XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 317 di mercoledì 11 marzo 2020
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 14,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 marzo 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Mauri, Molinari, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Rampelli, Rizzo, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tofalo, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Sui lavori dell'assemblea.
PRESIDENTE. Comunico che nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo tenutasi nella giornata di ieri è stata convenuta la seguente ulteriore rimodulazione del calendario dei lavori per il mese di marzo: mercoledì 18 marzo, interrogazioni a risposta immediata; mercoledì 25 marzo, comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 26 e del 27 marzo; mercoledì 25 marzo, interrogazioni a risposta immediata; martedì 31 marzo, esame del decreto-legge per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente; mercoledì 1° aprile, interrogazioni a risposta immediata.
La votazione per l'elezione di due componenti il Garante per la protezione dei dati personali e di due componenti l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, d'intesa con la Presidente del Senato, avrà luogo mercoledì 25 marzo.
È stato altresì convenuto che i lavori delle Commissioni saranno dedicati esclusivamente all'esame in sede referente del decreto-legge iscritto in calendario e alle questioni connesse all'emergenza Coronavirus per tutto il periodo della durata della stessa.
Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a commissione in sede referente.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 9 marzo 2020, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento in sede referente alla XII Commissione (Affari sociali):
“Conversione in legge del decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14, recante disposizioni urgenti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale in relazione all'emergenza COVID-19” (2428) - Pareri delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni) V, VII, VIII, IX, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 9 marzo 2020, ho chiamato a far parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario il deputato Ubaldo Pagano, in sostituzione del deputato Emanuele Fiano, dimissionario.
Modifica nella costituzione del Comitato per la legislazione.
PRESIDENTE. Comunico che il 5 marzo 2020 è venuto a scadenza il turno di presidenza del Comitato per la legislazione del deputato Paolo Russo. Ai sensi dell'articolo 16-bis, comma 2, del Regolamento e sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 16 ottobre del 2001, le funzioni di presidente del Comitato per il terzo turno di presidenza - a decorrere dal 6 marzo - sono state assunte dalla deputata Maura Tomasi; quelle di vicepresidente del deputato Stefano Ceccanti, cui spetterà il successivo turno di presidenza. Le funzioni di segretario restano affidate al deputato Alberto Stefani.
Informativa urgente del Governo sui recenti gravi fatti accaduti in alcuni penitenziari (ore 14,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui recenti gravi fatti accaduti in alcuni penitenziari che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro della Giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Come è noto, a partire dal 7 marzo si sono verificati gravi disordini in numerose carceri di tutta Italia. Senza usare giri di parole, gli eventi hanno riguardato trasversalmente quasi tutte le regioni d'Italia, declinandosi in maniera differente nei singoli casi. Possiamo dire, infatti, che in alcune città, come per esempio Treviso, Torino, Rovigo e Potenza, si è trattato di manifestazioni di protesta senza danni, mentre in altri casi, come per esempio a Modena, Napoli e Foggia, si è trattato di vere e proprie rivolte, durate ore, che hanno portato anche a drammatiche conseguenze.
Permettetemi, innanzitutto, di ringraziare la Polizia penitenziaria e tutto il personale dell'amministrazione penitenziaria, perché ancora una volta stanno dimostrando professionalità, senso dello Stato e coraggio nell'affrontare, mettendo a rischio la propria incolumità, situazioni molto difficili e tese in cui ciò che fa la differenza è spesso la capacità di mantenere i nervi saldi, la lucidità e l'equilibrio nell'intuire e scegliere in pochi istanti la linea di azione migliore per riportare tutto alla legalità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Mi piace sottolineare che in tutti i casi più gravi le istituzioni si sono dimostrate compatte; magistrati, prefetti, questori e tutte le forze dell'ordine sono intervenuti senza esitare, rendendo ancora più determinato il volto dello Stato di fronte agli atti delinquenziali che si stavano consumando e vorrei soffermarmi un attimo proprio su questo punto. Fuori dalla legalità e addirittura nella violenza non si può parlare di protesta, si deve parlare semplicemente di atti criminali. Lo dico anche per sottolineare che l'immagine dei disordini e gli episodi più gravi sono ascrivibili ad una ristretta parte dei detenuti, la maggior parte di essi, infatti, ha manifestato la propria sofferenza e le proprie paure con responsabilità e senza ricorrere alla violenza.
Il tempo che mi è concesso non mi consente di riferire nel dettaglio dei singoli casi in ogni città, pertanto trasmetterò in data odierna una relazione dettagliata del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, relazione che, comunque, non può essere considerata definitiva, visto che la ricostruzione degli eventi, le cause e le relative conseguenze sono tuttora in fase di accertamento. Si tratta di fatti che, tra l'altro, sono all'attenzione della magistratura.
Ritengo comunque opportuno informare adesso il Parlamento sul caso di Foggia, precisando che si tratta di informazioni emerse dalle prime relazioni di servizio e che chiaramente verranno approfondite sotto ogni aspetto.
A Foggia, il 9 marzo 2020, intorno alle ore 9,40, alcuni detenuti hanno cominciato la rivolta appiccando il fuoco a lenzuola e materassi e danneggiando suppellettili all'interno delle camere di pernottamento, attivando l'intervento della Polizia penitenziaria. Nel frattempo un numero consistente di altri detenuti, circa 200, in quel momento presenti nei cortili di passeggio e a colloquio con il comandante, in massa imboccavano il corridoio verso l'uscita dai reparti; durante il percorso, forzavano i cancelli tra le sezioni, favorendo l'uscita di altri detenuti e dopo un tentativo di raggiungere la direttrice, nel frattempo sopravvenuta, tentativo fallito grazie all'intervento della Polizia penitenziaria, proseguivano nella loro azione, scardinando il cancello intorno alla porta carraia, riuscivano a vincere le resistenze della Polizia penitenziaria e si portavano fuori dalle mura perimetrali dell'istituto in 72. Successivamente, grazie al lavoro congiunto della Polizia penitenziaria e delle altre Forze dell'ordine tempestivamente allertate, 56 di loro sono stati riportati in carcere. Allo stato risultano latitanti circa sedici detenuti che erano soggetti a regime di media sicurezza e risultano gravi danni strutturali.
Il bilancio complessivo di queste rivolte è di oltre 40 feriti della Polizia penitenziaria, a cui va tutta la mia vicinanza e l'augurio di pronta guarigione, e, purtroppo, di 12 morti tra i detenuti per cause che dai primi rilievi sembrano per lo più riconducibili ad abuso di sostanze sottratte alle infermerie durante i disordini. Tali vicende si collocano all'interno della drammatica emergenza che sta sottoponendo il Paese a una prova durissima ed è evidente che tanti detenuti, soprattutto in una situazione di sovraffollamento, siano effettivamente preoccupati dell'impatto del Coronavirus sulla propria salute e sulle condizioni detentive.
Ora, è bene chiarire che fin dalle prime avvisaglie dell'epidemia il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria si è mosso per salvaguardare la salute e la sicurezza di tutti coloro che lavorano e vivono in carcere. Con la prima nota del 22 febbraio 2020, si disponeva l'esonero di tutti gli operatori penitenziari residenti o dimoranti nei comuni del primo cluster dal recarsi in servizio presso le rispettive sedi, il divieto d'ingresso per chiunque, personale esterno, insegnanti, volontari, familiari, per fare alcuni esempi, provenienti da quei territori, la sospensione delle traduzioni dei detenuti da e verso gli istituti penitenziari dei provveditorati di Torino, Milano, Padova, Bologna e Firenze e la costituzione di un'unità di crisi per il monitoraggio dell'andamento del fenomeno e delle informazioni relative ai casi sospetti o conclamati e per l'adozione tempestiva delle conseguenti iniziative.Il 25 febbraio si procedeva all'inoltro della circolare del Ministero della Salute a tutte le articolazioni dell'amministrazione penitenziaria, invitando i provveditori e direttori locali a contattare le unità sanitarie locali per uniformarsi alle direttive e adeguare il contesto penitenziario di riferimento; a predisporre negli istituti spazi dove allocare eventualmente detenuti per consentire l'eventuale fase di isolamento nei casi di sospetto contagio; a interloquire con le autorità giudiziarie competenti per concordare le modalità di eventuali traduzioni per motivi di giustizia, valutando anche la possibilità di garantire la presenza del detenuto con il supporto della videoconferenza. Si segnalava, inoltre, la particolare attenzione da porre rispetto ai detenuti provenienti dall'esterno, i cosiddetti nuovi giunti, predisponendo delle piccole tensostrutture da dedicare al cosiddetto pre-triage. Attualmente sono 83 le tensostrutture, ed è stata richiesta la fornitura per le regioni Emilia-Romagna, Lazio e Abruzzo di ulteriori 14 tende. Veniva infine fatta richiesta ai provveditorati di individuare il fabbisogno relativo ai dispositivi di protezione, con particolare riferimento al personale che svolge servizi operativi o attività che possano comportare esposizione diretta al contagio, rilevazione che veniva inviata al comitato operativo della Protezione civile il 28 febbraio.
Nel frattempo, con la nota del 26 febbraio 2020 si richiedeva ai direttori degli istituti penitenziari di avviare una capillare attività di informazione e sensibilizzazione della popolazione detenuta. Questo lo voglio sottolineare, perché stamattina in alcuni interventi al Senato è stato rilevato che ci sarebbe stata una non completa informazione nei confronti della popolazione detenuta: ci tengo a dire che, con la nota del 26 febbraio 2020, si richiedeva - lo ribadisco - ai direttori degli istituti penitenziari di avviare una capillare attività di informazione e sensibilizzazione della popolazione detenuta, perché fosse informata e potesse condividere eventuali disposizioni da adottare, soprattutto con riferimento alla temporaneità delle stesse per limitare le occasioni di possibile contagio, o comunque lo sviluppo e la diffusione del virus all'interno degli istituti. Si tratta di atti amministrativi, poi sostanzialmente confluiti nei più noti e recenti decreti-legge del 2 marzo 2020 e dell'8 marzo 2020. Ed è opportuno ricordare che quest'ultimo, fra le misure a tutela della salute dei detenuti, annovera per un periodo limitato di 15 giorni proprio una limitazione dei colloqui con i congiunti o con altre persone cui hanno diritto i detenuti, stabilendo al contempo un'estensione, ove possibile e anche oltre i limiti, dei colloqui a distanza.
Si tratta di un tempo tecnico, necessario per approntare tutte le cautele per consentire una pronta ripresa dei colloqui familiari. Proprio ieri è arrivata la prima fornitura di circa 100 mila mascherine che sono in fase di distribuzione, prioritariamente agli operatori che accendono dall'esterno. Da oggi d'intesa con la Protezione civile, anche in conseguenza dell'estensione della cosiddetta zona protetta a tutto il territorio nazionale, verranno effettuati i tamponi ai detenuti trasferiti a vario titolo, in aggiunta alle operazioni di pre-triage.
È evidente che tutti questi sforzi profusi dall'amministrazione, al solo scopo di evitare che l'epidemia si faccia largo nelle carceri, rischiano di essere gravemente compromessi dalle rivolte di questi giorni, che hanno causato l'inagibilità di un numero elevatissimo di posti detentivi. A Modena gran parte dell'istituto è diventata inagibile. Stiamo parlando di rivolte portate avanti, praticamente contemporaneamente, da almeno 6 mila detenuti su tutto il territorio nazionale, che di fatto hanno messo in evidenza le già note carenze strutturali del sistema penitenziario.
Ora, possiamo anche imbatterci, come qualcuno ha fatto, in una lunga disquisizione tra visione securitaria e visione trattamentale. A tal proposito sarebbe abbastanza semplice replicare che da quando sono Ministro della Giustizia ho previsto 2.548 agenti in più, di cui 1.500 già in servizio e 754 prossimamente; e quanto all'area trattamentale, un numero di protocolli di lavoro per i detenuti che non ha precedenti, senza considerare gli investimenti dell'ultima legge di bilancio che rafforzano enormemente il profilo della rieducazione. Sono circostanze ben note all'attuale maggioranza, ma anche ad una parte dell'opposizione, che era al Governo quando sono stati fatti gli investimenti che sto continuando a portare avanti. E potremmo anche provare ad avventurarci nelle responsabilità di un sistema strutturalmente fatiscente, fingendo di non sapere che si tratta del risultato di un disinteresse per l'esecuzione della pena accumulato nei decenni. Ma io propongo di dirci semplicemente la verità: negli ultimi anni si sta facendo il possibile per garantire un sistema che rispetti la dignità dei lavoratori e dei detenuti nel mondo penitenziario: non è semplice per nessuno, ma ce la stiamo mettendo tutta. Ed è giusto che tale impegno si intensifichi proprio in questo periodo, in cui la salute di tutti deve essere tutelata. Ed è giusto ascoltare le rivendicazioni che arrivano anche dai detenuti, che rispettano le regole, che rispettano le regole e che dimostrano di seguire un percorso di rieducazione vero.
Ma dobbiamo avere anche il coraggio e l'onestà di dire che tutto questo non ha nulla a che fare con gli incendi, i danneggiamenti, le devastazioni e addirittura le violenze contro gli agenti della Polizia penitenziaria. Lo ribadisco: stiamo lavorando senza sosta, nel quadro di una più ampia battaglia contro il Coronavirus. La task force all'interno del Ministero sta preparando possibili interventi per garantire da un lato i poliziotti penitenziari e dall'altro lato i detenuti; ma bisogna mantenere la calma ed essere uniti, con una consapevolezza: questo è un momento difficile per il Paese, ma è nostro dovere chiarire tutti insieme che lo Stato italiano non indietreggia di un centimetro di fronte all'illegalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI (M5S). Presidente, Ministro Bonafede, gentili colleghi, intervenire in quest'Aula vuota e silenziosa è davvero surreale, ma oggi più che mai abbiamo il dovere di riempire questo vuoto e questo silenzio. L'emergenza sta mettendo tutti a dura prova, e facciamo appello al senso di responsabilità reciproca, in quanto ognuno è chiamato a fare la propria parte. La nostra gratitudine va a chi in questo momento si trova in prima linea a fronteggiare l'emergenza, e quindi anzitutto al personale sanitario; e il nostro ringraziamento va anche a tutte le forze dell'ordine che garantiscono costantemente la sicurezza di ognuno di noi.
L'emergenza Coronavirus ha causato e continua a causare tensioni anche all'interno delle strutture carcerarie, con un picco raggiunto nelle giornate di domenica 8 e lunedì 9 marzo. Le proteste sarebbero motivate dalla decisione di sostituire i colloqui con la presenza dei familiari con colloqui a distanza, ad esempio via Skype, o via e-mail, e con la corrispondenza telefonica anche prolungata oltre i limiti di tempo normalmente previsti. Questa misura è adottata per impedire la diffusione del Coronavirus all'interno delle strutture carcerarie. La limitazione quindi dei contatti tra i detenuti e i soggetti, come i familiari, che entrano, è finalizzata a proteggere e tutelare dal virus chi lavora all'interno delle carceri, la Polizia penitenziaria, i detenuti stessi e i loro familiari.
Fondamentale ancora una volta il ruolo della Polizia penitenziaria, cui va il nostro plauso e il nostro sostegno, che in un lavoro congiunto con altre forze dell'ordine, con il personale dell'amministrazione penitenziaria, con i direttori delle carceri e i provveditori hanno operato con professionalità e dedizione per contenere le proteste e riportare la calma. Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sin dal 22 febbraio ha emanato e aggiornato provvedimenti a salvaguardia della salute nelle carceri, confluiti nei decreti-legge del 2 e dell'8 marzo. La limitazione ai colloqui con i familiari non può quindi essere portata a motivazione delle proteste, perché, come ben si comprende, questi provvedimenti sono stati presi proprio per contenere la diffusione del virus, in linea con le altre misure adottate dal Governo in tutti gli ambiti. A tutti è chiesto in questo momento di cambiare i propri comportamenti e le proprie abitudini, e la maggioranza dei detenuti ha responsabilmente compreso queste misure, che non sono contro qualcuno, ma a vantaggio di tutti. Le sommosse, la devastazione, il tentativo di fuga non possono essere giustificati o tollerati dallo Stato; e lo Stato a tutti i livelli, con i magistrati, i prefetti e i questori si è mostrato compatto nel fronteggiare le proteste. Non è accettabile che il disordine sia causato con l'obiettivo di colpire lo Stato in una situazione di emergenza sanitaria, o per ottenere dallo Stato dei benefici o misure di clemenza.
Come è stato ricordato poco fa, da quando lei è Ministro sono stati previsti oltre 2.500 agenti di polizia penitenziaria in più, di cui 1.500 già entrati in servizio. Sono stati, inoltre, incentivati i protocolli di lavoro per i detenuti e rafforzato il profilo della rieducazione, anche grazie agli investimenti previsti in legge di bilancio.
Lo Stato, quindi, non si piega né mai si piegherà ad alcuna forma di ricatto. La violenza allontana le soluzioni, non porta ad alcun buon risultato e dev'essere condannata da tutto il mondo politico e non utilizzata strumentalmente a fini politici in un momento così delicato nel quale abbiamo un unico vero nemico da sconfiggere nel più breve tempo possibile. In questi giorni difficili che siamo chiamati ad affrontare occorre che tutti diano il proprio contributo alla società con senso di responsabilità. Tutti, nessuno escluso, devono seguire le regole con attenzione per tutelare la salute propria e degli altri. Solo seguendo le regole scrupolosamente potremo superare insieme questa emergenza.
La polizia penitenziaria, che conosce ogni sezione, ogni cella, ogni spazio e ha un rapporto diretto con i detenuti e con le loro esigenze, sa quotidianamente trovare, anche attraverso il dialogo, le opportune soluzioni. Si tratta di limitazioni temporanee la cui durata è direttamente proporzionale alla capacità di ognuno di noi di mettere in atto una serie di doverosi comportamenti prudenziali. È un sacrificio per tutti che ci consentirà di ripartire prima. Come ci ha ricordato ieri Papa Francesco, pensiamo a quando torneremo alla normalità e quella normalità ci sembrerà un regalo inaspettato e bellissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tateo. Ne ha facoltà.
ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, Ministro, è appena uscita la notizia: a Firenze c'è un'ulteriore rivolta. Io ho ascoltato attentamente la sua relazione e, purtroppo, è una relazione che non contiene nessuna proposta per quegli uomini e quelle donne che lavorano nelle carceri, ma solamente frasi a spot che servono solo a calmierare gli animi dei detenuti. Ho sentito tamponi per i detenuti, triage per i detenuti, ma per la polizia che lavora all'interno delle carceri e per tutti gli altri operatori solamente oggi arrivano le mascherine e questo è inaccettabile. È da più di dieci giorni che siamo in emergenza sanitaria. Doveva essere tutto previsto. Noi questo l'avevamo detto in Commissione e lo ribadiamo oggi con ancora più forza. Oltretutto, nella sua relazione ci dice che la situazione emergenziale degli istituti penitenziari è atavica: c'è un sovrappopolamento delle strutture, fatiscenza degli edifici, condizioni di pulizia, igiene e, in generale, salubrità insufficienti, promiscuità. A ciò si sommano le ristrettezze economiche e le insufficienze organiche degli operatori del corpo di polizia penitenziaria e non solo.
Quindi, Ministro, lei sapeva ma non ha fatto nulla e non farà nulla. E, allora, questa verità gliela dico io, Ministro, come rappresentante della Lega. Il gruppo della Lega ha da sempre con forza denunciato e descritto la drammatica situazione che vede il numero di detenuti molto al di sopra della capienza regolamentare e, inoltre, ha sempre denunciato la situazione degli agenti di polizia penitenziaria in cronico sottorganico, costretti a lavorare con turni massacranti e rischiando l'incolumità fisica tutti i giorni. Il numero degli agenti è insufficiente a fronte di un sovraffollamento ed ecco perché abbiamo chiesto più volte che gli agenti della polizia penitenziaria fossero muniti di Taser e che avessero un giusto equipaggiamento. Lo abbiamo chiesto allora e lo chiediamo con forza e vigore oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In tal senso è vergognoso il disinteresse che il Governo ha dimostrato nei confronti delle forze di polizia penitenziaria e di tutti gli operatori delle carceri, a cui ha assegnato il gravoso compito di tutelare e garantire la legalità nelle carceri e che noi, come gruppo Lega, ringraziamo ripetutamente per il lavoro che fanno in condizioni disumane direi io Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché, Ministro, le carceri io le ho visitate, in particolar modo le carceri di Bari, le carceri pugliesi, e allora mi chiedo: perché non ha incontrato gli uomini e le donne della polizia penitenziaria prima dell'emergenza del Coronavirus? Perché non si è confrontato con i comandanti e le comandati delle carceri e con tutti gli altri operatori? E quali sono realmente le sue proposte al fine di risolvere queste questioni? Noi oggi non le abbiamo sentite.
Mi auguro che non si arrivi a uno “svuota carceri”, come suggerito dai vostri alleati del PD, perché a quel punto la Lega farà una dura opposizione: non è questo il modo di risolvere il problema degli istituti penitenziari. Mi auguro che ascolti le nostre proposte e che realmente ci sia quell'unità così tanto decantata dalla maggioranza ma mai attuata perché fino a oggi è stato tutto un fallimento, dalla prescrizione al “decreto intercettazioni” per finire all'ultimo decreto in materia di giustizia sul Coronavirus che ha creato solo caos e scompiglio nel sistema giudiziario italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non se lei, Ministro, è un avvocato, come me, ma io ho avuto le chat intasate, ho avuto il cellulare intasato perché mi chiedevano delucidazioni su questo decreto che lei ha emanato l'altro giorno. E la prova di questa mancanza di dialogo, Ministro, incapacità e inconcludenza nel gestire le situazioni è il drammatico bilancio dei disordini negli istituti penitenziari, con 40 agenti della polizia penitenziaria aggrediti e feriti, 6 mila detenuti in rivolta, 12 morti, interi settori di diverse carceri distrutti e dati alle fiamme, decine di evasioni e 16 delinquenti nella provincia di Foggia o per tutta Italia ancora latitanti. Ministro, mi è difficile dirlo, ma deve nominare un commissario con pieni poteri che abbia il coraggio di assumere i provvedimenti necessari anche con l'ausilio dell'Esercito e poi lasci l'incarico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mulè. Ne ha facoltà.
GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, Forza Italia sta senza se e senza ma dalla parte delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria, in particolare ai quaranta feriti e alle loro famiglie. Siamo vicini e accanto a tutte le forze dell'ordine e al personale sanitario che da giorni stanno affrontando una gravissima rivolta in quasi quaranta carceri italiani. Noi stiamo con loro, signor Ministro, perché noi stiamo dalla parte dello Stato. Non c'è alcuna scusante per i disordini, le devastazioni, la distruzione di intere strutture che hanno interessato le carceri. Chi ricorre alla violenza, chiunque ricorre alla violenza, si pone fuori dal recinto del confronto e non ha diritto di essere ascoltato.
Però, sia chiaro: non stiamo dalla sua parte, Ministro Bonafede, perché lei non è certamente all'altezza di ricoprire questo delicatissimo ruolo, al pari di chi ha designato alla guida del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Lei, per noi, è già un pregiudicato dal punto di vista politico, è un irriducibile nemico dei diritti e delle garanzie, bocciato dalla Corte Costituzionale, sfiduciato persino dai due terzi della sua maggioranza che, però, non trova il coraggio di licenziarla.
Siamo umanamente addolorati per la tragedia dei 14 detenuti morti, per quelli ancora ricoverati in gravi condizioni e comprendiamo il dolore dei loro familiari. Le 14 vite perse - e speriamo che il bilancio non si aggravi - rappresentano la misura di un fallimento, del suo fallimento. Noi siamo certi che questo poteva essere evitato. Sia chiaro, sappiamo perfettamente distinguere i piani: l'emergenza Coronavirus per una parte di chi sta in carcere ha rappresentato l'occasione, ricorrendo a forme - ripeto - inaccettabili, di avanzare richieste irricevibili come provvedimenti di clemenza d'urgenza. Ma si tratta di una parte - ribadisco - perché è sempre bene ricordare a lei, che si nutre di manette e giustizialismo, che in quelle celle sovraffollate ci sono migliaia di cittadini che saranno riconosciuti innocenti al termine del loro percorso processuale (ce l'ha detto lei ad aprile). Nel solo 2018, 1.355 cittadini, che avevano subìto l'onta e il calvario della custodia cautelare in carcere, sono stati riconosciuti innocenti e, dunque, assolti.
Lei non è il Ministro di giustizialismo - glielo ripetiamo - ma Ministro di giustizia. Allora, avrebbe dovuto preoccuparsi da tempo delle condizioni di sovraffollamento negli istituti penitenziari, delle condizioni numeriche e di dotazione che vedono la polizia penitenziaria operare in condizioni avvilenti e umilianti per la loro professionalità. Tutte le sette organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria hanno parlato ieri sera con voce unica. Non li ha ascoltati da mesi, li ha tenuti alla porta. Impaurito dopo le rivolte, si è ricordato di loro soltanto a danni fatti e li ha convocati ieri pomeriggio. Le sette organizzazioni che rappresentano 37 mila agenti l'hanno mandata a farsi benedire e hanno fatto bene. Hanno scritto un comunicato unitario per denunciare la sua inadeguatezza e hanno scritto con dolore che - cito tra virgolette - “lo Stato è stato assaltato dalla delinquenza quasi diventando un ostaggio”. Le hanno ricordato come da tempo lei fa orecchie da mercante davanti a una situazione esplosiva e adesso tutti le voltano le spalle, giudicando - virgolette - “deludente” la relazione che ha appena fatto al Parlamento”.
È come se lei fosse stato degradato sul campo dai suoi soldati. Vuole forse ascoltare il vicesegretario del Partito Democratico Andrea Orlando? Le ha detto: questa emergenza è stata affrontata senza alcuna preparazione da parte del Dipartimento competente. In italiano è un invito a licenziare il capo del DAP e, se solo avesse un briciolo di dignità politica, a seguirlo un secondo dopo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), in ossequio al principio di responsabilità che dovrebbe albergare in ognuno di noi; ma lei non lo ascolterà. Non ha saputo neanche ascoltare evidentemente a dovere Radio carcere quando diffondeva il malessere e la paura crescente su un possibile contagio dell'epidemia. I comandanti e i direttori evidentemente non sono stati informati a dovere, non si sono confrontati con i detenuti, ci sono stati il caos e la confusione.
Però abbiamo ancora circa… questo: “circa 16 fuggiaschi” mi fa impazzire. Quanti sono i latitanti? Ma poi dobbiamo aspettare una puntata speciale di Chi l'ha visto per vedere le foto di questi latitanti? Ci volete dire chi sono? Lei non ha pensato al sovraffollamento. Poteva farlo con i braccialetti elettronici, non lo ha fatto. Poteva farlo accedendo a misure premiali per chi è vicino a fine pena, non lo ha fatto. Poteva stringere accordi con gli Stati stranieri per trasferire i detenuti condannati anche senza il loro consenso, non lo ha fatto. Allora si riguardi le immagini e si legga i rapporti sulle devastazioni. Alcuni, molti di questi che hanno strumentalizzato le misure sul Coronavirus se li è ritrovati sui tetti delle carceri o a terrorizzare gli agenti tra i reparti. Questo però, Ministro, non c'entra con il Coronavirus, né con l'epidemia; questo ha a che fare con un virus che per lei è inguaribile e che è l'incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Verini. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI (PD). Noi non siamo stati, Ministro, tra coloro che in queste ore, in queste terribili giornate, hanno chiesto la testa di qualcuno, a partire dai vertici del DAP; e tuttavia, pur non essendo questo il momento per chiedere le teste, quello che è accaduto nelle carceri italiane è stato incredibilmente grave e pericoloso per chi lavora dentro le carceri, per chi si trova dentro e per tutta la collettività. Dimostra che più di una cosa, però, non ha funzionato nella catena di comando, a Foggia come a Modena, a Rieti come a San Vittore e negli altri istituti dove si sono sviluppate la protesta e la rivolta. Allora diciamo, Ministro, che è obbligatorio che si faccia piena luce su cosa non ha funzionato, sul perché, sulle responsabilità e sui vuoti della catena di comando. Di conseguenza, una volta accertato questo, ed è obbligatorio accertarlo, siamo certi che saranno adottate tutte le decisioni e le misure necessarie per garantire quell'autorevolezza, quell'efficacia e quell'efficienza che sono mancate in diverse situazioni. Si dovrà fare anche luce, qui con il contributo anche della magistratura, su interrogativi che in diversi hanno posto, legati ad una possibile regia della criminalità organizzata che ha soffiato sul fuoco di una situazione da troppo tempo drammatica delle carceri italiane e ai provvedimenti adottati in seguito alla diffusione del Coronavirus.
Adottati, va ribadito, questi provvedimenti, a tutela della popolazione carceraria e della stessa Polizia penitenziaria, alla quale, non formalmente, come diciamo sempre ogni volta che andiamo anche a visitare gli istituti di pena, noi siamo vicini; siamo solidali con gli agenti di Polizia penitenziaria, con tutti gli operatori, con le dirigenti e i direttori degli istituti che hanno rischiato l'incolumità e la vita. Siamo vicini ai cittadini di Foggia che hanno subito quei rischi gravissimi in seguito a fatti che meritano una condanna chiara, netta, senza equivoci. Ci riconosciamo, Ministro, nelle sue parole di condanna degli episodi di violenza e di illegalità che si sono verificati. Sono stati atti che debbono essere puniti e che hanno anche danneggiato la stragrande maggioranza dei detenuti e di tutti coloro che sperano e si battono per una pena che sia certa, ma umana, che non colpisca la dignità delle persone, anche di quelle che hanno sbagliato.
Lei ha adottato provvedimenti che abbiamo apprezzato, come l'istituzione di una task force multidisciplinare immediatamente operativa, della quale è stato chiamato, tra gli altri, a far parte anche il Garante nazionale dei detenuti, il professor Palma. Qualcuno ha ironizzato sul ruolo dei garanti…
PRESIDENTE. Deputati, per favore. Possiamo mantenere una distanza adeguata, per favore?
WALTER VERINI (PD). Ho sentito anche in questa sede polemiche. Noi non faremo polemiche politiche in un momento come questo, e tuttavia vogliamo dire a chi ha ironizzato sul ruolo dei garanti, in particolare il leader della Lega, che la decisione di sospendere giustamente i colloqui con i familiari è stata solo l'innesco dell'incendio delle rivolte che covavano per una situazione insostenibile e che ovunque i garanti cercano di gestire in collaborazione con la Polizia penitenziaria. Voglio citare queste righe molto brevemente: almeno nel 40 per cento delle celle la convivenza è questo: un agglomerato di corpi di uomini adulti che si scambiano odori e sudori, eiezioni e umori, efflussi, secrezioni e liquidi. In una promiscuità coatta, in ambienti dove, come per volontà di un architetto d'interni impazzito, la doccia e il water, il lavandino e la dispensa si sovrappongono e si mescolano per rispondere ai bisogni fisiologici primari: orinare, mangiare, lavare, defecare, in pochi metri quadrati. Riusciamo a immaginare quale effetto? Insomma, che cosa intendo? Sono parole di Luigi Manconi, che non sono parole, sono una fotografia del 40 per cento delle carceri italiane. Ecco allora perché pensiamo, Ministro, che da subito si debbano adottare provvedimenti immediati che contribuiscano a eliminare il drammatico sovraffollamento; oggi è arrivato a ben oltre le 10 mila unità. Un interrogativo: Dio non voglia, pensiamo a cosa succederebbe in un carcere se ci fosse un caso di positività al Coronavirus, come si tutelerebbe la salute degli operatori, degli stessi detenuti, in mancanza di spazi, quando ci sono quattro o sei persone in dieci metri quadrati o poco più. Questa è la situazione che richiede immediatamente interventi. Noi non siamo per porre provvedimenti come amnistia e indulto, non per ragioni ideologiche o securitarie, ma per due motivi: il primo è che illudere la popolazione carceraria su provvedimenti per i quali non ci sono le condizioni è sbagliato, rischia di alimentare illusioni e di fomentare poi frustrazioni e ulteriore rabbia.
PRESIDENTE. Concluda.
WALTER VERINI (PD). Il secondo è che fare uscire i detenuti senza che la gran parte di questi possa avere un domicilio, una famiglia, un lavoro, una residenza, delle relazioni, rischia di essere una miccia esplosiva. Insomma, concludendo, Presidente, noi pensiamo che si debba cogliere l'occasione davvero per adottare provvedimenti immediati che intanto evitino il sovraffollamento. Li hanno proposti alcuni, oggi perfino Feltri ne parlava nel suo editoriale, oltre che il professor Padovani. Bisogna lavorare sulla custodia preventiva per alleggerire il fine pena di coloro che si comportano con una buona condotta.
PRESIDENTE. Deve concludere.
WALTER VERINI (PD). Ho finito davvero, Presidente. Insomma, investire in carceri umane, dove uno esca rieducato, oltre che dopo aver sbagliato, avere scontato la pena, significa anche investire per la sicurezza di tutti; oltre che per l'umanità, anche per la sicurezza di tutti noi. È questo, Ministro, che le chiediamo al più presto, non c'è tempo da perdere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, le prime notizie sulle rivolte nelle carceri sono cominciate domenica. Oggi è mercoledì, quindi non parliamo di disordini durati ore, noi parliamo di disordini durati giorni interi. Le nostre carceri sono state messe a ferro e fuoco; nelle città in cui si sono registrate evasioni anche i cittadini hanno affrontato un pericolo e continuano ad affrontare un pericolo per la loro incolumità. La sua prima dichiarazione è stata, quando già le rivolte erano in corso da ore, “state sereni, è tutto sotto controllo”. Nella giornata di domenica le agenzie hanno battuto questa dichiarazione. Questo, evidentemente, dà la misura che nella catena di comando del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria qualcosa non ha funzionato.
E allora credo che i cittadini abbiano il diritto di sapere se quelle morti orribili si potevano evitare, hanno il diritto di sapere se decine di milioni di euro di danni al patrimonio dello Stato si potevano evitare, se questa immagine così poco edificante si poteva evitare, se gli uomini e le donne della Polizia penitenziaria e quanti lavorano nel mondo delle strutture penitenziarie potevano evitare di correre questi rischi.
Noi questo oggi ci saremmo aspettati di sentire da lei, non il racconto di ciò che abbiamo già visto dalle terribili immagini trasmesse da tutti i telegiornali.
Noi pretendiamo verità sui numeri, noi vogliamo sapere quanti sono i rivoltosi - che immagino siano già stati posti in isolamento - per quali reati sono stati denunciati, quali processi si celebreranno per direttissima, cosa fa lo Stato per ripristinare il rispetto delle regole. Questo noi, oggi, avremmo voluto sentire.
Avremmo voluto sapere se, nell'opinione del Governo, il sistema della vigilanza dinamica funziona e deve proseguire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avremmo voluto sapere se gli uomini e le donne della Polizia penitenziaria, ai quali non vanno le scuse, signor Ministro, ai quali va implorato perdono per le condizioni nelle quali li facciamo lavorare, in perenne carenza di organico, con dotazioni inefficienti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… avremmo voluto sapere se veramente l'emergenza Coronavirus all'interno delle carceri lei pensa di risolverla con 100 mila mascherine: ma cosa sono 100 mila mascherine usa e getta a fronte della situazione che l'Italia deve fronteggiare! Questo noi avremmo voluto sapere.
Noi, ancora, siamo molto perplessi sull'intera vicenda e, francamente, la sua relazione non ha dissipato alcun dubbio. Noi vogliamo capire se - come si dice - le rivolte sono partite perché c'è stato un difetto di comunicazione, perché non è stato spiegato che le prescrizioni erano ad esclusiva tutela dei detenuti, delle loro famiglie, del personale della Polizia penitenziaria o se ci sono state delle sacche di criminalità, più o meno organizzata, che hanno fomentato con lo spirito di emulazione complice quello scempio che noi abbiamo visto in tutti i telegiornali d'Italia. Questo noi vogliamo sapere.
Noi vogliamo avere la certezza che i rivoltosi siano stati isolati e saranno severamente puniti dallo Stato. Perché la criminalità è vero che fa paura, ma è altrettanto vero che lo Stato deve fare più paura e con i fatti deve ripristinare l'ordine, non con le parole, specialmente quando a queste non seguono mai azioni concrete.
E' un mondo, quello della giustizia, che sta attraversando in maniera confusa l'emergenza Coronavirus. Il decreto ha creato più confusione che altro, i magistrati onorari che sono sospesi dalle attività invocano un'indennità, i tantissimi lavoratori a partita IVA, consulenti, avvocati, che attendono liquidazioni da mesi, anni, dal suo Ministero, sperano in pagamenti veloci per fronteggiare questa emergenza.
In conclusione, è vero che le opposizioni hanno deciso responsabilmente di non strumentalizzare il Coronavirus, ma è altrettanto vero che questa emergenza non può diventare un alibi per chi non riesce a governare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Allora, c'è stata questa emergenza, Fratelli d'Italia si aspetta, il giorno dopo, di ricevere la notizia delle dimissioni sue e del Capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, perché quando qualcosa non funziona, senso di responsabilità impone di fare un passo indietro e consentire che l'Italia riparta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo di Italia Viva ha richiesto questa informativa urgente perché quello che è successo nelle carceri italiane negli ultimi quattro giorni non ha precedenti nel nostro Paese, per gravità, per estensione: oltre trenta gli istituti coinvolti in tutte le regioni d'Italia.
Il nostro pensiero è rivolto ovviamente, in questi giorni, soprattutto alla tutela della salute dei nostri concittadini, ad evitare che si propaghi il contagio del Coronavirus, a immaginare misure anche di sostegno economico per le famiglie e per le imprese che sono in difficoltà in questo momento. Eppure, il Parlamento non può chiudere, la democrazia non si può sospendere nemmeno per il Coronavirus. E ringrazio il Presidente della Camera per la sensibilità nell'aver voluto offrire questa occasione di confronto con il Governo.
Lei, Ministro, ci ha detto che l'ordine e la sicurezza sono stati ripristinati quasi ovunque: speriamo, ce lo auguriamo. Ma a quale prezzo? Il prezzo è quello di dodici vite umane, dodici detenuti che sono deceduti in questi giorni di scontri durante le proteste. E ci auguriamo che le reali cause di queste morti vengano accertate fino in fondo. Sicuramente, sono persone che stavano scontando una pena, e che quindi avevano sbagliato, ma non scarti, persone, uomini, che hanno perso la vita in questi giorni. Allora, è un bilancio pesantissimo, un bilancio pesantissimo se vi sono 40 agenti della polizia penitenziaria feriti perché, per noi, nemmeno una goccia di sangue dovrebbe macchiare la divisa degli uomini e delle donne che rappresentano lo Stato e che garantiscono la nostra sicurezza. A loro va la nostra vicinanza e va il ringraziamento alla polizia penitenziaria e a tutte le altre forze dell'ordine che sono intervenute in questi giorni per ripristinare l'ordine; sicuramente l'apprezzamento va a tutti coloro che, dentro gli istituti di pena, hanno lavorato in questi giorni per ripristinare la sicurezza e l'ordine; ai magistrati e soprattutto ai direttori e alle tante direttrici che, in prima linea, in questi giorni, con competenza, con lucidità e con pazienza, hanno riportato nelle celle i detenuti e il ringraziamento va anche a quei detenuti che non hanno aderito alle proteste e che, con serietà e responsabilità, hanno cercato di aiutare a sedare le rivolte. Il bilancio però è pesante, ministro, lo ha detto anche lei: danni materiali, decine di detenuti che vengono spostati in altre carceri dove peggiorerà drammaticamente il sovraffollamento carcerario, già preoccupante, e ancora 16 evasi dal carcere di Foggia, che rappresentano comunque un'incertezza per la sicurezza dei cittadini. Allora, ministro, sicuramente noi siamo d'accordo con lei: nessuna forma di violenza può mai avere giustificazione, nessuna protesta, che diventa violenta, può essere compresa o accettata e tanto meno giustificata da parte di nessuno, anche perché le legittime richieste che, magari in alcuni casi possono provenire dai detenuti, rischiano di non essere più ascoltate, ovviamente, se diventano atti violenti e se si violano le regole; eppure, ministro, con la stessa chiarezza le devo dire con dispiacere e con amarezza che, in questi giorni, da parte del suo ministero, in modo particolare dai vertici del DAP, dal capo del DAP, è mancato un sostegno, una vicinanza, un'indicazione proprio per quegli uomini e per quelle donne che erano in prima linea dentro le carceri per ripristinare l'ordine e la sicurezza. Li avete lasciati soli prima e li avete lasciati soli in questi quattro giorni e non lo dico soltanto io, lo dicono anche le sigle sindacali che rappresentano la Polizia penitenziaria e che ieri si sono rifiutati di partecipare all'incontro con lei, ministro, e che ritengono si debba fare di più per tutelare la loro salute, quella dei detenuti, di chi lavora e di chi vive nelle carceri.
Sono sicura che il Governo lo farà e noi saremo a fianco del Governo, sosterremo il Governo ovviamente in questo, però Ministro noi siamo in disaccordo su tante cose, dalla prescrizione alle intercettazioni, alle misure cautelari, spesso non siamo d'accordo, ma su una cosa mi auguro che siamo tutti d'accordo, compreso lei ministro: chi sbaglia paga. Allora, di fronte a questo bilancio, credo che il capo del DAP avrebbe già dovuto rassegnare le proprie dimissioni, a maggior ragione ora che l'ordine è stato ripristinato, perché ci sono 12 morti, perché ci sono danni ingenti, perché ci sono ancora 16 evasi e soprattutto perché non è stato in grado di tutelare gli uomini e le donne che lavorano sotto la sua catena di comando in questi giorni. Per senso delle istituzioni avrebbe dovuto dimettersi; io ho sentito in quest'Aula chiedere le dimissioni a chiunque e di chiunque per motivi molto più futili, che non dodici morti. Allora, siccome il capo del DAP le dimissioni non le ha rassegnate, il dottor Basentini è ancora al suo posto, chiediamo a lei, Ministro, di rimuoverlo, un atto netto, un atto chiaro perché si possa ripristinare la fiducia verso il suo lavoro, verso il lavoro dell'amministrazione penitenziaria, perché vi possa essere una guida sicura insieme alla task force, insieme agli esperti, insieme a tutti noi che siamo disponibili a dare una mano sulle misure che dovremo prendere, sugli interventi che dovremo fare a sostegno della polizia penitenziaria, per migliorare la situazione nelle carceri, però ripristinando una fiducia nelle istituzioni che, in questo momento, non può esserci. Allora, ministro, ricordo a tutti noi un principio molto valido, valeva decenni fa, anzi secoli fa con Voltaire, e vale ancora oggi: il grado di civiltà di uno Stato si vede non dai palazzi ma dalle condizioni delle carceri e io credo che valga ancora oggi. Anche in un momento di paura, anche nei momenti bui dobbiamo tenere accesa la luce della civiltà. Questo è il nostro dovere, ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Ministro, colleghi, quanto è avvenuto nei giorni scorsi in molti istituti penitenziari del nostro Paese è molto preoccupante. Gravi sono state le rivolte, gravissime le conseguenze, lei ce le ha elencate tutte. Io però, prima di entrare nel merito, vorrei ringraziare sentitamente le donne e gli uomini della polizia penitenziaria, in primo luogo e di tutte le Forze dell'ordine che, con professionalità, hanno lavorato al di fuori dei propri turni, essendo stati richiamati in servizio per far tornare la situazione a una normalità che di normale purtroppo non ha nulla - e che ancora non è stata raggiunta - e anche alla maggioranza della popolazione carceraria che ha subito le conseguenze di queste rivolte e che continuerà a subirle, con gli spostamenti e con l'aggravarsi del sovraffollamento nelle carceri.
Vede, la violenza - e su questo siamo tutti d'accordo - non è mai tollerabile e men che meno può esserlo in questi giorni. Come proverò a dire ci sono ragioni, a partire dal disumano sovraffollamento delle carceri, che provocano disagi nella popolazione carceraria, ma gli atti di violenza di questi giorni nei vari istituti penitenziari, a partire da quelli di Modena e Rieti, dove si è pagato un tributo enorme di vite umane, sono inaccettabili. Occorre trovare i responsabili delle rivolte e poi agire con il massimo rigore, ma, allo stesso tempo, noi leggeremo la relazione di cui lei ci ha detto, la continueremo a seguire, perché, nella ricostruzione dei fatti di quello che è accaduto in questi giorni, lo Stato, tutto, in modo compatto, deve ricostruire esattamente quello che è successo fino a fare piena luce affinché si possano prendere tutti i provvedimenti necessari su quello che è accaduto. Vale l'uno e vale l'altro, non possono esserci differenze. Gli istituti penitenziari, vede, Ministro, vivono un disagio cronico, su cui non si è agito per tempo rimuovendo le cause di una sofferenza gratuita che aggiunge pena a pena, che toglie dignità alle persone, che vìola il dettato costituzionale della rieducazione. Lo abbiamo detto tutti, della disumanità in cui si vive nelle carceri e la lettura del testo di Manconi è più che altro esplicativa di quella che è la condizione.
Naturalmente si è cercato, per fronteggiare la diffusione del coronavirus, di bloccare i colloqui dei reclusi con familiari e avvocati, ma non è bastato, non poteva bastare dire questo: non portiamo il virus nelle carceri. Io lo dico perché oltre ai cittadini che vanno a trovare i detenuti, purtroppo nelle carceri entrano nuovi detenuti, magari anche dalle zone rosse, gli stessi operatori - e anche questi possono portare il virus - allora bisognava spiegarla meglio. Io lo so, lei ha detto che si è fatto, ma bisognava farlo meglio, sicuramente meglio, perché vede, quegli appuntamenti non sono soltanto visite, sono anche possibilità per quei detenuti di avere cibo, biancheria pulita, beni di prima necessità; e pensare che da un giorno all'altro tutto finisca, per loro è chiaro che diventa un problema.
In questa vicenda, naturalmente noi dobbiamo ragionare perché non ci sia la possibilità che ciò riaccada e anche nei momenti di crisi come questa c'è la necessità di fare di queste situazioni una ricchezza per il futuro. È bastata una goccia, mi avvio a concludere Presidente, per far saltare completamente il tappo. Dobbiamo rallentare il sovraffollamento e restituire dignità, pur nell'afflizione della pena, una pena certa e la detenzione giusta.
Possiamo prendere in considerazione alcune soluzioni, Ministro: perché non concordare con la magistratura di sorveglianza il permesso temporaneo di restare a casa per i detenuti in semilibertà che in carcere tornano solo a dormire e potrebbero essere vettori di contagio fino al termine dell'emergenza sanitaria? Non è oggi il giorno per le altre questioni, ma occorre lavorare tempestivamente nel contesto della grave emergenza sanitaria per fare tutti quei possibili provvedimenti di misure alternative alla detenzione per diminuire il sovraffollamento degli istituti di pena, che, così come sono configurati, appaiono più come un luogo di eccessivo concentramento dove tutti i rischi, anche sanitari, vengono amplificati.
Infine, lo dico, c'è sempre una differenza in Parlamento anche quando si è in una situazione drammatica come questa, dove si cerca, in virtù di quello che sta accadendo, di restare tutti uniti. E queste sono le differenze che sono presenti nel nostro Paese, sono presenti in Parlamento, però è insopportabile il fatto di essere forti con i deboli e di non avere mai il coraggio di essere forti con i forti. Questa cosa di pensare che il mondo carcerario debba essere punito, senza avere, invece, il coraggio di affrontare quello che deve essere un luogo di rieducazione così come ci ha consegnato la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ciò che è accaduto e sta accadendo e, presumibilmente, potrà ancora accadere in futuro, non può essere considerato un elemento di novità, né, tanto meno, poteva essere considerato imprevedibile.
Solo chi chiude gli occhi e le orecchie scientemente può dire di essere meravigliato; non occorre anche se sarebbe utile, io l'ho fatto, far visita a qualsiasi carcere della nostra città, della nostra regione, del nostro Paese per rendersi conto non solo della realtà, ma anche, purtroppo, della potenziale esplosività della situazione. Ho avuto modo di fare ingresso in più di un istituto di pena nelle ultime settimane. Martedì 3 marzo mi sono recato a Torino, a Le Vallette, ho trovato una realtà molto dura, estranea ad un Paese civile. Non serve essere buonisti, io non lo sono, non sono assolutamente buonista, per capire che la situazione è al di là del tollerabile: spazi ristretti, edifici vetusti, celle microscopiche, assembramenti insopportabili e tutto questo, si badi bene, anche e soprattutto difficoltà di lavoro per il nostro personale di Polizia penitenziaria che si trova a fare un lavoro difficile, certamente non gradevole, in una realtà molto complicata; personale che merita il nostro massimo rispetto e considerazione, che lavora in situazioni di estrema difficoltà. Vale la pena di ricordare che, anche tra gli agenti di Polizia penitenziaria, la percentuale di suicidi è tra le più elevate. Per queste ragioni, io credo, che ci siano molti motivi che dovrebbero indurre il Governo a prendere una posizione che possa alleggerire la presenza dei detenuti nelle nostre carceri. Sia chiaro, ripeto, nessun buonismo: pugno di ferro con i violenti, usiamo anche l'esercito se serve, “no” ai criminali ma, proprio perché mi sembra necessario concentrare i nostri sforzi sulla sicurezza di chi ha bisogno di affrontare questi temi, sarebbe opportuno, come dice anche Feltri oggi, nel suo editoriale, di spedire i detenuti più miti che sono a fine pena, che non sono responsabili di delitti contro la persona, agli arresti domiciliari oppure a spingere qualche carrozzina di un disabile piuttosto che star lì.
Ecco, credo, che dobbiamo uscire dal campo del confronto ideologico, restiamo nel buonsenso, facciamo ciò che conviene al Paese. In tutta questa pesante situazione, che attiene al Coronavirus, l'emergenza carceri s'innesta come drammaticità aggiuntiva. Credo che possiamo fare qualcosa di positivo; alleggerire le tensioni renderebbe la situazione più gestibile, andrebbe a ridurre il rischio di contagi, andrebbe a vantaggio dei nostri agenti, sarebbe, insomma, un bene per il Paese. Siamo in un momento in cui sono necessarie scelte difficili; se lasciamo da parte i nostri steccati ideologici e affrontiamo questi temi con un minimo di credibilità e di buonsenso, è il momento per il Governo di fare un atto di coraggio e di valutare questa opportunità nell'interesse dei nostri carcerati, ma soprattutto nell'interesse della civiltà del nostro Paese e nell'interesse dei nostri lavoratori del sistema penitenziario, che si troverebbero a concentrare le proprie forze su chi veramente ha necessita di essere monitorato continuamente per non fare atti di violenza e d'impudenza, daremmo, così, la possibilità di dare un senso di civiltà al nostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).
PRESIDENTE. Circa l'ulteriore relazione preannunciata dal Ministro preciso che, una volta trasmessa, resterà presso gli uffici, a disposizione dei deputati.
È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16, con la discussione della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 15,30, è ripresa alle 16.
Discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII-bis, n. 1).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243.
Avverto che, sulla base dei precedenti, dopo gli interventi del relatore e del rappresentante del Governo, potrà intervenire un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché i deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.
Interverrà, quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo, che esprimerà il parere su tali risoluzioni.
Le risoluzioni riferite alla relazione devono essere presentate nel corso della discussione, ai sensi articolo 118, comma 1, del Regolamento.
Si procederà, infine, ai voti. Al riguardo, ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.
A seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, è stato convenuto che la discussione sarà trasmessa con ripresa televisiva diretta e che a ciascun gruppo è assegnato un tempo massimo di cinque minuti e a ciascuna componente politica del gruppo Misto un tempo massimo di due minuti.
La votazione sulla risoluzione, per la cui approvazione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera, avrà luogo alle ore 17,30.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,02).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Discussione – Doc. LVII-bis, n. 1)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Pietro Navarra.
PIETRO NAVARRA, Relatore. Grazie, Presidente. La relazione in esame, presentata al Parlamento, illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine per la finanza pubblica in relazione agli interventi che il Governo intende assumere per fronteggiare l'emergenza epidemiologica del COVID-19.
Al riguardo, ricordo che, a norma del Patto di stabilità e crescita, ciascuno Stato membro deve raggiungere e mantenere il proprio obiettivo di medio termine per la finanza pubblica oppure attuare un percorso di avvicinamento verso l'obiettivo di medio termine stesso. L'obiettivo di medio termine è definito in modo specifico per ciascun Paese sulla base del potenziale di crescita dell'economia, del livello del debito e delle passività implicite. Per l'Italia l'obiettivo di medio termine è stato, fino a tutto il 2019, il pareggio di bilancio. A seguito del recente aggiornamento, il nuovo obiettivo di medio termine per l'Italia, nel prossimo triennio 2020-2022, è il raggiungimento di un avanzo strutturale dello 0,5 per cento del PIL. La revisione dell'obiettivo di medio termine discende dalle mutate condizioni delle prospettive di crescita, riviste al ribasso. Inoltre, il persistente elevato livello di debito e la dinamica demografica hanno determinato una rimodulazione dell'obiettivo di medio termine in senso maggiormente restrittivo.
L'impegno dell'Italia è, pertanto, quello di disegnare un percorso di finanza pubblica che assicuri nel medio termine l'avvicinamento all'obiettivo di medio termine. La relazione è adottata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243; al riguardo, ricordo che con legge rinforzata n. 243 del 2012 è stata data attuazione al nuovo articolo 81 della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale n. 1 del 2012. L'articolo 6, comma 1, della legge n. 243 del 2012 prevede, in linea generale, che scostamenti temporanei del saldo strutturale dall'obiettivo programmatico siano consentiti in caso di eventi eccezionali. Il comma 2 considera eventi eccezionali i periodi di grave recessione economica ed eventi straordinari al di fuori del controllo dello Stato, ivi incluse le grandi calamità naturali, con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale del Paese. Il comma 3 prevede che in tali casi siano consentiti scostamenti temporanei del saldo strutturale dall'obiettivo programmatico, sentita la Commissione europea e previa autorizzazione approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, indicando, nel contempo, il piano di rientro rispetto all'obiettivo di medio termine. In particolare, il comma 5 dell'articolo 6, ai sensi del quale è adottata la relazione in esame, prevede che il piano di rientro rispetto agli obiettivi di medio termine possa essere aggiornato con le modalità di cui al comma 3 al verificarsi di ulteriori eventi eccezionali, ovvero qualora, in relazione all'andamento del ciclo economico, il Governo intenda apportarvi modifiche.
Venendo al contenuto della Relazione, evidenzio che essa reca la richiesta di un aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine già autorizzato con la Relazione al Parlamento del 2019, allegata alla NADEF 2019. La richiesta è finalizzata all'adozione di misure di carattere straordinario e urgente che consentano di fronteggiare le rilevanti esigenze di natura sanitaria e socio-economica derivanti dall'emergenza epidemiologica COVID-2019. Il pacchetto di misure che il Governo intende adottare consiste in un aumento delle risorse destinate al Sistema sanitario pubblico, al sistema della Protezione civile e alle Forze dell'ordine, per assicurare la dotazione di strumenti e mezzi necessari ad assistere le persone colpite dalla malattia e prevenire e mitigare il rischio di contagio.
Ulteriori risorse saranno dirette al contrasto dei disagi sociali ed economici conseguenti al rallentamento e, in alcuni casi, sospensione dell'attività economica, mediante il sostegno dei redditi, la salvaguardia dell'occupazione, il potenziamento degli ammortizzatori sociali, il rafforzamento del congedo parentale, il sostegno dei genitori che lavorano, nonché il sostegno alle aziende interessate al fine di impedire la crisi di liquidità e anche il sostegno agli investimenti pubblici e privati.
Si ricorda, in proposito, che la NADEF 2019 e le relative risoluzioni parlamentari hanno indicato in termini di PIL i seguenti valori programmatici del saldo di indebitamento netto: 2,2 per cento nel 2020, 1,8 per cento del 2021 e 1,4 per cento nel 2022. Successivamente alla presentazione della NADEF, il Governo ha dato conto di miglioramenti del livello tendenziale dell'indebitamento netto dovuto a un più favorevole andamento dei versanti tributari rispetto alle previsioni. Tali incrementi, per gli esercizi 2020 e seguenti, sono stati in parte portati al miglioramento delle previsioni di bilancio in occasione della presentazione del disegno di legge di bilancio 2020 e ulteriori incrementi di entrate tributarie per complessivi 841 milioni, a decorrere dal 2020; l'incremento è ascrivibile a una stima di aumento strutturale delle entrate tributarie della pubblica amministrazione rispetto alle previsioni della Nota di aggiornamento del DEF. Le appena menzionate variazioni rispetto alla NADEF risultano scontate nelle stime di indebitamento netto riportate nella Nota tecnico- illustrativa al 2020 che illustra l'andamento del saldo a seguito dell'approvazione della legge di bilancio del 2020 e del “decreto fiscale” n. 124 del 2019.
Da ultimo, il comunicato Istat sul PIL e l'indebitamento delle amministrazioni pubbliche, pubblicato il 2 marzo 2020, riporta le nuove stime provvisorie riferite al PIL e all'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per gli anni 2016-2019. In particolare, nel 2019, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al PIL, è indicato in misura pari all'1,6 per cento, a fronte del 2,2 per cento previsto dalla Nota tecnico-illustrativa al 2020. Il comunicato sull'entrata tributaria del Ministero dell'Economia e delle finanze del 5 marzo 2020 evidenzia come nel 2019 si sia registrato un netto miglioramento dell'indicatore di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni a cui ha contribuito la dinamica sostenuta delle entrate.
Per quanto attiene al raffronto tra il 2018 e il 2019, facendo riferimento ai dati del comunicato Istat, la riduzione dell'indebitamento netto dal 2018 al 2019, per circa 9,5 miliardi, risulta attribuibile sia al miglioramento del saldo primario che è passato da circa 25,8 miliardi a circa 31 miliardi, sia a una riduzione della spesa per interessi per circa 2,3 miliardi.
Non risultano, invece, disponibili informazioni riguardo all'aggiornamento delle stime riferite al salto di indebitamento per gli anni 2020 e successivi. In proposito, la Relazione in esame fa presente che con la presentazione del Documento di economia e finanza 2020 l'evoluzione della situazione sanitaria e i conseguenti riflessi in termini sociali di crescita economica e di finanza pubblica potranno essere valutati anche alla luce delle informazioni più aggiornate e della complessiva revisione dello scenario macroeconomico. In questa sede, si terrà anche conto del risultato 2019 dell'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche.
Ricordo, quindi, che nella lettera trasmessa, in una prima fase, il 5 marzo 2020 dal Governo alla Commissione UE, nel riferire preliminarmente sull'evoluzione dell'emergenza sanitaria e sulle misure già assunte, si faceva presente che il Governo aveva deciso un pacchetto di misure del valore di circa 6,3 miliardi di euro sul deficit della pubblica amministrazione. Tuttavia, la stessa lettera fa presente che tale stima di deficit potrebbe cambiare in occasione della presentazione del Programma di Stabilità per l'Italia, citando in proposito una serie di fattori, tra cui il miglioramento registrato nel 2019, ma anche l'imprevedibilità dell'impatto sul quadro economico e di finanza pubblica dell'emergenza in corso.
Nella medesima lettera all'UE, il Governo faceva presente che chiederà alla Commissione di considerare il pacchetto di emergenza come una spesa una tantum e, come tale, da non computare ai fini del saldo strutturale. Tali oneri non dovrebbero pertanto essere considerati ai fini del calcolo del saldo di bilancio strutturale, il cui percorso di aggiustamento rimane pertanto invariato rispetto a quello delineato dalla NADEF 2019 e nel Documento programmatico di bilancio 2020.
Nella lettera di risposta, la Commissione europea conferma che le misure di spesa pubblica adottate una tantum in relazione all'emergenza epidemiologica in corso sono da considerarsi escluse per definizione dal calcolo del saldo di bilancio strutturale e dalla valutazione del rispetto delle regole di bilancio vigenti. La Commissione evidenzia, inoltre, che il quadro delle regole di bilancio contiene gli elementi di flessibilità necessari ad affrontare gli eventi eccezionali al di fuori del controllo del Governo, pur nell'ambito del mantenimento delle condizioni di sostenibilità della finanza pubblica.
La Commissione procederà a una valutazione preliminare delle richieste di flessibilità basate sulla clausola di flessibilità per eventi eccezionali al momento della presentazione dei Programmi di Stabilità 2020. In quell'occasione, si terrà conto della necessità di adottare misure urgenti per la salvaguardia del benessere dei cittadini e per mitigare gli effetti negativi sulla crescita economica dell'emergenza epidemiologica.
Le misure adottate successivamente, con il DPCM del 9 marzo 2020, non previste al momento della presentazione alla Camera della Relazione al Parlamento 2020, determinano un ulteriore impatto sulla situazione socio-economica del Paese.
Il Governo ritiene quindi di rafforzare ulteriormente il sostegno che intende assicurare al sistema economico del Paese. Sentita la Commissione, la richiesta di autorizzazione all'ulteriore ricorso all'indebitamento è incrementata di ulteriori 13,75 miliardi, pari a 0,8 punti percentuali, da utilizzare nel corso del 2020 in relazione all'ulteriore intensificarsi dell'epidemia da COVID-19. Considerata anche la precedente richiesta di autorizzazione, l'obiettivo programmatico di indebitamento netto potrà pertanto aumentare fino a 20 miliardi di euro, corrispondenti a circa 1,1 punti percentuali di PIL.
Considerato l'importo complessivo per il quale si chiede l'autorizzazione alle Camere, il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato potrà aumentare fino a 104,5 miliardi di euro nel 2020 in termini di competenza e a 154 miliardi di euro in termini di cassa, con un incremento degli stanziamenti fino a 25 miliardi di euro sia in termini di competenza che in termini di cassa. Considerata la temporaneità degli interventi e nelle more di un più complessivo aggiornamento dello scenario economico e di finanza pubblica, da definire con il prossimo Documento di economia e finanza, rimane invariato il percorso di convergenza verso l'obiettivo di medio termine già indicato nella relazione presentata al Parlamento.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
ROBERTO GUALTIERI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, onorevoli deputati, da quando il 21 febbraio l'epidemia del Coronavirus si è estesa al nostro Paese, il Governo è intervenuto immediatamente per proteggere la salute dei cittadini. L'obiettivo prioritario è arrestare la diffusione del virus e potenziare la capacità di risposta del sistema sanitario. Vorrei qui esprimere il mio cordoglio a tutte le vittime e ai loro cari, e ringraziare i medici, gli infermieri, i ricercatori, tutti coloro che nelle attuali drammatiche circostanze sono impegnati in uno sforzo eroico per assicurare a tutti le cure necessarie (Applausi).
L'adozione scrupolosa delle misure di contenimento del virus, definite sulla base delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico, è doverosa per tutelare la salute dei cittadini, e anche per ridurre nel tempo l'impatto economico e sociale dell'epidemia sul nostro Paese. Occorre innanzitutto mobilitare tutte le risorse per garantire all'azione di contrasto all'epidemia, la necessaria dotazione di personale, strumenti e mezzi: dobbiamo fare ogni sforzo per sostenere il Sistema sanitario, la Protezione civile, le forze dell'ordine che stanno svolgendo in queste ore un lavoro straordinario di assistenza alle persone colpite dalla malattia e di prevenzione, con l'obiettivo della mitigazione e del contenimento dell'epidemia.
Al tempo stesso vanno tempestivamente adottate tutte le disposizioni per fronteggiare l'impatto economico di questa emergenza sui lavoratori, sulle famiglie, sulle imprese. Per questa ragione il Governo chiede oggi al Parlamento di autorizzare uno scostamento dagli obiettivi di finanza pubblica definiti nella scorsa Nota di aggiornamento al DEF per un importo fino a 20 miliardi di euro, pari all'1,1 per cento del PIL in termini di indebitamento netto, che corrispondono a circa 25 miliardi di maggiori stanziamenti di bilancio per competenza e per cassa.
Con la prima Relazione inviata al Parlamento lo scorso 5 marzo il Governo aveva previsto uno stanziamento di risorse di circa 7,5 miliardi, corrispondenti a un indebitamento di 6,35 miliardi, pari a circa 0,3 punti percentuali di PIL. Con l'aggravarsi della crisi abbiamo deciso di approvare un'integrazione alla Relazione, che prevede la possibilità di uno stanziamento ulteriore di risorse di 13,65 miliardi di indebitamento e di 17,5 miliardi di saldo netto da finanziare. Questo incremento si è reso necessario alla luce delle nuove misure restrittive adottate dal Governo, innanzitutto per rafforzare gli interventi che saranno contenuti nel decreto-legge che il Consiglio dei ministri adotterà venerdì prossimo. Inoltre, abbiamo ritenuto opportuno assicurare fin da ora la disponibilità di risorse aggiuntive per finanziare successivi interventi che si rendessero necessari sulla base dell'evoluzione dell'emergenza e delle misure coordinate che prenderemo a livello europeo. A questo proposito, è positivo osservare che le conclusioni del Presidente del Consiglio europeo, dopo il summit in videoconferenza di Capi di Stato e di Governo dei 27 Stati membri di ieri, dimostrano che l'Europa è pronta a fare tutto ciò che è necessario per fronteggiare questa crisi senza precedenti. Mai come oggi, quando il nostro Paese è colpito più di ogni altro da una sfida comune e di dimensioni planetarie, ci rendiamo conto di quanto l'unità dell'Europa sia una risorsa preziosa e indispensabile. Per questo lavoreremo per assicurare il massimo grado di coordinamento e l'adeguato livello di ambizione degli interventi comuni europei sul fronte del contrasto all'epidemia e del sostegno all'economia. Interventi comuni che potranno anche alleviare l'incidenza finanziaria sui bilanci dei singoli Paesi.
Il decreto-legge in preparazione, che sarà adottato, come dicevo, in settimana, prevederà misure per un ammontare di circa 12 miliardi. Vorrei qui ringraziare le forze economiche e sociali, i partiti di maggioranza e di opposizione, le autonomie territoriali per il costruttivo confronto avuto con il Governo, che ha contribuito a definire le misure in via di finalizzazione. Proseguiremo il confronto anche nelle prossime ore, nella convinzione che, pur nella distinzione dei ruoli, in un momento come questo occorre perseguire la massima unità e coesione del Paese.
Gli assi portanti del provvedimento saranno quattro.
In primo luogo garantiremo le risorse per fronteggiare l'emergenza sotto il profilo sanitario e della Protezione civile: tutti i cittadini hanno diritto a essere assistiti e curati. Ricordo che tra i primi interventi adottati il Governo ha disposto l'incremento dei fondi a disposizione della Protezione Civile, metà dei quali sono già stati destinati all'acquisto degli indispensabili dispositivi medici: mascherine, respiratori e ogni altra attrezzatura. La semplificazione delle procedure di acquisto di dispositivi di protezione individuale e medicali ha consentito a Consip di acquistare con grande tempestività oltre 5 mila impianti di ventilazione assistita e gli altri materiali indispensabili per il funzionamento dei ventilatori. I primi macchinari sono in consegna in queste ore, e l'intero lotto verrà consegnato in maniera progressiva sulla base della programmazione sanitaria. Il decreto-legge del 9 marzo ha stabilito il reclutamento straordinario che riguarderà il personale medico e infermieristico, e, laddove necessario, sarà rivolto anche ai medici specializzandi, ai laureati abilitati all'esercizio della professione medica e ai medici abilitati privi della cittadinanza italiana. Il personale medico e infermieristico sarà incrementato con centinaia di unità di personale militare. Saranno aumentate di 300 unità medico-infermieristiche anche le risorse umane INAIL. Per continuare a garantire lo svolgimento ordinario delle attività assistenziali di medici e pediatri, è stata disposta l'istituzione di unità speciali di continuità assistenziale. Sarà inoltre potenziata la rete di assistenza territoriale, per aumentare a livello regionale di almeno il 50 per cento il numero dei posti letto in terapia intensiva e del 100 per cento il numero dei posti letto nelle unità operative di pneumologia e di malattie infettive. A questo si aggiungerà anche il potenziamento delle strutture della sanità militare.
Il secondo asse di intervento riguarda il lavoro. L'obiettivo è che nessuno perda il proprio posto di lavoro a causa del Coronavirus, che nessuno venga licenziato. Per questo potenzieremo in modo straordinario le risorse disponibili per la cassa integrazione in deroga e quelle del Fondo di integrazione salariale per assicurare l'uso di tale strumento in tutto il territorio nazionale e per tutti i settori produttivi, incluse le attività con meno di 5 dipendenti. Inoltre interverremo anche per assicurare il sostegno al reddito per i lavoratori non coperti dalla cassa integrazione in deroga, come gli stagionali, inclusi quelli del settore del turismo, gli autonomi, tra cui i lavoratori del settore dello spettacolo, i lavoratori a tempo determinato.
Si tratta di interventi che vanno nella direzione della tutela dei redditi, e che al tempo stesso chiedono alle imprese di attivarsi, insieme ai sindacati, per assicurare la piena sicurezza sanitaria per tutti i lavoratori. Infine, aiuteremo i genitori che lavorano e che si trovano in difficoltà a causa della necessaria chiusura delle scuole in tutto il territorio nazionale, rafforzando il congedo parentale e contribuendo anche alle spese per la baby sitter.
Il terzo asse di intervento sarà volto ad assicurare la liquidità. Eviteremo che problemi temporanei di liquidità, dovuti a questa situazione straordinaria, compromettano la solidità economica e finanziaria delle famiglie e delle imprese. In primo luogo, verrà ulteriormente potenziato il Fondo centrale di garanzia a sostegno delle PMI. Il Fondo sarà esteso con accesso gratuito su tutto il territorio nazionale, saranno prolungate le garanzie prestate e sarà possibile aumentare le percentuali di garanzia. Prevediamo, inoltre, di rendere più semplice la sospensione delle rate dei mutui per la prima casa, ma sarà anche resa possibile la sospensione del pagamento delle rate dei mutui e dei prestiti bancari prolungandone la durata grazie all'intervento di parziali garanzie statali. Sarà, quindi, assicurato che le imprese possano continuare a beneficiare delle aperture di credito accordate ma non ancora utilizzate. A queste misure, che auspichiamo saranno sostenute anche da adeguati interventi della Banca centrale europea, si aggiungono le risorse aggiuntive messe a disposizione dalla Cassa depositi e prestiti e da SACE per sostenere le imprese che sono state incrementate da 1 a 7 miliardi, facendo incrementare, pertanto, anche la portata complessiva delle risorse che stiamo mettendo in campo.
Il quarto asse riguarderà il fisco: da un lato, prevediamo di posticipare una serie di adempimenti per venire incontro alle oggettive difficoltà di contribuenti e di operatori del fisco; dall'altro lato, per assicurare un adeguato sostegno alle aziende e ai lavoratori autonomi colpiti dagli effetti dell'emergenza sanitaria con riduzione del livello di attività, di fatturato e conseguente impatto sulla liquidità, potranno essere introdotte misure di sospensione dei versamenti tributari e contributivi anche in previsione di un futuro parziale ristoro. A fianco di questi assi principali di intervento il Governo è impegnato ad accelerare e a sbloccare gli investimenti già programmati e finanziati, anche rivedendo le procedure amministrative.
Per valutare le conseguenze economiche dell'epidemia e delle relative misure preventive sarà necessario disporre di previsioni scientificamente fondate, basate sull'osservazione giorno per giorno dei dati sanitari. La durata della crisi nella sua dimensione economica dipenderà anche dall'evoluzione dell'epidemia negli altri Paesi. Il grado di incertezza è assai elevato e, pertanto, dovremo ragionare in termini di scenari, preparandoci per quelli più sfavorevoli, ma lavorando affinché si realizzino quelli più favorevoli. Dal punto di vista dell'economia italiana, l'entità della crisi sarà determinata dagli effetti di tre diverse fasi: la prima, quella alle nostre spalle, è l'insorgere dell'epidemia in Cina e il suo impatto indiretto e diretto sul commercio e sul turismo; la seconda, quella attualmente e drammaticamente in corso, che vede l'allargarsi dell'epidemia all'Italia e che fa sì che sia ragionevole ritenere che la caduta del prodotto durerà almeno un paio di mesi, a prescindere dagli interventi in campo. Se riusciremo, nelle prossime settimane, a realizzare un contenimento efficace dell'epidemia, ci avvicineremo alla terza fase, quella del ritorno alla normalità, i cui tempi dipenderanno, però, anche dalla diffusione dell'epidemia a livello internazionale. È, dunque, prematuro che si indichi oggi uno specifico dato previsionale. Vorrei che fosse chiaro, tuttavia, che non teniamo la testa nella sabbia, che stiamo tenendo in considerazione tutti gli scenari e in occasione del DEF formuleremo un nuovo quadro macroeconomico equilibrato e realistico.
Stiamo affrontando una sfida che fino a poco tempo fa non potevamo neanche immaginare. L'impegno che tutto il Paese sta profondendo è notevole e non ha precedenti nella storia repubblicana. L'Esecutivo, in costante dialogo con tutte le forze politiche, i livelli di governo, le istituzioni europee, le parti sociali e gli esperti di settore, sta agendo con tempestività e risoluzione, studiando e implementando soluzioni spesso inedite. La finanza pubblica italiana è sostenibile come dimostra il miglior risultato registrato a consuntivo 2019, quando, come ha certificato l'Istat, l'indebitamento netto è sceso all'1,6 per cento del PIL, il valore più basso degli ultimi 12 anni e inferiore di oltre mezzo punto percentuale sia al dato del 2018 sia alle previsioni elaborate a ottobre. Quest'eccezionale risultato, verificatosi raramente nella storia recente, è stato possibile anche grazie a un atteggiamento rigoroso e credibile del Governo che sin dal suo insediamento ha avuto come obiettivo prioritario l'incentivazione dell'adempimento spontaneo degli obblighi tributari, assicurando il necessario presidio alla piena attuazione di misure quali la fatturazione elettronica e altre e a questo risultato ha contribuito anche l'efficace controllo della spesa delle pubbliche amministrazioni. Inoltre, è bene sottolineare il risultato positivo della spesa per investimenti che, anche per effetto degli interventi di sblocco adottati nei primi mesi dell'azione di Governo, è tornato a crescere dopo quattro anni, segnando un aumento di quasi 3 miliardi rispetto al 2018. L'aumento del disavanzo, per il quale il Governo chiede l'autorizzazione che confido sarà accordata con un voto a larghissima maggioranza, è frutto della situazione straordinaria che stiamo vivendo e non mette a repentaglio la sostenibilità di lungo termine delle nostre finanze pubbliche. Quando questa fase sarà alle nostre spalle riprenderà il percorso di aggiustamento.
Il dato importante che di nuovo è bene sottolineare è che la risposta economica più efficace all'attuale emergenza è, innanzitutto, sconfiggere tutti insieme l'epidemia e arrestarne la diffusione. È un'epidemia che ci ha colpiti per primi in Europa e ad oggi in modo più duro rispetto ad altri Paesi, ma se continueremo a lavorare come stiamo facendo ci consentirà di uscirne per primi e con un Paese più forte e più unito. Il Paese, malgrado l'impatto dell'emergenza sanitaria e delle necessarie misure restrittive poste in essere, è solido ed è proprio nei momenti più difficili che gli italiani sanno mostrare le loro straordinarie virtù civili e la loro forza. Se saremo uniti e collaboreremo tutti con impegno, a partire dai comportamenti che ciascuno di noi tiene ogni giorno, sono sicuro che supereremo anche questa drammatica sfida (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie e grazie, Ministro. Innanzitutto, in questo momento critico del Paese siamo chiamati anche a guardare in modo molto strategico a come utilizzare i fondi del nostro Paese e dell'Unione Europea. Cito l'Unione europea perché ormai è chiaro che il peso di questa emergenza sarà globale e toccherà le economie di tutti i Paesi nostri partner. Quindi, in questo momento diventa importante iniziare a ragionare anche su misure che accelerino il raggiungimento di quegli obiettivi che ci siamo posti per il piano quinquennale dell'Unione europea. Quello che voglio dire è che è importante sostenere il sistema sanitario in questo momento, dare un soccorso al Paese, ma non perdere di vista quelle misure che sole ci permetteranno di fare il balzo dopo questa emergenza e avremo a sostegno cittadini che da questa esperienza riusciranno a comprendere di più il cambiamento anche di politiche in favore di politiche più vicine a un rispetto dell'ambiente, delle persone e di chi non ha tutele (e dobbiamo andare anche a riordinare una normativa per aiutarli).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente, e grazie, signor Ministro. Diciamo subito che voteremo “sì” su questo scostamento di bilancio e lo voteremo convintamente proprio, perché siamo all'opposizione, per il lavoro fatto di dialogo tra maggioranza e opposizione nei precedenti giorni. L'emergenza Coronavirus è un'emergenza eccezionalmente drammatica. Diciamolo con chiarezza: è andata oltre ogni previsione. Molti di noi l'hanno sottovalutata.
Da quel lontano 21 febbraio, che sembra lontanissimo, ma sono passati solo 20 giorni, oggi abbiamo, i dati di ieri, oltre 10 mila contagiati, quasi 6 mila nella sola regione Lombardia, 631 morti. E la prima urgenza per tutti noi è fermare, insieme, con qualsiasi misura, questo drammatico contagio. In gioco c'è la salute, c'è il benessere, c'è il senso stesso del nostro stare insieme. La politica, il Parlamento deve riscoprire, proprio in questo momento, il ruolo di sintesi della vita di una comunità. Diceva il grande Eliot: che vita è la nostra se non è vita in comune? Per questo era, ed è, necessaria una risposta immediata e unitaria di maggioranza e opposizione sul fronte sanitario, sul fronte economico. Questo è avvenuto e sta avvenendo. L'1,1 per cento di scostamento del PIL, 25 miliardi a disposizione, sono un segnale importante; dovremo declinare insieme, nei prossimi giorni, come usare queste risorse, ma le dico subito, signor Ministro, che ci sono tre semplici parole che devono indirizzare la nostra azione: subito, per tutti e in maniera semplice. Ecco, c'è l'emergenza sanitaria, che è drammatica, insieme a quella economica, ma c'è ancora, signor Presidente, un'altra drammatica emergenza a cui dobbiamo dare risposta, che è la paura. È quella paura che ho visto oggi negli occhi in lacrime della titolare di una nota enoteca di Roma. È quella paura di chi si scopre positivo. È quella paura di chi sta lottando, in questi giorni, e non dimentichiamocelo, lo abbiamo sottovalutato, tra la vita e la morte. È quel coraggio eroico del quotidiano, lo abbiamo detto tutti - e concludo, signor Presidente - di chi ogni giorno è in campo per aiutare a combattere questa epidemia: personale medico, infermieri, tutti, tutti quelli che, in una comunità, si riscoprono protagonisti.
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Concludo, signor Presidente. Proprio in questi momenti è necessario indicare alla nostra comunità una strada da seguire. Papa Francesco diceva in maniera semplice ieri che il dialogo non è ideologico; il dialogo è una cosa molto concreta, è fare le cose insieme. Noi lo stiamo facendo, stiamo iniziando a farlo. Mi auguro, signor Ministro, lo dico al Governo, che possiamo, nella differenza dei ruoli e con proposte diverse, farlo anche nei prossimi giorni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Ministro, al quale va la solidarietà del nostro gruppo per il lavoro che tutto il Governo sta svolgendo in queste difficilissime giornate. Sul versante nazionale il Governo si sta muovendo con consapevolezza, senso di responsabilità, determinazione, e la scelta di ampliare lo scostamento dal deficit programmato ne è la dimostrazione. Nei minuti che ho a disposizione vorrei concentrarmi, invece, sul versante europeo, decisivo per raggiungere l'obiettivo che il Ministro ha ricordato, e cioè scongiurare lo scenario peggiore. Vorrei fare rapidamente due proposte che seguono una premessa: intanto, è stato importante stamattina ascoltare dal Ministro il riconoscimento che l'ordine del giorno previsto per il prossimo Eurogruppo di lunedì 16 marzo, che aveva al primo punto l'endorsement politico alla revisione del MES, sia cambiato, sia rimosso quel punto e vi sia un'attenzione tutta concentrata sul contrasto al Coronavirus.
Per quanto riguarda le proposte, è evidente che il problema che abbiamo di fronte non sono le regole europee, che, data la situazione eccezionale, hanno la flessibilità necessaria. Il problema per la nostra finanza pubblica non sono i 20 miliardi di maggiore indebitamento richiesti oggi. Il problema serio è, invece, l'effetto sul PIL che avrà questo passaggio, e quindi il livello di debito pubblico sul PIL. Su questo la proposta che faccio è che il Governo, sui tavoli europei, porti l'esigenza di dare alla Banca centrale europea la funzione che hanno tutte le banche centrali del mondo, e cioè fare il prestatore di ultima istanza. È necessario un intervento straordinario della Banca centrale europea sullo stock dei debiti pubblici dei Paesi membri. In particolare, si potrebbe intervenire su quei titoli acquistati dalle banche centrali nazionali nell'ambito del quantitative easing: sarebbe una misura che alleggerirebbe di molto quel peso del debito che, dopo questo passaggio, rischia di essere per alcuni Paesi insostenibile in termini di PIL.
La seconda proposta riguarda, invece, il sistema bancario. Come sapete, sono state introdotte recentemente e inopportunamente delle regole nell'ambito dell'unione bancaria particolarmente prudenziali, che prevedono un calendar provisioning molto serrato e che, in termini di accantonamenti, diventerebbe difficilmente sostenibile nel quadro nel quale siamo immersi di economia reale e con le necessarie sospensioni dei pagamenti, dei prestiti, dei mutui che giustamente vengono incluse anche nel decreto in corso di preparazione. Allora, la seconda proposta è una sospensione di queste normative affinché il circolo vizioso che temiamo poi non vada ad avverarsi.
Insomma, noi siamo convinti, e sulla base di queste convinzioni daremo voto favorevole alla richiesta di scostamento che viene oggi presentata dal Governo, che sia necessario riconoscere, senza accuse di antieuropeismo, di europeismo critico, che l'attuale impianto dell'Unione europea e dell'Eurozona non consente di evitare quello scenario peggiore che, invece, tutti vogliamo scongiurare. È necessario, almeno in via temporanea, introdurre misure di buon senso come quella di consentire alla Banca centrale europea di fare la banca centrale e intervenire al fine di sterilizzare una parte dello stock di debito e di fornire direttamente agli Stati le risorse necessarie per affrontare la fase emergenziale. La discussione sugli Eurobond e sul safe asset europeo la faremo in una seconda fase. Oggi è necessario un intervento urgente e di buonsenso.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN (IV). Grazie, Presidente. È la cosa giusta da fare, il nostro gruppo parlamentare Italia Viva voterà convintamente la modifica degli obiettivi di finanza pubblica perché è la cosa giusta da fare. Se c'è una lezione che ci hanno insegnato le dinamiche economiche di quest'ultimo secolo è che, quando arriva una botta del genere, non c'è tempo da perdere; bisogna reagire, bisogna reagire presto; ce lo ha insegnato la grande depressione del 1929, ce lo ha insegnato anche la crisi finanziaria del 2008. Il motivo per cui oggi i mercati reagiscono bene all'annuncio di un maggior deficit da parte della nostra Repubblica non è perché il deficit va bene sempre e i mercati festeggiano quando c'è il deficit; è perché il deficit va usato quando serve. Stavolta serve ed è per questo che la reazione da parte di chi ci presta i soldi è così positiva. Ora per noi, però, viene una scelta ancora più importante, cioè quella di usare bene questi soldi, perché nessuno ci può evitare di ricordare che il motivo per cui tanti di noi, in passato, hanno chiesto maggiore attenzione alla finanza pubblica è proprio per poter avere, quando arriva uno shock del genere, le risorse necessarie da poter usare contro lo shock. Ora, però, dobbiamo capire come fare, perché l'obbligo che ci è posto è quello di utilizzare bene, al meglio delle nostre possibilità, le risorse che oggi andiamo a chiedere.
Noi abbiamo le idee molto chiare su come fare, molte le ha già dette il Ministro: tutela del lavoro subordinato e dipendente, con l'estensione della cassa integrazione a tutti, ma non c'è solo il lavoro dipendente. Noi non possiamo lasciare sole quelle migliaia, quelle centinaia di migliaia, quelle milioni di partite IVA, di piccoli imprenditori, di ditte individuali, tutti coloro che hanno come protezione soltanto la loro tenacia del lavorare duro, dell'alzare la saracinesca tutte le mattine e del pensare che, a dispetto di quello che la gente pensa, il lavoro duro alla fine paga sempre. È la loro unica protezione e tutela che hanno, cerchiamo in questa fase difficile di dargliene qualcuna in più. La moratoria sui mutui, abbiamo già detto, per tutte le famiglie e per tutte le imprese su tutto il territorio nazionale per dare un aiuto subito, il congedo parentale, per dare una risposta concreta ai genitori che hanno i bambini a casa, e il piano shock sugli investimenti, da subito, signor Ministro, se è possibile anche in questo decreto.
Avviamo le procedure per cambiare il modo in cui vengono fatti gli appalti in questo Paese per un periodo temporaneo, in modo da dare quello shock di iniezione di domanda aggregata di cui il nostro Paese necessita.
E poi abbiamo le idee chiare sulle richieste all'Europa: non tanto fantasie, che pure in questa fase vengono ricordate, ma cose molto concrete. Chiediamo all'Europa di sospendere temporaneamente la disciplina sugli aiuti di Stato, la rigida disciplina sugli aiuti di Stato. Chiediamo all'Europa di coordinare un forte stimolo fiscale perché solo con uno stimolo fiscale di dimensioni europee riusciremo a rispondere a quello che sta diventando - ed è già - un problema europeo.
Chiediamo alla BCE di intervenire da subito per garantire iniezioni di liquidità al nostro sistema finanziario, chiediamo alla BCE, nella sua veste di autorità di sorveglianza delle banche, di modificare, di sospendere temporaneamente le misure prudenziali per gli accantonamenti, le misure sui ratios patrimoniali delle banche. Queste sono le cose che chiediamo all'Europa e che ci aspettiamo vengano perlomeno discusse in tempi rapidissimi.
Io, l'altro giorno, sono andato a fare la spesa prima del blocco e il salumiere del supermercato mi ha detto: questa non ce l'aspettavamo. Se ci pensate, è vero: noi anche nel recondito del nostro inconscio, laddove facciamo fatica ad arrivare, ci aspettavamo, nei nostri sogni peggiori, che ne so, qualcosa che ha a che fare con un attacco terroristico, una crisi, una guerra, non sono cose che escludevamo; questa, invece, la escludevamo un po' tutti.
E sono momenti in cui ad essere a rischio non è solo la salute pubblica, che ovviamente è al primo posto, ma è la nostra coscienza collettiva. Sono momenti in cui ci chiediamo di cosa è fatto il nostro stare insieme, ce lo chiediamo mentre ci preoccupiamo di un amico che sta male, abbiamo anche dei colleghi che sono stati contagiati. Ce lo chiediamo nella consapevolezza, che non è mai banale, di provare tutti un po' di paura. Ce lo chiediamo nel non poter andare a trovare i genitori anziani per paura di contagiarli, ce lo chiediamo mentre anche il più egoista di noi, nel silenzio, ringrazia i medici, gli infermieri e chi sta in trincea a lottare, rimettendoci spesso la vita, come è capitato stamattina al presidente dell'Ordine dei medici di Varese.
Eppure, abbiamo già passato momenti in cui la nostra coscienza collettiva è stata a rischio: nella nostra storia abbiamo avuto una dittatura, una guerra civile, abbiamo avuto cinque corpi in via Fani, abbiamo avuto una Renault col cofano aperto in via Caetani, abbiamo avuto le bombe nelle chiese e nei musei. Ma in tutti questi casi c'era chi ci proteggeva in qualche modo dall'esterno perché c'era un ordine globale caduto sotto le pietre di un muro, una sera a Berlino, 31 anni fa.
Stavolta ce la dobbiamo fare da soli, noi italiani, noi europei. E la misura della nostra capacità di farcela sarà la misura della nostra capacità di esprimere quella leadership collettiva che forse non abbiamo mai saputo esprimere. E' la nostra occasione di dimostrare al mondo che il luogo comune su “italiani brava gente, ma non hanno mai saputo fare squadra, non hanno mai saputo sentirsi una nazione” può andare in archivio, esattamente come andrà in archivio il Coronavirus.
Gli italiani guardano alla politica, in questa fase; forse, per la prima volta, la guardano per cercare veramente una guida, non una guida in termini di un uomo o una donna: una guida in termini di classe dirigente, che forse non abbiamo mai saputo essere, nessuno di noi.
La ripresa arriverà, sarà bellissimo poterci toccare di nuovo, ma ci vedrà più forti di prima solo se sapremo attraversare questa fase con il coraggio, la calma dei forti e tutto quello che serve a questo nostro bellissimo Paese. E noi non abbiamo dubbi che ci riusciremo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, ministri, è un momento particolarmente difficile per la nostra nazione ed è sotto gli occhi di tutti. E', forse, il momento più difficile della nostra storia repubblicana.
Ne abbiamo avuti altri di momenti complessi: abbiamo affrontato calamità naturali, come popolo, abbiamo affrontato il terrorismo. La differenza è che quei momenti vedevano più circoscritta la situazione, avevamo davanti un nemico certo e, quindi, una strategia chiara per affrontare la situazione. Sapevamo che cosa dovevamo fare.
Oggi il nemico non è certo, non è così individuabile, e così non è facilmente individuabile la strategia per affrontare questo momento.
Vogliamo dire con chiarezza che Fratelli d'Italia c'è stato fin dal primo momento e ci sarà anche in queste ore. Lo dobbiamo agli italiani e siamo a disposizione per fare tutto quello che è possibile per affrontare questa emergenza. Ci è stato dato atto, anche dal Ministro qui presente, anche dal Presidente Conte, di questa nostra volontà che è una collaborazione nell'interesse del popolo italiano.
Mi permetta di ringraziare, come ha già fatto lei, i medici, gli infermieri e il personale sanitario, le Forze dell'ordine, tutti quelli che dal primo giorno stanno lavorando per garantire la nostra salute e la nostra sicurezza: una dedizione che il popolo italiano sa dimostrare in maniera unitaria in ogni momento di difficoltà.
Un pensiero va ai colleghi, ai tanti che si sono ammalati in queste ore, quelli che hanno saputo sacrificare una parte della loro libertà per garantire la propria sicurezza, la propria salute e quella dei propri cari, ma anche di persone che non conoscono e forse questo sacrificio dovrà essere richiesto agli italiani, anche in maniera più incisiva, in queste ore per garantire la salute e la sopravvivenza del nostro popolo.
Lo dico con chiarezza: noi voteremo a favore dello scostamento. Siamo soddisfatti delle parole che ha usato oggi il Ministro Gualtieri, perché oggi si è reso conto che le cifre annunciate qualche giorno fa, anzi fino a 24 ore fa, i 7,5 miliardi di euro erano completamente insufficienti, anche come anticipo, anche come prima tranche, per affrontare questa emergenza dal punto di vista sia sanitario che economico.
Noi dal primo giorno abbiamo detto: lavoriamo sui 30 miliardi e saranno, comunque, insufficienti per affrontare la crisi, per affrontare l'emergenza attuale, ma soprattutto per un rilancio della nostra economia.
Oggi riteniamo si debba dare un segnale unitario e lo stiamo facendo in quest'Aula, lo facciamo in meno di quelli che potremmo essere per ragioni di sicurezza. Dobbiamo lanciare un messaggio chiaro però alle famiglie, ai lavoratori, agli imprenditori, a quelli che in queste ore cercano certezze e cercano sicurezza; solamente il Parlamento italiano, in maniera unitaria, può dare ai cittadini italiani queste certezze.
Crediamo che bisogna dare un segnale come quello che ha dato Mario Draghi - e noi non siamo tra quelli che lo hanno previsto Presidente della Repubblica o Capo del Governo -, e lo richiamiamo per quella frase - whatever it takes - uso l'inglese, ma lo traduco immediatamente: fare tutto ciò che è necessario, non quello che è possibile, quello che è necessario per salvaguardare il nostro popolo, per salvaguardare le nostre famiglie, per salvaguardare la nostra salute, per salvaguardare fino all'ultimo dei posti di lavoro di questa nazione.
Va mandato un segnale chiaro all'Europa in questo senso, anche perché siamo in un momento di emergenza e, in un momento di emergenza, non si perde tempo in discussioni, non si perde tempo in trattative con nazioni che, anche in queste ore, hanno dimostrato di non essere spesso particolarmente solidali con la nostra Italia. Ci hanno trattato da untori quando oggi si rendono conto che il virus non guarda in faccia nessuno, non guarda in faccia i francesi, i tedeschi, non guarda in faccia nessuno. E l'Europa in queste ore deve dimostrarsi capace di essere di sostegno all'Italia come l'Italia, in ogni occasione, è stata di sostegno ai popoli colpiti.
Un altro messaggio. Noi abbiamo preso per buone le parole, le rassicurazioni sue, Ministro Gualtieri, e del Presidente Conte: ci avete dato la vostra parola che non si discuterà della polpetta avvelenata del MES, che non si discuterà di quel Trattato che il Parlamento ha chiesto di agganciare a una serie di logiche di pacchetto che non si sono discusse in quest'Aula. Allora, auspichiamo che questo impegno venga mantenuto e venga rinviata la discussione prevista nel mese di marzo.
Serve coraggio in queste ore, noi chiediamo a voi di dimostrarlo nei fatti. Abbiamo lanciato tante proposte in sostegno della famiglia per assumere personale sanitario per garantire maggiore sicurezza. Molte di queste le avete recepite, ve ne suggeriremo altre cercando di convincervi ad attuarle nel più breve tempo possibile.
Fratelli d'Italia non si tirerà indietro su niente, lo abbiamo fatto, lo faremo e ci aspettiamo - questo è quello che auspichiamo in conclusione del mio intervento - che le risorse che avete messo a disposizione saranno a disposizione, da domani, non da dopodomani, degli italiani, delle imprese, di chi non ha cassa, non ha contante, per salvare le proprie attività. Noi lo dobbiamo all'Italia, lo dobbiamo agli italiani e ovviamente Fratelli d'Italia, come al solito, ci sarà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN (PD). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, oggi siamo qui ad approvare un fatto straordinario per il nostro Paese, forse nessuno di noi avrebbe voluto essere qui, avremmo voluto, dopo avere fatto il “Milleproroghe”, trovarci per discutere un altro dei decreti necessari per la crescita del Paese, invece ci troviamo in una giornata straordinaria a fare qualcosa di straordinario, ossia a prevedere uno scostamento di circa 20 miliardi rispetto al nostro indebitamento; arriveremo a 25 miliardi di interventi, con un intervento immediato di 12 miliardi. Nella giornata di oggi e nelle ultime ore, a livello europeo, che cosa è accaduto? Sono venute meno tante impostazioni ormai fisse, rigide del nostro sistema per affrontare una grandissima crisi sanitaria, per affrontare un'epidemia e ingaggiare una lotta contro il tempo, perché è questo che stiamo facendo, sia dal punto di vista sanitario, sia dal punto di vista tecnico, amministrativo, economico e sociale, per vincere questa grande battaglia e io vi dico una cosa: se questo è l'atteggiamento, che noi stiamo avendo in questo Parlamento (e sono sicura che si sta avendo in queste stesse ore in molti altri Parlamenti, non solo del nostro continente), noi questa battaglia la vinceremo. E dobbiamo dire questo ai nostri cittadini: che la dobbiamo e la possiamo vincere e lo faremo, mettendo in campo, ognuno di noi, partendo da noi stessi, quelle misure di responsabilità personale che sono necessarie; non c'è nessuna autorità che può fare di più di quello che ognuno di noi può fare, prendendo consapevolezza delle misure che dobbiamo mettere in campo. In queste ore, ci sono migliaia di medici che stanno mettendo a rischio la propria vita: non sono eroi, sbagliamo a chiamarli eroi. E' il loro lavoro, è il loro eroismo quotidiano, medici, infermieri, operatori sanitari, volontari, persone che sono sul campo per vincere questa battaglia contro il tempo. Il modo migliore che noi possiamo fare, ognuno di noi nel nostro ruolo, è quello di fare ognuno il nostro dovere: chi deve stare a casa sta a casa, chi deve lavorare lo fa, chi deve mettere in campo in queste ore, e mi riferisco al Governo, delle misure straordinarie in campo economico lo fa a livello nazionale, europeo e continentale. Noi usciremo diversi da questa crisi, più che da quella del 2008, molto di più. Questa non è una crisi finanziaria, è uno shock domanda e offerta, è una crisi che mette in discussione il nostro modello economico e che ci costringerà a fare delle cose diverse dal punto di vista del modo stesso in cui ci rapportiamo all'economia reale; penso non soltanto al sistema di finanziamento ma al valore che daremo alle comunità, allo stare insieme, superando anche alcuni individualismi, a livello globale recuperando le funzioni e le attività di cooperazione. Pensate quanto era importante il lavoro dell'Organizzazione mondiale della sanità, quanto è importante il lavoro dell'Europa, di quelle che sono le grandi assise di cooperazione comune, che abbiamo cercato, è stato cercato, in questo ultimo decennio, di destabilizzare, di destrutturare, cioè la capacità di affrontare crisi globali in modo globale, in modo diverso rispetto ai modelli organizzativi che abbiamo messo in campo e lo faremo a casa nostra. Pensate che i virus si affrontano così a livello locale? E' evidente che abbiamo bisogno di strategie nazionali ed europee rispetto a un approccio diverso al sistema sanitario che non è solo presa in carico del paziente ma è previsione di pandemie, di epidemie in un contesto del mondo che cambia.
Allora, il Governo ha messo in campo quattro assi di intervento, in un'azione trasversale: lavoro, fisco, famiglie, persone, sanità, strumenti, servizi, un intervento straordinario. E per fare in modo che questo sia sempre più efficace dobbiamo accompagnarlo con un'altra parola, che è fiducia: abbiamo bisogno di fiducia, abbiamo bisogno di fiducia, ognuno di noi rispetto all'intervento delle istituzioni; abbiamo bisogno di fiducia tra maggioranza e opposizione, ma abbiamo bisogno anche di fiducia dell'Italia rispetto all'esterno e via dicendo e di chi ci guarda; i mercati che ci guardano e che vedranno che noi stiamo facendo il nostro, tutto quello che dobbiamo fare, non quello che possiamo fare, in uno sforzo straordinario, che ci permetterà di uscire da questa crisi, presto, se ognuno di noi farà quello che deve fare. Per questo, ringrazio il Governo, ringrazio il Ministro, ringrazio anche i colleghi dell'opposizione, che in queste ore stanno dando prova del fatto che noi siamo un grande popolo, basta che vogliamo dimostrarlo. Quando vogliamo dimostrarlo, lo possiamo e lo sappiamo fare, grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.
RENATO BRUNETTA (FI). Presidente, signor Ministro, voteremo a favore della risoluzione di maggioranza, voteremo a favore per senso di responsabilità, per coesione nazionale, ma anche dopo averla sentita questa mattina, ancorché da remoto e dopo averla sentito anche oggi, anche per sincero convincimento sui contenuti dell'azione di Governo sulle quattro strategie, tutte da verificare, tutte da implementare, ma è la strada giusta. Voteremo a favore anche per l'entità dell'impegno e non tanto perché si avvicina a quello che avevamo indicato noi individuando in 30 miliardi la cifra equivalente all'avanzo primario il valore di questo discostamento straordinario, ma perché frutto di un convincimento, frutto di una valutazione contenutistica. Tra parentesi è facile dire i numeri, poi è difficile spendere, perché questo è il vero problema; e su questo ci sono le regole, ci sono le semplificazioni, ci sono le cose da cambiare. Ma vede, signor Ministro, il votare a favore non ci deve impedire di guardarci attorno, di guardarci dentro, di guardare lontano. Guardare innanzitutto a noi stessi, al nostro Paese, alle nostre istituzioni non sempre efficienti, alle nostre istituzioni di Governo, alla nostra democrazia, alle nostre tante straordinarie persone perbene, ai nostri eroi civili, ma anche ai tanti nostri egoismi, alle tante nostre debolezze. Non ci deve impedire di guardare all'Europa: io sono un convinto europeista come lei, ho fatto nove anni al Parlamento europeo. All'Unione europea, alle sue istituzioni, al suo modo di operare, alle sue regole non sempre comprensibili, ai tanti egoismi di una straordinaria istituzione, l'Europa, che non sempre si dimostra in sintonia con i bisogni della gente, con le emergenze. Siamo qui per l'emergenza, ma al di là della forma di scostamento, ma guardando la sostanza ci siamo.
Ma questa è la risposta? Non ne ha responsabilità lei, ovviamente. Ma è questa la risposta che noi dobbiamo dare ai nostri cittadini? Vada a spiegare lei ai nostri cittadini, al tassista che ci porta qui, al fruttivendolo, al negoziante, all'azienda, al professionista, a tutta la gente che ha paura, vada a spiegare lei che oggi abbiamo approvato, approveremo a maggioranza assoluta dei componenti un discostamento da un sentiero considerato virtuoso. Ecco, questo è il gap, signor Ministro, tra le regole, quelle che questa mattina in colloquio con lei ho chiamato la cassetta degli attrezzi - che ci siamo dati noi, non ce l'ha mica data nessuno - tra la cassetta degli attrezzi a disposizione e l'emergenza, la straordinarietà. Ecco, per questo le dico, signor Ministro, oltre all'azione che lei sta predisponendo con l'aiuto di tutti - e io glielo assicuro - qui serve un cambio di paradigma, serve un cambio di regole. Come fece Mario Draghi il 26 luglio 2012 da Londra: “Whatever it takes”, tutto quello che sarà necessario. Ne aveva i poteri? No, ma lo disse lo stesso e i mercati ne presero atto, come fece tale Roosevelt col suo New Deal dopo la crisi del 1929. Ne aveva i poteri? No, neanche i poteri federali degli Stati Uniti e difatti perse tutte le cause con la Corte Suprema sei anni dopo; dopo aver realizzato però il New Deal.
Ecco, io la invito a fare come Draghi, se non proprio come Roosevelt, fare di tutto, per dare una risposta alla gente, ma dando una risposta alla gente si dà una risposta anche al nostro sogno di Europa, faremo di tutto, la coesione nazionale che lei vede e vedrà in quest'Aula c'è, l'intelligenza di questo Paese c'è, l'eroismo civile, straordinario, di questo Paese c'è, e questo eroismo vincerà la paura, vincerà i tanti egoismi. Buon lavoro, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gava. Ne ha facoltà, prego.
VANNIA GAVA (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Governo, mai avremmo pensato di dover intervenire in Aula per un dibattito tanto surreale quanto importante. Mentre noi ci troviamo qui non possiamo non fermarci a pensare che in questo momento un infermiere sta intubando l'ennesimo paziente, un medico sta perdendo la cognizione del tempo per quanto lavora, un giovane delle forze dell'ordine controlla le strade munito di una mascherina. A tutti loro, alle donne e agli uomini che cercano di salvare l'Italia e gli italiani dobbiamo pensare in ogni istante di questo dibattito. È un pensiero sincero quello che rivolgiamo alle centinaia di vittime di questa assurda tragedia, qualcuno ha detto: erano per lo più anziani. Già gli anziani, il patrimonio più importante di un Paese in crisi demografica, scrigni di saggezza e di cinica esperienza che ricordano la guerra, le persecuzioni razziali, la guerra civile, la ricostruzione, gli anni di piombo delle stragi, quegli anziani che ci insegnano a rialzarci sempre. È alla loro memoria che dobbiamo dedicare tutti gli sforzi, soprattutto quelli economici che dobbiamo fare. È anche, però, surreale questo dibattito quando assume le sembianze di un'autorizzazione a disturbare il grande manovratore. Questo Governo, nato per servire nel senso più misero del termine, non l'Europa ma i suoi burocrati, non la civiltà e le sue radici ma i bilanci e le loro regole ottuse. Ora basta! Ora è ora di pensare agli italiani, a tutti quelli che nell'ultima legge di bilancio avete sommerso di tasse e balzelli. Con questo voto il Parlamento dica: cara Europa, ci riprendiamo la libertà di scegliere pensando prima al bene degli italiani, anziché a turbare i sonni di qualche Commissario europeo. Si deve sforare il tetto del 3 per cento? Si faccia. Dobbiamo avere la massima flessibilità anche nell'uso dei fondi europei non ancora impegnati; si faccia una conta reale di quello che serve, la Lega è disponibile ad autorizzare il Governo a considerare, nell'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine, qualsiasi cifra dovesse rivelarsi necessaria alla realizzazione di tutti gli interventi in ambito sanitario ed economico-finanziario, utili a fronteggiare questo momento di emergenza. Quando si è trattato di salvare le banche i soldi sono saltati fuori; si pensi agli italiani, a tutte le famiglie, lavoratori, pubblici e privati, dipendenti e autonomi, a tutte le imprese, alle grandi come alle piccole, si pensi ai giovani, alla scuola, all'università, mai come questa volta nessuno può rimanere escluso. C'è necessità di intervenire su tre fronti: quello legislativo, quello del credito e quello fiscale. L'ingranaggio può riprendere a funzionare solo se tutte e tre le componenti gireranno perfettamente. Lavorate affinché l'accordo sul credito fra ABI e categorie produttive diventi effettivamente operativo con norme certe ed uniformi. Bisogna creare una linea di credito agevolato soprattutto per il finanziamento del capitale circolante, bisogna innalzare almeno a 5 milioni l'importo garantito dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, il motore reale di questo Paese. Non ho sentito, tra i vari impegni del Governo, uno, in particolare caro alle piccole e medie imprese, cioè la questione dei fidi: se le banche sollecitate ovviamente dal Governo non faranno slittare ulteriormente il fido, molte imprese rischierebbero di finire nell'elenco dei cattivi pagatori. Sospendiamo subito anche quelle assurde tasse sulla plastica e sullo zucchero. Adesso più che mai oltretutto c'è la necessità, per la sicurezza sanitaria del territorio, di avere materiali monouso, che ovviamente poi vanno riciclati. Non c'è di sicuro bisogno di avere aziende che chiudono o riducono gli investimenti per colpa delle tasse. Sospendiamo su tutto il territorio nazionale i termini di tutti i versamenti e degli adempimenti tributari, contributivi e assistenziali e riapriamo invece i termini per la “rottamazione-ter”. Abbiamo sentito anche oggi in Commissione il Ministro Gualtieri vantarsi dei risultati positivi, anche se ai minimi dell'economia italiana; è un po' ambizioso intestarsi un risultato annuale, avendo governato per un trimestre. Diciamo piuttosto che noi come Lega nel “decreto fiscale” 2018 abbiamo recuperato, e mi riferisco ai 25 miliardi per la rottamazione e ai 4 miliardi per le liti pendenti nei tribunali, e ora si possono utilizzare. Ecco, serve anche un aiuto ai comuni ad investire; ripartiamo dalle opere pubbliche per far ripartire l'economia, un grande piano di investimenti per il rilancio delle grandi opere infrastrutturali sul modello Genova, togliendo la burocrazia che sta attanagliando tutto; chiarezza normativa subito perché questo purtroppo è il Paese in cui un burocrate, un magistrato chiederà conto a sindaci ed amministratori delle scelte prese durante l'emergenza. Quanto serve per tutto questo? Tutto quello che serve, senza timori reverenziali verso un'Europa delle regole, che ha le sue colpe in questa tragedia, perché, proprio per i vincoli di bilancio europei, negli anni, non si è investito in ricerca, non si sono assunti medici o infermieri, in alcune regioni si sono chiusi gli ospedali e le agenzie più importanti non hanno avuto sede in Italia. Questo è il momento delle scelte coraggiose, voteremo “sì” allo scostamento di bilancio perché è un voto di responsabilità e anche perché in parte le nostre richieste sono state accolte. Da subito abbiamo detto che 7 miliardi e mezzo erano assolutamente insufficienti a qualsiasi misura; invece di pensare al “sì” definitivo al MES, senza voler ripercorrere e ribadire la nostra contrarietà a questo assurdo trattato, questo Governo pensi invece a imporsi in Europa per tutto ciò che serve. Si vada il più avanti possibile oltre i decimali e le percentuali e la burocrazia, lo dobbiamo al nostro straordinario Paese, ai nostri coraggiosi imprenditori, alle famiglie in questo momento impaurite, ai nostri figli, agli straordinari medici ed infermieri e, sì, anche ai nostri anziani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie Presidente, colleghi, concittadini, oggi siamo davanti ad un provvedimento che va oltre ogni divisione politica e il Parlamento, in questa occasione, deve essere unito e unanime, tutti consapevoli del fatto che stiamo affrontando un'emergenza sanitaria ed economica senza precedenti dal dopoguerra ad oggi. Il Governo ci chiede oggi di autorizzare una maggiore spesa in deficit di 25 miliardi di euro per rispondere rapidamente all'emergenza sanitaria e al contraccolpo economico provocati dal Coronavirus. È sotto gli occhi di tutti, serve un intervento estremamente urgente: o scende in pista un sostegno pubblico deciso oppure molte imprese saranno costrette a chiudere i battenti. Purtroppo, sappiamo che, se chiuderanno le imprese, questo si ripercuoterà a cascata sui lavoratori e banche creditrici. Dobbiamo scongiurarlo a tutti i costi. Per il Movimento 5 Stelle le priorità sono chiare, le misure di contenimento del virus sono doverose ma, se è stato necessario irrigidirle ogni giorno di più, è perché oggi il nostro sistema sanitario è prossimo al collasso. Al di là delle responsabilità politiche passate, oggi quel che conta è che i cittadini ci chiedono di prendere in esame determinati provvedimenti e in primis di assumere medici ed infermieri, di aumentare i posti letto, soprattutto in terapia intensiva, di acquistare dispositivi essenziali per la cura dei malati. Dal lato economico, dobbiamo ascoltare le esigenze dei nostri imprenditori e del nostro tessuto produttivo; imposte e contributi devono essere sospesi per interi settori produttivi e bisogna sospendere in tutta Italia il pagamento dei mutui per famiglie e imprese. Inoltre, per i lavoratori, in una fase come questa, è essenziale pensare a strumenti come la cassa integrazione, anche in deroga.
Per garantire un futuro a milioni di famiglie italiane, vista la chiusura di tutti gli istituti scolastici, serve dare delle risposte a quei genitori che debbono avere un congedo parentale con intero stipendio oppure a quei lavoratori autonomi per cui fortunatamente dobbiamo trovare delle risposte immediate; ovvero, quello che oggi è sui giornali e ci vede molto favorevoli è un bonus pari a 500 o 600 euro per un voucher baby sitter. Servono risposte alle famiglie e servono risposte anche per i settori turistico culturali che spesso sono fuori dalla contrattualistica tradizionale.
Dal lato impresa, è inutile dire che serve garantire liquidità, perché senza liquidità anche le imprese sane e vitali rischiano di pagare a caro prezzo un congelamento temporaneo dell'attività economica, e potenziare il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Alle nostre imprese servono, ad esempio, la proroga dell'apertura di credito e finanziamenti a breve termine e, di certo, la sospensione del pagamento dei mutui di ogni genere.
Per le imprese che esportano crediamo si debbano rimborsare le spese che queste aziende hanno già sostenuto, così come sono assolutamente necessari i maggiori fondi già stanziati per l'internazionalizzazione e il sostegno del made in Italy. A questo proposito ben vengano le iniziative di CDP e Sace che mettono a disposizione 6 miliardi di euro per la promozione del made in Italy e per il finanziamento delle imprese.
Chiediamo, inoltre, la possibilità di richiedere all'Unione europea il nulla osta degli aiuti di Stato per le imprese in crisi; oggi più che mai servono risposte straordinarie per tutto il nostro settore produttivo. Queste e molte altre misure servirebbero a milioni di lavoratori e imprenditori che sono duramente provati dalla diffusione del virus.
Prima di concludere, Presidente, vorrei ringraziare tutti i professionisti e i volontari sanitari che lavorano senza sosta da settimane ormai in tutta Italia, parliamo di madri e padri che mettono a repentaglio la propria salute quotidiana. Vorremmo sinceramente che fossero le loro storie, Presidente, ad arrivare alla stampa, in particolar modo a quella estera, togliendoci quella spiacevole immagine di untore medievale che qualcuno ha voluto cucirci addosso, in modo assolutamente indegno. L'Italia da raccontare è un'altra; scrivete le storie dell'Italia che si tira su le maniche per risollevarsi. Per tutti i cittadini e per il MoVimento 5 Stelle dichiaro il voto favorevole allo scostamento di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Angiola. Ne ha facoltà, per un minuto.
NUNZIO ANGIOLA (MISTO). Presidente, cari colleghi, cari Ministri, nelle ultime due settimane si sono susseguite numerose previsioni in merito al peggioramento dell'obiettivo di indebitamento netto previsto per l'esercizio in corso. Prima, si è parlato di soli 3,6 miliardi, poi, di 4,4, poi, di 6,35, ieri, si è parlato di 10 miliardi e, per quanto si apprende adesso, la cifra dovrebbe arrivare a 20 miliardi di euro. È chiaro che più si va avanti, più si chiariscono i contorni di questa immane tragedia che sta attraversando l'Italia. La strategia di limitare la portata dell'intervento in deficit o di decidere di procedere per step successivi, in modo, forse, da non urtare la suscettibilità di Bruxelles, è destinata ad infrangersi sulla scogliera della gravità della crisi incombente. Ricordiamoci, Presidente, che l'economia italiana stava già facendo registrare una performance negativa, a prescindere dal Coronavirus. Le ricordo, inoltre, che oggi stiamo ancora peggio del 2008, l'anno della grande crisi internazionale.
L'Ufficio parlamentare di bilancio, dal canto suo, ha già fatto sapere che l'impatto del Coronavirus sulle attività economiche sarà rilevante e potrà compromettere le potenzialità dell'intero sistema Paese negli anni a venire.
PRESIDENTE. Concluda.
NUNZIO ANGIOLA (MISTO). Mi avvio a concludere. Ecco perché, caro Presidente, cari colleghi e signori Ministri, occorre un “whatever it takes” italiano, ora e adesso, senza tentennamenti, dell'ordine di almeno 30 miliardi di euro, per le stime che vengono effettuate, come se si trattasse di una nuova legge di bilancio ulteriore e straordinaria, perché violenta e straordinaria è la crisi che si sta registrando.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà, per un minuto.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Certamente, onorevole Presidente, la crisi è straordinaria, ma è straordinaria perché ci pone di fatto fuori dell'Europa. In questo momento ricevo le indicazioni della Germania su quelli colpiti dal Coronavirus che sono 1.629, e i decessi tre.
Non vorrei che noi conteggiassimo, in nome di un'emergenza da cui derivano anche misure come queste, quelli che muoiono di altri fattori e, quindi, viviamo in uno stato di sospensione assolutamente innaturale, ponendoci fuori dall'Europa. Vorrei che le misure della Germania, dell'Austria, della Francia e della Spagna fossero esattamente quelle dell'Italia e sarebbe nostro dovere dire all'Europa: fate come noi, salvo che noi non facciamo qualcosa di profondamente sbagliato contro l'economia che ci pone, qui, fuori dall'Europa.
PRESIDENTE. Si è conclusa così la discussione.
(Annunzio di risoluzioni - Doc. LVII-bis, n. 1)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00102 e Davide Crippa, Delrio, Boschi e Muroni n. 6-00103 (vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito la Vice Ministra Laura Castelli ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.
LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, il Governo accetta la risoluzione di maggioranza.
PRESIDENTE. Prima di sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 17,30 per procedere alla votazione, avverto che, a partire dalle ore 17,20, i deputati potranno entrare in Aula in modo scaglionato e dislocarsi nei banchi secondo le modalità che sono state già comunicate.
La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 17,30.
La seduta, sospesa alle 17,15, è ripresa alle 17,30.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
(Votazione)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi e Muroni n. 6-00103, accettata dal Governo.
Colleghi, vi chiedo silenzio, per favore, e di rimanere ai vostri posti.
Ricordo che a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.
Ricordo altresì che in caso di approvazione della risoluzione accettata dal Governo risulterà preclusa l'altra risoluzione presentata.
Ricordo infine che, essendo sbloccate tutte le postazioni di voto, il pulsante di votazione deve rimanere premuto fino alla chiusura della votazione stessa.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi) (La deputata Gelmini ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole).
Vi chiedo di non muovervi. Di uscire ordinatamente.
A seguito dell'approvazione della risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi e Muroni n. 6-00103 risulta preclusa la risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00102.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 18 marzo 2020 - Ore 15:
1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta termina alle 17,30.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Doc. LVII-bis, n. 1 | 333 | 332 | 1 | 316 | 332 | 0 | 28 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.