quest'Aula. Sognava un partito che in Italia non esiste, e speriamo che in questo Parlamento possa germogliare finalmente il seme di quel partito alto e nobile, serio e trasparente, pulito, morale, complice, favorevole ad un'Europa con meno confini interni e più giustizia, quella squadra coesa, quella nazionale della politica italiana che Antonio aveva in mente, anche se lui, come amava dire, voleva solo fare il giornalista, raccontare la verità delle cose con tutte le sue sfaccettature, anticipare gli eventi come fece nel suo libro post-politico Tutti a casa. E nessuno in cabina elettorale, che vi invito a leggere per come ha anticipato i tragici scenari della politica moderna. Ma non voleva fare il vip, e questo dovrebbe essere di insegnamento anche a molti giornalisti, intendendo dire, per come ho conosciuto i sani valori della sua famiglia, che non sarebbe mai stato prezzolato, che non avrebbe abdicato ai suoi ideali mettendoli sull'altare della fama, del dio denaro, della partigianeria politica. Non dimenticherò mai quell'11 dicembre scorso, quando tutti eravamo immersi nell'atmosfera natalizia e i TG e le agenzie squarciarono la nostra serenità battendo la notizia che, nelle vie di Strasburgo, proprio nella zona dei mercatini, un terrorista islamista fece fuoco tra la folla, contro le persone, ferendone molte e uccidendone alcune. Rabbia e preoccupazione, come sempre, pervasero me, e immagino tutti voi, quando avvengono nel mondo vili attentati terroristici contro vittime innocenti. Ma credetemi, è diverso, molto diverso e per certi versi incredibile, inverosimile, quando il terrorismo ti entra in casa. Vediamo tutti troppi film, ma la realtà è molto più cruda. Luana mi chiamò perché aveva un brutto presentimento: Antonio era a Strasburgo e non le rispondeva sul telefono, cosa che non era nel suo stile. Come credo avreste fatto tutti, incredula che un presentimento potesse essere la tragica realtà dei fatti, tentai di rassicurarla, e mi misi subito in contatto con la Farnesina, come da sua richiesta, più per dar seguito alla richiesta di Luana che per convinzione.
Non ho dormito un secondo quella notte, perché le risposte diplomatiche in uso alla Farnesina mi avevano allarmato. Ero incredula quando il sottosegretario Picchi, che ringrazio ancora, verso le tre di notte, mi comunicò le reali condizioni di Antonio ed è stata dura tenerle per me, perché Luana - con la quale messaggiai tutta la notte - e la famiglia Megalizzi erano in viaggio verso l'ospedale di Hautepierre, a Strasburgo, come avevamo consigliato loro sia io, che il console.
Antonio Megalizzi, proprio il fidanzato della mia Luana, effettivamente era tra i feriti dell'attentato, in rianimazione, in condizioni più che critiche. Il resto della storia è, purtroppo, noto: Antonio non ce l'ha fatta e dopo tre giorni ha perso la vita, ma con accanto tutti gli amori della sua vita. È bastato un attimo, in quell'attimo, in quel battere di ciglia, si sono arenati progetti, ambizioni, sogni? No! Voglio dirlo con forza, con un grande “no”! Se questa era l'intenzione del giovane terrorista, contro i valori della civiltà occidentale, che predicava la morte sulla vita, la sua famiglia e tutti noi non lo permetteremo.
Amava la radio, Antonio, nutriva una grande passione per questo mezzo di comunicazione che appartiene, nell'idea comune, in parte al passato, ma che ha saputo diventare uno strumento moderno anche attraverso il web. E per questo, appunto, abbiamo bisogno di tutti voi, per il premio anche radiofonico in suo onore, per la formazione di giornalisti radiofonici, che stiamo predisponendo grazie all'interessamento del Cavaliere del lavoro Eduardo Montefusco, presidente di RDS, coinvolgendo certamente tutti gli operatori del settore.
Già durante gli studi all'Università di Trento e di Verona, infatti, Antonio, un ragazzo normale, ma così speciale, aveva iniziato a lavorare in radio, sia come speaker che come giornalista, aveva collaborato per la programmazione della RAI di Trento con il canale radiofonico dell'emittente locale RTTR e per la Radio 80-Foreveryoung di Rovereto. Era entrato a far parte del progetto già citato Europhonica - il primo format radiofonico internazionale che racconta l'Europa dando voce ai media universitari, che coinvolge 6 Paesi e oltre 90 radio universitarie - sin dall'inizio, nel 2015, perché ne aveva condiviso lo spirito ed era diventato il coordinatore per l'Italia.
Antonio credeva totalmente nel progetto europeo e voleva contribuire a costituire una mega Europa più solida, più giusta. I suoi studi si erano fortemente caratterizzati in quella direzione: si era, infatti, specializzato in studi europei e frequentava un master di approfondimento sulle istituzioni UE. Voleva sviluppare il suo progetto giornalistico proprio in relazione all'Unione europea, di cui non accettava il comune uso nazionale al disprezzo. Certo, anche lui puntava a cambiarla, per farne emergere i tanti aspetti positivi, liquidati spesso da governanti senza anima e senza ideali, e talvolta anche senza voti.
I familiari hanno raccolto il testimone del desiderio di questo giovane, entusiasta di raccontare una generazione che potremmo chiamare generazione Erasmus: viaggiatrice, lettrice, appassionata di cultura, plurilingue. Lo scorso giugno, infatti, la famiglia ha dato vita alla Fondazione Antonio Megalizzi, per continuare a far vivere le sue idee, i suoi valori, le sue aspettative, la sua visione, molto più semplicemente per far continuare a vivere Antonio fra noi.
La Fondazione è stata promossa anche con la collaborazione e il sostegno della federazione nazionale giornalismo, del sindacato giornalisti del Trentino-Alto Adige, Usigrai, RadUni e Articolo21, e si propone di essere coordinatore ed ente di riferimento per tutte le attività che verranno promosse dalla Fondazione stessa e da altri enti, pubblici e privati, a suo nome e in sua memoria. Inoltre, la Fondazione si prefissa di favorire lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività, attraverso la realizzazione di svariate iniziative nel campo della formazione e dell'informazione.
Amici colleghi, il 15 maggio un destino brutale ha bussato alla sua porta per mano di un coetaneo che, in un atto di guerra, ha colpito lui, ma colpendo lui ha recato sfregio all'intera popolazione civile, alla cultura del confronto, al cuore della migliore Europa.
Il Parlamento non può restare indifferente, non può girare lo sguardo altrove, ma deve saper cogliere il messaggio che ci arriva dalla storia di questo ragazzo e farne esempio. Sta a noi, innanzitutto, dar seguito a quel sogno, ribadire il suo impegno politico, culturale e professionale e valorizzare quanto ha fatto e quanto avrebbe voluto fare nella sua vita. Ad atti violenti come il terrorismo è nostro dovere rispondere con la ferma convinzione delle nostre idee di pace e libertà, con il rafforzamento delle istituzioni democratiche, con il sostegno al pluralismo e all'informazione, rinnovando nel concreto la nostra fede nell'unica arma che intendiamo usare: quella della democrazia, che ha nel giornalismo indipendente uno dei suoi strumenti più validi.
Crediamo, quindi, doveroso impegnare il Governo a prevedere iniziative per sostenere il progetto di altri giovani, che, come Antonio, vogliono partecipare, vogliono raccontare gli eventi con la propria voce, che vogliono conoscere a fondo le istituzioni ed essere parte attiva, anche al fine di contribuire alla loro crescita, allo sviluppo della società civile e che vogliono comunicarle.
Concludo, Presidente - e mi scuso per aver rubato un po' più di tempo -, col dirvi che, come sapete, la bandiera europea è fatta da 12 stelle che rappresentano la corona di Maria. A me piace pensare che dallo scorso 14 dicembre ci sia una tredicesima stella che sventola su quella bandiera, una stella in più che brilla nel firmamento europeo, una mega stella, quella del nostro Antonio, Antonio calabrese e trentino, meridionale e nordico, Antonio l'italiano, quindi Antonio l'europeo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patelli: non è presente in Aula, s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carbonaro. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Grazie Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, vorrei salutare e rinnovare un pensiero di grande vicinanza e solidarietà ai familiari e ai suoi cari qui presenti in Aula, i familiari di Antonio, e ringraziare la Commissione cultura e il collega Paolo Lattanzio, che è primo firmatario proponente di questa mozione, e tutti i colleghi di Commissione che l'hanno sottoscritta.
Come Commissione cultura abbiamo sentito il bisogno di tradurre con un gesto concreto l'eredità che Antonio Megalizzi ci ha lasciato, dando esempio di fattiva collaborazione, al di là delle appartenenze politiche, degli steccati, uniti in un comune intento che onora il ruolo di questo Parlamento.
“Le parole mi danno da vivere, per questo do loro il giusto peso”, diceva Antonio Megalizzi. E questa frase arriva nitida, precisa - dare il giusto peso alle parole -, nel caos verbale che inonda oggi la comunicazione. Ed è con questa frase che voglio aprire la mia riflessione, perché dentro vi ho trovato quella parte della mia generazione, dei trentenni, quella che ha scelto un modo preciso di raccontare l'attualità, la politica, l'Europa, mettendo da parte l'impulsività, l'aggressività e la superficialità, che a volte sembrano essere i tratti caratteristici del nostro tempo, ma che per molti giovani non lo sono affatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
In questa frase è racchiuso il senso profondo dell'operato di Antonio, teso a fare dello strumento della parola un ponte tra culture e lingue diverse. Megalizzi lavorava per abbattere i muri dell'incomprensione contro le mistificazioni strumentali di chi mira a disgregare il progetto europeo attraverso l'odio, la disinformazione e miopi nazionalismi; dava sostanza al suo ideale attraverso il lavoro in radio, pensato come uno strumento di aggregazione sociale, nella convinzione che l'inclusione culturale e politica fosse alla base del processo di integrazione europea.
Lavorava ad Europhonica, prima di perdere la vita in quel maledetto attentato, format radiofonico che coinvolge le università europee nel grande progetto di integrazione dell'Unione, con la volontà di raccontarlo, quel progetto, dal punto di vista e con il linguaggio della generazione che vive e partecipa attivamente alla realizzazione di questo grande sogno, attraverso esperienze lavorative, di studio. Come molti giovani connazionali, si impegnava per una società più aperta e più giusta, raccontando con impegno e dedizione la vita delle istituzioni europee, nella consapevolezza che le difficoltà possono essere affrontate rilanciando il progetto dell'Europa dei diritti, del dialogo, della convivenza civile, della lotta all'odio, anche quello verbale, quell'hate speech che, se spesso fa da padrone nella comunicazione massmediale di oggi, in molti giovani come Antonio non trova spazio; ed è ai tanti giovani come loro che dobbiamo guardare e dai quali dobbiamo imparare.
Durante i suoi funerali, mi colpì la frase di una sua amica, che, commossa, lo ricordava dicendo: “Antonio ci spiegava la politica, per chi come me non ne ha mai capito niente, ed era bello”. Ora, Bob Kennedy sosteneva che gli indicatori come il PIL misurano tutto, ma proprio tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta. E se esistesse un indicatore per quantificare l'impatto che ha avuto l'azione di Antonio Megalizzi per i tanti giovani che lo ascoltavano, per chi ha avuto la fortuna di incrociarlo tra una frequenza e l'altra, avremmo ancora di più la consapevolezza di quale sia la direzione da prendere, perché a volte temo che non ci si renda conto di quanto sia straordinario il potere delle parole e del dialogo.
Antonio, che le parole le usava per raccontare l'Europa della mia generazione, la generazione Erasmus, con tutte le sue contraddizioni e le sue divisioni, ma anche con tutte le sue opportunità, Antonio le raccontava in radio le parole, rendendo partecipi i suoi coetanei, specialmente quelli più disattenti e poco motivati.
E allora gli impegni di questa mozione, se da una parte sono rivolti al Governo affinché possa intraprendere ogni iniziativa per rinnovare il ricordo di Antonio Megalizzi, dall'altra il ricordo di Antonio dovrà ispirare gli studenti a coltivare uno spirito critico autonomo e consapevole, esprimendo i propri talenti e le proprie idee in modo da accrescere la responsabilità civile e sociale dell'intera collettività, ma ancor più dobbiamo lavorare collettivamente affinché questa società sia più inclusiva e più partecipata, perché non basterà commemorare le vittime, se non produrremo una radicale svolta nella lotta alle diseguaglianze e nel sostegno alla scuola e alla cultura, le armi più potenti di cui disponiamo contro la violenza, svolte che abbiamo il dovere di compiere quotidianamente, con un'intervista in radio, con una mozione in Aula o anche più semplicemente coinvolgendo chi ci circonda, perché Presidente, vede, è attraverso strumenti straordinari come la partecipazione, l'ascolto e la conoscenza che abbiamo l'opportunità di migliorarla questa Europa, così, come Antonio aveva iniziato a fare, grazie (Applausi).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lattanzio, Casciello, Sasso, Piccoli Nardelli, Fusacchia, Frassinetti, Toccafondi, Fratoianni ed altri n. 1-00146 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 32) (Prolungati applausi).
Si è così concluso l'esame degli argomenti per i quali erano previste votazioni.
Prima di passare alla discussione generale del decreto-legge volto ad assicurare la continuità delle funzioni del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali sospendo brevemente la seduta, che riprenderà alle ore 17,40.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 17,30, è ripresa alle 17,45.
Discussione del disegno di legge: S. 1460 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 agosto 2019, n. 75, recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Sanatoria degli effetti del decreto-legge 11 luglio 2019, n. 64 (Approvato dal Senato) (A. C. 2107 ).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2107: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 agosto 2019, n. 75, recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Sanatoria degli effetti del decreto-legge 11 luglio 2019, n. 64.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 2107)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, onorevole Angela Salafia.
ANGELA SALAFIA, Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi l'Assemblea è chiamata ad esaminare il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 7 agosto 2019, n. 75 (A.C. n. 2107), recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali - sanatoria degli effetti del decreto-legge 11 luglio 2019, n. 64, approvato dal Senato il 24 settembre scorso, che non ha subito alcuna modifica nel corso dell'esame in sede referente presso la II Commissione.
Il decreto-legge consta di due articoli. L'articolo 1, nella formulazione vigente, dispone che il Presidente e i componenti del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali continuino ad esercitare le proprie funzioni limitatamente agli atti di ordinaria amministrazione e a quelli indifferibili e urgenti fino all'insediamento del nuovo Collegio e comunque non oltre il 7 ottobre 2019, ossia sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge in conversione. Il testo pervenuto all'esame della Camera, dopo l'approvazione del Senato, prevede invece che il Collegio del Garante per la protezione dei dati personali continui ad esercitare le suddette funzioni fino all'insediamento del nuovo Collegio e comunque non oltre il 31 dicembre 2019. Rammento che gli attuali membri del Collegio sono stati eletti nelle rispettive sedute di Camera e Senato del 6 giugno 2012 e si sono insediati il 19 giugno 2012. La scadenza del Consiglio dell'Autorità era dunque prevista per il 19 giugno 2019. In conformità al parere del Consiglio di Stato 7 dicembre 2010 n. 5388 è stato consentito all'attuale Collegio di operare in regime di prorogatio fino al 17 agosto 2019. Il regime di prorogatio infatti non può avere durata superiore a sessanta giorni dalla scadenza naturale del mandato del Collegio. Il Consiglio di Stato, nel citato parere, ha infatti precisato come la durata del periodo di prorogatio sia desumibile in via interpretativa dall'articolo 1, comma 15, della legge 23 agosto 2004, n. 239, e come il termine di sessanta giorni ivi previsto non sia ulteriormente prorogabile. Stante l'improrogabilità di tale termine, si è ritenuto necessario introdurre nell'ordinamento una apposita disposizione di legge allo scopo di garantire la funzionalità del Garante per un ulteriore periodo di tempo in attesa del rinnovo del Collegio. Proprio al fine di scongiurare l'interruzione delle funzioni del Garante è stato adottato il decreto-legge in esame che, quindi, prevede ora il termine del 31 dicembre 2019 fino al quale l'attuale Collegio potrà continuare ad esercitare le proprie funzioni.
Con riferimento al disegno di legge di conversione del decreto-legge evidenzio che, nel corso dell'esame del provvedimento presso il Senato, è stato introdotto il comma 2 dell'articolo 1 che prevede che restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del decreto-legge 11 luglio 2019, n. 64, decaduto per mancata conversione. Quest'ultimo decreto-legge interveniva sulla disciplina organica dei poteri speciali del Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni, cosiddetta golden power, contenuta nel decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21. Ricordo che per salvaguardare gli assetti proprietari delle società operanti in settori reputati strategici e di interesse nazionale, il legislatore ha organicamente disciplinato con il richiamato decreto-legge n. 21 del 2012, come successivamente modificato nel tempo, la materia dei poteri speciali esercitabili dal Governo anche per aderire alle indicazioni e alle censure sollevate in sede europea. Il decaduto decreto-legge aveva l'obiettivo in linea generale di rafforzare la tutela della sicurezza nazionale in ambiti di rilevanza strategica, attribuendo al Governo più tempo e un ventaglio più ampio di informazioni ai fini dell'esercizio dei propri poteri. In particolare il decreto-legge modificava la predetta disciplina dei poteri speciali prevedendo in linea generale l'allungamento dei termini per l'esercizio dei poteri speciali da parte del Governo e un arricchimento del contenuto dell'informativa resa all'Esecutivo dalle imprese detentrici degli asset strategici; l'ampliamento dell'oggetto di alcuni poteri speciali con riferimento al potere di veto da parte dell'Esecutivo che veniva esteso anche all'adozione di atti o operazioni da parte delle società che detengono gli asset strategici; modifiche alla disciplina dei poteri speciali in tema di tecnologia 5G per rendere il procedimento sostanzialmente simmetrico rispetto a quello per l'esercizio dei poteri speciali nei settori della difesa e della sicurezza nazionale. Con riferimento ai settori dei trasporti e delle comunicazioni erano previste novelle volte a rendere la definizione di soggetto esterno all'Unione Europea simmetrica a quanto disposto in tema di tecnologia 5G e a precisare i criteri per determinare se un investimento estero possa incidere sulla sicurezza o sull'ordine pubblico. Prima di concludere evidenzio che sul testo del provvedimento oggi in esame sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni competenti in sede consultiva.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire successivamente. È iscritto a parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.
ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, due brevi considerazioni - perché è un provvedimento che ha ben illustrato la relatrice - solo per ricordare che la conversione del decreto è già passata al Senato con voto unanime di tutti i gruppi parlamentari. Anche in quest'Aula e in Commissione non sono stati presentati emendamenti, quindi è un provvedimento pacifico e sul quale non ci sono particolari contrasti di natura politica, anche perché l'oggetto è molto ben delineato e lo ha ricordato la relatrice. Si tratta di una proroga della scadenza del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali che era scaduto e che non è stato rinnovato e, come è stato giustamente ricordato, la proroga delle funzioni non può andare oltre i sessanta giorni e quindi era opportuno e necessario che si prorogasse in modo da evitare che cessasse le sue funzioni. Al Senato è stato anche introdotto un articolo che fa salvi gli effetti di un decreto-legge che non è stato convertito: è una disposizione che è entrata con l'intervento al Senato. Il Comitato per la legislazione ha un po' stigmatizzato tale modalità di intervento legislativo e tuttavia si tratta di una norma che si limita a fare salvi gli effetti già prodotti da un decreto-legge che non è stato convertito in legge. Mi pare pertanto che, al di là di questa osservazione, non ci siano particolari questioni. Per cui è una cosa che non presenta particolari profili di criticità e il Partito Democratico ovviamente voterà a favore.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Dunque il provvedimento al nostro esame arriva dal Senato con un voto all'unanimità per cui mi pare assolutamente evidente quale sia la posizione di Fratelli d'Italia anche su questo tema. Comprendiamo assolutamente la necessità della proroga di un Collegio così importante come quello del Garante. Ne comprendiamo l'importanza anche in virtù dell'inserimento del comma 2 che, a nostro avviso, riporta una serie di questioni che sono di assoluta rilevanza e di assoluta importanza.
Ci sarebbe piaciuto - ma lo diciamo tuttavia senza alcuna doglianza estrema e quindi comunque voteremo favorevolmente sul provvedimento e a questa proroga -, quindi, ci è dispiaciuto che al Senato gli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia non siano stati considerati perché avevamo chiesto la proroga, la riapertura di un termine tra l'altro molto breve, quello di 15 giorni, per poter dare la possibilità di integrare i curriculum da poter presentare. Questo, ovviamente, lo abbiamo fatto proprio in virtù delle ultime vicissitudini e, quindi, del cambio che c'è stato al Governo che, inevitabilmente, ha portato alla necessità di ridisegnare e rivedere alcune nomine. Ciò detto, il voto di Fratelli d'Italia è, ovviamente, un voto favorevole. Capiamo l'importanza di questa proroga e, pertanto, condivideremo quello che, credo, sarà il voto unanime di quest'Aula, così come è già successo al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 2107)
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice, onorevole Salafia, e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, la votazione per l'elezione di un Questore e di un Segretario di Presidenza, già prevista all'ordine del giorno della seduta di giovedì 3 ottobre, sarà anticipata alla seduta di domani, mercoledì 2 ottobre, a partire dalle ore 16,30.
Avverto, inoltre, che nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale della proposta di legge costituzionale n. 1585-B, recante modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari (Vedi l'Allegato A).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.
DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, ci tengo a riportare a quest'Aula la situazione – e anche la solidarietà, per quanto mi riguarda - degli studenti che stamattina hanno avuto l'ennesimo disagio; andavano a scuola, in questi primi giorni di scuola, e hanno subito l'ennesimo ritardo dei treni locali. Si tratta, nella mia regione, di numerose linee che ancora sono a diesel o che, comunque, hanno carrozze abbastanza vetuste che, ovviamente, sono soggette a maggiori malfunzionamenti, la Reggio-Guastalla, la Reggio-Ciano, la Ferrara-Codigoro, la Parma-Suzzara, tutte linee che hanno mezzi obsoleti che si danneggiano molto frequentemente.
La situazione è inaccettabile e noi come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre riconosciuto l'importanza dei trasporti locali, anche il Ministro Toninelli non aveva mai fatto mancare il proprio impegno per quanto riguarda il trasporto pubblico locale e i finanziamenti per quanto riguarda i trasporti regionali. Oggi è arrivata la notizia, ben venga, soprattutto grazie all'impegno del MoVimento 5 Stelle in regione, di 90 milioni per l'elettrificazione delle linee e di 60 milioni per i passaggi a livello, che anche questi sono molto lunghi. Ben venga, forse con un po' di ritardo, ma speriamo che questo annuncio sia l'auspicio per un cambio di rotta. Ne hanno bisogno gli studenti e i lavoratori pendolari che ogni giorno usano i mezzi locali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Siracusano. Ne ha facoltà.
MATILDE SIRACUSANO (FI). Presidente, dieci anni fa, un inferno di pioggia e fango travolse i villaggi di Giampilieri e Scaletta Zanclea, in provincia di Messina. Dieci anni fa, Messina piangeva 37 vittime e dieci anni fa si è chiesta se si potesse prevenire questa tragedia. La risposta probabilmente è “sì”, ma la risposta migliore che, oggi, noi possiamo dare a quella domanda è la capacità di prevenire le tragedie, la capacità di intervenire per evitarle, il giorno prima, queste tragedie. È vero, dopo Giampilieri, furono stanziati i primi due miliardi per il Piano nazionale anti dissesto idrogeologico, eppure, oggi, ancora moltissimi territori in Italia, in Sicilia e a Messina hanno bisogno, necessitano di interventi veri di messa in sicurezza, non possiamo attendere l'autunno per piangere altre vittime, dobbiamo avere la capacità di dare una risposta preventiva. Oggi, in occasione di questa memoria, ho il dovere di ricordare che c'è un'altra emergenza a Messina che va risolta con un intervento massiccio da parte dello Stato, quella della baraccopoli: 7 mila persone vivono in capanne con tetti in eternit, con rischio di asbestosi e rischio di essere travolte da una calamità. Per cui, oggi, nel giorno di questa memoria, le lacrime hanno il dovere di imporci delle riflessioni e degli interventi veri di prevenzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.
ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, era il 1° ottobre del 2009, una giornata che sembrava essere come tante, ma i cittadini della zona ionica di Messina non sapevano che una tragica calamità naturale avrebbe sconvolto inaspettatamente la loro quotidianità. Una grave alluvione colpì la zona sud della città, travolgendo la vita di migliaia di persone e spegnendo quella di 37 anime. Giampilieri, Altolia, Molino, Santo Stefano di Briga, Briga Superiore, Pezzolo, Itala, Scaletta Zanclea e le sue frazioni, questa è la lista dei centri coinvolti, dei luoghi che non potranno mai dimenticare.
Sono passati dieci anni da allora, dieci lunghissimi anni, 1.054 sfollati, 37 morti, una prescrizione, nessun colpevole, nonostante qualche anno prima gli stessi cittadini di Scaletta Zanclea avessero allertato, con una denuncia ufficiale, le autorità competenti del grave rischio al quale quel territorio fosse sottoposto. A distanza di tutto questo tempo ancora si attende giustizia. Oggi, intervengo in quest'Aula per ricordare le tante Giampilieri d'Italia, tutte quelle aree del nostro Paese colpite da differenti tragiche calamità naturali dove, dopo un primo tempestivo intervento della macchina organizzativa del primo soccorso, con il tempo, i riflettori si sono lentamente spenti e, spesso, colpevolmente, donne e uomini di quelle terre sono stati dimenticati, lasciati, quasi abbandonati a se stessi, sempre a causa di quella burocrazia, della mancanza di quel passaggio, di quel riferimento, di quell'atto concreto che in maniera dignitosa avrebbe dovuto garantire quell'ulteriore intervento o riconoscere un legittimo risarcimento, dal punto di vista etico, economico e morale. Forse, sulle tragedie derivate da calamità naturali a nessuno può essere imputata una colpa, è vero, ma sul mancato processo che permetta di restituire giustizia e dignità alle persone coinvolte, di responsabilità ce ne sono, eccome, basta saperle identificare, perché abbiamo il dovere di pretendere che chi è stato coinvolto in queste tragedie non debba essere vittima due volte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Segneri. Ne ha facoltà.
ENRICA SEGNERI (M5S). Presidente, intervengo oggi in quest'Aula per rappresentare la vicinanza e la solidarietà di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle alla famiglia di Fabrizio Greco che questa notte ha perso la vita mentre lavorava nello stabilimento FCA di Piedimonte San Germano, in provincia di Frosinone. Tragedie come questa non dovrebbero accadere, non è accettabile che in Italia, anche in stabilimenti industriali di grande rilievo, si continui a morire sul posto di lavoro. Come deputata del MoVimento 5 Stelle e anche come cittadina dello stesso territorio di Fabrizio Greco, intervengo per ribadire l'urgenza di provvedimenti immediati che tutelino maggiormente la sicurezza dei lavoratori e che garantiscano il rispetto delle norme di prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro.
La morte di Fabrizio è l'ennesima tragedia che il nostro Paese non può e non deve più permettersi. Nei primi otto mesi dell'anno, l'INAIL ha ricevuto oltre 416 mila denunce di infortunio sul lavoro, 685 delle quali con esito mortale. Nonostante ci sia stata una lieve flessione rispetto al 2018, anche una sola morte sul lavoro è un episodio gravissimo, il lavoro deve dare dignità, non morte. Molto rimane da fare; l'attenzione del Parlamento e del Governo su questo tema deve rimanere altissima e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, ha già predisposto un tavolo con INAIL e INL per l'avvio del Piano straordinario di prevenzione e sicurezza, piano già inserito nel programma di Governo.
Aumentare i controlli, fare in modo che in ogni posto di lavoro ci sia il rispetto pieno delle regole: questo è l'obiettivo da raggiungere. La sicurezza sul lavoro è una cultura che va assolutamente alimentata.
Concludo dicendo che non ci deve essere nessuno sconto sulle risorse da destinare a questo scopo e che bisogna aumentare le sanzioni nei confronti di chi non rispetta la legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Cantone. Ne ha facoltà.
LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi pongo l'attenzione su una questione che ha riguardato le scuole di Motta Sant'Anastasia e Misterbianco nella giornata del 27 settembre, dedicata alla manifestazione Global Strike for Future contro i danni ambientali del nostro pianeta causati dall'uomo. Finalmente anche nel nostro Paese migliaia di giovani hanno deciso di manifestare liberamente per la difesa del pianeta contro l'eccessivo inquinamento. Tornando ai fatti di cui vi voglio mettere a conoscenza, è accaduto che dei liberi cittadini, in questa giornata, hanno deciso, senza alcuna bandiera politica, di manifestare davanti agli istituti scolastici di Motta Sant'Anastasia e Misterbianco contro la discarica sita in contrada Valanghe d'Inverno presente nelle vicinanze dei centri abitati, a poche centinaia di metri da questi centri abitati, ciò in attesa che ancora qualcuno competente ci dica se il sito è inquinante o meno e se da questa presenza scaturiscano effetti nocivi per la salute delle popolazioni che vi risiedono.
L'Oikos Srl, l'azienda proprietaria della discarica, ha inviato ai dirigenti scolastici dei due comuni e al Ministero dell'Istruzione una lettera per comunicare il tentativo da parte dei comitati di strumentalizzare la manifestazione per la tutela dell'ambiente e per diffidare le istituzioni scolastiche dal coinvolgimento nella tematica ambientale. Fermo restando l'inappropriata lettera inviata, questa si basa sulla presupposizione che gli istituti scolastici e il Ministero fossero complici nel consentire la manifestazione innanzi alle strutture scolastiche. Voglio rammentare che la libertà di espressione del pensiero è ampiamente tutelata e garantita dall'articolo 21 della Costituzione. Certo, è ovvio che non si può offendere la reputazione altrui, ma un raccoglimento di mamme e bambini davanti a una scuola in che modo poteva infangare la nomea di un'azienda privata il cui nome non era neanche citato?
Questa azienda privata non può calpestare il diritto che i cittadini hanno di manifestare pubblicamente e pacificamente per il loro diritto a un ambiente salubre e pulito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Voglio portare all'evidenza di quest'Aula una nota lieta riferita a un grande evento sportivo che si svolgerà a Roma, domenica 6 ottobre, nella splendida location dei Fori Imperiali. Mi permetto di fare questa segnalazione in qualità di dirigente della Fitet, Federazione italiana tennistavolo, e quindi parliamo di ping pong, che è l'accezione ludica di questa disciplina sportiva, che, tra l'altro, è tra le più praticate al mondo, mentre l'accezione agonistica è, appunto, tennistavolo. Il “Roma Ping Pong Fest” - così si chiama questa manifestazione - è la seconda tappa di un evento mondiale. La prima si è disputata ad agosto a Denver, capitale del Colorado negli Stati Uniti, ed è un mix di sport, spettacolo, attrazioni per giovani e meno giovani, una miriade di tornei all'insegna della leale e spensierata competizione. Insomma, un evento che avrà, da quello che si sente e da quella che è la percezione, una partecipazione elevata che Roma saprà onorare con la consueta calda accoglienza italiana. La Federazione internazionale, ITTF, ha voluto premiare lo sforzo della Federazione italiana, quindi la Fitet, che cerca di far uscire lo sport dalle palestre e dai palazzetti e diffonderlo negli spazi aperti. Oggi in Palazzo Senatorio, al Campidoglio c'è stata la conferenza stampa di presentazione dell'evento, dove ho avuto il piacere di leggere il messaggio augurale del Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, onorevole Vincenzo Spadafora.
Dunque, non mi resta che augurare buon divertimento a quanti domenica 6 ottobre vorranno passare qualche ora di sano svago sportivo e pulita socializzazione e partecipare a questo grande evento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Oggi a Hong Kong c'è stata una preoccupante escalation nelle proteste dei ragazzi che difendono lo statuto speciale della città- Stato. Ci sono state violenze e la polizia della città di Hong Kong ha sparato proiettili veri, proiettili ad altezza d'uomo. Un ragazzo sicuramente è stato colpito e ferito e non si conoscono le sue condizioni. È successo oggi perché oggi è una giornata particolare: ricorre oggi, infatti, il settantesimo anniversario della Repubblica popolare cinese, ma a Hong Kong, invece di festeggiare, ci si fronteggia. Ci si fronteggia e, purtroppo, bisogna dire che un grande Paese come la Cina non deve, non può avere paura dei ragazzi che manifestano pacificamente per preservare le libertà che sono accordate alla città di Hong Kong.
Noi chiediamo, come Partito Democratico, che il nostro Governo rivolga alla Cina un'attenzione particolare per questi ragazzi che oggi manifestano, chiedendone il diritto a manifestare liberamente e pacificamente.
Chiediamo, inoltre, che questo Parlamento possa al più presto ospitare un'audizione di quei ragazzi, perché è giusto che chi oggi lotta e si spende per la libertà abbia un orecchio di ascolto da parte del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dall'Osso. Ne ha facoltà.
MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Presidente, il Presidente del Consiglio dei ministri aveva promesso in Parlamento, e dunque al Paese, di nominare un sottosegretario con specifiche competenze a cui affidare la delega alla disabilità. La bulimia di poltrone del MoVimento 5 Stelle ha fatto sì che si nominassero cinque sottosegretari dove prima ve ne erano quattro - pure troppi - e così via. In questo modo il Governo non solo non ha un sottosegretario che dovrà curare con competenza i temi della disabilità in sede parlamentare, e non si può pensare di affidare la materia a chi non si è mai occupato di disabilità, perché gli errori della politica in questo campo possono essere ferite gravissime sulla pelle delle persone con disabilità, ma addirittura vi sono ben sei ministri con deleghe pesanti senza un sottosegretario. Basta leggere le proteste delle associazioni di tutela delle persone con disabilità, che si sentono tradite dal Presidente del Consiglio dei ministri, che non ha mantenuto la parola data in Parlamento per capire che il problema è serio. Del resto, la promessa di un forum permanente sulle disabilità era solo l'antipasto di quello che non è stato servito. Il menù del DEF per quanto riguarda la disabilità è scarso e deludente: ancora parla di misure annunciate più di un anno fa e mai realizzate. Ma già abbiamo capito che le risorse non ci sono per la “protezione” - così disse il Presidente del Consiglio dei ministri Conte in Senato - delle persone con disabilità. E ricordatevi, ricordatevelo bene: quando noi disabili vi salveremo - e vi salveremo! - per voi, persone normali, sarà sempre troppo tardi.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 2 ottobre 2019 - Ore 9,30:
(ore 9,30 e al termine del punto 3)
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1460 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 agosto 2019, n. 75, recante misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Sanatoria degli effetti del decreto-legge 11 luglio 2019, n. 64 (Approvato dal Senato).
(C. 2107)
Relatrice: SALAFIA.
(ore 15)
2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
(ore 16,30)
3. Votazione per l'elezione di un Questore e di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento.
La seduta termina alle 18,15.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 5 il deputato Vianello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 24 la deputata Spena ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 28 la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 31 la deputata Gelmini ha segnalato che non è riuscita ad astenersi dal voto.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 2100 - quest. pregiudiz. 1 e 2 | 366 | 298 | 68 | 150 | 31 | 267 | 80 | Resp. |
2 | Nominale | Ddl 1201-B - articolo 1 | 368 | 268 | 100 | 135 | 268 | 0 | 79 | Appr. |
3 | Nominale | articolo 3 | 369 | 269 | 100 | 135 | 269 | 0 | 79 | Appr. |
4 | Nominale | articolo 4 | 370 | 273 | 97 | 137 | 273 | 0 | 79 | Appr. |
5 | Nominale | em. 6.2 | 368 | 364 | 4 | 183 | 97 | 267 | 79 | Resp. |
6 | Nominale | em. 6.1 | 369 | 367 | 2 | 184 | 99 | 268 | 79 | Resp. |
7 | Nominale | em. 6.3 | 367 | 365 | 2 | 183 | 99 | 266 | 80 | Resp. |
8 | Nominale | em. 6.4 | 368 | 366 | 2 | 184 | 100 | 266 | 79 | Resp. |
9 | Nominale | em. 6.5 | 372 | 371 | 1 | 186 | 103 | 268 | 79 | Resp. |
10 | Nominale | em. 6.6 | 370 | 369 | 1 | 185 | 102 | 267 | 79 | Resp. |
11 | Nominale | articolo 6 | 367 | 272 | 95 | 137 | 272 | 0 | 79 | Appr. |
12 | Nominale | articolo 7 | 367 | 263 | 104 | 132 | 263 | 0 | 79 | Appr. |
13 | Nominale | em. 12.2 | 371 | 371 | 0 | 186 | 105 | 266 | 79 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | em. 12.1 | 373 | 373 | 0 | 187 | 105 | 268 | 79 | Resp. |
15 | Nominale | em. 12.4 | 371 | 371 | 0 | 186 | 105 | 266 | 79 | Resp. |
16 | Nominale | em. 12.3 | 371 | 371 | 0 | 186 | 105 | 266 | 79 | Resp. |
17 | Nominale | articolo 12 | 374 | 269 | 105 | 135 | 269 | 0 | 79 | Appr. |
18 | Nominale | articolo 13 | 373 | 268 | 105 | 135 | 268 | 0 | 79 | Appr. |
19 | Nominale | em. 14.1 | 376 | 376 | 0 | 189 | 107 | 269 | 79 | Resp. |
20 | Nominale | articolo 14 | 376 | 275 | 101 | 138 | 275 | 0 | 79 | Appr. |
21 | Nominale | articolo 15 | 372 | 267 | 105 | 134 | 267 | 0 | 79 | Appr. |
22 | Nominale | em. 16.1 | 377 | 376 | 1 | 189 | 105 | 271 | 79 | Resp. |
23 | Nominale | em. 16.2 | 379 | 347 | 32 | 174 | 75 | 272 | 79 | Resp. |
24 | Nominale | em. 16.3 | 365 | 364 | 1 | 183 | 101 | 263 | 79 | Resp. |
25 | Nominale | articolo 16 | 379 | 279 | 100 | 140 | 279 | 0 | 79 | Appr. |
26 | Nominale | articolo 20 | 377 | 276 | 101 | 139 | 276 | 0 | 79 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 32) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | em. 22.1 | 377 | 373 | 4 | 187 | 105 | 268 | 79 | Resp. |
28 | Nominale | articolo 22 | 372 | 270 | 102 | 136 | 270 | 0 | 79 | Appr. |
29 | Nominale | articolo 25 | 378 | 271 | 107 | 136 | 271 | 0 | 79 | Appr. |
30 | Nominale | odg 9/1201-B/5 | 368 | 364 | 4 | 183 | 104 | 260 | 79 | Resp. |
31 | Nominale | Ddl 1201-B - voto finale | 367 | 265 | 102 | 133 | 264 | 1 | 78 | Appr. |
32 | Nominale | Moz. Lattanzio e a. 1-00146 n.f. | 352 | 352 | 0 | 177 | 352 | 0 | 78 | Appr. |