Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 17 gennaio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    si osserva in molti Paesi europei un preoccupante rigurgito di idee e slogan antisemiti che non possono avere cittadinanza nel mondo contemporaneo, sorto dalla sconfitta del nazismo e dalla tragedia dell'Olocausto;

    proprio in ragione di quanto accaduto in Europa non soltanto durante la seconda guerra mondiale, ma anche in precedenza, non è possibile abbassare la guardia nella lotta all'antisemitismo;

    l’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra), organizzazione intergovernativa fondata nell'1998, con sede a Berlino, composta da 31 Stati membri, tra cui l'Italia, da 10 Stati osservatori e 7 sostenitori internazionali permanenti, tra i quali le Nazioni Unite, ha adottato nel maggio 2016 una dichiarazione operativa contro l'antisemitismo del tutto condivisibile;

    secondo l'Ihra «l'antisemitismo è una certa percezione degli ebrei, che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni retoriche e fisiche dell'antisemitismo sono dirette a individui ebrei e non ebrei o ai loro beni, a istituzioni comunitarie ebraiche e ad altri edifici a uso religioso»;

    queste manifestazioni possono colpire anche lo Stato d'Israele in quanto collettività ebraica, negando ad esempio il diritto del popolo ebraico all'autodeterminazione, equiparando le politiche contingenti perseguite dallo Stato israeliano a quelle a suo tempo praticate dai nazisti ed utilizzando simboli ed immagini associati all'antisemitismo storico contro Israele e i suoi cittadini;

    esiste quindi un collegamento significativo tra l'antisemitismo e l'antisionismo, inteso quest'ultimo come rifiuto della legittimità dello Stato d'Israele;

    la definizione operativa di antisemitismo dell'Ihra è stata già adottata da Austria, Bulgaria, Canada, Francia, Germania, Israele, Lituania, Macedonia del Nord, Regno Unito, Romania e Stati Uniti, ma non ancora dall'Italia;

    il 1° giugno 2017 il Parlamento europeo ha votato la risoluzione n. 2017/2692 sulla lotta contro l'antisemitismo, che invita espressamente «gli Stati membri e le istituzioni ed agenzie dell'Unione europea ad adottare e applicare la definizione operativa di antisemitismo utilizzata dall'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto (IHRA), al fine di sostenere le autorità giudiziarie e di contrasto nei loro sforzi volti a identificare e perseguire con maggiore efficienza ed efficacia le aggressioni antisemite, e incoraggia gli Stati membri a seguire l'esempio del Regno Unito e dell'Austria in proposito»,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per adottare la definizione operativa contro l'antisemitismo formulata dall’International Holocaust Remembrance Alliance;

2) a promuovere tutte le iniziative di competenza al fine di ottemperare agli impegni presenti all'interno della risoluzione del Parlamento europeo n. 2017/2692;

3) ad assumere ogni iniziativa di competenza ritenuta utile non soltanto a prevenire e contrastare la circolazione e divulgazione di idee antisemite nel nostro Paese, ma altresì a ribadire il rifiuto del nostro Paese non soltanto dell'antisemitismo, ma anche dell'antisionismo, inteso come negazione del diritto di Israele ad esistere come Stato indipendente e sovrano, espressione storica dell'aspirazione del popolo ebraico all'autodeterminazione e garanzia rispetto al rischio del ripetersi dell'Olocausto;

4) a non finanziare in alcun modo organizzazioni che a vario titolo partecipino al boicottaggio dello Stato d'Israele.
(1-00314) «Molinari, Formentini, Centemero, Zoffili, Billi, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Giorgetti, Grimoldi, Picchi, Ribolla».


   La Camera,

   premesso che:

    negli ultimi anni in Europa e nel mondo si è assistito all'acuirsi di fenomeni connessi all'antisemitismo;

    tali fenomeni di odio antisemita appaiono come strettamente connessi anche con le recenti e le crescenti tensioni nella Striscia di Gaza;

    a settembre 2019, durante la Conferenza sull'antisemitismo svoltasi a Bruxelles, il Governo israeliano ha presentato il report sulla crescita mondiale dell'antisemitismo nel quale è stato evidenziato il crescente numero di violenze ad esso collegate;

    European Jewish Association e Europe Israel Press Association hanno organizzato un convegno al Press Club di Bruxelles dal titolo «La delegittimazione dello Stato d'Israele: il volto accettabile dell'Antisemitismo», nel corso del quale è stato illustrato un report dal Ministro israeliano, della sicurezza pubblica e degli affari strategici, Gilad Erdan, insieme all'inviato speciale Usa per il monitoraggio e la lotta all'antisemitismo, Elan Carr, al direttore generale del Ministero affari strategici israeliano, Tzachi Gavrieli, al direttore Eipa, Tal Rabina e al Chairman EJA, Rabbi Menachem Margolin, dove si evidenzia una preoccupante crescita degli attacchi antisemiti;

    nel corso dell'illustrazione del sopracitato report è emerso lo stretto legame tra antisemitismo e le violenze ad esso collegate con il crescente sentimento di delegittimazione e boicottaggio dello Stato ebraico, con.particolare riferimento al Movimento «Boycott, Divestment and Sanctions» (Bds) che ha mostrato sin dalla sua nascita molteplici tendenze antisemite;

    in Italia, sono numerosi i gruppi che hanno firmato l'appello Bds, tra cui organizzazioni politiche come Rifondazione Comunista e Comunisti italiani, sindacali come Fiom e Ong come «Un Ponte Per...» e Servizio civile internazionale;

    alcune di queste realtà inoltre sarebbero beneficiarie di finanziamenti pubblici, essendo organizzazioni accreditate presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

    è in atto da molto tempo un tentativo di delegittimazione dello Stato ebraico nell'opinione pubblica, anche a causa delle espressioni adoperate da alcuni esponenti politici italiani, che pronunciando il termine «sionista» intendono offendere coloro che rivendicano la legittimità di Israele;

    il Ministro israeliano della sicurezza pubblica e degli affari strategici Gilad Erdan, nel corso della presentazione del report sulla crescita mondiale dell'antisemitismo, ha richiesto ai leader europei e mondiali di condividere una definizione di antisemitismo che copra tutte le forme, come il boicottaggio e la delegittimazione di Israele, con particolare attenzione all'operato del Movimento Bds (Boycott, Divestment and Sanctions) in modo da proteggere le comunità ebraiche e gli ebrei europei;

    secondo un censimento dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali sentimenti di antisemitismo sarebbero cresciuti negli ultimi 5 anni in Europa, come si evince da un'intervista di oltre 16.300 persone nei 12 Paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Olanda, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito) che ospitano il 96 per cento degli ebrei in Europa;

    nel 2016 sono stati segnalati dall'Osce 1.661 attacchi rivolti ai cittadini di fede ebraica; stando a quanto afferma l’Anti Defamation League, nella sola Europa Occidentale, un individuo su 4 coverebbe sentimenti antisemiti,

impegna il Governo

1) ad adoperarsi, per quanto di competenza, affinché non siano destinati a realtà firmatarie dell'appello di «Boycott, Divestment and Sanctions» finanziamenti o qualsiasi altra forma di sovvenzione pubblica.
(1-00315) «Molinari, Formentini, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fogliani, Lorenzo Fontana, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   CAPPELLACCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Sardegna è il punto di arrivo della rotta dei migranti clandestini provenienti dall'Algeria;

   il fenomeno continua a manifestarsi in tutta la sua gravità: tra il 15 e il 16 gennaio 2020 sono giunte illegalmente nel territorio nazionale attraverso questa rotta oltre 100 persone;

   si tratta di cifre che destano particolare preoccupazione sociale e che devono essere considerate in proporzione alla popolazione presente nel territorio, in quanto la Sardegna conta 1 milione e 600 mila abitanti;

   peraltro, gli sbarchi avvengono sulle coste meridionali dell'isola, in un'area che più di altre patisce gli effetti della crisi economica internazionale e delle numerose vertenze industriali;

   il direttore dell'agenzia Frontex ha pubblicamente definito questo fenomeno come «una possibile minaccia per la sicurezza», di fatto confermando le preoccupazioni già espresse da altre istituzioni;

   la relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza presentata al Parlamento nel febbraio 2019 dal sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica ha indicato chiaramente il fenomeno tra i rischi di infiltrazioni terroristiche e, in particolare, ha evidenziato che trasferimenti a rischio, hanno continuato a riguardare anche la tratta Algeria-Sardegna;

   il 6 agosto 2018 il Governo pro tempore ha accolto un ordine del giorno, che lo impegnava «a valutare l'opportunità di: adottare le iniziative negoziali volte a stipulare un accordo bilaterale con l'Algeria al fine di bloccare le partenze verso la Sardegna e proteggere le frontiere dello Stato italiano; attivarsi presso le competenti sedi europee al fine di indirizzare e impegnare le risorse necessarie, nell'ambito del Trust Fund europeo per l'Africa, atte a contenere all'origine i flussi migratori con particolare riguardo alla rotta Algeria-Mediterraneo centrale e fermarne la destinazione verso la Sardegna; porre in essere tutte le iniziative di competenza volte a rendere effettivi i rimpatri degli stranieri sbarcati sulla rotta di cui in premessa, non titolari del diritto d'asilo; potenziare le risorse umane e materiali in favore delle Forze dell'Ordine, per fronteggiare il carico di lavoro aggiuntivo generato dal fenomeno degli sbarchi clandestini in Sardegna» –:

   se il Governo intenda porre in essere iniziative sul piano internazionale per fronteggiare un flusso migratorio senza criteri e senza controlli;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative straordinarie per garantire la sicurezza nelle città italiane, assicurando alle forze dell'ordine i mezzi necessari per affrontare un aggravamento del lavoro di presidio del territorio, determinato dal fenomeno degli sbarchi clandestini.
(3-01255)


   BALDELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 24 ottobre 2019, n. 123, recante «disposizioni urgenti per l'accelerazione e il completamento delle ricostruzioni in corso nei territori colpiti da eventi sismici», convertito, con modificazioni, dalla legge 12 dicembre 2019, n. 156, all'articolo 1, ha prorogato di un anno, cioè fino al 31 dicembre 2020, lo stato di emergenza nei territori dell'Italia centrale colpiti dagli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016 e disciplina la copertura dei conseguenti oneri, stabilendo che agli stessi si provveda nei limiti delle disponibilità del fondo per le emergenze nazionali;

   il citato decreto-legge, come convertito, all'articolo 4, modifica e integra le disposizioni in materia di trattamento e trasporto del materiale derivante dal crollo parziale o totale degli edifici recate dall'articolo 28 del decreto-legge n. 189 del 2016, al fine di prevedere l'aggiornamento dei piani regionali per la gestione delle macerie, velocizzare le procedure per la medesima gestione, nonché disciplinare i metodi per verificare la presenza di amianto e altre sostanze pericolose nelle macerie;

   il testo risultante dalla conversione in legge non contiene, tuttavia, disposizioni relative al rinnovo della concessione per la gestione dei siti di stoccaggio temporaneo nei quali le macerie possono essere trattate;

   senza questa concessione si paralizza di fatto il processo di ricostruzione a causa della possibilità di raccogliere ma non quella di smaltire gli ingombranti ed il materiale contenuto tra le macerie;

   giova evidenziare che neanche il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica – attualmente all'esame della Camera dei deputati – e che all'articolo 15 reca la proroga di termini relativi a interventi emergenziali, contiene misure nella suindicata direzione –:

   quali siano i motivi per cui non è stato previsto il rilascio della concessione;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative urgenti volte a prevedere il rilascio della concessione per la gestione dei siti di stoccaggio temporaneo, al fine di consentire alle Regioni colpite dal sisma del 2016 di trattare le macerie, in funzione della ricostruzione.
(3-01256)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO, BELLUCCI e DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è di pochi giorni fa la notizia dell'ennesima emergenza sanitaria che si sta consumando, ancora una volta, fra i reparti dell'ospedale «Giovanni Paolo II» di Lamezia Terme, presidio al servizio di un comprensorio di oltre 140.000 abitanti, che ciclicamente si trova a fare i conti con il rischio di chiusura o sospensione dei servizi;

   in particolare, secondo quanto riportato dalla stampa locale, il primario è stato costretto a sospendere le attività ambulatoriali del reparto di ostetricia e ginecologia, per assenza del numero minimo di medici;

   nell'ultimo anno proprio dal reparto di ostetricia e ginecologia sono andati via due dirigenti medici, mai sostituiti;

   la stessa carenza di personale medico, nel recente passato, aveva già causato l'interruzione dei servizi ambulatoriali del reparto di cardiologia e la riduzione del numero dei posti letto e delle attività ambulatoriali del reparto di medicina;

   l'annunciata sospensione, si spera temporanea, dell'attività ambulatoriale di ostetricia e ginecologia, dopo quella di cardiologia e medicina interna, con il conseguente prevedibile drastico calo dei parti, già compresso da un tasso di natalità ormai da anni in picchiata, è l'inevitabile anticamera della chiusura del punto-nascita, come già accaduto a Soveria Mannelli e Soverato, e quindi allo smantellamento definitivo del nosocomio, ormai spogliato di quasi tutte le specialità;

   l'attività ambulatoriale è assolutamente necessaria per alcuni reparti, come la ginecologia, ove, ad esempio, una donna in gravidanza non potrà più effettuare i controlli ecografici previsti dai protocolli medici e dovrà rivolgersi presso altre strutture, dove sarà naturalmente portata a partorire;

   a pagare un prezzo altissimo sono, in primis, i cittadini, costretti all'emigrazione sanitaria verso altri presidi o a pagare prestazioni mediche presso ambulatori privati;

   tale stato emergenziale da mesi sta assumendo i contorni di un vero e proprio dramma anche per il personale che, con grande spirito di servizio e sacrificio, sta affrontando turni massacranti nel tentativo di salvaguardare la sopravvivenza del punto nascita nel nosocomio lametino;

   una situazione inaccettabile, considerati i tanti giovani medici calabresi ai quali viene negata la possibilità di lavorare nella propria terra, mentre si vedono sfumare in mobilità passiva oltre 300 milioni di euro l'anno, risorse che servono a finanziare i servizi sanitari del Centro-nord –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, al fine di garantire la sopravvivenza e la piena operatività del punto-nascita dell'ospedale «Giovanni Paolo II» di Lamezia Terme e migliorare i servizi assistenziali e di cura dei pazienti del comprensorio interessato.
(4-04486)


   BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2019 l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza ha pubblicato il dossier «DisOrdiniamo», un monitoraggio delle risorse nazionali dedicate all'infanzia e all'adolescenza nel bilancio dello Stato;

   secondo il documento, dal 2012 al 2017 le risorse stanziate per l'infanzia e l'adolescenza (istruzione scolastica, politiche sociali per l'infanzia e la famiglia, lotta alla povertà, politiche previdenziali, immigrazione e accoglienza e giustizia minorile) sono cresciute del 16,7 per cento con un incremento totale di 7 miliardi e 500 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti 980 milioni stanziati per il 2018;

   un capitolo ad hoc è dedicato alle adozioni internazionali, le cui risorse, destinate a misure di sostegno economico per le spese sostenute dai genitori adottivi nell'espletamento delle procedure di adozione internazionale, risultano altalenanti: circa 11 milioni di euro nel 2012, sensibilmente ridotte negli anni 2013 e 2014; negli anni 2015 e 2016 non vi sono stati impegni di spesa, mentre nel 2017, a fronte di quasi 20 milioni di euro stanziati e disponibili, ne sono stati impiegati solo la metà;

   dal 2012 al 2017 non si è provveduto al rimborso delle spese adottive e solo nel 2017, dopo anni di attesa, sono state finalmente rimborsate le spese sostenute dalle famiglie per le adozioni concluse nel 2011, mentre nella primavera 2018 è stato emesso il decreto che stanzia le risorse necessarie e definisce le modalità di presentazione delle domande di rimborso per le adozioni concluse tra il 2012 e il 2017;

   secondo dati della Commissione per le adozioni internazionali, a fine settembre 2019 è terminata la fase di liquidazione per chi ha adottato nell'anno 2015, mentre, solo nel 2019 sono stati predisposti gli ordini di pagamento per chi ha adottato nel 2016;

   un altro capitolo di spesa riguarda l'esecuzione della Convenzione de L'Aja per la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale e per la Commissione per le adozioni internazionali. La legge richiede, infatti, che gli enti autorizzati si dedichino a progetti di cooperazione internazionale per il sostegno dell'infanzia nei Paesi nei quali operano per le adozioni, ma dal 2012 non ci sono più stati bandi per questo scopo;

   al riguardo, il report sottolinea come «anche in questo caso si rilevano differenze marcate tra le somme stanziate e quelle effettivamente impegnate e pagate», nonostante un calo delle pratiche adottive concluse del 75 per cento nell'ultimo decennio;

   come amaramente commentato da Marco Griffini (AiBi): «Lamentiamo spesso la mancanza di stanziamenti per le adozioni internazionali, un settore che avrebbe bisogno di un rilancio. Poi si viene a scoprire che i fondi ci sono ma non vengono impiegati. Questo è scandaloso»;

   il Fondo per il sostegno alle adozioni internazionali, nel 2017, aveva uno stanziamento pari a 19.958.742 euro, a fronte di un impegno finale di spesa pari a 10.362.444 euro. E anche per quanto riguarda i dati relativi ai fondi per la «tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale», sempre per il 2017, aveva 19,2 milioni di euro, con soli 520.795 euro spesi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano i dati relativi alle domande di rimborso delle spese sostenute dai genitori per le pratiche di adozione internazionale concluse nel 2018;

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per rilanciare il settore dell'adozione internazionale e garantire un cambio di rotta per l'effettivo impiego delle risorse stanziate, considerato l'elevato valore morale dell'adozione, che sana l'ingiustizia della mancanza di una famiglia.
(4-04487)


   FERRO, BELLUCCI e DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 2 del 10 gennaio 2020, la commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro ha disposto il taglio delle indennità aggiuntive per gli operatori del 118, previste dall'articolo 23 dell'accordo integrativo regionale;

   è stata dura la reazione del segretario nazionale Fismu, Francesco Esposito, secondo cui «parliamo di tagliare 5,50 euro per ogni ora di attività aggiuntiva per medici che dedicano la loro professionalità tutti i giorni per le emergenze ed urgenze a tutela dei cittadini. Per medici che rischiano sulla strada e sono spesso oggetto di aggressioni, come si legge quasi quotidianamente sui media, per difendere il diritto alla salute dei calabresi. È vergognoso quanto sta accadendo. La Commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro ritiene così importante intervenire su alcune attività, oltretutto pagate pochissimo, solo per distrarre l'opinione pubblica dagli sprechi, quelli veri, e per evitare di affrontare i veri problemi della sanità pubblica»;

   è, infatti, paradossale che tale provvedimento arrivi proprio da un ente che ha accumulato un deficit di cinquanta milioni di euro;

   già nel 2018 era stato sospeso il pagamento delle indennità «al fine di procedere ad eventuali conguagli e/o azioni di ripetizioni di indebito» e tale decisione fu sospesa solo a gennaio 2019, dopo la firma dell'accordo aziendale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché si possa pervenire a una revisione della citata riduzione delle indennità aggiuntive per gli operatori del 118; quali iniziative si intendano assumere, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, per valorizzare il personale medico del 118.
(4-04490)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Società italiana degli autori ed editori (Siae) è un ente pubblico economico a base associativa senza fini di lucro, come previsto dalla legge 9 gennaio 2008, n. 2;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 3 della citata legge, la Siae è sottoposta alla vigilanza congiunta della Presidenza del Consiglio dei ministri, e del Ministero per i beni e le attività culturali, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze; la Siae è inoltre sottoposta al controllo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;

   per la sua attività, istituzionale ed in convenzione, si avvale della propria rete territoriale, principale valore aggiunto dell'ente, composta per oltre il 90 per cento da uffici mandatari;

   la Siae qualifica il rapporto di lavoro intercorrente con i propri mandatari come rapporto di «lavoro autonomo», richiedendo la stipula di un contratto di mandato con rappresentanza disciplinato dagli articoli 1703-1736 del codice civile e concedendo ai mandatari rivalsa contributiva pari al 4 per cento;

   di fatto, tali uffici mandatari sono, invece, parte integrante e stabile della organizzazione della Siae e devono osservare, in regime di obbligo di esclusività di rapporto lavorativo (ex articolo 74-quater, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972), numerosissime, precise e cogenti prescrizioni impartite dalla stessa Siae circa indirizzi, normative, modalità e tempi di svolgimento delle loro attività;

   i mandatari, cui giurisprudenza costante riconosce la qualifica di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, svolgono i medesimi incarichi e funzioni dei dipendenti della Siae operanti in sedi e filiali. Ciò in costante regime di collaborazione coordinata e continuativa, prevalentemente personale, ex articolo 409, comma 3, del codice procedura civile ed in assenza, da sempre, di specifico progetto di cui alla cosiddetta legge Biagi;

   l'ordinamento giuridico prevede che nei confronti degli stessi vengano applicate le disposizioni di cui agli articoli 61 e 69 del decreto legislativo n. 276 del 2003, tenuto conto della delimitazione dell'ambito di applicazione intervenuta successivamente;

   la non corretta qualificazione del rapporto di lavoro ha comportato e comporta tutt'oggi per l'intera categoria dei mandatari una serie di pesantissime penalizzazioni in termini economici, sociali, di tutela occupazionale e di sicurezza sul lavoro, dal momento che anche la normativa Inail risulta completamente disattesa;

   il 25 ottobre 2019 un gruppo di ex mandatari Siae ha sottoscritto e presentato, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e all'Ispettorato nazionale del lavoro, specifica ed argomentata denuncia sulla situazione descritta;

   peraltro, anche con riferimento al personale dipendente, negli ultimi mesi l'Inps, a seguito di proprio accertamento e del successivo contenzioso istauratosi, avrebbe recuperato dalla Siae oltre euro 9.900.000 a titolo di sanzioni e contributi per omessi versamenti per indennità di malattia e maternità –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di verificare la tempestività degli interventi degli organi ispettivi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l'accertamento del corretto inquadramento previdenziale della categoria dei mandatari Siae;

   se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere una modifica della configurazione, sul piano contrattuale, dei mandatari posto che l'attuale configurazione degli stessi per l'interrogante costituisce elemento di sleale concorrenza nell'ormai libero mercato di raccolta collettiva del diritto d'autore.
(4-04508)


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Mario De Biase, Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica delle aree di Giugliano in Campania e dei Laghetti di Castel Volturno, incaricato ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3891 del 2010 dopo varie proroghe, ha visto terminare il suo mandato il 17 dicembre 2019 aprendo quello che appare agli interroganti come un «penoso rimpallo» di competenza tra regione Campania e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   lo Stato s'è fermato di fronte alla devastazione perpetrata per decenni dalla Camorra e nessuno sa chi debba portare a termine queste importanti bonifiche perché la struttura tecnica è stata smembrata e i locali della sede vandalizzati, presumibilmente a seguito della notifica delle ingiunzioni di pagamento ai titolari dei siti inquinati;

   sembrerebbe una storia di ordinaria «malaburocrazia», ma a guardare bene spicca, a giudizio degli interroganti, lo straordinario strabismo politico che rischia di compromettere l'ottimo lavoro fatto in questi anni dai Commissario che, investito di una missione impossibile, è riuscito a dispetto di ogni previsione, mettere a segno risultati importanti, e con un budget di soli 40 milioni di euro;

   il 15 luglio 2019, con soli 6 milioni di euro, la bonifica di Resit, la discarica più grande (60 mila metri quadrati su due crateri colmati con oltre 1 milione di metri cubi di rifiuti, di cui si stimano oltre 380 mila metri cubi di scarti industriali) era sostanzialmente completa, essendo all'85 per cento e mancando solo l'affido della gestione degli impianti di estrazione del percolato e del biogas dai quali nulla si disperde più in un ambiente abilmente trasformato in un Parco con 500 alberi piantumati;

   a San Giuseppiello, su un'area agricola molto fertile trasformata in discarica, il Commissario e il dipartimento di agraria dell'università Federico II hanno applicato con successo il protocollo «life ecoremed» che consiste nella piantumazione di erba e pioppi con una inoculazione di batteri per biodegradare gli idrocarburi dispersi e capaci di trasformarlo addirittura in un terreno coltivabile. Queste progetto, primo in Italia su un'area di grandi dimensioni, è costato solo 1 milione di euro e ha consentito un risparmio di 19 e la bonifica è stata completata al 100 per cento;

   ma erano previsti anche gli interventi sulle discariche di Masseria del Pozzo e sull'area ex Novambiente, per le quali sono state realizzate solo le progettazioni esecutive, e quello sui Laghetti di Castel Volturno; qui si è in attesa degli esiti del monitoraggio;

   il valore dell'esperienza, riconosciuto anche da associazioni come Legambiente, deve essere esempio nazionale perché la piaga dello smaltimento illegale dei rifiuti riguarda tutto il territorio italiano. Nel 2018 ci sono stati 63 incendi in Lombardia, 11 in Veneto e 20 nel Lazio. In pianura padana migliaia di capannoni dismessi fanno gola alla criminalità organizzata. Sono «oro e fruttano più della droga» hanno detto in alcune intercettazioni della Procura di Milano sulla «ndrangheta» che ha svelato un variegato quadro di broker specializzati e di imprenditori border line – spesso irreperibili o falliti dopo i roghi e abili nel far ricadere sugli enti locali il costo della bonifica –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza in relazione a quanto esposto in premessa;

   se il Governo non ritenga di dover far «tesoro» dell'esperienza positiva del Commissario adottando le iniziative di competenza per replicare il medesimo modello, quindi con capacità di spesa, per il completamento delle bonifiche, nonché per l'eliminazione delle microdiscariche che sono alla base del cosiddetto fenomeno della «Terra dei fuochi», posto che l'attuale cabina di regia non ha alcun budget assegnato per la rimozione dei rifiuti abbandonati nelle campagne tra Napoli e Caserta.
(4-04509)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   UNGARO e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella notte del 3 gennaio 2020 un drone statunitense ha ucciso in un attacco aereo mirato sull'aeroporto di Baghdad il generale iraniano Qasem Soleimani, capo delle Quds Force, ossia dell'unità di élite dei Pasdaran, con lui è stato ucciso anche il vicecapo delle Forze di mobilitazione popolari, la milizia ombrello delle milizie sciite in Iraq;

   questo evento ha scatenato tensioni geopolitiche in Medio Oriente che tornano a preoccupare l'Europa, gli operatori dei mercati finanziari internazionali, e le organizzazioni non governative che lavorano nei teatri mediorientali –:

   quando il Governo abbia avuto conoscenza dell'attacco, se per il supporto logistico dell'operazione siano state utilizzate basi statunitensi in territorio italiano e se, in futuro, esse possano essere chiamate ad operare in teatri di guerra secondo gli accordi internazionali sottoscritti dal nostro Paese.
(4-04499)


   BILLI e FORMENTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale unificato dei brevetti (Tub) rappresenterà il foro competente per la risoluzione delle dispute sulla contraffazione e per le cause di revoca/annullamento dei brevetti industriali europei;

   la struttura sarà costituita dal registro, dalla Corte di prima istanza, a sua volta suddivisa in divisioni centrali, locali e regionali, e dalla Corte d'appello;

   le divisioni centrali dovrebbero aver sede a Parigi, Londra e Monaco di Baviera; la Corte d'appello avrà invece sede in Lussemburgo;

   tale Tribunale avrà lo scopo principale di ridurre i costi dei contenziosi e assicurare che il sistema brevettuale europeo funzioni più efficacemente;

   il Tribunale diventerà operativo soltanto previa ratifica da parte della Francia, del Regno Unito e della Germania, ossia dei tre Stati membri che nell'anno successivo alla ratifica hanno depositato il maggior numero di brevetti europei;

   ad oggi sono 16 i Paesi che hanno ratificato l'accordo e, dei tre la cui adesione è vincolante, la Francia ha ratificato l'accordo poco dopo la firma, mentre la ratifica da parte del Regno Unito è avvenuta il 26 aprile 2018; la legge di ratifica tedesca è tuttora sospesa a causa di un ricorso costituzionale;

   la conformità con la Costituzione tedesca del Tub verrà giudicata dalla Corte costituzionale federale tedesca nel mese di gennaio 2020 –:

   se il Governo abbia intrapreso trattative, o intenda farlo, o abbia concluso accordi con altri Stati aderenti, anche in base ad atti di indirizzo parlamentari approvati recentemente dalla Camera e accolti con favore dal precedente Governo, che possano avere conseguenze sull'eventuale spostamento della sede del Tribunale unificato dei brevetti da Londra ad una città italiana, possibilmente a Milano dove già esistono strutture atte ad ospitarlo;

   nel caso tali accordi o trattative siano in corso, quali siano i dettagli e le tempistiche correlate.
(4-04506)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   DI STASIO, SABRINA DE CARLO e VILLANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 21 dicembre 2019 la Corte suprema olandese ha emesso una sentenza secondo la quale «[...] il governo olandese ha l'obbligo di ridurre entro la fine del 2020 le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 25 per cento rispetto al 1990. Non rispettare questo limite costituisce una violazione agli articoli 2 e 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani che tutelano il diritto alla vita e al benessere delle persone [...]»;

   ogni Paese contribuisce, con le proprie emissioni, all'innalzamento delle temperature a livello globale e per questo la percentuale di emissioni consentite, frutto di un calcolo fatto dagli scienziati del clima e presentato in un rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) del 2007, non deve superare una determinata soglia;

   per limitare l'innalzamento delle temperature i Paesi sviluppati del mondo avrebbero dovuto ridurre le emissioni tra il 25 per cento e il 40 per cento il 2020;

   chiamando in causa i sopraccitati articoli della Convenzione europea sui diritti umani, la sentenza della Corte suprema stabilisce un precedente internazionale e può essere utilizzata anche dai legali di altri Paesi nel citare in giudizio il proprio Stato;

   il caso olandese ha già ispirato cause simili contro i governi nazionali in Europa e anche contro l'Unione europea, parte di una tendenza sempre maggiore che vede i cittadini intraprendere azioni legali su questioni climatiche –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e contenerle nei limiti consentiti.
(3-01253)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio 2019, a seguito di una mozione consigliare da cui prendevano avvio le verifiche da parte degli uffici comunali, con determina dirigenziale avente immediata efficacia, la «Ricicleria» – impianto operante nel settore dei rifiuti sito in via Dorsale nel comune di Massa e di proprietà della municipalizzata Asmiu – veniva chiusa;

   dalle verifiche emergeva che la «Ricicleria», il cui titolo autorizzativo era scaduto nel gennaio 2018 – a seguito della procedura attivata presso la regione Toscana e chiusa con un'archiviazione richiesta dalla stessa Asmiu – non rispondeva alle disposizioni normative vigenti e alle prescrizioni date da Arpat e dal comune di Massa per autorizzare lo scarico in fognatura bianca delle acque meteoriche dilavanti i piazzali;

   l'assenza di un sistema di raccolta delle acque meteoriche dilavanti i piazzali e di un impianto di depurazione insieme alle altre gravi inosservanze determinavano il rischio di contaminazione delle matrici ambientali, con la possibilità di compromettere l'integrità, la salubrità delle acque superficiali;

   l'impianto, che stoccava rifiuti pericolosi esposti alle intemperie, si trova in una zona interessata al progetto di bonifica della falda della zona industriale compresa tra Massa e Carrara, ma è stato chiuso per iniziativa del solo comune di Massa, non risultando provvedimenti, azioni, controlli da parte delle preposte autorità;

   nel comune di Massa si trova, inoltre, la ex discarica di Codupino che è posta a monte dell'area ex Farmoplant – zona oggetto di bonifica con emungimento delle acque da parte di Edison e ricompresa nel SIR di Massa Carrara, oltre che nel territorio oggetto del piano di bonifica del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – e che è chiusa da oltre un decennio;

   l'ex discarica di Codupino, come appreso dai quotidiani locali, a seguito di richiesta di sopralluogo avanzata dai consiglieri comunali Paolo Menchini e Luana Mencarelli, veniva ispezionata dalla commissione comunale ambiente, che rilevava la presenza di diverse tipologie di rifiuto stoccate;

   alla luce di tali circostanze e considerata la probabile assenza di un'autorizzazione allo stoccaggio dei rifiuti, occorre verificare se tali attività siano consentite, quali effetti siano stati generati e se siano stati assolti tutti gli adempimenti previsti in materia di percolato e gas da fenomeni putrefattivi;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sta eseguendo delle campionature per mappare la falda della zona industriale compresa tra Massa e Carrara per poter procedere alla bonifica;

   è, perciò, indispensabile, per rendere efficace l'intervento, avere certezza che non sussistano fonti attive di inquinamento o, in alternativa, che si proceda alla loro individuazione e si vigili affinché la normativa e le prescrizioni vengano rispettate –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti e delucidazioni sulla vicenda della «Ricicleria» e dell'ex discarica di Codupino, nel comune di Massa, e se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, in merito a eventuali violazioni delle prescrizioni e della normativa ambientale, promuovendo una verifica, tramite le strutture competenti, per accertare eventuali danni ambientali nell'area di cui in premessa e adoperarsi per garantire una leale e trasparente collaborazione tra le amministrazioni coinvolte nel progetto di risanamento ambientale.
(5-03405)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BATTELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Italiana Coke S.r.l., insieme alle altre società del gruppo Funivie s.p.a. e Terminal Alti Fondali Savona s.r.l., rappresenta la «filiera del carbone» che dal 1911 collega il porto di Savona con la Val Bormida e consta di un impianto ricompreso al punto 3.1. «cokeria (distillazione a secco del carbone)» dell'allegato IV al titolo II del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   lo stabilimento Italiana Coke risulta ubicato nella zona a destinazione d'uso industriale della frazione San Giuseppe del comune di Cairo Montenotte (Savona); precisamente si colloca tra le frazioni Bragno e San Giuseppe e si sviluppa su una superficie di 240.000 metri quadrati, completamente recintata da muro, in parte occupata dagli impianti del ciclo di produzione e dai relativi servizi (situati sia all'aperto che in fabbricati) e in parte utilizzata per i parchi di stoccaggio delle materie prime e dei prodotti, oltre che per la viabilità interna;

   l'attuale autorizzazione ambientale integrata (Aia) relativa all'impianto risulta risalire al 2010 e sembrerebbe necessitare di un aggiornamento, in particolare con riguardo al monitoraggio delle emissioni che fuoriescono dai camini della cokeria;

   secondo quanto si apprende da fonti giornalistiche (il secolo XIX del 15 gennaio 2020), la recente richiesta di riesame dell'Aia 2010, chiusasi con la conferenza di servizi il 19 dicembre 2018, è attualmente bloccata a causa di una sentenza di annullamento da parte del tribunale amministrativo della Liguria nelle more di un possibile appello al Consiglio di Stato;

   il 14 gennaio 2020 si è verificato un black out allo stabilimento savonese a seguito del quale si sono susseguite una serie di denunce presso i vigili del fuoco da parte dei cittadini residenti della zona per segnalare la presenza di fiamme e di fumo particolarmente denso e maleodorante;

   dalle ricostruzioni giornalistiche sembrerebbe che sia stata attivata una procedura di emergenza e che le fiamme siano state causate dalla combustione dei gas emessi dall'impianto; tuttavia, l'interrogante rileva di aver ricevuto direttamente numerose segnalazioni riguardanti i timori rispetto a uno scarso monitoraggio dei fumi rilasciati durante l'incidente;

   nel corso delle ultime legislature si sono costantemente susseguiti molteplici atti di sindacato ispettivo aventi ad oggetto le preoccupazioni dei cittadini sull'impatto ambientale della suddetta cokeria; in particolare, nel corso della seduta della Camera dei deputati n. 226 del 24 settembre 2019, Roberto Morassut, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, rispondendo alla interrogazione a risposta orale a prima firma Rizzone n. 3-00969, ha assicurato la disponibilità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero della salute a partecipare a un tavolo di confronto insieme agli enti locali e agli altri soggetti competenti relativamente al quadro epidemiologico emerso dalla recente indagine epidemiologica svolta dal policlinico San Martino di Genova e ai risultati delle attività di monitoraggio atmosferico, anche al fine di valutare eventuali conseguenti iniziative da porre in essere –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto accaduto il 14 gennaio 2020 e quali ulteriori informazioni intendano fornire, con particolare riferimento all'impatto ambientale degli eventi di cui in premessa;

   se sia stato attivato il tavolo di confronto in merito agli esiti delle recenti indagini epidemiologiche e ai risultati delle attività di monitoraggio atmosferico;

   se e quali iniziative di competenza si preveda di attuare al fine di garantire la salute dei cittadini e il rispetto dell'ambiente.
(4-04494)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende di una grave emergenza ambientale che da tempo attanaglia il territorio di Licola, una località sita tra i comuni di Giugliano in Campania e Pozzuoli, dove a causa di un furto ai danni della centrale di sollevamento, per molti giorni, ci sarebbe stato lo sversamento di liquami nello specchio d'acqua antistante la costa flegreo-domitia, nel comune di Giugliano;

   nel dettaglio, le fonti giornalistiche denuncerebbero che a seguito del furto dei cavi di rame della centrale di sollevamento avvenuto il 31 dicembre 2019, i reflui non sarebbero confluiti nei depuratori bensì sarebbero finiti direttamente in mare attraverso il Canale Abruzzese, causando gravissimi danni ambientali e igienico-sanitari aggravati, tra l'altro, dal tardivo intervento della regione;

   la situazione appena descritta ha destato indignazione e preoccupazione tra la popolazione, atteso che in quei territori vi è la più alta concentrazione di discariche, potenzialmente tra le più dannose della regione Campania con un grave impatto sull'ambiente e ingenti ripercussioni sulla salute della popolazione medesima;

   i cittadini delle zone interessate e di quelle limitrofe si sono immediatamente attivati per segnalare e denunciare la gravità dei fatti alle competenti autorità nonché sollecitare la regione Campania, proprietaria della centrale di sollevamento, ad assumere le proprie responsabilità e intervenire quanto prima al fine di risolvere una grave falla dei sistemi di depurazione che, secondo quanto denunciato, durerebbe da diversi anni;

   nonostante le numerose denunce da parte dei rappresentanti territoriali, delle associazioni, dei privati cittadini e dei controlli delle forze dell'ordine, tutt'oggi non sono stati adottati provvedimenti in grado di risolvere, definitivamente, questa grave problematica che pregiudica l'integrità ambientale ed ecologica delle acque marine lungo la fascia costiera dei comuni di Pozzuoli, Giugliano, Castelvolturno Mondragone;

   circostanza ancor più grave deriva dal fatto che il principale impianto di depurazione denominato «Cuma», sebbene sia stato oggetto di lavori di adeguamento e rifunzionalizzazione che avrebbero dovuto assicurare al litorale flegreo-domitio uno degli impianti più grandi e all'avanguardia d'Europa, continua a presentare forti criticità e disfunzioni;

   pertanto, l'intera rete idrica delle zone interessate a causa dell'inadeguatezza dei depuratori e degli scarichi illegali, raccoglie quotidianamente una consistente mole di liquami fognari e di sostanze inquinanti di vario genere che vengono riversate nelle acque marine;

   tale circostanza rende, chiaramente, le foci e i canali d'acqua delle vere e proprie discariche a cielo aperto e genera altresì insopportabili miasmi per i cittadini residenti ormai stremati da una situazione che non vede alcuna soluzione;

   sarebbe opportuno che l'Arpac effettui maggiori controlli sulla salubrità delle esalazioni, al fine di valutare se le stesse siano o meno nocive alla salute dei cittadini;

   il malfunzionamento degli impianti di depurazione, sebbene oggetto di diversi adeguamenti funzionali, danneggia gravemente la qualità dell'ambiente e le acque marine a causa dell'immissione di elevate quantità di sostanze tossiche che limitano altresì la balneabilità delle acque delle zone lungo il litorale domitio, con serie ripercussioni anche sull'economia turistica locale;

   a parere dell'interrogante, l'intervento tardivo della regione sulla pompa di sollevamento costituirebbe unicamente una soluzione temporanea, in quanto sarebbe opportuno dotare la centrale di un adeguato sistema di videosorveglianza, al fine di evitare futuri atti vandalici, nonché prevedere opportuni programmi di manutenzione preventiva e un monitoraggio successivo continuo, indispensabili per sanare definitivamente quanto accade nel territorio di Licola ed evitare futuri e più gravi danni igienico-sanitari;

   non vi è chi non veda come siffatta situazione configuri quello che l'interrogante giudica l'ennesimo fallimento delle scelte politiche del presidente della regione De Luca che nel corso degli ultimi anni ha trasformato la Campania nella Regione maggiormente attanagliata dal problema della gestione rifiuti, a discapito dei contribuenti in termini di spesa pubblica e soprattutto a danno della salute dei cittadini;

   basti osservare che Licola e i comuni limitrofi da diversi anni lamentano un aumento dell'inquinamento ambientale;

   siffatta situazione non è migliorata nemmeno a seguito dell'approvazione e dell'avvio del grande progetto denominato «Risanamento ambientale e valorizzazione dei Regi Lagni» approvato dalla Commissione europea con decisione C (2007) 4265 dell'11 settembre 2007 e successive modifiche per un importo pari a euro 230.000.219,00 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per fronteggiare il pericolo igienico-sanitario del territorio, anche promuovendo una verifica da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in relazione allo scempio che da anni vive il territorio.
(4-04497)


   FEDERICO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in agro di Guglionesi, in provincia di Campobasso, è presente un sito contaminato denominato «Guglionesi II», un'area di circa 8 ettari carica di fanghi di origine industriale proveniente da stabilimenti conciari e agro-alimentari, con presenza accertata di metalli pesanti quali cromo, cadmio e mercurio;

   con decreto n. 468 del 2001 il Ministero ha individuato tale sito tra i siti di interesse nazionale (Sin);

   in virtù di questo riconoscimento sono stati già spesi oltre 2,5 milioni di euro per indagini, carotaggi e messa in sicurezza, ma non è stata effettuata ancora alcuna opera di bonifica del sito;

   con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dell'11 gennaio 2013 il sito fuoriesce dai siti di interesse nazionale e torna di competenza esclusiva della regione Molise;

   tuttavia, nonostante numerosi solleciti da amministratori locali e cittadini, le opere di bonifica non risultano iniziate e la preoccupazione tra i residenti resta sempre molto alta –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta, e se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di verificare, per il tramite del Comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, la fondatezza delle preoccupazioni emerse anche in merito all'eventuale espansione di inquinanti al di fuori dell'area recintata a causa degli agenti atmosferici (ed, in particolare, pioggia infiltrata) venuti sicuramente in contatto con gli inquinanti e, nel caso, tranquillizzare la popolazione residente in merito alla possibilità di contaminazione del sito e delle aree contigue.
(4-04504)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 26 del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 (Testo unico bancario o t.u.b.), come modificato dal decreto 12 maggio 2015, n. 72, di recepimento della direttiva 2013/36/UE in materia di vigilanza prudenziale delle banche, prescrive che gli esponenti delle banche siano idonei allo svolgimento dell'incarico e attribuisce al Ministro dell'economia e delle finanze il compito di individuare, con decreto adottato sentita la Banca d'Italia, i requisiti e i criteri di idoneità che gli essi devono soddisfare, i limiti al cumulo degli incarichi che possono essere ricoperti, le cause che comportano la sospensione temporanea dall'incarico e la sua durata, i casi in cui requisiti e criteri di idoneità si applicano anche ai responsabili delle principali funzioni aziendali nelle banche di maggiore rilevanza;

   ai sensi del medesimo decreto legislativo, la disciplina attuativa emanata ai sensi dell'articolo 26 del testo unico bancario si applicherà alle nomine successive alla data della sua entrata in vigore. Fino a tale momento, continua ad applicarsi l'articolo 26 nella versione previgente con la relativa disciplina attuativa, recata dal decreto ministeriale 18 marzo 1998, n. 161;

   in data 1° agosto 2017, il dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze ha posto in pubblica consultazione lo schema di decreto ministeriale recante il regolamento in materia di requisiti e criteri di idoneità allo svolgimento dell'incarico degli esponenti aziendali delle banche, degli intermediari finanziari, dei confidi, degli istituti di moneta elettronica, degli istituti di pagamento e dei sistemi di garanzia dei depositi, ai sensi degli articoli, 26, 110, comma 1-bis, 112, comma 2, 114-quinquies.3, comma 1-bis, 114-undecies, comma 1-bis, 96-bis.3, comma 3, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385;

   esso dà attuazione all'articolo 26 del t.u.b., introducendo profili del tutto nuovi rispetto al decreto ministeriale 18 marzo 1998, n. 161, come i criteri di correttezza (che si aggiungono all'onorabilità), competenza (che si aggiungono alla professionalità), indipendenza, adeguata composizione collettiva degli organi. Detta anche la disciplina applicabile ai responsabili delle principali funzioni aziendali (solo per le banche maggiori) e norme sulla verifica di idoneità da parte degli organi aziendali. A tali requisiti si aggiunge una disciplina relativa alla verifica della disponibilità di tempo allo svolgimento dell'incarico e dei limiti al cumulo degli incarichi, volta ad evitare una eccessiva concentrazione degli stessi e un impegno non adeguato, in termini di tempo, dell'esponente bancario designato;

   nel complesso la bozza di regolamento rafforza significativamente gli standard di idoneità degli esponenti, in parte elevando i requisiti già previsti dalla disciplina vigente ma soprattutto attraverso l'introduzione dei nuovi profili (correttezza, competenza, composizione collettiva, indipendenza di giudizio, disponibilità di tempo, limiti al cumulo degli incarichi), allineando la disciplina italiana agli orientamenti e alle linee guida dell'Eba e della Banca centrale europea sui requisiti degli esponenti;

   il termine per la presentazione delle osservazioni è scaduto in data 22 settembre 2017 –:

   se intenda operare una ricognizione al riguardo e rendere pubblico lo stato dell'arte del procedimento di cui in premessa.
(4-04503)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MICELI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2019 una carreggiata dell'autostrada A19 Palermo-Catania non è più percorribile da mezzi pesanti all'altezza del viadotto Cannatello, dichiarato a rischio di crollo;

   presumibilmente per i prossimi cinque mesi, fino al completamento dei lavori di consolidamento, la carreggiata in direzione Catania della menzionata autostrada sarà inibita ai mezzi pesanti dallo svincolo di Resuttano fino a quello di Ponte Cinque Archi;

   i mezzi pesanti che superano le 3,5 tonnellate sono obbligati ad oltrepassare il citato blocco per mezzo di una bretella stradale che, passando dal comune di Sciliato, ha fatto aumentare notevolmente i tempi di percorrenza e, tra l'altro, ha costretto le compagnie di trasporto a modificare itinerari, orari e prezzi per i passeggeri;

   la bretella in questione, per la tipologia di strade – in gran parte comunali o provinciali e spesso dissestate – e per la geomorfologia delle località attraversate, non si presta al passaggio frequente di camion, pullman, autobus ed altri mezzi pesanti;

   nei giorni scorsi sulla suddetta bretella, a causa dei ridotti margini di manovra, un tir è uscito di strada, mettendosi di traverso, determinando un grande pericolo per il conducente e per gli altri utenti e causando lunghe code sul tratto con conseguenti notevoli disagi per autisti, automobilisti ed autotrasportatori –:

   se il Ministro interrogato non intenda attivarsi al fine di individuare, di concerto con gli altri enti competenti, percorsi alternativi e più adatti ai mezzi pesanti per oltrepassare la deviazione sulla A19, così garantendo la sicurezza degli utenti e la percorribilità delle arterie interessate;

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, alla luce di quanto esposto in premessa, al fine di risolvere gli annosi disagi sull'arteria descritta e sull'intero asse viario ed autostradale dell'isola.
(4-04484)


   DI MURO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da diversi anni, il perdurare dei lavori in corso sulla strada statale 28, tra il chilometro 107+800 ed il chilometro 108+300, provoca rallentamenti e code al traffico veicolare, causando notevoli disagi a pendolari, turisti e veicoli commerciali;

   infatti, ormai da diversi anni, la circolazione in tale tratto della strada statale avviene attraverso l'attivazione di due semafori che regolano il senso unico alternato;

   l'eventuale alternativa alla strada statale 28 sarebbe costituita dall'autostrada A6, dove è però presente una unica carreggiata a doppio senso di circolazione a causa del recente crollo di un viadotto dovuto ad una frana –:

   se il Ministro intenda adoperarsi, per quanto di competenza in relazione al caso di cui in premessa e chiarire i tempi previsti per l'ultimazione dei lavori sul tratto della strada statale 28, tra il chilometro 107+800 e il chilometro 108+300, appurando i motivi che hanno portato a una durata così prolungata nel tempo dei lavori medesimi.
(4-04485)


   MELONI e FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la programmazione dell'Anas per la Calabria nel periodo 2016-2020 non ha previsto la realizzazione di interventi infrastrutturali nella parte compresa tra Catanzaro, Crotone e Sibari, dove sono residenti 450.000 abitanti, destinando quasi tutte le risorse disponibili al collegamento tra le due autostrade Adriatica e del Mediterraneo;

   in quelle zone l'unico collegamento viario è la strada statale 106, la cosiddetta jonica, costruita negli anni Trenta, la strada con la più alta incidenza di incidenti mortali in tutta la Calabria e tra le più alte in Italia, carente sotto il profilo strutturale ed eccessivamente trafficata, soprattutto nei mesi estivi;

   nel 2009 era stata lanciata la proposta di realizzare una variante alla strada statale 106 per collegare Crotone a Catanzaro, un asse viario spostato verso l'entroterra vicino ai tanti paesi della Sila e del catanzarese che da tempo si spopolano, perché completamente fuori da ogni collegamento, e che, alleggerendo il traffico sulla strada principale, era suscettibile di garantire condizioni di maggiore sicurezza agli utenti nella percorrenza anche della parte lungo la costa;

   la variante, oltre a ridurre l'emorragia dello spopolamento dei comuni pedemontani, favorirebbe lo sviluppo economico, industriale, agricolo, turistico e sociale di tutto il territorio della zona jonica centrale delle province di Catanzaro, Crotone e Cosenza;

   solo dal gennaio del 2017 ad oggi sono state approvate 55 delibere di consiglio comunale — tutte all'unanimità — volte a richiedere al governo regionale e a quello nazionale la realizzazione della variante;

   con la delibera del 27 luglio 2019, n. 36, il Cipe ha modificato il programma degli interventi Anas della Calabria e ha destinato all'idea progettuale della variante alla strada statale 106 una dote finanziaria consistente al fine di procedere alla progettazione dell'opera –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di giungere alla rapida realizzazione dell'opera viaria di cui in premessa, garantendo la sicurezza degli utenti e il rilancio economico e produttivo dei territori.
(4-04488)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° agosto 2018, Anas s.p.a. ha pubblicato un bando di gara per la stipula di Accordi quadro, della durata di tre anni, per l'esecuzione di interventi di manutenzione straordinaria finalizzata alla riqualificazione e alla messa in sicurezza dell'itinerario Bari-Brindisi-Lecce (strada statale n. 16 dal chilometro 805+200 al chilometro 859+900 - strada statale n. 379 dal chilometro 0+000 al chilometro 51+020 - strada statale n. 613 dal chilometro 0+000 al chilometro 34+099), per un valore totale di euro 178.940.000,00;

   la presentazione delle offerte per i cinque lotti del bando da parte delle imprese è stata effettuata il 28 settembre 2018. I lavori sono stati aggiudicati:

    il 7 dicembre 2018 per il lotto 1;

    il 18 gennaio 2019 per il lotto 2;

    il 7 dicembre 2018 per il lotto 3;

    il 18 gennaio 2019 per il lotto 4;

    il 14 dicembre 2018 per il lotto 5;

   per poter procedere con la consegna dei lavori e, di conseguenza, con l'avvio dei cantieri, l'Anas s.p.a. in qualità di stazione appaltante, una volta formalizzato il contratto di accordo quadro con l'impresa, deve provvedere a formalizzare i singoli contratti applicativi sulla base di progetti esecutivi che, ad oggi, non sono ancora stati presentati da Anas s.p.a.;

   le opere di ammodernamento e miglioramento della sicurezza di questa infrastruttura sono di grande importanza e di strategico interesse per il territorio e per la sua viabilità;

   l'avvio dei lavori per la loro realizzazione avrebbe positivi effetti economici in termini di occupazione e lavoro per le imprese coinvolte –:

   se intenda, per quanto di competenza, verificare le ragioni del blocco del procedimento in corso e dare così seguito alla realizzazione delle opere.
(4-04492)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   ormai da anni si susseguono sbarchi di immigrati irregolari nel sud della Sardegna, per lo più di soggetti aventi cittadinanza algerina, sbarchi che, solo nelle ultime settimane, hanno visto l'arrivo diretto di più di un centinaio di immigrati, a mezzo di piccole imbarcazioni private, spesso non individuate, né individuabili, dalle forze di polizia che pattugliano le coste, le quali, dunque, consentono l'accesso nel territorio nazionale in assenza di qualsivoglia controllo;

   gli immigrati algerini non richiedono misure di protezione internazionali o asilo politico, ma aspettano di poter raggiungere, dalla Sardegna, le altre regioni italiane, spesso attraverso un decreto d'espulsione ricevuto nell'isola;

   la situazione è da tempo insostenibile, anche sotto il profilo della sicurezza dei residenti: infatti, l'aumento, nei mesi estivi, del numero degli sbarchi diretti, in particolare in zone ad elevata affluenza turistica, come Porto Pino e Sant'Antioco, sta causando notevoli danni ad un territorio, già notevolmente segnato dalla crisi economica ed industriale;

   la tratta dall'Algeria alla Sardegna è stata anche fatta oggetto di pubblicizzazione su una pagina del social network «Facebook», a mezzo della quale i soggetti, poi sbarcati in Sardegna, hanno trasmesso informazioni utili avuto riguardo all'attraversata, al fine di incentivare altri soggetti ad intraprendere il medesimo viaggio;

   qualsiasi azione attuata finora non ha consentito l'interruzione della navigazione di tali imbarcazioni su tale tratta e, dunque, non ha reso possibile l'arresto degli sbarchi suindicati che, infatti, sfuggono al controllo delle forze di polizia incaricate del pattugliamento delle acque territoriali;

   più volte è stato ipotizzato che gli immigrati algerini, con i propri barchini, siano scortati da una cosidetta «nave madre» per assistenza o traino sino al confine delle acque territoriali italiane;

   in alcuni casi non è stato neppure possibile identificare gli immigrati clandestini i quali si sono dunque introdotti nel territorio nazionale senza essere stati adeguatamente censiti e senza che, allo stato, sia possibile conoscerne né le generalità né la dimora;

   alcuni dei citati soggetti si sono pure resi colpevoli di diversi/reati contro la persona e/o il patrimonio, aumentando il senso di insicurezza nella popolazione civile che, infatti, più volte ha espresso, anche per il tramite delle amministrazioni locali, il proprio disappunto per l'assenza di qualsivoglia controllo; l'ultimo episodio si è registrato il 13 gennaio con l'arresto di un cittadino algerino, reo di aver rapinato del telefono un commerciante nel suo stesso locale commerciale;

   diversi sindacati di polizia hanno denunciato come gruppi di algerini, fotosegnalati, siano poi diventati irrintracciabili o cosiddetti «fantasmi» diventando un potenziale pericolo per la sicurezza nazionale;

   nel corso del Forum nazionale sull'immigrazione illegale svoltosi in Algeria, il Ministro degli interni algerino ha dichiarato che nel solo 2018, oltre 200 algerini, avrebbero perso la vita in mare, fenomeno parzialmente limitato dall'intervento delle autorità locali che ha portato anche all'arresto di diversi trafficanti impiegati nell'organizzazione dei cosiddetti «viaggi della speranza», promossi anche a mezzo di pagine Facebook, nelle quali vengono divulgate informazioni utili avuto riguardo alla traversata, al fine di incentivare altri soggetti ad intraprendere il medesimo viaggio;

   in occasione degli ultimi sbarchi, si è registrata la presenza di cittadini libici o non di nazionalità algerina –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per interrompere finalmente il fenomeno in questione, se del caso anche con un'attività di pattugliamento della Marina militare nelle acque internazionali antistanti l'Algeria che, in caso di accordo con lo stesso Stato, potrebbe estendersi anche alle relative acque territoriali.
(2-00616) «Deidda, Varchi, Galantino, Luca De Carlo, Osnato, Caretta, Frassinetti, Montaruli, Bellucci, Maschio, Prisco, Caiata, Rotelli, Rizzetto, Lucaselli, Lollobrigida, Mantovani, Gemmato, Trancassini, Ferro».

Interrogazioni a risposta orale:


   POTENTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso delle sue attività sindacali, la sigla Siulp, per intervento della sua segreteria provinciale presso la questura di Livorno, in data 11 gennaio 2020 rendeva nota alla stampa la situazione di difficoltà di alcuni agenti di polizia distaccati presso la questura di Livorno rispetto alle assegnazioni ai servizi di missione per l'accompagnamento degli stranieri destinati ai centri di identificazione ed espulsione per i rimpatri;

   in particolare, secondo quanto asserito dalla sigla sindacale, in ragione di insufficienti fondi all'uopo destinati alle questure, vi sarebbero stati due recenti casi nei quali gli agenti hanno in un caso anticipato le spese per raggiungere il Cie di Trapani con un volo di linea, in un secondo caso, gli agenti, al diniego della richiesta dell'indennità di missione, si sono rifiutati di anticipare le spese per accompagnare un clandestino da loro stessi fermato in piazza Garibaldi a Livorno, che è stato quindi rilasciato, con invito a ripresentarsi nei giorni successivi, come previsto dall'articolo 15 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps);

   in particolare, la questura di Livorno, intervenuta in una intervista per bocca del questore dottor Suraci, non smentisce queste circostanze, ma afferma che ogni fine anno vi sarebbero problemi dettati dall'esaurimento di fondi per i trasferimenti, circostanza che impedisce l'anticipazione delle spese di viaggio per raggiungere le sedi dei centri ove collocare l'espellendo –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato riguardo alla manifesta indisponibilità di fondi destinati ai trasferimenti degli immigrati irregolari e se e quali iniziative intenda adottare per garantire che sul territorio nazionale sia strutturata una presenza omogenea di centri di identificazione ed espulsione destinati ad ospitare i soggetti destinatari di un provvedimento di espulsione.
(3-01252)


   RAVETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di recenti dichiarazioni, il Ministro interrogato ha avuto modo di annunciare diverse novità in merito alle disposizioni introdotte dai cosiddetti «decreti sicurezza» approvati, nella prima parte della legislatura, dal Governo guidato da Movimento 5 Stelle e Lega;

   in particolare, il Ministro interrogato ha dichiarato che «vanno aumentate le categorie per la concessione dei permessi umanitari»;

   il riferimento è quindi alle norme di cui al decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 (convertito dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132), che, riprendendo anche il contenuto di una proposta di legge del Gruppo Forza Italia, ha sostituito il permesso di soggiorno per motivi umanitari, con permessi di soggiorno «speciali» che possono essere rilasciati in caso di condizioni di salute di eccezionale gravità, situazioni contingenti di calamità nel Paese di origine, atti di particolare valore civile, oltre ai casi già previsti dal testo unico sull'immigrazione –:

   se intenda chiarire quali siano le proposte di modifica della vigente normativa in materia di permessi rilasciati per motivi «umanitari», quali siano le categorie interessate che potrebbero avere diritto a permessi di soggiorno speciali e quali specifiche iniziative intenda adottare per apportare le modifiche annunciate.
(3-01254)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende di un grave episodio di violenza avvenuto tra la notte del 4 gennaio e le prime ore del mattino del 5 gennaio 2020 presso l'ospedale «Ruggì D'Aragona» di Salerno dove un extracomunitario cingalese, giunto al pronto soccorso in codice verde e dopo una lunga attesa, avrebbe avuto una crisi di nervi e avrebbe cominciato a urlare e inveire contro le persone ivi presenti;

   inizialmente, secondo una prima ricostruzione dei fatti, sembrava che l'uomo avesse esclamato «Allah Akbar» espressione islamica che ormai da diversi anni viene riconosciuta quale epiteto terroristico, ma secondo le prime indagini degli inquirenti le persone escusse a sommarie informazioni non avrebbe confermato tale circostanza;

   l'extracomunitario dopo essere stato soccorso da alcuni medici sarebbe fuggito in bagno urlando e spaventando gli altri pazienti e il personale sanitario e avrebbe violentemente colpito due agenti della vigilanza con uno specchio strappato dal muro causandogli lesioni personali alle mani e ai volti;

   è intervenuto il responsabile dell'istituto di vigilanza Doria per fermare la violenta azione dell'uomo che è stato immediatamente ricoverato in psichiatria per essere sottoposto alle necessarie cure;

   quanto accaduto costituisce l'ennesimo atto violento che ancora una volta si verifica all'interno degli ospedali, in particolare dei pronto soccorso, ponendo in serio pericolo la vita e la sicurezza non solo degli altri pazienti ma anche degli stessi medici e, in generale, degli operatori sanitari;

   a parere dell'interrogante la situazione appena descritta denoterebbe un grave e allarmante aumento della criminalità che mina l'incolumità dei cittadini anche nei principali luoghi che dovrebbero garantire l'assistenza sanitaria pubblica;

   pertanto, in considerazione dell'elevato numero di episodi di violenza che quotidianamente attanagliano gli ospedali della nostra Nazione e del fatto che molti di questi sono commessi da extracomunitari presenti irregolarmente sul territorio, sarebbe opportuno prevedere interventi normativi in grado di prevenire e punire severamente tali azioni, in particolare quando sono commesse in danno del personale sanitario, nonché munire gli ospedali di avanzati sistemi di videosorveglianza in grado di garantire maggiore tutela al loro interno e ripristinare la presenza dei posti di polizia nei presidi ospedalieri o quanto meno prevedere una pattuglia di militari nell'ambito dell'operazione «Strade sicure»;

   d'altronde, non si può escludere la circostanza per cui l'aumento della criminalità sia altresì collegato alla miriade di persone immigrate che irregolarmente sono presenti sul territorio, incuranti delle leggi nazionali e autori di molteplici reati;

   i dati statistici del 2019, infatti, evidenziano che la popolazione straniera sarebbe responsabile di circa il 31 per cento dei reati commessi in Italia di cui il maggior numero viene perpetrato da immigrati sprovvisti di regolare permesso di soggiorno –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire maggiore sicurezza all'interno degli ospedali pubblici, al fine di evitare il verificarsi di ulteriori e gravi eventi come quello descritto;

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a un controllo più severo delle procedure di espulsione degli immigrati irregolari.
(4-04489)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si è appreso che in data 27 dicembre 2019, qualche delinquente, ancora non identificato, ha decapitato la statua della «Madonnina del Mare», piccola opera situata in una grotta del comune di Briatico, nel Vibonese;

   a scoprire questo atto vergognoso è stato un giovane del posto che subito lo ha segnalato alle forze dell'ordine, le quali hanno immediatamente avviato le opportune indagini al fine di identificare il/i colpevole/i in tempi rapidi;

   secondo quanto riportato da Il Vibonese le teste della Madonna e del Bambinello sono state segate e lasciate al fianco del monumento: un atto vandalico e sacrilego che ha sconvolto l'intera comunità di Briatico, una cittadina piccola con non più di quattromila abitanti che aveva fatto di quella statua un punto di riferimento presso cui pellegrinare per trovare conforto e alla quale affidare le proprie preghiere; basti pensare che durante le celebrazioni della Madonna del Carmelo le veniva dedicata un'apposita canzone;

   tale increscioso episodio, tuttavia, non è nuovo alla comunità; infatti, come riportato da molti organi di stampa, la statua già fu danneggiata diversi anni prima e una nuova opera fu donata agli abitanti da una signora romana;

   a rafforzare la gravità dell'evento non è solo la reiterazione del gesto con cui viene alla luce chiaramente l'aberrante inciviltà degli autori, ma anche e soprattutto la pericolosa analogia con i fatti di Arbus in Sardegna;

   invero, nella comunità sarda, tra la notte di Natale e Santo Stefano si è verificata un'analoga azione teppistica, questa volta, però, ad essere vandalizzata è stata la statua raffigurante il Bambino Gesù nel presepe posto dinnanzi alla chiesa parrocchiale di San Sebastiano;

   evento, anche questo, che ha destabilizzato non poco la comunità e il parroco, i quali, sgomenti, non hanno in alcun modo compreso il senso di un'azione così criminale;

   a parere dell'interrogante i fatti descritti non sono altro che un vile attacco alla identità nazionale, ormai sempre più compromessa da decisioni politiche decontestualizzate e scellerate che, non tenendo chiaramente in conto la storia e i valori su cui si fonda la nostra Nazione, depotenziano le tradizioni religiose italiane, «legittimando» di fatto simili vandalismi;

   si tratta di azioni che non possono essere qualificate come meri atti criminali o semplici «bravate» di qualche «teppistello», ma devono necessariamente classificarsi come dei veri e propri attentati alle nostre radici, quelle stesse radici che lo Stato ha il dovere di preservare con pene più severe, controlli serrati e presidi continui;

   parrebbe dunque necessario rimodulare la cornice edittale massima della fattispecie penale a presidio dei beni in questione, non solo per una maggiore efficacia dissuasiva ma anche e soprattutto per garantire misure più adeguate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, considerate la gravità e la frequenza degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda porre in essere, anche di carattere normativo, al fine di impedire che possano ripetersi simili accadimenti.
(4-04496)


   BORDONALI, MOLTENI, IEZZI e INVERNIZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 3 gennaio 2020 è stato sottoscritto al Viminale un accordo tra il Ministero dell'interno e l'Associazione nazionale dei comuni d'Italia, rappresentati, rispettivamente, dal Ministro interrogato e da Antonio Decaro, avente ad oggetto il coinvolgimento delle polizie municipali nell'espletamento dei servizi di polizia stradale sulla viabilità urbana;

   in base all'accordo, le polizie municipali assumeranno una funzione preminente di sicurezza stradale nella viabilità urbana, provvedendo anche alla rilevazione degli incidenti stradali;

   nell'immediato, l'accordo Ministero dell'Interno-Anci sarà applicato nelle 14 città metropolitane e nei capoluoghi di provincia in grado di organizzare e gestire servizi di polizia stradale nell'arco delle 24 ore. Poi, sarà la volta dei comuni con più di 100 mila abitanti;

   contestualmente, risulta che il Ministro dell'interno, prefetto Luciana Lamorgese, abbia inviato una specifica direttiva ai prefetti avente ad oggetto il rafforzamento dei controlli funzionali al mantenimento della sicurezza stradale;

   si profila conseguentemente un incremento dei compiti affidati alle polizie municipali senza che sia stato previsto un aumento proporzionale delle risorse loro destinate, circostanza che, ad avviso degli interroganti, non mancherà di ripercuotersi sui carichi di lavoro giornalieri gravanti sugli agenti e sulla loro efficacia operativa, come è stato fatto notare anche dalle associazioni sindacali di settore;

   l'intervento, frutto di un accordo informale, delinea altresì effetti ordinamentali che sarebbe stato preferibile far discendere da un intervento legislativo di riordino delle competenze delle polizie locali, da tempo atteso –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per fronteggiare lo squilibrio che si verrà a creare in seguito all'attuazione dell'accordo generalizzato in premessa, tra risorse assegnate alle polizie municipali e i nuovi e più gravosi compiti che sono stati loro appena attribuiti;

   per quali ragioni il Governo non abbia ancora avviato un dialogo con le organizzazioni sindacali della categoria interessata.
(4-04501)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato sulle principali testate giornalistiche, a Roma è stato organizzato un party di Capodanno «illegale» all'interno di un palazzo occupato, in via Santa Croce in Gerusalemme, nel quartiere Esquilino, dove ha sede Spin Time Labs e dove, recentemente, era stato ospitato il primo incontro nazionale delle sardine;

   l'evento, pubblicizzato anche su Facebook, prometteva «un Capodanno aperto, giovane, frocio, libero e ribelle»; economico, ma non gratuito, con un prezzo di favore per occupanti ed indigenti, con sette cenoni con cucina di altrettanti Paesi, il tutto, prevedibilmente, senza la necessaria licenza per la somministrazione di cibi e bevande e in violazione delle norme di sicurezza;

   nonostante la diffida trasmessa dalla questura di Roma, che ha vietato l'evento per motivi di sicurezza, la notte di Capodanno ha avuto luogo la festa programmata: secondo il Messaggero, si parla di un giro di affari di almeno 80 mila euro, tra ingressi e consumazioni in nero, denunciando altresì risse, malori, proteste, minacce di denunce per truffa, residenti esasperati dal caos e richieste di aiuto al 112 e al 118;

   la procura della Capitale sta indagando per «manifestazione non autorizzata» sulla festa a cui hanno partecipato quasi 5 mila persone;

   nell'immobile abitano circa 450 persone, tra cui diversi minorenni e, nel corso degli anni, gli occupanti avrebbero accumulato un debito di circa 300 mila euro, tanto da costringere la società che eroga l'energia a mettere i sigilli al contatore e staccare la corrente;

   da tempo viene denunciato il business degli occupanti, che organizzano eventi, corsi e stampano anche una rivista;

   sempre il citato quotidiano romano, riportando la notizia della denuncia effettuata nei confronti del centro sociale, ha ribadito che «Spin Time è una zona franca, dove la polizia non può entrare», e «quindi, non può effettuare nessun controllo sulle uscite di emergenza (assenti), sulle vie di fuga (assenti), sui permessi per la somministrazione di cibi e bevande (assenti), sui buttafuori (assenti), per non parlare degli spacciatori che qui sanno di poter agire indisturbati: un'illegalità ostentata che rappresenta un caso unico, uno sfregio, ad esempio, a quei locali tradizionali che, invece (giustamente), sono chiamati al rispetto minuzioso delle leggi» –:

   per quali motivazioni non siano ancora state adottate le iniziative di competenza per lo sgombero dell'immobile di cui in premessa, né lo stesso risulti ancora inserito nel piano degli sgomberi da ultimo predisposto dal prefetto di Roma il 18 luglio 2019;

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire lo sgombero immediato dell'immobile occupato senza titolo, restituendo il bene ai legittimi proprietari e ripristinando le necessarie condizioni di legalità;

   come sia stato possibile che venisse organizzato, nonostante la diffida tempestivamente notificata dal questore di Roma, un evento di tale portata a pagamento, senza rispettare alcuna norma di sicurezza, fiscale e commerciale.
(4-04505)


   CANTALAMESSA, LOCATELLI e FOSCOLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   come ogni anno, nel periodo di Capodanno viene evidenziato da numerose notizie di cronaca l'allarmante fenomeno dell'alcolismo tra i giovani;

   a Bolzano, tra la mezzanotte del 31 dicembre e le 8 del giorno dopo, all'ospedale San Maurizio sono stati ricoverati nove minorenni per grave abuso di alcol, fra loro una ragazzina di 12 anni in coma etilico;

   in Sardegna, nei primi giorni del mese di gennaio 2020, una tredicenne è stata ricoverata in coma etilico all'ospedale di Cagliari;

   un'altra adolescente di 14 anni, sempre a Capodanno, è stata soccorsa al policlinico di Pavia dove è arrivata priva di sensi a causa dell'assunzione eccessiva di alcol;

   anche a Terni, tre minorenni di 14, 15 e 16 anni sono stati ricoverati in coma etilico;

   a Napoli, per la prima volta, nella notte di Capodanno sono stati registrati più ricoveri per l'eccesso di alcol che per le ferite da petardi o botti, anche qui con una notevole presenza di minorenni;

   secondo quanto dichiarato alla stampa dai medici del pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli di Napoli, l'assunzione di bevande alcoliche da parte di giovanissimi al di sotto dei 16 anni è ormai una vera emergenza sociale, provata dal fatto che ogni fine settimana arrivano negli ospedali giovani sul filo del coma etilico che rischiano la vita;

   dalle statistiche del Ministero della salute, sui dati del 2018, risulta che dei 38 mila intossicati dall'alcol arrivati al pronto soccorso, il 17 per cento ha meno di 14 anni, e che tra i ragazzi fra i 15 e 17 anni è in crescita il fenomeno del «binge drinking» che consiste nell'assunzione smodata di alcolici al solo fine di ubriacarsi;

   in una recente intervista al Mattino, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho ha definito la vendita impunita dell'alcol ai minori come una vera emergenza a Napoli;

   le conseguenze dell'abuso di alcol sono maggiormente evidenti nei giovani, e sono tanto più gravi quanto più è giovane l'età, perché il sistema di enzimi presente nel fegato che serve a metabolizzare l'alcol non si sviluppa pienamente prima dei 20/21 anni di età;

   l'alcol non assorbito nei giovani interagisce con i neuroni e ne può pregiudicare il funzionamento comportando gravi danni alla salute;

   il dispositivo dell'articolo 14-ter della legge del 20 marzo 2001, n. 125, pone il divieto di vendita o somministrazione di bevande alcoliche ai minori e prevede come sanzione la chiusura del locale da 15 giorni a 3 mesi, oltre che l'applicazione di una sanzione amministrativa che va dai 250 ai 5.000 euro;

   l'articolo 689 del codice penale statuisce che «L'esercente un'osteria o un altro pubblico spaccio di cibi o di bevande, il quale somministra, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, bevande alcooliche a un minore degli anni sedici, o a persona che appaia affetta da malattia di mente, o che si trovi in manifeste condizioni di deficienza psichica a causa di un'altra infermità, è punito con l'arresto fino a un anno» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo in relazione a quanto esposto in premessa, al fine di garantire la piena applicazione della legge che vieta la vendita di alcolici ai minorenni;

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative straordinarie a tal fine e se intenda intraprendere campagne di sensibilizzazione sul tema degli effetti dell'assunzione di alcol per i minori in collaborazione con le famiglie e gli istituti scolastici.
(4-04507)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la scelta operata con il «decreto sicurezza» di ospitare i migranti puntando su grandi strutture e su standard di accoglienza molto bassi, invece che sulla rete territoriale degli Sprar, rischia di diventare un business per grandi aziende straniere alla ricerca di nuovi mercati;

   tale sistema determinerà un aumento dei costi per i contribuenti elargiti a holding internazionali e un'accoglienza peggiore per i migranti;

   un dossier del 2019 di Valori.it descrive come il «decreto sicurezza» farà gioire società estere e holding specializzate nella gestione di megacentri per migranti;

   una di queste realtà è il gruppo elvetico Ors, che sta già investendo sull'Italia;

   tale azienda, controllata dalla società finanziaria londinese Equistone Partners, legata alla Banca Barclays, gestisce da anni decine di centri in Svizzera, Austria e Germania, ed è al centro di dure e circostanziate accuse rispetto alla qualità della gestione di tali centri, come si evince anche da numerosissimi articoli, rapporti di autorevoli organizzazioni umanitarie ed inchieste giornalistiche di testate straniere in diversi Paesi;

   nel 2015 Ors stata travolta dallo scandalo, emerso a seguito di un rapporto di Amnesty International, per la pessima gestione del centro di Traiskirchen in Austria: progettato per 1.800 persone, era arrivato a ospitarne 4.600. La logica, in quel centro come in tutte le strutture gestite da Ors, sembra essere sempre la stessa: taglio dei costi e massimizzazione del profitto con «risparmi» su visite sanitarie, corsi di formazione, penuria di cibo, qualità degli alloggi;

   per partecipare a bandi di gara per «l'alloggiamento, l'assistenza, la consulenza sociale per profughi e richiedenti asilo» in Italia, la Ors Svizzera ha creato nel 2018 Ors Italia s.r.l. che, stante l'ultima visura camerale disponibile, risulta «inattiva»;

   dal 20 gennaio 2020 aprirà, in un ex carcere, il Cpr di Macomer (Nuoro) gestito da Ors;

   leggendo il contratto di servizio stipulato con Ors Italia il 21 novembre 2018 si evince che il contratto sia stato sottoscritto senza che sia stata acquisita l'obbligatoria «informativa antimafia» pur prevista dal decreto legislativo n. 159 del 2011 e richiesta da oltre sei mesi (maggio 2019) «attesa l'urgenza di attivare il servizio di gestione del CPR»;

   un articolo dell’Unione Sarda del 13 dicembre 2019 riporta che la Corte dei Conti aveva rinviato l'apertura del Centro regionale per il rimpatrio di Macomer (Nuoro), per accertamenti;

   la Ors Italia ha inoltre partecipato alla gara per la gestione del centro di prima accoglienza per i richiedenti asilo a Trieste, struttura denominata «Casa Malala»; quest'ultima è una struttura gestita da ICS e Caritas dal 2016 e rappresenta un esempio di buona gestione di una struttura di primissima accoglienza stilla quale c'è un grande impatto (circa 3.000 richiedenti solo nel 2019);

   a parere dell'interrogante in entrambi i casi esposti si pone il grande dubbio di come sia possibile, per una società a responsabilità limitata sostanzialmente inattiva, superare i requisiti di concreta esperienza ed essere ritenuta idonea alla gestione di grandi centri di accoglienza;

   il timore dell'interrogante è che ci si trovi di fronte a una società che si avvarrebbe solo e totalmente della casa madre svizzera senza possedere mezzi e personale proprio con le qualifiche e l'esperienza richieste dai relativi bandi, consentendo che sul futuro di tali centri possano mettere le mani delle realtà discutibili interessate solo al profitto a discapito di migranti e contribuenti –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di vigilare sui rischi derivanti dalla possibilità che società come la Ors, già oggetto di serie inchieste e indagini per la cattiva gestione dei centri di accoglienza e di detenzione all'estero, possano gestire importanti centri nel nostro Paese.
(4-04511)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con delibera del consiglio provinciale di Cosenza veniva approvato il nuovo piano degli indirizzi scolastici, tra cui quello musicale presso il liceo scientifico «Galileo Galilei» di Paola (Cosenza), delibera in seguito regolarmente ratificata dalla regione Calabria;

   veniva, quindi, formata la classe con 17 alunni, tra i quali uno diversamente abile;

   la dirigere scolastica procedeva, nei termini previsti dalla normativa, precisamente in data 7 aprile 2018 all'inserimento nel sistema informatico Sidi (Sistema informativo dell'istruzione) del numero degli alunni iscritti. Si tratta di un'area riservata in cui sono disponibili le applicazioni (e relative comunicazioni) per le segreterie scolastiche e gli uffici dell'amministrazione centrale e periferica che hanno il compito di acquisire, verificare e gestire i dati che il sistema informativo raccoglie ed elabora;

   a quanto consta all'interrogante, da un controllo effettuato sul medesimo sistema informatico in data 29 maggio 2018, si constatava che i dati inseriti risultavano non più presenti con la conseguenza della mancata attivazione del corso –:

   se il Ministro interrogato intenda fare chiarezza sulla mancata attivazione del corso che ha comportato notevoli disagi per gli alunni, i genitori e più in generale per l'intero territorio.
(5-03406)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI e MURONI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   come si evince anche dalla stampa, sul sito dell'istituto comprensivo statale «Via Trionfale» di Roma, che riporta anche il logo del Ministero dell'istruzione, nella pagina dedicata alla presentazione della scuola si poteva leggere la seguente descrizione, successivamente rimossa: «L'ampiezza del territorio rende ragione della disomogeneità della tipologia dell'utenza che appartiene a fasce socio-culturali assai diversificate;

   la sede di via Trionfale e il plesso di via Taverna accolgono, infatti, alunni appartenenti a famiglie del ceto medio-alto, mentre il Plesso di via Assarotti, situato nel cuore del quartiere popolare di Monte Mario, accoglie alunni di estrazione sociale medio-bassa e conta, tra gli iscritti, il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana; il plesso di via Vallombrosa, sulla via Cortina d'Ampezzo, accoglie, invece, prevalentemente alunni appartenenti a famiglie dell'alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori dipendenti occupati presso queste famiglie (colf, badanti, autisti, e simili)»;

   sempre nella presentazione si affermava che l'istituto comprensivo intrattiene numerosi rapporti con i municipi interessati e gli altri portatori di interesse, per assicurare una coerenza tra l'offerta formativa e il quadro politico, amministrativo, economico e normativo. Non si comprende bene quale sarebbe l'offerta formativa coerente con il quadro politico ed economico, né chi siano gli altri portatori di interesse, tenuto conto che l'istituto comprensivo è composto da quattro plessi che accolgono sezioni di scuola dell'infanzia, 39 classi di scuola primaria e 8 classi di scuola secondaria I grado;

   l'istituto comprensivo statale «Via Trionfale» sembrerebbe in questo modo aver indicato una sorta di scelta nelle iscrizioni basate sul ceto sociale delle famiglie degli alunni; infatti, il sito riportava: «accoglie alunni di estrazione sociale....»;

   una presentazione della scuola così formulata non appare conforme al diritto all'istruzione, che non dovrebbe prevedere una indicazione così marcata sul ceto sociale degli alunni, arrivando addirittura a indicare i plessi dove si «accolgono» alunni provenienti da famiglie di ceto medio-alto, famiglie di ceto medio-basso con la specifica di una maggiore presenza di alunni con cittadinanza non italiana e, infine, alunni di famiglie appartenenti all'alta borghesia insieme ai figli di badanti, autisti e altro;

   a giudizio degli interroganti una presentazione di questo genere contraddice l'articolo 34 della Costituzione che afferma al primo comma «La scuola è aperta a tutti», mentre una presentazione che indichi non le peculiarità dei programmi ma la suddivisione per ceto sociale delle scuole non appare coerente con il dettato costituzionale;

   quanto accaduto non è un fatto isolato e appare necessario da parte del Ministero dell'istruzione un atto da inviare a tutte le scuole per evitare che tali casi accadano ancora –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in relazione alla vicenda della presentazione delle scuole dell'istituto comprensivo statale «via Trionfale» di Roma, posto che tale presentazione è apparsa non coerente con il dettato costituzionale;

   se non intenda assumere iniziative nei confronti dell'istituto comprensivo statale «Via Trionfale» di Roma affinché la presentazione della scuola non sia basata sulla statistica per ceto sociale di «accoglienza» degli alunni e su una offerta formativa coerente con il quadro politico, ma sulla qualità della didattica e della formazione;

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza, anche tramite una circolare da inviare a tutte le scuole, per riaffermare quanto sancito dall'articolo 34 della Costituzione e promuovere la qualità delle attività didattiche e di formazione.
(4-04495)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Treofan Italy s.p.a. è una società specializzata nella produzione di film in polipropilene (Bopp) utilizzato per imballaggi alimentari, ha due stabilimenti in Italia – Battipaglia e Terni – e fa parte della Treofan Holdings GmbH, che ha sede in Germania;

   in data 24 ottobre 2018 il gruppo Treofan (con i suoi 3 stabilimenti di Neunkirchen, Terni e Battipaglia) è stato acquistato dal suo principale concorrente, il Group Jindal Films Europe;

   in data 10 dicembre 2018 (dopo meno di due mesi dall'acquisizione del gruppo Treofan), la Jindal ha interrotto la produzione nello stabilimento di Battipaglia, trasferendo la lavorazione delle numerose commesse ancora da evadere presso altri stabilimenti del gruppo;

   in data 25 gennaio 2019 il gruppo Jindal ha comunicato la decisione di chiudere lo stabilimento di Battipaglia, con contestuale attivazione della procedura di licenziamento collettivo per tutti i lavoratori;

   presso il Ministero dello sviluppo economico si sono tenute numerose riunioni del tavolo di crisi «Treofan», l'ultima delle quali il 29 ottobre 2019: in tali incontri, il gruppo Jindal Treofan è stato il «vero» assente, avendo fatto presenziare ai tavoli di crisi dei delegati solo formalmente dotati di mandato, ma sostanzialmente privi di qualsivoglia potere decisionale:

   in occasione del tavolo di crisi del 29 ottobre 2019, l’advisor Vertus s.r.l. – che, nell'ambito del programma di reindustrializzazione, è stato incaricato di individuare un acquirente per il sito produttivo – ha dichiarato che sono state presentate n. 3 offerte non vincolanti per l'acquisizione e la reindustrializzazione del sito produttivo di Battipaglia;

   tali offerte, però, sono a tutt'oggi in corso di valutazione da parte del gruppo Jindal, che non ha ancora dato alcun formale riscontro alle stesse;

   in data 28 marzo 2019 è stato sottoscritto presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali l'accordo di cassa integrazione straordinaria per cessazione attività produttiva finalizzata alla reindustrializzazione del sito, per la durata di 12 mesi (dal 1° aprile 2019 e fino al 31 marzo 2020), periodo massimo previsto dalla normativa vigente ratione temporis;

   in data 9 gennaio 2020 i lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno ricevuto da parte dell'azienda una nuova comunicazione di licenziamento collettivo;

   l'articolo 1, comma 493, della legge n. 160 del 2019 (legge di bilancio 2020), con riferimento alle aziende in Cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività interessate da un complesso processo di cessione aziendale, recita: «per l'anno 2020, fermo restando il limite complessivo delle risorse finanziarie stanziate, può essere autorizzata una proroga di sei mesi, previo ulteriore accordo da stipulare in sede governativa presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con la partecipazione del Ministero dello sviluppo economico, qualora l'avviato processo di cessione aziendale, per le azioni necessarie al suo completamento e per la salvaguardia occupazionale, abbia incontrato fasi di particolare complessità anche rappresentate dal ministero dello sviluppo economico»;

   oggi vi sarebbero, dunque, le condizioni per addivenire alla sottoscrizione, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di un accordo di proroga della cassa integrazione in deroga per la durata di 6 mesi, con decorrenza dal 1° aprile 2020 fino al 30 settembre 2020, garantendo così ai lavoratori un concreto sostegno al reddito nelle more del definitivo completamento del programma di reindustrializzazione del sopra menzionato sito produttivo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica sopra esposta e quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare la proroga della cassa integrazione guadagni straordinaria a tutti i lavoratori dello stabilimento Treofan di Battipaglia.
(5-03407)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si è appreso che il neo presidente dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), professor Pasquale Tridico, nominato a marzo 2019 «in quota» Movimento Cinque Stelle, abbia dato avvio ad una riorganizzazione della compagine dirigenziale;

   invero, tale riassetto metterebbe in luce dinamiche palesemente discriminatorie, finalizzate a realizzare una vera e propria «epurazione» dei dissidenti ad appannaggio degli uomini graditi al nuovo vertice politico pentastellato;

   tutto ha avuto inizio il 21 novembre 2019, quando è partito l'interpello per raccogliere candidature interne, ma sembrerebbe che i curricula arrivati sarebbero stati vagliati solo formalmente da una commissione di studio, quindi nella pratica cestinati per procedere a promozioni e rimozioni secondo logiche di potere e appartenenza;

   nel dettaglio il riassetto prevedrebbe la promozione di molti dirigenti di seconda fascia graditi al nuovo establishment politico, declassando gli altri che hanno partecipato all'interpello interno, scompaginando le prime linee delle 18 direzioni centrali e delle 22 territoriali;

   sembrerebbe, così come giustamente appellato dalla professoressa Iolanda Piccinini nella diffida sottoscritta da ben sei dirigenti, che la «riorganizzazione» operata dal presidente Tridico, celi in realtà al suo interno un vero e proprio caso di spoil system;

   a parere dell'interrogante, se quanto denunciato dagli organi di stampa corrispondesse al vero, si sarebbe di fronte ad una ingerenza grave e di dubbia legittimità del Governo di turno nelle scelte gestionali e/o organizzative dell'Inps, da sempre baluardo degli interessi comuni dei contribuenti;

   ad avviso dell'interrogante tale circostanza evidenzia un uso distorto ed arbitrario delle funzioni e dei poteri attribuiti al presidente Tridico, il quale per «favorire» logiche di partito, non solo avrebbe gravemente violato i principi di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione ex articolo 97 della Costituzione, ma avrebbe altresì offeso il più generale principio di affidamento del cittadino nell'azione amministrativa pubblica;

   a tal proposito, è bene ricordare che l'imparzialità rappresenta la chiave dell'intero sistema amministrativo, essa si traduce nella «constans et perpetua voluntas ius suum cuique tribuendi» secondo la definizione di giustizia contenuta nel Digesto, ed è per tale ragione che va garantita sempre di più nelle sue molteplici applicazioni;

   circostanza ancor più grave, sarebbe determinata dal fatto che le scelte operate dal neo presidente avrebbero definito un ampliamento dell'organico dirigenziale (da 36 a 43 dirigenti), con conseguente aggravio della spesa pubblica;

   se ciò non bastasse, fonti giornalistiche avrebbero segnalato che taluni di questi neo dirigenti sarebbero stati sottoposti a procedimenti penali per reati contro la pubblica amministrazione;

   tale dinamica, secondo l'interrogante, non fa altro che rimarcare l'assenza di una qualunque valutazione di merito, tecnico-professionale dei candidati prescelti, nonché la malsana predisposizione a scelte finalizzate unicamente a privilegiare gli interessi di pochi (politicizzati) a discapito dei contribuenti;

   alla luce di quanto detto, sarebbe legittimo presumere che l'assenza di imparzialità dimostrata nella gestione della «riorganizzazione» dirigenziale dell'Ente possa travolgere e inficiare anche la futura azione amministrativa;

   ed invero, tra le tante perplessità, emergerebbe anche, a giudizio dell'interrogante, la stretta correlazione tra i cambiamenti che hanno interessato la dirigenza dell'Inps e la tanto acclamata riforma pentastellata del reddito di cittadinanza la cui gestione e concessione, è bene ricordare, rientra tra le competenze dell'Istituto che oggi, in ragione di quanto detto, sembrerebbe avere una matrice politica riconducibile a una delle forze di Governo –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire il rispetto dei principi di buon andamento imparzialità e trasparenza dell'Inps;

   se non intenda procedere, per quanto di competenza, ad una verifica dell'operato degli organi dirigenziali dell'istituto in relazione alle scelte relative al riassetto organizzativo.
(4-04500)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   CECCANTI, SIANI, CRITELLI, ANDREA ROMANO, CIAMPI, BOLDRINI, BRUNO BOSSIO e PINI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 10 e l'11 gennaio 2020 ad Altopascio (Lucca) un diciannovenne residente a Santa Croce sull'Arno (Pisa) sarebbe stato aggredito in quanto omosessuale e, a seguito di tale evento, gli aggressori avrebbero colpito anche una ragazza amica dell'aggredito;

   al di là del lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura in tale caso specifico su cui si attendono solleciti sviluppi, come auspicato anche dai sindaci coinvolti, queste vicende non appaiono affatto isolate in questa fase storica ed evidenziano irrisolti problemi anzitutto culturali e, quindi, anche normativi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo sia dal punto di vista culturale ed educativo, in particolare attraverso la scuola e l'università, per favorire una cultura del rispetto della dignità di ogni persona, sia dal punto di vista dell'applicazione delle leggi già vigenti, sia, in collaborazione con tutte le forze politiche e tenendo conto delle proposte già presentate, sul piano dell'aggiornamento della normativa, in particolare penale, per disporre di deterrenti più efficaci, ferma restando la più ampia garanzia per la libertà di opinione, contro tutte le forme di discriminazione e istigazione all'odio e alla violenza transomofobica.
(4-04510)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI e CIAMPI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'olio d'oliva di qualità è una delle eccellenze agroalimentari della Toscana: una coltura presente uniformemente su tutto il territorio regionale e che rappresenta un fondamentale volano economico, produttivo ed occupazionale;

   in Toscana sono oltre 50.000 le aziende produttrici di olio extravergine di oliva, su oltre 91.900 ettari, delle quali il 3,7 per cento applica il metodo di produzione biologica distribuita su oltre 8.300 ettari. Tra i numeri del mondo olivicolo occorre ricordare anche i frantoi in attività (sono circa 400), gli assaggiatori d'olio (oltre 700) e il vivaismo olivicolo;

   gran parte dell'olio toscano è certificato: le produzioni riconosciute sono, infatti, l'olio extravergine di oliva Toscano Igp, l'olio extravergine di oliva Chianti Classico Dop, l'olio extravergine di oliva Terre di Siena Dop, l'olio extravergine di oliva Lucca Dop, l'olio extravergine di oliva Seggiano Dop;

   il paesaggio olivicolo è, inoltre, una preziosa opportunità per promuovere e valorizzare i territori di origine, integrando gli aspetti produttivi con quelli di tutela dell'ambiente; ciò permetterebbe, allo stesso tempo, uno sviluppo sostenibile delle comunità locali e la valorizzazione della biodiversità dell'olio conservata nei territori indigeni, e rappresenterebbe proprio per le caratteristiche delle piante e le peculiarità delle colture, un efficace strumento per il contrasto al dissesto idrogeologico;

   il lavoro degli olivicoltori toscani rappresenta, quindi, un importante presidio del territorio, in quanto la cura dei monti e delle colline dove sono presenti gli ulivi favorisce in molti casi la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, e una crisi drammatica del settore avrebbe conseguenze nefaste per l'economia toscana, ma anche per la sicurezza idrogeologica di tali territori;

   gli olivi delle colline toscane sono un simbolo del paesaggio toscano noto in tutto il mondo, che va dagli oliveti delle province di Firenze, Siena ed Arezzo, agli oliveti del Montepisano, alla Versilia, alle grandi piante della Maremma;

   la produzione dell'olio extravergine di oliva sta attraversando nelle ultime stagioni un periodo di crisi dovuta a differenti fattori, tra cui condizioni meteorologiche calamitose, foriere di parassiti come la mosca olearia con conseguente calo delle quotazioni e dei volumi del prodotto;

   secondo i dati delle associazioni agricole la produzione di olio extravergine di oliva per l'anno 2019 sarà addirittura inferiore alla metà del raccolto del 2018;

   il 4 dicembre 2019 si è svolto un incontro tra i produttori di olio e il Ministro interrogato. In quella occasione i rappresentanti del settore hanno richiesto lo stato di crisi del comparto olivicolo e misure a sostegno della liquidità di aziende produttrici e frantoi;

   nel corso dell'incontro il Ministro interrogato ha annunciato azioni di Governo mirate a proteggere il valore delle produzioni dell'olio italiano di qualità e contrastare la contraffazione –:

   quali strumenti normativi e finanziari intenda attivare il Ministro interrogato al fine di sostenere la redditività delle aziende agricole del settore olivicolo, in particolare della Toscana, e prevenire, nei prossimi anni, una così radicale perdita di prodotto, causata, direttamente o indirettamente, da eventi climatici che si verificano sempre con maggiore frequenza anche nel nostro Paese.
(5-03409)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PINI, CARNEVALI, SIANI, RIZZO NERVO e SCHIRÒ. — Al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 ottobre 2019 il Governo rispondeva ad una interrogazione della prima firmataria del presente atto sulla difficoltà nel reperire da parte di pazienti e medici la cannabis ad uso terapeutico; nell'interrogazione si faceva riferimento all'annullamento da parte del Ministero della difesa di un lotto bandito all'azienda «Aurora Padanios» rilevando, nello specifico, che «un lotto vinto dall'industria Aurora Pedanios nel bando emesso dal Ministero della difesa a giugno 2019 è stato annullato a causa dell'alto contenuto di Cbd e si rischia pertanto di vedere scoperta la fornitura necessaria per il 2019»;

   a tale interrogazione il Sottosegretario per la salute delegato rispondeva con la seguente affermazione: «Quanto al lotto rifiutato dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM) a cui si fa riferimento, si precisa che, lo stesso, non risulta conforme alle specifiche EU-GMP (Good manufacturing practices dell'Unione europea), in quanto non sono stati effettuati i prescritti studi di stabilità per la definizione della validità dei lotti, per la qualità del prodotto e la sicurezza dei pazienti e dei medici prescrittori»;

   tale affermazione, ad avviso degli interroganti, contraddice palesemente quanto scritto dal Ministro della difesa nel decreto di annullamento fatto dalla Agenzia industrie difesa, in cui si legge: «Sentito il parere del Direttore dello Stabilimento Militare Chimico Farmaceutico di Firenze che, vista la sopravvenuta irrilevanza, nel quadro del fabbisogno nazionale, della tipologia Cannabis infiorescenza ad alto contenuto di CBD (lotto di gara nr. 3), ritiene non necessario l'approvvigionamento»;

   le differenti indicazioni date dai Ministeri hanno creato molta confusione tra gli operatori del settore nonché un potenziale danno reputazionale all'azienda e perplessità nei medici prescrittori –:

   quali siano nello specifico le effettive motivazioni dell'annullamento della gara e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare al fine di fare chiarezza, viste le posizioni difformi espresse dal Governo su tale questione.
(5-03410)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLANI, NAPPI, DAVIDE AIELLO, BOLOGNA, DE LORENZO, CASA, PROVENZA, PERANTONI, MAGLIONE, MARAIA, SEGNERI, CIPRINI, GABRIELE LORENZONI, SAPIA e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 117 del 2017 (codice del terzo settore), articolo 17, comma 2, fornisce un inquadramento giuridico della figura del volontario: «Il volontario è una persona che, per sua libera scelta, svolge attività in favore della comunità e del bene comune, anche per il tramite di un ente del Terzo settore, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per promuovere risposte ai bisogni delle persone e delle comunità beneficiarie della sua azione, in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretti, ed esclusivamente per fini di solidarietà»;

   dall'inquadramento giuridico e, dunque, dalla definizione del termine, emergono indicazioni chiare quali: libera scelta, personale e spontanea ovvero assenza di qualunque richiesta o indicazione da parte di altri di prestare attività di volontariato; dalla gratuità discende, invece, il divieto assoluto e incondizionato a qualunque forma di retribuzione dell'attività svolta;

   il decreto legislativo su citato prevede la sola possibilità del rimborso delle spese effettivamente sostenute e documentate per l'attività prestata entro limiti e condizioni preventivamente stabilite dall'ente e, in ogni caso, vi è il divieto al rimborso spese di tipo forfetario. Se le spese sostenute dal volontario, però, sono molto piccole e restano entro i limiti di 10 euro giornalieri o 150 euro mensili, per ottenere il rimborso è sufficiente un'autocertificazione sotto la propria responsabilità, senza il bisogno di allegare giustificativi;

   la qualità di volontario è, pertanto, incompatibile con qualsiasi forma di rapporto di lavoro subordinato o autonomo e con ogni altro rapporto di lavoro retribuito con l'ente di cui il volontario è socio o associato o tramite il quale svolge la propria attività volontaria;

   negli ultimi anni sono pervenute da operatori del servizio di emergenza e urgenza (Seu) territoriale 118 numerose segnalazioni circa una consolidata anomala gestione delle attività di volontariato in alcune associazioni affidatarie in convenzione di postazioni del Seu: il ricorso ai volontari è la modalità esclusiva di garantire i turni di servizio degli infermieri con orari di servizio anche di 24/36 ore consecutive per singolo professionista, per un ammontare mensile di 170, e talora 200 ore, in assenza di assicurazione e talvolta di iscrizione all'Ordine delle professioni infermieristiche, a fronte di «rimborsi spese» forfettari, fissi e ricorrenti che si configurano, in tal guisa come esclusiva fonte di sostentamento per molte famiglie;

   ad esempio, nella Asl di Caserta, si è verificato una sorta di «sciopero dei volontari» che, non percependo il rimborso mensile da 5 mesi, costringevano l'Asl a disporre soluzioni organizzative di emergenza, pur in costanza di rapporto di convenzione con la Confraternita di Misericordia di Caivano onlus;

   la situazione del 118 in Campania risulta, di fatto, particolarmente grave: non esiste un'unica struttura di governance regionale, le postazioni gestite in forma diretta dalle Asl sono ormai eccezionali e quelle affidate in convenzione talvolta hanno personale dipendente (ad esempio l'Asl di Benevento), talvolta hanno operatori liberi professionisti (a P.I.) e più frequentemente garantiscono la copertura dei turni di servizio esclusivamente con volontari, che invece dovrebbero affiancare i professionisti contrattualizzati;

   la situazione sopra descritta trova riscontro anche in altre realtà del territorio nazionale;

   la più rilevante criticità riguarda le condizioni di lavoro dei volontari che, nel caso degli infermieri, svolgono una professione intellettuale e dunque assumono decisioni, senza alcun diritto contrattuale, né garanzia, sottoposti ad orari che, se contrattualizzati, sarebbero vietati dalla normativa europea, esposti al rischio specifico biologico, e a rischi legati alla sicurezza della scena del soccorso, nonché al rischio di subire aggressioni, ormai frequentissime; essi garantiscono in modo esclusivo la composizione dell'equipaggio, erogando di fatto prestazioni riferibili a livelli essenziali di assistenza per il servizio pubblico –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere in ordine alle criticità sopra richiamate, al fine di assicurare i livelli essenziali di assistenza e tutelare il lavoro dei volontari nel settore sanitario, se del caso promuovendo apposite verifiche da parte dell'ispettorato nazionale del lavoro.
(4-04491)


   MASSIMO ENRICO BARONI, GRANDE, D'ARRANDO, TROIANO, NAPPI, BOLOGNA, MENGA, SAPIA, TRIZZINO, PENNA, ROSTAN, POLVERINI, BELLUCCI, NOJA, DE FILIPPO, LOCATELLI, PANIZZUT e LAPIA. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32 della Carta Costituzionale sancisce che «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinata trattamento sanitario se non per disposizione di legge»;

   dalle notizie rimbalzate nelle scorse settimane sugli organi di stampa di tutta Italia (farodiroma.it, castedduonline.it, open.online, affaritaliani.it, e altri) si apprende che Daniele C., un ragazzo di 27 anni che soffre di un gravissimo disturbo dello spettro autistico, è ricoverato da maggio 2014 nel centro di riabilitazione residenziale «A. Boggi» sito in Santa Severa (Roma) gestito da Unisan Consorzio Fra Cooperative Sociali Soc.Coop.Sociale a r.l.;

   secondo quanto denunciato dalle succitate fonti di stampa, il centro A. Boggi non è in grado di fornire l'assistenza necessaria. Daniele dunque trascorre giorno e notte in una cameretta e viene sottoposto quotidianamente ad una massiccia dose di psicofarmaci che, oltre ad averlo ridotto a uno stato larvale, gli sta cagionando serissimi problemi di salute, tali da spingere il responsabile sanitario del centro, il 25 gennaio 2019, a redigere una relazione in cui proponeva di dimettere il ragazzo a decorrere dal 30 giugno 2019;

   la madre di Daniele, M.D., si è rivolta alle istituzioni competenti (Asl Rm4 Civitavecchia, regione Lazio, comune di Civitavecchia) per chiedere aiuto, ma non ricevendo risposte adeguate si è attivata per trovare una via d'uscita al figlio che sta sempre peggio e nel maggio 2019 segnala all'Asl Rm4 l'esistenza della struttura socio-assistenziale (casa-famiglia) Villa Arcobaleno di Roma, che può accogliere il ragazzo e prestargli quotidianamente la necessaria assistenza riabilitativa, con il supporto di un tutor a lui dedicato;

   Daniele avrebbe infatti bisogno di un operatore specializzato che lo segua, di un costante sostegno psicologico e occupazionale, di terapie riabilitative essenziali per il miglioramento della qualità di vita delle persone autistiche, finalizzate al reinserimento nel tessuto sociale;

   dalle stesse notizie di stampa risulta che la giunta della regione Lazio, su sollecitazione delle associazioni di famiglie di persone autistiche gravi, nella seduta del 24 settembre 2019 ha approvato la memoria «Interventi per la continuità assistenziale di persone con disturbi dello spettro autistico», che autorizza i direttori delle Asl a deliberare gli inserimenti per persone autistiche gravi in strutture socio-assistenziali (case-famiglia) entro il 31 dicembre 2019 e a predisporre i piani assistenziali individuali entro il 30 novembre 2019;

   in data 2 dicembre 2019 l'Asl Rm4 trasmette all'avvocato della signora M.D. una Pec (prot. uscita n. 0053019/2019 doc. n. 203496/2019) avente a oggetto il piano assistenziale individualizzato (Pai) del paziente Daniele C., da realizzarsi presso una struttura socio-assistenziale adeguata, con assistenza 17/h al giorno a carico dell'Asl e retta base a carico del comune di Civitavecchia;

   ad oggi l'Asl Rm4, a quanto consta agli interroganti, non ha ancora emesso il provvedimento amministrativo per il trasferimento di Daniele nella Casa Famiglia Villa Arcobaleno, prolungando, di conseguenza, l'agonica permanenza del ragazzo nella struttura A. Boggi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   se non si ritenga, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, di adottare opportune iniziative urgenti, per quanto di competenza, affinché Daniele C. venga trasferito quanto prima possibile nella struttura Villa Arcobaleno, e sia assicurata ogni altra azione indispensabile per tutelare il suo stato di salute;

   se non si ritenga di adottare iniziative normative, con il coinvolgimento delle regioni, per garantire una migliore assistenza socio-sanitaria per le persone affette da disturbi dello spettro autistico ed evitare che si ripetano casi analoghi.
(4-04498)


   CASSINELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo una recente indagine finanziata dal Ministero della Salute e condotta da studiosi del Ceis dell'Università di Tor Vergata, in collaborazione con la Kingston University di Londra, in merito all'impatto delle fakenews in sanità, il nostro Paese paga costi sociali ed economici altissimi dovuti a questo tipo virale di disinformazione;

   l'indagine ha coinvolto 1600 persone, di cui oltre il 60 per cento degli intervistati sostiene che ha condiviso sui social network la fake news benché soltanto il 50 per cento la ritenesse veritiera;

   fra le fake news, quelle sui vaccini sono di gran lunga le più condivise;

   numerose sono le fake news anche su altre politiche di prevenzione particolarmente sensibili, quali gli screening oncologici;

   la disinformazione incrementa il ritardo nella diagnosi e l'insorgere di un maggior numero di patologie croniche e acute con un aumento sensibile dei costi;

   il progetto «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», un progetto di advocacy coordinato da Salute donna onlus, ha prodotto un documento in 15 punti chiamato «Accordo di legislatura» dedicato alla miglior presa in carico e cura del paziente oncologico;

   nel corso di quest'anno, l'Accordo di legislatura è stato recepito all'unanimità attraverso atti di indirizzo politico sia alla Camera che al Senato;

   uno dei punti dell'accordo menziona la lotta alle fake news;

   il lavoro fin qui svolto dall'istituto superiore di sanità con la creazione del portale issalute.it dedicato alla lotta alle fake news in materia sanitaria non ha raggiunto risultati apprezzabili a causa della scarsa visibilità sui mezzi di comunicazione di massa e sui social network;

   famiglie e pazienti sono le principali vittime di queste notizie manipolative –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di convocare al più presto un tavolo di confronto con i responsabili dei principali social network, le società scientifiche e le associazioni pazienti per valutare la creazione di una task force contro le fake news in sanità volta a eliminare le notizie false a salvaguardia della salute pubblica e per la riduzione dei costi per la collettività.
(4-04502)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   il quartiere di Brancaccio di Palermo rappresenta una realtà periferica complessa e piena di potenziale sulla quale si è concentrata l'attività del Beato Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia per il suo impegno e il suo sogno di rilanciare il quartiere partendo dai suoi bambini e dai suoi ragazzi;

   il centro di accoglienza Padre Nostro, fondato da Padre Pino Puglisi, continua insieme ad altre realtà territoriali nel suo impegno per il rilancio di Brancaccio e, in tale ottica, nel 2018 ha lanciato il progetto di realizzare un asilo e una piazza nel quartiere, per dare impulso alla riqualificazione urbana e sociale, dando continuità al sogno di Don Pino;

   tale percorso ha ricevuto adesioni e sostegno, consentendo la predisposizione dei progetti definitivi delle due opere che sono stati donati al comune di Palermo;

   su proposta dell'allora Ministro per il Sud Barbara Lezzi, con delibera del Cipe n. 15 del 4 aprile 2019 è stato approvato il finanziamento da 3 milioni di euro destinato al comune di Palermo per la realizzazione dell'asilo a Brancaccio;

   risulta imprescindibile completare tale visione di riqualificazione con la realizzazione della piazza Agorà intitolata al Beato Pino Puglisi e a Papa Francesco in una logica concreta di rilancio delle periferie cittadine attraverso percorsi dal basso di rigenerazione urbana e sociale –:

   se ed eventualmente entro quali tempistiche si intendano adottare le iniziative di competenza volte a reperire le risorse finanziarie per la realizzazione della piazza nel quartiere Brancaccio a Palermo.
(2-00615) «Varrica, Penna, Alaimo, D'Orso».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che l'azienda Poste italiane sta per avviare un progetto di rimodulazione della sua presenza in città ad alta densità abitativa;

   all'interno di questo progetto si apprende la decisione della probabile chiusura dell'ufficio postale di via dell'Industria 13 a Bologna;

   i servizi di prossimità, quali uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, poiché svolgono anche una funzione di presidio;

   l'eventualità di questa chiusura provocherebbe disagi molto elevati per i residenti della zona, in particolare per le persone più anziane;

   gli uffici postali che resterebbero in servizio sono distanti e non facilmente raggiungibili dagli utenti di via dell'Industria 13;

   l'area che fa riferimento all'ufficio postale di via dell'Industria 13 è anche caratterizzata da una forte presenza di attività industriali, commerciali e del terziario;

   alcuni cittadini della zona hanno attivato una raccolta di firme contro il progetto di chiusura che sta raccogliendo numerose adesioni proprio a dimostrazione di quanto l'ufficio postale sia considerato punto di riferimento e parte integrante della vita quotidiana nel territorio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di garantire il servizio postale agli utenti di quel territorio.
(5-03402)


   DE MARIA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che l'azienda Poste italiane sta per avviare un progetto di rimodulazione della sua presenza in città ad alta densità abitativa;

   all'interno di questo progetto si apprende la decisione della probabile chiusura dell'ufficio postale di via San Mamolo a Bologna;

   i servizi di prossimità, quali uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, poiché svolgono anche una funzione di presidio;

   l'eventualità di questa chiusura provocherebbe disagi molto elevati per i residenti della zona, in particolare per le persone più anziane;

   gli uffici postali che resterebbero in servizio sono distanti e non facilmente raggiungibili dagli utenti di via San Mamolo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di garantire il servizio postale agli utenti di quel territorio.
(5-03403)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel pordenonese insistono due stabilimenti facenti parte del gruppo Sassoli, la Lavinox di Chions, uno dei maggiori produttori europei di componenti, assiemi e prodotti finiti in lamiera di acciaio inox e altri metalli, e Sarinox di Aviano, che opera nel campo della trasformazione e della commercializzazione degli acciai inossidabili ed è uno dei più importanti centri di servizio italiani ed europei;

   nel 2008 il gruppo Sassoli ha iniziato a soffrire della crisi, coinvolgendo anche le lavorazioni Inox spa al punto da portarla al fallimento nel 2015. Di oltre 400 dipendenti, attualmente sono rimasti attivi 106 addetti alla Lavinox e altri 22 nella collegata Sarinox. A febbraio 2020 scadranno gli ammortizzatori sociali attivati, mentre i pagamenti degli stipendi sono fermi alla mensilità di ottobre, posto che dal 2016 proprio a causa della crisi l'azienda provvedeva al saldo in forma dilazionata. Attualmente i ritardi si sono accentuati fino alle notizie attuali;

   l'azienda si era impegnata a saldare il 50 per cento della tredicesima la vigilia di Natale, per poi proseguire con il pagamento in più tranche degli stipendi di novembre e dicembre, con scadenze comprese tra la fine dell'anno e il mese di gennaio. In cambio, i sindacati hanno garantito la sospensione della mobilitazione e la riapertura dei cancelli per consentire la ripresa delle commesse;

   per entrambi i siti, la produzione risulta ferma e le maestranze – già in cassa integrazione – vi lavorano a ritmi «alterni» per reperire le risorse necessarie a pagare gli stipendi. Da mercoledì 11 gennaio 2020, i dipendenti sono in presidio di fronte alle aziende (pur rispettando l'orario di lavoro in fabbrica), in quanto ancora in attesa del saldo degli stipendi di novembre e dicembre, oltre che per denunciare le scarse condizioni di sicurezza e la mancanza di idonei materiali per lavorare;

   il 14 febbraio 2020 scadranno gli ammortizzatori sociali, attivati nel 2016 in forma triennale come previsto dal Jobs Act e prorogati per ulteriori 12 mesi. Il rischio che i dipendenti vengano definitivamente licenziati è molto elevato, posto che gli ammortizzatori non potranno essere più concessi e la mancanza di ordini fa pensare alla chiusura del sito da parte della proprietà. A fine dicembre 2019, infatti, la regione autonoma Friuli Venezia Giulia, nelle figure degli assessori regionali alle attività produttive e al lavoro, ha incontrato i sindacati e si è impegnata a individuare una nuova proprietà che possa rilevare entrambi i siti e salvaguardare così produzione e maestranze;

   è previsto in data odierna un tavolo di confronto tra Unindustria Pordenone e l'assessore alle attività produttive della regione autonoma Friuli Venezia Giulia con l'intento di trovare una soluzione per mantenere attiva la produzione in entrambi i siti e salvaguardare i posti di lavoro –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione che stanno vivendo gli operai delle due aziende del gruppo Sassoli e se abbia intenzione di promuovere le iniziative di competenza volte a individuare una nuova proprietà che possa acquisire il gruppo, salvaguardando così la produzione e i posti di lavoro.
(5-03404)


   DE LUCA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Treofan Italy s.p.a. è una società specializzata nella produzione di film in polipropilene (Bopp) utilizzato per imballaggi alimentari, ha due stabilimenti in Italia – Battipaglia e Terni – e fa parte della Treofan Holdings GmbH, che ha sede in Germania;

   in data 24 ottobre 2018 il gruppo Treofan (con i suoi 3 stabilimenti di Neunkirchen, Terni e Battipaglia) è stato acquistato dal suo principale concorrente, il Group Jindal Films Europe;

   in data 10 dicembre 2018 (dopo meno di due mesi dall'acquisizione del Gruppo Treofan), la Jindal ha interrotto la produzione nello stabilimento di Battipaglia, trasferendo la lavorazione delle numerose commesse ancora da evadere presso altri stabilimenti del gruppo;

   in data 25 gennaio 2019 il gruppo Jindal ha comunicato la decisione di chiudere lo stabilimento di Battipaglia, con contestuale attivazione della procedura di licenziamento collettivo per tutti i lavoratori;

   presso il Ministero dello sviluppo economico si sono tenute numerose riunioni del tavolo di crisi «Treofan», l'ultima delle quali il 29 ottobre: in tali incontri, il Gruppo Jindal/Treofan è stato il «vero» assente, avendo fatto presenziare ai tavoli di crisi dei delegati solo formalmente dotati di mandato, ma sostanzialmente privi di qualsivoglia potere decisionale;

   in occasione del tavolo di crisi del 29 ottobre 2019, l’advisor Vertus s.r.l. – che, nell'ambito del programma di reindustrializzazione, è stato incaricato di individuare un acquirente per il sito produttivo – ha dichiarato che sono state presentate n. 3 offerte non vincolanti per l'acquisizione e la reindustrializzazione del sito produttivo di Battipaglia;

   tali offerte, però, sono a tutt'oggi in corso di valutazione da parte del Gruppo Jindal, che non ha ancora dato alcun formale riscontro alle stesse;

   in data 28 marzo 2019 è stato sottoscritto presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali l'accordo di cassa integrazione straordinaria per cessazione attività produttiva finalizzata alla reindustrializzazione del sito, per la durata di 12 mesi (dal 1° aprile 2019 e fino al 31 marzo 2020), periodo massimo previsto dalla normativa vigente ratione temporis;

   in data 9 gennaio 2020 i lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno ricevuto una nuova comunicazione di licenziamento collettivo;

   la prospettiva di chiusura definitiva dello stabilimento di Battipaglia rappresenterebbe un gravissimo depauperamento produttivo e occupazionale, con delle pesantissime ricadute sociali che la provincia di Salerno – già fortemente colpita dalla crisi industriale e dalle decisioni di molte aziende di abbandonare il territorio – non può assolutamente permettersi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno convocare, con la massima urgenza, un nuovo tavolo di confronto al quale partecipino i vertici della società Treofan Italy s.p.a., le istituzioni locali e le rappresentanze sindacali, affinché si possano definire le misure e le iniziative necessarie per una piena ed effettiva reindustrializzazione del sito produttivo di Battipaglia, che garantisca il rilancio produttivo di tale stabilimento e la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali.
(5-03408)

Interrogazione a risposta scritta:


   GAVA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da circa due mesi come riportato dai quotidiani locali intere vallate del Friuli Venezia Giulia lamentano disservizi nelle telecomunicazioni, con borgate isolate per interi giorni dalla telefonia fissa e mobile nonché dalla rete internet;

   la situazione riguarda ampie porzioni di territorio al quale si somma la scarsa copertura nella zona della rete mobile, che sta creando gravissimi disagi sia alle persone, soprattutto anziane, isolate da settimane ed impossibilitate a comunicare, situazione già di grande difficoltà che diventerebbe ancora più critica in caso di necessità o urgenza, sia alle tante attività commerciali, di ristorazione e turistiche, della zona che stanno subendo importanti ripercussioni negative sul proprio lavoro;

   la problematica sopra evidenziata non risulterebbe essere un caso unico, essendosi già verificata in più occasioni, anche in seguito a semplici piogge, lasciando l'intera area isolata per lunghi periodi di tempo in attesa delle necessarie riparazioni;

   i cittadini e le imprese esigono che, a fronte del regolare pagamento delle utenze telefoniche versato all'azienda, sia prevista una squadra di intervento per le emergenze, in grado di risolvere i problemi nel più breve tempo possibile;

   la mancanza dei servizi lede, inoltre, il diritto allo studio di minori, impossibilitati ad accedere alla rete internet per le loro attività scolastiche;

   ha fatto scalpore la notizia di questi giorni secondo cui la Val d'Arzino, in Provincia di Pordenone, è rimasta per più di un mese senza servizio telefonico, con gravi rischi per la popolazione e per i turisti se si fosse reso necessario allertare i soccorsi a seguito di una qualche emergenza. Episodi del genere non sarebbero limitati alla sola regione Friuli Venezia Giulia, ma si sarebbero verificati a più riprese sull'intero territorio nazionale, soprattutto nelle aree a carattere montano;

   da quanto risulta all'interrogante, i cittadini che avrebbero provato a contattare la Telecom per comunicare il disservizio non sarebbero riusciti a parlare direttamente con un operatore, in quanto al numero chiamato avrebbe risposto solo una voce registrata che annunciava l'imminente, nei fatti disattesa, risoluzione del problema;

   risulta, ancora, che il fenomeno sia legato alle infrastrutture ormai obsolete ma anche agli scarsi investimenti da parte delle compagnie del settore in aree geografiche non densamente abitate;

   una recente ricerca svolta dall'Unione nazionale comuni comunità enti montani (Uncem) denominata «No phone zone» ha individuato ben 1.220 comuni, tra i quali sono numerosi i comuni del Friuli Venezia Giulia, in cui si registra assenza di segnale telefonico mobile –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato ritenga di adottare, per quanto di competenza, al fine di verificare che vengano al più presto ripristinati la linea telefonica fissa e il collegamento Internet nell'area sopra indicata, appurando quali siano le motivazioni per le quali le aziende telefoniche non risulterebbero essere in grado di assicurare il dovuto regolare servizio e l'eventuale intervento tempestivo in caso di guasto, tenendo conto del particolare disagio degli utenti data la peculiarità territoriale della zona.
(4-04493)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NEVI, APREA, PALMIERI, SACCANI JOTTI e CASCIELLO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il sistema universitario italiano è composto complessivamente da: 67 università statali, 19 università non statali legalmente riconosciute, 11 università non statali telematiche legalmente riconosciute;

   le università telematiche, istituite con decreto ministeriale 17 aprile 2003 adottato ai sensi dell'articolo 26, comma 5, della legge n. 289 del 2002, sono state accreditate dal Ministero dell'università e della ricerca per l'istituzione e l'attivazione di corsi di laurea per il conseguimento di titoli di studio aventi valore legale, in tutto e per tutto equivalenti a quelli rilasciati dalle università tradizionali, proprio in virtù delle procedure necessarie per l'accreditamento da parte di detto Ministero;

   la ratio di tali disposizioni istitutive degli atenei telematici era da ravvisarsi anche nella necessità di una maggiore diffusione della metodologia dello studio a distanza per ampliare la possibilità di accesso alla formazione universitaria e soddisfare specifiche esigenze legate a condizioni particolari quali la disabilità, la distanza degli studenti dagli atenei e la possibilità di acquisire una formazione durante la carriera lavorativa o sui luoghi di lavoro;

   da notizie stampa si è appreso che è stato adottato, in data 23 dicembre 2019, un decreto ministeriale – ora disponibile sul sito del Ministero dell'università e della ricerca – che esclude la possibilità, per le università telematiche, di istituire ed attivare corsi in numerose classi di laurea che, secondo tale decreto, andrebbero svolti esclusivamente in presenza, in quanto alcuni insegnamenti risulterebbero incompatibili con l’e-learning;

   il decreto ministeriale in questione desta perplessità in merito all'opportunità dell'intervento del Ministro pro tempore Fioramonti su una materia così delicata alla vigilia delle sue dimissioni;

   in sede di esame del decreto-legge n. 126 del 2019 è stato approvato un ordine del giorno volto a prevedere il «monitoraggio e a predisporre le condizioni affinché la formazione universitaria dell'educatore di servizi per l'infanzia, dello psicologo e dell'assistente sociale, in quanto figure professionali di rilevante delicatezza e importanza sociale, sia consentita, quando impartita con modalità mista, alle medesime condizioni previste per il corso di laurea in Scienze della formazione primaria»;

   non risulta che tale monitoraggio sia stato svolto prima dell'adozione del decreto ministeriale in questione;

   sul contenuto del decreto ministeriale si è espresso il presidente dell'Ordine nazionale degli psicologi con una visione che discredita i corsi di laurea istituiti dagli atenei telematici definiti corsi «non dignitosi» o quanto meno, con una dignità inferiore a quelli delle università convenzionali;

   il decreto ministeriale appare discriminatorio nei confronti delle università telematiche, che sono legalmente riconosciute solo in seguito a specifica procedura di accreditamento e di verifica della qualità dell'insegnamento e che in seguito a tale riconoscimento hanno effettuato ingenti investimenti, anche per l'assunzione di professori e ricercatori di ruolo, istituendo specifici corsi con numerosi studenti iscritti;

   appare evidente che docenti, studenti e anche il sistema della ricerca e gli atenei telematici accreditati subirebbero gravi danni con l'entrata in vigore del decreto in questione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per rivedere il testo del decreto citato in premessa e se non ritenga opportuno istituire un tavolo di confronto con i soggetti interessati dal provvedimento;

   se non ritenga necessario esprimere la sua posizione in materia di qualità dell'attività formativa delle università telematiche, considerato che l'istituzione delle università telematiche risponde a linee d'azione sviluppate nell'ambito della stessa Unione europea in materia di metodologie di insegnamento basate sull'utilizzo «delle nuove tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità dell'apprendimento agevolando l'accesso a risorse e servizi nonché gli scambi e la collaborazione a distanza», ai sensi della comunicazione della Commissione intitolata «piano d'azione e-Learning pensare all'istruzione di domani» del 28 marzo 2001.
(5-03411)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Schirò e altri n. 7-00396, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carnevali.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Zolezzi e altri n. 2-00611, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Girolamo.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Ferri n. 4-01098 del 13 settembre 2018 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03406;

   interrogazione a risposta orale Ferri n. 3-00984 del 27 settembre 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03405.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Paolo Russo n. 4-04472 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 289 del 15 gennaio 2020. Alla pagina 10399, prima colonna, dalla riga trentaquattresima alla riga trentasettesima, deve leggersi: «PAOLO RUSSO. – Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Per sapere – premesso che:», e non come stampato.