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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 15 novembre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni XIII e XIV,

   premesso che:

    il Consiglio dell'Unione europea avrebbe dovuto approvare il prossimo bilancio settennale 2021-2027 entro la fine del 2019, ma la decisione slitterà probabilmente nei primi mesi del 2020;

    invero, il 2 maggio 2018 la Commissione europea ha presentato la propria proposta di bilancio per i suddetti anni;

    in ragione di tale proposta, per gli anni 2021-2027, il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga), primo pilastro, attinente alle risorse per i «pagamenti diretti» agli agricoltori, sarebbe pari ad euro 286.195 miliardi di euro, mentre il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), secondo pilastro, co-finanziato da Unione europea e Stati membri, è di 78,811 miliardi di euro;

    rispetto al bilancio settennale precedente, 2014-2020, che stanziava complessivamente 408,313 miliardi di cui 312,74 miliardi per Feaga e 95,58 miliardi per il Feasr, si registra quindi una diminuzione di oltre 43 miliardi di euro;

    il bilancio settennale 2014-2020 era destinato a 28 Stati e 513,5 milioni di persone, mentre quello degli anni 2021-2027 è destinato a 27 Stati e 447 milioni di persone, considerando la prossima uscita dall'Unione del Regno Unito;

    a ottobre 2018, Alan Matthews, professore di politica agricola europea presso il Trinity College di Dublino, ha eseguito il calcolo dei tagli per ciascuno Stato membro;

    partendo dai dati contenuti negli allegati alla proposta presentata dalla Commissione, egli ha calcolato le riduzioni per il 2021-2027 sulla base della cifra stanziata per l'anno 2020, moltiplicata per sette, approccio indubbiamente prediletto dalla Commissione europea e mai smentito;

    in questo modo, i tagli dei fondi destinati all'Italia risultano del 3,9 per cento per il primo pilastro (da 25,93 a 24,92 miliardi) e del 15,3 per cento per il secondo (da 10,49 a 8,89 miliardi), per una riduzione complessiva del 7 per cento circa, pari a 2,61 miliardi di euro;

    come se non bastasse la riduzione del budget per la politica agricola comune (Pac) prevista dalla proposta di regolamento transitorio adottato dalla Commissione europea, prevede che per l'Italia siano stanziati 3,56 miliardi di euro in pagamenti diretti e 1,27 per lo sviluppo rurale (Psr), rispettivamente 140 milioni (-3,9 per cento) e 230 milioni in meno (-15,6 per cento) rispetto al massimale 2020, per una riduzione totale di 370 milioni di euro prevista nel 2021 con il passaggio al nuovo quadro finanziario pluriannuale;

    tale prospettiva rappresenta un ennesimo danno nei confronti dell'agricoltura italiana, inevitabilmente penalizzata dalla riduzione delle risorse, che necessita di un intervento decisivo da parte del Governo italiano;

    nonostante i previsti tagli all'agricoltura, l'Italia dovrebbe contribuire al prossimo bilancio pluriennale con circa 2,5 miliardi di euro in più;

    il bilancio pluriennale deve essere approvato dal Consiglio dell'Unione europea dopo il passaggio al Parlamento europeo;

    come dimostrato dalla proposta di regolamento transitorio adottato dalla Commissione europea, l'Italia non sta riuscendo ad impedire il continuo ridimensionamento delle risorse da destinare all'agricoltura, nonostante le numerosissime sollecitazioni provenienti dagli operatori del settore ad ogni livello e la mutata composizione delle forze di Governo;

    ancora una volta peraltro la Pac, così come al momento concepita dalla Commissione, premierebbe le superfici ampie e non il sistema agricolo come quello italiano, che beneficia di superfici più ridotte, generando prodotti ad alto valore aggiunto;

    l'Italia è un Paese fondatore dell'Unione ed è un contribuente netto, considerato inoltre l'importante ruolo che le forze di maggioranza hanno esercitato nell'elezione di Ursula von der Leyen quale Presidente della Commissione europea, e potendo, infine, contare sulla disponibilità dell'ex premier, nel suo ruolo di Commissario europeo per gli affari economici e monetari,

impegnano il Governo

ad assicurare la massima tutela degli interessi italiani in sede di predisposizione del bilancio settennale 2021-2027 dell'Unione europea e a non prestare il consenso ad alcuna riduzione delle risorse per l'agricoltura nell'ambito della negoziazione e dell'approvazione del quadro finanziario pluriennale e della politica agricola comune, prospettando ove necessario il veto dell'Italia ad eventuali simili proposte in seno al Consiglio dell'Unione europea che contrastano con il predetto obiettivo di tutela del Paese.
(7-00369) «Montaruli, Caretta, Mantovani, Luca De Carlo, Ciaburro, Delmastro Delle Vedove, Lucaselli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS, ELVIRA SAVINO, SISTO e LABRIOLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni il territorio della Puglia e del Salento è stato già messo a dura prova dai sempre più frequenti eventi meteorologici calamitosi e dalla diffusione della Xylella fastidiosa, che hanno generato danni per centinaia di milioni di euro in settori cruciali per l'economia regionale;

   in questi giorni una forte ondata di maltempo ha nuovamente colpito la Puglia nella zona costiera e interna del Salento e, in particolare, la provincia di Lecce;

   le piogge torrenziali, le raffiche di vento oltre i cento chilometri orari, le forti mareggiate hanno creato ingenti danni al territorio;

   il maltempo delle ultime ore ha falcidiato in particolare la provincia di Lecce, con fiumi d'acqua che hanno colpito in particolare i comuni di Nardò, Gallipoli, Porto Cesareo, Santa Maria di Leuca, Santa Maria al Bagno, Tricase con gravi danni alle marine portuali, ai pescherecci, agli attracchi turistici, a tutte le strutture a ridosso della costa;

   dopo le prime verifiche e i rilievi effettuati nelle zone interessate, si stimano danni ingentissimi per il territorio tutto, per cui le autorità locali stanno avviando, in queste ore, le procedure per la richiesta del riconoscimento dello stato di calamità naturale;

   inoltre, il meccanismo del fondo di solidarietà nazionale, allo stato attuale, potrebbe non essere più in grado di rispondere alla complessità, alla violenza e alla frequenza degli eventi calamitosi, così come il meccanismo assicurativo, atteso che «le polizze multirischio non coprono assolutamente le colture dagli eventi estremi che si stanno verificando a causa della tropicalizzazione del clima, oltre ad essere eccessivamente onerose. Anche i periodi in cui possono essere stipulate le polizze non sono più rispondenti alle necessità degli agricoltori» –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per salvaguardare il territorio, il paesaggio, le attività economiche, l'occupazione e il settore agricolo pugliese e per intervenire solidalmente per i danni subiti;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per rivedere il meccanismo del fondo di solidarietà nazionale per calamità naturali;

   se il Governo intenda, ad ogni modo, adottare le iniziative di competenza per accogliere le richieste di riconoscimento dello stato di calamità naturale nelle zone maggiormente colpite dagli eventi calamitosi.
(4-04103)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2018 veniva approvato con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare l'elenco degli interventi dei comuni della regione Campania ammessi a finanziamento sul fondo di progettazione per il dissesto idrogeologico;

   nel dettaglio n. 55 comuni avrebbero usufruito di un finanziamento di oltre 12 milioni di euro per la progettazione di interventi fondamentali finalizzati a mitigare il rischio idrogeologico;

   tutt'oggi, nonostante gli ingenti finanziamenti che negli ultimi anni sono stati stanziati, la maggior parte dei comuni della regione Campania si trovano in condizioni particolarmente disagiate ogni qualvolta vi è allerta meteo;

   l'intera macchina dell'amministrazione viene paralizzata, provocando l'arresto delle attività, nonché la chiusura degli istituti scolastici;

   quando un'ondata di mal tempo si abbatte sulla Penisola essa rappresenta causa di preoccupazione per tutti cittadini, soprattutto quando le fonti di informazione a ciò preordinate evidenziano situazioni potenzialmente dannose per la comunità;

   in particolare, si apprende che, nei giorni scorsi, la protezione civile della regione Campania avrebbe diffuso allerta meteo con codici giallo/arancione, prevedendo, quindi, pericolose e intense piogge sul territorio;

   spettando ai sindaci il compito di attivare i relativi piani di emergenza, la divulgazione delle situazioni di rischio avrebbe comportato, nelle ultime settimane, la chiusura di molte scuole in numerosi comuni della provincia di Salerno. La zona in cui si sono riscontrate la maggior parte delle ordinanze dei sindaci è quella dell'Agro nocerino sarnese, ovvero i comuni di Pagani, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Castel San Giorgio, Roccapiemonte, Sarno, Siano, Cava de’ Tirreni ed Angri;

   tale situazione avrebbe messo in difficoltà le molte famiglie che con la chiusura delle scuole, sarebbero state costrette, all'ultimo minuto, a trovare soluzioni alternative per i loro figli, magari affidandoli a parenti o baby sitter;

   a parere dell'interrogante risulta sicuramente opportuno predisporre tutte le preventive tutele per evitare ogni tipo di pericolo per la pubblica incolumità e prevenire eventuali rischi idrologici, tuttavia sarebbe inaccettabile ipotizzare che in molte città, come accaduto nella regione Campania, le scuole vengano chiuse e le attività pubbliche e private si paralizzino ripetutamente solo perché gli enti locali non sarebbero in grado di gestire l'emergenza, o, ancora peggio, che la protezione civile, i comuni e le prefetture sopravvalutino il rischio generando falsi allarmi atteso che in Campania l'allerta meteo diramata si è rivelata in più occasione non particolarmente grave o del tutto assente;

   pertanto, anche alla luce degli ingenti finanziamenti che nel corso degli ultimi anni sono stati stanziati per la regione Campania per mitigare il rischio idrogeologico, sarebbe opportuno in primis verificare se gli stessi siano stati effettivamente utilizzati per gli scopi preordinati e, in secondo luogo, accertare se gli enti locali, talune volte, non esagerino nella valutazione dei rischi da allerta meteorologica che, come accaduto, comporta non solo l'arresto dell'economia ma anche delle attività scolastiche con gravi ripercussioni sulle famiglie –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere, anche sul piano normativo, al fine di eliminare eventuali inefficienze procedurali della pubblica amministrazione in relazione alle situazioni di allerta legate a fenomeni meteorologici e se intenda verificare come siano stati utilizzati i fondi statali erogati per gli interventi connessi al dissesto idrogeologico della regione Campania di cui in premessa.
(4-04105)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i Comites sono organismi di rappresentanza delle comunità italiane all'estero, istituiti nel 1985, e sono eletti in maniera diretta dai connazionali residenti nella circoscrizione consolare competente con almeno tremila iscritti nel registro Aire;

   tali organismi svolgono un importante ruolo di raccordo tra la comunità italiana e il consolato, sia nell'ambito della tutela dei diritti dei cittadini italiani che nell'ambito della promozione di attività utili alla vita sociale e culturale della collettività italiana di riferimento;

   le ultime elezioni dei Comites si sono svolte nel 2015 e, precisamente, sono stati eletti 101 Comites oltre 5 di nomina consolare in tutto il mondo;

   il mandato dei membri dei Comites è in scadenza e agli inizi del 2020 dovrebbero esserci nuove elezioni –:

   se non si ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per fissare la data per lo svolgimento delle elezioni dei Comites e se si intendano fornire delucidazioni circa le modalità con le quali si svolgeranno; se non ritenga utile prevedere una campagna di comunicazione per informare i cittadini italiani iscritti all'Aire circa il loro diritto di voto per eleggere i membri dei Comites, quale organismo locale di rappresentanza in sede estera.
(5-03147)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PRESTIPINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 11 novembre 2019 è stato pubblicato (e successivamente rimosso) su Facebook un video di una/due persone intente a inseguire tre cervi a bordo di un motociclo;

   terrorizzati, due cervi sono saltati scavalcando il muro che delimita la strada provinciale n. 4, oltre il quale c'è una pista ciclabile e una scarpata che termina nel fiume Adda;

   il terzo cervo si è invece tuffato dal ponte Ganda nel fiume Adda da un'altezza di 25-30 metri;

   il fatto si verificato lungo la strada provinciale n. 4, in prossimità del ponte Ganda sul fiume Adda (Morbegno – SO) e sul ponte stesso;

   secondo quanto riportato dal quotidiano «Il Giorno» colui che ha diffuso il post si è dichiarato estraneo ai fatti avendo affermato di aver ricevuto il video tramite una chatWhatsApp;

   l'autore del video appare decisamente divertito come testimoniano le risate e alcune esclamazioni tra cui «pazzesco» in riferimento al salto di uno degli animali nel fiume;

   il video è stato ripreso da numerosi media locali e nazionali;

   il rischio di emulazione di simili comportamenti non va sottovalutato soprattutto tra i più giovani;

   all'articolo 554-ter del codice penale, introdotto con la legge n. 189 del 2004 e denominato «maltrattamento di animali», punisce «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie», prevedendo un'aggravante nel caso in cui da tali fatti ne derivi la morte dell'animale;

   la legge n. 184 del 2004 ha modificato il reato di maltrattamento di animali, elevandolo da semplice contravvenzione a delitto;

   in Italia si verificano circa 9.500 casi denunciati di maltrattamenti di animali l'anno –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per contenere e prevenire episodi del genere avviando programmi di sensibilizzazione;

   se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative per apportare modifiche alla legge n. 189 del 2004 adeguandola al Trattato di Lisbona che riconosce gli animali come esseri senzienti e quindi conferendo loro una più ampia tutela;

   se il Governo non reputi necessario adottare ogni iniziativa di competenza al fine di limitare la diffusione di simili video sui social network che istigano a varie forme di violenza.
(5-03148)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAITA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il piano regionale sul ciclo dei rifiuti della regione Liguria approvato nel 2015 prevede l'autosufficienza al livello dei singoli ambiti provinciali;

   da tempo si ipotizza di costruire un biodigestore nella provincia di La Spezia. Successivamente, è emersa l'ipotesi di Saliceti, comune di Santo Stefano Magra;

   non c'è mai stato un chiaro pronunciamento della regione in merito, nonostante le indubbie competenze in materia di ciclo dei rifiuti;

   il dimensionamento di cui si parla lascia chiaramente intendere che si ipotizza un conferimento che riguarda anche gli ambiti di Genova e del Tigullio;

   c'è un timore diffuso da parte dei cittadini per un possibile inquinamento delle falde;

   sarebbe opportuno chiarire se sia stata effettuata sull'ipotesi di impianto a Saliceti una specifica Valutazione ambientale strategica (Vas) –:

   se, alla luce delle criticità che emergono nel caso in esame, il Governo intenda assumere iniziative normative finalizzate a rendere più stringenti le procedure volte a verificare l'impatto ambientale di progetti come quelli di cui in premessa che insistono in zone già interessate dalla presenza di impianti per il trattamento dei rifiuti e caratterizzate da un elevato rischio di inquinamento delle falde acquifere.
(4-04100)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come noto, la legge n. 3 del 2019, recante «Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici», ha modificato, all'articolo 1, comma 1, lettere d), e) e f), gli articoli 158, 159 e 160 del codice penale;

   in via di estrema sintesi, la riforma introdotta dalla legge n. 3 del 2019 – inserita, giova ricordarlo, in fase emendativa nel corso dell'esame in sede referente alla Camera dei deputati, con un'operazione di «ampliamento del perimetro del provvedimento» del tutto discutibile e rocambolesca – individua nel giorno di cessazione della continuazione il termine di decorrenza della prescrizione in caso di reato continuato (si tratta di un ritorno alla disciplina anteriore alla cosiddetta «legge ex Cirielli» n. 251 del 2005) e sospende il corso della prescrizione dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado (sia di condanna che di assoluzione) o dal decreto di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio o alla data di irrevocabilità del citato decreto;

   la legge n. 3 del 2019, all'articolo 1, comma 2, fissa l'entrata in vigore della riforma della prescrizione al 1° gennaio 2020. Lo stesso Governo pro tempore aveva infatti preannunciato in maniera chiara la volontà di realizzare entro tale termine un intervento riformatore del codice di procedura penale volto alla drastica riduzione dell'irragionevole durata dei processi in Italia, intendendo così marginalizzare l'impatto concreto dell'eliminazione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. In buona sostanza, ad avviso dell'interrogante le forze di Governo dell'epoca consapevoli che l'intervento così operato era «una bomba nucleare sul processo» (per usare le parole dell'allora Ministro per la pubblica amministrazione Giulia Bongiorno), da un lato hanno collocato l'ordigno, dall'altro hanno spostato il tempo dell'esplosione;

   lo stesso Ministro della giustizia, Bonafede, aveva parlato di un «accordo politico» che «prevede che approfittiamo di questo anno anche per scrivere la riforma del processo penale. Il Governo avrà la delega dal Parlamento con scadenza 2019»;

   ebbene: dall'approvazione della riforma della prescrizione ad oggi, non è stata però esaminata dalle Camere alcuna proposta normativa concreta in tal senso. Solo a fine luglio 2019 è stato approvato dal Consiglio dei ministri «salvo intese» un disegno di legge delega che avrebbe dovuto stabilire i princìpi e criteri direttivi per riformare il processo civile, il processo penale, l'ordinamento giudiziario, la disciplina sull'eleggibilità e il ricollocamento in ruolo dei magistrati, il funzionamento e l'elezione del Consiglio superiore della magistratura e la flessibilità dell'organico dei magistrati. L'avvicendamento di maggioranza, il cambio di Governo, l'evoluzione in atto del quadro politico, lasciano facilmente immaginare che non si riuscirà ad approvare alcun testo prima della fine dell'anno. Senza dunque entrare nel dettaglio della riforma del processo penale è evidente che questa non potrà certamente essere operativa prima del 1° gennaio 2020, termine dal quale dispiegherà la sua efficacia la soppressione – di fatto – della prescrizione;

   ad ogni evidenza, ciò travolge e fa venire meno il presupposto – a giudizio dell'interrogante debolissimo e risibile – che aveva in qualche modo giustificato la sostanziale soppressione della prescrizione, altrimenti del tutto inaccettabile sia dal punto di vista politico che, prima ancora, giuridico. Inaccettabilità che, preme segnalare, è stata rilevata dagli operatori del diritto ad ogni livello – avvocati, magistrati, esponenti del mondo universitario – con una lunga serie di interventi, manifestazioni e scioperi;

   mancano ormai 46 giorni: un intervento è ormai indifferibile e urgente –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative urgenti per evitare l'ormai imminente entrata in vigore della riforma, o meglio dell'abolizione de facto, della prescrizione.
(3-01119)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   continua ad aggravarsi la carenza di personale presso il tribunale ordinario di Vallo della Lucania ed è di pochi giorni fa la notizia che il presidente del tribunale ha disposto con decreto n. 63 una variazione tabellare urgente e assegnato nuove e ulteriori funzioni ai giudici;

   si tratta di un'emergenza che andrebbe al più presto ripianata, in quanto a causa della carenza di organico i magistrati in servizio sono costretti a svolgere funzioni straordinarie rispetto a quelle che già esercitano con conseguente carico dei ruoli di udienza a loro assegnati;

   nel dettaglio, per quattro magistrati sono stati deliberati i trasferimenti e due sono in aspettativa anticipata da lavoro per gravidanza e, per tale ragione, a partire dal mese di novembre 2019, si legge, nel provvedimento «è necessario far fronte alla situazione prevedendo la copertura dei ruoli più delicati, non potendosi per il momento fare affidamento su trasferimenti e applicazioni future...»;

   le maggiori conseguenze di tale situazione sono rappresentate dall'inevitabile ritardo della trattazione e nella conclusione dei processi e dal congelamento dei ruoli civili non coperti, attesa l'impossibilità di provvedere diversamente alla loro copertura mediante gli istituti di supplenza interna;

   in tal modo, si prospetterebbe una inversione di marcia rispetto alle politiche legislative sino ad oggi avanzate dal Governo tese a snellire il carico processuale e a ridurre i tempi di definizione dei procedimenti giudiziari;

   siffatta decisione ha provocato una forte indignazione tra i cittadini, e in particolare tra gli avvocati, che unitamente ai magistrati del tribunale di Vallo della Lucania, sono i primi a subire le conseguenze di quanto si sta verificando;

   tale accaduto, infatti, lungi dall'assicurare la giustizia in tempi celeri e ragionevoli, comporta non solo una grave dilatazione dei tempi processuali ma anche un dispendio di costi e notevoli disagi per tutti i cittadini;

   a parere dell'interrogante, quindi, sarebbe opportuno intervenire al fine di risolvere la grave crisi del sistema giudiziario, in genere, affossato dalla miriade di cause pendenti e dalla carenza di organico e, in particolare, del tribunale di Vallo della Lucania, anche mediante nuove procedure concorsuali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per assicurare la piena funzionalità degli uffici del tribunale di Vallo della Lucania e per incrementare gli organici della magistratura ed evitare future situazioni come quella sopradescritta.
(4-04104)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la sede della redazione di Piombino del giornale «Il Tirreno», in Corso Italia, è stata oggetto di un atto dal chiaro intento intimidatorio nella notte tra l'11 e il 12 novembre 2019;

   a darne notizia è stato lo stesso quotidiano attraverso un articolo pubblicato il 12 novembre 2019 sul sito on line della testata giornalistica;

   alcuni ignoti hanno infatti imbrattato, con una vergognosa scritta, la targa posta all'ingresso della redazione di Piombino: con vernice scura è stato scritto «Menzogne»;

   a parere dell'interrogante si tratta di un gesto pericoloso che non va assolutamente sottovalutato perché teso a intimidire un quotidiano che fa informazione, raccontando la realtà locale e nazionale e garantendo il pluralismo e la libertà di opinione;

   ogni attacco ai giornali e ai professionisti che vi lavorano e più in generale tutte le intimidazioni rivolte al mondo dell'informazione sono intollerabili e vanno contrastate con il massimo rigore;

   a quanto pare tale vile gesto si inserirebbe nella polemica di questi giorni relativa alla richiesta di conferire la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre, vittima di minacce razziste e costretta ad essere scortata dai carabinieri, inizialmente respinta dall'amministrazione comunale, argomento al quale il quotidiano Il Tirreno ha dato ampio spazio;

   tale azione vandalica è avvenuto subito dopo che la redazione del Il Tirreno ha diffuso un video in cui l'attuale sindaco di Piombino definiva la proposta di dare la cittadinanza onoraria a Liliana Segre provocatoria perché questa onorificenza si concede a coloro che la meritano per aver dato «un ritorno alla città». Video che ha avuto un'eco nazionale, con moltissime polemiche, tanto che l'amministrazione comunale ha dovuto fare marcia indietro;

   anche se non vi è la certezza che i due fatti siano collegati, è comunque inaccettabile che in questo Paese i giornalisti siano sempre nel mirino;

   l'augurio dell'interrogante è che le forze dell'ordine riescano a individuare i responsabili di tale azione e che la magistratura li punisca come meritano per aver realizzato un vero e proprio attacco alla libertà di informazione e al diritto dei cittadini ad essere informati;

   si è di fronte all'ennesimo deprecabile episodio che dimostra quanto il clima di odio in questo Paese stia raggiungendo livelli inaccettabili e stia diventando un problema per la convivenza civile;

   la libertà di stampa è un valore fondamentale, tutelato dalla Costituzione;

   inoltre, Piombino è stata teatro nelle settimane scorse di altri atti di intimidazione e vandalismo, dai danneggiamenti all'autovettura di un esponente del locale comitato di salute pubblica ad alcune scritte antisemite apparse in una via del centro cittadino –:

   di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per prevenire episodi di intimidazione come quello descritto in premessa;

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per incrementare la vigilanza in relazione ai luoghi «sensibili» come le sedi delle testate giornalistiche, garantendo maggior tutela e «agibilità» agli operatori del mondo dell'informazione e consentendo loro di continuare il proprio lavoro senza dover subire alcuna forma di pressione, minaccia, intimidazione o insulto.
(4-04102)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a parere dell'interrogante le norme in materia di pensioni di reversibilità tuttora vigenti in Italia non tutelano adeguatamente le vedove e gli orfani, categorie di soggetti deboli che necessiterebbero di maggiore protezione e sostegno;

   il più delle volte la morte precoce di un genitore toglie e stralcia anche diritti e sicurezza economica ai familiari superstiti;

   la legge n. 335 del 1995, detta «legge Dini», regola tutta la materia delle pensioni di reversibilità, anche se le pensioni che vanno a vedove e orfani di morti precoci sono denominate «pensioni indirette», perché il de cuius è morto in servizio e quindi prima di aver raggiunto l'età pensionabile;

   la pensione indiretta viene calcolata in proporzione ai contributi versati in vita dal de cuius, minimo 16 anni, altrimenti ai familiari non spetta alcuna pensione;

   ciò che si è versato nelle casse dell'erario va nella percentuale del 60 per cento al vedovo o alla vedova e – se presenti – per il 20 per cento a ogni figlio minore o che studia, fino al raggiungimento dei 26 anni se non fuori corso. Ovviamente i figli non devono percepire redditi di lavoro dipendente;

   questa legge emanata nel 1995 e mai modificata ha creato delle storture normative, proprio perché nella sua applicazione nessuno ha vigilato sull'impatto che avrebbe avuto sul sistema fiscale e previdenziale;

   l'Istat certifica circa 560.000 morti precoci l'anno e 4.488.054 sarebbero i vedovi e le vedove in Italia;

   con la legge n. 335 del 1995, anziché dare maggiori tutele a vedove e orfani, si è tagliata con la scure la pensione del defunto, che però ha versato lauti contributi in vita, lasciando, in particolare, determinate categorie di famiglie con un reddito medio, spesso in difficoltà economiche;

   l'articolo 12 del testo unico delle imposte sui redditi, fissa in euro 2.840,51, il limite entro cui una persona può essere considerata fiscalmente a carico del genitore;

   gli orfani, infatti, divengono contitolari con il genitore superstite della pensione indiretta e diventano intestatari di una certificazione unica per la loro parte. Hanno quindi di fatto, per il fisco italiano, un reddito proprio;

   la soglia stabilita dall'articolo 12 appare all'interrogante irrisoria, considerato che la soglia si riferisce ad un importo annuo lordo e viene praticamente quasi sempre superata dagli orfani, con l'assurda conseguenza che non sono più fiscalmente a carico del genitore superstite, che così si ritrova impossibilitato ad accedere alle detrazioni fiscali per i figli e a scaricare qualsiasi loro spesa medica, scolastica e sportiva;

   a parere dell'interrogante ciò rappresenta una stortura che crea una figura fiscale insensata, di un minore orfano, con un reddito proprio;

   la legge di bilancio 2017 ha introdotto una franchigia di 1.000,00 euro per le certificazioni uniche degli orfani e ha permesso a tantissime famiglie di riavere i figli nuovamente a carico;

   per dare un maggiore sostegno agli orfani, alle vedove e ai vedovi di morti precoci sarebbe opportuno innanzitutto estendere a tutte le famiglie vedove la possibilità di avere nuovamente i figli fiscalmente a carico e introdurre un trattamento fiscale ad hoc per le famiglie dove uno dei due genitori è venuto a mancare precocemente;

   andrebbe innanzitutto revisionata la tabella F, di cui all'articolo 41 della suddetta legge, per cui le soglie di reddito decontestualizzate, vanno modificate, tenendo conto anche della natura del cumulo, la cui causa è l'evento della morte del coniuge, evitando che si determini, come avviene ad oggi, un effetto di triplice tassazione –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda promuovere per garantire maggiori tutele economiche agli orfani e alle vedove e vedovi di morti precoci.
(4-04101)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   attraverso la delibera n. 00452 del 13 settembre 2019 la dottoressa Daniela Faraoni, direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale di Palermo, ha revocato il concorso per la copertura, tra gli altri, di 8 posti di operatore socio sanitario che era stato indetto con deliberazione n. 207 del 3 marzo 2016;

   suddetto concorso pubblico, per titoli ed esami, era riservato alle categorie di cui all'articolo 1 della legge n. 68 del 1999, «Diritto al lavoro dei disabili»;

   tale procedura concorsuale è ricompresa nel piano delle assunzioni per il personale disabile approvato con delibera n. 277 del 7 marzo 2019;

   nella delibera di revoca del concorso si legge che: «per il lungo tempo trascorso dall'indizione della suddetta procedura selettiva, ancora da definire, la Direzione Strategica ha ritenuto opportuno procedere alla revoca della stessa anche in considerazione della circostanza che, per le peculiarità mansionistiche del profilo professionale in questione, la partecipazione riservata al personale appartenente alla categoria di cui all'articolo 1 della legge n. 68/99 non appare opportuna e conducente con successo per un'assunzione confacente agli interessi aziendali»;

   a parere dell'interrogante, nonostante la volontà esplicitata dall'azienda sanitaria provinciale di Palermo di procedere, dopo la revoca del concorso, alla rimodulazione del fabbisogno assunzionale riservato al personale disabile, le motivazioni addotte dalla stessa azienda sanitaria al fine di procedere alla revoca del concorso pubblico già indetto sono in contrasto con i dispositivi previsti dalla legge n. 68 del 1999 che non assegnano al datore di lavoro – in questo caso il direttore generale della azienda sanitaria – il compito di valutare – tanto meno a priori – la compatibilità tra la condizione di disabilità, condizione che comprende infinite fattispecie, con lo svolgimento delle mansioni relative ai profili che si intendono ricoprire;

   a tal proposito, si ricorda che la legge n. 68 del 1999 include tra le persone disabili, le persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche, sensoriali e intellettive, che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45 per cento e le persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33 per cento;

   è dunque compito del medico del lavoro competente esprimere un giudizio sulla compatibilità tra la persona, il lavoro e l'ambiente lavorativo;

   è pertanto, secondo l'interrogante, in ogni caso arbitrario sostenere a priori che l'assunzione di personale disabile, per qualsivoglia profilo professionale, non sia «opportuna e conducente con successo per un'assunzione confacente agli interessi aziendali» così come affermato nella delibera in questione;

   tale previsione, oltre a rivelare palesemente un difetto di motivazione dell'atto, a contraddire molteplici esperienze in cui l'assunzione di disabili in svariati profili e mansioni si è attuata felicemente in aziende pubbliche e private, contribuisce, ad avviso dell'interrogante, a rafforzare un processo di stigma nei confronti di tutte le persone con disabilità, processo che un direttore generale di un'azienda sanitaria pubblica dovrebbe al contrario evitare con i propri pronunciamenti pubblici e negli atti amministrativi di cui è responsabile –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, per assicurare una piena realizzazione del diritto al lavoro dei disabili, con particolare riferimento alla tutela delle categorie protette nell'ambito della pubblica amministrazione.
(4-04106)