XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 285 di giovedì 9 gennaio 2020
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA
La seduta comincia alle 11.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 22 dicembre 2019.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Cancelleri, Giannone, Maniero, Parolo, Prestipino, Spadafora e Traversi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.
GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Si è parlato nelle ultime settimane di Libia, non sarà sfuggito a nessuno che, rispetto agli interventi di ieri mattina sulla Libia, ieri sera, ieri pomeriggio, è successo praticamente di tutto. Io penso che in politica estera - ma questo non è assolutamente un segreto - la posizione di un Paese è tanto più forte, quanto si riesce a trovare una sintesi al suo interno, non solo tra maggioranza e opposizione, ma soprattutto all'interno del Governo. Noi abbiamo assistito, signor Presidente, ieri, ad uno spettacolo veramente degradante: uno spettacolo degradante per il quale, da un lato, abbiamo visto Haftar venire ad incontrare il Primo Ministro italiano, e di questo dobbiamo dargli atto, Haftar ha preso l'aereo ed è venuto a incontrare il Primo Ministro italiano, e poi, per un incidente diplomatico, a quanto pare creato da una mancata osservanza del protocollo, al-Sarrāj ha pensato bene di non venire. Io chiedo a gran voce che il Governo - e lo dico, signor Presidente, con la pacatezza che deve contraddistinguere i moderati - venga a riferire in Aula riguardo alla loro intenzione di gestire la nostra posizione come Repubblica italiana, ammesso che il Governo e la maggioranza abbiano un'unica posizione. Mi piacerebbe sentire, ma questo chiaramente lo si vedrà nelle prossime settimane, anche la posizione dei deputati del PD, che, nelle ultime ore, sono stati i grandi assenti nel dibattito pubblico al riguardo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, Presidente. Per segnalare alla Presidenza la situazione imbarazzante dell'Agenzia delle entrate, che si trova ancora senza guida. Il fatto che il Governo abbia fatto scadere il termine per nominare i vertici dell'Agenzia, ha messo l'Agenzia delle entrate nel caos totale. Si parla della lotta all'evasione, ma l'Agenzia è senza guida, i dirigenti non possono firmare in conseguenza della sentenza del 2015 che li ha messi fuori gioco, quindi di fatto tutto il sistema fiscale italiano è bloccato. La situazione è particolarmente grave, chiediamo alla Presidenza di attivarsi per questo.
PRESIDENTE. Onorevole Garavaglia, riferirò sicuramente al Presidente della Camera. Per quanto riguarda la richiesta avanzata dall'onorevole Silli, come sa, anche altri colleghi hanno avanzato la stessa richiesta, il Governo è informato e ha manifestato la sua disponibilità a riferire in Aula. Ci sarà una Conferenza dei presidenti di gruppo martedì e quella sarà la sede in cui verranno decisi i tempi e le modalità con cui il Governo riferirà in Aula sulla vicenda da lei ricordata.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 16 dicembre 2019, n. 142, recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento (A.C. 2302) (Esame e votazione di una questione pregiudiziale).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Centemero ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A) presentata al disegno di legge n. 2302: Conversione in legge del decreto-legge 16 dicembre 2019, n. 142, recante misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento.
Avverto che avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
(Esame di una questione pregiudiziale – A.C. 2302)
PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Centemero ed altri n. 1 la deputata Silvia Covolo. Ne ha facoltà. L'onorevole Covolo è assente, quindi si intende che vi abbia rinunziato. Ha facoltà di intervenire l'onorevole Osnato. È assente anche l'onorevole Osnato.
SILVIA FREGOLENT (IV). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT (IV). Penso che l'assenza sia della collega della Lega, che del collega Osnato, sia dovuta al fatto che sta per finire l'audizione di Banca d'Italia in Commissione finanze e, quindi, probabilmente dobbiamo aspettare quei minuti che servono alla Commissione per chiudere, oppure chiedere alla Commissione di interrompere i lavori perché la Banca d'Italia stava finendo l'illustrazione sul decreto Banca Popolare di Bari. Io sono scesa perché, essendo segretaria d'Aula, dovevo essere presente, non voglio giustificare altri di altre forze, ma è oggettivamente accaduto questo (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza non era informata. Chiaramente sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 11,25.
La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,25.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
L'onorevole Covolo ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Centemero ed altri n. 1.
Colleghi, colleghi! Aspetti un attimo, onorevole Covolo. Colleghi, la seduta è ripresa e sta per intervenire una nostra collega, vi chiedo di prendere posto.
Prego, onorevole Covolo.
SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, dal momento del suo insediamento, questo Esecutivo è ricorso alla decretazione d'urgenza in materie che avrebbero dovuto essere affrontate nelle competenti sedi parlamentari, esautorando le Camere del loro ruolo e dei loro poteri, in palese contrasto con l'articolo 70 della Costituzione. Lo ha fatto con il “decreto fiscale”, come ho già avuto modo di denunciare, lo ha fatto con sette decreti-legge in soli quattro mesi di Governo, ma, in questo caso, la violazione dell'articolo 77, comma 2, della Costituzione, che consente al Governo di legiferare soltanto in casi di necessità e di urgenza, è ancora più evidente. Infatti, viene chiesto alle Camere di convertire un decreto che dispone l'incremento, non immediato, ma nel corso del 2020, della dotazione patrimoniale della Banca del Mezzogiorno, Mediocredito Centrale Spa, attraverso uno o più decreti del Ministro dell'Economia e delle finanze, volti ad assegnare un massimo di 900 milioni di euro ad Invitalia, Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa Spa, avente come azionista unico il MEF.
PRESIDENTE. Colleghi, in tutti i settori, vi chiedo, per cortesia, di abbassare il tono della voce e di prendere posto. La seduta è ripresa, sta intervenendo una collega. Colleghi!
Prego, onorevole.
SILVIA COVOLO (LEGA). Tale contributo in conto capitale è volto a consentire alla Banca del Mezzogiorno la promozione di attività di investimento e finanziarie, anche mediante l'acquisizione di partecipazioni al capitale di banche e società finanziarie. A seguito di tali operazioni, sarà possibile scindere la stessa Banca del Mezzogiorno e costituire una nuova società a cui assegnare le attività acquisite e le cui azioni saranno attribuite a titolo gratuito al Ministero dell'Economia e delle finanze.
Mi rendo conto di avere illustrato un'operazione difficilmente comprensibile, peraltro, di non immediata attuazione, perché necessitante di decreti attuativi ulteriori, e proprio per questo mi domando e domando al Governo perché abbia scelto la strada della decretazione d'urgenza, perché ha sottratto al dibattito parlamentare l'attribuzione di risorse pubbliche per quello che è, nei fatti, il salvataggio di una banca. Sì, perché la finalità ultima è quella di consentire il rilancio della Banca Popolare di Bari che dal 13 dicembre scorso è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria da parte della Banca d'Italia, che su di essa avrebbe dovuto vigilare, dato che le less significant Institutions, come questa, sono sottratte al controllo della Banca centrale europea nell'ambito del sistema di vigilanza unico.
È emerso, anche nel corso delle audizioni che si stanno svolgendo presso la Commissione finanze, che si tratta di una banca che non ha un ruolo nazionale rilevante, avendo quote di mercato importanti soltanto in Puglia, Basilicata e Abruzzo, con un numero di 70 mila soci e con una crescita che, in 60 anni di storia, è avvenuta precipuamente attraverso fusioni e aggregazioni.
In particolare, nel 2014, la Banca d'Italia ha autorizzato la Banca Popolare di Bari ad acquistare il controllo della Banca Tercas, in un intervento di salvataggio accompagnato da un contributo di 330 milioni di euro da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi, oggetto di contestazione da parte della Commissione europea per la presunta configurabilità di aiuto di Stato.
La decisione della Commissione, già annullata dal tribunale dell'Unione, è ancora sub iudice, in quanto la Commissione stessa ha deciso di ricorrere in appello. Tra il 2014 e il 2015 la banca ha realizzato un'operazione di rafforzamento patrimoniale di 550 milioni di euro tra emissione di nuove azioni e obbligazioni subordinate, caratterizzate, secondo la Consob, dalla violazione delle regole di trasparenza nella prestazione di servizi di investimento verso i clienti della banca. Sono state erogate sanzioni amministrative per circa 2 milioni di euro e ciò ha comportato, non solo il deterioramento dei rapporti con i soci e i clienti, ma pure un aumento del rischio legale della banca.
Il deterioramento della situazione aziendale ha portato a chiudere l'esercizio 2018 con una perdita di oltre 430 milioni di euro, con coefficienti patrimoniali ridotti al di sotto della riserva di conservazione del capitale. Il 18 giugno 2019, la Banca d'Italia ha avviato un nuovo accertamento ispettivo, rilevando gravi perdite patrimoniali e requisiti di vigilanza sotto i limiti regolamentari. All'inizio del 2019 sono pure emerse conflittualità tra l'organo amministrativo e i componenti del comitato di controllo interno e rischi e il presidente del collegio sindacale. L'amministrazione straordinaria disposta il 13 dicembre 2019 per gravi perdite patrimoniali dovrebbe essere volta a riportare la banca alla normale gestione e la ricapitalizzazione attraverso la Banca del Mezzogiorno, beneficiaria del contributo in conto capitale di 900 milioni di euro disposto con questo decreto-legge, dovrebbe contribuire a favorire una serena prosecuzione dell'attività, come hanno illustrato i commissari straordinari in Commissione.
Ma, allora, ci chiediamo: perché, nel caso di una banca di limitate dimensioni e a forte connotazione territoriale, si è ricorsi all'amministrazione straordinaria per favorirne il salvataggio e ad un prestito statale di notevole entità, mentre con il decreto-legge n. 99 del 2017 è stata facilitata la liquidazione coatta amministrativa della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca che erano due istituti radicati non soltanto in Veneto, ma su scala nazionale e con una organizzazione capillare e ben strutturata?
Ci sembra evidente la disparità di trattamento perpetrata da un Governo dello stesso colore di quello attuale. Come pretendere di colmare lo storico divario tra le regioni del Mezzogiorno e il resto d'Italia attraverso la decretazione d'urgenza?
Infine, la relazione illustrativa al decreto-legge n. 142 del 2019 e il conseguente comunicato stampa del Governo nulla specificano circa l'avvio di interlocuzioni con l'Unione europea in tema di aiuti di Stato ai sensi della comunicazione della Commissione europea del 10 luglio 2013, che dal 1° agosto dello stesso anno ha modificato il piano regolamentare per le erogazioni pubbliche: in particolare, prima di ricevere contributi, la banca deve presentare un piano di ristrutturazione che va autorizzato dalla stessa Commissione. Inoltre, non appena sia stata identificata la carenza di capitale che potrebbe determinare la richiesta di aiuti di Stato, gli Stati membri sono tenuti ad avviare contatti con l'Esecutivo europeo prima di disporre qualsiasi misura: nel caso in esame non consta che ciò sia stato fatto. E per quel che concerne, nello specifico, la ristrutturazione di enti creditizi di piccole dimensioni, la comunicazione della Commissione del 10 luglio 2013 prevede che l'autorizzazione possa essere concessa se i regimi hanno una finalità chiara, sono limitati ad un periodo di sei mesi e rispettano i requisiti in tema di condivisione degli oneri: nella fattispecie in esame, al contrario, il decreto-legge n. 142 del 2019 rimanda a decreti attuativi per disporre la ricapitalizzazione attraverso Invitalia nel corso del 2020, in modo del tutto generico e senza scadenze o riferimenti temporali precisi. Ricordo, come già accennato, che vi sono dei precedenti in tema di aiuti di Stato, che riguardano proprio la Banca Popolare di Bari, in relazione alla contestazione della Commissione europea per il contributo di 330 milioni del Fondo interbancario tutela depositi per l'acquisizione di Tercas; la decisione è ancora oggetto di giudizio da parte dei competenti organi giudiziari europei.
Vi sono quindi dei motivi decisamente validi per non dar seguito alla conversione del decreto-legge in esame, al quale ci opporremo in ogni sede (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO (FDI). Presidente, ringrazio lei, ringrazio la collega che ha precedentemente evidenziato la permanenza della Commissione, per cui mi era impossibile intervenire. In effetti, anche questo dato rappresenta un po' la fretta, più che l'urgenza, con cui il Governo e la maggioranza hanno voluto affrontare un argomento che sicuramente è importante, sicuramente andava affrontato con tempestività, sicuramente andava affrontato con precisione e puntualità; però evidentemente, sicuramente noi siamo un po' perplessi sulle modalità in cui ci troviamo a cercare di capire, da una parte, anche se non è scritto da nessuna parte, il salvataggio di una banca importante come la Popolare di Bari, e dall'altra parte, come assecondare o, forse ancora meglio dire, incentivare lo sviluppo imprenditoriale nel Mezzogiorno d'Italia. Noi avevamo allora idea che questo dovesse partire da un dibattito un po' più ampio, con delle premesse magari più chiare, con degli obiettivi maggiormente definiti, pensavamo che l'Aula – e, prima ancora, la Commissione – dovesse affrontare questo argomento con una serie di attività molto più evidenti. Invece, ci troviamo ad affrontare, come spesso capita ultimamente, un decreto-legge, e quindi con una perplessità anche rispetto alla certezza costituzionale della possibilità di affrontare un tema così in via di decretazione. Noi crediamo, però, che non possiamo creare questo…
PRESIDENTE. Onorevole Osnato, mi scusi. Colleghi, faccio fatica io ad ascoltare l'onorevole Osnato: vi chiedo veramente un minimo di collaborazione… Colleghi! Anche… Anche i settori di fronte a me… Vi chiedo di prendere posto, di abbassare il tono della voce e di consentire ai colleghi di svolgere il proprio intervento. Prego.
MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Queste perplessità, dicevo, che comunque riproporremo nella discussione generale e riproporremo anche nell'attività futura della Commissione, non devono, però, creare un alibi a nessuno per evitare di affrontare un tema che il territorio pugliese e non solo, perché abbiamo visto in Commissione che la Puglia è sicuramente il centro dell'attività di questa Banca Popolare di Bari, ma c'è la Basilicata, c'è la Campania, c'è l'Abruzzo dove la Cassa di Risparmio di Teramo, che è stata a assorbita, è molto rilevante. Queste attività e questi territori hanno bisogno di una risposta sicura e celere. Lo dico perché abbiamo scoperto che in molti comuni, se non ricordo male, addirittura 172 comuni della regione Puglia, questi sportelli sono gli unici sportelli di banche presenti sul territorio; abbiamo visto che ci sono quasi 600 mila clienti di questa banca, un sesto sono aziende, ci sono 70 mila e oltre dipendenti: insomma, è un elemento che comunque non dev'essere sottratto a una risposta veloce di questa Camera dei deputati. Noi quindi, pur evidenziando alcune perplessità, pur rimpiangendo la possibilità di aver svolto un dibattito più ampio e, dicevamo, anche più strutturato in Aula, riteniamo di dover dare un voto di astensione rispetto a questa pregiudiziale, per cui questo sarà l'atteggiamento di Fratelli d'Italia. Crediamo, però, che da qui debba partire, e qui chiedo, tramite lei, al Governo di farsene carico, un'attenzione maggiore all'utilità che quest'Aula può dare al Governo, al supporto che quest'Aula può dare al Governo nell'affrontare tematiche che sono sicuramente generali e che rispondono ad una presenza territoriale che anche la politica, quella nobile, deve dare rispetto alla possibilità dello sviluppo del territorio stesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Presidente, gentili colleghi, la discussione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità di un decreto-legge si sviluppa normalmente su temi consueti: una prima parte mira sostanzialmente a mettere in discussione un uso spregiudicato, indiscriminato, a detta di chi lo afferma, del decreto-legge; dopodiché si affrontano nel merito i temi d'urgenza e della straordinaria necessità, per poi entrare in modo scomposto anche sulle questioni di merito, che invece saranno affrontate nei prossimi giorni nelle discussioni del provvedimento in oggetto.
È vero, l'Italia, rispetto a tanti temi, ha l'esigenza di avere tempi certi: questo lo misuriamo in tante situazioni, ma anche nel Parlamento. Purtroppo, ad oggi, l'unico strumento per il Governo, ma anche per la maggioranza politica, di realizzare delle cose in tempi certi nel nostro ordinamento è il decreto-legge. Ora, non voglio ribadire qui, in questa circostanza, quanto avete già sentito più volte dalle file di Italia Viva: se fosse stata approvata la riforma costituzionale del 4 dicembre 2016 si sarebbe eliminato il bicameralismo perfetto, era previsto un procedimento legislativo in tempi certi senza ricorrere a decreti-legge e si sarebbe ridotto l'utilizzo di questi. Appare quindi fuori luogo la presunzione della questione pregiudiziale… Chiederei ai colleghi del Partito Democratico di stare un po' più basso, perché non sento la mia voce.
PRESIDENTE. Colleghi! Ha ragione, onorevole Fregolent. Io non so più cos'altro chiedere ai colleghi, l'ho fatto più volte, ho bisogno della vostra collaborazione. Colleghi, per cortesia, anche in alto, evitiamo i capannelli, raggiungete i vostri posti e abbassate il tono della voce. Per cortesia! Prego.
SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signora Presidente; ringrazio anche i colleghi del Partito Democratico. Quindi, appare fuori luogo la presunzione della questione pregiudiziale di costituzionalità da parte di chi ha detto agli italiani di votare “no” a quel referendum il 4 dicembre 2016.
Venendo al secondo punto, che è quello della sussistenza degli elementi di necessità e di urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione, credo si possa sviluppare una discussione nel merito.
Cosa c'è di più urgente di tutelare il risparmio degli italiani, visto che, quando anche la Lega era al Governo, ha fatto uguale, se non peggio, perché nel decreto-legge “Carige” erano presenti norme che non riguardavano assolutamente nulla in tema di tutela del risparmio della banca in questione. E visto che il loro leader, Salvini, ha avuto parole di fuoco in una recente visita a Bari proprio per il salvataggio dei soldi dei risparmiatori della Banca Popolare di Bari, sembra che quello che si dice a Bari in campagna elettorale evidentemente viene dimenticato a Roma quando poi dobbiamo prendere delle decisioni.
La Banca d'Italia, nei mesi scorsi, ha provveduto a nominare i commissari che hanno sostituito e commissariato gli organi di amministrazione. Con l'intervento del decreto, il Governo ha provveduto a congelare la situazione della Banca Popolare di Bari per risollevare, o meglio per salvare, quella banca, perché non dobbiamo avere paura di dire con chiarezza quello che stiamo facendo con questo decreto: si proverà a salvare la Banca Popolare di Bari, cuore economico del Mezzogiorno, tutelando i suoi lavoratori e tranquillizzando i correntisti, come anche oggi amministratori del territorio, oltre che i rappresentanti della Banca d'Italia, hanno sollecitato. Quindi l'urgenza e la relativa decretazione è insita nella situazione che si è venuta a trovare con la relativa tranquillizzazione dei mercati e del sistema bancario in generale.
Per questo Italia Viva voterà contro la questione pregiudiziale della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buratti. Ne ha facoltà.
UMBERTO BURATTI (PD). Presidente, la questione pregiudiziale presentata dalla Lega - credo debba essere detto subito - appare strumentale e carente da un punto di vista sostanziale; in realtà si cela un'opposizione relativa al merito del provvedimento oggetto in discussione. Infatti, quanto alle pregiudiziali, già la Corte Costituzionale ha sancito più volte la propria posizione: ricordo come ha ripetutamente affermato che il sindacato sull'esistenza della legittimità dell'adozione da parte del Governo di un decreto-legge debba limitarsi alla evidente mancanza dei presupposti di straordinaria ed necessità ed urgenza ex articolo 77, comma 2, della Costituzione, rimanendo invece la valutazione del merito delle situazioni di urgenza nell'ambito della responsabilità politica del Governo nei confronti delle Camere chiamate a decidere sulla conversione in legge del decreto.
Per quanto riguarda sempre questo provvedimento, credo sia opportuno inquadrare questo strumento, che disciplina una complessa operazione finanziaria, ai sensi della quale sono attribuiti a Invitalia uno o più contributi in conto capitale, fino a 900 milioni di euro nel 2020, interamente finalizzati al rafforzamento patrimoniale della Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale. L'operazione è volta a consentire a questa la promozione di attività finanziarie e di investimento, anche a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno, anche mediante l'acquisizione di partecipazioni al capitale di banche e società finanziarie. A seguito di tali operazioni viene prevista la possibilità di costituire una nuova società a cui assegnare le menzionate attività e partecipazioni acquisite da banche e società finanziarie. Le azioni della società così costituita sono attribuite senza corrispettivo al Ministero dell'Economia e delle Finanze. Secondo quanto evidenziato dal Governo nel comunicato stampa del 13 dicembre 2019, le misure di questo provvedimento si inseriscono anche nell'azione di rilancio della Banca Popolare di Bari, che, con oltre 350 filiali, 9 miliardi di raccolta, 14 miliardi di attivo e 3.300 dipendenti, è il primo gruppo creditizio autonomo del Mezzogiorno. La banca ha quote di mercato significative, di circa il 10 per cento del territorio; pensiamo che ha raccolta in Puglia, Basilicata e Abruzzo. Con il numero dei soci, pari a 70 mila, è la più grande popolare rimasta in Italia dopo quella di Sondrio. La cessazione dell'attività della banca implicherebbe il blocco dell'operatività, con forte pregiudizio della continuità di finanziamento di famiglie e imprese. In conseguenza della procedura di amministrazione straordinaria cui è stata sottoposta la Banca Popolare di Bari lo scorso 13 dicembre da parte della Banca d'Italia, il Governo è intervenuto con urgenza per assumere tutte le iniziative necessarie a garantire la piena tutela degli interessi dei risparmiatori e rafforzare il sistema creditizio a beneficio del sistema produttivo del Sud. Nessuna banca medio-grande può fallire senza creare seri problemi a risparmiatori, imprese, altri istituti di credito e persino al debito sovrano. Appare dunque ragionevole e necessario agire verso la Popolare di Bari. Anche alla luce di queste considerazioni, è doveroso, come ricordato dal Ministro Gualtieri, che il Governo intervenga urgentemente per garantire la piena tutela dei risparmiatori e del tessuto imprenditoriale sostenuto dalla Banca Popolare di Bari.
Colleghi, è fondamentale la ricostituzione del capitale della banca, ma soprattutto del capitale di fiducia, che vuol dire dare fiducia a tutto il territorio interessato e alle sue genti. È importante evidenziare come questo provvedimento presenti caratteri molto innovativi e positivi rispetto alla gestione di crisi bancarie passate: innanzitutto, a sostegno della solidità dell'istituto barese, è intervenuto il Fondo interbancario di tutela dei depositi, che in passato la Commissione europea aveva discutibilmente impedito per vicende analoghe e che invece, come ha riconosciuto la Corte di giustizia europea, non può essere considerato come un aiuto di Stato, perché le sue risorse sono interamente apportate dal sistema bancario privato. Termino, Presidente, evidenziando come il potenziamento delle capacità patrimoniali del Mediocredito Centrale, che avrà la funzione di vera banca pubblica di investimento, consentirà di concorrere al rilancio della Banca Popolare di Bari nel quadro di un più ampio disegno, che punta a sostenere lo sviluppo del sistema economico del Sud, che richiede la presenza di intermediari finanziari focalizzati sul territorio, a sostegno delle famiglie e con capacità di favorire la crescita delle imprese meridionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanichelli. Ne ha facoltà.
DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, intervengo sulle pregiudiziali presentate dalle minoranze al decreto in esame, in particolare…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!
DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Riprendo, spero di avere di nuovo il tempo necessario. Intervengo sulle pregiudiziali presentate dalle minoranze sul testo in esame, la pregiudiziale presentata nello specifico dalla Lega, e dico che è strumentale, perché fa riferimento ad argomentazioni connesse all'esercizio di legislazione per decreto. Beh, allora mi vien da dire, perché, quando era in maggioranza, la Lega, su legislazioni per decreto come i “decreti sicurezza” e il “decreto crescita”, non ha presentato pregiudiziali di costituzionalità? E poi, alla fine siamo qui per legiferare, infatti qui arriva il decreto e qui possono essere fatte le modifiche, le dovute correzioni normative, appunto legiferare, che è il nostro compito. E se non hanno capito perché sul tema della Banca di Bari c'è urgenza, allora magari glielo spiegherò più avanti. Mi dispiace che non l'abbiano capito, ma, se vogliamo parlare di costituzionalità, sono stati citati degli articoli, ma quello che non è stato citato è l'articolo 47 della nostra Costituzione, allora ci tengo a ricordarlo: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”. È un articolo che a noi del MoVimento Cinque 5 sta molto a cuore, soprattutto la parola “tutela”, e noi l'abbiamo dimostrato un anno fa, tramite l'istituzione del Fondo di indennizzo per i risparmiatori grazie al MoVimento 5 Stelle, una cosa che a noi del MoVimento 5 Stelle sta a cuore. Ci tengo a ricordare, anche sulla Banca di Bari, che questo è un tema del quale non ci siamo resi conto solamente adesso: si parla del 31 ottobre 2018, la nostra collega Francesca Ruggiero aveva presentato in quest'Aula un'interrogazione all'allora Ministro Tria per portare all'attenzione il tema della Banca Popolare di Bari. Forse se qualcuno, negli anni passati, sulle banche venete, ad esempio, avesse avuto la stessa attenzione, magari certe cose non sarebbero successe. L'allora Ministro Tria rispose - e questo è doveroso - che gli organi di vigilanza sulla Banca di Bari riportarono che non vi erano i presupposti - leggo testualmente - per il dissesto o pre-dissesto, ma adesso? Siamo arrivati al 13 dicembre 2019, quando la Banca d'Italia ha disposto lo scioglimento degli organi con funzioni di amministrazione e controllo della Banca Popolare di Bari, che è stata contestualmente sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi degli articoli 70 e 98 del Testo unico bancario; il 13 dicembre e questa forse non è urgenza? È per questo che il nostro Governo tre giorni dopo ha fatto questo decreto. Non è urgenza? Si parla di 3 mila dipendenti, di 360 filiali in tredici regioni, 70 mila soci e centinaia di migliaia di correntisti. Non so, forse mi dispiace che qualcuno non capisca che questa è un'urgenza.
Posso capire che magari il testo non possa piacere; anzi, auspico, noi sicuramente del MoVimento 5 Stelle faremo delle manovre correttive per aumentare il livello di trasparenza, che è quello che serve nel contesto del mercato bancario. Magari su queste cose vengano dei suggerimenti dall'opposizione, noi sicuramente faremo la nostra parte, però sicuramente che non ci sia costituzionalità nella difesa del risparmio, beh, questo francamente mi dispiace, ma l'urgenza c'era eccome. Ci tengo a fare - e poi concludo - un piccolo accenno sul testo, perché il decreto consentirà, tramite l'aumento di capitale, alla Banca del Mezzogiorno e del Mediocredito centrale, insieme al Fondo interbancario di tutela dei depositi ed eventuali altri investitori, di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari.
Il Governo ha inoltre comunicato che gli amministratori straordinari di Banca Popolare di Bari procedono con le negoziazioni già avviate con il Mediocredito centrale. Questo vuol dire che il Governo sta già intervenendo proprio perché l'urgenza c'era.
E concludo, ma ci tengo a sottolineare una cosa che è scritta nero su bianco nel decreto, in modo testuale. Al comma 2 dell'articolo 1 dice che per la nuova società che si verrà a costituire - leggo testualmente – “le azioni rappresentative dell'intero capitale sociale della società sono attribuite senza corrispettivo al Ministero dell'Economia e delle finanze”. Morale, se lo Stato mette dei soldi pubblici, lo Stato diventa socio e proprietario dell'istituto. Questo è quello che abbiamo sempre detto e questo lo scriviamo nero su bianco nel decreto, ed è riportato anche al comma successivo, il comma 3, quello che sancisce la composizione del CDA, che è di nomina del Ministero delle Finanze. Questa è la differenza rispetto al passato.
Quindi, ci tengo a ribadire il concetto: magari il testo può non piacere o può piacere; secondo noi, il testo è necessario, siamo qua per migliorarlo, ma francamente il testo è costituzionale perché l'urgenza c'è ed è conclamata. Per questo il MoVimento 5 Stelle voterà contro la pregiudiziale presentata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo sempre di abbassare il tono della voce e di sedere.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie, Presidente. È evidente che una questione pregiudiziale di costituzionalità viene presentata sulla base di questioni di costituzionalità conclamate, o almeno questioni che siano immediatamente percepibili rispetto al contenuto del provvedimento. In questo caso, mi sembra che siano tre, più uno, i motivi per i quali i proponenti della questione ritengono che ci sia un difetto di costituzionalità, e quindi chiedono di non procedere all'esame del disegno di legge. Il primo è relativo esclusivamente all'abuso…
PRESIDENTE. Colleghi! Capisco la gioia di rivedersi dopo tanto tempo, però c'è un limite a tutto.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Farò in modo molto breve, così tutti saranno più contenti.
PRESIDENTE. Colleghi, posso chiedervi di sedere e di raggiungere i propri scranni?
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Tre motivi più uno: il primo sull'abuso, come censura generale, della decretazione d'urgenza; il secondo sulla non conformità del provvedimento al rispetto dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione, in materia di presupposto d'urgenza; il terzo con riguardo, in maniera molto più vaga, al tema dello storico divario tra le regioni del Mezzogiorno e resto dell'Italia. Attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza si ritiene che un provvedimento sistemico come questo non possa procedere se non attraverso la normazione primaria della legge, e non attraverso lo strumento straordinario del decreto-legge. L'ultimo è l'ipotesi che questo provvedimento possa essere considerato come misura anticoncorrenziale da parte della Commissione europea, in quanto aiuto di Stato.
Ma è evidente che il primo presupposto non ha modo di porsi, perché la decretazione d'urgenza in materia anche bancaria, di sistema bancario, fino a che non ci sarà un riordinamento generale, non potrà che svolgersi, molto spesso, attraverso il presupposto della decretazione d'urgenza, e il profilo dell'urgenza la Corte costituzionale ha più volte ripetuto e ribadito che è valutabile sulla base di un largo margine di elasticità e sulla base di una pluralità di punti, esigenze, di possibilità. Cioè, non vi è una fattispecie tassativa sulla straordinarietà e urgenza, è evidente, ma c'è una larga possibilità di utilizzo di norme primarie, ancorché provvisorie, da parte del Governo che costituiscono in via omogenea un intervento su una determinata materia e su un determinato settore.
Quindi, questi primi due elementi sono molto deboli così come sono stati proposti. Sul terzo, quello relativo allo strumento della decretazione d'urgenza rispetto all'intervento su una banca che opera soprattutto nel Mezzogiorno, beh, non si può non tenere presente che questa banca, insieme alla Popolare di Sondrio, è la banca di sistema più importante come popolare che esiste in questo momento. È una banca che ha oltre 350 filiali, 9 miliardi di raccolta, 14 di attivo, 3.300 dipendenti e 70 mila soci. È vero che non si cita nel decreto, manco una volta, la Banca Popolare di Bari, è vero che il meccanismo utilizzato non è quello della garanzia da parte dello Stato, ma dell'intervento diretto del Tesoro, con questi 900 milioni che passano tramite Invitalia e poi sono destinati a questi interventi della Banca del Mezzogiorno-Mediocredito Centrale, tutto vero, ma si tratta di uno strumento del tutto legittimo, di uno strumento che…
PRESIDENTE. Colleghi, almeno alle spalle dell'onorevole D'Ettore, per favore.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). No, ma alle spalle vanno bene, è meglio non vederli in faccia alcuni, quindi…
PRESIDENTE. Prego, onorevole D'Ettore.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Credo che sia del tutto evidente che non sussistono questi presupposti su questa questione pregiudiziale, ma soprattutto, da un punto di vista di costituzionalità, questo strumento della pregiudiziale dovrebbe essere anche utilizzato nelle Aule del Parlamento cum grano salis, sennò c'è l'abuso della decretazione d'urgenza, ma c'è l'abuso della questione pregiudiziale. Non è possibile che, per ogni decreto che presenta profili d'urgenza o quantomeno stia nell'alveo dei principi attraverso i quali la Corte costituzionale ha delineato le possibilità di intervento con strumenti straordinari e di urgenza attraverso norme primarie, ancorché provvisorie, del Governo, tutte le volte si ritenga che sia incostituzionale perché manca l'urgenza o perché si utilizza troppo la decretazione d'urgenza.
Credo che il tema del sistema bancario abbia bisogno di un riordino generale e abbia bisogno di una disciplina anche in questi casi che consentono l'intervento senza la decretazione d'urgenza, ma finché questo approccio da parte del Parlamento non ci sarà, approccio che dovrebbe passare anche tramite la Commissione bicamerale sulle banche che ancora non è istituita perché la maggioranza non è d'accordo su chi debba fare il presidente, finché non ci saranno questi strumenti che hanno valore e valenza sistemica e che affrontano il volto costituzionale del sistema bancario, il volto costituzionale della decretazione d'urgenza in maniera ordinata e ragionevole, è evidente che bisogna intervenire solo attraverso decreti d'urgenza. In questo caso, poi l'urgenza c'è tutta, ancorché spiegata da un comunicato della Presidenza del Consiglio, perché la Banca Popolare di Bari non è citata all'interno di questo provvedimento, ma che ci siano i presupposti di urgenza per un intervento immediato. Poi, nel merito, vedremo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Mi rivolgo soprattutto al presidente della Commissione finanze: nel merito, vedremo e sarà anche l'occasione, se ci sarà questo rapporto con la maggioranza, per far fronte alle storture del “decreto Carige”, che hanno influito sul sistema bancario e che possono essere in qualche modo rimodellate attraverso questo strumento, almeno con gli emendamenti anche delle minoranze. Per questo dichiaro il voto contrario del gruppo di Forza Italia sulla questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Centemero ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica (A.C. 2325) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali) (ore 12,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Lollobrigida ed altri n. 1, Iezzi ed altri n. 2 e Sisto ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 2325: Conversione in legge del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica.
Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2325)
PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1 l'onorevole Trancassini.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti di Governo, come è tradizione dopo i Re Magi arriva puntuale il “Milleproroghe” che ormai appartiene alla tradizione di questo Paese come e più l'arrivo dei Re Magi nel nostro presepe. Arriva questo decreto, pieno di proroghe disomogenee sulle quali poi si entrerà successivamente nel merito e va in atto una vera e propria prassi, consuetudine, una abitudine parlamentare. Ecco credo che questo basti di per sé a tracciare e a spiegare perché sosteniamo questa tesi di pregiudizialità rispetto alla impossibilità di discutere il decreto-legge. Non può essere urgente quello che è prassi, non può essere dettata dalla necessità quella che è un'abitudine e questo ormai, ripeto, è un'abitudine che da anni viene rispettata da tutti i Governi compreso, l'anno scorso e quest'anno, un Governo a trazione e a guida 5 Stelle.
È evidente la palese contraddizione, l'illegittimità rispetto al dettato dell'articolo 77 della Costituzione. Ripeto, basta attenersi al significato delle parole: non è possibile che ci possa essere urgenza, una improvvisa necessità laddove una serie di termini, tra l'altro disomogenei fra loro su materie completamente disomogenee, viene invece raccolta in questo che è una sorta di condono successivo alla manovra di bilancio. Tra l'altro, viene svilito anche il dettato dell'articolo 70 della Costituzione, che vuole che sia il Parlamento a curare la funzione legislativa, ma niente di nuovo rispetto a quello che è andato in scena negli ultimi mesi, perché abbiamo visto che il Governo e le forze di maggioranza sono molto, molto brave a nascondersi dietro la democrazia parlamentare quando serve per spiegare ai cittadini il perché non si va al voto…
PRESIDENTE. Colleghi alla mia sinistra, colleghi del Partito Democratico, colleghi del MoVimento 5 Stelle, colleghi! Prego, onorevole Trancassini.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Dicevo che viene svilito e anche contraddetto il dettato dell'articolo 70 della Costituzione sul fatto che insomma la funzione legislativa spetti al Parlamento, ma non c'è niente di nuovo: abbiamo già visto svilito e umiliato questo articolo e la nostra democrazia parlamentare quando è andata in scena la manovra finanziaria, che non abbiamo visto, non abbiamo guardato, non abbiamo votato un solo emendamento, è stata praticamente approvata in un'unica lettura. Devo dire che la maggioranza, il Governo o il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico sono molto, molto abili a sbandierare la democrazia parlamentare quando serve per nascondere la codardia di andare al voto che, invece, viene chiesto da gran parte del popolo italiano e poi però, all'atto pratico, quando la democrazia parlamentare deve andare in scena e si deve riempire di contenuti, come nella manovra finanziaria e come in tutte le materie contenute nel “Milleproroghe”, viene svilita e viene appunto invece superata da atti di arroganza politica. È ormai una prassi, come dicevo prima, è un'abitudine che serve a correggere tutto quanto non c'è stato, tutto quello che non è andato in porto rispetto alla manovra finanziaria e credo che all'interno ci siano sempre e soltanto motivi di opportunità politica anziché strategie politiche.
Come dicevo prima, in questo come nei precedenti, ma soprattutto in questo, manca un requisito fondamentale al quale la Corte costituzionale ha spesso richiamato cioè che all'interno di un decreto ci deve essere comunque omogeneità di materia. Anche questo è evidente, che nei 44 articoli non vi è traccia di omogeneità visto che spaziamo dalle autostrade alla pubblica amministrazione e passiamo di palo in frasca in ogni articolo, svilendo anche il dettato della famosa sentenza della Corte costituzionale.
Ma vede, Presidente, gli argomenti più significativi, anche quelli un po' più forti contro questa prassi e contro questa abitudine si trovano facendo una elementare ricerca in rete su quello che diceva il MoVimento 5 Stelle quindici mesi fa, venti mesi fa. Ci sono una serie di autorevoli personaggi che oggi ricoprono importanti ruoli e che si sono cimentati anche su quello che sto facendo io in questo momento, cioè sulla progettualità e ho trovato veramente argomenti forti che posso fare tranquillamente miei, cioè che prorogare i termini, così come viene fatto con il “Milleproroghe”, è un ricatto elettorale ed è trattare i cittadini come asini: questo diceva, al Senato, il senatore Endrizzi; è un'occasione di marchette; è, in realtà, un provvedimento eversivo, della casta. Guardi, questo è stato detto veramente molte volte, probabilmente è ciò che pensa il MoVimento 5 Stelle. Io non penso di appartenere alla casta, penso però che sia un provvedimento eversivo, questo sì, ed è stato detto più volte, ripetuto non solo per i decreti-legge in generale, non solo per le richieste di fiducia, ma soprattutto sul “Milleproroghe” perché lì è più evidente che non c'è, appunto, la copertura costituzionale. E allora faccio un appello, visto che dopo di me parlerà l'onorevole Macina, dei 5 Stelle. Io mi aspetto delle due l'una: o dà ragione alla nostra pregiudiziale con uno scatto d'orgoglio e soprattutto storico del MoVimento 5 Stelle e, quindi, voti la nostra pregiudiziale o magari ci dica che tutto quello che è stato detto in passato ma, ripeto, ce n'è ampia traccia dappertutto, è stato sbagliato, che era un modo per cavalcare l'onda perché qualcuno ha detto che l'onestà - io aggiungo quella intellettuale - c'è quando mancano occasioni di disonestà: probabilmente è successo questo.
Probabilmente il MoVimento 5 Stelle era onesto perché non aveva occasione di disonestà - io parlo di disonestà intellettuale -, questa può essere l'occasione per dimostrare invece che si è onesti, si è onesti per davvero e si è onesti anche con la propria storia. Ecco, quindi è un provvedimento disomogeneo ed è un provvedimento viziato sotto il profilo della legittimità costituzionale, in particolare in riferimento agli articoli 77 e 70 e per questo Fratelli d'Italia chiede di non procedere all'esame del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Iezzi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, grazie a tutti. Noi abbiamo presentato un testo che è agli atti ed è nel fascicolo e, quindi, chi lo volesse leggere lo può leggere e farsi un'idea di quelle che sono le nostre idee e del perché noi crediamo che ci siano dei problemi di incostituzionalità sul provvedimento. Quindi, diciamo che su quello non vorrei perdere troppo tempo e abusare della pazienza dell'Aula, però vorrei fare tre riflessioni veloci su tre questioni che credo siano importanti. Innanzitutto, sullo strumento del…
PRESIDENTE. Colleghi alla mia sinistra in alto. Prego.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie. Innanzitutto, sullo strumento del “Milleproroghe”. Io credo che sia uno strumento che ci mostra tutte le sue problematicità. È uno di quei temi con cui tutti i Governi si sono confrontati, i Governi di centrodestra, i Governi di centrosinistra, i “Governi del cambiamento” e i “Governi delle poltrone” come quest'ultimo. Quindi, tutte le forze politiche hanno avuto a che fare con questo provvedimento ed è un provvedimento che per sua natura io ritengo sbagliato. Perché? Perché offre una giustificazione all'amministrazione pubblica per non fare quello che una legge aveva previsto di fare in un determinato tempo. Tutta l'amministrazione pubblica in tutte le sue ramificazioni sa che tanto potrà derogare dai tempi previsti da una legge perché tanto prima o poi ci sarà una “legge Milleproroghe” o un “decreto Milleproroghe” che giustificherà la sua mancanza di attività, il suo non rispetto dei tempi. Questo alibi che noi offriamo a chi non porta avanti il lavoro nei tempi previsti dal legislatore è un alibi sbagliato sul quale prima o poi bisognerà fare una riflessione per capire che lo strumento del “Milleproroghe” è uno strumento sbagliato, uno strumento che si presta, tra l'altro, anche a delle strumentalizzazioni e qui veniamo al tema della pregiudiziale di costituzionalità. Infatti, sappiamo tutti quali sono i requisiti di un decreto-legge: un decreto-legge deve essere urgente, deve essere necessario e deve essere al suo interno omogeneo. Ebbene, sono tutti i requisiti che questo provvedimento non ha: non è urgente, non è necessario e non è omogeneo o, quantomeno, non lo è in tutte le sue parti e anche su questo è importante capirci. Vedete, lo dice lo stesso testo nel suo articolato. Noi abbiamo un Capo, il Capo I, che è legato alle proroghe e quello è il tema del “Milleproroghe”, che è urgente e necessario dato che vi sono delle proroghe e delle scadenze di termini che vanno prorogate. Ma tutto il resto, il Capo II e il Capo III, sono temi che non hanno nessun senso di essere all'interno di un decreto. Io faccio l'esempio dell'articolo 35, che è uno di quegli articoli su cui si è discusso di più ed è quello che ha a che fare con le concessioni autostradali. Quello è un tema che necessiterebbe non di essere inserito come un articolo all'interno di un provvedimento come il “Milleproroghe” perché la maggioranza non ha il coraggio di affrontare il tema a viso aperto; semmai, dovrebbe essere un tema che ha una sua unicità e su cui l'Aula e le Commissioni possano discutere e confrontarsi solo ed esclusivamente su quel tema. Il fatto di inserirlo all'interno del “Milleproroghe”, quando non c'è nessuna proroga di termini, è solo il tentativo, come dire, di affogare la discussione su un tema critico all'interno della maggioranza, all'interno di un provvedimento con altre decine di articoli e io la trovo una strumentalizzazione del “Milleproroghe” che non è accettabile. Quindi, non tutti gli articoli corrispondono a questi tre criteri dell'urgenza, della necessità e dell'omogeneità. Pensate, per esempio, agli articoli 20, 21 e 22, disposizioni in materia di trattamento accessorio e istituti normativi, risorse aggiuntive per il personale della carriera prefettizia, adeguamento delle strutture della giustizia amministrativa e adeguamento della struttura della Corte dei conti. Ebbene, questi sono temi di natura ordinamentale e sistemica che non hanno nessun tipo di urgenza e di necessità ma che erano, come l'articolo 35 sulle concessioni autostradali, temi che dovevano essere estrapolati da questo provvedimento e avere una loro natura autonoma. Quindi, è chiaro ed evidente che il “Milleproroghe” si presta a questo tipo di strumentalizzazione e si presta all'inserimento al suo interno di temi che nulla c'entrano con la proroga dei termini.
Infine, l'ultima considerazione che faccio e che mi duole è che noi ricominciamo l'anno, il 2020, come abbiamo terminato il 2019. Il 2019 si era chiuso con una finta discussione, con un'assenza di discussione sulla legge principale di un Paese, cioè sulla manovra economica e sul bilancio e, tra l'altro, su questo tema pende un nostro ricorso alla Corte costituzionale e vedremo quale sarà il giudizio che ci darà la Consulta. Dunque, si è azzerato totalmente l'apporto che poteva dare la Camera dei deputati e si è alterato, come dire, l'equilibrio dei poteri tra il legislativo e l'esecutivo. Ebbene, la stessa cosa viene fatta con questo tipo di provvedimento. Abbiamo chiuso il 2019 con una ferita alla democrazia e alla nostra Assemblea e riapriamo il 2020 con un'altra ferita, nonostante tutti i buoni propositi che erano stati fatti in sede di discussione del bilancio quando ci era stato detto che era stata una necessità, che era dovuta a varie cose e che non si sarebbe ripetuta. Purtroppo, erano bugie. Infatti, si ripete ancora uno strumento che ferisce la possibilità del Parlamento di apportare delle modifiche perché, come sappiamo, il decreto deve essere esaminato in un periodo di tempo ben definito e quindi si riduce lo spazio per le discussioni e gli approfondimenti. Non è un buon modo di iniziare il 2020. Pensavamo che si potesse avere un approccio differente ma, purtroppo, vediamo che si continua con gli aspetti negativi che avevano contraddistinto il 2019. Noi continuiamo a sperare e a credere che questa Camera abbia un senso, che non sia una Camera di ratifica dei provvedimenti che arrivano dal Governo ma che sia il luogo dove il popolo e la rappresentanza popolare si possano confrontare sui singoli problemi e il decreto-legge, come tutti sanno e come tutti hanno sempre detto, non è lo strumento migliore per poter facilitare un confronto, un dialogo e un approfondimento dei temi da parte delle forze politiche che sono rappresentative di milioni di elettori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 3 l'onorevole Sarro.
CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Da tempo ormai la Corte costituzionale ha delineato i binari entro i quali l'utilizzo della decretazione di urgenza è ritenuto conforme al dettato costituzionale e soprattutto poi, a partire dal 2012, ha anche definito quelli che sono i criteri e i parametri ai quali il legislatore deve conformarsi in occasione dell'emanazione di quello che ormai è divenuto un istituto consuetudinario, vale a dire il cosiddetto “decreto Milleproroghe”. Il giudice delle leggi ha chiarito che per il “Milleproroghe” è necessario osservare in maniera ancora più rigorosa i criteri dell'articolo 77 della Costituzione sulla decretazione di necessità e urgenza e, in particolare, di salvaguardare il profilo dell'omogeneità delle previsioni contenute nel decreto, della coerenza tra le singole norme e il titolo del decreto e, quindi, sostanzialmente mantenere un impianto unitario che sia conforme a quello che è lo scopo o l'obiettivo dichiarato, di fronteggiare, appunto, una situazione del tutto straordinaria ed eccezionale e che consente il ricorso a una decretazione di necessità e urgenza, quindi a un esercizio in deroga della potestà legislativa.
Sebbene nel corso degli anni il “decreto Milleproroghe” sia stato assunto da tutti i Governi che si sono succeduti, quindi anche dalle più diverse maggioranze di orientamento politico, ebbene, in questo caso noi siamo di fronte a una violazione plateale di quelli che sono i criteri enunciati dalla Corte costituzionale a salvaguardia della legittimità dello stesso atto normativo; soprattutto, siamo in presenza di una palese violazione delle norme costituzionali, perché questo decreto contiene una serie di previsioni che sono del tutto slegate tra loro, investe una pluralità di materie in maniera assolutamente disparata e disarticolata, ma soprattutto reca delle norme di sistema al suo interno che nulla hanno a che vedere con il profilo dei termini, della scadenza dei termini, e quindi della salvaguardia di posizioni procedimentali, tanto a tutela del singolo quanto a tutela del pubblico interesse, che dovrebbero essere la normale materia trattata dal cosiddetto “decreto Milleproroghe”. Sintomatico, tra i tanti articoli che sono contenuti in questo decreto, è l'articolo 35, al quale si è fatto riferimento anche nell'intervento che mi ha preceduto, che regolamenta la materia delle concessioni autostradali, una materia per la quale non è previsto alcun termine che debba essere soggetto ad una proroga, ma che introduce un sistema di regolazione della materia del tutto nuovo e, soprattutto, non solo in maniera organica si interviene su questa materia, ma si interviene in maniera, peraltro, del tutto difforme da quelli che sono i parametri costituzionali che dovrebbero governare la disciplina di un settore, quale quello delicatissimo delle concessioni pubbliche, in maniera del tutto disancorata da quella che è la normativa di riferimento, cioè la normativa di sistema in materia di concessioni.
Ci troviamo di fronte ad un tentativo di fornire una regolazione che è del tutto arbitrario, non solo per la sede individuata - il “decreto Milleproroghe” - ma anche per i criteri che sono stati introdotti. Tutto questo viene, nella narrazione corrente, contrabbandato come il sistema per tutelare gli utenti, per tutelare i cittadini, per colpire i responsabili di gravi sciagure che hanno investito la nazione negli ultimi anni in materia di reti e di collegamenti. In realtà, questa norma non è assolutamente finalizzata a questo obiettivo, che non raggiunge in alcun modo, perché se si vuole contrabbandare questa disposizione come una disposizione che serve a proteggere e a tutelare i cittadini che hanno purtroppo vissuto tragedie familiari in incidenti o in situazioni di criticità che hanno riguardato la rete autostradale, questo esattamente non avviene; l'impianto, così come è congegnato, è talmente distante, è talmente contrastante dal dettato costituzionale e dai principi ordinari del nostro ordinamento giuridico, che sicuramente sarà destinato ad avere caducazione in sede di giudizio di legittimità costituzionale.
Attenzione, è una norma nella quale si parla non solo della risoluzione delle concessioni, ma è una norma nella quale, addirittura, si ipotizza l'estensione degli istituti anche all'ipotesi di revoca, che come sappiamo non è fondata su accertamenti di responsabilità o su inadempimenti ma, semplicemente, su apprezzamenti di opportunità. Si stabilisce un meccanismo sostitutivo in favore dell'ANAS, mutuando erroneamente dalla legge di settore una funzione della società in ambito di gestione e manutenzione della rete stradale, ma la cosa più sconcertante è che in tutte queste previsioni nulla viene detto in ordine al tema centrale, che è il valore residuo delle concessioni, che rispetto ai casi di cui noi stiamo parlando investono, ovviamente, entità economiche e finanziarie di grandissima rilevanza, e quindi possono avere un impatto devastante dal punto di vista economico perché espongono lo Stato, l'erario, la pubblica amministrazione, a delle colossali azioni di risarcimento che troverebbero agevole ingresso in presenza di un impianto normativo così pasticciato, così illegittimo, così arbitrario. Questo è indicativo ed è sintomatico di un modo di procedere di questa maggioranza, che pensa di affrontare i problemi veri, seri, profondi che investono ampi settori dell'amministrazione pubblica e della gestione, ovviamente, dei servizi essenziali attraverso delle soluzioni pasticciate, delle soluzioni improvvisate, delle soluzioni che di giuridico e di legittimo non hanno assolutamente nulla.
La cosa che sconcerta di più è che, spesso, noi ascoltiamo anche autorevoli esponenti della maggioranza trattare queste questioni e argomentare, spesso anche in altri settori nevralgici del nostro sistema economico, evocando figure come le nazionalizzazioni; in sostanza, questo spettro veterostatalista che viene riesumato e che viene agitato continuamente, a discapito e in contrasto palese con quelle che sono le esigenze effettive che il Paese avverte in questo momento di grande crisi e di grande difficoltà dal punto di vista economico, che sarebbe, viceversa, un rafforzamento di quelli che sono i principi liberali nell'ispirazione della legislazione in materia economica, soprattutto evitando l'altro grave rischio che si annida - qualora questa norma divenisse definitiva, come ahimè purtroppo i numeri di quest'Aula lasciano presagire -, vale a dire di incrinare definitivamente il principio dell'affidabilità dello Stato e, più in generale, della pubblica amministrazione come soggetto contraente.
Se noi continuiamo a cambiare continuamente le regole durante lo svolgimento dei rapporti contrattuali durante l'esecuzione delle pattuizioni, è chiaro che, visto il profilo di affidabilità di un contraente che abusa e utilizza la sua posizione di maggior forza perché può legiferare in questa materia per cambiare il quadro di riferimento, nessuno potrà più fidarsi di un'amministrazione simile e di uno Stato che opera con questo criterio.
Questo, sì, davvero, sarebbe un danno gravissimo per l'economia del nostro Paese, per tutti gli operatori economici ma anche per i cittadini, perché anche nei rapporti dell'erogazione dei servizi pubblici il singolo cittadino è un contraente che ha rapporto con la pubblica amministrazione e anch'egli deve essere garantito nella continuità della prestazione che deve ricevere e nella conformità dell'erogazione di questa prestazione a quelli che sono i parametri normativi pattuiti precedentemente o considerati al momento della stipulazione del contratto.
Se noi andiamo ad alterare questo meccanismo, incriniamo la fiducia della pubblica amministrazione, incriniamo l'affidabilità stessa dello Stato e provochiamo un danno gigantesco alla nostra economia. Noi di Forza Italia continueremo a tenere alto il vessillo del pensiero liberale e della difesa di questi principi, soprattutto nei settori economici, e a lottare perché gli enunciati della nostra Carta costituzionale e dello stesso sistema dell'ordinamento europeo vengano effettivamente rispettati e salvaguardati. È per questo che chiediamo all'Aula di approvare la nostra questione di pregiudizialità e di impedire il passaggio al voto su questo decreto dagli effetti devastanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.
MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Si rinnova, dunque, anche in questa occasione, nell'occasione di questo decreto, la prassi tipica delle forze di opposizione - assolutamente legittima, ci mancherebbe - di utilizzare questa fase del confronto parlamentare, quello sulle pregiudiziali di costituzionalità, nel tentativo di rallentare l'approvazione della legge di conversione di un decreto. È assolutamente comprensibile e fa parte del gioco delle parti, ma credo che, per l'onestà intellettuale che si deve al prestigio di quest'Aula e delle istituzioni che rappresentiamo, sia giusto e doveroso ammetterlo. Non voglio entrare, chiaramente, in questa fase nel merito del provvedimento poiché avremo modo di farlo in più occasioni, sia nel lavoro di Commissione che nel dibattito che si svilupperà qui in Aula. Non voglio neppure citare la prassi che ha portato tutti i Governi negli ultimi anni, di qualsiasi posizionamento politico, ad adottare alla fine dell'anno un decreto di proroga dei termini, con un'unica eccezione, Presidente, quella del precedente Governo, che emanò un “decreto Milleproroghe” in piena estate, in maniera piuttosto anomala. Del resto, se vogliamo evitare, limitare l'utilizzo di questi provvedimenti, dovremmo rivedere necessariamente la seconda parte della Costituzione, laddove definisce l'iter parlamentare dei decreti e degli atti emanati dal Governo. Non voglio neppure, tornando al merito del provvedimento, o meglio, della questione che stiamo affrontando, esercitarmi in un elenco di tutti i temi affrontati nel decreto che corrispondono ai titoli del decreto stesso.
Basterebbe una rapida lettura del testo per comprendere che i punti trattati rispondono a quei requisiti di necessità e urgenza che la nostra Costituzione sancisce come indispensabili per poter emanare i decreti-legge. Vi sono contenute misure certamente eterogenee, ma tutte accomunate dalla stessa esigenza di dare risposte urgenti e necessarie a settori e temi che riguardano il nostro Paese e che necessitano di questo tipo di interventi. La Corte, quando è intervenuta su questi decreti, ha sanzionato i decreti-legge non per la eterogeneità delle materie trattate, ma semmai per i contenuti che vi sono stati aggiunti durante l'esame parlamentare. E facciamo notare questo aspetto perché abbiamo notato che tutte e tre le pregiudiziali che sono state presentate dalle opposizioni si riferiscono alla sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012 e la usano per motivare la presunta illegittimità di questo decreto, che, lo ricordiamo, prima di essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale, è stato firmato anche dal Presidente della Repubblica, come prevede la nostra Costituzione.
Ed è paradossale che a citare quella sentenza della Corte siano forze politiche che subirono la decisione della Corte stessa, che intervenne proprio su un provvedimento emanato da un Governo di cui facevano parte tutti i partiti che oggi sono all'opposizione e che facevano parte di quella maggioranza, ovvero il decreto n. 225 del 29 dicembre 2010, successivamente convertito in legge, qualche settimana dopo. Quella sentenza della Corte dichiarava incostituzionale non il decreto-legge, ma una norma che è stata introdotta nel corpo originario del decreto a seguito degli emendamenti approvati in sede di conversione del testo; una norma che, approvata dalla maggioranza parlamentare di allora e che oggi si straccia le vesti – o fa finta di farlo – poneva in capo alle regioni colpite da calamità naturali il costo degli interventi per farvi fronte. Tra i motivi per i quali quella norma fu dichiarata incostituzionale, tra i quali ricordiamo la violazione dell'autonomia finanziaria di entrata e spesa delle regioni, disposta dall'articolo 119 della Costituzione, e la violazione del dovere di solidarietà sociale, sancito dall'articolo 2 della Costituzione, vi fu anche la violazione dell'articolo 77, come richiamato da queste pregiudiziali, ma non perpetrato dal Governo stesso, semmai avvenuto in sede di conversione del decreto, durante l'iter parlamentare, attraverso gli emendamenti. Per la Corte il contrasto con l'articolo 77, dunque, non si sostanziava nell'introduzione di modifiche all'impianto normativo, che è assolutamente legittimo, ma piuttosto nell'alterazione dell'omogeneità di fondo della normativa urgente.
Mi avvio a concludere, Presidente, facendo notare che con quella sentenza la Corte stabiliva, e stabilisce, la necessaria sussistenza di un profilo unitario e di continuità tra le disposizioni del decreto-legge e quelle risulta risultanti dalla legge di conversione del decreto. Quindi, se proprio volessimo spingerci oltre all'interpretazione di quella sentenza, essa andrebbe letta più come un monito al Parlamento, che come un appiglio per presentare insussistenti pregiudiziali di costituzionalità.
Per cui annuncio il voto contrario alle pregiudiziali da parte del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Alcune cose le ha già accennate ora il collega Di Maio, perché il punto è il seguente: se noi dobbiamo stare a quello che dice sin qui la Corte costituzionale sui “decreti Milleproroghe”, gli argomenti usati dalle pregiudiziali di opposizione non sono fondati. Perché, almeno sinora – poi, in futuro, lo vedremo - la Corte costituzionale è stata piuttosto tollerante sui “decreti Milleproroghe”: non solo in generale sulla sentenza n. 22 del 2012, dove la Corte ha richiamato la ratio del “Milleproroghe”: “intervenire con urgenza sulla scadenza di termini il cui decorso sarebbe dannoso per interessi ritenuti rilevanti dal Governo e dal Parlamento”, ma poi, ancora più recentemente, nel 2016, con la sentenza n. 244, la Corte ha giustificato il “Milleproroghe”, perché l'eterogeneità, dal punto di vista materiale, è compensata da quella che la Corte chiama una “sostanziale omogeneità di scopo”. Ma perché la Corte ha avuto questa tolleranza? Perché quando arriva il “Milleproroghe” alla Corte, ma quando arriva anche il “Milleproroghe” in Parlamento, noi siamo costretti a ragionare sugli effetti, non sulle cause. E se ci sono degli effetti, di fronte a una richiesta di prorogare dei termini per non provocare disastri, chiunque di noi si assume questa responsabilità. Gli argomenti usati dalle forze di opposizione hanno un loro fondamento, ma se li spostiamo sulle cause, non sugli effetti. Allora, dobbiamo chiederci - e ci potrà aiutare sempre di più, andando avanti con questo Governo, il Ministro per la Pubblica amministrazione - come si possa evitare che vari pezzi della pubblica amministrazione chiedano costantemente proroghe. Che cos'è che impedisce di dar seguito agli atti nei tempi previsti dalle leggi? È possibile evitare di chiedere proroghe agendo sulle cause? E, più in generale, è possibile ragionare sulla programmazione dei lavori parlamentari, con le revisioni del Regolamento che faremo, per dovere evitare di usare il “Milleproroghe” come canale di emendamento parlamentare normale, perché i canali normali dei disegni di legge non funzionano? Allora, se dobbiamo ragionare sulle cause, ragioniamoci tutti insieme, ma non presentando pregiudiziali a richieste di proroghe, a cui, per il momento, dobbiamo dare una risposta, perché c'è un tempo per rispondere sugli effetti e c'è un tempo per ragionare sulle cause. Se noi scarichiamo il dibattito sulle cause, creando i disastri perché ci rifiutiamo di affrontare gli effetti, non facciamo il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Macina. Ne ha facoltà.
ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. Le pregiudiziali proposte da Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega sostengono – infondatamente, sia chiaro sin d'ora – che il cosiddetto “decreto Milleproroghe” sia carente dei requisiti di necessità e urgenza, e richiamano tutte la sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012. E qui lo stupore, Presidente, perché, vede, capiamo bene il gioco delle parti, ma ci teniamo a ricordare che il primo “decreto Milleproroghe” che la storia parlamentare ricordi è del 2005, del Governo Berlusconi. E la stracitata e richiamata sentenza del 2012, che faceva riferimento al “Milleproroghe” del 2010, era proprio quella che bacchettò il Governo Berlusconi, i cui ministri erano Umberto Bossi, Giorgia Meloni, Roberto Calderoli. E, allora, per intenderci e chiarire, coloro che oggi lamentano l'assenza dei presupposti per l'emanazione di un decreto, sono coloro che hanno abusato, quando erano al Governo, dello stesso strumento del “Milleproroghe”. E allora, siamo seri. Non si tira per la giacchetta la Costituzione a proprio piacimento e tornaconto, perché non si è credibili. E però, ciò che più lascia perplessi, si fa per dire, è la profonda preoccupazione che accomuna Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia: tutti si sono concentrati sull'articolo 35 del “decreto Milleproroghe”, proprio l'articolo che tratta delle concessioni autostradali. Allora, è questo il problema, è questo il punto: la disciplina delle concessioni autostradali. E, allora sia chiaro, anche quella norma ha i requisiti di necessità ed urgenza, perché dobbiamo giustizia ai familiari delle quarantatré vittime del ponte Morandi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perché evidentemente a qualcuno - non a noi - non è bastato il crollo del ponte Morandi, non sono bastate le inchieste della magistratura, non basta il crollo di una volta della galleria sulla A6, non bastano ancora i report sul pessimo stato di manutenzione delle nostre autostrade. E, allora, andate a spiegarlo fuori da questi Palazzi, ai cittadini che sono fuori, che non c'è necessità ed urgenza di provvedere sulle concessioni autostradali.
Le Camere sono chiamate ad una valutazione politica sull'esistenza dei requisiti d'urgenza, e per questa maggioranza, quei requisiti sussistono tutti, perché abbiamo necessità di garantire il funzionamento della pubblica amministrazione, di prorogare i termini e, sì, di regolamentare e disciplinare le concessioni autostradali, anche prevedendo la revoca. Smettano, quindi, di preoccuparsi dei concessionari e si preoccupino dei cittadini, perché è un fatto, inconfutabile, che, nei giorni in cui la Lega faceva cadere il Governo ad agosto, il titolo di Atlantia in Borsa volava (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Perché?
La loro missione è impedire la revoca delle concessioni e difendere i proprietari di Autostrade per l'Italia? Quanto meno, hanno gettato tutti la maschera; lo dimostra questa polemica inutile e strumentale. Noi abbiamo a cuore la necessità e l'urgenza di provvedere, di garantire il funzionamento della pubblica amministrazione e di disciplinare le concessioni autostradali e non abbiamo paura, motivo per il quale annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Lollobrigida ed altri n. 1, Iezzi ed altri n. 2 e Sisto ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Seguito della discussione delle mozioni Formentini ed altri n. 1-00248, Lollobrigida ed altri n. 1-00307, Cabras, Quartapelle Procopio, Migliore, Palazzotto ed altri n. 1-00308 e Orsini ed altri n. 1-00311, concernenti iniziative in sede internazionale volte al rispetto dell'autonomia riconosciuta ad Hong Kong, alla luce delle manifestazioni in corso negli ultimi mesi (ore 12,47).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Formentini ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione), Lollobrigida ed altri n. 1-00307, Cabras, Quartapelle Procopio, Migliore, Palazzotto ed altri n. 1-00308 e Orsini ed altri n. 1-00311, concernenti iniziative in sede internazionale volte al rispetto dell'autonomia riconosciuta ad Hong Kong, alla luce delle manifestazioni in corso negli ultimi mesi (Vedi l'allegato A).
Ricordo che nella seduta di mercoledì 8 gennaio 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo, sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, esprimiamo parere favorevole alla mozione di maggioranza e parere contrario a tutte le altre.
PRESIDENTE. Dunque, parere favorevole alla mozione della maggioranza e contrario a tutte le altre.
EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Sì, alle mozioni n. 1-00248 (Nuova formulazione), n. 1-00307 e n. 1-00311.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente…
PRESIDENTE. Colleghi, consentiamo all'onorevole Lupi di svolgere il suo intervento, per favore.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Finalmente, arriva anche in Aula la discussione sulle mozioni, presentate da maggioranza e opposizione, su quanto è accaduto in tutti questi anni - in particolare dal 31 marzo 2019, ma gli eventi si susseguono da molti anni - ad Hong Kong. Ricordo brevemente i fatti, perché migliaia di persone, dal 31 marzo del 2019, giovani in particolare e studenti sotto i 29 anni, sono scese e continuano a scendere, settimana dopo settimana, in piazza a Hong Kong, per protestare contro la proposta di legge - all'inizio questo era il motivo - fatta dal governatore di Hong Kong, in materia di estradizione.
Queste manifestazioni, poco alla volta, si sono imposte, perché sono diventate vere e proprie manifestazioni di popolo, con un unico grande scopo, quello di testimoniare la possibilità e la libertà di poter manifestare, di poter reclamare i propri diritti, di poter dire che in ogni parte del mondo e del Paese la libertà personale, quella individuale, la dignità e la tutela dei diritti della persona possono e devono essere rispettate e devono essere tutelate. Si sono viste manifestazioni con centinaia e centinaia di migliaia di persone e ricordo a tutti che il potere può sempre limitare questa espressione di libertà, ma c'è un momento in cui l'argine viene rotto, perché la libertà e la dignità della persona e di un popolo non possono avere argini e non possono essere interrotte, lo dimostra la storia e lo dimostra quanto è avvenuto in tutti questi anni nella storia del mondo, non solo nella storia dell'Occidente. Pensiamo a quello che è accaduto nell'Europa dell'Est, la caduta del muro di Berlino, pensiamo a quello che accade ogni giorno in tante parti del mondo.
Non voglio entrare nel merito, poi, dei diversi accadimenti, perché è ovvio che le manifestazioni sono proseguite, c'è stato anche un passo indietro da parte del governatorato di Hong Kong che ha ritirato la proposta di legge riguardo all'estradizione; ci sono state delle elezioni amministrative, dove la lista che rappresentava i manifestanti ha vinto clamorosamente le elezioni amministrative ad Hong Kong; ci sono state le violenze e le repressioni nei confronti dei manifestanti; ci sono state anche violenze, da parte di una piccola minoranza dei manifestanti, tra l'altro, condannate dagli stessi organizzatori; c'è stata la mobilitazione da tutte le parti del mondo, dal Parlamento europeo e dagli Stati Uniti d'America; il Parlamento americano ha votato una mozione proprio a difesa e a tutela dei manifestanti. In tutto questo, devo dire che il Governo italiano è stato all'inizio molto tiepido, molto tiepido, perché ovviamente si è avuto paura di testimoniare come l'Italia è sempre stata in prima fila - indipendentemente dai rapporti buoni che ha con le diverse nazioni, ma proprio a partire dai buoni rapporti che intesse con le diverse nazioni - a difesa delle libertà, dalla libertà religiosa fino alla libertà di espressione, a difesa della tutela dei diritti umani.
Questa titubanza non ha fatto onore al nostro Paese e al nostro Governo; poteva essere - tra virgolette - “comprensibile”, quando si ha la preoccupazione anche di tenere aperti dialoghi con una nazione importantissima come quella della Cina, ma proprio per questo bisogna avere il coraggio, nella capacità e nella pari dignità di un rapporto, di rispettare l'autonomia dei diversi Stati, ma nello stesso tempo di dire che, nel rispetto di questa autonomia, l'Italia non può stare in silenzio. Lo scopo di queste mozioni è esattamente questo. Mi stupisce e mi meraviglia la posizione del Governo che dà parere favorevole alla mozione di maggioranza e, invece, dà parere contrario alle mozioni dell'opposizione, perché, su questi temi, come abbiamo cercato di fare in Commissione esteri, dovremmo essere tutti d'accordo, cioè dovrebbe esserci l'unanimità del Parlamento a votare un indirizzo, una mozione, un segnale forte che dice: siamo e saremo sempre nel mondo dalla parte di chi afferma le libertà, dalla parte di chi urla, di chi mette in gioco con la propria persona questo afflato, questo desiderio che non può mai essere censurato o “ucciso”, lo dico tra virgolette. I desideri non si uccidono, i desideri rimangono, perché la libertà delle persone, la libertà dell'uomo è più forte di qualsiasi altro potere. Václav Havel, Presidente, prima, della Cecoslovacchia e poi della Repubblica Ceca diceva appunto che il potere è sempre dei senza potere, che la speranza non è l'ottimismo della volontà, non è la certezza del risultato, ma la certezza che quello che stai facendo ha un significato, indipendentemente dal risultato.
Questa è la lezione della storia, ed è la lezione che ci viene sempre insegnata e raccontata da persone libere che hanno questo afflato e questo desiderio.
Noi voteremo allora tutte le mozioni che sono state presentate. Ricordo in un passaggio fondamentale che abbiamo anche assistito - ma devo dire che qui la protesta poi è stata unanime da parte di tutte le forze politiche - ad un'indegna e inaccettabile intromissione dell'ambasciatore cinese a Roma, quando si è deciso autonomamente (i gruppi parlamentari) di effettuare al Senato della Repubblica un collegamento con un dissidente che doveva essere in Italia ad un convegno, organizzato tra l'altro dalla Feltrinelli, a cui erano stati negati il visto e la possibilità di arrivare. L'intromissione indebita e indegna di chi dice ad un Paese autonomo, al Parlamento, a delle forze politiche “è un'iniziativa inaccettabile”, è una cosa che non si può tollerare. Devo dire che la condanna è stata da parte di tutte le forze politiche, da parte di tutte le istituzioni, e devo dire che anche, credo, a questo punto il Governo cinese si sia accorto dell'inopportunità della dichiarazione fatta dall'ambasciatore.
Ricordo ovviamente altre battaglie nel mondo, come tutto il tema del Tibet, del Dalai Lama: tutte questioni che rimangono aperte, nel rispetto doveroso dell'autonomia dei diversi Stati, nella capacità sempre e comunque… E ne discuteremo ovviamente su quello che sta accadendo in Medio Oriente, su quello che sta accadendo nel nostro Mar Mediterraneo: l'Italia può e deve giocare un ruolo da protagonista. Lo ha fatto nella storia, nella storia della Prima Repubblica, nella storia della Seconda Repubblica, essendo leali sempre alle proprie alleanze. Pensiamo nella Prima Repubblica ad Andreotti, a Bettino Craxi, a tanti Ministri degli Affari esteri che, pur essendo sempre leali all'Alleanza atlantica, hanno aperto un dialogo con il Medio Oriente, con i palestinesi, ribadendo la funzione che poteva avere l'Italia. Pensiamo al ruolo che ha svolto il Presidente Berlusconi, per esempio nell'accordo con Pratica di Mare tra l'America di Bush e la Russia di Putin. Pensiamo all'Europa, assente tante volte, che almeno ha giocato nella scorsa legislatura del Parlamento europeo e della Commissione europea un dialogo e un ruolo importante per quanto riguarda il disarmo nucleare in Iran.
Bene: tutto questo ci porta a dire che quello che stiamo vivendo è un momento importante. Mi auguro che la maggioranza possa votare anche le mozioni dell'opposizione. Non si è riusciti come abbiamo fatto in Commissione esteri a concordare un'unica mozione, e di questo mi dispiaccio. Il nostro gruppo voterà anche la mozione presentata dalla maggioranza, così come voterà tutte le mozioni presentate dall'opposizione.
In politica estera si dovrebbe avere una sola voce, un solo intento, e dovremmo vedere, indipendentemente dalle legittime differenze politiche, un Parlamento e un'Italia compatti ad essere protagonisti in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Signora Presidente, la vicenda di Hong Kong è una vicenda molto complessa, e riguarda diversi aspetti che investono il sistema delle relazioni internazionali del nostro Paese ed il ruolo che dovrebbe o potrebbe svolgere nell'attuale scenario; ed è una vicenda complessa che riguarda anche l'evoluzione di processi storici. Il primo su tutti è una questione che riguarda il post-colonialismo, perché Hong Kong è una regione amministrativa speciale che soltanto nel 1997 rientra sotto il controllo e la sovranità della Cina, ceduta dal Regno Unito con un accordo internazionale, un accordo bilaterale che prevede il mantenimento di questo regime di autonomia speciale fino al 2047. E quindi riguarderebbe nella nostra discussione, almeno dovremmo affrontare nella nostra discussione, la responsabilità dei Paesi colonizzatori rispetto alle ex colonie, ed è una vicenda molto complessa che riguarda - oggi ne stiamo discutendo -Hong Kong, ma che riguarda anche altre realtà, altri Paesi.
E insieme c'è un'altra questione centrale, che riguarda il principio di autodeterminazione dei popoli: ovvero se i popoli hanno o meno legittimità a determinare le proprie forme di governo e anche l'appartenenza o meno ad uno Stato. È anche questa vicenda complessa, che non riguarda soltanto Hong Kong: nel caso cinese riguarda anche Macao, che gode di un regime simile, ma riguarda anche, in relazione a tutto il tema del post-colonialismo, diversi popoli che da quegli accordi sono usciti senza il diritto all'autodeterminazione e senza uno Stato.
Penso ai curdi, di cui abbiamo discusso più volte in quest'Aula, rispetto al ruolo determinante che hanno svolto e che continuano a svolgere oggi in Medio Oriente per riaffermare principi di civiltà, di laicità e di democrazia, in un luogo in cui questi principi non sono per niente ben visti. Penso al popolo Saharawi, un'altra grande vicenda post-coloniale: la Spagna lascia il Sahara occidentale che viene occupato dal Marocco, oggi c'è un popolo che non ha la possibilità, da più di 44 anni, nemmeno di accedere a uno strumento come il referendum per decidere quale forma di governo e quale forma di Paese darsi. Penso ai palestinesi, penso al popolo palestinese, a cui oggi, ancora oggi non viene attribuito il diritto ad avere uno Stato; e su questo anche il nostro Governo potrebbe fare di più, rispetto al riconoscimento dello Stato palestinese che più volte è stato auspicato da questo Parlamento.
Penso che la vicenda di Hong Kong ci interroghi anche sulla funzione storica del diritto internazionale, e in particolar modo del diritto internazionale dei popoli: su quanto oggi il diritto internazionale sia messo in discussione, in primo luogo dagli Stati, dai Governi di quegli Stati che hanno partecipato alla codificazione di quel diritto nel secondo dopoguerra. Penso ai Paesi occidentali, all'Europa, agli Stati Uniti d'America, che oggi nella gestione ordinaria della geopolitica, delle relazioni internazionali calpestano quotidianamente quel diritto, compreso il ruolo e la funzione delle Nazioni Unite.
Nel diritto internazionale dei popoli è codificato quello che oggi è al centro della nostra discussione, il grande tema dei diritti umani. Ecco, è questo il tema centrale nella vicenda di Hong Kong e non solo: il grande tema dei diritti umani, che riguarda in primo luogo cosa sta accadendo oggi ai diritti umani e che cosa consideriamo diritti umani.
Vede, Presidente, noi in questo contesto oggi discutiamo di Hong Kong, però su questo terreno bisognerebbe avere un po' di attenzione a non utilizzare i diritti umani dentro la strumentalità della battaglia politica. Io sono perché l'Italia faccia dei diritti umani una bandiera nella scelta delle proprie relazioni internazionali; e questa cosa vale oggi nel rivendicare, rispetto al Governo cinese, il rispetto dei diritti umani dei manifestanti di Hong Kong, esattamente come vale nella rivendicazione del rispetto dei diritti umani nelle nostre relazioni con Paesi come l'Arabia Saudita, dove siamo andati a giocare le partite e le competizioni più importanti del calcio non solo italiano, ma anche europeo; vale per quanto riguarda l'Egitto, vale per l'Eritrea, per il Sudan, vale per la Libia, per le relazioni che noi abbiamo in questo momento con Governi che sono complici e conniventi dei trafficanti di esseri umani, e quindi responsabili delle torture e della più grande violazione dei diritti umani sistemica che avviene sul pianeta dalla Seconda guerra mondiale ad oggi.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 13)
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Vale sempre la questione dei diritti umani, cari colleghi: non vale solo quando ci sono delle battaglie politiche da combattere strumentalmente dentro quest'Aula. Se uno è a favore del 5G, allora difende o aumenta… In particolar modo, questo lo dico rispetto a cose strumentali che ho visto nelle mozioni che sono state presentate dalle opposizioni, lo dico anche per suo tramite, Presidente, all'onorevole Lupi: c'è tutta una serie di questioni che poco hanno a che fare, e che invece hanno questa sottile linea rossa di strumentalità che non serve invece alla causa della difesa dei diritti umani.
E ci interroga anche su che cosa sta accadendo nel mondo, su dove ci sono delle sollevazioni popolari: perché quello che sta accadendo a Hong Kong è accaduto fino a qualche giorno fa in Cile e non mi pare che da parte di questo Parlamento ci sia stato un sollevamento per fare la stessa pressione nei confronti del Governo cileno rispetto all'uso sproporzionato della forza e ai casi di violenza e di violazione dei diritti umani registrati da parte delle Forze armate cilene (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva).
Ecco, penso che noi dovremmo avere un peso e una misura nella discussione che riguarda la difesa dei diritti umani e il ruolo che l'Italia oggi dovrebbe svolgere è quello di difendere sempre e comunque i diritti umani.
Riguardo alla Cina, non solo penso che bisogna rivendicare e ribadire, nella costruzione delle nostre relazioni internazionali, il fatto che noi chiediamo e pretendiamo che vengano rispettati i diritti umani fondamentali e la libertà di poter manifestare, ma penso che questo valga per Hong Kong come per la questione del Tibet. Allora, oggi, credo - e sono d'accordo in questo con l'onorevole Lupi - che si sia persa una grande occasione e si sia fatto un passo indietro rispetto alla discussione svolta in sede di Commissione esteri, dove invece, lontano probabilmente anche dai riflettori, dalla web-tv della Camera, in una discussione un po' più seria e più pacata, si è trovato il modo di arrivare ragionevolmente a una posizione condivisa e unitaria. Oggi, invece, quello che vedo qui è il tentativo di affermare e di piantare una bandierina su una discussione che invece dovrebbe vedere questo Parlamento unanime.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 13,05)
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Allora, Presidente, è per questo che dichiaro il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali alla mozione di maggioranza: perché mantiene questo equilibrio, perché dice con fermezza che noi chiediamo e pretendiamo il rispetto dei diritti umani, perché si mette nel solco di iniziative che sul campo internazionale e anche della nostra appartenenza all'Unione europea sono già in campo per chiedere anche indagini autonome e indipendenti su che cosa è accaduto oggi ad Hong Kong, e perché si prova a costruire un percorso positivo di transizione che agevoli un processo di transizione e una fuoriuscita politica dalla crisi che oggi sta vivendo Hong Kong, e questo è l'altro tema. Noi oggi qui siamo in un Parlamento e il nostro compito è anche quello di provare a immaginare qual è il ruolo che un Paese come l'Italia può svolgere nel tentativo di contribuire a una soluzione politico-diplomatica di quella crisi, non quella semplicemente di piantare una bandierina e di affermare una posizione di principio. Allora, dentro questo contesto, penso che noi abbiamo il dovere oggi di ribadire quelli che sono per noi principi e valori indiscutibili, di rivendicare anche la necessità che non ci siano ingerenze sconvenienti come quelle che ci sono state da parte dell'ambasciatore cinese rispetto all'autonomia delle istituzioni parlamentari e anche della politica del nostro Paese, e, al contempo, di cercare di essere un Paese che promuove il dialogo e la transizione verso processi di democrazia e di rispetto, di tolleranza dei diritti umani. Questo è un discorso che vale oggi per Hong Kong ma che vale sempre, che vale rispetto al ruolo e alla postura che il nostro Paese deve avere nello scenario internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE (IV). Signora Presidente, intervengo per dichiarare l'orientamento di voto del nostro gruppo, di Italia Viva, su una mozione che è stata già ampiamente illustrata anche in discussione generale e che aveva avuto una trattazione precedente all'interno della nostra Commissione esteri. Voglio partire da qui e non appaia un tratto meramente metodologico, perché ritengo, come i colleghi che mi hanno preceduto, Lupi e Palazzotto, sebbene da posizioni differenti, che l'intesa che è stata raggiunta all'interno della Commissione poteva tranquillamente rappresentare un punto di equilibrio che avrebbe potuto vedere l'intera Aula pronunciarsi con nettezza su quanto sta avvenendo ancora ad Hong Kong e sulle repressioni molto violente che ci sono state nel corso di questi mesi. Si tratta comunque di un'iniziativa sulla quale, devo dire, sono molto stupito che vi siano stati tentativi e anche manifestazioni di intestarsi una virgola, una sfumatura, per rappresentare per l'ennesima volta una divisione all'interno di questo Parlamento. Ciò anche perché la nostra mozione, la mozione di maggioranza, è il frutto di un contributo che viene anche dalle opposizioni. Nel lavoro che abbiamo realizzato all'interno della Commissione, i contributi dell'opposizione sono stati determinanti, anche per la redazione conclusiva del nostro testo, ed è per questo motivo che, anche per quanto mi riguarda, si tratta di un'occasione persa, rispetto alla quale il profilo di divisione, che si è palesato anche nell'espressione dei pareri da parte del Governo, rappresenta un elemento di debolezza proprio nei confronti di quell'interlocutore e di quegli interlocutori che noi vorremmo sollecitare attraverso un'iniziativa come quella offerta dalla mozione, che peraltro, non avendo il peso di un'iniziativa diplomatica diretta ma avendo l'autorevolezza dell'indirizzo del Parlamento nei confronti del Governo, evidentemente poteva essere più opportunamente utilizzata proprio per la larga convergenza che si era determinata.
Il secondo punto che vorrei sottolineare è quello di merito, legato al ritardo complessivo del nostro Paese rispetto a questa vicenda. Lo dico perché noi qui facciamo riferimento ad un atto parlamentare, del Parlamento europeo, approvato il 18 luglio, al quale ci vogliamo conformare. Ebbene, dal 18 luglio a gennaio ci sono sei mesi nei quali è successo di tutto e il silenzio e il ritardo, di cui mi assumo, ci assumiamo, quota parte in qualità di componenti di questo Parlamento, è certamente un dato ulteriore e una manifestazione ulteriore di debolezza rispetto a quelle che sono le esigenze che deve rappresentare un Paese sovrano come il nostro. Peraltro, abbiamo spesso detto che l'Unione europea e il Parlamento europeo sono più lenti nelle decisioni rispetto agli Stati nazionali, mentre in questo caso il nostro Parlamento nazionale arriva con enorme ritardo rispetto all'inizio delle proteste a seguito della legge sull'estradizione che era stata promulgata dalla governatrice Carrie Lam nel marzo dell'anno scorso. Siamo a quasi un anno dall'inizio della contesa e, ovviamente, siamo di fronte ad un aggravamento della situazione nonostante alcune iniziative della stessa Carrie Lam, che dovrebbe, a questo punto, secondo il nostro indirizzo, ritirare innanzitutto definitivamente il provvedimento legato alla possibilità di estradizione, che metterebbe in discussione il profilo che è stato assunto nel corso degli anni, cioè dell'unico Paese con due sistemi; una decisione assunta nel 1984, che poi nel 1997 ha trovato la sua piena definizione e che dovrebbe garantire una larga autonomia di Hong Kong per cinquant'anni, fino al 2047. Però, nel corso di questi anni si è determinata un'evoluzione, e all'interno di Hong Kong, e all'interno dei rapporti tra la Repubblica popolare cinese e Hong Kong. Vorrei ricordare qui che nel 1984 Hong Kong era una delle tigri asiatiche sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista del dinamismo che finanziariamente la metteva al vertice anche dei flussi economici e finanziari che c'erano in quell'area del mondo; la Repubblica popolare cinese aveva appena avviato il suo percorso di riforme, che l'avrebbe poi portata ai giorni nostri ad essere il più importante attore economico mondiale insieme agli Stati Uniti.
Quindi c'era un rapporto di forza diverso quando si stipulò quell'intesa tra Regno Unito e Repubblica popolare cinese, ed è anche a seguito di questa evoluzione che la preoccupazione di limitazione di democrazia che è stata espressa dai manifestanti, alcuni dei quali inopinatamente sono stati anche bloccati nel poter essere liberi di venire in Europa, e in particolare anche nel nostro Paese, a rappresentare il loro punto di vista rispetto alle manifestazioni che si stavano determinando, ha portato ad una situazione nella quale l'estremizzazione delle violenze e della repressione ha rappresentato un vulnus che dal nostro punto di vista non può essere sottaciuto. Per questo motivo noi nella mozione chiediamo con fermezza che vengano rispettati i diritti umani in quel Paese, anche perché abbiamo non solo una consolidata tradizione, come Italia, di mantenimento e di un alto profilo di garanzia dei diritti umani - lo abbiamo fatto in tutte le sedi, in particolare nelle sedi multilaterali -, ma perché questo deve diventare l'elemento sempre più pregnante di una politica estera italiana che sappia confrontarsi con quegli accadimenti che in giro per il mondo caratterizzano anche il deperimento del tessuto democratico.
Noi abbiamo il dovere di dialogare anche con la Cina, ovviamente, che è un nostro partner economico, ma non solo per una questione di astratta sovranità, ma per il rispetto della nostra Costituzione, dei nostri principi fondativi e della nostra adesione ad una comunità internazionale che si basa sulla Dichiarazione fondamentale dei diritti dell'uomo. Abbiamo il dovere, come Parlamento, di richiamare i nostri interlocutori a quello che è il nostro quadro di riferimento e principio di costruzione delle relazioni internazionali. Per questo motivo ritengo che dovremmo fare una discussione più approfondita su quanto avviene nel resto del mondo per evitare di adottare… non sono un ingenuo, non penso che la politica estera possa essere fatta solamente in punta di diritto; deve essere, ovviamente, un complesso di iniziative che guardano all'interesse nazionale, agli interessi economici, ma che si impasti definitivamente - vado verso le conclusioni - con il tema dei diritti umani.
Joshua Wong doveva venire qui a poter parlare, e come lui devono essere liberati coloro i quali sono stati imprigionati per motivi politici. Noi abbiamo tutto l'interesse a favorire un dialogo che consenta anche che il nostro ruolo nei confronti della Cina faccia sbloccare determinate rigidità, e l'autocritica che è stata fatta rispetto ai pronunciamenti della stessa ambasciata cinese la leggiamo positivamente, ma vorrei dire una cosa molto chiara: noi - e ho concluso, grazie, Presidente - non arretreremo mai né in Cina né in Iran né in Cile né in Tunisia né in Algeria né ovunque la forza del popolo che chiede democrazia e fa sentire la sua voce possa essere considerata dal potere uno strumento semplicemente di provocazione e da tacitare. Noi da questa parte del mondo e da questo Parlamento non staremo zitti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Non nascondo che, di fronte ad un tema che avrebbe dovuto coinvolgere maggioranza e minoranza, un tema trasversale, quello della libertà dei cittadini della regione autonoma di Hong Kong, quello della libertà di giovani manifestanti che vengono schiacciati con brutalità da Carrie Lam, sgherra di Xi Jinping in quel della regione autonoma di Hong Kong, ci saremmo aspettati un atteggiamento completamente diverso da questo Governo, che ha dato parere favorevole alla mozione di maggioranza e contrario a tutte le altre mozioni.
Ho ascoltato gli intervento dell'onorevole Palazzotto e dell'onorevole Migliore, ma pare che si dolgano di quello di cui si deve dolere la minoranza: per quale motivo questo Governo non è stato in grado di accogliere con parere favorevole anche le mozioni della minoranza? Allora, o questo Governo o questa maggioranza, voi, giocate una partita domestica sulla pelle dei manifestanti di Hong Kong e sacrificate adesso sull'altare di essa i diritti fondamentali dell'uomo, che sono peraltro libertà di opinione, libertà di manifestazione del pensiero, libertà di espressione del pensiero, libertà di manifestazione, libertà religiosa in un'area del mondo dove, se sei un certo tipo di religioso, vieni internato e ti espiantano gli organi, perché questo è quello che fa il Governo cinese con cui noi trattiamo, oppure dobbiamo ritenere che questo Governo abbia intravisto nelle mozioni della minoranza qualche cosa che effettivamente non poteva trovare l'approvazione di questo Governo.
E allora ve lo dico cos'è che c'è di differente, complessivamente, nelle mozioni delle minoranze. Noi di Fratelli d'Italia, unitamente alle altre minoranze, chiediamo che la Cina riconosca senza se e senza ma, espressamente, ai sensi della dichiarazione sino-britannica del 1984 e degli accordi del 1997, l'autonomia di Hong Kong (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo non c'è nella mozione di maggioranza. Noi chiediamo che venga sollevata in ogni incontro bilaterale e politico la questione dei diritti umani, perché noi non ci stiamo a far parte di una nazione che tratta delle merci - la vediamo in maniera diversa anche su quello da voi - che ritiene la Cina un interlocutore privilegiato in campo economico, ma si dimentica che è il Paese dove vengono calpestati tutti i diritti umani e dove, se uno prega un Dio che non piace a Xi Jinping, quell'uno prima viene internato, poi gli vengono espiantati gli organi e venduti sul mercato illegale e poi la moglie, nel programma di ricostruzione di unità nazionale cinese, viene stuprata dagli sgherri Han della popolazione cinese.
Ancora, abbiamo chiesto nelle nostre mozioni, peraltro come ha timidamente chiesto l'Europa, che non mi pare un gigante di geopolitica assertivo, di fare molta attenzione sull'esportazione di qualsivoglia tecnologia che possa essere usata dalla Cina, in particolar modo e segnatamente ad Hong Kong, per calpestare i diritti umani, per conculcare i diritti di riunione, i diritti di manifestazione del pensiero. E ancora, chiedevamo che vi fosse una condanna di quell'ambasciatore cinese in Italia che si è permesso di minacciare dei deputati e dei senatori italiani per il solo fatto che hanno voluto parlare con Joshua Wong (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che è un dissidente di Hong Kong. Ma non è tanto quello che c'è nelle nostre mozioni che riteniamo abbia fatto la differenza rispetto a questa maggioranza. Ciò che voi non potete dire è che il punto di equilibrio, il punto di caduta per tenere insieme questa abborracciata maggioranza, che soprattutto sulla politica estera è divisa e lacerata da profonde divisioni che neanche quelle di Haftar e al-Sarraj possono equipararsi, è quello che c'è nella vostra mozione, perché nella mozione di maggioranza - sulla quale probabilmente la minoranza, nel titanico tentativo di dimostrare che questo Paese è unito sui diritti fondamentali e sulla politica estera, ecco, forse avrebbe potuto soprassedere, ma ora che voi avete voluto degli elementi di distinzione, ve li ricordiamo -, quello che c'è nella vostra mozione di maggioranza è ciò che più scandalizza, perché c'è lo storytelling di Xi Jinping, sembra scritta dalla manina di Xi Jinping. Raccontate come i manifestanti siano sostanzialmente dei pericolosi eversori, che hanno determinato la chiusura di uffici governativi con episodi di violenza; e ancora, che non sono disposti al dialogo e giungono ad assaltare la sede del Consiglio legislativo.
Orbene, può anche essere vero; è però strano che questo sia esattamente lo storytelling di Xi Jinping, che ha consentito a Xi Jinping di trovare la scusa per ammassare l'esercito ai confini di Hong Kong in maniera inquietante e minatoria, che ha consentito a Xi Jinping di dire in un esempio mirabile di dialogo: chiunque tenti di dividere la Cina finirà con corpi schiacciati e ossa frantumate. Ebbene, nella vostra mozione di maggioranza condividete quello storytelling che giunge e che consente a Xi Jinping di giungere a dire che schiaccerà le ossa e frantumerà le ossa ai manifestanti per la libertà ad Hong Kong. Allora di fronte al tema della libertà, credo che non ci possano essere cedimenti. Sappiamo che questo Governo in politica estera punta molto sul rapporto con la Cina. Noi riteniamo che sia un errore fatale. Noi riteniamo che la Via della Seta sia lo strumento finale di penetrazione industriale e commerciale della Cina. Noi riteniamo che Trieste nella vostra visione diventerà il cavallo di Troia per la penetrazione finale delle merci cinesi in Occidente. Noi riteniamo che sia un errore fatale immaginare che con un più 0,7 di export voi fate saccheggiare il mercato interno italiano e che, quando sarà saccheggiato il mercato interno italiano, sarà deindustrializzata l'Italia, di quello 0,7 per cento in più di export ci faremo ben poco. Ma queste sono divisioni economiche. Noi oggi abbiamo la prova che purtroppo voi in virtù di quella sciagurata e infondata idea per cui il rapporto commerciale con la Cina è un rapporto, come dire, che porterà valore aggiunto all'Italia, voi stiate cedendo e tenendo il piede in due scarpe su diritti fondamentali. Noi siamo qua a raccontarvi che avremmo voluto che da quello che è accaduto a Hong Kong, dove 4.000 persone sono state arrestate, dove hanno sparato ai manifestanti, dove la gente viene incarcerata senza neanche il capo d'accusa, dove Carrie Lam definisce, con una ortodossia comunista straordinaria, nemici del popolo chiunque la pensi diversamente da lei, sebbene alle elezioni distrettuali del 24 novembre il popolo si sia incaricato di dire come sempre che i comunisti parlano di popolo ma il popolo sta da un'altra parte, perché hanno votato i democratici dicendo chiaramente che vogliono difendere l'autonomia, la libertà e l'indipendenza di Hong Kong. Ebbene noi pensavamo che oggi avremmo potuto costruire, come dire, una grande alleanza democratica che avesse costretto Pechino a stare sul mercato della libertà di pensiero, sul mercato della libertà di opinione, sul mercato della libertà di religione prima ancora che sul mercato della libertà e della libera circolazione delle merci. Noi riteniamo che quello sia il passaggio da fare o adesso o mai più. Voi, in virtù del libero mercato, della libera circolazione delle merci con Pechino, nel vano tentativo di avere dei risultati di scarto nel commercio internazionale con Pechino, avete oggi ancora una volta ceduto rispetto a diritti che sono consentanei ai popoli europei e che sono, come dire, l'ossatura della Costituzione del popolo italiano: sono i diritti di libertà di opinione, di pensiero e di religione. Oggi voi avete detto: intanto sia assicurata la libertà delle merci e, secondariamente, i nostri principi di libertà, di democrazia, di libertà di opinione, di pensiero e di religione non ostacolino i nostri velleitari tentativi di essere interlocutori privilegiati nel commercio internazionale con la Cina. La Cina ad Hong Kong si manifesta brutalmente; utilizza un potere che è quello dei mitra. Con voi ha utilizzato il potere della Via della Seta.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). In ogni caso ad Hong Kong - termino e la ringrazio, Presidente - non ha ancora soffocato l'afflato di libertà dei giovani manifestanti, in Italia, senza usare il mitra ma semplicemente usando la Via della Seta evidentemente vi ha messo una museruola e vi ha spiegato che prima ci deve essere il libero scambio commerciale e dopo potete trattare forse qualche scampolo di libertà. Per noi di Fratelli d'Italia è esattamente il contrario perché su certi temi non c'è relativismo che tenga (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Mi sia consentita una premessa prima di affrontare il tema specifico di Hong Kong perché questa nostra discussione oggi si svolge mentre intorno a noi sono in atto due importanti crisi internazionali, lo sappiamo, quella libica e quella naturalmente che riguarda l'Iran e gli Stati Uniti. Sono due crisi che interrogano anche la sostanza e l'efficacia della politica estera italiana. Alcuni forse si domanderanno ma cosa c'entra lo svolgersi di queste due crisi con la discussione che stiamo facendo su Hong Kong e i diritti umani; cosa c'entra il tema dei diritti umani a Hong Kong con l'efficacia e l'autorevolezza della nostra politica estera? C'è un legame tra le due cose anche perché il tema dell'autorevolezza della nostra politica estera - dobbiamo dirlo con grande franchezza e serietà - esiste da molti anni. È un tema che la politica italiana si deve porre in maniera - lo sottolineo - seria e rigorosa, senza le facilonerie che abbiamo ascoltato in questi ultimi giorni - Presidente, mi sia permessa questa notazione - facilonerie inaccettabili rispetto a un tema così serio appunto quella dell'autorevolezza della nostra politica estera, particolarmente inaccettabili quando provengono, Presidente, da un partito come la Lega che durante il suo mandato di Governo ha condannato il nostro Paese ad una condizione di isolamento in Europa, nel Mediterraneo e nella comunità internazionale che non si era mai vista e che stiamo ancora pagando. Tale condizione di isolamento - guardiamo alla Libia - si è costruita anche con l'abbandono dello scenario internazionale libico per quindici lunghi mesi inseguendo le fantasie di crisi migratorie che, in realtà, non c'erano. Ma, tornando a Hong Kong, tornando alla sostanza del tema di cui stiamo discutendo quest'oggi, dobbiamo ribadire che il tema dei diritti umani è uno dei terreni sui quali si misura concretamente la rilevanza della politica estera dei grandi Paesi appunto della comunità internazionale, perché sappiamo che il tema dei diritti umani è il tema sul quale si sta combattendo una partita internazionale pari, analoga a quella che si combatte in campo economico, in campo geopolitico, nel campo della sicurezza ed è su questo tema, sul campo dei diritti umani, che l'Italia può incidere, può recuperare un'autorevolezza che certamente è stata messa in crisi da ragioni strutturali che precedono anche questo nostro Parlamento. Una nazione quindi può essere più o meno autorevole anche in base alla forza che è in grado di esercitare sui suoi partner, sui suoi interlocutori in direzione di un maggiore rispetto dei diritti umani. Per tutte queste ragioni è importante oggi discutere del tema dei diritti umani ad Hong Kong e, mentre lo facciamo, è importante ricordare che la nostra Repubblica ha iscritto nel proprio codice genetico l'attenzione ai diritti umani. Naturalmente ricordo l'articolo 2 della nostra Costituzione laddove si scrive che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo; così come da ultimo voglio ricordare le parole usate dal Presidente della Repubblica Mattarella poco più di un anno fa quando, in occasione del settantesimo anniversario della firma della Dichiarazione universale diritti dell'uomo, il Presidente Mattarella ebbe a dire che l'Italia continuerà ad impegnarsi per la difesa dei diritti umani perché la promozione dei diritti umani nel mondo costituisce non solo un imperativo etico e morale - sto ancora citando Mattarella - ma è uno strumento necessario per prevenire i conflitti, costruire società stabili e inclusive e quindi promuovere in modo sostenibile la pace, la sicurezza e lo sviluppo. Per tutte queste ragioni, di fronte alla palese e drammatica violazione dei diritti umani che si è prodotta a Hong Kong, la cosa giusta da fare è prendere una posizione netta come stiamo facendo quest'oggi, come fa la mozione che noi sosteniamo e abbiamo condiviso con alcuni gruppi parlamentari di questo Parlamento. Tra l'altro e apro una parentesi il nostro Parlamento è uno dei pochi Parlamenti nazionali europei che sta assumendo una posizione netta a proposito della massiccia violazione dei diritti umani ad Hong Kong ed è un tratto questo di cui io credo possiamo andare legittimamente orgogliosi. I fatti accaduti a Hong Kong sono noti, non è il caso qui di ricordarli nel dettaglio, salvo ricordare invece alcuni aspetti più macroscopici. Ricordo i 7.000 arresti avvenuti in soli pochi mesi, arresti di persone che si erano rese responsabili solo di manifestare pacificamente, per la grande parte giovani. Ricordo le decine di suicidi tra gli studenti di Hong Kong, suicidi sui quali è calata una coltre oscura e i cui dettagli devono essere accertati. Ricordo le 16 mila esplosioni di gas lacrimogeno, le 10 mila pallottole di plastica sparate, le cariche infinite e violente della polizia contro giovani che manifestavano per l'appunto pacificamente.
La reazione delle autorità cinesi - chiamiamole così - ad Hong Kong è una reazione inaccettabile ma purtroppo del tutto coerente con il carattere repressivo e poliziesco del regime cinese; un regime, ricordiamolo, che è stato capace, tra l'altro, in questi anni di deportare, ad esempio, circa un milione di musulmani uiguri della regione dello Xinjiang in campi di rieducazione (questo è accaduto). È una reazione, quella messa in atto dal regime cinese a Hong Kong, che ha voluto colpire al cuore non solo gli accordi internazionali relativi all'autonomia di Hong Kong ma ha voluto colpire al cuore l'autonomia giudiziaria di quel territorio, autonomia giudiziaria che è uno dei tratti fondamentali e qualificanti di quel territorio e che è alla radice anche del profilo civile, culturale e anche economico del territorio di Hong Kong. La conferma della spietatezza della repressione cinese viene anche da un altro aspetto, ovvero dall'assenza finora di un'indagine seria e indipendente da parte delle autorità sugli eccessi che sono stati commessi nella repressione poliziesca. Non c'è stata nessuna indagine in tutti questi mesi, nonostante la richiesta di un'indagine autorevole sia avvenuta da quasi tutti gli organismi internazionali che si occupano di diritti umani e da ultimo voglio citare, perché è di pochi giorni fa, la richiesta di Human Rights Watch che, appunto, in questi giorni ha scritto a Carrie Lam chiedendo di avviare un'indagine imparziale, indipendente ed efficace. L'assenza di indagini sulla repressione, sugli eccessi della repressione, l'assenza di questa indagine conferma che a Hong Kong è in atto il tentativo di schiacciare una protesta legittima e pacifica con l'obiettivo di neutralizzare quella che Pechino percepisce come una minaccia all'autocrazia cinese. Ecco, a proposito della Cina io voglio ribadire un aspetto fondamentale. Noi del Partito Democratico coltiviamo grandissimo rispetto verso la Cina, per la sua storia, per la sua cultura, per il suo protagonismo economico e anche, mi sia consentito dirlo, per il legittimo tentativo di accrescere l'influenza cinese nel mondo. È un tentativo legittimo, ci mancherebbe altro, che fanno tutti - e lo facciamo anche noi - ma l'autorevolezza di una grande potenza, com'è certamente la potenza cinese, deriva anche dal rispetto o dal non rispetto dei trattati internazionali che si sono firmati e in questo caso parliamo di un trattato che è stato firmato relativamente all'autonomia di Hong Kong così come parliamo del rispetto, anzi del mancato rispetto, da parte della Cina dei trattati internazionali che pure sono stati firmati dalla Cina relativamente al rispetto dei diritti umani. La Cina ha firmato trattati di questo tipo e li sta violando metodicamente così come ha fatto da ultimo a Hong Kong.
Ecco, la nostra mozione si limita, tra virgolette, a chiedere alla Cina di rispettare quei patti, così come chiede, sulla scorta di quanto ha chiesto il Parlamento europeo, di promuovere un'indagine imparziale sulla repressione poliziesca e di liberare tutti coloro che sono stati arrestati nel corso di quella repressione. Ecco, io voglio dire all'opposizione, ai partiti di opposizione attraverso il suo tramite Presidente, che la mozione che noi presentiamo non è molto diversa da quella che abbiamo approvato all'unanimità in Commissione affari esteri, in un atto, io credo, che debba essere salutato come un atto estremamente positivo. Allora, non si capisce perché in Commissione affari esteri abbiamo approvato all'unanimità una risoluzione di quel tipo e oggi l'opposizione non ritenga di sottoscrivere una mozione che riprende quella votata, per l'appunto, all'unanimità. Io, quindi, uso questa occasione per rivolgere un appello a tutti i partiti di opposizione affinché sostengano la mozione dei partiti di maggioranza. Ribadisco da questo punto di vista, come hanno fatto altri colleghi, che è un pieno diritto di questo Parlamento chiedere alla Cina di rispettare i trattati internazionali e di rispettare i diritti umani a Hong Kong ed è assolutamente inaccettabile che Pechino abbia ritenuto un'indebita intrusione nei suoi affari interni l'interesse di questo Parlamento o di singoli parlamentari di questa Repubblica di trattare il tema dei diritti umani a Hong Kong. Ogni singolo parlamentare della Repubblica italiana è libero di parlare con chi vuole e di cosa vuole e non può essere certamente Pechino a decidere l'agenda del Parlamento italiano o l'agenda dei singoli parlamentari italiani, come ha fatto l'ambasciatore cinese nello scorso mese di dicembre in quello che noi riteniamo un gravissimo passo falso che ci auguriamo non debba più avere a ripetersi. D'altra parte - e finisco, Presidente - nessuna diversità culturale, tra virgolette, può giustificare le massicce violazioni dei diritti umani a cui tutto il mondo ha assistito a Hong Kong. I diritti umani hanno valenza globale e il loro rispetto è richiesto ad ogni civiltà e regime politico della comunità internazionale. Per questo questa mozione ribadisce la richiesta a Pechino di rispettare i diritti umani, perché il rispetto dei diritti umani non può essere una petizione di principio ma si traduce concretamente nell'esercitare pressioni su Paesi alleati o non alleati affinché migliorino il rispetto dei diritti umani. Per questo il PD voterà naturalmente a sostegno di questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, consentitemi una premessa che non è fuori tema. In queste giornate la politica internazionale è motivo di grandi preoccupazioni anche in aree geografiche molto più vicine a noi rispetto alla Cina. Da parte nostra vi sarà sempre senso di responsabilità nell'affrontare questi argomenti perché sappiamo che è in gioco l'interesse nazionale che viene prima di qualunque dialettica maggioranza-opposizione. Non possiamo, però, non registrare, proprio per senso di responsabilità, l'improvvisazione, le contraddizioni e la sostanziale assenza dell'Italia in contesti strategici che ci riguardano direttamente come la Libia e il Vicino Oriente. Il madornale pasticcio diplomatico di ieri, il fallimento del doppio invito ai due leader libici, Haftar e al-Sarrāj, è l'emblema del fallimento di questa politica estera dilettantesca. Sembrerebbe una pochade, una commedia degli equivoci se non si mettesse in ridicolo la dignità della nazione e in pericolo la sicurezza e gli interessi dell'Italia.
Ho fatto questa premessa, che non è fuori tema, per arrivare a dire che nel rapporto con la Cina questo Governo e la maggioranza che lo sostiene dimostrano le stesse contraddizioni, la stessa confusione e lo stesso tentativo di conciliare visioni e interessi differenti e contraddittori, gli stessi che caratterizzano gli altri aspetti della nostra politica estera. Siamo molto preoccupati di questo perché il rapporto con la Cina sarà sempre più, nel bene e nel male, uno dei nodi fondamentali della nostra politica internazionale e non solo della politica dell'Italia ma dell'Europa e dell'intero Occidente. Questo richiede scelte lungimiranti e consapevoli, scelte che devono tenere conto, come è giusto e logico, degli interessi delle aziende italiane che sono partner economici della Cina, ma soprattutto devono tenere conto della sfida globale lanciata al mondo dalla Cina comunista (uso questo termine senza imbarazzo perché lo usano loro stessi per primi). Mi spiace dirlo, ma in Italia solo una persona ha colto - e va denunciando da tempo - la gravità storica di questa sfida: questa persona si chiama Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È una sfida, quella cinese, che deve vederci impegnati a lavorare con l'Occidente e con l'Europa, un'Europa finalmente capace di darsi una politica estera e di difesa comune. Il nostro obiettivo naturalmente non è quello di creare nuovi conflitti ma, al contrario, di raggiungere accordi equilibrati. Nella storia i conflitti nascono sempre dalle situazioni di disequilibrio di forze, di valori, di motivazioni. Quello che viene da Pechino è solo apparentemente una sfida economica. La “via della seta” è solo apparentemente un progetto commerciale. La Cina è un modello totalitario basato su un anomalo capitalismo di Stato che utilizza il mercato all'esterno per un disegno imperialistico. È un modello all'interno del quale non esistono le libertà economiche, come non esistono neppure le libertà civili e le libertà religiose. Le notizie sulle violazioni dei diritti umani, per esempio i diritti dei cristiani cinesi e delle altre minoranze religiose, sono quotidiane, drammatiche e inascoltate. La vicenda di Hong Kong si può comprendere solo se la si inquadra in questo scenario complessivo. I ragazzi di Hong Kong protestano non più contro una legge sull'estradizione, ma contro il rischio di essere ricondotti a forza a un modello di società totalitaria che non vogliono e non possono accettare, a maggior ragione dopo aver conosciuto il modello della democrazia anglosassone. Non si tratta, ovviamente, di mettere in discussione la logica sovranità cinese su Hong Kong e neppure di interferire negli affari interni di un altro Stato. Questo, fermo restando che il principio di non interferenza trova il suo limite proprio nell'universalità dei diritti umani, sancita anche dalle convenzioni internazionali alle quali l'Italia aderisce.
Si tratta, in questo caso, di un accordo internazionalmente garantito, l'accordo sino-britannico del 1984, che garantisce, fino al 2047, il sistema politico ed economico di Hong Kong, pur nell'ambito della sovranità cinese. Ogni tentativo di mettere in discussione questo assetto, che è esattamente quello che i ragazzi di Hong Kong paventano, è una violazione non soltanto dei diritti umani, ma di accordi internazionali che il Governo cinese si è impegnato ad onorare.
Noi vogliamo costruire un futuro di amicizia con la Cina, un grande Paese che rispettiamo profondamente per la sua storia, per la sua cultura millenaria, per la sua capacità economica, tecnologica e produttiva, ma questo è possibile solo a patto che alla Cina sia chiaro che vi sono dei principi sui quali non siamo disposti a transigere. Non vi sono scambi commerciali, non vi sono investimenti, non vi sono interessi economici che valgano il prezzo della libertà.
Per questo noi avremmo preferito che l'Aula di Montecitorio, come è avvenuto in Commissione esteri e come diversi colleghi hanno invocato, potesse dare una risposta unitaria, rispettosa, ma forte al Governo cinese, una risposta con la quale respingere anche il linguaggio intimidatorio del quale sono stati vittime alcuni parlamentari della Repubblica.
Questo non è possibile non per responsabilità nostra; non è possibile perché, come su tanti altri argomenti, questa maggioranza è divisa e imbarazzata al punto di aver dovuto elaborare un documento reticente, nel quale il giudizio sulle responsabilità non è chiaro, nel quale si tenta un'impossibile equidistanza fra vittime e potenziali oppressori.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 13,45)
ANDREA ORSINI (FI). L'uso della violenza è sempre da condannare, ovviamente. Ma ad Hong Kong, nella quasi totalità dei casi, la violenza è stata usata dalle forze dell'ordine contro cittadini che difendono le proprie libertà. Non c'è equidistanza possibile per noi. Se volessimo fare polemica politica ci domanderemmo anche se il PD non si senta a disagio, per non scontentare una parte dei 5 Stelle - e sottolineo una parte, non tutti - nel dover approvare un documento tanto reticente.
L'ottimo intervento di ieri di un collega del Partito Democratico, un collega che, del resto, stimo profondamente, come l'onorevole Fassino, dimostra sensibilità non diverse dalle nostre. Questo sul piano delle parole, ma, poi, i fatti sono l'obbligo politico per il PD di inseguire le ambiguità dei 5 Stelle anche nei confronti della Cina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
È un peccato, perché la politica estera è quella su cui si misurano le grandi scelte e i valori di riferimento: non può essere fatta per slogan e per semplificazioni, ma non può neppure ridursi a mero tatticismo parlamentare. Non si possono mai perdere di vista i fondamentali, le grandi direttrici politiche, culturali, sistemiche, alle quali un Paese dell'Occidente democratico deve saper fare riferimento. Quelle grandi scelte alle quali - lo rivendico con orgoglio - solo i Governi Berlusconi hanno saputo tenere ancorata l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); lo hanno fatto coniugando in modo attivo la difesa degli interessi nazionali e la solidarietà atlantica ed europea. Purtroppo, la storia di questi anni si è incaricata di confermare in modo drammatico in Libia, in Medio Oriente, in Estremo Oriente, la lungimiranza di quella nostra politica estera.
Per queste ragioni, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, pur nel ribadire la nostra considerazione per il Viceministro Del Re, che ieri è venuta a dirci, come è sua abitudine, cose molto ragionevoli, Forza Italia non voterà la mozione di maggioranza; voterà, invece, per la mozione firmata dalla presidente Gelmini, dal presidente Lupi, dall'onorevole Valentini e da me, oltre che da diversi altri colleghi di Forza Italia e, inoltre, le mozioni presentate dai colleghi della Lega Nord e di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Attendevo questo momento, perché l'onorevole Migliore ha ricordato che l'Italia interviene con grande ritardo su questo tema: siamo d'accordissimo, purtroppo non per volontà della Lega che, già il 2 ottobre scorso, aveva depositato questa mozione. Solo grazie alla Lega oggi si può parlare di questo tema, la Lega che ha insistito con forza, grazie al nostro presidente di gruppo Riccardo Molinari, perché fosse calendarizzato. Un tema scomodo per la maggioranza, scomodo perché mette in luce le divisioni interne a quella che non è nemmeno una maggioranza di un Governo che non è mai partito; un Governo che non è mai partito perché una parte del Governo non risponde agli italiani, ma risponde all'ambasciatore cinese a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Noi qui vogliamo portare il nostro credo profondo, il credo di una generazione che è cresciuta e siede tra questi banchi lottando per l'autonomia della propria terra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e non può non sentire l'urlo di dolore che viene dai fratelli, dai giovani che, ad Hong Kong, cercano di difendere in modo pacifico l'autonomia dei propri territori messa in difficoltà, erosa ogni giorno in quella che è una lenta assimilazione, che è una forzata integrazione. Noi stiamo con i giovani di Hong Kong, noi stiamo con i giovani uiguri, kazaki, kirghisi, che, nello Xinjiang, passano mesi, anni, nei campi di ri-educazione. Questa è la realtà nella Cina di oggi: laogai, campi di concentramento, detenzioni di massa, violazione costante dei diritti umani, dal Tibet ad Hong Kong, fino allo Xinjiang, con le mire espansionistiche verso Taiwan. Anche con i giovani di Taiwan noi ci schieriamo perché possano avere un futuro di libertà e di democrazia e non vivere sotto il rullo compressore del Partito comunista cinese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
In quelle terre, oggi, c'è chi vive in un incubo, un incubo così ben descritto da Aleksandr Solženicyn in Arcipelago Gulag, un incubo che ritroviamo ancora già preconizzato, oggi purtroppo realtà, in 1984 di George Orwell. Noi l'unico 1984 che ci auguriamo per i giovani di Hong Kong è, invece, quel 1984, 19 dicembre, quando a Pechino si firmò la Dichiarazione congiunta sino-britannica, che doveva proteggere e difendere l'autonomia di Hong Kong (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quella Dichiarazione che oggi il Governo cinese non riconosce più. Una Dichiarazione che prevedeva che, dall'anno dell'handover, il 1997, per cinquant'anni, fino al 2047, Hong Kong potesse ancora godere della libertà democratica della quale, fino ad allora, aveva potuto godere.
Così non è ed oggi vediamo che quelle telecamere, quei teleschermi di orwelliana memoria si affacciano nelle strade di Hong Kong, nelle piazze di Hong Kong, nello Xinjiang: tutto è controllato dal partito, dal monopartito, ogni libertà è soppressa, ma sui blog del MoVimento 5 Stelle si scrive che, invece, nello Xinjiang, regione autonoma della Cina nord-occidentale, tutto va bene, c'è pluralismo e c'è libertà.
Noi contro questa vergogna ci scagliamo con forza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi stiamo con il Congresso degli Stati Uniti, che tanto si è speso a favore di Hong Kong, Congresso degli Stati Uniti che ha votato ben due atti a difesa dei diritti inalienabili dell'uomo: ha votato l'atto a difesa della democrazia e i diritti umani di Hong Kong e ha altresì votato l'Human Rights Policy Act sugli uiguri; ma ha anche votato il Protect Act, chiedendo di non esportare più quelli che possono diventare mezzi di coercizione dei giovani di Hong Kong, di una popolazione libera che, il 25 novembre, ha votato per le elezioni distrettuali, ha votato per la democrazia. Noi faremo di tutto perché quello non sia stato l'ultimo voto democratico espresso ad Hong Kong (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), però chiediamo alla maggioranza di avere coraggio, di trovare una politica estera, di trovare una posizione per l'Italia nel mondo.
Ci rendiamo conto che è difficile, che è impossibile, che probabilmente ciò sarà compito, per fortuna, del prossimo Governo. Però, dalla Libia all'Iran, noi non ci siamo, arretriamo, scompariamo nelle sabbie del deserto, scompariamo perché non sappiamo scegliere, non sappiamo prendere una posizione, continuiamo con una assurda politica dei due forni.
La Lega, invece, sta con il Presidente Trump, il Presidente Trump che ha firmato, il 27 novembre scorso, quegli atti a difesa di Hong Kong, ne ha avuto il coraggio. Serve il coraggio di scelte chiare, decise; non più di nicchiare, traccheggiare, non prendere decisioni e rimandare, come fatto nella mozione di maggioranza, a quell'Europa che non sa decidere. Tutto si rimanda - nella mozione di maggioranza presentata in quest'Aula –, senza alcuna vergogna, all'Europa, che purtroppo, però, lo rendiamo noto, non ha una politica estera e non ha neanche un peso necessario a far valere la difesa di chi protesta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), la difesa della libertà individuale. Questo è in gioco oggi, e noi oggi esprimeremo con forza, con tutte le nostre forze, un voto favorevole su questo nostro testo e sui testi dell'opposizione, perché sono testi che non sono stati dettati dall'ambasciata cinese a Roma e noi siamo ancora sufficientemente liberi per poter scrivere da soli quello che pensiamo e difendere la nostra libertà, perché un partito della maggioranza non è ancora riuscito a rendere l'Italia colonia cinese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.
IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Sono trascorsi oltre sei mesi dall'inizio delle proteste antigovernative che hanno messo a ferro e fuoco Hong Kong. Gli scontri hanno avuto un costo esorbitante per la regione, costi che non contano solo, in milioni di dollari, per i danni materiali, ma anche e soprattutto relativamente alla stabilità della regione e della sua popolazione. Quanto è successo e continua a succedere ad Hong Kong non è facile da analizzare. La regione, ex colonia britannica, si trova da un lato tutelata dall'intesa sino-britannica, che con il passaggio dal Regno Unito alla Cina ha garantito che fosse tutelato il principio di un Paese-due sistemi, ideato principalmente per garantire il mantenimento dell'economia di mercato e di un'autonomia amministrativa nel territorio di Hong Kong fino ad almeno il 2047. Per 156 anni, l'isola cinese di Hong Kong è stata una colonia dell'Impero britannico, fino alla stipulazione di un suddetto Trattato, per cui la ex colonia avrebbe goduto di un alto grado di autonomia fino almeno al 2047. Agli inizi del 2019, giacché la magistratura non poteva esercitare alcuna giurisdizione sul caso di Chan Tong-kai, residente di Hong Kong, accusato di aver ucciso la fidanzata incinta a Taiwan prima di tornare ad Hong Kong, le autorità della regione amministrativa speciale hanno avanzato una proposta intesa a regolare l'estradizione da e verso la terraferma cinese, Macao e Taiwan. Le motivazioni profonde che hanno innescato queste manifestazioni, partecipate da migliaia di migliaia di cittadini, però, sono molteplici e non riferibili alla sola questione sopracitata; ragion per cui un'interpretazione univoca non porterebbe ad altro, se non ad impedirci di vedere il problema nella sua complessità. Sappiamo che la proposta di modificare la legge sull'estradizione verso Paesi terzi è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso probabilmente già colmo. È, infatti, doveroso sottolineare come Hong Kong ancora risenta del sistema economico produttivo dell'epoca coloniale, conservato anche in virtù dell'Intesa sino-britannica, che garantisce l'autonomia del sistema economico presente nell'ex dominio del Regno Unito.
La palpabile incertezza sulla sostenibilità del futuro degli abitanti di Hong Kong ce la descrivono: l'enorme divario tra ricchi e poveri, uno dei più ampi al mondo, l'elevata durata della giornata di lavoro in proporzione allo stipendio percepito e la presenza di affitti altissimi, che porta tante persone, tra cui molti giovani, a scegliere soluzioni abitative anguste e inadeguate per far fronte agli aumenti sproporzionati degli ultimi dieci anni, ai quali gli stipendi non sono stati adeguati.
PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi, colleghi! Prego.
IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie. Queste sperequazioni economiche e sociali hanno contribuito ad esacerbare gli animi e far esplodere i cittadini in fiumi umani che hanno invaso le strade di Hong Kong. Ecco perché, quindi, le proteste contro l'emendamento alla legge sull'estradizione, già ritirato, altro non rappresentano che un ulteriore elemento di preoccupazione per i rapporti tra Hong Kong e il Governo centrale di Pechino.
La complessità di un fenomeno di questa portata si colloca, oltretutto, in una fase storica nella quale stiamo assistendo ad importanti cambiamenti caratterizzati dalle proteste di milioni di persone che vanno dall'America all'Asia, seppure ognuna con le proprie peculiarità e al cospetto delle quali non possiamo rimanere inermi, sia umanamente, ma soprattutto nella veste di comunità internazionale, perché è proprio in queste situazioni che possono verificarsi le più gravi violazioni dei diritti umani e le limitazioni delle libertà fondamentali.
Sebbene a noi non spetti il compito di parteggiare per alcuno, alla luce di quanto siamo a conoscenza, così come alla luce degli arresti di oltre 6 mila manifestanti, il 40 per cento dei quali sono studenti, così come confermato dalla polizia cinese, non possiamo che condannare qualsiasi tipo di violenza sia stata eventualmente perpetrata sui liberi cittadini, da qualunque parte o fazione essa provenga. Le parti, piuttosto, è auspicabile che intraprendano un solido percorso che conduca all'instaurazione di un dialogo: un dialogo di tipo trasparente, inclusivo e democratico, per debellare la possibilità di un inasprimento degli scontri da qui fino ai prossimi anni.
Hong Kong gode di un alto grado di autonomia, che, stante gli accordi attualmente in vigore, deve essere garantita e preservata. Perciò la nostra mozione impegna il Governo italiano, nel pieno rispetto del principio di non ingerenza e nel riconoscimento della sovranità della Repubblica popolare cinese, a continuare a sostenere iniziative dell'Unione europea per l'avvio, da parte delle autorità di Hong Kong, di un'indagine conoscitiva sulle ragioni alla base delle proteste e di un'inchiesta sulle violenze e sulle violazioni del diritto nell'impiego dell'uso della forza dalle autorità cinesi, e via seguitando.
Riteniamo fondamentale sostenere ogni tipo di iniziativa che sia utile nei confronti di tutte le parti coinvolte, affinché sia data piena attuazione alle previsioni, agli impegni e ai fini della Dichiarazione congiunta sino-britannica del 19 dicembre 1984, così come riteniamo opportuno che sia presa, in tutte le sedi internazionali competenti, ogni iniziativa ritenuta utile a prevenire…
PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, colleghi, per cortesia, abbassate il tono della voce!
IOLANDA DI STASIO (M5S). …gli episodi di violenza all'interno della regione autonoma speciale di Hong Kong, nel pieno rispetto del principio di non ingerenza e nel riconoscimento della sovranità della Repubblica popolare cinese.
Tutto ciò detto, dichiaro pertanto il voto favorevole da parte del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Formentini ed altri n. 1-00248 (Nuova formulazione), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00307 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cabras, Quartapelle Procopio, Migliore, Palazzotto ed altri n. 1-00308 , con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Orsini ed altri n. 1-00311, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15,30, con il seguito della mozione concernente iniziative volte a promuovere le maratone e ad incentivare la partecipazione di atleti stranieri a tali eventi con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Boccia, Claudio Borghi, Brescia, Colletti, Colucci, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Frusone, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Ruocco, Paolo Russo, Schullian, Tasso e Traversi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione della mozione Lupi, Rossi, Zanella, Occhionero, Lattanzio ed altri n. 1-00190 concernente iniziative volte a promuovere le maratone e ad incentivare la partecipazione di atleti stranieri a tali eventi, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Lupi, Rossi, Zanella, Occhionero, Lattanzio ed altri n. 1-00190, concernente iniziative volte a promuovere le maratone e ad incentivare la partecipazione di atleti stranieri a tali eventi, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria (Vedi l'allegato A).
Ricordo che nella seduta di mercoledì 8 gennaio 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali.
Avverto che in data odierna la mozione all'ordine del giorno è stata sottoscritta dal deputato Mollicone che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il sesto firmatario.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Signor Presidente, colleghe e colleghi, la mozione che l'Aula ha discusso ieri nel pomeriggio e che oggi è sottoposta al voto vede complessivamente un parere positivo, favorevole del Ministero che è stato chiamato ad esprimere un parere sui quattro impegni formulati dalla stessa mozione. Questa occasione mi è anche opportuna e utile per dare informazione a quest'Aula sul fatto che il Ministero della salute ha istituito nuovamente il tavolo di lavoro per la promozione dell'attività fisica e per la tutela della salute nelle attività sportive e che questo tavolo si riunirà prossimamente il 23 di gennaio; comunico ciò anche per dare sostanza all'attenzione con la quale il Ministero evidentemente segue il tema dello sport come uno degli elementi di promozione e di mantenimento della salute.
Quanto alla mozione e in ordine agli impegni che concernono nel merito, nello specifico, la promozione di maratone, di mezze maratone e l'incentivazione alla partecipazione a questi eventi anche da parte di atleti stranieri, tenuto conto dell'attenzione e della sottolineatura che la mozione fa degli aspetti anche economici e, quindi, di promozione economica e finanziaria che l'organizzazione di maratone e mezze maratone porta con sé, il Ministero si esprime in questo modo: rispetto al primo degli impegni il parere è favorevole, nel rispetto delle norme di tutela sanitaria presenti in Italia e, quindi, nel rispetto di queste norme, l'impegno n. 1 chiede che vengano adottate iniziative normative che consentano agli atleti stranieri di potersi iscrivere alle manifestazioni sportive italiane, sia su strada che campestri, basandosi sulle proprie norme di tutela sanitaria, ovviamente specifiche Paese per Paese; come dicevo, il parere è favorevole.
All'impegno n. 2, laddove si chiede che le norme di tutela sanitaria vigenti per gli atleti italiani per le maratone e le mezze maratone continuino ad essere rispettate, si esprime parere favorevole. All'impegno n. 3, laddove si considerano le maratone e le mezze maratone nell'ambito di un piano di sviluppo economico, attivando con Coni, Fidal e Sport e salute Spa un tavolo di lavoro specifico, in base alle considerazioni che ho formulato, il parere è favorevole. Al quarto impegno, che chiede che vengano individuate forme di sinergia da implementare nelle città interessate da maratone e da mezze maratone, anche di concerto con l'Associazione nazionale dei comuni italiani, il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Sottosegretaria Zampa, vorrei solo avere conferma del parere favorevole da parte del Governo anche sulle premesse. Me lo può certificare al microfono?
SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Evidentemente sì. L'avevo dato per scontato, avendo nelle considerazioni di carattere generale condiviso il contenuto della mozione. Comunque sì.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, partendo dall'assunto scientificamente provato che lo sport, sia nella forma agonistica che amatoriale, apporta benefici a tutto il corpo, vorrei giungere a quella che considero una certezza: il turismo sportivo è da diversi anni un settore del turismo in forte crescita, tant'è che rappresenta per moltissime città e paesi una notevole occasione di sviluppo locale. Il turismo sportivo offre in effetti la possibilità di completare l'offerta turistica di qualsivoglia territorio, diventando quindi fonte di ricchezza e di occupazione.
In questi ultimi anni il connubio turismo e sport si è fatto sempre più solido, diventando così una notevole risorsa economica per tutti coloro che operano in entrambi i settori. In quest'ambito il podismo, e quindi le specialità “non stadia”, come la maratona e la mezza maratona, ne rispecchiano le caratteristiche: appunto discipline sportive che richiamano un elevato numero di partecipanti, e perciò, in termini di soggiorno e consumi vari, si traducono in una notevole positiva ricaduta economica.
Ma mentre nel resto del mondo, come è stato più volte ribadito in sede di discussione generale, i numeri parlano di notevole crescita partecipativa straniera, in Italia questi numeri indicano una certa difficoltà ad aumentare: difficoltà che non può essere solo ascritta ad un'imperfetta azione promozionale. Mi verrebbe da dire che l'Italia a momenti si vende da sola, e che ogni occasione è buona per venirci a trascorrere qualche giorno di vacanza; ma da dirigente sportivo devo purtroppo constatare che uno dei motivi per cui da parte di atleti stranieri si preferisce saltare gli appuntamenti italiani è proprio l'eccessiva burocrazia in tema sportivo-sanitario, in riferimento ad una normativa che risale - pensate - al 1982, e che quindi a mio parere meriterebbe di essere in qualche modo aggiornata - in linea con quelle degli Stati stranieri, sedi tra l'altro di importanti avvenimenti sportivi e podistici, dove l'attenzione alla salute del cittadino non è certamente di livello più basso rispetto alla nostra.
Infine, se è corretta la riflessione che in vari Paesi stranieri, come negli Stati Uniti, gli interventi sanitari di emergenza/urgenza sono certamente più tempestivi, e vorrei dire anche efficaci rispetto all'Italia - apro parentesi: defezione dovuta a carenze strutturali, e non certo per la qualità e la capacità ovviamente degli operatori - è anche vero che in Italia per poter accedere alle visite mediche per l'idoneità sportiva, per come è concepito l'iter attuale, si entra in un percorso veramente difficoltoso per una serie di obblighi. Ma tale questione ritengo si debba affrontare qualora si ritenga di voler emendare la vecchia legge del 1982, e non solo in riferimento agli atleti stranieri, ma per rendere più agevole il rispetto normativo anche per quelli italiani. In ogni caso, il MAIE voterà favorevolmente alla mozione in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Signor Presidente, siamo a un passaggio importante: sembra che il tema di questa mozione sia irrilevante, ma ha diversi aspetti che sono fondamentali, per la persona, per il sistema sportivo italiano, per il sistema di promozione turistica del business delle nostre città.
Ringrazio i colleghi parlamentari di tutti i gruppi con cui abbiamo lavorato, e ringrazio anche il Governo e la Fidal, con cui abbiamo elaborato questo testo, in particolare il Governo, per il parere positivo.
Una premessa, quattro punti e una conclusione in maniera molto rapida, anche perché la discussione generale c'è già stata. Le sei principali maratone nel mondo – purtroppo non c'è nessuna città italiana ad essere tra le sei principali maratone del mondo –, New York, Boston, Berlino, Tokyo, Chicago, come ho detto, hanno 250 mila iscritti ed un giro d'affari di 2 miliardi di dollari. La sola maratona di New York vede 60 mila iscritti e 450 milioni di dollari di fatturato, e il comune e tutte le realtà, dalle associazioni ai cittadini, coinvolti nell'organizzazione. In Italia abbiamo ben 271 mila iscritti, cifra record, per la Federazione italiana di atletica leggera, 59 maratone, eppure nessuna delle grandi maratone italiane figura non solo nelle prime sei, ma Roma è al ventesimo posto. Pensate alla maratona di Venezia, pensate alla maratona di Milano, pensate alla maratona di Firenze, che cosa hanno da invidiare a New York, Boston, Chicago, Tokyo e le altre maratone? Nulla. È un sistema invece che deve mettersi a disposizione, il sistema italiano, considerarlo patrimonio di tutto il sistema Paese, e facilitare la promozione nonché la partecipazione.
Quattro i punti che vengono richiesti, li ha già citati il Governo, rapidissimamente. Il primo: ovviamente nel rispetto delle norme e della tutela sanitaria, e lo diciamo a tutti, chi fa sport lo deve fare, fa bene alla salute, ma bisogna farlo sotto il controllo medico. La medicina sportiva è un'eccellenza nel nostro Paese, deve continuare ad esserlo; ma utilizziamo, come fanno in tutti i Paesi, per gli atleti stranieri, che uno rispetti la normativa del Paese da cui viene. L'Italia non fa questo: 3.300 italiani si possono iscrivere alla maratona di New York, fanno l'autocertificazione; gli americani se vogliono iscriversi alla maratona di Roma devono venire in Italia e fare il certificato di medicina sportiva. È un'anomalia.
Secondo: si faccia rispettare per gli italiani la medicina sportiva.
Terzo elemento fondamentale: i comuni, coinvolgiamo il sistema Paese perché le maratone, le mezze maratone, la pratica sportiva vengano viste come una risorsa, non un impedimento, non un impaccio nelle città. È un'opportunità enorme. Ancora spesso i comuni vedono questi momenti come elementi di intralcio, come difficoltà, devono far pagare di più e di tutto agli organizzatori. Facciamoli diventare veramente patrimonio, si coinvolga l'ANCI e si coinvolga il Ministero.
Conclusione delle conclusioni, con una considerazione personale: ho sentito il Presidente del Consiglio, ma tantissime volte in tantissimi interventi, quando si vuole far capire che l'impresa è epica, che l'impresa è un'impresa importante, si dice “faremo una maratona, faremo una maratona lunga tre anni, è importante la maratona”. Chiunque per una volta, nella sua vita, ha fatto una maratona sa che cosa vuol dire la maratona. Sa che la maratona è il paradigma della vita, ed è per questo che diventa un esempio: perché nella maratona c'è la sfida, la sfida personale, c'è il sacrificio, c'è la preparazione, c'è la volontà, c'è la passione, ci sono gli imprevisti, c'è la fatica che affronti e che sei capace di affrontare da solo, ma se sei insieme ad altri questa fatica, e se la corri con degli amici questa fatica la puoi superare. Ma ancora di più sai che la fatica la puoi superare solo se hai la certezza del traguardo. Il traguardo esiste, il traguardo c'è, ed è la ragione per cui tu, avendo chiara la certezza dello scopo, avendo chiaro il traguardo, arrivi alla fine.
Ma c'è un momento - e concludo, signor Presidente - in cui c'è una parola che chiunque si è cimentato nella maratona, qualunque tempo voglia fare, dal record del mondo di 2 ore e 1 minuto fino alle 7, 8 ore che uno vuole fare per sfidare se stesso, sa che c'è in gioco la libertà. C'è un momento - al trentesimo, al trentatreesimo chilometro, al trentacinquesimo chilometro - in cui tu sei da solo e devi decidere: ti puoi ritirare oppure puoi andare avanti, e decidi di arrivare a tagliare quel traguardo solo, non con la forza delle gambe o delle energie che non hai più, ma solo con la forza del cuore, con la passione, con l'idea che l'uomo può vincere qualsiasi sfida solo se ha la mente rivolta non verso il basso, verso se stesso, verso la propria capacità, ma verso l'alto, verso l'infinito, verso lo scopo più grande. In questo Parlamento lo chiameremmo bene comune. Per questo la maratona è la metafora della vita…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). …ma è la metafora anche di un Paese, l'Italia, che vuole continuare a guardare al proprio futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali a questa mozione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, la mozione che ci accingiamo a votare e di cui mi onoro di essere una delle firmatarie individua un impegno per il nostro Governo che va nella direzione di superare un gap che c'è tra il nostro Paese e le altre nazioni per quanto riguarda l'effettiva e agevole partecipazione degli atleti stranieri alle competizioni sportive “no-stadia”, cioè quelle che si svolgono al di fuori degli stadi di atletica, che poi sono quelle più numerose e più sentite. Abbiamo tutti nella mente le immagini delle numerose maratone che si svolgono oltreoceano, in particolare ho ancora forte nel cuore l'emozione della maratona di New York dell'anno scorso, a cui ho avuto il piacere di partecipare grazie a Montecitorio Running Club. Ebbene sì, New York in piena festa, con migliaia di atleti professionisti e amatoriali come me e migliaia di persone al ciglio della strada pronti ad accogliere e a sostenere noi podisti. Una grande festa, che crea un giusto legame tra la cittadinanza e le attività sportive, ed è proprio questo legame che deve essere rinsaldato, affinché non si proceda verso il deterioramento della cultura dello sport, che invece è un ricco patrimonio che dobbiamo gelosamente coltivare. Nonostante in Italia il running si stia diffondendo sempre di più, forse il nostro Paese non è ancora pronto ad avere quello slancio vitale di accoglimento di questa nuova sensibilità, e purtroppo abbiamo perso molte occasioni, anche di carattere economico, proprio perché ancora c'è una scarsa sensibilità del nostro Paese rispetto a tanti altri, come ad esempio la Francia, a comprendere che proprio queste occasioni possono diventare potenzialmente delle valide vetrine internazionali capaci di mobilitare grandi risorse economiche perché pronte a rappresentare l'Italia nel suo splendore culturale e quindi anche economico. Ed è bene che con questa mozione noi cerchiamo di porre nuovamente al centro lo sport e queste attività sportive che sono in grado di creare grandi risorse economiche per il nostro Paese. Siamo chiamati quindi a prendere di petto la situazione e a mettere in campo ogni tipo di azione che restituisca il ruolo di primo piano a tutte queste pratiche sportive, che rappresentano, come abbiamo detto, una grande vetrina, un incentivo. E lo dobbiamo fare perché è importante far permanere nel nostro territorio non solo tutti gli atleti stranieri che vogliono partecipare alle maratone e alle mezze maratone, ma anche i loro accompagnatori, e cercare di farli permanere nei nostri territori nei giorni antecedenti e successivi a quelle che sono le competizioni sportive, proprio per favorire quel coniugio tra l'attività sportiva e l'interesse culturale. Sono chiari, sono sotto gli occhi di tutti, i notevoli vantaggi che deriverebbero da questa capacità strategica di mettere al centro dell'azione pubblica l'attività sportiva di cui oggi parliamo con questa mozione. Ebbene, la mozione in realtà constata anche l'effettiva barriera all'agevole partecipazione degli atleti stranieri alle nostre manifestazioni “no-stadia”, e individua due obiettivi, uno più puntuale e uno più programmatico. Però solamente se li portiamo entrambi sul cammino, quello giusto, dell'attività politica, possiamo pensare di sortire quegli effetti di promozione culturale e di sviluppo economico di cui ho già parlato. È necessario quindi, da una parte, rivedere la normativa sanitaria, senza chiaramente tralasciare l'importanza della tutela della salute degli atleti che partecipano alle maratone, ma nel contempo inserire queste attività sportive in un orizzonte più ampio, in un piano strategico di sviluppo culturale ed economico, in modo tale che non rimangano relegati a fenomeni occasionali ed estemporanei di attività sportive, anche coinvolgendo tutte quelle sinergie culturali ed economiche che forse troppo spesso restano sopite e quiescenti nel nostro Paese.
Relativamente al primo punto, è chiaro che il sistema sanitario dei vari Paesi è differente; è differente per costi, è differente per lungaggini amministrative, e allora dobbiamo evitare - e ben fa, con questa mozione, il Governo ad impegnarsi in tal senso - a far sì che il nostro sistema si ponga in una condizione di svantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi.
Allora accogliamo, noi di Italia Viva, con grande favore questa mozione, che sprona il Governo a prevedere quale requisito legittimante la partecipazione degli atleti stranieri alle manifestazioni “no-stadia” il rispetto della legge di tutela sanitaria del Paese di residenza. È chiaro, bisogna supportare e incentivare la passione per lo sport, ma anche controllare la passione attraverso un sistema sanitario senza però che, nel contempo, la tutela sanitaria possa diventare un disincentivo o un ostacolo alla partecipazione degli atleti stranieri alle nostre manifestazioni sportive.
Quanto al secondo aspetto, l'ho già detto, e lo ribadisco velocemente, è necessario concepire queste manifestazioni sportive in un contesto più ampio, in un piano strategico di sviluppo economico volto alla promozione culturale ed economica del nostro Paese, anche attraverso il coinvolgimento dei vari attori istituzionali, perché noi riteniamo che l'affermazione di una cultura dello sport integrata con le altre esigenze del nostro Paese passi necessariamente attraverso l'apporto di professionalità e competenze diversificate.
Infine, vorrei sottolineare un ultimo aspetto, perché non si può parlare di sport e prescindere dal concetto dell'integrazione culturale, dalla consapevolezza che siamo tutti cittadini di un villaggio globale e dalla necessità prioritaria di promuovere quei valori umani di fratellanza, di solidarietà, che sono l'unico argine al clima di odio, di violenza, di individualismo, che a volte raggiunge delle forme acute che caratterizzano purtroppo questa epoca. E la partecipazione degli stranieri, agevolata ed effettiva, alle nostre manifestazioni sportive deve essere un'occasione imperdibile per un proficuo confronto ed uno scambio tra popoli diversi, perché è attraverso il confronto che si superano le diffidenze e le differenze e ci si aiuta a misurare l'uno con l'altro.
Questo potrebbe essere un segnale distensivo che il nostro Paese dà, proprio in un momento storico in cui monta un clima d'odio e di intolleranza.
Poi è chiaro che parlare di sport significa anche combattere il degrado sociale che affligge soprattutto le nostre periferie, parlare di integrazione dei migranti, di superamento del problema dell'isolamento dei più deboli.
Per tutti questi motivi chiaramente io consegno all'Aula il voto favorevole del gruppo di Italia Viva a questa mozione, auspicando che questo sia il primo passo di una serie di lunghi passi, e quindi di una maratona, verso quella che è un'azione pubblica che pone al centro lo sport e i valori umani che lo sport porta con sé (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, le maratone e le mezze maratone tra gli eventi sportivi agonistici a vocazione popolare e amatoriale sono i più partecipati e diffusi al mondo. Le sei maratone più importanti - New York, Londra, Berlino, Chicago, Boston e Tokyo - vedono la partecipazione di circa 250 mila persone, la maggior parte amatoriali, muovendo un giro di affari che si avvicina, pensate un po', ai 2 miliardi di dollari.
L'attenzione della società contemporanea verso lo sport è sempre più sensibile, ed è legata soprattutto alla valorizzazione dello star bene, del benessere. Gli stessi runner, che noi vorremmo chiamare podisti, sono molto più di semplici sportivi, ma compongono una vera e propria cultura, con riti, simboli ancorati al benessere, appunto, con proprie forme di aggregazione, gruppi, trasferte, quella che nel gergo moderno viene definita una community, una comunità; è uno sport molto comunitario, quello delle maratone.
Non solo: gli eventi sportivi sono appunto moltiplicatore dell'attrattività delle città e degli enti locali. L'ultima maratona di New York ha visto la partecipazione di 50 mila atleti, di cui oltre 38 mila statunitensi e persino 2.800 italiani. Ne vidi la forza quando andai, in una precedente esperienza di governo della capitale, come presidente della commissione sport, a New York, in un gemellaggio appunto con la maratona, dove la maratona è addirittura una voce di bilancio.
Andammo lì con tanti amici parlamentari e l'attuale governatore dell'Abruzzo Marsilio, con l'ex delegato Alessandro Cochi, e ovviamente Maurizio Lupi, a testimoniare una collaborazione stabile e storica tra la maratona di Roma e quella di New York.
Abbiamo avuto il piacere di organizzare cinque edizioni di quella di Roma, e quindi conosciamo bene il tema e l'argomento. La maratona di Roma per cinque edizioni prima in Italia tra quelle che superano i 30 mila partecipanti, insieme a Milano, Firenze, Venezia, ma solo ventesima nel mondo. Nel 2010 la intitolammo all'atleta Bikila, l'etiope che vinse l'oro ai Giochi romani del 1960, correndo a piedi scalzi per rappresentare la povertà anche del popolo che rappresentava; e non è un caso che Roma, città accogliente, abbia una grande presenza di atleti del Sud del mondo, e anche questo è un ulteriore bel significato che hanno la maratona di Roma e le maratone in genere. Questo noi riteniamo che sia uno dei motivi principali per la valorizzazione della maratona e del turismo che muove le maratone nel mondo.
Nel 2014, a quella di Roma, i runner raggiunsero quota 19 mila, di cui oltre 8 mila stranieri provenienti da tutto il mondo. Purtroppo, dobbiamo rappresentare che, con il cambiare delle amministrazioni, l'ultima amministrazione, quella vigente, decise di fare un bando, e questo provocò una discontinuità nell'organizzazione e crollò a 8 mila partecipanti. Ora speriamo che si ritorni all'organizzazione storica e si ritorni a un rilancio della maratona di Roma, perché è un po' il simbolo dell'unione tra la cultura occidentale e quella orientale del mondo.
Noi riteniamo, quindi, ad oggi, con il ritorno di Italia Marathon Club, vi sia la possibilità di rilanciare la maratona di Roma come simbolo delle maratone italiane. In Italia la Federazione italiana atletica leggera registra, al 31 dicembre, più di 200 mila tesserati, una cifra record mai registrata nella storia della Federazione italiana di atletica leggera, a dimostrazione che questa mozione andrà a sostenere un settore che sta esplodendo, fortunatamente, insieme agli stili del benessere, con un contestuale beneficio connesso proprio all'incremento del turismo sportivo.
Le presenze di italiani sono state rintracciate in 127 maratone nel mondo; per questa ragione Fratelli d'Italia ha sottoscritto questa mozione e voterà a favore. La maratona, vedete, non è un semplice evento sportivo, ma, come abbiamo detto, una fonte qualificata per il mercato locale, che genera occupazione e indotto economico, dalla storia millenaria, che va sostenuta e valorizzata e che rappresenta l'identità dell'Occidente.
Ma a questo aggiungiamo anche un passaggio in chiusura e concludiamo proprio sull'aspetto sanitario. Siamo contenti che poi anche il collega Lupi lo abbia specificato rispetto a quello che è stato anche sottolineato dalla collega Baldini ieri nella discussione sulle linee generali: è importante tutelare e sostenere l'aspetto sanitario per cui l'Italia è famosa, ma questo non certo ostruendo o rallentando la possibilità dell'interscambio, anche per favorire la partecipazione internazionale più ampia possibile anche a livello agonistico, perché questo dà lo spessore, il privilegio e anche l'importanza delle maratone. Per cui Roma ritorni, insieme all'Italia, ad essere la patria della maratona e speriamo che, grazie a questa mozione, questo possa essere possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato De Menech. Ne ha facoltà.
ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente. Grazie in particolare al collega Lupi, perché ci consente oggi di mettere al centro dell'attenzione di quest'Aula il tema dello sport più in generale, oltre che di quello della maratona. Ne parliamo sempre troppo poco, perché lo sport è un elemento di straordinaria importanza per la vita civile e democratica del nostro Paese. E poi lasciatemi iniziare con un punto di orgoglio territoriale, citando un episodio successo pochi giorni fa: in Lombardia, al Trofeo Campaccio, un giovane atleta del mio territorio vince per la seconda volta quella gara, un cross molto importante; atleta di una piccola società di campagna, di montagna, come diciamo. Cosa voglio dire con i complimenti al giovane De Fanti? Voglio dire che l'Italia è un Paese straordinario, questo è solo un episodio, perché è ricco di giovani atleti e di tante società sportive che tutti i giorni si impegnano per portare i nostri ragazzi nei campi da gioco, nei campi di calcio, nei campi dell'atletica, negli stadi, nei palazzetti.
Allora questa mozione ha questa importanza: oltre a mettere al centro un problema, che poi vedremo, mette al centro l'importanza dello sport come valore educativo, valore di grande democrazia, per ribadire l'importanza, come dicevo, di politiche che facilitano e agevolano lo sport per i nostri ragazzi, lo sport nelle scuole, l'impiantistica sportiva. Secondo noi, nelle politiche del nostro partito, del Partito Democratico, questo è un elemento della qualità della nostra democrazia, perché, come sanno tutti quelli che si occupano dell'educazione dei nostri figli, i ragazzi che fanno sport hanno la capacità di organizzarsi meglio anche nel mondo della vita di tutti i giorni, dallo studio fino al mondo del lavoro. In questo senso, credo che la presenza qui del Governo serva assolutamente a questo, a ribadire l'importanza, e anche che questa può e deve diventare una delle priorità rispetto allo sviluppo.
E dentro il grande campo dello sport, la corsa, elemento basico, elemento di semplicità, e per questo straordinariamente importante, la corsa è un elemento che ristabilisce un equilibrio fisico, ma anche un equilibro mentale alle persone che la praticano; è anche un elemento che in Italia ha visto nel corso della storia, non soltanto quella recente, della nostra Repubblica grandissimi numeri di persone, come abbiamo visto dai dati della Fidal, che partecipano e grandissimi atleti che hanno dato lustro al nostro Paese. Quindi, importantissimo l'elemento della corsa, importantissimo l'elemento dello sport dei ragazzi, dello sport dei nostri giovani atleti; importantissimo anche il sostegno alle grandi manifestazioni che in questo Paese vengono svolte nel campo sportivo. Le grandi manifestazioni sono elementi di sviluppo del nostro Paese, elementi per dare vitalità ai nostri territori, e nella mozione è ben segnato e ben detto.
Le maratone e le mezze maratone sono elementi di sviluppo in tutto il mondo, lo ha detto bene il collega Lupi, lo abbiamo scritto nella mozione che abbiamo firmato molto volentieri: le maratone diventano un elemento di sviluppo delle città per fare in modo che quelle politiche contro il degrado si trasformino in elementi che aggregano i cittadini, i cittadini che vivono tutti i giorni in quelle città, ma anche gli ospiti e gli stranieri. Allora, in questo senso, rimuovere gli ostacoli è estremamente importante. Abbiamo citato le maratone, abbiamo citato le mezze maratone: nella mozione, giustamente io credo, si citano, però, anche tutta un'altra serie di manifestazioni, le corse campestri più generali, le corse in montagna, i trail, i trail che oggi, soprattutto nei territori delle aree interne, diventano elemento anche questo di straordinaria occasione di promozione, dalle Alpi agli Appennini. Provengo da una di quelle zone splendide come le Dolomiti: i trail diventano elemento di promozione turistica, anche questi all'insegna della salute e del benessere, perché, guardate, un Paese straordinariamente bello, è stato detto, che ha la possibilità di far correre atleti da Roma fino a Venezia, da Firenze fino a Milano, potrei citare tutte le città della nostra Penisola, deve essere messo nelle condizioni di produrre e di promuovere, quindi, grandi eventi sportivi, volano, come dicevo, per il territorio. In questo senso, l'accenno che abbiamo fatto nella mozione, l'integrazione fra le politiche dei comuni, dell'ANCI e le società sportive, i grandi organizzatori, è un altro elemento fondamentale, in un momento in cui nel nostro Paese c'è un boom indiscutibile di atleti, agonisti e non, che praticano la corsa, che praticano, come dicevo, le maratone, le mezze maratone e, più in generale, la corsa libera, in questo momento è importante integrare le politiche delle città con le politiche di queste manifestazioni, perché tutto questo è un grande volano economico. C'è un volano economico legato al turismo, è stato detto bene da chi mi ha preceduto, e c'è anche un volano economico importante legato a un tessuto produttivo del mercato dell'abbigliamento sportivo che vede il nostro Paese uno dei Paesi leader in campo internazionale, anche su questo una riflessione va fatta.
Come dicevo, un'Italia straordinaria, che deve fare del paesaggio, della cultura, della storia e della promozione del proprio territorio cardini per lo sviluppo del futuro della nostra Penisola. Dentro questa visione di futuro noi ci possiamo mettere assolutamente la corsa, le maratone e le promozioni delle manifestazioni sportive. Non è un caso che da questi banchi il sottoscritto, grazie all'intuizione felice del Ministro Franceschini, in occasione di un altro grande evento che vedrà protagonista il nostro Paese, le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina, abbia proposto le Olimpiadi della bellezza, l'integrazione fra il grande evento sportivo e la bellezza dei nostri luoghi, in quel caso quella bellezza che vede coinvolta, da Milano fino a Cortina, tutta la Pianura Padana. Ecco, quello è un po' il senso di cosa vogliamo per grandi manifestazioni sportive. È indiscutibile - la mozione lo dice bene - che dal 2014 ad oggi, proprio per classicamente una forma di irrigidimento delle norme riguardanti le certificazioni sanitarie nel nostro Paese, la presenza di stranieri a tali manifestazioni ha avuto una flessione; e, allora, la mozione chiede di intervenire. Attenzione, non intervenire togliendo le norme sanitarie, ma semplificando le procedure. Le norme sanitarie rispetto allo sport, lo sport quello più duro, quello che vede quindi il fisico molto impegnato, come lo sono le maratone e il trail, ci devono essere ovviamente perché dobbiamo assolutamente tutelare la salute dei cittadini italiani, dei nostri concittadini e anche di quelli stranieri. È chiaro che, però, in un contesto internazionale e mondiale dove oggi, per fortuna, la gente può spostarsi, dobbiamo semplificare ovviamente in maniera radicale le procedure per fare in modo che, come ci sono tantissimi nostri concittadini che vanno a correre la maratona di New York, ci possano essere altrettanti cittadini americani che vengono tranquillamente a correre fra le stupende strade della città di Roma, di Firenze, eccetera, eccetera. In questo senso, quindi, la mozione è molto chiara, ma credo che il Governo possa in questo collaborare e darci una mano.
E poi una linea forte rispetto alla promozione, come dicevo, delle grandi manifestazioni per la crescita complessiva del nostro Paese. In questo senso, insomma, l'ANCI e le città possono fare un lavoro importante. Anche qui le grandi manifestazioni non devono essere viste come ostacolo allo sviluppo delle città, ma come opportunità di sviluppo, opportunità di rendere vive le città. Oggi abbiamo parlato soprattutto delle grandi manifestazioni sportive, delle grandi maratone, ma io credo che il nostro Paese sia assolutamente ricco di tantissime manifestazioni, e guardate che anche nei paesini più piccoli della nostra Penisola il livello di attrazione che hanno i nostri territori nei confronti dei cittadini stranieri è straordinario semplicemente perché viviamo in un luogo bello. Allora, in questo senso dobbiamo lavorare per modificare la norma rispetto alla certificazione sanitaria, dobbiamo lavorare ancora di più per un vero piano di sviluppo che riguardi le maratone, ma che riguardi, più generale, i grandi eventi, per attrarre, come dicevo, i turisti. Credo che questa mozione metta al centro temi interessanti e che il Governo avrà quindi, nel prossimo futuro, un lavoro importante per fare in modo che il vivere bene, il benessere, il vivere con stili di vita opportuni per la qualità della vita e qualità della salute, diventi, in un Paese straordinariamente bello come l'Italia, anche e soprattutto un'opportunità di sviluppo turistico del nostro territorio. Sicuramente con questa mozione facciamo un passo avanti, ma credo, insomma, che l'attività del Governo e del Parlamento deve essere ancora più costante in questi temi e la presenza dello sport ancora maggiore nelle Aule del nostro Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a discutere di una mozione che concerne un'iniziativa volta a promuovere la partecipazione degli atleti stranieri a manifestazioni «no-stadia», maratone e mezze maratone più specificatamente con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria degli stessi.
Il tema naturalmente è particolarmente sentito dalla Federazione italiana di atletica leggera, da molti anni impegnata in un processo di revisione e semplificazione delle norme interne insieme alle società organizzatrici, nonché al gruppo di coordinamento che riunisce tutti i più grandi organizzatori italiani di maratone e mezze maratone che consenta a tutti i cittadini italiani e stranieri di esprimersi liberamente tramite l'attività sportiva in particolare di atletica leggera, nel rispetto della vigente legislazione statale. E, a tal proposito, il presidente Alfio Giomi e il segretario generale Fabio Pagliara, di Fidal hanno avuto modo di dichiarare recentemente in occasione della calendarizzazione e della discussione e della votazione di oggi: “siamo convinti che sia strategica per lo sviluppo delle maratone e delle mezze maratone; da parte nostra c'è il massimo sostegno perché la mozione possa essere approvata in maniera trasversale da tutto il Parlamento e sia finalmente superata questa difficoltà di carattere burocratico”.
Credo che gli interventi che sino ad ora si sono susseguiti dimostrano la volontà del Parlamento oggi di approvare questa importante mozione voluta dal collega Lupi al quale va un sincero grazie per avere messo in luce un tema così importante e così sentito. Perché dico questo? Perché, come è stato evidenziato poc'anzi dal collega che mi ha preceduto, al fianco della Fidal sin dalla prima ora anche l'ANCI, l'Associazione nazionale dei comuni italiani, di cui mi onoro di essere oggi vicepresidente vicario con delega allo sport, che ha avviato una forte sinergia, una forte azione di collaborazione con la Fidal perché le città italiane debbono avere le medesime opportunità di giocarsi al meglio e sullo stesso piano delle altre città europee ed internazionali la possibilità di organizzare e sostenere un grande evento qual è una maratona. Si tratta di un aspetto che voglio sottolineare sin d'ora, cari colleghi, poiché una vera integrazione europea passa anche dall'adeguamento e dall'uniformità delle norme per tutti i Paesi membri, cosa che oggi ancora non accade neanche su questo fronte con pesanti ricadute a livello di sponsorship e di attrattività, nonché con eventuali spiacevoli rischi in tema di principio di leale concorrenza.
Veniamo ora al contenuto. La mozione che ha come proponente primo firmatario il collega Lupi è incentrata sulla possibilità da parte degli atleti stranieri non tesserati di partecipare alle manifestazioni agonistiche sul territorio italiano, presentando la certificazione medica prevista nel proprio Paese di origine per la stessa attività anziché quella rilasciata in Italia secondo l'attuale normativa, fermo restando, come è ovvio, il rispetto della tutela sanitaria degli atleti. Appare evidente la difficoltà di accedere a un simile documento per gli stranieri e appare altrettanto evidente che non si sta discutendo di cedere al principio della sicurezza e, quindi, delle verifiche dello stato di salute dei partecipanti alle maratone. Dobbiamo sottolineare, infatti, che non c'è la volontà nel testo e tra gli impegni proposti al Governo di intervenire in merito alla documentazione sanitaria necessaria per la partecipazione degli atleti italiani all'attività agonistica ma c'è l'esigenza proprio per quanto riguarda la documentazione sanitaria degli atleti stranieri non tesserati. In tal modo sarebbe semplificato l'iter di partecipazione alla gara sul nostro territorio come peraltro già accade nella maggior parte dei Paesi del mondo, in particolare in quelli che ospitano manifestazioni di carattere internazionale ad alta partecipazione. La vigente normativa è disposta dal decreto del Ministero della Sanità del 18 febbraio 1982 e prevede l'obbligo di certificazione medica agonistica, rilasciata da un medico dello sport iscritto all'albo italiano, per tutti i cittadini, ivi compresi gli atleti stranieri, che intendano gareggiare in Italia. Ciò comporta per i cittadini stranieri la necessità di organizzare il viaggio in Italia giorni prima rispetto alla gara con un aggravio di costi e complicazioni senza la certezza di poter gareggiare. Quello che attualmente accade nella maggior parte dei Paesi europei e nel resto del mondo è la possibilità di gareggiare presentando la certificazione medica del proprio Paese, documento senza dubbio necessario per garantire la salute delle persone ma che non ne limita la partecipazione. E ciò genera oltre che un incremento di partecipanti alle manifestazioni anche un notevole indotto economico e occupazionale per le città ospitanti. Attualmente la Fidal, all'interno del proprio ambito di azione, consente agli atleti stranieri non tesserati di presentare un certificato medico agonistico prodotto nel proprio Paese di origine purché sia conforme a quanto previsto dal decreto del 1982 per quanto riguarda la tipologia di esami a cui sottoporsi. Tale apertura ha certamente incentivato la partecipazione ma non ancora nella misura sperata, in quanto il rilascio del certificato medico agonistico in Italia ha un costo relativamente contenuto, mentre all'estero, non esistendo la figura del medico dello sport, tale certificato comporta costi eccessivamente elevati disincentivando quindi il rilascio. Colleghi, non intendo ripercorrere la storia di questa nobile disciplina, certo è che non possiamo mancare di ricordare che le sue origini racchiudono in sé un significato profondamente simbolico che, consentitemi di dire, è alla base di tutte le discipline sportive. E non è forse questo lo sport, ossia la raccolta di una sfida con se stessi, la consapevolezza che per giungere al traguardo si debba fare affidamento sulle proprie risorse, sulla propria volontà nel rispetto degli altri, dei principi di lealtà e onestà? Io credo di sì, ma oggi siamo qui per parlare di sport inteso come motore di sviluppo, di innovazione, di occupazione per il territorio nazionale nelle nostre città. Oggi affrontiamo un aspetto della questione che non vorrei ridurre a semplice questione di natura burocratica, ma certo appartiene alla disciplina il complesso delle procedure che permettono lo svolgimento di una manifestazione piuttosto che di una prestazione sportiva. I dati e le analisi svolte negli ultimi anni portano ragionevolmente a pensare che, con un intervento di questo genere, il mondo dello sport italiano e dell'atletica leggera, in particolare, ne trarrebbe giovamento in maniera significativa, come dimostrato dal trend in continua crescita in tutto il mondo di appassionati del running che sempre più scelgono le grandi capitali europee e mondiali per correre e trascorrere le vacanze insieme alle proprie famiglie. Dunque, nel conto dei benefici di una modifica normativa di tale portata va inserita certamente la possibilità di rilanciare le grandi metropoli e le città d'arte in termini di turismo e di PIL, oltre a vedere un incremento occupazionale nelle zone interessate.
Forza Italia riconosce una forte valenza e un ruolo di estrema rilevanza alla diffusione dello sport e all'approvazione della pratica sportiva. Solo nel corso di questa legislatura come deputati di Forza Italia abbiamo presentato un pacchetto di proposte di legge legate al mondo dello sport, oltre a emendamenti alle leggi di bilancio e ad altri provvedimenti in materia di sport esaminati in Parlamento. Ad esempio, voglio ricordare l'introduzione del settore del turismo sportivo all'interno della legge delega sul turismo nazionale oppure l'introduzione tra gli insegnamenti curriculari dell'educazione motoria nella scuola primaria. Lo sport e l'attività fisica non solo hanno ricadute positive sul benessere psicofisico delle persone ma rappresentano un vero e proprio strumento formativo, esplicando una funzione educativa per l'individuo, allenandolo a confrontarsi con le difficoltà, insegnandogli a superare ogni tipo di barriera fisica e mentale. Auspico, in conclusione, che anche noi oggi si sia in grado di superare questa barriera di natura burocratica e procedimentale e si riesca di comune accordo a individuare soluzioni volte a risolvere tale criticità e a incentivare la partecipazione di atleti provenienti da tutto il mondo con conseguenti ricadute positive sulle attività economiche, sulla partecipazione degli sponsor e sull'incremento del turismo sportivo nelle nostre città. Il Governo, quindi, si impegni, nel rispetto delle norme di tutela sanitaria presenti in Italia, ad adottare iniziative normative che consentano agli atleti stranieri di potersi iscrivere alle manifestazioni “no-stadia” che si svolgono sul territorio italiano: corsa e marcia su strada, corsa campestre, corsa in montagna, ultramaratona, trail running e nordic walking. Per le ragioni esplicate e rispetto agli obiettivi sottointesi a questa mozione il gruppo di Forza Italia convintamente esprimerà voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Belotti. Ne ha facoltà.
DANIELE BELOTTI (LEGA). Grazie. La Lega voterà a favore su questa mozione, anzi, ne approfitto, Presidente, per chiedere di poter aggiungere tra i firmatari anche il nome del sottoscritto e della collega Andreuzza e poi anche di altri deputati del gruppo Lega di cui faremo sapere successivamente. Va detto però - non so se qualcuno ne è al corrente - che forse questa mozione almeno in una parte è superata, perché la federazione di atletica leggera ha già deliberato lo scorso 12 settembre l'esenzione dell'obbligo per gli organizzatori di maratone e mezze maratone di richiedere il certificato medico agli atleti stranieri, tant'è che la prima maratona che ha avuto questo “beneficio” - chiamiamolo così - è stata quella di Venezia del 27 ottobre. È importante comunque questa mozione perché va a supporto di questa decisione della Fidal e perché si mette così fine al calvario burocratico-sanitario a cui gli atleti amatoriali stranieri dovevano sottoporsi per poter gareggiare a una maratona o a una mezza maratona in Italia. Allo stesso tempo si è messo fine a quei variopinti teatrini, tipici anche un po' della cultura italica, che vedevano la rincorsa ad equiparare i certificati stranieri a quelli previsti dalla normativa italiana. D'ora in poi gli atleti stranieri, come avviene del resto nelle gare in tutto il mondo, firmeranno semplicemente una liberatoria e potranno gareggiare senza che le eventuali responsabilità possano ricadere sugli organizzatori delle maratone. Finalmente, quindi, oggi gli eventi sportivi italiani avranno l'opportunità di dare il benvenuto a quei cittadini stranieri con obiettivi turistico-sportivi che erano sempre scappati altrove a causa delle difficoltà burocratiche di questo Paese. Non possiamo che condividere, quindi, lo spirito della mozione, visto il crescente numero di partecipanti alle più importanti maratone del mondo che, come si legge giustamente nel testo della mozione, portano un indotto di ingenti cifre.
Il turismo sportivo - è bene ricordarlo - è un settore in continua crescita. Abbiamo i turisti con il ciclo che vanno a fare i percorsi ciclabili, abbiamo adesso quello emergente delle biciclette elettriche e non va sottovalutato in alcun modo quello legato ai runner. Però, purtroppo, va detto che arriviamo tardi. Pensiamo a quante decine di migliaia di amanti della maratona stranieri abbiamo scoraggiato negli anni. Li abbiamo spinti verso competizioni che non possono neanche sognare il fascino di una corsa tra i sampietrini di Roma - buche permettendo, che ci regala, purtroppo, la giunta grillina della Raggi - oppure percorsi con vista sul Canal Grande di Venezia, sul Duomo di Milano o sulla Cupola del Brunelleschi di Firenze.
Le maratone italiane, a causa della solita perversa burocrazia che in questo Paese rende complicata ogni cosa, hanno perso il treno a vantaggio di competizioni estere che hanno acquisito così nome, fascino e soprattutto clienti, intesi come partecipanti, e sponsor. Negli ultimi anni con il boom delle maratone i partecipanti sono cresciuti ovunque, mentre da noi gli stranieri sono solo una quota ridotta. A New York, Boston, Londra, Parigi, Atene e Tokyo arrivano decine di migliaia di maratoneti e loro accompagnatori, riempiendo alberghi e ristoranti e - ed è utile sottolinearlo e ribadirlo ancora una volta - portando un indotto e un giro d'affari colossale per quelle città.
Ci vorrà tempo ora per recuperare il terreno perduto ma è fondamentale - e ricordiamolo perché anche questo è importante - aver inserito questo tavolo di coordinamento nella mozione che speriamo porti ad evitare l'assurda situazione italiana per cui le due maratone più importanti, Roma e Milano, si disputano nella stessa giornata. Abbiamo 52 domeniche in un anno e Roma e Milano si corrono entrambe nella prima domenica di aprile. Chiedo se sia una cosa normale avere due manifestazioni di questo genere, che potrebbero attirare partecipanti sia italiani sia stranieri, che si fanno concorrenza l'una con l'altra, facendosi male l'una con l'altra.
Speriamo, quindi, che il tavolo di coordinamento previsto nella mozione possa sistemare anche questa assurda incongruenza. Per questo motivo la Lega voterà convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marco Bella. Ne ha facoltà.
MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe, cari colleghi, la fatica è una realtà inevitabile mentre la possibilità di farcela o meno è esclusiva discrezione di ogni individuo. Credo che queste parole riassumano alla perfezione la misura di quell'evento sportivo che si chiama maratona.
Lo scrittore giapponese Murakami descrive così l'essenza di una maratona: “Sintesi di fatica fisica e della suprema volontà individuale di superarla, di farcela”. Metaforicamente la maratona può rappresentare una visione della vita che ognuno di noi quotidianamente affronta, un lungo percorso, a volte più semplice a volte più complesso, in cui siamo chiamati a resistere, a superare i nostri limiti. Come tutte le attività sportive, dunque, anche la maratona si fa portatrice di un messaggio positivo che invita a non arrendersi e a sfidare se stessi prima che gli altri. Inoltre, correre rappresenta una passione e molti evidenziano che è un'attività che crea una sorta di dipendenza capace di sciogliere ansia e stress, con notevole impatto sulla salute fisica.
L'origine della disciplina ha a che fare con il mondo dell'antichità classica, dandole immediatamente un'area di disciplina alta. Si narra che dopo aver sconfitto l'esercito persiano nella battaglia di Maratona nel 490 avanti Cristo, il comandante greco Milziade incaricò Filippide di arrivare fino ad Atene per portare la notizia della vittoria ai concittadini ateniesi. Leggenda vuole che Filippide percorse i 42 chilometri di distanza tra Atene e Maratona, correndo senza mai fermarsi, giungendo infine stremato alle porte della città. Proprio la volontà di rievocare questo episodio è alla base dell'idea di inserire la disciplina della maratona nella prima Olimpiade moderna, tenutasi ad Atene nel 1896.
Al di là della sua dimensione di disciplina olimpica, oggi, la parola “maratona” è associata ai nomi di alcune delle più importanti città del globo: pensiamo immediatamente a quella di New York, ma a questa si associano Londra, Berlino, Chicago, Boston, Tokyo. La grande affluenza e l'eterogeneità della nazionalità degli atleti che partecipano a questi appuntamenti dimostrano che oggi le maratone, come pure le mezze maratone e gli altri eventi di corsa podistici organizzati in giro per il mondo, diventano un'occasione per viaggiare, trasformandosi in un ulteriore volano per le attività turistiche.
In un articolo apparso il 7 gennaio 2020 sulla Gazzetta dello Sport sono elencate le gare più importanti che si terranno nel 2020 in Italia e in Europa: a gennaio, la maratona di Ragusa in Sicilia, il cui percorso si snoda anche tra i numerosi monumenti dichiarati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità; le mezze maratone di Barcellona e Londra, quest'ultima considerata non solo una gara, ma l'occasione di godere della città senza traffico; la maratona del lago di Como, tra montagne e ville storiche che si affacciano nello specchio d'acqua; la maratona di San Pietroburgo, detta anche la maratona delle notti bianche, e qui il richiamo al romanzo di Dostoevskij. Si citano luoghi bellissimi, caratterizzati da un enorme patrimonio paesaggistico e artistico, riconnettendo l'attività sportiva al valore della cultura: è indubbio, dunque, il contributo all'economia turistica dei luoghi in cui tali gare si svolgono.
La mozione del collega Lupi ci pone, però, di fronte al fatto che, nonostante sia riconosciuto il duplice valore sportivo e culturale di questi eventi, i numeri delle partecipazioni straniere alle gare sul territorio italiano risultano limitati, se non addirittura in riduzione, così come denunciato dalla Federazione italiana di atletica leggera. La principale limitazione alla partecipazione degli atleti stranieri alle gare italiane è di natura tutta burocratica: i nostri organizzatori, infatti, sono costretti a chiedere a tutti i partecipanti stranieri una visita medica per la certificazione agonistica effettuata in Italia. Tale certificazione è spesso complessa da ottenere, specialmente per chi proviene dai Paesi meno ricchi, dove una visita medica specialistica può avere costi esorbitanti. Riducendosi il numero di stranieri, risulta anche più difficile attrarre sponsor ed investitori internazionali, ponendo un importante limite alla pubblicità, all'organizzazione e, quindi, alle possibilità turistiche. Gli atleti non italiani decidono semplicemente di gareggiare altrove, dove non sono richieste particolari misure sanitarie.
La mozione che ci apprestiamo a votare oggi è, dunque, un primo passo teso a spronare il Governo perché si possa impegnare nella risoluzione di tale problematica, che crea delle inutili lungaggini e complicanze burocratiche per gli atleti stranieri.
Pongo l'accento proprio sul primo passo, perché per far sì che le gare organizzate sul nostro Paese siano realmente attrattive per gli altri, è necessario strutturare una pianificazione più complessa, che comprenda il coinvolgimento delle città ospitanti, dei gruppi organizzativi, come pure dei possibili investitori, al fine di creare una rete organizzativa, infrastrutturale e di promozione culturale e sportiva che riesca a stimolare positivamente la crescita delle gare di corsa e podistiche, agonistiche e non.
La rilevanza delle attività sportive di livello nel circuito economico del nostro Paese è stata ribadita anche dal Presidente Conte: nel dicembre 2019, in occasione della presentazione del piano strategico per la città di Taranto, ha infatti evidenziato che i futuri Giochi del Mediterraneo che si terranno nella città nel 2026 saranno l'occasione per dare una prospettiva di crescita nuova per la comunità, fatta di turismo, valorizzazione sostenibile, incentivi infrastrutturali e sostegno ai caratteri paesaggistici e culturali.
È evidente, dunque, il pieno appoggio da parte del gruppo alla mozione in votazione, esprimendo, quindi, il nostro voto favorevole. Lo sport è un motore essenziale su cui investire sia per il benessere del Paese inteso come collettività, ma anche per l'interesse dell'individuo, grazie proprio ai risvolti positivi sul piano della salute e dello sviluppo della persona, sia fisico che mentale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lupi, Rossi, Zanella, Occhionero, Lattanzio, Mollicone, Belotti ed altri n. 1-00190, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva all'unanimità (Vedi votazione n. 7) (Applausi).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito delle mozioni concernenti iniziative urgenti volte a far fronte alla carenza di segretari comunali è rinviato alla prossima settimana e sarà iscritto all'ordine del giorno della seduta di martedì 14 gennaio dopo il seguito dell'esame del decreto-legge recante misure urgenti per assicurare la continuità del servizio svolto da Alitalia.
Avverto, inoltre, che mercoledì 15 gennaio, alle ore 16, avrà luogo un'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sull'attuale scenario internazionale, con particolare riferimento alla situazione in Iran, Iraq e Libia.
In morte dell'onorevole Dario Antoniozzi.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Dario Antoniozzi, già membro della Camera dei deputati dalla II all'VIII legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente, per aver ricordato, e mi permetto di aggiungere un pensiero personale, la figura di Dario Antoniozzi. È stato Ministro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, componente di questa Camera, eurodeputato, un uomo politico di primo livello nella Democrazia Cristiana e una delle firme sotto l'atto costitutivo del Partito popolare europeo, come ricordava, qualche tempo fa, anche l'ex Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani.
Ci ha lasciato da qualche giorno, ma questa è la prima seduta in cui questa Assemblea è chiamata nelle votazioni: credo che sia doveroso lasciare un pensiero e un ricordo ad una figura di primo piano, una figura che ha mantenuto, sino a questi ultimi anni in cui lo si poteva incontrare in Transatlantico, nei corridoi di Montecitorio, una grandissima lucidità politica e una grandissima memoria di aneddoti di vita vissuta di un periodo storico molto importante, del quale Dario Antoniozzi è stato assolutamente protagonista. Dario Antoniozzi era uno che ti raccontava in prima persona che cosa significava trovarsi in quest'Aula la mattina in cui avrebbe dovuto prendere la fiducia il Governo in cui fu rapito Aldo Moro. Dario Antoniozzi era un uomo che ha vissuto quell'epoca da protagonista del primo, del più grande partito italiano della cosiddetta Prima Repubblica di quegli anni. Era un uomo politico che aveva una grande lucidità nell'esame del fatto politico ed era rimasto impegnato, anche successivamente al proprio impegno politico personale, con le associazioni che facevano riferimento alla lunga e importante tradizione del Partito Popolare Europeo, del quale era stato fondatore nell'impegno civile quotidiano. Io ho avuto l'onore e il piacere di poterlo conoscere, di poterlo frequentare, di poter ascoltare perle di politica dalla sua viva voce. E a lui, alla sua famiglia, ai suoi cari, l'affetto di Forza Italia, che nel Partito Popolare Europeo continua a credere ancora oggi. Grazie, Presidente, per aver ricordato questa figura e ricordiamola ancora una volta, perché è stata una figura di grandissimo spessore politico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Un intervento brevissimo, solo per associarmi alle parole che lei ha usato di commiato a una figura importante per questo Parlamento, per questa nostra Repubblica, perché Dario Antoniozzi ha rappresentato, nella sua vita lunga, un esempio di rettitudine e di capacità di rappresentare le istituzioni al meglio. Di Dario Antoniozzi si ricorda certamente l'affetto per le scelte europee che all'epoca contraddistinsero i rappresentanti politici italiani, che auspichiamo si ritrovino in futuro in una rinnovata riscoperta della volontà di rappresentare le nazioni e i popoli all'interno del quadro europeo. Ha saputo rappresentare l'Italia repubblicana nel suo impegno di Governo, nel suo impegno presso il Parlamento europeo e ha saputo ritirarsi dalla politica attiva, nel senso di elettiva, ma riuscendo a restare sempre sul pezzo, riuscendo a rappresentare un uomo a cui chiedere consiglio, a cui far riferimento per scelte di carattere territoriale, nella sua amata Calabria, ma anche di scelte di carattere nazionale. Quindi, lo ricordiamo con affetto e volevamo esprimerlo in quest'Aula, e si associa il gruppo di Fratelli d'Italia alle parole che la Presidenza ha usato per ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Bianchi. Ne ha facoltà, per due minuti.
MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie Presidente, colleghi. “Milano attrae ma non restituisce quasi più nulla di quello che attrae. Nella capitale lombarda si è scavato un fossato: la sua centralità, importanza, modernità e la sua capacità di essere protagonista delle relazioni e interconnessioni internazionali non restituisce quasi nulla all'Italia”: recenti parole del Ministro Giuseppe Luciano Calogero Provenzano.
Anche nell'anno appena trascorso, la Lombardia vanta un residuo fiscale a proprio sfavore di 54 miliardi di euro circa, ovvero la differenza tra quanto privati cittadini e imprese lombarde versano in tributi allo Stato e quanto essi ricevono in servizi. Dividendo residuo fiscale per il numero di abitanti, abbiamo quindi il residuo fiscale pro-capite: anche in questa classifica la Lombardia è prima con 5.217 euro per cittadino, sottratti dallo Stato centrale ogni anno. La Lombardia produce il 25 per cento del PIL nazionale e Milano circa il 12 per cento del PIL, ma non solo. Il 22 ottobre 2017, il 96 per cento degli elettori recatisi alle urne ha chiesto, tramite referendum, maggiore autonomia in ordine a risorse e competenze, anche per riequilibrare quel residuo fiscale già citato, penalizzante per la società lombarda tutta.
Presidente e colleghi, la Lombardia necessita da troppo tempo della possibilità di guardare ad un futuro privo di zavorre, affinché possa essere ancora motore trainante del Paese. Essa è sempre stata cerniera tra la penisola e la Mitteleuropa, grazie a dinamicità ed intraprendenza di tutti i cittadini lombardi a dispetto di chi vede in Milano e nella Lombardia un “fossato”. Presidente, per una maggiore coesione sociale serve più autonomia, sussidiarietà e responsabilità, l'unica ricetta per garantire armonia e serenità a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guido De Martini. Ne ha facoltà.
GUIDO DE MARTINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per segnalare quanto accaduto in Sardegna nelle coste del Sulcis, nella notte tra il 2 e il 3 gennaio 2020. Ancora una volta si sono verificati numerosi sbarchi di clandestini, partiti dall'Algeria, che, con i cosiddetti barchini, sono approdati direttamente sulle coste sarde. Quello che colpisce è l'entità di questi sbarchi illegali, la cui somma raggiunge la cifra record di circa 100 clandestini giunti nell'isola in appena 24 ore. Vorrei sottolineare che, dopo il vistoso calo che si è registrato a partire dal 2018 fino ad agosto 2019, per trovare nelle coste della Sardegna sbarchi illegali e diretti e di tale portata è necessario risalire agli anni 2016 e 2017. È evidente che, oggi, da una parte, abbiamo la realtà virtuale del nuovo Ministro dell'Interno, che, relativamente agli sbarchi dell'intero 2019, afferma che sono drasticamente diminuiti; dall'altro, abbiamo la realtà oggettiva dei numeri che certificano un notevole decremento degli arrivi riferibili, per il 2019, solo ed esclusivamente alla prima parte dell'anno passato, quando il titolare del Ministero era il senatore Matteo Salvini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Infatti, negli ultimi quattro mesi del 2019, ripristinata l'insana politica dei porti aperti, le navi delle ONG hanno ripreso l'attività di traghettatori di clandestini verso i porti italiani in Sardegna. Complice anche la vicinanza delle coste africane, si sono moltiplicati gli sbarchi diretti, tanto che l'isola è tornata ad essere la meta privilegiata del “migrante fai da te”, come dimostra quanto accaduto sia nel mese di ottobre 2019, con 76 migranti illegali in 24 ore, che il 3 gennaio 2020, con 94 migranti illegali in un solo giorno a bordo di barchini. Non sempre le forze dell'ordine riescono ad intercettare questi migranti e non si ha la contezza di quanti sfuggano all'individuazione. Si teme che il loro numero sia pesantemente in aumento insieme alla preoccupazione per le gravose ricadute in termini di sicurezza e ordine pubblico.
PRESIDENTE. Concluda.
GUIDO DE MARTINI (LEGA). La nostra speranza è che l'attuale Governo levi le tende al più presto, dal momento che non rappresenta la volontà popolare, né si è mai impegnato nella difesa dell'interesse nazionale…
PRESIDENTE. Deve concludere, collega.
GUIDO DE MARTINI (LEGA). Concludo ricordando che per la Lega sarà sempre “stop invasione” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Pezzopane. Ne ha facoltà, per un minuto.
STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. È ormai un mese che l'Abruzzo vive un disagio assurdo, direi vergognoso. A seguito del sequestro di alcuni viadotti sull'autostrada A16, il traffico veicolare e dei mezzi pesanti è stato spostato sulla statale Adriatica. Ogni giorno oltre 4 mila mezzi pesanti passano per l'abitato di piccoli comuni come Silvi Marina, Pineto, Città Sant'Angelo. È cambiata la dimensione della vita quotidiana: gli esercizi commerciali che sono sulla statale sono inibiti a lavorare e ogni attività è appesantita dal rumore, dal traffico e dal pesantissimo inquinamento urbano. Il Ministero ha, con Autostrade, chiesto il dissequestro, ma il GIP ha rifiutato. Io chiedo al Ministero di insistere per il dissequestro di questi viadotti per la messa in sicurezza degli stessi, così come chiede la Procura, ma di farlo e di farlo subito, perché io stessa mi sono trovata a fare, in un tratto che normalmente si attraversa in dieci minuti, cinque ore di attesa.
PRESIDENTE. Concluda, ha abbondantemente esaurito il tempo a sua disposizione.
STEFANIA PEZZOPANE (PD). Vi prego di considerare che questo tratto di strada e autostrada mette in connessione l'Abruzzo con la Puglia e con le Marche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Romano. Ne ha facoltà, per un minuto.
ANDREA ROMANO (PD). Mezzo, mi avevano detto, però insomma vado. Io volevo denunciare, Presidente, un atto molto grave di ritorsione politica, oltre che di violazione dei diritti costituzionali. Il fatto è questo: il 24 dicembre il sindaco di Piombino, Rossi, di Fratelli d'Italia, ha licenziato Giacomo Termine, dipendente di quel comune, con la motivazione di non avere rispettato il periodo di prova, ma il fatto è anche che Giacomo Termine è segretario del Partito Democratico della Federazione di Grosseto e sindaco di Monterotondo Marittimo. Allora, Giacomo Termine ha usufruito dei permessi regolarmente previsti per l'espletamento della sua funzione elettiva sia dalla Costituzione italiana, che, all'articolo 51, certifica e precisa che ogni cittadino è libero di rappresentare la volontà popolare senza dover perdere il lavoro, oltre che dall'articolo 79 del Testo unico degli enti locali.
È evidente che l'atto ritorsivo di Rossi è rivolto contro un esponente di un partito avverso del suo stesso territorio; è evidente che questo atto costituisce un precedente gravissimo che minaccia il diritto di ogni cittadino italiano a realizzare e a rappresentare la volontà popolare, senza per questo dover rinunciare al proprio lavoro.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANDREA ROMANO (PD). E rappresenta anche una minaccia, voglio dirlo a molti colleghi di quest'Aula che sono stati, prima di essere parlamentari, anche amministratori locali e non per questo hanno perso il proprio lavoro.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANDREA ROMANO (PD). Per questo noi chiediamo a Rossi di ritirare il proprio atto e abbiamo chiesto al Ministro dell'Interno di verificare e di tutelare il rispetto dei diritti costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD). Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento, esprimendo la solidarietà mia e del gruppo del Partito Democratico a Jasmine Cristallo. Jasmine Cristallo è una donna, è la portavoce delle “sardine” in Calabria ed è stata fatta oggetto di violentissimi attacchi, le cui modalità, signor Presidente, sono inquietanti, perché non solo si è riversata su di lei un'onda di violenza, ma sono state anche diffuse le sue generalità. E chi è che ha fatto questo? Questo lo ha fatto un sindaco, il sindaco di Riace, l'attuale sindaco di Riace, dunque un pubblico ufficiale che ha ritenuto bene di rendere note le generalità di Jasmine e ne ha fatto un uso personale, di fatto, per scopo politico, esponendo lei a dei rischi.
Io credo che una persona che agisce in questo modo non possa essere capace di svolgere pubblici uffici, quindi, credo che l'unica cosa che dovrebbe fare l'attuale sindaco di Riace, in questo momento, è trarre le dovute conclusioni e dimettersi. La ringrazio, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie a lei, anche per la precisione e il rispetto dei tempi.
Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà.
MARA LAPIA (M5S). Grazie, Presidente. “Ho deciso che non posso continuare a far prevalere il dolore fisico e la sofferenza su ciò che il destino ha in serbo per me”. Queste, Presidente, sono le parole di Giovanni, giovane calciatore fasanese che da tempo lotta contro il cancro. A 24 anni scopre l'esistenza del mostro nel suo corpo, di quel male che lo ha costretto a subire l'amputazione di una gamba ed anche di tutti i suoi sogni, primo fra tutti, la passione per il calcio, operazioni chirurgiche, cicli infiniti di terapia, continui viaggi della speranza tra Fasano e Firenze; è un ragazzo che non ha mai perso la voglia di combattere, nemmeno in questo delicato momento che lo vede impegnato in quella che egli stesso definisce la battaglia finale, un guerriero sorridente di appena 27 anni che nelle ultime ore ha scelto la strada della sedazione profonda affinché possa alleviare la sofferenza.
Ho appreso della sua storia dalla stampa nazionale e ho voluto parlarne qui, in quest'Aula, perché è alla politica tutta che in questo momento chiedo un impegno maggiore nel sostegno alla ricerca scientifica e nella lotta contro il cancro. A questo Parlamento chiedo il coraggio di saper fare di più e di fare meglio, di riuscire a fornire tutti gli strumenti necessari a chi subisce indicibili sofferenze e a chi quotidianamente compie ricerche e studi per cercare di porre fine al dolore più grande.
Onorevoli colleghi, noi, qui, siamo responsabili delle scelte che cambiano le nostre vite e quelle dei nostri cittadini ed è per questo che dobbiamo a Giovanni e a tutti quelli come lui che non si sono ancora arresi la speranza di un futuro migliore. Non lasciamoli soli, non abbandoniamo Giovanni, non voltiamo lo sguardo dall'altra parte; c'è chi ha ancora intenzione di vincere questa partita, facciamo presto, però, facciamolo in fretta.
A Giovanni, alla sua famiglia e ai suoi cari voglio far giungere il mio abbraccio e, mi permetto, quello di tutta la Camera dei deputati (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Caterina Licatini. Ne ha facoltà.
CATERINA LICATINI (M5S). Presidente, colleghi, oggi, vi invito a una riflessione su un mondo imprevedibile, oscuro, spesso oppresso dall'incertezza, dalla paura, dall'isolamento, ovvero quello delle malattie rare. Entrare in relazione con la diversità della malattia rara comporta, infatti, un oneroso sovraccarico emotivo e psicosociale, sia per i pazienti che per i loro familiari. Vengono risucchiati dal vortice della sofferenza gli affetti, le relazioni, la socialità.
In particolare, oggi voglio porre l'attenzione sull'angioedema, noto anche come edema di Quincke, una rara sindrome che si manifesta con la comparsa di edemi su cute, mucose e organi interni e che, in taluni casi, può presentare quadri clinici anche gravissimi, fatali se non correttamente trattati. Le due principali forme conosciute, ereditaria ed acquisita, originano entrambe da un'anomala risposta del sistema del complemento, nel primo caso dovuta a un deficit genetico, nel secondo caso a un deficit acquisito nel corso della vita, distinguendosi prevalentemente per l'età di insorgenza, più precoce nella forma ereditaria, più avanzata in quella acquisita.
Entrambe sono patologie croniche e invalidanti che interferiscono significativamente con la qualità della vita e col potenziale socio economico dei pazienti, necessitando, dunque, di speciale tutela. Tuttavia, nonostante i quadri clinici siano essenzialmente sovrapponibili, solo l'angioedema ereditario viene ad oggi riconosciuto come malattia invalidante che dà diritto all'ottenimento dell'invalidità civile. È bene ricordare che è anche sul fronte della parità dei diritti che si gioca la battaglia alle malattie rare, per cui reputo corretto che venga garantito anche ai malati di angioedema acquisito, al pari di quelli affetti dalla forma ereditaria, il riconoscimento dello stato invalidante e la conseguente erogazione dei benefici da esso derivanti, affinché ingiusti confini istituzionali non si accompagnino a quelli che la malattia ha già imposto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca Rizzo Nervo. Ne ha facoltà, per un minuto.
LUCA RIZZO NERVO (PD). Presidente, è giunta pochi minuti fa la notizia che i giudici del tribunale di Bologna hanno emesso una sentenza con cui hanno dichiarato colpevole per il reato di concorso in strage Gilberto Cavallini, in relazione alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 che, lo ricordo, è stata la più grande e sanguinosa strage terroristica della storia repubblicana, con 85 morti, 200 feriti, con la più piccola vittima, Angela Fresu, di soli tre anni, con sua madre. È un ulteriore tassello, questa sentenza, che consolida una verità storica e processuale che ogni volta trova conferma in tutti i passaggi processuali e che conferma la matrice fascista di questa terribile strage avvenuta nel 1980, nella mia città, ad opera dei NAR. Questa verità storica e processuale che si consolida volta dopo volta avviene dopo quarant'anni, fra depistaggi, omissioni, illazioni, teorie a favore di telecamere non supportate da prove.…
PRESIDENTE. Ha concluso il suo tempo.
LUCA RIZZO NERVO (PD). Concludo, Presidente. Una ricerca e una difesa della verità merito dell'Associazione vittime del 2 agosto a cui credo vada la nostra solidarietà, la nostra vicinanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), una ricerca e una difesa della verità a cui quest'Aula continuerà a contribuire…
PRESIDENTE. Deve concludere.
LUCA RIZZO NERVO (PD). Una verità che lenisce il dolore di una città che non si è mai fatto sete di vendetta, ma si è fatto solidarietà e coesione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI (PD). Presidente, questa mattina, a Roma, si è spento Italo Moretti. Con lui se ne va un grande giornalista, inviato di guerra, un grande protagonista del servizio pubblico radiotelevisivo al TG2, con Andrea Barbato, e poi al TG3 di Alessandro Curzi, di cui fu anche direttore, e, poi, anche alla testata regionale, ma ricordiamo Moretti anche come grande inviato. Lo ricordiamo con emozione, lui fu il primo giornalista a entrare in Cile dopo il golpe di Pinochet e poi in Argentina e poi in Uruguay, e quando lui raccontava da quei Paesi le lotte per la liberazione da quelle dittature, in seguito a colpi di Stato, dava una grande lezione di impegno civile e di giornalismo di inchiesta. Un giornalismo di inchiesta che lo portò poi ad essere in Spagna, in Portogallo, a raccontare il dopo Francisco Franco e il dopo Salazar, e lo portò in seguito a scrivere delle pagine importanti di giornalismo,…
PRESIDENTE. Purtroppo deve concludere.
WALTER VERINI (PD). …che squarciarono il velo su casi come quello di Ilaria Alpi. Ecco, con lui se ne va davvero un testimone del migliore giornalismo e del servizio pubblico radiotelevisivo, e crediamo che sia giusto che anche il Parlamento gli renda omaggio (Applausi).
PRESIDENTE. Mi dispiace togliere la parola anche su argomenti così significativi e sensibili, però l'organizzazione del vostro tempo stabilita dal vostro gruppo questa è, quindi è impietosa. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Zanichelli. Ne ha facoltà.
DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, io intervengo per riportare a quest'Aula quello che è successo: anno nuovo, ritardi vecchi nella mia regione. Io parlo della linea ferroviaria, la Reggio-Guastalla, che anche quest'anno, per gli studenti e i lavoratori che la utilizzano per recarsi a scuola o al lavoro, è affetta da ulteriori costanti ritardi, malfunzionamenti, soppressioni e disagi. Anche stamattina, tra l'altro con un'ulteriore brutta sorpresa: l'applicazione, la app sullo smartphone che utilizzavano per capire, almeno con qualche anticipo, se il treno sarebbe arrivato in ritardo, nemmeno quella funzionava, e quindi hanno scoperto direttamente in stazione se a quel punto dovevano riutilizzare l'auto privata per recarsi a scuola o al lavoro.
Si tratta di una linea obsoleta: manca l'elettrificazione, è percorsa da vecchi mezzi a diesel e di fatto è una situazione insostenibile. Mi hanno spedito una locandina di Federconsumatori di quattro anni fa che mostrava un incontro pubblico a Novellara: è segno che dopo quattro anni la situazione non è migliorata.
Questo perché? Io voglio sensibilizzare l'Aula e i colleghi su quello che stiamo già facendo qui al Governo, con i Governi Conte I e Conte II, nel rafforzare, potenziare e aumentare i trasferimenti, quello che già stiamo facendo, alle regioni per garantire i trasporti locali. Questa linea è gestita dalla regione Emilia-Romagna. Ma io quello che voglio è un impegno concreto, chiaro da parte di chi si candida a governare la regione Emilia-Romagna, che i trasporti locali verranno garantiti e potenziati, perché francamente siamo stanchi di amministrazioni che vogliono le autostrade che servono semplicemente ai costruttori, e poi si dimenticano dei pendolari, di chi invece dei mezzi pubblici per i trasporti locali fanno uso quotidiano. Francamente io rivolgo quindi un appello a chi si candiderà: noi del MoVimento 5 Stelle ci siamo, abbiamo garantito con il Governo Conte, con il nostro impegno qui in Parlamento i trasferimenti alle regioni, ma serve che le istituzioni locali facciano la propria parte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.
Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, intervengo sulla vicenda del sindaco di Piombino, che - mi dispiace contraddire il così attento al territorio collega Andrea Romano, che conosce benissimo la vicenda di cui si parla, così bene che ha continuato a chiamare il sindaco di Piombino per tutto l'intervento Rossi - invece si chiama Ferrari, e Rossi è il governatore della regione che appoggia.
PRESIDENTE. Lei deve svolgere il suo intervento senza rispondere a nessuno, deputato Donzelli. Chiedo scusa, questa è la regola.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). No, no, certo, però facevo per… Parlavo… Mi riferivo a lei, Presidente,…
PRESIDENTE. Perfetto.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). …per far sapere che era stato citato in modo scorretto il sindaco di Piombino, che il presidente della regione è Rossi e non il sindaco di Piombino.
Detto questo, vorrei far presente che la persona non è stata licenziata, ma è una persona che era in prova e alla fine della prova non è stata confermata perché negli ultimi quattro mesi si era presentata otto volte al lavoro, e allora il sindaco ha pensato bene di mettere a servizio dei suoi cittadini magari un lavoratore che va al lavoro. Quello che è indecente è che la sinistra italiana, toscana e anche in Parlamento oggi, invece di scusarsi perché il proprio segretario provinciale non va al lavoro e fa l'assenteista, va a difendere in modo vergognoso una persona che usa e abusa dei propri diritti di sindaco e delle molteplici nomine per non andare a lavorare; e il PD lo difende, e pretende secondo lui che nei luoghi pubblici si mettano gli amici e i dirigenti di partito a non fare nulla e debbano essere pure garantiti. È vero, con Fratelli d'Italia, quando vince, questo non funziona più: chi non va a lavoro viene licenziato, anzi non viene confermato se è in prova, come in questo caso.
E Fratelli d'Italia impedirà sempre di più che si usino luoghi pubblici per piazzare i dirigenti di partito, a discapito della gente che cerca un lavoro, vorrebbe andare a lavorare e non lo trova. Voi state pure con i privilegiati che piazzate negli enti pubblici; noi stiamo con chi cerca un lavoro e non lo trova (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, anche della gentilezza che ha avuto nell'offrirci la possibilità di più interventi di quelli che erano stati programmati; però vorrei capire qualcosa, Presidente. Come lei sa, in genere è prassi di questa Camera rivolgersi ai colleghi per il tramite del Presidente. Ora il collega, evitando il suo tramite, ha appena comiziato, accusando questa parte…
PRESIDENTE. No, non ha evitato: io l'ho richiamato e poi lui si è rivolto alla Presidenza.
EMANUELE FIANO (PD). No no no no, Presidente, prenda in mano il verbale, il collega ha appena detto: voi, voi, voi; non mi pare che nel “voi” ci sia l'interiezione che riguarda la sua persona, però mi corregga se mi sbaglio.
Dunque il collega, comiziando, nel pieno di una bella campagna elettorale, ha accusato questo gruppo politico, non altri, di falsità palesi, coperto dalla insindacabilità delle parole che lui qui esprime; e quindi la pregherei di richiamare formalmente il collega del suo gruppo perché, nonostante il suo richiamo, giustissimo, che ella ha fatto all'inizio del suo intervento, invece di rivolgersi a lei, peraltro per rispondere ad un collega non in questo momento in Aula, ha parlato di tutt'altro, facendo accuse non politiche, penali, a questo gruppo politico, cosa inammissibile in quest'Aula. Siccome la so profondamente rispettoso dei doveri dei parlamentari della Repubblica in quest'Aula, sono lieto di potermi rivolgere a lei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente! Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
EMANUELE FIANO (PD). Hai qualcosa da dire?
PRESIDENTE. Allora, intanto mi pare che il suo richiamo all'ordine dei lavori sia parzialmente improprio: semmai poteva essere un richiamo al Regolamento.
Detto questo, deputato Fiano, io ho immediatamente richiamato al rispetto del Regolamento il deputato Donzelli, che non ha più fatto riferimento all'intervento del collega Andrea Romano, ma ha utilizzato un “voi” che - comunque lei è persona esperta - viene utilizzato spesso e volentieri in ogni seduta, probabilmente in tutte le sedute, da qualunque deputato prenda la parola. Non credo - poi ci potremo documentare e verificarlo anche contestualmente, insieme - che il riferirsi ad un organismo esteso ricada nei dettami del Regolamento; però io ho ascoltato diligentemente le sue osservazioni, le riporterò anche al Presidente Fico e vedremo se effettivamente si debba estendere l'applicazione del Regolamento, e in particolare dell'articolo che lei ha evocato, anche – sarebbe difficile poi la gestione dell'Aula – alla fattispecie da lei richiamata.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Trancassini, cerchiamo di concludere questa seduta, per cortesia. Su cosa?
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Sull'ordine dei lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori: lei però sa che cosa significa ordine dei lavori, vero?
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Per richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ecco, richiamo al Regolamento. Sta bene.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). No, perché se viene affrontato e fatto un ragionamento, poi lo dobbiamo fare fino in fondo. E cioè, io non capisco cioè come sia possibile, in quest'Aula, che un deputato si alzi in piedi, getti fango contro un'autorità come il sindaco di Piombino, e condisca le sue diffamazioni sottolineando l'appartenenza a Fratelli d'Italia.
ENRICO BORGHI (PD). Quale articolo?
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Ora, se tutto questo è possibile, io credo che sia anche possibile difendere l'onorabilità del soggetto che viene accusato e che non si può difendere, e tanto più quella del partito. Soprattutto, soprattutto nel momento in cui vengono dette delle menzogne, perché quello che non dice - e mi riferisco a lei, Presidente, lo faccia presente al collega Fiano – è che quello che è stato detto in quest'Aula, e lo ha dimostrato il collega Donzelli, sono delle vere menzogne e calunnie nei confronti del sindaco di Piombino. Allora, se passa il principio che una forza politica può calunniarne un'altra e non le si può rispondere, io penso che sia un esercizio della democrazia abbastanza contraddittorio.
Per ultimo, ricordo al collega Fiano che lui è molto, molto bravo - e ne abbiamo avuto ampie dimostrazioni quando era all'opposizione - a rivendicare il diritto e la libertà, in questa Aula, di poter dire sempre quello che vogliamo e quello che possiamo e quello che attiene al nostro ruolo; da quando è diventato forza di Governo, ha un atteggiamento censorio per il quale io non lo riconosco più (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma per davvero, perché prima era molto più aperto alla democrazia, al confronto, eccetera; adesso, ogni qual volta qualcuno nomina soltanto il nome del Partito Democratico, si alza e ci fa la lezione: lezione che ovviamente noi non accettiamo.
PRESIDENTE. Va bene, vi ringrazio. Mi pare che ciascuno abbia avuto la possibilità comunque di esprimere le proprie opinioni; il richiamo al Regolamento del collega Trancassini era lo stesso, simmetrico del deputato Fiano.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 10 gennaio 2020 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 17,05.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 6 la deputata Montaruli ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;
nella votazione n. 6 la deputata Benedetti ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto votare a favore;
nella votazione n. 7 i deputati Migliore e Paita hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DL 2302 - quest. preg. n. 1 | 455 | 422 | 33 | 212 | 97 | 325 | 58 | Resp. |
2 | Nominale | DL 2325 - quest. preg. nn. 1, 2, 3 | 462 | 461 | 1 | 231 | 196 | 265 | 56 | Resp. |
3 | Nominale | Moz. Formentini e a 1-248 n.f. | 458 | 457 | 1 | 229 | 195 | 262 | 56 | Resp. |
4 | Nominale | Moz. Lollobrigida e a 1-307 | 457 | 456 | 1 | 229 | 193 | 263 | 56 | Resp. |
5 | Nominale | Moz. Cabras e a 1-308 | 464 | 463 | 1 | 232 | 267 | 196 | 56 | Appr. |
6 | Nominale | Moz. Orsini e a 1-311 | 466 | 464 | 2 | 233 | 197 | 267 | 56 | Resp. |
7 | Nominale | Moz. Lupi e a 1-190 | 413 | 413 | 0 | 207 | 413 | 0 | 68 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.