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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 246 di venerdì 25 ottobre 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Brescia, Colletti, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Frusone, Gallo, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Liuni, Lollobrigida, Maggioni, Molinari, Morassut, Parolo, Rampelli, Rizzo, Ruocco e Francesco Silvestri sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi e iniziative in materia di educazione alimentare, con particolare riferimento al bilanciamento tra l'assunzione di proteine di origine animale e quella di proteine di origine vegetale nelle mense scolastiche - n. 2-00529)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Zolezzi ed altri n. 2-00529 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata a Carmen Di Lauro se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CARMEN DI LAURO (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Un terzo dei bambini italiani è obeso o in sovrappeso, per un totale di circa 100 mila bambini, con una netta prevalenza dei maschi sulle femmine: questo è il risultato del Rapporto 2019 sulla malnutrizione infantile in Italia e nel mondo, promosso da Helpcode. Si tratta di numeri che, seppure in miglioramento negli ultimi anni, restano allarmanti, e confermano il primato italiano a livello europeo condiviso con altri Paesi dell'Europa meridionale, Cipro, Grecia e Spagna, decretando il declino della nostra dieta mediterranea.

Dall'altra parte, paradossalmente, a giugno la FAO ha identificato la malnutrizione come la prima causa di decesso a livello mondiale: più di 200 milioni di bambini nel mondo sono malnutriti, mentre 40 milioni sono in sovrappeso o obesi. Il fenomeno è allarmante e in seria crescita: si prevede infatti che entro il 2030 un terzo della popolazione mondiale – e stiamo parlando di più di 3 miliardi di persone – ne sarà affetto.

Secondo uno studio condotto dall'Imperial College di Londra e dall'Organizzazione mondiale della sanità, il numero di bambini e adolescenti obesi tra i 5 e i 19 anni è aumentato di dieci volte negli ultimi quarant'anni, mentre in Italia è cresciuto di quasi tre volte nel 2016 rispetto al 1975.

Nel corso dello European Congress on Obesity di aprile 2019 sono stati presentati due studi, effettuati con i dati della Childhood Obesity Surveillance Initiative dell'OMS, a cui il nostro Istituto superiore della sanità ha partecipato, in rappresentanza dell'Italia. I risultati sono sconcertanti: nonostante tutti gli sforzi profusi, tra i bambini la percentuale di obesità rimane alta, maggiore tra chi non è stato allattato al seno rispetto a chi lo è stato, e con picchi di obesità grave soprattutto tra i maschi.

Il primo studio ha rilevato, tra i 21 Paesi partecipanti, la presenza tra l'1 per cento ed il 5,5 per cento di bambini con obesità grave, cioè ad alto rischio di complicanze per la salute. Invece, la prevalenza di obesità severa tocca le punte più alte nel Sud Europa; nel nostro Paese si taglia il triste traguardo del 4,3 per cento.

Il secondo studio ha riguardato la correlazione tra allattamento al seno e obesità, evidenziando interessanti risultati. Il tasso di obesità tra i bambini non allattati al seno è pari al 16,8 per cento, tra quelli allattati per meno di sei mesi è del 13,2 per cento, e tra coloro che invece hanno preso il latte della mamma più a lungo diminuisce al 9,3 per cento. L'alimentazione in gravidanza e nei primi anni di vita è quindi fondamentale per uno sviluppo armonico del bambino, per il contenimento della generazione delle cellule adipose e per lo sviluppo del sistema immunitario.

Numerosi studi fanno riferimento all'importanza dei primi mille giorni di vita, comprendendo anche la gestazione. Anche il Ministero della Salute ha sottolineato che le evidenze scientifiche disponibili confermano che i primi mille giorni di vita sono fondamentali per un adeguato sviluppo fisico e psichico.

Succede spesso che i bambini, anche di pochi mesi e comunque all'interno dell'arco temporale dei citati mille giorni, siano nutriti presso strutture comunitarie, come ad esempio gli asili nido, dove viene privilegiata una dieta che prevede un eccesso di proteine, e in particolare di origine animale. Risulta quindi carente la cultura relativa alla possibile assunzione degli aminoacidi essenziali, combinando nello stesso pasto legumi e cereali. Il report della commissione di The Lancet “The Global Syndemic of Obesity, Undernutrition, and Climate Change” del febbraio 2019 mostra come obesità, deperimento e cambiamento climatico siano tra loro interconnessi, richiedendo quindi un approccio sinergico a questi problemi. Infatti i sistemi economici e alimentari attuali favoriscono obesità e deperimento, e allo stesso tempo generano il 30 per cento delle emissioni effetto serra, a sua volta generato per metà dagli allevamenti bovini, e questo ce lo dobbiamo dire.

Dal report emerge chiaramente la necessità di intraprendere azioni che possano influenzare contemporaneamente queste problematiche. Tra queste, vi è: prediligere una dieta sostenibile; regolamentare l'industria alimentare, in particolare nel caso degli alimenti ultra-trasformati e di alimenti zuccherini; e politiche volte alla creazione di sistemi alimentari equi, sostenibili ed economicamente vantaggiosi per tutti.

Anche l'ONU si è espressa in merito: nel marzo di quest'anno è stata evidenziata la stretta correlazione tra sistemi alimentari, nutrizione e clima, e la conseguente necessità di adottare diete più salutari, basate su sistemi di produzione diversificati e caratterizzati da modelli alimentari a base vegetale. Un recente studio pubblicato sull'American Journal of Clinical Nutrition, in cui i ricercatori hanno comparato l'impatto sul colesterolo derivante dalla scelta di fonti proteiche di origine vegetale e animale, distinguendo tra carni rosse e bianche, mostra la riduzione di grassi saturi, del colesterolo LDL e totale con l'apporto di sole proteine di origine vegetale. Lo studio presentato al meeting annuale EASD ha dimostrato che una dieta vegana a basso contenuto di grassi induce cambiamenti nel microbiota intestinale; questi cambiamenti sono risultati correlati ai cambiamenti della composizione corporea e alla sensibilità all'insulina, e si traducono nella perdita di peso e in un miglioramento del sistema immunitario.

La riduzione e il consumo più consapevole del cibo di derivazione animale potrebbe quindi avere risvolti doppiamente positivi: da una parte miglioramenti per la salute dei singoli individui, in quanto una dieta con un'importante componente vegetale contribuisce alla riduzione del rischio di obesità, nonché alla riduzione di patologie legate all'abuso di cibi con alta percentuale di grassi animali; dall'altra parte contribuisce alla riduzione delle emissioni ad effetto serra, in quanto gli allevamenti intensivi sono indubbiamente responsabili di una stragrande maggioranza delle quote delle emissioni. A ciò bisogna aggiungere che gli allevamenti e la produzione di cibo di derivazione animale comportano anche un impressionante consumo di risorse idriche: secondo il Water Footprint Network, ad esempio, sono necessari oltre 15 mila litri di acqua per assicurare la produzione di un chilo di carne bovina, contro i circa 322 litri necessari per un chilo di verdure.

Lungi dal banalizzare la questione in vegetariani, vegani, sì, no, è opinabile che ad ogni pasto in un asilo nido o scuola materna sia necessaria l'introduzione di proteine animali, peraltro spesso di bassa qualità, visti i prezzi minimi e la filiera di approvvigionamento. Si tratta oltretutto di un solo pasto al giorno: senza una dovuta educazione nutrizionale delle famiglie dei bambini si corre il rischio che essi assumano proteine animali più volte al giorno.

Ancora, un'altra questione importante è stata sollevata da The Lancet Planetary Health, che ha pubblicato recentemente una revisione della Griffith University in Australia, in cui emerge che per i medici la formazione legata alla nutrizione è praticamente nulla: la nutrizione non è sufficientemente integrata nell'educazione medica, indipendentemente dal Paese esaminato o dall'anno accademico.

Per tutte le motivazioni illustrate sino ad ora, è necessario quindi attivarci al fine di: avere la disponibilità di dati aggiornati in ordine all'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche; promuovere e sostenere un'educazione alimentare, anche mediante adeguati strumenti di formazione e informazione, rivolti a medici e ad operatori sanitari e scolastici, che favorisca un ridotto impatto sulle risorse ambientali e sulla salute dell'individuo, privilegiando la scelta di fonti proteiche di origine vegetale e favorendo la presenza settimanale di pasti completi vegetariani a disposizione di tutti gli utenti delle mense scolastiche; infine, disporre di dati relativi agli effetti sull'ambiente delle diete alimentari associate al consumo dei prodotti di origine animale, rispetto alle diete alimentari che non prevedono tale consumo.

Chiediamo, inoltre, se si intenda promuovere studi e ricerche finalizzati a verificare i vari effetti, con particolare riferimento alle emissioni di gas serra.Concludo: noi crediamo che sia arrivato davvero il momento di smettere di demonizzare le diete vegane e vegetariane; anzi dobbiamo riconoscere che queste possono apportare numerosi benefici sia alla salute dell'essere umano che all'ambiente.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli deputati. Voglio rassicurarvi riguardo al punto dell'attenzione che il Ministero presta a questi temi: è un'attenzione molto grande, particolare, alla quale si aggiunge anche la mia. Il tema del sovrappeso e dell'obesità infantile è veramente un punto a cui occorre fare molta più attenzione. Voglio ricordare che, tra le strategie adottate per la prevenzione e il contrasto alle condizioni problematiche del sovrappeso e dell'obesità infantile - che di recente, come è stato correttamente ricordato, sono tornati all'attenzione della cronaca per la criticità - c'è un programma - voglio ricordarlo - Guadagnare Salute: rendere facili le scelte salutari, coordinato da questo Ministero, che affronta i quattro principali fattori di rischio di malattie croniche nel nostro Paese: la non corretta alimentazione, l'inattività fisica, l'uso dell'alcool e il tabagismo. Un cruciale elemento strategico è costituito dallo sviluppo del sistema di sorveglianza, Okkio alla salute - è così che si chiama - promosso e finanziato dal Ministero della Salute, coordinato dall'Istituto superiore di sanità e condotto in collaborazione con le regioni e con il MIUR. Okkio alla salute consente di disporre di dati aggiornati e confrontabili sulla prevalenza di sovrappeso e obesità in età infantile, sullo stile di vita dei bambini e sulle attività scolastiche e di promozione della salute.

Per quanto riguarda gli aspetti della problematica segnalati nell'interpellanza che ci è stata illustrata, con riguardo al quesito concernente i dati aggiornati sull'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche, occorre segnalare che la possibilità di svolgere un ruolo di rilievo nell'educazione alimentare, attraverso la corretta gestione della ristorazione collettiva, in modo da favorire scelte alimentari e nutrizionali corrette, anche grazie a interventi di valutazione dell'adeguatezza dei menu, è un elemento fondamentale per la promozione della cosiddetta dieta mediterranea.

La dieta mediterranea, che comprende sia il regime alimentare, sia lo stile di vita, è il modello più efficace per la prevenzione dell'obesità e delle malattie croniche non trasmissibili. L'esigenza di facilitare sin dall'infanzia l'adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative, ha portato all'elaborazione di due documenti di indirizzo nazionale relativi alla ristorazione collettiva. Mi riferisco alle linee di indirizzo nazionale per la ristorazione collettiva, approvate dalla Conferenza Stato-regioni nel 2010, e le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera e assistenziale, approvate in Conferenza Stato-regioni il 16 dicembre 2010. In ottemperanza all'articolo 144, comma 2, del decreto legislativo n. 50 del 2016, secondo cui con decreti del Ministero della Salute, di concerto con il MATTM e il MPAAF, sono definite e aggiornate le linee di indirizzo nazionale per la ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica; questo Ministero ha costituito un tavolo tecnico ad hoc; quindi c'è un apposito tavolo tecnico che ha già elaborato un documento che aggiorna le precedenti versioni e si occupa della ristorazione scolastica, di quella ospedaliera e assistenziale che presentano problematiche comuni e una omogeneità operativa significativa. Questo documento inoltre evidenzia le criticità e i concetti ritenuti strategici per una corretta gestione del servizio di ristorazione.

In effetti, ad oggi, non vi sono dati aggiornati sull'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche.

Quanto al quesito concernente la promozione dell'educazione alimentare, anche mediante adeguati strumenti di informazione e formazione rivolti prima di tutto ai medici, agli operatori sanitari e scolastici a vantaggio di tutti gli utenti delle mense scolastiche, devo segnalare che, nel settembre 2017, è stato istituito, presso il Ministero della Salute, il Tavolo tecnico sulla sicurezza nutrizionale con lo scopo di adempiere alle funzioni di Osservatorio nutrizionale come previsto dall'accordo Stato-regioni del 24 novembre 2016. A questo Tavolo vengono attribuite le funzioni di coordinamento delle iniziative legate alla sorveglianza nutrizionale e quelle di orientamento, come punto di confluenza di una rete nazionale da implementare, con lo scopo di favorire lo sviluppo di processi decisionali utili a promuovere una sana alimentazione sulla base di adeguate conoscenze della situazione esistente e delle evidenze scientifiche; di definire una metodologia preliminare alle scelte di governo in materia di alimentazione; di stabilire orientamenti educazionali e formativi; di elaborare proposte strategiche destinate al vertice istituzionale. Questo Tavolo è organizzato in due sottogruppi di lavoro specifici: uno è il Collegio di sorveglianza nutrizionale, che ha elaborato la tabella conclusiva dei dati disponibili sui consumi alimentari nazionali, dal quale è emerso un insufficiente consumo di frutta e verdura; l'altro, il Collegio di comunicazione, formazione e informazione, che ha individuato un primo position spot: “Frutta e Verdura”. All'interno del Tavolo viene sviluppata una collaborazione con le società scientifiche di nutrizione al fine di poter svolgere un coordinamento nazionale sulla nutrizione e sulla profilassi nutrizionale. Inoltre, grazie al lavoro del Tavolo, verranno messe a punto linee di indirizzo oppure di orientamento nazionale che coinvolgano diversi aspetti. Mi riferisco all'aspetto ambientale, tecnologico-innovativo, socio-culturale, demografico e politico, con il fine ultimo di coadiuvare nella progettazione di strategie mirate. Il 27 maggio 2019 è stato istituito tra il Ministero e il MIUR il Comitato paritetico per la “Tutela del diritto alla salute, allo studio e all'inclusione”. Al Comitato sono affidati obiettivi di programmazione, di indirizzo, coordinamento, monitoraggio e valutazione delle attività e delle iniziative assunte nell'ambito delle aree previste dal protocollo di intesa tra il Ministero della Salute e il MIUR per la promozione di sani stili di vita, il contrasto ai principali fattori di rischio delle malattie croniche non trasmissibili come l'obesità e la lotta alla malnutrizione in tutte le sue forme ma anche ai disturbi dell'alimentazione e della nutrizione. Il Comitato sta lavorando attivamente per la predisposizione di specifiche azioni da intraprendere sulla base di priorità già individuate. Ricordo, inoltre, che nell'aprile 2016 è stata proclamata la Decade di azione sulla nutrizione delle Nazioni Unite, allo scopo di rafforzare gli sforzi congiunti per contrastare ogni forma di malnutrizione e per attuare programmi volti a migliorare la sicurezza alimentare e la nutrizione. In questo ambito, dal luglio 2017, procedono i lavori del Tavolo Italia Decade per la nutrizione, che opera presso il Ministero della Salute, con la supervisione di FAO e di OMS. La prima azione nazionale nell'ambito dei lavori del Tavolo ha riguardato la creazione di una piattaforma di scambio (il sito HUB DECADE nel portale del Ministero della Salute). La piattaforma rappresenta un unico spazio virtuale nel quale è possibile trovare i documenti che le amministrazioni che fanno parte del tavolo hanno prodotto per la lotta alla malnutrizione.

Mi riferisco alle linee di indirizzo, linee guida, folder, tool kits specifici, brochure per le scuole. Questa piattaforma contiene, ad oggi, una serie di specifiche sezioni condivise fra Ministero della Salute e MIUR: linee di Indirizzo in ambito nutrizione e malnutrizione; tool kits di progetti replicabili sulla prevenzione degli sprechi alimentari e sulla corretta nutrizione, il progetto “Salute Maestra Natura”, per l'educazione alimentare.

Nel contesto della decade per la nutrizione, l'Italia assume il ruolo di "Focal Point" per la diffusione dei principi della dieta mediterranea, con specifici programmi ed il prossimo lancio di una mirata "Action Network" fra i Paesi aderenti.

Ricordo, inoltre, che nel gennaio 2019 è stato avviato un progetto del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie per una "Survey a livello nazionale", (il capofila è la regione Umbria), al fine di ottenere dati a livello epidemiologico relativi ai pazienti con disturbi dell'alimentazione e della nutrizione (DCA). Questa ricerca sarà in grado di produrre dati statistici ed elaborazioni su una popolazione omogenea per fascia di età e diagnosi, rappresentativa dell'intero territorio italiano: i risultati saranno utilizzati al fine di ampliare e aggiornare le conoscenze a livello nazionale in campo epidemiologico.

Nell'ambito dello stesso progetto, l'unità operativa individuata nella regione Piemonte ha l'obiettivo di predisporre un modello di "dieta sana e sostenibile", a partire dall'esperienza delle "diete tradizionali".

Riguardo all'ultimo quesito formulato nell'interpellanza, il Ministero dell'Ambiente, della tutela del territorio e del mare ha precisato quanto segue.

Circa le emissioni di gas serra, detto Dicastero ha segnalato che non si hanno dati circostanziati relativi al territorio nazionale. Peraltro, da uno studio pubblicato dalla FAO nel 2013, emerge che, a livello planetario, il contributo totale alle emissioni antropogeniche di gas serra derivanti dagli allevamenti è stimato nel 14,5 per cento, di cui il 44 per cento in forma di CH4 (metano).

Quanto agli impatti del settore zootecnico sull'ambiente a livello nazionale, con particolare riferimento alle emissioni di gas ad effetto serra, la proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) descrive politiche e misure finalizzate all'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, al 2030, di almeno il 40 per cenot a livello europeo rispetto al 1990. Tale obiettivo è ripartito tra diversi settori di intervento, tra cui, come sa, l'agricoltura.

Le analisi contenute nella proposta di questo Piano sono riferite al settore "agricoltura", comprensivo dei comparti allevamento e coltivazioni, e sono il frutto di elaborazioni di dati effettuate dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Da tali analisi risulta che, nel comparto agricoltura, le emissioni riflettono l'andamento di fattori quali il numero e il tipo di animali da allevamento, la variazione delle superfici coltivate e della tipologia di colture, nonché l'uso dei fertilizzanti contenenti azoto.

Nel caso del comparto zootecnico, la gestione degli effluenti – bovini, suini e avicoli – è la fase aziendale in cui si generano circa il 50 per cento del totale delle emissioni agricole.

Il Ministero dell'Ambiente ha in corso l'adozione di nuovi criteri ambientali minimi per la ristorazione collettiva, che aggiornano quelli adottati con il DM del 25 luglio 2011.

PRESIDENTE. Il deputato Zolezzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie sottosegretaria, io sono soddisfatto. Porto, però, alcuni spunti di riflessione per stimolare appunto la velocità per quanto riguarda quello che ci è stato appena comunicato dal Ministero della Salute. Questi numeri importanti - 21 milioni di soggetti in sovrappeso, un terzo della popolazione italiana, di cui 6 milioni obesi - questi studi, come OKkio alla salute, studi molto importanti, è bene che siano in corso ed evidenziano che il 37 per cento dei bimbi sono obesi o in sovrappeso. Per cui è assolutamente necessario, probabilmente, ragionare sul perché si è arrivati a questo, anche perché stiamo parlando di un incremento importante negli ultimi trent'anni, incremento quasi di un ordine di grandezza, e non è solamente dovuto a un maggiore benessere. Per cui, è bene che ci siano i documenti che impostano la ristorazione collettiva, però devono essere probabilmente fatti conoscere di più. Infatti, si nota che l'obesità è distribuita anche in proporzione al titolo di studio: se si va all'obesità al 5 per cento per le persone con laurea, per chi ha licenza elementare si arriva al 15 per cento. E c'è questo paradosso, che non solo c'è un'obesità legata allo scarso titolo di studio, ma c'è anche questa meta-analisi, fatta dalla Griffith University, già citata dalla collega Di Lauro e pubblicata su Lancet, la quale dimostra che c'è una scarsa preparazione generale anche dei medici e degli operatori sanitari su questo tema, ci sono troppe poche ore di lezione dedicata ai rapporti tra nutrizione, salute e anche ambiente.

Per cui, il fatto che la letteratura internazionale ci parli del rischio di obesità correlata all'eccesso di proteine, quando soprattutto si supera il 15 per cento dell'apporto totale calorico, indica che questi studi sull'alimentazione, soprattutto nei primi anni di vita e nei primi mesi di vita, vanno fatti anche a livello nazionale, perché ci sono varie questioni, non solo di salute, ma anche di capitolati di appalto, dove spesso si spendono tanti soldi nella ristorazione collettiva. Allora, avere qualche studio sugli effetti, visto che abbiamo un aumento esponenziale di obesità soprattutto nei bimbi, è importante.

L'apporto di proteine in eccesso stimola la produzione dell'insulin-like growth factor 1, che promuove l'incremento ponderale, fa trasformare i pre-adipociti in adipociti, dà iperplasia nel tessuto adiposo e facilita i depositi di grasso. Per cui, probabilmente, agendo soprattutto in questi primi due anni di vita e nella gravidanza, quindi mille giorni, si possono ottenere effetti a lungo termine per la salute dei bimbi ed effetti poi anche per il servizio sanitario, perché non si dovranno curare poi persone obese. Cioè, è vero che in tutta la vita è importante la dieta, però, probabilmente, lo sviluppo delle cellule adipose, se in qualche modo viene limitato in questi anni in cui si formano, dopo si possono avere grandi vantaggi, sia sulle proteine in totale, quindi sommate animali e vegetali, che in particolare sulle proteine di origine animale, che sono chiaramente associate alla restante parte che spesso contiene dei grassi. In generale, per le proteine si nota che manca la cultura negli operatori della ristorazione collettiva in merito al fatto che, sommando legumi e cereali, banalmente si ottengono tutti gli aminoacidi essenziali, per cui, a livello di alimentazione proteica, non è necessario tutti i giorni stressare con proteine di origine animale.

Ci sono già documenti recepiti a livello anche, chiamiamolo, locale. Io mi sono letto il documento dell'Agenzia di tutela della salute di Milano, che suggerisce, nella dieta comunitaria nelle mense, dei giorni senza proteine animali, nel senso che, comunque, le proteine da vegetali garantiscono un apporto di tutti gli amminoacidi importanti. Per cui, bene che ci siano questi tavoli che hanno dimostrato che c'è un insufficiente consumo di frutta e di verdura.

Le proteine di origine animale, secondo vari studi, sono anche associate alla riduzione e allo stress sulla flora batterica, in particolare il microbiota intestinale. Se il microbiota è ben rappresentato, questo è correlato anche a un funzionamento migliore del sistema immunitario, e qui si torna proprio ai primi anni di vita. Sono studi, comunque, pubblicati su riviste importanti, per cui, per dare un'immunità migliore ai bambini, occorrerebbe riuscire ad alternare, senza appunto estremizzare, però, almeno dire che non è che se uno un giorno non ha mangiato proteine animali, non ha mangiato.

Quindi la ringrazio perché riusciamo a parlarne e riusciamo a portare un pochino questi temi all'attenzione, che hanno un'importanza anche economica, visto che siamo sempre a cercare coperture. L'educazione nutrizionale, poi, deve essere rivolta alle famiglie. Se una famiglia si trova lo schema di dieta dell'asilo con tutti i giorni proteine animali, magari, senza spiegazioni, può essere che poi a casa ripeta lo stesso schema; quindi, tutti i giorni, le proteine animali e i grassi possono essere assunti più volte al giorno se non c'è, appunto, un rapporto diverso con le famiglie. È bene, comunque, che ci siano questi portali dove si trovano i documenti.

Ricordiamo che i dati sul sovrappeso e sull'obesità ci dicono che è sufficiente un 20 per cento in più del proprio peso ideale per avere il 25 per cento di rischio di infarto aggiuntivo e che l'obesità, appunto, a livello finanziario, è responsabile di circa 2.000 miliardi di dollari di spesa, circa il 2,8 per cento del prodotto interno lordo globale. In Italia si è visto con il progetto ISS in Toscana che l'eccesso di peso è responsabile del 4 per cento della spesa sanitaria, oltre 4,5 miliardi di euro all'anno. Quindi, lo ripeto, si tratta di cifre importanti che potrebbero essere spese per altre attività.

Ricordo che in questi giorni sembra che partirà in Emilia-Romagna una sperimentazione per i farmaci innovativi contro il diabete a prescrizione da parte dei medici di famiglia, con una spesa cento volte superiore rispetto alla metformina; per intenderci, probabilmente, la metformina, più una dieta, più dell'attività fisica consentirebbero un risparmio importante ed eviterebbero di andare su delle armi nucleari contro il diabete, quando, magari, poi, sarebbe sufficiente avere un po' più di informazioni; la prescrizione da parte dei medici di famiglia credo che sia abbastanza opinabile.

Andando al settore emissioni, è stato ammesso nella risposta che non ci sono dati specifici sulle emissioni dei gas serra da allevamenti e auspichiamo che i Ministeri coinvolti li elaborino. Comunque, gli studi internazionali concordano su questo 14,5 per cento delle emissioni di gas serra. Ci troviamo in una situazione in cui le emissioni vanno assolutamente ridotte. Le emissioni in atmosfera sono già correlate a cambiamenti climatici e alla riduzione delle rese agricole: abbiamo il miele ridotto del 50 per cento in un solo anno, l'olio ridotto del 95 per cento sul Garda, la frutta ridotta del 60 per cento in Pianura Padana per il caldo o per specie aliene correlate al caldo. Quindi, dobbiamo comunque ridurre le emissioni e ridurre le emissioni nel caso dell'alimentazione vuol dire mantenere la qualità di vita, anzi, migliorarla, garantendo una sostenibilità di tutto il sistema.

L'Agenzia europea ambientale ha documentato pochi giorni fa il record nazionale, rispetto all'Unione europea, di emissioni di ossidi di azoto e il secondo posto per le polveri sottili, correlate, secondo questi studi, a oltre 76 mila decessi all'anno, e correlate, secondo lo studio CBA Project, a 48 miliardi di euro in esternalità sanitarie. Questi sono dati che, proprio a livello politico, devono farci pensare al fatto che c'è il 60 per cento delle emissioni di gas serra da fonte agricola nelle quattro grandi regioni padane.

La campagna “Cambiamo Agricoltura”, che fa parte di una campagna europea di Living Land, lanciata dal WWF, sta cercando di stimolare un'agricoltura diversa, un'agricoltura più legata al territorio, diretta verso un'agricoltura biologica e biodinamica in relazione anche alla PAC post 2020, per consumare meno proteine animali e di migliore qualità. Il carico zootecnico in Italia è, comunque, troppo elevato e porta ad importare soia, mais e mangimi dall'estero, quindi, sovvertendo la sovranità alimentare.

Auspico che il Governo, a partire dal decreto “clima” e dal recepimento, quindi, della direttiva 2008/50/CE sulle emissioni faccia il massimo per ridurre le emissioni, anche a partire dall'educazione alimentare che può, appunto, migliorare la nutrizione e garantire il futuro dei nostri bimbi.

(Iniziative di competenza volte a scoraggiare gli abusi inerenti alle prescrizioni mediche o veterinarie - n. 2-00530)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Nappi ed altri n. 2-00530 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Nappi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SILVANA NAPPI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Con questa interpellanza porto all'attenzione di quest'Aula una situazione di conflitto d'interesse tra farmacie e professionisti del settore sanitario. L'articolo 17 del codice deontologico del farmacista vieta atti di comparaggio e altri accordi illeciti volti a stigmatizzare condizionamenti tra professionisti e volti, altresì, a scoraggiare abusi professionali per quanto riguarda prescrizioni mediche o veterinarie. L'articolo 18 dello stesso recita: “Il farmacista non deve promuovere, organizzare o aderire a iniziative di accaparramento di prescrizioni mediche comunque e dovunque poste in essere”. Ad oggi si sta espandendo esponenzialmente il fenomeno di farmacisti che affittano a studi medici, a canone e spese di gestione “zero”, locali nei pressi o adiacenti alla propria farmacia, collocandovi medici di base, specialisti e centri di analisi cliniche. Si palesa quello che appare agli interpellanti uno squallido scambio di favori al medico, il quale trasferisce il suo studio per godere di spazi organizzati e gratuiti, scatenando un conflitto di interesse in aperta violazione della deontologia professionale di medico.

In tale situazione, lo scambio con il farmacista avviene con l'automatica spedizione della ricetta o della prescrizione da parte degli assistiti, che si recano direttamente presso la farmacia adiacente, talvolta senza neanche il rilascio della ricetta cartacea. Illecita è anche l'erogazione anticipata del farmaco rispetto alla prescrizione, sia per quelli afferenti alle cure di patologia cronica che per i farmaci di fascia C. Un'attenzione particolare va data alla somministrazione degli antibiotici, che non sempre sono erogati previa diagnosi del medico. Questa è una cosa notevolmente grave perché alimenta una concorrenza sleale verso le altre farmacie ed è anche un danno grandissimo alla salute dei cittadini.

L'articolo 45 del regolamento per il servizio farmaceutico prevede, infatti, che: “Gli ambulatori medico-chirurgici annessi alle farmacie devono sempre avere l'ingresso diverso da quello delle farmacie, alle quali sono annessi, e non devono avere alcuna comunicazione interna con le stesse”. Vista l'impossibilità di esercitare la professione di medico all'interno della farmacia, avvicinare le due attività non è illegale, in quanto il confine della legittimità dipende dal comportamento deontologico corretto dei professionisti, con chiaro riferimento al comparaggio e all'accaparramento di ricette.

A seguito, però, di numerose indagini compiute dai NAS, è stato riscontrato un incremento del volume d'affari a seguito del trasferimento di studi medici all'interno di locali adiacenti alle farmacie.

Chiedo dunque a lei, sottosegretario interrogato, e, tramite lei, al Ministero della salute, se siete a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza ritenete di assumere per porre fine a questo fenomeno, non solo deontologicamente scorretto ma che avalla collusione tra medici e farmacisti e che crea danni alla salute dei cittadini.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Presidente, onorevole Nappi e onorevoli interpellanti, voglio ricordare che la vigilanza sulle farmacie, ai sensi della legge n. 833 del 1978, in particolare, articolo, 14 lettera n), è attribuita alle aziende sanitarie locali competenti per il territorio e che sono le regioni ad effettuare la vigilanza, avvalendosi anche dell'azione espletata dai carabinieri dei Nuclei antisofisticazioni e sanità - NAS - allo scopo di garantire il rispetto della normativa in vigore, per impedire che possano instaurarsi tra i farmacisti e i sanitari abilitati alla prescrizione rapporti motivati e condizionati da vantaggi economici, nonché per deferire all'autorità giudiziaria ogni eventuale ipotesi di reato.

Per gli aspetti che rientrano negli ambiti di competenza del Ministero della Salute, voglio evidenziare, in merito al fenomeno che è stato ora illustrato e che l'interpellanza delinea, che attualmente - al di fuori di quanto previsto dall'articolo 45 del regio decreto già richiamato, quindi il decreto n. 1706 del 1938, che concerne l'approvazione del regolamento per il servizio farmaceutico, e che dispone, come lei ha appena richiamato, che gli ambulatori medico-chirurgici annessi alla farmacie debbano avere sempre l'ingresso diverso da quello delle farmacie alle quali sono annessi e non debbono avere comunicazione interna con la stessa farmacia - non sono in vigore norme specifiche che disciplinino espressamente il divieto invece di concedere in affitto locali in uso gratuito, allo scopo di prevenire eventuali accordi illeciti tra professionisti sanitari.

Allo stesso tempo, occorre tenere presente che gli accordi tra medici, farmacisti, operatori del settore che accettano denaro, premi, benefici o vantaggi in cambio della prescrizione di determinati farmaci, sono sanzionati penalmente, ove integrino i presupposti del comparaggio, punito dagli articoli 170, 171 e 172 del regio decreto n. 1265 del 1934, e dagli articoli 123 e 147, comma 5, del decreto legislativo n. 219 del 2016, che concerne l'attuazione della direttiva n. 83 del 2001 della Commissione Europea, e successive direttive di modifica. Pertanto ad oggi è prevista la possibilità di adire le autorità giurisdizionali competenti per sanzionare tali pratiche penalmente rilevanti.

Resta ferma la competenza degli ordini professionali – che, voglio rammentare, sono enti sussidiari dello Stato - in merito all'obbligo di sanzionare i professionisti che pongano in essere comportamenti deontologicamente scorretti. Si deve, infatti, precisare che gli articoli 17 e 18 del codice di deontologia dei farmacisti, aggiornato al 2018, disciplinano come comportamenti deontologicamente scorretti proprio il comparaggio e altri accordi illeciti, disponendo il divieto di accaparramento di ricette. In particolare, ricordo che l'articolo 17 (comparaggio e accordi illeciti) dispone che i rapporti con i sanitari abilitati alla prescrizione di medicinali non devono essere motivati e condizionati da interessi o vantaggi economici, nel rispetto della normativa vigente; che costituisce grave abuso professionale incentivare in qualsiasi forma le prescrizioni mediche o veterinarie, anche nell'ipotesi in cui ciò non costituisca comparaggio; che costituisce grave abuso e mancanza professionale consentire, proporre o accettare accordi tendenti a promuovere la dispensazione di medicinali finalizzata a un loro uso incongruo o eccedente le effettive necessità terapeutiche per trarne illecito vantaggio. Il successivo articolo 18 (divieto di accaparramento di ricette) dispone che il farmacista non promuova, organizzi o aderisca a iniziative di accaparramento di prescrizioni mediche comunque e dovunque poste in essere.

Il codice deontologico del farmacista, dunque, sanziona ogni condotta di detto sanitario volta a incentivare con qualsiasi modalità le prescrizioni mediche, a prescindere dal ricorrere o meno dei presupposti del reato di comparaggio, proprio con l'obiettivo di tutelare, nel modo più ampio possibile, la salute dei pazienti, nonché la leale e corretta concorrenza tra i professionisti sanitari.

Anche gli articoli 30 e 31 del vigente codice di deontologia medica disciplinano, rispettivamente, il conflitto di interessi e il divieto di accordi illeciti nella prescrizione. In specifico, l'articolo 30 dispone che: “Il medico evita qualsiasi condizione di conflitto di interessi, nel quale il comportamento professionale risulti subordinato a indebiti vantaggi economici o di altra natura. Il medico dichiara le condizioni di conflitto di interesse riguardanti aspetti economici e di altra natura che possono manifestarsi nella ricerca scientifica, nella formazione e nell'aggiornamento professionale, nella prescrizione diagnostico-terapeutica, nella divulgazione scientifica, nei rapporti individuali e di gruppo con industrie, enti, organizzazioni e istituzioni o con la Pubblica Amministrazione, attenendosi agli indirizzi applicativi allegati”.

Il successivo articolo 31 dispone che al medico sia vietata ogni forma di prescrizione concordata che possa procurare, o procuri a sé stesso o a terzi, un illecito vantaggio economico o altre utilità.

Il Ministero della Salute, nell'ambito del proprio ruolo di vigilanza sugli ordini professionali, assicura che gli stessi si attivino sempre tempestivamente nei confronti dei sanitari che contravvengano alle disposizioni in vigore, irrogando severe sanzioni.

PRESIDENTE. La deputata Nappi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SILVANA NAPPI (M5S). Sottosegretario, grazie per la risposta. Mi ritengo abbastanza soddisfatta. Il fenomeno ha dimensioni vastissime e richiede un'attenzione obbligatoria. Sappiamo perfettamente quali sono gli illeciti, sia da parte dei farmacisti che dei medici; a questi regolamenti però, purtroppo, non ci si attiene.

La vigilanza è di competenza sicuramente della ASL, delle regioni, e l'impegno dovrebbe essere dei NAS; però, sapendo come il problema sia esteso sul territorio nazionale, io richiedevo un impegno da parte del Ministero anche a sollecitare un'attenzione maggiore da parte di questi enti, proprio per arginare il fenomeno: un fenomeno che va a danno delle farmacie che non hanno violato questo codice deontologico, ma, cosa che più mi interessa, è a danno dei cittadini, che spesso si ritrovano erogati farmaci non certamente sicuri, ma solo erogati perché hanno un vantaggio economico come ritorno alla farmacia.

Chiederei questo impegno e attenzione maggiore al fenomeno.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Deiana. Ne ha facoltà.

PAOLA DEIANA (M5S). Grazie, Presidente. Lia Origoni è stata una delle cantanti più talentuose del suo tempo, e fu anche attrice teatrale e cinematografica: una star internazionale, contesa dai più noti tra cantanti, attori e registi. Un'artista che ha dato lustro alla nazione, applaudita in tutto il mondo. Tutt'oggi, nella sua casa dell'isola di La Maddalena, svolge attività di divulgazione, digitalizzando le sue interpretazioni, rendendo la sua opera documentale a disposizione di tutti. Una vita straordinaria, recentemente riscoperta e bibliografata.

Il 20 ottobre ha compiuto 100 anni, e farle gli auguri da sarda mi rende particolarmente orgogliosa; così come l'impegno di attivarmi perché le sia concessa la deroga in vita all'intitolazione di una via nel comune di La Maddalena. Tanti auguri, Lia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 28 ottobre 2019 - Ore 15,30:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Gelmini ed altri n. 1-00261 concernente iniziative per la riduzione del costo del lavoro e la revisione della spesa pubblica .

2. Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

S. 964 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: AIROLA ED ALTRI: Ratifica ed esecuzione dello Scambio di lettere tra Repubblica italiana e ICCROM aggiuntivo all'Accordo di Parigi del 27 aprile 1957 e allo Scambio di note del 7 gennaio 1963 sull'istituzione e lo status giuridico del Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, fatto a Roma il 17 marzo 2017 (Approvata dal Senato).

(C. 2118)

Relatrice: EMILIOZZI.

S. 1088 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kenya relativo al Centro spaziale Luigi Broglio - Malindi, Kenya, con Allegato e Protocolli attuativi, fatto a Trento il 24 ottobre 2016 (Approvato dal Senato).

(C. 1909)

Relatrice: EMILIOZZI.

La seduta termina alle 10,20.