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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 323 di giovedì 2 aprile 2020

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente quarantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a garantire un adeguato e continuo approvvigionamento dei presidi sanitari e medico-chirurgici, con particolare riferimento alle operazioni di sdoganamento e assegnazione delle forniture provenienti dall'estero - n. 2-00700)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Bordonali ed altri n. 2-00700 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Bordonali se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Sì, intervengo e intervengo in replica anche. Presidente, sottosegretario Malpezzi, onorevoli colleghi, sono bresciana, onorevole Malpezzi, sono lombarda, come lei; sono arrivata dalla Lombardia martedì per il voto in Aula e ripartirò domani. In soli questi pochi giorni, dalla mia partenza e al mio ritorno nella nostra regione, purtroppo ci saranno mille lombardi in meno.

Siamo abituati in questi giorni, alle 18, ad attendere i dati, quei dati terrificanti dei contagi, ma, soprattutto, i dati dei morti. Siamo abituati e sembra che, ormai, siano solo numeri, talvolta, invece, dobbiamo ricordare tutti: sono persone, uomini, donne, padri, madri, nonni, nonne, a volte figli, visto che muoiono anche i giovani, che lasciano un vuoto, lasciano un vuoto nelle loro famiglie, lasciano un vuoto in quelle famiglie che non hanno potuto stare loro vicini nell'ultimo momento, nel momento dell'ultimo saluto; quelle famiglie che non riescono nemmeno a dare una degna sepoltura a questi loro cari. Però, in quell'ultimo saluto, in quell'ultimo momento, in quell'ultimo soffio di vita, sono stati vicini a queste persone quelli per i quali in questi giorni, ormai, gli aggettivi e i ringraziamenti non sono sufficienti, li abbiamo chiamati angeli, li abbiamo chiamati eroi: sono i nostri medici, i nostri infermieri. Sono stati loro che sono stati vicini ai nostri morti nell'ultimo momento. Sono stati loro coloro che, troppo spesso, sono stati anche contagiati dal virus, che, troppo spesso, hanno pagato ad alto prezzo questo contagio con la loro vita, questo loro atto di eroismo. Ecco, a loro, sottosegretario Malpezzi, non vanno solo i nostri ringraziamenti, che sono assolutamente dovuti, ma a loro dobbiamo dare risposte concrete, risposte che talvolta aspettano da settimane.

La prima fase emergenziale ha colto tutti, a tutti i livelli - io non voglio assolutamente fare polemiche, oggi - forse impreparati; forse non ci si aspettava un'emergenza di queste dimensioni. Sono stati fatti degli errori: ecco, ora questi errori vanno messi da parte. Sono passate troppe settimane e, ad oggi, non possiamo più permetterci nuovi errori. Abbiamo tutti bisogno di trasparenza, di correttezza, di efficienza, tutti ne abbiamo bisogno, dal singolo cittadino, che ringraziamo, perché è bloccato all'interno della propria casa, e sappiamo quello che i nostri cittadini italiani stanno sopportando in termini di libertà personale, ma anche, ahimè, in termini economici in questo momento, fino a noi che stiamo all'interno delle istituzioni, abbiamo la necessità di conoscere quale sia la distribuzione di tutti i mezzi, a partire dai DPI, per arrivare alle bombole di ossigeno che stanno diventando un'emergenza, soprattutto da noi in regione Lombardia, per arrivare ai farmaci, anche in questo caso, c'è la forte emergenza degli anestetici. Tutte cose che sicuramente lei conosce, quanto me, perché noi che rappresentiamo i territori veniamo chiamati dai territori che ci evidenziano le loro criticità.

C'è ancora la scarsità di mascherine, sembra il problema infinito in questo periodo, su tutto il territorio nazionale. A questo punto e vista la scarsità, è necessario stilare le priorità e le priorità, ovviamente, le hanno i nostri ospedali, le hanno i nostri medici, le hanno i nostri infermieri, però poi succede che spesso, troppo spesso, i medici di base restino senza, o abbiano pochi sistemi, di protezione. I medici di base - parlo perché il mio medico di base mi ha spiegato, mi ha informato come utilizzarli - utilizzano la mascherina chirurgica sotto, la mascherina di base sotto, e la FFP2 sopra: due mascherine per poter riutilizzare più a lungo la mascherina più efficace. Perché? Perché scarseggiano, ma non solo per i medici di base: tutto il personale che assiste i nostri anziani, là dove, all'interno delle RSA, si stanno compiendo delle vere e proprie stragi. Ecco, anche a lei sarà capitato, come a tanti di noi, di venire contattata dal personale delle RSA, magari quello dimenticato nell'alto paesino di montagna; a me è capitato di essere contattata da Bovegno, in alta Val Trompia: pochi abitanti, pochi anziani, però con le necessità, le stesse necessità che ha la città. Vede, tutte queste persone che rischiano, hanno rischiato la propria vita, che rischiano anche di trasmettere l'infezione stessa, se non adeguatamente protette, non vogliono medaglie, non vogliono particolari ringraziamenti: vogliono lavorare in sicurezza.

Ma veniamo, quindi, all'interpellanza, perché, sottosegretario Malpezzi, io mi auguro che con questa mia interpellanza si inizi veramente e seriamente a lavorare affinché vengano trovate delle soluzioni. Abbiamo letto molti articoli di giornale, abbiamo vissuto tante problematiche provenienti da tutti i “governatori”, indipendentemente che siano di sinistra, che siano di destra o che siano civici. Tutti i “governatori” hanno avuto gli stessi medesimi problemi e, quindi, va spiegata una cosa fondamentale, anche per far fronte ad alcune polemiche che, senza spirito costruttivo, ma solamente per essere fini a se stesse, stanno nascendo in questo periodo. I nostri “governatori” stanno operando in regime straordinario in questo momento, perché, come lei conosce meglio di me, il Consiglio dei ministri, il 31 gennaio, con decreto, ha istituito lo stato di emergenza nazionale, appunto, per gestire il Coronavirus, incaricando il commissario Borrelli di gestire questa emergenza. Ecco, da quel momento, la gestione sanitaria delle regioni, essendo emergenziale, è stata affidata, appunto, alla gestione del commissario e gli attuatori, ovviamente, sono i governanti. Quindi, va spiegato che tutti gli acquisti delle forniture, che possono essere le mascherine se non i ventilatori se non tutto quello che serve per far fronte a questa emergenza, ora sono in regime straordinario. E proprio per questo motivo, perché in regime straordinario, già il commissario straordinario per l'emergenza, appunto il dottor Borrelli, ha emesso l'ordinanza n. 1-02020 in base alla quale l'Agenzia delle dogane e dei monopoli può disporre la requisizione da soggetti pubblici o privati di presidi sanitari e medico-chirurgici e di beni mobili necessari per fronteggiare l'emergenza sanitaria. Poi, con un'ordinanza successiva, anche l'Agenzia delle dogane e dei monopoli tramite le proprie articolazioni territoriali effettua un controllo sulle merci al fine di individuare quelle che possono essere svincolate dai soggetti indicati. Ecco, purtroppo all'inizio di questa emergenza molti governatori, quasi tutti, si sono ritrovati senza i dispositivi necessari, senza i ventilatori, senza tutto ciò di cui necessitavano in quantitativi anche ingenti; e quindi hanno ordinato e acquistato all'estero autonomamente per far fronte a questa emergenza.

Quando sono arrivati i vari presidi o le varie strumentazioni son stati sottoposti ai controlli, come previsto dall'ordinanza; però quando provengono dai Paesi dell'Unione europea i controlli sono ridotti, perché vengono svolti a campione, quando provengono dalle altre zone i controlli sono spesso lunghi e le procedure di sdoganamento diventano difficili. Quindi si è trovato che molti di questi prodotti venivano a volte addirittura bloccati nei Paesi di transito e trattenuti e requisiti dagli stessi, oppure quando arrivavano in dogana i tempi dello sdoganamento, e quindi per la loro redistribuzione nelle regioni diventavano molto lunghi.

Le denunce di questi ritardi le hanno fatte tutti, quindi non si vuol far polemica; a partire dal presidente dell'Emilia-Romagna, altra regione colpita come la mia Lombardia, il quale ha dichiarato che le consegne della Protezione civile erano insufficienti, incostanti, incerte e che le “sforniture”, anche le stesse forniture dell'Emilia-Romagna erano state bloccate in scali aeroportuali. Altro caso quello della nostra regione, sottosegretario: le 900 mila mascherine che arrivavano dall'Egitto e bloccate a Malpensa, restituite fortunatamente 24 ore dopo, anche se definite ingiustamente come atto donativo della Protezione civile. Oppure il materiale requisito nelle Marche per creare dispositivi di protezione civile, e quindi requisito non dando la possibilità di farlo.

Il 30 marzo scorso, quindi pochi giorni fa, si è riunita la commissione tecnica, il coordinamento della commissione tecnica della Protezione civile, dove tutte le regioni, tutti i rappresentanti delle regioni hanno evidenziato il medesimo problema. Ieri abbiamo sentito il Ministro Speranza che ci assicurava l'arrivo dei dispositivi, ci assicurava che sarebbero stati efficaci, efficienti per tutto il territorio nazionale; però solo il 30 marzo tutte le regioni hanno evidenziato come quei numeri che risultano dal sito della Protezione civile non corrispondano né in quantità né in qualità a quello che effettivamente arriva sul territorio. Le mascherine non sono nei numeri che vengono indicati sul sito del Ministero; e quindi ci chiediamo che fine facciano queste mascherine, se vengano perse per strada. E non corrispondono nemmeno in qualità: anche ieri abbiamo visto, ovunque se n'è parlato, quelle famose mascherine consegnate erroneamente, e fortunatamente il commissario Arcuri si è reso conto e si è scusato di questo inconveniente. Ma non è il primo inconveniente, sottosegretario, sono stati tanti gli inconvenienti in questo lungo e straziante periodo.

Dobbiamo dare risposte, dobbiamo dare risposte ai territori, dobbiamo garantire delle certezze, dobbiamo garantire i nostri medici, i nostri infermieri, dobbiamo garantire le nostre forze dell'ordine, le nostre polizie locali, tutti coloro che stanno lavorando per noi, per riuscire a mandare avanti questo Paese in questo momento tragico per tutti noi. Dobbiamo garantire la loro sicurezza, che è anche la nostra sicurezza.

Proprio per questo motivo le chiedo quali iniziative intendiate intraprendere per migliorare la redistribuzione del materiale, affinché effettivamente il materiale promesso arrivi sui territori e quindi ci sia anche un'organizzazione sul territorio, perché non tutte le province hanno le stesse necessità. Ci sono province, come la mia, che hanno maggiori necessità. La RSA di Bovegno, che mi ha contattato, potrà avere le sue mascherine? Ecco, sottosegretario, quali azioni sono in divenire per risolvere questi problemi, che sono fondamentali per tutto il nostro territorio?

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Simona Flavia Malpezzi, ha facoltà di rispondere.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente, grazie alla collega Bordonali. È chiaro che il Governo ha intenzione di rispondere su tutti i punti che gli onorevoli interpellanti hanno presentato nell'interpellanza urgente, alla quale io oggi mi accingo a rispondere tenendo da parte l'effetto emotivo di lombarda, di mezza bergamasca, che vive con chiarezza una situazione non semplice, come tantissimi altri cittadini italiani. Il Governo non si è mai sottratto a rispondere alle domande che sono state poste, sempre, lo ha fatto in tutte le sedi quando è stato chiamato, e con trasparenza anche, come ricordava lei, collega Bordonali, ha presentato, attraverso la Protezione civile in maniera trasparente, chiamiamolo così, una sorta di calcolatore di tutto quello che è il materiale fornito.

Ma ora io vengo alle domande da voi poste, provando a rispondere in modalità puntuale, che può sembrare fredda, può sembrare fatta di numeri, ma che chiaramente dà risposta a quanto da lei richiesto. Segnalo che tutti i dati che io offro in questa seduta sono stati forniti come elemento dal Dipartimento della protezione civile e sono stati forniti anche dalla struttura del commissario straordinario, dalla Guardia di finanza e dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, per poter avere un quadro completo.

Per quanto riguarda i primi due quesiti - lei non li ha sottolineati, però io vorrei ricordarli: era se non si ritenga che la procedura finora in essere abbia provocato pregiudizio nell'approvvigionamento delle forniture acquistate direttamente dalle regioni all'estero; e, secondo quesito, se a tal fine non sia necessario istituire un ponte aereo quotidiano operante per le prossime tre settimane, con i principali aeroporti cinesi, in considerazione del maggior flusso di ordini già recapitati - le do queste informazioni.

Per quanto riguarda i primi due quesiti, appunto concernenti l'eventuale pregiudizio nell'approvvigionamento delle forniture acquistate direttamente dalle regioni all'estero, faccio presente che il capo del Dipartimento della protezione civile, in qualità di coordinatore degli interventi emergenziali, ha individuato come soggetti attuatori ai sensi dell'ordinanza n. 630 del 3 febbraio 2020 i presidenti delle regioni e province autonome e Consip Spa, soggetti attuatori anche per l'acquisizione dei dispositivi di protezione individuali e medicali, in questa sorta di sinergia. Il Dipartimento della protezione civile ha immediatamente provveduto alla gestione dell'emergenza con tutte le componenti del Sistema nazionale della protezione civile, sempre attraverso un continuo coordinamento e scambio informativo di cui la quotidiana convocazione del comitato operativo è una fondamentale espressione; ed ha avviato le procedure per l'acquisizione dei beni necessari, in particolare dispositivi di protezione individuale e dispositivi medicali. L'approvvigionamento avviene direttamente da parte del Dipartimento e delle stesse regioni.

L'articolo 1, comma 2, dell'ordinanza n. 639 del 25 febbraio 2020 prevede in proposito che le amministrazioni del comparto della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico ed il Ministero della Salute provvedono direttamente ed autonomamente alle acquisizioni dei dispositivi di cui al comma 1, previa autorizzazione del dipartimento della Protezione civile, ferma restando la possibilità delle regioni e province autonome di acquistare direttamente. Le regioni hanno quindi continuato a rifornirsi anche autonomamente e in coordinamento costante attraverso le riunioni giornaliere del comitato operativo con la Protezione civile e la struttura del commissario straordinario, peraltro rafforzate dall'emanazione dell'ordinanza commissariale 28 marzo 2020 n. 6, che non prevede alcuna limitazione agli acquisti nei confronti di regioni e province autonome, degli enti territoriali e locali, delle pubbliche amministrazioni, delle strutture ospedaliere e degli esercenti di servizio di pubblica utilità. Al riguardo, segnalo che al momento le regioni hanno rappresentato a tal fine fabbisogni finanziari per un importo di oltre 340 milioni di euro, che sono stati autorizzati dal dipartimento della Protezione civile compatibilmente con le risorse assegnate e le esigenze generali.

Le difficoltà del reperimento di dispositivi di protezione individuale e dei dispositivi medicali riguardano tutti i sopracitati soggetti acquirenti in quanto, come è noto, la loro produzione è dislocata prevalentemente fuori dal territorio nazionale. Pertanto, soprattutto nella prima fase, si è riscontrata una enorme difficoltà nel loro reperimento. La diffusione dell'epidemia a livello globale, tra l'altro, ha comportato una lievitazione dei prezzi con una distorsione del mercato che non consente più di avere prezzi medi di riferimento.

A ciò si aggiunga che, a fronte di una domanda crescente, l'offerta si è ulteriormente ridotta per il blocco delle esportazioni adottato da parte di molti Paesi produttori e di transito. A complicare il quadro degli approvvigionamenti si è aggiunta la difficoltà di gestire le richieste di pagamenti anticipati rispetto al ricevimento della merce da parte dei fornitori, con il rischio di doversi avvalere di intermediari poco trasparenti e, come è capitato di intercettare, propensi alla truffa internazionale. Ciò nonostante, ad oggi, il dipartimento della Protezione civile, dopo aver istruito migliaia di offerte pervenute in modo del tutto irrituale anche con riferimento agli offerenti, ha sottoscritto oltre 60 lettere di commessa con imprese operanti nella produzione e distribuzione dei presidi medici sanitari al contenimento dell'epidemia da Coronavirus, molte delle quali con sede fuori dall'Unione europea. Con tali atti sono stati fino ad oggi acquistati beni e materiali per un importo complessivo di oltre 400 milioni di euro. Inoltre sono in corso di acquisizione altri dispositivi di protezione e medici a seguito di procedure di gare bandite da Consip S.p.A., che ha aggiudicato forniture per un valore di 317.613.142 euro e ha già posto in essere ordini ai fornitori che sono in corso di esecuzione per un importo pari a euro 202.821.084.

Sulla base dei dati disponibili comunicati dalla struttura del commissario straordinario in base ai recenti decreti di requisizione, risultano essere state acquisite e distribuite 174.200 mascherine, 366.500 guanti e 1.840 ventilatori. Per quanto riguarda la distribuzione dei materiali alle singole regioni, al fine di garantire la massima trasparenza, si ricorda che tutti i dati sono pubblicati in un'apposita sezione del sito istituzionale del dipartimento dedicata all'emergenza.

Circa il secondo quesito sul ponte aereo con i principali aeroporti cinesi, faccio presente che, per velocizzare il trasporto del materiale in Italia, il dipartimento della Protezione civile ha avviato interlocuzioni con varie strutture civili e militari, oltre che con l'ambasciata d'Italia in Cina, riuscendo ad attivare, con varie tipologie di vettori con arrivo sugli aeroporti di Malpensa e Fiumicino, un ponte aereo dalla Cina con cadenza, al momento, giornaliera.

Dai predetti due aeroporti il materiale, una volta completate le attività di scarico e amministrative, che sono state ridotte al minimo indispensabile, con il coordinamento del dipartimento viene subito avviato per la consegna alle regioni via aerea o via gommata. Il criterio di distribuzione è stabilito in base ai fabbisogni che le regioni manifestano al commissario straordinario.

Quanto al quesito sulle eventuali misure che si intendono intraprendere al fine di consentire la piena operatività delle procedure di sdoganamento, garantendo al contempo più efficienti azioni di coordinamento ed assegnazione delle forniture in arrivo, segnalo che la Guardia di finanza, in qualità di struttura operativa del Servizio nazionale della Protezione civile, ha contribuito all'individuazione di diverse spedizioni di dispositivi di protezione individuale (DPI), presidi sanitari e medico chirurgici, nonché di altri beni mobili destinati all'estero in violazione delle ordinanze emanate dalle autorità competenti per fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto.

La Guardia di finanza, inoltre, mediante l'impiego di propri aeromobili (ATR72 e ATR42), ha effettuato tre distinti voli per il trasporto di oltre 2.000 kg di materiale medico sanitario a favore delle regioni Piemonte, Sardegna e Veneto, e due voli che hanno permesso di trasferire 50 unità di personale sanitario, tra cui 30 medici giunti dalla Repubblica albanese, in Lombardia e in Veneto. Per completezza rilevo altresì che il Corpo ha adeguato il proprio dispositivo di vigilanza per contrastare condotte illegali e fraudolente con particolare riferimento alle prima accennate pratiche anticoncorrenziali, agli accaparramenti, oppure alle manovre speculative sui prezzi di dispositivi di protezione individuale, di agenti biocidi e di elettromedicali, nonché alla commercializzazione di prodotti non sicuri e recanti indicazioni mendaci e ingannevoli. Le irregolarità segnalate all'autorità giudiziaria sono state complessivamente 221 per i reati di manovre speculative su merci, frode nell'esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. I sequestri hanno interessato l'intero territorio nazionale, con prevalenza in Lombardia, Piemonte, Campania, Toscana e Puglia, e sono stati il frutto di attività investigative anche imperniate sul costante monitoraggio della rete Internet.

Faccio inoltre presente che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha comunicato, in riferimento ai presunti blocchi di merce in dogana, di aver adottato con determinazione direttoriale protocollata n. 102131/RU del 30 marzo 2020, procedure di svincolo diretto e di svincolo celere del materiale utile a fronteggiare l'emergenza di cui trattasi, al fine di garantire lo sdoganamento ultrarapido di tale materiale e senza rischi di requisizione di tale materiale. In particolare, la citata ordinanza del commissario straordinario, n. 6 del 28 marzo 2020, ha previsto che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli debba adottare ogni azione utile allo sdoganamento diretto e celere dei dispositivi di protezione individuale e degli altri beni mobili necessari al contrasto della diffusione del COVID-19. Il commissario straordinario per l'emergenza ha quindi definito una procedura di svincolo diretto per le importazioni del materiale DPI destinato a determinati soggetti indicati nell'ordinanza, prevedendo anche alcuni benefici fiscali la cui applicazione l'Agenzia delle dogane e dei monopoli sta definendo con il Dicastero dell'economia, in quanto trattasi di tributi unionali. Attualmente è vigente un provvedimento di sospensione in franchigia delle imposte doganali e dell'IVA, già adottato dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli, in favore di determinati soggetti e riguardanti beni utili a fronteggiare l'emergenza COVID-19 da distribuire gratuitamente.

Le esportazioni del predetto materiale, unitamente all'esportazione dei ventilatori polmonari, sono tuttora vietate dalle ordinanze del Capo dipartimento della Protezione Civile n. 639 del 25 febbraio 2020 e n. 641 del 28 febbraio 2020. L'articolo 2 dell'ordinanza commissariale n. 6 del 2020 prevede una specifica procedura per lo sdoganamento diretto e ultra rapido di DPI qualora destinati a regioni e province autonome, degli enti locali, delle pubbliche amministrazioni ed enti pubblici, delle strutture ospedaliere pubbliche ovvero accreditate e/o inserite nella rete regionale dell'emergenza, dei soggetti che esercitano servizi essenziali e di pubblica utilità o di interesse pubblico. I dispositivi destinati a soggetti diversi da quelli indicati rimangono requisibili su disposizione del commissario straordinario. Pertanto, al fine di consentire lo sdoganamento diretto e celere dei dispositivi DPI e degli altri beni mobili utili al contrasto della diffusione del virus COVID-19, secondo le prescrizioni dell'ordinanza commissariale n. 6 del 2020, l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ha predisposto le seguenti procedure: a) svincolo diretto per DPI e altri beni mobili utili alla lotta del COVID-19 destinati a determinati soggetti previsti dall'ordinanza commissariale citata n. 6 del 2020; b) svincolo celere di beni mobili non DPI utili al contrasto della diffusione del virus COVID destinati a qualsiasi soggetto che possa provare che l'impiego di tali beni avverrà per le finalità descritte. I DPI destinati a soggetti diversi da quelli previsti alla lettera a) appena citata saranno invece segnalati dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli al commissario straordinario nominato ai sensi dell'articolo 122 del decreto-legge n. 18 del 2020, per eventuale requisizione. Non saranno quindi soggetti a segnalazione per requisizioni i beni importati ai sensi delle procedure di cui alla lettera a) e b), fermo restando il potere dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli di procedere ai controlli antifrode e a tutte le attività di verifica delle dichiarazioni rese. Ai fini della più ampia diffusione delle informazioni, evidenzio che l'Agenzia dei monopoli e delle dogane ha già provveduto a pubblicare sul proprio sito il modello per richiedere lo svincolo diretto qualora siano rispettate le destinazioni di cui alla citata ordinanza.

Sperando di essere stata esaustiva almeno per quanto riguarda le domande che sono state poste, ricordo che è bene, come ha ricordato giustamente lei, che tutte le istituzioni lavorino insieme, in questa fase difficile per il nostro Paese.

PRESIDENTE. La deputata Bordonali ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, sottosegretario. Ho preso nota di tante delle informazioni che oggi lei ci ha fornito. Sicuramente è ottimo che l'Agenzia delle dogane operi uno svincolo celere del materiale, un problema che esisteva e sul quale si sta facendo fronte, e venga posta l'esenzione dell'IVA sui materiali stessi. Ottimo il controllo sulle condotte fraudolente: chi si approfitta di questa situazione dovrebbe pagare doppiamente rispetto alle pene previste oggi, perché approfittare di una situazione di questo tipo è veramente un gesto ignobile. Quindi, grazie alle Forze dell'ordine, grazie alla Guardia di finanza, grazie a tutti coloro che hanno portato alle denunce e ai sequestri di materiale che può essere riutilizzato sui nostri territori. Riguardo alla velocità per i trasporti aerei, l'informazione c'era arrivata anche ieri dal Ministro Speranza e l'attendevamo con ansia, perché il materiale di cui ho parlato nella mia presentazione, che si è perso molto spesso lungo il trasporto, probabilmente con l'aereo verso le regioni, non si perderà più.

Però, non sono totalmente soddisfatta. Le ho evidenziato, sottosegretario, che ci sono stati dei problemi evidenti di ridistribuzione del materiale. Lei mi ha parlato della trasparenza del calcolatore, ma le ho evidenziato che tutte le regioni hanno segnalato, attraverso la commissione di Protezione civile, la commissione speciale, che i numeri riportati dal calcolatore, quindi al quale possono accedere tutti i cittadini italiani, e magari pensano che sul territorio effettivamente sono arrivati determinati dispositivi, questi dispositivi non sono realmente arrivati. Quindi, va rivisto nell'ottica di dare una giusta informazione, un'informazione trasparente. Le ho chiesto trasparenza, concretezza, efficacia, certezza; quello che manca, in questo momento, è la certezza, perché, se sono in una regione e informo le mie varie province e i miei vari ospedali che potrò distribuire un determinato tipo di materiale, perché mi sta arrivando, e poi questo materiale non arriva, non ho la certezza e non do certezza. Quindi, già dal Governo, dal livello governativo, per arrivare al livello locale, la certezza manca oggi; manca oggi perché le dico quanti sono i fabbisogni, ma lo sa sicuramente meglio di me. Lei mi ha parlato di 172 mascherine requisite - ottimo - e ridistribuite sul territorio nazionale alle regioni. Lei sa quante mascherine solo per la sicurezza dei nostri medici servono giornalmente in regione Lombardia? Trecentomila, 9 mila tute, 90 mila camici, 10 mila occhiali, 300 mila calzari, 300 mila visiere, 300 mila cuffie copricapo, e di soluzione idroalcolica, la soluzione per disinfettare, mille litri. Giornalmente servono, queste misure. E lei sa, visto che auspica la collaborazione, che ognuno faccia la propria parte. È qui che dobbiamo fare veramente tutti la propria parte, perché, quando c'è la necessità di questi numeri, c'è la necessità di sveltire la riconversione delle aziende, che ora hanno tempi troppo lunghi; quelle aziende che oggi potrebbero produrre, ad esempio, mascherine o tutti quei sistemi che sono necessari. Ma ci vogliono certezze perché, nel momento in cui regione Lombardia chiede al Governo 1.152 ventilatori polmonari per far fronte a queste emergenze, ne arrivano 236, gli altri li compra regione Lombardia, penso che ognuno stia facendo la propria parte, chi più, forse, e chi meno, dall'altra. Ventilatori polmonari da sub-intensiva 9.531 richieste. Quanti ne sono arrivati dal Governo? Trentasette, gli altri li ha comprati regione Lombardia. Mascherine, 30 milioni ne sono servite; ne sono arrivate due milioni e centomila, le altre acquistate da regione Lombardia. Quindi, è vero che ognuno sta facendo la propria parte, però c'è chi la sta facendo di più e chi la sta facendo di meno, e forse chi la sta facendo di meno, in questo momento di grande polemica, anche da esponenti del Governo che non ci aspettavamo, dal Ministro Boccia, che, dopo la comparsata con la mascherina, ha continuato con la polemica sull'accentramento della sanità. Ecco, se fosse stata accentrata la sanità, forse questi numeri, grazie ai quali oggi regione Lombardia riesce, con tante criticità, a far fronte alle emergenze, non li avremmo avuti.

Ho chiesto certezze, ho chiesto sicurezza, ho chiesto, per la gente che si aspetta ogni giorno delle risposte concrete, la certezza. Invece, da questo Governo sono arrivate tante comunicazioni contraddittorie, basta pensare all'ultima circolare del Ministro dell'Interno. Sono stati annunciati tanti decreti che sono arrivati in bozze su bozze, creando tante attese e creando tanta confusione, creando anche evidenti difficoltà. Mi riferisco al decreto che istituiva la Lombardia zona rossa: annunciato, arrivato dopo alcuni giorni, ma ormai tutti erano fuggiti dalla nostra regione.

Mi riferisco alle autocertificazioni. È diventata una barzelletta quella delle autocertificazioni: basta prendere in giro i cittadini italiani ogni giorno, obbligandoli a vedere se, per uscire, per le loro necessità lavorative nella maggior parte dei casi, devono stampare una nuova autocertificazione. Ecco, queste sono le cose da risolvere e queste non sono polemiche, le assicuro; queste qui sono proposte costruttive, sono necessità di cui la gente ha l'attesa.

Oggi, se accentriamo, come alcuni abbiano proposto, rischiamo; rischiamo che le risposte non arrivino veramente ai territori, che poi sono quei territori che oggi spesso, veramente, fanno polemiche inutili contro la regione e il suo impegno. Parlo di quello della regione Lombardia, ma ciò si potrebbe estendere veramente a tutte le regioni d'Italia che si trovano ad affrontare questa situazione e che hanno manifestato tutte le stesse criticità. Dai territori adesso arrivano le polemiche politiche contro il governatore Fontana, al quale, invece, sono molto vicina e che ringrazio per il grande lavoro che ha fatto. Voglio rimandare veramente le polemiche sterili che stanno facendo in questo periodo i sindaci, forse per nascondere le inefficienze o le responsabilità che ci sono state. Io, da bresciana, mi ricordo quando il 7 marzo - non gennaio, non febbraio -, proprio il 7 marzo, si gridava: “Milano non si ferma, Brescia non si ferma, Bergamo non si ferma”; quando il 7 marzo nella piazza centrale della mia città era operativo al cento per cento il mercato e c'era l'affollamento delle persone. Mi ricordo i musei gratis perché, è vero, i bambini erano a casa da scuola, quindi i genitori potevano portare i loro figli al museo gratuitamente e, anche in questo caso, gli assembramenti non facevano paura. Mi ricordo, poi, gli aperitivi incontrollati fino a tarda sera. Ecco, non nascondiamo ognuno le proprie responsabilità: è venuto il momento di lavorare tutti insieme. È un'emergenza e a casa si aspettano che tutti, dal primo all'ultimo, facciano la loro parte.

Io ringrazio il sottosegretario perché, con alcune informazioni che ci ha dato oggi, mi sta dimostrando che il Governo parzialmente sta facendo la sua parte. Mi auguro che questa emergenza finirà velocemente. Il virus, purtroppo, nel nostro Paese ha ucciso molte persone; ci auguriamo che la burocrazia non ne uccida altrettante.

(Chiarimenti in relazione a dichiarazioni del Sottosegretario Ivan Scalfarotto in merito ai rapporti politico-commerciali con la Repubblica popolare cinese, nonché in ordine al rilancio del comparto del commercio estero italiano - n. 2-00696)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Delmastro Delle Vedove ed altri n. 2-00696 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Delmastro Delle Vedove se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Illustro con raro piacere.

PRESIDENTE. Perfetto.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. L'interpellanza urgente scaturisce da dichiarazioni che non ritengo improvvide del sottosegretario Scalfarotto, uomo di esperienza politica, uomo consumatosi nella politica, uomo che siede nell'Esecutivo, nella maggioranza di questo Governo; certamente non un sovranista, non uno sporco, brutto, nero e cattivo sovranista di Fratelli d'Italia, non aduso a polemiche sterili e strumentali; non uomo che avrebbe voluto mettere in crisi questa maggioranza ma uomo che, a un certo punto, come un fulmine a ciel sereno, sul giornale Il Foglio lancia l'accusa più grave che sia mai stata fatta a questo Governo. Sì, perché è grave dire - e lo cito testualmente - che vi è “una sottomissione al dragone” parlando dei rapporti fra il Governo, fatalmente la parte più grillina, la parte pentastellata del Governo - è vero che di stelle ne stanno cadendo molte, ma ancora si dice “pentastellato” - e il Governo cinese. Egli parla di connubio politico e riconosce che questo connubio politico e questa sottomissione al dragone cinese influisce sull'autodeterminazione, la sovranità e l'indipendenza della politica estera italiana. Dice che non abbiamo avuto il coraggio come Italia ahimè - perché rappresentati da voi - di condannare le repressioni cinesi a Hong Kong per i rapporti sotterranei e quel filo rosso temibilissimo che lega sempre di più, per colpa vostra, l'Italia alla Cina. Dice ancora, testualmente: “Ci stiamo prestando a un'operazione di propaganda davvero rischiosa per la Cina” e racconta dei rapporti con questi Governi illiberali che uccidono, internano ed espiantano gli organi alle persone, cioè il comunismo cinese e l'Italia, che è l'unico segno del passaggio del MoVimento 5 Stelle alla guida di questa nazione.

Fratelli d'Italia segue da tempo questa pista. Ci chiedevamo come fosse possibile che l'Italia fosse l'unica nazione che avesse sottoscritto la “Via della Seta” in Europa; ci chiedevamo come l'Italia fosse l'unica nazione, come dire, a intessere rapporti bilaterali internazionali di una certa profondità con la Cina; ci chiedevamo come questo Governo non potesse prendere atto non solo e non tanto della denuncia puntuale, tempestiva e chirurgica di Fratelli d'Italia e del sottoscritto rispetto, per esempio, al rischio che il 5G venga costruito da Huawei, rispetto al rischio dello spionaggio industriale, rispetto al rischio dello spionaggio politico, insomma rispetto al rischio di questo spionaggio che è tanto più intenso quanto più si prende atto del fatto che in tutte le S.p.A. cinesi siede nel CdA un membro del Partito comunista cinese; quella non è un'economia libera di mercato ma è un'economia che fa libero mercato in Occidente, in Europa e in Italia per disarticolarci, ma quando in patria ha la Bank of China alle spalle, ha il Governo cinese alle spalle, e la mission è deindustrializzare l'Italia, l'Europa e l'Occidente per invaderci finanziariamente, economicamente e industrialmente. Sul 5G poi ci sono delle leggi particolari - la National Security Law, la Cybersecurity Law cinese - che impongono alle S.p.A. che lavorano all'estero di fornire supporto e informazione all'intelligence e all'apparato militare cinese. Cioè, non siamo riusciti a escludere come nazione Huawei dalla costruzione del nostro 5G e sappiamo che in Huawei, nel CdA di Huawei, siede un rappresentante del Partito comunista cinese e sappiamo che Huawei ha l'obbligo giuridico - l'obbligo giuridico! - di fornire informazioni utili nello spionaggio industriale e militare al Governo cinese. Ancora, ci chiedevamo come ciò fosse possibile già dal 2018, perché gialloverde e giallorosso cambia poco, perché il perno ruota attorno al MoVimento 5 Stelle, anzi diciamo che nel bipolarismo di “Giuseppi” c'è una sola cosa che non cambia mai, cioè lo stranissimo rapporto con la Cina, che è l'unico elemento di coerenza del nostro Presidente del Consiglio.

Dunque, ci chiedevamo come mai dal 2018 a oggi ciclicamente riemerge, come un conato di vomito di chi è incapace di governare economicamente quest'Italia e cerca scorciatoie economiche, la tentazione di vendere il debito pubblico ai cinesi, quando sappiamo che chi possiede il debito pubblico di una nazione ne possiede il presente e il futuro. Ci siamo chiesti tante volte - e ve l'abbiamo chiesto - perché “Giuseppi” ha deciso di avere come consigliere economico la professoressa Mazzucato, famosa nel mondo accademico per una sola idea originale che ha tirato fuori: vendere l'ILVA e l'Alitalia ai cinesi. Ci chiedevamo, ancora, perché quando si costruiva questo Governo il burattinaio Grillo andava nelle sedi delle ambasciate cinesi a discutere per ore e ore, e quando usciva da quelle ambasciate cinesi dava il via libera al governo giallorosso.

Dava un mandato preciso a Di Maio, che poi si esplicava nel giro di qualche secondo: l'ambasciatore di Pechino, Ettore Sequi, deve diventare Capo di Gabinetto del Ministero degli Esteri; e così successe, Sequi, il trait d'union fra l'Italia e la Cina o, meglio, fra la sottomissione dell'Italia nei confronti della Cina.

Ancora, ci siamo chiesti perché l'Italia che da sempre chiede, chiedeva all'Europa, quasi in ginocchio, di introdurre lo screening sugli investimenti esteri, quella normativa che ci avrebbe concesso di capire chi viene proditoriamente in Italia ad acquisire asset strategici, in Italia o in Europa, ad acquisire asset strategici, lo chiedevamo da vent'anni all'Europa, finalmente l'Europa si rende conto dello scontro commerciale, industriale, politico, culturale e di civiltà con la Cina, vuole introdurre la normativa sullo screening degli investimenti esteri, battaglia storica dell'Italia, che si sentiva uno degli anelli deboli dell'economia europea nel fronteggiare l'aggressività dell'economia cinese… nel novembre del 2018 andiamo in Europa e poniamo il veto sulla normativa sullo screening degli investimenti esteri, non ci interessa più difenderci dalle acquisizioni di asset strategici da parte della Cina.

Ci chiedevamo e vi chiedevamo perché, nel blog del burattinaio Grillo, dopo aver pasteggiato lautamente nelle ambasciate cinesi, apparisse un articolo in cui veniva magnificata la meritocrazia del sistema cinese, contro quel ventre molle della democrazia italiana. Ci chiedevamo perché in quel blog si raccontasse dello straordinario approccio verso il pluralismo religioso della Cina. Il MoVimento 5 Stelle ha, come dire, una visione strana di che cos'è il pluralismo religioso, perché in Cina gli uiguri, solo perché pregano un Dio che non piace alla Cina, vengono prima incarcerati, poi gli espiantano gli organi, poi vendono gli organi al sistema sanitario cinese e dato che rimangono delle donne a casa che, non si sa mai, potrebbero anche loro avere la medesima infezione religiosa, le stuprano! Questo è il pluralismo religioso magnificato da Beppe Grillo, della Cina

Ancora, ci siamo chiesti perché, quando in quest'Aula, poco tempo fa, a gennaio, se non sbaglio, il 9 gennaio, abbiamo chiesto di condannare duramente la Cina per le repressioni ad Hong Kong, il Governo ha approvato una mozione di maggioranza timida, balbettante, sottomessa, inginocchiata, che nelle premesse, però, raccontava lo stesso storytelling di Xi Jinping, perché si parlava comunque dei pericolosi eversori di Hong Kong che davano l'assalto al legittimo Governo di Carrie Lam, la sgherra di Xi Jinping. E queste notizie sono ormai appartenenti alla letteratura italiana; Assedio all'Occidente di Maurizio Molinari, il direttore de La Stampa, ci racconta come la Cina ci sta assediando, racconta chi è l'anello debole di quell'assedio, l'Italia, e, all'interno del Governo italiano, quale partito è l'anello debole di quell'assedio: il MoVimento 5 Stelle. Scacco all'Europa, di Danilo Taino, noto analista internazionale del Corriere della Sera racconta lo stesso fatto.

Allora, fino ad oggi noi ci chiedevamo perché, nei confronti della Cina, questo Governo, per esempio, non chiede i dazi di civiltà, perché quella è una nazione che ci fa concorrenza sleale con dumping sociale e ambientale; ci chiedevamo perché, quando sottoscrivevamo il Memorandum della Seta con la Cina, per esempio, non avessimo anche chiesto tutele rispetto alle aziende cinesi che stanno in Italia, che fanno concorrenza sleale alle nostre aziende con l'evasione, con la contraffazione, con l'illegalità diffusa!

Per usare un autore di riferimento anche del Presidente Fico, ci chiedevamo, come in Shakespeare, nell'Amleto: c'è del marcio in Danimarca; ma, per quanto marcio pensassimo che vi fosse in Danimarca e che quella Danimarca corrispondesse al nostro Governo, non pensavamo assolutamente di poter pronunciare le gravissime frasi di accusa che ha pronunciato un vostro sottosegretario.

Allora, vede, non sono i deliri di un sovranista, non sono i deliri di chi non si inginocchia alla Via della Seta, non sono i deliri di chi ha sempre detto che la Via della Seta è la via della sottomissione, non sono i deliri di Andrea Delmastro, che con la Cina vorrebbe avere un solo rapporto: dazi di civiltà per fermare delle merci che inquinano il mondo, inchiodando l'Italia. Non sono i deliri di Andrea Delmastro che ritiene che voi, sottoscrivendo la Via della Seta, siate stati gli Efialte della nostra civiltà, cioè colui che fa entrare dalla scorciatoia il nemico per invadere finanziariamente, industrialmente, commercialmente, in termini definitivi, l'Italia, l'Europa e l'Occidente. Non sono i miei deliri, lo dice un sottosegretario del vostro Governo… il suo omologo.

Il problema è che, se lo dice un sottosegretario, noi dobbiamo capire se lo dice perché ha avuto accesso a dei dossier segreti, riservati, che noi non abbiamo, a partire, magari, dagli allegati proprio della Via della Seta, perché qui siamo in Cile, no? Abbiamo sottoscritto la Via della Seta, un bel Memorandum, e ci sono ancora i decreti allegati, secretati da questo Governo! O, magari, ha avuto accesso ad altri dossier; certo è che quando dice che siamo genuflessi e che siamo sottomessi al dragone, certo è che quando parla di connubio politico, certo è che quando dice che tutto ciò ci impedisce di avere una politica estera autonoma, financo nella condanna delle repressioni cinesi nel sangue a Hong Kong, sta dicendo, tradotto testualmente, per un miserrimo avvocato di periferia qual è il sottoscritto, sta lambendo ipotesi di accusa di infedeltà e di attentato all'indipendenza dello Stato italiano da parte di membri dello stesso Governo e fa i nomi; e parla di Di Maio e parla di Manlio Di Stefano. Ora, voi questo lo dovete chiarire, lo dovete chiarire, perché stavolta lo storytelling non potrà essere: son quelli di Fratelli d'Italia, son quelli della Lega Nord, son quelli di Forza Italia! Lo storytelling non può più essere quello lì, non siamo noi che vediamo cose che non ci sono, non siamo noi i maliziosi, basterebbe e avanzerebbe, perché dalla Via della Seta al Huawei, agli incontri in ambasciata di Grillo, a Ettore Sequi che diventa immediatamente capo della Farnesina o alla Mazzucato, consigliere economico, che dice: vendiamo Alitalia e Ilva alla Cina, basterebbe e avanzerebbe! Ma, oggi, l'atto d'accusa, il PM implacabile nei confronti di una presunta azione che, non giuridicamente, ma politicamente, integra il tradimento degli interessi nazionali è un sottosegretario di questo Governo!

Allora, noi vogliamo chiarezza, perché, vede, Vice Ministro, il suo collega e altro Vice Ministro agli Esteri o ha mentito, e allora si apre un problema enorme di crisi all'interno della vostra maggioranza, perché io non governo con chi mi dà del traditore; o, se non ha mentito, vi sta dicendo che voi siete sottomessi al dragone e che per vostra colpa l'Italia non ha più una politica estera autonoma, libera e indipendente.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi avvio a concludere. Allora, lo dovete chiarire certamente a Fratelli d'Italia - e termino, grazie, Presidente della Camera, Roberto Fico - che della sovranità e indipendenza nazionale ne fa da sempre a prescindere e comunque una bandiera, ma a tutti i cittadini italiani, dicendo: Scalfarotto è un lurido mentitore. Se non dite che Scalfarotto è un lurido mentitore, Scalfarotto ha ragione, il problema è molto, ma molto, ma molto…

PRESIDENTE. Delmastro… Delmastro Delle Vedove…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Non l'ho detto io, ci mancherebbe… la preciso…

PRESIDENTE. Delmastro Delle Vedove…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Io la preciso, tanto…

PRESIDENTE. Sa bene che non può utilizzare questi termini…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …la penso come Scalfarotto, si figuri se lo penso un lurido mentitore. Però, o voi dite quello o, fatalmente, se non potete dire quello, ci state dicendo che state regalando l'Italia, l'industria italiana, la produzione italiana ai cinesi, nel tentativo che vi comprino un po' di debito pubblico per renderci schiavi del tutto.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, ha facoltà di rispondere.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Io ringrazio l'onorevole Delmastro Delle Vedove, perché dà l'opportunità al Governo di chiarire una questione e di conseguenza, appunto, mi accingo a dare le spiegazioni che vengono richieste. I rapporti intensi che l'Italia, da tempo, intrattiene con la Repubblica popolare cinese si basano su un lungo periodo; sin dal 2004, infatti, i rapporti diplomatici tra Italia e Cina sono inquadrati in quello che viene definito partenariato strategico globale. Pechino è un partner economico e commerciale di primario rilievo, ma anche un interlocutore necessario sul piano internazionale per affrontare le sfide globali. Questa consapevolezza ha caratterizzato l'azione dei vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Siamo naturalmente consapevoli anche delle differenze strutturali che ci separano dal sistema cinese.

Il nostro approccio nei confronti della Cina è del resto pienamente coerente con quello dell'Unione europea. Pur non esitando, quando necessario, a marcare le differenze, l'Unione europea dialoga e collabora con Pechino sui principali temi globali e sul rafforzamento del partenariato economico. L'agenda economica rimane al centro del nostro rapporto con la Cina, come testimoniato dalle numerose visite compiute negli ultimi cinque anni da tutti gli esponenti di Governo a diverso titolo responsabili della promozione economica e del commercio estero. Lo stesso sottosegretario Scalfarotto, quando era sottosegretario allo Sviluppo economico, effettuò undici missioni in Cina in un anno e mezzo. Il Governo italiano continua a dare priorità alla necessità di ridurre lo squilibrio della bilancia commerciale sia attraverso un migliore accesso al mercato cinese per i nostri prodotti e per i nostri investimenti sia attraverso la messa in opera di un'effettiva parità di condizioni tra gli operatori economici e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale. Nella medesima direzione volta a favorire la crescita economica e l'internazionalizzazione delle nostre imprese, abbiamo approfondito i rapporti con Pechino nell'ambito dei progetti di connettività euro-asiatica. Rimaniamo infatti convinti sostenitori di tutte le iniziative che favoriscano comunicazioni e scambi tra Europa e Asia, e che possano essere realizzate rispettando i migliori standard internazionali, le priorità di sviluppo dei singoli Paesi e i principi cardine di trasparenza, inclusività, sostenibilità economica, fiscale e sociale ed ambientale. Ciò in piena coerenza con i criteri articolati nella strategia dell'Unione europea sulla connettività, da noi ribaditi anche nel memorandum di intesa sull'iniziativa Belt and Road firmato nel marzo dello scorso anno con il Governo cinese. La stessa emergenza sanitaria internazionale evidenzia come la collaborazione con i medici cinesi, la condivisione di conoscenze tecniche, esperienze e protocolli sanitari appaiono in questo momento importanti, non solo per noi ma per tutta la comunità internazionale. L'evoluzione e la gestione dell'epidemia, nata proprio in Cina, sono elemento di naturale interesse per chi, pur con un approccio, regole e assetto istituzionale molto diversi si trovi comunque, come si è pure purtroppo trovata l'Italia, ad affrontare in tutta la sua forza devastatrice il flagello Coronavirus. Nella lotta contro l'attuale pandemia l'Italia ha comunque sempre sottolineato l'esigenza di un approccio condiviso, aperto e solidale sul piano internazionale. Frutto e al tempo stesso testimonianza di tale approccio sono le tante manifestazioni di vicinanza concreta assicurate al popolo italiano. Aiuti e collaborazione sono giunti da molti altri Paesi, come ha sottolineato ieri il Ministro Di Maio in quest'Aula, tra cui cito, in ordine alfabetico: Albania, Cuba, Francia, Germania, Giappone, India, Polonia, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Singapore, Stati Uniti, Turchia, Ucraina e Vietnam. A tutti abbiamo espresso sincera gratitudine per la solidarietà dimostrata. Uno sforzo condiviso e solidale sarà necessario non solo per la gestione della pandemia ma anche per mettere in campo strategie di ripresa economica basate sul sostegno degli investimenti internazionali e sul rilancio delle esportazioni. Anche in questo contesto la Cina rimane un partner fondamentale. Nell'azione già avviata dal Governo per favorire la ripresa economica i rapporti commerciali con Pechino, sia a livello bilaterale che nel più ampio contesto del partenariato Unione europea-Cina, assumeranno un ruolo importante a beneficio della crescita e dell'occupazione, ma al tempo stesso la crisi del Coronavirus ha confermato l'esigenza di diversificare quanto più possibile mercati di sbocco, investimenti e fonti di approvvigionamento. Quanto all'ipotesi di indebolimento del comparto del commercio estero derivante dalla ripartizione delle deleghe, si ha ragione di ritenere che il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale stia esercitando attivamente ed efficacemente le prerogative in materia di commercio estero recentemente acquisite in una logica di sinergia. La stessa drammatica crisi Coronavirus ha dimostrato l'utilità di avere attribuito alla Farnesina tali competenze, nell'emergenza e al momento di elaborare e realizzare una strategia di ripresa.

Nell'emergenza l'azione sinergica, costante e incisiva di tutta la rete estera (ambasciate, consolati, ma anche gli uffici ICE) ha permesso di reperire con tempestività materiale medico sanitario divenuto sempre più prezioso sul mercato internazionale, e di sbloccare poi le forniture trattenute a seguito di divieti all'esportazione decise dai Paesi esteri. La strategia è frutto di un lavoro corale coordinato dal MAECI. Lo scorso 20 dicembre il Ministro Di Maio aveva ospitato presso la Farnesina e co-presieduto, con il Ministro dello Sviluppo economico, Patuanelli, l'ottava cabina di regia per l'internazionalizzazione. In quella sede, come previsto dalla legge, erano state definite le strategie di promozione all'estero e di internazionalizzazione del sistema economico italiano, strategie che non dipendono, con tutta evidenza, da un singolo sottosegretario delegato, ma che sono frutto del concerto e della condivisione con il settore privato e con tutti i Ministeri coinvolti. Alla sessione di dicembre, ad esempio, avevano partecipato anche i Ministri dell'Agricoltura, Bellanova, e dell'Innovazione, Pisano, e i sottosegretari all'Economia, Misiani, ai beni e attività culturali e turismo, Bonaccorsi, e alle Infrastrutture, Margiotta, accanto naturalmente ai rappresentanti delle associazioni del mondo imprenditoriale e finanziario, Agenzia ICE e gruppo Cassa depositi e prestiti. La cabina di regia si è riunita nuovamente lo scorso 3 marzo, in un formato allargato alle associazioni rappresentative di tutti i comparti maggiormente colpiti dalla crisi del Coronavirus. L'obiettivo è stato quello di condividere le linee di intervento del Piano 2020 per la promozione straordinaria del made in Italy e l'attrazione degli investimenti e definire le azioni prioritarie necessarie per mitigare i gravi danni economici subiti dalle imprese italiane e favorire al più presto la ripresa. La Farnesina sta coordinando la realizzazione di iniziative volte ad accompagnare, quando l'emergenza sarà finalmente terminata, un forte rilancio delle esportazioni italiane. Nella cassetta degli attrezzi non mancano soluzioni innovative e digitali: portale unico di accesso agli strumenti di sostegno all'export; supporto al sistema fieristico, anche con fiere virtuali; accordi con piattaforme di e-commerce con la grande distribuzione organizzata quali veicoli per i beni di consumo agroalimentare, moda, pellami, gioielleria e accessori; ma anche incremento della finanza agevolata a beneficio delle piccole e medie imprese e campagne di comunicazione e promozione del made in Italy. La Farnesina, con il personale e diretto coinvolgimento del Ministro Di Maio, il gioco di squadra di tutti gli attori e la forza di una rete globale integrata dagli uffici ICE nel mondo, potrà rappresentare un punto di riferimento importante e offrire un sostegno efficace all'internazionalizzazione del sistema economico italiano.

PRESIDENTE. Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, se dovessi dichiararmi soddisfatto in ordine a quell'esercizio di equilibrismo funambolico che ha consentito al Viceministro di schivare ogni domanda, dovrei inginocchiarmi di fronte a così tanta grazia ed eleganza funambolica e ad un'elasticità politica straordinaria per evitare chirurgicamente ogni domanda del sottoscritto. Giacché non credo che io debba valutare le performance quasi artistiche di questo Governo nello schivare le domande, ma le risposte alle domande, Presidente Fico, non posso che dichiararmi clamorosamente insoddisfatto: non ho avuto risposte. La denuncia del sottosegretario Scalfarotto è vero o no? Siamo genuflessi? Siamo sottomessi al dragone? La denuncia di Scalfarotto è vero o no? Vi è un connubio politico che induce a non essere autonomi nella politica estera? Ciò perché tutto il resto io lo sapevo già. Io so che questo Governo, nell'irenico convincimento che riuscirà a fare 0,00 e chissà quale decimale in più di export contro la Cina ha consegnato o si ci accinge a consegnare il porto di Trieste alla Cina, diventando il cavallo di Troia della penetrazione industriale, commerciale e finanziaria finale della Cina in Italia, in Europa e in Occidente. Io sapevo già che questo Governo racconta fandonie in ordine al rapporto con la Cina nella tutela ambientale. Quale?

La tutela ambientale che si può imporre ai cinesi è solo ed esclusivamente per il tramite dei dazi di civiltà che Fratelli d'Italia chiede da sempre; invece noi flagelliamo le nostre imprese italiane della plastica con la plastic tax. Sì, perché dobbiamo difendere i mari e gli oceani dal terribile problema dell'inquinamento della plastica.

E' verissimo, sono d'accordo con lei; il problema è che solo chi, come voi, prende lezioni da Greta Thunberg non sa che l'Europa intera inquina per lo 0,29 per cento fiumi, oceani e mari, mentre l'80 per cento dell'inquinamento della plastica di fiumi, oceani e mari deriva da Cina, India, Indocina, con cui voi stringete rapporti straordinari, e avete anche il coraggio e la spudoratezza - me lo consenta viceministro - di venire in Aula a dire: “li coltiviamo anche nell'ambito del rispetto ambientale”. Ma quale rispetto ambientale con la Cina? Nel rispetto delle tutele dei lavoratori? E sì, è nota nel mondo! La comunità scientifica, quando vuole un welfare aziendale più avanzato per i lavoratori, ha come modello la Cina. Poi ha avuto il coraggio di parlarmi di proprietà intellettuale: non c'è una sola nostra azienda che vada in Cina che non sia costretta ad avere come socio un'azienda cinese o un cinese e che, ad un certo punto, se brevetta qualcosa, gli arriva la Guardia della finanza, che, per quanto già in Italia sia temibile, in Cina lo è ancora un po' di più, e quindi capisci che devi fare rientro. Sapevo già che voi, incredibilmente, dopo il Coronavirus, mi parlate di nuove frontiere per l'esportazione e la globalizzazione. Il Coronavirus ormai ci racconta il contrario; ci racconta che quell'uomo dai capelli un po' strani, dall'atteggiamento per noi europei un po' ardito, che corrisponde al nome di Trump, quando mette i dazi e dice che è finita l'era della globalizzazione, sta difendendo la produzione nazionale, cioè le sue imprese. E il Coronavirus ci racconta ciò tanto di più, perché quando finalmente potremo riaprire e ripartire, dopo un tale flagello che, per quanto la Cina ci stia aiutando, non mi pare sia partito dall'Italia: ancora un po' li dobbiamo ringraziare? Per il momento li dobbiamo ringraziare perché è arrivato il virus, poi vedremo per cos'altro li dobbiamo ringraziare. Quando l'economia finalmente ripartirà, avremo capito, con il Coronavirus, che vi è un enorme problema, se segmentiamo così tanto la produzione che le nostre aziende non potranno ripartire lo stesso perché una parte della produzione ormai è fatalmente in Cina. Semmai, il problema di un Governo che vede oltre il proprio naso non è come alimentare ancora una globalizzazione, che si sta frantumando sotto i colpi dell'impoverimento di una classe media, che vi chiede pietà e dice basta, per carità, chiedendo di difendere la produzione nazionale, che ormai è frantumata dal Coronavirus, un virus che ci ha raccontato che se siamo globali anche le pandemie sono globali, ma come rilocalizzare le attività industriali in Italia e in Europa per tornare ad essere una civiltà di produzione, di lavoro, di occupazione. E' vero che voi risolvete il problema andando su un balcone a decretare che la povertà è finita, dicendo è finita la povertà con un decreto, ma anche per produrre reddito di cittadinanza ci sarà qualcuno che prima ancora deve produrre del reddito in questa benedetta nazione, o volete continuare a dividere utili che non ci sono più con terzi che non producono nulla? Non è possibile! Mia figlia Greta sa che se vuole mangiare una fetta di torta, intanto qualcuno deve produrre quella torta e chi produce la torta in Italia sono le aziende, che chiedono di essere difese da una concorrenza aggressiva, sleale, che fa dumping sociale, che fa dumping commerciale, che fa dumping ambientale e che proviene dalla Cina: i vostri più stretti alleati. Io lo sapevo già tutto questo, sapevo già che non avete centrato il grande problema dello scontro di civiltà; sapevo già che nemmeno il Coronavirus vi fa riflettere sul fatto che dobbiamo immaginare di tornare ad essere un luogo di produzione, “buttando” liquidità nel mondo delle imprese per attrarle e fare in modo che rientrino per produrre qui. Io lo sapevo già, ma io vi ho fatto una domanda più semplice: Scalfarotto, quando dice che voi, non io, siete sottomessi al Dragone; Scalfarotto, quando dice che voi, non le opposizioni, avete un connubio politico inaccettabile con la Cina; Scalfarotto, viceministro, quando dice che voi non avete più una politica autonoma estera perché sottomessi alla Cina dice il vero? Perché, se dice il vero, è un problema enorme e se quel “vero” prima o poi verrà scoperchiato, voi non sarete condannati politicamente ma moralmente. Oppure, Scalfarotto dice il falso e, allora, dovete allontanare una peste pestilenziale pestifera che sta all'interno del Governo solo per pestarvi i piedi. Io però non credo che dica il falso: vi è una serie di indici sintomatici gravi, precisi e concordanti che ci inducono a dire che vi è un rapporto troppo stretto con la Cina, che parte dal “pupazzaro” Grillo e arriva fino all'ultimo esponente di Governo. Non avevamo, però, le prove per arrivare al capo d'accusa di alto tradimento che vi fa il Viceministro Scalfarotto, un vostro Viceministro, e lei su quello non mi ha risposto. Allora, tento di rispondere nel merito di quello che lei mi ha risposto: male pensare ad avere ancora rapporti bilaterali importanti con la Cina; male pensare a non difendere la nostra tecnologia 5G da Huawei, che venderà, in termini di spionaggio politico e industriale, alla Cina tutto; male non avere più il coraggio di condannare nelle sedi internazionali, come il China Tribunal con sede a Londra ha dichiarato, che, in Cina, il dissidente politico viene incarcerato, gli si espiantano gli organi, vengono venduti alla sanità pubblica e gli si stupra la moglie; male - anzi, direi malissimo - far sì che il porto di Trieste diventi il cavallo di Troia per la definitiva penetrazione industriale e commerciale cinese; male - malissimo - cullarsi nell'idea che lo zero virgola zero qualcosa di export riesca a risarcire la disarticolazione di una catena industriale intera in Italia, in Europa che è il progetto finale cinese; male non pensare che, dopo il Coronavirus, dobbiamo riattrarre, rilocalizzare qui imprese e industrie; male non pensare che noi, nella battaglia commerciale con la Cina, dobbiamo imporre dazi di civiltà per difendere le nostre produzioni, le nostre imprese perché le nostre imprese con la Cina sanno ancora competere; sono più brave, più flessibili, più capaci, più preparate; certo, se pagano tutto il triplo o il quadruplo, sia il costo del lavoro, sia il costo dell'energia e poi non vengono difesi dalla contraffazione, se poi non ci sono i dazi ambientali, non ci sono i dazi sociali, non ci sono i dazi fiscali, ebbene, anche loro, dopo un po', grazie al vostro flagello, si arrendono. Questo è il nuovo mondo che ci attende: difendere la produzione. Qualcuno in passato credeva che la Cina avrebbe fatto la fabbrica del mondo, sporcandosi le mani in lavori che noi non avremmo più voluto fare e noi saremmo stati un'economia di servizi. Allora, io non faccio il facile profeta se vi dico che la Cina ci sta mettendo 30, 40 anni a destrutturare la catena industriale italiana ed europea, ma quando avrà terminato ci metterà trenta o quaranta secondi a creare l'economia dei servizi, perché dalle loro università escono già laureati in economia e commercio che sanno fare servizi; ci lasciano - vi lasciano - cullare in quell'idea irenica per cui loro fanno un lavoro sporco e noi faremo finanza e servizi, ma non è così. Chi possiede l'industria, chi possiede il primario, possiede la ricchezza! Ma che lo dico a fare a voi che addirittura volete vendere il debito pubblico italiano ai cinesi - e mi avvio alla conclusione - rendendoci definitivamente sovrani. Temo che Scalfarotto abbia ragione e capisco, viceministro, che lei non abbia potuto far altro che schivare con una chirurgica precisione, con un'agilità degna del miglior funambolo ogni mia domanda. Temo, però - e concludo davvero -, che non avendomi risposto all'atto d'accusa di Scalfarotto, sostanzialmente mi abbiate comunicato che non avete risposte, perché la formulazione del capo d'accusa di Scalfarotto è grave, precisa e concordante, e se avesse mai un approdo processuale comporterebbe una condanna certa a dibattimento.

(Iniziative per il riconoscimento di un trattamento economico aggiuntivo a favore degli agenti di Polizia municipale in relazione all'emergenza COVID-19 - n. 2-00692)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Macina ed altri n. 2-00692 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Elisa Tripodi se intenda illustrare l' interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie Presidente, illustro e replicherà la collega Baldino.

PRESIDENTE. Perfetto, prego.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie Presidente, sottosegretario, siamo in una fase di emergenza nazionale ed internazionale; vediamo spesso le immagini e sentiamo le parole, le testimonianze di chi è in prima linea a combattere, con responsabilità, professionalità e devozione verso il loro lavoro, verso la propria comunità e verso tutto il Paese, per il diffondersi del Coronavirus. Assieme ai medici, agli infermieri, a tutti gli operatori della sanità ci sono anche tutti gli altri lavoratori impegnati nella produzione e distribuzione di prodotti dei beni e dei servizi, indispensabili per i cittadini, come gli operatori del settore alimentare, i commessi e tutte le Forze dell'Ordine. In particolare, ricordiamo che anche la Polizia locale è impegnata, al pari delle Forze di polizia e delle Forze armate, a svolgere importanti compiti di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e di verifica del rispetto dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. La diffusione in modo esponenziale della malattia da COVID-19 ha fatto emergere la necessità di approvare i decreti-legge, decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, ordinanze, circolari per mantenere e arginare la diffusione del contagio e anche le regioni, nel rispetto della loro potestà legislativa esclusiva e concorrente, hanno emanato ulteriori ordinanze restrittive; lo stesso hanno fatto i sindaci con ulteriori ordinanze.

Ed è in questo contesto che gli operatori della Polizia locale, proprio come le altre Forze di polizia ad ordinamento statale, hanno fin da subito prestato la loro attività per far rispettare le disposizioni nazionali, regionali e comunali.

Dalla legge quadro del 1986, che disciplina la Polizia locale, i compiti e le competenze si sono evoluti rispetto alle storiche funzioni amministrative; infatti, nel corso del tempo, sempre di più questa è stata chiamata a cooperare al sistema della sicurezza pubblica. Quando vengono chiamati a concorrere fanno lo stesso lavoro delle altre Forze dell'ordine, ma, da un punto di vista giuridico-amministrativo, non sono come loro.

Nella scorsa legislatura, il tema della sicurezza urbana e il tema del riordino complessivo della disciplina della polizia locale sono stati oggetto del dibattito parlamentare e anche attualmente, in questa legislatura, sono state depositate diverse proposte di legge in merito che intercettano bisogni importanti e legittimi e, quindi, il tema del riordino sarà sicuramente oggetto di un importante lavoro parlamentare.

Come anticipato inizialmente, dunque, le misure contenute dalle disposizioni del Governo volte al contrasto e al contenimento del diffondersi del Coronavirus evidenziano la necessità di organizzare e strutturare sul territorio una capillare rete di controlli e di compiti di sorveglianza demandati a tutte le Forze dell'ordine operanti in tutto il territorio nazionale, nonché alle Forze di polizia locale per le competenti attività sul territorio. In questa fase di emergenza nazionale, le Polizie locali sono impegnate, al pari delle Forze di polizia e delle Forze armate, a svolgere importanti e delicati compiti istituzionali di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e di verifica del rispetto dei vari decreti del Presidente del Consiglio. Anche gli agenti di Polizia locale sono in trincea nell'emergenza Coronavirus, fornendo ai cittadini assistenza, ma anche per il controllo del rispetto delle disposizioni.

L'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dell'8 marzo 2020, contenente ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020 in materia di contenimento e gestione dell'emergenza, prevede che, ai fini del monitoraggio sull'attuazione delle misure, il prefetto si avvalga, dove occorra, anche delle Forze di polizia. Nel novero delle Forze di polizia chiamate ad assicurare l'esecuzione delle prescrizioni ai fini dell'ordine e della sicurezza pubblica rientrano, fin dal 1986, con funzioni ausiliarie, anche i Corpi di polizia locale. Le direttive impartite alla Polizia locale sotto tale profilo sono equiparabili, in concreto, alle funzioni di ordine pubblico, così come svolte dalle altre Forze dell'ordine a competenza statale.

Il riconoscimento del diritto all'indennità di ordine pubblico al personale della Polizia locale è previsto dalla circolare del Ministero dell'interno-Dipartimento della pubblica sicurezza del 4 maggio del 1993, confermata, poi, dalla circolare del Ministero dell'interno-Dipartimento della pubblica sicurezza del 7 dicembre 2006, con la condizione che detto personale deve risultare nell'ordinanza di servizio, oltre che numericamente, alla stessa stregua delle altre Forze di polizia.

La direttiva del Ministro dell'interno dell'8 marzo 2020 prevede il coinvolgimento, per quanto concerne la verifica del rispetto delle limitazioni della mobilità nella viabilità ordinaria di rispettiva competenza, delle Polizie municipali che i prefetti avranno cura di coinvolgere attraverso la predisposizione di condivisi e coordinati piani di controllo. Nel riconoscere l'importante ruolo da essi svolto e le fondamentali funzioni ausiliarie in capo alle Forze di polizia locale chiamate in questo delicatissimo momento a coadiuvare la più generale azione di ordine e sicurezza pubblica sotto il coordinamento dei prefetti, un primo passo dal Governo è stato fatto. Con il decreto-legge n. 18 del 17 marzo del 2020 sono stati stanziati 10 milioni di euro per coprire gli straordinari degli agenti di Polizia locale italiani e per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale del personale delle Polizie locali direttamente impegnate per le esigenze conseguenti ai provvedimenti di contenimento del fenomeno epidemiologico da COVID-19.

La circolare del Capo della polizia, direttore generale della pubblica sicurezza del 16 marzo 2020, per quanto concerne l'eventuale concorso delle Polizie locali, ha fatto presente che al personale appartenente alle predette sarà riconosciuta, per la tipologia di servizio oggetto di questa circolare, unicamente ed eccezionalmente, l'indennità di ordine pubblico. Detta circolare stabilisce altresì che l'indennità di ordine pubblico è incompatibile con gli altri trattamenti e le altre indennità, compresa l'indennità per servizi esterni.

Il contratto nazionale collettivo di lavoro relativo agli enti locali del 2018 ha istituito, per il personale delle Polizie locali, nuove indennità, in particolare l'indennità di servizio esterno e l'indennità di funzione, gravanti sul bilancio degli enti locali di appartenenza, soggette ad una modalità di calcolo del tutto difforme da quanto stabilito nella contrattazione relativa al comparto sicurezza delle Forze di polizia per analoghe indennità.

La collocazione della Polizia locale nel comparto dei dipendenti degli enti locali non consente di usufruire di trattamento previdenziale particolare in tema di equo indennizzo, pensione privilegiata e accertamento della causa di servizio, condizione che può rappresentare, in tale contesto di emergenza, considerati l'esposizione al contagio e i rischi connessi allo svolgimento di tali funzioni, un mancato riconoscimento e un'ingiustificata disparità di trattamento in ragione delle mansioni ulteriori e dell'impegno profuso in prima linea.

Per tali motivi, chiediamo se si intende valutare la possibilità di riconoscere, per il periodo collegato all'emergenza COVID-19, agli agenti di Polizia municipale, nella contingenza impegnati a svolgere anche operazioni di ordine pubblico, in aggiunta all'indennità di ordine pubblico, anche le indennità previste dal contratto nazionale collettivo di lavoro del 2018 agli articoli 56-quinquies (quindi, di servizio esterno) e articolo 56-sexies (di funzione), quale adeguamento economico alle mansioni e ai compiti da costoro concretamente svolti; e se si intende riconoscere ulteriori emolumenti, anche diversi da specifiche indennità di funzione, a favore degli agenti di Polizia locale effettivamente impegnati nell'attività di monitoraggio delle misure di contenimento dell'emergenza da COVID-19.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signori deputati, come ricordato dai deputati interpellanti, l'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri emanato l'8 marzo del 2020, dispone che il prefetto assicura l'esecuzione delle misure urgenti di contenimento del contagio del virus COVID-19 nell'ambito della gestione dell'attuale emergenza sanitaria, avvalendosi delle Forze di polizia, con il possibile concorso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché delle Forze armate.

Successivamente, l'articolo 4, comma 9, del decreto-legge n. 19 del 2020, nel ribadire le predette funzioni, ha previsto che i prefetti impieghino, in primo luogo, le Forze di polizia per lo svolgimento dei citati controlli e, in caso di necessità, contingenti delle Forze armate.

Come è noto, la categoria delle Forze di polizia è formata da un “numero chiuso” di soggetti, definito dall'articolo 16 della legge n. 121 del 1981, fra le quali non rientrano i Corpi e i Servizi di polizia locale. Ciò del resto è coerente anche con la diversità dei compiti affidati a questi ultimi che, come stabilisce l'articolo 5 della legge n. 65 del 1986, incontrano precise limitazioni sia sul versante delle funzioni di pubblica sicurezza che su quello della polizia giudiziaria.

In ogni caso, si evidenzia che, in un momento in cui ogni apporto è prezioso, non si è mancato di valorizzare i contributi operativi che possono essere assicurati dal personale delle Polizie locali. In tal senso, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, con specifici atti di indirizzo del 13 marzo e del 26 marzo scorso, ha raccomandato ai prefetti l'opportunità di coinvolgere anche questa categoria di operatori nell'espletamento delle verifiche sul rispetto delle restrizioni imposte dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 e del 22 marzo, relativamente all'esercizio di attività economiche riconducibili all'ambito dei controlli e funzioni di polizia amministrativa, nonché alle attività commerciali rientranti nelle specifiche competenze dei comuni.

La cornice nell'ambito della quale il personale delle Polizie locali può essere chiamato a concorrere nello svolgimento dei controlli sul rispetto delle misure di contenimento del virus è stata, poi, definita il successivo 29 marzo dalla direttiva del gabinetto del Ministro dell'interno. In essa viene ricordato come gli operatori in argomento, cui il prefetto abbia preventivamente attribuita la qualifica di agente di pubblica sicurezza, possono essere chiamati a svolgere funzioni ausiliarie di pubblica sicurezza, sulla base delle intese intercorse con i sindaci.

Su questo presupposto, la medesima direttiva ha previsto che i prefetti, nell'ambito delle previste pianificazioni, possano contemplare anche l'impiego del personale delle Polizie municipali.

Alle indicazioni sui termini, nell'ambito dei quali i prefetti possono avvalersi degli operatori in questione, hanno fatto riscontro anche precisi indirizzi circa emolumenti suscettibili di essere liquidati per lo svolgimento delle attività in argomento. In particolare, il Dipartimento della pubblica sicurezza, con circolare del 16 marzo scorso, ha precisato che al personale delle Polizie locali, impiegato per il concorso nei servizi esterni su strada, connessi all'attività di contenimento della diffusione del contagio, viene riconosciuta unicamente ed eccezionalmente l'indennità di ordine pubblico.

Va inoltre sottolineato, a conferma dell'attenzione rivolta dal Governo al ruolo svolto dal personale della Polizia locale, come siano state previste specifiche misure anche nell'ambito del decreto-legge n. 18 del 2020: mi riferisco alla disposizione che prevede per l'anno in corso che le risorse destinate al finanziamento delle prestazioni di lavoro straordinario del personale della Polizia locale dei comuni, delle province e delle città metropolitane, direttamente impegnato per le esigenze conseguenti ai provvedimenti del contenimento dell'attuale emergenza sanitaria, non sono soggette ai limiti del trattamento accessorio previsti dalla normativa vigente, fermo restando il rispetto dell'equilibrio di bilancio. Mi riferisco, inoltre, all'istituzione presso il Ministero dell'Interno per l'anno 2020 di un apposito fondo, pari a 10 milioni di euro, finalizzato a contribuire all'erogazione dei compensi per le predette maggiori prestazioni di lavoro straordinario, nonché per l'acquisto dei dispositivi di protezione individuale del personale in questione.

Colgo, quindi, l'occasione, ancora una volta, per ringraziare tutti gli operatori delle Forze dell'ordine, anche della Polizia locale, che coadiuvano queste attività di controllo, e ringrazio tutti quelli che, in prima linea, come anche il personale sanitario, stanno combattendo questa emergenza che coinvolge tutto il Paese.

PRESIDENTE. La deputata Baldino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza.

VITTORIA BALDINO (M5S). Sì, Presidente, ringrazio il sottosegretario Sibilia per i chiarimenti e il Ministero dell'Interno, il Governo per l'attenzione che dimostrano di avere nei confronti dell'azione delle Forze dell'ordine e anche della Polizia locale. Ci troviamo in un momento in cui è doveroso essere riconoscenti rispetto a tutti coloro che, in queste settimane in cui il Paese è fermo, invece continuano a lavorare per garantire il rispetto delle misure messe in campo dal Governo, delle misure di contenimento, che sono l'unico antidoto che abbiamo per sconfiggere il virus e per ritornare alla normalità. E, tra questi, appunto, come giustamente ha ricordato il sottosegretario Sibilia, si annoverano anche i nostri Corpi di Polizia locale, che concorrono all'attività di monitoraggio rispetto alla corretta esecuzione, al rispetto di queste misure di contenimento.

Quindi, io voglio cogliere anche questa occasione, e mi unisco ai ringraziamenti del sottosegretario Sibilia, per ringraziare tutte le Forze di polizia e le Forze dell'ordine, che in questo momento sono chiamate non soltanto a lavorare per monitorare il rispetto delle misure di contenimento, ma anche a svolgere l'ordinario. Perché mentre da una parte il Paese è fermo, quindi sono ferme le attività produttive, sono ferme molte attività commerciali, sono fermi i servizi educativi, sono ferme le attività professionali, però purtroppo, e le cronache ce lo raccontano, la criminalità non si ferma; a Foggia continuano ad esplodere delle bombe, e altri atti criminali ci vengono raccontati purtroppo dalle cronache, e le Forze di polizia e le Forze dell'ordine sono chiamate, ancora oggi, al controllo del territorio e all'attività di repressione dei crimini.

Quindi, all'esercito dei camici bianchi, come è stato giustamente ricordato, che sono in prima linea per combattere la battaglia contro il virus e vanno ringraziati, accanto ad essi vanno annoverati anche tutti gli operatori delle Forze di polizia, perché consentono di non vanificare gli sforzi compiuti dai nostri medici, da tutto il personale sanitario in questi giorni. Quindi, se a questi si aggiungono le Forze di polizia locale, anch'esse che continuano a svolgere l'ordinario nonostante questo lavoro straordinario a cui siamo chiamati, rinnoviamo il nostro invito al Governo perché dimostri sempre maggiore attenzione rispetto all'attività delle Forze, degli uomini e delle donne della Polizia locale, come peraltro ha fatto con il primo decreto-legge “cura Italia” attraverso il riconoscimento di 10 milioni di euro per la dotazione dei dispositivi di protezione individuale e per il riconoscimento delle prestazioni di lavoro straordinarie.

Io testimonio, in questa sede, come ha fatto la mia collega in illustrazione, anche un'attenzione della I Commissione rispetto ad una migliore organizzazione e una migliore definizione degli ambiti di intervento della Polizia locale, perché ci sono delle proposte di legge trasversali, presentate da tutte le forze politiche, incardinate in I Commissione in questo momento, in fase istruttoria. Il lavoro delle Forze dell'ordine e delle Forze di polizia è costante e silente, e noi, come istituzioni, abbiamo il dovere di rendergliene merito e riconoscerli e ringraziarli.

(Chiarimenti in merito alla riprogrammazione dei fondi europei e di coesione, alla luce delle recenti decisioni assunte in ambito economico dalle istituzioni europee - n. 2-00686)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bartolozzi ed altri n. 2-00686 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Bartolozzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, la illustro. Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, parliamo delle risorse per fronteggiare l'emergenza COVID-19 e della riprogrammazione dei fondi europei; però, prima di entrare nel merito dell'interpellanza, sento il dovere di fugare ogni dubbio al fine di evitare facili strumentalizzazioni. Dopo questa pandemia, questa crisi che involge l'intero territorio nazionale, nulla sarà come prima; e la pandemia non è solo emergenza sanitaria, ma è, e diverrà probabilmente ancor più e ancora in maniera più forte, una crisi economica e una crisi sociale. Quindi, il mio intento non è far guerra; non sono le regioni del Sud che si oppongono, ancora una volta, alle pretese e alle giuste rivendicazioni delle regioni del Nord; non è una guerra, direi, tra poveri: è una giusta, l'ennesima rivendicazione di diritti che spettano ai cittadini del Mezzogiorno, perché non dobbiamo dimenticarlo, anzi è utile ricordarlo da subito, i fondi europei e i fondi di coesione dovrebbero essere fondi addizionali, e non fondi sostitutivi rispetto all'intervento statale, e questo perché, nella logica dei fondi europei, era fatto per superare quel divario ancora troppo grave che c'è tra le zone del Sud del Paese dell'Italia e le zone del Nord. Quindi, nessuna guerra, ma giusta rivendicazione.

E, allora, un Governo che è politicamente all'altezza del gravoso compito che gli è assegnato doveva - lo dico subito con molta chiarezza - usare altri strumenti che quello di rastrellare qui e lì e far semplicemente cassa: doveva, per esempio, una volta che l'Europa ci ha chiesto scusa e ha aperto le braccia e ha consentito l'utilizzo dei fondi senza i limiti, doveva spingere, usare il finanziamento in deficit sino a 100 miliardi, e non fare cassa facile nei territori che più risentono della crisi. Dico far cassa facile perché, ricordo a me stessa, il decreto-legge n. 18 del 2020, articolo 111, per esempio, per la Sicilia non prevede la moratoria dei mutui, una misura che, il sottosegretario Baretta sa perfettamente, costa a noi quasi 450 milioni: sono 180 in capitale e 260 di interessi. Quindi, è evidente… Guardi, sottosegretario, uso le parole di un noto economista, un bravissimo economista, il professore Viesti, di questa mattina, che in un articolo di stampa scrive, commentando quello che state facendo sulla riprogrammazione dei fondi: prestito sì, furto no.

E allora, se questo è il senso dell'interpellanza, ne vado al contenuto. La Commissione europea ha elaborato una serie di iniziative per contrastare gli effetti del COVID-19, ed oltre ad allargare le maglie sugli aiuti di Stato ha proposto la rimodulazione dei fondi dell'Unione europea. A queste misure si aggiungono quelle intraprese dalla Banca europea degli investimenti, con il programma di acquisto titoli per far fronte all'emergenza pandemia. Diversi programmi operativi, regionali e nazionali, prevedono peraltro la possibilità di utilizzare le risorse europee per sostenere le imprese in difficoltà, con strumenti di garanzia per garantire liquidità e con il finanziamento degli ammortizzatori sociali come era accaduto dopo la crisi del 2011. In particolare, al fine di indirizzare rapidamente 37 miliardi di euro di investimenti pubblici europei verso gli interventi necessari ad affrontare le conseguenze della crisi del Coronavirus, la Commissione ha proposto, trovando l'ampia condivisione del Parlamento europeo, di rinunciare quest'anno all'obbligo di chiedere il rimborso dei pre-finanziamenti che non sono stati spesi a titolo del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo, del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e del Fondo di coesione fino alla chiusura del programma. Bene, fin qui è bene.

Ne discende che gli Stati membri sono tenuti a utilizzare gli importi non recuperati nel 2020 per accelerare gli investimenti relativi all'epidemia di COVID-19 e, in considerazione dei tassi medi di cofinanziamento in tutti gli Stati membri, questi 8 miliardi di euro potranno sbloccare circa 29 miliardi di finanziamenti strutturali in tutta l'Unione europea e consentirne l'uso. La lettera dei commissari europei al nostro Governo, del 18 marzo scorso, ha confermato questa opportunità in favore di sanità, lavoro e sostegno alle imprese dei settori più colpiti, a partire dal turismo. Il primo miliardo di euro potrà derivare dalla decisione della Commissione di lasciare a disposizione degli Stati membri maggiore liquidità attraverso una maggiore flessibilità del meccanismo del prefinanziamento. Nel frattempo si sta aprendo la più consistente partita delle risorse non ancora impegnate della programmazione 2014-2020, ovvero quasi 25 miliardi. Ma, sottosegretario, il punto cruciale di questa riforma dei fondi strutturali europei indotta dalla crisi pandemica è che le risorse sono assegnate in prevalenza alle regioni del Mezzogiorno, com'è nella logica e nelle finalità delle politiche di coesione, mentre in questo momento l'emergenza sanitaria e quella socio-economica dispiegano i propri drammatici effetti su un gran parte del territorio nazionale. Le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale, le risorse del Fondo sociale europeo ed i fondi destinati all'agricoltura ed alla pesca, oltre che quelli dei programmi complementari e del Fondo sviluppo e coesione, pure in questa tremenda congiuntura sanitaria, sociale ed economica debbono - sottosegretario, ripeto: debbono - mantenere la loro allocazione regionale e la funzione addizionale rispetto a misure straordinarie che lo Stato è chiamato a finanziare con la fiscalità generale, spingendo, come dicevo prima, auspicabilmente, il finanziamento in deficit sino a 100 miliardi di euro.

La riprogrammazione dei fondi europei di coesione deve contrastare gli effetti economici della pandemia e, nel contempo, assicurare l'addizionalità e in nessun modo sostituire l'intervento che va assicurato dallo Stato su tutto il territorio nazionale. Se appare impensabile che tali risorse possono finanziare iniziative al di fuori dei territori ai quali sono stati assegnati, non lo è meno - su questo però chiediamo chiarezza da parte del Governo - che la riprogrammazione dei fondi europei e di coesione non potrà essere utilizzata per finanziarie nei territori meridionali gli interventi di contrasto agli effetti economici della pandemia, ai quali potranno soltanto aggiungersi per rafforzare la spinta nelle aree economicamente e socialmente più deboli. Si tratta di regioni già attraversate da una immigrazione di ritorno di decine di migliaia di operai e studenti che, come ricordava nell'allarme lanciato dai giovani industriali, imprenditori siciliani di Confindustria, erano in recessione già prima dell'irrompere del COVID-19 e che vivranno, al termine della pandemia, mesi se non anni durissimi prima di ricominciare e di avere la ripresa. È indubitabile che gli effetti della crisi economica del Sud ha ed avrà effetti più pervasivi e durevoli proprio per l'intrinseca debolezza del tessuto socio-economico meridionale, sicché occorrerà adottare non solo misure per la ripresa di sostegno alle imprese ma soprattutto iniziative di sostegno ai consumi e di assistenza alimentare. Se questa è la premessa, sottosegretario, che lei sicuramente avrà letto perché è nel testo dell'interpellanza, devo ancora aggiungere che siamo perfettamente a conoscenza dei passi in avanti che il Governo in sede di Conferenza Stato-regioni e province autonome sta facendo con le singole regioni, e siamo a conoscenza del contenuto della lettera che il Ministro Provenzano ha inviato al presidente della Conferenza, al presidente Bonaccini. Di questa lettera spero che lei oggi non faccia quel copia e incolla che, ahimè, tristemente, molte volte si vede negli uffici giudiziari e che, dal punto di vista anche deontologico, viene censurato; quindi mi auguro che lei nella sua risposta oggi non mi dia e non mi faccia l'excursus di quello che io so già e che è contenuto nella lettera del 30 ultimo scorso; spero che ci siano delle novità aggiuntive. Laddove ciò fosse, laddove la sua risposta sarà quella che è trasfusa nel contenuto nella lettera del 30, mi limiterò a evidenziarle in fase di replica quelle che ritengo che siano proposte non accettabili per i cittadini del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il quadro di riferimento aggiornato al 31 dicembre 2019 è il seguente: gli importi complessivamente programmati, somma di fondi strutturali e cofinanziamento nazionale con esclusione dei programmi della cooperazione europea, ammontano a 53,2 miliardi di euro, con impegni complessivi pari a 31 miliardi di euro (58 per cento del totale programmato), pagamenti complessivi pari a 16,6 miliardi di euro (31 per cento del totale programmato) e certificazioni di spesa inviate al bilancio Ue pari a 15,2 miliardi di euro (28,5 per cento del totale programmato). L'allocazione delle attuali dotazioni finanziarie per quanto riguarda la destinazione regionale dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali è e resterà conforme ai criteri vigenti di riparto territoriale delle risorse per coesione, come peraltro già chiarito dal Ministro Provenzano. Per questi programmi, nell'ambito di un accordo da concludere fra Governo e regioni, il Governo intende promuovere la destinazione a interventi legati all'emergenza Coronavirus di una quota indicativamente pari al 20 per cento della dotazione complessiva, da impiegare nelle aree territoriali di riferimento. Tale accordo dovrà consentire comunque di salvaguardare la prosecuzione della realizzazione delle attività già in corso. La copertura con altra fonte finanziaria degli investimenti originariamente previsti, che anche a causa della crisi possono andare incontro a tempi di attuazione più lunghi, sarebbe comunque garantita con le risorse nazionali del Fondo per lo sviluppo e la coesione, e dei programmi operativi complementari secondo l'allocazione territoriale originariamente prevista.

Per quanto concerne l'aggiuntività delle risorse per la coesione, si conferma l'obiettivo del Governo di garantirne il rispetto nel contesto della riprogrammazione per la crisi Coronavirus anche attraverso l'eventuale incremento delle risorse FSC del nuovo ciclo di programmazione 2021-2027, da prevedersi nel prossimo Documento di economia e finanza e nell'ambito della Legge di bilancio 2021.

PRESIDENTE. La deputata Bartolozzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Grazie al sottosegretario Baretta, che conosco; lei sa la stima che nutro nei suoi confronti. Devo dire che posso ritenermi parzialmente soddisfatta perché abbiamo respinto al mittente quelle che erano state le aperture che avevo sentito stamattina fatte dalla Commissione europea. Il sottosegretario Baretta per ben tre volte ha detto che saranno rispettate le risorse e saranno finalizzate ai territori dai quali si prendono; questa per me è già un'ottima garanzia. Dicevo, quindi, che respingo al mittente, perché è la prima risposta certa che diamo alla proposta della Commissione europea di togliere anche il vincolo di territorialità. Stamattina sentivo - anzi lo avevo appreso ieri, ma stamattina lo leggevo sui giornali - della proposta fatta dalla Commissione e in qualche modo recepita dal Premier Conte, via Facebook ieri con un post e stamattina riportata su tutte le testate giornalistiche, secondo la quale si sarebbe eliminato il vincolo di destinazione territoriale. Quindi sono molto contenta che il sottosegretario Baretta per ben tre volte ci abbia confermato che invece il vincolo di destinazione territoriale sarà rispettato. Questa è la parte positiva. Però non posso non chiedere e non avere alcune perplessità aggiuntive che rimangono un po' appese tra le righe, perché lei mi dice che verrà fatto - questo era già scritto dal Ministro nella lettera che citavo prima al presidente Bonaccini - verrà fatto un taglio lineare su tutte le regioni nella misura del 20 per cento. Io non sono un economista ma, insomma, studio e mi piace studiare: un taglio lineare fatto in maniera orizzontale su tutte le regioni non è una cosa equa, perché è evidente che, per esempio, il Fondo di sviluppo e coesione sul Mezzogiorno pesa nella misura dell'80 per cento e sul centro e nord del 20 per cento, quindi un taglio fatto in maniera lineare per tutti sarà più forte per le regioni del sud, per esempio per la Sicilia, rispetto alle altre regioni.

Quindi, il profilo del taglio lineare del 20 per cento mi convince poco. Mi può convincere nella misura in cui, e questo spero poi sarà apprezzato nella contrattazione tra lo Stato e le singole regioni, il fatto che lei dice che comunque il taglio, per quello che mi pare di avere compreso, che verrà fatto, le risorse che ne seguiranno saranno comunque destinate proprio nelle regioni e nella misura corrispondente - credo di aver compreso - dalle quali si sono attinte, e questo mi potrebbe in qualche modo lasciare un po' più tranquilla. Un'altra perplessità, sottosegretario, che spero in fase di contrattazione sempre Stato-regioni sarà chiarita, è che nella misura in cui si dice “facciamo cassa e prendiamo” avrei auspicato e mi sarei aspettata che poi mi si dicesse “se prendo, io ti do”, perché sempre nella lettera il Ministro dice: laddove le risorse saranno di un certo tipo, il Governo si impegna a una sorta di compensazione sulla riprogrammazione 2021-2027.

Allora, le cose non funzionano in questo modo: se tu prendi e fai cassa oggi, nello stesso accordo che fai mi devi dire che mi prendi oggi tot e mi ridai, quindi voglio sapere come, dove e quando, quelle stesse risorse che mi ha preso e me le impegni subito, quindi con la certezza, non con un condizionale: io ti prendo e forse ti do. Mi aspetto che nella lettera nella quale sono espressi i punti che porteranno alla modulazione dell'accordo Stato-regioni si usi non il condizionale, ma il tempo presente: io ti prendo, e quindi ti do.

L'ultima incertezza che avevo, ma che, ripeto, dalle parole del sottosegretario mi pare essere stata del tutto fugata, ma da questo punto di vista, ecco, chiederei per il suo tramite, Presidente, e per il tramite del sottosegretario Baretta, una presa di posizione ferma da parte del Premier Conte su quello che dicevo prima. La Commissione europea dice “togliamo il vincolo di destinazione territoriale”, il Governo dica: “no”. Il Governo dica di no perché le risorse europee, i fondi europei, i fondi di coesione devono essere addizionali, e quindi devono rispettare il principio di assegnazione territoriale. Mi aspetto che ci sia questa smentita, perché c'è un post su Facebook del Premier Conte in direzione assolutamente opposta. Quindi apprezzo le parole del sottosegretario Baretta, ma mi aspetto che il Premier Conte faccia altrettanto chiarezza su un punto che definisco e ritengo nodale nella conduzione dei rapporti e nella contrattazione Stato-regioni.

(Misure di sostegno economico a favore delle imprese in relazione all'emergenza COVID-19 - n. 2-00701)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mazzetti e Gelmini n. 2-00701 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Mazzetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente, illustrerò la mia interpellanza. Grazie anche al sottosegretario Baretta per la sua presenza. L'emergenza Coronavirus, come è apparso sulla stampa nazionale, porta alle aziende nuovi rischi industriali, come quello di dover chiudere l'intero stabilimento o alcuni reparti di esso, perdendo la commessa a vantaggio di aziende concorrenti. La conseguenza potrebbe essere drammatica: vedersi soffiare quel cliente per sempre, mettere in forte crisi chi è costretto a sospendere l'attività a causa del Coronavirus. E dunque rischiamo di perdere un pezzo della nostra filiera produttiva italiana e la filiera della moda che si viene a bloccare completamente.

Penso alla mia città, Prato, fra i più importanti distretti tessili d'Europa, monocultura, tant'è che ad oggi il 90 per cento delle imprese locali sono chiuse in seguito ad ordinanza del DPCM che rischia di mettere seriamente in ginocchio l'intero sistema imprenditoriale, anche in maniera irreversibile. Questo è solo un esempio, ma su tutto il territorio nazionale potremmo farne innumerevoli.

Come dichiarato più volte da Confindustria Imprese, l'Italia è il primo produttore di moda del lusso al mondo ed è il primo produttore di moda in Europa, ed in questo scenario l'eccellenza artigiana ne è protagonista, che tuttavia sta soffocando a causa della chiusura dei mercati. Si può affermare, con tutto il diritto, che tale settore è sicuramente tra i maggiori danneggiati dall'emergenza dell'epidemia COVID-19. Per resistere a tutto ciò, salvaguardando il fulcro portante del made in Italy in termini di prodotto e maestranze, è fondamentale evitare il default delle aziende. Confindustria Moda è una federazione che rappresenta in Italia oltre 65 mila aziende del tessile, pelle, pelletteria, abbigliamento, calzature e dei settori collegati, un'industria questa da oltre 90 miliardi di fatturato e che dà lavoro direttamente a più di 620 mila persone e da molti anni è trainata dall'export, che nel 2019 è cresciuto del 6,2 per cento, ossia pari a 71,5 miliardi.

Da un mese ormai arrivano le disdette di ordini dall'estero verso le aziende italiane e la maggior parte delle imprese della filiera sono piccole e medie; possono quindi reggere con le loro forze un paio di mesi, poi diventerà necessario, per farle sopravvivere, un intervento pubblico urgente. Un settore, quello tessile, in profonda crisi, secondo in Italia, con 66 mila imprese e ricavi per 95 miliardi. Nel giro di pochi mesi dall'esplodere della pandemia COVID-19, che sembra una discesa vorticosa negli inferi, si teme il collasso, come registrato dai dati diramati da Camera nazionale della moda italiana. Il presidente di Confindustria Moda e Pitti Immagine, Claudio Marenzi, in una sua intervista sulla stampa nazionale dichiara apertamente: questo ramo dell'industria italiana, il secondo per produttività, va detto, si trova in un momento storico di profonda crisi che non si registrava da dieci anni. Marenzi, inoltre, parla di una lunga filiera dislocata in tutto il territorio nazionale in grave pericolo nel caso in cui non si riescano a mettere in campo misure idonee e tempestive in grado di arginare la crisi. Inevitabile l'annullamento di Pitti nel prossimo giugno a Firenze, già posticipata Milano Unica. In questo periodo dell'anno dovevano essere elaborate le collezioni primavera-estate 2021 e, non potendo lavorare, queste sono bloccate. Questo significa che la moda rivedrà i suoi risultati dopo il 2021. Un'altra tegola è caduta inesorabilmente sulla produttività italiana quale il blocco dell'importazione cinese causato da una cessata, seppur temporanea, chiusura delle attività produttive in atto nel “Regno di mezzo”.

Detto tutto ciò, cosa che è molto chiara a tutti noi, a tutti voi, all'intera nazione e anche a tutta l'Europa, chiedo se il Governo non ritenga opportuno il blocco dei pagamenti di tutte le scadenze nei confronti della pubblica amministrazione fino ai due mesi successivi alla dichiarazione ufficiale della fine dello stato di emergenza e la possibilità di rateizzare tali scadenze nei due anni successivi; se il Governo non creda utile la sospensione totale del pagamento delle rate per i mutui e finanziamenti per almeno dodici mesi sempre successivi alla dichiarazione ufficiale della fine dello stato di emergenza, con piani di rientro estensibili di almeno 24 mesi, senza comportare alcuna penalizzazione sugli indici di valutazione aziendali da parte del sistema creditizio; se il Governo ravvisi l'utilità di attivare nuove misure per fornire liquidità nei confronti di tutte le imprese, che siano esse in attività, sospensione volontaria o sospese tassativamente in seguito ai DPCM, per rispondere ad ogni tipo di esigenza, tipo il pagamento di dipendenti, il pagamento di materie prime, pagamento subforniture, pagamento di scadenze - i pagamenti sono enormi, sono tantissimi, chiunque abbia un'azienda sa quanti sono questi - con modalità semplificate e accelerate, con tassi agevolati, con piani di rientro a lungo termine. In pratica, Presidente e sottosegretario, si chiede al Governo un programma straordinario per fornire immediatamente, adesso, liquidità alle imprese, con controgaranzia dello Stato tramite la Cassa depositi e prestiti, per sostenere i pagamenti delle forniture direttamente necessarie legate al prodotto e alla produzione, comprese riparazioni e manutenzioni dei macchinari stessi necessari per la lavorazione.

Inoltre, aggiungo, e termino la mia illustrazione, il grande prezzo che il settore tessile-abbigliamento in questo momento sta pagando per questa totale chiusura, perché le città, le aree e i territori dove c'è quasi esclusivamente questo settore vi posso garantire che sono completamente chiuse e nessuno può lavorare in prima persona, ma anche tutto quello che è l'indotto. Pertanto, credo che sia opportuno prevedere per tali aziende di considerare queste fra le prime aziende a riaprire in modo graduale, con tutte le precauzioni del caso. E vi posso garantire che gli imprenditori sanno benissimo che la salute viene prima di tutto, che la salute per i propri dipendenti e i propri operai è fondamentale e sono certa che loro saranno i primi a prendere le misure congrue per far lavorare in sicurezza queste persone, per cui se non ci sarà un intervento forte e immediato il rischio è che molte piccole e medie imprese del settore spariscano per sempre. Noi non vogliamo questo, credo che anche il Governo non voglia questo. Forza Italia, fin da subito, si è fatta partecipe e concreta a una forte collaborazione con il Governo. Siamo ancora intenzionati a questo, vogliamo partecipare in modo concreto alla vita del Governo proprio per rispondere a queste emergenze. Le imprese stanno urlando la disperazione. La realtà cittadina e nazionale è questa e spero che il Governo ne prenda atto.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Economa e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.

PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Il “decreto cura Italia”, attualmente in fase di conversione, già reca, come è noto, una lunga serie di iniziative intese a salvaguardare le attività produttive, i posti di lavoro e il sostegno delle famiglie, ma gli interventi del Governo in materia sono tutt'altro che conclusi. Sono allo studio e in fase di definizione, infatti, ulteriori misure volte a dare una risposta ancora più forte e decisa alla situazione economica di emergenza.

Ciò premesso, entrando più specificatamente nei quesiti formulati si evidenzia che, ad oggi, solo per ricordare alcuni dati salienti in materia tributaria e contributiva, il Governo ha introdotto una serie di norme che prevedono uno stanziamento complessivo di 2,4 miliardi di euro, con l'effetto di sospendere tributi e contributi per complessivi 10,7 miliardi di euro. Viene stabilito il differimento delle scadenze e la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi per tutte le imprese di piccola dimensione e senza limiti di fatturato per le imprese operanti nei settori più colpiti, della riscossione e invio delle cartelle esattoriali, degli atti di accertamento e dei pagamenti dovuti per i diversi provvedimenti di sanatoria fiscale.

Tali iniziative di natura fiscale e contributiva vanno comunque ad aggiungersi a un cospicuo elenco di misure che sono state messe in campo, interessando un volume complessivo di prestiti per circa 350 miliardi, al fine di fornire agli operatori economici - imprese, partite IVA, liberi professionisti, cooperative e Terzo settore - un sostegno immediato alla liquidità. In una fase di contrazione economica come quella attuale, è vitale fare ogni sforzo per evitare che gli effetti sull'economia reale si trasferiscano al settore del credito. Il Governo è consapevole che tanto le famiglie quanto le imprese possono andare incontro a un consistente assottigliamento delle proprie entrate e ciò può compromettere la loro capacità di far fronte a impegni finanziari pregressi, con ulteriori difficoltà di accesso al credito.

Con la moratoria straordinaria dei finanziamenti all'articolo 56 si vuole evitare che un calo della domanda abbia effetti permanenti sull'attività delle imprese e abbia conseguenze finanziarie serie. Le microimprese e le piccole e medie imprese italiane, costituite in qualsiasi forma -definite in linea con le comunicazioni della Commissione europea e, quindi, anche chi svolge un'attività economica in modo autonomo, quindi chiunque svolge attività economica e ha una partita IVA - che alla data di entrata in vigore del decreto abbiano ottenuto mutui, prestiti o linee di credito da banche o altri intermediari finanziari, possono beneficiare della moratoria facendone richiesta alla banca o ad altro intermediario finanziario creditore.

Per agevolare il meccanismo di accesso alle garanzie si è deciso di far leva sul Fondo centrale piccole e medie imprese, che quotidianamente si interfaccia col sistema bancario tramite piattaforma telematica e ha tempi di risposta veloci. L'importo complessivo dei prestiti che beneficeranno della moratoria è stimato in circa 220 miliardi di euro.

Il Fondo centrale PMI, che oggi garantisce finanziamenti di imprese micro, piccole e medie per 40 miliardi, costituisce la seconda importante misura di sostegno alla liquidità. Grazie alla garanzia dello Stato, concessa a titolo gratuito, si riducono i rischi, si rendono bancabili i soggetti più deboli, si abbatte il costo del finanziamento. La garanzia pubblica, in pratica, sostituisce le costose garanzie normalmente richieste per ottenere un finanziamento per le microimprese, le cosiddette partite IVA e le PMI.

Una terza misura è l'incentivo alla cessione dei crediti deteriorati (NPL) mediante conversione delle attività fiscali differite, le DTA, in crediti di imposta per imprese finanziarie e industriali. Incentivando le imprese bancarie e industriali a cedere i loro crediti incagliati o deteriorati mediante la conversione delle loro attività fiscali differite in crediti di imposta si liberano nuove risorse liquide per le imprese e si consente alle banche di dare nuovo credito, consentendo nuova finanza bancaria per le imprese fino a 10 miliardi.

Inoltre, si introduce un meccanismo di controgaranzia per le banche, offerto da Cassa depositi e prestiti, con cui consentire l'espansione del credito anche alle imprese medio-grandi incise dalla crisi e che non beneficiano del Fondo delle piccole e medie imprese. La garanzia dello Stato è rilasciata in favore di Cassa depositi e prestiti fino a un massimo dell'80 per cento dell'esposizione assunta, è a prima domanda, orientata a parametri di mercato, esplicita, incondizionata e irrevocabile e conforme con la normativa di riferimento dell'Unione europea. Una dotazione di 500 milioni, con un moltiplicatore di 20, si traduce in una stima di nuova finanza fino a 10 miliardi.

Inoltre, è importante citare il Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa, il cosiddetto Fondo Gasparrini, che permette ai titolari di un mutuo contratto per l'acquisto della prima casa, che si trovino in una delle situazioni di temporanea difficoltà previste dalla normativa, di beneficiare della sospensione del pagamento delle rate fino a 18 mesi. Ad esso possono accedere anche i lavoratori autonomi e i professionisti che abbiano subito un calo del proprio fatturato superiore al 33 per cento del fatturato dell'ultimo trimestre 2019.

Il Ministero dell'Economia e delle finanze, con il supporto della Banca d'Italia, continuerà a monitorare attentamente l'evoluzione del credito all'economia ed è pronto, come sopra precisato, a intervenire ancora e incisivamente per assicurare la necessaria liquidità alle imprese per far fronte alle pesanti difficoltà intervenute. In particolare, come comunicato ieri dal Ministro Gualtieri, il Governo sta ultimando il lavoro per rafforzare le misure descritte con una nuova misura per quanto riguarda le imprese, che consentirà di erogare ulteriori garanzie per complessivi 200 miliardi. Tutto ciò in quanto il nuovo Temporary Framework della Commissione europea, che ha modificato le norme precedenti sugli aiuti di Stato, determinerà degli spazi ulteriori che potrebbero essere utilizzati per consentire il rilascio di garanzie in misura prossima all'intera somma finanziata, per importi anche molto significativi, a tutte le imprese italiane.

PRESIDENTE. La deputata Erica Mazzetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza. Prego.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente, e grazie al sottosegretario, anche se devo malamente dire che mi dispiace, ma non sono soddisfatta in modo completo. Le misure che fino a oggi ha promesso il Governo le conosciamo tutti. Non sono sufficienti, non sono sufficienti soprattutto per le aziende, per le aziende del settore su cui oggi sono intervenuta, il settore tessile, il settore moda, che è fra i più colpiti da questa grave crisi. Sicuramente le misure ci sono ma, come ripeto, non sono sufficienti. Le aziende gridano che hanno bisogno immediatamente di liquidità, però, ad oggi, non c'è questa liquidità né c'è una prospettiva per il futuro. Ci sono aziende che hanno fermi materiali pronti alla consegna che non sanno se potranno giustamente consegnare, perché le aziende a oggi non sappiamo quando potranno riaprire.

Ieri sera, in una diretta, il Presidente Conte ha detto che almeno fino al 14 non si riparte. Questo “almeno” un po' ci preoccupa, perché vuol dire che - speriamo di no - i tempi andranno oltre. Per cui è un dramma per le piccole, medie e grandi imprese, perché poi è una catena continua, che non finisce al grande mondo della moda, ma che arriva fino al piccolo, al piccolo che è anche il cosiddetto terzista, cioè quello che lavora per conto terzi per aziende più grandi, che già da qualche giorno si vede tornare indietro dei pagamenti da parte di aziende più grosse per le quali ha fatto un lavoro a monte, magari a gennaio o a febbraio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 16,10)

ERICA MAZZETTI (FI). Ora inizia anche una specie di - mi passi il termine - “speculazione” sui piccoli, con la “scusa” che non hanno i pagamenti e di conseguenza non si pagano nemmeno i piccoli terziari; questi ultimi non sono protetti da nessuno. Sul campo della moda, però, bisogna fare molto di più perché, come ho detto prima, è il motore trainante in Italia; siamo la capitale del lusso nel mondo, abbiamo innumerevoli fiere che nell'immediato saranno sospese. Questo vuol dire anche un decremento non solo di questo settore, ma penso al settore del turismo; penso alla città di Firenze, che viveva, anche lei, quasi esclusivamente di turismo; non essendoci più le fiere, in particolare la Fiera simbolo, che è Pitti, si avrà un crollo ancora ulteriore già di un settore che vive una situazione drammatica; penso a Milano, con tutte le fiere legate alla moda. Insomma, è un settore che va subito, immediatamente, reso potente in questo senso.

Allora, è notizia di poco tempo fa che fra domani e domani l'altro ci dovrebbe essere un prossimo Consiglio dei ministri; tutto il centrodestra, Forza Italia, è partecipe e ha da sempre dato un forte contributo, ha fatto delle proposte concrete, perché abbiamo una squadra professionale e competente, anche in certe materie, venendo molti di noi dal mondo lavorativo, in primis il nostro presidente Berlusconi, che è uno degli imprenditori più importante a livello mondiale ormai da decenni. Allora, io chiedo veramente che ogni qualvolta voi facciate un Consiglio dei ministri, prima di uscire abbiate l'umiltà di confrontarvi con le opposizioni, con tutti i partiti, ma non a mo' di facciata, come se noi fossimo delle comparse, bensì come attori principali.

Il momento è drammatico, lo sappiamo tutti; non è facile per nessuno, in primis per il Presidente del Consiglio, per il Governo e per tutti immaginare questa drammaticità, prima sanitaria e poi economica che si allungherà, credo, per molti mesi se non anni. Io chiedo veramente una collaborazione forte. In questo momento bisogna mettere da parte i personalismi politici, da parte di tutti noi; noi siamo stati i primi a farlo. Lo ribadisco, occorre mettere da parte i personalismi politici perché questa nazione, che a livello di impresa, di manifatturiero, è all'apice del mondo - siamo forse fra i più bravi a fare certe cose - si possa risollevare. Per questo, chiedo veramente al sottosegretario che si faccia portavoce nei confronti del Ministro e del Governo affinché ci sia una collaborazione costruttiva, attiva, che possa risollevare le aziende sul nostro territorio e far tornare l'Italia grande.

(Iniziative volte a potenziare il personale impiegato nei controlli in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, con particolare riferimento all'attuale fase di emergenza e al successivo riavvio delle attività - n. 2-00688)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente De Maria ed altri n. 2-00688 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Serse Soverini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SERSE SOVERINI (PD). Presidente, illustro e lascio la replica all'onorevole De Maria. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, è di poco fa un'agenzia del nostro Presidente del Consiglio Conte nella quale dichiara che si sta già lavorando alla fase due, che ha un principio di base, cioè quello di iniziare a immaginare come possiamo convivere con il virus, nei prossimi mesi. Questa è un'agenzia importante perché spiega, appunto, che dovremo ritornare verso la normalità, attraverso un percorso di convivenza, di gestione del pericolo del virus e dei pericoli che questo comporta; è chiaro che quando si parla di fase 2 immediatamente si pensa a una fase dove principalmente si possano riaprire le attività lavorative delle aziende, dei servizi, insomma tutta quella che è l'economia produttiva.

Oggi il mio intervento è proprio in merito a questo percorso di riapertura che noi dobbiamo immaginare e pianificare, come appunto è stato detto dal Presidente Conte. Veniamo da un percorso di provvedimenti, dal protocollo del 14 marzo nel quale abbiamo definito quali sono i livelli adeguati di sicurezza, che era un protocollo iniziale in una fase diversa ma poi siamo stati costretti a limitare tantissimo le attività produttive; molte sono state chiuse, sono state definite le attività essenziali e abbiamo dovuto anche rivedere i codici che erano alla base dei criteri con i quali abbiamo selezionato le attività essenziali da quelle non essenziali. Il tema era quello di garantire un principio assoluto, cioè la difesa della salute dei lavoratori, aumentando il distanziamento tra le persone, limitando le occasioni di contagio e tutto questo si è reso necessario.

Ora, però, dobbiamo iniziare a immaginare, già da adesso, come possiamo riattivare le nostre attività produttive, quindi noi chiediamo al Governo di prendere in considerazione una nostra proposta, che è una proposta articolata, che è una proposta parlamentare e che ha un'esperienza concreta alle spalle, cioè quella della istituzione di un tavolo provinciale, che a nostro parere dovrebbe essere replicato su base nazionale, in tutte le province, che possa fare da riferimento per tutte le aziende che dovranno affrontare la cosiddetta fase 2 e possa essere da riferimento per permettere alle aziende di mettersi in sicurezza. Se noi andiamo nel concreto, nel dettaglio, dobbiamo immaginare quale può essere il percorso di un'impresa per riaprire. Anche quando noi diremo che, da un certo momento, la fase 2 è iniziata, l'impresa affronterà una fase di incertezza complessa: come far rientrare i dipendenti, come mettere in sicurezza i dipendenti, come essere sicuri di non incorrere in problemi, di non creare problemi per i dipendenti. Ricordo anche che in Italia, con una media di 3,5 addetti per azienda, moltissimi imprenditori lavorano anche a contatto con i dipendenti, quindi il tema della sicurezza riguarda i dipendenti e gli imprenditori stessi. Ebbene, noi dobbiamo far sì che gli imprenditori possano perlomeno limitare l'incertezza, la famosa convivenza con il virus, adottando quelli che sono i criteri del protocollo del 14 marzo in un allegato al proprio piano di sicurezza. In altre parole, un'azienda costituisce un allegato di sicurezza, facendo sue tutte le normative, lo fa con il responsabile per la sicurezza e con i dipendenti e lo invia a un tavolo provinciale dove sono presenti le parti sociali, le associazioni di categoria e i sindacati, e dove noi chiediamo che siano presenti anche l'ispettorato per il lavoro e anche le istituzioni sanitarie, in modo tale che da lì, attraverso un protocollo, si possa dare il via all'azienda per muoversi in sicurezza. Il problema è che noi dobbiamo garantire agli imprenditori e ai dipendenti che tutto quello che era possibile fare in un'azienda è stato fatto, e questa è l'unica formula che noi abbiamo di convivenza con il virus; dobbiamo mettere in sicurezza le aziende attraverso questo percorso.

Questo tavolo provinciale avrà la funzione di agevolare le imprese nell'apertura e anche, poi, di adottare specifiche misure per le imprese che possono aprire, per le imprese che non possono aprire o per le imprese che sono aperte adesso ma che non hanno ancora sviluppato un piano di sicurezza. Quindi, abbiamo diversi campi e avremo delle imprese che, purtroppo, non saranno in grado nell'immediato, per un tipo di attività o per una diversa gestione degli spazi, di poter garantire le norme di sicurezza.

Quindi, ci sarà uno scaglionamento, ci sarà un percorso graduale: avremmo delle imprese che potranno aprire prima e imprese che dovranno aprire dopo. Anche questa è una convivenza col virus, ma mi chiedo se quelle ora aperte hanno adottato con una certa sistematicità un regolamento interno, un piano di sicurezza che possa garantire al massimo i dipendenti.

Anche questa è una verifica che il tavolo provinciale può fare, però, visto che dobbiamo estendere, secondo noi, questo strumento anche a livello nazionale, abbiamo chiesto al Governo la possibilità di creare un tavolo nazionale, un tavolo nazionale composto nello stesso modo il tavolo provinciale, con l'ispettorato del lavoro, le parti sociali, i sindacati, le associazioni di imprese, il Governo, in modo che ci sia un tavolo che coordini a livello nazionale la fase di rientro, la fase di convivenza col virus; partendo dal protocollo del 14 marzo, poi, mano a mano, seguire questa fase. Il problema è che noi, sicuramente, dovremo, mano a mano che andiamo verso la normalità, adattare o ideare provvedimenti di ritorno alla normalità, di messa in sicurezza. Cioè, abbiamo bisogno di un tavolo dedicato a livello nazionale che dia percorsi certi a tutte le imprese, e soprattutto che collabori con queste esperienze provinciali, come nel caso di Bologna, nel caso specifico dell'area metropolitana di Bologna, e che dia quindi coordinamento in questo senso. Anche dal punto di vista, per esempio, dell'ispettorato del lavoro, c'è bisogno di un riferimento nazionale che dia un coordinamento ai rappresentanti degli ispettorati del lavoro che saranno presenti nei tavoli provinciali.

Aggiungo anche che, a mio parere, questi tavoli provinciali possono diventare un riferimento importante di supporto al ruolo che le prefetture devono svolgere in questa fase di ritorno alla normalità. Ora è il prefetto che gestisce, che dà la deroga o comunque che permette ad alcune attività di rimanere attive, però immagino che la prefettura da sola, una volta che si tornerà alla normalità, non possa gestire una fase così complessa e anche così pesante, nel senso del numero delle imprese. Quindi la nostra proposta è quella di costituire tavoli provinciali e un tavolo nazionale, e quello di seguire, a seconda dei territori, quello che sarà il percorso di rientro alla normalità, che sarà un percorso complesso, e via dicendo. Aggiungo anche che i tavoli provinciali, se hanno come riferimento un tavolo nazionale, possono essere di supporto a tutte quelle imprese che faranno un piano di sicurezza e che avranno bisogno di mascherine, dispositivi, suggerimenti ed altro. Questo è un tema importante, perché ci sono molte imprese che hanno bisogno di rifornirsi di materiale, e magari il tavolo provinciale può lavorare con la Protezione civile. Cioè, immaginiamoci uno strumento presente sul territorio. In più sappiamo che, a livello territoriale, abbiamo delle diversità. Noi abbiamo un capitalismo territoriale, come si è sempre detto, distretti differenti tra loro, filiere differenti tra loro, quindi cosa può fare, qual è un'altra funzione che possono svolgere questi tavoli provinciali? Superare il limite dei codici Ateco. Noi abbiamo utilizzato i codici Ateco per definire le filiere essenziali perché giustamente non avevamo altri strumenti e abbiamo utilizzato questi, però i codici Ateco, come sapete, sono dei codici verticali, mentre noi ormai abbiamo un modello di produzione, in particolare in Italia, orizzontale, distribuito in filiere orizzontali, dai distretti alle filiere. Quindi, secondo noi, un tavolo provinciale può essere più puntuale nel dire fino a che livello di estensione una filiera può essere autorizzata ad operare o meno, quindi una risposta puntuale. Noi chiediamo quindi che il Governo dia vita a un tavolo nazionale che sia da stimolo ai tanti tavoli provinciali che possono nascere. Dico anche che questa fase di convivenza con il virus non sarà breve, non è una questione di un mese il ritorno alla normalità. Noi abbiamo da affrontare questa fase e avremo da affrontare anche la fase invernale, quindi stiamo parlando di uno strumento, quello del tavolo, che avrà un'importanza rilevante per un tempo anche abbastanza lungo. Infine mi si permetta di dire che da tempo noi abbiamo bisogno di un piano di sicurezza puntuale sui territori, un piano per la sicurezza dei lavoratori che sia puntuale e presente sui territori. Questa crisi, da un certo punto di vista, ha ribaltato lo schema delle priorità. Cioè, noi abbiamo sempre agito privilegiando l'attività dell'azienda e poi, a seguire, mettendo in sicurezza i lavoratori, mentre qui siamo di fronte a un ribaltamento proprio di questa scala gerarchica a livello mondiale. Cioè, se non ci sarà sicurezza dei lavoratori, non ci sarà l'attività produttiva dell'azienda. Prendiamone atto, perché questo significa che nel focus della nostra azione di Governo, forse ora come mai nella storia italiana, la sicurezza dei lavoratori diventa strategica, prioritaria, per la produzione di ricchezza nazionale.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Francesca Puglisi, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Presidente, con il presente atto parlamentare gli onorevoli interroganti, che ringrazio, richiamano l'attenzione del Governo sulla vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, in particolar modo in questo periodo di grave emergenza sanitaria. Innanzitutto mi preme sottolineare che la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro costituisce un tema di importanza fondamentale, che il Governo, sin dal suo insediamento, ha inserito fra le priorità da affrontare. Il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, infatti, ha convocato da subito, insieme al Ministero della Salute, un tavolo di confronto con tutte le parti sociali (l'INPS, l'INAIL, anche i NAS, per il Ministero della Salute, i nostri carabinieri che sono insediati presso l'INL), tavolo di confronto che ha l'obiettivo di avviare un dialogo costruttivo tra tutti gli attori coinvolti finalizzato all'individuazione di proposte condivise in ordine al rafforzamento e all'eventuale aggiornamento del quadro di tutele e di misure di prevenzione già disciplinate in maniera organica dal decreto legislativo n. 81 del 2008. Nel corso degli incontri, in particolare, è emersa la necessità di una semplificazione, interpretazione univoca della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, della creazione di banche dati condivise che facilitino il flusso delle informazioni, di un rafforzamento e miglioramento che il ruolo che la formazione svolge per la prevenzione degli infortuni e per la creazione di ambienti di lavoro più sani e più sicuri, nonché di un rafforzamento dei controlli. Ciò premesso, con specifico riferimento all'osservanza da parte del datore di lavoro delle indicazioni contenute nel “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro”, sottoscritto tra Governo e sindacati il 14 marzo scorso, posso senz'altro dire che da subito il Ministero che rappresento si è attivato, insieme agli altri organismi a questo deputati, per le verifiche da svolgere presso le aziende per garantire l'osservanza di quanto previsto nel protocollo. Voglio ricordare, peraltro, che lo stesso protocollo è stato costruito dopo un fitto confronto con le parti sociali. Al riguardo infatti faccio presente che l'Ispettorato nazionale del lavoro con specifica nota del 18 marzo ha fornito chiarimenti al personale ispettivo in ordine all'effettuazione di controlli sui luoghi di lavoro volti ad accertare l'osservanza delle citate misure precauzionali, evidenziando come nello stesso protocollo il COVID-19 sia definito un “rischio biologico generico per il quale occorre adottare misure uguali per tutta la popolazione (…) che seguono la logica delle precauzioni e seguono e attuano le prescrizioni del legislatore e le indicazioni dell'Autorità sanitaria”.

Devo inoltre evidenziare che, oltre alle iniziative delle articolazioni provinciali dell'ispettorato del lavoro, il Comando carabinieri per la tutela del lavoro sta svolgendo specifiche attività di controllo a seguito della direttiva del Ministro dell'Interno del 22 marzo scorso, che ha espressamente previsto la possibilità da parte dei prefetti - come lei ricordava - di avvalersi del contributo specialistico di qualificati soggetti istituzionali, quali dipendenti del Nucleo carabinieri per la tutela del lavoro, che peraltro ringrazio davvero di cuore per il lavoro che stanno svolgendo.

Voglio infine sottolineare che il rafforzamento dell'attività di vigilanza e controllo, impegno prioritario nell'agenda di Governo, passa necessariamente anche attraverso l'investimento nelle risorse umane; in tal senso, ricordo che, con la legge n. 128 del 2019, di conversione del decreto-legge n. 101 del 2019, è stato introdotto, su proposta del Governo, l'articolo 5-ter, recante “Disposizioni in materia di personale dell'Ispettorato nazionale del lavoro”. Questa disposizione normativa, al fine di rafforzare l'attività di contrasto al fenomeno degli infortuni sul lavoro, autorizza l'Ispettorato nazionale del lavoro a bandire una procedura di concorso per l'assunzione a tempo indeterminato, a decorrere dal 2021, di un contingente di personale ispettivo di 150 unità espressamente destinato alla vigilanza in materia di salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Dunque, anche il personale ispettivo sarà incrementato. In conclusione, fermo restando che gli organi ispettivi presteranno la dovuta attenzione all'attività di vigilanza sui luoghi di lavoro, anche in considerazione dell'attuale fase emergenziale, è comunque intenzione del Governo accrescere i livelli di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, anche attraverso il graduale potenziamento dell'organico tecnico dell'INL. In questa ottica va letta anche la disposizione, di cui al decreto-legge n. 18 del 2020, in fase di conversione, che ha potenziato ulteriormente le risorse umane dell'INAIL proprio per far fronte al meglio all'emergenza Coronavirus. Ugualmente il Ministero che rappresento ha promosso, nei diversi DPCM sulle materie in discorso, disposizioni stringenti volte alla tutela sui luoghi di lavoro in questa delicata fase, prevedendone da ultimo la proroga fino a cessata emergenza. A questo proposito, il tavolo nazionale che abbiamo istituito all'inizio del percorso, all'inizio del lavoro di questo Governo si è suddiviso in ulteriori tavoli tecnici tematici: un tavolo sul sistema di qualificazione delle imprese e un tavolo sul rafforzamento e la qualificazione e la vigilanza. Quindi, posso assicurare non solo che il Ministero del Lavoro, anche in seno al tavolo nazionale per la sicurezza del lavoro, intende portare avanti, nel rispetto delle normative già esistenti e di quelle messe in atto per l'emergenza COVID-19, tutte le azioni per l'individuazione dei percorsi e delle azioni da assumere per la sicurezza dei lavoratori in relazione all'epidemia da Coronavirus quando inizieranno appunto anche le aperture, ma soprattutto che c'è la disponibilità del Ministero del Lavoro di aprire un ulteriore tavolo tematico per seguire in particolare questo tema, che possa fungere anche da punto di raccordo e riferimento per i tavoli provinciali che vorranno essere istituiti.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea De Maria ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. A lei la parola.

ANDREA DE MARIA (PD). Grazie, Presidente. Devo dire che siamo molto soddisfatti della risposta del Governo e voglio ringraziare davvero la sottosegretaria Francesca Puglisi per le considerazioni che ha svolto qui. Non voglio riprendere i contenuti della nostra interrogazione, che già ha illustrato molto bene il collega Soverini, che voglio ringraziare per il lavoro comune che abbiamo fatto su questo tema, per noi così importante. Quindi, in questa replica, voglio fare solo alcune sottolineature sulle considerazioni che, prima Soverini e poi la sottosegretaria, hanno fatto, che appunto condivido e, nel ringraziare loro, voglio fare un ringraziamento particolare anche al nostro presidente del gruppo del Partito Democratico, Graziano Delrio, che ci ha sostenuto molto in questa iniziativa, come ai colleghi Enrico Borghi e Debora Serracchiani, che hanno sottoscritto con noi l'interpellanza in discussione oggi.

La sicurezza sul lavoro è sempre una priorità - ha fatto bene la sottosegretaria a ricordarlo nel suo intervento - una priorità nel programma di questo Governo; lo è per il Paese, ce l'ha ricordato recentemente, anche con parole molto importanti, il Presidente della Repubblica e ce lo dicono i dati terribili di vittime che muoiono per cause di lavoro e sui luoghi di lavoro.

Oggi, però, questa sfida si presenta ulteriormente con caratteristiche diverse, di fronte all'epidemia del Coronavirus, intanto perché i provvedimenti da assumere sono diversi da quelli cui fino ad ora prioritariamente si è ragionato, cioè si tratta di mettere in sicurezza le imprese da un'emergenza sanitaria nuova, cui non erano abituate a fare fronte, e poi perché - veniva ricordato da Soverini nel suo intervento - davvero quello che sta accadendo ci dice che la sicurezza dei lavoratori è oggi la prima condizione, la priorità per rimettere in campo il nostro sistema delle imprese perché il nostro sistema economico riprenda a funzionare; e c'è davvero una coerenza fra il tema della sicurezza dei lavoratori, fra gli interessi del mondo del lavoro e la sicurezza delle imprese e la possibilità di riprendere il loro impegno e il loro lavoro. Peraltro, devo dire che questa sintonia fra mondo del lavoro e mondo dell'impresa - per quanto riguarda chi, come i due interpellanti, e devo dire anche la sottosegretaria, proviene da una terra come Bologna e l'Emilia-Romagna - corrisponde ad una nostra idea di comunità, anche a una tradizione del nostro riformismo, della nostra esperienza di Governo, che si è anche tradotta nella scorsa legislatura regionale nel Patto per il lavoro fra la regione, sistema delle imprese e le organizzazioni del mondo del lavoro. Forse, appunto, non a caso questa nostra idea, che il collega Soverini ha illustrato così bene poco fa, ha trovato a Bologna, in Emilia Romagna, una particolare attenzione; il comune di Bologna, la città metropolitana di Bologna e la regione Emilia Romagna ci stanno ragionando; voglio, da questo punto di vista, ringraziare i nostri interlocutori, l'assessore regionale Colla, l'assessore Tinti, la città metropolitana, l'assessore Lombardo del comune di Bologna con cui ci stiamo, anche in queste ore, confrontando, anche in piena sintonia con il Governo.

Quindi, come dicevo, lavoro e impresa oggi hanno un orizzonte comune: uscire dall'emergenza in piena sicurezza per i lavoratori e governare quella fase intermedia, che non sarà facile, di uscita graduale appunto dall'emergenza del Coronavirus e di ripresa delle attività produttive. Guardate, anche con una consapevolezza, dovremmo mettere in campo certamente molti interventi di sostegno di carattere sociale alle situazioni di povertà, partire dallo stesso reddito di cittadinanza e vedere come rafforzarlo ma, alla fine, il punto di fondo per salvare il Paese è che riparta l'economia, che si torni a produrre ricchezza, si torni a produrre lavoro, si torni a produrre investimenti perché, senza questa ricchezza, che viene prodotta dal nostro sistema delle imprese, non ci saranno nemmeno le risorse per realizzare i giusti interventi di attenzione alla sofferenza sociale, che già oggi abbiamo e che avremo di fronte ancora di più. Quindi, anch'io voglio associarmi - è stato fatto in alcune interpellanze precedenti - certamente ai ringraziamenti al personale sanitario per il lavoro straordinario che sta facendo ma a tutti coloro che in questi giorni continuano a lavorare nelle pubbliche amministrazioni, nelle Forze dell'ordine e nei servizi essenziali, in quelle tante filiere produttive che non possono chiudere. E voglio ringraziare anche le prefetture perché, come è stato ricordato, stanno svolgendo un ruolo molto prezioso in questa fase proprio sui temi che sono oggetto della nostra interpellanza, e tanti lavoratori in più dovranno tornare a lavorare presto, quando speriamo questa emergenza via via sarà superata e dovranno farlo in una condizione di sicurezza; di sicurezza per i lavoratori, di sicurezza per quei tanti imprenditori, penso ai tanti artigiani, ai tanti piccoli e medi imprenditori che direttamente lavorano nella loro unità produttiva, e sicurezza per le stesse imprese, per la loro capacità di riprendere pienamente l'attività. E per questo servono appunto certezze: prima di tutto, servono certezze per le imprese: indicazioni chiare su quello che bisogna che bisogna fare, la minor burocrazia possibile e non più soggetti diversi a cui rivolgersi uno per uno, ma un punto di riferimento certo che dia le indicazioni che bisogna mettere in campo per mettere in sicurezza le nostre imprese. I lavoratori dovranno sapere che le istituzioni ci sono, fanno la loro parte e che appunto ci sono dei luoghi dove, insieme, le istituzioni, il mondo delle imprese e i sindacati, che rappresentano quei lavoratori, condividono politiche, iniziative e norme per la sicurezza. In questo quadro, certamente sono importanti i controlli, lo abbiamo scritto anche nella nostra interpellanza: è importante che si rafforzi il personale a questo dedicato, come ci ha detto la sottosegretaria, perché, per garantire le regole, servono anche i controlli, ma prima di tutto, noi pensiamo a un lavoro davvero di supporto, di consulenza, di accompagnamento, vale a dire mettere in campo un sistema che faccia sì che le imprese abbiano un riferimento che, prima di tutto li aiuti, aiuti i lavoratori - che abbiano temi da porre, anche vertenze da aprire - a vedere risolti i loro problemi, a ricevere indicazioni chiare su come tornare a lavorare in piena condizione di sicurezza.

Da qui, appunto, questa idea di tavoli provinciali. A noi ciò piacerebbe in tutte le province d'Italia, con la possibilità di costruire una cornice per cui dove si vuole, dove si può, quei tavoli vengano insediati con tutti i soggetti interessati, istituzionali e di organizzazione del lavoro e di categoria, che siano sedi certe di riferimento per le imprese che devono riprendere la loro attività. Da questo punto di vista le parole della sottosegretaria sono per noi davvero molto importanti perché ha indicato nel lavoro del tavolo nazionale sulla sicurezza, che già esiste, nel modo in cui si sta organizzando per affrontare l'emergenza del Coronavirus, quel riferimento nazionale che può essere fondamentale per poter attivare questo percorso nei nostri territori. Questa è l'ultima cosa che voglio dire. È molto importante, a mio avviso - e noi proviamo a farlo con questa proposta -, che siano protagonisti davvero i territori della fase che abbiamo di fronte, perché è prima di tutto dove si è vicini ai cittadini e alle imprese che si conoscono e si affrontano meglio i problemi. L'impostazione che qui ho sentito la condivido molto: c'è un quadro nazionale, c'è una battaglia che riguarda tutto il Paese e, poi, c'è la capacità di articolare le iniziative e i progetti su situazioni territoriali fra loro anche molto diverse. Il protagonismo dei territori e delle loro istituzioni, della società civile organizzata che in quei territori si esprime, io penso che sia fondamentale, sia davvero uno dei grandi punti di forza che il nostro Paese ha per uscire da questa drammatica emergenza che tutti insieme stiamo e dobbiamo combattere.

(Iniziative in ordine alla situazione presso le residenze per anziani in relazione all'emergenza COVID-19 - n. 2-00693)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lupi ed altri n. 2-00693 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Lupi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Illustro l'interpellanza, grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Prego a lei la parola, prosegua.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Come tutte le ricerche e i dati oggettivi dimostrano, i più esposti alla minaccia del COVID-19 sono gli anziani: circa il 60 per cento dei malati ha un'età superiore a 60 anni; inoltre, il 99 per cento dei decessi avviene in persone con più di 60 anni e con patologie di base multiple.

In Italia, un anziano su dieci è ricoverato in una residenza sanitaria assistenziale (pubblica o privata e accreditata) o è ospitato in case di cura. In questi giorni - è recentissima un'inchiesta del Post di lunedì -, in moltissime di queste residenze per anziani, dal nord al sud del Paese, si stanno registrando focolai di COVID-19 e queste residenze sociali per anziani si stanno trasformando in veri e propri lazzaretti. Mi permetto, come se fosse un bollettino di guerra, di leggere alcuni dei dati che sono arrivati attraverso le agenzie di stampa, le informazioni, i sindaci, le diverse persone presenti sul territorio: Mediglia, nel milanese, con i suoi 60 morti COVID in casa di riposo e Villafrati, a Palermo, con oltre 70 positivi tra ospiti e operatori, sono le due RSA che condividono il triste primato di avere il focolaio di Coronavirus concentrato nelle rispettive case di riposo per anziani. Al nord come al sud: Cingoli, nelle Marche, 37 positivi su 40; Nerola, vicino a Roma, 53 positivi su 56 e 16 operatori sanitari, su 40, anche loro colpiti dal virus. Non sono mai casi isolati: tra la Sicilia e la Lombardia e anche in Trentino, a Pergine Valsugana, 119 positivi nella cittadina dove il contagio è partito in una casa di riposo, i casi di RSA focolaio sono tantissimi. Voglio citarne ancora, perché è, purtroppo, drammaticamente una situazione che abbiamo, dal nord come al sud, in tutte le parti d'Italia. In qualsiasi luogo dove un anziano, che ha la stessa dignità e diritto di una persona, si trova ricoverato o assistito, questi viene colpito molto più di altri e viene troppo spesso trascurato. Dicevo, per esempio, a Bogliasco, località sul mare alle porte di Genova, dove i primi casi di COVID sono stati in una residenza per anziani.

Nelle RSA si sono consumate delle vere e proprie stragi silenziose, come le chiamano, perché, quando sono venute a galla era troppo tardi. Come è accaduto a Brescia, dove la settimana scorsa sono morti 20 ospiti in pochi giorni; nella città metropolitana di Milano, a Legnano, alla RSA di Sant'Erasmo, all'unico deceduto con COVID-19 certificato, si è sommato almeno quattro ospiti morti senza tampone, ma con sintomi molto simili.

Le RSA di via San Faustino 27, sempre a Milano; ancora, in Toscana, al Mugello, 58 positivi e altri 23 a Bucine, tutti ospiti in casa di riposo; in Puglia, “La Fontanella” di Soleto, in provincia di Lecce, 31 in tutto le persone risultate positive al Coronavirus. Potrei andare avanti ancora, in Sicilia, nella RSA di “Villa delle Palme” di Villafrati, con un totale di 74 positivi al COVID-19, positivi 50 anziani e 24 operatori.

Sono solo alcuni esempi venuti all'onore delle cronache, ma sono quasi tutte realtà per anziani ad essere colpite, senza avere difese adeguate. Mancanza di materiali di protezione: anche qui, la ricerca del materiale protettivo è lasciata all'iniziativa delle singole realtà attraverso conoscenze personali o rapporti occasionali. C'è il dramma enorme nei nostri ospedali, in tutto il nostro sistema sanitario, ma si sta assistendo ad un dramma parallelo nelle residenze sociali per anziani, con costi esorbitanti perché non c'è un centro di acquisto e ridistribuzione nazionale o regionale, per cui ognuno si arrangia e molti rimangono senza; oltretutto i costi sono sempre a carico delle singole strutture, che già in tempi ordinari arrivano a malapena a pareggiare i bilanci.

Ecco, di fronte a tutto questo, si aggiunge, ovviamente, il fatto che i più esposti sono gli anziani e gli operatori sanitari che lavorano in queste case di cura: di tamponi non se ne parla, di prevenzione e di dispositivi di protezione individuale non se ne parla.

Per questo, abbiamo rivolto questa interpellanza urgente al Governo, per sapere quali iniziative intenda assumere, se le sta assumendo, affinché questa drammatica situazione nelle residenze per anziani venga affrontata con strumenti adeguati, per arginare questa sorta di deriva fatalista in cui sembra che l'anziano non abbia lo stesso diritto alla salute di tutti i cittadini. Ascolto con molta attenzione la risposta del Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Lupi e tutti gli interpellanti per aver sollevato una questione di estrema rilevanza e delicatezza, anche in relazione all'emergenza sanitaria in corso.

Nel rispetto dei profili di competenza territoriale, la Direzione della programmazione di questo Ministero, con la circolare del 25 marzo 2020, di aggiornamento delle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza COVID-19, nell'ambito delle strategie di prevenzione, assistenza e controllo del contagio, ha segnalato, con specifico riferimento alle residenze sanitarie assistite, che l'emergenza connessa agli ospiti e ai pazienti ivi ricoverati rende necessario attivare una stretta sorveglianza e monitoraggio, nonché il rafforzamento dei setting assistenziali. Infatti, nelle RSA alberga la popolazione più fragile ed esposta al maggior rischio di complicanze fatali in caso di infezione da COVID. Considerata l'esperienza delle regioni precocemente colpite dalla pandemia, è necessario identificare prioritariamente strutture residenziali e assistenziali dedicate ove trasferire i pazienti affetti da COVID che non necessitano di ricovero ospedaliero per evitare, quindi, il diffondersi del contagio e potenziare il relativo setting assistenziale.

Si è ribadita l'importanza di predisporre percorsi formativi e di prevenzione specifica per tutto il personale ivi operante, ribadendo, comunque, la necessità di potenziare il personale in servizio presso queste strutture, anche attraverso meccanismi di reclutamento straordinario già attivati per le strutture di ricovero ospedaliero, nonché la possibilità di ricorrere a personale già impiegato nei servizi semiresidenziali e domiciliari.

È stato raccomandato di effettuare in maniera sistematica tamponi per la diagnosi precoce dell'infezione a carico degli operatori sanitari e sociosanitari, e di dotarli dei dispositivi di protezione individuale, nonché di garantire la continuità dei servizi di mensa, lavanderia, pulizie e servizi connessi, estendendo anche a questi operatori le misure mirate a definire una eventuale infezione da SARS-COV-2.

Nell'ambito del necessario e urgente processo di organizzazione dei servizi è emersa, peraltro, la necessità di rimodulare i rapporti contrattuali in essere con i soggetti erogatori specializzati nella gestione dei servizi di assistenza sanitaria e sociale. L'assistenza domiciliare integrata viene quindi indicata come la modalità privilegiata di intervento per rispondere ad esigenze complesse, soprattutto degli anziani affetti da patologie croniche, poiché permette l'erogazione di prestazioni sanitarie favorendo il mantenimento del paziente nel contesto abitativo e familiare di vita quotidiana.

Inoltre, le ultime informazioni scientifiche relative alla tematica in esame risultano dal documento “Indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-COV-2 nelle attività sanitarie e socio-sanitarie, assistenza a soggetti affetti da COVID-19 nell'attuale scenario emergenziale SARS-COV-2”, aggiornato al 28 marzo 2020 ed elaborato dal gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità “Prevenzione e controllo dell'infezione” e diramato dalla Direzione della prevenzione del Ministero della Salute a tutte le istituzioni interessate. Sono state rese disponibili note operative utili a individuare quei contesti assistenziali ove l'organizzazione del lavoro, resasi necessaria in condizioni di emergenza, ha portato alla concentrazione di molti pazienti COVID-19 in specifiche unità. Nel documento viene raccomandato alle direzioni regionali, distrettuali e aziendali di effettuare azioni di sostegno al corretto e appropriato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, anche attraverso attività proattive quali sessioni di formazione, visite, audit per la sicurezza, e avvalendosi delle funzioni competenti referenti per il rischio infettivo, risk manager, responsabile del servizio di prevenzione e protezione, medico competente, eccetera.

Quanto ai dispositivi di protezione individuale, come noto, la produzione dei medesimi è dislocata prevalentemente al di fuori del territorio nazionale, e la diffusione dell'epidemia e il blocco delle esportazioni disposto da numerosi Paesi hanno reso ancor più complesso l'approvvigionamento. Da subito sono state avviate iniziative per ricostituire la filiera nazionale, e un primo passo importante in questa direzione è stato compiuto anche con i nuovi incentivi previsti dal decreto “cura Italia”. È previsto che il commissario straordinario possa autorizzare l'erogazione di finanziamenti mediante contributi a fondo perduto e in conto gestione, nonché di finanziamenti agevolati alle imprese produttrici di tali dispositivi. Al momento, sono disponibili 50 milioni di euro per sostenere le aziende italiane che vogliono ampliare e riconvertire la propria attività per produrre ventilatori, mascherine, occhiali, camici e tute di sicurezza. Si tratta di risorse che, rientrando nel regime degli aiuti di Stato, sono state autorizzate in meno di 48 ore dalla Commissione europea, dopo l'immediata notifica della misura in sede comunitaria da parte del Ministero Sviluppo economico.

Il comma 5 dello stesso articolo 5 sancisce che i dispositivi di protezione individuale siano forniti in via prioritaria a medici e operatori sanitari e socio-sanitari. Inoltre, il Dipartimento della protezione civile, e più di recente il commissario straordinario nominato per il contrasto dell'emergenza da COVID-19, hanno immediatamente assunto le iniziative necessarie per incrementare i volumi di acquisto, velocizzare e centralizzare i procedimenti di approvvigionamento dei dispositivi di ventilazione e, in generale, dei dispositivi di protezione individuale, successivamente distribuiti in sede locale sulla base delle esigenze rappresentate dai territori, assumendo al contempo, come evidenziato, iniziative di riconversione di realtà produttive al fine di potenziare la produzione nazionale di tali dispositivi e di ventilatori.

Come si può riscontrare, il Governo sta mettendo in campo molte soluzioni per garantire al meglio la sicurezza dei nostri operatori impegnati in prima linea contro l'epidemia da COVID-19. A tal riguardo, nel nuovo decreto di imminente adozione vi saranno misure in tale direzione.

PRESIDENTE. Il deputato Maurizio Lupi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. A lei la parola, deputato Lupi.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Continuiamo a ripetere che questo non è il momento delle polemiche e non è il momento in cui dire, uno o l'altro, chi aveva ragione: qui siamo di fronte ad un'emergenza drammatica e la stiamo combattendo tutti insieme.

Nella risposta del sottosegretario ovviamente c'è - chi è stato al Governo lo sa - molta risposta fatta dai funzionari, dalle strutture del Ministero; ma la sostanza era una, nella nostra richiesta: nell'emergenza, gigantesca e drammatica, che ci troviamo ad affrontare e che stiamo affrontando secondo le linee che abbiamo anche sentito ieri qui nell'informativa del Ministro della Salute, sta esplodendo, in maniera evidentemente ancora più drammatica, una questione più specifica e più particolare, che riguarda le residenze sociali per anziani in tutta Italia. C'è una prima bozza di risposta che lei ha dato, quando dice: potenziare il personale in servizio presso queste strutture, garantire questi tamponi; ma la prima proposta che le avanziamo, e che avanziamo al commissario, al Ministro della Salute, è che si apra una sezione specifica, che segua con grande attenzione, con grande cura quello che sta accadendo in queste residenze sociali. Sono focolai, di contagio, lei lo sa bene; si rischia di trasformare questi luoghi in lazzaretti, in lazzaretti dove la malattia si contagia, dove muoiono i nostri anziani, dove i familiari, che erano una parte integrante del rapporto con gli anziani che stanno nelle residenze sociali, in queste residenze sociali, non possono più andare, dove gli operatori sono inermi a prestare servizio, che non è solo quello di cura infermieristica, ma anche quello dell'assistenza umanitaria, dell'assistenza più vitale, quella più semplice, dare da mangiare, pulire, accudire, dare una dignità di accoglienza alla persona e a queste persone.

Allora, non possiamo sottovalutarlo. Non possiamo assistere ad una strage silenziosa in questi luoghi. Quindi, il primo suggerimento che diamo è che all'interno della struttura che si è aperta presso il Ministero della Salute, insieme con la Protezione civile, il commissario dell'emergenza, il commissario Arcuri, si abbia un'attenzione, un monitoraggio specifico, come si fa in tutte le nostre strutture ospedaliere, si abbia un'attenzione e un monitoraggio specifico di quanto sta accadendo in queste residenze sociali per anziani.

In secondo luogo, si doti come lei ha detto, ma lo si faccia rapidamente e subito, dei dispositivi di protezione per tutto il personale; oltre che va molto bene questa osservazione, che lei ha fatto, del potenziare il personale di servizio in queste strutture. I tamponi vengano fatti a tappeto per tutto il personale che è in prestazione in queste strutture, perché quello è il luogo principale del contagio, e i dati lo dimostrano. Li si fornisca, ovviamente residenze sociali pubbliche, private, pubblico e privato, Terzo settore, si forniscano a tutti questi dispositivi in questo momento a titolo gratuito, a tutte queste strutture, perché in questo momento è in gioco non l'interesse di uno o dell'altro, ma la vita di queste persone.

Mi sembra - ma quello in prospettiva certamente dovremo ripensarlo, dovremo rafforzarlo - ci sia stato un passaggio nella sua risposta, signor sottosegretario, anche sul grande tema dell'assistenza domiciliare, quella territoriale, a come rafforzarla: un anziano accudito nella propria famiglia, e permettendo alla famiglia di accudirlo, è un anziano più seguito e ha un luogo dove naturalmente può stare e può essere seguito. Ma è importante che la famiglia sia aiutata economicamente, ma assistita anche da una struttura territoriale che le è a fianco, perché laddove è ancora autosufficiente ma inizia ad avere problemi, ovviamente dev'essere continuamente monitorato: la famiglia e l'anziano non si devono sentire soli.

L'appello che vi rivolgiamo – e concludo - è un appello a non abbassare la guardia, a tenerla alta, a monitorare quanto sta accadendo. Anche perché la qualità di una società, diceva Benedetto XVI, la qualità di una civiltà si giudica anche da come gli anziani sono trattati, e dal posto loro riservato nel vivere comune. Nel dramma e nella tragedia, COVID-19 sta colpendo la nostra popolazione anziana: un'intera generazione rischia di essere spazzata via, perché è la più fragile e perché è la più debole. Questo deve farci domandare come li abbiamo assistiti, come li abbiamo curati e come ovviamente questo possa non accadere nel futuro. La fragilità non può essere una debolezza: la fragilità è una opportunità per tutta la società di dimostrare che le istituzioni sono in grado, e la comunità sociale è in grado, di accogliere la persona, da quando nasce fino al momento in cui è più debole. Questa è la richiesta che le rivolgiamo, questo è l'appello operativo e accorato cui diciamo al Ministero della Salute di rispondere in questi giorni.

(Iniziative per consentire al personale ispettivo dell'Ispettorato nazionale del lavoro di coadiuvare l'attività di controllo sui luoghi di lavoro svolta dalle aziende sanitarie territoriali, in relazione all'emergenza COVID-19 - n. 2-00698)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Barzotti ed altri n. 2-00698 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Claudio Cominardi se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Intendo illustrarla. Vengo da Palazzolo sull'Oglio, un comune del Bresciano che si trova proprio nel mezzo delle due province più colpite in Italia da questa maledetta epidemia. Lo stesso comune è stato tragicamente interessato con un numero di decessi senza precedenti nella storia recente. Qualcuno ci dice che non è stato fatto abbastanza e che ci si è mossi in ritardo. Io umanamente non me la sento di replicare loro: cosa possiamo dire e cosa possiamo rispondere a chi si è ammalato, a chi ha perso i propri cari? Direi proprio nulla. Io stesso mi chiedo quotidianamente, pur non avendo incarichi di Governo, se avrei potuto fare di più. Però occorre fare chiarezza rispetto a chi sta utilizzando questa tragedia di massa a fini propagandistici e portare un minimo di verità storica in questo Parlamento.

In seguito alla notizia dei turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani con sintomi influenzali, il giorno dopo, 31 gennaio, l'Italia blocca i voli dalla Cina verso l'Italia. Questo mentre c'era chi sosteneva che era da irresponsabili e che la Cina ce l'avrebbe fatta pagare per questo affronto.

Il 23 febbraio il Governo emana il decreto-legge n. 6 del 2020 che prevede misure per il contenimento dell'emergenza epidemiologica, individuando le prime aree rosse. Questo immediatamente dopo il caso del primo paziente italiano positivo al Coronavirus. Il 25 febbraio Giuseppe Conte firma il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che introduce nuove misure in materia di svolgimento delle manifestazioni sportive di ogni ordine e disciplina, di organizzazione dell'attività scolastica e della formazione superiore, di prevenzione sanitaria presso gli istituti penitenziari, di organizzazione dell'attività culturale e per il turismo. Il 27 febbraio, soltanto due giorni dopo, Matteo Salvini in aperta polemica con il Governo, rivolgendosi agli italiani chiede con forza di riaprire tutte le attività commerciali rispetto alle quali l'Esecutivo ha predisposto la chiusura a tutela della salute pubblica e fa un elenco infinito di esercizi: palestre, piscine, poi parla di artigiani, commercianti e via di seguito. Il 29 febbraio Giorgia Meloni fa un appello al mondo chiedendo in inglese a tutti i turisti di accorrere in Italia: l'accusa è che il Governo sta dando una pessima immagine del Paese con le prime restrizioni di contenimento. Questo Governo aveva tutti contro, ma proprio tutti. Ve la ricordate il 5 marzo la CNN che in una grafica mostrava l'Italia come l'epicentro del contagio del mondo? Ve li ricordate i titoli dei giornali italiani che accusavano il Governo di un eccesso di premura, i titoloni “Italia chiusa”? La sospensione del Carnevale di Venezia, concordata tra il Ministero della salute e la regione Veneto e le conseguenti polemiche a reti unificate, ve la ricordate? Ve li ricordate persino alcuni epidemiologi che fino ai primi di marzo ci rassicuravano sostenendo che non si doveva fare terrorismo e che si trattava di un'influenza poco più forte di quella stagionale? Ve li ricordate i leader europei e mondiali che molti commentatori politici elevavano a grandi statisti, Macron e Merkel che, mentre in Italia si chiudevano scuole, i vari luoghi di aggregazioni, le competizioni sportive di seguito, loro nei loro Paesi non muovevano un dito tant'è vero che si svolgevano concerti con decine di migliaia di persone, competizioni sportive, come la corsa ciclistica Parigi-Nizza per fare solo un esempio svoltasi regolarmente tra il 5 e il 15 marzo e fermata solo con un giorno di anticipo, mentre in Italia competizioni come la classica “Le strade bianche” era già stata annullata ben dieci giorni prima, quindi il 5 marzo, e ancor prima tutte le competizioni amatoriali e attività sportive al chiuso, tutte ferme. Per non parlare del raduno dei Puffi sempre in Francia: 3.000 sprovveduti cerati di blu che allo slogan “pufferemo il virus” lo stavano invece diffondendo. Ci ricordiamo, ve lo ricordate Boris Johnson, Primo Ministro del Regno Unito, che, a pandemia in corso, avanzava la malsana proposta della terapia di gregge? Ce lo ricordiamo Donald Trump che nemmeno una settimana fa, dopo oltre duemila morti negli Stati Uniti, si era schierato contro le misure restrittive di contenimento nello Stato di New York e solo in un secondo momento ha fatto dei passi indietro? Ve la ricordate Confindustria che sosteneva che l'Italia non se lo poteva permettere di fermarsi? I presidenti di Confindustria Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e il presidente nazionale Vincenzo Boccia avevano avvisato senza mezzi termini che, se si fermano le merci e le fabbriche, ci sarà un effetto collaterale negativo acceleratore sull'economia.

Nel contempo alcune istituzioni regionali di certo non aiutavano: ordinanze regionali discordanti tra loro e, nonostante ciò, si imponeva al Governo di non consentire di fatto l'omogeneizzazione delle misure di contenimento sull'intero territorio nazionale perché le loro ordinanze, seppur incoerenti, dovevano continuare a rimanere in piedi. Andavi in Lombardia c'erano le palestre aperte, varcavi il confine e andavi in Veneto e le palestre erano chiuse per fare solo un esempio per non parlare… forse era il contrario, scusate: in Veneto le palestre erano aperte, mentre in Lombardia erano chiuse. Per non parlare dei farlocchi appelli del governatore della regione Lombardia nei quali diceva di chiudere tutto a partire dalle attività produttive ma a parole dichiarandolo ai giornali, perché, quando il Presidente Conte a un certo punto ha chiesto al governatore di inviargli una proposta, la risposta è stata la seguente che leggo testualmente: “per quanto riguarda le restanti attività produttive è già stato raggiunto un accordo con Confindustria Lombardia che prevederà l'eventuale sospensione o riduzione delle attività lavorative per le imprese”. Guarda caso il governatore aveva da poco incontrato il presidente di Confindustria Lombardia che aveva sentenziato: le fabbriche sono oggi probabilmente il posto più sicuro. Era l'11 marzo: nello stesso giorno il Governo estende ulteriormente le misure di contenimento chiudendo tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio ad eccezione dei negozi di generi alimentari di prima necessità, delle farmacie e delle parafarmacie. In quanto alle attività produttive ancora una volta a doversi prendere la responsabilità di un'ulteriore stretta è stato il Premier Giuseppe Conte stilando con un altro decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo una difficile lista di attività produttive strategiche, successivamente aggiornata, per consentire a tutti noi i servizi e i beni essenziali e prevedendo per le restanti l'obbligo di chiusura.

L'Italia è stato dunque il primo Paese in Europa a intraprendere misure di questo tipo, il primo. Ecco la storia non si fa con il senno di poi: è troppo facile da parte di chi soffia sul fuoco, nonostante le evidenti responsabilità di tutti questi soggetti. In una fase così critica ognuno ha il dovere di fare la propria parte, cosa che personalmente e allo stesso modo i miei colleghi di Commissione e corregionali continuiamo a fare e cerchiamo di continuare a fare. Qualche giorno prima dell'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo, come parlamentari e consiglieri regionali Lombardia avevamo scritto una lettera al Presidente del Consiglio dove chiedevamo una maggiore tutela del nostro personale sanitario, l'estensione dei tamponi a chi è stato in contatto con soggetti positivi e l'estensione anche a tutti i cittadini lombardi che presentano sintomi da COVID-19 e ai loro familiari, una stretta su cantieri e attività non essenziali e infine maggiori controlli e sanzioni per chi non rispetta il protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro, perché non ci possiamo girare attorno: la Lombardia, in particolare alcune province, non sono paragonabili al resto d'Italia. Nella sola Lombardia abbiamo avuto oltre il doppio dei morti rispetto a tutta la Cina: 3.312 decessi in Cina, 7.593 morti in Lombardia. Al 1° aprile nella sola provincia di Brescia i morti erano 1.398; 2.060 per la provincia di Bergamo ma anche nelle province di Lodi e così di seguito se facciamo un rapporto tra numero di abitanti e contagiati il rapporto è inquietante.

Proprio su quest'ultimo punto, la sicurezza, abbiamo concentrato la presente interpellanza. Ai sensi dell'articolo 13 del protocollo per la sicurezza nelle aziende è costituito in azienda un comitato per l'applicazione e la verifica delle regole condivise con la partecipazione delle rappresentanze sindacali aziendali e degli RLS, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. La vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è attribuita all'azienda sanitaria locale competente per territorio e, per quanto di competenza, al Corpo nazionale dei vigili del fuoco ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 e ai comitati regionali di coordinamento di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del 2008. Purtroppo non in tutte le aziende risultano essere costituite rappresentanze sindacali che possano vigilare sul rispetto delle misure di prevenzione e contenimento della diffusione del virus COVID-19. Inoltre, a causa dell'emergenza da Coronavirus, il sistema sanitario è in grave sofferenza e conseguentemente difficilmente potrà essere predisposta l'attività di prevenzione e vigilanza con giusta efficacia.

L'articolo 13, comma 2, lettera c) del decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di vigilanza prevede che il personale ispettivo del Ministero del lavoro può vigilare sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro su attività comportanti rischi particolarmente elevati, individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri del lavoro e della salute, informandone preventivamente il servizio di prevenzione e sicurezza dell'azienda sanitaria competente per territorio. Quindi siamo a chiedere quali iniziative intenda intraprendere per rendere cogente la succitata disposizione recata dall'articolo 13, lettera c), del decreto legislativo n. 81 del 2008, al fine di consentire al personale ispettivo dell'Ispettorato nazionale del lavoro di coadiuvare l'attività di controllo a carico delle aziende sanitarie territoriali, ATS, già in sofferenza per l'emergenza sanitaria in corso. Colgo l'occasione per ringraziare per il ruolo importante che ricoprono tutti gli ispettori, che in questa fase potrebbero essere ancora più incisivi e ancora più rilevanti. Ringrazio.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Francesca Puglisi, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti. Come ho già detto poc'anzi in occasione della risposta resa all'onorevole De Maria, che ha posto una domanda analoga a quella del presente atto di sindacato ispettivo, ribadisco che l'attuale emergenza sanitaria ha reso necessario un rafforzamento dell'attività di prevenzione, vigilanza e controllo su tutto il territorio nazionale. L'attuazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 nell'ambito dei luoghi di lavoro è da ricondurre al generale obbligo di osservanza di ogni provvedimento legalmente dato dall'autorità per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene, rispetto al quale, pur non ravvisandosi una diretta e specifica attinenza ai compiti di vigilanza istituzionalmente attribuiti agli ispettori del lavoro, resta ovviamente impregiudicata ogni forma di doverosa collaborazione istituzionale che l'Ispettorato, unitamente al Nucleo Carabinieri per la tutela del lavoro, si impegnano a prestare nelle forme di concorso e supporto alle autorità di pubblica sicurezza, da valutare in stretto coordinamento tra i referenti a livello provinciale.

In questa fase emergenziale, infatti, stiamo collaborando insieme agli altri enti coinvolti, sia a livello nazionale che provinciale, al fine di garantire l'osservanza del protocollo sulle misure di sicurezza negli ambienti di lavoro, sottoscritto tra Governo e parti sociali il 14 marzo scorso. Come ho già detto in risposta al precedente atto, il rafforzamento dei controlli passa certamente anche attraverso il potenziamento del personale. Il decreto n. 101 del 2019 ha previsto un concorso finalizzato ad implementare la dotazione organica dell'Ispettorato nazionale del lavoro con l'assunzione a tempo indeterminato di personale ispettivo fino a 150 unità, a decorrere dal 2021. Infatti, faccio presente che in questa fase emergenziale gli interventi del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro hanno riguardato anche gli ambiti della salute sul lavoro che, sebbene di competenza primaria delle ASL, sono svolti a sostegno di queste ultime anche in ragione dei contestuali impegni di rilievo esclusivamente sanitario svolti dalla medesima nella particolare emergenza d'intesa con i NAS; dunque, ad entrambi i nuclei davvero ancora grazie. Infine, sotto il profilo del coordinamento della vigilanza prevenzionistica con i servizi ispettivi delle regioni, segnalo l'iniziativa dell'Ispettorato di dare piena attuazione all'articolo 11, comma 4, del decreto legislativo n. 149 del 2015, secondo il quale l'Ispettorato può stipulare uno o più controlli d'intesa che prevedono strumenti e forme di coordinamento senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica con i servizi ispettivi delle aziende sanitarie locali e delle agenzie regionali per la protezione ambientale.

Al fine di agevolare le intese a livello locale si è provveduto ad elaborare una bozza di protocollo d'intesa, già trasmessa in via ufficiosa il 20 novembre 2019 al gruppo tecnico interregionale salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nella quale sono indicati alcuni criteri per una razionalizzazione delle attività in materia di salute e sicurezza sul lavoro, nel rispetto delle competenze ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 81 del 2008.

La bozza di protocollo, da replicare eventualmente a livello locale, non intende dar luogo ad organismi sovrapposti ai comitati regionali di coordinamento di cui all'articolo 7 del decreto legislativo n. 81 del 2008, ma si propone di agevolare l'attività di questi comitati, ove effettivamente operanti, e di uniformare i rapporti tra ASL e ispettorati del lavoro, in non pochi casi già regolamentati in via convenzionale. Concludo, pertanto, che il Ministero che rappresento intende continuare a favorire il più possibile la collaborazione tra l'Ispettorato nazionale del lavoro nelle sue diverse articolazioni e le ASL al fine di salvaguardare la salute e la sicurezza di tutti i lavoratori, in particolare in questo delicato periodo.

PRESIDENTE. Il deputato Cominardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Grazie Presidente, ringrazio anche il sottosegretario. Devo dire che sono solo parzialmente soddisfatto. Non posso considerarmi pienamente soddisfatto perché, va bene il supporto del Nucleo Operativo dei Carabinieri, il ruolo dei NAS, la volontà di cooperare in maniera più efficace anche con le ATS, però devo insistere sul fatto che occorre un maggiore impegno e deve essere anche molto celere, considerate le circostanze. Il Ministero del lavoro, come dicevo poc'anzi, ha tutti gli strumenti per intraprendere iniziative di controllo; lo dice espressamente la legge, l'articolo 13, comma 2, nello specifico alla lettera c), del decreto legislativo n. 81 del 2008. Il problema è che molte aziende sono prive di rappresentanza sindacale e in alcuni casi ci si trova in situazioni in cui i sindacati sono padronali, quindi di fatto esistono solo sulla carta. La domanda è: in quei casi chi vigila sulla sicurezza dei lavoratori? Chi vigila? Evidentemente nessuno. Il protocollo d'intesa dei sindacati chiaramente demanda ai rappresentanti sindacali la vigilanza e la sicurezza, ma quando questi non ci sono, di fatto non ci sono, che si fa? Ecco perché chiedevo un maggiore sforzo. Poi, ne approfitto per porre l'attenzione rispetto ad altre situazioni allarmanti. Con il DPCM del 22 marzo il Presidente del Consiglio elenca, tramite il codice Ateco, tutte quelle aziende che possono rimanere aperte, e tutte le restanti devono rimanere chiuse, sono sempre stato dell'idea che per decreto non puoi normare nel dettaglio tutte le attività che risultano effettivamente essenziali, realmente di pubblica utilità, di essenziale utilità, e per questa ragione è stata data la possibilità alle aziende di poter derogare tramite richiesta al prefetto.

Ma quali sono le anomalie che stiamo riscontrando? È stata fatta anche una recente inchiesta giornalistica da Il Fatto quotidiano, che ci racconta una realtà inquietante. A Bergamo, che è l'epicentro del contagio in Italia insieme a Brescia, alla data dell'altro ieri avevamo 1.800 aziende che hanno chiesto deroghe attraverso l'autocertificazione, cioè autocertificano che rientrano tra le attività assistenziali, pur essendo fuori dalla lista dei codici Ateco. I sindacati, tra l'altro, hanno chiesto al prefetto l'elenco delle autocertificazioni pervenute e io spero che queste autocertificazioni poi vengano rese pubbliche, quantomeno ai soggetti direttamente interessati, che hanno un ruolo in queste aziende. A Brescia la situazione è persino peggiore: si parla di quasi 3 mila PEC inviate e arrivate alla prefettura con richieste di questo tipo.

Quindi voi moltiplicate il numero di aziende con il numero dei potenziali dipendenti all'interno delle stesse e rendetevi conto della dimensione di cui stiamo parlando. Poi ci sono molte di queste aziende che dicono di rientrare tra i servizi essenziali ma che hanno solo il 5 per cento, per esempio, di quel tipo di produzione o di erogazione di quel tipo di servizi; tutto il resto riguarda altro, però operano al cento per cento della produzione, quindi esponendo a rischio contagio migliaia di lavoratori, quando potrebbero limitarlo eventualmente in proporzione (immaginiamo al 5 per cento nella fattispecie). Quindi questa cosa è da finire, da terminare. Chiedo scusa se sono un po' accorato, ma vengo da quei territori e vedo ciò quotidianamente; non ho bisogno nemmeno di sentire le statistiche e i dati della Protezione civile; in base al numero di ambulanze che sento ogni giorno, so bene o male qual è il trend dei contagi e degli ammalati nei nostri ospedali.

Quello che voglio dire è anche che sono convinto che il tessuto produttivo sia da sostenere; non c'è dubbio, ma il punto qual è? Che prima ci metteremo tutti in sicurezza, con responsabilità, prima ne usciremo e prima ripartiremo. Probabilmente qualcuno pensa di fare il furbo. Il problema è - ecco perché ponevo l'attenzione al Ministero del lavoro - chi vigila. C'è qualcuno che pensa di fare il furbo, ma che in realtà sta danneggiando tutto un intero settore, anzi sta danneggiando il Paese intero.

Poi, voglio approfittare di questo spazio per ringraziare tutto il personale sanitario, che è al fronte senza risparmiarsi un attimo, a costo della propria vita. Vengono definiti giornalisticamente e mediaticamente degli eroi, anche se è un appellativo di cui farebbero volentieri a meno. Ma voglio ringraziare anche i cosiddetti diversamente eroi: sono tutti i lavoratori che operano a contatto con il pubblico quotidianamente. Non salvano vite in senso stretto, come fanno medici e infermieri, ma per garantire a tutti noi la dispensa piena e i beni di prima necessità rischiano ogni giorno la loro vita. Non vengono mitizzati perché pare che nei loro confronti tutto sia dovuto e talvolta persino il rispetto diventa un lusso e, invece, non dovrebbe essere così. Quando hanno firmato il contratto di lavoro - e, quindi, penso ai commessi dei supermercati, per fare giusto un esempio - spesso poi da poco più di mille euro al mese per bene che vada, non c'era nessuna clausola all'interno del contratto che prevedesse la missione di sfamare orde di clienti in preda alla psicosi, perché spesso ci siamo trovati in situazioni di questo tipo, che sono magari gli stessi clienti inconsapevolmente contagiati da un virus potenzialmente letale (non c'era scritto questo nel loro contratto). Eppure, nonostante ciò continuano a operare, continuano a lavorare. I commessi dei supermercati, così come tutte le persone che continuano a lavorare a contatto con il pubblico, sono da ringraziare quotidianamente e la più grande forma di rispetto è quella di osservare alcune semplici regole di buonsenso.

Poi, vorrei ringraziare anche i lavoratori cosiddetti invisibili, così li ho definiti. Sono coloro i quali consentono agli ospedali, per esempio, di funzionare, ma nessuno sa chi sono: quelli del settore delle pulizie, che sanificano e disinfettano gli ospedali, o, per esempio, gli operatori tecnici, che installano igienizzanti negli ospedali o nei centri commerciali e che entrano in contatto, tra l'altro, con ambienti molto pericolosi come sale operatorie, sale parto, servizi igienici nei centri commerciali, nei supermercati e così di seguito, e rendono fruibili i servizi indispensabili per tutti noi. Ovviamente, dobbiamo ringraziare tutti coloro i quali, in questi giorni, stanno lavorando, ma proprio tutti.

Ora, quello che spero è che questa emergenza possa servire a tutti noi a rimettere in ordine la scala dei valori. Non ci dobbiamo assolutamente dimenticare, il giorno dopo che sarà finito l'incubo, di queste persone. Troppo comodo. Dobbiamo riordinare il valore sociale con il contributo che il singolo nel proprio campo sta portando, non trattare più il lavoratore come mero strumento del mercato - e adesso ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale il lavoratore quando deve garantire i servizi essenziali - e riscoprire la dignità del lavoro, le tutele e il diritto alla salute.

Infine, voglio ringraziare i volontari, gli Alpini, la Croce Rossa, Emergency, tutte le realtà del Terzo settore che, a titolo gratuito, stanno compiendo dei veri e propri miracoli. L'abbiamo visto a Bergamo, con l'ospedale da campo in pochissimi giorni tirato in piedi gratuitamente, a costo zero, solo con lo sforzo e il sudore di tantissimi volontari. Neanche di loro ci dovremo dimenticare una volta finito quest'incubo. Con questo chiudo e ringrazio nuovamente.

(Iniziative volte a garantire un adeguato supporto tecnologico per il monitoraggio, la prevenzione e il controllo a distanza nei confronti dei pazienti in relazione all'emergenza sanitaria COVID-19 - n. 2-00697)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Provenza ed altri n. 2-00697 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Nicola Provenza se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di farlo in sede di replica.

NICOLA PROVENZA (M5S). La illustro. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Prego, a lei la parola.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie soprattutto al Vice Ministro Sileri per la sua presenza, al Governo, ai colleghi che sono qui presenti in Aula e a quelli che hanno parlato fino a pochi minuti fa.

Cala il sipario su un mondo che conoscevamo, però c'è la possibilità, una grande possibilità che viene in luce: è la salute al centro della governance moderna. Non possiamo nasconderlo: stiamo vivendo delle giornate uniche, spesso tragiche, drammatiche. Sono giornate nelle quali stiamo sperimentando una socialità sostitutiva: l'uso di Internet è più che raddoppiato, i social media sono diventati i nuovi salotti, attraverso la tecnologia gli studenti, i nostri giovani, in tutto il mondo, frequentano corsi virtuali. La nostra stessa attività parlamentare vive anche di riunioni in teleconferenza.

Insomma, questa emergenza consacra in qualche modo la tecnologia, ci costringe a rivedere completamente tutte le categorie di socialità e di cura; sì, di cura, perché la tecnologia digitale sta rivoluzionando la medicina e probabilmente la nostra vita.

Il futuro della salute nelle sue cinque dimensioni, fisica, psichica, economica, sociale e relazionale, il futuro della salute, dicevo, risiederà proprio nella capacità di anticipare i fenomeni e di saperli affrontare con flessibilità e capacità di adattamento.

Preferisco quindi, nell'illustrare questa interpellanza, partire dai dati, dai numeri, dalle evidenze. Il 30 gennaio 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità dichiara l'epidemia da COVID-19 un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale; il 31 gennaio 2020, con delibera del Consiglio dei ministri, l'Italia ha dichiarato per sei mesi lo stato di emergenza; dal 9 marzo 2020, con decreto-legge n. 14, sono istituite unità speciali - una ogni 50 mila abitanti - per la gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. Per ciascuna di queste unità non è prevista alcuna dotazione tecnologica che consenta ai medici di garantire la continuità delle cure, evitando il più possibile gli spostamenti.

Vorrei ricordare, in questa sede, che l'Italia si è dotata di un piano nazionale di preparazione e di risposta all'emergenza - e, quindi, anche alla pandemia - nel 2005 e in questo piano, pur relativamente recente, manca totalmente l'ausilio e il supporto della tecnologia applicata alla medicina. Parliamo di uno strumento che oggi appare fondamentale per arginare, contenere e affrontare questa pandemia; ed oggi, qui e ora, appare evidente che è necessario mantenere la continuità delle cure, contenendo il rischio di contagio per i medici e per tutti i professionisti sanitari, anche attraverso strumenti tecnologici innovativi come, ad esempio, il sistema di videoconsulto. Lo comprendiamo ogni giorno di più. La fase iniziale della patologia è importantissima e forse si sta sottovalutando, visto che non riusciamo ad agire tempestivamente, laddove, invece, potremmo ridurre il danno ed evitare ai pazienti di andare in terapia intensiva.

Esistono già strumenti di monitoraggio dello stato di salute delle persone, in particolare asintomatici, paucisintomatici o con presentazione clinica di bassa e media gravità, che consentono la rilevazione a distanza dei sintomi dei pazienti. Tutto ciò fatto al domicilio del paziente o dal paziente stesso supportato da personale di assistenza, attraverso device integrabili come saturimetri e misuratori della pressione. Quindi, l'intento fondamentale di oggi è quello di ridurre occasioni di contatto tra medico e paziente e soprattutto di facilitare l'integrazione tra diversi professionisti.

I fatti di questi giorni rivelano - o, meglio, confermano, in maniera drammatica - un dato fondamentale del nostro servizio sanitario nazionale: l'impossibile sostenibilità del sistema sanitario a fronte dell'invecchiamento della popolazione e del progressivo aumento delle patologie croniche. Al riguardo, proprio la telemedicina può rappresentare un utile strumento proprio per la gestione delle malattie croniche non trasmissibili, ma anche in pediatria, nell'adulto, nell'anziano fragile e durante la riabilitazione, che, ancor più in situazioni emergenziali come quella che viviamo, rappresentano condizioni di debolezza del sistema sanitario nazionale.

È necessario, pertanto - lo ribadisco conoscendo anche la sensibilità del Viceministro Sileri -, avere l'immediata disponibilità di tali tecnologie e strumenti che consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo del COVID-19 e che, secondo una visione di più lungo periodo, rendano permanentemente sostenibile e meglio gestibile il nostro Servizio sanitario nazionale. Sono queste valutazioni che ci hanno indotto a chiedere al Ministro se siano stati attivati gli opportuni percorsi di acquisizione, per dotare le unità assistenziali speciali delle tecnologie e degli strumenti che consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo a distanza, contenendo al contempo il rischio di contagio per i medici e i professionisti sanitari e anche per i loro pazienti e se ritenga opportuno garantire permanentemente il monitoraggio, la prevenzione, il controllo anche a distanza, attraverso una capillare diffusione degli strumenti della telemedicina, teleassistenza, teleconsulto, presso tutti i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici di continuità assistenziale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Provenza e tutti gli interpellanti. Il Ministero della salute condivide la rilevanza delle tematiche sollevate con tale interpellanza ed è consapevole che i servizi di telemedicina rivestono un ruolo importante nel processo verso la realizzazione di un'ottimale integrazione socio-sanitaria, anche attraverso forme innovative di servizi domiciliari.

La telemedicina, oltre a rappresentare un valido strumento per fronteggiare l'emergenza sanitaria in corso, in cui è fortemente raccomandato limitare gli spostamenti e i contatti, è fondamentale per accrescere l'equità nell'accesso ai servizi socio-sanitari sul territorio, grazie al decentramento e alla flessibilità dell'offerta, per redistribuire in modo ottimale le risorse umane e tecnologiche tra i diversi presidi, consentendo di coprire le esigenze di competenze professionali eventualmente carenti, e per offrire, grazie alla disponibilità di servizi di teleconsulto anche a bordo di ambulanze, un valido supporto ai servizi di urgenza.

Considerata la rapida evoluzione dell'ultimo decennio, è plausibile che nel citato Piano nazionale di preparazione e risposta all'emergenza del 2005 non furono inseriti riferimenti alla telemedicina, considerato che, a quel tempo, le relative tecnologie non erano probabilmente ancora mature, così mature per essere utilizzate. Infatti, è del 20 febbraio 2014 l'intesa tra il Governo, le regioni e le province autonome sul documento “Telemedicina - Linee di indirizzo nazionali”, siglata al fine di garantire uno sviluppo coordinato, armonico e coerente della telemedicina nell'ambito del Servizio sanitario nazionale.

Quanto ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta, si ricorda che con l'ultima legge di bilancio, in particolare con il comma 449, è stato autorizzato un contributo di 235 milioni, a valere sul fondo destinato all'edilizia sanitaria, di cui alla legge n. 67 del 1988, per far fronte al fabbisogno di apparecchiature sanitarie finalizzate a garantire l'espletamento delle prestazioni di competenza.

Il decreto ministeriale di riparto delle risorse prevede proprio che nel piano dei fabbisogni che ciascuna regione deve predisporre siano ricompresi strumenti di telemedicina per: “(…) garantire l'espletamento delle prestazioni di competenza dei medici di medicina generale nonché dei pediatri di libera scelta (…)”. Va inoltre considerato che nel 2019, prima del verificarsi di questa emergenza, il Ministero della salute aveva già avviato, con i finanziamenti del Fondo sociale europeo, il Piano operativo del Governo sulla cronicità “Sostenere la sfida alla cronicità con il supporto dell'ICT”, proprio per promuovere la riorganizzazione della gestione della cronicità tramite l'utilizzo delle tecnologie digitali.

Per di più, in attuazione di uno specifico obiettivo operativo previsto nella direttiva del Ministro per l'anno 2019, attraverso un apposito questionario online, è stata effettuata la mappatura delle esperienze di telemedicina sul territorio nazionale. Le esperienze così rilevate, incrociate con le buone pratiche emerse nell'ambito del Piano sulla cronicità, consentiranno di individuare la modalità più efficace o le modalità più efficaci già applicate in alcune regioni per l'estensione a tutto il territorio nazionale.

Inoltre, sempre nel corso del 2019, è stato attivato presso l'Istituto superiore di sanità il Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali, uno specifico gruppo di studio per la valutazione economica e gestionale dei servizi di telemedicina. Infine, lo scorso 25 marzo, nella circolare ministeriale recante “Aggiornamento delle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza COVID-19” si è fatto esplicito riferimento alle iniziative di coordinamento per l'utilizzo dell'ICT nell'emergenza che stiamo vivendo.

Da ultimo, va considerato che, al fine di dotare le unità assistenziali speciali delle tecnologie e degli strumenti che consentano o facilitino il monitoraggio, la prevenzione e il controllo, anche a distanza, contenendo al contempo il rischio di contagio per i professionisti sanitari e gli assistiti, il Governo ha presentato un emendamento che ha la specifica finalità di estendere le previsioni già contenute nell'articolo 75 del “Cura Italia”.

PRESIDENTE. Il deputato Nicola Provenza ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Mi ritengo abbastanza soddisfatto dalla risposta del Viceministro Sileri, che chiaramente ha elencato tutta una serie di azioni, che tra l'altro questo Governo pone in continuità con l'idea che debba mettere evidentemente al centro il Governo di uno scenario di transizione epidemiologica e demografica che non possiamo più trascurare. È chiaro che in questa occasione io colgo degli spunti che sono arrivati dalla risposta del Viceministro, ma anche dal dibattito politico in corso su questi temi, perché ci sono evidentemente delle lezioni che noi dobbiamo trarre da questa vicenda che non esito a definire epocale. In prima istanza, vi è proprio la relazione tra salute, economia e comportamenti sociali. Anche il mondo della finanza, solitamente un po' arrogante, spesso inaccessibile, sembra essere il primo a crollare, dimostrando in tal senso che la circolazione del denaro nel mondo poggia su una risorsa che tutti noi abbiamo dato probabilmente per scontata: la salute dei cittadini. Partendo da questo assunto, abbiamo assistito anestetizzati alla promozione di politiche che hanno ridotto drasticamente i budget dedicati alle risorse pubbliche, in particolare, in tema di sanità, a favore dell'impresa privata, generando in questo modo un vero e proprio corto circuito, nel quale le risorse sottratte allo Stato avrebbero, prima o poi, cancellato il mondo stesso che rende possibile l'economia; sembra un paradosso, ma è la realtà che viviamo.

La pandemia ci costringe, quindi - io direi, finalmente -, ad affrontare le nostre difficoltà in modalità diverse, alle quali non eravamo abituati, oppure che non abbiamo attivato perché abituati a tollerare ogni male in maniera pigra se non addirittura cinica. Dico ciò in quest'Aula in maniera sommessa ma molto sentita: siamo pronti a porci, qui e ora, delle domande scomode? Siamo pronti a morire? Se attraverso una complicanza in pochissimo tempo i nostri polmoni si riempissero di liquido, saremmo contenti della vita che abbiamo vissuto? Che ruolo stiamo giocando adesso e in che ruolo potremo essere di maggiore aiuto in questa crisi?

Interpretare il vero significato di questa crisi ci terrà uniti e potrà ispirare il nostro futuro. Dovremmo rinnovare il nostro carisma - stavo per dire il nostro potere -, cioè fare in modo che rappresenti una capacità reale di ascolto, di una tale intensità che ci porti ad essere più onesti, più acuti, in fondo migliori.

Forse abbiamo sottostimato la velocità di diffusione del virus, adesso dobbiamo giocare d'anticipo, dobbiamo giocare d'anticipo anche con l'applicazione della salute digitale, ed è allora che la tecnologia potrà rappresentare da subito uno strumento efficace per tutti i pazienti, oggi per l'emergenza, domani per la gestione dell'assistenza sul territorio nella maniera più efficace e più efficiente possibile, attraverso un progetto sostenibile, che realmente contribuisca alla reale presa in carico del paziente, e non più solo a parole, che finalmente dia contenuto ad una definizione: rete territoriale; una definizione troppe volte, anche in questi giorni terribili, declinata in maniera retorica e inconsistente proprio da parte di chi non ha mai contribuito a vedere realizzata questa possibilità, che oggi rappresenta l'unica vera risposta verso la quale noi dovremmo indirizzare i nostri sforzi per affrontare uno scenario che sembra essere quasi dimenticato, quasi scomparso in questo dibattito pubblico, cioè i tanti pazienti con malattie croniche che hanno bisogno di una reale presa in carico, di una reale continuità assistenziale. La tecnologia può accelerare il processo per il quale il filtro territoriale divenga poi una realtà concreta. La ripresa, non possiamo negarlo, sarà graduale. Che la nostra attenzione sia rivolta alla tutela dei più fragili, i malati, i poveri, gli anziani, gli operai, i detenuti, chi lavora nei campi, chi non ha una casa, chi sta vivendo il proprio lutto in solitudine; sia rivolta ai bambini, ai disabili, alle donne con coniugi violenti, alle persone con figli problematici. Non dimentichiamoci che proprio durante le depressioni economiche e sociali sorgono le grandi organizzazioni del futuro. Sin da oggi la nostra risposta si valuterà su tre linee di indirizzo: il lavoro che offriamo, l'amore che diamo, il coraggio di fronte a tanta sofferenza. Il coraggio di innovare adesso, senza tentennamenti, senza burocrazia, nella convinzione che stiamo davvero aprendo una strada nuova per la salute dei nostri cittadini. Cito Papa Francesco: abbiamo proseguito imperterriti pensando di rimanere sani in un mondo malato. Chi ancora oggi, nella comunicazione, nella politica, nel mondo del lavoro, nelle relazioni sociali, anche quelle mediate, continua a perseverare in una modalità che non tiene conto della luce di queste parole pronunciate da Papa Francesco, di fatto contribuisce consapevolmente o meno ad ammalare ancora questo mondo. Ed allora - e concludo - a ciascuno di noi, prima come istituzioni e poi come cittadini, spetta un grande compito: comprendere che stiamo muovendo i nostri passi nella storia. Che tutto ciò, soprattutto a livello istituzionale, sia guidato da umiltà competenza, responsabilità e leale collaborazione.

(Misure a favore degli studenti universitari in relazione alla sospensione delle attività didattiche conseguente all'emergenza COVID-19 - n. 2-00694)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Iovino ed altri n. 2-00694 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Luigi Iovino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LUIGI IOVINO (M5S). La illustro, Presidente.

PRESIDENTE. A lei la parola.

LUIGI IOVINO (M5S). Gentile sottosegretario, a causa dell'emergenza Coronavirus, cui ha seguito la sospensione delle attività didattiche universitarie, si stanno generando in diversi atenei del Paese situazioni problematiche per gli studenti per la tutela dell'alta formazione e in generale per il diritto allo studio. La sospensione delle attività didattiche comporta a livello universitario molteplici difficoltà, riguardanti non solo le ordinarie elezioni ma anche le sessioni di esame e di laurea, compensate solo in parte dalla modalità on line, oltre che disagi inevitabili nei servizi indirettamente collegati, quali laboratori, biblioteche, tirocini e molte altre ancora, in un momento coincidente proprio con il pagamento della terza rata delle tasse universitarie. L'autonomia dei singoli atenei e le inevitabili peculiarità territoriali, nonché la competenza largamente regionale in termini di diritto allo studio, complicano il quadro in vista di una risposta unitaria a una situazione di emergenza che ormai è divenuta a carattere nazionale, determinando perplessità e incertezze in merito a possibili differenti modalità di rispondere a studenti di un ateneo o di una regione rispetto ad altri. Chiedo quindi se il Ministro, per quanto di propria competenza, possa intraprendere iniziative che siano volte a sostenere gli studenti lavoratori, gli studenti fuori sede con contratti di locazione e quindi ISEE bassi ma non percettori di borse di studio, i quali vivono disagi socio-economici già per la situazione di emergenza e a cui si sommerebbe anche il pagamento della tassazione universitaria per servizi non pienamente ricevuti, rischiando, senza proroghe o esenzioni almeno parziali, di non poterli sostenere; promuovere e sostenere l'alta formazione, in particolari i dottorandi in corso e in conclusione di ciclo, mi riferisco ai cicli dal 32° al 35°, nonché i dottorati industriali, che senza una proroga facoltativa di almeno sei mesi alle rispettive scadenze rischiano di non poter ottemperare ai propri obblighi formativi e di ricerca. Chiedo anche di garantire a studenti e neolaureati, tra cui psicologi e soprattutto giuristi, che necessitano di svolgere tirocini praticantati e abilitazioni, un percorso quanto più stabile e chiaro per la loro carriera, prorogando scadenze, quando necessario, e facilitando invece processi più snelli ove possibile, anche, ad esempio, esonerando gli studenti palesemente impossibilitati a frequentare tirocini, convalidando i tirocini rimasti in sospeso o addirittura prorogando i termini entro quando svolgerli; tutelare massimamente, attraverso specifiche iniziative, gli studenti che nel corrente anno accademico, a causa dell'emergenza COVID-19 rischiano di non terminare gli esami in tempo, andando fuori corso e inficiando il percorso di studi; rispondere uniformemente sull'intero territorio nazionale alle difficoltà derivanti dall'emergenza COVID-19 espresse anche in premessa, accogliendo in particolar modo le richieste delle principali rappresentanze studentesche attraverso il Consiglio nazionale degli studenti universitari, cosiddetto CNSU, volte a tutelare l'alta formazione e in particolare il diritto allo studio.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente, e grazie, onorevole Iovino, per questa interpellanza, che attiene davvero ad un problema di grande rilevanza. La ringrazio perché il suo quesito consente al Governo di fare chiarezza sulle iniziative intraprese a tutela della continuità delle attività delle università e delle altre istituzioni della formazione superiore, ma ci aiuta a fare chiarezza anche sulle ulteriori iniziative che si intendono adottare in difesa del diritto allo studio, nonché per supportare gli studenti universitari e i nostri atenei ad affrontare un momento così drammaticamente difficile. Preliminarmente vorrei che mi fosse consentito di sottolineare che, a differenza di altri settori, per i quali non vi era alternativa rispetto alla completa sospensione della didattica, il mondo delle università ha potuto contare sulla capacità di innovazione che gli era già propria, per assicurare praticamente senza alcuna significativa soluzione di continuità la quasi totalità dei servizi normalmente erogati agli studenti.

Va detto infatti che, ad un solo mese dall'inizio dell'emergenza relativa al COVID-19, gli atenei italiani sono riusciti a trasferire sulle piattaforme a distanza ben 62 mila insegnamenti, cioè una percentuale che arriva al 94 per cento dei corsi universitari. Alla data del 20 marzo, inoltre, risultano essere stati svolti con modalità a distanza 70.500 esami di profitto e circa 26 mila lauree. Nello stesso periodo - ci si riferisce dunque a dati che risalgono ad oltre dieci giorni fa - ben 1,2 milioni di studenti universitari, pari all'80 per cento del totale, hanno concretamente avuto accesso alla didattica on line. Sulla base di questi dati, va affermato dunque con chiarezza che il sistema universitario ha saputo rispondere alla gravissima emergenza che stiamo vivendo come una vera e propria infrastruttura strategica del Paese: un architrave del sistema sociale, culturale - e se mi è permesso dirlo - anche economico, che non solo non ha interrotto il suo contributo allo sviluppo del Paese, ma anzi ha promosso soluzioni innovative, che rimarranno nella cultura dell'università italiana anche quando l'emergenza sarà passata. E mi sia consentito aggiungere, anche rispetto a ciò che è scritto, che sono convinta che i nostri studenti se lo ricorderanno e faranno tesoro di quello che stanno vivendo oggi, forse per preparare un Paese migliore. Di tutto ciò vanno ringraziati i nostri docenti, gli studenti e il personale tecnico-amministrativo, che, con grande spirito di adattamento e competenza, sono riusciti in questo straordinario risultato.

Quanto detto fino a qui ovviamente non riduce assolutamente di importanza il rilievo delle questioni che lei correttamente ha posto, che affrontano da altra angolatura, gli oggettivi disagi che anche gli studenti e i ricercatori, al pari di grande parte della popolazione, stanno vivendo. Sin dall'inizio dell'emergenza, il Ministero dell'Università e della ricerca è innanzitutto intervenuto per prolungare con una specifica norma di legge contenuta nel decreto “cura Italia” l'anno accademico 2018/2019, portandolo dalla naturale scadenza di marzo fino al giugno 2020: ciò in modo da evitare ricadute negative sulla vita degli studenti, sulla vita accademica degli studenti, per effetto di possibili disservizi - che comunque i dati che le ho appena illustrato dimostrano essere stati complessivamente molto contenuti - in relazione allo svolgimento delle lauree programmate in questa sessione straordinaria.

Grazie a tale intervento normativo, dunque, anche chi si dovesse laureare nella prossima sessione, oltrepassando quella straordinaria, non dovrà pagare la tassa relativa al nuovo anno accademico. Al contempo, pur essendo la misura strettamente riconnessa all'autonomia dei singoli atenei, su impulso del Ministro Manfredi, si è fatto in modo che venisse dilazionata nel tempo la data di riscossione delle tasse universitarie. Ciò detto in via generale, passo ad alcuni specifici punti toccati dall'interpellanza.

Rispetto alla possibilità di prevedere una proroga in via eccezionale per i dottorati in corso o di prossimo avvio, desidero informare che, al momento, si sta effettivamente valutando la percorribilità, in via eccezionale, di un differimento nel senso indicato. Ovviamente, qualora ciò dovesse avvenire, sarà cura del Ministero informare tempestivamente gli atenei ed i soggetti interessati anche in considerazione della chiusura delle imprese presso cui, ad esempio, i PON industriali vengono svolti, nonché della difficoltà di accesso alle biblioteche e ai centri di ricerca fondamentali per un proficuo percorso dottorale.

In relazione alla richiesta di eventuali proroghe o snellimenti di procedure relative alla conclusione dei praticantati ovvero al conseguimento di abilitazioni professionali, occorre precisare che è stata già posta all'esame dei competenti uffici del Ministero una possibile proroga del termine fissato per legge a giugno per lo svolgimento degli esami di Stato.

Ulteriori provvedimenti, pure di imminente adozione, riguarderanno lo svolgimento dei tirocini inerenti il corso di laurea in medicina e chirurgia, fermo restando che il Ministero ha già reso la laurea in medicina e chirurgia abilitante, e non temporaneamente, ma anche per il futuro, ricomprendendo il tirocinio curriculare quale parametro abilitante.

Con riferimento, invece, al tirocinio post laurea degli psicologi ed a quello finalizzato all'abilitazione per la professione di avvocato, poiché essi hanno una durata, rispettivamente, di uno e due anni, le misure più opportune potranno essere adottate solo dopo che si avrà contezza definitiva della durata complessiva del periodo di sospensione dovuto all'emergenza, poiché la sospensione maturata finora non ha ancora un impatto significativo sul loro complessivo regolare svolgimento.

Concludo, rassicurando gli onorevoli interpellanti che, indipendentemente dalle misure di specifica competenza del Ministero dell'Università e della ricerca, nella preparazione dei prossimi provvedimenti di legge sarà certamente valutata, da parte del Governo, l'adozione di ogni altra necessaria misura che possa supportare i nostri studenti e le nostre università per affrontare e per superare insieme questo frangente così complesso per il nostro Paese e così doloroso.

Per raggiungere questi ulteriori obiettivi tuttavia il Governo non potrà essere solo, ma dovrà confidare nell'impegno di quanti, a partire innanzitutto dai presentatori di questa interpellanza, hanno dimostrato di avere profondamente a cuore il tema del diritto allo studio. Grazie alla presenza di queste sensibilità in Parlamento, sarà possibile dunque ottenere insieme risultati concreti a beneficio degli studenti che versano in condizioni di disagio per effetto dell'emergenza in atto.

PRESIDENTE. Il deputato Luigi Iovino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza. A lei la parola.

LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente, sì, sono ovviamente estremamente soddisfatto, anzi vorrei ringraziare il sottosegretario per l'immensa disponibilità che ha mostrato ad accogliere le problematiche, oltre per quanto già fatto, di propria competenza, dal Ministero, per risolverle; mi riferisco soprattutto a quelle citate, quindi sicuramente è una risposta positiva che il Parlamento accoglie: io mi sono fatto portavoce delle istanze di tante associazioni, la rappresentanza studentesca, quindi è un grandissimo risultato, ed è un risultato che inorgoglisce tanti giovani, quindi può essere sicuramente un altro tassello che porta avanti la tutela del diritto allo studio, come lei sottolineava.

Credo fermamente che, attraverso il confronto con le parti sociali, in questo caso tutte le rappresentanze, tutte le associazioni studentesche, si possa sicuramente ottemperare e valorizzare l'alta formazione ma, in particolar modo, risolvere le problematiche connesse strettamente a questa emergenza, che ha arrecato qualche problema a tutti i nostri studenti universitari ma anche alle loro famiglie, a tanti lavoratori. Diciamo che i problemi sono tanti e le famiglie hanno difficoltà nel doverli subire e per poter reagire. Però, questa risposta del Governo è sicuramente esaustiva ed aiuta anche i tanti concittadini che ci stanno ascoltando e che seguono attivamente i lavori parlamentari. C'è uno Stato che è presente, c'è uno Stato che, a mio avviso, in questo momento, ha l'esigenza, necessaria, di dover essere vicino ai giovani e lo sta dimostrando, vicino ai loro sogni, alle loro speranze e al loro futuro. E questo è sicuramente un messaggio importante, che fa piacere prima di tutto a me, come giovane, quindi è un grandissimo passo avanti.

Sottolineo che è necessario lavorare in stretta sinergia con tutte le parti sociali, come detto prima, ma vorrei cogliere, per non essere ripetitivo, un messaggio, che lei prima ha lanciato durante la risposta all'interpellanza: è necessario investire nella ricerca, questo è un monito che deve ricevere tutta la politica, e mi riferisco a me per primo. La ricerca è fondamentale per questo Paese e, in particolare, la sanità pubblica ed è in momenti forse anche tristi e drammatici del Paese che ci si rende conto di quanto possa essere fondamentale, di che valore abbia la ricerca. Questa è sicuramente una grande consapevolezza, che noi dobbiamo assimilare e da cui dobbiamo trarre spunto per poter andare avanti e sistemare tutto quello che, purtroppo, ha vissuto il nostro Paese in questo periodo.

(Iniziative, anche di carattere normativo, volte ad un efficace coordinamento sul territorio nazionale delle azioni di contrasto alla diffusione del COVID-19 nell'ambito del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti - n. 2-00695)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ilaria Fontana ed altri n. 2-00695 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Ilaria Fontana se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Mi pare di capire che lei vuole illustrare, quindi le lascio volentieri la parola. Prego.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi, oggi siamo tutti consapevoli che il Paese e il Pianeta sono nel pieno di una crisi dalle conseguenze ancora non calcolabili. Gli italiani hanno messo in campo uno sforzo corale: i nostri operatori sanitari, medici, biologi, infermieri, tassisti, corrieri, farmacisti, forze dell'ordine, gli operatori ecologici e tutti quelli di settore, che non smetteremo mai di ringraziare abbastanza, stanno facendo l'impossibile.

Da donne e uomini delle istituzioni dobbiamo considerare tutte le implicazioni di questa crisi, prestare attenzione anche a questioni che appaiono secondarie, ma che, a ben guardare, non lo sono affatto. Mi riferisco, in questo caso, alla gestione dei rifiuti prodotti dalle persone positive al COVID-19 o da quelle per le quali vi è un sospetto di infezione. È un punto nodale, anche in questa fase nella quale, grazie all'impegno degli italiani, sembra che si possa guardare con maggior fiducia al futuro. Gestire correttamente questi rifiuti significa scongiurare nuovi contagi. A tal proposito, ISPRA ha indicato le modalità più corrette per farlo, partendo dalle linee guida dell'Istituto superiore di sanità, ma resta il fatto che i comuni, che hanno la competenza di effettuare la raccolta, non sono in condizione di sapere che infetto e chi no; dal canto loro, le regioni competenti per la gestione dei rifiuti hanno, in alcuni casi, emanato ordinanze contingibili e urgenti, andando in deroga alle disposizioni previste dal testo unico stesso.

È opportuno che il Ministero dell'ambiente coordini questi interventi al fine di rendere omogenea l'applicazione della legge, con particolare riferimento all'utilizzo dello strumento delle ordinanze contingibili e urgenti, per scongiurare nuove criticità in seno all'emergenza che stiamo vivendo.

Sono qui a chiederle, sottosegretario, dunque, quali misure si intenda intraprendere per fronteggiare questa situazione e se si ritenga opportuno avviare iniziative volte al coordinamento dell'azione delle regioni.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Onorevole Fontana, rispondo agganciandomi in primo luogo a quella parte della sua interpellanza, nel testo che lei ha offerto alla discussione, che fa proprio riferimento alle caratteristiche dell'ordinamento italiano in materia di rifiuti. Non è un riferimento burocratico o semplicemente di pragmatica, ma ha un'attinenza fattuale, purtroppo, anche in questa drammatica emergenza, sulla funzionalità migliore del sistema. Voglio dire che è evidente che lo Stato, nelle sue articolazioni, quindi in primo luogo, in questo caso, il Ministero, non può sostituirsi all'azione delle regioni, a meno di creare elementi di conflitto e anche di confusione che poi ostacolano una sana azione di intervento in questo campo, ma può svolgere appieno e nel modo più rapido possibile la sua funzione di coordinamento, di facilitazione e di indirizzo alle regioni, a quelle realtà territoriali e locali che si trovano evidentemente in difficoltà.

Detto questo, naturalmente, io voglio in primo luogo rivolgere un ringraziamento alle imprese private, alle aziende private che in questo momento si trovano in una condizione di oggettiva difficoltà per l'immagazzinamento di lavorazioni di scarto dei rifiuti, di cui debbono ovviamente liberarsi, in una situazione in cui anche la normativa è in fase di evoluzione; alle aziende multiutility nel campo della raccolta e del trattamento, nonché ai tanti cittadini che si trovano in una condizione di patologia e alle comunità, che sono direttamente coinvolte da tutto questo.

Lei diceva - e lo ricordo anch'io, perché da qui si deve partire - che l'Istituto superiore di sanità, il 12 marzo, ha elaborato e adottato un documento con delle linee ad interim per la gestione dei rifiuti urbani in relazione a questa emergenza. Quel documento considera due distinte fattispecie di rifiuti: i rifiuti urbani prodotti nelle abitazioni dove soggiornano soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena obbligatoria; e i rifiuti urbani che sono prodotti in generale dalla popolazione in abitazioni dove non soggiornano soggetti positivi al tampone, in isolamento o in quarantena. In base a questa distinzione, quel documento dell'ISS detta alcune modalità operative per la gestione dei rifiuti urbani improntate al principio di cautela su tutto il territorio nazionale. Questo è il primo elemento di cucitura dell'azione delle regioni, il primo cappello ordinatorio di indirizzo che le strutture dello Stato hanno messo a disposizione già dal 12 marzo.

Sulla base di queste linee di indirizzo, il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, cioè l'ISPRA, che come sappiamo è un sistema e non soltanto un istituto, che si muove in relazione agli organismi regionali di protezione dell'ambiente, cioè le varie ARPA, il 23 di marzo (quindi circa poco meno di dieci giorni fa), ha approvato un documento che contiene queste indicazioni generali. Questo documento fornisce, in particolare, delle indicazioni generali per la gestione dei rifiuti urbani, con delle analisi della problematica nel settore dei rifiuti nella specifica situazione di emergenza, per prevenire le criticità del sistema e consentire agli impianti di gestione di gestire gli eventuali sovraccarichi, scongiurando il rischio dell'interruzione del servizio.

A partire da questi due documenti, soprattutto dalle indicazioni dell'Istituto superiore di sanità che, per primo, è intervenuto sulla questione, il Ministero dell'ambiente, proprio in considerazione di questa complessità emergenziale, ha emanato una circolare, che data ormai già diversi giorni - oggi credo che sia già quasi una settimana che la circolare è stata emessa, per la precisione, emessa formalmente prima della fine del mese di marzo, quindi circa quattro giorni fa -, che ha proprio come obiettivo quello di determinare questi elementi di coordinamento. Questa circolare è stata frutto di un lavoro fatto tra l'attività dell'ISS e l'attività dell'ISPRA fra i due documenti. Nel frattempo, il Ministero, per produrre questa circolare del 30 marzo, ha operato recependo delle istanze provenienti dalle autorità competenti, in primo luogo dalle regioni in tema di gestione del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, e soprattutto dai rappresentanti del mondo produttivo, ovvero dai soggetti gestori degli impianti, che hanno risentito di queste criticità. Il Ministero ha dovuto anche un po' raccogliere le esperienze e le criticità che realmente si stavano determinando sul campo, sapendo benissimo - come lei stessa ha ricordato, onorevole Fontana - la situazione impiantistica. Qui non è il caso di aprire una riflessione generale, però vediamo che quando arriva l'emergenza, poi il tema degli impianti salta fuori. Se noi abbiamo un Paese che sarà pure leader nelle economie circolari, che ha tante qualità, che è avanzato da un punto di vista di innovazione, ma che poi ha questa fragilità, dal punto di vista degli impianti e della loro articolazione sul territorio, è chiaro che quando arriva un'emergenza, qualunque essa sia - e questa è un'emergenza gravissima - questa disarticolazione territoriale del sistema impiantistico, questo squilibrio e questa mancanza nel sistema impiantistico di alcuni tipi di impianti si fa sentire pesantemente.

Va evidenziato che, già prima dell'emanazione della circolare ministeriale, come lei ha detto, alcune regioni, in via del tutto autonoma e sulla base delle attribuzioni ordinamentali, erano intervenute con delle ordinanze specifiche per garantire il mantenimento del servizio di raccolta dei rifiuti urbani, fornendo alla popolazione le medesime istruzioni che poi sono state raccolte dall'Istituto superiore di sanità.

Pertanto, il Ministro ha ritenuto opportuno fornire alle autorità competenti - e qui voglio sottolineare il ruolo svolto direttamente dal Ministro in questo lavoro - quindi il Ministero, le direzioni, sotto il coordinamento del Ministro e per quanto possibile del sottosegretario, dicevo hanno ritenuto opportuno fornire alle autorità competenti, quindi regioni, province autonome, comuni, indicazioni omogenee per l'adozione di atti concreti tra di loro, pur riservando la possibilità a ciascun ente di calibrare le misure sulle specifiche esigenze del proprio territorio attraverso le citate ordinanze contingibili ed urgenti del decreto legislativo n. 152 del 2006, con regimi straordinari e temporalmente circoscritti alla durata dell'emergenza.

Ciò detto, la maggiore criticità che sta determinando l'attuale emergenza sanitaria nel settore in questione è rappresentata dalla difficoltà di creare nella maggior parte dei comuni o ambiti un apposito circuito di raccolta dei rifiuti prodotti dalle utenze in cui soggiorna un soggetto positivo al COVID-19 o in quarantena obbligatoria; con la conseguenza che i rifiuti indifferenziati di tutte le utenze indistintamente debbono essere avviati prioritariamente all'incenerimento, o, qualora non sia possibile per incapienza degli impianti, dopo eventuale sanificazione presso gli impianti di trattamento di TMB che ne hanno la capacità e avviati in discarica. Da ciò è emersa la necessità di consentire, così come ho indicato nella circolare ministeriale del 30 marzo - frutto di un confronto con i territori molto, molto, molto ravvicinato, perché ci sono delle differenze -, la deroga alle norme vigenti anche per il conferimento degli stessi in discarica.

Perché ho sottolineato con una certa enfasi questo passaggio della mia replica? Perché qui parliamo di impianti e di discariche; cioè in una situazione di emergenza ovviamente non si può, per via nazionale e in un ruolo di coordinamento del Ministero, con il contributo scientifico dell'ISPRA e l'indirizzo dell'ISS, che agire in direzione di deroghe per consentire agli impianti di lavorare di più e alle discariche di accogliere sversamenti oltre le capacità ordinarie. Ma siamo in deroga, quindi c'è, evidentemente nell'emergenza si manifesta in maniera particolarmente importante il tema degli impianti, che è un tema che resterà e si dovrà in qualche maniera affrontare poi nella fase successiva.

A tal fine, con particolare riferimento allo smaltimento in discarica, la circolare evidenzia che si ritiene infine possibile prevedere tramite le ordinanze suddette, il decreto legislativo n. 152 del 2006, ove ciò si renda necessario, limitatamente alla sola fase emergenziale, il conferimento in discarica dei rifiuti urbani indifferenziati provenienti dalle abitazioni in cui sono presenti soggetti positivi al tampone in isolamento o in quarantena obbligatoria, assicurandone la sterilizzazione ovvero un trattamento derogatorio rispetto a quello originariamente previsto, che contempli: primo, l'inserimento dei sacchetti integri all'interno di apposite big bags, omologate e certificate, aventi adeguate caratteristiche alla resistenza per garantire la sicurezza nel trasporto e nello stoccaggio delle stesse, in modo da evitare qualsiasi fuoriuscita di materiale; secondo, confinamento dei rifiuti de quibus - uso un termine aulico, ma, insomma, ci capiamo: i rifiuti in questione - in zone definite della discarica, quindi separati dal resto del ciclo; copertura giornaliera con un adeguato strato di materiale protettivo, tale da evitare ogni forma di dispersione. Questo trattamento, queste modalità infatti si intendono adeguate nella straordinaria situazione attuale, anche se sono derogatorie rispetto alla norma vigente, in quanto in grado di garantire il miglior risultato in termini di tutela dell'ambiente e della salute umana: quindi stiamo usando un regime derogatorio necessario per trattare questa linea particolare, sulla quale l'ISS ha prescritto di agire distinguendo tra quelli che provengono da abitazioni e da cittadini coinvolti direttamente in quarantena o positivi e quelli no.

Quanto al problema del coordinamento sulle problematiche in esame, si testimonia che il Ministero di fatto già svolge questa funzione un po' da catalizzatore, diciamo così, attraverso la propria Direzione - adesso c'è anche una Direzione nuova sull'economia circolare, la riorganizzazione del Ministero, come sa benissimo - di quelle esigenze che provengono dal territorio, tanto da soggetti istituzionali che da soggetti privati, operatori del settore, per assicurare la corretta gestione dei rifiuti, del servizio di raccolta, del trattamento e smaltimento finale, prevedendo allo stesso tempo misure supplementari; prevedendo allo stesso tempo, ribadisco, misure supplementari per garantire elevati livelli di sicurezza per i lavoratori nonché per la tutela specifica della salute pubblica e dell'ambiente.

Con riferimento poi alla problematica della disinfestazione stradale con ipoclorito di sodio, nel richiamare l'osservanza delle indicazioni che sono fornite nel documento dell'ISPRA del 18 marzo, è necessario porre l'attenzione all'articolo 113, comma 3, del decreto legislativo n. 152, che anche qui prescrive alle regioni l'obbligo del trattamento delle acque di lavaggio delle aree esterne, qualora vi sia il rischio di dilavamento da superfici impermeabili scoperte di sostanze pericolose o di sostanze che creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. Questo è quindi un tema specifico delle regioni, sul quale non è necessario intervenire: da ordinamento possono farlo.

Un'ultima comunicazione, nella consapevolezza che noi non conosciamo adesso ancora i termini precisi della conclusione di questa emergenza, e come sapete benissimo (è stato ribadito in questi giorni, anche ieri, dal Presidente del Consiglio) il Governo si prepara ad adottare un nuovo provvedimento per aprile. Già nella fase di conversione, che presumibilmente per il decreto-legge di marzo, il decreto-legge n. 18 del 2020, porterà il contributo del Parlamento, il Governo sta preparando un altro provvedimento per aprile, perché siamo necessariamente in una fase dinamica, di continua attenzione, di continuo intervento. Ed in quella sede il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare sta già operando, sta già partecipando e sta già ascoltando le proposte dei mondi, che ovviamente sono in moto e sono preoccupati, per ulteriori interventi normativi, su cui siamo in fase di elaborazione, con riferimento a questa fase emergenziale, per proporre norme che si ritenga opportuno, oltre a quelle già adottate, inserire negli strumenti che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane arriveranno all'attenzione del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. La deputata Ilaria Fontana ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ILARIA FONTANA (M5S). Presidente, sottosegretario, grazie. Ovviamente uniformare la gestione dei rifiuti in tutte le regioni italiane è quanto mai necessario in questa fase, anche perché abbiamo bisogno di efficienza e coordinamento, quindi non di fughe in avanti oppure comunque di immobilismo.

È vero, io sono molto d'accordo con la risposta, con dei punti, con degli spunti che lei ci ha dato. Dobbiamo ovviamente fornire adeguate garanzie agli operatori della raccolta, del trattamento e dello smaltimento, che quotidianamente si adoperano per un servizio fondamentale e prezioso per tutti noi, e quindi hanno diritto di farlo in tutta sicurezza. Lo ripetiamo, siamo in emergenza, e dunque è questo ovviamente il tempo di prendere tutte le misure, seppur straordinarie e temporanee, al fine di fronteggiarla al meglio. Bene quindi ovviamente anche il semplificare alcune procedure burocratiche, così come appunto lei ci ha appena esposto.

Tengo però anche a sottolineare che, fermo restando che la tutela ambientale deve rimanere come principio cardine dello Stato, va chiarito anche che non potrà trovare alcun fondamento il ricorso all'ampliamento ad esempio di siti per lo smaltimento con la motivazione di fronteggiare l'emergenza sanitaria. Purtroppo la crisi, e lei lo ha spiegato benissimo, questa crisi sanitaria prodotta dalla diffusione del virus ha messo a nudo tutta la nostra carenza impiantistica per alcune tipologie di rifiuti, così come la nostra dipendenza da siti oppure impianti stranieri a servizio della raccolta differenziata, anche perché siamo molto lontani rispetto al luogo di produzione dei rifiuti e stanno mettendo a dura prova la continuità del servizio di raccolta, gestione e smaltimento dei rifiuti; anche perché ricordiamo che il conferimento in discarica in questa particolare emergenza, quindi di questi rifiuti, è solo l'ultima, estrema soluzione previa la sterilizzazione. Ovviamente di tanti aspetti dovremo parlare tutti insieme, appena usciti dall'emergenza, e questi saranno sicuramente i punti su cui costruiremo di nuovo una macchina che sia efficiente, pur tenendo a mente la tutela ambientale.

Quindi, ovviamente sono soddisfatta della risposta e sono certa che si continua a non abbassare la guardia sui temi della tutela ambientale e della salvaguardia dei cittadini. Sono convinta che questa crisi possa diventare un'opportunità per tutti noi e, quindi, colgo ancora l'occasione per ringraziare il lavoro del Governo, in questo caso il lavoro, che non è mai cessato, del Ministero dell'Ambiente e poi, infine, un ultimo pensiero, ma ovviamente non per importanza, va a tutte le lavoratrici e i lavoratori che si stanno dedicando con grande impegno e passione a garantire la salute e la sicurezza di tutti noi.

(Iniziative per un piano straordinario di investimenti a favore del comparto industriale della difesa al fine di riaffermare il carattere strategico in vista del rilancio economico post emergenza sanitaria - n. 2-00702)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Maria Tripodi ed altri n. 2-00702 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Maria Tripodi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Immagino che la illustri.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente, immagina bene. Onorevoli colleghi, sottosegretario, nella gestione dell'emergenza COVID-19 ancora una volta le nostre Forze armate si sono distinte, mettendo in campo uomini, donne e mezzi per supportare i cittadini e la tenuta del sistema Paese in una crisi di portata davvero epocale. A loro, uomini e donne dell'Italia migliore, unitamente ai nostri medici e a tutto il personale sanitario, va il ringraziamento più vivo e la più sentita gratitudine. Per fronteggiare un'emergenza di tale portata c'è stata e c'è una mobilitazione di tutto il comparto della Difesa anche e soprattutto di quello industriale. Due esempi su tutti: lo stabilimento farmaceutico militare di Firenze che con la produzione giornaliera di oltre 2 mila litri di disinfettante fornisce questo prezioso presidio per l'assistenza al personale sanitario e ai nostri medici per contrastare la diffusione del COVID-19 e poi, citando aziende fiore all'occhiello del made in Italy, non posso non citare l'esempio di Leonardo, primo gruppo industriale in aerospazio, difesa e sicurezza che ha intrapreso lodevoli iniziative solidali mettendo a disposizione mezzi per il trasporto di materiale medico e facendo anche un supporto veramente incredibile per quanto riguarda le operazioni di assistenza sanitaria in capo alla Protezione civile nazionale. Un lavoro straordinario che si aggiunge al lavoro quotidiano già portato avanti in tutti gli stabilimenti del Paese. Sottosegretario, lei è interlocutore attento, sa che il comparto industriale della difesa rappresenta il cuore strategico del Paese. L'industria dell'aerospazio e della sicurezza registra un fatturato pari a 14 miliardi di euro, con il 70 per cento derivante dall'export per un valore di 4 miliardi e mezzo e l'impiego di ben 160 mila addetti lungo tutta la filiera produttiva del settore. Nel comparto, non da ultimo, vengono annualmente investiti 1 miliardo e 400 milioni di euro in ricerca e sviluppo, pari all'11 per cento di tutti gli investimenti delle imprese italiane. Anche per tale motivo risulta essenziale difendere e incoraggiare, oggi più che mai, la normativa sul golden power a presidio delle nostre aziende per evitare la scalata di altre estere, che potrebbero fare shopping dei nostri gioielli.

Le domando se il Governo, in considerazione delle emergenze in corso, non intenda intraprendere le opportune iniziative al fine di prevedere un piano pluriennale di investimenti, con durata almeno sessennale, che coinvolga in modo rilevante il comparto industriale della difesa e che costituisca utile strumento per salvaguardare il livello tecnologico in possesso dell'industria nazionale, nonché a contribuire alla ricostruzione post-emergenziale, rilanciando di fatto il sistema Paese, e peraltro invocata anche dal nostro Presidente della Repubblica poiché - cito testualmente – “è nella ricostruzione che il nostro popolo ha sempre saputo esprimere il meglio di sé”.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Difesa, Angelo Tofalo, ha facoltà di rispondere. A lei la parola, sottosegretario.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il contributo che, nell'attuale emergenza, i nostri militari stanno quotidianamente ponendo in essere nei campi sanitario e logistico, oltre che sul piano della sicurezza, è determinante e posso dire tranquillamente che è unanimemente apprezzato. La Difesa sta ricevendo e gestendo continue richieste di supporto in termini di personale, mezzi, strumentazione e pertanto ogni elencazione dell'impegno profuso rischierebbe di essere superata dagli stessi eventi. È di poche ore fa la notizia nella costruzione di un ulteriore ospedale da campo a Jesi, nella regione Marche. Parliamo di un contributo fondamentale, del quale l'attualità ci sta fornendo piena evidenza e che il Ministro della Difesa ha eloquentemente sintetizzato affermando che le Forze armate fanno la propria parte quando il Paese chiama.

Per la specificità delle nostre Forze armate queste sono in grado di assolvere in modo straordinario a una serie di compiti e di esprimere capacità decisive in una fase emergenziale del Paese come quella che stiamo affrontando. È tuttavia imperativo pensare anche al dopo, allorquando, usciti da questa contingenza, sarà prioritario ripartire attraverso un'azione immediatamente efficace che non può prescindere dal corrispondente aspetto finanziario. In questa ottica, come ricordavano gli stessi interpellanti e ringrazio l'onorevole collega Maria Tripodi per la sensibilità, l'industria della difesa, con un fatturato appunto di circa 14 miliardi di euro e con l'occupazione di circa 160 mila addetti considerato l'indotto nel suo complesso, nella sua interezza, rappresenta un patrimonio dal punto di vista occupazionale e tecnologico di assoluto riferimento per l'intera comunità nazionale. Come ha affermato il Ministro della Difesa, nel corso dell'esposizione delle linee programmatiche del Dicastero, lo scorso ottobre davanti alle Commissioni difesa congiunte, l'impegno di un rilevante volume di risorse, tra i programmi operanti e quelli di previsto avvio, come è ovvio, rappresenta la prova tangibile dello sforzo in atto per assicurare la rapida attuazione del necessario processo di modernizzazione dello strumento militare per via del pronto utilizzo delle risorse rese disponibili, consentendo agli operatori del settore e alle imprese coinvolte in tale processo di agire in un contesto di affidabilità, oggi più che mai necessario per favorire la curva di ripresa economica ed industriale del Paese. Per continuare a garantire queste opportunità, nello spirito auspicato dall'onorevole Tripodi, la Difesa intende dare, nel quadro di un più ampio contesto interministeriale e con il supporto del Parlamento, impulso alla programmazione vigente perseguendo il completamento dei programmi già in corso e il rapido avvio di quelli di nuova generazione, sostenendo al contempo lo strategico settore della ricerca.

È di tutta evidenza che il robusto coinvolgimento del comparto industriale costituisce, oggi ancor di più, il cardine per la realizzazione di tali obiettivi. Parimenti sono di tutta evidenza gli effetti che tale sinergia deve provocare sull'indotto occupazionale, fattore fondamentale per la ripresa economica e sociale che dovrà al più presto sostituirsi alla difficile situazione con cui stiamo confrontando. È quindi necessario perseverare, in continuità con l'azione già intrapresa, nel rilancio della strategia industriale e tecnologica della difesa, come già affermato dal Ministro nelle linee programmatiche, valorizzando nella maniera più efficace possibile il ruolo delle grandi, medie e piccole imprese del comparto e coinvolgendo sull'intero territorio nazionale i principali stakeholder, le altre amministrazioni interessate, l'industria, i centri di ricerca, le università e gli operatori del settore.

In tale ottica, l'eventuale approvazione di un piano pluriennale di investimenti contribuirebbe in misura importante non solo a dotare il Paese di Forze armate in grado di reagire e far fronte a sfide e scenari sovente poco prevedibili, come l'emergenza attuale ci insegna, ma, conferendo un più ampio orizzonte temporale alla programmazione, garantirebbe un più compiuto e proficuo rapporto con l'industria della difesa nazionale. Proprio l'incertezza che caratterizza la crisi che stiamo vivendo esalta l'importanza di poter contare su finanziamenti certi che possano coprire l'intero arco temporale di sviluppo dei principali programmi. Dare tali certezze permette a tutti gli attori di trarre gli auspicati benefici. In particolare, per quel che attiene alla grande, media e piccola industria nazionale della difesa consente di impostare i piani necessari per superare l'attuale situazione di crisi.

Non può essere sottaciuta la rilevanza straordinaria che il comparto difesa possiede nel mantenimento del know how nazionale su alcuni dei più avanzati standard tecnologici oggi esistenti; una considerazione che diverrà cruciale nel ruolo internazionale del Paese nel dopo emergenza. È dunque intendimento del Ministero promuovere o sostenere qualsiasi iniziativa normativa volta ad ampliare l'orizzonte temporale di finanziamento dei programmi di interesse. Siamo chiamati a rafforzare un importante settore del comparto industriale del Paese, il cui indebolimento, in una congiuntura così delicata, potrebbe creare condizioni di vulnerabilità che esporrebbero molte aziende di strategica significatività a rischio di acquisizione. Mi avvio a concludere, onorevoli colleghi. Siamo perfettamente consci del ruolo che la difesa può continuare a svolgere nel post-emergenza COVID-19, contribuendo a conferire, attraverso il proprio programma di investimenti, un rinnovato impulso all'industria nazionale e al conseguente rilancio del Paese. In tale direzione stiamo operando e sono ben chiare le direttrici lungo le quali sviluppare le nostre azioni. Perché tale impulso abbia forma, tuttavia, è fondamentale il supporto del Parlamento nel garantire le necessarie risorse attraverso la predisposizione di adeguati strumenti normativi che consentano una programmazione di lungo termine basata su quegli imprescindibili presupposti di stabilità e certezza, a tutto vantaggio del rilancio del Paese, da tutti noi voluto.

PRESIDENTE. La deputata Maria Tripodi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Direi che sono soddisfatta e mi auguro, visto gli intendimenti che il Governo manifesta in questa sede, ma che, per la verità, aveva manifestato anche in altre occasioni, che ci avviamo alla concretezza di questi programmi. Lei, sottosegretario, ha parlato giustamente di supporto da parte del Parlamento, di supporto da parte del Ministero all'intero comparto industriale. Mi rendo conto che è una materia complessa, è una materia importante, anche per la sua strategicità; ebbene, mi sento di dirle che sicuramente il movimento di Forza Italia sarà a disposizione per quanto concerne un percorso da fare post-emergenza perché, veramente, soprattutto in un settore come la difesa, il sistema Paese va tutelato; credo che dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Come peraltro ha più volte sottolineato anche il Presidente Berlusconi, siamo davanti a una situazione di emergenza di portata epocale. Credo che in momenti come questi bisogna mettere un'unica maglia, che è quella dell'Italia.

(Chiarimenti in ordine al recente invio in Lussemburgo di strutture e materiale sanitario dalla base Nato di Taranto, in considerazione dell'emergenza in atto in Italia e della mancata attivazione di analoghe iniziative - n. 2-00703)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Battilocchio ed altri n. 2-00703 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Battilocchio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie Presidente, grazie sottosegretario per la presenza. Si è appreso dalla stampa estera e nazionale che una struttura logistico-sanitaria militare della NATO è partita attorno al 20 marzo scorso dal Southern Operational Center, base NATO sita in Taranto, alla volta del Lussemburgo. Si tratterebbe di un complesso di circa 50 container comprendente generatori, tende, docce, bagni, per una capacità ricettiva di 300 posti letto. Il Lussemburgo ha organizzato, con la compagnia Cargolux, un ponte aereo con l'aeroporto civile di Bari per il trasporto rapido dei materiali e ha poi avviato l'allestimento nei pressi del centro ospedaliero lussemburghese. Una misura preventiva presa dal Governo locale, preventiva perché solo di ipotesi e di scenari si parla nel caso lussemburghese, mentre il nostro Paese era ed è tuttora nel pieno di una crisi che ha purtroppo numeri ancora assai preoccupanti. L'Italia è orgogliosamente membro fondatore della NATO dal 1949, partecipa tuttora con migliaia di uomini ad operazioni all'estero sotto l'egida della NATO, in Afghanistan, in Kosovo; teatri operativi che ho avuto l'opportunità di visitare in passato, apprezzando la grande professionalità e la straordinaria dedizione dei nostri uomini e delle nostre donne in divisa che onorano il tricolore. Lo ricordava la collega: questo è anche il momento per ringraziare anche tutti gli appartenenti alle Forze armate e alle forze dell'ordine che sono impegnati su tutto il territorio nazionale, soprattutto nelle aree di maggiore criticità. Dalle mie zone, ci tengo a salutare in maniera particolare il settimo Reggimento Difesa CBRN di Civitavecchia, che è appunto impegnato in prima linea a Bergamo.

Mi chiedo, però, alla luce di queste informazioni di stampa, innanzitutto se il sottosegretario possa confermare quanto riportato e soprattutto se ritenga accettabile che una nazione che contribuisce in maniera così considerevole alla causa della NATO, non colga l'occasione per usufruire, in questa drammatica contingenza, di assetti logistici già presenti in territorio italiano, che sarebbero assai utili per fronteggiare questa situazione senza precedenti che stiamo vivendo. Una crisi che stiamo affrontando anche con l'impegno straordinario ad allestire, con sforzi conseguenti, spazi e a reperire alberghi e strutture idonee alla cura ed alla quarantena. Ed in questo caso, ripeto e sottolineo, parliamo di assetti logistici già prontamente disponibili sul suolo italiano. Fateci capire, per favore, che cosa è successo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Angelo Tofalo, ha facoltà di rispondere.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. A premessa della presente interpellanza urgente, desidero sottolineare che le questioni evidenziate con l'atto non sono riferibili in alcun modo a materiale medico-sanitario, né a materiale per l'allestimento di un ospedale da campo, ma riguardano in via esclusiva materiale logistico. Nessun ospedale da campo pertanto è stato inviato in Lussemburgo. Come già precisato dallo Stato maggiore della difesa con un'agenzia del 22 marzo, il mese scorso quindi, l'invio ha riguardato tende, materiali ed apparecchiature logistiche.

In particolare, il Governo del Lussemburgo ha avanzato una specifica richiesta alla NATO, limitata, è bene ribadirlo, unicamente ad assetti logistici e non a equipaggiamento medico-sanitario. Si precisa, al riguardo, che il Southern Operational Center, con sede a Taranto, organismo della NATO Support and Procurement Agency, ha il compito di curare gli aspetti relativi al supporto e all'approvvigionamento logistico dell'Alleanza atlantica. Lo scopo delle operazioni logistiche del NATO Support and Procurament Agency, infatti, non è solo quello di fornire il tradizionale supporto logistico in servizio per i sistemi d'arma ma anche di fornire servizi logistici in un contesto più ampio, incluso il supporto alle nazioni come integratore logistico. In tale ambito, come dianzi evidenziato, la NATO ha voluto concedere alla nazione richiedente materiale logistico consistente in tende di varie dimensioni, gruppi elettrogeni, bagni e docce campali. In ottica di supporto da parte della NATO, attraverso lo Euro Atlantic Disaster Response Coordination Center, l'Alleanza ha consentito di verificare la disponibilità di materiale di interesse tra i Paesi membri e attraverso questo meccanismo sono pervenuti in questi giorni aiuti da parte di alcuni Stati membri.

Chiariti i profili di criticità più direttamente legati ai quesiti della presente interpellanza, mi sia consentita, in questa sede, una breve sintesi sul fattivo impegno delle nostre Forze Armate in situazioni emergenziali come quella in atto. In questi giorni abbiamo concentrato una parte significativa delle nostre forze nel contrasto alla diffusione del Coronavirus e al trattamento dei pazienti affetti dal COVID-19. Come sottolineato dallo stesso Ministro della Difesa, l'impegno profuso è stato a 360 gradi e - posso sostenerlo con cognizione di causa - le Forze Armate stanno facendo la propria parte. Tale impegno si è concretizzato nell'approntamento di ospedali da campo in tempi ristretti, nel controllo in strada finalizzato al rispetto dei divieti, nell'invio di medici e infermieri nelle zone nevralgiche, nella messa a disposizione, infine, di elicotteri e aerei militari per la consegna di mascherine, farmaci e per il trasporto di malati. Inoltre, il contributo ha preso forma attraverso attività di produzione di disinfettanti e di supporto alla produzione di macchinari medici e dispositivi di protezione nonché per le esigenze delle sale di terapia intensiva e subintensiva a livello nazionale.

In particolare, grazie all'impiego del personale dell'agenzia industria e difesa, si è intervenuti in supporto della Siare di Bologna, azienda italiana che fabbrica ventilatori polmonari, quadruplicando di fatto la produzione. Ancora, lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze sta producendo disinfettanti, attestandosi al momento su una quantità di 2.000 litri al giorno, diretti prioritariamente alle strutture sanitarie maggiormente in emergenza.

Nel merito degli interventi sanitari, siamo intervenuti in quelle realtà dove era necessario un intervento immediato: le province di Lodi, Piacenza, Milano e Bergamo e, successivamente, sono stati allestiti ospedali da campo a Piacenza, Crema e Cremona (due ore fa a Jesi). Inoltre, la sanità militare è intervenuta e sta intervenendo con un importante contributo di personale specializzato in altre aree di criticità, rendendo disponibili altre strutture presenti sul territorio nazionale. Molto rilevante è stato anche il lavoro svolto dagli assetti aerei di tutte le Forze Armate, che ha permesso di trasportare in biocontenimento i pazienti tra varie regioni.

Mi sembra doveroso, in conclusione, rivolgere un necessario ringraziamento a tutto il personale civile e militare impegnato in prima linea nella lotta contro il COVID-19 unitamente al personale sanitario, alle forze di polizia e alla Protezione civile. Grazie, grazie, grazie veramente a tutti questi uomini.

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Battilocchio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, al sottosegretario. Abbiamo interagito proficuamente in passato, ma in questo caso devo dichiararmi totalmente insoddisfatto, anche perché stiamo parlando di assetti logistici già presenti sul territorio nazionale. Stiamo creando strutture ospedaliere, stiamo affittando alberghi, stiamo reperendo strutture idonee per la quarantena e la cura e questa situazione assolutamente non va bene.

Tra l'altro, ecco, vorrei ricordare che c'è un secondo assetto, un assetto gemello anche questo in giacenza presso la base militare di Taranto e, quindi, invito il Governo a fare su questo una richiesta specifica. Sembrerebbe che ci sia un interesse da parte della Francia e del Montenegro, però - ripeto - stiamo parlando di assetti logistici già presenti sul suolo italiano.

In questi decenni il nostro Paese in tante occasioni è stato chiamato in causa per dare il proprio cospicuo contributo all'Alleanza atlantica, della quale fieramente condividiamo appieno i valori, e il nostro Paese ha sempre risposto e credo che sia il caso che stavolta sia la nostra Italia ad alzare la mano chiedendo un supporto, con la certezza che gli alleati non si tireranno indietro.

L'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico prevede che un attacco contro uno dei Paesi aderenti sia da considerarsi un attacco contro tutti gli alleati che, nell'esercizio della legittima difesa collettiva, intraprenderanno l'azione giudicata necessaria. Ebbene, si sente dire in queste settimane che siamo in guerra contro un nemico infame, seppure invisibile, e proprio in base al principio di difesa collettiva, sebbene ovviamente richiamato in modo provocatorio, c'è da aspettarsi che l'Italia chieda e ottenga il supporto necessario. Siamo un grande Paese generoso, leale, coraggioso, valoroso e nei secoli in ambito internazionale il rispetto ce lo siamo guadagnato sul campo. Dobbiamo ora pretenderlo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Domenico Giannetta, proclamato il 31 marzo 2020, ha dichiarato, con lettera pervenuta in data odierna, di aderire al gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 8 aprile 2020 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 18,45.