XVIII LEGISLATURA
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 7 ottobre 2019.
Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Bergamini, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, D'Incà, D'Uva, Dadone, Del Barba, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Dieni, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Guerini, Invidia, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Marrocco, Marzana, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Rampelli, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Scagliusi, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Leda Volpi, Zoffili.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta).
Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Bergamini, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, D'Incà, D'Uva, Dadone, Del Barba, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Dieni, Ferraresi, Fioramonti, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invidia, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Marrocco, Marzana, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Rampelli, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Scagliusi, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Francesco Silvestri, Sisto, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Leda Volpi, Zoffili.
Annunzio di proposte di legge.
In data 4 ottobre 2019 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
POTENTI ed altri: «Modifica all'articolo 337 del codice penale, in materia di resistenza a un pubblico ufficiale» (2140);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE SISTO: «Modifiche agli articoli 56 e 57 della Costituzione concernenti il numero dei componenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (2141);
PRESTIGIACOMO e VERSACE: «Modifica all'articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, in materia di concessione della cittadinanza per meriti sportivi» (2142).
Saranno stampate e distribuite.
Annunzio di proposte di legge d'iniziativa del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro.
In data 4 ottobre 2019 sono state presentate alla Presidenza, ai sensi dell'articolo 99, terzo comma, della Costituzione, le seguenti proposte di legge:
CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: «Programma di formazione on line per i dirigenti pubblici» (2143);
CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: «Modifiche alla legislazione vigente sulla pianificazione, l'attuazione e il monitoraggio degli interventi in materia di sicurezza stradale. Costituzione della Consulta nazionale per la sicurezza stradale e per la mobilità sostenibile» (2144);
CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: «Modifiche al codice della strada in materia di sicurezza del lavoro e per il sostegno del lavoro meccanizzato in agricoltura» (2145);
CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: «Interventi di modifica al codice della strada per il rafforzamento dell'effettività delle prescrizioni. Protezione degli utenti vulnerabili. Controllo diffuso. Semplificazione e contenimento della spesa» (2146).
Saranno stampate e distribuite.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge PAOLO RUSSO ed altri: «Disposizioni concernenti l'interoperabilità dell'anagrafe della popolazione residente con le anagrafi canine regionali e l'indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni relative allo stato di famiglia» (403) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Bagnasco, Baratto, Bartolozzi, Battilocchio, Bendinelli, Bond, Cannizzaro, Cappellacci, Cortelazzo, Marin, Marrocco, Novelli, Pella, Polverini, Siracusano, Sozzani, Spena e Zanella.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
PAOLO RUSSO: «Istituzione del Ministero del cibo» (1200) Parere delle Commissioni V, X, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
II Commissione (Giustizia):
ZAN: «Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere» (569) Parere della I Commissione.
III Commissione (Affari esteri):
S. 964. – Senatori AIROLA ed altri: «Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra Repubblica italiana e ICCROM aggiuntivo all'Accordo di Parigi del 27 aprile 1957 e allo Scambio di note del 7 gennaio 1963 sull'istituzione e lo status giuridico del Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, fatto a Roma il 17 marzo 2017» (approvata dal Senato) (2118) Parere delle Commissioni I, II, V, VII e XI;
S. 1111. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Nuova Zelanda, dall'altra, fatto a Bruxelles il 5 ottobre 2016» (approvato dal Senato) (2119) Parere delle Commissioni I, II, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
S. 1123. – «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato globale e rafforzato tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica d'Armenia, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 24 novembre 2017» (approvato dal Senato) (2120) Parere delle Commissioni I, II, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
S. 1136. – «Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Australia, dall'altra, fatto a Manila il 7 agosto 2017» (approvato dal Senato) (2121) Parere delle Commissioni I, II, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VI Commissione (Finanze):
GIACOMONI ed altri: «Modifiche alla legge 11 dicembre 2016, n. 232, concernenti la disciplina dei piani di risparmio a lungo termine, nonché disposizioni per favorire la quotazione delle piccole e medie imprese in mercati regolamentati» (2128) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XI e XIV.
VII Commissione (Cultura):
MONTARULI ed altri: «Modifica all'articolo 62 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, in materia di delimitazione di aree con posti in piedi all'interno degli impianti sportivi per il gioco del calcio» (1893) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IX Commissione (Trasporti):
NOVELLI ed altri: «Istituzione dell'Agenzia nazionale per la sicurezza stradale e altre disposizioni in materia di prevenzione degli incidenti e di assistenza delle vittime della strada» (1950) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
MOZIONI CUNIAL ED ALTRI N. 1-00183, SCAGLIUSI, BRUNO BOSSIO, PAITA, STUMPO ED ALTRI N. 1-00251 E PALMIERI ED ALTRI N. 1-00253 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE ALLA TUTELA DELLA SALUTE IN RELAZIONE AI CAMPI ELETTROMAGNETICI A RADIOFREQUENZA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA TECNOLOGIA DI QUINTA GENERAZIONE, NOTA COME 5G
Mozioni
La Camera,
premesso che:
le radiofrequenze del wireless di quinta generazione, meglio conosciute come 5G, dal 2019 sono considerate pericolose dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della Comunità europea (Scheer), notoriamente negazionista sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici. Lo Scheer afferma che il «5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche»;
i campi elettromagnetici a radiofrequenza (Cem-Rf) promuovono lo stress ossidativo, una condizione implicata nello sviluppo del cancro, in diverse malattie acute e croniche e nell'omeostasi vascolare. Recenti studi hanno anche suggerito effetti sulla riproduzione, metabolici e neurologici in grado di alterare la resistenza batterica agli antibiotici. Quest'anno l'Alleanza contro il cancro (fondata nel 2002 dal Ministero della salute e di cui fa parte l'Istituto superiore di sanità) ha ufficializzato un progetto di studio sul glioblastoma, tumore maligno del cervello, per il quale sono ipotizzate correlazioni con le onde elettromagnetiche;
la Carta Costituzionale sancisce all'articolo 9, secondo comma, e all'articolo 32, primo comma, lo sviluppo della ricerca scientifica, la tutela e la salvaguardia della salute umana e ambientale considerandoli beni inalienabili; la normativa nazionale in materia, prevista dalla legge n. 36 del 2001, «legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici», nasce con lo scopo di assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici e della popolazione, nonché la tutela dell'ambiente e del paesaggio, mediante la promozione sia dalla ricerca scientifica per la valutazione degli effetti dell'esposizione a determinati livelli di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sia dell'innovazione tecnologica finalizzata a minimizzare l'intensità e gli effetti dell'esposizione; ai sensi dell'articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, la responsabilità primaria di proteggere la popolazione dai potenziali effetti nocivi dei campi elettromagnetici appartiene agli Stati membri, inclusa la scelta delle misure da adottare in base a età e stato di salute;
sebbene alcune evidenze scientifiche siano tuttora controverse, lo Iarc dell'Oms nel 2011 ha classificato i Cem-Rf come «possibile cancerogeno per l'uomo». Proprio in questi giorni nelle «Raccomandazioni del gruppo consultivo sulle priorità per la Monografia IARC», lo Iarc ha ufficializzato una rivalutazione della classificazione generale sulla cancerogenesi che potrebbe comportare l'innalzamento dei Cem-Rf in classe 2B come «probabile agente cancerogeno», se non nella classe 1, cioè in quella dei cancerogeni certi. L'esito finale della riclassificazione è previsto entro i prossimi cinque anni;
un ampio studio del 2018 a cura del programma nazionale di tossicologia degli Usa (National toxicology program), ha dimostrato un aumento significativo dell'incidenza del cancro cerebrale e di tumore al cuore negli animali esposti a campi elettromagnetici anche a livelli inferiori a quelli fissati nelle attuali linee guida della Commissione internazionale sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp);
peraltro, è necessario evidenziare come proprio «le Linee guida sulla protezione della popolazione mondiale dall'esposizione alle radiofrequenze e microonde» considerano solo gli effetti termici a breve termine simulati sui cosiddetti phantoms, manichini riempiti di gel. Tra l'altro, è opportuno ricordare che le linee guida derivano proprio dalla Icnirp, ovvero da un organismo privato con sede in Germania, già al centro di numerose polemiche e attacchi da parte di scienziati, medici e ricercatori di mezzo mondo. Organismo spesso accusato di conflitti d'interesse, contiguità con la lobby delle telecomunicazioni e scarsa trasparenza nell'operato, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo fermo su parametri obsoleti e superati dalla letteratura biomedica più recente e sostenitore di una tesi negazionista sui cosiddetti effetti non termici a medio-lungo termine dei Cem-Rf;
nel 2017, il medico svedese Lennart Hardell, il ricercatore più eminente al mondo sui rischi di tumore del cervello connessi all'uso a lungo termine dei telefoni cellulari, pubblicò sulla rivista scientifica International Journal of Oncology una dura critica all'Icnirp, avallata da alcuni esponenti politici del Consiglio d'Europa, sostenendo che non ci sono prove che l'Icnirp sia un'associazione di scienziati indipendenti e che proprio l'Icnirp sia l'interlocutore privilegiato per minimizzare le prove degli effetti biologici, cioè dei danni alla salute umana esposta alle radiofrequenze che se portati i valori soglia a 61 V/m (come hanno lasciato intendere esponenti dell'attuale maggioranza e del Governo) sarebbero addirittura circa 300.000 volte più permissive di quanto non sia necessario;
Martin Pali, professore emerito di biochimica e scienze mediche di base della Washington State University (USA) nonché tra più esperti al mondo in materia di interazione tra campi elettromagnetici e salute, nel commento dell'8 ottobre 2018 alle «Linee Guida» dell'Icnirp e alle relative «Appendici sui limiti per l'esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo (da 100 kHz a 300 GHz)» ha denunciato il pericolo per la salute umana derivabile dalle radiofrequenze e dal 5G, puntando su storture, falle metodologiche e grossolani limiti di contenuto evidenziati nel controverso documento diffuso dell'Icnirp;
secondo la sua analisi ci sono almeno otto pericoli dimostrati correlati alle esposizioni alle radiazioni del 5G: danni cellulari al Dna – rottura al filamento singolo del Dna, rottura del filamento doppio, ossidazione delle basi del Dna; diminuzione della fertilità maschile e femminile, aumento di aborti spontanei, abbassamento di ormoni come estrogeni, progesterone e testosterone, abbassamento della libido; danni neurologici e neuropsichiatrici; apoptosi e morte cellulare; stress ossidativo e aumento dei radicali liberi (responsabili della maggior parte delle patologie croniche); effetti ormonali; aumento del calcio intracellulare; effetto cancerogeno sul cervello, sulle ghiandole salivari, sul nervo acustico;
Olle Johansson, neuroscienziato del Karolinska Institute (che assegna il premio Nobel per la fisiologia e la medicina) ha affermato che la prova del danno causato dai campi elettromagnetici a radiofrequenza «è schiacciante», mentre il dottor Ronald Powell, un fisico laureato ad Harvard che ha lavorato presso la National Science Foundation e l'Istituto nazionale degli standard e della tecnologia, condivide preoccupazioni simili riguardo al potenziale danno diffuso dalle radiazioni a radiofrequenza;
recenti studi, pubblicati nel 2018, del Centro per ricerca sul cancro dell'Istituto Ramazzini, evidenziano poi un aumentato rischio, sia per i tumori alla testa sia per gli schwannomi, il più pericoloso dei quali è il tumore cardiaco. Tali risultati, basati sulla sperimentazione animale su cavie uomo-equivalenti, insieme agli ultimi studi epidemiologici sugli utilizzatori di cellulari condotti dall'oncologo Lennart Hardell, fanno concludere agli studiosi che è tempo di aggiornare la classificazione Iarc;
nel 2019 la Direzione generale per le politiche europee del dipartimento tematico per le politiche economiche, scientifiche e di qualità della vita, incaricata dalla Commissione industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo di analizzare lo sviluppo del 5G in Europa, ha affermato che: «i campi (elettromagnetici) sono altamente focalizzati dai raggi, variano rapidamente con il tempo e il movimento e per questo imprevedibili. I livelli e i modelli del segnale interagiscono come un sistema a circuito chiuso (...). Il problema è che al momento non è possibile simulare o misurare accuratamente le emissioni di 5G al di fuori del laboratorio, nel mondo reale»;
un ulteriore rischio per la salute pubblica causato dal 5G è l'elettrosensibilità. Già nel 2004 l'Organizzazione mondiale della sanità ha organizzato a Praga un convegno sull'elettrosensibilità, una sindrome altamente invalidante e fortemente in crescita nei paesi occidentali e industrializzati, malattia definita come «... un fenomeno in cui gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute quando sono in prossimità di dispositivi che emanano campi elettrici, magnetici o elettromagnetici»;
l'elettrosensibilità è poi dimostrata in quattro studi (Rea 1991 Havas 2006, 2010, McCarty et al. 2011) in cui è possibile identificare persone con ipersensibilità elettromagnetica e dimostrare che possono essere testati usando risposte obiettive, misurabili, dimostrando che questi cittadini sono realmente ipersensibili se confrontati con i normali controlli; ci sono veri e propri cambiamenti fisiologici nei soggetti con elettrosensibilità e diverse ricerche (De Luca, Raskovic, Pacifico, Thai, Korkina 2011 e Irigaray, Caccamo, Belpomme 2018) hanno dimostrato che le persone elettrosensibili hanno alti livelli di stress ossidativo e una prevalenza di alcuni polimorfismi genetici, che potrebbero suggerire una predisposizione genetica;
i ricercatori stimano che circa il 3 per cento della popolazione mondiale ha gravi sintomi associati all'elettrosensibilità, mentre un altro 35 per cento della popolazione ha sintomi moderati come deficit del sistema immunitario o malattie croniche, mentre in Italia la sindrome è stata riconosciuta dalla regione Basilicata secondo la decodifica ICD9-CM e ricompresa nell'elenco delle malattie rare con delibera di giunta n. 1296 del 15 ottobre 2013;
in questo scenario in evoluzione, sebbene gli effetti biologici dei sistemi di comunicazione 5G siano scarsamente studiati mancando uno studio preliminare degli effetti sulla salute, è iniziato un piano d'azione internazionale per lo sviluppo di reti 5G con un prossimo incremento nel numero di dispositivi e nella densità di piccole celle e con l'uso di onde millimetriche (mmW);
in Italia è stata avviata la sperimentazione nelle città di Prato, L'Aquila, Matera, Bari, Milano, a cui si sono aggiunte Roma, Torino e in ultimo Genova e Cagliari;
con delibera n. 231/18/CONS l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha poi individuato un'ulteriore lista di 120 piccoli comuni d'Italia in cui, nei prossimi mesi, è prevista l'estensione della fase sperimentale del 5G;
osservazioni preliminari hanno mostrato che le mmW aumentano la temperatura della pelle, alterano l'espressione genica, promuovono la proliferazione cellulare e la sintesi di proteine legate allo stress ossidativo, processi infiammatori e metabolici, possono generare danni oculari e influenzare le dinamiche neuromuscolari. Sono necessari ulteriori studi per esplorare meglio e in modo indipendente gli effetti sulla salute dei Cem-Rf in generale e delle mmW in particolare;
secondo diversi scienziati sono necessari ulteriori studi per esplorare in modo migliore e indipendente gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici a radiofrequenza in generale e delle microonde millimetriche del 5G in particolare. Tuttavia, i risultati disponibili appaiono essere sufficienti per dimostrare l'esistenza di effetti biomedici, per invocare il principio di precauzione, per definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e per rivedere i limiti esistenti;
in questa direzione le parole del Sottosegretario Micillo: «il nostro Paese ha fondato la disciplina in materia sul principio di precauzione, con specifico riferimento agli impianti, ai sistemi e alle apparecchiature per usi civili e militari e delle forze di polizia, che possono comportare rischi per la salute con specifico riferimento alla frequenza da zero a 300 miliardi di Hertz. L'individuazione dei valori limite, rimessa dalla legge a decreti successivi, è stata poi operata con due decreti del Presidente del Consiglio dei ministri l'8 luglio 2003. Il primo si applica alle sorgenti fisse e ad alta frequenza e stabilisce i valori limite al fine della protezione della popolazione dagli effetti indotti dai campi elettromagnetici e gli obiettivi di qualità ai fini della progressiva minimizzazione del rischio, nonché le tecniche di misurazione, di rilevamento dei livelli di immissione elettromagnetica. Il secondo fissa i valori limite relativi alle sorgenti di frequenza estremamente basse, in particolare agli elettrodotti»;
più di 200 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello alle istituzioni dell'Unione europea per chiedere il blocco della tecnologia 5G a causa delle crescenti preoccupazioni per l'aumento delle radiazioni da radiofrequenza e dei relativi rischi per la salute. Un altro appello sottoscritto da 54.000 cittadini, ha raccolto le adesioni di ricercatori e organizzazioni di 168 Paesi al mondo e mette a disposizione una bibliografia ricchissima che attesta numerosi rischi biologici da elettrosmog;
l'Alleanza Italiana Stop 5G ha organizzato recentemente a Roma il 1omeeting nazionale dal titolo «Emergenza politica di precauzione» a cui hanno aderito e partecipato parlamentari di diversi schieramenti, consiglieri regionali, sindaci, assessori, consiglieri comunali, avvocati, scienziati, medici, tecnici, giornalisti, movimenti e partiti politici, associazioni di malati, comitati civici, gruppi di consumatori e di ecologisti/ambientalisti/animalisti oltre che numerosi cittadini. Anche grazie ad una petizione sottoscritta da 11.000 cittadini italiani il meeting ha avuto un grande successo mediatico. L'evento, patrocinato dall'Istituto Ramazzini, Associazione medici per l'ambiente Isde Italia, Assimas Associazione italiana di medicina ambiente e salute, Icems International Commission for Electromagnetic Safety, ha fatto il punto sulle preoccupazioni riguardo agli effetti del 5G sulla salute umana e ha portato alla redazione di una serie di atti certamente utili per Governo e Parlamento;
tra l'altro, un'adeguata conoscenza dei meccanismi patofisiologici che collegano l'esposizione Cem-Rf al rischio per la salute dovrebbe essere utile anche nell'attuale pratica clinica, in particolare in considerazione di evidenze che indicano fattori estrinseci come elementi che contribuiscono pesantemente al rischio di cancro e alla progressiva crescita epidemiologica di malattie non trasmissibili,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane, in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l'innocuità;
2) a mantenere gli attuali valori limite di legge nella soglia d'irradiazione elettromagnetica, puntando sulla minimizzazione del rischio proprio come indicato nei report del Bioinitiative Group, dal Parlamento europeo nella risoluzione del 2009 e l'Assemblea del Consiglio d'Europa con la risoluzione n. 1815 del 2011, e a valutare tutte le opinioni critiche e i giudizi negativi giunti dalla comunità scientifica in merito agli effetti di un eventuale innalzamento dei limiti di legge;
3) ad adottare iniziative per minimizzare il rischio sanitario promuovendo uno studio epidemiologico sui campi elettromagnetici che sia sviluppato da enti indipendenti non riconducibili alle aziende di telecomunicazione interessate a sviluppare la tecnologia 5G anche a discapito della salute della popolazione;
4) ad adottare iniziative per integrare i contratti d'asta da stipulare e/o già stipulati con l'industria aggiudicataria delle nuove bande 5G con l'inserimento di una clausola per un contributo economico con finalità risarcitoria per eventuali danni cagionati alla salute della popolazione;
5) a promuovere uno studio preliminare nazionale sugli effetti biologici delle radiofrequenze 4G e 5G presso un ente indipendente e privo di conflitti d'interessi con l'industria, attesa la disponibilità dell'Istituto Ramazzini;
6) ad adottare iniziative per istituire una commissione di vigilanza permanente per il monitoraggio degli effetti dei campi elettromagnetici, individuando membri della scienza e della medicina indipendente, unitamente ad un coordinamento tra le associazioni dei malati;
7) a promuovere la ricerca di tecnologie più sicure, meno pericolose ed alternative al wireless come il cablaggio e il «Li-Fi» – quest'ultimo non utilizzando radiofrequenze ma lo spettro della luce solare – che hanno indubbi vantaggi e possono superare le criticità date dal 5G;
8) a farsi promotore, in sede comunitaria, di una revisione complessiva di tutta la normativa europea relativa alla protezione della salute pubblica dalle radiazioni non ionizzanti ispirata alle raccomandazioni della «Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp)», e in particolare della raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio, del 12 luglio 1999, relativa alla limitazione dell'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz.
(1-00183) «Cunial, Benedetti, Vizzini, Giannone, Schullian».
La Camera,
premesso che:
la tecnologia 5G costituisce una piattaforma abilitante per realizzare servizi capaci di sostenere un nuovo modello di società e costituisce una tecnologia dalle grandi potenzialità che potrà essere applicata in diversi settori come la salute (e-health), l'istruzione (e-learning), le pubbliche amministrazioni, l'industria, l'agricoltura, determinando cambiamenti radicali, e la cosiddetta trasformazione digitale dovrebbe garantire un miglioramento dell'efficienza nella comunicazione tra le diverse piattaforme, con evidenti vantaggi nella gestione di servizi complessi;
la tecnologia 5G rappresenta la nuova e più avanzata frontiera degli standard per le connessioni da dispositivi mobili, in quanto capace di assicurare una velocità di download e upload molto elevata;
le tecnologie e i sistemi di telecomunicazione che sono stati sviluppati impiegano campi elettromagnetici a frequenze appartenenti alla banda che, non a caso, è definita radiofrequenza perché consentono la trasmissione e la ricezione di segnali per le radiocomunicazioni;
il 5G è considerato essere una «tecnologia abilitante», in quanto, grazie all'altissima ampiezza di banda e la bassissima latenza, permette di sviluppare soluzioni innovative di utilizzo della rete internet, favorirà lo sviluppo del Paese quale base di soluzioni tecnologiche e driver dell'innovazione;
nel 2018 l'Italia, con grande anticipo anche rispetto al resto dei Paesi europei – ponendosi al secondo posto nell'indice Desi 2019 in termini di 5G Readiness – ha proceduto ad assegnare le bande di frequenza 5G attraverso l'asta pubblica indetta dal Ministero dello sviluppo economico, generando introiti pari a 6 miliardi e 550 milioni di euro – nettamente superiori ai 2,5 miliardi di euro previsti dalla legge di bilancio per il 2018;
le procedure per definire i nuovi standard per il 5G sono attualmente all'attenzione delle istituzioni nazionali ed europee e alcune di queste, in particolare quelle all'attenzione dei comitati tecnici, sono in via di conclusione;
una recente analisi della società di consulenza Ernst & Young evidenzia come le implicazioni economiche correlate alla disponibilità di reti e servizi 5G sul sistema Paese siano pari a circa lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo all'anno in media per i primi 15 anni a partire dal 2020, con un impatto di circa 5-6 miliardi di euro all'anno, tenendo conto sia dei maggiori investimenti generati dalle piattaforme 5G-enabled nei vari ambiti applicativi, sia dei risparmi conseguenti all'utilizzo di tali piattaforme;
lo sviluppo del 5G si inserisce in una strategia europea condivisa, come espresso bene dal 5G for Europe action plan e dalla direttiva 1972/18 relativa al nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche. Quest'ultimo ribadisce che gli Stati europei possono prevedere limitazioni per sviluppo delle reti, che siano però proporzionate e non discriminatorie e tenendo nella massima considerazione la raccomandazione 1999/519/CE;
la stessa Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen ha incluso la definizione di standard comuni per il 5G tra gli obiettivi principali sulla governance digitale del nuovo corso dell'Europa e che diversi comitati tecnici europei come il 3GPP stanno sviluppando soluzioni e standard comuni per il 5G, alcuni di questi in via di conclusione;
nell'ambito dell'indagine conoscitiva avviata dalla IX Commissione della Camera dei deputati per quanto riguarda i dati disponibili e le preoccupazioni emerse in alcuni segmenti della società rispetto a possibili danni per la salute della popolazione connessi alla introduzione del 5G, è stato lo stesso Istituto superiore di sanità a smentirle;
allo scopo di proteggere la popolazione da eventuali effetti sulla salute provocati dall'esposizione ai campi elettromagnetici, sono state formulate, dagli organismi preposti, apposite linee guida internazionali che individuano limiti di esposizione cautelativi valutati e fissati sulla base di verifiche ed evidenze scientifiche circa gli effetti di tale esposizione;
le richiamate linee guida individuano i limiti per tutte le gamme di frequenza riservate ai servizi mobili (100 MHz-300GHz). La tecnologia di rete non ha alcuna rilevanza rispetto ai limiti definiti che dipendono soltanto dalla potenza trasmessa dagli impianti e dalla frequenza utilizzata. Tutte le frequenze utilizzate dal 5G, incluse le spesso citate onde millimetriche, ricadono ampiamente all'interno di quelle considerate dalle linee guida;
le normative nazionali sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici a radiofrequenza hanno sempre seguito un approccio cautelativo, tale da portare alla definizione e all'emanazione di leggi che prevedono limiti di esposizione per la popolazione più restrittivi rispetto a quanto riportato nelle linee guida di riferimento internazionali definite dalla Commissione scientifica internazionale, denominata International commission on non-ionizing radiation protection (Icnirp), e dalla raccomandazione 1999/512/CE;
a livello nazionale, la materia dei limiti di emissioni elettromagnetiche ha trovato la sua regolamentazione nella legge 22 febbraio 2001, n. 36, recante «Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici», la cui impostazione riflette il principio di precauzione di cui all'articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 luglio 2003 sono stati fissati i limiti di esposizione e i valori di attenzione per la prevenzione degli effetti a breve termine e dei possibili effetti a lungo termine nella popolazione dovuti all'esposizione ai campi elettromagnetici generati da sorgenti fisse con frequenza compresa tra 100 kHz e 300 GHz;
l'articolo 6, comma 1, della legge 22 febbraio 2001, n. 36, ha istituito il Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, presieduto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare o da un Sottosegretario da questi delegato, che, tra le funzioni, annovera: quelle della promozione di attività di ricerca e sperimentazione tecnico-scientifica, la realizzazione di accordi di programma con gestori di elettrodotti, con i proprietari dei medesimi o delle reti di trasmissione finalizzati alla promozione di tecnologie e tecniche di costruzione di impianti in grado di ridurre le emissioni ambientali; la promozione di intese e accordi di programma con imprese produttrici di apparecchiature di uso domestico o lavorativo e con gestori di servizi trasporto pubblico che producono campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici al fine di favorire e sviluppare tecnologie che consentano di ridurre al minimo le emissioni ambientali;
a suddetto Comitato è inoltre riconosciuta una funzione consultiva sugli atti di competenza del Governo, nonché funzione di monitoraggio sugli adempimenti previsti dalla medesima legge n. 36 del 2001;
le funzioni svolte dal Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico appaiono di grande utilità ai fini dell'opportuna tutela dell'ambiente e della salute e della sicurezza delle persone dal fenomeno dell'inquinamento elettromagnetico;
la base per i regolamenti nazionali dei diversi Paesi europei sono dettate dalle linee guida stabilite dall'Icnirp, che sono state sottoposte a revisione nel corso del 2018 dopo un lungo lavoro di rassegna e valutazione della letteratura internazionale intervenuta negli ultimi vent'anni. La conclusione di tale revisione è attesa per la fine dell'anno e ci si attende una sostanziale riconferma delle linee guida già pubblicate nel 1998;
l'Icnirp ha pubblicato una nota in cui viene testualmente affermato che: «Sono stati pubblicati due recenti studi sugli animali che indagano il potenziale carcinogenico dell'esposizione a lungo termine ai campi elettromagnetici a radiofrequenza (EMF) associati ai telefoni cellulari: uno dal Programma nazionale di tossicologia degli Stati Uniti (NTP 2018a, b) e l'altro dall'Istituto Ramazzini (Falcioni et al. 2018). Questi studi, tra gli altri, sono stati presi in considerazione durante la revisione delle linee guida sull'esposizione alla radiofrequenza di Icnirp. Tuttavia, entrambi gli studi hanno incongruenze e limitazioni, che influenzano l'utilità dei loro risultati per la definizione di linee guida sull'esposizione, ed entrambi devono essere considerati nel contesto di altre ricerche di cancerogenicità su animali e persone. Complessivamente, sulla base delle considerazioni esposte di seguito, Icnirp conclude che questi studi non forniscono una base affidabile per la revisione delle linee guida esistenti sull'esposizione alla radiofrequenza»;
le grandezze fisiche di riferimento utilizzate per fissare i limiti sono il sar (specific absorption rate) misurato in w/kg (watt per chilogrammo), che misura la potenza assorbita dal corpo, e la densità di potenza (p) in w/m2 (watt per metro quadro), che è la grandezza fisica caratterizzante la propagazione dell'onda elettromagnetica nell'ambiente. Il fattore di sicurezza applicato dalle linee guida internazionali è pari a 50 per la popolazione generale esposta al campo. E dunque i limiti fissati dalle raccomandazioni sono 50 volte inferiori rispetto ai valori di soglia minima per i quali sono stati osservati degli effetti sanitari;
a livello europeo, solo l'Italia, la Bulgaria, la Polonia e il Belgio (sia pur con alcune diversità) hanno adottato un limite pari a 6 v/m, laddove tutti gli altri Paesi si attestano in media su limiti che oscillano tra i 41 e i 58 v/m;
anche se la numerosità di studi relativi alle frequenze specifiche del 5G è relativamente limitata, non ci sono ragioni scientifiche o logiche per prevedere effetti diversi da quelli legati alle tecnologie precedenti, in quanto gli effetti dei campi elettromagnetici sui biosistemi sono stati studiati da Icnirp per le bande di frequenza fino a 300 GHz, incluse dunque le frequenze già utilizzate e/o che saranno utilizzate dalle tecnologie delle telecomunicazioni radio-mobili di tutte le generazioni dal 2G al 5G;
il Ministero della salute ha finanziato, presso il Centro nazionale di controllo delle malattie, il progetto triennale Camelet, sviluppato dall'Istituto superiore di sanità, che, tra le altre cose, ha creato un sito tematico, finalizzato a fornire ai cittadini un quadro globale dei risultati delle ricerche delle più innumerevoli organizzazioni nazionali e internazionali delle normative di protezione e delle strutture preposte al controllo dei campi elettromagnetici;
nel corso della memoria consegnata in Commissione trasporti nel febbraio 2019, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in essere promossa dalla stessa Commissione, per l'Istituto superiore di sanità le esposizioni delle persone ai campi attualmente utilizzati per le telecomunicazioni sono infatti molto inferiori ai limiti di esposizione fissati per prevenire gli effetti termici (a loro volta molto inferiori alle soglie di esposizione effettivamente in grado di produrre tali effetti) ed è prevedibile che sarà così anche nel caso del 5G e, se è vero che con il 5G saranno utilizzate molte più antenne, per l'Istituto superiore di sanità non vi è motivo di ritenere che le esposizioni delle persone aumenteranno significativamente;
un aspetto di particolare novità della tecnologia 5G è che, oltre alla comunicazione tra persone, sarà finalizzata anche al cosiddetto « internet delle cose», in cui sono i vari dispositivi wireless a comunicare direttamente tra loro utilizzando le frequenze nella banda 24-28 GHz attualmente molto poco, o quasi per niente, utilizzata;
per il 5G serviranno le cosiddette small cells, aree di territorio dal raggio che può andare da poche decine di metri a circa 2 chilometri. Per coprire queste celle di dimensioni più piccole di quelle attualmente utilizzate per la telefonia cellulare saranno necessarie potenze di emissione più basse di quelle attuali, con una distribuzione dei livelli di esposizione più uniforme e con picchi di emissione più bassi nelle zone in prossimità delle antenne rispetto a quanto avviene attualmente;
bisogna scongiurare che una cattiva informazione che spesso si propaga attraverso i social network possa compromettere un avanzamento tecnologico del nostro Paese, creando incertezze anche nell'ambito degli investimenti in corso,
impegna il Governo:
1) a proseguire con l'approfondimento degli studi e delle ricerche sull'elettromagnetismo – con riferimento alle tecnologie di comunicazione radio e non solo 5G – accompagnando le riforme normative necessarie con adeguate iniziative istituzionali di comunicazione volte a soddisfare le esigenze di informazione chiara ed esaustiva per l'opinione pubblica;
2) a garantire un monitoraggio costante e continuativo da parte del Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, di cui alla legge 22 febbraio 2001, n. 36, che tenga conto dei risultati della ricerca scientifica internazionale in tema di elettromagnetismo;
3) a tener conto dello sviluppo tecnologico in atto nel settore delle telecomunicazioni e delle opportunità di crescita e competitività che tale sviluppo offre al Paese;
4) ad adoperarsi nelle sedi più opportune, facendo ove necessario ricorso a iniziative di tipo legislativo per rivedere e migliorare l'impianto normativo alla base della realizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione nazionali di rete mobile, perseguendo l'obiettivo di una maggiore omogeneità e semplificazione normativa a livello locale.
(1-00251) «Scagliusi, Bruno Bossio, Paita, Stumpo, Barbuto, Cantini, Luciano Cantone, Carinelli, Chiazzese, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Gariglio, Grippa, Marino, Nobili, Pizzetti, Raffa, Andrea Romano, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Rizzo Nervo, Carnevali, Siani».
La Camera,
premesso che:
la rete 5G è la rete di nuova generazione, l'evoluzione dell'attuale 4G lte in uso attualmente. Con velocità maggiori nel trasferimento dei dati, dispositivi sempre connessi, fino al cosiddetto internet delle cose (internet of things – l'estensione di internet al mondo degli oggetti e dei luoghi fisici), la rete 5G promette di rivoluzionare la telefonia mobile;
cittadini, associazioni e personalità scientifiche hanno firmato un appello internazionale nel quale si denunciano i rischi sanitari legati al fatto che la rete 5G utilizza frequenze del campo elettromagnetico più elevate rispetto al 4G. In questo modo aumenterebbe in maniera importante l'esposizione alle radiofrequenze che potrebbe causare effetti gravi e irreversibili sulla salute delle persone e per l'ambiente;
attualmente non ci sono ricerche sufficienti circa gli effetti dell'esposizione alla tecnologia 5G. Comunque sull'effetto dei campi elettromagnetici sui biosistemi esistono migliaia di studi, i cui risultati sono considerati in gran parte validi anche per le frequenze utilizzate dal 5G;
secondo il dottor Polichetti, primo ricercatore presso l'Istituto superiore di sanità al Centro nazionale per la protezione dalle radiazioni, è necessario approfondire gli studi per capire meglio quali potrebbero essere i reali effetti del 5G sulla salute, anche se per il momento non ci sono ragioni che sostengano i timori, come non ce ne erano in passato quando sono state installate le altre tecnologie;
l'Istituto superiore di sanità ha prodotto un rapporto dove si sottolinea come non ci siano motivi per attendersi effetti diversi del 5G rispetto alle tecnologie precedenti;
il 26 febbraio 2019, nel corso dell'audizione nella IX Commissione della Camera relativa all’«Indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G», l'Istituto superiore di sanità ha depositato delle memorie dove si ricorda che la tecnologia 5G utilizzerà bande di frequenza diverse da quelle utilizzate attualmente per la telefonia cellulare. Uno degli aspetti di particolare novità è il suo utilizzo non solo per la comunicazione tra persone, ma anche per la comunicazione tra dispositivi (« internet delle cose»), per la quale saranno utilizzate onde a frequenze comprese nella banda 24-28 GHz, molto vicina a quella delle «onde millimetriche» (30-300 GHz);
gli studi fatti su queste frequenze (per esempio dall'Agenzia francese per la sicurezza, la salute e l'ambiente) dimostrano che gli effetti immediati sulle cellule sono meno rilevabili rispetto a quelli per l'uso delle attuali frequenze 2G/3G/4G (che pure danno effetti scarsamente percettibili di riscaldamento cellulare);
onde elettromagnetiche di così elevata frequenza, durante la loro propagazione, non riescono a penetrare attraverso edifici o comunque a superare ostacoli ed inoltre vengono facilmente assorbite dalla pioggia o dalle foglie. Per questo motivo l'utilizzo di tali onde renderà necessario installare numerosi ripetitori che serviranno le cosiddette small cells, aree di territorio dal raggio che può andare da poche decine di metri a circa 2 chilometri. La previsione di una proliferazione di antenne sembra essere la principale causa di preoccupazione riguardo all'introduzione del 5G. In realtà le dimensioni più piccole delle celle rispetto a quelle attualmente utilizzate per la telefonia cellulare comporteranno delle potenze di emissione più basse di quelle attuali, con una distribuzione dei livelli di esposizione più uniforme e con picchi di emissione più bassi nelle zone in prossimità delle antenne rispetto a quanto avviene attualmente;
in pratica il segnale su frequenze elevate penetra e si diffonde meno bene, ecco perché le celle devono essere più piccole e più capillari. Ma questo vuol dire anche, come sottolinea l'Istituto superiore di sanità, che le potenze utilizzate saranno più basse e le onde si fermeranno a livello molto superficiale (della pelle);
il 5G implica lunghezze d'onda più corte e maggiori antenne per renderlo efficiente. Molte antenne consentono di coprire territori più piccoli, quindi potenze molto piccole. Così sarà per tutte le antenne del 5G: avranno potenze molto basse;
dal 2022 il 5G userà anche le frequenze a 700 MHz, che però sono le stesse usate dai televisori e su cui nei decenni non sono emersi rischi dimostrabili per la salute;
in realtà, come ha sottolineato Pietro Guindam, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni (l'associazione delle imprese delle telecomunicazioni aderente a Confindustria), riguardo agli allarmi che ruotano intorno alle cosiddette frequenze millimetriche, queste frequenze non sono una novità, ma «sono utilizzate in altri campi da anni e regolate da normative a tutela della salute umana. E a titolo di curiosità scientifica, si ricorda che le frequenze della luce solare visibile sono nanometriche, quindi 1.000 più corte delle temute frequenze millimetriche»;
ad oggi chiaramente non si dispone di studi scientifici di durata pluriennale svolti su un ampio gruppo di persone, né di studi sulla sovrapposizione degli effetti dei campi elettromagnetici dovuti al 5G con quelli delle tecnologie precedenti. Per avere questi dati servirebbe molto tempo e un'ampia popolazione su cui svolgere l'indagine. Allo stato attuale non sembrano esserci indizi di pericolosità tali da far invocare con forza il principio di precauzione;
peraltro, a proposito del citato principio di precauzione e dei limiti di emissione elettromagnetica, il 6 novembre 2018, il Sottosegretario di Stato pro tempore per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Micillo, rispondendo a un'interrogazione alla Camera, ricordava come nel nostro Paese, i limiti di emissione «sono inferiori e non allineati a quelli in vigore negli altri Paesi europei e sono stati stabiliti in ottica prudenziale, nel dubbio di effetti negativi di lungo periodo per la salute umana derivanti da esposizione prolungata ai campi elettromagnetici. A ciò si aggiunga, pertanto, che la richiamata normativa nazionale prevede che un apposito comitato interministeriale preveda l'aggiornamento dello stato delle conoscenze conseguenti alla ricerca scientifica prodotta a livello nazionale e internazionale sul tema. Il Ministero della salute ha fatto, inoltre, presente che la valutazione del rischio sanitario associato all'esposizione ai campi elettromagnetici è basata su migliaia di studi condotti negli ultimi decenni in ambito epidemiologico e sperimentale. Tali studi, sia in vivo che in vitro, hanno prodotto un ricchissimo quadro di riferimento e un elevato grado di condivisione a livello mondiale delle politiche di protezione e concordano nel ritenere che il rischio di eventuali effetti sanitari a lungo termine associato all'esposizione ai campi elettromagnetici e alle radiofrequenze, inclusi i telefoni cellulari, rivesta, allo stato dell'arte, un carattere del tutto ipotetico e non di certezza»;
gli standard internazionali di protezione definiscono limiti di esposizione ai campi elettromagnetici il cui rispetto garantisce ampiamente, grazie anche all'introduzione di opportuni fattori di riduzione, che la soglia degli effetti termici non venga superata. Tali standard sono stati recepiti anche in Italia dove per i sistemi fissi per le telecomunicazioni e radiotelevisivi sono previsti limiti di esposizione e valori di attenzione più restrittivi dei limiti internazionali, in quanto finalizzati alla tutela della salute anche da eventuali effetti a lungo termine;
nel panorama mondiale, solo l'Italia, la Bulgaria e il Belgio (sia pur con alcune diversità) hanno adottato un limite di esposizione pari a 6 v/m, laddove tutti gli altri Paesi si attestano in media su limiti che oscillano tra i 41 e i 58 v/m;
le reti 5G, salvo intervento normativo e/o regolamentare, dovranno rispettare gli attuali limiti emissivi: per cui dire che il 5G provocherà di per sé un innalzamento delle soglie massime è quindi falso;
peraltro, nel corso della suddetta indagine conoscitiva alla Camera, gli esperti hanno unanimemente confermato in audizione che ciò su cui davvero occorre prestare attenzione sono i dispositivi: su questo va fatta una campagna informativa per spingere le persone ad un uso responsabile dello smartphone;
esiste una sostanziale condivisione all'interno della comunità scientifica sul fatto che gli effetti dei campi elettromagnetici non dipendono dalle diverse generazioni di tecnologie adottate, ovvero dall'uso nelle telecomunicazioni dalle tecnologie 2G, 3G, 4G o 5G, ma solo dalle diverse bande di frequenza utilizzate per la propagazione delle onde elettromagnetiche. Anche se la numerosità di studi relativi alle frequenze specifiche del 5G è relativamente scarsa, non ci sono ragioni scientifiche per prevedere effetti diversi da quelli legati alle tecnologie precedenti, in quanto gli effetti dei campi elettromagnetici sui biosistemi sono stati studiati dall’International commission on non-ionizing radiation protection (Icnirp) per le bande di frequenza fino a 300 GHz, incluse dunque le frequenze già utilizzate e/o che saranno utilizzate dalle tecnologie delle telecomunicazioni radio-mobili di tutte le generazioni dal 2G al 5G;
sempre con riguardo agli effetti sanitari, nel luglio 2019, l'Istituto superiore di sanità ha ribadito che resta valido il parere dell'Organizzazione mondiale della sanità e di numerosi panel internazionali di esperti, ossia che «le evidenze scientifiche correnti, sebbene non consentano di escludere completamente la possibilità di effetti a lungo termine dell'esposizione prolungata a bassi livelli di campi a radiofrequenza, non giustificano modifiche sostanziali all'impostazione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salute». Ovvero non esistono fondati motivi per ritenere che l'utilizzo dei campi elettromagnetici secondo le regole vigenti a livello internazionale crei danni per la salute;
secondo il rapporto Istisan 19/11 dell'Istituto superiore di sanità in merito al rischio di tumori cerebrali in relazione all'esposizione a radiofrequenze da telefoni mobili, i dati ad oggi disponibili suggeriscono che l'uso comune del cellulare non sia associato all'incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale. Inoltre, le indagini condotte in diversi Paesi, tra i quali Usa, Paesi nordici e Australia, non mostrano una correlazione tra i due fenomeni: mentre la telefonia mobile e l'utilizzo dei telefoni cellulari è cresciuto esponenzialmente, l'incidenza di tumori su larga scala è rimasta pressoché costante nello stesso arco di tempo. Tra i più recenti studi si può citare quello a prima firma Ken Karipids dell'Arpansa (l'Agenzia australiana per la protezione dalle radiazioni e la sicurezza nucleare), che ha indagato i dati epidemiologici australiani dei tumori del cervello, gliomi e glioblastomi nei periodi 1982-1992, 1993-2002, 2003-2013, non rilevando correlazione con l'uso dei telefoni mobili;
secondo il Ministero della salute, le evidenze scientifiche attualmente disponibili, che includono numerosi studi svolti dopo il 2011, non esaminati dal gruppo di lavoro della Iarc (l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'Organizzazione mondiale della sanità), tendono a deporre contro l'ipotesi che l'uso dei telefoni cellulari comporti un incremento del rischio di tumori intracranici, ma diversi studi sono in corso per chiarire le incertezze che permangono;
in ogni caso, al di là dei singoli studi che possono essere sempre criticabili, appaiono scientificamente più rilevanti gli studi che compiono una revisione completa di numerose ricerche. Uno di questi, che ha preso in esame 94 pubblicazioni sia in vitro che in vivo, mostra che il 58 per cento delle prime ha dimostrato effetti, mentre nelle seconde solo l'8 per cento. Ma rivela anche che nessuna di queste fornisce sufficienti informazioni sugli effetti che vanno oltre a quelli termici;
come precedentemente ricordato, la legge n. 36 del 2001 ha istituito, altresì, un Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, che, tra le altre funzioni, annovera quelle della promozione di attività di ricerca e sperimentazione tecnico-scientifica, nonché di coordinamento dell'attività di raccolta, elaborazione e diffusione dei dati. Il Comitato è chiamato, tra le altre cose, ad esprimere il parere sui decreti del Presidente del Consiglio dei ministri relativi alla definizione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità, delle tecniche di misurazione e rilevamento dell'inquinamento elettromagnetico;
la stessa legge quadro n. 36 del 2001 prevede comunque la necessità di rivedere il quadro normativo alla luce delle evidenze che emergono dalla comunità scientifica,
impegna il Governo:
1) ad agevolare lo sviluppo della nuova tecnologia 5G, anche attraverso la revisione dei limiti delle emissioni elettromagnetiche vigenti in Italia, attualmente decisamente più bassi rispetto a quelli stabiliti nella gran parte degli altri Paesi, al fine di non penalizzare la diffusione della tecnologia;
2) ad affiancare all'introduzione della tecnologia 5G un monitoraggio dei livelli di esposizione, come del resto avviene già attualmente per le attuali tecnologie di telefonia mobile;
3) ad assumere iniziative per adeguare la normativa del settore sulla base dello sviluppo tecnologico in atto, al fine di garantire al nostro Paese un adeguato livello di competitività;
4) ad avviare efficaci campagne informative sull'uso corretto e responsabile dei dispositivi e degli smartphone, anche incentivando l'utilizzo degli auricolari.
(1-00253) «Palmieri, Zanella, Bagnasco, Sozzani, Novelli, Bergamini, Mulè, Rosso, Mugnai, Versace, Bond, Brambilla».
MOZIONI MOLINARI ED ALTRI N. 1-00241, MULÈ ED ALTRI N. 1-00242, LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00250 E ILARIA FONTANA, BRAGA, FREGOLENT, STUMPO ED ALTRI N. 1-00252 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE ALLA REALIZZAZIONE DELL'OPERA «GRONDA DI GENOVA», NEL QUADRO DELLO SVILUPPO INFRASTRUTTURALE DEL PAESE
Mozioni
La Camera,
premesso che:
il progetto «Nodo stradale e autostradale di Genova – Adeguamento del sistema A7-A10-A12», comunemente noto come «Gronda di Genova», ha lo scopo di superare le problematiche connesse alla congestione del traffico autostradale ed urbano di Genova e allo smaltimento in sicurezza dei volumi di traffico, soprattutto pesante, cui sono sottoposte le infrastrutture stradali e autostradali genovesi, e a consentire l'abbattimento degli attuali impatti su vaste aree residenziali, con riferimento alle componenti ambientali rumore e atmosfera;
con l'approvazione del progetto da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, intervenuta il 7 settembre 2017, si è conclusa formalmente la fase di approvazione del progetto definitivo della Gronda di Genova, convalidata nell'aprile del 2018 con l'approvazione degli aspetti finanziari che trasferiscono sul concessionario Autostrade per l'Italia S.p.A. (Aspi) le responsabilità economiche dell'intervento;
tuttavia, ai fini dell'avvio dei lavori, l’iter autorizzativo risulta sospeso presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'opera è ancora in attesa del «via libera» sul progetto esecutivo, già presentato dall'Aspi tra agosto e dicembre 2018, secondo quanto annunciato dai media; la società informa altresì che, per limitare gli effetti del ritardo dell'approvazione dei progetti esecutivi dei singoli lotti, ha già realizzato il 92 per cento degli espropri sul territorio e ha bandito gare di prequalifica per un importo complessivo di 490 milioni di euro;
il 21 agosto 2019, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha pubblicato sul proprio sito per la libera consultazione ulteriori analisi costi benefìci e l'analisi giuridica relativamente alla Gronda di Ponente e interconnessione A7-A10-A12, come da richiesta dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro-tempore. L'analisi costi-benefìci conferma la netta prevalenza dei benefìci sui costi dell'opera e riguarda non solo il progetto originario, ma anche alcune soluzioni alternative finalizzate al potenziamento del nodo stradale di Genova, che valutano la possibilità di perseguire opzioni infrastrutturali diverse in termini trasportistici, ambientali e finanziari, che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha giudicato maggiormente efficienti e che, tuttavia, occorre ancora siano oggetto di un confronto con i livelli istituzionali territoriali e, secondo le stesse conclusioni dei valutatori, rivalutare, con simulazioni maggiormente approfondite effettuate con strumenti di maggior dettaglio, per verificare puntualmente il corretto dimensionamento delle diverse parti che le compongono;
tale messa in discussione del progetto avrebbe il palese risultato di ritardare ulteriormente per almeno 5 anni la realizzazione dell'opera, fortemente voluta dalla comunità genovese, dalle istituzioni locali e dall'intero mondo produttivo, oltre a provocare ingenti danni economici e ulteriori costi a carico dei pedaggi e quindi dei cittadini, per i risarcimenti delle spese già effettuate dalla concessionaria;
l'opera autostradale già approvata presenta un tracciato di circa 65 chilometri, con il 90 per cento in galleria, che devia tutto il traffico pesante e di transito al di fuori del centro urbano; il progetto della Gronda di Genova, la cui compatibilità ambientale è stata deliberata con decreto ministeriale, emanato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro dei beni e delle attività culturali, n. 28 del 23 gennaio 2014, è un progetto complesso che ha un costo complessivo di 4,7 miliardi di euro per 120 mesi di realizzazione e che prevede il potenziamento fuori sede della A10 tra Genova Ovest e Vesima, la realizzazione della carreggiata nord della A7 tra Genova Ovest e Bolzaneto e della carreggiata Est della A12, con nuovi rami di svincoli, rampe e raccordi, nonché la realizzazione dell'opera a mare, nel canale di calma del porto di Genova, con l'ampliamento dell'attuale fascia laterale a servizio dell'aeroporto, ai fini della messa in sicurezza dell'aeroporto medesimo;
il progetto presentato ai fini della valutazione d'impatto ambientale (Via) ha compreso anche l'Autorizzazione del piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo, per 12.051.164 mc, e la valutazione di incidenza per i SIC IT1331402 – Beigua – Monte Dente – Gargassa – Pavaglione, IT1331501 – Praglia – Pracaban – Monte Leco – Punta Martin, IT1331615 – Monte Gazzo, e ZPS IT1331578 – Beigua – Turchino;
il processo progettuale dell'opera è partito negli anni ’80 ed è stato concretizzato negli anni 2000 con atti di intesa;
l'opera è stata preceduta da un dibattito pubblico, organizzato da Aspi, tra il 1o febbraio ed il 30 aprile 2009, espressamente richiesto con nota congiunta dei tre enti territoriali, regione, provincia e comune, e formalmente attivato con delibera di giunta comunale del 13 novembre 2008, al fine di coinvolgere la cittadinanza nella scelta del tracciato prima della predisposizione della progettazione definitiva;
sono state presentate e valutate 5 ipotesi progettuali; il dibattito pubblico è stato gestito da una commissione di quattro esperti nominati d'intesa tra comune e proponente e organizzato attraverso 6 incontri a carattere generale, 7 incontri tematici e altri incontri collaterali; tale dibattito ha compreso la scelta delle alternative e l'alternativa di non intervento e la comparazione su 27 indicatori, articolati nelle categorie: «Traffico», per un totale di 7 indicatori, «Socio-economica-ambientale», per un totale di 13 indicatori, «Cantierizzazione», per complessivi 7 indicatori;
dall'analisi dei risultati degli indicatori della categoria socio-economico ambientale è emersa la ferma necessità del raddoppio fuori sede della A10, al di fuori del centro abitato, e una prevalenza delle soluzioni più distanti dalla città storica più antropizzata, risultando preferibile la soluzione con lo spostamento verso est del tracciato della nuova carreggiata dell'A7 diretta verso Milano e con un tracciato quasi interamente in sotterraneo;
hanno avuto luogo 61 interviste per la divulgazione del materiale, sono stati prodotti 45 quaderni degli attori, sono avvenuti incontri con 29 esperti e scritti 400 articoli sui quotidiani per i 3 mesi di durata del dibattito pubblico, con una media di circa 4,6 articoli al giorno; sono stati effettuati una serie di sopralluoghi nelle aree di interesse del tracciato;
l'8 febbraio 2010 è stato firmato il «Protocollo d'intesa per la realizzazione del nodo stradale ed autostradale di Genova» tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, regione Liguria, provincia di Genova, comune di Genova, Autorità portuale di Genova, Anas Spa ed Autostrade per l'Italia;
la documentazione di progetto presentata ai fini della Via ha contenuto ulteriori approfondimenti ambientali in merito alle alternative di progetto, valutando soprattutto la vulnerabilità della falda e le caratteristiche chimico-fisiche dei litotipi affioranti, le caratteristiche di permeabilità del substrato e la profondità della falda, le interferenze con i pozzi e le sorgenti censite all'interno dell'area vasta d'intervento, considerando il numero di sorgenti e pozzi ricadenti in una fascia di 1 chilometro a cavallo di ogni singolo asse, nonché i regimi normativi definiti nella carta «Assetto Vegetazionale» del Piano territoriale di coordinamento paesistico della regione Liguria;
tutte le analisi effettuate da parte della Commissione Via e Vas, come documentate nel parere della Commissione Via e Vas n. 1282 del 28 giugno 2013, positivo con prescrizioni, pubblicato nel sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non hanno rilevato variazioni emergenti rispetto alle scelte delle alternative proposte in sede di dibattito pubblico;
inoltre, in tale parere risultano contro-dedotte tutte le osservazioni del pubblico, dei comitati e delle associazioni ambientaliste, che hanno costituito oggetto di integrazioni, approfondimenti, implementazioni sostanziali dello studio di impatto ambientale, compensazioni ambientali e soluzioni progettuali specifiche che hanno richiesto la pubblicazione per ben due volte del progetto a disposizione delle osservazioni del pubblico;
tra le mitigazioni previste si rilevano interventi di inserimento paesaggistico, in particolare nelle aree di imbocco delle gallerie, reintegro dei punti d'acqua potenzialmente drenati con allacciamento delle utenze impattate all'acquedotto pubblico, reintegro delle sorgenti di pregio naturalistico, interventi di mitigazione acustica;
sono inoltre previsti interventi di compensazione ambientale che comprendono un parco fotovoltaico, interventi di forestazione o riforestazione, la rinaturalizzazione di una cava, il recupero delle acque potenzialmente drenate lungo le gallerie;
tutte le osservazioni del pubblico e le controdeduzioni e modifiche progettuali proposte da Aspi sono state esaminate dalla Commissione Via e Vas e hanno trovato risposte nelle valutazioni esposte nel parere n. 1282/2013 e nelle prescrizioni dello stesso parere con verifiche da ottemperare ai fini della prosecuzione dei lavori. Il parere della Commissione Via e Vas ha tenuto conto inoltre dei pareri della regione Liguria e delle prescrizioni della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale regionale, da ottemperare a livello del progetto esecutivo ai fini della prosecuzione dei lavori;
è stato inoltre istituito un comitato di controllo, partecipato da Arpa Liguria, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dalla regione Liguria; sono in corso le verifiche di ottemperanza delle prescrizioni relative al decreto ministeriale n. 28 del 23 gennaio 2014 e della determinazione direttoriale DVA-2013-0014268 del 19 giugno 2013, relativa al piano di utilizzo delle Terre;
pertanto, la soluzione proposta è stata profondamente analizzata e il progetto è stato condiviso dall'intera società civile, cittadini, associazioni di categoria e istituzioni; eventuali ulteriori analisi per individuale modifiche progettuali si presentano inutili e negative, poiché avrebbero l'unico risultato di bloccare sine die i lavori e rimettere in discussione un'opera che migliora la situazione del traffico della città ed è considerata strategica per lo sviluppo del turismo e della portualità del nord-ovest e, quindi, vitale per Genova e per l'intero Paese;
gli imprenditori genovesi, i sindacati e i professionisti hanno firmato nel mese di gennaio 2019 un manifesto a favore dell'opera e ora annunciano sui media manifestazioni in piazza per chiedere al Governo l'immediato avvio dei lavori di tutte le infrastrutture ferme e soprattutto della Gronda, ritenuta fondamentale per il futuro della Liguria per la possibilità di attrarre investimenti e creare occasioni di lavoro vere soprattutto per le nuove generazioni;
il progetto presenta una soluzione concreta per superare il congestionamento da traffico del centro urbano di Genova, già martoriato dagli attraversamenti stradali e autostradali, spostando all'esterno tutto il traffico di attraversamento; contiene alte tecnologie di realizzazione per evitare il contatto degli operatori con le terre amiantifere che caratterizzano il suolo e sottosuolo ligure al nord della Valle di Polcevera, ed è funzionale all'adeguamento regolamentare della fascia laterale dell'Aeroporto di Genova, oggi oggetto di deroga permanente, senza modificare la potenzialità e capacità dell'aeroporto già autorizzato nel suo esercizio;
nell'ambito delle valutazioni conclusive dell'istruttoria di valutazione ambientale si afferma che lo scopo dell'opera è quello di potenziare l'attuale sistema infrastrutturale, al fine di migliorare i livelli di servizio in funzione degli scenari di traffico, nonché di migliorare con adeguati standard geometrici le condizioni di sicurezza ottenibili con il tracciato fuori sede proposto; ciò consente lo spostamento fuori dall'abitato di Genova del traffico autostradale di attraversamento; sono stati valutati particolarmente positivi i benefìci ambientali sulle componenti atmosfera e rumore che la nuova opera così come proposta consente di ottenere, vista l'indubbia funzionalità della nuova infrastruttura, e ritenendo pertanto importante che tutti i soggetti coinvolti si adoperino per la realizzazione celere dell'opera;
ultimamente, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha pronunciato espressioni a favore dello sblocco della realizzazione della Gronda di Genova,
impegna il Governo
1) ad assumere iniziative per procedere, nel più breve tempo possibile, allo sblocco dell’iter di approvazione del progetto esecutivo e all'inizio dei lavori dell'infrastruttura «Nodo stradale e autostradale di Genova – Adeguamento del sistema A7-A10-A12», comunemente noto come «Gronda di Genova».
(1-00241) «Molinari, Rixi, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».
La Camera,
premesso che:
l'approvazione del progetto definitivo riguardante l'opera infrastrutturale «Gronda di Genova» – aggiornato nel 2016 in ottemperanza alle relative prescrizioni – è stata sancita con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 7 settembre 2017, che ne ha dichiarato la pubblica utilità;
l'opera, per una spesa pari a 4,3 miliardi di euro, comprende 72 chilometri di tracciati autostradali nuovi e si allaccia agli svincoli che delimitano l'area urbana del capoluogo ligure connettendosi con la direttrice dell'A26 a Voltri e ricongiungendosi con l'A10 in località Vesima. L'opera si sviluppa principalmente in sotterraneo con 23 gallerie, per un totale di circa 54 chilometri (90 per cento del tracciato), mentre il sistema viario all'aperto comprende 13 nuovi viadotti e l'ampliamento di 11 viadotti esistenti;
il progetto della Gronda è volto in primo luogo ad alleggerire il tratto di A10 più interconnesso con la città di Genova, cioè quello dal casello di Genova Ovest (porto di Genova) sino all'abitato di Voltri, trasferendo il traffico passante sulla nuova infrastruttura;
nella seduta del 31 ottobre 2018 a Montecitorio, in occasione dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 109 del 2018 (cosiddetto «decreto Genova»), si impegnava il Governo pro tempore con l'ordine del giorno 9/01209-A/131, accolto senza alcuna riformulazione, a valutare l'opportunità di assumere iniziative volte a garantire la realizzazione dell'opera;
a partire dal manifesto «Perché sì alla Gronda», numerose realtà produttive di Genova e della Liguria sollecitano dall'inizio del 2019 il Governo per la realizzazione della Gronda autostradale di Ponente sostenendone l'imminente cantierizzazione;
il precedente Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli il 18 luglio 2019 dichiarava che l’iter autorizzativo per la Gronda di Genova «è sospeso perché è in corso di avanzamento il procedimento amministrativo che potrebbe portare alla revoca della concessione» di Aspi;
l'avvio della richiamata procedura di revoca della concessione ad Aspi ha prodotto quindi come effetto diretto e immediato anche il blocco della realizzazione della Gronda, opera assolutamente indispensabile per la viabilità della città di Genova e in generale dell'intero sistema viario ligure e della sua proiezione verso il nord del Paese e del continente;
ciononostante, a fronte dell'eventuale revoca, Aspi conserverebbe il diritto all'incasso dei pedaggi precedentemente imposti, comprensivi delle somme derivanti dall'incremento degli stessi appositamente previsti per la realizzazione dell'opera;
lo stesso amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, ha confermato che il progetto esecutivo è fermo al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in attesa della approvazione che, nonostante l'effettuazione dei dovuti e previsti espropri, non vede ancora i lavori avviarsi;
sotto il profilo convenzionale, il decreto-legge n. 109 del 2018, convertito dalla legge n. 130 del 2018, ha previsto l'applicazione di un nuovo regime tariffario, conforme alle metodologie definite dall'Autorità di regolazione dei trasporti, per le società concessionarie nei cui confronti risulta in corso la procedura di aggiornamento del piano economico finanziario. Con la delibera n. 71/2019 l'Autorità ha definito i nuovi ambiti tariffari che dovranno trovare attuazione per la società Autostrade per l'Italia attraverso apposito aggiornamento del rapporto concessorio, fermi restando gli esiti della richiamata procedura di contestazione connessa al crollo della sezione del «ponte Morandi»;
come richiamato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nella seduta della Commissione Trasporti il 23 luglio 2019, «la questione della Gronda di Genova è legata al piano economico finanziario della concessionaria Autostrade per l'Italia, relativamente al quale è in corso una procedura amministrativa di contestazione in conseguenza dei fatti di Genova», eppure nella medesima occasione sottolineava anche che il Governo avrebbe già avviato una «revisione del progetto che aveva già annunciato nelle proprie linee programmatiche e che è stata prescritta dal Governo nella sua interezza nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza», specificando come la procedura amministrativa richiamata e la revisione progettuale sarebbero giunte a compimento, condividendo in particolar modo le proposte di revisione con la regione Liguria e il comune di Genova,
impegna il Governo:
1) a confermare gli impegni per la realizzazione della Gronda, quale opera infrastrutturale strategica per Genova, la Liguria e il nordovest del Paese, provvedendo all'assunzione degli atti amministrativi conseguenti e necessari al tempestivo avvio dei lavori;
2) ad adottare iniziative per prevedere, nelle more dell'avvio dei lavori della Gronda, misure adeguate e di immediata applicabilità volte ad assicurare la viabilità della città di Genova, in modo tale da porre fine ai disagi e danni, diretti e indiretti, in termini di diritto alla mobilità nonché di produttività e competitività che stanno subendo famiglie, lavoratori e imprese di Genova, della Liguria e dell'intero nord-ovest del Paese;
3) ad avviare un chiaro e concreto piano di sviluppo infrastrutturale nel Paese superando l’impasse sulle opere pubbliche prodotto, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, dalle scelte del Governo Conte I, sbloccando i numerosi cantieri ancora fermi al fine di tutelare in primo luogo le imprese del settore, i lavoratori e le loro famiglie, nonché per rilanciare con convinzione e senza più rinvii gli investimenti pubblici.
(1-00242) «Mulè, Gelmini, Occhiuto, Baldelli, Bergamini, Casino, Cortelazzo, Germanà, Giacometto, Labriola, Mazzetti, Pentangelo, Rosso, Ruffino, Sozzani, Zanella, Bagnasco, Cassinelli».
La Camera,
premesso che:
la realizzazione della cosiddetta Gronda di Genova rientra nell'oggetto della concessione a suo tempo intercorrente tra la società Autostrade per l'Italia e Anas, quale intervento posto a carico del concessionario;
l'infrastruttura, come progettata da Spea, si snoda per 61 chilometri di nuovi tracciati autostradali e si allaccia agli svincoli che delimitano l'area cittadina (Genova Est, Genova Ovest, Bolzaneto), si connette con la direttrice dell'A26 a Voltri e si ricongiunge con l'A10 in località Vesima;
il progetto definitivo dell'infrastruttura, a suo tempo predisposto, prevedeva un importo dell'opera di 4.755.204.589,47 euro, di cui 3.636.530.864,14 euro per lavori a base d'appalto (comprensivi di 295.911.924,93 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso) e 1.118.673.725,33 euro per somme a disposizione; l'importo del primo lotto era pari a 964.772.891,71 euro, concernente «opere propedeutiche»;
il progetto definitivo di tale soluzione, denominato «Adeguamento sistema A7-A10-A12 del nodo stradale e autostradale di Genova», è stato approvato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in data 7 settembre 2017 con provvedimento n. 15802 del 7 settembre 2017 del dipartimento per le infrastrutture, sistemi informativi e statistici, direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali;
il 10 marzo 2018 è stato pubblicato il bando di gara rivolto alla prequalifica delle imprese per l'affidamento dei lavori del lotto 5 «Conterminazione opera a mare», per un importo di circa 137 milioni di euro lordi, con termine ultimo per l'invio delle richieste di partecipazione fissato al 21 maggio 2018;
il 6 aprile 2018 è stato sottoscritto tra il concedente e il concessionario un verbale contenente la formalizzazione del «piano finanziario di convalida», in cui sono definiti gli impegni del concessionario per l'esecuzione dell'opera;
il progetto definitivo ha ottenuto le autorizzazioni urbanistiche e ambientali e la pubblica utilità preordinata agli espropri; sono in corso gli espropri e le attività per la ricollocazione di unità produttive; tutte le aree di cantiere sono state acquisite in occupazione temporanea per oltre 270.000 metri quadrati e sono stati formalizzati oltre il 60 per cento degli accordi per la rimozione delle interferenze;
il 5 agosto 2019, nell'incontro tenutosi tra il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, il Ministro pro tempore Toninelli, il presidente della regione Liguria Toti ed il sindaco di Genova Marco Bucci, è stato ipotizzato un tavolo di negoziazione da formalizzare a seguito della pubblicazione dell'analisi costi benefìci, finalizzato a far partire prontamente i lavori e a gestire gli ultimi aspetti tecnici amministrativi;
il 21 agosto 2019 sono state pubblicate l'analisi costi benefici e l'analisi giuridica relativa alla Gronda di Ponente e all'interconnessione A7-A10-A12;
a seguito di tale pubblicazione il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha diramato una nota nella quale è stato precisato che tale analisi «ha riguardato non solo il progetto originario ma anche alcune soluzioni alternative finalizzate al potenziamento del nodo stradale di Genova», anche in funzione del fatto che «l'attuale progetto prevede un costo complessivo di 4,7 miliardi di euro per 120 mesi di realizzazione»;
alcuna soluzione progettuale alternativa è mai stata oggetto di un confronto pubblico e non è neppure mai stata prospettata alla civica amministrazione;
gli attuali tracciati di A10 e A27 comportano inquinamento acustico ed ambientale nell'ambito urbano di Genova e la Gronda, l'opera realizzata quasi totalmente in galleria o in ambiti non urbanizzati, porterebbe enormi benefìci anche alla vivibilità delle aree del ponente genovese;
l'indotto economico e le ricadute occupazionali di cui beneficerebbe il comune di Genova per la realizzazione dell'opera sono chiare, come chiare sono le unanimi posizioni assunte dalle associazioni di categoria, dalle associazioni datoriali e dalle organizzazioni sindacali che hanno chiesto che la detta infrastruttura non sia più messa in discussione e che, conseguentemente, sia realizzata in tempi brevi;
l'eventuale scioglimento del vincolo di realizzazione della Gronda comporterebbe un mutamento di una delle modalità di attuazione dell'oggetto della convenzione;
i costi già sostenuti da parte di Autostrade per l'Italia per quest'opera e funzionali alla sua realizzazione, ammontano a circa 1.030 milioni di euro; ne consegue che il prezzo dello scioglimento ammonterebbe, al netto del mancato guadagno indennizzabile nella misura del 10 per cento dell'utile retraibile, a circa un miliardo di euro;
tutti i progetti esecutivi relativi ai lotti dell'opera (10) risultano essere stati inoltrati al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per l'approvazione,
impegna il Governo
1) a precedere senza indugio all'assunzione degli atti di competenza e comunque di ogni utile iniziativa volta a consentire l'approvazione del progetto esecutivo e, conseguentemente, l'avvio dei lavori dell'infrastruttura come detto denominata «Nodo stradale e autostradale di Genova – Adeguamento del sistema A7-A10-A12».
(1-00250) «Lollobrigida, Meloni, Foti, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».
La Camera,
premesso che:
il progetto della Gronda di Genova ha lo scopo di separare il traffico cittadino da quello di attraversamento e dai flussi da/per il porto, così da alleggerire il tratto della A10 e trasferire la circolazione dei mezzi pesanti sulla nuova infrastruttura, andando a realizzare una sensibile riduzione del traffico, degli inquinamenti e dei tempi di percorrenza e aumentando, al contempo, gli standard di sicurezza stradale;
il progetto definitivo è stato sottoposto alla prescritta procedura di approvazione, acquisendo nel corso dell’iter tutte le autorizzazioni previste dalla normativa vigente, ivi compresa quella relativa alla compatibilità ambientale;
in relazione all'originario progetto della Gronda, sono state elaborate nel tempo diverse analisi costi benefici che hanno portato ad ipotizzare delle alternative progettuali che considerano, da ultimo, la nuova viabilità che andrà a configurarsi a seguito della ricostruzione del cosiddetto Ponte Morandi;
sul progetto della Gronda, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli ha dichiarato, in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-00974, che intende costituire un gruppo di lavoro con gli enti locali al fine di verificare miglioramenti delle infrastrutture collegate, così da addivenire in tempi ragionevoli alla realizzazione delle opere utili che siano al contempo compatibili con le aspettative del territorio,
impegna il Governo
1) ad avviare i lavori per la realizzazione dell'opera nota come Gronda di Genova secondo soluzioni condivise, mantenendo aperto un confronto con tutti gli interessati e le forze politiche, avendo come imperativi categorici la sicurezza delle infrastrutture, il miglioramento della viabilità complessiva e la funzionalità dell'opera rispetto alle esigenze di rilancio del sistema produttivo e portuale del territorio secondo modalità ecocompatibili.
(1-00252) «Ilaria Fontana, Braga, Fregolent, Stumpo, Rizzone, Gariglio, Federico, Enrico Borghi, Grippa, Pezzopane, Rospi, Zolezzi».