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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 8 novembre 2019

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPA, CATALDI e BARBUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 485, della legge n. 145 del 2018 – legge di bilancio 2019 – ha apportato una importante novità per le neo-mamme che potranno usufruire dei 5 mesi del congedo di maternità anche interamente dopo il parto (entro i successivi cinque mesi dallo stesso) e non più come in precedenza dove l'astensione dal lavoro nell'ultimo mese della gestazione era obbligatoria. Tale scelta sarebbe comunque condizionata all'assenso del medico curante;

   nello specifico il comma 485 recita: «All'articolo 16 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, dopo il comma 1 è inserito il seguente: “1.1. In alternativa a quanto disposto dal comma 1, è riconosciuta alle lavoratrici la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l'evento del parto entro i cinque mesi successivi allo stesso, a condizione che il medico specialista del Servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestino che tale opzione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro”»;

   nel messaggio 6 maggio 2019, n. 1738 diramato dall'istituto nazionale di previdenza sociale, «Facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l'evento del parto entro i cinque mesi successivi allo stesso – articolo 1, comma 485, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio)», si legge: «...A tal proposito, fino alla emanazione della circolare operativa e dei conseguenti aggiornamenti dell'applicazione “Gestione Maternità”, al fine di salvaguardare i diritti delle madri che intendano avvalersi della facoltà di astensione esclusivamente dopo l'evento del parto, si rappresenta che le stesse possono esercitare l'opzione presentando domanda telematica di indennità di maternità, spuntando la specifica opzione»;

   risulta all'interrogante, che a causa dell'assenza di una circolare operativa dell'Inps – Istituto nazionale della previdenza sociale – non sarebbe possibile procedere a esaminare le varie richieste di indennizzo nonostante sul sito dell'Inps la scelta del congedo di maternità risulti disponibile e selezionabile;

   l'eventuale diramazione di una circolare risolutiva permettere di evitare spiacevoli disagi per le madri lavoratrici che, nelle more di una risposta da parte dell'Istituto, risulterebbero nella condizione di non poter percepire nulla perché di fatto la pratica non sarebbe mai stata vagliata –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se essi trovino conferma e di quali ulteriori elementi conoscitivi disponga in merito;

   se il Governo non ritenga necessario adottare, nell'ambito delle proprie competenze, tutte le necessarie iniziative affinché sia emanata una circolare operativa risolutiva con la quale definire tutte le richieste delle madri lavoratrici comprese quelle pervenute in precedenza alla sua diramazione.
(4-04056)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la discarica di Cerreto, situata all'estremo margine del comune di Roccasecca, è stata autorizzata nel 2002. Da allora sono stati realizzati 4 invasi di discarica;

   l'azienda Mad S.r.l. che gestisce la discarica, nel 2015, aveva proposto l'ampliamento e la costruzione del V bacino, ma la regione Lazio con nota, protocollo 315510, del 15 giugno 2016 sospendeva tale procedimento in attesa del Ptpr e della determinazione del fabbisogno;

   oggi invece la regione Lazio il 14 ottobre 2019 con la convocazione della seconda conferenza di servizi ha riaperto l’iter progettuale che riguarderebbe un possibile ampliamento della suddetta discarica con la costruzione del V bacino;

   tale decisione è scaturita dall'approvazione del Ptpr della regione Lazio anche se ad oggi non risulterebbe essere stato pubblicato né inviato ai sindaci;

   in base a quanto dichiarato nella sintesi non tecnica presentata dalla ditta Mad Srl, la discarica, dal punto di vista progettuale, presenta una volumetria complessiva pari a 1.069.896 metri cubi e una capacità complessiva pari a 760.614 tonnellate, prevedendo un conferimento medio giornaliero di rifiuti stimato in 500 t/g, per una durata di 68 mesi;

   si evidenzia che il comune di Roccasecca, con la delibera di giunta n. 132 dell'11 ottobre 2019, deliberava di redigere un progetto volto alla messa in sicurezza, alla sistemazione e al ripristino della strada pubblica «Passo Pontecorvo»;

   tale azione si riteneva necessaria in quanto l'ente competente in materia, con la nota acquisita dal comune di Roccasecca con n. 12387 del 10 ottobre 2019, ha rilevato uno stato di dissesto verificatosi in destra idrografica del fiume Melfa in località Cerreto;

   si sottolinea che, nel definire i criteri di localizzazione per le discariche, nel decreto legislativo n. 36 del 2003 sono indicate come non idonee le aree interessate da movimenti franosi, ovvero quelle «dove i progressi geologici e superficiali quali l'erosione accelerata, le frane, l'instabilità dei pendii, la migrazione degli alvei fluviali potrebbero compromettere l'integrità della discarica e delle opere connesse»;

   si ricorda che il piano regionale rifiuti della regione Lazio inserisce il suddetto fattore tra quelli escludenti;

   è del tutto evidente che il progetto risulta in completa contrapposizione con le direttive europee sui rifiuti e in particolare per quanto riguarda i seguenti obiettivi: aumento della percentuale di rifiuti urbani riutilizzati e riciclati; divieto di collocamento in discarica dei rifiuti riciclabili di plastica, metallo, vetro, carta e cartone e dei rifiuti biodegradabili, entro il 2025;

   inoltre, l'Unione europea aveva richiesto agli Stati membri di impegnarsi per abolire quasi completamente il collocamento in discarica entro il 2030;

   per questo risulta incomprensibile come si possa ampliare una discarica sita in un territorio «fragile» a rischio idrogeologico e suscettibile di esondazione ma soprattutto in assenza di monitoraggi e specifici studi epidemiologici atti a stabilire con certezza eventuali ricadute sanitarie e ambientali sui residenti e su un territorio sul quale oltre alla discarica, attiva da ben 17 anni, insiste anche un impianto di Tmb –:

   quali iniziative concrete e immediate, per quanto di competenza, il Governo intenda intraprendere, anche promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in relazione allo stato della discarica di cui in premessa;

   se, alla luce delle criticità evidenziate, il Governo non ritenga di adottare iniziative per la realizzazione, tramite l'istituto superiore di sanità, di un monitoraggio epidemiologico sugli eventuali rischi sanitari della popolazione e del territorio.
(5-03103)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 3, della legge 1° ottobre 2018, n. 117, prevedeva al più dal 1° luglio 2019 l'obbligo di installazione di dispositivi per prevenire l'abbandono di bambini nei veicoli chiusi;

   con gravissimo ritardo, in più occasioni denunciato dagli interpellanti, soltanto il 23 ottobre 2019 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 249, il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 2 ottobre 2019, con il quale sono state regolamentate le specifiche tecnico-costruttive alle quali devono rispondere i citati dispositivi;

   è stata emanata dal dipartimento della sicurezza stradale del Ministero dell'interno una circolare avente ad oggetto «Dispositivi per prevenire l'abbandono dei bambini nei veicoli chiusi» dalla quale risulta che: «le disposizioni operative del predetto decreto ministeriale sono in vigore dal 7 novembre 2019 e, di conseguenza, dalla stessa data sono applicabili le sanzioni di cui all'articolo 172 Codice della Strada, introdotte dalla legge 1° ottobre 2018, n. 117» (sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 83 ad euro 333, oltre alla decurtazione di 5 punti dalla patente);

   per contro non risultano ancora definite le modalità attraverso cui accedere agli incentivi economici previsti per l'acquisto dei dispositivi e non risulta attivata alcuna campagna informativa volta a rendere adeguatamente edotti i destinatari dell'entrata in vigore della normativa summenzionata e della relativa sanzione in caso di mancato rispetto della stessa;

   dopo i ritardi del Governo appare assurdo che i destinatari della norma non abbiano a disposizione un idoneo spazio di tempo per potersi adeguare alla stessa senza essere colpiti da una sanzione amministrativa che allo stato, ad avviso degli interpellanti, non ha ragione di essere applicata –:

   se non intendano porre in essere immediatamente tutte le iniziative necessarie, per quanto di competenza, al fine di posticipare al 1° gennaio 2020, la data di decorrenza per l'applicabilità della sanzione amministrativa di cui sopra, attivando nel contempo un'adeguata campagna informativa al riguardo.
(2-00551) «Meloni, Lollobrigida, Foti, Acquaroli, Baldini, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   MATURI, BINELLI, VANESSA CATTOI, SUTTO e LOSS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 15 dicembre 2019, la linea ferroviaria diretta Bolzano-Napoli sarà cancellata, costringendo i passeggeri che abitualmente la percorrono a un cambio obbligatorio a Bologna o a Roma. Si tratta di una linea che esattamente come quella mancante per Bolzano-Milano risulta vitale per migliaia di residenti in Trentino-Alto Adige che per motivi lavorativi o personali hanno necessità di raggiungere il Centro-sud Italia in condizioni comode e veloci;

   nonostante la mobilitazione di cittadini, che si sono attivati per raccogliere migliaia di firme per protestare contro le modifiche sulla tratta e i notevoli ritardi nel tempo di percorrenza che si prospettano, da quanto si apprende dai siti internet, i nuovi orari invernali di Trenitalia e Italo confermano che il viaggio da Bolzano a Roma passa dalle 4 ore e 38 minuti attuali alle 4 ore e 58 minuti rendendo ulteriormente meno agile un collegamento già problematico e così importante;

   l'ultimo giorno per poter usufruire del collegamento diretto Bolzano-Napoli sembrerebbe fissato per sabato 14 dicembre, andata sul Frecciargento alle 7,16 e arrivo alle 13,20 e quindi partenza alle 15,25 con arrivo alle 21,19 a Bolzano;

   dal 15 dicembre, infatti, il sito di Trenitalia non offre più tra le proprie opzioni questa tratta. O meglio, la offre, ma a fronte di un cambio, nella stazione di Roma Termini. Il Frecciargento 8507 partirà da Bolzano alle ore 7,12 per arrivare nella capitale alle ore 12,10. Da qui, alle ore 12,26, sarà possibile prendere il Frecciarossa 9615 per arrivare a Napoli alle 13,33, oppure, allo stesso orario di partenza, salire sull'intercity 553 con arrivo alle 14,29;

   la questione dei collegamenti via treno in ingresso e uscita dal territorio dell'Alto Adige solleva anche una rilevante questione di sostenibilità ambientale; eliminare collegamenti diretti e confortevoli su rotaia verso importanti destinazioni extraterritoriali comporterebbe un notevole incremento di traffico autostradale con tutte le conseguenze di emissioni in atmosfera che questo comporta –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda adottare le opportune iniziative per ristabilire il collegamento della tratta Bolzano-Napoli come era in precedenza allo scopo di garantire i collegamenti ferroviari del Trentino-Alto Adige.
(4-04053)


   LUCIANO CANTONE, GRIPPA, MARTINCIGLIO e CASA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende attraverso la testata giornalistica online «Catanianews» del 20 settembre 2019 che, la compagnia aerea «Vueling» dal 1° ottobre ha soppresso i voli aerei per Catania da Roma Fiumicino, mentre la compagnia aerea «Ryanair» ha tagliato 150 voli tra cui alcuni collegamenti per la Capitale;

   da ciò, è possibile desumere che i cittadini, i lavoratori e le famiglie della Sicilia orientale saranno ulteriormente penalizzati, in quanto, non operando molti vettori sulla stessa tratta aeroportuale, verrà meno la concorrenza sui prezzi dei biglietti e sarà facile aspettarsi rincari e/o diminuzione del numero di voli da e per Roma e/o Milano;

   il trasporto è un elemento essenziale del «diritto alla mobilità», previsto all'articolo 16 della Costituzione, e costituisce un servizio di interesse economico generale tale da dover essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica;

   la continuità territoriale, intesa come capacità di garantire un servizio di trasporto che non penalizzi cittadini residenti in territori meno favoriti, si inserisce nel quadro più generale di garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini e di coesione di natura economica e sociale, previsto sia all'articolo 3, secondo comma, della Costituzione, sia dalla vigente normativa europea;

   il regolamento comunitario (CEE) n. 2408/1992, e il successivo n. 1008/2008, intervenendo in materia di liberalizzazione dei servizi di trasporto aereo, ha fatto salva la possibilità per gli Stati membri di imporre oneri di servizio pubblico a determinate condizioni. Inoltre, il citato regolamento riconosce, in via generale, alle imprese titolari della licenza comunitaria il diritto di istituire a propria discrezione servizi di trasporto aereo sulle rotte ritenute più convenienti;

   in casi specifici e limitati o in presenza di determinate condizioni socio-economiche, ad ogni Stato membro viene riconosciuta la possibilità di imporre oneri di servizio pubblico necessari al mantenimento di servizi aerei adeguati verso alcune regioni;

   gli interventi di aiuto sono limitati al caso in cui altre forme di trasporto non riescano a garantire servizi ininterrotti con almeno due frequenze giornaliere; dunque, lo Stato identifica i servizi aerei di linea per i quali possono essere imposti oneri di servizio pubblico e, in particolare, tali servizi devono riguardare aeroporti situati in regioni periferiche o in via di sviluppo oppure devono essere relativi a rotte a bassa densità di traffico verso qualsiasi aeroporto, se essenziale per lo sviluppo economico e sociale della regione stessa;

   la Sicilia è un'isola per cui la distanza dalla terraferma è tale da non consentire come per la Sardegna la possibilità che la continuità territoriale trovi attuazione per gli aeroporti di Catania e Palermo;

   gli aeroporti di Catania e Palermo hanno verso Roma e Milano una frequenza di almeno due rotte giornaliere e, negli ultimi anni, hanno registrato un incremento significativo negli spostamenti;

   è crescente la necessità di spostamento degli studenti fuori sede, dei lavoratori e dei cittadini che per esigenze di salute, si muovono verso le destinazioni di Roma e/o Milano, attraverso voli adeguati, regolari e continuativi, e ciò deve avvenire senza eccessivi aggravi economici –:

   se sia a conoscenza della situazione che sta interessando gli aeroporti di Palermo e Catania;

   se ritenga di porre in essere iniziative, per quanto di competenza, affinché si possa garantire agli studenti fuori sede, ai lavoratori e ai residenti in Sicilia che sono costretti a rivolgersi a strutture del servizio sanitario nazionale del territorio italiano, il diritto alla mobilità senza ulteriori aggravi economici insostenibili sulle tratte Catania-Palermo-Roma o Milano e viceversa.
(4-04054)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   SABRINA DE CARLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Panorama ha pubblicato sul numero del mese di novembre 2019 un'inchiesta esclusiva sui minori stranieri e sulla relativa accoglienza dalla quale emerge che a Trieste il numero degli arrivi clandestini minorenni attraverso la rotta balcanica è un fenomeno totalmente ignorato che sta creando dei problemi enormi per la sicurezza generale del territorio della regione Friuli Venezia Giulia;

   ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 142 del 18 agosto 2015 di attuazione della direttiva 2013/33/UE recante norme relative all'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, nonché della direttiva 2013/32/UE, recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale «Per le esigenze di soccorso e di protezione immediata, i minori non accompagnati sono accolti in strutture governative di prima accoglienza, istituite con decreto del Ministro dell'interno, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 27 agosto 1997, n. 281, per il tempo strettamente necessario, comunque non superiore a sessanta giorni, alla identificazione e all'eventuale accertamento dell'età, nonché a ricevere, con modalità adeguate alla loro età, ogni informazione sui diritti riconosciuti al minore e sulle modalità di esercizio di tali diritti, compreso quello di chiedere la protezione internazionale»;

   nel mese di ottobre un 17enne di Cervignano è stato accoltellato da un immigrato kosovaro arrivato a 16 anni a Trieste e accolto in quanto minore. Successivamente, raggiunta la maggiore età, ha ottenuto il permesso di soggiorno in Veneto ma sembrerebbe che da tempo facesse parte di una gang che aveva come luogo di ritrovo la Scala dei Giganti di Trieste;

   dall'inchiesta di Panorama è emersa inoltre, la presenza di una vera e propria organizzazione criminale che opera nel nord Italia e che permette ai minorenni arrivati nel Paese, una volta raggiunta la maggiore età e dietro un compenso che va dai 1500 ai 3000 euro, di ottenere dei lavori inesistenti che gli consentono conseguentemente l'acquisizione del permesso di soggiorno. Ciò è stato confermato dal capo della Procura minorile e accertato dalla corte di appello di Trieste che coordinò l'operazione Minors arrestando 12 trafficanti in diversi Paesi della rotta Balcanica;

   è stato confermato dai lavoratori dei centri di accoglienza che i minori spesso mantengono contatti con i loro familiari che addirittura li verrebbero a trovare nel fine settimana e molti di questi sono provenienti dal Kosovo e dall'Albania;

   altro elemento che influisce negativamente è la difficoltà di riconoscere effettivamente l'età del soggetto che potrebbe dichiarare il falso in quanto ovviamente sprovvisto di qualsiasi tipo di documento di riconoscimento;

   le comunità che accolgono i minori ricevono i soldi pubblici dallo Stato, ma manca un effettivo controllo dei fondi messi a disposizione e conseguentemente, della gestione stessa delle risorse; il numero delle denunce penali per reati quali furto, spaccio e prostituzione, che coinvolge spesso gli stranieri minorenni accolti nel Paese una volta raggiunta la maggiore età, è altissimo e ciò è strettamente collegato alla mancanza di volontà di integrazione degli stessi che non seguono i programmi di accoglienza –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, anche normative, intenda assumere al fine di poter effettuare un controllo effettivo che riesca a contrastare i fenomeni di criminalità che sono dietro all'accoglienza dei minori stranieri.
(4-04055)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   ANNA LISA BARONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Corneliani è un'azienda attiva in particolare nei capi da uomo di alta qualità, con produzioni a Mantova già dal 1958, dove attualmente sono impiegate oltre 470 persone, più quelle impiegate nei negozi e con una presenza commerciale che supera i 60 paesi nel mondo;

   dalla metà del 2016, l'azienda è controllata con il 51 per cento dal fondo arabo Investcorp che è un player mondiale attivo nei settori dell'abbigliamento, settore nel quale nel 1993 aveva già acquisito la Gucci;

   il 2018 è stato chiuso con una perdita operativa di oltre 12 milioni di euro e anche il 2019 si ipotizza un anno negativo in termine di ricavi, a causa di un mercato in contrazione;

   nell'incontro sindacale, la direzione ha proposto un piano industriale triennale, riguardante soprattutto interventi di ristrutturazione, nell'ambito dei processi di revisione organizzativa del modello di produzione e dei criteri di approvvigionamento dei tessuti;

   in tale ambito, l'azienda ha dichiarato 130 esuberi, quasi 1/3 della forza lavoro mantovana, che dovranno uscire dall'azienda entro il 2020, con conseguenze pesanti sia in termine di perdita di competenze che di lavoro, in una provincia già fortemente coinvolta nei licenziamenti in questo settore, a partire dal distretto delle calze di Castel Goffredo;

   le federazioni sindacali hanno ritenuto deboli le linee strategiche predisposte dalla direzione, nella quale tra l'altro non è più presente la figura dell'amministratore delegato, ma solo quella del direttore generale;

   il sindacato ritiene che la responsabilità della crisi sia da imputare alla proprietà che in questi ultimi anni non è stata capace di valorizzare il famoso marchio, a partire dal mancato sviluppo dei processi d'innovazione, di processo e di prodotto. Il piano industriale scarica soprattutto sulle lavoratrici i costi di una ristrutturazione aziendale che, sempre a giudizio sindacale, non sarà in grado di rilanciare l'impresa e garantire la presenza sul territorio mantovano dell'impresa;

   il 7 novembre 2019 stato proclamato lo stato di agitazione con un presidio in sciopero dei dipendenti davanti al cancelli dell'azienda, che ha avuto un'ampia partecipazione;

   la famiglia Corneliani, che detiene il 49 per cento nel giugno 2019 ha votato contro il bilancio presentato in consiglio di amministrazione, che presentava peggioramento della posizione finanziaria netta complessiva di 11,5 milioni nel 2018. Tale peggioramento appare essere prevalentemente l'effetto negativo dell'esercizio e degli investimenti. Nel consiglio di amministrazione era stato annunziato un piano pluriennale al fine di recuperare l'equilibrio finanziario «tramite azioni di riduzione della base costi fissa» –:

   se non ritenga opportuno convocare un tavolo di confronto con la proprietà, la rappresentanza dei lavoratori e le istituzioni locali, per individuare ogni strumento utile che possa coniugare il rilancio dell'impresa con la gestione non traumatica delle ricadute sull'occupazione.
(3-01098)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Maraia e altri n. 2-00546, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 novembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cillis.