XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 333 di giovedì 30 aprile 2020
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 10,10.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
LUCA PASTORINO , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni Colletti, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Franceschini, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giorgis, Grande, Gualtieri, Guerini, Iovino, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Orrico, Rizzo, Rosato, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Speranza, Tasso, Tofalo, Traversi, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle iniziative del Governo per la ripresa delle attività economiche.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei ministri sulle iniziative del Governo per la ripresa delle attività economiche che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.
Dopo l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per dieci minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Lupi.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente, sarò brevissimo. L'ordine del giorno, come lei ha detto, reca l'informativa del Presidente del Consiglio sulla cosiddetta “fase 2”. Ringrazio, ovviamente, il Presidente per la tempestività con cui, dopo la richiesta del Parlamento, è venuto a riferire al Parlamento, alla Camera e poi al Senato. La “fase 2”, che è stata annunciata dal Presidente del Consiglio domenica sera, abbiamo poi scoperto che si basa - lo abbiamo letto sui giornali - su un dossier riservatissimo e segretissimo che prevede 92 scenari e, addirittura, prevede uno scenario che porta a 151 mila, non 149 mila, non 150.500, ma a 151 mila ricoveri…
PRESIDENTE. Deputato Lupi, però l'intervento su questa questione lo deve fare dopo, perché sennò non ha senso. Sull'ordine dei lavori va bene, altrimenti andiamo avanti, perché le informazioni le deve dare il Presidente del Consiglio (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Mi scusi, credo di aver parlato 35 secondi. Al quarantesimo secondo era per motivare la richiesta.
PRESIDENTE. Perfetto.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Se c'è un dossier riservato e segreto che legittimamente ha portato il Governo e il Presidente del Consiglio a fare delle scelte sulla “fase 2” che ci saranno adesso illustrate, credo che il Presidente della Camera, proprio in base al Regolamento e alla possibilità di permettere all'Aula di entrare in possesso di tutti i dati, debba chiedere al Presidente del Consiglio di depositare questa relazione, questo dossier riservato, alla Camera e al Senato, prima, ovviamente, dell'inizio del dibattito, nel senso che, siccome ce l'ha, basta che possa mettere a disposizione qui, di qualunque deputato voglia poi intervenire, questo dossier riservato, per capire se sono 92 scenari o sono zero, sono 140 mila o sono 151 mila, perché limitare le libertà su questo lei capisce che è un modo - e ho concluso - per permettere che il dibattito sia effettivamente cosciente e coerente rispetto alle cose che il Presidente del Consiglio ci dice, perché non l'ho detto io, ma è apparso su tutti i giornali.
Quindi, le chiedo solo la cortesia, e grazie per la disponibilità, di poter chiedere, attraverso lei, al Presidente del Consiglio il deposito all'Aula del dossier riservato. Grazie e chiedo scusa (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).
(Intervento del Presidente del Consiglio dei ministri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte (Dai banchi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia: La mascherina, la mascherina!). Colleghi, colleghi, abbiamo stabilito in Conferenza dei presidenti di gruppo e anche con i questori che, come i deputati che parlano dal proprio posto devono mettere la mascherina perché non ci sono i metri di distanza davanti, quando si vuole parlare senza mascherina, si va nell'emiciclo e ci sono i microfoni apposta per parlare senza mascherina. La distanza è uguale dai banchi del Governo a lì (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia )…è identica, è identica. è identica, è identica, la distanza davanti è identica.
Davvero non mi rendo conto; rispetto anche a quello che ci siamo detti ieri, perché abbiamo stabilito che il deputato che vuole parlare senza mascherina, giustamente, scende nell'emiciclo e usa i due microfoni (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Deputato Lollobrigida, prego.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Bene, per noi va bene questa modalità che lei imposta, ma la mia richiesta specifica è che lei ieri ha detto che c'erano le distanze dei due metri, e quindi ieri a Gualtieri è stato permesso di parlare senza mascherina. Il che significa, però, che qualsiasi deputato non abbia davanti le persone potrà parlare come i membri del Governo, questo mi pare scontato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Colleghi (Proteste del deputato Trancassini)… Trancassini, colleghi, colleghi, colleghi, già ieri nella Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo cercato di organizzare al meglio anche il parlare con mascherina o senza, e abbiamo detto che, se davanti c'è una distanza di questo tipo, e spesso in Aula non c'è questa distanza, perché lavoriamo e siamo tanti, abbiamo organizzato la postazione dell'emiciclo per poter parlare senza mascherina, e quindi poter esprimersi al meglio.
È chiaro che dopo la Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri abbiamo detto che c'è con i questori una distanza; quindi, se questa distanza uguale davanti è rispettata e il Governo non può dare le spalle all'emiciclo, chiaramente, quindi con questa distanza di sicurezza si può parlare senza mascherina, punto. È quello che abbiamo detto in Conferenza dei presidenti di gruppo ieri, è quello che abbiamo detto con i questori. Quindi, se poi c'è qualche problema anche rispetto a questo, perché ci si sente poco sicuri da questo punto di vista dell'organizzazione, si va di nuovo in Conferenza dei presidenti di gruppo, si parla con i Questori e rifacciamo di nuovo da capo una serie di cose. Molinari, prego.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Ma, indipendentemente da come si parla, con mascherina o distanze, il collega Lupi ha posto una questione molto importante, perché il Presidente sta per rendere comunicazioni, abbiamo appreso che saranno rese su un documento tecnico-scientifico che indirizzerà e ha indirizzato le scelte del Governo. Come lei sa, il Parlamento è stato completamente estromesso su tutte le scelte che hanno riguardato le libertà personali delle persone (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per questo la Lega da ieri sera sta occupando Camera e Senato pacificamente. Per affrontare in maniera serena il dibattito, crediamo che sarebbe importante poter leggere questo documento, in modo da apprezzare o meno le parole del Premier Conte. Vorremmo avere una risposta, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Adesso daremo la parola al Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte. Prego.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate (Dai banchi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia: La mascherina, la mascherina! – Proteste dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Colleghi, possiamo (Il deputato Paternoster si toglie la mascherina)… Paternoster! Ma non funziona così, non funziona così, non può funzionare così! Si rimetta la mascherina, lo dico per i suoi colleghi, lo dico per rispetto ai suoi colleghi. Tutti sapete benissimo che può funzionare solo se c'è la responsabilità di ognuno di noi a far funzionare le cose (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico). La prossima volta, se così non va bene, rifacciamo una Conferenza dei presidenti di gruppo, anche tra tre ore, e stabiliamo altre modalità, però le stabiliamo insieme in Conferenza dei presidenti di gruppo, come abbiamo sempre fatto, con l'ausilio dei Questori. Prego, Presidente del Consiglio.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ovviamente…
PRESIDENTE. Collega! Scusi, Presidente (Il deputato Paternoster non indossa la mascherina). Collega, lei si deve rimettere la mascherina, però, perché queste sono le regole d'Aula oggi, per la sicurezza collettiva. Ma non possiamo (Proteste del deputato Fiano)! Deputato Fiano! Collega, è inutile fare questo braccio di ferro così. Ma qual è il motivo di questo comportamento? Non c'è, non è possibile; non è possibile il motivo di questo comportamento.
E' un muro inutile! Deputato Paternoster, noi non possiamo continuare se lei non mette la mascherina, perché non ha la distanza (Commenti del deputato Paternoster)… Io veramente le dico e le chiedo di mettere la mascherina, perché non è modo questo. Non è modo questo! Lei non ha la distanza di sicurezza lì rispetto alla mascherina!
Sospendo la seduta per cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 10,25.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili deputate e deputati, ovviamente mi ero informato in anticipo sulle norme per quanto riguarda l'utilizzo della mascherina - tant'è che i Ministri sono stati più distanziati quando ho anticipato sulla possibilità di parlare senza mascherina - e rimetto al Presidente l'interpretazione autentica delle norme.
Dopo nove giorni dalla mia ultima informativa alle Camere, ritorno nuovamente in Parlamento per riferire sulle iniziative assunte dal Governo in vista della ripresa delle attività, in particolare economiche. Stiamo affrontando un'emergenza, lo abbiamo già detto, che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, che sta mettendo a dura prova tutte le democrazie avanzate che sono state per buona parte colpite da questa pandemia. Siamo costretti a riconsiderare modelli di vita, le nostre ordinarie relazioni, a rimeditare anche i nostri valori, a ripensare il nostro modello di sviluppo, a programmare un rilancio del nostro sistema di vita economica, sociale, in tutte le sue dimensioni. Sono giorni anche in cui è vivace il dibattito, anche critico, sulle decisioni assunte, sugli strumenti normativi con i quali queste decisioni sono state assunte, finanche sulle modalità con cui queste decisioni sono state comunicate. La vivacità del dibattito rivela la forza e la vitalità del nostro sistema democratico, di equilibri e di garanzie. Nel mio intervento illustrerò in primo luogo gli indirizzi del Governo assunto in questa fase di ripresa delle attività economiche, gli obiettivi perseguiti, le ragioni che hanno indotto a compiere queste scelte, e da ultimo mi soffermerò anche sul tema della compatibilità costituzionale della scelta di affidare allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l'adozione di misure limitative di alcune libertà fondamentali dei cittadini.
Una premessa: il Governo ha sempre compreso la gravità del momento (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e proprio per questo non ha mai inteso procedere per via estemporanea, improvvisata, né tanto meno solitaria. Le misure sin qui adoperate sono il frutto di un'attenta considerazione di tutti i valori coinvolti, di un accurato bilanciamento di tutti gli interessi coinvolti, buona parte dei quali di rango costituzionale. Tutte le misure inoltre sono state adottate all'esito di un'interlocuzione ampia, condivisa con gli altri membri del Governo, ma anche con i capi delegazione che rappresentano le forze politiche di maggioranza, con le parti sociali e con i rappresentanti degli enti territoriali, più volte riuniti anche in una cabina di regia che ha coinvolto regioni, province, comuni; una cabina di regia a cui io stesso ho preso parte, insieme al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e al Ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia. Anche il Parlamento è stato costantemente e doverosamente informato, tanto più nei passaggi più delicati, come dimostra la mia presenza, ma anche quella di vari Ministri, alla Camera e al Senato, in questa e in varie altre occasioni. L'ho anticipato sin dall'inizio, il Governo ha adottato da subito un indirizzo, di metodo e di merito, che prevede il costante confronto con gli esperti del comitato tecnico-scientifico, in modo da porre un fondamento scientifico alle decisioni di volta in volta assunte. Qualcuno potrà legittimamente anche obiettare che lo stato della conoscenza scientifica su questo virus era lacunoso e ancora adesso non è pienamente soddisfacente, che gli scienziati stessi hanno espresso - abbiamo visto anche nei mass media - una varietà di posizioni e di opinioni, ma una cosa è assumere a riferimento delle proprie decisioni le libere opinioni, altra cosa invece è assumere a fondamento delle proprie decisioni ricerche, studi approfonditi, e quindi un principio di conoscenza scientifica, per quanto questa non sia ancora pienamente consolidata. La filosofia antica, da Platone ad Aristotele, distingueva la doxa, l'opinione, la credenza, quella anche alimentata dalla percezione sensibile, dall'epistème, che è la conoscenza che invece ha salde basi scientifiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E' direi imperativo categorico per un Governo chiamato ad affrontare quest'emergenza, una sfida così complessa, un Governo che deve proteggere la salute, la vita stessa dei cittadini di fronte a una minaccia così concreta, così letale, porre a fondamento delle proprie decisioni non già le libere, anche mutevoli, opinioni che si susseguono e che di volta in volta prevalgono nell'ambito dell'opinione pubblica, ma bensì le raccomandazioni frutto di meditate ricerche e riflessioni di qualificati esponenti del mondo scientifico…
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Ci sono le Commissioni parlamentari per fare questo!
PRESIDENTE. Borghi, per favore!
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Un recente rapporto del comitato tecnico-scientifico, che è stato anche evocato all'origine di questa seduta - non è segreto, è stato pubblicato anche sui giornali, e oggi verrà illustrato anche dal professor Brusaferro, quindi dal direttore dell'Istituto superiore di sanità, in una conferenza in tarda mattinata -, in questo rapporto del comitato tecnico-scientifico, che coadiuva l'azione di Governo, viene stimato che la riapertura simultanea di tutte le attività economiche, delle scuole e di tutte le opportunità di socialità a partire dal 4 maggio porterebbe a un incremento esponenziale e incontrollato dei contagi.
La misura dei sacrifici compiuti dai nostri cittadini è riassumibile - ormai conosciamo bene questa formula - nell'R con zero, ovvero il tasso di diffusione dei contagi, che ad oggi è stimabile in una fascia compresa tra lo 0,5 e lo 0,7.
Se questo tasso tornasse anche solo a un livello di poco superiore a 1, come sottolinea il Comitato tecnico-scientifico, si saturerebbe l'attuale numero di terapie intensive che è di circa 9.000 posti letto entro la fine dell'anno. Bisogna considerare, però, che non tutte - attenzione: non tutte - le attuali postazioni di terapie intensive potranno essere utilizzate per il COVID-19; dovranno essere dedicate anche ad altre patologie. Questo significa che satureremmo in pochi mesi la disponibilità di posti in terapia intensiva. L'impatto sul nostro sistema sanitario sarebbe notevole e ciò determinerebbe, con ogni probabilità, la necessità di invertire la tendenza alla riapertura delle attività, producendo conseguenze economiche ancora peggiori - ancora peggiori - rispetto a quelle che stiamo sperimentando. Ne consegue, quindi, che il principio di precauzione, che non abbiamo inventato noi ma che è un principio accreditato a livello scientifico e a livello giuridico, deve guidarci anche in questa fase. Il contenimento cauto e attento del contagio è in primo luogo una misura giusta e necessaria per garantire la nostra salute, la salute dei nostri cittadini, dei nostri cari, ma costituisce anche, in secondo luogo, il principale strumento che abbiamo per far ripartire al meglio la nostra economia, senza dolorose e forse anche irrimediabili battute d'arresto in futuro. Gli esperti ci indicano che sono quattro i principali fattori di crescita dei contagi: i contatti familiari, i luoghi di lavoro, la scuola, le relazioni di comunità. Questa considerazione rende evidente il motivo per cui un approccio non graduale e incauto alla riapertura porterebbe a una recrudescenza del contagio e quindi renderebbe altrettanto chiare le ragioni sottostanti alle scelte del Governo. Consideriamo, infatti, che di quest'ambito di rapporti e di aree, i contatti familiari sono quelli di più difficile controllo, e da lì più o meno provengono, per quanto riguarda la nostra situazione, un quarto dei contagi. Per i luoghi di lavoro, con i 4 milioni e mezzo di persone che torneranno a lavorare e che si aggiungono a quelle che già stanno lavorando, avremo quindi sicuramente la possibilità di ulteriori occasioni di contagio. La scuola: sulla scuola stiamo, per così dire, puntando per un effetto contenitivo massimo, perché chiaramente abbiamo chiuso le scuole come pure le università con la didattica a distanza. E poi ci sono le relazioni di comunità, dove ovviamente valgono le misure di distanziamento fisico e sociale per contenere e per mitigare il rischio del contagio, ma nella consapevolezza, ovviamente, che dobbiamo anche lì, come abbiamo già predisposto, disporre qualche allentamento delle prescrizioni più severe. Allora, mantenendo costante la frequenza di contatti familiari, è evidente che se si aprissero simultaneamente le scuole, se si consentisse il ritorno in tutti i luoghi di lavoro, se si autorizzassero senza restrizioni le relazioni sociali, anche quelle all'interno degli esercizi pubblici, ciò equivarrebbe a dare impulso alla crescita dei contagi attraverso tutti e quattro i principali fattori di diffusione dell'epidemia. Per questa ragione - lo illustrerò nel dettaglio - il Governo ha operato una scelta: ha deciso di allentare le misure che avevano determinato l'arresto di molte filiere produttive; ha scelto di partire dal lavoro, ovviamente, nel presupposto che siano adottate tutte le misure di sicurezza sulla base di protocolli rigorosi, ai quali anche il Governo ha contribuito insieme al Comitato tecnico-scientifico e a tutte le parti sociali, perché sono stati condivisi - lo sottolineo - dalle organizzazioni sindacali e dalle organizzazioni datoriali.
Alla luce delle raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico, la data del 4 maggio 2020 segna, quindi, l'inizio di quella che ormai è nota come “fase 2”, un graduale, progressivo ritorno allo svolgimento delle attività produttive e anche commerciali. È un primo passo fondamentale e necessario per tanti cittadini, per le famiglie, per i lavoratori, per gli imprenditori, affinché tutto il Paese possa incamminarsi sulla strada della riconquista di una vita quanto più normale e serena, tenendo sempre bene a mente che questa nuova fase sarà una fase di convivenza con il virus e non, purtroppo, come qualcuno forse si era illuso, di liberazione dal virus. Siamo ancora dentro la pandemia, non ne siamo usciti: bisogna dirlo chiaro anche ai cittadini.
Il nostro Paese ha combattuto duramente, compiendo enormi sacrifici per contrastare l'avanzata del virus. Sin dalla scoperta del primo focolaio, abbiamo via via dovuto affrontare il dolore per la perdita di più di 27 mila nostri cari, con una tendenza incrementale che sta manifestando i primi segnali di inversione solo in questi ultimi giorni grazie alle rigide misure di contenimento sin qui adottate. Altrettanto dura è stata la prova affrontata dai nostri operatori sanitari a causa della drammatica pressione che la diffusione dell'epidemia ha prodotto sulle strutture ospedaliere e, più in generale, sulla tenuta del Sistema sanitario nazionale, che nel complesso ha risposto e ha risposto bene. A loro, a tutti gli operatori sanitari, rinnovo il nostro più sentito ringraziamento (Vivi applausi).
Se oggi la violenza dell'epidemia mostra i primi segnali di riduzione, perciò, non possiamo permettere che gli sforzi compiuti dai nostri cittadini, dai medici, dagli infermieri, dai lavoratori dei servizi essenziali, dalle forze di Polizia, dalle forze dell'Esercito, dalla Protezione civile, insomma da tutti coloro che hanno permesso al Paese di sostenerci, risultino vani per imprudenze compiute in questa fase così delicata e così sensibile. Qualsiasi atteggiamento ondivago, come passare dalla politica del “chiudiamo tutto” a quella dell'“apriamo tutto”, rischierebbe di compromettere in maniera irreversibile gli sforzi fatti fin qui. Quindi preferisco dirlo forte e chiaro, e preferisco dirlo qui in Parlamento, a rischio di apparire impopolare: il Governo non può assicurare il ritorno immediato alla normalità della vita precedente. Ci piacerebbe consentire un pieno ripristino di tutte le ordinarie abitudini di vita dei cittadini, ma dobbiamo avere consapevolezza che il virus sta continuando a circolare nella nostra comunità. Abbiamo 105 mila - non uno o pochi, ma 105 mila - casi positivi accertati, senza considerare anche i casi di contagiati asintomatici non accertati che, secondo ragionevoli proiezioni statistiche, sarebbero anche molti di più.
Vorrei ricordare che questa emergenza mondiale è partita da un primo caso in Cina: un unico caso, primo caso, una sola persona che poi ha contagiato il mondo intero. Quindi potete immaginare cosa accadrebbe con 105 mila casi positivi accertati se non usassimo la massima precauzione. Sarebbe semplice, dal punto di vista del consenso, tentare la strada della riapertura totale e immediata di tutte le attività produttive e commerciali, eliminando anche tutte le restrizioni applicate alle relazioni sociali, ai trasferimenti, agli spostamenti, consentendo un immediato ritorno a scuola. Questo invece è un piano che persegue esclusivamente l'interesse generale, anche con misure impopolari. Non è un programma elettorale destinato a raccogliere il consenso (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
Dal primo giorno io, insieme a tutti i Ministri, abbiamo avuto ben chiaro ciò: dobbiamo mettere al primo posto la difesa della salute e della vita dei cittadini, che sono diritti fondamentali della nostra architettura costituzionale. D'altra parte, nessuno fra i Paesi maggiormente colpiti dall'epidemia ha pensato di adottare una strategia di apertura simultanea, immediata, di tutte le attività economiche e di ripristino di tutte le attività sociali. La graduale riapertura delle attività produttive richiede, nei prossimi giorni, un attento monitoraggio degli andamenti epidemiologici in base a tre fattori: il controllo giornaliero dell'andamento dell'epidemia, con il potenziamento della disponibilità anche dei test; la verifica del grado di saturazione del sistema ospedaliero, non soltanto con riferimento alle terapie intensive, ma anche ai posti letto dedicati al COVID-19 e la disponibilità di dispositivi di protezione individuale, gel e materiali di protezione.
La logica della sperimentazione è quella che dovremo adottare nelle prossime settimane, facendo leva sul sistema di monitoraggio complessivo della diffusione dei contagi, incrementando la tecnologia di contact tracing che comprende anche la app Immuni, di cui ho già riferito a dire il vero nell'informativa alle Camere dello scorso 21 aprile; oggi vi do notizia che ieri il Governo, all'esito del Consiglio dei ministri, ha adottato un decreto-legge che tra le altre cose contiene anche una norma, quindi una copertura normativa di rango primario, alle procedure di tracciamento dei contatti con funzioni di monitoraggio del virus. Il corpus di disposizioni, su cui poi il Parlamento potrà intervenire in sede di conversione in legge del decreto-legge, ha lo scopo di chiarire e rafforzare la disciplina di questo particolare trattamento dei dati personali, in coerenza con quanto ha precisato il Comitato europeo per la protezione dei dati personali e recependo le raccomandazioni emanate dalla Commissione europea il 16 aprile 2020. In particolare, si prevede che il titolare del trattamento sia il Ministero della salute, e che l'attività sia limitata al tracciamento effettuato tramite l'utilizzo di un'applicazione installata su base volontaria e destinata alla registrazione dei soli contatti tra soggetti che abbiano scaricato l'applicazione. È anche introdotta una disciplina puntuale, che potrà essere ulteriormente integrata dal Ministero della salute, volta a garantire un livello di sicurezza ben adeguato ai rischi per i diritti e le libertà degli interessati. La piattaforma dovrà operare nel nostro territorio nazionale, dovrà essere affidata ad amministrazioni pubbliche o società comunque a totale partecipazione pubblica. L'app non raccoglierà nessun dato di geolocalizzazione degli utenti. L'applicazione potrà essere scaricata gratuitamente, ovviamente, l'ho già detto, volontariamente, ed utilizzerà codici che non permetteranno di risalire all'identità dell'utente.
Poi nel mese di maggio - anche questo lo avevo anticipato all'ultima informativa - procederemo ad effettuare 150 mila test sierologici, partiremo da questi: quindi verrà selezionato un campione di cittadini corrispondente a questo numero, selezionato dall'ISTAT, il che ci consentirà di avere un quadro più chiaro sul reale impatto del COVID-19 nel nostro Paese.
Ecco, il complesso di queste iniziative ci consentirà di disporre di un patrimonio informativo ben più ampio, in modo da valutare ancora più efficacemente la diffusione dell'epidemia. Dovremo essere pronti, se e laddove necessario, ad intervenire con misure tempestive nelle zone in cui si dovesse verificare una particolare crescita dei contagi, puntando a bloccarne l'avanzata in tempo utile ed eventualmente adottando anche nuove misure restrittive, ma mirate, geograficamente ben circoscritte. Nelle prossime ore il Ministro della salute emanerà un provvedimento, che è previsto dal DPCM del 26 aprile, proprio al fine di definire criteri, specifiche soglie di allarme che consentiranno una valutazione accurata della tendenza al contagio in ciascuna area del Paese. Questo provvedimento sarà importante, perché, vedete, una volta acquisiti questi strumenti di valutazione, potremo anche concordare con le regioni, con le province autonome un allentamento delle misure restrittive, che sia circoscritto su base territoriale, in modo da tenere conto delle regioni dove la situazione epidemiologica appare meno critica. In questo modo potremo operare, quindi, differenziazioni geografiche anche in questa fase di allentamento delle misure, con riaperture delle attività basate su un piano caratterizzato però da precisi presupposti scientifici, che ci consentano di avere un monitoraggio efficace, sotto controllo la curva epidemiologica, non già quindi un piano rimesso ad iniziative improvvide di singoli enti locali (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
E voglio ricordare, nello spirito di collaborazione che questo Governo ha sempre, costantemente adottato con tutti gli enti locali (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), che, allo stato delle previsioni vigenti, iniziative di enti locali che comportino l'introduzione di misure meno restrittive di quelle disposte su base nazionale non sono possibili, perché in contrasto con le norme del decreto-legge n. 19 del 2020, quindi sono da considerarsi, a tutti gli effetti di legge, illegittime.
Con il DPCM del 26 aprile 2020 abbiamo assunto essenzialmente questa importante decisione, quindi: riavviare in sicurezza il nostro sistema produttivo ed economico. In presenza di un quadro epidemiologico ancora critico non è stata quindi una scelta timida, tutt'altro: questa scelta da sola mobiliterà 4 milioni e mezzo di italiani, che torneranno a spostarsi con autobus, metro, treni, auto per recarsi sul posto di lavoro; sarà un test di fondamentale importanza per accertare la solidità, la tenuta del sistema. Certamente la decisione assunta in quest'ambito ha costretto ad essere prudenti sul fronte delle relazioni di comunità, l'ho detto prima, rispetto alle quali le aperture sono state inevitabilmente più contenute, seppure non trascurabili, comunque limitate alle prossime due settimane, al termine delle quali avremo più chiaro il quadro sanitario conseguente alla riapertura delle filiere produttive e potremo, senza azzardi, in piena consapevolezza, procedere ad un più completo allentamento delle misure contenitive.
Per quanto riguarda la mobilità delle persone, dal 4 maggio ci si potrà muovere all'interno della propria regione, oltre che per motivi di lavoro, salute, necessità, anche per andare a trovare i propri cari. Si potrà fare attività sportiva, attività motoria non più solo nei pressi della propria abitazione, purché evitando assembramenti e mantenendo la distanza di sicurezza. Gli atleti di sport individuali di interesse nazionale potranno tornare ad allenarsi a porte chiuse. Se nei prossimi giorni la curva dei contagi non dovesse crescere oltre la soglia critica prudenzialmente individuata, allenteremo ulteriormente le misure, assicurando la riapertura in sicurezza del commercio al dettaglio, della ristorazione, dei servizi alla persona, certamente nel rispetto delle regole di distanziamento sociale con le quali - dobbiamo esserne consapevoli - convivremo ancora per un certo periodo di tempo.
Guardiamo ovviamente anche con apprensione al mondo dello spettacolo, del teatro, al mondo della musica, del cinema. Questa mattina il Ministro Franceschini avrà un incontro con una delegazione rappresentativa. Siamo disponibili a lavorare anche con tutti gli esponenti, con tutto il mondo della cultura, dello spettacolo, del cinema, che ci sta molto a cuore, ovviamente.
E poi c'è il settore del turismo: settore del turismo che sarà sicuramente, all'esito poi del bilancio che faremo, uno dei più colpiti, anche perché difficilmente potrà recuperare e rimediare a quello che è accaduto e a tutte le conseguenze pregiudizievoli sul piano economico, e probabilmente avvertirà anche per vari mesi lo scotto di queste misure restrittive. Sappiamo quanto questa crisi stia colpendo tutte queste attività e le molte altre che non cito in dettaglio, tutte le lavoratrici, i lavoratori di questi settori.
Il Governo è profondamente consapevole della necessità di consentire la riapertura degli esercizi commerciali al pubblico e dei servizi alla persona e di tutte queste altre attività, ripristinarle pienamente, non appena l'andamento dei dati epidemiologici lo consentirà. E quindi lavoreremo, già in questi giorni stiamo lavorando, per definire con la massima accuratezza i protocolli specifici, e quindi necessari ad una ripresa in sicurezza di tutte queste attività.
La riduzione dell'intensità dell'emergenza sanitaria, una tendenza che ci auguriamo possa confermarsi quindi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, porta con sé l'intensificarsi - ormai lo stiamo sperimentando - anche dell'emergenza economica, dell'emergenza sociale. Il DEF per il 2020, approvato dal Consiglio dei ministri il 24 aprile scorso, aggiorna il quadro macroeconomico del Paese alla luce dell'impatto del COVID-19 sulle attività economiche e dà la misura della gravità dello scenario che abbiamo di fronte. La previsione ufficiale del PIL per il 2020 viene abbassata da un aumento dello 0,6 per cento previsto nella Nota di aggiornamento al DEF dello scorso settembre a una contrazione significativa dell'8 per cento.
È una previsione che sconta, al momento, una caduta del PIL di oltre il 15 per cento nel primo semestre e che tiene conto di una possibilità di rimbalzo nella seconda metà dell'anno, seguita da una crescita del PIL del 4,7 per cento, prevista per il 2021.
Il DEF stima, inoltre, uno scenario di rischio ulteriore, che non possiamo escludere, in cui l'andamento e la durata dell'epidemia sarebbero più persistenti, portando a una contrazione del PIL fino al 10,6 per cento del 2020 e una ripresa più debole nel 2021, pari al 2,3 per cento, quindi con maggiori e più pesanti aggravi per la finanza pubblica.
Di fronte a questa difficile situazione, il Governo ha varato una serie di misure volte a limitare le conseguenze economiche e sociali della chiusura delle attività produttive e del crollo non solo della domanda interna, ma anche mondiale, nonché anche a potenziare la capacità del Sistema sanitario nazionale e a garantire flussi di liquidità aggiuntiva e garantita per tutto il mondo produttivo. Tali misure, lo sapete bene, sono state inserite nei decreti-legge cosiddetti “Cura Italia” e “Liquidità”, sui quali ho riferito già diffusamente nelle precedenti informative del 25 e 26 marzo scorsi e del 21 aprile scorso.
Il prolungamento della chiusura di molte attività produttive, l'esigenza di preservare quei settori dell'economia che saranno maggiormente sottoposti a vincoli operativi, rendono necessaria l'adozione di ulteriori provvedimenti, che assumeranno la forma di decreto-legge, sottoposti al Parlamento.
Il primo decreto-legge conterrà ulteriori misure di sostegno a lavoratori e imprese, per continuare ad accompagnarli nella fase di transizione verso la riapertura delle attività economiche. In primo luogo, il decreto-legge riprenderà tutti gli interventi del cosiddetto “Cura Italia”, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo. Saranno prorogate, con impegno finanziario di circa 25 miliardi, le vigenti misure di sostegno al lavoro, all'inclusione al reddito, quali cassa integrazione, indennità per il lavoro autonomo, due mensilità aggiuntive dei sussidi di disoccupazione, gli indennizzi per colf e badanti. Stiamo studiando anche l'introduzione di nuove forme di protezione sociale, di cui il Paese avrà assolutamente bisogno, perché si stanno creando nuove povertà, nuove disuguaglianze sociali; quindi utilizzeremo meccanismi di erogazione rapidi, meccanismi di erogazione efficace. Non possiamo permettere, infatti, che l'emergenza sanitaria ed economica possa aggravare oltre misura l'emergenza sociale. Il Governo non intende lasciare indietro nessuno, lavorerà con ogni mezzo disponibile per raggiungere questo scopo.
Saranno confermate anche le misure per la salute, la sicurezza, gli enti territoriali. Sarà dato ampio spazio agli interventi per la liquidità, la capitalizzazione delle imprese. Per quanto riguarda le misure fiscali, saranno riproposte le sospensioni, le semplificazioni, le agevolazioni già disposte. Saranno, inoltre, rinviati alcuni adempimenti, come quelli in materia di accisa per l'installazione dei dispositivi necessari alla trasmissione telematica dei corrispettivi, al fine di contenere l'impatto sugli operatori economici, in particolare sui più piccoli.
Saranno anche individuate nuove e specifiche cause di esclusione per l'applicazione degli indici sintetici di affidabilità, prevedendo anche modifiche ai parametri attualmente in vigore, per tener conto degli effetti straordinari dell'emergenza. Daremo anche un riconoscimento e cercheremo di fare in modo che il riconoscimento sia significativo per le province più colpite dal COVID-19.
Al fine, poi, di assicurare alle imprese e ai professionisti la riscossione dei crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni per forniture, appalti e prestazioni professionali, saranno sbloccati 12 miliardi di euro, attraverso l'anticipazione di liquidità della Cassa depositi e prestiti, in favore di regioni, province, città metropolitane, comuni ed enti del Servizio sanitario nazionale.
Tra gli interventi di supporto ai settori produttivi più colpiti dalle emergenze è allo studio anche uno schema di finanziamento a fondo perduto per le piccole imprese, che potrà essere direttamente legato alla perdita di fatturato.
Per le PMI al di sopra di una certa soglia sono poi allo studio interventi volti ad assorbire parzialmente le perdite con capitale pubblico, che possa trasformarsi in sostegno a fondo perduto, attraverso erogazioni di liquidità o schemi di agevolazione fiscale (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); complessivamente destineremo a questi interventi all'incirca 15 miliardi.
Per le imprese medio-grandi è allo studio un intervento significativo da parte di Cassa depositi e prestiti, con un ingresso anche temporaneo del capitale a fronte dell'indebitamento.
Si sta, poi, valutando il potenziamento del credito d'imposta per i canoni di locazione delle attività produttive e commerciali, per estenderlo anche alle categorie di pubblici servizi, ad oggi non coperte dalle agevolazioni.
Il Governo è anche determinato a sostenere tutti quei settori qualificanti per la competitività del Paese, che purtroppo stanno risentendo in misura maggiore della portata globale dell'epidemia, con particolare riguardo al turismo, che rimane un comparto particolarmente esposto, l'ho detto prima. Cercheremo di favorire il turismo interno anche, attraverso forme di sostegno alle imprese turistiche e parallelamente a un incentivo alle famiglie al di sotto di particolari soglie di reddito, con figli a carico, sotto forma di bonus da spendere nelle strutture ricettive del Paese.
Inoltre, il Governo ha deciso di includere all'interno del decreto-legge l'eliminazione degli aumenti dell'IVA e delle accise, previsti nel 2021 dalla legislazione vigente. Un aumento dell'imposizione indiretta di tale portata, infatti, neutralizzerebbe gli sforzi che stiamo compiendo per ricostruire la fiducia dei consumatori, delle famiglie, delle imprese e quindi striderebbe con la fase di difficoltà che il Paese sta attraversando.
In una fase caratterizzata da un elevato grado di incertezza, l'intonazione della politica fiscale dovrà essere espansiva, sia pure nei limiti di una gestione oculata, pur sempre oculata, della finanza pubblica. Per questo, con lo scostamento autorizzato dal Parlamento aumenteremo gli investimenti e per favorire la loro mobilitazione stiamo lavorando a una drastica semplificazione.
Fra le molte categorie della popolazione italiana che hanno dovuto modificare sensibilmente il proprio stile di vita a causa delle misure di restrizione, degli spostamenti, del lockdown, ce n'è una che merita di ricevere dalla politica tutta l'attenzione necessaria, anche con provvedimenti dedicati: mi riferisco soprattutto ai nostri bambini e alle nostre bambine, ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, che stanno vivendo queste settimane in casa. È una condizione che, se unita anche alla situazione di difficoltà economica in cui, purtroppo, versano molte famiglie, rischia di amplificare ancor di più le diseguaglianze sociali.
Non possiamo ignorare, ad esempio, che per molti bambini il pasto nelle mense scolastiche, di norma, purtroppo, è il pasto più completo della giornata; oppure ancora che in alcune famiglie mancano adeguati strumenti informatici per consentire ai figli di poter continuare a studiare anche a distanza, particolarmente poi in alcune aree del Paese.
Al contempo, se le mura domestiche sono per molti ragazzi un luogo di amore e di conforto, per altri possono anche peggiorare situazioni già a rischio, rispetto alle quali la frequenza scolastica è un potente presidio di inclusione. Ed è per questo che il Governo intende dedicare alle famiglie e ai minori lo spazio che meritano: quindi, grande considerazione all'interno dei prossimi provvedimenti normativi. Occuparsi di loro, facendo in modo che nessuno resti indietro, significa, poi, occuparsi del futuro della nostra Patria, e sarà cruciale preparare e sostenere progetti territoriali, da attivare nella “fase 2” dell'emergenza. Abbiamo coinvolto già tutti gli enti locali, tutte le loro rappresentanze, per tutelare, quindi, il diritto anche al gioco, all'attività motoria dei minori, senza compromettere - e capite bene che è un compito davvero molto difficile - le norme di distanziamento sociale, che dovranno essere mantenute anche dopo la riapertura delle attività produttive e commerciali e l'allentamento delle restrizioni agli spostamenti. In particolare, condivido l'urgenza di ripensare gli spazi educativi in forma dilatata, anche tramite una nuova progettazione degli ambiti urbani e l'utilizzo, laddove è possibile, degli spazi di prossimità. Occorrerà valutare la possibile riapertura, in modalità sperimentale, di nidi e scuole dell'infanzia, oltre a centri estivi ed altre attività ludiche ed educative destinate ai nostri bambini.
Una specifica attenzione dovrà essere riservata anche al tema della disabilità, anche dal punto di vista economico.
Per quanto riguarda l'ultimo DPCM, abbiamo previsto, abbiamo lavorato con le associazioni, una riapertura dei centri diurni o cosiddetti semiresidenziali, ovviamente il tutto con dei protocolli che saranno siglati a livello di patti territoriali in modo da garantire alle persone con disabilità e ai loro familiari, a tutti gli operatori che lavorano con loro la massima sicurezza. Ma dobbiamo anche riservare una quota di risorse per incrementare il Fondo nazionale per la non autosufficienza, per potenziare l'assistenza ai servizi, i progetti di “Vita indipendente”. Dobbiamo incrementare il Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare per potenziare i percorsi di accompagnamento per l'uscita dal nucleo familiare di origine ovvero per la deistituzionalizzazione. Dobbiamo istituire un fondo di sostegno per le strutture semiresidenziali con persone con disabilità (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).
La difficoltà dello scenario che abbiamo di fronte non deve impedirci di intravedere anche le opportunità di cui il nostro Paese può beneficiare, con tutta la maturità, la coesione, la creatività, vorrei dire, che l'Italia ha sempre dimostrato, già in queste settimane anche molto complicate e, ancor più, in queste settimane molto complicate. Ed è proprio per offrire al Paese una prospettiva più ampia, più strutturale, più ambiziosa che il Governo intende predisporre un secondo decreto-legge, è già in preparazione. Quindi, subito dopo quello sulle misure economiche, arriverà questo nuovo decreto-legge, che è un provvedimento per la rinascita economica e produttiva dell'Italia. La crisi sanitaria ha colpito il nostro Paese in una fase di fragilità che, da anni, ne frena il potenziale di crescita (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che rende precario il quadro della finanza pubblica.
PRESIDENTE. Marattin, per favore.
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Ma, a maggior ragione, siamo obbligati a mettere in campo una risposta pubblica che sia in grado non soltanto di sostenere la domanda nella fase recessiva, ma anche e, soprattutto, a rinnovare le infrastrutture del Paese, aumentarne la produttività, la competitività, la capacità di produrre innovazione verde, innovazione digitale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva). In queste settimane, tutto il Paese ha dovuto riorganizzare tempi e stili di vita con una rapidità che non ha uguali: penso al ricorso al “lavoro agile” nelle aziende, nella pubblica amministrazione, penso anche alla didattica a distanza, che hanno aumentato in brevissimo tempo la pressione sulle nostre infrastrutture digitali e di connettività.
Tutti questi sono degli esempi che ci mostrano l'urgenza di riattivare il motore degli investimenti pubblici e privati, con l'opportunità di un'agenda pubblica in grado di predisporre un ambiente normativo ed economico quanto più favorevole ad essi, riducendo anche le complessità interpretative della disciplina vigente, studiando meccanismi efficienti di risoluzione delle controversie. Perciò intendiamo proseguire i lavori avviati durante la fase di definizione dell'Agenda 2023 per conseguire una drastica semplificazione delle procedure amministrative in settori cruciali per il rilancio degli investimenti: appalti, edilizia, commercio, legislazione civile. L'obiettivo è quello di ridurre i tempi di attraversamento delle opere pubbliche, per far sì che le risorse pubbliche stanziate si trasformino, quanto prima, in capitale fisico, capitale infrastrutturale. Questo processo riformatore sarà importante e sarà importante anche il vostro contributo, perché ha un'ampiezza tale da non poter essere progettato, concluso rapidamente, ce ne rendiamo conto, tuttavia, nelle more della sua piena implementazione, può essere considerato, quantomeno per un campione specifico di opere, il ricorso a iter autorizzativi semplificati, con tutti i presidi, con tutti i controlli più rigorosi del caso. E un'ulteriore direttrice di azione che sarà fondamentale intraprendere, già a partire dal prossimo provvedimento, è una strategia di selezione degli investimenti strategici e di potenziamento della capacità progettuale del Paese. Un grande ruolo, in tal senso, può essere svolto dall'azione coordinata delle grandi aziende a controllo pubblico e dalla capacità di mettere a sistema tutte le strutture di governance attualmente disponibili a livello centrale. Il nostro Paese ha tutte le carte in regola per attrarre, ad esempio, le risorse, anche quelle europee disponibili, volte a finanziare progetti nell'ambito del Green New Deal, dell'innovazione digitale, dell'edilizia scolastica, della ricerca di base applicata nei settori, in particolare, ma non solo, della meccanica, dell'alimentazione, della farmaceutica.
Contiamo anche di recuperare, all'interno dei prossimi provvedimenti utili, un intervento di complessivo potenziamento delle detrazioni fiscali a beneficio del settore dell'edilizia e della sostenibilità. Stiamo studiando - e vogliamo inserirlo già nel prossimo decreto-legge, quello sulle misure economiche - l'applicazione di un articolato meccanismo che offra a tutti i cittadini, pensate, di poter procedere a interventi di riqualificazione energetica, di efficientamento antisismico, arrivando a beneficiare di sconti pari al costo pressoché totale dei lavori effettuati (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Puntiamo molto su questo strumento, perché lo riteniamo particolarmente efficace per valorizzare gli immobili, sostenere il settore delle costruzioni, per generare occupazione.
Questi provvedimenti che vi ho elencato saranno adottati e presentati qui al Parlamento prossimamente, nei prossimi giorni e, d'altra parte, la mole degli interventi, l'ammontare delle risorse che sono in grado di sprigionare richiedono attenzione nella definizione e nella selezione delle misure. Dobbiamo procedere con speditezza, anche per realizzare - attenzione - la completa messa a terra di quanto già stanziato con i precedenti decreti-legge. Penso anche al “decreto Liquidità”: dobbiamo tutti monitorare, ciascuno per le proprie competenze, per la propria capacità di intervento, perché quel decreto possa avere applicazione effettiva ed efficace e possa, quindi, effettivamente offrire un polmone finanziario a tutti gli imprenditori. I cittadini italiani meritano risposte efficaci, meritano risposte tempestive.
Adesso vengo all'ultima questione, quella che coinvolge lo strumento sin qui adoperato del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Non mi sfugge affatto la portata dei rilievi che sono stati mossi, con particolare riferimento agli istituti ben conosciuti della riserva di legge e del principio di legalità che la nostra Costituzione pone a baluardo dei diritti fondamentali della persona, ritengo, tuttavia, che quei presidi di garanzia non siano stati trascurati né affievoliti nella loro portata. Innanzitutto, con la deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio scorso - vorrei ricordarlo, a volte il dibattito pubblico lo dimentica -, è stato deliberato, per la durata di sei mesi, lo stato di emergenza di rilievo nazionale, dal quale discendono precise conseguenze giuridiche, come prevede il Codice di protezione civile che, lo ricordo, è una fonte di rango primario, di carattere generale, la cui legittimità è stata peraltro vagliata e filtrata positivamente dalla Corte costituzionale, che ha ritenuto giustificata l'adozione di misure eccezionali al ricorrere di gravi emergenze, quando l'ambiente, i beni, in questo caso la vita stessa della popolazione, siano in pericolo.
A questa prima base di legittimazione, se ne è aggiunta un'altra, quella dei decreti-legge n. 6 e 19 del 2020. In particolare, il decreto-legge n. 19 ha offerto un'ampia e articolata copertura di legge, suscettibile, a mio avviso, di superare indenne ogni possibile vaglio di costituzionalità.
La copertura offerta dalla dichiarazione dello stato di emergenza, la codificazione, in particolare nel decreto-legge n. 19, delle misure che possono essere adottate per fronteggiare l'epidemia integra, e direi in modo esaustivo, il rispetto del principio di legalità, nella consapevolezza che la fonte primaria possa disciplinare solo fino a una certa misura le risposte che l'ordinamento è chiamato a offrire per contrastare una situazione di carattere eccezionale e straordinario, che richiede inevitabilmente di preservare un certo grado di discrezionalità all'autorità amministrativa; tanto più questo è vero considerando, come pure è stato autorevolmente e acutamente osservato anche in dottrina, che una pandemia come quella che stiamo vivendo non è un fatto puntuale, come un'alluvione o un terremoto, che si verificano una volta per tutte: la pandemia è un processo, che si sviluppa secondo una continua, imprevedibile evoluzione. Questo, quindi, impone necessariamente una maggiore tolleranza circa il grado di determinatezza delle norme primarie, che legittimano la normativa secondaria. Il diritto costituzionale - lo ricordo innanzitutto a me stesso (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - è equilibrio, equilibrio nel rapporto tra poteri, equilibrio nel bilanciamento dei diritti e delle garanzie. Quando, come in questa stagione di emergenza, sono in gioco il diritto alla vita e il diritto alla salute, beni che oltre a vantare il carattere fondamentale - attenzione - costituiscono essi stessi il presupposto per il godimento di ogni altro diritto, allora le scelte, per quanto tragiche, come direbbe Guido Calabresi, diventano addirittura obbligate (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Sono ben consapevole della responsabilità che mi sono assunto ogni volta che ho apposto la firma su un atto che, appena entrato in vigore, era destinato a produrre effetti sì incisivi sui diritti fondamentali dei cittadini italiani. Ogni qualvolta ho apposto la mia sottoscrizione, tuttavia, ho avvertito sempre la piena consapevolezza di agire in scienza e coscienza per la difesa di un bene primario di valore assoluto, rispetto al quale altri diritti, per quanto fondamentali - per quanto fondamentali - non possono che recedere. Come giurista e anche come persona cresciuta e educata ai valori democratici, avverto come profondamente ingiusta l'accusa di avere irragionevolmente e arbitrariamente compresso le libertà fondamentali. Per un tempo determinato, che ci auguriamo tutti il più breve e il più limitato possibile, sulla base di solidi presupposti giuridici, si è deciso di ricorrere allo strumento che, per il suo carattere di generalità, grazie anche al grado di coinvolgimento di tanti soggetti che ho menzionato più sopra, poteva assicurare la più elevata garanzia, unita all'elasticità necessaria per potersi adattare a una situazione rapida, di imprevedibile evoluzione. Alcuni hanno avanzato l'opinione secondo cui, nell'adozione di misure così sensibili, che incidono su beni primari e diritti fondamentali, il Parlamento non sarebbe stato adeguatamente coinvolto. E' stata anche avanzata la proposta che il Parlamento possa intervenire non solo successivamente all'adozione del DPCM, come già previsto dal decreto-legge n. 19, ma anche in via preventiva, eventualmente prevedendo un obbligo di trasmissione alle Camere degli schemi di decreto, affinché le Commissioni parlamentari competenti, entro un determinato termine, possano esprimere un parere. Pur consapevole delle prerogative del Parlamento, ricordo che le misure adottate in queste settimane sono state l'esito di decisioni ispirate non solo ai principi di proporzionalità e di massima precauzione. L'emergenza in atto ha richiesto che a questi due fondamentali principi se ne affiancasse un altro, forse ancora più importante: la tempestività (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), condizione imprescindibile perché misure così incisive fossero realmente efficaci. Questo non vale solo per i primi decreti adottati. Si pensi, quando parlo, ai primi decreti adottati e alla manciata di ore che il Governo ha avuto a disposizione per istituire la prima zona rossa. Anche l'ultimo decreto in realtà, che pure è destinato a produrre effetti dal 4 maggio, non poteva che essere adottato con estrema urgenza, in modo da consentire alle imprese interessate di avviare e completare in tempo utile le procedure di sanificazione e di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, come prescritto dai rigorosi protocolli di sicurezza.
Il Parlamento - e non sono certo io a doverlo ricordare in quest'Aula - dispone di tutti gli strumenti per poter controllare e indirizzare l'azione di Governo: gli istituti di sindacato ispettivo, interrogazioni, interpellanze (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), mozioni, come pure le attività conoscitive che le Commissioni competenti possono avviare su specifici aspetti, gli atti di indirizzo accolti dal Governo e approvati in Commissione o in Assemblea. Il Governo - e concludo - sarà sempre molto attento ai contributi che le Camere vorranno portare; lo sarà ancora di più in questa seconda fase che si avvia il 4 maggio, la fase del progressivo allentamento delle misure, del riavvio delle attività economiche e la fase del ritorno alla vita.
Concludo: alcune aziende specializzate, nei giorni scorsi, hanno segnalato come il valore reputazionale del nostro Paese all'estero sia cresciuto notevolmente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Colleghi, facciamo concludere!
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. L'immagine dell'Italia è cresciuta, secondo queste indagini, percepita come migliore all'estero, ma questo non è tanto merito del Governo, non è tanto merito del Governo, vedete, è merito dei cittadini: è merito dei cittadini italiani (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico che si levano in piedi - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Andiamo a conclusione, Presidente. Colleghi, colleghi, per favore!
GIUSEPPE CONTE, Presidente del Consiglio dei ministri. Noi li dobbiamo ringraziare, li dobbiamo ringraziare per i sacrifici fatti, per i comportamenti virtuosi che hanno posto in essere: se siamo sin qui riusciti a piegare la curva del contagio, che sembrava destinata a risalire inesorabilmente, è tutto merito loro. Non ci è dato conoscere l'R con zero nelle prossime settimane: non lo troviamo scritto da nessuna parte, nessuna previsione scientifica può spingersi a predirlo con sicurezza. Esso dipenderà dalla nostra capacità di vivere questa seconda fase con pari senso di responsabilità e io sono fiducioso. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie Presidente, siamo finalmente arrivati alla “fase 2”, che - voglio ricordarlo, è stato già detto anche da lei Presidente - è la fase che accompagnerà gli italiani a un processo lento di ripresa graduale, ma nella convinzione di tanti, di tutti gli italiani, credo ci sia quella che questa fase e anche quella successiva sarà accompagnata da misure di sicurezza, quindi c'è l'abitudine ai dispositivi di protezione individuale e anche al distanziamento come misura precauzionale.
Oggi questo passo è un passo graduale di ripresa, è un passo che è graduale perché deve essere così. Non possiamo permetterci oggi passi falsi in questa direzione, passi falsi che, come possiamo vedere anche dai commentatori e dagli opinionisti che quotidianamente commentano le azioni, giustamente, della maggioranza e del Governo in queste ore, hanno cambiato l'opinione rispetto a quella che era inizialmente la totale chiusura verso un Governo che ha dovuto mettere in campo il lockdown delle imprese. Oggi tutti, in tanti stanno capendo che il percorso di riapertura dev'essere un percorso di riapertura graduale, come da lei, Presidente, descritto. Oggi è il momento della verità, è il momento della prova e del monitoraggio se le misure che mettiamo in campo sono misure che ci consentono di andare verso questa riapertura graduale e ci consentiranno di fare gli step programmati verso una riapertura sempre più ampia di diverse attività.
Presidente Conte, lei e tutto il Governo ci avete messo la faccia direttamente, sempre e in ogni occasione, assumendo la responsabilità degli atti politici che andavate ad attuare con scelte impopolari, come ha detto lei anche poco fa, e di basso consenso perché intervengono direttamente sulla salute e sulla vita dei nostri cittadini limitando anche le loro libertà personali e, quindi, per ciò queste scelte sono sempre più difficili e hanno un valore maggiore. Oggi, ancora più di prima, io credo sia necessario dare sempre di più un'azione di sostegno a un Governo che deve intraprendere questo percorso sempre più difficile di “fase 2” e di riapertura progressiva alla luce di quella curva che noi guardiamo sempre con un certo interesse e che non vorremmo vedere inclinata di nuovo verso un incremento dei contagi, piuttosto che verso una leggera e sempre più graduale normalizzazione.
Serve un momento di verifica anche da un punto di vista parlamentare e istituzionale. Io gradirei che proprio in queste ore si evitasse di spostare l'azione dei presidenti di regione verso più un'azione politica di appartenenza ai gruppi politici invece di un'attività istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) e, quindi, c'è la gara, da parte di alcuni presidenti di regione, a cercare di aprire quante più attività possibili solo per una logica politica di contrasto e non di collaborazione istituzionale. Lo dico anche, Presidente, perché quei gruppi politici che fanno, diciamo, parte e sponda di questi presidenti di regione (Proteste del deputato Zoffili) anziché affrontare all'interno…
PRESIDENTE. Deputato Zoffili, deputato! Deputato Zoffili, per favore! Deputato Zoffili, la richiamo all'ordine!
DAVIDE CRIPPA (M5S). Capisco la difficoltà di accettare spesso delle critiche.
PRESIDENTE. Facciamo concludere.
DAVIDE CRIPPA (M5S). C'è un momento (Proteste del deputato Zoffili)…
PRESIDENTE. Facciamo concludere!
DAVIDE CRIPPA (M5S). Posso andare avanti, Presidente?
EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Porta rispetto per la Lombardia!
PRESIDENTE. Deputato Zoffili, per favore! Per favore, non intervengo sugli interventi dei deputati, neanche quando interverrà lei. Prego.
EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Porta rispetto per la Lombardia!
PRESIDENTE. Deputato Zoffili, facciamo andare avanti. Prego.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Io credo che il rispetto di quelle regioni sia il rispetto dei processi che oggi noi stiamo mettendo in atto con gradualità e con osservanza di un criterio che è di precauzione e non di follia di gestione politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, allora, siamo davanti al fatto che questo Parlamento che ha avuto la possibilità, signori, la settimana scorsa di prendere venti e passa emendamenti da parte di maggioranza e minoranza all'interno del “Cura Italia”, ma qualcuno ha voluto che questi spazi parlamentari fossero bloccati e bocciati e quindi costringendo la maggioranza, per attuare quelle misure del “Cura Italia” e all'approvazione, a mettere una fiducia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) su un testo che tutti, compreso io e tutti i capigruppo di maggioranza, volevano riaprire per poter consentire delle integrazioni che servono al Paese e non a noi, servono al Paese (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, signori, oggi qualcuno ha confuso il fatto di parlare e di discutere di temi all'interno delle Aule parlamentari con l'occupazione fisica delle Aule parlamentari, magari sfruttandola anche come tentativo di fare un assembramento sociale per festeggiare un compleanno come ieri sera (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Allora, noi ci dobbiamo trovare davanti a una condizione per cui la nostra ragionevolezza sia quella oggi di mettere in campo delle misure per questo Paese perché a livello europeo ci sono dei campanelli d'allarme. Cito, ad esempio, la Germania, dove la curva dei contagi è in lieve aumento, anche per delle questioni legate alle RSA sanitarie…
PRESIDENTE. Collega, la mascherina per favore! De Martini, De Martini, con la mascherina! De Martini, per favore (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
DAVIDE CRIPPA (M5S). Presidente, posso recuperare, spero, il tempo dell'intervento perché (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier)… Presidente, io attendo il suo via libera.
PRESIDENTE. De Martini, quando si è in Aula, anche se non si parla, con la mascherina da lì, come tutti (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier)…
DAVIDE CRIPPA (M5S). Allora, Presidente, stavo dicendo che a livello europeo queste preoccupazioni dei contagi di chi oggi ha aperto in maniera un po' frettolosa stanno portando a dei ragionamenti ulteriori e, quindi, c'è una riflessione anche in Francia sulle ipotesi iniziali di riapertura delle scuole. Ci sono tutta una serie di attenzioni e di campanelli d'allarme anche a livello europeo. Non possiamo non ascoltarli, non possiamo non tener conto dei dati che arrivano da quelle regioni, dai dati delle regioni da cui provengo io, dove ci sono 4 mila contagi a settimana, o 7 mila contagi come in Lombardia. Sono dati preoccupanti, signori, dati che dobbiamo analizzare e sui quali ci vuole un'attenzione che non è quella della propaganda politica. Allora, siamo davanti anche a dati scientifici che attribuiscono, come ha detto il Presidente, che rispetto a uno scenario di riapertura totale (Scambio di apostrofi tra deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle)…
PRESIDENTE. Chiedo agli assistenti di intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente)…
ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, richiami Ricciardi!
PRESIDENTE. Deputato Sasso, deputato Ricciardi! Colleghi, per favore, un po' di tranquillità (Commenti del deputato Sasso). Deputato Sasso, lo vedremo poi nelle immagini.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Posso continuare, Presidente?
PRESIDENTE. Lo vedremo nelle immagini, le assicuro. Non si preoccupi da questo punto di vista.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Posso continuare, Presidente?
PRESIDENTE. Prego.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Vorrei, innanzitutto, dire dello scenario previsto dall'Istituto superiore di sanità, che prevede che se si riaprisse tutto da domani, l'8 giugno porterebbe a un rischio di 150 mila ricoverati che, come ha detto il Presidente, non possiamo permetterceli per le strutture sanitarie, per la capacità di gestire le strutture sanitarie all'interno del nostro Paese. Le terapie intensive non possono essere destinate a uso esclusivo del COVID-19, signori (Commenti del deputato Caffaratto)!
PRESIDENTE. Caffaratto, per favore!
DAVIDE CRIPPA (M5S). Ci sono altre emergenze che poi evidentemente sono state pianificate. Allora, andiamo avanti e continuiamo a fare un monitoraggio giornaliero di queste riaperture e continuiamo a vedere passo dopo passo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), per capire come affrontare i dati e come ci vengono restituiti rispetto a questo scenari di aperture.
Presidente, parliamo anche di queste aziende che sono state costrette da questo lockdown a rimanere chiuse per un periodo di tempo che sembrava sempre di più infinito per loro e soprattutto lo è ancora per alcune tipologie di queste imprese. Allora, ben vengano oggi quelli che abbiamo sempre chiesto a gran voce, dei contributi a fondo perduto, perché oggi ristorare quegli imprenditori vuol dire di fatto (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)… vuol dire di fatto - cari colleghi, lo vedrete nel prossimo decreto -… e converrà di fatto oggi avere davanti lo scenario che dare quelle risorse voglia dire mantenere la capacità produttiva del Paese, mantenere la capacità del lavoro e di riprendere, quindi, quelle attività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Deputato Zoffili, per favore! Deputata Tateo!
DAVIDE CRIPPA (M5S). Io credo che non possiamo pensare minimamente di portare al lavoro milioni di persone e milioni di lavoratori e dirgli, tra due settimane: “Scusate, abbiamo scherzato e dobbiamo tornare indietro”. Non possiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
E, allora, ben venga questo sostegno, questi 15 miliardi per le imprese. Dovranno essere calibrati benissimo e dovremo cercare di essere rapidi. Attenzione, perché va bene il “decreto Liquidità”, Presidente, e ben vengano le misure che lei ha annunciato, ma oggi servono tempi stretti di risposta e, quindi, anche le procedure di accesso al credito a queste misure di accesso a fondo perduto devono essere misure rapidissime perché altrimenti la risposta rischia di essere tardiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
Presidente, posso proseguire perché io non ho…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, dobbiamo far terminare l'intervento.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Io non ho problemi a proseguire, però…
PRESIDENTE. Dobbiamo far terminare l'intervento! Concluda.
DAVIDE CRIPPA (M5S). Allora, Presidente, siamo davanti a una condizione per cui, come è stato detto poc'anzi da lei e da numerosi Ministri, c'è un'emergenza che sarà quella della riapertura e quella di come gestire le famiglie, i ragazzi, i figli, come cercare di dare uno spazio laddove l'Italia, anche in modo ironico, è sempre stata battezzata come una Repubblica basata sui nonni. Oggi su questo gli over 65 hanno una caratteristica che li rende meno adatti a dare questo tipo di servizio e di sostegno alle famiglie, vista la loro attitudine ad ammalarsi più facilmente.
Allora, siamo davanti a una condizione per cui le misure messe in campo…
PRESIDENTE. Deve concludere.
DAVIDE CRIPPA (M5S). …devono essere confermate, come il congedo parentale e il bonus babysitter, e dovranno essere convertite, io credo, in bonus educatori e, quindi, andare verso un percorso, come lei diceva, di coinvolgimento sempre più di strutture anche di gran parte della scuola, che metterà in campo delle misure, che aiuteranno le famiglie e accompagneranno -sempre con protocolli di sicurezza e di garanzia di spazi e di numeri - verso un aiuto e un sostegno alle famiglie con dei percorsi educativi di natura familiare pubblica.
Allora, Presidente, concludo. Siamo arrivati in fondo a questo discorso con delle difficoltà, ma ci arriviamo. Siamo davanti a un'occasione unica. Se il monitoraggio, che portiamo avanti con attenzione, consentirà all'Italia una ripresa graduale, come quella delineata, noi abbiamo davanti, oggi, un'occasione straordinaria, un'opportunità unica di ridisegnare questo Paese, un'opportunità che debba prevedere una nuova fase costituente tutti insieme, evitando speculazioni e divisioni politiche, che in nulla, nulla, nulla, nulla, Presidente, aiutano questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, un po' di silenzio, grazie.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo momento, così importante per la nostra storia, in quest'Aula simbolicamente presidiata pacificamente dai deputati della Lega, che hanno passato qui la notte, in rappresentanza di milioni di cittadini che aspettano risposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), qui, oggi, non spenderò che poche parole per il Presidente.
Ho sentito molte iperboli in questi giorni a suo carico: tiranno, dittatore… No, signori! L'avvocato Conte, purtroppo, è molto meno. È molto meno di ciò (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si tratta, molto più modestamente, di un uomo diversamente sincero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), un uomo che arriva, dopo mesi dall'inizio dell'emergenza, nelle città del nord, a Bergamo, a Brescia, nella notte, come un ladro, senza avvisare nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E so che vi sta provocando gravi imbarazzi.
Io preferisco rivolgermi, signore, per suo tramite, a voi, colleghi.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Il guaio è, però, che sta provocando imbarazzo a tutto il Paese, nel momento peggiore possibile (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico), nei modi più pericolosi possibili.
L'emergenza sanitaria è stata al momento arginata. Gli studi poi diranno se bene o male, rispetto agli altri Paesi. Non voglio entrare in questo, non è il mio campo, non è la mia competenza. È stata una battaglia durissima, combattuta da medici, infermieri, OSS, che non finiremo mai di ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Ma ora stiamo cominciando a renderci conto che, come da noi detto tempo fa, si muore anche di fame, si muore di fallimento, si muore di disperazione, per una vita messa in un'azienda chiusa per decreto, per le vecchie certezze che si sgretolano, per una telefonata che non arriva più, a chiedere il nostro lavoro da stagionale. So che sembrano problemi lontani, eh, per chi sta qui (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico), ma vi posso assicurare che ci sono persone che in questo momento aspettano quella telefonata, che non arriva e che in certi casi si suicidano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premieri)! Questi sono i problemi, cui noi dobbiamo dare una risposta! In questi casi, una sola cosa doveva essere fatta, inondare l'Italia di liquidità, liquidità a fondo perduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premieri): sostenere tutte le aziende, i posti di lavoro, sostituirsi al fatturato forzatamente perduto, pagare stipendi e cancellare tasse (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi, che succede? Prego, deputato Claudio Borghi.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie. Tutti hanno subito stanziato ed erogato le cifre necessarie. Noi no. Noi abbiamo dovuto aspettare. Il Paese rischia di diventare un deserto economico: la cassa integrazione non arriva, i prestiti nemmeno, i sussidi sono irrisori, mentre i miliardi fluiscono nelle casse delle aziende straniere, mille miliardi solo alla Germania, eh. Non sono cifre mie, sono le cifre dell'Unione europea, mille miliardi di aiuti statali alla Germania, quelle stesse aziende che poi verranno a comprarci per un tozzo di pane (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
E, mentre dall'altra parte fluivano i miliardi, noi abbiamo dovuto vedere Conte e Gualtieri - mi spiace, che non ci sia qui il Ministro Gualtieri, magari c'è e non lo vedo, ma non credo, mi spiace - andare, senza nessun mandato, a domandare pietà in Unione europea, implorando per avere le cose sbagliate. Ho chiesto esplicitamente al Ministro Gualtieri con quale mandato aveva negoziato e non mi ha risposto. Vede, Presidente, è nota la sua riluttanza a studiare i dossier e a farsi mettere in mano un foglio, già scritto da qualche consulente (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico), ma, se avesse deciso di seguire la legge, e venire in Parlamento con un atto di indirizzo….
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Avrebbe potuto sentire alcune cose interessanti, magari dalla sua stessa maggioranza. Nulla di tutto ciò. Al grido, a reti unificate - ve lo ricordate tutti, no? - “MES no, Eurobond sì”, si è passati, come se niente fosse, a “Eurobond no, MES sì, perché lo vuole la Spagna” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). L'avete sentito tutti, no? Abbiamo messo il MES dentro, come principale misura, “perché lo vuole la Spagna” (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Panico in Spagna: si guardano in faccia, si domandano che cosa dica questo e devono mandare a smentire il Ministro, la signora González Laya. La Spagna il MES non lo vuole! E, a quel punto si passa al trionfo. Vi ricordate? C'è il Recovery Fund, idea nostra! Peccato che sul vostro stesso DEF, questo qui che abbiamo visto e votato ieri, c'è scritto che è un'idea francese. Quindi, grande idea nostra, francese. Ma non si scompongono! Poi si è passato ad “abbiamo preteso che il fondo fosse urgente e arrivasse subito”. Niente! Sempre ieri, la commissaria Jourova ha detto che sarà un miracolo se arriverà il gennaio 2021 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma neanche a disperarci.
Ma le bugie di Conte e Gualtieri all'estero stanno diventando un caso di studio. Persino il Tagesschau, che è il telegiornale più seguito in Germania, ha fatto un pezzo intitolato: come Conte si è venduto a casa sua il risultato del Vertice europeo.
Io, sinceramente, veramente, sono molto meravigliato da tutto ciò, eh. Ma, in compenso, scusate, però, su una cosa siamo stati veloci. Siamo corsi come degli straccioni a chiedere per primi i soldi al Fondo calamità, sentendoci rispondere pubblicamente che, non è che chi arriva primo vince, ma si raccolgono le richieste fino al 24 giugno e poi si vedrà. Risultato: reputazione azzerata.
Il video in cui il Premier olandese viene fermato da uno spazzino, che si raccomanda di non dare i loro soldi all'Italia, con il Premier che lo rassicura “sì, sì, tranquillo, non gli diamo niente a quelli lì” è una ferita, è un'umiliazione che non ci meritiamo. Ma, soprattutto, soldi zero (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
SERGIO BATTELLI (M5S). Sono vostri alleati!
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Battelli, Battelli, Battelli. Prego, vada avanti. Deputato Fiano, per favore.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). No! Non sono nostri alleati sicuramente. Il risultato di questa distruzione di reputazione è un'economia al collasso e - tocco di classe finale - il “decreto Aprile” che esce forse a maggio. Mezza Italia che non vede un centesimo da 55 giorni e si fa la riforma del calendario. Povera Italia, tanto bella quanto sfortunata! Abbiamo dovuto affrontare questo momento terribile con un Premier inventato e un Ministro per caso. Ma tra i tanti personaggi inventati dalla nostra letteratura pensate che bello se la sorte ci avesse dato in dono un Ettore Fieramosca, un Alberto da Giussano, capitani vittoriosi contro i francesi e tedeschi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma ci saremmo accontentati anche di due persone comuni, non lo so, un Carlino Altoviti (Commenti del deputato Fiano)…
PRESIDENTE. Deputato Fiano, per favore!
CLAUDIO BORGHI (LEGA). …un Renzo Tramaglino, avrebbero fatto meno danni. Invece no, per un curioso scherzo del destino, ci sono capitati Fracchia e Pinocchio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Io so che ormai vi siete tutti accorti da tempo che non va bene, che non è possibile andare oltre, che il tessuto profondo del Paese è a rischio; lo sapete anche voi che, a fronte di questa genuflessione, in Unione europea si è avuto un atteggiamento intollerabile verso una popolazione a cui sarebbe bastato dare fiducia. Invece di incenerire la Costituzione per DPCM…scusate, a tal proposito, sulle cose che ha detto il Presidente, lo sapete benissimo che il decreto n. 6 qui in Aula venne approvato di corsa con l'unico intento di poter chiudere in fretta parti limitate di territorio per contenere il contagio, le famose zone rosse. Avreste votato così a cuor leggero se aveste saputo che quella stessa persona, così mite con i forti, in patria, invece, davanti a una popolazione spaventata, avrebbe distorto palesemente il senso e lo spirito di quel decreto, finendo in una tragica parodia del regime cinese, minacciando sacerdoti, negando funerali, inseguendo la gente con i droni e gli elicotteri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), caso unico in Occidente per paradossale ferocia, con risultati che al momento non indicano numeri migliori rispetto a chi ha scelto di responsabilizzare la popolazione.
Ma lo sapete che, proseguendo così, il PIL nei prossimi anni si farà con la pila di cause che gli italiani vi faranno? E ben si comprende perché Colao e task force varie abbiano chiesto l'immunità, ma non credo che convenga a nessuno, non conviene a nessuno. Giriamo pagina, partiamo di nuovo, usciamo da questo incubo, consegniamo alla storia questa infelice parentesi e ricostruiamo il paese. Noi saremo qui, come siamo stati questa notte, per portare la voce di un'Italia che vuole ripartire e che non si merita questa continua umiliazione. Ci vogliono le imprese, ci vogliono i clienti, e, per avere i clienti, ci vogliono i soldi, altrimenti riapriremo negozi vuoti. Da dove arrivano i soldi (Commenti del deputato Cassese)?
PRESIDENTE. Deputato Cassese, intanto deve mantenere la mascherina quando parla e non intervenga in questo modo. Per favore, andiamo avanti. La richiamo all'ordine! Prego.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Da dove arrivano i soldi? Arrivano dallo stesso posto in cui ogni Paese del mondo li trova. Quindi non dal MES, non dalla BEI, non da SURE, ma da una semplice Banca centrale. Si emette debito, la Banca centrale crea denaro, con il denaro creato per l'intermediazione del mercato la Banca centrale compra il debito. Costo per la Banca centrale zero, è un clic sul terminale, non deve nemmeno stamparlo.
PRESIDENTE. Marattin, la mascherina! Marattin, si segga, per favore. Deputato Marattin, deputato Marattin! Prego.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Il denaro va allo Stato, che lo mette in circolo come cassa integrazione e come versamenti a fondo perduto. L'economia riparte e il debito, oramai in carico alla Banca centrale, è per lo Stato a costo zero.
PRESIDENTE. Concluda Borghi.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Infatti, come confermato ieri in audizione da Banca d'Italia, gli interessi vengono rigirati allo Stato sotto forma di dividendi. Così fan tutti, nessuno si rivolge al MES! Lo ricordo anche ai colleghi di Forza Italia: i miliardi del MES non sono un regalo, sono un prestito che si paga con la libertà. Oggi la Repubblica, non un giornale leghista, ci informa che spunta la sorveglianza rafforzata. Leggo testualmente il titolo: spunta la sorveglianza rafforzata, Commissione e Banca centrale controlleranno Roma.
Ma lo sapevamo già, perché è scritto nel Trattato. Nessun Eurogruppo cambia i trattati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Prima cambiate il Trattato con la procedura prescritta e poi ne parliamo.
PRESIDENTE. Concluda Borghi.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Sì, sto concludendo. Nel frattempo voltiamo pagina: basta MES, basta DPCM, riprendiamoci la nostra democrazia. Poteva usare decreti-legge, se voleva la tempestività! Perché ha usato quello strumento? Perché così non passava da nessuna parte, questa è la verità, lo sapete tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Deve concludere.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Basta anche decreti per ricostruire il Paese, si deve passare da qua. Chiudo: basta conferenze stampa a reti unificate, altro che il Venezuela! Basta umiliazioni e basta bugie! Vogliamo e possiamo rinascere.
PRESIDENTE. Deputati!
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Vogliamo e possiamo riprenderci la nostra dignità, il nostro lavoro, il nostro futuro. Viva la democrazia, viva la Repubblica fondata sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.
ROBERTO OCCHIUTO (FI). Signor Presidente Conte, noi l'abbiamo ascoltata oggi in questa informativa, che, lo dico per inciso, non ha chiesto lei al Parlamento. È stato il Parlamento a chiedere che lei fosse qui, oggi, a riferire in Aula. Abbiamo ascoltato la prima parte della sua relazione, che sembrava la relazione che avrebbe potuto fare uno dei tanti virologi che oggi ascoltiamo nelle reti televisive. Sembrava di ascoltare Brusaferro, lo dico con il massimo rispetto per il Presidente del Consiglio e per Brusaferro. Lei ci ha detto, sostanzialmente, di voler essere un mero esecutore delle indicazioni del comitato scientifico in ordine alla ripartenza. Noi ci saremmo aspettati che il Presidente del Consiglio di un Governo di un Paese importante come l'Italia ci avesse detto che quelle indicazioni vanno sì tenute in considerazione, ma bilanciate con la necessità di far partire il Paese prima che muoia economicamente.
E invece tutto questo non lo abbiamo ascoltato, perché persino nella seconda parte del suo intervento lei ha parlato, signor Presidente del Consiglio, come se fosse stato incaricato ieri: faremo, vedremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lei governa da due anni e governa in questa emergenza dal primo giorno, da tre mesi. Lei doveva venire qui oggi a rendere conto di quello che ha fatto il Governo per consentire alle imprese italiane di ripartire, non ad annunciare gli ennesimi decreti. A quanti siamo, a 16, a 17 decreti, 400, 500 articoli? Beh, lo sappia, Presidente del Consiglio, 400 articoli che non hanno prodotto un euro sui conti correnti delle nostre imprese, che rischiano di morire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Nella terza parte della sua informativa poi lei ci ha convinto, con una disquisizione dottrinale, in ordine al fatto che i DPCM che comprimono la libertà dei cittadini lei poteva farli. Presidente del Consiglio, non discuto la sua possibilità formale di comprimere la libertà dei cittadini attraverso i DPCM. Le pongo una questione che è di sostanza: se lei avesse avuto un po' di pudore, siccome lei non è stato scelto direttamente dagli italiani, gli italiani, quando hanno votato qualche anno fa, non sapevano nemmeno chi fosse Giuseppe Conte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); lei ha ricevuto la fiducia da questo Parlamento e, se avesse avuto un po' di pudore, prima di comprimere la libertà degli italiani grazie alla fiducia che questo Parlamento le ha conferito, avrebbe dovuto decidere di passare dal Parlamento prima, non dopo, come sta facendo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Lo avrà capito, Presidente Conte: anche per noi di Forza Italia la pazienza è finita, come è finita la pazienza per gli italiani. Noi le abbiamo offerto la nostra collaborazione istituzionale, pur dicendo che vogliamo stare all'opposizione, che siamo alternativi a questo Governo; gliela abbiamo offerta nelle scorse settimane, negli scorsi mesi, e ripetutamente. Lo abbiamo fatto perché ci era stato chiesto dal Presidente Mattarella, ci è sembrato giusto accogliere quell'invito.
L'abbiamo fatto anche perché lo richiedevano le circostanze eccezionali, perché quando quest'Aula, che è la nave delle istituzioni, viaggia in mare aperto nella tempesta, è giusto che tutti remino dalla stessa parte. Quindi le abbiamo offerto la nostra collaborazione, ma lei ha risposto a questa collaborazione fregandosene del Parlamento e dell'opposizione. Lo abbiamo fatto anche perché sappiamo bene che il rischio che corriamo tutti, maggioranza e opposizione, è che, mentre i cittadini sono impauriti, a volte anche disperati perché non sanno come potranno ripartire con le loro imprese, rischiano di fare confusione, di fare di tutte le erbe un fascio, di considerare la maggioranza e il Governo alla stessa stregua dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora abbiamo detto: lavoriamo insieme! Ma abbiamo trovato un Governo sordo. E abbiamo fatto esercizio della nostra responsabilità, anche assumendo, onorevole Borghi, posizioni impopolari, a volte, in una fascia dell'elettorato. Lo ha fatto il presidente Berlusconi, senza fare calcoli elettorali, quando, pur chiedendo all'Europa uno sforzo maggiore, ha dimostrato nel dibattito sugli strumenti messi a disposizione dall'Europa, quelli senza condizioni, più coraggio del suo, Presidente Conte, che invece, per esempio, sul MES - e qui ha ragione Borghi - ha detto prima no, poi sì, poi forse, poi sì: non abbiamo capito nulla, come non hanno capito nulla gli italiani, e neanche sulla sua strategia per la ripartenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Nella conferenza stampa dell'altro giorno, ma anche qui in Aula, abbiamo registrato solo confusione e approssimazione, e la confusione è un virus letale sulle aspettative economiche delle aziende, dei consumatori e degli investitori, che hanno bisogno di certezze e di speranza, non di confusione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ora la misura è colma, perché lei, Presidente Conte, non è stato capace di dire come vuole salvare le imprese dal fallimento, perché, glielo ripeto: le risorse destinate alle imprese non sono arrivate, né quelle per la liquidità, né i risarcimenti a fondo perduto. Non ci ha detto come bisogna assistere quelli che sono rimasti senza reddito e senza lavoro. Non è stato capace di dire come vuole evitare di perdere altra occupazione, perché anche sul DEF di ieri non c'è una sola indicazione in ordine alla necessità di ridurre la pressione fiscale e di aumentare gli investimenti per far ripartire l'economia di questo Paese. Non è stato capace di dire come debbono fare gli artigiani, i commercianti, le partite IVA, che per ora hanno ricevuto solo l'elemosina dei 600 euro. Non è stato capace di dirci quando e come ripartiranno le attività. Non ha pensato nemmeno alle regioni del Sud e a quelle che hanno avuto meno contagi, che potrebbero ripartire più facilmente. In Calabria, per esempio, la presidente Santelli ha riaperto già i ristoranti e i bar che possono fare la loro attività all'aperto. Ma sono regioni, quelle che non hanno avuto contagi, che andrebbero però protette dai conteggi di ritorno, andrebbero protette dal Governo affinché quelli che si recheranno dalle altre parti del Paese in queste regioni vengano accuratamente controllati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo sa, Presidente del Consiglio, che se lei va sul portale di Trenitalia non trova un posto libero sui treni dal Nord al Sud dopo il 4 maggio? Su questi controlli, che cosa vuol fare il Governo? Noi ci saremmo aspettati che lei avesse affermato un principio semplice, cioè, lo Stato indica unicamente le disposizioni per la salute pubblica e poi chiunque sia nella condizione di osservare queste prescrizioni riprende la propria attività. Al Governo è richiesto di fare in modo che i mezzi di trasporto siano attrezzati per il distanziamento sociale e per garantire la mobilità, che siano sufficienti i presidi di protezione individuale, che sia potenziata la rete di prevenzione e di assistenza sul territorio, ma al Governo è richiesto soprattutto che le imprese siano economicamente nella condizione di ripartire prima che muoiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non ci ha detto nulla di tutto questo. Per questo siamo arrabbiati, perché abbiamo provato a consegnarvi le nostre proposte, ma inutilmente. Lo abbiamo fatto anche con un nostro piano per la ripartenza, presentato qualche giorno fa, elaborato dai parlamentari di Forza Italia, coordinati da Mariastella Gelmini e dal vicepresidente Tajani, dal responsabile dei dipartimenti, che è Mulè. È un piano che contiene una serie di indicazioni che avevamo tradotto anche in emendamenti, che voi avete ignorato. Abbiamo chiesto una moratoria di un anno per tutti gli adempimenti fiscali, perché chi ripartirà non potrà pagare le tasse prima di un anno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Abbiamo chiesto anche uno sconto del 40 per cento sulle cartelle esattoriali, perché chi riparte non può ripartire col fardello pesante di un peso che non può sostenere! Abbiamo chiesto al Governo di farsi carico anche di pagare i debiti della pubblica amministrazione, che ammontano a 60 miliardi e che sarebbero una straordinaria iniezione di liquidità, quella sì, seria per le imprese. Abbiamo chiesto risarcimenti a fondo perduto per chi è stato costretto a chiudere la propria attività. Abbiamo chiesto un'iniezione di liquidità vera, semplificando l'accesso al credito e riducendo lo spazio per la valutazione del rating, del merito creditizio, perché le imprese che hanno più bisogno di credito sono le imprese che già soffrivano prima; e siccome soffrivano prima, oggi se non sono assistite attraverso il credito, muoiono: muoiono prima di ripartire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Questo vi abbiamo chiesto. Vi abbiamo chiesto anche maggiore attenzione - sì - per il turismo, che cuba 450 miliardi di PIL all'anno e che partirà più tardi degli altri; per le start up, le start up dei giovani, che sono la parte del nostro sistema produttivo più innovativo e che rischiano di essere uccise nella culla perché non possono accedere al credito con la stessa facilità delle altre imprese. Ecco, provvedimenti sull'agricoltura, sui ristoratori: nulla di quello che è stato proposto da noi è stato considerato dal Governo. Perché? È un problema di risorse? Sì, in questo Paese c'è sempre stato un problema di risorse, perché noi avevamo difficoltà ad aumentare il debito pubblico senza far aumentare lo spread e i tassi di interesse; ma oggi questo problema non l'abbiamo, tant'è che ieri abbiamo fatto altri 55 miliardi di debito pubblico, perché la BCE sta comprando i nostri titoli di Stato sul mercato secondario e quindi tiene lo spread basso. Oggi potremmo fare debito pubblico per andare incontro alle esigenze del nostro sistema economico: non è un problema di risorse, il problema è che non sapete come si fanno le cose. Avete dimostrato di non sapere come si fanno le cose (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! È vero, Presidente Conte: governare è difficile in questa fase, sarebbe difficile per tutti, ma governare è difficile anche in Germania, in Francia, in Spagna; perché gli imprenditori della Germania, della Francia, della Spagna, persino della Polonia non si lamentano così tanto come i nostri imprenditori? Lì i Governi hanno fatto più o meno le stesse cose, ma le hanno fatte meglio, perché lì i soldi sono davvero arrivati nei conti correnti delle imprese! Qui gli italiani non hanno visto ancora un euro. Eppure, avete nominato 450 esperti, tante task force; c'è una task force di 30 persone anche sulla liquidità. Ma non vi è venuto in mente, Presidente Conte, di nominare, fra questi 450 esperti almeno un parrucchiere, un commerciante, un agricoltore, un'estetista (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Vi avrebbero detto come funziona il mondo qui fuori! Vi avrebbero detto, per esempio, che quando sono andati nelle loro banche, hanno trovato le banche che hanno sospeso le pratiche di finanziamento che avevano iniziato prima perché oggi aspettano la garanzia dello Stato, e in molti casi si sono sentiti dire dalle banche: guarda, tu avevi un prestito di 20 mila euro, te ne diamo 22 mila o 25 mila, ma sostituiamo la tua garanzia a quella dello Stato. Ecco, avreste dovuto ascoltare quelli che sanno come funziona il mondo qui fuori, perché voi avete dimostrato di non saperlo; per questo siamo arrabbiati, signor Presidente.
PRESIDENTE. Deve concludere, Occhiuto.
ROBERTO OCCHIUTO (FI). Concludo, sì. Concludo dicendole che è un peccato che il Governo non abbia saputo utilizzare questa fase di emergenza drammatica per il Paese come un'occasione di rilancio; è possibile! Il Paese l'ha già fatto, l'ha fatto a Genova, per esempio, quando da una tragedia ha fatto in modo di mostrare al mondo che l'Italia può essere un grande Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Oggi noi potevamo davvero ridurre la pressione fiscale; mettere da parte il codice degli appalti e i controlli ossessivi che piacciono ad alcuni perché oggi i teorici del rigidismo economico, dei controlli ossessivi sono di meno e meno forti. Oggi davvero avremmo potuto fare un'unica aliquota più bassa per far rilanciare l'economia e avremmo potuto fare un gigantesco piano di infrastrutture non con i vincoli del codice degli appalti ma con i metodi del ponte Morandi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e voi avete perso questa occasione. Presidente Conte, lei si è limitato a dire agli italiani: siamo in guerra, quindi statevi rintanati nelle vostre case; e però intanto non ha pensato a creare le condizioni per far ripartire il Paese. Gli italiani le hanno consegnato la loro libertà, l'hanno ascoltato con sacrifici encomiabili per mesi. Ora sono stanchi però, perché hanno accettato di fare il loro pensando che il Governo avrebbe fatto il suo e oggi si sono resi conto che hanno sbagliato perché loro hanno fatto il loro ma il Governo non ha fatto il suo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Un'ultima cosa, Presidente Conte, non si compiaccia delle analisi, di quanti fanno i sondaggi sulla reputazione né del Paese, né del Governo, né la sua, Presidente Conte. C'è stato un suo predecessore nel 2011, si chiamava Mario Monti: anche all'epoca, nel novembre 2011, questo Paese aveva una grande reputazione in Europa e il Presidente Monti era in cima al gradimento nei sondaggi. Ha visto come è andata a finire? Chi ha vissuto quell'esperienza ha imparato dal passato; impari anche lei, Presidente del Consiglio, guardando al passato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, voglio ringraziarla per il quadro di riferimento che ci ha offerto e voglio anche unirmi al suo ringraziamento a tutto il personale sanitario che in questi mesi e in queste settimane si è prodigato, ai lavoratori che hanno consentito la prosecuzione dell'attività di servizi pubblici essenziali e anche di tanta parte dell'attività economica e in particolare delle lavoratrici, delle donne (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) che hanno dovuto con più difficoltà in questa fase coniugare attività familiare con il lavoro. A queste donne forse bisognerebbe, superata l'emergenza, dare un maggior riconoscimento anche nei luoghi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) che preparano la “fase 2”.
Vorrei fare un ringraziamento irrituale, signor Presidente, vorrei ringraziare il legislatore, questa entità astratta, nella fattispecie il legislatore che nel 1978 ci ha regalato un sistema sanitario pubblico ed universalistico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). I Ministri Anselmi ed Aniasi, che edificarono questo monumento democratico - voglio chiamarlo così - perché, vedete, noi ci potremo rimproverare molti errori e preghiamo che siano i meno possibili, ma nessuno di noi avrà sulla coscienza il fatto che nel nostro Paese qualcuno viene discriminato per censo rispetto all'accesso alle cure (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).
Lei ha risposto alle questioni sollevate sull'utilizzo di strumenti di carattere eccezionale.
PRESIDENTE. Per favore… Deputato Sasso.
ANDREA ORLANDO (PD). Fa piacere sapere che in questo momento è tornato un forte afflato e un amore per la centralità del Parlamento: viene dagli stessi che si sottraevano alla discussione parlamentare quando dovevano riferire di fatti gravissimi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Mi auguro che questa discussione superi anche le tentazioni antipolitiche che hanno raccontato agli italiani che tutti i problemi del Paese nascevano da qui: mettiamoli via una volta per tutte, gli apriscatole (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Mi auguro anche che siano superate le pulsioni verticistiche. Ora io credo che lei abbia spiegato giustamente come questi strumenti siano un male necessario. Mi auguro che con il superamento della fase emergenziale questo male sia utilizzato quanto meno possibile e superato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).
Però la centralità del Parlamento si afferma anche facendo vivere qui un dibattito all'altezza della situazione del Paese e non mi riferisco soltanto alle prestazioni cabarettistiche alle quali abbiamo assistito anche quest'oggi. Mi riferisco a mitologie che dovrebbero essere cancellate dal nostro dibattito. La prima è che ci sia qualcuno nel mondo che ha trovato la ricetta mediante la quale si fronteggia in modo ottimale la crisi: non c'è, non c'è. Vedete l'incertezza, l'imprevedibilità delle decisioni non è il frutto della stravaganza dei governanti. Se guardiamo il rimprovero è fatto a tutti i governanti questo momento nell'Occidente: certo, dove non c'è la democrazia il tema si pone meno ma non farei cambio, ecco da questo punto di vista (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Qual è il rilievo che viene fatto? Il fatto che non c'è una risposta certa: non c'è una risposta certa perché noi non sappiamo ancora chi stiamo combattendo e, siccome non sappiamo chi stiamo combattendo, non sappiamo quali saranno le sue prossime mosse e ci dovremmo rassegnare a un progressivo aggiustamento e a una flessibilità dei provvedimenti perché questo sarà inevitabile e non c'è nessuno nel mondo che può dire il contrario. Sono ancora divertito, se si può dire, dagli entusiastici sostenitori di Boris Johnson anche nel nostro Paese.
Non è vero che questo Paese è stato bloccato dal lockdown: voglio dirlo perché, a proposito del fatto che noi non sappiamo cosa succede, siccome ognuno di noi vive in una realtà e la vive in questo momento con maggiore intensità, io ho visto nel corso di questi mesi, nel palazzo in cui abito e nelle case vicino ad esso, persone che progressivamente sono tornate al lavoro perché anche nella fase di lockdown, con il meccanismo del silenzio-assenso e della autorizzazione delle prefetture, le persone sono tornate al lavoro e io le voglio ringraziare perché, se non lo raccontiamo, non raccontiamo di tanti operai, di tante lavoratrici che si stanno sacrificando correndo dei rischi in queste settimane (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).
Non esiste un bivio - voglio dirlo a tutti - non esiste un bivio nel quale, da una parte, c'è la strada della libertà percorsa o che vorrebbero percorrere gli intrepidi e, dall'altra, quella della pavidità che è percorsa da qualcuno che addirittura ha quasi gusto a imporre dei divieti e delle restrizioni. Non ci sono queste due strade perché non esiste una ripresa economica senza una sicurezza sanitaria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali); non esiste un posto o una meta turistica dove non c'è capacità di dominare l'andamento della curva epidemiologica; non si va a fare shopping dove si crede che ci si possa contagiare. Dire agli imprenditori che so che basterà togliere i vincoli per farli ripartire è prenderli in giro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali): è prenderli in giro. Lo sanno benissimo il governatore Totti e la governatrice Santelli che hanno cercato una scorciatoia: a dire loro di no non sono state le forze di opposizione o non solo loro, sono stati i sindaci dei loro territori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), perché sanno che il nostro nemico non sono i DPCM. Il nostro nemico è la paura e la paura si sconfigge soltanto sconfiggendo l'andamento incontrollato del contagio: questo è il dato, che è una variabile economica oltre che sanitaria. Per questa ragione ritengo che noi dobbiamo apprezzare le parole che lei ci ha detto oggi, dicendo che laddove questa curva determina degli andamenti di carattere positivo sarà giusto anche ripensare le indicazioni che sono emerse fino a qui. Proprio perché penso che, laddove il conteggio in qualche modo è oggi sotto controllo, non sconfitto, noi ci mettiamo nelle condizioni di fare qualche passo più lungo. Vedete, io penso che agli imprenditori dovremmo dire che in molti settori, quelli più direttamente legati alla socialità, quelli più legati direttamente al tempo libero bisognerà realizzare misure di sostegno strutturale ancora per un periodo lungo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali) e non illuderli che semplicemente tirando su la sa la serranda avranno risolto i loro problemi.
Io non mi rassegno, nonostante gli interventi di oggi, all'idea che non ci possa essere collaborazione tra maggioranza e opposizione; non mi rassegno. E per questo io propongo due terreni sui quali questo confronto si può e si deve sviluppare, che sono stati indicati anche nelle parole del Presidente del Consiglio. Il primo riguarda l'effettività delle misure assunte. In queste settimane, saranno tanti, saranno pochi: sono quelli che ci possiamo permettere, perché nessuno ci ha dato i soldi del Monopoli, vorrei dirlo a tanti colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). Ecco, quelle misure non stanno arrivando alla meta non perché il Presidente del Consiglio non lo vuole o perché c'è qualcuno che sottovaluta la condizione delle persone: per due ragioni che dobbiamo affrontare. La prima è che le banche non stanno facendo il loro lavoro, e lo dobbiamo dire con grande nettezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei, Presidente, ha chiesto un atto d'amore: io, più sommessamente, chiederei un atto di responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), perché noi in questi anni abbiamo spiegato agli italiani, quando si faceva propaganda a buon mercato, che un'economia avanzata non può funzionare senza un sistema creditizio, e se saltavano le banche prima o poi sarebbe saltata anche l'economia; ma ora vale il contrario: un sistema creditizio non può stare in piedi se non c'è una ripresa del tessuto produttivo, e questo io penso che sia un elemento che alle banche vada rappresentato con forza. E lo possiamo fare tutti insieme, perché credo che su questo non ci siano divisioni in quest'Aula.
La seconda questione è la lotta alla burocrazia. Sarebbe davvero un paradosso se lo sforzo fatto per recuperare risorse a livello europeo e a livello nazionale alla fine si incagliasse in una burocrazia che non è in grado di sostenere la velocità della spesa. Noi abbiamo fatto delle proposte e ne faremo delle altre nelle prossime settimane, e proporremo anche delle norme che vanno in questa direzione: so che anche il Governo sta facendo un lavoro che va in questo senso. Non facciamo una discussione astratta su ipotetiche deregulation: non hanno portato bene dove sono state realizzate, semmai lavoriamo su ipotesi di semplificazione, e anche circoscriviamo gli ambiti nei quali la pubblica amministrazione è strettamente necessario che intervenga…
PRESIDENTE. Deputato Piastra, per favore, bene così. Un po' più tutti distanti.
ANDREA ORLANDO (PD). Scusi, Presidente, mi dica lei quando posso continuare.
PRESIDENTE. Per favore, Billi… Grazie. Prego.
ANDREA ORLANDO (PD). Noi crediamo che ci siano degli ambiti nei quali la pubblica amministrazione non è strettamente necessario che entri: per esempio, gli interventi di adeguamento alla normativa COVID e quelli strutturali delle piccole attività in questo momento noi non vogliamo che siano sottoposti ad autocertificazione, vogliamo che siano liberalizzati, secondo un principio per il quale il piccolo non può fare grandi danni. Bisogna fidarsi, in questo momento, delle imprese, non c'è un'altra strada (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).
Ecco, noi, Presidente, la sosterremo come stiamo facendo con le nostre idee e con responsabilità, che non deriva dal fatto che siamo in maggioranza, ma deriva dal fatto che siamo consapevoli del ruolo che ci è stato assegnato, e che, in questo momento, lacerazioni, divisioni, polemiche, ipotesi di manovre non soltanto non servono alle istituzioni, ma finiscono semplicemente per disorientare e spaventare un popolo che è già spaventato e disorientato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). E ancora,…
PRESIDENTE. Concluda.
ANDREA ORLANDO (PD). Concludo. Sappiamo, proprio perché non ci sono i soldi del Monopoli, che un Paese che sarà costretto ad emettere debito - e poi siamo disponibili a raccogliere tutte le indicazioni geniali che stanno venendo su questo terreno -, comunque sia, un Paese che è costretto a emettere debito ha un problema aggiuntivo agli altri, quello di essere credibile. In questo momento lo spread è una tassa sulle stupidaggini e sugli slogan: tante più stupidaggini e tanti più slogan si metteranno in circolazione, tanto più alto sarà il prezzo che noi dovremo pagare. E questo elemento lo dobbiamo avere chiaro quando animiamo il nostro dibattito: guai se ci autocensuriamo quando pensiamo qualcosa di fondamentale da dire, ma guai se non sappiamo misurare le parole in un momento come questo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali). Vedete, di fronte ad un Paese che sarà…
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANDREA ORLANDO (PD). E concludo, Presidente. Di fronte ad un Paese che sarà costretto a fare i conti con una realtà drammatica - noi sappiamo qual è la realtà drammatica che le persone sono chiamate a vivere -, ci sarà un'onda di malessere enorme; ci sono due strade: cavalcarla o provare a dare una risposta politica. Noi vogliamo percorrere questa seconda, perché crediamo che sia corrispondente al ruolo che ci è assegnato e alla storia migliore della Repubblica di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Meloni. Ne ha facoltà.
GIORGIA MELONI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente Conte, io non entrerò nel merito delle tante questioni che lei ha portato in quest'Aula questa mattina, perché lei aveva un'ora di tempo per entrare nel merito e io ho solamente dieci minuti per rispondere, e perché secondo me a monte c'è una questione più importante. Vede, anche stamattina noi vediamo una cosa già accaduta: lei ha fatto una conferenza stampa, poi ha reso noto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale prendeva le sue decisioni, e in ultimo, con calma, è venuto a informare il Parlamento di queste sue insindacabili decisioni. Ora, io voglio dirle, con chiarezza, con pacatezza ma con determinazione, che noi questo non lo consideriamo più tollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo voglio dire con determinazione e con pacatezza: lo abbiamo consentito all'inizio, le abbiamo dato una mano, abbiamo sostenuto quei provvedimenti, ma sono passati tre mesi dalla dichiarazione dello stato d'emergenza, sono passati due mesi dal primo decreto che entrava nelle libertà delle persone, e non c'è alcuna ragione al mondo, dopo tre mesi, di continuare con gli stessi metodi, se non il fatto che questo Governo ritiene di poter utilizzare l'emergenza del Coronavirus per accrescere il suo potere personale e la sua visibilità personale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non c'è alcuna ragione al mondo, Presidente Conte, mi dispiace.
In due mesi, lei ha tenuto dieci conferenze stampa: qualcuno sta pensando di raccoglierle, di venderle a fascicoli in edicola; così mettono nel cofanetto il decreto. Dieci conferenze stampa in due mesi, sempre di sera, sempre a ridosso dei TG; i suoi collaboratori ci dicono che non sono a reti unificate, perché si può anche decidere di non mandarle, grazie. Però, omettete di dire una cosa importante: omettete di dire che con quelle conferenze stampa ormai il Governo comunica agli italiani quali siano i loro diritti. Omettete di dire che gli italiani per sapere cosa possono e non possono fare devono sentire le sue conferenze stampa, perché in Italia non fa più fede la Costituzione, non fanno più fede le leggi: fanno fede unicamente i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, e questo è un fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Dice: sono seguite le conferenze stampa. Certo che sono seguite; e lo sapete benissimo anche voi, lo sa bene lei, lo sa bene il capo della sua comunicazione, e non è forse neanche un caso che lei utilizzi termini tipo “devo fare i nomi e i cognomi” come se stesse facendo le nomination del Grande Fratello, Presidente Conte, non è un caso. Però l'Italia non è un reality show, questo non è un reality show, e noi non consentiremo che questo diventi un reality show.
Allora, la domanda che io ho da fare è: è normale che la Costituzione, fonte primaria di ciascun diritto dei nostri cittadini, sia sostanzialmente sospesa, e che ci siano, tra coloro che la sostengono, alcuni che dicono che, insomma, è giusto, è normale? È normale che neanche di fronte ai rilievi non di Giorgia Meloni, la pericolosa e irresponsabile Giorgia Meloni, ma della Presidente della Corte costituzionale, che ha fatto un richiamo molto duro al Governo su questo tema, vi poniate il problema? È normale che in Italia la fonte primaria del diritto siano diventate le FAQ pubblicate sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, le risposte alle domande frequenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché in settanta giorni avete fatto 218 atti dei quali non si capisce assolutamente niente, e la gente vi deve chiedere in ginocchio di avere una risposta chiara: è normale? Io penso che tutto questo non sia normale: lo voglio dire, mi assumo la responsabilità di quello che dico.
Perché, signori, e lo dico a tutti i membri di questo Parlamento, quello che sta accadendo è un precedente pericoloso nel nostro ordinamento, se noi non ci diamo delle regole.
Come ci siamo arrivati? Il Governo interpreta in maniera estremamente estensiva il primo decreto, quello che noi votammo lo scorso 23 febbraio. Quel decreto autorizzava il Governo ad emanare decreti del Presidente del Consiglio dei ministri in alcune specifiche zone, in alcuni specifici settori, però, alla fine recava la locuzione “ulteriori misure di contenimento”. Tutto quello che è accaduto dallo scorso 23 febbraio è legato a queste quattro parole. Signori, sostenere il principio che la locuzione “ulteriori misure di contenimento” consenta in Italia di sospendere la Costituzione italiana è un insulto a questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro) e allo Stato di diritto che questo Parlamento deve garantire e difendere. È un insulto!
E il decreto che dobbiamo approvare è ancora peggio, perché quello che a noi si chiede di fare è, di fatto, convertire un decreto che ci dice che dobbiamo dire al Presidente del Consiglio che lui può emanare decreti personali che limitano la libertà e i diritti fondamentali degli italiani, che dobbiamo consentirgli di punire con multe salatissime gli italiani che non dovessero rispettare quelle norme, che però noi non conosciamo perché sono norme che dovranno essere decise in un secondo momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Dico, ragazzi, ma stiamo scherzando? Presidente Conte, stiamo scherzando? Perché lei ci sta chiedendo, di fatto, di approvare una legge che dice: Giuseppe Conte ha i pieni poteri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E io mi ricordo, mi ricordo… eh no, ci arrivo… mi ricordo quando lei disse al senatore Salvini, che citò la locuzione “pieni poteri” durante un comizio nel quale chiedeva alla gente di votarlo: “Matteo, questa tua concezione mi spaventa”. E si figuri quanto spaventa noi che lei oggi chieda pieni poteri, ma non abbia mai pensato alle elezioni, mai pensato di farsi votare da nessuno (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro), ma i pieni poteri li chiede lo stesso! Si figuri quanto è difficile per noi!
Si è molto ironizzato sull'uso del termine “congiunti”. Proviamo a spiegare il mio punto di vista su un concetto. Vedete, io, però, penso che non ci sia molto da ridere, perché, il Presidente Conte è un giurista e sa meglio di me - va be' avvocato, quello che è, un giurista - e sa meglio di me che utilizzare termini che non hanno una certezza giuridica, comporta una cosa molto precisa: la discrezionalità nell'utilizzo della norma, la discrezionalità nell'interpretazione della norma, la discrezionalità sui diritti dei cittadini. Che vuol dire “relazione stabile”? Ah boh, dipende chi ce lo chiede! Vede, è questa discrezionalità, Presidente Conte, che vi ha consentito di impedire alle persone di celebrare i funerali di chi moriva, ma allo stesso tempo di permettere le manifestazioni del 25 aprile (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro)! È questa discrezionalità che vi ha consentito di impedire agli italiani di uscire di casa, ma vi ha consentito di permettere ai mafiosi di uscire di galera! È questa discrezionalità che vi ha consentito di impedire alle madri di portare i loro figli al parco, ma vi ha consentito di mantenere in quei parchi gli spacciatori nigeriani che bivaccavano! È discrezionalità! E questo accade quando arriva la discrezionalità della norma (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro - Una voce dai banchi del gruppo PD: “Vieni a darci tu lezioni di democrazia?”).
GIORGIA MELONI (FDI). E pensate come state messi, se venivo a dare io lezioni di democrazia!
PRESIDENTE. Deputato Deidda!
GIORGIA MELONI (FDI). Pensate come siete messi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Colleghi! Facciamo terminare...
GIORGIA MELONI (FDI). Allora, vedete, fa paura perché, vedete, quando si comincia così (Commenti del deputato Fiano)…
PRESIDENTE. Deputato Fiano.
GIORGIA MELONI (FDI). …si può andare, si può arrivare ovunque. E io dico che la misura è colma. Io dico che noi siamo il Parlamento della Repubblica e dico che, se siamo il Parlamento della Repubblica, nulla che riguarda la libertà i diritti fondamentali dei cittadini può accadere senza che venga discusso e votato da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
È un problema di tempi, Presidente Conte? Noi lo diciamo da un paio di mesi. I colleghi della Lega lo stanno dicendo in queste ore. Siamo pronti a stare qui, giorno e notte, h 24, ma non usi il tempo come una scusa, perché non è per colpa del Parlamento che non avete ancora pagato la cassa integrazione, non è per colpa del Parlamento che le imprese non hanno ancora visto un euro, è per colpa vostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
Allora, sa che può fare? Lei può emanare i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri per pagare oggi la cassa integrazione e per fare arrivare oggi i soldi nelle tasche dei cittadini, e il Parlamento invece si occuperà delle norme che regolano la libertà e i diritti fondamentali di quei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Si può fare? Perché, altrimenti, qualcosa non va. La Costituzione la possiamo sospendere e la burocrazia no? Qualcosa non torna, scusate!
Allora, io penso che questo dibattito debba tornare in Parlamento, che non ci può essere una “fase 2”, una “fase 3”, una “fase 4”, una “fase 100”, che non sia approvata e discussa da questo Parlamento. Ovviamente, questo attiene anche alle materie economiche. Su qualunque tema si sia discusso in queste settimane, abbiamo fatto le nostre proposte, abbiamo cercato di rappresentare le tante categorie, che ci stanno chiedendo aiuto, continueremo a farlo. Purtroppo quelle proposte sono state tutte gettate in un cestino da quello stesso Governo che va in televisione a parlare di disponibilità al confronto.
Ma magari le cose possono cambiare domani, perché, vede, ci sono proprio delle cose che non funzionano. Sentivo il collega Orlando, parlava delle banche. Vi siete accorti che avete fatto un “decreto Liquidità”, che consente alle banche di utilizzare la garanzia statale del 100 per cento, non per erogare nuovi prestiti, ma per rientrare dei prestiti pregressi dando solo il 10 per cento in più (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) alle imprese che lo chiedono? Vi siete accorti che molte di quelle banche stanno raccontando ai loro clienti che è un obbligo dover rientrare del pregresso? Non ve ne siete accorti? Perché sta accadendo, sta accadendo! E magari anche su questo possiamo dare il nostro contributo.
E allora vede, noi vorremmo discutere qui la “fase 2”. Abbiamo le idee molto chiare su quello che, dal nostro punto di vista, dovrebbe accadere. Ci si dice che siamo irresponsabili perché oggi parliamo di riaperture, ma non accetto neanche questa accusa. Fummo i primi a chiedere misure di contenimento, e anche allora, tra un aperitivo a Milano e una scena al ristorante cinese, ci dissero che eravamo irresponsabili. Siamo irresponsabili sempre. Ma siccome, invece, siamo dei responsabili, siamo delle persone molto responsabili, abbiamo elaborato i dati anche con il nostro Ufficio studi, per capire quale sia il grado di letalità del Coronavirus, territorio per territorio, provincia per provincia. Avevamo chiesto a voi di farlo, non lo avete fatto, lo abbiamo fatto noi. E quei dati, insieme a quelli che fornite, ovviamente, che forniscono l'Istituto superiore di sanità, la Protezione civile, ci danno delle certezze su questo virus e ci dicono alcune cose precise, che noi non possiamo non tenere in considerazione nel momento in cui dobbiamo decidere le riaperture.
Primo: il virus ha una letalità altissima per gli over settanta, è molto pericoloso per gli over 60, ha una letalità quasi nulla al di sotto dei 60 anni. Non possiamo non tenere in considerazione un dato di questo tipo. Secondo…
PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione. Colleghi… colleghi…
GIORGIA MELONI (FDI). Presidente, però, io non sono un virologo, sono una persona che legge dei dati. È molto difficile parlare con qualcuno che ti insulta tutto il tempo dietro (Commenti del deputato Lovecchio). Se per cortesia poi…
PRESIDENTE. Deputato Lovecchio! Deputato Lovecchio! Continui, prego.
GIORGIA MELONI (FDI). Gli italiani valuteranno da casa, Presidente, comunque non è un problema, è solo un problema di concentrazione, ovviamente. Stavo dicendo, io guardo i dati sulla letalità, li abbiamo confrontati, sono dati statistici, semplici, sono numeri, non è un punto di vista, io non faccio il virologo, ho sempre detto massima disponibilità. Il virus è molto letale per le persone anziane: è un dato che va considerato nel momento in cui ragioniamo la riapertura. Non ho detto una cosa neanche particolarmente intelligente, ma mi rendo conto della difficoltà di comprensione.
Seconda questione: i dati dicono che ci sono province dove la letalità è stata molto alta e, quindi, c'è un focolaio ancora molto significativo, e ci sono altre province nelle quali, più o meno, insomma, il virus non si è ancora diffuso. Ovviamente noi dobbiamo proteggere i territori nei quali il virus non è arrivato, ma oggi non ha senso trattare alla stessa maniera la Basilicata, dove oggettivamente non c'è una diffusione importante, e i territori che sono maggiormente colpiti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È un altro elemento che va considerato.
Terzo elemento: io penso che sia assolutamente sbagliato riaprire per settori. È sbagliato, Presidente Conte. Noi non possiamo stabilire il principio che ci sono intere filiere che hanno un codice Ateco sfigato, che devono per questo morire.
Non lo possiamo stabilire e non possiamo decidere che questa sia la scelta semplicemente perché è la cosa più facile da fare per il Governo. Perché io penso che un ristorante che ha un giardino grande sia più sicuro, magari, di un ufficio chiuso, che un parrucchiere possa essere più sicuro di un minimarket: dipende dalle prescrizioni ed è quello che stiamo chiedendo.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIORGIA MELONI (FDI). Concludo, Presidente. Assumetevi la responsabilità - lo Stato, anche noi -, assumiamoci la responsabilità di stabilire quali siano i protocolli, provincia per provincia, regione per regione; diamo quei protocolli e diciamo “a questo ti devi adeguare”, non sulla base del fatto che fai il parrucchiere piuttosto che il fioraio, ma sulla base del fatto che sei in grado di raccogliere quelle prescrizioni. Se sei in grado di farlo, puoi riaprire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): questo dovrebbe dire un Governo…
PRESIDENTE. Deputata Meloni, dovrebbe concludere adesso.
GIORGIA MELONI (FDI). …ed è quello che vogliamo fare noi. Quindi, proteggere gli anziani, riaprire il prima possibile, impedire la desertificazione del nostro sistema produttivo, perché, Presidente Conte, con questo virus noi ci conviveremo per anni e questo ormai è sotto gli occhi di tutti, però non intendiamo sacrificare al Coronavirus le nostre aziende, il nostro lavoro e neanche la nostra libertà e la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO (IV). Grazie, Presidente. Grazie, signor Presidente del Consiglio, colleghi, spesso abbiamo usato la definizione di “guerra” parlando del COVID; il Papa ha usato un'altra definizione; ha definito “un'inaspettata tempesta furiosa” quella che stiamo attraversando. A me piace molto questa definizione e penso che questa tempesta sia veramente inaspettata. È arrivata sul nostro Paese con grande violenza, è arrivata con grande forza e il popolo italiano ha saputo dimostrare di reagire, e quando c'è una tempesta e si è su una barca, la prima cosa che va fatta è dare fiducia a chi la nave la guida. Presidente, noi siamo qui a dire che votiamo i provvedimenti che il Governo approva, a confermare la fiducia, ma questo non vuol dire che, quando si è su una barca in mezzo alla tempesta e si vede uno scoglio, non bisogna avvisare che c'è uno scoglio davanti, perché gli effetti di finire sullo scoglio non riguardano solo chi guida la nave, ma anche tutti quelli che ci sono a bordo e noi questa responsabilità ce la teniamo tutta, e pensiamo che questa responsabilità sia una responsabilità della politica.
Per questo, accanto al sostegno scontato per il Governo di cui facciamo parte, c'è un chiaro segno in cui noi diciamo che in questa stagione, in questa fase, bisogna mettere da parte le polemiche tra i livelli istituzionali. Questo è il momento in cui tutti i governatori e tutti i sindaci devono sentire i cittadini e le istituzioni pronti a collaborare, non ad aprire dibattiti o aprire scontri che non servono a nulla, che non spostano di un centimetro la soluzione della crisi. Quindi, noi siamo a sostenere il lavoro di Zaia, il lavoro di De Luca, il lavoro di tutti coloro che sono chiamati a guidare questo Paese in questo difficile momento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Se c'è una considerazione che possiamo fare, lo diciamo con drammaticità, questa riguarda - lei ricordava giustamente i 27 mila morti già dichiarati come tali a causa del COVID -, purtroppo, il consuntivo, che sarà molto più grande, perché ci accorgeremo - già lo vediamo - rispetto alle statistiche, tra i morti del marzo 2019 e i morti del marzo 2020, che i numeri saranno più alti; ma se guardiamo con drammaticità a quei numeri, dobbiamo anche guardare con fiducia al fatto che la curva dei decessi, la curva dei ricoveri, la curva delle terapie intensive occupate, è una curva positiva e questo è frutto di una serie di cose che in queste settimane sono state fatte. Questo è il frutto di una serie di cose che, in queste settimane, sono state fatte, delle misure di contenimento adottate. Noi abbiamo sempre invitato a usare tutta la cautela, tutta la prudenza e tutta la forza anche nelle misure di contenimento che sono state adottate, perché quando c'è un'emergenza di carattere sanitario non è che ci si può mettere a discutere; bisogna fare le cose che servono per proteggere la popolazione. E non servono neanche i confini tra Paesi; chi metteva il filo spinato si è accorto che il filo spinato non blocca i virus; c'è bisogno di una collaborazione europea su queste cose, c'è bisogno di una collaborazione internazionale, bisogna credere nelle istituzioni internazionali, perché solo dalla collaborazione della ricerca scientifica si riesce a combattere il virus. Ma, accanto a questo, alle misure, noi abbiamo avuto dei fattori che hanno aiutato questo Paese a uscire dalla crisi. Il primo è stata la grande forza dei nostri medici, del nostro personale sanitario, di coloro che stavano in corsia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Non voglio citare solo l'esperienza di chi ha faticato sapendo del rischio che correva, ma voglio dire che i nostri medici sono stati straordinari anche perché hanno trovato le terapie giuste in questi mesi; hanno trovato terapie che riducono grandemente il rischio di chi oggi viene colpito dal COVID rispetto a chi è stato colpito all'inizio, perché, per fortuna, quei medici, di piccoli ospedali o di grandi ospedali, hanno saputo mettere il loro ingegno e la loro esperienza al servizio della comunità scientifica e hanno trasferito questi dati ai colleghi. Questa collaborazione è stata straordinariamente efficace e noi dobbiamo essere grati anche di questo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Poi, io dico che dobbiamo essere grati anche alla politica, perché oggi questo dibattito è stato un po' surreale, guardate. Noi abbiamo vissuto delle giornate, qui, in cui tutte le forze politiche si sono sentite compatte nella necessità di combattere quello che stava accadendo fuori da queste mura; non possiamo dimenticarlo. Non possiamo dimenticare il lavoro che i nostri sindaci, di tutti i colori politici, anche rischiando la vita - e qualcuno la vita l'ha persa -, hanno fatto nelle loro città a difesa delle loro comunità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Quindi, io credo che il dibattito politico che c'è qui, in questo luogo, deve essere rispettoso anche di questo. Poi dobbiamo ringraziare gli italiani. Guardate, la quarantena è molto più dura di quanto sembra. Ci sono tante case piccole in questo Paese, case di 50, di 40 metri quadrati, dove c'erano quattro persone, magari con bambini dei piccoli, dove stare per settimane chiusi dentro è stato faticosissimo. Quando guardo certi spot con il messaggio “Restate a casa”, in case straordinariamente belle, io lo capisco: “state a casa”, ma ci sono delle case straordinariamente faticose in cui è stato necessario stare e in cui gli italiani sono stati (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Credo che di questo noi dobbiamo essere sempre grati al popolo italiano, che è stato la migliore misura di contenimento, il suo rispetto delle regole, uno straordinario rispetto delle regole. Abbiamo avuto tanti eroi. In ogni emergenza - l'Italia ne ha attraversate tante di emergenze, ce le ricordiamo, terremoti, incendi boschivi, alluvioni, di tutto abbiamo attraversato - c'è sempre stato l'eroe. Questa emergenza è stata sicuramente caratterizzata dal comportamento eroico dei nostri medici e del personale sanitario, infermieristico, di chi fa le pulizie e le sanificazioni negli ospedali, ma ce ne sono stati tanti altri. Io mi immedesimo in quella mamma che va a fare la cassiera nel supermercato o in una banca, che è preoccupata per il suo rientro a casa e che è andata lo stesso perché quel servizio non doveva essere fermato (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Liberi e Uguali). Io credo che su questo noi dobbiamo avere questa consapevolezza, e lo dico con enfasi, perché sono convinto che la responsabilità che noi svolgiamo qui debba partire dalla consapevolezza di quello che è successo e che sta succedendo fuori da qui.
Per questo, Presidente, io penso che la tempesta si sta calmando, ma non siamo usciti dalla tempesta e può essere che il mare ci porti ancora qualche pericolo; anzi, ahimè, dovremo convivere con questo virus. Tuttavia, in questa tempesta non possiamo accontentarci di restare a galla: bisogna arrivare in un porto sicuro. La prossima tempesta sarà economica, quella che stiamo già attraversando, e il tema della riapertura non è un tema di un capriccio.
L'abbiamo posto - l'ha fatto Matteo Renzi in un'intervista, il 3 aprile credo - con forza, non perché esista… e su questo la invito a evitare questa mistificazione per cui esiste chi vuole chiudere tutto, tenere tutto chiuso, chi vuole aprire tutto: io non conosco uno, non conosco una persona che voglia aprire tutto, non ne conosco una (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), oppure c'è quello che vuole fare il Presidente Conte. Ci sono tanti modi per riaprire, tanti modi per gestire questa crisi, è quello di cui noi dobbiamo discutere, di come gestire questa crisi. Io parto dall'idea che mi fido degli italiani, io parto da questa idea. Mi fido degli italiani, mi fido di un imprenditore che vuole fare… di una parrucchiera che vuole riaprire il suo salone e mi fido che quella parrucchiera, se noi le diamo delle norme, le rispetterà, perché il suo cliente va lì se lei rispetta quelle norme (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo è il punto su cui noi insistiamo che c'è bisogno di una riflessione e che non ci sono le regole, che non è tutto bianco e nero. Non c'è nessuno che vuole riaprire tutto, tutti - tutti, tutti - qui sappiamo che la prima esigenza, la prima emergenza è quella sanitaria, anzi, le direi che in questo campo è forse molto più impopolare parlare di riapertura che parlare di chiusura. Peraltro, di chi ha governato sulla paura ne abbiamo visti in questo Paese, ne abbiamo visti in questo Paese, sventolare numeri così non fa bene, non fa bene. Noi abbiamo bisogno di un dibattito serio. Peraltro, abbiamo letto anche noi lo studio dell'Istituto superiore di sanità sui giornali: è bello, sarà utile confrontarci, sarà utile vederlo, però invito, come valeva per i medici che sono riusciti a trovare terapie adatte confrontandosi, che ci sia anche una condivisione dei modelli, dei dati, delle formule che portano a quegli esiti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché questo, il confronto tra tutti, consentirà di vedere, di validare, di confrontarsi, di capire meglio come fare le aperture, come bisogna trovare il modo per far ripartire questo Paese.
Due questioni, andando verso la chiusura, una di metodo e una di merito: sul metodo, diciamocelo, è una questione per addetti ai lavori, però siamo qui e siamo addetti ai lavori e quindi bisogna dirselo, non entusiasmiamo nessuno sul metodo. Però le do due suggerimenti, Presidente, per il prossimo DPCM: intanto, guardi, io penso che l'obiettivo di chi governa - e noi governiamo tutti e tutti abbiamo delle responsabilità, diverse naturalmente, ma tutti abbiamo delle responsabilità - è quello di fornire una risposta e su questo i cittadini si aspettano di avere una risposta, ma io le do due suggerimenti per i prossimi DPCM (speriamo che non servano più, speriamo che si vada rapidamente verso una normalizzazione), ma venga ad illustrarli qui, in diretta televisiva naturalmente, venga ad illustrarli qui, anche domenica sera ci possiamo trovare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Venga qui domenica sera ad illustrarli e dopo gli strumenti parlamentari ci sono, ma non sono quelli delle interrogazioni, ci sono per sapere se, udite le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, la Camera approva: udite le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, la Camera approva con alcune raccomandazioni. Ci sono, oppure c'è lo strumento del decreto-legge, anche strumento straordinario, che almeno passa per la collegialità del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), passa per un coinvolgimento qui. Lo dico non per polemica, ma lo dico perché non esiste la soluzione. Guardi, la democrazia ha tante caratteristiche, quella più importante è quella di evitare che ci sia qualcuno solo al comando che pensa di aver ragione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Io non penso mai di aver sempre ragione, penso di commettere tanti errori, di avere tanti punti di vista, mai perfetti, però penso che questo pericolo c'è e a questo servono le regole, per evitare questi pericoli qui.
Chiudo sul merito, su tre questioni lampo; la prima: le imprese, Presidente, noi siamo preoccupati per le imprese, molto preoccupati, lo siamo. Ho sentito delle cose inesatte, che servono per anche qui seminare panico; le misure che sono state adottate sono le misure che si potevano adottare. Certo, avremmo sperato una maggior collaborazione del sistema bancario, avremmo sperato in tante cose che non sono andate, nell'INPS che funzionasse in maniera più efficiente, tante cose che potevano andare meglio, ma le misure sono state adottate con tante risorse, quelle adottate e quelle che verranno adottare. Però guardi che le saracinesche non le alza il Governo, perché chiudere è facile, le saracinesche le alzano le imprese, gli imprenditori, i lavoratori, sono loro e dobbiamo aver fiducia in loro per fargli rialzare quelle saracinesche (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
La seconda cosa riguarda le famiglie: lei oggi ha detto alcune cose che noi apprezziamo, però bisogna concretizzarle, perché il peso più grande che è stato sopportato è stato proprio quello delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e guardi che la cassa integrazione per una famiglia non risolve tutti i problemi, la cassa integrazione per una famiglia copre un pezzo di problema. Poi c'è la scuola che è chiusa e quindi l'idea che il Ministro Bonetti ha lanciato sull'assegno unico, che sembrava un'emergenza prima del Covid-19 - lo vivevamo tutti come tale, il Governo, la maggioranza, tutti lo vivevamo come tale - è una strada che va percorsa fino in fondo, se vogliamo dare una risposta a chi pagherà quel debito pubblico gigantesco, che noi stiamo per assumere oggi, perché oggi assumiamo un debito pubblico che pagheranno i nostri figli e i nostri nipoti.
Chiudo con un richiamo a tutti noi, perché è evidente che questa stagione sarà una stagione ancora lunga, ancora difficile e forse la fase dell'emergenza sanitaria è più comprensibile dai cittadini che la fase dell'emergenza economica, perché nell'emergenza economica ci saranno sentimenti che non sempre saranno facilmente gestibili, soprattutto di chi quella fase dell'emergenza economica la vivrà fino in fondo. Io richiamo noi, richiamo me, ma mi permetto di richiamare anche lei a uno sforzo per tenere unito il Paese. Quando l'opposizione attacca, il Presidente del Consiglio in queste situazioni sorride e invita alla calma; quando l'opposizione assume atteggiamenti che anche noi non apprezziamo, dice cose che anche noi non apprezziamo, in una situazione di emergenza nazionale, il senso delle istituzioni è quello di richiamare tutti alla collaborazione: lo dobbiamo agli italiani, che il sacrificio più importante di tutti lo stanno sopportando loro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie signor Presidente e signor Presidente del Consiglio, io credo che …
PRESIDENTE. Deputato Lupi, la mascherina!
FEDERICO FORNARO (LEU). …qualsiasi riflessione che noi siamo chiamati a fare rispetto alla cosiddetta “fase 2” non possa non tener conto di un dato oggettivo, che anche lei giustamente ha ribadito, ma che spesso nel dibattito pubblico degli ultimi giorni pare essere dimenticato: noi siamo ancora dentro l'emergenza sanitaria e quindi, da questo punto di vista - noi lo andiamo dicendo da giorni - la ripresa ci deve essere, la “fase 2” è nella natura evidentemente dell'uomo, dell'economia e del funzionamento corretto del nostro vivere, ma deve essere una ripresa guidata, ordinata, progressiva e nel segno dell'equità. E attorno alla questione dell'emergenza sanitaria mi lasci dire soltanto una cosa: credo che ci sia un aspetto su cui noi siamo chiamati tutti a riflettere ed è il confine, il rapporto tra politica e scienza e credo che da questo punto di vista la scelta fatta dal Governo, di farsi guidare dal principio di precauzione, non soltanto sia una scelta giusta, ma non aveva alternative. Alle critiche che ho sentito anche in quest'Aula, credo che non si possa aggiungere questa. In questa fase la politica deve svolgere il suo ruolo, è giusto che la politica si assuma l'ultima decisione, ma non può farlo senza aver ascoltato fino in fondo le ragioni della scienza e da questo punto di vista c'è un elemento che ci permettiamo di segnalarle: c'è una questione che, a nostro giudizio, in molte regioni, in troppe regioni, non è ancora gestita proprio nella logica della ripresa, come si dovrebbe ed è quella dei cosiddetti focolai domestici. In questo momento, dopo tutte queste settimane di chiusura in casa forzata, è evidente che lì bisogna incidere, bisogna incidere con maggiore organizzazione, con maggiore capacità di tamponamento e quindi anche di isolamento.
Ritornando al tema della ripresa, vede, c'è la questione delle famiglie, perché attorno a questo c'è quello che lei ha detto giustamente un tema di emergenza sociale, la vediamo tutti. Nessuno può ignorare l'esistenza di un'emergenza sociale, e non soltanto per avere letto i dati che danno un rischio di oltre 10 milioni di persone che in Italia hanno raggiunto o raggiungeranno a breve la soglia di povertà, e su questo lei ha dato alcuni segnali, importanti. Nel decreto, però - e questo è un nostro suggerimento, molto forte - bisognerà fare molta attenzione nell'individuazione dei singoli interventi, a cominciare, ovviamente, da quello già esistente che è quello del reddito di cittadinanza, l'intervento sulle colf e le badanti, l'intervento sul cosiddetto reddito di emergenza. Occorrerà avere attenzione all'equità nei criteri di scelta ma anche nella quantità di denaro che viene dato a questi singoli soggetti, perché se c'è una cosa che noi non possiamo permetterci in questo momento è aprire, all'interno dell'emergenza sociale, una guerra tra chi è in difficoltà, tra i soggetti fragili. E parlare di risorse date in questa direzione non è fare assistenzialismo: è ragionare in termini di equità ma soprattutto anche pensando in termini economici alla ripresa dei consumi interni. È una leva straordinaria che dev'essere usata con attenzione e - lo ripeto ancora una volta - con equità.
Sulle imprese, guardi, io credo che attorno a questo - e poi ci ritornerò - bisogna dire parole di verità, cioè che le misure il Governo le ha prese ma ci sono problemi, ci sono problemi seri che sono stati ricordati da diversi colleghi che mi hanno preceduto. È un tema evidentemente legato alle modalità non tanto del sistema bancario in quanto tale, ma negli ultimi passaggi del rapporto tra cittadino e istituzione bancaria. Ci sono problemi e quel che ci preoccupa, signor Presidente del Consiglio, è che si innesti una frattura, una frattura molto pericolosa tra gli atti che sono assunti, tra le leggi, tra le volontà, su cui ci possono essere anche pareri differenti, ma la volontà in questa direzione c'è stata ed è stata forte anche in termini di dimensioni; una frattura, dicevo, tra gli atti e la realtà, perché, a questo punto, non diventiamo più credibili, non è più credibile l'istituzione, non è più credibile la politica e il cittadino si sente abbandonato. In questo momento noi non possiamo far sentire i cittadini abbandonati. Però, dobbiamo anche provare a dire alcune parole di verità, perché è giusto criticare il sistema bancario, e l'ho fatto non più tardi di qualche giorno fa nella dichiarazione di voto sulla fiducia sul “Cura Italia”, ma bisogna anche dire che non è vero che non si è mosso nulla. Sono state presentate 1,3 milioni di domande al sistema bancario, un milione 200 mila delle quali per le moratorie sui mutui, per un totale di 140 miliardi di euro. Sono state presentate 38.921 domande al Fondo delle PMI, di cui circa 30 mila per il finanziamento dei 25 mila euro. Cioè, per essere chiari, una risposta c'è stata. È ancora troppo lenta e bisogna che, da questo punto di vista, ci sia un'azione dell'ABI e del sistema bancario più efficace.
E anche sull'altro fronte non si può continuare a venire in quest'Aula a dire che non arrivano i soldi della cassa integrazione in maniera indistinta, perché questo impedisce di vedere la realtà. Allora, dal sito dell'INPS - dati al 28 aprile, cioè all'altro giorno - cito: “I beneficiari complessivi di cassa integrazione ordinaria e assegno ordinario, al 28 aprile, sono 7.730.493 (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Dei relativi benefici, 4.993.385 sono già stati anticipati dalle aziende e 2.737.108 sono a pagamento diretto”, cioè in corso di pagamento. Perché dico questo? Perché se continuiamo a raccontare una verità sbagliata non andiamo a capire fino in fondo qual è il problema. Il problema sta soprattutto nelle casse integrazioni in deroga dove, invece, siamo in forte ritardo, dove il sistema nel suo complesso, regioni comprese, è in ritardo. È lì che bisogna intervenire, è lì che bisogna denunciare, non continuare a raccontare che non è stato fatto nulla (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Ma come si fa a dire che non è stato dato niente quando sono stati già erogati 600 euro, che diventeranno 800 dal prossimo mese, a 3,5 milioni di persone (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico? Il problema sono quelli che non sono andati a buon fine. Concentriamoci tutti su quello, ma smettiamola di raccontare al Paese cose non vere. Non servono a nessuno perché, alla fine, da queste macerie ne usciremo tutti travolti, maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
Bisogna iniziare a dire parole di verità, parole di verità, perché da questo punto di vista credo che la propaganda, quando continua, quando si alza la voce senza ragione, diventa rumore di fondo e nel rumore di fondo non si sente più nessuno: non si sente la maggioranza, non si sente il Governo, non si sente l'opposizione. Confrontiamoci, anche aspramente, ma sui dati di realtà. E, da questo punto di vista, c'è un tema. Quando noi ragioniamo su una ripresa guidata e ordinata ci sta che dev'essere richiamato un senso di responsabilità. I presidenti delle regioni sono presidenti delle regioni e non sono governatori di uno Stato federale, e questo è un punto (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico), con tutto il rispetto per il loro lavoro e con tutto il rispetto per quello che hanno fatto. Io non mi voglio mettere nei panni di nessuno dei presidenti delle regioni, che si sono visti, come si è visto il Governo e tutti noi, ognuno nel suo piccolo, stravolti da questo fenomeno e da questa emergenza, assolutamente non prevista. Ma, allora, a cosa serve, dopo che il Governo ha deciso in raccordo con la Conferenza delle regioni, fare e anticipare ordinanze come quelle della Calabria e della Liguria, come ha ricordato il collega Orlando? A chi serve? A chi giova continuare a fare il più uno? A cosa serve? Perché? Io credo, che da questo punto di vista, ci voglia senso di responsabilità e ci voglia unità istituzionale. Ci vuole un ruolo del Parlamento.
Signor Presidente, io credo che sia stato giusto che il Parlamento riflettesse e la richiamasse a una riflessione sull'uso dello strumento dei DPCM, che - e lo ricordo, però, a tutti e a chi ci ascolta - non sono stati un'invenzione di questo Presidente del Consiglio e sono sempre stati nell'ordinamento di questa Repubblica. È evidente che c'è un tema di uso, che c'è un tema di comunicazione e, quindi, da questo punto di vista, credo che il richiamo che è stato fatto sia stato giusto e che lei ne terrà conto. In un quadro cito, però, Gustavo Zagrebelsky, che questa mattina ci ricorda che nelle infezioni epidemiche in gioco non c'è solo la propria salute, la propria vita, la propria libertà, ma anche quella degli altri e, all'interno di questa cornice, ci stanno anche i DPCM, perché questo è il punto su cui noi dobbiamo riflettere.
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, poiché credo di aver terminato il tempo, per dire due cose. Qualcosa dovrà insegnarci, però, per il futuro tutto quello che abbiamo fatto, che la fedeltà fiscale è un fondamento di convivenza democratica ed è anche una tutela, un'assicurazione nei confronti della nostra vita (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali). Senza una fedeltà fiscale non c'è Servizio sanitario nazionale, per esempio. Io credo che dobbiamo uscirne più forti e più forti anche in queste convinzioni, così come l'ha ricordata. Andiamo pure verso la dimensione digitale, ma non lasciando indietro nessuno. Abbiamo intere parti del territorio e abbiamo intere famiglie che hanno un digital divide sia infrastrutturale sia anche semplicemente di spesa, e su questo bisogna lavorare.
E poi, mi si lasci solo una battuta. Io umilmente accetto sempre lezioni di democrazia e sono anche contento che questa fase abbia riportato una centralità del Parlamento. È stato detto, in quest'Aula, che c'è un ruolo fondamentale, che siamo il Parlamento della Repubblica. Ebbene, ricordo a chi l'ha detto che siamo il Parlamento della Repubblica perché c'è stato chi tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 ha lottato per arrivare a questa democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva) e il 25 aprile non è la festa di una parte; è la festa della nazione, è la festa fondativa di questa Repubblica.
E chiudo, signor Presidente, perché credo che tutti, nessuno escluso, maggioranza e opposizione, dobbiamo porci un'ambizione alta: dobbiamo pensare a un mondo nuovo, a un mondo dove ci sia maggiore equità, a un mondo in cui ci sia un ruolo fondamentale della mano pubblica, un ruolo che ci rimetta assieme di nuovo in armonia con l'ambiente.
Insomma, Presidente del Consiglio, noi ci siamo. Ci siamo con lealtà, con le nostre idee, in una solidarietà che ci deve essere all'interno della maggioranza, che sta dentro, però, un quadro in cui ognuno porta i propri contributi anche critici, perché, in questo momento, quello che noi non dobbiamo mai sottovalutare è che, all'interno del pensiero di tutti gli italiani, per la prima volta, fino in fondo, visto che noi arriviamo da generazioni, che, per fortuna, grazie anche alle scelte compiute nel 1945, non ha più avuto la guerra, è entrata la vita e la morte nella nostra dimensione quotidiana. Credo che, da questo punto di vista, noi ne possiamo uscire più forti, in un dibattito vero, in un confronto serio, però mai dimenticando che il principio di precauzione, il principio della sanità, il principio del fatto che si può andare a lavorare, ma sempre in sicurezza, non venga mai meno (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, io vorrei sfidarla esattamente sulla sfida che lei ha fatto qui, oggi, al nostro Parlamento, e su due questioni, su cui lei ci ha sfidato e vuole confrontarsi.
La prima. La politica non è la ricerca del facile consenso e, quando si governa, non si ricerca il facile consenso. Questo è vero per tutti ed è tanto più vero nella situazione in cui noi stiamo vivendo. Le parla chi rappresenta qui il più piccolo gruppo parlamentare e, quindi, sul facile consenso, evidentemente credo che potreste tutti insegnarmi.
La seconda è ancora più importante. Accetti questo consiglio: “rifarei tutto quello che ho fatto”. “Rifarei tutto quello che ho fatto”? Nessuno ha queste certezze granitiche, tanto più davanti allo scenario che abbiamo di fronte.
Lei è un profondo conoscitore della storia e sa molto bene che l'autoritarismo si afferma sempre in maniera strisciante. Non la sto accusando di autoritarismo, ma le sto semplicemente dicendo che, se non teniamo vivo e siamo tutti attenti su questo, rischiamo di andare facilmente in quella deriva. È così sicuro che rifarebbe tutto quello che ha fatto?
È così sicuro che ci affidiamo alla scienza, per determinare nei piccoli particolari e in ogni minimo particolare tutto quello che noi dobbiamo fare, come governatori, come Presidente del Consiglio, come politici? Il compito di chi governa non è quello di tener presente un particolare, la scienza - la verità? La scienza non afferma sempre la verità, è alla ricerca della verità -, ma di tenere insieme la globalità dei fattori.
Allora, vorrei scalfire questa sua granitica certezza. Oggi il professor Remuzzi, direttore dell'istituto “Negri”, il più grande istituto italiano di ricerca biomedica, dice questo. Professore è giusto ripartire? Assolutamente sì, anche sei i rischi sono correlati. Sembra strano a dirlo, ma povertà e conflitti sociali figurano tra le prime cause di malattie e di morte al mondo.
Ma lei ha letto il dossier segreto del Governo? Questo dossier prende in considerazione 92 scenari possibili. Ma, tra 92 e 0, è uguale, significa non avere idea di quello che succederà.
Rifarà tutto quello che ha fatto? Mi scusi, se applicassimo il suo modello, lei lo ha fatto ed è stato talmente corretto, nonostante gli amici dei 5 Stelle, che qui non ha detto 151.231, ha detto 9 mila entro la fine dell'anno. Ma, se applicassimo 151.231 in terapie intensive, vuol dire che avremmo un milione e mezzo di ricoverati in Italia e 6 milioni di positivi su 60 milioni di italiani! C'è qualcosa che non funziona (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).
Andiamo avanti ancora. Lei è così sicuro che il flagello economico non farà più male di quello sanitario? Se i bambini non si infettano, come il 90 per cento degli scienziati dice, i bambini quelli piccoli, perché non riapriamo con gradualità gli asili nido, le scuole materne e le scuole elementari? L'educazione non è un elemento importante? Io non ce l'ho col Ministro, gli sono solidale, ma dico, a proposito dell'educazione, come discutiamo di riaprire le fabbriche, dobbiamo discutere di come possiamo gradualmente riaprire le nostre scuole, perché non si va a scuola una volta o due alla settimana e il resto lo si fa con la didattica a distanza.
Ma, ancora, mi scusi, lei si è affidato ad un modo di governare che vuole risolvere tutto con le norme - e sa che cosa penso, anche come cultura -, che determina anche il minimo particolare.
E, poi, è così sicuro che farebbe tutto quello che vuole? Finalmente diamo la possibilità di accompagnare i nostri cari che muoiono con un funerale. Quindici! Perché non dieci e perché non venti? Ma quindici in una cappellina sono un numero disgraziato, perché ci fanno contagiare. Quindici, nella cattedrale di Milano, il Duomo, sono un numero ridicolo, perché semplicemente ovviamente c'è molto più spazio.
Che cosa vuol dire? Quando noi diciamo “riapriamo”, non mettiamo in contrapposizione salute ed economia. Ma non mettiamo neanche in contrapposizione azione e prudenza, come se chi volesse agire con più determinazione rinunciasse ad essere prudente. Vuol dire diamo un criterio generale. Diciamo che bisogna rispettare le regole. Controlliamo che le regole siano state rispettate. Fidiamoci di più della libertà, della responsabilità dei cittadini.
Concludo con una lettera, che mi ha scritto oggi un carissimo amico, un cittadino. Si chiama Marcello Brambilla e dice: “Ci state trattando come dei bambini, come se non vi fidaste di noi, che abbiamo bisogno dello Stato padrone che ci dice in ogni momento quello che noi dobbiamo fare”. Vede, lei usa dei termini “noi consentiamo”, “noi permettiamo”, “assembramento sociale”. Ma incontrarsi con gli amici, incontrarsi con i familiari e con i congiunti è un assembramento sociale?
“Distanziamento sociale”. Ha ragione Colao! Si parla di distanziamento fisico. La socialità non è un nemico! E, se noi trasmettiamo questo messaggio alla nostra gente, quando dovremo ripartire, sarà un disastro. Allora, la Costituzione non è una Costituzione che deriva dallo Statuto Albertino.
PRESIDENTE. Concluda.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Il suo potere e la sua possibilità di governare le deriva dal popolo e cioè dal Parlamento. Quindi, “noi consentiamo”, “noi decidiamo”, “noi imponiamo” è un errore. È un errore di misura, è un errore di prospettiva. Si ricordi sempre - si ricordi sempre - che tutte le ideologie partono sempre da una verità impazzita.
Allora, la sfida è per tutti, per tutti noi. Insieme vogliamo lavorare a sconfiggere questa malattia. Sappiamo che ci dobbiamo convivere, e concludo, ci convivremo per tanti anni: qual è la ragione - la migliore risposta a questa malattia è la terapia - perché, su 25 miliardi, abbiamo investito solo 7,5 milioni sulla ricerca scientifica? 7,5 su 25 miliardi!
È ancora sicuro che rifarebbe tutto quello che ha fatto? Io no. Ci sono tanti errori che si commettono, ma questa è la strada e la forza di un Paese, correggersi nel confronto e avere a cuore una sola cosa: fidarsi! Fidarsi di chi è protagonista dello Stato…
PRESIDENTE. Deputato Lupi…
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). …il cittadino. La sua libertà è la sua responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Schullian, ne ha facoltà.
MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, innanzitutto vorrei esprimere a lei e a tutto il Governo la nostra stima e la mia stima personale per il difficile lavoro svolto in queste ultime settimane di crisi acuta.
Ma stiamo passando alla cosiddetta “fase 2”, “fase 2” da lei stesso definita come fase di convivenza con il virus, non di liberazione dal virus. Ci sembra ovvio che questa fase non si possa affrontare con le medesime modalità, anche di restrizione di libertà costituzionalmente garantite, con le quali sono stati adottati provvedimenti restrittivi della “fase 1”.
Vi sono situazioni oggi profondamente diverse tra le regioni, per quanto riguarda la situazione epidemiologica e, come tali, devono essere affrontate in modo differenziato. Non è più l'approccio centralistico la chiave di lettura per consentire il ritorno, pur sempre graduale alla normalità. Crediamo che una maggiore libertà di azione delle regioni e delle province autonome sia indispensabile per un'efficace gestione di questa fase, ovviamente correlata all'assunzione delle relative responsabilità.
Come province autonome, continuiamo a fare ricorso al dialogo istituzionale nel rivendicare un percorso proprio per l'uscita dall'emergenza sanitaria, ma non possiamo accettare e non vogliamo credere che questo Governo continui a sopprimere prerogative autonomistiche, nel nome del principio di prevenzione e di precauzione, che non giustifica questo approccio.
Rivendichiamo, e lo dico anche all'amico presidente Federico Fornaro, le nostre competenze e rivendichiamo le nostre responsabilità. Le autonomie, come sempre, sono pronte ad assumersi le proprie: il Governo assuma le sue. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze Linguistiche e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, trascorsi tre mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza, è ormai evidente che siamo di fronte a una crisi gravissima, prolungata, con effetti duraturi e in alcuni casi potenzialmente strutturali; una crisi che non ha più i connotati tipicamente emergenziali della sorpresa e della immediatezza. La fine della pandemia, Presidente, non coinciderà con la fine della crisi. Questo è solo uno dei motivi che impongono, con l'inizio della “fase 2”, un inizio di ritorno a una dinamica costituzionalmente corretta tra le istituzioni della Repubblica. Significa che il Parlamento non deve essere informato o genericamente coinvolto, ma deve avere l'ultima parola e in alcune materie deve essere la sola voce.
L'impatto delle misure del Governo sulla libertà dei cittadini è tanto più forte quando non accompagnato da una strategia di uscita dal lockdown, da un piano chiaro nelle azioni e nei criteri, comunicato con chiarezza ai cittadini. Presidente, nel suo discorso abbiamo colto un riferimento a un lavoro che starebbe facendo il Ministero della salute nell'individuazione di criteri nelle varie zone. Ecco, la proporzionalità delle misure del Governo è strettamente legata alla loro legittimità. Abbiamo capito bene che si sta lavorando a una zonizzazione che individui numero di abitanti, numero di nuovi contagi al giorno, numero di disponibilità dei posti letto negli ospedali? Se è così, noi siamo d'accordo, ma avrebbe dovuto essere il pilastro del suo discorso e il pilastro di questa strategia. L'altra domanda, con cui chiudo: il 4 maggio il nostro Paese quanti test per la positività al Coronavirus sarà in grado di fare ogni settimana? Come li farà? Con quali criteri? Dove verranno fatti, nel momento in cui decine, centinaia di migliaia, milioni di persone torneranno al lavoro, avranno contatti intensificati? Nelle grandi città manderemo migliaia di persone a settimana nei grandi ospedali, creando dei rischi e degli assembramenti rischiosi? Evidentemente non è possibile. Cosa si sta facendo per rafforzare la sanità territoriale? Presidente - e concludo - questa è una fase da vivere con grande senso di responsabilità, con grande senso delle istituzioni e anche con un po' di umiltà. Due giorni fa, nel discorso del Primo Ministro francese all'Assemblea nazionale, penso che ci siano stati dei suggerimenti a cui, con l'umiltà che si può esercitare guardando ad alcune democrazie che forse hanno vissuto in modo un po' più maturo della nostra questa fase - e ci metto dentro il Parlamento, ci metto il Governo e ci metto il sistema dell'informazione - si può guardare; sono esempi da cui possiamo prendere. Noi queste risposte, in modo chiaro e dettagliato, avremmo voluto sentirle stamattina; le aspettiamo nelle prossime ore, possibilmente in una sede parlamentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Presidente Conte, leggendo il documento dell'Istituto superiore della sanità, in cui vengono indicati scenari preoccupanti e da evitare, comprendo la ratio prudenziale del Governo. Si chiede, sostanzialmente, un supplemento non indifferente ai cittadini di pazienza, prudenza, obbedienza. Sono comportamenti che gli italiani osserveranno, mostrandosi ancora una volta decisamente responsabili. Per questo, a parer mio, Presidente, si richiede altrettanta incisiva responsabilità da parte del Governo per sostenere quei settori duramente colpiti da questa emergenza con interventi che mi permetto di riassumere in due punti, sostanzialmente: uno è economico e l'altro normativo.
Economico, in quanto a queste aziende vanno corrisposti aiuti e liquidità immediata e diretta con una percentuale a fondo perduto. Sostanzialmente, di queste aziende, attraverso l'Agenzia delle entrate, noi conosciamo tutto - fatturato, patrimonio, storia - e quindi dovrebbe essere possibile far giungere sui propri conti correnti l'aiuto economico individuato, evitando lungaggini burocratiche che potrebbero rivelarsi fatali per le aziende stesse; quella farraginosità burocratica che sta rallentando l'erogazione della cassa integrazione, indispensabile ai lavoratori per superare la difficoltà del momento. Il punto normativo: ad oggi effettivamente noi conosciamo la data di riapertura delle varie tipologie commerciali, ma non sappiamo ancora nulla sul protocollo comportamentale, cioè cosa debbono assicurare gli esercenti ai propri clienti e cosa i clienti debbono aspettarsi o debbono pretendere in termini di sicurezza dagli esercenti.
In pratica, bar, parrucchieri, ristoratori, commercianti e artigiani vari, tutto il comparto turistico, balneare e non, con i lidi, gli stagionali, gli albergatori, il settore dei trasporti stagionali e turistici hanno bisogno che questi protocolli differenziati per tipologia commerciale vengano redatti in tempi brevissimi, evidentemente per potersi preparare ad una riapertura nel massimo della sicurezza possibile, ma dalla sua informativa che ho ascoltato oggi questi provvedimenti, questi protocolli, sono in via di emanazione e ne sono lieto.
Presidente Conte, in conclusione, le riporto questa forte richiesta di aiuto, che a me arriva dal mio territorio, che lei conosce benissimo ma che in effetti è una necessità nazionale. La ringrazio per l'attenzione e le auguro davvero buon lavoro.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Sulla morte dell'agente della Polizia di Stato Pasquale Apicella.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi e colleghe, come sapete, nella notte tra il 26 e 27 aprile, nel corso di un'operazione volta a fermare i responsabili di un tentativo di furto presso una banca di Napoli, è rimasto ucciso l'agente scelto della Polizia di Stato Pasquale Apicella, mentre l'assistente capo Salvatore Colucci è rimasto ferito. Abbiamo il dovere di rendere omaggio al giovane agente deceduto per la risolutezza e il coraggio mostrati nell'adempimento del dovere, per aver fatto della difesa della legalità, della democrazia e della sicurezza dei cittadini una scelta di vita, sino all'estremo sacrificio.
Ho trasmesso una lettera al capo della Polizia di Stato, prefetto Franco Gabrielli, e al questore di Napoli, dottor Alessandro Giuliano, al fine di esprimere anche a nome della Camera dei deputati i più profondi sentimenti di solidarietà e vicinanza ai familiari dell'agente scelto Apicella e gli auguri di pronta guarigione all'assistente capo Colucci. In un momento così drammatico per il nostro Paese, a fronte della gravissima emergenza sanitaria del COVID-19, il ruolo svolto dalle donne e dagli uomini delle forze dell'ordine, come dal personale sanitario e da quello della Protezione civile, dalle Forze armate e dai tanti lavoratori e lavoratrici è più che mai prezioso e cruciale.
A tutti loro rivolgo i nostri sentimenti di riconoscenza e di apprezzamento per l'impegno svolto ogni giorno al servizio della comunità con dedizione e professionalità, anche a rischio della vita. Desidero rinnovare, a nome di tutta l'Assemblea, il più profondo e commosso cordoglio alla famiglia dell'agente scelto Pasquale Apicella.
Invito i colleghi ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.
La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 14,10.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente settanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna .
Annunzio di petizioni.
PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.
LUCA PASTORINO, Segretario, legge:
Francesco di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:
misure per proteggere i cittadini dalle pubblicità ingannevoli sulla rete Internet (446) - alla X Commissione (Attività produttive);
l'abolizione della fattura elettronica (447) - alla VI Commissione (Finanze);
sostegno alla causa dell'autodeterminazione del Tibet dalla Cina (448) - alla III Commissione (Affari esteri);
iniziative per favorire una soluzione al conflitto in Yemen (449) – alla III Commissione (Affari esteri);
che le ricevute di pagamento siano conservate anche dai gestori di pubblici servizi e non soltanto dai cittadini (450) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
azioni a difesa della vita e della famiglia e l'abrogazione della legge n. 194 del 1980 in materia di interruzione volontaria di gravidanza (451) – alla XII Commissione (Affari sociali);
Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede:
misure finalizzate alla riduzione dei tempi di svolgimento dei processi e in materia di prescrizione (452) – alla II Commissione (Giustizia);
misure a favore dei ceti sociali più deboli in relazione al costo dell'energia elettrica (453) - alla X Commissione (Attività produttive);
modifiche alla c.d. "sugar tax" nel senso di prevedere riduzioni della stessa in relazione a quei prodotti che contengono sostituti dello zucchero raffinato quali miele, zucchero di canna, fruttosio naturale, stelvia e liquirizia (454) – alla VI Commissione (Finanze);
misure per il contrasto della ludopatia (455) – alla XII Commissione (Affari sociali);
misure per limitare l'utilizzo di materie plastiche (456) – alla VIII Commissione (Ambiente);
modifiche alla c.d. "plastic tax" nel senso di prevedere riduzioni e agevolazioni per quelle imprese che si riconvertono all'utilizzo di materiali ecologici e biodegradabili (457) – alla VIII Commissione (Ambiente);
Tommaso Badano, da Sassello (Savona), chiede che i contribuenti con redditi inferiori al limite dell'imponibile possano detrarre le spese sanitarie (458) – alla VI Commissione (Finanze);
Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede:
l'attivazione delle opportune procedure di indirizzo parlamentare finalizzate ad impegnare il Governo ai fini della revisione dei trattati di Maastricht e di Lisbona, nonché del patto di stabilità e crescita (459) - alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
la soppressione dei trattamenti previdenziali di reversibilità relativi ai vitalizi dei parlamentari (460) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
modifiche alla legge 22 aprile 1941, n. 63, per garantire alla Società italiana autori ed editori (SIAE) l'esclusiva nella gestione dei diritti d'autore (461) - alla VII Commissione (Cultura);
l'abolizione del canone di abbonamento alla RAI (462) – alla IX Commissione (Trasporti);
la revoca delle concessioni autostradali ai privati e il loro trasferimento alle Regioni (463) – alla VIII Commissione (Ambiente);
Mimmo Di Garbo, da Castelbuono (Palermo), chiede la ricostruzione della storica nave-scuola "Cristoforo Colombo" della Marina militare italiana (464) - alla IV Commissione (Difesa);
Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede:
modifiche alle procedure seguite dalle Procure della Repubblica italiana di modo che, ad ogni iscrizione nel Registro Generale delle notizie di reato (RGNR) corrisponda contestualmente una iscrizione RG GIP, al fine di rendere il giudice per le indagini preliminari informato dell'iter della notizia di reato (465) - alla II Commissione (Giustizia);
modifica dell'articolo 491 del codice di procedura penale al fine di prevedere la possibilità per l'imputato di esporre personalmente le proprie eccezioni con le medesime condizioni stabilite per i difensori (466) - alla II Commissione (Giustizia);
che nella Relazione sull'amministrazione della giustizia si dia conto dei casi di errore giudiziario e di ingiusta detenzione in modo da trovare soluzioni per ridurli il più possibile e nel minor tempo (467) - alla II Commissione (Giustizia);
Ettore Maria Bartolucci, da Pesaro, chiede la modifica dell'articolo 33, comma 5 della Costituzione, in materia di abilitazione all'esercizio professionale (468) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Alberto Bruno, da Napoli, chiede il ripristino del Festival della canzone napoletana (469) – alla VII Commissione (Cultura);
Alessandro Amico, da Acireale (Catania), chiede l'abrogazione della legge 20 maggio 2016, n. 76, in materia di unioni civili tra persone dello stesso sesso e misure a favore della natalità (470) – alla II Commissione (Giustizia);
Simona Bonfante e Roberto Mancuso, da Milano, chiedono una corretta ed adeguata informazione ai cittadini in occasione del referendum costituzionale relativo al cosiddetto taglio dei parlamentari (471) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Franco Brugnola, da Sabaudia (Latina), chiede, anche a fronte dell'epidemia legata al virus COVID 19, l'istituzione in ogni azienda sanitaria locale di un Dipartimento integrato di emergenza e la creazione di punti di primo intervento territoriali per assicurare le prime cure nei territori extraurbani distanti dai presidi ospedalieri (472) - alla XII Commissione (Affari sociali);
Giuseppe Battiato, da Augusta (Siracusa), chiede misure di tutela nei confronti dei soggetti sottoposti a misure di escussione del credito intraprese dalle banche (473) - alla VI Commissione (Finanze);
Antonella Buono, da Salerno, chiede misure urgenti per fronteggiare l'emergenza COVID 19 (474) - alla XII Commissione (Affari costituzionali);
Marco Preioni, da Domodossola (Verbano Cusio Ossola), chiede interventi sugli orari di apertura dei negozi di alimentari allo scopo di diluire l'afflusso degli utenti e preservare la salute dei cittadini dal contagio da COVID 19 (475) - alle Commissioni riunite X (Attività produttive) e XII (Affari sociali);
Vincenzo Tamburino, da San Gregorio di Catania (Catania), chiede che, in relazione all'emergenza sanitaria da COVID 19, le pubbliche amministrazioni e le società come Poste italiane, adottino misure per favorire lo smart working e tutte le forme di comunicazione elettronica (476) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro);
Vincenzo Marzano, da Mazara del Vallo (Trapani) chiede l'adozione di un testo unico delle norme in materia di protezione civile (477) - alla VIII Commissione (Ambiente);
Giuseppe Leonardo Rabita, da Roma, chiede interventi a sostegno del settore investigativo e della sicurezza privata che hanno subito un importante calo del fatturato a seguito delle misure restrittive legate all'emergenza sanitaria da COVID 19 (478) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Maria Puleo, da Catania, e altri cittadini, chiedono interventi sulla riduzione delle indennità parlamentari e degli emolumenti delle alte cariche dello Stato in relazione all'emergenza COVID 19 (479) - alla I Commissione (Affari costituzionali);
Antonio Martino, da Milano, e altri cittadini chiedono modifiche all'articolo 66 del decreto-legge 17 marzo 2020, in materia di incentivi fiscali per erogazioni liberali in denaro e natura a sostegno delle misure di contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID 19 (480) - alla VI Commissione (Finanze);
Oriana Barbieri, da Napoli, e altri cittadini chiedono la stabilizzazione urgente dei lavoratori precari della sanità pubblica (481) - alla XII Commissione (Affari sociali).
In morte dell'onorevole Giovanni Battista Bruni.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giovanni Battista Bruni, già membro della Camera dei deputati nella X legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Seguito della discussione sulle linee generali del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (A.C. 2447-A) (ore 14,18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2447-A: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.
Ricordo che nella seduta di ieri hanno avuto inizio gli interventi in discussione generale.
(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 2447-A)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà. Il deputato Fusacchia ha chiesto licenza di poter effettuare il suo intervento dalle postazioni del Comitato dei nove e quindi va bene così, anche perché abbiamo avuto il precedente questa mattina. Quindi, può iniziare il suo intervento.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. “Il sottoscritto chiede di interrogare il Ministro dell'Interno per sapere se non creda opportuno e doveroso per combattere efficacemente la estensione e l'intensificazione dell'epidemia di prendere dei provvedimenti uniformi in tutte le città e province colpite, provvedimenti riguardanti la temporanea chiusura dei teatri e dei cinematografi, la sospensione delle riunioni e la limitazione degli orari nei pubblici esercizi”. Questa qui è una interrogazione a risposta scritta presentata da Francesco Rota, il 21 novembre 1918. Era un deputato alla terza legislatura di Udine; avrà poi in risposta a marzo 1919, quindi come dire anche i tempi parlamentari dell'epoca erano di un certo tipo. L'ho voluta richiamare perché credo che ci sia un interesse a ricercare non solo nello spazio, ma anche nel tempo per capire un po' che cosa stiamo vivendo, per provare a guardarlo più in prospettiva e con più profondità, soprattutto in questa fase in cui aumenta il rumore - mi verrebbe da dire, Presidente - in cui ovviamente aumentano le istanze, aumentano le richieste, aumentano le grida di aiuto.
E allora, nel momento in cui però contestualmente aumentano anche tante parole inutili - mi permetto di dire - che sentiamo tutti i giorni, l'idea di ricercare un po' nel profondo della storia di questo Paese, a partire anche da quello che ha vissuto questo stesso Parlamento cento anni fa, è un elemento che, secondo me, è più utile che non solo la memoria storica. È un periodo estremamente interessante, è un periodo in cui si possono leggere le lettere di Matteotti che stava in Sicilia, a Messina, che scrive alla moglie, che stava in Veneto, dicendole: attenzione siamo ancora sul finire della guerra - stiamo parlando di dieci giorni dopo l'armistizio - e scrive alla moglie dicendole: attenzione, perché qui è arrivata l'influenza e adesso arriverà anche in Veneto. Si possono leggere le decisioni prese dal comune di Milano, i decreti fatti dall'allora assessore all'igiene del comune di Milano che raccomandava, nel momento in cui riapriva l'uso dei mezzi pubblici dell'epoca, sulle tranvie, di prendere distanziamento fisico, di fare attenzione a usare delle mascherine o comunque le mascherine dell'epoca e poi raccomanda pure ai milanesi di non sputare, perché evidentemente cento anni fa c'erano altri usi ancora. Quindi, lo dico perché, in questo momento, volevo cominciare così il mio intervento: dobbiamo fare molta attenzione alla storia, alla geografia e alle parole in generale, perché credo che probabilmente il dibattito di stamattina ce ne ha dato una testimonianza, il dibattito a cui assistiamo tutti i giorni ce ne sta dando una testimonianza. È un momento in cui i forti fanno fatica a farsi sentire e per forti intendo coloro che ovviamente nel Paese hanno normalmente una voce importante, normalmente una voce ascoltata perché è una voce costruita e costituita perché rappresentano magari degli interessi che hanno una capacità di interagire facilmente con le istituzioni. Ecco questa è una fase in cui i forti fanno fatica a farsi sentire, figuriamoci gli altri, figuriamoci i più deboli e i più fragili.
Noi stiamo discutendo del decreto-legge del 25 marzo 2020, quindi di un decreto che ha più di un mese. Questo sarebbe come dire un po' al limite in tempi normali ed è ovviamente un esercizio semi-improbabile ai tempi del Coronavirus e lo dico perché, ovviamente, se ci attenessimo nella discussione generale solo ai temi, anzi alle previsioni, alle misure contenute nel provvedimento, ovviamente diventerebbe immediatamente una discussione surreale, sembreremmo tutti fuori dal tempo. Discutiamo di un provvedimento che non è superato dai fatti ma che ha visto successivamente fatti che ne cambiano qualsiasi possibilità di argomentazione su quel testo e su quelle misure. E noi in che situazione stiamo, Presidente? Abbiamo ascoltato questa mattina il Presidente del Consiglio che è venuto a spiegare come stiamo in queste ore e in questi giorni passando dalla fase attuale a quella che ormai tutti chiamiamo la “fase 2” che comincia il 4 maggio e quindi dalla chiusura, dal lockdown completo, a una riapertura o più riaperture. Ora il Presidente stamattina ha ricordato una cosa che tendiamo un po' a dimenticare e che credo sia utile richiamare e ha usato una parola importante, che forse è la parola che caratterizza questo momento storico ed è la parola “convivenza”. Da un lato, parlando di “convivenza”, pensiamo tutti al fatto che siamo conviventi dentro casa mediamente con qualcun altro e ci siamo ritrovati a convivere in una situazione inusuale, perché ovviamente l'isolamento forzato e il confinamento forzato crea dinamiche particolari nelle famiglie che andavano d'accordo; figuriamoci in quelle che non andavano d'accordo o dove c'era già, magari per condizioni economiche o sociali, del disagio particolare. E ha ricordato che ovviamente la parola “convivenza” si applica pure al fatto che il Paese e ovviamente non solo noi dovremmo convivere con il virus per un sacco di tempo. Allora, il dibattito che noi dobbiamo fare, le decisioni che dobbiamo prendere, dobbiamo cercare un po' di riallinearle progressivamente. Da qui viene poi anche l'invito a creare un percorso che uniformi e che faccia pulizia fra DPCM, decreti-legge e altri provvedimenti perché, altrimenti, rischiamo, non solo rispetto al rango normativo o alla capacità di controllo parlamentare sull'azione del Governo o di sostegno dell'azione parlamentare sul controllo del Governo, di far saltare, come dire, qualsiasi ragionamento sulla tempistica e sui tempi perché ci ritroviamo a discutere un decreto-legge, poi magari è intervenuto un DPCM, poi un altro decreto-legge, poi un altro DPCM che ovviamente intervengono su materie simili, se non sulle stesse materie.
C'è un punto di merito che io vorrei porre oggi, che è l'ultimo giorno prima del 4 maggio, almeno per attività parlamentare, rispetto a quello che sta per succedere. Noi abbiamo costruito tutta la strategia del Paese fino ad oggi sull'espressione “io resto a casa”, perché era importante far capire agli italiani che dovevano prendere ciascuno la responsabilità, ma anche fino a un certo punto, perché il messaggio che stavamo dando era “stai a casa, è già difficile, già complicato, basta, al resto ci pensiamo noi”, dove il “noi” era lo Stato, l'istituzione pubblica in una forma quasi indefinita. Ecco, adesso cambia parecchio. Adesso noi dal 4 maggio, al netto di quelle che saranno le fasi, la velocità con cui le attueremo, non diciamo più “io resto a casa”: cominciamo a dire “io sto a distanza, io uso la mascherina, io sto in sicurezza”, e soprattutto, se dobbiamo scegliere una nuova espressione per caratterizzare questa nuova fase, io userei “io sono responsabile”, perché in questa fase - alcuni colleghi l'hanno ricordato questa mattina in risposta all'intervento, all'informativa del Presidente del Consiglio - dovremo tutti essere molto più responsabili.
Questa è la premessa sulla base della quale una strategia è possibile. Poi non necessariamente una strategia di uscita dalla crisi funzionerà da subito e funzionerà alla perfezione: anzi, faremo errori e dovremo correggerli in fretta, e questo ormai credo che abbiamo cominciato a capirlo tutti, è abbastanza inevitabile; ma qualsiasi strategia dovrà puntare sul fatto che i cittadini rispetteranno le norme, rispetteranno le regole (su questo tornerò poi alla fine dell'intervento), e che useremo tutti molto buonsenso anche, che lo useremo sia nella costruzione delle regole sia da cittadini.
Un punto che mi sta a cuore, e poi volevo parlare di tre o quattro argomenti “macro”, rispetto a quello che succederà e che sta succedendo con questa “fase 2”: il Governo ha deciso di calmierare i prezzi delle mascherine individuali a 50 centesimi a mascherina. Io ieri ho sentito un ragazzo, un trentenne di Rieti, Francesco, che è un piccolo imprenditore, ha una piccola attività, vende articoli sportivi, che mi raccontava ovviamente della difficoltà che ha affrontato come tutti in queste settimane, della difficoltà di riuscire ad avere qualcosa da riaprire ad un certo punto, del trasferimento di tutte le attività dall'off-line, dalla vendita al dettaglio all'online, della specializzazione sull'online su alcuni capitoli della sua attività produttiva; però poi mi dice: giustamente il Governo adesso, per riaprire, ci chiede di adottare una serie di misure di sicurezza, e quindi devo avere la colonnina che distribuisce il gel, devo comprare altre forniture che mi permettono poi di organizzare gli arrivi nel negozio dei clienti, e così via. Ho fatto fare qualche preventivo e questa cosa costa 2.000, 2.400, 2.800 euro. Allora, capisco che sia un momento in cui abbiamo tutti il riflesso di dire “questo non si paga, questo facciamo lo sgravio fiscale, questo non costa, questo se ne fa carico lo Stato”, e ovviamente, facendo così, credo che dovremo letteralmente ipotecare tutto il patrimonio culturale e pubblico del Paese; detto questo, credo che la stessa attenzione che abbiamo prestato per le mascherine dovremo prestarla per questo costo fisso, che serve per rispettare una norma corretta rispetto alle misure di sicurezza, di igiene e così via, soprattutto per le piccole attività imprenditoriali, e magari per gli esercizi commerciali. Perché, altrimenti, stiamo di fatto scaricando su di loro il costo della riapertura, e sappiamo come, in questo momento, vi sia solo una cosa più difficile che chiudere e gestire la chiusura, ed è quella che ha a che fare con la riapertura.
Un punto che mi sta poi molto a cuore riguarda i lavoratori, e non li chiamo nemmeno più atipici, perché, secondo me, ormai sono rimasti in pochi quelli tipici nel Paese, e mi riferisco a partite IVA, varie forme contrattuali, lavoratori autonomi, lavoratori stagionali, lavoratori e lavoratrici, ovviamente, che potevano contare magari realisticamente su un nuovo contratto che stavano magari per firmare e non firmeranno più. Era partito ad un certo punto il dibattito su un reddito, chiamiamolo di emergenza: a me piace chiamarlo con questa espressione, perché è quella che hanno utilizzato nel formulare la proposta il Forum disuguaglianze diversità e l'ASviS, nelle figure principalmente di Fabrizio Barca, di Enrico Giovannini e di Cristiano Gori, che hanno parlato di un reddito di emergenza come una misura tempestiva e immediata di sostegno al reddito per evitare di ritrovarci con fasce significative di milioni di nostri concittadine e concittadini senza la possibilità di sapere come gestiscono il prossimo mese, non come gestiscono cose di grande prospettiva.
Rispetto a questa proposta a me piace menzionare due cose. Sono stati previsti i 600 euro e c'è un dibattito ancora in merito, per cui “sono arrivati, non sono arrivati, a chi sono arrivati, stanno arrivando”; insomma, c'è un dibattito sulle modalità, cioè su aspetti che sono fondamentali, ma c'è pure un'altra questione, per cui, ad un certo punto, se misure simili devono essere prese, estese, allargate e ampliate, io vorrei evitare che il dibattito fosse “passiamo da 600 a 800 euro”; non perché non ritengo che ci debba essere un aumento, ma perché, dopo l'immediatezza del primo intervento, più urgente, dovremmo fare un ragionamento un po' più articolato, che secondo me presuppone, in primo luogo, il ragionamento rispetto alla proporzione del reddito mancante. Infatti, qui non si tratta solo di intervenire sul sostentamento, ma si tratta di mettere dei lavoratori nelle condizioni di poter ritornare presto, ad un certo punto, ad essere lavoratori. L'altra questione che volevo poi citare, che è probabilmente la questione più grande, che mi sembra continuiamo a non affrontare (anche se do atto al Presidente del Consiglio che stamattina ho visto un accenno importante su un pezzo della questione), è quella che riguarda i minorenni, che vanno da un giorno di vita a 18 anni meno un giorno. Si tratta quindi dei giovani, degli studenti, delle studentesse, i bambini e le bambine. Ho apprezzato, ripeto, quello che ha detto il Presidente questa mattina e ho ascoltato con attenzione l'impegno a prendere delle misure per i bambini e per le bambine, quindi per i più piccoli, e ne deduco si riferisse principalmente a quella che chiamiamo la fascia 0-6, quindi in età prescolare. Qui ci sono due questioni che voglio dire, Presidente. La prima è che noi dobbiamo ribaltare il paradigma. Non possiamo, cioè, dire che è sicuro riaprire - sì o no - e quindi teniamo a casa o non teniamo a casa bambini, studenti, studentesse e così via. Noi dobbiamo dire che i bambini e le bambine di questo Paese, non solo perché sta scritto nella Costituzione ma per una quantità importante e una qualità importante di convenzioni internazionali, hanno dei diritti, sono dei cittadini e delle cittadine. La stessa cosa per gli studenti e la stessa cosa per il lamento, che rischia di diventare un canto del cigno, di una quantità spropositata ormai di famiglie che chiedono di capire come gestire i figli quando riapri, anche se progressivamente, anche se in maniera modulare, il Paese e quindi le attività produttive, il lavoro e così via, ma non riapri le scuole. Allora, è chiaro che c'è molta differenza - non mi sfugge - fra il capire come gestire…Io sono papà di una bambina di tre anni e mezzo, quindi è evidente che gestire una bambina di tre anni e mezzo nel momento in cui la devo far uscire di casa è molto diverso dal gestire un ragazzo, o capire come organizzare la vita educativa, sociale di un ragazzo di sedici anni; quindi c'è bisogno di misure molto differenziate, ma anche di tenere insieme tutta questa filiera, perché le famiglie italiane sono una diversa dall'altra. Quindi non possiamo solo dire “pensiamo al bambino di tre anni” e ci scordiamo che magari ha un fratellino o una sorellina che frequenta la scuola primaria, e quindi riapriamo solo un pezzo. Se i genitori vanno al lavoro…Il Governo ha preso delle misure e sta prendendo delle misure, io credo giuste e importanti (poi farò un cenno solo sulla questione di genere, che mi sta a cuore), ma qui c'è un elemento per cui si deve rovesciare il paradigma da cui partiamo. Quindi, ovviamente, si deve ragionare in totale sulla sicurezza, ma dobbiamo pure fare uno sforzo creativo e dobbiamo pure dirci che non possiamo quest'anno considerare l'estate come l'abbiamo sempre considerata, cioè che aspettiamo il 10 giugno perché ogni anno il 10 giugno finiva la scuola (manca poco più di un mese), poi tanto c'è l'estate. Questo perché l'estate non sarà l'estate degli altri anni nemmeno quella, quindi lo sforzo e la fatica di progressiva ripartenza, se i dati epidemiologici e la strategia sanitaria lo consentiranno, ebbene, dobbiamo fare in modo che aiutino e non svantaggino le famiglie, quindi si deve prestare attenzione al raccordo con il mondo della scuola.
Ci sono state delle petizioni. Una petizione “Priorità alla scuola” ha raccolto più di 80 mila firme; ce n'è stata un'altra fatta da medici, da scienziati, da insegnanti e, ancora una volta, da genitori, “La scuola a scuola con delle proposte concrete”. Usciamo dal tabù “si riapre la scuola, si chiude la scuola”. Anzitutto “la scuola” non esiste, do una notizia a tutti: esistono “le scuole”, che non solo per ogni ordine e grado sono molto diverse fra loro, ma su tutto il territorio nazionale ci sono situazioni molto diverse. Si lavori a dei patti territoriali, si capisca come a livello locale si possono dare degli strumenti per trovare delle soluzioni anche molto diverse, ma attenzione a fare l'errore di dire che teniamo le scuole chiuse. Poi, infatti, abbiamo il problema che comunque qualcosa dobbiamo fare con i nostri bambini, con i nostri ragazzi e le nostre ragazze e quindi ci inventiamo il centro estivo, ci inventiamo tutta una serie di cose fondamentali e importanti, senza la possibilità di chiedere il supporto alla parte educativa e formativa, quindi alla scuola! Quando io dico che progressivamente bisogna ragionare subito su una riapertura a termine e a tempo della scuola, non vuol dire riaprire necessariamente gli edifici fisici dove stavano gli studenti, che magari non sono adeguati per garantire le misure di sicurezza, ma vuol dire che la scuola, intesa come un'istituzione scolastica e formativa, deve stare in campo in questo momento.
La discussione sulla scuola - mi spiace dirlo, ma quello che è successo domenica scorsa è un fatto molto spiacevole - non può ruotare, in questo momento, attorno a due questioni centrali, che sono l'esame di maturità e il reclutamento dei docenti per il prossimo anno scolastico. Sono questioni centrali, ma il Paese ci prende per pazzi se discutiamo solo di questo quando parliamo di scuola, perché il Paese ha un problema molto più ampio con tutte le famiglie, quando parla di questo.
Un'ultima questione sulla scuola: didattica a distanza. Ci siamo ritrovati tutti, come dire, in questa situazione forzata. Stiamo probabilmente anche imparando un sacco di cose che spero ci ritroveremo dopo, ma per fare in modo che quello che sta succedendo sia anche un'enorme opportunità, noi abbiamo bisogno di capire che cosa sta succedendo, di monitorare.
Questa mattina c'è stato un bellissimo articolo, che vi invito a leggere, che ha scritto Paolo Mazzoli, nel momento in cui dismette il suo incarico e va in pensione da direttore generale dell'Invalsi, che racconta un po' i suoi sei anni di Invalsi. Vi invito a leggerlo perché ormai l'Invalsi è diventato nel Paese una specie di cattivo che fa delle cose brutte; è come l'Istat, mi verrebbe da dire, cioè monitora, raccoglie i dati, ci dà la fotografia. Io non ho mai sentito uno arrabbiarsi con il medico perché il medico gli ha detto che stava male: il problema è la malattia, non è il medico che ti fa la diagnosi e ti dice che cosa hai, eventualmente.
Allora, l'Invalsi e l'Indire devono, in questo momento, essere coinvolti pienamente dal Ministero competente su tutto quello che ha a che fare con il monitoraggio, per capire che cosa sta succedendo a livello di didattica. Mi risulta, ma lo apprendo solo a mezzo stampa, che il Ministro, il Ministero, avrebbe fatto, già ormai un po' di tempo fa, un'indagine attraverso i dirigenti scolastici per capire la situazione. Sarebbe interessante avere i risultati di questa indagine, magari aggiornarla e magari farne un'altra avvalendosi delle strutture che abbiamo messo in campo con il tempo e che sono particolarmente preziose.
Questo ragionamento sulla scuola, Presidente, è un ragionamento che secondo me riguarda una questione fondamentale che rischia di partire dal 4 maggio: cioè, dentro i congiunti e gli affetti stabili, ovviamente ci sono i nonni e le nonne. Allora, o noi forniamo una soluzione di un qualche tipo, o diamo una prospettiva di un qualche tipo, oppure non illudiamoci che il bonus, piuttosto che altro, bastino. La soluzione - ve la dico io, molto semplicemente, non serve uno scienziato per capirla - è che noi ci affidiamo ai nonni, visto che adesso ci permettono di andarli a trovare, per gestire i bambini più piccoli, in una qualche formula creativa che gli italiani e le italiane sapranno trovare, facendo di necessità virtù. E questo non devo spiegare a nessuno qui dentro che tipo di rischio comporta. Quindi, o lo Stato pensa a un certo tipo di misure, oppure, poi, non potremo lamentarci di alcuni effetti collaterali che non avevamo pienamente considerato.
Un'altra cosa, Presidente. Quello che sto dicendo ha molto a che fare con un tema che mi preme molto, che è quello della parità di genere e dell'empowerment delle donne. Lo cito per una semplice ragione, cioè perché non risolvere il problema dei bambini che restano a casa mentre i genitori tornano al lavoro, vuol dire non solo i nonni di prima, vuol dire le donne a casa. Allora, noi veramente, con tre mesi, con cinque mesi, vogliamo ipotecare trent'anni, cinquant'anni, di progresso civile, sociale, economico, rispetto alla questione della parità di genere? Questa cosa, questo rischio, come si contrasta? Si contrasta con delle misure adeguate. Si possono fare - e faremo - delle proposte quando torneremo a una qualche stabilità. Noi abbiamo già proposto dentro quest'Aula - un congedo parentale di tre mesi, una nuova legge sulla parità salariale - ma io voglio stare adesso nell'immediato. Queste nuove misure arrivano se chi le prende è sufficientemente rappresentativo.
Non apro il dibattito sulle task force, perché avremmo bisogno di un'altra discussione generale, ma che almeno siano rappresentative del mondo femminile, queste task force; perché poi è normale che non c'è il riflesso di pensare alle conseguenze su metà della popolazione, per quanto molte delle persone, la maggior parte delle persone di queste task force, siano delle persone eccezionali, stimatissime, ma la società riesce a pensare compiutamente a se stessa, se ne è compiutamente rappresentata. C'è un movimento di donne e uomini che chiede voce, che si chiama Dateci Voce, che parte da questo punto della rappresentanza nei luoghi decisionali in questo momento. Io credo che, oltre alla questione della rappresentanza e oltre al dare voce, ci sia una questione del dare strumenti. Questo è un momento in cui devono venire prima i bambini, devono venire prima le donne, devono venire prima i lavoratori autonomi, perché stanno tutti in difficoltà, ma alcuni stanno comunque in posizioni, che, per come abbiamo costruito la società negli ultimi cento anni, stanno un pochino meglio, e quindi a loro dobbiamo prestare attenzione più che ad altri.
Un punto molto specifico sulla parte anche del DPCM ultimo, ovviamente, ma è collegato con quello che stiamo discutendo: attenzione alla formazione professionale, perché rischiamo di riscordarcene tutti, anche per come siamo fatti, per compartimenti stagni, dentro il Parlamento, per non dire nei dicasteri ministeriali, e perché non è formazione intesa in senso stretto classicamente, e quindi, magari, ovviamente, non se ne occupa il Ministero dell'istruzione, il Ministro dell'Università e della ricerca, e così via. Quando parliamo con le attività produttive, arriva sempre prima la parte proprio di impresa economica e la formazione professionale rischia di essere un po' smarrita. Lo dico per una questione molto specifica: io sono in Commissione cultura, viene fuori che le scuole di arti e dei mestieri della cultura si ritrovano con la lettera k) dell'articolo 1 del DPCM, che le ha equiparate alla scuola, quindi resta tutto chiuso. E poi scoprì, però, che la formazione professionale per i restauratori, a Firenze, la fanno per l'80 per cento, per legge, in laboratorio. Allora quella è attività produttiva, è scuola, è formazione professionale, che cos'è? Sono abbastanza sicuro che, se si può fare in sicurezza e se si possono riaprire i parrucchieri, si potrà riaprire la formazione professionale dei restauratori in laboratorio, e quella cosa lì va fatta subito, non si può equiparare alle scuole secondarie di secondo grado, perché è un'altra cosa.
Questo si porta dietro un ragionamento sui codici Ateco. Lo apriremo, ma il lavoro dei restauratori è messo con lo spettacolo dal vivo, nello stesso codice Ateco. Quindi, è ovvio che, quando poi vai a dire “questo codice Ateco sì”, “questo codice Ateco no”, vai per misure di precauzione e quindi ti concentri sulla parte ovviamente più significativa.
Chiudo, Presidente, con tre pensieri importanti, ma veloci. Il primo: anche oggi non ho sentito una parola - e me ne dispiace molto - sugli italiani nel mondo, e mi verrebbe da dire anche sugli italiani in Europa, che sono, anche per prossimità geografica, dove abbiamo avuto e sappiamo, perché adesso ce ne siamo dimenticati, che stanno ritornando dei flussi emigratori - soprattutto al sud d'Italia, ma non solo al sud d'Italia - significativi. Allora dobbiamo stare attenti alle norme che adottiamo, perché rischiano di esserci - senza un'attenzione o senza una capacità di capire che cosa succede a questi nostri connazionali a pochi chilometri o magari a qualche migliaio di chilometri da noi - delle aberrazioni.
E cito due questioni. Ovviamente qui c'è una questione di accesso ai servizi pubblici: noi non abbiamo digitalizzato la PA come andrebbe fatto in Italia, non vi racconto casi inenarrabili nella storia degli ultimi vent'anni, di che cosa serve spesso, nonostante gli encomiabili sforzi della Farnesina, dei consolati, che fanno un lavoro pazzesco e molto importante, però, di sburocratizzazione per passare all'online, anche ovviamente per gli italiani che stanno fuori.
Non vi cito il problema del reddito, anche qui di emergenza, perché noi abbiamo tanti connazionali, che sono partiti da un anno, due anni, che sono ancora fortemente legati al Paese, che stanno magari in Francia, che stanno in Svizzera, che stanno in Germania, che non godono, a meno che non stiamo particolarmente attenti noi, di eventuali misure di sostegno immediato adesso da parte del Governo italiano, ma stanno anche fuori dai requisiti per godere del sostegno immediato di urgenza e di emergenza da parte del Governo e del Paese dove stanno. Questi sono italiani di “serie B”? Io non credo, è chiaro che è diverso dal caso da un italiano residente all'AIRE, che da quarant'anni sta dall'altra parte del mondo, probabilmente, perché mi rendo conto che non possiamo pensare a misure indiscriminate e indifferenziate per tutta questa platea di italiani.
Un'altra questione specifica: ci sono, Presidente, tanti giovani nostri - io l'ho scoperto prendendolo, come dire, dalla finestra, ma lo voglio far rientrare dalla porta l'argomento - che devono fare il famoso esame di maturità, ma che stanno studiando fuori, che stanno studiando anche cose interessanti, tipo giovani ballerini all'Accademia di danza di Vienna, e il Ministero ha previsto che i privatisti non faranno l'esame a giugno. Io ho fatto il capo di gabinetto in quel Ministero, so che c'è sempre una risposta che può essere ragionevole per cui una cosa non si può fare: la vorrei conoscere. E se non è così, non ho capito perché noi a quelli che stimiamo come oltre 10 mila ragazze e ragazzi nostri in questa fase generale di incertezza, dobbiamo aggiungere incertezza sull'incertezza, dicendogli “non farai l'esame di maturità a giugno e non si sa quando lo farai”.
Penultima cosa. Contact tracing, l'app, ne abbiamo parlato nelle settimane e nei giorni scorsi. Insieme a molti colleghi, sono copromotore di un intergruppo parlamentare sull'intelligenza artificiale; abbiamo organizzato un confronto fra parlamentari esperti - online, ovviamente, l'abbiamo organizzato -, dieci giorni fa, proprio per approfondire, per maturare consapevolezza e fare un dibattito trasversale a tutte le forze politiche, anche come Parlamento, parlamentari e membri di questa Camera. Ieri sono venute fuori delle importanti novità: c'è un punto, anzi, due punti che io volevo portare all'attenzione di tutti i colleghi e, ovviamente, del Governo. Ho capito che ci avete dato rassicurazioni: è anonima, è volontaria, non potrà discriminare nessuno, cioè se non la scarichi non c'è niente, ovviamente non si fa nessun tipo di sanzione, non si discrimina sui diritti fondamentali, ed è anche decentrata la raccolta dei dati.
Io ho il timore che la combinazione di tutti questi elementi rischi - parlo con molta cautela - di rendere abbastanza inutile tutto l'esercizio. È ovvio che i dati devono essere raccolti in maniera anonima, ma essere un sistema decentrato o un sistema centralizzato fa tutta la differenza, perché tra quello che la Ministra Pisano - e lo dico al rappresentante del Governo - ha diffuso con delle relazioni, anche pubbliche, mandate alla Camera e quello che si legge, poi, almeno in termini di bozza di decreto, all'articolo 6, non ho capito se, quando scopriamo qualcosa, all'autorità sanitaria possiamo dargliela quell'informazione e se quell'autorità sanitaria può intervenire. Perché, se non è così, stiamo, in realtà, facendo un enorme, utilissima campagna di informazione e sensibilizzazione. Va bene, ma, allora, non sono sicuro che serviva scomodare tutto un dibattito sull'app.
Quindi, qui io credo che serva urgentemente chiarezza: capisco la preoccupazione di rassicurare, ma vorrei evitare il boomerang, cioè adesso rassicuriamo tutti gli italiani, dicendogli “ha tutte le caratteristiche che non creano problemi, quasi al punto che, anche se non la scaricate, non serve a niente”. E non vorrei che, fra un po' di tempo, scopriamo che l'hanno scaricata in pochissimi, l'hanno utilizzata ancora meno e non è servita a nulla, perché questo sarebbe un enorme boomerang sulla capacità dello Stato - e vado in chiusura, Presidente - di far capire che la tecnologia è fondamentale per ammodernare i servizi pubblici. Noi stiamo facendo le prove generali di un rapporto fra il potere pubblico e l'uso della tecnologia, ci stiamo confrontando nel dibattito fra libertà fondamentali, privacy e sicurezza, che adesso è sanitaria, ma potrebbe essere di altro tipo. Non sprechiamo questa occasione e, per non sprecarla, io credo che, benissimo, non ragionare in termini di sanzioni sui diritti fondamentali, ma non ho capito perché non possiamo ragionare in termini di incentivi, magari, non sulle libertà fondamentali e i diritti fondamentali. Non voglio fare esempi, ma chiunque qui, se dico “incentivo”, immediatamente ha in testa qualche cosa, fra i colleghi e le colleghe, perché, con un piccolo incentivo, c'è un incoraggiamento a scaricarla e a renderla utile.
PRESIDENTE. Concluda, per favore, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente, vado in chiusura, per ricordare solo questo aspetto: lo Stato entrerà, mi verrebbe da dire, al netto delle convinzioni personali o politiche di ciascuno di noi, in maniera significativa, massiccia e pervasiva nelle attività economiche e nella vita di ciascuno di noi nei prossimi mesi e ci resterà per un sacco di tempo. È evidente che sia così, è normale che sia così, per alcuni aspetti è anche giusto.
PRESIDENTE. Deve chiudere, però, chiedo scusa.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Attenzione alla filiera dell'attuazione, attenzione a ricordarci che va bene anche la discrezionalità, tra virgolette, o che vanno bene delle parole che permettano la flessibilità, ma serve una capacità, poi, della pubblica amministrazione di attuarlo. Il primo pezzo, senza il secondo, diventa arbitrio ed è l'unica cosa che non ci possiamo permettere.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà, dalla postazione del Comitato dei nove. Prego.
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Facciamo un attimo di chiarezza, per chi ha perso un po' il filo dei lavori dell'Aula. Noi oggi siamo chiamati a convertire un decreto-legge, nel quale, sostanzialmente, il Governo ci chiede di rinnovare la possibilità per il Presidente del Consiglio di limitare le libertà costituzionali attraverso lo strumento del DPCM, ovvero attraverso uno strumento non legislativo.
Vede, io quest'anno ho fatto vent'anni di militanza nei banchi della destra: in questi vent'anni, che mi trovassi a scuola o in piazza Montecitorio a difendere la volontà di formare Governi che fossero eletti direttamente dal popolo, mi sono sempre sentita dare delle lezioni di diritto costituzionale e, spesso, queste lezioni erano finalizzate a negare a me, ma, come a me, a tanti, la possibilità di esistere, la possibilità delle loro idee di esistere. Giusto ieri, celebravamo il ricordo di Sergio Ramelli e, nel ricordarlo, mi sono venuti in mente - ringrazio i colleghi che, ieri, hanno coinvolto quest'Aula in questo ricordo - gli articoli dell'epoca letti, nei quali, dietro alla Costituzione, ci si nascondeva per giustificare quel silenzio e giustificare l'ingiustificabile. La Costituzione, evidentemente, ho pensato, è sempre stata tirata per la giacchetta per fini che, molto spesso, non erano quelli costituzionali, ma erano altri, erano diversi, è stata storpiata, violentata, contro un'intera area politica e, spesso, nel fare questo, ci hanno stimolato a studiarla così bene che, evidentemente, oggi la conosciamo molto meglio di chi voleva darci quelle grandi lezioni di diritto costituzionale. E lo dico perché, anche oggi, in quest'Aula, evidentemente, giustamente, alla presenza del Presidente Conte, è stato inevitabile, inevitabile, sottrarsi a quel evidente, macroscopico vulnus costituzionale a cui noi stessi siamo coinvolti.
Allora, voglio fare un passo indietro, senza ergermi ai professoroni che provavano a convincere una ragazzina che era dalla parte sbagliata, ma con molta, moltissima umiltà, voglio richiamare i nostri costituenti. Ecco, quei costituenti si sono interrogati se doveva esserci o no un provvedimento speciale per momenti speciali, come quelli che abbiamo vissuto, come questo che stiamo vivendo, diverso dalla guerra, che non può essere parificato per analogia? Sì, se lo chiesero. Si chiesero se era necessaria una legge speciale per un periodo così speciale, come quello che stiamo vivendo, se era necessario introdurre all'interno della Costituzione uno strumento ad hoc da utilizzare per fronteggiare emergenze, per il quale il tempo è un qualcosa da cui non bisogna farsi rincorrere, ma, purtroppo, bisogna rincorrere e battere? Se lo chiesero. E come risposero? Si risposero che non doveva esserci un provvedimento simile, perché si sarebbe prestato a degli abusi e quindi la nostra Costituzione è silente su questo aspetto, ma non è silente perché ha guardato il problema e se ne è sottratta; no, ha guardato il problema e l'ha affrontato in modo diverso: ha introdotto quello che chiamano il principio supremo per il quale il Parlamento, il fatto stesso di essere una repubblica parlamentare è la garanzia, è la garanzia, dei diritti che la stessa Costituzione elenca, anche in momenti tragici come quelli che noi oggi affrontiamo. E questa cosa mi fa francamente un po' sorridere, perché di repubblica parlamentare, di democrazia parlamentare molto recentemente, proprio quella volta in cui io ero fuori a Palazzo Montecitorio e qualcuno ci dava degli eversivi, perché volevamo il voto popolare, è stata ripresa, non per difendere i diritti, ma per difendere questi scranni vuoti. La repubblica parlamentare è stata citata, abusata, a sua volta anche stuprata, per garantire dei posti e non viene oggi citata per garantire quei diritti, di cui si discute la compressione. E vedete, non bisogna essere dei fini giuristi per sapere che alla prima lezione di giurisprudenza ti insegnano come esista un potere tripartito, su cui si fonda lo Stato, per cui il potere legislativo è distinto da quello esecutivo e da quello giudiziario; e per questo io sono molto preoccupata. Domenica, io ho letto un'intervista rilasciata dal nostro Presidente del Consiglio, che purtroppo ripercorrere un po' quello che ha detto oggi in quest'Aula, in cui sostanzialmente, parlando peraltro delle contestazioni - e qui vedo il collega Rosato - che dalla sua stessa maggioranza gli venivano mosse, ha affermato, il Presidente Conte, che no, che le decisioni spettavano a lui. Ora, io non mi permetto, però vorrei ricordare al Presidente Conte che le decisioni spettano al Parlamento e che il Governo esegue quello che il Parlamento decide, esegue. Il Parlamento decide e il Governo esegue. E il fatto stesso che così non sia andata e non vada, perché la sequenza di decreti e DPCM è a dir poco imbarazzante, evidenzia come, in realtà, questo Governo abbia interpretato la possibilità di limitare diritti come la libertà di circolazione, la libertà di culto, l'iniziativa d'impresa, l'iniziativa economica, le abbia interpretate alla stregua dei DPCM come un atto amministrativo, come una mera burocratizzazione. Siamo nella fase della burocratizzazione dei diritti, un fatto che farebbe accapponare la pelle a chiunque; ed infatti, pensavo, in effetti il nostro Presidente si comporta da burocrate, in un momento peraltro dove, mi permetto di dire, per risanare l'economia reale di burocrazia non ci sarebbe proprio bisogno. Si comporta da perfetto burocrate, perché cosa fa?
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 15)
AUGUSTA MONTARULI (FDI). Anziché fare quello che un Governo dovrebbe fare, cioè governare i processi, lui si fa governare dai processi, lui ascolta la task force, ascolta gli esperti, che, mi permetto, sono esperti in quel settore, ma a cui manca una visione d'insieme e la visione d'insieme la può avere solo la politica, e poi, recependo quello che dicono gli esperti, su quello che dicono gli esperti, si fa scudo, venendo meno a quello che è il suo ruolo: politica, fare politica nel senso più alto del termine. No, qui siamo alla burocratizzazione, abbiamo un burocrate e siamo alla burocratizzazione dei diritti, una cosa che francamente Fratelli d'Italia non accetterà mai. Sotto questa spinta, evidentemente il burocrate Conte agisce forse mal consigliato, ho pensato, perché c'è una divertente, ma purtroppo, visto il contesto, triste assonanza tra quelle che sono le sue dirette, suggerite da uno che era uscito dal Grande Fratello e quello che avviene nelle case degli italiani, persone costrette a stare a casa sotto il grande occhio del Grande Fratello. E guardate, a parlare in quest'Aula, non voglio fare facile ironia e retorica, ma mi sembra veramente così, a vedere gli scranni vuoti che ci sono dietro di me e anche un po' il colore di questi scranni, intervallati da questo nero del microfono, tanto carino, mi sembra di stare nel confessionale del Grande Fratello, ho paura che ad un certo punto spunti la voce di qualcuno che mi dica: “Ragazzi!” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), solo che non è Barbara D'Urso, ma è il burocrate Conte. Sarebbe veramente triste. Ebbene, siamo passati ad essere e ad avere italiani costretti al Grande Fratello, perché ditemi voi: sono chiusi in casa, aspettano la diretta della settimana, il decreto del sabato sera, l'aspettano attentamente, poi purtroppo la diretta si chiude e rimangono tristi, tra le mura di casa, a dire: “Ma che cosa ha detto?”, senza possibilità di replica. Sfido ogni italiano a dire che non ho ragione in questo. Ognuno di noi ha sentito quel sentimento. Però sul Grande Fratello non c'è molto francamente da scherzare. Un grandissimo autore, in epoche molto buie, che guarda caso erano quelle del comunismo, tanto perché io mi sono sempre seduta dalla parte sbagliata, ha scritto un bellissimo libro - (Commenti del deputato Fiano) lo so che lo sai, collega Fiano, e sono contenta che tu lo sappia francamente - ha scritto un bellissimo libro, che è ovviamente “1984” e che diventa difficile non richiamare. Ma vedete, ho voluto fare un esercizio di approfondimento, perché, tra le tante dirette ascoltate del Grande Fratello, quella che più mi ha così colpito, divertito, solleticato nella riflessione è quella per cui il Presidente Conte, ad un certo punto, ha detto che lui non lavorava con il favore delle tenebre e questa parola, “tenebre”, mi sembrava di averla già sentita in effetti. Se voi scorrete “1984”, oibò, la trovate la parola “tenebre”, cavolo, e sapete quando la trovate? Questo perché la destra è sempre ignorante, brutta, retrograda, cavernicola e invece, giusto per darvi una lezione, a volte studia, legge, approfondisce, ogni tanto è anche caruccia, c'è una frase in “1984”, in cui, ad un certo punto, i due protagonisti - non so se voi sapete chi sono: Winston e Julia - vengono richiamati da quello che è un personaggio un po' ambiguo, perché è uno fedele al partito, ma gli fa credere di avere un certo dissenso. E, allora, in questa sua ambiguità, molto accattivante, dice ai due protagonisti, che, nel corso del libro, si incontrano e iniziano ad amarsi: “Ci rivedremo là, dove non c'è tenebra”, e con questa frase lui si conquista la fiducia dei suoi protagonisti. Sapete chi è quel personaggio? Quel personaggio è quello che chiuderà Winston nella stanza 101, lo torturerà, gli farà vedere la paura, gli farà vedere i topi, gli farà aver paura e convincerà, con la paura, con i topi e chiudendolo in quella stanza, a tradire Giulia, a rinnegare quell'amore e quel momento verrà definito dal protagonista la cosa più brutta del mondo. Ebbene, membri della maggioranza, Presidente, lei che ha fatto un discorso molto bello oggi in Aula, la prego, si ricordi di questa frase, quantomeno nella formulazione della nuova autocertificazione, quella degli affetti, quella degli affetti stabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Prego.
FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie due volte, anche perché, tra breve, riprenderò la sua postazione e, quindi, grazie per la cortesia di avermi potuto sostituire e, quindi, di avermi consentito di svolgere l'intervento in questa discussione generale in ordine al decreto n. 19 del 25 marzo 2020. Memorizziamo questa data perché oggi abbiamo avuto, diciamo così, la “fortuna” - dipende dai punti di vista - di ascoltare dalla viva voce del Capo del Governo una serie di considerazioni in ordine a quella che è stata, in taluni casi, impropriamente definita “fase 2”, ma, comunque, lui così la chiama e noi rispettiamo il suo idioma (“la fase 2”).
Ma, guarda un po' il caso, talvolta il destino ci mette lo zampino e ci troviamo, proprio nel giorno in cui il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, viene in Aula a informare il Parlamento in ordine al DPCM più recente, a discutere di un decreto-legge che è come se fosse una sorta di sanatoria. Questo aspetto è stato poco praticato e raccontato da quest'Aula in questi giorni, ma finalmente diventa l'ordine del giorno perché abbiamo potuto tutti constatare che, con un po' di preoccupazione a destra e a sinistra, si sta di fatto operando in regime di sospensione dei diritti, delle prerogative costituzionali e delle procedure conseguenti di tipo regolamentare tali da assegnare all'istituzione repubblicana italiana a questo punto il nomignolo di “democrazia parlamentare”.
Il 25 marzo 2020 è il giorno in cui il Consiglio dei Ministri licenzia questo decreto, quello che stiamo discutendo e che ci appresteremo ad approvare o, ci auguriamo, magari a non approvare nei prossimi giorni. Ma, prima del 25 marzo, il Presidente del Consiglio ha emesso, decidendolo in piena solitudine, provvedimenti monocratici, decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, per otto volte: DPCM 23 febbraio, 25 febbraio, 1° marzo, 4 marzo, 8 marzo, 9 marzo, 11 marzo e 22 marzo, senza la copertura di questo decreto e in totale regime di abusivismo. Infatti, lo potremmo definire così: non è un epiteto, non è un insulto; è un termine presente nel vocabolario della lingua italiana che dice tante cose ed è stato anche un termine per certi aspetti abusato.
Del resto, non è colpa nostra - e sicuramente non è colpa di chi parla - se in questa nostra Italia spesso e volentieri chi vince le elezioni si trova a fare l'opposizione e chi perde le elezioni si trova invece a governare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), talché il minimo che possa accadere è che chi si trova a governare venga definito “abusivo”. Quindi, in questa circostanza possiamo comunque dire, senza ombra di smentita, di essere governati da un Presidente del Consiglio abusivo e, direi, doppiamente abusivo: abusivo per le ragioni di carattere politico appena citate e abusivo perché abusa dei suoi poteri, perché approfitta - tra virgolette - di una circostanza anomala, quella che si è abbattuta non solo sull'Italia ma sull'intero pianeta, per diventare un organismo diverso rispetto a quello che la Costituzione gli ha conferito e assumere a sé dei poteri che non solo sono, come già definiti, assolutamente diversi rispetto a quelli che la Costituzione determina, ma che diventano pericolosi; pericolosi per la democrazia italiana e pericolosi soprattutto per le modalità che il Presidente del Consiglio ha scelto per interpretare il suo ruolo. Sappiamo che la materia di questo decreto n. 19 è materia perfettamente compatibile e pertinente rispetto a queste considerazioni, perché vengono in questo decreto normate tutte le limitazioni possibili e immaginabili che di fatto ci consentono, anzi ci obbligano a definire la nostra Costituzione sospesa.
Noi lo abbiamo detto fin dal principio e abbiamo cercato di dirlo con senso di responsabilità, direi in punta di piedi, per amore dell'Italia. Abbiamo tentato di non guastare il clima per mettere il Governo nelle condizioni di poter esercitare le sue proprie funzioni nel massimo della serenità possibile per essere efficace nel contenimento del Coronavirus e della pandemia. Però, forse questo, come capita solitamente alle persone fragili, se vogliamo dare un risvolto di ordine psicologico, è stato interpretato come un segnale di debolezza e non di disponibilità. Qualcuno si è sentito…lo rammento senza polemica perché sono dati oggettivi e, quindi, quando c'è l'oggettività delle notizie non si può fare, diciamo così, menzione di falsità. L'attuale Presidente del Consiglio è stato scelto in quanto tale, visto che non aveva mai fatto attività politica e non aveva mai ricoperto ruoli istituzionali fino all'anno 2018, anno di grazia nel quale i due soggetti forti che vengono chiamati dal Capo dello Stato a provare a mettere in campo un esperimento di Governo, cioè, da un lato Salvini, Vicepresidente nel Conte I e Ministro dell'interno, e dall'altro Di Maio, Vicepresidente anch'egli con deleghe altrettanto importanti, non riuscendo a trovare una quadra - e difficilmente sarebbe stato possibile, oltretutto, insomma, abbiamo la prova provata che sarebbe stato difficile mantenere in vita quell'esperimento - si sono lambiccati il cervello per trovare una soluzione. Come capita in queste circostanze, è stata tirata fuori dal cilindro la soluzione “migliore”, o forse l'unica soluzione possibile; sicuramente non la soluzione migliore per l'Italia ma diciamo “migliore” per quella coalizione, l'unica soluzione di quel momento. Senza voler davvero essere offensivi, mi riferisco alle qualità, al curriculum vitae del Presidente Conte e, quindi, alla sua fragilità e inappropriatezza da un punto di vista dello statista, della personalità con doti e sensibilità di carattere politico e istituzionale. È stato scelto una specie di contenitore che potesse, in quanto tale, rappresentare la soluzione, l'unica soluzione possibile, per poter ospitare dentro questo contenitore le idee, le energie, l'autorevolezza e il carisma degli altri due Vicepresidenti del Consiglio, dei suoi due Vicepresidenti del Consiglio. Ma se questa - e temo che non sia proprio discutibile - è stata la ragione per la quale, di fatto, una persona, con tante doti ma digiuna di politica, è stata scelta dal cilindro, pescata dal cilindro - cioè per essere una persona fragile e debole, che potesse accomodare le esigenze di due persone forti -, è difficile che quel genere di profilo possa oggi essere speso nell'emergenza più tragica che l'Italia abbia mai affrontato dopo la fine del Secondo conflitto mondiale.
Forse, se la persona in questione, avesse avuto un po' la capacità di stare nei suoi panni, se si fosse ancora un po' sentita contenitore, più che contenuto, un po' più figlio del Conte 1, che non del Conte chissà quale numerazione dovremmo utilizzare, magari, prima di mettersi a emanare diktat e regi decreti come gli otto DPCM raccontati testé, prima di procedere all'emanazione, il 25 marzo, di un decreto che potesse sanare le incongruenze, le anomalie e gli abusi precedentemente emessi, se avesse avuto un atteggiamento più umile, probabilmente non staremmo in queste condizioni. Per carità, la circostanza è talmente anomala che ciascuno di noi deve essere comunque sobrio nell'analisi e nel giudizio. Come ho detto poco fa, noi davvero abbiamo avuto tutta la pazienza possibile e abbiamo approcciato la parte peggiore, cioè la più delicata, la più drammatica di questa crisi sanitaria, con spirito costruttivo, mettendoci a disposizione, lavorando pancia a terra. Che significa per l'opposizione lavorare? Significa mettersi a produrre proposte, a studiare, a cercare di rincorrere il Governo per fare in modo che queste proposte possano arricchire i suoi provvedimenti, le sue idee. Significa fare squadra, significa dimenticarsi di essere opposizione a un Governo e significa sentirsi Italia, prima ancora che parte dell'Italia.
Questo tipo di atteggiamento non è stato evidentemente colto. Fortunatamente oggi i numeri sono migliori di ieri; trenta giorni fa avremmo ancora stretto i denti. Oggi possiamo permetterci, in punta di piedi, di raccontare che queste anomalie vanno denunciate e che il Presidente del Consiglio non può continuare a fare quello che ha fatto fin qui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e siamo convinti di essere in buona compagnia. Lo sappiamo perché abbiamo relazioni con i colleghi parlamentari e sappiamo che in tutti i gruppi politici, nessuno escluso - ovviamente sarò smentito, ma me ne farò una ragione - ci sono dei mal di pancia, ci sono delle turbolenze, ci sono delle sofferenze; in tutti, non solo in alcuni della maggioranza o, scontatamente, in quelli dell'opposizione. Non se ne può più di avere appuntamento televisivo con un Presidente del Consiglio che pensa di essere una sorta di monarca assoluto e, quindi, dopo aver definito le proprie linee con qualche suo consulente, trovato per sbaglio o suggerito da qualcun altro - il che è quasi peggio -, definisce le decisioni e impartisce gli ordini.
Non può funzionare così la democrazia. Lo capirebbe chiunque, anche un inesperto e imberbe studentello del primo anno di giurisprudenza. La democrazia è una cosa seria, gli equilibri sono importanti e vanno rispettati. Quando si agisce in punta di Costituzione e, più ancora, quando si è costretti a sospendere la Costituzione, occorre, se proprio fosse necessario, farlo con una determinata sensibilità, coinvolgendo intanto tutte le forze politiche. Infatti, se ti arroghi il potere di assumere delle decisioni in maniera unilaterale e perentoria, e non condividi ciò con le opposizioni, la cosa ha un sapore un po' aspro e può suonare come un'altra roba rispetto alla democrazia. Quindi, tutti noi vogliamo stare dentro la cornice delle prerogative e dei diritti costituzionali.
Quando le circostanze dovessero impedircelo, scatterebbero le norme che la nostra Costituzione prevede e anche il nostro ordinamento giuridico.
Il 30 gennaio 2020 c'è stata la dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per l'emergenza coronavirus da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il giorno dopo, il 31 gennaio 2020, senza precedenti, è stata emessa la delibera da parte del Consiglio dei ministri, che dichiara lo stato di emergenza, stato di emergenza che viene impugnato, in base all'articolo 7, comma 1, lettera c) e all'articolo 24, comma 1, del decreto legislativo del 2018, meglio conosciuto come Codice della Protezione civile, attuato attraverso l'articolo 25, che dice che “per il coordinamento dell'attuazione degli interventi da effettuare durante lo stato di emergenza (…) si provvede mediante ordinanze di Protezione civile”, ché ha anche un senso, che la Protezione civile faccia ordinanze di questa natura.
Questo è un solo DPCM, penso che siano un centinaio di pagine. Uno: è una cosa normale che il Presidente del Consiglio dei ministri si metta a fare una roba del genere, individuando anche gli orari in cui una persona fisicamente possa recarsi, diciamo così, a fare merenda? Penso che non sia appropriato. Penso che sia più una funzione della Protezione civile, esattamente come prescrive l'articolo 25, recependo l'articolo 24 e l'articolo 7 del Codice della Protezione civile, quando viene dichiarato lo stato di emergenza. Non è normale.
E non solo. Quando si citano queste prerogative e si fa riferimento all'istituto della ordinanza da parte della Protezione civile, si dice che queste ordinanze vanno adottate “in deroga a ogni disposizione vigente” - giusto, siamo nel perimetro dato - “nei limiti e con le modalità indicate nella deliberazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico e” - ci mette pure - delle norme europee. Siamo proprio altrove, il cielo e la terra, rispetto a quello che sono stati il comportamento e gli strumenti prescelti dal Capo del Governo, forse anche a insaputa del Governo stesso, sicuramente a insaputa del Parlamento. Anche a insaputa della maggioranza, il Capo del Governo ha scelto tutt'altri itinerari, tutt'altre soluzioni.
Da notare che, nelle questioni che ho ovviamente pescato in punta di diritto, non è previsto lo strumento del DPCM. Non c'è. E le ordinanze di Protezione civile non possono violare - l'ho detto poco fa, lo voglio sottolineare - l'ordinamento giuridico e le norme europee. Quindi, si ritengono quantomeno impropri, se non addirittura illegittimi, gli atti che fin qui abbiamo potuto ricevere dal Capo del Governo. Non lo dice Fratelli d'Italia, non lo dice Fabio Rampelli. Abbiamo tutti una preparazione di ordine generale, ci siamo formati non solo nelle nostre professioni e nei nostri studi di settore, ma anche attraverso le nostre sensibilità, ma, considerazioni come questa, la fa Sabino Cassese, che dice: “È forse eccessivo parlare di usurpazione di potere, ma ci si è avvicinati”. Del resto, se rispetto a una roba che noi consideriamo sostanzialmente fuorilegge, si prova a rimodulare in legge, attraverso un decreto-legge, una disposizione che è fuorilegge, c'è un altro pasticcio giuridico, che è di tutta evidenza.
Il problema è che questi pasticci giuridici non servono a decidere la qualunque, ma entrano nel merito. Tutto il decreto-legge n. 19 svolge un'elencazione di libertà soppresse e lo fa a danno delle nostre libertà, delle libertà dei cittadini: libertà di circolazione, libertà personale - articolo 13 della Costituzione - libertà di culto, libertà di riunione e di assemblea, libertà di istruzione, libertà di intrapresa economica e questa è, forse, la ragione per la quale la presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, in due circostanze, dopo averlo fatto anche il presidente emerito della Corte costituzionale Baldassarre, ha cominciato a puntualizzare che, qui, si sta completamente al di fuori di sostanza e di forma della Costituzione italiana. Tant'è che a un certo punto la presidente Cartabia dice - a domanda del giornalista, sul Corriere della Sera - “Anche questo. La leale collaborazione è un valore costituzionale che riporta a ciò che il Presidente della Repubblica ha sottolineato più volte nei suoi ultimi interventi, parlando di coinvolgimento - e questo già potrebbe essere un coinvolgimento, anche qualche Commissione che abbiamo fatto talvolta in collegamento remoto, poi la banda non ha funzionato, c'è chi è rimasto escluso, chi ha potuto partecipare, chi è venuto, chi non è venuto, l'autoriduzione, nelle difficoltà che abbiamo incontrato e sostenuto - condivisione, concordia, unità di intenti”.
Ora, io avevo già detto, in un intervento di qualche giorno fa, lo ripeto, e concludo con qualche considerazione rispetto a questo decreto e alla fase cosiddetta 2, che non è possibile operare al di sopra della Costituzione, senza coinvolgere tutti, i gruppi parlamentari, i partiti, la società (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non è possibile farlo, se lo vuoi fare, non puoi accedere alle procedure straordinarie e non puoi stare al di sopra della Costituzione, non sei il Padreterno, sopra la Costituzione non ci puoi stare da solo. Il che significa che avrebbe potuto e dovuto prendere forma una sorta di governo del Parlamento, con quella cabina di regia che era stata proposta da Giorgia Meloni, anche a garanzia del fatto di voler comunque preservare una dialettica tra maggioranza e opposizione e, quindi, senza voler minimamente accedere a ipotesi, più giornalistiche - mi auguro - che altro, di governi di unità nazionale, su cui comunque Fratelli d'Italia ha dato la sua indisponibilità e la conferma. Mi riferisco a un Governo del Parlamento, con il Governo, cioè l'Esecutivo, che diventa arbitro, perché quando comunque ci si trova in una situazione di emergenza come questa, la gente, i cittadini in difficoltà non vogliono vederci litigare e hanno ragione, vogliono vedere che lavoriamo e che, insieme, mettiamo a disposizione le nostre energie e le nostre intelligenze per risolvere i problemi, per contenere la malattia, per trovare le soluzioni ed evitare il confinamento, riprendere l'attività economica, cercare di evitare che l'Italia, che già è afflitta da notevoli problemi di carattere economico e finanziario, possa intraprendere la strada del baratro proprio perché aggravata dal peso dell'emergenza sanitaria.
Il Governo del Parlamento avrebbe consentito e consentirebbe una modalità innovativa, questa è la “fase 2”, altro che i DPCM fatti con il ciclostile da parte del Presidente abusivo coi suoi decreti monocratici. Il Governo del Parlamento significa che cade il diritto di interdizione, significa che ognuno parla al proprio blocco sociale di riferimento e costruisce una sintesi, che è una unità sostanziale, non il Governo di solidarietà nazionale, la solidarietà dal basso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
E costruisce i suoi provvedimenti, le sue decisioni, nel minor tempo possibile, quindi - sempre come dice e conferma la presidente Cartabia, Marta Cartabia, in questa intervista -, in un tempo dato, perché la Costituzione non si può bypassare per troppo tempo e, quindi, la data del 31 luglio mi pare anche una data accettabile per veder cessare queste prerogative, questi strappi. Ma, Presidente, sottosegretaria, colleghi, non mi pare che si sia entrati in questa filosofia. Mi pare, al contrario, che si voglia approfittare, perché, se le ordinanze lasciano il posto ai DPCM, significa che si vuole conquistare la scena, significa che si vuole approfittare di questo stato liquido per poter dire ai cittadini quello che devono fare, significa che si vuole scambiare il proprio ruolo di Presidente abusivo con una specie di ruolo di caporale di giornata che fa fare le flessioni ai militari che sbagliano. È inaccettabile, è illiberale pensare di poter dire a un settore della società: tu ti devi fermare, tu puoi fare questo, tu puoi fare quest'altro, tu non puoi fare questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Il Governo ha il compito, se possibile, il Parlamento ha il compito, di individuare le linee guida a cui ogni settore, ogni professione, ogni categoria, ogni territorio debbano attenersi: il distanziamento sociale, la sanificazione, determinate condizioni logistiche ideali, la distribuzione di sapore detergente disinfettante, quello che viene stabilito in collaborazione con presunti comitati tecnico-scientifici o con l'Istituto superiore di sanità o con l'Organizzazione mondiale della sanità, però le condizioni date devono rappresentare la tavola, in regime di libertà e a Costituzione vigente, a cui debbono ispirarsi le categorie, i territori, senza soffocanti ordini dati dal Presidente del Consiglio solo al comando. È questa la differenza, oggi, questo ci saremmo attesi; vorrei che fosse chiaro a chi ci ascolta, non soltanto dunque a coloro che sono presenti, che stiamo approvando una sanatoria, la sanatoria dei DPCM emessi abusivamente dal Presidente del Consiglio senza avere poteri, perché fino al 25 marzo, l'ho detto e lo ripeto, sono stati emessi otto DPCM senza copertura di legge. Oggi, ci troviamo in questa condizione e ci saremmo attesi, dalla “fase 2” l'applicazione di una sorta di rimbalzo per fare squadra, fare massa critica e collaborare nel rilancio dell'Italia, nel dare risposte a quegli artigiani, commercianti, imprese, attività produttive da cui massimamente dipende la possibilità di creare ricchezza.
Il 156 per cento di debito pubblico previsto nel DEF, piuttosto che l'11 per cento di calo, o crollo sarebbe più giusto dire, del prodotto interno lordo, sono numeri che possono essere affrontati non con l'approssimazione di Giuseppe Conte, nonostante i 450 consulenti che, di diritto o di rovescio, noi paghiamo e che intenderebbero collaborare con la sua persona. Ci vorrebbe un processo di liberazione dalla pandemia fiscale, dalla pandemia burocratica che attanaglia l'Italia, e noi questa roba qui non la riusciamo a riscontrare; otto più “n” decreti e non c'è ombra della liberazione dalla pandemia burocratica o dalla pandemia fiscale, norme, normicille, codici, codicilli, rinvii, sospensioni, non c'è mai una parola chiara, non c'è mai un provvedimento chiaro, forse si farà questo, forse ci sarà la possibilità di un contributo a fondo perduto; mentre altre nazioni lo hanno già emesso, il contributo a fondo perduto, noi a sessanta giorni di distanza dal primo provvedimento ancora non sappiamo che cosa significhi, se davvero può essere confermato e che quantificazione possa avere. Sappiamo dei prestiti, cioè praticamente noi, rispetto a chi produce ricchezza in questa nostra nazione, abbiamo l'atteggiamento di chi dice: adesso andate protestati, perché noi, Stato, vi abbiamo imposto di sospendere le vostre attività, voi avete un'esposizione bancaria, e quindi tecnicamente siete protestati perché non potete provvedere al pagamento dei vostri impegni. Protestati, cornuti e mazziati, indebitati, perché l'altra strada che noi forniamo, il grande indirizzo strategico del super statista Giuseppe Conte, è quello di recarsi nello sportello bancario, che dovrebbe rispondere con un atto d'amore. Li vedo proprio, ne ho conosciuti proprio, c'era la fila di banchieri animati dall'amore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dal 1870 a oggi ancora stiamo cercando di capire chi siano i responsabili e i colpevoli dei crack delle banche appartenenti al filone della nostra rete del credito. Noi li indirizziamo lì per prendere dei contributi, su cui dovranno, in sei anni, restituendoli, pagare gli interessi, come se l'imprenditore interessato avesse lui scelto, di propria volontà, secondo il suo libero arbitrio, di fare magari un investimento per ampliare la propria azienda, una scelta sua, soggettiva. E invece non è così: è lo Stato che gli ha imposto la chiusura e lo Stato lo deve risarcire. Questo scatto di livello ancora non c'è, Presidente, e concludo davvero.
Una volta stabilito il principio, in punta di verità, che con l'approvazione di questo decreto si sanano i DPCM abusivi che fin qui sono stati decisi in maniera unilaterale dal Presidente del Consiglio, la partita non è finita, perché c'è sempre la speranza che qualcuno capisca qualcosa e che questi reiterati appelli siano inquadrati obiettivamente nel filone della necessità di collaborare per risolvere i problemi dell'Italia in una fase drammatica. Non si lasci sfuggire questa occasione. Quindi, mi auguro che i tanti interventi che ci sono stati in questi giorni, anche molto, molto autorevoli, sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista politico e culturale, a un certo punto, mischiati tra loro, trovando un detonatore, possano esplodere per trasformare questa fase critica in una grande opportunità. Ma bisogna farlo, probabilmente, con un diverso Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.
MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Al netto degli interventi di questo pomeriggio, avendo seguito con tutto il gruppo di Fratelli d'Italia il dibattito d'Aula rispetto al decreto in conversione, dichiaro la mia insoddisfazione, delusione, amarezza, non so quale aggettivo utilizzare per rappresentare uno stato d'animo mio, intimo, di persona che fa politica e crede nella politica da sempre, rispetto al fatto che noi, come opportunamente rappresentato dai colleghi che mi hanno preceduto, l'onorevole Rampelli, l'onorevole Montaruli, mettiamo mano alle libertà individuali, stralciamo quanto affermato dall'articolo 13 della nostra Costituzione, sostanzialmente superando, restringendole, le libertà personali, e lo facciamo in un'Aula deserta, lo facciamo in un'Aula sorda, lo facciamo in un'Aula che non si pone il problema, oggi, che noi stiamo, come dire, costituendo un pericolosissimo precedente, un pericolosissimo precedente.
E non devono in questo confortarci le parole dell'esimio costituzionalista Cassese. Ora, da persone che fanno politica, da operai della politica, da gente che ama il proprio popolo, riteniamo che l'iter di questa conversione avrebbe dovuto seguire un tutt'altro iter e dibattito parlamentare. Ho qui affianco il presidente della mia Commissione, con il quale abbiamo evidentemente ottimi rapporti, con il quale cerchiamo di interagire, con il quale cerchiamo di costruire e migliorare la nostra nazione, perché noi vogliamo stare insieme tutti quanti in questo momento da questa parte della barricata e non dall'altra, senza contrapposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E ho apprezzato lo sforzo di far passare un emendamento, peraltro prodotto dalla collega Bellucci, presente in Aula, evidentemente, questa sera, come gran parte del gruppo di Fratelli d'Italia, e lo apprezzo, lo abbiamo apprezzato, ma non è questo Presidente, lo dico al Governo, che noi ci aspettavamo.
Nel momento in cui si vanno a coartare delle libertà individuali previste e sancite nella nostra Costituzione, noi ci aspettavamo un'apertura, un'apertura forte, non un emendamento, non gli emendamenti. No, insieme una visione, una visione di quella che doveva essere la gestione di questo momento particolare. Ho avuto l'onore di intervenire a nome del gruppo quando forse il 31 gennaio, il 1° febbraio, è venuto l'onorevole Speranza in Parlamento a riferirci delle prime evidenti storture che questa fase pandemica poteva portare alla nostra nazione, e, a nome del gruppo, ho rappresentato parole di collaborazione. Tutti insieme abbiamo esaltato il nostro Sistema sanitario nazionale, il quarto sistema sanitario nazionale al mondo. Tutti quanti insieme, il gruppo di Fratelli d'Italia, mi permetto di dire l'intero Parlamento, ha dato delega al Governo, dicendo però: lavoriamo insieme, immaginiamo insieme come poter affrontare questo momento di difficoltà per il nostro popolo, che, io voglio ricordare, non è soltanto un momento di difficoltà sanitaria, ma è un momento di difficoltà economica.
Vengo da una regione, la Puglia, che, grazie a Dio, grazie a San Nicola, grazie ai santi ai quali noi siamo tutti quanti votati come credenti, non è stata toccata dalle brutalità di questo virus. Porto la mia solidarietà agli amici e colleghi del Nord che, invece, hanno apprezzato, in maniera crudele, la forza devastante di questo virus. E proprio per questo, Presidente, ieri, in fase di dibattito, non ho accettato le parole dei colleghi del PD che, in fase strumentale, mentre ci vengano coartate libertà personali, parlavano delle RSA della Lombardia, parlavano delle responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) non so di chi e non so di che cosa rispetto ad un'emergenza e rispetto a delle morti che ci hanno colpito, perché poi, scendendo nel concreto, lo voglio dire. Nella sovrapposizione e sovrapproduzione legislativa alla quale noi abbiamo assistito in queste settimane e in questi mesi tante volte noi siamo andati incontro anche a direzioni opposte. Ora, voglio dire, e lo leggo, che, nel decreto-legge in conversione, n. 19, alla lettera c) del secondo comma dell'articolo 1 si dice che la limitazione dell'accesso di parenti e visitatori alle strutture di ospitalità e lungodegenza, residenze sanitarie assistite, RSA, hospice, sostanzialmente è facoltativa, cioè si dà alle regioni la facoltà di poter tenere aperte o chiuse le stesse. Tant'è che poi, in fase emendativa, forse diventa più stringente, perché c'è un emendamento di Commissione dove c'è divieto o limitazione di accesso.
Comunque, i DPCM, comunque le ordinanze, comunque gli atti prodotti dal Governo hanno un tratto comune, che è il tratto della possibilità interpretativa. Questo ha portato il caos per chi crede, come me, nel Sistema sanitario nazionale; per chi crede, come me, nella nazione e nello Stato. Noi dobbiamo avere un unico indirizzo, soprattutto in questi momenti di difficoltà. L'indirizzo deve essere unico, invece, nella sovrapproduzione legislativa che io citavo, abbiamo assistito alla sua fattispecie per cui il Governo limita le libertà, poi dice qualcosa, ma dice anche il contrario e rende interpretabili le stesse.
L'ignominia qual è? Che poi, a doverle applicare, sono gli amministratori locali, immagino i presidenti di regione, che però hanno strumenti e strutture per farlo, ma soprattutto i sindaci, quegli eroi, che noi non ringraziamo mai tanto come dovremmo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che sono i nostri presidi dello Stato sul territorio, che si trovano senza strumenti a dover controllare i territori, a dover controllare le persone positive al Coronavirus, se aderiscono o meno ai dettami di carattere restrittivo. Devono, soprattutto, compendiare la pace sociale, che è forse il compito più difficile, e gli si dice che si può fare tutto e il contrario di tutto. Lo faccio da fratello di un sindaco di un paese della provincia di Bari, Terlizzi, dove sostanzialmente viene detto, nel decreto in conversione, che i piccoli dettaglianti, che hanno prodotti deperibili di carattere agricolo, possono aprire, però lo possono fare in maniera aggregata, e quindi il mercato dei fiori, che è l'asset strategico, quello florovivaistico della città di Terlizzi, non si sa se si possa o non si possa aprire. Un sindaco è costretto, in forza di una norma confusa e affrettata, a dover chiedere al prefetto conforto; il prefetto aspetta nel dare risposta, perché evidentemente - immagino - questa norma non è chiara. Per contro, altri mercati, penso al mercato Trionfale di Roma, più piccolo, meno strutturato, viene aperto, giustamente, e il produttore florovivaistico terlizzese dice: ma perché aprono il mercato Trionfale di Roma e non apriamo il mercato dei fiori di Terlizzi? Questo crea un corto circuito che genera tensione sociale, e soprattutto carica di responsabilità un sindaco che evidentemente in questo momento non ha responsabilità. Uno Stato degno di nota, una nazione con la N maiuscola non lascia i propri uomini sul territorio in questa maniera, ma dovrebbe essere al loro fianco. Ma questo purtroppo non è, e in questo dibattito sul tema della conversione noi lo dobbiamo dire in maniera chiara. Mi è dispiaciuto che nel dibattito, come anche nelle parole del Ministro Conte, chiunque sia intervenuto della maggioranza ha chiuso gli occhi e ha immaginato, e questa immaginazione poi si concretizzava in cosa? Nell'utilizzo di parole al futuro. Io me le sono appuntate e se riesco a trovarle ci divertiamo insieme nel capirne la tragica verità. Vado a memoria. Il Premier Conte diceva stamattina - e anche nei pochi interventi d'Aula della maggioranza, anche di questo vorrei parlare, perché noi stiamo coartando le libertà personali, stiamo vivendo un momento difficilissimo della nostra nazione e intervengono uno per ogni gruppo, come per fare il compitino a casa, perché tanto viene prescritto dall'abitudine d'Aula; vi è un rappresentante per gruppo parlamentare, ma, con orgoglio, dico che il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia è presente in massa, interviene in massa, e forse il 50 per cento degli eletti di Fratelli d'Italia è qui ed interviene e porta un contributo fattivo a questo dibattito d'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) -, diceva il Presidente Conte: faremo, vedremo, è allo studio, lo verificheremo. Tutti futuri!
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 15,40)
MARCELLO GEMMATO (FDI). Ma io voglio ricordare che lo stato di emergenza è stato proclamato in questa nazione il 31 gennaio. Sono passati tre mesi, e noi parliamo al futuro: faremo, diremo, nel frattempo però c'è il popolo italiano che ha fame (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nel frattempo però ci sono le partite IVA, i professionisti, i disoccupati, i lavoratori, che, purtroppo, in questo momento, non percepiscono reddito, e che, nelle maglie dello stato sociale, disattrezzato, che noi purtroppo stiamo vivendo, non sono tenuti.
Allora, chi ascolta oggi da casa, così come chi ascolta le dirette televisive sfavillanti, intelligenti, nel senso che sono allocate in un orario in cui vi è un grande seguito, una grande audience di persone, poi alla fine si chiedono: ma il mio Presidente del Consiglio, mio padre, cosa ha detto? Io domani vado a far la spesa, io domani guardo negli occhi mio figlio, che cosa gli racconto? Noi avremmo voluto che nel dibattito d'Aula, ma soprattutto nella super produzione governativa di queste settimane e di questi mesi - perché son passati tre mesi - ci fossero state delle parole di verità, di certezza, come: il 14 aprile arrivano i 600 euro; e dire il 14 significa dire il 14, né il 13 né il 15, perché chi si deve organizzare, chi ha una famiglia, chi ha delle scadenze, chi ha una dignità non può vedersi stralciata la dignità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); oppure, ogni giorno magari collegarsi al computer per entrare nel suo sistema operativo, nel suo conto corrente bancario e vedere se gli sono arrivati i 600 euro o meno. Quella non è beneficenza, quella non è una regalia; quello è il conforto di uno Stato che ti ha detto di chiudere il tuo esercizio, che ti ha detto di non uscire, che non ti ha detto di non lavorare e che proprio in questo momento deve esserci e si deve far sentire al nostro fianco, ma purtroppo tanto non è così, quindi noi parliamo al futuro.
In questo parlare al futuro dei colleghi delle forze di maggioranza - non citerò i nomi per correttezza, perché sono assenti, in realtà penso che non ci sia quasi nessuno; non lo dico in tono polemico, fotografo una realtà e la realtà che è alle mie spalle della maggioranza non vi è nessuno, quindi non li citerò per non citarli in contumacia -, molti chiudevano gli occhi e anche loro sognavano; sognavano una sanità migliore, sognavano una sanità incardinata sul territorio, sognavano che i medici di medicina generale dovessero rappresentare la nuova frontiera. Poi, anch'io, a un certo punto, col collega Deidda, che con me ha seguito tutti gli interventi, come del resto gran parte del gruppo di Fratelli d'Italia in maniera alternata, abbiamo aperto gli occhi e ci siamo resi conto del territorio: ma chi mi dice che negli ultimi dieci anni il sistema sanitario nazionale è stato disattrezzato? Chi cita Nino Cartabellotta e la GIMBE, una società di ricerca che ci racconta che negli ultimi dieci anni sono stati sottratti 37 miliardi al sistema sanitario pubblico? Chi ce lo dice? Non sono quelli del Partito Democratico? Ma chi del Partito Democratico e di LeU ha governato? Chi ha governato negli ultimi dieci anni? Noi abbiamo l'onore di stare in questo Parlamento da due anni. Non facciamo una sorta di scaricabarile, ma il partito di Fratelli d'Italia ha festeggiato il settimo compleanno il giorno del mio compleanno, quindi ero giovane anch'io; non facciamo il gioco dello scaricabarile, ma sicuramente il centrodestra tutto non è compromesso nella gestione degli ultimi dieci anni.
Poi scendiamo nel pratico: la disarticolazione della rete urgenza-assistenza del territorio, quando è stata fatta? Il DM n. 70 del 2015 è stato prodotto evidentemente dal 2015, ma con che targa politica è stato fatto? Da quale maggioranza politica? Cosa prevedeva il DM n. 70 del 2015? Per amore di verità, il DM n. 70 del 2015 prevedeva e prevede una destrutturazione della rete territoriale ospedaliera, che doveva essere compensata da un territorio attrezzato, quindi i medici di medicina generale, i medici di continuità assistenziale, i dipartimenti delle ASL sul territorio. Ebbene, si è fatta in maniera puntuale la prima, cioè gli ospedali sono stati chiusi. In Puglia sono stati chiusi decine di ospedali, in Puglia l'assistenza sanitaria è stata mortificata, in Puglia, oggi, al Meridione - ringraziamo sempre San Nicola, l'ho detto prima -, abbiamo avuto pochissimi contagi, pochi morti, ma abbiamo la percentuale più alta di mortalità di tutto il Meridione: questo sapete perché? Perché i casi che arrivano in ospedale sono quelli conclamati, chi ha ormai una un quadro fisiopatologico compromesso e che, quindi, non essendo stato trattato dai medici di medicina generale dal territorio arriva in ospedale già compromesso e muore. Ora, noi non possiamo fare finta che siccome in Puglia abbiamo avuto l'1 virgola qualcosa di morti, siamo sereni, perché se dopo la virgola, anche se fosse 1,03, quello 0,3 rappresenta uomini, donne, anziani, i nostri nonni che non ci sono più e noi dobbiamo rispetto a loro e non possiamo nasconderci dietro al fatto che le cifre sono basse. Quindi, il tema della disarticolazione del sistema sanitario sul territorio grida vendetta perché, certamente, questa parte politica non se ne può ascrivere le responsabilità, né noi possiamo assistere ormai a questo situazionismo per cui ogni persona che viene qui a parlare fa finta che non sia mai responsabilità sua, perché magari all'epoca non si chiamava PD ma si chiamava magari PDS, o perché i Cinque Stelle non c'erano. Infatti, lo dico anche al collega del Cinque Stelle: con il Partito Democratico oggi ci governate voi, le responsabilità politiche di quelle scelte scellerate in quegli anni le avete anche voi perché governate con la forza politica che ha fatto tanto male alla nostra nazione. Così come la determinazione per cui tante delle scelte non vengono prese da chi naturalmente dovrebbe farlo, ovvero da chi riveste ruoli dirigenziali nelle ASL e soprattutto dall'indirizzo politico che dovrebbe dare il Governo e quindi dai tanti Ministri e sottosegretari che, viva iddio, una democrazia compiuta come l'Italia ha. No: noi oggi ci troviamo di fronte alla proliferazione di incarichi, alla proliferazione di figure, più o meno competenti, più o meno attrezzate, che si trovano purtroppo a dover prendere decisioni o a dare suggerimenti a una classe politica che ha già le strutture per farlo. Infatti, voglio ricordare che abbiamo Ministeri attrezzati, abbiamo dirigenti di questo Stato e di questa nazione pagati in diretta correlazione alla loro capacità - e sono estremamente capaci - e quindi non abbiamo bisogno del proliferare di esperti. Inoltre, anche a questo proposito, non lo dico in tono polemico ma come chiave di verità: ma è possibile che in questa task force non vi siano farmacisti? Ma è possibile che non ci siano veterinari? Ma è possibile che non ci siano tecnici della prevenzione? Ora, la “fase 2” come la vogliamo fare? Voi sapete che i medici veterinari, che i tecnici della prevenzione, sono coloro che costituiscono il cosiddetto dipartimento di prevenzione, che è uno strumento delle ASL e che serve proprio a fare ciò che noi dovremmo fare nella “fase 2”, cioè: assicurare la sicurezza sul lavoro, fare l'analisi di acque, fare l'analisi degli alimenti, fare l'analisi anche dell'inquinamento; insomma, ciò che oggi a noi serve, ma non vi è un medico veterinario e non vi è un tecnico della prevenzione nelle cosiddette task force (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anche questo ci racconta di un'approssimazione, non voglia iddio di una voglia di premiare l'amico perché fedele, perché amico di classe (pare così sia avvenuto per uno dei tanti nominati dal potente di turno) e non le qualità e non le professionalità, che comunque, continuo a ribadire, noi possiamo trovare a piene mani e prendere nelle nostre strutture pubbliche. Che dire, Presidente: la delusione rispetto a ciò che sta avvenendo nella nostra nazione è tanta. È una delusione derivante dal sentimento che chiamo del fidanzato tradito. Noi abbiamo giurato amore e fedeltà, da patrioti, in tema di sanità e in tema di gestione della criticità a questo Governo; lo abbiamo fatto abbassando le difese, lo abbiamo fatto in maniera leale, lo abbiamo fatto in maniera semplice e genuina. Siamo stati, invece, trattati nel peggiore dei modi: non ci è stata fatta toccare palla, non abbiamo potuto dire la nostra, non abbiamo potuto, come dire, influenzare positivamente gli atti prodotti. Ciò genera delusione ma non genera rassegnazione. Noi di Fratelli d'Italia ci saremo, noi di Fratelli d'Italia continueremo ad essere in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), noi di Fratelli d'Italia continueremo a dare il nostro contributo alla nostra nazione, perché siamo una forza patriottica e tanto facciamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà. Aspettiamo che raggiunga la sua postazione al Comitato dei nove. Prego a lei la parola, deputata Lucaselli.
YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Fa un po' specie insomma sentire l'eco della propria voce in un'aula completamente vuota e fa specie perché avevamo la necessità di discutere anche con i colleghi, avevamo la necessità di portare all'attenzione dell'Aula che è il simbolo della democrazia, le questioni importanti secondo Fratelli d'Italia, secondo persone che hanno passione, cuore, voglia di fare, competenza per fare, come il collega Gemmato ha detto bene prima e i colleghi che mi hanno preceduto hanno detto bene prima. Insomma fa un po' specie sentire l'eco della propria voce in un'Aula che è assolutamente vuota, in un momento nel quale chi, come noi, è abituato a lavorare sui territori ed è abituato ad ascoltare il grido che proviene dalla nostra città, dai nostri cittadini, dalle imprese, dalle famiglie, ecco in un momento come questo noi soffriamo moltissimo il distacco da quella gente, siamo abituati a stare in mezzo alle piazze, a stare in mezzo alle persone. Tuttavia questo non è più possibile e come non è possibile per noi non è possibile neanche per gli altri colleghi, quindi mi verrebbe da chiedere ma dove sono quei colleghi che sui social sono bravissimi a gridare alla necessità di democrazia, di dibattito, di discussione e che si affrettano sempre a dimostrare che stanno lavorando, che lavorano tanto, ecco il momento per lavorare è questo, ora, in quest'Aula che, invece, purtroppo è deserta. Poiché però Fratelli d'Italia ha a cuore le istituzioni e ha cuore la democrazia e riteniamo che lavorare in quest'Aula così come nelle piazze - lo abbiamo fatto l'altro giorno con la manifestazione davanti a Palazzo Chigi - sia il modo più serio per affrontare la questione, il modo più serio per far sentire la propria voce, noi continuiamo ad essere qui in Aula e a raccontare i disagi che la nostra nazione, i nostri cittadini stanno vivendo in queste ore perché di quei disagi pare non se ne voglia più occupare nessuno, tantomeno il Presidente Conte che oggi è venuto, quasi fosse l'addetto stampa della task force, a leggere una relazione, ci ha spiegato come funziona la app per circa quindici minuti e poi ha delegato le questioni importanti al silenzio. E le questioni importanti sono la democrazia, l'applicazione della democrazia, sono il dibattito, sono il fatto che, come ha detto bene il nostro presidente questa mattina rispondendo al Presidente Conte, noi andiamo avanti a furia di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri come se non avessimo la capacità di discutere e di emettere provvedimenti che escano dall'unico luogo autorizzato a fare democrazia cioè quest'Aula.
Vedete, i temi affrontati quest'oggi sono veramente tanti. Io ho avuto la fortuna di poter intervenire ieri e anche nei giorni passati sul Documento di economia e finanza, sulla tragedia economica che si è abbattuta sull'Italia e che è stata perfettamente inquadrata all'interno anche del Documento di economia e finanza senza che però venisse poi data alcuna risposta concreta, senza che venisse individuata alcuna soluzione che possa portarci fuori da questo baratro e che ci faccia intravedere la luce alla fine del tunnel.
E fra i tanti argomenti che sono stati trattati dai miei colleghi, vorrei focalizzare oggi l'attenzione su uno in particolare che da mamma devo necessariamente portare all'attenzione dell'Aula perché, vede, il tema della scuola, un tema molto sentito - è stato detto da tutti quanti che è un tema centrale, che è un tema importante - ha invece subito un periodo tragico dal quale siamo sopravvissuti e probabilmente al quale sopravvivremo soltanto grazie alla caparbietà, alla forza, alla dedizione dei nostri insegnanti, del corpo docente italiano. E anche degli alunni, che hanno reinventato un modo per partecipare alla scuola.
Scuole che hanno chiuso ormai quasi due mesi fa, e ancora oggi la confusione purtroppo resta sovrana. E se è vero che la quarantena sta facendo emergere, come dicevo, il meglio della classe docente e dei dirigenti scolastici, dei nostri studenti, è vero anche che non basta semplicemente immaginare che la scuola sia pronta ad un nuovo sistema: bisogna poi dare anche gli strumenti perché lo sia concretamente. E, devo dire, io, ripeto, da mamma prima ancora che da parlamentare, ringrazio quegli insegnanti che si sono reinventati un nuovo metodo scolastico: io ho due bimbi piccoli che sono davanti al computer tutte le mattine, e continuano con estrema difficoltà a fare lezione. Perché vede, la difficoltà non è soltanto degli alunni che devono stare seduti di fronte a quei PC: la difficoltà è anche degli insegnanti che devono provare a superare la distanza sociale che c'è fra loro e i loro alunni. Perché vede, uno degli elementi fondamentali della scuola è questo: la scuola è il primo nucleo di socialità che ognuno di noi conosce, non solo nelle relazioni con gli altri, ma anche nell'educazione, perché educazione è anche stare seduti in classe e avere delle regole, e in un momento e in un mondo in cui pare che ormai regole non ce ne siano più, la scuola diventa assolutamente centrale e fondante. E allora vede, io credo che si sia dimenticato proprio questo: si sia dimenticato che la scuola è il primo momento in cui vengono garantite a tutti le pari opportunità. Perché all'interno di una classe non importa il ceto sociale dal quale provieni, non importa qual è l'educazione che hai avuto a casa: in quella classe gli alunni sono tutti uguali. E invece oggi nella confusione che è stata ingenerata da questo Governo, da un Ministro assolutamente incapace e incompetente a dare risposte di alcun genere e tipo, le divisioni sociali sono state acuite invece che cancellate. Perché vedete, noi abbiamo una serie di questioni differenti: è chiaro che l'approccio di un ragazzo di 16 anni è differente da quello di un bimbo di 4, e questo mi pare che sia sotto gli occhi di tutti, che sia assolutamente scontato; però quello che rischiamo di creare in questo momento sono studenti di serie A e studenti di serie B. E vi cito solo due dei motivi per i quali questo sta avvenendo. Vede, soltanto 4 famiglie su 10 in Italia hanno un PC che può essere utilizzato da uno studente. Senza poi ovviamente entrare nel merito del fatto che ci sono famiglie con più alunni, e che avrebbero necessità di più computer. Senza considerare che abbiamo chiesto alle mamme e ai papà, che sono anche dei lavoratori, di rimanere a casa e lavorare attraverso lo smart working: un altro computer, un altro iPad. Senza considerare che, e lo dico, ripeto, da mamma di un bimbo di 4 anni, per un bambino di 4 anni stare di fronte all'iPad, a meno che non si tratti di un gioco della Nintendo, è molto complesso. E se io devo lavorare in smart working su un computer, ho difficoltà a seguire quel bambino davanti a quello strumento tecnologico, ho difficoltà a dirgli che deve rimanere e seguire quella lezione; e questo vale non solo per i bimbi di 4 anni, vale per i bimbi di 7, di 8, di 9. Ecco, tutti questi elementi non sono stati considerati, non sono emersi, non se n'è parlato. E allora iniziamo da questo, iniziamo da quello che Fratelli d'Italia ha proposto, e per cui Fratelli d'Italia ha combattuto nelle Commissioni competenti: avere innanzitutto la possibilità e dare a tutti la stessa possibilità di avere uno strumento elettronico. Perché vedete, questo fa anche la differenza fra Nord e Sud, questo aumenta la distanza sociale non solo fra classi sociali, ma anche fra parti d'Italia.
E questo è un primo punto. L'Istat ha pubblicato recentemente un preoccupante report sull'accesso dei giovani alla tecnologia: sono pochi o pari a zero gli strumenti informatici reali che i nostri ragazzi sono abituati ad utilizzare; e anche in questo caso noi abbiamo semplicemente dato degli strumenti tecnologici in mano a dei ragazzi, senza neanche sapere se erano o meno in grado di utilizzarli.
E poi c'è un altro elemento: abbiamo dimenticato gli studenti disabili, abbiamo dimenticato tutte quelle persone che probabilmente di fronte a quel computer comunque non possono imparare nulla, e che avrebbero avuto la necessità di avere un insegnante a domicilio, a casa. Ci siamo dimenticati che in Italia 850 mila giovani tra i 6 e i 17 anni sono senza dispositivi, 470 mila soltanto nel Mezzogiorno, il 44 per cento soltanto in Sicilia. Questo vuol dire che stiamo creando un divario sociale che difficilmente potrà essere colmato, se non provvediamo immediatamente. E abbiamo anche dimenticato, perché c'è stato un momento in cui sembrava che l'Italia fosse all'avanguardia sull'utilizzo e la diffusione di Internet e delle reti; bene, abbiamo anche dimenticato che noi abbiamo delle zone d'Italia in cui Internet non arriva proprio, in cui la rete non arriva, e continuiamo a parlare di qualcosa che non è reale, di qualcosa che non rispecchia tutta l'Italia. E invece noi siamo il Parlamento: quando facciamo i provvedimenti noi dobbiamo pensare a tutti gli italiani.
Ecco, questo è il grosso limite di questo provvedimento su questi temi: non c'è stata la possibilità concreta di dare a ognuno dei nostri studenti la possibilità di continuare quel percorso, che non è soltanto un percorso scolastico, ma è un percorso di vita, è un percorso formativo, è un percorso educativo, e che non può essere interrotto, non deve essere interrotto, perché gli studenti di oggi sono la classe dirigente di domani.
E allora vedete, proprio perché noi riteniamo che la formazione, la scuola, l'istruzione siano la base per la crescita personale e siano la base per la crescita della collettività, abbiamo avanzato una serie di proposte affinché potesse essere assicurata, per esempio, una piattaforma per la didattica a distanza, che ovviamente rispetti - perché anche di questo tema il Governo si è preoccupato molto poco - le legislazioni in tema di privacy e sicurezza. Perché vedete, moltissimi genitori si sono lamentati perché all'interno delle classi, all'interno delle lezioni che si tengono on line si introducono ragazzi che non c'entrano niente e iniziano magari a scrivere, mettono insulti. Ecco, noi ci siamo buttati in questo mondo pensando che fosse la soluzione migliore, ma non abbiamo dato, ancora una volta, le regole, il Governo non ha dato le vere regole perché si potesse arrivare ad una soluzione concreta.
E, allora, vedete, se questo è il panorama, questa è un'Italia che non può andare avanti. Noi abbiamo bisogno di partire dall'istruzione, abbiamo bisogno di partire dall'organizzazione della scuola, immaginando sì nuovi sistemi, ma quei nuovi sistemi devono essere immaginati nel rispetto degli alunni, nel rispetto dell'età: motivo per il quale abbiamo per esempio proposto che ci fosse il supporto delle mamme che lavorano a casa anche attraverso un ampliamento del bonus bebè, di modo che i bambini fino ai 6 anni possano comunque essere seguiti. Abbiamo chiesto che i ragazzi delle scuole primarie possano ritornare nelle classi. Vedete, abbiamo insegnanti nelle scuole dell'infanzia che ancora non sono stati assunti, sono ancora precari. Utilizziamo quegli insegnanti, diamo una parte di quei soldi alla istruzione dei nostri figli, perché i nostri figli sono l'Italia che deciderà, quando noi diventeremo anziani.
E allora, vedete, Fratelli d'Italia, nel solco della volontà di collaborare con il Governo, ha presentato una serie di proposte, ma la prima proposta dalla quale vorremmo partire, il primo punto sul quale vorremmo essere assolutamente chiari è che, senza istruzione, non ci sarà futuro per questa nazione, e se non c'è futuro per questa nazione, oggi noi stiamo dicendo ai nostri ragazzi, ai nostri alunni, di non avere speranza, e questo non ce lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.
Attenda che prima vengano completate operazioni di igienizzazione. Può anche cambiare postazione, se vuole iniziare subito, e andare dalla parte opposta.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la discussione su questo decreto, sul disegno di legge in esame, in ragione del perdurare dell'emergenza dovuta all'evolversi della situazione epidemiologica conseguente alla diffusione ormai pandemica del virus COVID-19, è diretto a tipizzare, in un atto di rango primario, le misure potenzialmente applicabili su tutto il territorio nazionale o su parte di esso, per contenere e contrastare i rischi sanitari conseguenti, per periodi di tempo predeterminati. Ma, diciamolo chiaramente, colleghi, il blocco, il lockdown, così come viene definito, attuato per il contenimento dell'epidemia del COVID-19, ha contemporaneamente compresso tre nostre libertà fondamentali tra loro: quella politica, quella economica e perfino quella religiosa; lo dimostrano le fibrillazioni del Parlamento, del mondo economico produttivo e ora anche della Conferenza episcopale italiana.
Si tratta, quindi, di una sfida durissima per l'Italia, che non affrontavamo almeno dalla Seconda guerra mondiale. La “fase 2”, di fatto, però, non c'è, o meglio, l'abbiamo ascoltato oggi, c'è ma è persa nel caos dei tecnici contro i manager, dei virologi contro le task force, nei 70 e passa esperti sull'app del Ministero dell'Innovazione, che il Ministro Pisano sta presentando finalmente in audizione alla Camera, con questo malvezzo di far coincidere il dibattito d'Aula con le audizioni dei Ministri, come se il dibattito d'Aula - e quest'Aula lo dimostra - sia meno importante, appunto, dell'audizione di un Ministro. Io credo che sia vero il contrario, ma purtroppo forse un giorno arriveremo a organizzare i tempi dei dibattiti e delle audizioni dei Ministri in maniera che sia possibile seguire entrambi.
Le riaperture che ci sono state prefigurate dal Presidente del Consiglio, in una delle sue molteplici conferenze stampa sono un mistero esoterico. Qualcuno ci ha capito qualcosa? Conosciamo tutti il dibattito sui social network sui congiunti, che ha rasentato veramente Scherzi a parte. Dovremo ancora andare in giro con l'autocertificazione, ora di quinta generazione, la vendono persino in edicola a fascicoli, persino ancora cartacea; e questo è bellissimo, colleghi: noi siamo tra le potenze industrializzate maggiori al mondo, ma siamo stati superati, con tutto il rispetto, dalla Grecia, dal Portogallo, da altre nazioni europee, che da subito hanno attuato autocertificazioni digitali, con QR Code, con SMS; noi no, noi siamo alla quinta generazione cartacea.
Conte si è presentato in conferenza stampa e ha detto “concediamo”, come se la Costituzione fosse un oggetto di nessun valore. Succede questo e, quindi, le libertà fondamentali, di fatto, evaporano. Lo dicono i giuristi sui giornali: la pandemia non è una guerra, ha detto Cassese.
Ebbene, questo raffronto con la guerra, che, in maniera retorica noi spesso e anche oggi facciamo, è ovviamente una figura retorica. Ma la Costituzione davvero prevede la limitazione dei diritti individuali e delle libertà individuali esclusivamente in condizione di dichiarazione di guerra, di stato di guerra. Noi non siamo in uno stato di guerra. La nostra è una condizione dichiarata di emergenza e, quindi, non possiamo e non dovremmo subire queste limitazioni delle libertà personali. Lo dice, del resto, anche la Corte costituzionale, con il presidente Cartabia, lo diciamo noi di Fratelli d'Italia e perfino le forze di maggioranza in Parlamento, poco fa lo ha detto anche Renzi, che di questa maggioranza è parte.
Lo stato di eccezione rischia di diventare strutturale, senza tutele per le nostre libertà compresse, dal rincorrersi dei DPCM del Governo giallo-rosso. E ci chiediamo: il mondo produttivo? I professionisti? La cultura e gli spettacoli aspettano di sapere quando e come riaprire, cosa fare, come farlo e come poterlo fare in maniera produttiva, aspettando ogni giorno la nuova lista dei codici Ateco come fosse una lotteria: se ci sei, lavori, se non ci sei, un altro giorno, per cercare di evitare di chiudere, se non lo hai già fatto.
E colleghi, non c'è bisogno di andare a seguire i reportage giornalistici, basta girare l'angolo di Palazzo Montecitorio, qui, in via di Campo Marzio. C'è un bellissimo o bruttissimo cartello su una serranda di una nota catena di pelletterie nazionali, su cui c'è scritto: “cari clienti, non riapriremo, perché non siamo in grado, né economicamente, né strutturalmente, di garantire la sicurezza e l'igiene dei nostri clienti e dei nostri dipendenti, per cui le nostre catene saranno chiuse fino a una nuova decisione da parte del Governo e dello Stato”.
Ecco, questa è la conseguenza di questi decreti dell'indeterminatezza, di questi decreti della confusione, della perentorietà con cui questi decreti vengono e sono stati imposti da un regime speciale, che, ripeto, non è né dichiarazione di guerra, né emergenza da un punto di vista costituzionale; che comunque, come ci ha ricordato Cartabia, oggi, su tutti i giornali, deve essere emergenza e può essere accettata solo se limitata nel tempo. E con questa osservazione, la Corte costituzionale, di fatto, ha bocciato tutti i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e le relative dirette Facebook, con le nomination alla Grande Fratello, come è stato detto oggi da Giorgia Meloni.
Esprimiamo, pertanto, la nostra solidarietà a tutte le categorie colpite, praticamente tutte: ci sono i negozianti, ci sono i ristoratori, che dovrebbero riaprire, mettendo un cliente, magari avendo anche grandi sale o grandi spazi all'aperto o giardini, e nonostante questo, limitare la somministrazione della ristorazione al 30 per cento della potenza della propria sala, della propria cucina. Questo, ovviamente, per un ristoratore vuol dire fallire: cioè, riaprire, per poi riconsegnare le chiavi. E molti ristoratori, anche simbolicamente, in questi giorni, lo stanno facendo ai rispettivi sindaci, stanno simbolicamente riconsegnando le chiavi, perché a queste condizioni riaprire vuol dire fallire.
Ma ci sono tante altre categorie necessarie alla vita quotidiana di tutti noi: ci sono i parrucchieri, ci sono gli estetisti, ci sono, pensate, persino i tatuatori, che uno potrebbe pensare non essere una categoria strategica, ma fattura 300 milioni; l'arte del tatuaggio, anche quella, è considerata un'arte e loro, giustamente, in una lettera aperta hanno scritto al Governo: guardate che noi già prima del COVID avevamo i sanificatori, le mascherine, disinfettavamo ogni posto, c'era un cliente alla volta, perché? Perché ovviamente l'igiene fa parte di quel tipo di attività, come quelle che ho citato prima: si possono realizzare e svolgere in assoluta sicurezza.
E quindi siamo certi che riaprire da subito sarebbe stata, con le dovute precauzioni, una mossa adeguata e rispettosa di queste categorie, che stanno soffrendo e molti ormai cominciano a soffrire anche la fame. E invece no, oltre al danno, anche la beffa: i parrucchieri riaperti lunedì 1° giugno, il 2 giugno è festa nazionale, vuol dire proprio offendere le categorie. Quindi, va a queste categorie la solidarietà di Fratelli d'Italia, categorie che sono allo stremo, senza tutela, come tanti altri professionisti, anche dei servizi alla persona. Colleghi, sapete una spesa di sanificazione quanto costa? Sapete il costo? Costa 2 mila euro. E, secondo voi, chi può pagarla dopo mesi senza incassi? Per questo chiediamo che questi costi siano a carico dello Stato.
E qui aggiungo un inciso, perché una delle disposizioni più odiose, prima del COVID, per tutta la filiera culturale, degli eventi, che colpiva sia i comuni, sia le pro loco, sia gli organizzatori privati, era la famigerata “circolare Gabrielli”, su cui l'ex Ministro Salvini provò, su richiesta nostra e di tutti i sindaci, a fare qualcosa, ad attenuarla, ma, di fatto, rimase più o meno uguale. Ebbene, questa prevede di addebitare i costi agli organizzatori per gli eventi e, quindi, le transenne, il personale, il conteggio delle persone nelle piazze. Voi immaginate una situazione come quella di emergenza in cui ci troviamo e quando, chissà, in una “fase 3”, in una “fase 4”, riprenderanno gli eventi, le manifestazioni folcloristiche, i teatri, i cinema, a chi verranno addebitati questi costi. Ecco, noi chiediamo qui, oggi, una “Gabrielli sanitaria”, che questa volta, però, sia addebitata, come costo, allo Stato, che venga pagata dallo Stato, che, magari, crei anche un indotto, che è quello delle associazioni di volontariato, degli infermieri e aggiunti, dei vigili del fuoco, che possano garantire sanificazione e controllo delle platee, ma a carico dello Stato, non a carico dei comuni, non a carico dei cinema, non a carico dei teatri, non a carico dei festival, non a carico delle pro loco, che gratuitamente fanno manifestazioni.
Ma chissà quando, perché, in questo scenario temporale apocalittico e indefinito descritto da Conte, non sapremo - oggi, adesso, in questi minuti, Franceschini ha parlato - quando queste realtà e questi eventi potranno riprendere. Quindi, ci chiediamo: la cultura, l'industria culturale che fine farà? Noi abbiamo chiesto, come Fratelli d'Italia, mezzo miliardo subito nel fondo di emergenza. Abbiamo apprezzato che il Ministro Franceschini abbia garantito 30 milioni di euro, ma capite bene che, per tutta la filiera degli esclusi dal FUS, la filiera culturale, 30 milioni di euro equivalgono a 30 centesimi. Non sappiamo se e come i nostri teatri, i nostri cinema, i nostri musei, le nostre mostre e i tanti luoghi culturali potranno riaprire.
Colleghi, questo provvedimento prevede un'elencazione dettagliata delle misure di contenimento potenzialmente applicabili su specifiche parti del territorio nazionale ovvero sulla sua totalità. Il Consiglio dei ministri ha indicato oggi, in un articolo di un decreto-legge più ampio, di natura giudiziaria, diciamo inserito nottetempo, come è abituato a lavorare questo Governo, la regolamentazione dell'app “Immuni”, di cui sta parlando il Ministro Pisano nell'audizione che spero di poter raggiungere. Ebbene, il Governo ora dovrà passare il vaglio del Parlamento, come avevamo richiesto, finalmente aggiungerei. Certo, abbiamo da ridire sul metodo: prima, avrebbero dovuto fare la legge e, poi, trovare lo strumento; prima, capire il ruolo che la tecnologia avrebbe potuto avere nel contesto emergenziale - come costruire la fiducia dei cittadini nell'adozione, i risvolti sociali ed economici - e, poi, implementarlo. Qui abbiamo fatto tutto il contrario: prima, l'ordinanza, preceduta da una selezione di cui non abbiamo informazioni e, poi, la legge, proprio a scapito della fiducia dei cittadini e, quindi, dell'efficacia della misura stessa.
In questo caso, un decreto-legge indica addirittura contenuto e modalità delle funzioni di un app, così sovrapponendosi agli elementi che, almeno pensiamo, hanno indotto l'amministrazione a individuare una specifica società. Cioè, avete fatto il capolavoro, colleghi della maggioranza e rappresentante del Governo, se non la disturbo mentre sta chattando con qualche suo conoscente, mentre il Parlamento interviene, se vuole interrompo. Presidente, se vuole, se disturbo il rappresentante del Governo, che ininterrottamente usa il telefono, invece di ascoltare l'Aula, posso anche aspettarlo, grazie. Dicevamo, invece di stabilire prima i criteri, farli passare in Parlamento e, poi, approvare la legge e, poi, fare la gara e individuare la società, è stato fatto il contrario.
Questa società è stata scelta all'esito di una procedura - certo, ad evidenza pubblica e ci mancherebbe altro - ma, a tutt'oggi, non si conosce in base a quali criteri sia stata scelta e quali elementi siano stati considerati in sede di valutazione; ne abbiamo avuto qualche accenno da qualche giornale scrupoloso che si è preso la briga di chiedere agli sviluppatori. La decisione di adottare un sistema di tracciamento digitale segue, sì, le esperienze internazionali dove esso è stato decisivo per il contenimento del contagio, come la Corea del Sud, Taiwan, Singapore, con strumenti, modalità ed effetti diversi, data la specificità culturale, sociale, giuridica, economica, il tasso di innovazione digitale e la diversità della situazione epidemiologica di ogni singola nazione presa a modello (pensate, persino la Cina). L'esperienza internazionale dimostra, però, che un app da sola serve a poco, se non è parte di una strategia complessiva, in primis, la rilevazione dei positivi con i tamponi e analisi sierologiche, in cui la rilevazione tecnologica è strumento e non fine in sé. Non vorremmo, infatti, che questo pasticcio giuridico e strategico non nasca dalla necessità comunicative del Ministro Pisano, che non si capisce esattamente cosa ci faccia al Governo, cosa abbia innovato fino ad oggi, se non l'anagrafe di Torino che è rimasta bloccata per sei mesi quando faceva l'assessore all'innovazione a Torino (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); neanche sulle autocertificazioni, visto che ci sono ormai persone che le collezionano, che hanno i fascicoli come in edicola. Il diritto alla libertà di movimento è però un diritto costituzionalmente garantito e il diritto alla protezione dei dati personali è un diritto fondamentale dell'individuo, ai sensi della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, oltre che della principale legislazione nazionale e internazionale. I criteri di necessità, proporzionalità e minimizzazione rimarcati dalla giurisprudenza nazionale europea indicano, quindi, l'esigenza di contenere tali limitazioni della privacy nella misura strettamente necessaria a perseguire fini rilevanti, con il minor sacrificio possibile per gli interessati. Il rischio dell'adozione dell'app non tenendo conto dei criteri di necessità, proporzionalità e minimizzazione, come sollevato anche dal Garante per la privacy - non da Fratelli d'Italia, dal Garante per la privacy -, è quello dello scivolamento inconsapevole dal modello coreano a quello cinese, scambiando la rinuncia a ogni libertà per l'efficienza e la delega cieca all'algoritmo per la soluzione salvifica: questo non è Fratelli d'Italia, questo è il Garante per la privacy, colleghi e rappresentante del Governo.
Inoltre, non sappiamo nulla delle modalità di selezione; le risposte del Ministro Pisano sono state vaghe, non conosciamo i verbali di aggiudicazione e c'è una forte opacità su “Immuni”, diciamocelo. Vedete, nell'ordinanza di Arcuri, emessa in completa deroga di qualsiasi norma, non sono indicati i soggetti che andranno ad occuparsi della gestione del software e della sua manutenzione, l'ubicazione dei server, le misure emergenziali di carattere tecnologico e logistico per il ripristino in caso di problematico, il disaster recovery, ovvero se dovesse fare crash tutto il sistema. Il bluetooth non è il migliore dei sistemi di comunicazione, dato che, come ha scritto una prestigiosa rivista del MIT, crea molti falsi positivi, e qui andate, colleghi, a vedervi come ragiona questa applicazione nelle indiscrezioni che sono uscite. L'algoritmo, infatti, farà una media delle potenzialità di contagio che ha avuto un individuo che è stato a contatto, sempre calcolata la distanza del proprio telefono da quello del telefono del contagiato, per un tempo previsto e calcolato dall'algoritmo, e su quello, su basi statistiche algoritmiche, verrà stabilito, si verrà segnalati come individuo positivo: siamo veramente alla follia. La nostra individualità, la nostra privacy, il nostro diritto alla salute è affidato ad un algoritmo che, probabilmente, individuerà una catena di contagio, sempre che tutti siano disponibili.
Inoltre, non possiamo negare i nostri dubbi che la misura, se non accompagnata, come richiesto da Fratelli d'Italia, da test per tutti nell'ottica della complementarietà, possa, appunto, rilevarsi inutile, al netto dei dubbi che già abbiamo sull'esattezza delle statistiche rilasciate dalla Protezione civile e la stima della curva dei contagi; su questo abbiamo ascoltato anche Giorgia Meloni citare l'ufficio studi di Fratelli d'Italia, che ha preso i dati dell'ISTAT, non quelli di Fratelli d'Italia, per fare questo confronto. Inoltre, non sappiamo quali misure saranno adottate per chi non ha accesso al digitale, come gli anziani, come i soggetti più fragili. Non vorremmo che la misura degeneri in una situazione come “Omniscient”. Vedete, molto spesso le fiction, la televisione, l'immaginario comunitario anticipano i tempi. C'è questa serie, su una nota piattaforma, che ci racconta di protagonisti che hanno un drone che li segue passo passo, ogni istante, nelle proprie vite, un piccolissimo drone fatto ad insetto. Colleghi del Partito Democratico, vogliamo porre l'attenzione, poi - di colleghi del Partito Democratico ce n'è uno; una c'è - su un caso avvenuto nel Lazio, che coinvolge il segretario Zingaretti, il segretario del vostro partito, cioè la vicenda delle mascherine fantasma. Questa è bellissima e sembra anche questa una fiction, ma ha assunto ormai una dimensione inquietante. Fratelli d'Italia, sia in regione che in Parlamento, con la consigliera Colosimo e il Vicepresidente Rampelli, ha chiesto chiarezza, ha fatto atti di sindacato ispettivo. Vedete, non è possibile che i soldi dei contribuenti vengano spesi in questa maniera, finanziando un'azienda che con le mascherine non c'entra nulla e che - apprendiamo - non restituirà mai i soldi ricevuti, almeno fino ad oggi; una responsabilità che ricade proprio solo esclusivamente sul governatore Zingaretti, che ahimè è anche il segretario del maggior partito di maggioranza di questo Governo. Colleghi, siamo quindi di fronte a uno shock globale - è stato detto il più grande dalla Seconda guerra mondiale e il cui impatto sull'economia, la finanza e il lavoro è e sarà enorme: alto debito, crescita bassa - che sarà sempre più bassa tra le economie avanzate, anche con un rimbalzo del PIL nella fase post Coronavirus - e ridotto spazio fiscale. A questo dobbiamo aggiungere un probabile periodo di tensioni sul debito sovrano, che potrebbe far precipitare l'Italia in un'altra crisi finanziaria, come nel 2011. Ecco, vedete, molti pensano che questa crisi possa essere affrontata come nel 2011: Governo tecnico, spremitura fiscale e poi si torna al tutto come prima, più di prima, ma è una pia illusione. Problemi straordinari hanno bisogno di soluzioni straordinarie. Lo scostamento proposto, senza l'indicazione di come saranno spesi i soldi, almeno in linea di massima, a che cosa serve? Vanno date risposte al mondo economico, alle famiglie, ai cittadini. Colleghi, Conte è sempre più un uomo solo al comando. Chiediamo con forza che non possa essere adottato alcun atto di limitazione di diritti e libertà, o disposizioni che abbiano un impatto sulla ripresa economica senza il preventivo pronunciamento del Parlamento, e devo dire che, su questo, la Commissione VII (Cultura, scienza e istruzione), di cui faccio parte, sta dando prova di un coraggio anche nello svolgimento del lavoro parlamentare, perché è l'unica Commissione - ci risulta - che sta elaborando atti propri di indirizzo su ogni tema di specifica competenza, per dire al Governo dove deve mettere i soldi, quando sono più urgenti e per dare degli indirizzi precisi al Governo. Lo stiamo facendo sulla cultura, sull'editoria, lo faremo sullo sport e lo faremo sulla scuola, sull'istruzione, sull'università, e sarà il Parlamento, non Fratelli d'Italia, a farlo. È stato Fratelli d'Italia a proporre ciò e ringrazio i colleghi di maggioranza che hanno coraggiosamente modificato l'ordine dei lavori trimestrale per elaborare atti originali della Commissione. Questo è quello che deve fare il Parlamento in una dialettica sana con il Governo, non fare da organo passacarte di decreti scritti nottetempo. Vedete, colleghi, l'epidemia - va detto - non è diffusa in modo uniforme sul territorio nazionale e per questo non ha senso adottare misure uniformi sul territorio nazionale. Vanno differenziate le zone rosse, nelle quali l'epidemia è molto diffusa, da quelle dove il virus è poco presente, con diversi livelli di restrizione. Il mantenimento di specifiche zone rosse circoscritte è maggiormente sostenibile dal punto di vista economico e di sostegno pubblico che non la chiusura generalizzata. Fuori dalle zone rosse andrebbero riaperte tutte le attività produttive e commerciali, senza distinzione, attraverso un protocollo di sicurezza stabilito dallo Stato e dai comuni che, se applicato, libera l'azienda da ogni responsabilità connessa al contagio.
Le misure di contenimento del COVID-19 stanno causando un contraccolpo di natura reale, che investe contemporaneamente l'offerta, la chiusura di attività, l'interruzione delle catene del valore e la domanda, crollo dei consumi e riduzione dei redditi e la cui rapidità e intensità non ha precedenti storici, dove il ruolo del Parlamento potrà essere quello di essere un'unità di crisi, non task force, per migliorare i provvedimenti, le leggi, le misure e gli interventi. Vedete, usciremo dalla crisi solo con un nuovo paradigma, che rimetta al centro il lavoro, l'impresa, il welfare, le garanzie per i lavoratori e i professionisti, senza lasciare nessuno indietro. Cito Ivan Illich: il vocabolario crisi indica oggi il momento in cui i tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese le libertà. Come i malati, i Paesi diventano casi critici, ma crisi non ha necessariamente questo significato, non comporta necessariamente una corsa precipitosa verso l'escalation del controllo, può invece indicare l'attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente, all'improvviso, si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e della possibilità di vivere in maniera diversa ed è questa la crisi, nel senso appunto di scelta, di fronte alla quale si trova oggi il mondo intero. Siamo qui, siamo il Parlamento italiano, siamo qui per scegliere e per rappresentare il nostro popolo e non vi permetteremo di farlo in sua vece (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Grazie, deputato Mollicone. Ha chiesto di parlare il deputato Ciro Maschio. Ne ha facoltà. Deputato Maschio, le consiglio di utilizzare questo microfono, così acceleriamo i tempi del suo intervento. Perfetto, grazie, a lei la parola.
CIRO MASCHIO (FDI). Grazie Presidente e grazie ai colleghi che sono rimasti in Aula a rendere onore e dignità a questo Parlamento, su uno dei provvedimenti più importanti che caratterizzano la vita degli italiani in questo momento drammatico. Siamo qui a discutere la conversione in legge del decreto del 25 marzo 2020, siamo qui a discutere ex post, quindi già nella “fase 2”, le misure urgenti per fronteggiare l'emergenza del COVID-19, che ormai sono già state da tempo applicate nella “fase 1”, quindi più che di misure urgenti oggi si dovrebbe parlare di misure tardive e se guardiamo al tempismo con il quale il Governo è intervenuto sull'emergenza, se guardiamo al tempismo con cui il Governo ha coinvolto il Parlamento, è già un miracolo che oggi non ci venga chiesto di intervenire sui decreti che riguardano l'influenza spagnola del Novecento o la peste del Seicento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
La condotta del Governo è stata caratterizzata da ritardi, superficialità confusione ipernormazione, bulimia mediatica e disprezzo del Parlamento e della Costituzione: è la cronologia stessa, impietosa, a confermarlo e a dirci che il Governo è rimasto inerte per oltre un mese, pur sapendo che l'Italia stava per essere investita dallo tsunami del Coronavirus, non adottando misure efficaci, lasciando ignari gli italiani e, ancor più grave, gli operatori sanitari che stavano negli ospedali, per non spaventarli, impedendo così che si potessero predisporre soluzioni organizzative per proteggere i cittadini tutti, o almeno le categorie più esposte, con mascherine, guanti e presìdi sanitari. Il direttore della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, Andrea Urbani, ha confermato che a inizio gennaio il Ministero della Salute sapeva cosa stava per accadere, ma si è limitato a predisporre un piano di emergenza, tenuto secretato per non spaventare la gente, salvo ammettere poi che sarebbe stato meglio un lockdown immediato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il 5 gennaio, la Direzione generale della prevenzione sanitaria ha inviato una nota a regioni e Ministeri, ad oggetto “polmonite da eziologia sconosciuta Cina”, che riportava i sintomi dei casi clinici di Wuhan (febbre, difficoltà respiratorie, tosse, eccetera) e si concludeva, copiando alle conclusioni che abbiamo scoperto molto sospette e molto torbide dell'Organizzazione mondiale della sanità, raccomandando però di evitare restrizioni a viaggi e commerci con la Cina. Il 7 gennaio, se non prima, si registrano casi anomali di polmoniti nel bergamasco e, come è emerso in seguito, in molti altri siti. Il 22 gennaio viene convocata una prima task force in segreto al Ministero della Salute che diffonde una circolare che si limita a prescrivere il tampone in caso di polmoniti anomale, evitando addirittura attività più dettagliate sul tracciamento e sulla provenienza dei soggetti a cui si faceva il tampone e, quindi, evitando di andare a monitorare i contatti che c'erano stati con altri soggetti. Il 27 gennaio il Ministero si limita a scrivere di controllare chi arriva o ha avuto contatti con Wuhan e con la Cina. Nel frattempo, il giorno stesso, il 27 gennaio, il Premier Conte, intervistato sul Coronavirus, afferma, con quella celebre frase: “Noi siamo prontissimi”. Quindi, il 27 gennaio il Premier Conte era prontissimo ad affrontare l'emergenza del Coronavirus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Il 31 gennaio poi, dopo che il 30 i media hanno comunicato il primo caso positivo di Coronavirus, anzi, chiedo scusa, il primo caso potenziale di Coronavirus in Italia, c'è la famosa delibera del Consiglio dei Ministri che dichiara lo stato di emergenza per sei mesi, intimando di provvedere tempestivamente a porre in essere tutte le iniziative di carattere straordinario senza specificare quali, senza adottare misure precise, senza porre in essere protocolli precisi ed efficaci e senza predisporre un piano di emergenza concreto. Si decide solo di chiudere i voli con la Cina, anche qui evitando di ascoltare chi diceva di mettere in quarantena anche tutti coloro che provenivano non solo dalla Cina direttamente ma anche attraverso gli scali da altri Paesi. Quindi, anche dopo il 31 gennaio inizia e aumenta un periodo di inerzia e confusione.
Il 2 febbraio il famoso ormai divo televisivo, il virologo Burioni, va in tv a dire che in Italia il rischio è pari a zero. Nel frattempo, il Ministro della Salute, preoccupato da questi dossier secretati, invita alla prudenza ma il giorno stesso Conte ancora è restio a chiudere tutto. Il 15 febbraio, a conferma dell'incoscienza con cui questo Governo ha affrontato la crisi, il “grande” Ministro degli Affari esteri Di Maio fa decollare da Brindisi un volo per spedire due tonnellate di materiale sanitario in Cina, questo pochi giorni prima che in Lombardia e poi nel resto d'Italia fossero introvabili mascherine, tute protettive e presidi sanitari per proteggere la popolazione e per proteggere i medici, gli infermieri e il personale sanitario.
Il 21 febbraio viene scoperto il primo paziente positivo a Codogno, che non viene neanche sottoposto a tampone. Lo stesso giorno, il 21 febbraio, Giorgia Meloni invita: “Quarantena per tutti coloro che provengono dall'estero”. Il giorno stesso il Premier Conte afferma: “Così si alimentano inutili allarmismi. La possibilità di diffusione del virus in Italia è pressoché remota”. Questo è il Premier Conte. Il 23 febbraio si arriva poi alla prima ordinanza congiunta Ministero della Salute e regioni che applica la zona rossa ad alcune province ben precise. Solo il 28 febbraio il direttore generale della Salute, Urbani, accoglie le richieste della Protezione civile di attivare le azioni per incrementare del 50 per cento le disponibilità di terapie intensive che con calma, solo il 6 marzo, vengono in qualche modo evase stipulando un accordo con la società Siare per la fornitura di ventilatori meccanici. La situazione degenera e in questo periodo assistiamo a tutto e al contrario di tutto: aperitivi, pranzi cinesi anche da parte di Zingaretti, perché il problema per Zingaretti era ancora il razzismo e non il Coronavirus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Assistiamo a tutto e al contrario di tutto: i governatori che chiedono di applicare il lockdown e ancora, mentre si stanno impennando i contagi, il Premier Conte che decide di non chiudere.
Solo il 9 marzo, 38 giorni dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, si è finalmente attuato il lockdown. Quanti miliardi sono stati bruciati in 38 giorni di ritardo? E, soprattutto, quante vite si potevano salvare se in questi 38 giorni si fossero adottate in anticipo le misure più restrittive che molti di noi chiedevano? Prima o poi qualcuno di questo dovrà rendere conto, prima o poi si dovrà svolgere una Commissione d'inchiesta e dei processi nei tribunali, senza tentativi, alla luce del sole o con l'oscurità delle tenebre, di inserire qualche provvedimento, una clausola penale salva responsabilità come, in parte, è già stato tentato di fare. Come è possibile che l'Italia, ottavo o nono Paese al mondo per il PIL, seconda industria manifatturiera d'Europa, non sia in grado, in due mesi, di avviare una produzione e una distribuzione semplicemente di mascherine negli ospedali, agli anziani e per proteggere la popolazione?
Ecco, allora Conte invece, di dire: “rifarei tutto” dovrebbe chiedere scusa al Parlamento e agli italiani per tutto questo. Avrebbe dovuto chiedere scusa e dire: “nella ‘fase 1' abbiamo sbagliato molte cose perché siamo stati travolti da questa emergenza. Adesso, nella ‘fase 2', chiediamo collaborazione e sostegno a tutto il Parlamento” e, invece, anche oggi non abbiamo assistito a nulla di tutto questo. E, ancora, dopo il 9 marzo è continuata la sequela di DPCM con quell'abuso delle prerogative costituzionali di cui molti colleghi già hanno parlato - e, quindi, non ci torno -, abuso dei DPCM direttamente proporzionale all'abuso delle conferenze stampa e delle dirette Facebook.
E allora, è arrivato il momento, almeno adesso, di porre in essere alcune misure che servono almeno a limitare i danni. In primo luogo - e ne parleremo approfonditamente quando tratteremo i decreti economici - bisogna dare i soldi ai cittadini, alle famiglie, alle imprese e ai lavoratori, a cui sono stati promessi poderosi - questo è l'aggettivo utilizzato - interventi di tipo economico, con migliaia e centinaia di migliaia di euro, di cui finora non si è vista traccia. Quindi, siccome l'emergenza sociale ed economica ha ricadute anche sui comportamenti quotidiani delle persone, se vogliamo che i cittadini abbiano la pazienza di continuare ad applicare le misure di contenimento che saranno richieste nelle prossime settimane dovete dare i soldi ai cittadini, perché se uno non ha neanche i soldi per dare da mangiare ai propri figli rischia di essere portato alla disperazione e, quindi, di essere portato anche a infrangere qualunque misura di contenimento. Dovete fare protocolli chiari, con istruzioni precise, dovete semplificare la burocrazia per rendere facilmente reperibili - e non a costo dei cittadini, ma a spese dello Stato - tutto il materiale e tutti i presidi sanitari che servono alla protezione della cittadinanza.
E soprattutto, in sintesi, per non elencare una ad una le tante categorie penalizzate e colpite anche dalle misure sin qui adottate, dovete dare protocolli precisi per mettere tutti in condizione di adottare tutte le misure per poter aprire le proprie attività. È ingiusto penalizzare per categorie, per zone e per settori. Tutti coloro che sono in grado di adottare misure e precauzioni che siano nel rispetto delle normative devono poter aprire domani mattina, dai tribunali ai parrucchieri, agli estetisti, a tutti i commercianti e a tutte le categorie che ancora oggi sono penalizzate e che rischiano di perdere irreversibilmente tutto.
E allora, concludo, innanzitutto ringraziando gli italiani, che hanno dimostrato di avere un senso civico, una pazienza e un rispetto delle norme, nonostante la confusione troppe volte alimentata dal Governo stesso. Invitiamo i nostri concittadini, gli italiani, a resistere, a non mollare, così come non molliamo noi. Dobbiamo sconfiggere due virus. Uno è una pandemia, che attacca pericolosamente le persone, ed è il Coronavirus. L'altro è il Contevirus, che attacca non solo le persone, ma si attacca particolarmente alle poltrone e non le molla, anche facendo scempio di qualsiasi norma costituzionale. Passeranno entrambe queste epidemie. Supereremo anche queste prove e, quando troveremo, in Parlamento e al Governo, delle persone che sappiano collaborare realmente e non riducano questo Parlamento a spettatori dello show altrui, noi ci saremo ancora, sempre in prima linea, per continuare a collaborare per ricostruire l'Italia dopo questa emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa, chiedo scusa?
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Presidente, grazie, sull'ordine dei lavori. Data l'importanza del tema, chiedevo se era possibile iscrivermi e proseguire.
PRESIDENTE. Come penso lei sappia, la iscrizione è prevista un'ora prima dell'inizio della discussione sulle linee generali. Quindi non è possibile.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Sì lo sappiamo, ma, vista l'importanza, noi l'abbiam chiesto.
PRESIDENTE. In termini di Regolamento, non è possibile.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Va bene, allora, interverremo sull'ordine dei lavori diversamente.
PRESIDENTE. Va bene, intanto, dobbiamo comunque proseguire questa fase.
(Repliche - A.C. 2447-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, la presidente della Commissione Affari sociali, la deputata Marialucia Lorefice, che rinuncia.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, la sottosegretaria Zampa. A lei la parola, sottosegretaria.
SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente, lo faccio molto volentieri e, soprattutto, per ringraziare la Commissione Affari sociali e, in particolare, la sua presidente, l'onorevole Lorefice, nei confronti della quale si sono espressi con parole di stima numerosi suoi colleghi, di ogni parte e di ogni gruppo politico. Mi unisco volentieri al ringraziamento e al lavoro, suo e di tutti i suoi colleghi, un ringraziamento che estendo evidentemente a tutto il Parlamento, per l'impegno profuso per il dibattito, che si è in queste ore anche così vivacemente svolto in quest'Aula.
è già stato detto, non ci sono precedenti a quello che abbiamo vissuto e a quello che stiamo vivendo. Ci stiamo misurando con una crisi che non avevamo mai conosciuto prima d'ora e viviamo in uno stato di emergenza, sia in termini di vita istituzionale che in termini di vita privata, una condizione eccezionale che ha esigito poteri eccezionali, ma mai pieni poteri: i poteri necessari a contrastare il virus, che ha minacciato la sicurezza dei cittadini italiani. Il Parlamento è sovrano e alla sua sovranità ci rimettiamo, evidentemente.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Deputato Garavaglia, vuole la parola sull'ordine lavori? Prego. Le ricordo - anche per mantenere uno stile - che il richiamo sull'ordine dei lavori prevede comunque una proposta all'Aula, magari di coinvolgimento del Governo, su quello che lei ritiene di dover segnalare attraverso il suo intervento. Prego.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Sì, era solo per prendere atto dell'ampia e esaustiva replica del Governo su un tema così importante, però questo non c'entra.
Sull'ordine dei lavori. Quando il nostro collega Cirielli è stato segnalato positivo, ci hanno chiamato a casa, per dire che eravamo vicini e, quindi, dovevamo sostanzialmente metterci in auto-quarantena, in quanto vicini. Segnaliamo che, per come avete messo le postazioni, siamo ancora più vicini rispetto alla segnalazione che era stata fatta, tant'è che il sottoscritto era ben a due metri di distanza. Oggi ci mettete molto più vicini.
Quindi, vorremmo capire qual è il criterio. Il criterio è di rispettare la distanza o di renderci più vicini? Perché ad oggi, per come avete messo le postazioni, così non è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Deputato Garavaglia, intanto la ringrazio per l'abituale cortesia. Diciamo che queste decisioni sono state concordate tra il Collegio dei questori e la Conferenza dei presidenti di gruppo, presieduta dal Presidente Fico in persona e, quindi, sono state frutto di una serie di elaborazioni tutte, per carità, superabili da altre decisioni. Però, per questo momento - ho partecipato anch'io all'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo - c'è stata una discussione abbastanza dettagliata sulla logistica, sulla distribuzione, sulle modalità e sulle proposte alternative per consentire a tutti i deputati. Evidentemente questo aspetto della distanza può essere un elemento che, attraverso il suo capogruppo, può tornare a essere discusso, a vostra decisione insindacabile, nella prossima riunione dei presidenti di gruppo. Comunque, mi rendo conto che la sua osservazione può essere pertinente.
Come gli uffici mi ricordano, la distanza è quella prescritta dalle norme vigenti e, quindi, tra una postazione all'altra, dovrebbe intercorrere un metro. Quindi, non so se vogliamo prendere il centimetro, però, insomma, la decisione è stata ispirata da queste regole. Poi, comunque, consideri che c'è l'obbligo di mascherina.
Ha chiesto di parlare il deputato Rixi. Ne ha facoltà.
EDOARDO RIXI (LEGA). Sempre sull'ordine dei lavori, sempre sul problema delle sanificazioni. Visto che se ne è parlato e se ne parla ogni volta in Aula, allora io vorrei capire se, al di là dell'Aula, vengono fatte le sanificazione degli uffici, anche del personale dei gruppi, come prevede e prescrive la legge, oppure se è vero che, per la diminuzione del personale, molti uffici non vengano sanificati, esponendo il personale, anche quello dei gruppi, a dei rischi.
Infatti, è bene tener la mascherina in Aula, ma se poi comunque i deputati, ovviamente, come tutti i dipendenti della Camera, girano all'interno del Palazzo, sarebbe opportuno che la sanificazione venisse fatta in ogni luogo del Palazzo.
Per cui, chiedo che venga data risposta, perché, siccome queste voci continuano a girare all'interno della Camera, gradirei che l'Ufficio di Presidenza su questo desse una risposta ultimativa, visto anche che sono state fatte varie segnalazioni che in alcuni uffici si son trovati, da una settimana all'altra, le stesse identiche cicche di sigarette sui tavoli, piuttosto che carta nei cestini, per mancanza di personale per le igienizzazioni.
PRESIDENTE. Non è esattamente proprio porre la questione nella seduta plenaria della Camera, perché ci sono gli organismi preposti. Tuttavia, mi confermano che, quotidianamente, vengono effettuati lavori di sanificazione, attraverso l'utilizzo dei prodotti certificati, quindi sostanze alcoliche e disinfettanti. Quindi, la sua preoccupazione ovvero le notizie che ha avuto da parte di qualche collega non sembrano fondate. Qualora lei ne avesse di più dettagliate, può tranquillamente formalizzarle o al Presidente della Camera o forse più esattamente al Collegio dei questori.
Ha chiesto di parlare il deputato Cabras per una commemorazione. Ne ha facoltà.
PINO CABRAS (M5S). Sì, voglio ricordare in quest'Aula Giulietto Chiesa, scomparso pochi giorni fa, una figura intellettuale, politica e giornalistica. È uno scrittore che ha influito molto su lati nascosti della democrazia italiana e non solo, perché aveva anche un grande profilo internazionale. Vorrei ricordare che è stato ricordato con tutti gli onori alla Duma, pochi giorni fa, con un minuto di silenzio con tutti i deputati in piedi, a commemorare la sua figura.
È stato un mio grande amico, con il quale ho collaborato per molti anni, con cui ho scritto anche dei libri insieme e che ha la connotazione di un uomo libero. Così viene ricordato in tutti i ricordi di questi giorni, in tutti i necrologi, in tutte le testimonianze, anche alla televisione che abbiamo fondato insieme, la web tv “Pandora TV”. È stato il giornalista che ha raccontato meglio di tutti la fine dell'URSS e da quella esperienza, in cui è stato veramente il miglior corrispondente occidentale, ha tratto molte lezioni sulla fragilità dei colossi della storia che si piegano sulle proprie ginocchia d'argilla e ha esteso questa consapevolezza al mondo intero, alla nostra civiltà, anch'essa piena di fragilità estreme, e lo possiamo dire in tempi di Coronavirus, cioè nei tempi in cui la dimensione dell'uomo che fabbrica, che costruisce, che crea imperi si confronta con la ineliminabile dimensione della natura. Questo era presente nei suoi libri, ne vorrei ricordare solo uno: Invece della catastrofe. Perché costruire un'alternativa è ormai indispensabile, un titolo che già racconta la fragilità della nostra epoca e la necessità di rimediarvi.
Nella sua ricerca si è fatto anche dei nemici, ha incrociato le armi con molte delle persone presenti in quest'Aula e in altre Aule, soprattutto, in quella del Parlamento europeo, dove è stato eurodeputato, però si è guadagnato il rispetto di uomo autenticamente libero, che riusciva a dialogare con mondi lontani dalle sue origini. Credo che ci lasci un'eredità importante, che va recuperata, utilissima per costruire la pace in questo nuovo millennio, colpito dalle catastrofi, dalle minacce globali, dopo che si rovesciano nelle speranze improprie che hanno suscitato.
È un uomo che ha saputo parlare attentamente contro una certa concezione del potere che ha dominato negli ultimi tempi, un potere di pochi, un potere che si chiude verso le diversità e, quindi, credo che questa sia anche una proposta che dovremmo fare: un convegno che recuperi la sua memoria che è rimasta troppo nascosta, che ha dovuto cercare mezzi suoi, perché non c'erano molte attenzioni da parte del grande sistema dei media negli ultimi tempi; credo che uno sforzo per recuperare questa memoria vada fatto, magari con un convegno alla Camera. Almeno da parte mia e di qualche altro collega ci sarà lo sforzo per fare questa piena commemorazione (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Ringraziando anche il collega Pino Cabras, è doveroso ricordare una figura come Giulietto Chiesa, perché chi fa politica, chi si interessa di geopolitica non può non riconoscere l'onestà intellettuale di una figura come quella di Giulietto Chiesa che ha saputo, a differenza di molti altri, lasciare da parte ideologie passate per poter dialogare con tutti; ha saputo anche cambiare idea su proprie convinzioni, su proprie affermazioni che nel passato aveva fatto; in quel mondo euroasiatico, in quel freddo schema dove c'erano amici e nemici per forza di cose, nel tempo, lui ha saputo variare, ha saputo dialogare con i mondi di destra e di sinistra; non ha mai avuto la ritrosia, da uomo di sinistra, a dialogare con mondi che molti avrebbero voluto ghettizzati o non avrebbero mai ascoltato. Lui è andato oltre, ha voluto raccontare la sua verità; per questo è stato anche emarginato, lui stesso, dalla stampa, dalla grande editoria e poi ha avuto il coraggio di costruire una web tv con chi voleva collaborare, dove esprimere le proprie opinioni, lanciare le proprie convinzioni, dando spazio a tutti. Uno poteva non essere d'accordo con le sue opinioni, poteva non condividere tutto, ma tutti gli abbiamo riconosciuto quella grande onestà e quel grande contributo alla politica e alla società.
In questi tempi in cui l'informazione spesso non dà spazio a tutte le opinioni, lui l'ha fatto e, quindi, merita il nostro riconoscimento e do sicuramente l'adesione a Pino; è meritorio fare un convegno dove ricordiamo tutti i suoi studi e tutta la sua figura, per studiare e anche per dare un'opportunità ai più giovani di prendere insegnamenti da quel grande lavoro che lui ha fatto (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgetti. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI (LEGA). Presidente, volevo ringraziare il collega Cabras che ha ricordato qui Giulietto Chiesa; posso dire semplicemente, come è stato già detto, che lui è stato un uomo libero, dal pensiero libero, senza pregiudizi, curioso e, quindi, aperto anche al confronto con le persone che apparentemente stavano più lontane da lui in termini ideologici. Io l'ho incrociato pochi giorni fa, qui, alla Camera; non lo conoscevo, lo seguivo, io lo seguivo, e mi ha detto: ma, io da un po' ti seguo, avrei piacere di parlare con te.
Penso che, pur essendo lontanissimi probabilmente dai punti di partenza ideologici e di pensiero, questa sia l'ulteriore testimonianza che, in un mondo come il nostro, in cui la libertà di espressione è apparentemente amplissima, poi gli spazi per gli uomini liberi si restringano sempre di più. Il tentativo che lui ha fatto è proprio la testimonianza di continuare a coltivare questa libertà prevista dall'articolo 21 della Costituzione, nonostante quello che è un sistema che piano piano restringerà sempre di più le possibilità e le nostre facoltà. Quindi, io penso che, se ce ne sarà l'occasione, un momento di riflessione sulla storia, probabilmente anche sugli errori, ma anche sulla capacità di aprirsi al contributo di tutti, da parte di Giulietto Chiesa, io personalmente, ma anche tanti amici del gruppo della Lega, ci saremo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI (LEGA). Presidente, le volevo segnalare una piccola cosa, che i computer qui al piano Aula e anche quelli della Galleria dei Presidenti sono stati disattivati, addirittura, non hanno più le tastiere e non ci sono nemmeno più le sedie. La distanza di sicurezza, Presidente, in queste postazioni informatiche può essere mantenuta come in Aula, anche con un po' di buonsenso, abbiamo anche le mascherine. Molti di noi, tengo a precisare, continuano a lavorare anche durante questi giorni, molti di noi deputati utilizzano o vorrebbero utilizzare queste postazioni informatiche. Quindi, io mi chiedevo, signor Presidente, se fosse possibile sapere perché sono state disattivate e se fosse possibile riattivarle al più presto.
PRESIDENTE. Chiederemo notizie al riguardo; ovviamente, non sono nelle condizioni di risponderle, perché non ci occupiamo direttamente di questo e dovremo farlo attraverso gli uffici preposti.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 5 maggio 2020 - Ore 16:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19. (C. 2447-A)
Relatrice: LOREFICE.
La seduta termina alle 17,15.