XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 335 di mercoledì 6 maggio 2020
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 aprile 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Giachetti, Morelli e Saltamartini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,32).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,50.
La seduta, sospesa alle ore 9,33, è ripresa alle 9,50.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Colleghi, chiederei un attimo di attenzione che devo dare delle informazioni. Colleghi, chiederei un momento di attenzione… quando il termine è “colleghi”, si riferisce a ognuno di noi; dopo pregherei di non dire che non avevamo capito.
Come convenuto nella riunione del 29 aprile della Conferenza dei presidenti di gruppo, i deputati potranno accedere alle nuove postazioni predisposte sulle tribune, dalle quali sarà possibile sia svolgere interventi che procedere a votazioni.
Quanto allo svolgimento degli interventi dalle tribune, è obbligatorio indossare la mascherina ed utilizzare l'apposito microfono installato in ciascuna di esse. Chi intendesse prendere la parola senza mascherina, sarà tenuto a scendere per tempo nell'emiciclo e parlare dai microfoni posti davanti al tavolo del comitato dei nove. Colleghi, su questo non potremo attuare nessun tipo di eccezione.
Con riferimento alle votazioni, vi si potrà procedere anche dalle postazioni collocate sulle tribune, mediante un pc portatile che è già stato fornito. La scorsa settimana le modalità di svolgimento di tali votazioni sono state illustrate ai delegati dei gruppi, mentre a tutti i deputati è stata inviata un'apposita guida.
Ricordo che per accedere al terminale di voto, ciascun deputato deve inserire il proprio identificativo personale (corrispondente al cognome seguito dal trattino basso e dall'iniziale del nome) e quindi digitare il PIN a quattro cifre, seguito dalla password di ulteriori sei cifre, generata dal token.
Analogamente a quanto avviene per i terminali presenti nei banchi dell'emiciclo, una volta aperta la votazione, si potrà scegliere l'opzione di voto tra “sì”, “no” e “astenuto”, e sarà consentito, fino alla chiusura delle votazioni stesse, cambiare il proprio voto, così come di annullarlo attraverso il comando “annulla”.
Le postazioni dell'emiciclo saranno sbloccate e ciò comporta che il pulsante della votazione dovrà essere mantenuto premuto fino alla chiusura della votazione stessa.
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (A.C. 2447-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2447-A: Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2447-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, non previamente presentate in sede referente e non strettamente attinenti al contenuto del provvedimento: Cirielli 1.56, che prevede l'applicazione dell'aliquota del 4 per cento per la produzione e l'acquisto di dispositivi medici di protezione individuale e di prodotti per la sanificazione; Gemmato 2.050, che aumenta il numero dei posti disponibili per i bandi di ammissione alle scuole di specializzazione di area sanitaria per gli anni accademici 2021-2022 e 2022-2023; Baldelli 5.60, che prevede la detraibilità delle spese certificate per l'acquisto di mascherine chirurgiche; Caretta 5.050 e 5.051, che recano modifiche al decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020, cosiddetto Cura Italia, al fine, rispettivamente, di ampliare le categorie di immobili commerciali sul cui canone di locazione è riconosciuto un credito d'imposta e di incrementare la dotazione del Fondo per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale.
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, secondo quanto previsto dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 7 marzo 2020, gli emendamenti Lollobrigida 3.80 e 3.81, che, nel prevedere il parere vincolante delle Commissioni parlamentari su provvedimenti delle regioni, si pongono in contrasto con il principio di autonomia di tali enti, previsto dalla Costituzione.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Fratelli d'Italia è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Scusate, colleghi, ci sono stati alcuni ritiri, anzi, numerosi ritiri di emendamenti: per avere un fascicolo ordinato, sospendiamo la seduta per 5 minuti.
La seduta, sospesa alle ore 9,57, è ripresa alle 10,03.
PRESIDENTE. Chiederei al Governo di esprimere i pareri, lo fa lei, sottosegretaria Zampa? Bene, per il Governo c'è lei. Invito, dunque, la relatrice ad esprimere il parere. Prego, relatrice.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 1.83 Prisco, parere contrario.
PRESIDENTE. Aspetti un momento. Onorevole Lollobrigida, se vi mettete entrambi… grazie. Prego, relatrice.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 1.51 e 1.84 Magi, parere contrario. Sull'emendamento 1.57 Paolo Russo, parere favorevole.
Sugli emendamenti 1.58 Spena e 1.63 Iezzi, parere contrario.
PRESIDENTE. Gli emendamenti 1.52 Nesci e 1.25 Bellucci sono ritirati.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Sull'emendamento1.95 Gemmato, parere contrario.
PRESIDENTE. L'emendamento 1.27 Bellucci è ritirato.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Sugli emendamenti 1.64 e 1.65 Alessandro Pagano e 1.59 Gelmini, parere contrario.
PRESIDENTE. L'emendamento 1.60 Gelmini è ritirato.
Sull'emendamento 1.53 Meloni e sugli identici emendamenti 1.50 Ceccanti, 1.61 Occhiuto e 1.97 De Filippo?
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Parere favorevole, con la seguente riformulazione: Al comma 2, dopo la lettera h), aggiungere la seguente: “h-bis): Adozione di protocolli sanitari, d'intesa con la Chiesa cattolica e con le confessioni religiose diverse dalla cattolica, per la definizione delle misure necessarie ai fini dello svolgimento delle funzioni religiose in condizioni di sicurezza”.
PRESIDENTE. La ringrazio. Torniamo indietro sull'emendamento 1.60 Gelmini, che non risulta ritirato, mi sono sbagliato.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Parere contrario. Sull'emendamento 1.68 Belotti, parere contrario, mentre sugli emendamenti 1.67 Panizzut e 1.32 Varchi, parere favorevole.
Sui successivi emendamenti 1.96 Spena, 1.22 Bellucci, 1.28 e 1.29 Lucaselli, 1.34 Ferro, 1.62 Spena, 1.4 Bucalo e 1.5 Frassinetti, parere contrario.
PRESIDENTE. L'emendamento 1.6 Bucalo è ritirato, come anche l'emendamento1.91 Cirielli.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Sugli emendamenti 1.92 e 1.93 Cirielli, 1.66 Andreuzza e 1.35 Rampelli, parere contrario, mentre sull'emendamento 1.69 Andreuzza, parere favorevole.
Sugli emendamenti 1.71 Stefani, 1.72 Andreuzza e 1.73 Cecchetti, parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 1.70 Giannone, insieme all'emendamento 1.23 Bellucci...
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Sull'emendamento 1.70 Giannone c'è una riformulazione, che tiene conto solo della parte relativa alla tutela e alla continuità degli incontri genitori-figli. Poiché l'emendamento 1.23 Bellucci, che avremo più avanti, verte sulla stessa materia, d'accordo con il Comitato dei nove, proporremo la stessa riformulazione.
PRESIDENTE. Perfetto, quindi lo tratteremo insieme all'emendamento 1.23 Bellucci.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Sì. Sull'emendamento 1.33 Varchi, parere contrario, così come sugli emendamenti 1.7, 1.8 e 1.9 Baldini parere contrario; 1.54 Varchi, contrario; 1.55 Varchi, ritirato; 1.16 Bagnasco, contrario. 1.17 Frate, contrario; 1.80 Lollobrigida, contrario; 1.81 Novelli, contrario; 1.82 Colucci, contrario; 1.10 Baldini, contrario; 1.12 Baldini, contrario; 1.11 Baldini, contrario; 1.26 Bellucci, contrario.
PRESIDENTE. 1.26 Bellucci, è ritirato e anche 1.31 Varchi.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Con riferimento all'emendamento 1.23 Bellucci, come dicevo, è favorevole con riformulazione, così come 1.70 Giannone. Leggo la riformulazione; al comma 2, lettera cc, aggiungere infine le seguenti parole: “sono in ogni caso garantiti gli incontri tra genitori e figli autorizzati dall'autorità giudiziaria nel rispetto delle prescrizioni sanitarie o, ove non possibile, in collegamento da remoto”.
PRESIDENTE. Bene, lo voteremo insieme all'1.70 Giannone, a pagina 10 del fascicolo.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Emendamento 1.24 Bellucci, contrario; 1.15 Spena, contrario; 1.30 Lucaselli, contrario.
PRESIDENTE. L'1.56 è inammissibile.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. 1.050 Caretta, contrario; 1.054 Ciaburro, contrario; 1.055 Ciaburro, contrario; 1.056 Ciaburro, contrario; 1.058 Ciaburro, favorevole; 1.059 Ciaburro, contrario.
PRESIDENTE. 1.060 Ciaburro, è ritirato; 1.061 Ciaburro, è ritirato.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. 2.54 Garavaglia, contrario; 2.80 Lollobrigida, viene riformulato, ha parere favorevole con riformulazione, così come gli identici 2.51 Ceccanti, 2.52 Occhiuto e il 2.60 De Filippo. La riformulazione sarebbe così; al comma 1, dopo il secondo periodo, aggiungere il seguente: “il Presidente del Consiglio o un Ministro da lui delegato illustra preventivamente alle Camere il contenuto dei provvedimenti da adottare ai sensi del presente comma, al fine di tenere conto degli eventuali indirizzi dalle stesse formulati. Ove ciò non sia possibile per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure da adottare, riferisce alle Camere ai sensi del comma 5, secondo periodo”.
PRESIDENTE. La ringrazio. Colleghi, raccomando l'uso delle mascherine. L'emendamento 2.81 Lollobrigida è ritirato, come anche il 2.82 Lollobrigida.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. 2.1 Bagnasco, contrario; 2.2 Sisto, contrario.
PRESIDENTE. 2.050 Gemmato, inammissibile; 3.80 Lollobrigida, inammissibile; 3.81 Lollobrigida, inammissibile;
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. 4.52 Baldelli, contrario; 4.53 Baldelli, contrario; 4.54 Baldelli, contrario; 4.100 della Commissione, favorevole; identici 4.4 Pella e 4.8 Cavandoli, contrario; 4.6 Pella, contrario; identici 4.50 Carnevali e 4.51 D'Arrando, il parere è favorevole con riformulazione; al comma nove, terzo periodo, dopo le parole “dell'ispettorato nazionale del lavoro” aggiungere le seguenti “limitatamente alle proprie competenze in materia di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro”. Emendamenti 4.56 Gelmini, contrario; 4.1 Sisto, contrario; 4.55 Baldelli, contrario; 4.03 Locatelli, contrario; 4.05 Patelli; contrario; 4.055 Locatelli, contrario; 4.056 Locatelli, favorevole.
PRESIDENTE. Il 5.60 Baldelli è inammissibile, così come anche il 5.050 Caretta e 5.051 Caretta. Il Governo?
SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Il Parere del Governo è conforme.
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Zampa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli, prego. Su che cosa?
SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio Presidente, per un chiarimento: l'1.60 Gelmini era stato letto inizialmente come ritirato, in realtà non è ritirato; vertendo sullo stesso tema dell'1.53 Meloni, volevo capire se si intende anche per quello la riformulazione che è stata letta per l'1.53. Grazie.
PRESIDENTE. Il suo quesito è chiaro. Relatrice, il collega Baldelli chiede se la riformulazione che è stata fatta per l'1.53, 1.50, 1.61 e 1.97 può essere intesa - ma questa è una valutazione - per l'1.60. Ce n'è già uno vostro, collega Baldelli, che è l'1.61 Occhiuto, che è già del vostro gruppo - a seconda firma Gelmini - quindi penso che il problema sia superato dai fatti. Va bene, mi sembra che il problema sia risolto.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Volevo chiedere un chiarimento rispetto all'emendamento 2.80, ove, nel comma che va da “ove” fino a “periodo”, il Governo scrive: “riferisce alle Camere ai sensi del comma 5, secondo periodo, rispetto ai DPCM”. Allora, noi abbiamo illustrato…
PRESIDENTE. Collega Lollobrigida, le riformulazioni vengono lette per comodità, dopodiché quando arriviamo lì tratteremo il punto.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Però, essendo rispetto all'ordine dei lavori abbastanza importante, io volevo chiedere come il Governo interpretava la parola “comunicazione del richiamato comma 5”, perché a noi ovviamente, se il Governo intende “rende comunicazioni all'Aula, le comunicazioni del comma 5”, a noi il termine “riferisce alle Camere” va bene; se invece per “comunicazioni ai sensi del comma 5”, lo dico anche agli altri colleghi firmatari, ciò significa sostanzialmente che “informa” di quello che è il contenuto del DPCM, ma senza permettere all'Aula di dare un giudizio su quello che è avvenuto, siamo daccapo, perché evidentemente non si dà la possibilità al Parlamento italiano, rappresentativo del popolo, nemmeno di giudicare postumi gli atti del Governo in relazione a una situazione che, comprendiamo, possa essere di emergenza; quindi, non contestiamo nemmeno l'atto in sé, contestiamo la procedura successiva che, ovviamente, vincola il Parlamento a dare un parere. Almeno il parere lasciatecelo, successivo a questo, quindi vorrei capire se il Governo intende, nella parola - ma questa è dirimente - che è al comma 5 come “comunicazione”, è una comunicazione che viene data dalla Presidenza ed informa, o rende comunicazione e vincola il Parlamento a dare un indirizzo anche successivo e un giudizio di quello che è stato un atto del Governo.
PRESIDENTE. E' chiaro il concetto. Credo che la relatrice avrà modo di rispondere e il Governo anche. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.83 Prisco, su cui ricordo il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.51 Magi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, anche alla luce dell'intervento di poco fa del collega Lollobrigida, chiederei un momento di attenzione a tutti quanti i colleghi. A me sembra davvero fuori luogo che si vadano a cercare delle procedure nuove per tentare di far recuperare, in una fase di emergenza e di necessità, di massima collaborazione di tutti gli organi istituzionali, a partire evidentemente dal Parlamento e dal Governo, di inventare procedure nuove, che poi non si capisce se diano luogo a delle informative, a delle comunicazioni, se prevedano un'espressione del Parlamento o meno, e che rischiano - quelle sì - di intralciare e di legare gli strumenti che un Governo deve avere nell'emergenza.
Con questo emendamento io invece propongo qualcosa di semplice, che non andrebbe a sminuire i poteri del Governo, considerando il fatto che noi abbiamo attualmente un decreto-legge in vigore, che verrebbe lasciato in vigore fino alla scadenza dei 60 giorni, cioè fino al 25 maggio; dopo, l'emendamento chiarisce che vi possono essere ulteriori indicazioni, da statuire attraverso decreto del Ministro della salute su come, non su cosa i cittadini devono fare e non su chi devono o non devono vedere, su come i cittadini debbono comportarsi. Un approccio di questo tipo consentirebbe il recupero di un normale rapporto tra gli organi istituzionali, senza andare a creare delle fattispecie nuove che aumenterebbero il caos.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Presidente, sull'ordine dei lavori. Nella scorsa Conferenza dei presidenti di gruppo avevamo raggiunto un accordo tale per cui, visto che le nuove postazioni sono 503, sarebbe stato permesso a tutti i colleghi di votare e non sarebbe stato allontanato nessuno. Oggi si è verificato quello che pensavamo, cioè che ci sono più colleghi del previsto e un nostro collega se n'è dovuto andare non potendo votare. Visto e considerato che l'accordo era che, in caso di superamento dei numeri, avremmo bloccato la seduta e avremmo proceduto all'appello nominale su tutti i voti, io chiedo che si dia seguito a quanto deciso in Conferenza dei presidenti di gruppo perché non è colpa del gruppo della Lega se la Camera non è in grado di organizzare le votazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Onorevole Molinari, io confermo esattamente quello che lei ha detto, però devo dire che anche visivamente è evidente che è pieno di posti vuoti e disponibili per i colleghi. Capisco che lei si riferiva ai posti in Aula, capisco che lei si riferiva…Onorevole Molinari, se c'è un problema e qualcuno ha detto che un parlamentare non può votare, la cosa è assolutamente incomprensibile e ingiustificabile, essendoci posti disponibili per votare.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Bordonali, ne ha facoltà. Mi racconti cosa è successo, perché altrimenti non mi è chiaro.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Presidente, come sanno tutti i presidenti di gruppo e i delegati d'Aula, ci son stati assegnati dei posti prima di questa seduta, quindi noi abbiamo occupato tutti i posti assegnati.
Avevamo segnalato che i posti che ci erano stati assegnati erano 100 anziché 125. Se possiamo occupare posti di altri colleghi e dovessero, però, arrivare gli altri colleghi il problema si ripresenterebbe; il problema che c'è stato è che effettivamente i posti assegnati in Aula e nelle tribune non corrispondono esattamente al numero di tutti i colleghi, quindi potrebbe verificarsi che, se arrivano tutti i colleghi, qualcuno non potrebbe effettivamente votare. Noi tutti i nostri posti li abbiamo occupati, tutti quelli assegnati. Se ora ci dite che possiamo occupare dei posti non assegnati è una novità, perché non è quello che ci era stato detto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Onorevole Bordonali, ringrazio lei e il presidente Molinari per la segnalazione. È evidente che un parlamentare ha diritto a votare, e quindi i posti sono assegnati per l'organizzazione, come sono sempre assegnati i posti in quest'Aula. È evidente che nel momento in cui non tutti i posti del vostro gruppo sono occupati, bisogna occupare quelli che sono liberi. Nel momento che avremo tutti i posti occupati, ci porremo il problema e troveremo una soluzione anche in quel caso, anche eventualmente utilizzando i posti liberi del Governo dove si può votare. Comunque hanno votato 435 colleghi e ci sono oltre 500 posti disponibili, quindi è evidente che tutti i colleghi possono votare.
Eravamo alla votazione dell'emendamento 1.51 Magi. Spero che tutti i colleghi oggi, in questo momento abbiano posto. Pregherei chi deve salire di farlo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.51 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.84 Magi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, questo emendamento intende inserire nel decreto-legge un'indicazione che è arrivata dallo stesso Ministero della Salute con un decreto di alcuni giorni fa, che ha individuato quali debbano essere i parametri per una riapertura proporzionale alla diffusione del contagio nelle varie zone del Paese, alla stabilità quindi della trasmissione del virus, alla disponibilità di posti letto e ai nuovi contagi che ci siano ogni giorno. Questo nel presupposto che la legittimità delle restrizioni delle libertà proporzionali c'è quando è proporzionata, appunto, alla diffusione in una determinata zona.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.84 Magi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.57 Paolo Russo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO (FI). Presidente, abbiamo la fortuna che la lingua italiana consente al meglio di esprimersi modificando anche una semplice congiunzione. Il suggerimento che abbiamo formulato è esattamente quello di modificare una “e” in una “o”, determinando una congiunzione con valore alternativo e non escludente, il che determina che ciechi, ipovedenti, sordi, sordociechi e tutti i disabili sensoriali potranno in questo modo fare una passeggiata anche all'aperto. Ringrazio la relatrice per avere accolto questo emendamento, che consente così a tante persone, che hanno bisogno, forse come altri e più di altri, di poter uscire di casa, di farlo in condizioni di assoluta regolarità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.57 Paolo Russo, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.58 Spena. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spena. Ne ha facoltà.
MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Dunque, avete chiesto con l'ultimo DPCM del 27 aprile un'altra assunzione di responsabilità da parte delle famiglie di dotare i propri bambini al di sopra dei sei anni di mascherine nei luoghi chiusi, quindi nei luoghi dove c'è più pericolo, chiaramente, di contatto. Allora, nell'attesa, Presidente, soprattutto per allontanare le famiglie dalle tante incertezze, dalle tante confusioni e dalle tante notizie destabilizzanti rispetto alla gestione della propria quotidianità, soprattutto rispetto ai propri figli minori, pensavamo che l'uso delle mascherine nei luoghi chiusi potesse sin da oggi essere un importante punto fermo per le modalità di comportamento dei genitori nei confronti dei più piccoli, e quindi perlomeno mettere in sicurezza i propri minori, i propri figli, rispetto anche ai rapporti con quelle persone anziane che sono i propri nonni, con i quali finalmente si sono potuti ricongiungere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.58 Spena, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.63 Iezzi, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.95 Gemmato, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.64 Alessandro Pagano. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, grazie. Si apre con questo emendamento un ciclo di emendamenti che, secondo il mio modesto parere, e non soltanto il mio, rivestono un'importanza che va oltre il dato sociale e politico, perché attiene alla sensibilità complessiva di milioni di italiani. Quindi, preannuncio subito e dico che la posizione della Lega è stata espressamente un'esposizione forte, nel senso che abbiamo ribadito l'ovvietà.
Abbiamo semplicemente detto quello che i padri costituenti hanno detto sin dal primo giorno. Per cui le volontà di limitazione o sospensione di manifestazioni religiose di cui alla legge attuale, di cui alle lettere g) e h) del comma 2, secondo il nostro parere, sono assolutamente infondate, illogiche, incostituzionali. Da qui questo tema che è stato sviscerato nella maniera in cui ovviamente mi permetto anche di offrire, con riflessioni che sono note.
La prima di tutte sicuramente è quella dell'articolo 19 della Costituzione: tutti ribadiscono i principi costitutivi, però poi, alla fine, a conti fatti, nessuno li ricorda.
E allora, a costo di essere ripetitivo rispetto a quello che molti sanno, ribadisco quello che dice l'articolo 19 della Costituzione: che tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale e - attenzione, sottolineo - associata, in privato e - sottolineo - in pubblico. E allora il dato è che tutto questo non si è assolutamente realizzato. Abbiamo visto ben 33 casi conclamati, censiti, spiegati da tutti i media dove realmente ci sono stati dei soprusi di questi principi essenziali, ci sono in questo momento delle valutazioni di ordine anche penale nei confronti di taluni, che sono assolutamente ingiustificate, fatti che hanno destato anche scalpore nell'opinione pubblica. Il dato che comunque a noi in questa sede tocca ribadire è che non è possibile calpestare quello che è il diritto essenziale di un uomo, che è il diritto primario, che è quello che riguarda il proprio intimo. La prima libertà, signori parlamentari, colleghi parlamentari, è quella del proprio intimo; se viene calpestata questa, poi è matematico e logico che tutte le altre sono apparentemente o, comunque, conseguentemente secondarie. La conferma di tutto questo è che non è soltanto il parere della Lega e del sottoscritto: la Corte costituzionale lo ha ribadito con decine di sentenze. Mi permetto di richiamare la n. 195 del 1993: “un diritto non soggetto a nessun controllo, anche nella sua forma pubblica”; eppure tutto questo, ripeto, è stato calpestato.
E qui si apre il dato politico, perché taluni continuano a sostenere il principio che lo Stato deve essere uno Stato laicista; ma laicista non significa Stato laico. Sono principi che - conviene ribadire ancora una volta in quest'Aula - sono assolutamente differenti e distanti, assolutamente non coincidenti. Lo Stato laicista è, infatti, quello che considera la religione un fatto esclusivamente privato, che sottintende una contrapposizione, oserei dire anche un odio mascherato, o vorrei dire anche un “indifferentismo”, e quindi, come tutte le parole che finiscono in “ismo”, negativo, che dimostra una superiorità. Non è questo lo Stato dove noi viviamo e che i principi costituzionali hanno caratterizzato sin dal primo istante. Il nostro è uno Stato laico, dove si tutela il pluralismo, dove ci sono tutte le garanzie possibili e immaginabili, e che, ovviamente, all'interno di tutto questo, non riguarda soltanto un culto, quello cattolico nello specifico, ma ovviamente tutti. Penso, quindi, che ribadire questa posizione, che, ripeto, è di ovvietà rispetto ai principi costituzionali, sia assolutamente necessario e indispensabile. Da qui il bisogno primario del nostro partito di questa posizione forte, in cui chiediamo che venga abrogata questa norma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). A sentire questo intervento dell'onorevole Pagano sembra che al Governo ci sia Enver Hoxha, ma non c'è lo Stato laicista. Le limitazioni sono state adottate per proteggere il diritto alla vita e alla salute degli stessi praticanti che frequentano le celebrazioni religiose. Ora, è evidente che da qui in poi si vuole riallargare in pieno la libertà di culto, e per questo la riformulazione che abbiamo concordato in seguito sia del mio emendamento 1.50, ma anche dell'1.61 Occhiuto e dell'1.97 De Filippo, consente di riaprire progressivamente in accordo con le varie confessioni religiose, tenendo conto della specificità di ciascuno, per riaprire la libertà di culto in pieno, ma tutelando anche la vita e la salute di chi vi partecipa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.64 Alessandro Pagano, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.65 Alessandro Pagano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Non vuole essere, signor Presidente, un intervento che va a ribattere quello dell'onorevole Ceccanti, ce ne guarderemmo bene, quindi utilizzo sicuramente la volata che lui mi ha lanciato involontariamente per ribadire ulteriori principi. Sicuramente non siamo sotto Enver Hoxha in questo momento, perché, all'interno di un ragionamento da piano inclinato, noi non sappiamo se questa è soltanto la prima ipotesi, visto che è stato generato un sistema di paura e di dolore che sta fortemente limitando tutte le attività costituzionalmente garantite, a cominciare anche dalle attività di questo Parlamento. Quindi non so se questa era una battuta dell'onorevole Ceccanti oppure se realmente stiamo andando in questa direzione…
PRESIDENTE. Onorevole Tucci… Onorevole Tucci!
ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Recupererò, naturalmente, Presidente. Grazie. Ma siccome il tema che noi vogliamo riprendere è assolutamente forte nei principi e nei dettati costituzionali, continuo a ribadire che qui ne sono stati calpestati, onorevole Ceccanti - lo dico per il tramite del Presidente -, tutti gli elementi possibili e immaginabili. Cito l'ultimo in ordine di tempo: il 27 marzo, il capo del dipartimento delle libertà civili, quindi un funzionario amministrativo, ha pubblicato una circolare nella quale disciplina la messa in streaming, la messa come deve essere in TV, quante persone devono esserci, chi deve stare seduto all'organo, chi deve leggere, quanti devono leggere, chi deve riprendere! Ma stiamo scherzando? Il confine è stato travalicato! Le sospensioni persino da un punto di vista dei funerali: massimo 15 persone! Perché non 17 o 21, in chiese che sono minimo di 400 metri quadrati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Soprattutto, onorevole Ceccanti - sempre per il tramite dell'onorevole Presidente - ma di che stiamo parlando? Al gestore di un supermercato viene data tutta la possibilità immaginabile di disciplinare le persone che entrano e che escono, un tabaccaio in tre metri quadrati idem, e la stessa cosa non deve essere fatta da un parroco? Cos'è, un disabile? Cos'è, una persona che non è in grado di gestire spazi, modalità di intervento o di organizzazione anche da un punto di vista sanitario? No, no, no, non l'accettiamo. È inaccettabile quello che ha detto. È inaccettabile perché sottintende un principio, signor Presidente, che è quello che ho detto poc'anzi, cioè che vengono meno i diritti costituzionali: stiamo parlando di Patti Lateranensi! Quello che è stato fatto, quello che il Governo ha fatto, è andato oltre, perché i Patti Lateranensi sono chiarissimi in questo senso, e sono incardinati all'interno della Costituzione. Doveva essere frutto di un ragionamento assolutamente paritetico. E soprattutto - mi avvio alla conclusione, leggo il suo sguardo, Presidente -, è evidente che non possono essere fatte prima le norme e poi eventualmente si consulta l'organo pattizio che sta dall'altra parte. Quindi, al netto di quelli che sono stati i diritti calpestati individualmente, ci sono anche dei diritti costituzionali altrettanto calpestati. Noi ribadiamo la nostra posizione con forza, con determinazione, e nello stesso tempo, preannunciamo che tutte le iniziative che potranno essere prese e attivate saranno fatte in ogni sede (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Presidente solo per sottolineare un aspetto: a parte far mie le parole dell'onorevole Ceccanti, volevo sottolineare che sul tema che viene sollevato dall'onorevole Pagano in realtà c'è una grande attenzione, e c'è anche la volontà di dare una risposta, perché proprio per dare una risposta in una situazione che, voglio ricordarlo, è di pandemia, quindi c'è la necessità anche di preservare e di tutelare la salute di tutti i cittadini, si sta cercando di prestare massima attenzione anche all'aspetto che è stato sollevato, tant'è che, proprio per dare questo tipo di risposta, più avanti nel nostro fascicolo ci sono degli emendamenti, sia dell'onorevole Meloni, quindi di Fratelli d'Italia, che di rappresentanti di altri gruppi parlamentari, quindi Ceccanti, Occhiuto e De Filippo, che vanno proprio in questa direzione, che prevede la possibilità di poter adottare dei protocolli proprio per permettere la possibilità appunto per il credente, qualunque sia la confessione religiosa, di poterla esprimere nella massima libertà, ma tutelando il diritto alla salute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT (IV). Signor Presidente, tramite lei, penso che il collega Pagano, nella foga di motivare le sue idee, abbia usato la parola “disabile” in maniera inappropriata (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché penso e spero che i diversamente abili abbiano dato dimostrazione di essere altrettanto in grado di organizzare la propria vita in questo periodo di quarantena. E dare del disabile in questo modo come ha fatto lei, onorevole Pagano - e lo dico per tramite -, non solo è un'offesa, ma è una mancanza di rispetto per tutte quelle persone che in questa fase stanno subendo la quarantena in situazioni fisiche e psichiche molto più gravi di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Quindi pretendo - non chiedo, pretendo! - che l'onorevole Pagano chieda scusa immediatamente (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, a me sembra che, a proposito di questo secondo intervento dell'onorevole Pagano, più che avercela con il Governo, ce l'abbia con la Santa Sede, perché lui ha lamentato una violazione del Concordato che la Santa Sede non ha rilevato. Quindi, mi sembra che l'indirizzo polemico sia rivolto ad altri: né la Santa Sede, né nessuna confessione religiosa con intesa hanno sostenuto la tesi che sono stati violati i propri diritti; hanno sostenuto di riavviare il prima possibile la libertà di culto in modo sensato e ragionevole, tutelando la vita e la salute delle persone. Quindi l'onorevole Pagano è stato più papista del Papa, forse aderisce persino a tesi sedivacantiste (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Pagano, lei ha già parlato. È già intervenuto su questo.
ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Per fatto personale.
PRESIDENTE. Il fatto personale, come da Regolamento, va a fine seduta. Non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.65 Alessandro Pagano.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.59 Gelmini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.
MARIASTELLA GELMINI (FI). Presidente, abbiamo presentato questo emendamento, e anche l'emendamento 1.60, perché noi riteniamo che, in una democrazia, anche in un momento emergenziale, in una stagione emergenziale come quella che stiamo affrontando, ci siano delle regole che non possono e non devono essere calpestate. Presidente, la Costituzione prevede, per alcune libertà, fra le quali include anche la libertà di culto, una riserva di legge, invece qui ci stiamo abituando a calpestare, a indebolire, a conculcare le libertà degli italiani semplicemente con dei DPCM: questo per noi è un fatto intollerabile. Noi pensiamo che, nel momento in cui dobbiamo provare ad uscire da questa crisi economica, sia doveroso incalzare il Governo su questo fronte, ma gli italiani hanno bisogno anche di riprendere in mano la loro vita, e per un credente andare a messa non è un orpello inutile, è un fatto essenziale della vita dei credenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E quando voi consentite, giustamente, a 4 milioni di italiani - perché ieri questo è accaduto - di tornare a lavorare, noi pensiamo che, con le dovute precauzioni, si possa tornare a messa senza il consenso del Presidente Conte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ciò perché vi state abituando troppo a dover consentire agli italiani l'esercizio di libertà costituzionali, che vengono prima dello Stato, vengono prima del Governo e anche del Presidente del Consiglio! Allora noi abbiamo presentato questi emendamenti perché abbiamo questa cultura: non ci piaceva l'emendamento originario Ceccanti, che parlava di “consentire”, perché inevitabilmente andava a indebolire anche il Concordato, non riconosceva il Concordato fra lo Stato e il Vaticano.
Nel momento in cui questa mattina - ne do atto alla Commissione e al Comitato dei nove - di aver fatto un lavoro serio, un lavoro costruttivo e aver riconosciuto l'autonomia del Vaticano, che è prevista dalla nostra Costituzione, e quindi la necessità di concordare, non di concedere, ma di concordare i protocolli di sicurezza per celebrare le messe, siccome il meglio è nemico del bene e capisco che, non essendo voi autentici liberali, faticate a votare questi emendamenti, noi con spirito costruttivo li ritiriamo; ci riconosciamo nell'ultima versione dell'emendamento Ceccanti e anche dell'emendamento sottoscritto da Occhiuto, Gelmini e Palmieri che è stato firmato da tutti i gruppi. Credo che, rispetto alla situazione quo ante, sia un passo avanti. Ecco perché li ritiriamo e voteremo l'emendamento Ceccanti e anche l'emendamento sottoscritto da Occhiuto e Gelmini firmato da tutto il gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Sta bene. Quindi, passiamo all'emendamento successivo 1.53 Meloni…
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. È stato ritirato questo emendamento, quindi non c'è discussione su questo. Passiamo a quello successivo dove c'è anche il suo e sicuramente interverrà.
Passiamo quindi all'emendamento 1.53 Meloni che, come la relatrice ci ha ben spiegato, è stato riformulato e quindi chiederei all'onorevole Meloni se accetta la riformulazione, come sono stati riformulati anche gli identici emendamenti 1.50 Ceccanti, 1.61 Occhiuto e 1.97 De Filippo e quindi faremo una discussione unica e un voto unico sugli emendamenti. Do per scontato che i presentatori accettino la riformulazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento a prima firma Meloni…
PRESIDENTE. Mi dica solo, onorevole Bellucci, per capire il dibattito, se accettate la riformulazione.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Non accettiamo la riformulazione ma volevo entrare nel merito della motivazione della mancata accettazione della riformulazione.
PRESIDENTE. Prego, certo, certo.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Con questo emendamento a prima firma Meloni abbiamo voluto dare attenzione a milioni di italiani che, in questi mesi, hanno sofferto perché non hanno potuto esercitare il diritto costituzionale che viene sancito formalmente dalla nostra Costituzione e che riconosce la libertà di culto a ciascun cittadino della nostra Repubblica. Abbiamo cercato di lavorare assiduamente all'interno del Comitato dei nove e anche nella Commissione per far sì che l'emendamento fosse di sostanza e non soltanto un emendamento di forma. Abbiamo cercato di far sì che quel diritto diventasse la realtà, la vita reale di tutte le persone che in questi giorni avevano bisogno di poter ritrovare nella loro religione e anche nella possibilità delle funzioni religiose il conforto dato dalla fede che porta avanti la loro esistenza soprattutto in un momento di così grande difficoltà. Abbiamo tentato in tutti i modi perché la modalità di Fratelli d'Italia è stata quella di poter far sì che le nostre critiche fossero sempre anche collegate ad una proposta per concretizzare i valori indiscussi che devono essere difesi. Da una parte, allora, certamente apprezziamo che c'è stata un'apertura, un maggiore dialogo e anche un maggior riconoscimento della sostanza di proposte concrete che noi abbiamo fatto ma, nello stesso tempo, rifiutiamo la riformulazione perché riteniamo fondamentale inserire la definizione di una data certa e spero che riconoscere a queste persone, a migliaia di italiani di andare in chiesa, a sentire la funzione religiosa e ritrovare in questo il proprio credo e Dio possa essere una certezza costante in tutti i giorni, anche a ristoro delle tante giornate e tante settimane in cui questo non è stato possibile e ciò al di là di un aspetto confessionale. Per noi non è un aspetto confessionale ma, nello stesso momento, combattiamo la modalità liberticida che vuole, invece, negare la spiritualità, il credo verso la figura di riferimento, Dio, e la possibilità di trovare in questo il giusto conforto. Si tratta di un valore non negoziabile. Vi sono valori che non possono essere negoziati, valori che devono essere difesi fino alla fine, fino all'ultimo dei propri giorni e questo è uno di quei valori a cui Fratelli d'Italia non può rinunciare. È per questo che ci troviamo costretti purtroppo a dover inevitabilmente rifiutare la riformulazione nella misura in cui chiediamo che vi sia una data certa, chiediamo che si possa avere quindi contezza e certezza della data in cui tutto questo sarà possibile per il periodo in cui questo sarà possibile, in maniera tale che milioni di italiani che hanno una fede e, quindi, un credo religioso possano vedere che, nella propria vita, vi è la certezza del professare la propria religione.
Queste sono le motivazioni che ci hanno portato, quindi, a dover rifiutare la riformulazione e a chiedere, invece, la certezza di data nella sua applicazione e di tempo per la sua durata, prevedendo che questo tipo di possibilità, la garanzia di poter praticare il proprio credo, diventi quindi una certezza con una tempistica certa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.
VITO DE FILIPPO (IV). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, ci sono cose nel nostro dibattito meravigliose nel senso etimologico della parola, ossia che ci meravigliano. Per chi ha seguito il difficile, anche complicato, dibattito istituzionale, con qualche piegatura per così dire superficialmente talvolta teologica, non deve in questo momento manifestare in quest'Aula la propria meraviglia soltanto, ma deve dare qualche elemento concreto alla nostra discussione per evitare che tutto quanto si fa la sera e la mattina presto nel faticoso, diligente, lavoro delle Commissioni venga travolto così, in un sol colpo, da propaganda inutile e infondata. Sono molto dispiaciuto per quanto sta avvenendo su questi emendamenti. Mi rendo conto che la fede - lo dico da cattolico - non ha bisogno della propaganda nostra; la fede è un sentimento profondo e interiore con il quale dobbiamo fare i conti tutti i giorni con serietà e con sincerità. Abbiamo lavorato in queste ore, come sa bene la collega, e mi dispiace; colgo tutto l'imbarazzo della collega Bellucci, perché abbiamo lavorato in queste ore con una sola ed unica linea maestra che era l'articolo 19 della Costituzione, che dovremmo ripetere a memoria, e che parla della Chiesa ma anche delle altre confessioni religiose. Questa mattina, dopo un lunghissimo lavoro e un lunghissimo confronto, concordemente - questo è l'avverbio, “concordemente”; punto, e meno male, purtroppo per noi, che non ci sono i resoconti del Comitato dei nove, che avrebbero messo in clamoroso imbarazzo per far capire qual è la propaganda inutile, superficiale, vacua alla quale vi state palesemente allineando (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico) -, concordemente abbiamo riscritto l'emendamento presentato da Meloni, il mio, quello di Ceccanti e quello di Occhiuto. Collega Gelmini, l'emendamento del suo gruppo…
PRESIDENTE. Collega, De Filippo…
VITO DE FILIPPO (IV). …presenta lo stesso verbo che presentano gli altri emendamenti: “consentire”.
PRESIDENTE. Collega De Filippo, la mascherina
VITO DE FILIPPO (IV). Abbiamo riscritto…
PRESIDENTE. Collega De Filippo, la mascherina!
VITO DE FILIPPO (IV). Chiedo scusa. Abbiamo riscritto l'emendamento e questa mattina siamo usciti in fila - mi sentirei di dire francescanamente perché siamo tutti in fede - siamo usciti in fila, concordemente; non abbiamo soltanto recitato la preghiera alla fine del Comitato dei nove, ma eravamo tutti d'accordo. Oggi la propaganda rimbomba in quest'area con grandissimo imbarazzo. Collega Bellucci, sono molto dispiaciuto perché la fatica di quella nuova formulazione…
PRESIDENTE. Onorevole De Filippo, la mascherina.
VITO DE FILIPPO (IV). …era anche la sua (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)!
PRESIDENTE. Colleghi, pregherei veramente tutti di non farmi fare questa fastidiosissima cosa di richiamare all'utilizzo della mascherina perché vi assicuro che per la Presidenza è veramente fastidioso. Non abbiamo nessuna intenzione, io o chiunque presieda qui, di insistere su questa cosa, ma è necessario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.
EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Guardate, colleghi, sto ascoltando il dibattito, però volevo dire una cosa: se c'è qualcuno che sta ovunque è Dio. I credenti, cioè, possono pregare e raccogliersi nelle loro case senza problemi, quindi (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente)…
PRESIDENTE. Colleghi, pregherei di rispettare i colleghi che intervengono. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). La riformulazione del Governo è senz'altro migliorativa. Tutti noi avevamo scritto: “consentire” - compreso l'emendamento di Forza Italia - perché il senso era consentire delle cose che oggi non sono consentite. I tre emendamenti iniziali - il mio, quello del collega De Filippo e quello firmato da tutta Forza Italia - erano esattamente identici; se poi, ragionando, viene fuori una stesura ancora migliore, meglio ancora; ma nessuno ha mai voluto sostenere che la libertà religiosa è consentita nel senso che è concessa; è un diritto della persona che lo Stato riconosce e non è questo il punto. Siccome il punto chiave è che noi abbiamo un ampio pluralismo religioso di forme di culto - questo è il punto chiave -, ogni confessione religiosa ha bisogno di modalità specifiche per ripartire con il culto con le sue modalità specifiche. Allora, io eviterei i dibattiti sui valori non negoziabili: la nostra Costituzione dice che bisogna negoziare, perché l'articolo 7 con la Chiesa cattolica e l'articolo 8 con le altre confessioni dicono: dovete negoziare, ma dovete negoziare appunto perché c'è il pluralismo religioso. Forse, se tutti noi conoscessimo meglio il pluralismo religioso e ci fosse meno ignoranza, questo eviterebbe anche forme di intolleranza; per questo mi sembra assurdo dividerci quando dovremmo essere pacificamente uniti su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Grazie, Presidente. Non ci convincete; per la prima volta dopo tanto tempo quest'Aula sta ritrovando il piacere del dibattito. Le tesi che sono state esposte, anche il tentativo di depistare rispetto alle mie tesi esposte poc'anzi, danno prova che probabilmente si cerca un consenso e un'unanimità che, invece, non possono esserci. e io sono qui, oggi, sempre a nome del mio partito, a ribadire in maniera chiara le nostre posizioni. Non possono esserci queste commistioni e questa visione che, evidentemente, in maniera ecumenica - lo dico in maniera ironica - tendono a mitigare i vostri errori, che oggi devono essere assolutamente recuperati. Perché è chiara una cosa, che quando si parla di concedere - dell'italiano possiamo dire quello che vogliamo, ma concedere è una concessione -, emerge una natura totalitaria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); sicuramente, poi, nelle intenzioni, l'onorevole Ceccanti dirà che non si intendeva dire questo, per carità, ma scripta manent, questo significa. Non è che il Legislatore, o poi anche la giurisprudenza, stanno lì a dire che l'onorevole Ceccanti in verità non intendeva dire…o che erano sfumature diverse: quello che è, è! Ciò sottintende a quella natura, a quella ideologia a cui molti del vostro partito si appellano e che è emerso oggi in maniera clamorosa, in maniera assolutamente conforme. L'onorevole De Filippo parlava di concordare tutto questo e poi, addirittura, additava contro Fratelli d'Italia perché aveva cambiato idea. Mi sorprende che tutto questo discorso venga fuori, perché è chiaro che il dibattito serve a questo, a spiegare come stanno le cose, tant'è che noi chiediamo che la posizione del Partito Democratico, specialmente nelle parti - culturalmente parlando - più attente alla sensibilità religiosa, riveda la sua posizione, perché non è tecnicamente possibile parlare di un protocollo. Ma di che stiamo parlando? Cos'è l'Ilva, che ha bisogno di protocolli perché ci sono migliaia di persone, o di altiforni? Stiamo parlando di una chiesa, che ha 500 metri quadrati, 400 metri quadrati, e dove il sacerdote non è privo di abilità, “dis-abile” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), come, evidentemente, in maniera strumentale si è cercato di immaginare per deviare il dibattito e la natura del dibattito. Questo è un dibattito serio, che attiene alle libertà fondamentali dell'uomo, e su queste cose noi lo ribadiamo sempre in maniera chiara e puntuale. Allora, non c'è possibilità di limite: non è possibile che siamo senza una data. Già vi siete presi troppo tempo: siamo rimasti due mesi senza messe, i nostri cari sono rimasti senza funerali fino all'altro ieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e questo non è possibile, non attiene ad alcun livello di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
Allora, qui, dobbiamo cambiare: non è possibile che noi siamo vincolati a una data, indicata domani dal funzionario di turno! Poi questo Governo ci ha spiegato che si para dietro a un tecnicismo di qualche funzionario o di qualche comitato, o di qualche task force, e la data la fa dire agli altri, ma quello che è chiaro è chiaro. Noi non possiamo aspettare una data che potrebbe venire domani o fra sei mesi o fra un anno, oppure che oggi viene data e, poi, sempre con lo stesso criterio, viene revocata perché nel frattempo al Presidente Conte è passato lo sghiribizzo. E non c'entra niente il rapporto col Vaticano: qui, non c'entra niente tutto questo; qui stiamo parlando di libertà individuali e costituzionalmente garantite.
Allora noi chiediamo che anche Forza Italia non accetti questo tipo di compromesso al ribasso che, soprattutto, mette la foglia di fico a quel partito che in questo momento vuole dare una rappresentanza complessiva, il riferimento è al PD, di una nazione che non è così, il popolo non la pensa come voi e, allora, siccome non la pensa come voi, mi appello al buon senso, mi appello alla sensibilità di tanti del Partito Democratico, per venire incontro a quella che, invece, è una cosa palese, non volete fare l'abrogazione così come proposta dalla Lega, l'avete votato? Va bene, per carità, è giusto, era anche una posizione forte che serviva a rompere un fronte di indifferentismo, allora fermiamo l'Aula, andiamocene in Commissione e facciamo un testo che sia realmente condiviso. Qui, vi mettiamo alla prova rispetto alla vostra buona volontà, altrimenti sono chiacchiere di cui vi assumerete le responsabilità costituzionali nelle sedi giuste e davanti all'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, innanzitutto il gruppo di Fratelli d'Italia ringrazia l'onorevole Bellucci per avere sostenuto in Commissione le ragioni dell'emendamento 1.53 a prima firma Meloni; non è un dispetto il non voler accettare la riformulazione, è un compromesso al ribasso rispetto al quale si può dire di “no”, perché non riteniamo che siano esaurite tutte le ragioni di una riformulazione. Vedete, c'è l'articolo 19 della Costituzione, ma c'è anche l'articolo 20 della Costituzione che è molto chiaro in ordine all'impossibilità di assumere, con provvedimenti legislativi, impedimenti alla libertà di culto. Allora, noi siamo in una situazione ancora diversa, perché qui non parliamo neanche di un provvedimento legislativo, parliamo di un atto amministrativo, qual è il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, fissare un termine entro il quale questa situazione eccezionale debba essere compressa è la condizione minimale per poter trovare una soluzione a questo problema. Era questo il caso, chiediamo al Governo di ripensare a una riformulazione che, effettivamente, porti tutto il Parlamento a convergere su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO (LEU). Grazie. Presidente. Intervengo soltanto per chiarire alcuni aspetti. Io credo che tutti i parlamentari singolarmente e i gruppi possano fare delle scelte e cambiarle in corso d'opera, quello sta alla volontà di ognuno di noi; io penso soltanto che, però, bisognerebbe evitare di fare di questioni che non esistono delle questioni fondamentali. Lo dico perché dentro la riformulazione si dice: “adozioni di protocolli sanitari” che è esattamente quanto è stato richiesto dalla CEI, è stato richiesto qualche giorno fa ed è stato richiesto qualche giorno dopo che alcune parole non secondarie sono state dette dal Papa in merito a questa vicenda.
Vedete, io non ho invidia per nessuno nella vita, provo un po' di invidia per chi ha fede, io non sono un uomo di profonda fede e provo invidia per chi ha fede, provo però tristezza per chi usa la fede per dire cose che non appartengono alla verità. Allora, qui dentro c'è scritto esattamente quello che ha chiesto la CEI e se qualcuno non deve essere fedele alle istituzioni, ma vuole almeno mantenere il diritto a dire la verità, che è quello che qualcuno, prima, della CEI, diceva, o si informi o smetta di dire bugie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà, per un minuto. Anzi, mi scusi, lei ha cinque minuti, non uno, perché nessuno del suo gruppo è ancora intervenuto.
ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente. Solo per spiegare ai colleghi la posizione di Forza Italia che ha ben chiarito il capogruppo, onorevole Gelmini, poco fa, ma poi ho ascoltato altri interventi, anche dai banchi dei colleghi del centrodestra che, addirittura, invitavano Forza Italia a non aderire a una riformulazione che invece noi ci ascriviamo come merito. Noi siamo contenti di aver prodotto una riformulazione.
Risolve completamente il problema, onorevole Pagano? Forse no, però attenzione: fino a ieri, fino a qualche giorno fa, ai cattolici e ai fedeli poteva essere di fatto impedita la possibilità di partecipare alle cerimonie religiose con un semplice DPCM del Presidente del Consiglio. Oggi con l'approvazione di questo emendamento, che assorbe anche un nostro emendamento, un emendamento di Forza Italia, riformulandolo, questa possibilità il Governo non l'avrà più. Si prevede semplicemente che insieme alla CEI si stabiliscano dei protocolli sanitari, così come si fanno per ogni altra umana attività nella fase di crisi, dei protocolli semplicemente sanitari per far svolgere le celebrazioni in sicurezza.
Noi, cari colleghi, rivendichiamo come un merito, noi di Forza Italia, il fatto di aver prodotto, attraverso questa riformulazione, una soluzione a un problema (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Italia Viva), un problema molto avvertito dai cattolici in questo Paese, un problema che è inerente anche alla Carta costituzionale e al diritto dei cattolici e dei fedeli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Ho assistito con interesse al dibattito che si è sviluppato su questi emendamenti e il lavoro che è stato raccontato e che si è svolto nel Comitato dei nove e nella Commissione. Credo che il più ampio dibattito - e lo dico anche al collega Ceccanti - sul tema delle libertà costituzionali si debba assolutamente svolgere in questo Parlamento e domani ve ne sarà l'occasione. Non a caso l'opposizione non ha presentato una mozione per permettere la libertà religiosa; ha presentato una mozione complessiva in cui il Parlamento discute se, come e quando si possano limitare le libertà costituzionali, di cui la libertà religiosa è uno degli elementi fondamentali, perché la libertà religiosa è un diritto insopprimibile della persona, la libertà religiosa nel suo complesso, che non può essere a disposizione dello Stato e su questo la Costituzione non a caso usa - lei l'ha detto - il termine negoziare, consentire. Tutti possiamo fare degli errori e meno male che l'avete corretto, e non è un male correggersi.
Allora, qui c'è un altro tema. Stiamo convertendo un decreto-legge che ha cercato di mettere una toppa a una serie di azioni che il Governo aveva fatto, di limitazioni della libertà attraverso DPCM. Questo è quello che è accaduto. C'è un decreto del Presidente del Consiglio che ha limitato delle libertà, compresa quella religiosa e, tra l'altro, nella prima fase concordata anche con i vescovi. Apro e chiudo una parentesi per l'amico Stumpo: io, da cattolico, mi auguro che la CEI non detti l'attività del Parlamento. Non mi auguro mai che scriva gli emendamenti, perché è giusto qui discutere insieme, confrontarci insieme e in questa fase, ovviamente, è fondamentale capire che cosa è successo.
Che cosa si sta proponendo nel passaggio tra la “fase 1” e la “fase 2”? Il passaggio della “fase 1” era la limitazione delle libertà tutte, concordata, tra l'altro, anche dalla CEI. L'immagine del Papa che celebra la Pasqua in piazza San Pietro, in una cattedrale come San Pietro, nella nostra cattedrale, era di una potenza enorme. La “fase 2”, che vede il passaggio alle libertà, pone una domanda essenziale: qual è la ragione per cui è permesso al parrucchiere di aprire, qual è la ragione per cui è stato permesso alle persone di fare la coda al supermercato, per fare che cosa? Per potersi alimentare, perché il pane, il mangiare, e misure di sicurezza sono fondamentali per la vita di ogni persona. Allora, come mai nella “fase 2” non con una limitazione di tempo, avendo stabilito dei criteri di protocollo, è stato permesso il ritorno alle libertà e non è stata permessa una delle libertà fondamentali, che è quella religiosa? Perché è possibile fare la coda davanti al supermercato per andare ad alimentarsi e non è possibile fare la coda davanti a una chiesa per andare ad alimentarsi lo stesso, oppure davanti a una moschea o davanti a una chiesa valdese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro)? Qualcuno diceva: “Non di solo pane vive l'uomo”.
Allora, questo è il dibattito essenziale che deve esserci in questo Parlamento: non una discussione confessionale, ma un tema essenziale in cui non c'è nessuno che consenta e disponga rispetto alle libertà. Possono essere limitate nel tempo, ma non è possibile che abbiamo assistito a una cosa fuori dal mondo.
E sapete perché si assiste a una cosa fuori dal mondo? Banalmente, non a caso avviene nell'Esecutivo.
PRESIDENTE. Onorevole Lupi…
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Se c'è il passaggio dei poteri, che passano dal legislativo all'Esecutivo, anche l'ultimo funzionario - e concludo - e anche l'ultimo scienziato possono dirci se dobbiamo alzare la mano destra, se dobbiamo alzare la mano sinistra, se dobbiamo vestirci di giallo o di blu o se dobbiamo costruire sistemi talmente perfetti che non è più possibile essere buoni, cioè non è più possibile esercitare la libertà delle persone. Questo è il dibattito che stiamo facendo - e la temporalità e si metterà d'accordo la CEI con il Governo - ma quello che sta accadendo vale per tutti e non per la CEI o per il Papa: vale per una nazione che vuole ripensare a ripartire scommettendo sulla libertà della persona, sulla dignità del cittadino, sull'insopprimibilità dei diritti che abbiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Grazie…
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Se non capiamo questo - e concludo - noi siamo qui inutili, perché il Parlamento è questo luogo, il luogo della laicità assoluta, cioè della ragione che si esprime nell'esercizio della libertà. E il Presidente Conte la smetta di dire che ci consente e ci dispone. Non consente e non dispone: è il Parlamento che gli ha dato il potere non l'Esecutivo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lupi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Allora, essendo stato aperto un dibattito particolarmente rilevante sul tema dell'emendamento 1.53 Meloni e volendo - sembra da quello che si dice all'interno di quest'Aula - raggiungere tutti lo stesso obiettivo e, per quello che riguarda Fratelli d'Italia, non avendo raggiunto l'obiettivo di garantire quello che ha detto l'onorevole Lupi - e che per ragioni di tempo non ripeterò - che sento di condividere pienamente, io propongo che quest'Aula accantoni l'emendamento per permettere eventualmente un approfondimento sulla tempistica in cui la questione di riappropriarsi di un diritto sancito dalla Costituzione possa essere garantita.
Quindi, chiedo ai colleghi anche della maggioranza firmatari di questo, che hanno lo stesso obiettivo evidentemente per quello che hanno proclamato in quest'Aula, di riflettere sull'opportunità di valutare un metodo per dare una tempistica certa ai fedeli e anche ai cittadini italiani rispetto alle altre condizioni nelle quali si trovano rispetto a un atto amministrativo. La tempistica certa non viene garantita dagli emendamenti, seppure il tentativo di riformulazione sia sempre apprezzabile. Per cui, se la Camera dovesse accettare, l'invito all'accantonamento io credo possa essere una soluzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lollobrigida. Considero la sua una richiesta formale e mi sembra che dal tono lo sia. Quindi, chiedo il parere alla relatrice, onorevole Lorefice.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Presidente, non accantoniamo anche perché ribadisco che su questi emendamenti è stata fatta la migliore riformulazione possibile tenendo conto anche delle richieste che provenivano da diversi gruppi, tra cui Fratelli d'Italia. Questa è la migliore riformulazione che possiamo fare in questo momento. Quindi, non accantoniamo e chiederei di metterlo ai voti.
PRESIDENTE. La richiesta della relatrice è di metterlo ai voti.
Ha chiesto di parlare a favore dell'accantonamento l'onorevole Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, è un'occasione persa, decisamente. La proposta di Fratelli d'Italia era ragionevole. C'era l'occasione per stare lì e per andare a fare un ragionamento complessivo. È emersa la vostra vera natura ed è inutile che vi nascondiate dietro al dito: è emersa la vera natura di questo che io ho definito all'inizio “laicismo” e, quindi, non laicità, non Stato laico. Siete stati la fotografia e queste cose, ovviamente, hanno un peso sociale e politico opportuno.
Per questo motivo, Presidente, a questo punto, visto che non c'è la possibilità di andare a discutere nelle sedi competenti di un emendamento che avrebbe fatto felice il Paese e avrebbe messo d'accordo tutto il Parlamento, per quanto mi riguarda - e penso di parlare a nome della Lega - aggiungiamo anche le firme all'emendamento 1.53 Meloni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'accantonamento l'onorevole Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO (M5S). Presidente, la nostra relatrice ha già illustrato i motivi per cui questo emendamento non può trovare accoglimento, soprattutto perché nel merito è già stata fatta una riformulazione che va esattamente nel senso di poter garantire quanto chiesto anche dall'onorevole Meloni. Ora, evidentemente, dovremmo ricordarci che il decreto che stiamo affrontando oggi fa da cornice a quelli che saranno i DPCM, motivo per cui prevedere date, termini eccetera è assolutamente incomprensibile. Per cui, siamo contro l'accantonamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 57 voti di differenza.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.53 Meloni, che è stato sottoscritto anche dall'onorevole Pagano. Tutto il gruppo, sì, sì: la sottoscrizione è sempre personale ma poi è chiaro che...
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.53 Meloni, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Passiamo agli identici emendamenti 1.50 Ceccanti, 1.61 Occhiuto e 1.97 De Filippo, su cui c'era una riformulazione. I colleghi accettano la riformulazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, identici emendamenti 1.50 Ceccanti, 1.61 Occhiuto e 1.97 De Filippo, nel testo riformulato, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.68 Belotti, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.67 Panizzut, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 13).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.32 Varchi, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.96 Spena, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Bellucci, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 Lucaselli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 Lucaselli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Passiamo all'emendamento 1.34 Ferro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Solo per sottolineare un po' il parere contrario, che ci trova ovviamente non sorpresi, considerato quello che è l'esito che stiamo vedendo da questo atto e soprattutto dal lavoro, che ha visto importanti emendamenti.
Sinceramente, credo che questo sia un emendamento di buon senso, un emendamento che si rende necessario, considerato che gli italiani hanno dovuto cambiare abitudini, che in qualche modo si chiede alle aziende di lavorare in smart working, che si chiede agli studenti di lavorare da casa e non si sa per quanto, considerata la confusione che regna sovrana da parte di questo Governo. E, sinceramente, chiedere di ampliare il Wi-Fi per i comuni, sulla base di quanto già si è fatto negli ospedali, soprattutto per i comuni che non hanno banda larga, un accesso gratuito anche per l'hotspot, senza fasce orarie che limitano la possibilità di operare, credo che fosse certamente da accogliere e soprattutto da rendere come servizio ai tanti cittadini, che troppo spesso non vedono nessuna forma di attenzione.
Mi auguro soltanto che ci sia un ripensamento, considerato che, attraverso il bando del MES, già si sta facendo nelle strutture ospedaliere e sanitarie; la stessa cosa potrebbe essere ampliata alle tante comunità che, di per sé, registrano dei disagi.
Ho voluto solo intervenire rispetto, magari, ad un'interpretazione che non mi auguro possa essere così difficile da comprendere, benché abbiamo capito che oggi abbiamo anche dei traduttori da parte dei 5 Stelle nel voler spiegare e interpretare quanto l'onorevole Meloni, credo, avesse già abbondantemente detto per iscritto, attraverso anche il capogruppo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.34 Ferro, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.62 Spena, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Passiamo all'emendamento 1.4 Bucalo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.
CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ancora l'emergenza sanitaria, purtroppo, non è finita, non sappiamo come sarà gestita l'apertura delle scuole a settembre. Un dato certo c'è: 200 mila cattedre vacanti. In questi giorni, gli studenti, le famiglie, i docenti vivono momenti di grande incertezza dovuti alle continue dichiarazioni caotiche da parte del Ministro Azzolina. Quindi oggi, più di prima, diventa essenziale procedere alla stabilizzazione dei docenti precari, con 36 mesi, solo per titoli; una selezione solo per titoli per garantire l'avvio del prossimo anno scolastico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È impensabile, in una situazione drammatica come questa, parlare di selezione di docenti attraverso un concorso straordinario, così come insiste il Ministro Azzolina, un Ministro che rifiuta qualsiasi confronto politico, sindacale e che, in questi giorni, è stata anche criticata da una parte di questa maggioranza. Ma come può pensare di mettere a rischio di contagio 70 mila candidati? Come può sostenere - e, quindi, dire che è bugiardo chi sostiene il contrario - di poter chiudere un concorso in soli due mesi? Luglio, agosto, fare esami, correzione, valutazione dei titoli? E il Ministro dimentica una fase importantissima: la possibile gestione dei ricorsi. O pensa di avere poteri speciali per cui può anche bloccare questi?
Signor Presidente, concludo. La scuola è un patrimonio di tutti: non è possibile continuare con decisioni unilaterali, solo attraverso trasmissioni o dirette Facebook. Tutti - studenti, famiglie, docenti - hanno il diritto di avere decisioni certe, immediate e possibili e solo la stabilizzazione dei docenti precari con trentasei mesi, prevista con questo emendamento, può dare certezza che si può avviare il prossimo anno scolastico e dare, finalmente, dignità ad una categoria di professionisti che, in questi anni, ha portato avanti la scuola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Bucalo, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Frassinetti, con il parere contrario di Commissione e Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
I successivi emendamenti sono ritirati.
Passiamo all'emendamento 1.92 Cirielli, a pagina 8.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.92 Cirielli, con il parere contrario di Commissione e Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.93 Cirielli, con il parere contrario di Commissione e Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.66 Andreuzza, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.35 Rampelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.69 Andreuzza, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 27).
Passiamo all'emendamento 1.71 Stefani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Furgiuele.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, un parere contrario su un emendamento di buonsenso. Vede, signor Presidente, mentre gli altri Paesi, nel resto d'Europa, nel resto del mondo, hanno consentito ai parrucchieri, agli operatori della cura del corpo di rimanere aperti o, comunque, di aprire anticipatamente rispetto alla nostra nazione, da noi questo non è avvenuto; si pensi, per esempio, alla vicina Svizzera, dove i parrucchieri hanno aperto da diverse settimane. Nel nostro Paese sembra che l'Esecutivo voglia, magari involontariamente, danneggiare definitivamente questo settore fatto di preziosi lavoratori.
Noi con questo emendamento cosa volevamo, cosa vorremmo? Vorremmo spingere il Governo ad una riflessione, ad avere qualche idea, su un settore che evidentemente non conosce; spingere questo Esecutivo a ponderare la possibilità di anticipare le riaperture. Questa cosa, signor Presidente, la si può fare, la si può fare garantendo le norme di sicurezza, le norme di prevenzione; è una cosa che si può fare e che si dovrebbe fare, magari previa una sessione anche di prova, che potrebbe essere utile per darci ulteriori dati per tracciare questo COVID-19, su cui tanti esperti dicono che ancora sono pochi i dati che abbiamo a disposizione. La logica della serrata ad oltranza non ha ragione di esistere, se si possono contemperare i sacrosanti diritti alla tutela della salute con il sacrosanto diritto al lavoro. Allora, la gradualità delle aperture non può non prevedere, non può non tenere conto anche degli operatori che lavorano nel settore della cura della persona. Per “cura della persona” non si intende soltanto una mera questione di carattere estetico: si tratta di una questione di carattere psicofisico. La nostra nazione, per riprendere, per ripartire, per affrontare il fenomeno COVID-19, ha bisogno di un'immissione di benessere psicofisico, che soltanto questi operatori del settore, a cui è indirizzata questa iniziativa del nostro partito, della Lega, possono rispondere, così come avviene negli altri Paesi d'Europa e del mondo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, quest'emendamento è stato ponderato dopo settimane di confronto con coloro che operano nel settore della cura del corpo - con i parrucchieri - i quali ci hanno fatto comprendere che, oltre a poter parlare di un benessere psicofisico, si tratterebbe anche della possibilità di anticipare un'immissione di liquidità e di soldi freschi nelle tasche di questi operatori, che ancora attendono i 600 euro di bonus, che ancora vedono la cassa integrazione non arrivare e che vedono quei finanziamenti garantiti da questo Governo come solo e soltanto una chimera, un appannaggio, un mero strumento nelle mani di istituti bancari che fanno il buono e il cattivo tempo. Chiedo al Governo che possa ripensare a questa possibilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.71 Stefani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.72 Andreuzza, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.73 Cecchetti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.70 Giannone, su cui c'è una riformulazione, che è identica alla riformulazione fatta per l'emendamento Bellucci 1.23. Chiederei, in via preliminare, se i presentatori accettano la riformulazione; mi basta un segno.
VERONICA GIANNONE (MISTO). Sì, però vorrei parlare.
PRESIDENTE. Perfetto. Onorevole Bellucci, va bene la riformulazione? Va bene. Dopo farò le precisazioni del caso. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giannone. Ne ha facoltà.
VERONICA GIANNONE (MISTO). Presidente, innanzitutto volevo ringraziare comunque l'Intergruppo donne, con le quali abbiamo lavorato tantissimo per riuscire a trovare anche un punto d'incontro che non riguardasse la nostra posizione politica bensì il buon senso. Sono contenta - tutte noi lo siamo, comunque - di dare la possibilità di ritrovarsi (i figli con i genitori), soprattutto coloro che sono all'interno delle strutture residenziali o semiresidenziali della nostra nazione. Mi spiace soltanto dover dire che molti di loro non vedono effettivamente i genitori dalla fine di febbraio, pertanto sono due mesi ormai che sono lontani dalle figure principali della loro vita ed è importantissimo quindi ripristinare questi incontri. Dall'altra parte, abbiamo anche tante donne che non vedono i loro figli perché accusate di alienazione parentale. Noi ci teniamo tantissimo alla tutela di tutte queste situazioni in cui ci sono delle vittime di violenza e che cerchiamo di tutelare in tutti i modi, anche quando riguarda i loro figli e gli incontri con gli stessi. Vi chiedo soltanto la possibilità di dare una definizione anche di quelli che sono i servizi per disabili, per le persone non autosufficienti, che volete sospendere, in modo tale da capire perfettamente quali sono, per definirli meglio e capire che tipo di servizi vengono loro dati a disposizione e non sospesi.
PRESIDENTE. L'emendamento 1.23 dell'onorevole Bellucci, su cui c'era un parere contrario della Commissione bilancio, viene ammesso, perché naturalmente l'onorevole Bellucci ha accettato la riformulazione, che, essendo una riformulazione con parere favorevole della Commissione bilancio, ha il nulla osta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, ringrazio per l'attenzione che è stata offerta a questo tema, che è quello che riconosce il diritto di ciascun bambino e di ciascun genitore di poter mantenere la propria relazione, ancora e soprattutto in questa grande fase di pandemia e di difficoltà. Credo che fosse fondamentale che un provvedimento come questo desse attenzione all'infanzia, quindi alle persone più fragili, e anche a quei genitori che hanno la necessità di poter continuare a vedere i propri figli, seppure in una situazione di sicurezza e di difficoltà. Quindi mi compiaccio del fatto che ci sia un accoglimento. La riformulazione è quel modo in cui abbiamo dialogato per costruire e difendere quello che è il bene comune a cui tutti quanti dobbiamo partecipare. Quindi, ringrazio per la riformulazione fatta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, in realtà solo per ringraziare la collega Giannone, la collega di Fratelli d'Italia e il Governo, per aver raccolto un tema delicato e importante, come è stato sottolineato. L'abbiamo voluto fare, anche come donne, trasversalmente in Parlamento. Un segnale di attenzione, come già stato detto, doveroso nei confronti dei minori, soprattutto, che devono essere al centro delle riflessioni nostre, vorrei dire doverosamente, ancora di più quelli che sono in situazioni di fragilità. Se è vero come è vero che questo COVID rischia di aumentare le disuguaglianze, ancora di più le persone in situazioni fragili hanno la necessità di sentire lo Stato e le sue articolazioni vicine, ecco perché oggi si compie uno sforzo importante, che nasce dalla volontà di un dialogo. E ci tengo a sottolineare l'importanza di un lavoro trasversale, di gruppo e femminile, che è stato estremamente utile. Per cui, grazie anche al Governo per la disponibilità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.70 Giannone e 1.23 Bellucci, così come riformulati, con il parere favorevole di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Varchi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.7 Baldini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldini. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BALDINI (FDI). Presidente, appare veramente assurdo che sia stato dato parere negativo dalla Commissione bilancio, in ragione del fatto che le misure di incentivazione alla sanificazione sono chiaramente e ripetutamente previste dai provvedimenti, quali il “decreto Cura Italia” e anche il “decreto Liquidità”. Pertanto, un emendamento di buon senso nella sua davvero disarmante semplicità, come questo, che prevede di sanificare, tra l'altro, le RSA, non è altro che un correttivo. Io chiedo al Governo che mi faccia capire quali sono gli elementi ostativi ad incentivare e sanificare le RSA, dal momento che ci troviamo davanti a un vero e proprio eccidio nelle RSA, certificato e conclamato. C'è di mezzo la salute di tutti, e la sanificazione è davvero indispensabile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Baldini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.54 Varchi, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha formulato parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Bagnasco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Colleghi, avendo iniziato alle ore 10 i nostri lavori finiremo alle ore 12,45, per darci un ordine.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Frate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.80 Lollobrigida, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha formulato parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.81 Novelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO NOVELLI (FI). Signor Presidente, Governo, devo dire che la Commissione e il Governo hanno espresso un parere negativo su questo emendamento e la cosa ci amareggia. Ci amareggia perché non passa giorno che nelle dichiarazioni, in particolare del Governo e della maggioranza, non si sottolinei l'importanza di dotare chi è in prima linea nel combattere questa terribile pandemia degli strumenti necessari per proteggersi. Questo emendamento era un emendamento di buon senso: non solo di buonsenso, un emendamento necessario. Alla fine noi che cosa chiediamo? Chiediamo che l'esecuzione prioritaria dei tamponi e dei test diagnostici venga fatta ai lavoratori e al personale volontario impegnati nella gestione dell'emergenza sanitaria, nel controllo del territorio, tra cui il personale sanitario, socio-sanitario, il personale delle forze di Polizia, carabinieri, vigili del fuoco, Forze armate. Insomma, che cosa c'è in un emendamento come questo, dove noi semplicemente sanciamo ciò con legge riguardo queste persone a cui dobbiamo molto. Non voglio entrare nel merito del sacrificio che quotidianamente fanno, e purtroppo delle vite umane che si sono perdute, anche per il ritardo con cui il Governo è intervenuto per dar loro gli strumenti per proteggersi.
Non voglio entrare in questo ragionamento, che abbisognerebbe di molto tempo, e anche di molte considerazioni che purtroppo non andrebbero a favore di come si sta muovendo il Governo adesso.
E allora, che cosa può fare Forza Italia, che cosa può fare la minoranza? In questo caso con un atto di responsabilità ritirerò, ritireremo l'emendamento per presentare un ordine del giorno: che per quanto abbia una consistenza molto inferiore rispetto a un emendamento approvato in Aula, per lo meno potrebbe dare un indirizzo, un impegno da parte del Governo ad agire concretamente per quanto concerne quanto contenuto in questo emendamento. Mi auguro e spero che almeno l'ordine del giorno venga approvato senza “se”, senza “ma” e senza riformulazioni che svilirebbero un tema troppo, troppo, troppo importante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. L'emendamento 1.81 Novelli è dunque ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.82 Colucci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, il tema ed il settore a cui si riferisce l'emendamento sono ambiti che noi conosciamo poco, ma ci è stato segnalato da alcuni associati di Assonautica, Ucina, Assommarinas e Lega navale italiana. Ci hanno messo in evidenza un aspetto che non avevamo preso in considerazione, e sul quale io chiedo al Governo di compiere una riflessione per riconsiderare il parere sull'emendamento o per accantonare l'emendamento. Perché c'è stato segnalato un aspetto molto importante in riferimento alle imbarcazioni per nautica da diporto: il porto mette a disposizione lo spazio, ma la responsabilità civile e penale di ciò che succede in questo momento in cui tutte le imbarcazioni sono in abbandono è in capo all'armatore. Allora la possibilità di muoversi tra regioni per riuscire a garantire sicurezza e la responsabilità che si ha rispetto alla sicurezza e al mantenimento dell'imbarcazione è un elemento che ci è stato segnalato, e ci sembra assolutamente di buon senso.
Chiedo quindi al Governo, visto che l'emendamento non spiega in modo completo quali sono le reali ragioni che sottendono a questa richiesta, di prendere in considerazione la responsabilità civile e penale che ha l'armatore rispetto a ciò che può accadere alla sua imbarcazione, perché nel momento in cui è nel porto è l'unico responsabile di quell'aspetto. Mi sembra un elemento interessante anche da un punto di vista ambientale, visto che una parte della maggioranza è molto sensibile al tema ambientale e il deperimento delle imbarcazioni può essere una conseguenza grave anche per l'ambiente, e in più la libertà di movimento non comporterebbe nessun assembramento. E così come succede per le seconde case di poter andare a verificare lo stato dell'abitazione ed essere certi di non arrecare danni ad altri o al territorio, per le stesse ragioni chiedo di riprendere in considerazione il parere sull'emendamento o un accantonamento.
PRESIDENTE. Onorevole Colucci, non vedo richieste di valutazioni diverse, quindi lo metto in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.82 Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Baldini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Baldini, con il parere contrario di Commissione e Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Bellucci, con il parere contrario di Commissione, Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.15 Spena.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Spena. Ne ha facoltà.
MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. In questo emendamento parliamo di disabilità, una parola molto dimenticata, una parola ormai abbandonata, come sono state abbandonate le famiglie che hanno dovuto sopportare la massima solitudine di quell'assistenza negata ai bambini e ai minori con disabilità. Un doppio danno quando sono state chiuse le scuole perché chiaramente si è dovuta interrompere tutta quanta l'attività didattica, con il capillare lavoro degli insegnanti di sostegno, ma si sono dovute interrompere anche l'assistenza domiciliare, diretta ed indiretta, così come anche il recarsi presso i centri diurni. Presidente, posso capire che non mi sia stato approvato l'emendamento che riguardava l'obbligatorietà dell'uso sui taxi e sui mezzi privati, come le NCC, e invece sì sui mezzi pubblici.
Allora chiedo, Presidente, e anche a lei, sottosegretario, di poter accantonare questo emendamento, perché vorremmo capire da lei, ma soprattutto dalla relatrice, il motivo, e cioè se e quando riapriranno i centri diurni, se e quando ricomincerà l'assistenza diretta e indiretta per tanti genitori che si sono visti abbandonati; ed è stato solo grazie ad un mio emendamento, approvato in Commissione affari sociali poche settimane fa, che è stata data l'autorizzazione, la concessione, giusto per usare un termine a noi molto caro, anzi, a voi molto caro, per i genitori di poter recare fuori, quindi di poter far fare una passeggiata ai tanti ragazzi, soprattutto ai ragazzi colpiti dallo spettro autistico.
Infatti tanti sindaci e tanti presidenti di regioni giustamente prevedevano un provvedimento del genere, ma il Governo, ahimè, non ha dato una linea guida in questo senso. Quindi, sottosegretario, vedo che lei è interessato all'argomento, e quindi chiedo l'accantonamento di questo emendamento.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIALUCIA LOREFICE, Relatrice. Presidente, per rispondere all'onorevole Spena e spiegare la motivazione del no all'accantonamento. L'onorevole Spena affronta un tema molto importante e sul quale le posso assicurare che c'è la massima sensibilità da parte di tutti quanti noi. C'è però una questione: innanzitutto questo decreto definisce delle linee generali all'interno delle quali si muovono i DPCM e le ordinanze specifiche; quindi serve semplicemente a dare la cornice a questi provvedimenti amministrativi. Detto ciò, quanto lei chiede è possibile che già le amministrazioni competenti lo facciano, quindi gli enti locali, i distretti sociosanitari. Sono cose che già stanno avvenendo e dico che sul tema c'è anche… però, onorevole Spena, sto cercando di darle una spiegazione. Poi, ovviamente, lei potrà anche non essere d'accordo, ci mancherebbe.
Tra l'altro, l'ultimo DPCM, quello del 26 aprile 2020, prevede in merito un articolo specifico, che è l'articolo 8, che la invito a leggersi. Questa è la spiegazione del “no” all'accantonamento, e quindi del parere contrario, solo questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Scusate, abbiamo sentito con piacere - torno sull'emendamento - la spiegazione, ma è totalmente incongruente rispetto al testo e a quello che prevede il DPCM, perché il DPCM dà una direttiva. Qui c'è una norma di copertura che determina qual è il comportamento, e anzi, in questo modo, invece di fare la cosa nostra con i DPCM, in questo modo daremmo una direttiva precisa su un argomento che è ritenuto rilevante dalla maggioranza e dal Governo. Proprio perché c'era il DPCM, questo non solo gli dà copertura, ma legittima gli ulteriori provvedimenti che, in sede regionale, da parte dei dirigenti scolastici, da parte delle autorità tenute, saranno posti in essere, perché, altrimenti, se manca la norma, non è possibile poi farlo solo con il DPCM (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È per evitare antinomie e creare un'armonia legislativa, questo è il senso dell'emendamento della collega. Quindi la sua spiegazione - e mi rivolgo al Ministro - è assolutamente inconferente rispetto a quello che è lo scopo e la ratio dell'emendamento in funzione della stessa ratio del provvedimento che andiamo ad approvare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Spena, con il parere contrario di Commissione, Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Colleghi, ho sentito dopo il suo intervento - l'accantonamento è anche discorsivo - un intervento del collega D'Ettore, che non ha palesato l'accantonamento; anzi, ha ribadito “io intervengo sul merito dell'emendamento”. Quindi è evidente la volontà del gruppo di non chiedere l'accantonamento, dopo che il collega D'Ettore è intervenuto e ha detto “io intervengo sull'emendamento”.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).
FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Apprezzo, come sa sempre, anche la sua capacità di gestire l'Aula con distacco e con fair play, e la ringrazio per questo, però non mi sembra che si possa dare all'intervento di un componente del gruppo il valore della volontà del gruppo in ordine ad una richiesta formale di accantonamento. Questo è un principio grave: significherebbe che qualsiasi deputato che si alzi e intervenga rappresenta la volontà del gruppo, espressa invece formalmente perché sia votato l'accantonamento. La invito a rivedere questa decisione, perché mi sembra che attribuire ad un intervento estemporaneo, tra l'altro correttissimo, del collega D'Ettore la volontà di rinunciare alla richiesta formale di accantonamento costituisca un eccesso di zelo da parte sua, pur nel rispetto della sua interpretazione.
Le chiedo pertanto di annullare la votazione che si è verificata, se è possibile, e comunque di evitare di dare agli interventi del singolo deputato il valore di rappresentanza del gruppo quando vi è stata una richiesta formale di accantonamento, a cui non è stata data eco, come a mio avviso doveva essere data immediatamente, appena formulata la richiesta di accantonamento, dopo il parere contrario del relatore.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sisto. Lei, oltre che un ottimo deputato, è un ottimo avvocato, e lo dimostra in tutte le circostanze, però la Presidenza valuta - come il Regolamento, che lei ricorda, prevede - l'opportunità o meno di mettere in votazione le necessita di accantonamento e la Presidenza valuta sulla base di alcuni fattori. Il primo fattore su cui ho valutato è stato l'intervento del collega D'Ettore, un collega autorevole del gruppo, che è intervenuto ricordando di entrare nel merito. La seconda questione è stata che non mi è stato richiesto di procedere a una votazione sull'accantonamento, cosa che evidentemente nella valutazione del gruppo poi è maturata, della collega Spena, e non ho nulla da eccepire rispetto alla valutazione successiva. Eravamo già in fase di votazione avanzata. Quindi, da parte mia, non c'è nessuna obiezione alla possibilità di accantonare un emendamento, se questo viene chiarito in maniera esplicita e efficace nella maniera che abbiamo fatto in altre centinaia di volte.
Quindi siamo sull'emendamento 1.30 Lucaselli.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.30 Lucaselli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.050 Caretta, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).
Passiamo all'emendamento 1.054 Ciaburro di cui la lettera b) è stata preclusa dalla votazione dell'emendamento 1.69 Andreuzza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.
MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento intende semplicemente accendere l'attenzione rispetto alla possibilità di fare sport e attività motoria anche all'interno di palestre, piscine, centri natatori e impianti sportivi in genere nel rispetto di tutti i protocolli sanitari. Anche qui non si capisce come e perché un centro sportivo, con superfici molto ampie e con accessi, assolutamente possibili, differenziati in entrata e in uscita, non possa svolgere attività continuative singolarmente, rispettando le distanze e mantenendo anche per così dire la facoltà psicologica di distrarsi in un momento davvero difficile. Si pensava anche alla possibilità per tutte le attività di ristorazione di differenziarle rispetto alle caratteristiche fisiche diverse perché magari abbiamo locali che sono sì molto spaziosi, hanno più vie di entrata e di accesso, quindi non necessariamente solo una in entrata e in uscita ma potenzialmente ce ne possono essere di più, così come spazi esterni che possono essere molto ampi. Quindi, servirebbe una normativa, una cornice di massima ma poi la possibilità che, sul territorio, le differenze strutturali possano essere messe in campo per rispettare una norma e un protocollo sanitario che possa essere diverso sul campo. Sinceramente non capisco perché non si possa consentire questo genere di attività differenziandole, mantenendo sicurezza e distanziamento sociale che peraltro sono le condizioni sine qua non per poter fare qualsiasi cosa. Chiedo, se è possibile, di rivederlo ed eventualmente anche di accantonarlo per poter valutare magari una riformulazione che consenta l'esercizio di tali attività.
PRESIDENTE. Ci sono richieste di intervento? No. Onorevole Ciaburro, procederei con il voto perché non c'è richiesta di intervento da parte del Governo. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.054 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).
Il successivo è stato ritirato. Passiamo all'articolo aggiuntivo 1.056, sempre dell'onorevole Ciaburro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. L'articolo aggiuntivo, presentato insieme alle colleghe Ciaburro e Caretta, di fatto ribadisce in particolare - intervengo anche come capogruppo della Commissione sport - la garanzia dell'allenamento nelle palestre e negli impianti, così da salvare utenti e imprese da questo fermo che non ha sicuramente più senso. In particolare, la proposta emendativa riguarda anche tutto il mondo sportivo, il mondo del calcio che, come abbiamo ricordato anche oggi sui giornali con Giorgia Meloni, rappresenta l'Italia. Vedete, autorevoli rappresentanti della maggioranza invece denunciano che sia in preparazione un ennesimo DPCM per bloccare in maniera definitiva il calcio, nonostante le regioni abbiamo dato il via libera agli allenamenti e ci sia il parere unanime della ripartenza di Federcalcio, Lega e Assocalciatori. Gran parte dei club della massima serie ripartiranno questa settimana con le sedute nei propri centri sportivi, con i calciatori che si alleneranno individualmente entrando a piccoli gruppi per volta negli impianti. La ripresa di tutte le competizioni non è però certa e tutto rimane ancora in bilico viste le incertezze del Governo e i dubbi manifestati da Spadafora, che domani interrogheremo con un question time in Commissione su questo. Il blocco del campionato di calcio rischia di mettere in estrema difficoltà le società sportive sia di professionisti che di dilettanti. Ci sono rischi soprattutto per i dilettanti dalla grande presenza sul territorio, sia per il valore pedagogico dello sport. Chiediamo, quindi, con la proposta emendativa in esame, che possa essere fatta e avviata una riapertura progressiva e selettiva attraverso protocolli sanitari stabiliti con le categorie, con le associazioni sportive, con il CONI. Avete nominato centinaia di esperti: metteteli al lavoro su questo. Facciamo ripartire il mondo dello sport, che ha 15 milioni di praticanti. Non è possibile una logica del blocco totale quando si va verso la fase 2 e la fase 3 e non prevedere per questo mondo una ripartenza in tutta sicurezza: ne va della salute pubblica, ne va della salute dell'economia italiana! I gestori di impianti, fino alle piccole associazioni e agli enti di promozione sportiva, sono anche imprenditori, per cui Fratelli d'Italia si schiera al loro fianco e chiede che venga fatta la riapertura selettiva. In chiusura, riteniamo che sia necessaria una riflessione da parte del Governo - di cui, per il tramite del Presidente, chiederei l'attenzione - anche per una ipotesi di accantonamento dell'articolo aggiuntivo in esame. Concludo facendo un riferimento alto, un riferimento olimpico, che le radici greche ci insegnano. Vedete, per i greci c'erano due tipi di tempo; ce ne erano quattro in realtà, ma due ci interessano: chronos e kairos. Chronos è il tempo lineare che scorre inesorabile e che fate scorrere inesorabile; Kairos è il tempo delle decisioni. È arrivato il tempo delle decisioni per riavviare il mondo dello sport e tutte le categorie produttive perché l'Italia non rimanga ferma e non muoia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Non ci sono richieste di intervento, onorevole Mollicone. Quindi metterei in votazione se il Governo non modifica il suo parere. Sta bene. Dichiaro aperta la votazione…
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione. Onorevole Mollicone, prego.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Chiedo che venga messo in votazione l'accantonamento.
PRESIDENTE. Sta bene. Lei chiede l'accantonamento in maniera formale e la relatrice ha già espresso un parere contrario in maniera formale. Ci sono richieste di intervento a favore o contro l'accantonamento? No. Passiamo ai voti.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, l'accantonamento dell'articolo aggiuntivo 1.056 Ciaburro.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 59 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.056 Ciaburro, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Ricordo che siamo sull'1.056 Ciaburro.
L'emendamento 1.055 Ciaburro, come i presentatori sanno, è stato da loro ritirato prima della seduta.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).
Sospendiamo a questo punto la seduta. Mi è stato chiesto, sia dal Questore che dalla mia collega, di garantire le tre ore di sospensione d'Aula per il riciclo, come previsto dalla nostra circolare. La seduta riprenderà alle ore 15 con il question time.
La seduta, sospesa alle 12,20, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, la Ministra dell'Istruzione e il Ministro della Giustizia.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Iniziative di competenza volte a promuovere, nel rispetto del principio dell'autonomia sportiva, un percorso condiviso relativo alle modalità di conclusione dei campionati di calcio – n. 3-01513)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Rossi ed altri n. 3-01513 (Vedi l'allegato A). Il deputato Andrea Rossi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.
ANDREA ROSSI (PD). Grazie, Presidente, grazie, Ministro. Spero non sfugga a nessuno quella che è la dimensione economica e sociale che rappresenta, nel nostro Paese, il sistema sportivo del calcio; un sistema, appunto, economico e sociale, alla pari di altri settori che, in questa “fase 2”, dal 4 di maggio, hanno visto appunto il loro riattivarsi, sulla base di quelli che sono specifici protocolli. Quindi, anche per quanto riguarda ovviamente il movimento sportivo, l'ultimo DPCM ha fatto sì che da lunedì 4 maggio siano iniziati gli allenamenti individuali, anche per le società sportive, e dal 18 di maggio sia prevista la ripresa anche degli allenamenti di squadra. Il Partito Democratico chiede, appunto, al Ministro se intenda e come intenda attivarsi, ovviamente per quanto di sua competenza, al fine di promuovere, nel pieno rispetto dell'autonomia sportiva, un percorso condiviso, sulla base ovviamente di un protocollo specifico sanitario, per affrontare la conclusione della stagione in corso dei campionati professionistici di serie A, di serie B e di Lega Pro, nonché della Lega nazionale dilettanti…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANDREA ROSSI (PD). Consapevoli, come siamo, di quelle che sono le diversità e le opportunità che le stesse categorie che ho citato portano al proprio interno.
PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere.
VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Grazie, Presidente. Posso assicurare che, sin dall'inizio dell'emergenza sanitaria, ancora prima del lockdown, ho mantenuto un rapporto quotidiano con la Federazione Italiana Giuoco Calcio per un confronto costruttivo e nel rispetto dei ruoli. Anche il mondo dello sport, purtroppo, si è dovuto fermare; il simbolo tristemente evidente, più evidente di tutto questo è stato il rinvio delle Olimpiadi, ma in Italia penso anche a importanti competizioni come il Giro d'Italia e gli Internazionali di tennis. Come ricordato dall'interrogante, nell'interrogazione, il Governo ha dovuto contemperare il valore assoluto della tutela della salute e deve continuare a farlo nell'interesse di tutti i cittadini italiani.
La road map è molto chiara ed è tuttora valida: il 4 maggio, nel momento della prima fase di riapertura, sono ripresi gli allenamenti degli sport individuali e, a livello singolo, anche degli sport di squadra, sulla base di un protocollo che è stato emanato dall'Ufficio per lo Sport ed elaborato insieme al CONI, al CIP, alla Federazione dei medici sportivi ed è stato validato dal Comitato tecnico-scientifico; il 18 maggio, auspicabilmente, per la ripresa di tutti gli allenamenti di squadra, questa ripresa avverrà con le medesime modalità. In particolare, per il calcio, la FIGC ha proposto un protocollo, per i soli allenamenti, sul quale il Comitato tecnico-scientifico ha ritenuto di dover fare degli approfondimenti. L'audizione avverrà domani e speriamo possa servire a dare via libera al protocollo, considerando anche che il calcio non consente né distanze di sicurezza, né l'utilizzo di dispositivi di protezione.
Negli ultimi tre giorni, però, si è improvvisamente assistito a un inasprirsi del dibattito politico e mediatico, a mio parere anche abbastanza incomprensibile agli occhi di milioni di italiani che temono per la loro salute e il loro lavoro; finanche le diverse tifoserie organizzate lo hanno stigmatizzato. L'idea di definire con urgenza, ora e subito, la data della ripresa dei campionati di calcio contrasta con l'esigenza di definire i passi sulla base dell'andamento dei dati. Ricordo che in Europa, in questo momento, le uniche date certe sono quelle dei Paesi che hanno deciso di bloccare i campionati, di bloccarli per sempre e, anche - è notizia di poco fa - l'Inghilterra, che sembrava la più pronta a riprendere, ha rinviato di un'altra settimana la decisione di riprendere gli allenamenti. Di fronte a tali pressioni, non posso che ribadire e confermare la mia linea e quella del Governo che non è mai cambiata e cioè auspichiamo tutti vivamente che i campionati possano riprendere regolarmente; allo stesso tempo, oggi, è impossibile definire una data certa, perché dobbiamo almeno verificare come reagirà la curva dei contagi nelle prossime due settimane, dal momento che solo due giorni fa il Paese ha avviato la graduale fase di riapertura; dovremo anche ricevere le valutazioni del Comitato tecnico-scientifico e, solo allora, il Governo potrà decidere. Il mio impegno a favore di tutto il mondo dello sport - e ho concluso - è raccontato dai fatti: i due decreti già approvati e quello che ci accingiamo ad approvare contengono misure straordinarie adeguate a questa terribile situazione al fine di limitarne enormemente i danni per tutti i settori, calcio tra questi, e spero che possano rappresentare, per il calcio ma anche per tutte le altre discipline e lo sport di base, un'occasione per rigenerarsi, riformarsi e ripartire più di prima.
PRESIDENTE. Il deputato Andrea Rossi ha facoltà di replicare per due minuti.
ANDREA ROSSI (PD). Grazie, Ministro. Ovviamente, il nostro gruppo, come era ben evidenziato all'interno dell'interrogazione, non chiede in questo momento una data certa, ma sicuramente quello che viene chiesto è di valutare ed esperire tutte quelle che sono le possibilità per una ripartenza dei campionati, consapevoli, come dicevo prima, delle diverse peculiarità anche tra la Serie A, la Serie B e la Lega Pro e la Lega Nazionale Dilettanti, e chiede di farlo in sicurezza e con un protocollo sanitario alla pari di altri settori. Ma penso che sia in capo a noi, che oggi siamo chiamati in modo pro tempore al Governo del Paese, assumere le decisioni; fa parte, appunto, della nostra responsabilità. Per fare questo io penso che ci siano due elementi fondamentali. Il primo, è che dobbiamo uscire da una dimensione elitaria, da un'idea e da una dimensione elitaria del calcio, da quelle che sono, appunto, potenziali contrapposizioni tra professionismo e sport di base. A noi spetta ai vari livelli il compito di unire e di tenere insieme tutto il sistema sportivo. Da un lato, c'è il professionismo e sappiamo che una sua non ripartenza produrrebbe un danno enorme. Alcuni dati: una potenzialità di perdita del 38 per cento degli occupati - stiamo parlando di quasi 50 mila posti di lavoro -, un'incidenza di 4 miliardi sul PIL rispetto ai 10 generati sia in modo diretto sia in modo indiretto, 500 milioni di perdita netta del sistema sportivo al netto dei 380 milioni dei diritti Tv e, di conseguenza, ovviamente, un danno erariale, visto che il sistema calcio, come tutti voi sapete, produce 1,3 miliardi di entrate per lo Stato. E, appunto, occorre tenere insieme, però, anche lo sport di base, quelle 50 mila società e quelle 570 mila partite, di cui 65 mila a livello giovanile, che rappresentano per noi un presidio sociale di comunità e di prossimità e che sono fondamentali per la presenza del volontariato nel nostro territorio. A queste società dello sport di base io so che lei, signor Ministro, saprà dare risposta, come già accaduto con il “Cura Italia”, anche con il “decreto Maggio”, ponendo attenzione e dando sostegno e ristoro, appunto, a queste società. Concludo, non esiste, dal nostro punto di vista, né può esistere sport di base senza la vetrina del professionismo ma non può neanche esistere il professionismo senza il lavoro e la passione delle tante squadre dilettanti presenti sul nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Iniziative volte alla copertura dei posti degli insegnanti di sostegno – n. 3-01514)
PRESIDENTE. Il deputato Antonio Tasso ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01514 (Vedi l'allegato A).
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro Azzolina, in questa grave emergenza sanitaria e sociale la scuola pubblica italiana soffre per la mancanza di circa 80 mila titolari di cattedre di sostegno. Questo si traduce in un danno grave e duraturo nel tempo per le alunne e per gli alunni con disabilità, perché c'è il notevole rischio che cambino docenti ogni anno e/o più volte nello stesso anno e, quindi, siano privati della continuità didattica.
Nelle ultime settimane oltre 14 mila nuovi docenti di sostegno hanno conseguito la specializzazione e sono già stati selezionati da tre prove concorsuali estremamente selettive, con oltre l'80 per cento di bocciati. Essi posseggono titoli e preparazione che consiglierebbero, in un quadro di buona gestione della pubblica amministrazione, la loro immediata immissione in ruolo, cosa che, unitamente ai docenti ancora presenti nelle graduatorie ad esaurimento e di merito, garantirebbe la copertura di circa 20 mila posti sugli 80 mila vacanti, quindi il 25 per cento del fabbisogno. Allora le chiedo, Ministro, perché anziché procedere con un concorso, a mio avviso - me lo consenta - mal strutturato e costoso, non si tutela il diritto dei ragazzi con disabilità…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). …alla realizzazione - concludo, Presidente - del loro progetto di vita supportandoli con tutti i docenti di sostegno già specializzati nel rispetto della legge n. 104.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Tasso, condivido pienamente con lei l'esigenza di assicurare il successo formativo, la continuità didattica e il diritto all'inclusione di tutti gli studenti. Parimenti condivisibile è l'auspicio che le legittime aspirazioni degli insegnanti specializzati sul sostegno si realizzino. Questo è uno degli obiettivi che il Governo intende perseguire con costanza e determinazione. In tal senso lo scorso 28 aprile con l'emanazione del bando si è dato impulso alla procedura straordinaria finalizzata all'immissione in ruolo di 24 mila docenti della scuola secondaria, di cui 4.252 su posti di sostegno.
Questi posti sono riservati a chi sia in possesso tanto dell'indispensabile requisito della relativa specializzazione quanto di quello dei 36 mesi di servizio maturati su posto comune o sul sostegno e con almeno un anno di servizio specifico sul sostegno. Inoltre, è utile ricordare che detta procedura straordinaria consente l'ammissione con riserva per i posti di sostegno di tutti coloro i quali sono iscritti ai percorsi di specializzazione e che conseguiranno il titolo entro il 15 luglio 2020. Tale concorso, inoltre, ha lo scopo di ridurre il precariato nella scuola pubblica, assicurando l'immissione in ruolo dei docenti precari già nel prossimo anno scolastico.
Contestualmente, sono state bandite distinte procedure ordinarie di reclutamento per la scuola secondaria e per la scuola dell'infanzia e primaria sia sul posto comune che di sostegno. Per quanto riguarda, in particolare, i posti sul sostegno messi a bando da tale concorso ordinario, a cui potranno partecipare i docenti specializzati sul sostegno, questi sono pari a 3.179 per la scuola secondaria di primo grado, 1.176 per la scuola secondaria di secondo grado, 5.833 per la scuola primaria e 1.014 per la scuola dell'infanzia. Ancora, grazie alla proficua collaborazione con il Ministro dell'Università e della ricerca, il professor Manfredi, il Ministero dell'Università ha bandito il quinto ciclo del percorso di specializzazione sul sostegno, le cui prove si terranno nel mese di settembre e al quale parteciperanno in soprannumero anche tutti gli idonei dei cicli precedenti.
Mi pare, dunque, che l'amministrazione che mi onoro di guidare è fortemente impegnata a fornire risposte concrete e tempestive per garantire il diritto all'inclusione a tutti i nostri studenti, assicurando la presenza stabile nelle scuole di un numero sempre maggiore di insegnanti specializzati sul sostegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Antonio Tasso ha facoltà di replicare per due minuti.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Ministro Azzolina, mi permetterà: non sono soddisfatto della sua risposta. L'affermare che i concorsi si faranno non tiene conto dello stato di pandemia del nostro Paese. Nonostante l'inizio della “fase 2”, le prove preselettive per il quinto ciclo TFA sostegno sono state spostate da maggio a fine settembre 2020. Ora, se non siamo sicuri di poter garantire lo svolgimento in sicurezza di tali prove prima di settembre, cosa ci fa pensare di poter garantire di concludere il concorso straordinario in tempo per le nuove immissioni in ruolo? Ministro, vorrei ricordarle le sue parole: “Io credo che nel momento in cui dei docenti affrontino una selezione - e il TFA è una selezione dura - e fanno un corso, in questo caso della durata di un anno, io non ho mai capito perché bisogna fargli fare anche un altro passo per entrare in ruolo”. Non lo capisco neanche io, Ministro. A settembre la scuola deve ricevere risposte, esige delle risposte, e la buona politica è chiamata a lavorare fin da ora per definirle nell'immediato e concretizzarle all'inizio del prossimo anno scolastico.
Ministro Azzolina, lei ha una responsabilità morale oltre che politica, cioè quella di garantire i diritti delle ragazze e dei ragazzi con disabilità e interagire con le proprie famiglie supportando la formazione e il successo scolastico dei loro figli. Non ci possiamo permettere il lusso di sprecare neppure uno dei docenti specializzati. Questi devono essere immessi tutti in ruolo, nessuno escluso. Il nostro Paese si avvia alla rinascita - e me lo auguro fortemente - al termine di un periodo difficile a causa della pandemia. La scuola è uno dei pilastri della società sul quale dobbiamo poggiare il futuro dell'Italia e una scuola di qualità non può partire senza affrontare una battaglia di civiltà tesa, con tutte le forze e le risorse necessarie, alla tutela degli studenti con disabilità.
Concludo, Presidente. In ogni ambito - e principalmente nella scuola - che rappresenta, voglio dire, il nostro futuro, nessuno deve rimanere indietro.
(Chiarimenti e iniziative in merito allo svolgimento degli esami di Stato sia per i candidati interni, sia per i privatisti, nonché in merito alle criticità emerse con riguardo alla didattica a distanza, in particolare in vista dell'inizio del nuovo anno scolastico – n. 3-01515)
PRESIDENTE. Il deputato Rossano Sasso ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-01515 (Vedi l'allegato A).
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Dalla chiusura del 7 marzo in poi per l'emergenza sanitaria il caos ha regnato sovrano sulla scuola italiana: caos sugli esami di Stato, caos sulla ripresa a settembre, caos sulla didattica a distanza dove, nonostante l'impegno e il sacrificio di docenti e genitori, purtroppo l'Istat - non la Lega, l'Istat - ci consegna un quadro nero sul divario digitale: il 33 per cento dei nostri alunni non ha un computer, non ha connessione, e quindi per loro nessuna didattica a distanza, nessun diritto allo studio, nessun ascensore sociale. Sono stati abbandonati anche i candidati privatisti agli esami di maturità, per i quali al momento si ipotizza che possano svolgere gli esami a settembre e non a giugno come tutti gli altri, impedendo dunque loro in tal modo di poter scegliere la propria facoltà universitaria o di poter fare un concorso, poiché fuori tempo massimo.
Le chiedo, dunque, Ministro, per il tramite del Presidente, quali misure intenda adottare - ma misure concrete, non interviste, non annunci televisivi! - sul divario digitale, sugli esami di maturità e sulle modalità di rientro a scuola a settembre per i nostri ragazzi.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Sasso, il suo quesito mi consente di fornirle elementi che dimostrano come, in questi pochi mesi dal mio insediamento al Ministero dell'Istruzione, l'attività dell'amministrazione ministeriale, in una situazione difficilissima per il nostro Paese, sia stata votata integralmente a garantire l'effettività del diritto allo studio di tutti i nostri studenti.
Con riferimento al divario digitale, voglio ricordare che da subito abbiamo dispiegato ogni misura per rispondere a questo gap tra la popolazione studentesca e gli strumenti digitali.
Con il decreto n. 187/2020 sono state già ripartite le risorse, 85 milioni di euro, parte delle quali, ben 70 milioni di euro, stanziate con l'articolo 120 del decreto-legge n. 18 del 2020, per consentire alle istituzioni scolastiche di dotarsi di strumenti digitali da mettere a disposizione degli studenti meno abbienti.
Ancora, abbiamo stanziato ulteriori fondi per un totale di 80 milioni di euro, a valere sulle risorse PON, destinati proprio all'acquisto di PC, tablet e dispositivi per la connessione Internet, dedicati alle scuole del primo ciclo. Aggiungo che la spesa per la messa in sicurezza degli edifici scolastici ha registrato, in costanza dell'emergenza epidemiologica, lo stanziamento e la ripartizione di ingenti risorse finanziarie.
In merito alla riapertura delle scuole a settembre, ribadisco che, come ho già avuto modo di precisare, l'ipotesi di una didattica mista per la scuola secondaria, fondata sull'integrazione della didattica tradizionale con quella a distanza, rappresenta solo una delle possibili idee allo studio, vagliata e decisa già in altri Paesi; idea che, peraltro, la forza politica di cui lei fa parte ha sostenuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) tramite il deposito al Senato di un emendamento al decreto n. 22/2020, anche se, come appare da annunci della giornata di ieri, si intenda ritirarla.
Sono al vaglio del Comitato da me nominato molteplici soluzioni finalizzate a contemperare diverse esigenze, come le varie fasce d'età degli studenti, lo stato delle strutture scolastiche, la specificità delle diverse realtà territoriali, oltre naturalmente al livello della minaccia di contagio. A tal proposito, proprio ieri ho riunito il tavolo permanente di lavoro con le regioni e gli enti locali, che nasce dalla volontà di agire insieme e di farlo rapidamente in vista della ripresa di settembre. L'obiettivo prioritario è quello di garantire il rientro nelle classi alle condizioni migliori possibili; ciò però non ci esime dallo svolgere ragionamenti che si spingano oltre l'emergenza nel progettare la scuola che nel futuro vogliamo vi sia.
In ultimo, ma non meno importante, vorrei precisare che ben altre sono state le ragioni di Ministri, che certamente non rimpiangiamo, assenti dal Ministero affidato e dediti unicamente a prodursi in annunci o a sole dichiarazioni sui social (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Rossano Sasso, per due minuti.
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Evidentemente non sono assolutamente soddisfatto di questa risposta, perché vede, Ministro, ci sono milioni di famiglie italiane che gradirebbero sapere come dovranno organizzarsi per il prossimo anno scolastico, alle quali la nostra polemica non interessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non interessa per niente, perché lei, il suo MoVimento 5 Stelle, il suo Governo, con i vostri annunci, prima fatti e poi ritirati, non avete fatto altro che generare confusione per gli studenti e per i genitori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Basta con gli annunci, per cortesia, parlate quando avete preso una - e dico una! - decisione. La Lega non vuole che a pagare siano ancora una volta le famiglie italiane, i papà ma soprattutto le mamme, Ministro, le mamme che lavorano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) perché, vede, lei dovrebbe capire che è impossibile organizzarsi con il lavoro se tre giorni alla settimana devo accompagnare i figli a scuola e gli altri tre giorni li devo seguire a casa con la didattica a distanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non ci vuole uno scienziato, non ci vuole la task force! La Lega vuole semplicemente darle questo suggerimento: avete perso due mesi, ce ne sono altri quattro, fate ripartire i cantieri, fate ripartire l'edilizia scolastica, mettete a norma le aule e garantite le distanze per i nostri bambini.
Oggi abbiamo sentito parlare di braccialetti elettronici a bambini di sei anni, tra le tante proposte (Commenti). È un periodo molto difficile, è un periodo difficile, gli italiani, chiedono soluzioni, non chiedono complicazioni, ma voi fate di tutto per complicare loro la vita, non solo alle famiglie, ma anche ai lavoratori.
Ministro, lei e il suo Governo avete deriso, umiliato e vilipeso una categoria, che è quella degli insegnanti, avete deriso, umiliato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e vilipeso il personale educativo ed il personale ATA. Non avete l'umiltà di ascoltare, non avete l'umiltà, soprattutto, di smetterla di attaccare e, a volte, anche di insultare i lavoratori precari della scuola. E lo fate penalizzandoli con il mancato aggiornamento delle graduatorie d'istituto, con la mancata stabilizzazione e con un concorso straordinario, di cui tutto il mondo sta parlando, in piena pandemia…
PRESIDENTE. Deve concludere, collega.
ROSSANO SASSO (LEGA). …un concorso che non serve - mi avvio alla conclusione, Presidente - a valutare le competenze, perché questa è gente che lavora già da anni nelle nostre scuole.
Voi del MoVimento 5 Stelle parlate di sanatoria, ma qui da sanare c'è soltanto l'atteggiamento illegittimo di uno Stato che non stabilizza gli insegnanti dopo 36 mesi di servizio, come da normativa vigente.
PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.
ROSSANO SASSO (LEGA). Concludo, sì, tranquilli. E quindi…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere, però. Non voglio toglierle la parola, ma è già fuori tempo.
ROSSANO SASSO (LEGA). Concludo dicendo semplicemente che, a causa di questo Governo, siamo passati dalla sedicente “Buona scuola” di Renzi, alla cattiva scuola del Ministro Azzolina e del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Chiarimenti in ordine allo svolgimento del prossimo esame di maturità e iniziative per garantire la sicurezza degli studenti e del personale scolastico – n. 3-01516)
PRESIDENTE. La deputata Vittoria Casa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01516 (Vedi l'allegato A), per un minuto.
VITTORIA CASA (M5S). Grazie, Presidente. Signora Ministra, l'emergenza COVID ha modificato profondamente il regolare svolgimento dell'attività didattica, lo sappiamo bene, ma lei, Ministra, insieme a tutta l'Amministrazione, ha prontamente reagito. Abbiamo attivato in tempo rapido l'attività a distanza, che, pur con tutte le criticità che possano ancora permanere, ha costituito in questo momento, proprio il tramite, il contatto ancora con il mondo della scuola.
Anche per quanto riguarda l'esame di maturità, molte sono state le novità dettate proprio da questa contingenza: prima fra tutti, l'abolizione delle prove scritte e la decisione di fare un solo esame orale, naturalmente articolato soprattutto sul percorso di studi che gli alunni hanno fatto.
Adesso si attende l'ordinanza del Ministro, che disciplinerà tutto l'esame di Stato, ma già lei ha preannunciato anche il peso che il percorso di studio avrà rispetto alle prove di esame. E quindi l'esame si baserà effettivamente su quello che i ragazzi avranno svolto in classe e, cosa importante, anche seguiti da una commissione interna.
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
VITTORIA CASA (M5S). Quindi, chiedo a lei, Ministra, come intenda disciplinare l'esame di maturità 2020, stante la necessità di rispondere alle molteplici istanze che sono pervenute dal mondo della scuola e in particolar modo dagli studenti, illustrando altresì…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
VITTORIA CASA (M5S). …quali iniziative intenda promuovere, al fine di garantire la sicurezza degli studenti e del personale scolastico.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere, per tre minuti. Prego, Ministra.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Casa, nonostante la grave situazione emergenziale che sta attraversando il nostro Paese, anche quest'anno l'esame di Stato sarà serio. L'esame di Stato consisterà in una prova diversa rispetto agli anni precedenti, che terrà inevitabilmente conto tanto delle esigenze di sicurezza della salute, quanto delle difficoltà negli apprendimenti affrontate dagli studenti proprio a causa dell'emergenza non ancora conclusa.
Sono lieta, pertanto, di poterle anticipare che, a brevissimo, sarà pubblicata, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 22 del 2020, l'ordinanza relativa agli esami di Stato del secondo ciclo di istruzione per quest'anno scolastico, la cui sessione avrà inizio il 17 giugno con lo svolgimento di colloqui della durata massima di un'ora, in presenza, senza che comunque sia messa a repentaglio la massima sicurezza per tutte le persone coinvolte. A tal fine, stiamo lavorando a specifici protocolli insieme alle forze sociali.
Come già anticipato, la prova si svolgerà davanti ad una commissione composta da membri interni e un presidente esterno, in modo che gli studenti possano essere valutati dai docenti che conoscono il loro percorso di studi. Nella predisposizione dei materiali e nella preliminare assegnazione ai candidati si terrà conto del percorso didattico effettivamente svolto.
Nel dettaglio, l'esame sarà articolato così: discussione di un elaborato concernente le discipline di indirizzo, discussione di un breve testo già oggetto di studio nell'ambito dell'insegnamento di lingua e letteratura italiana durante il quinto anno, analisi da parte del candidato del materiale scelto dalla commissione. I candidati esporranno altresì le esperienze svolte nell'ambito dei percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento e saranno accertate le conoscenze relative a cittadinanza e Costituzione.
La prova potrà valere fino a 40 punti, mentre il peso dei crediti complessivi sarà ricalibrato fino ad un massimo di 60 punti. Resta ferma la necessità di raggiungere almeno il punteggio minimo di 60 centesimi per conseguire il diploma.
Solo nel caso in cui le condizioni epidemiologiche e le disposizioni delle autorità competenti lo richiedano, se del caso applicando il principio di differenziazione ed adeguatezza, i lavori delle commissioni e le prove d'esame potranno svolgersi in videoconferenza o con altra modalità telematica sincrona. L'obiettivo è dare ai nostri studenti un esame di Stato che valorizzi al massimo grado il merito dimostrato, nel rispetto di tutti gli standard di sicurezza richiesti dalla precauzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Melicchio ha facoltà di replicare, per due minuti.
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, mi ritengo ampiamente soddisfatto dalla risposta alla nostra interrogazione. L'emergenza Coronavirus sta dando l'opportunità a migliaia di aziende, alla pubblica amministrazione di cimentarsi con lo smart working e, nelle scuole, con la didattica a distanza e l'amministrazione del Ministero che guida si è dimostrata ampiamente pronta, puntuale, seria a sostenere questo cambiamento. E così, allo stesso modo, sta avvenendo con l'esame di Stato, con l'esame di maturità, perché, finalmente, abbiamo l'opportunità anche di far pesare maggiormente un percorso di studi lungo anni, che ha visto decine di valutazioni e, quindi, sottoporre gli studenti a una valutazione sì, ma da parte dei docenti che conoscono quegli studenti, per l'appunto, basandosi maggiormente su un percorso più lungo e, quindi, più adeguato ad una valutazione migliore.
La ringrazio ancora, quindi, perché i suoi provvedimenti si dimostrano sempre seri ed equilibrati, permettendo un equilibrio, appunto, fra la formazione, il diritto allo studio e, allo stesso tempo, la sicurezza dei docenti, degli studenti e delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Iniziative per un piano straordinario di assunzioni di insegnanti al fine di consentire la ripresa in sicurezza dell'attività scolastica e di garantire il diritto all'istruzione – n. 3-01517)
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01517 (Vedi l'allegato A), per un minuto. Prego, collega.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente. Signora Ministra, grazie ai docenti e agli studenti italiani la scuola ha reagito con coraggio all'impatto del virus, ma la didattica a distanza, nonostante la sua utilità nel breve periodo, dimostra rapidamente i suoi limiti. Emergono diseguaglianze, difficoltà, restano indietro le fasce più fragili della nostra popolazione, perché la didattica a distanza, vede, Ministra, al di là dello sforzo importante che il Ministero ha fatto per intervenire sul disagio che ha a che fare con la mancanza di computer, di connessioni, riporta dentro la famiglia la responsabilità educativa e, in questo modo, aumenta le difficoltà.
Dunque, a settembre è necessario, Ministra, che la scuola riparta per tutti, che tutti possano tornare in classe: la scuola è innanzitutto luogo di relazione. Bene la riapertura dei cantieri per rendere più agevoli le nostre aule, ma questo non basta: noi crediamo che serva un piano straordinario di assunzione per aumentare il numero dei docenti e per rendere così possibile per tutti i nostri ragazzi tornare a scuola in una condizione efficace e sicura.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Fratoianni, il suo quesito mi offre l'occasione, ancora una volta, per ribadire il ringraziamento, a nome del Ministero dell'Istruzione, per il personale scolastico che, in questi mesi, insieme all'impegno degli studenti e delle famiglie, ha potuto garantire, grazie alla didattica a distanza, l'effettività del diritto allo studio, pur nella difficilissima situazione causata dalla pandemia.
Come lei ha ben ricordato, il Governo è tempestivamente intervenuto, stanziando apposite risorse già con il decreto-legge Cura Italia. Queste risorse sono state assegnate e accreditate tempestivamente alle scuole proprio per raggiungere quanti più studenti possibili, così da non lasciare indietro nessuno: sono stati acquistati circa 205 mila dispositivi digitali e oltre 117 mila studenti sono stati raggiunti dalla connessione.
A questo stanziamento è conseguito un ulteriore impiego di risorse, pari a 80 milioni di euro, a valere sui fondi PON destinati proprio all'acquisto di pc, tablet e dispositivi per la connessione Internet dedicati alle scuole del primo ciclo.
I primi dati che si evincono dal secondo monitoraggio sulla didattica a distanza, concluso in questi giorni, ci paiono confortanti: le nostre istituzioni scolastiche hanno raggiunto quasi tutti gli studenti che avevano bisogno di un tablet o di un pc. Senza i mezzi finanziari messi a disposizione dal decreto-legge “Cura Italia” e la tempestività della nostra amministrazione nel loro impiego, non sarebbe stato possibile. Prezioso è stato anche il contributo di regioni ed enti locali - che ringrazio - che hanno stanziato somme e provveduto ad acquistare e fornire ulteriori device e strumenti per la connettività. Grazie a progressivi meccanismi di flessibilità nell'utilizzo dei fondi strutturali, stiamo rimodulando le iniziative proprio per giungere alla riduzione del digital devide.
In questo frangente particolare, poi, ho voluto garantire l'emanazione, nei corretti tempi di legge, della procedura straordinaria e dei bandi ordinari per l'assunzione di oltre 62 mila docenti, ripartiti tra le scuole secondarie, primarie e dell'infanzia. La suddetta procedura straordinaria è bandita per 24 mila posti; proprio in quanto snella e semplificata, consentirà in tempi rapidi e utili al prossimo anno scolastico di immettere in ruolo i docenti precari, con almeno tre annualità di servizio.
Siamo sempre disponibili a ragionare, insieme al Parlamento, di soluzioni che portino a rivedere il rapporto numerico alunni-docenti, contrastando il fenomeno delle cosiddette classi pollaio, le sbagliate politiche dei tagli di organico di precedenti esperienze e assumendo tutti gli insegnanti di cui la scuola ha bisogno. Come l'onorevole interrogante sa, questa è da sempre anche una mia personale battaglia, che so essere comune a questa maggioranza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Ministra. Per la verità, conoscevo i numeri dell'impegno del Ministero per intervenire sulle difficoltà relative alla didattica a distanza e ribadisco su questo punto il mio apprezzamento. Quanto al tema delle assunzioni e del piano straordinario che noi proponiamo, mi fa piacere sentire quella che, peraltro, immaginavo fosse scontata, cioè una disponibilità, un interesse e una comune volontà di intervenire su questo punto, tuttavia credo che bisogna fare qualche passo in più. Io credo che dalla dichiarazione di intenti si debba passare, a cominciare dalle prossime misure, ad atti concreti, che mettano in campo un piano straordinario di assunzioni che aumentino in modo significativo il numero degli insegnanti nelle nostre scuole, il numero di insegnanti assunti in forma stabile a tempo indeterminato.
Ogni anno, lei lo sa bene, la nostra scuola è afflitta non soltanto dalle “classi pollaio”, ma da quella che, ormai, viene comunemente definita la “supplentite”. L'anno prossimo questa malattia rischia di avere dimensioni ancora più gravi e più grandi di quelle che abbiamo conosciuto negli anni scorsi. In questo senso, la semplice emissione dei bandi non è una soluzione. Abbiamo ripetuto in più occasioni che, in questo contesto - un contesto che cambia tutto -, la possibilità di realizzare quei concorsi nei tempi previsti è altamente improbabile.
Noi continuiamo a proporre che, in particolare per le assunzioni previste dal piano straordinario, non soltanto si lavori ad ampliare significativamente la platea, ma si proceda rapidamente con un'assunzione basata su titoli e anzianità, cioè su meccanismi che consentano in modo molto rapido di stabilizzare i docenti precari, gli stessi docenti che, come lei ha ricordato ringraziandoli, hanno contribuito, insieme agli altri, a tenere viva la scuola italiana in questo momento difficile e consenta a tutti noi di avere, al 1° settembre, il massimo dei docenti stabili nelle classi per garantire ai nostri ragazzi una scuola funzionante e sicura.
(Iniziative di competenza in ordine agli stanziamenti a favore delle scuole paritarie e intendimenti in ordine alla ripresa delle attività scolastiche – n. 3-01518)
PRESIDENTE. La deputata Occhionero ha facoltà di illustrare l'interrogazione Toccafondi ed altri n. 3-01518 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Grazie, signora Ministra, la legge n. 62 del 2000 include gli istituti paritari nel Sistema nazionale di istruzione, riconoscendone il fondamentale ruolo di garanzia del diritto allo studio, all'istruzione e di pluralità dell'offerta didattica. Il COVID-19 sta creando un doppio danno agli strutture paritarie: costi aggiuntivi per sostenere l'emergenza, sospensione del pagamento delle rette per la sospensione del servizio educativo. Non possiamo accettare il rischio di un'emorragia occupazionale che conti 180 mila unità oggi dipendenti presso le strutture paritarie, né correre il rischio di non poter garantire con le sole strutture scolastiche statali il diritto allo studio ai 900 mila allievi che oggi frequentano le scuole paritarie. Probabilmente una struttura paritaria su tre non riuscirà a garantire la ripartenza a settembre. Poi c'è il problema degli studenti affetti da disabilità. Il Governo Renzi ha già stanziato un fondo per sostenere le scuole paritarie, e Italia Viva si è impegnata per supportare ancor di più gli studenti con disabilità iscritti nelle scuole paritarie. Il prossimo decreto è un'occasione d'oro: le chiedo quali misure concrete intenda adottare, Ministra, per consentire alle scuole paritarie di garantire il servizio alle famiglie.
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Presidente, onorevole Occhionero, la sua interrogazione mi dà l'occasione per ricordare la funzione sussidiaria che le scuole paritarie svolgono nella società e nell'ambito dell'istruzione, quale parte integrante del sistema nazionale d'istruzione, secondo quanto previsto dalla legge n. 62 del 2000. Rispetto al merito delle risorse in favore delle scuole paritarie, già nel mese di marzo ho provveduto alla firma del decreto ministeriale di riparto su base regionale del contributo relativo all'anno scolastico 2019-2020 per le scuole paritarie, per un importo di circa 512 milioni di euro. Ricordo altresì che l'articolo 120, comma 6-bis, del decreto-legge “Cura Italia” prevede lo stanziamento di 2 milioni per l'anno 2020 per le istituzioni scolastiche paritarie per garantire la didattica a distanza, e che il medesimo decreto-legge ha previsto risorse per più di 40 milioni di euro anche per le scuole paritarie pubbliche per gli interventi di pulizia degli ambienti.
Nell'avere coscienza della delicatezza della questione, specialmente con riguardo alla tenuta delle istituzioni scolastiche più impegnate nella cura dei bambini nella fascia 0-6, sono allo studio del Governo le soluzioni più idonee per scongiurare le nefaste conseguenze cui l'onorevole interrogante ha fatto riferimento, proprio perché coscienti che le scuole paritarie svolgono un ruolo di particolare delicatezza nel nostro sistema di istruzione.
Sulla ripresa delle attività scolastiche ribadisco che il comitato di esperti costituito nell'ambito del Ministero sta studiando varie soluzioni, che andranno soppesate e calibrate per tenere conto delle diverse esigenze ed istanze, da quelle dei bambini delle scuole dell'infanzia e delle primarie fino a quelle dei maturandi; oltre che condivise con tutto il Governo, il Parlamento, con un lavoro già avviato insieme alle regioni e agli enti locali riuniti in un tavolo permanente. L'impegno del nostro lavoro molto serio è di non lasciare indietro nessuno, nel rispetto della libertà di scelta educativa delle famiglie, per supportare in modo concreto tutte le scuole del sistema nazionale di istruzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Il deputato Gabriele Toccafondi ha facoltà di replicare.
GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Presidente, ringrazio della cortese risposta la Ministra. Chi non ha paraocchi, come lei sa, conosce che l'equilibrio economico tra entrate e uscite delle scuole paritarie è sottilissimo. Chi conosce veramente senza barriere ideologiche queste realtà, sa che non c'è nessun utile, che non c'è nessun margine, nessuna riserva a cui attingere, nessun salvadanaio da rompere. Questo equilibrio economico si sta rompendo, anzi si sta frantumando: se in una classe di 20, 21 ragazzi una o due famiglie non possono - no non vogliono, ma non possono - più pagare la retta in questo momento, viene meno la realtà scolastica. Chiude: chiude adesso o non riapre a settembre. Che questo si chiami asilo, percorso 0-6, o che si chiami scuola dell'obbligo, questo equilibrio economico si sta rompendo; ma si sta rompendo ora, non domani o dopodomani. O interviene quindi ora lo Stato, e quindi il Governo, oppure sarà lo Stato, e quindi il Governo, e quindi tutti noi, a dover mettere tanti soldi in più, perché quei ragazzi e quei bambini che adesso frequentano la scuola paritaria busseranno alla scuola statale; e occorre dare loro servizi, strutture, palestre, scuolabus, mense e soprattutto insegnanti.
È da due mesi che noi ogni giorno, quotidianamente, con ragionevolezza e buonsenso facciamo presente questi problemi, a lei come a tutto il Governo.
Ricordiamo da settimane che nel decreto-legge economico di 55 miliardi questo tema deve trovare risposta. Noi attendiamo quelle risposte, non solo per il percorso 0-6, perché ci sono anche tanti ragazzi che frequentano la scuola dell'obbligo, ed oggi, ahimè, abbiamo perso l'ennesima occasione per sentire queste risposte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
(Intendimenti in merito alla ripresa delle attività scolastiche, anche in considerazione delle criticità della didattica a distanza e del necessario sostegno alle famiglie – n. 3-01519)
PRESIDENTE. La deputata Carmela Bucalo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01519 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
CARMELA BUCALO (FDI). Presidente, le ultime dichiarazioni del Ministro Azzolina riguardo all'apertura delle scuole a settembre con una didattica mista, metà scuola e metà a casa, hanno ancora di più aumentato le preoccupazioni delle famiglie. Il Ministro ancora non ha capito che ci sono tantissimi studenti che vivono in contesti familiari disagiati: famiglie che non riescono a vivere, figuriamoci comprare un tablet, un PC o avere una connessione adeguata per seguire la didattica a distanza. Inoltre, come faranno i genitori a conciliare lavoro e scuola? Cosa diranno ai datori di lavoro: siamo disponibili a lavorare a settimane alterne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Per questi motivi si chiede al Ministro quali misure urgenti e chiare intenda adottare a tutela delle nostre famiglie, e soprattutto delle donne madri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Presidente, onorevole Bucalo, convengo con lei che i genitori e le famiglie sono stati protagonisti in queste settimane avendo fornito un grande supporto nella didattica a distanza, così facendo ingenti sacrifici al fianco del corpo insegnante. Ora dobbiamo accompagnare tutti in questa seconda fase con un'attenzione particolare alle donne, che è sacrosanto non debbano pagare il prezzo di questa emergenza. Per questo insieme ai colleghi di Governo ci stiamo adoperando per trovare risposte concrete alle molteplici e variegate esigenze.
Il lavoro svolto negli ultimi mesi e gli investimenti che abbiamo già fatto, così come le misure e le azioni intraprese a valere su fondi strutturali, alcune delle quali ancora in corso, si pongono proprio nella direzione da lei auspicata: si tratta di garantire un aiuto e un sostegno alle scuole e agli studenti che ne hanno più bisogno, per non lasciare indietro nessuno. Il medesimo decreto-legge ha previsto anche voucher baby-sitter e congedi parentali straordinari, proprio per venire incontro alle esigenze che l'onorevole interrogante richiamava. Come sottolineato in precedenza, sono stati acquistati 205 mila dispositivi digitali e oltre 117 mila studenti sono stati raggiunti dalla connessione, grazie alle risorse messe a disposizione dal decreto-legge “Cura Italia”, che si aggiungono ad un numero molto elevato di dispositivi utilizzati e dati in comodato d'uso: oltre 1,2 milioni acquistati dalle scuole negli ultimi due anni grazie agli investimenti del Piano scuola digitale e dei fondi strutturali. Grazie ad una fattiva collaborazione con la Ministra Bonetti e al lavoro comune di tutto il Governo, è stato istituito un tavolo interistituzionale a cui partecipano diversi Ministeri, oltre che le regioni e gli enti locali, finalizzato ad immaginare soluzioni già per i prossimi mesi estivi per le famiglie e per i genitori che debbono rientrare a scuola. In merito agli esami di Stato, ribadisco che è di imminente adozione l'ordinanza che preciserà le modalità di svolgimento del colloquio, come illustrato nella precedente risposta. Circa l'avvio del nuovo anno scolastico, vorrei ribadire che ho istituito presso il Ministero un comitato di esperti di altissimo livello, che ha il compito di formulare e presentare idee e proposte per la scuola, tra le quali quelle della didattica mista solo per la scuola secondaria di secondo grado, non per i bambini, guardando al miglioramento del sistema di istruzione nazionale. Si tratta certo di un lavoro complesso, che sarà vagliato attentamente e condotto insieme rapidamente, interloquendo fattivamente con il Parlamento, le regioni, gli enti locali, le associazioni, le forze sociali, avvalendosi anche delle migliori professionalità di cui il nostro Paese dispone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. La deputata Paola Frassinetti ha facoltà di replicare.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, Ministro, noi non possiamo dichiararci soddisfatti di queste dichiarazioni; ma il vero problema è che non possono dichiararsi soddisfatti gli studenti, i docenti e le famiglie, in una situazione in cui lei ha lanciato messaggi confusi, quando invece, dopo due mesi di sacrifici, ci vorrebbe chiarezza. E sicuramente è stata confusa anche la dichiarazione sulla didattica mista, che adesso lei precisa sarebbe solo per le scuole superiori, ma che fino a due giorni fa tutti pensavano si riferisse anche ai ragazzi di prima media e ai ragazzi delle scuole primarie. Non è una soluzione fattibile: è iniziata la “fase 2”, molte società e molte attività economiche sono riaperte, la scuola è rimasta ferma. La scuola è stata la prima a chiudere e speriamo non sia l'ultima a riaprire. Fratelli d'Italia ha fatto una proposta, cercando anche di ipotizzare una riapertura con le cautele, con gradualità delle scuole, proprio perché Fratelli d'Italia pensa alle famiglie, ai genitori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), soprattutto a quelli che hanno bambini minori che non sanno a chi affidare. Pensa alle madri, che saranno le più a rischio. Le donne, dopo tanti sacrifici per annullare le discriminazioni sul mondo del lavoro, saranno sicuramente le prime ad essere penalizzate. E ora vogliamo certezze, vogliamo certezze anche e soprattutto sulla riapertura a settembre. Bisogna pianificarla ora perché bisogna assolutamente individuare spazi adatti, e quindi l'edilizia scolastica e i suoi tecnici devono lavorare per questo. Sulla didattica a distanza evidentemente le risorse sono state stanziate, ma non hanno cambiato la situazione. Non è possibile fare didattica a distanza con un computer solo a più bambini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non è possibile tenere ore e ore i bambini di sei anni davanti a un computer. Questa situazione…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). …acuisce le differenze sociali, mentre la scuola dovrebbe annullare le differenze sociali. Noi siamo molto preoccupati per le condizioni della scuola italiana perché pensiamo che attorno alla scuola…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). ….deve organizzarsi una nazione che immagina un futuro. Se non ripartirà la scuola, non ripartirà neanche l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Chiarimenti in merito a vicende relative alla nomina del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nel 2018, nonché in ordine alla recente sostituzione dei vertici del medesimo dipartimento – n. 3-01520)
PRESIDENTE. Il deputato Zanettin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01520 (Vedi l'allegato A).
PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Ministro Bonafede, dopo lo scontro assai violento che ha avuto domenica scorsa con il dottor Di Matteo, è giunto il momento di fare chiarezza. Nessuno crede alla versione dell'incarico prestigioso al Ministero che lei ha offerto al dottor Di Matteo in alternativa al DAP, l'incarico di Giovanni Falcone. Io e lei siamo sufficientemente esperti di cose ministeriali per sapere che, a seguito di una serie di riforme che ci sono state in questi venti anni, le direzioni generali di oggi sono molto diverse dalle direzioni generali del passato. Oggi non sono incarichi apicali, non sono soggetti a spoil system, non sono incarichi di prima linea contro la mafia. Era quindi evidente che il dottor Di Matteo avrebbe rifiutato quell'incarico che lei gli proponeva in alternativa al DAP.
Allora lei ci deve spiegare perché, Ministro, in 48 ore prima ha offerto l'incarico del DAP al dottor Di Matteo e poi lo ha rifiutato, è il momento di fare chiarezza. Il MoVimento 5 Stelle, quando era nei banchi dell'opposizione, si caratterizzava per il principio della trasparenza, invocava trasparenza. È il momento di dare trasparenza al Paese, al Parlamento, ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti perché mi danno la possibilità di chiarire alcuni punti importanti, che sono certo contribuiranno ad evitare l'ulteriore degenerazione del dibattito politico surreale di questi giorni. Mi viene chiesto innanzitutto, letteralmente, se e quali interferenze si siano manifestate sulla nomina di capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nel 2018.
La risposta è molto semplice: nel giugno 2018 non vi fu alcuna interferenza, diretta o indiretta, nella nomina del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
Riguardo all'altra domanda posta, ovvero quali valutazioni di opportunità politica abbiano suggerito di desistere dal mio iniziale intendimento di affidare l'incarico a Di Matteo, informo che, semplicemente, nelle normali interlocuzioni per la formazione della squadra, avevo intenzione di coinvolgere il dottor Di Matteo, conoscendo il suo profilo professionale e la sua carriera come magistrato antimafia. Per questo pensai a due ruoli per lui: o il vertice dell'amministrazione penitenziaria oppure un ruolo che fosse in qualche modo equivalente alla posizione ricoperta a suo tempo da Giovanni Falcone, a seguito di riorganizzazione (Commenti).
Mi convinsi, dopo una prima telefonata e in occasione del primo incontro al Ministero, che questa seconda opzione fosse la più giusta, perché avrebbe consentito al dottor Di Matteo di lavorare in via Arenula al mio fianco. Inoltre, ritenevo che questa decisione avrebbe consegnato un messaggio chiaro e inequivocabile per tutte le mafie. Come è ormai noto, non ci furono i presupposti per realizzare l'auspicata collaborazione (Commenti); del pari, anche con riferimento alla recente nomina del nuovo capo del Dipartimento, ho seguito mie valutazioni personali nella scelta, la cui discrezionalità rivendico. Ogni altra ipotesi o illazione emersa nel dibattito politico di questi giorni è del tutto campata in aria, perché, come risulta anche dalla ricostruzione temporale dei fatti, le dichiarazioni di alcuni boss erano già note al Ministero dal 9 giugno 2018, e quindi ben prima di ogni interlocuzione da me avuta con il diretto interessato.
Tanto premesso, la linea di azione che ho seguito come Ministro della Giustizia è stata è e sarà sempre improntata alla massima determinazione nella lotta alle mafie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Basta semplicemente scorrere ogni parola di ogni legge che ho portato all'approvazione in questi due anni, dalla legge cosiddetta Spazza corrotti fino all'ultimo decreto-legge che impone il coinvolgimento della Direzione nazionale e delle direzioni (Commenti)…
PRESIDENTE. Colleghi!
ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. …distrettuali antimafia sulle richieste di scarcerazione. E, sempre a tal proposito, voglio annunciare qui al Parlamento che è in cantiere un decreto-legge che permetterà ai giudici, alla luce del nuovo quadro sanitario, di rivalutare l'attuale persistenza dei presupposti per le scarcerazioni (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente: “Ma li avete fatti uscire! Vergogna!”) di detenuti di alta sicurezza e al regime di cui al 41-bis (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Il collega Costa dovrebbe intervenire, se glielo permettete.
Il deputato Costa ha facoltà di replicare.
ENRICO COSTA (FI). Signor Ministro, premettiamo che per noi è inappropriato che un membro del CSM usi le trasmissioni televisive come un ring per accusare il Guardasigilli di essersi piegato alla mafia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Italia Viva). Lei però, signor Ministro, ha una responsabilità politica grande come una casa: avere legittimato, coccolato, coltivato, rafforzato personaggi che mettono sotto i piedi le garanzie, la presunzione di innocenza, che usano i mass media per rafforzare la loro immagine e le loro inchieste (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Italia Viva), che sparano a zero sulle istituzioni e sui loro rappresentanti. Lei ha alimentato l'idea che chi mette in dubbio certe iniziative giudiziarie discutibili sia colluso con la criminalità, che chi si oppone alle sue proposte di legge manettare sia dalla parte dei corrotti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che chi difende le garanzie del processo protegga i colpevoli.
Lei questi personaggi li ha esibiti come madonne pellegrine, li ha legittimati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); ha creato le condizioni perché raggiungessero incarichi delicatissimi. Ora lei si dichiara esterrefatto per quanto accaduto; probabilmente pensava di maneggiarli agevolmente per sostenere la sua politica giustizialista, ma certi personaggi si prestano a fare le icone del grillismo perché hanno degli schemi di chiarissima ambizione. Magistrati che conservano il risentimento per due anni e lo scaricano in diretta televisiva contro il Guardasigilli, cosa sarebbero capaci di fare ad un semplice cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), in un'aula di tribunale, utilizzando tutti i benevoli strumenti che lei, Ministro, ha messo nelle loro mani? Lei rischia di impiccarsi all'albero che ha concimato giorno per giorno.
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
ENRICO COSTA (FI). Proprio quell'albero sotto il quale godeva a veder penzolare gli avversari politici. Rifletta…
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
ENRICO COSTA (FI). …cosa avrebbe dichiarato se Di Matteo avesse indirizzato le sue accuse ad un ministro di centrodestra? Scusi Presidente; siamo noi ad essere esterrefatti e speriamo che questa vicenda le insegni qualcosa. Gli assolti non sono colpevoli che l'hanno fatta franca e un avviso di garanzia non è una condanna alla morte civile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)…
PRESIDENTE. Collega, ha concluso.
ENRICO COSTA (FI). …e soprattutto che la parola di un pubblico ministero non è oro colato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Italia Viva e Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Benvenuto, Brescia, Colucci, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Grande, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Morelli, Parolo, Sisto, Tasso, Tomasi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Informativa urgente del Governo sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di una quota di investimenti dello Stato.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di una quota di investimenti dello Stato.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro per il Sud e la coesione territoriale)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Luciano Calogero Provenzano.
GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Signor Presidente, onorevoli deputati, si dice che le grandi tragedie uniscano, e certamente stavolta per molti versi è così: la crisi sanitaria, economica e sociale determinata dall'emergenza COVID è stata forse la prima grande tragedia collettiva della nostra storia che ha coinvolto la nazione in ogni sua parte, con provvedimenti unici e gravosi dalle Alpi alla Sicilia. Gli italiani hanno mostrato un grande senso di responsabilità. La compostezza, l'autodisciplina, è stata registrata ad ogni latitudine. È stato solo il frutto della paura? Dovremmo forse avere più fiducia in noi stessi e non autoalimentare i pregiudizi: questa pandemia ha fatto giustizia di tantissimi luoghi comuni, a partire proprio da quelli che inquinano da decenni il dibattito tra Nord e Sud. Vedere pazienti bergamaschi o bresciani accolti e curati con speciale sollecitudine negli ospedali di Bari o di Palermo, vedere i molti meridionali rispondere all'appello per infermieri, medici, volontari, nelle aree più colpite del Nord, trascorrere la prima metà di marzo a preoccuparci tutti, giustamente, io per primo, dell'eventuale dilagare del contagio al Sud, salvo scoprire poi che uno degli ospedali più attrezzati al mondo per fronteggiarla era il Cotugno di Napoli, tutto questo ci mostra un'Italia con un volto diverso rispetto al racconto mediatico della perenne contrapposizione tra Nord e Sud che domina ancora oggi e che sfocia qualche volta in rigurgiti di miserabile razzismo.
Tutto questo certo non azzera come d'incanto le condizioni strutturali del divario Nord e Sud ma può e deve spingerci tutti a dare nuovo valore, nuova forza a una parola, a un concetto che io ho voluto richiamare nel mio Ministero: la coesione, la coesione territoriale. Non è solo giusto: è utile, è necessario perché, se è vero che le grandi tragedie uniscono, è vero anche che spesso mettono in risalto fragilità, rischiano di allargare i divari e disuguaglianze che, in un Paese come il nostro, hanno sempre una connotazione territoriale molto forte. La crisi sanitaria ha colpito soprattutto le regioni del Centro-Nord, come ci ricorda tristemente il numero dei morti, ma la ricaduta economica e sociale dell'emergenza riguarda tutto il Paese e, al Sud, si somma alle fragilità strutturali e alle ferite non ancora sanate dalla grande recessione. È proprio vero: tutte le famiglie felici si somigliano ma ogni famiglia sventurata è sventurata a modo suo e ora, con la cautela necessaria a convivere con l'emergenza sanitaria ancora in corso, dobbiamo superare la sventura, fare ripartire il Paese, dobbiamo riaccendere i motori come diciamo tutti. Bene, i motori vanno riaccesi tutti anche quelli che per troppo tempo hanno girato a basso regime o sono rimasti spenti. L'Italia per rialzarsi deve sanare le sue fratture sociali e territoriali. Ecco perché la coesione non è un appello alle buone intenzioni: è un impegno politico che ci riguarda tutti. Il rispetto dei vincoli di destinazione degli investimenti nel Mezzogiorno rientra in questo impegno politico da riaffermare e confermare anche nel frangente più drammatico della nostra storia recente. L'ho detto e voglio ribadirlo qui, in Parlamento, con tutta la forza e la chiarezza di cui dispongo. Ogni proposta di rimuovere i principi di riequilibrio territoriale della spesa pubblica, ogni idea di dirottare le risorse nazionali ed europee della coesione dalle aree più svantaggiate è semplicemente inaccettabile. Non ci giro intorno: questa informativa nasce anche a seguito della diffusione di una bozza, di un documento non ufficiale del dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica in cui si proponeva, tra molte altre cose, di sospendere la clausola del 34 per cento di spesa in conto capitale ordinario al Sud e di rivedere le quote territoriali del Fondo di sviluppo e coesione a copertura dei provvedimenti anticrisi. Quella bozza non è mai stata discussa nel Governo in sede politica; non è condivisa dall'autorità politica, come hanno detto; va derubricata ad un mero esercizio tecnico già ampiamente bocciato. Io potrei fermarmi qui ma sento il dovere di chiarire di fronte alla Camera dei deputati perché ogni ipotesi che contrappone il riequilibrio territoriale alla crescita del Paese non solo è in contrasto con gli impegni del Governo e, nello specifico, con l'attività del mio Ministero, non solo è ingiusta ma è anche profondamente vecchia e sbagliata. Vecchia e sbagliata, perché non possiamo ripetere l'esperienza della crisi precedente quando, con l'allora Ministro Tremonti, tra il 2009 e il 2011, circa 26 miliardi di spese in conto capitale vennero dirottati dal Sud per coprire spese nazionali. È stato un errore purtroppo reiterato anche da Governi di altro colore politico perché il lungo processo di disinvestimento al Sud è una delle cause della crescita debole e della scarsa competitività dell'intero Paese. Troppo a lungo è stato ignorato un concetto che, invece, è alla base dell'azione di Governo che apre il Piano Sud 2030: l'interdipendenza. Fino a qualche settimana fa questo concetto era riservato agli studi economici. Ne conoscevamo l'impatto, cioè il fatto che, se investi 10 euro al Sud, 4 tornano al centro-nord, attivando domanda di beni e servizi. Lo ha stimato la SVIMEZ, è stato sottolineato anche dalla Banca d'Italia. Ma questa parola, interdipendenza, in queste settimane drammatiche che abbiamo trascorso, sembra acquisire un significato nuovo più profondo, cioè che quello che accade in una regione può dipendere dalle scelte di un'altra, che la vita degli altri dipende anche dai nostri comportamenti. Ciò che vale per ciascuno di noi vale anche nel rapporto tra Nord e Sud del nostro Paese; è la chiave con cui abbiamo attraversato questa crisi e la bussola migliore per uscirne. Uscirne non sarà semplice: tutte le stime nazionali e internazionali ci dicono che questa è la più grave crisi del secondo dopoguerra a poco più di un decennio di distanza dalla grande recessione e l'Italia è più esposta, dopo anni di crescita debole e la significativa frenata del 2019.
Dal punto di vista territoriale il Sud era già in recessione. Ora, secondo le previsioni della Svimez, per effetto della pandemia, il suo PIL calerà nel 2020 di circa 8 punti percentuali; una perdita solo di poco inferiore rispetto alla media del Paese dove le aree più colpite coincidono con quelle più produttive. Ciò accade perché il Mezzogiorno è caratterizzato da una marcata specializzazione produttiva nei servizi duramente colpiti dalla crisi, da una maggiore fragilità del tessuto produttivo e del mercato del lavoro. Mentre la crisi precedente ha avuto effetti soprattutto su manifatture e costruzioni, stavolta non risparmia quei servizi e quei comparti dove è maggiormente concentrata la quota di occupazione meno stabile e tutelata e, dunque, più esposta a rischio povertà. Il Cerved indica, ad esempio, per la filiera del turismo un possibile calo dei fatturati del 20 per cento nell'anno in corso. Molte regioni meridionali sono relativamente più esposte alle conseguenze del crollo di questo comparto per la sua incidenza nei sistemi produttivi locali. Per la Svimez il rischio di fallimento per le piccole e medie imprese meridionali è quattro volte superiore al resto del Paese.
Sul fronte del lavoro le misure assunte dal Governo si pongono l'obiettivo di minimizzare l'impatto della crisi sull'occupazione dipendente e sulla caduta dei redditi, ma la maggiore fragilità del mercato del lavoro meridionale, con una più alta incidenza di partite IVA, precari e lavoratori irregolari, rende questo impegno più difficile e impone uno sforzo maggiore. Va poi considerato l'impatto sulla mancata nuova occupazione, un tema che riguarda soprattutto un segmento sociale finora un po' in ombra: le nuove generazioni. Sempre secondo la Svimez saranno circa 800 mila i disoccupati in cerca di prima occupazione che, per effetto della crisi, rischiano di non accedere al mercato del lavoro nei prossimi mesi: sono soprattutto al Sud e sono soprattutto giovani, circa mezzo milione. Se le stime fossero confermate, a fine anno il Mezzogiorno si ritroverebbe 15 punti sotto ai livelli precedenti la crisi del 2008, un dato senza precedenti nella storia contemporanea. Il Sud e l'Italia possono tollerare questo scenario? Questa è la domanda: io credo di no. È possibile evitarlo, scriverne uno diverso? Io credo di sì, ma serve un'azione politica forte i cui cardini proverò a delineare brevemente e su cui sono convinto, nel rispetto dei ruoli di maggioranza e minoranza, ci possa essere una condivisione di fondo in quest'Aula, una condivisione che va costruita con pazienza, e io confermo non solo la mia disponibilità ma la piena volontà ad avviare il confronto, a partire da oggi, con tutti i gruppi politici. Nel preparare il dopo occorre anzitutto valutare e riconoscere quanto è stato fin qui fatto e l'effetto che ha avuto sul piano territoriale, sul Sud. Non possiamo che partire dallo sforzo congiunto di Governo e regioni per attrezzare il sistema sanitario meridionale a fronteggiare l'emergenza, realizzato grazie al grande spirito di sacrificio di infermieri, medici, operatori dei servizi pubblici essenziali. L'incremento di disponibilità di terapie intensive rispetto alla situazione pre-crisi, secondo i dati di ieri, al 5 maggio, al Sud è stato del 50 per cento; a ieri sera i posti letto erano 2.281 ma nelle settimane più acute della crisi, in alcune regioni, i numeri erano anche più alti. In questo modo, la percentuale di posti letto occupati da pazienti COVID in terapia intensiva è stata sempre tenuta ampiamente sotto la soglia di guardia e oggi, al Sud, risulta assai più bassa della media nazionale che è il 18 per cento: si va dal 7,5 della Puglia, al 4 della Sicilia, al 6 della Campania, al 2 della Calabria. Questo lavoro di recupero di terapie intensive, l'impegno ad assicurare i diritti di tutti i pazienti, non solo quelli colpiti dal Coronavirus, al Sud deve continuare e diventare strutturale. Eccellenze come il Cotugno di Napoli e altre, che abbiamo scoperto durante la pandemia, non devono restare eccezioni. Non cadiamo nella retorica: i deficit restano e vanno affrontati con determinazione, anche per ridurre l'incidenza dell'emigrazione ospedaliera da sud a nord, specialmente ora che abbiamo visto che è possibile anche l'inverso. Per questo occorre rafforzare la rete ospedaliera pubblica, per troppi anni costretta ad una razionalizzazione irrazionale. Ma l'emergenza ci insegna che non basta un modello ospedalecentrico: dobbiamo infittire una vera e propria rete di medicina territoriale e rinnovare la dotazione tecnologica-sanitaria, come già indicato nel Piano Sud 2030. Già nel prossimo decreto del Governo - ne abbiamo discusso con il Ministro Speranza - il piano di rafforzamento sanitario assume il principio del riequilibrio territoriale.
Sul fronte economico e sociale la nostra priorità è stata salvaguardare il tessuto produttivo ma anche quello sociale, garantendo sostegno e liquidità. Il tema della liquidità è decisivo nella strategia del Governo; il potenziamento del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e lo snellimento delle procedure, su cui stiamo ulteriormente lavorando con il sistema creditizio per accedere alle garanzie e ai finanziamenti, sono ancora più importanti dal punto di vista del Mezzogiorno per la maggiore difficoltà di accesso al credito delle imprese in quell'area, per contenere i costi del credito e prevenire che alla pandemia del COVID, come ha detto un sacerdote lucano, possa seguire la pandemia dell'usura. Al 29 aprile il Fondo di garanzia aveva effettuato circa 15 mila finanziamenti al Sud per un importo di oltre un miliardo, circa un quarto del finanziamento complessivo in Italia, in linea con la legalizzazione delle imprese nell'area. Negli ultimi giorni si registra un'accelerazione ancora non quantificata e, nell'ambito degli incentivi alla conversione o all'ampliamento della produzione dei dispositivi medici, il 35 per cento delle domande approvate proviene da imprese localizzate al Sud, con investimenti ammessi per 19 milioni.
Nel prossimo decreto, il credito d'imposta per le spese di sanificazione degli ambienti e degli strumenti di lavoro sarà maggiorato, in modo da aiutare le imprese del Sud, mediamente più piccole e a maggiore rischio di default, a sostenere i costi eccezionali derivanti dall'emergenza sanitaria nella fase della riapertura. Sarà anche presente una misura di sostegno al fabbisogno di circolante per le imprese beneficiarie di “Resto al Sud”, una misura molto importante che avevamo ulteriormente esteso prima della crisi. Il sostegno sarà un contributo a fondo perduto per garantire la continuità aziendale e i livelli occupazionali proprio di quelle attività di nuova costituzione, in larga parte operanti proprio nei settori economici più interessati dagli effetti della crisi.
È inutile nasconderci che la preoccupazione maggiore riguarda la tenuta sociale di un'area messa già a dura prova dalla crisi precedente. La cassa integrazione in deroga, come è noto, è uno strumento più efficace al sostegno dei redditi del Centro-Nord, poiché al Sud il mercato del lavoro è più deteriorato, ma con il bonus di 600 euro, introdotto dal “decreto Cura Italia” per alcune categorie di lavoro autonomo, al 23 aprile erano stati erogati al Sud oltre 700 milioni di euro, quasi il 40 per cento del totale, con una adesione tra le donne, gli stagionali del turismo e i dipendenti temporanei dell'agricoltura relativamente più elevata rispetto al resto del Paese. Anche per questo è essenziale, con il prossimo decreto, rafforzare il contributo ai lavoratori autonomi; non solo, dobbiamo arrivare a quelle fasce di cittadini a cui non siamo arrivati con il “Cura Italia”. Di qui, l'esigenza di un sostegno universale al reddito per l'emergenza, una misura temporanea che può e deve superare i vincoli, a partire da quelli patrimoniali, troppo stringenti in questa fase, del reddito di cittadinanza. La condizione di marginalizzazione e vulnerabilità, a seguito della pandemia e del lockdown ha esposto molte famiglie, specie nel Mezzogiorno, anche segmenti prima inaspettati, alla povertà, alla miseria e alla deprivazione.
Il piano di aiuti alimentari da 400 milioni, vergognosamente deriso, ha destinato ai comuni del Mezzogiorno circa il 40 per cento delle risorse, rispondendo a una condizione improvvisa e reale di indigenza; vararlo, nei giorni stessi in cui le mafie, come hanno denunciato forze dell'ordine e magistratura, facevano una campagna, anche sui social, per dare la falsa rappresentazione di boss che si prendono cura dei bisogni del popolo, è stata la rappresentazione migliore di uno Stato che non lascia spazi vuoti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali). Questa è una questione cruciale. Si è discusso molto del rischio che con la pandemia, come è avvenuto nelle crisi precedenti, si possano espandere le aree grigie di illegalità, che le mafie possano occupare nuovi spazi nell'economia e nella società, rispondendo a bisogni di liquidità di imprese e cittadini. Noi abbiamo agito anche con questa consapevolezza, dando risposte senza precedenti, ma dobbiamo avere anche la consapevolezza che la pandemia sta offrendo alle istituzioni un'opportunità: approfittare della crisi per provare a stroncare le mafie e a bonificare le paludi dell'irregolarità. Sommerso, irregolarità, illegalità e criminalità organizzata sono concetti e problemi molto diversi, talvolta hanno margini di contiguità, più spesso sono del tutto distinti.
Il tema di fondo, però, resta uno: ripartire dopo il lockdown, uscire dalla crisi, immaginare un mondo dopo la pandemia con un modello di sviluppo e un'innovazione che si coniughino con i diritti, con la giustizia sociale e, dunque, con la legalità costituzionale. Per questo c'è bisogno di regolarizzazioni, nelle campagne e nelle case, di rafforzare - un tema che ho posto al Ministro dell'interno - proprio ora, proprio in questo momento le misure antiusura e antiracket. Lo Stato deve prevenire e stroncare sul nascere il ritorno di un protagonismo criminale, perché la repressione, che pure in questi giorni sta facendo molto - da ultimo un'operazione importante nel casertano della DDA di Napoli - da sola, non basta.
Compito della politica è rispondere ai bisogni, prevenire, offrire percorsi di emersione ed emancipazione nella legalità. Le istituzioni non possono, però, farlo da sole e non lo stanno facendo da sole; a contendere il territorio nelle periferie urbane e sociali ci sono spesso associazioni e organizzazioni di cittadinanza attiva che stanno soffrendo anche esse la crisi, ma che ci stanno aiutando ad affrontarla, al Nord e al Sud. Ecco perché nel prossimo decreto dobbiamo avere un contributo a favore degli enti operanti nel Terzo settore, specialmente nelle regioni del Mezzogiorno. Il Terzo settore è un valore di per sé, va aiutato, perché la sua esistenza e la sua crescita al Sud possono contribuire in modo determinante a creare una società civile forte e un'economia più solida, primo argine all'illegalità e alle mafie, a partire dall'infanzia, dallo straordinario lavoro svolto nel contrasto alla povertà educativa minorile che è il vero scandalo moderno. Sui nostri ragazzi, specie al Sud, il virus della pandemia ha portato con sé quello delle nuove disuguaglianze, a partire dal divario digitale. Con il “Cura Italia” sono stati stanziati 85 milioni di euro per il sostegno alla didattica a distanza, di cui 10 milioni per l'uso di piattaforme e-learning, 5 milioni per la formazione del personale scolastico e 70 milioni per l'acquisto e la distribuzione di dispositivi digitali, in particolare per le famiglie più bisognose. Le risorse destinate alle otto regioni del Mezzogiorno sono più di 36 milioni e con il Ministero dell'Istruzione stiamo valutando ulteriori bisogni, pronti a fare di più.
Tra i nodi irrisolti dello sviluppo nazionale che la crisi ha fatto venire al pettine, l'incompiuta digitalizzazione dell'economia e della società è forse quello da sciogliere con maggiore urgenza, per affrontare questa fase difficile e guardare al futuro. Incide sulle nostre vite, come abbiamo sperimentato, e incide sulla competitività del nostro sistema economico. L'Italia è agli ultimi posti in Europa, davanti solo a Bulgaria, Grecia e Romania, e il ritardo si mostra particolarmente intenso nel Mezzogiorno. Occorre una netta accelerazione dell'infrastrutturazione della banda ultra larga, su questo nel CoBUL abbiamo richiamato alla responsabilità degli operatori e insieme ai comuni, nel decreto sulle semplificazioni, dobbiamo agevolare il processo di realizzazione di questa infrastruttura strategica; è una strategia di modernizzazione che necessita di essere rafforzata soprattutto al Sud, incentivando famiglie e imprese anche dal lato della domanda; è uno degli assi su cui ho chiesto alle amministrazioni centrali e regionali di orientare la riprogrammazione dei fondi europei per la coesione; su questo voglio informarmi del lavoro svolto.
Fin dai primi primissimi giorni del manifestarsi della crisi, abbiamo avuto chiara la necessità di mobilitare tutte le risorse disponibili a fronteggiare l'emergenza e a preparare la ripartenza. In questo quadro, abbiamo avviato immediatamente un'interlocuzione con la Commissaria europea alle politiche di coesione, Elisa Ferreira, sul possibile contributo dei fondi strutturali europei in funzione anticrisi. Questa interlocuzione ha contribuito all'elaborazione di proposte da parte della Commissione che raccolgono richieste di snellimento delle procedure da tempo avanzate dall'Italia. Si tratta di un'opportunità preziosa e da non sprecare, anche, lo vorrei dire, dalla prospettiva di alcune regioni che, fin qui, hanno attuato troppo a rilento la programmazione dei fondi europei.
L'insieme delle modifiche consente la rendicontazione al 100 per cento di cofinanziamento europeo di spese per potenziare il Sistema sanitario, dall'acquisto di attrezzature all'assunzione di medici e infermieri, l'istruzione, la formazione, gli strumenti di garanzia per il sostegno al capitale anche circolante delle piccole e medie imprese, le misure di sostegno al reddito dei lavoratori e dei cittadini, anche gli aiuti alimentari per i comuni e i servizi di sostegno e cura per le persone in condizioni di fragilità aggravate dalla crisi, gli interventi per la digitalizzazione delle scuole e per colmare il digital divide che si sta manifestando in queste settimane di lockdown nelle case e nei luoghi di lavoro.
Su queste priorità di intervento, coerenti con la coesione territoriale, perché efficaci proprio laddove si registrano maggiori deficit infrastrutturali e vulnerabilità del tessuto economico e sociale, abbiamo proposto alle regioni e alle province autonome un'intesa interistituzionale, finalizzata a massimizzare l'opportunità che abbiamo. Sono in ballo circa 10 miliardi di risorse europee che si possono riprogrammare. In queste ore, in questi giorni è in corso la discussione tecnica a livello bilaterale; contiamo di pervenire in tempi estremamente ravvicinati a un accordo, perché non possiamo permetterci di perdere tempo, ma è un lavoro che va fatto con serietà, perché non possiamo permetterci un altro spreco, quello di utilizzare questa opportunità per provvedimenti inefficaci e a pioggia. Ecco perché, come indicato dalla stessa Commissione, sia per ragioni tecniche che per ragioni politiche è fondamentale operare all'interno di una cornice nazionale e la proposta di accordo si ispira a due princìpi cardine: il principio di riequilibrio territoriale e quello di addizionalità. L'Italia è stata tra i principali sostenitori, forse il principale di questa semplificazione europea. Per essere chiari, la Commissione ci dà la facoltà di spostare risorse da una regione all'altra. Noi non intendiamo avvalercene, non intendiamo spostare risorse dal Sud al Nord (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ora, però, tutti insieme ci giochiamo un pezzo importante di credibilità. Lo dico soprattutto alle regioni meridionali: Governo e regioni dobbiamo dimostrare insieme di saper lavorare per sfruttare appieno questa opportunità. È uno sforzo che dobbiamo fare anche al nostro interno ed è la ragione per cui, anche raccogliendo l'indicazione unanime della Camera dei deputati in linea con quanto avvenuto sui fondi europei, ci apprestiamo a riprogrammare il Fondo sviluppo e coesione anche alla luce del nuovo quadro di esigenze determinate dal COVID-19 e nel prossimo decreto ho chiesto norme che semplifichino la procedura. Già nel “decreto Cura Italia” abbiamo previsto l'aumento dell'anticipazione dell'FSC dal 10 al 20 per cento, un valore complessivo di un miliardo, un miliardo per consentire di avviare più rapidamente le gare e per immettere immediatamente liquidità alle imprese aggiudicatrici. Questo Fondo può agire a salvaguardia anche della riprogrammazione dei fondi europei ma tutto questo va fatto - lo ripeto - nel rispetto del vincolo di destinazione territoriale.
Insomma - forse sono stato troppo lungo e mi avvio alla conclusione - il Sud ha bisogno di speciale cura nell'emergenza ma, lasciatemelo dire, ha bisogno soprattutto di ripartire con una visione e con una prospettiva a breve ma anche a medio e lungo termine e seppur elaborato in un contesto precedente la pandemia e presentato il 14 febbraio scorso, appena una settimana prima che scoppiasse la fase più acuta della crisi, il “Piano Sud 2030” è ancora uno strumento valido per dare impulso alla ripartenza e per certi versi - lo dirò - è ancora più attuale. Si tratta, come sapete, di un'azione coordinata per incrementare e rilanciare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno, agendo proprio sul riequilibrio della spesa ordinaria in conto capitale e sull'accelerazione della spesa aggiuntiva. È la direzione in cui ci stiamo muovendo, pur nelle difficoltà di queste settimane di lockdown.
La clausola del 34 per cento che la legge di bilancio 2020 ha rafforzato, operando una piccola rivoluzione copernicana rispetto alla formula precedente, rendendola più cogente e vincolante per le amministrazioni perché disposta ex ante, non solo non è sospesa ma la stiamo attuando. Questo non è semplice, ma con il lavoro di questi mesi abbiamo già portato le amministrazioni a una nuova mentalità sul riequilibrio territoriale. Infatti, stiamo ricevendo proprio in queste settimane le prime note informative dai Ministeri con cui si certifica il rispetto della clausola del 34 per cento. Il 30 aprile scorso è arrivata quella del Ministero dell'Interno. Questa clausola, lo chiarisco, si applicherà anche alle nuove risorse. Poiché ho sentito dire anche in quest'Aula che non ci sono risorse aggiuntive per il Sud è bene saperlo che tutto ciò che è aggiuntivo in termini di investimenti deve per legge rispettare il principio di equità territoriale. Su questo il mio compito è anche quello di verificare, come è chiamato a fare il Parlamento. Per questo è in dirittura d'arrivo il decreto, sul quale stiamo lavorando con il Ministero dell'Economia, con cui definiamo le modalità di verifica proprio della ripartizione territoriale dei fondi per ogni investimento, ma la clausola - ripeto - è già in vigore e già si attua. Anche da qui passa l'attuazione del “Piano Sud”.
È uno strumento più valido, dicevo, sia in prospettiva, perché risponde a un processo decennale di disinvestimento con una mole di investimenti importanti da attivare subito ma che hanno le un orizzonte medio-lungo, sia nel merito, per i fabbisogni e le missioni di intervento individuati per colmare i deficit infrastrutturali, ad esempio sul digitale, e garantire i diritti di cittadinanza a partire da scuola e sanità, sia anche nel metodo, perché è fondato sulla vicinanza ai comuni, su una nuova politica territoriale di prossimità ai luoghi, su una rigenerazione amministrativa senza cui non può esserci sviluppo. Con la pandemia alcuni dei fabbisogni di investimento delle misure previste sono diventati più urgenti. Ho parlato della digitalizzazione della sanità, nella scuola, della formazione. Qui c'è tutto il tema delle infrastrutture sociali, che hanno bisogno di un processo lungo di recupero in termini di investimenti e offerta di servizi al Sud. Proprio ieri è arrivato il concerto del MEF al decreto che assegna i 300 milioni del Fondo per infrastrutture sociali al Sud previsto dalla legge di bilancio privilegiando i comuni medi e piccoli. Il meccanismo di erogazione previsto è snello - è stato discusso con l'ANCI - ed è in grado di far arrivare velocemente le risorse e di avviare i lavori per garantire i servizi alla popolazione. Allo stesso tempo, prevede la revoca delle risorse in caso di inerzia dei comuni, che avranno, comunque, tutto il supporto dell'amministrazione centrale nell'attuazione.
Le misure per l'impresa e per il lavoro, che erano già definite urgenti nel piano, oggi ovviamente lo sono ancora di più. Ma è proprio su questo fronte che non bisogna perdere l'ambizione di guardare al futuro, di immaginare un futuro per lo sviluppo delle nostre imprese diverso da quello che è stato fin qui. Per questo ho proposto, già nel prossimo decreto, di potenziare il credito d'imposta per le attività di ricerca e sviluppo con l'obiettivo di ridurre il gap sostanziale con le regioni del centro-nord e rafforzare gli investimenti innovativi delle imprese meridionali, anche alla luce di quanto abbiamo riscoperto tutti con l'emergenza: l'importanza vitale della ricerca e dell'innovazione nell'economia come nella vita di tutti i giorni, e da questo punto di vista l'orizzonte di uno sviluppo sostenibile, che è centrale nel piano, resta decisivo.
Come è noto, il Governo aveva chiesto di inserire nel Meccanismo per una transizione giusta, l'iniziativa della Commissione europea per il Green Deal, Taranto e il Sulcis come aree meritevoli di particolare attenzione. Ricordo che se il Just Transition Fund andrà a coprire anche gli investimenti nel settore dell'acciaio è merito della nostra battaglia, portata avanti in raccordo con i commissari Gentiloni, Ferreira e Timmermans. Ebbene, è di ieri la notizia che la Commissione supporterà il Governo italiano con la supervisione proprio del Dipartimento per le politiche di coesione nella preparazione dei piani di transizione territoriale delle due aree. Come vedete, siamo al lavoro.
Siamo al lavoro perché il Sud ha bisogno di lavoro, di lavoro buono oggi più di ieri e il lavoro buono si crea rilanciando gli investimenti pubblici e privati. Questa è la nostra sfida che passa attraverso la semplificazione e un'amministrazione più efficiente e rinvigorita da nuove competenze e risorse che oggi mancano. Passa, inoltre, dalla battaglia che stiamo conducendo a livello europeo. Il Recovery Fund apre una strada nuova e guarda ai Paesi e ai territori maggiormente colpiti dalla crisi, ma serve un bilancio ambizioso dell'Unione in cui i nuovi strumenti però - voglio dirlo con forza - non vengano finanziati a scapito delle politiche di coesione territoriale.
L'attenzione ai territori, alle loro esigenze e alle loro diversità, la prossimità ai luoghi è il senso della coesione territoriale e davvero non riguarda solo il Sud. Il rilancio della strategia nazionale per le aree interne, ad esempio, da questo punto di vista nel piano oggi è un'opportunità ancora maggiore. Nelle aree interne si stanno già sperimentando processi nuovi, con un'attenzione al territorio che, come abbiamo appreso in questa crisi, è fondamentale: dai presidi sanitari territoriali alla telemedicina, alla didattica innovativa. Abbiamo visto che l'organizzazione della vita e della produzione in queste realtà è compatibile con lo smart working e con il distanziamento sociale. Si tratta di un metodo che può favorire uno sviluppo diffuso, contenere il pendolarismo e le migrazioni interne e, a dispetto di tanta retorica sul “secolo delle città”, siamo di fronte a una nuova necessaria attenzione verso le campagne. Non è il ritorno al piccolo mondo antico; basti pensare, infatti, all'interesse suscitato da architetti, uomini d'ingegno e innovazione. C'è, però, una condizione: colmare il divario digitale dei servizi ma sostenere anche il tessuto produttivo. Nella legge di bilancio abbiamo previsto anche un Fondo di 90 milioni a sostegno delle attività economiche, commerciali e artigianali nelle aree interne ed è pronto il decreto attuativo su questo. Ma puntiamo a incrementarlo con il prossimo provvedimento, proprio a causa dell'emergenza COVID-19, con ulteriori 120 milioni negli anni 2020 e 2022.
Sul piano economico, infine, c'è un'altra grande opportunità nelle aree interne (ne ho parlato con il Ministro Franceschini): incentivare il turismo nei nostri borghi, nelle nostre colline e nelle nostre montagne anche a partire dalle prossime vacanze, che probabilmente saranno diverse da quelle precedenti. Ciò può conseguire insieme l'obiettivo di rilancio del turismo sostenibile e culturale, un settore fortemente penalizzato dalla crisi, nel rispetto delle precauzioni di distanziamento fisico che saremo, finché sarà necessario, chiamati ancora a rispettare.
In questi mesi, in particolare con il “Piano Sud 2030”, abbiamo voluto indicare una prospettiva e un metodo di lavoro per rispondere a un processo decennale di disinvestimento al Sud, per rendere la politica di coesione europea e nazionale realmente aggiuntiva e non sostitutiva rispetto alle responsabilità della politica ordinarie. Se riusciremo a rispettare questo impegno sarà anche per il fatto che questo atto di indirizzo politico assunto dall'intero Governo rappresenta un argine. Io vi chiedo di aiutare a rafforzarlo quest'argine. L'impianto è valido e possiamo ridiscuterne insieme alcune priorità di intervento anche alla luce dell'emergenza. Io sono disponibile a farlo nel confronto con tutti, con tutti i gruppi politici di maggioranza e di innovazione. Quello che siamo, però, oggi tutti chiamati a dire insieme in quest'Aula è che il costo e il prezzo alto di questa crisi non può pagarlo ancora una volta il Sud. Ci sono stati momenti in questa pandemia in cui abbiamo riscoperto il senso profondo della solidarietà nazionale. Ecco, questo bagaglio proviamo a portarcelo insieme per il dopo, di fronte alle grandi sfide che ci attendono, al momento difficile che ci aspetta per superare questa pandemia.
Si evoca in queste settimane lo spirito della ricostruzione, anche se il termine forse è improprio, perché non ci sono macerie e città bombardate, ma c'è un mondo di cose che si sono fermate e che vanno rivitalizzate. In quella ricostruzione, quegli anni, sono stati gli unici della storia nazionale in cui c'è stato un impegno serio a colmare il divario, non è stato il frutto del caso, è stato il frutto di idee, di scelte politiche, che, nel confronto e nello scontro tra i gruppi di maggioranza e di opposizione, sono arrivati ad un sentimento comune, cioè la necessità che quello spirito della ricostruzione si coniugasse con la giustizia sociale. Quello fu un sentimento condiviso da tutto il Parlamento.
Ecco, io penso che oggi quello spirito si nutra proprio di queste parole: tenere insieme lo sviluppo e la giustizia sociale. La giustizia sociale, mai come oggi nel nostro Paese, ha una connotazione territoriale che tutti insieme dobbiamo ricordare e difendere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Federico. Ne ha facoltà.
ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, colleghi tutti, è fondamentale la presenza del Ministro Provenzano al dibattito parlamentare, che riguarda nel complesso il modo di affrontare l'emergenza COVID-19, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche sul piano della tenuta sociale e del rilancio economico; rilancio che non può prescindere da investimenti pubblici importanti e da un adeguamento infrastrutturale, materiale ed immateriale, che metta in condizione l'intero Paese di avere le stesse opportunità.
Proprio in questa ottica, è assolutamente necessario porre la massima attenzione sulle risorse per il Sud Italia, affinché eventuali modifiche nel riparto dei fondi europei e delle spese per investimento non vadano a penalizzare l'economia meridionale. Non sarebbe accettabile in alcun modo che venisse meno la clausola di riequilibrio territoriale nella destinazione alle regioni del Mezzogiorno degli stanziamenti in conto capitale.
La cosiddetta “Quota 34” rappresenta un principio da difendere, un principio per il quale il MoVimento 5 Stelle si è sempre battuto e continuerà a farlo, senza ambiguità.
Per questo la legge di bilancio stabilisce che, per ridurre i divari territoriali, il riparto delle risorse per gli investimenti sull'intero territorio nazionale deve essere disposto anche in proporzione alla popolazione residente nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna. Su questo, quindi, le parole del Ministro non possono che essere condivise.
Altro criterio da salvaguardare è quello del riparto del Fondo europeo di sviluppo e coesione, che destina al Mezzogiorno l'80 per cento dei fondi. Da questo punto di vista, va sottolineato che sono state proprio le regioni del sud ad essere più reattive nel realizzare interventi sui loro territori. Questo è stato possibile proprio perché, se è vero che i bilanci regionali impegnano l'80 per cento delle risorse per il capitolo sanità, a fare la differenza ci pensano proprio i fondi strutturali europei, con programmi di coesione che puntano decisamente al sud. Ed allora, riefficientare le risorse non ancora spese della programmazione 2014-2020, da accompagnare con investimenti ed interventi che vadano ad affrontare l'emergenza COVID, può essere sicuramente una buona strada, ma è una strada da percorrere con spirito di reciprocità e, soprattutto, facendo in modo che le risorse siano destinate alle regioni assegnatarie. Non è possibile immaginare di dover sottrarre, anche in questo caso, risorse alle regioni meridionali, e siamo certi che non accadrà, proprio alla luce di ciò che ha appena detto il Ministro. Voglio rassicurare, poi, tutti gli italiani, specie i cittadini del Sud, che non vi è alcun documento su cui nessuno abbia mai lavorato o si sia mai confrontato politicamente, che prevede riduzioni dei fondi strutturali al Sud o revisione della “quota 34 per cento”, nessun documento.
Se è vero che il COVID-19 ha avuto un impatto devastante in particolare nelle regioni del Nord, è altrettanto vero che il Sud Italia si affaccia alla crisi ormai prossima in una condizione di fragilità strutturale, come dicevo.
Come evidenziato dal Rapporto Svimez dell'8 aprile scorso, i rischi di default delle imprese di maggiore dimensione vengono valutati significativamente maggiori nel Mezzogiorno. I dati territoriali sul blocco delle attività economiche delineano un quadro assai più problematico dell'ultima crisi. Il blocco improvviso e inatteso coglie impreparate le molte imprese meridionali, che non hanno ancora completato il percorso di rientro dallo stato di difficoltà causato dall'ultima crisi. Sarebbe, quindi, opportuno valutare di ricalibrare l'economia del Paese, tra la positiva propensione alla domanda estera e il sostegno ai consumi interni. In una fase in cui la prima è destinata ad un inevitabile calo, basti pensare all'impatto tragico che il COVID-19 avrà su tutto il comparto turistico, guardare alla domanda interna con politiche che sostengano i consumi, in particolare nelle zone più depresse del Paese, quindi gli interscambi commerciali interni, può rappresentare un'importante occasione per il rilancio della crescita economica.
Vorrei poi soffermarmi sull'importanza dell'articolo 5 della nostra Costituzione, che, ai tempi dell'emergenza COVID, ha un valore ancora più importante. La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali. In questa frase c'è tutta l'essenza della solennità del momento che stiamo vivendo e del modo in cui bisogna affrontare le difficoltà. Bisogna farlo anzitutto tutti insieme, in maniera coerente su tutto il territorio nazionale, con gli stessi obiettivi e gli stessi criteri, rafforzando la coesione ed ispirandosi a principi di solidarietà, universalità ed eguaglianza. Uno splendido esempio, citato anche dal Ministro, sono stati i tanti ospedali del sud d'Italia, che hanno accolto pazienti COVID provenienti dalle città più colpite, tra tutte Bergamo, e che, in questi giorni, sono stati dimessi e sono tornati a casa. Parlo degli ospedali di Bari, di Catanzaro, di Palermo, della mia Campobasso ed altri ancora.
La coesione nazionale e l'unitarietà passano anche da un rapporto franco, produttivo ed efficace con le autonomie locali, che in prima linea stanno affrontando gli aspetti più difficili di questa emergenza. Lo Stato deve essere al fianco dei cittadini e di tutti i loro rappresentanti, dai sindaci fino ai presidenti di regione.
Un ultimo passaggio, Ministro, voglio farlo su un altro tema a lei caro: la tutela e la valorizzazione delle aree interne del Mezzogiorno d'Italia. Qualche giorno fa, lei ha avuto un confronto con Franco Arminio, poeta e “paesologo”, sul ruolo delle aree interne dei piccoli paesi in questa situazione di emergenza pandemica. La situazione delle aree interne italiane dei paesi e delle campagne ingiustamente marginalizzate dal processo di sviluppo contemporaneo, li vede oggi, proprio in virtù della crisi, avere una possibilità per tornare ad essere al centro dell'attenzione. I nostri piccoli comuni, patrimonio diffuso in tutto il Paese, hanno dimostrato paradossalmente di essere luoghi più sani, a differenza delle grandi aree urbane. Proprio in quell'occasione, lei, Ministro, ha detto che l'importanza del territorio è emersa fortemente con l'epidemia, ne ha fatto riferimento parlando anche dell'approccio sanitario che si deve avere, quindi con una medicina del territorio che vada rafforzata proprio in quelle aree del Paese che vivono anche, oltre ad uno spopolamento, un alzarsi dell'età media. E quindi, le persone più fragili e più esposte anche all'emergenza COVID, i nostri anziani, sono da tutelare anche con questi strumenti territoriali.
Dicevo, l'importanza del territorio, che è emersa fortemente con l'epidemia, è un concetto forse banale, ma che sottende proprio a quella necessità di riallacciare i rapporti tra i grandi centri e le aree marginali, che subiscono da anni spopolamento e abbandono. Voglio lasciarla proprio con questa riflessione: dopo questa crisi, sarà importante ripartire proprio dalle aree interne, quelle rurali, dai sistemi locali, dalle piccole comunità locali, che hanno saputo essere resilienti anche a questa pandemia globale.
Convinto di aver toccato la sua sensibilità, auguro a tutti noi buon lavoro, insieme per il bene dell'Italia tutta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Chiedo a tutti i deputati di indossare nel migliore dei modi la mascherina, ovvero sopra al naso, grazie per la collaborazione.
Ha chiesto di parlare la deputata Castiello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA CASTIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, vede, da donna del Sud, da campana, lo devo dire, è deludente vedere un Ministro del Sud che viene oggi in quest'Aula a raccontarci il libro dei sogni: Piano del Sud 2030 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ministro, siamo nel 2020, con l'Italia in ginocchio per la pandemia, ma soprattutto per un Sud che, accanto a quella che è la crisi sanitaria, lei lo diceva poc'anzi, ha già in corso, perché è già in corso, un'emergenza sociale ed economica. È di poco fa la notizia di un imprenditore napoletano che si è tolto la vita perché, ovviamente, non riusciva più ad andare avanti. E lei prima parlava della cassa integrazione: ma quando arriverà? La stanno aspettando tutti, tutti i commercianti, gli imprenditori, le partite IVA.
Parliamo di Sud in questo momento: lei sa bene, Ministro, che qui, in quest'Aula, oggi, le opposizioni l'hanno chiamata a riferire non su voci di corridoio, ma su un documento che era ufficiale e che riguardava, appunto, la famosa misura del 34 per cento degli investimenti, che veniva superato con quel documento. Poi lei ha, come dire, rattoppato la pezza e, oggi, viene qui a parlarci del fatto che non si tocca la quota del 34 per cento, perché ha dovuto, ovviamente, fare un passo indietro. Noi siamo in un contesto tale per cui, oltre al dramma nazionale, c'è il dramma determinato da questa pandemia che è sempre maggiore: io sono convinta, purtroppo, e vorrei sbagliarmi, che sarà una devastazione che avrà il suo apice nella cosiddetta “fase 2”. Ecco perché riteniamo che bisogna porre in essere misure concrete e avere un grande senso di responsabilità, per mettere in campo tutte quelle misure pensate ad hoc per il Mezzogiorno. Lei oggi, invece, qui, ha fatto la replica degli annunci fatti in pompa magna a Gioia Tauro, quando, insieme al Presidente del Consiglio Conte, annunciò il Piano per il Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo ad oggi e di quel Piano non si vede nemmeno l'ombra. C'è, quindi, un approccio sbagliato, Ministro, che non permette di superare quello che è il gap tra Nord e Sud, che purtroppo c'è, non ci nascondiamo dietro al dito, c'è, è forte, è grave ed è grande.
Quando siamo stati al Governo, noi, come Lega, ci siamo impegnati in una serie di misure per il Mezzogiorno e oggi, alla luce del vostro fallimento, andrebbero riprese. Faccia un atto di coraggio, proprio per la crisi che è in corso: ci vogliono soluzioni concrete che devono colmare questo gap, occorre un cambio di passo. Un cambio di passo nasce anche da una visione strategica che questo Governo non ha rispetto al Paese e, soprattutto, rispetto al Mezzogiorno. Il Mezzogiorno deve essere concepito come un baricentro, lo snodo fondamentale del Mediterraneo; occorre che il Sud non sia più considerato come una periferia, il Sud è la più grande piattaforma logistica del Mediterraneo.
E, allora, ci vogliono piani strategici, di grande prospettiva, basta poco, Ministro: accolga l'idea della Lega, che era quella di accendere i riflettori sui cantieri al Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), facciamo partire i cantieri h24 per poter finalmente realizzare quelle opere incompiute in modo veloce, in modo da poter creare sviluppo ed economia. Mettiamo in campo quello che deve essere un piano di infrastrutture per poter concretare quella che è la rete della banda larga, le reti della metanizzazione, anche in regime di project financing. Diciamo basta a quel codice degli appalti che ha ingessato la pubblica amministrazione e che ha messo in ginocchio il Paese, ma, soprattutto, il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Rivalutiamo quelle che sono le zone franche di riequilibrio e, soprattutto, puntiamo anche sulle zone economiche speciali, le famose ZES.
Sono piccoli provvedimenti che si possono mettere in campo e che risolverebbero quello che è il nostro Sud. Ci vuole uno shock, Ministro, uno shock emergenziale, che io dico che deve essere burocratico, infrastrutturale e, soprattutto, economico per poter connettere il Sud non con il resto del Paese, ma con il Mediterraneo, con il mondo. Allora, anche per quanto riguarda - lo accennava anche lei - la fuga dei giovani, pensiamo all'internazionalizzazione delle università del Sud in partnership con le più grandi università del mondo per porre, appunto, un argine alla fuga dei cervelli.
Parliamo dei trasporti, delle interconnessioni, di intermodalità: ebbene, mi piacerebbe sapere, Ministro, un po' di aggiornamenti su quello che è stato, a proposito dei trasporti, il contratto stipulato da RFI e MIT in cui, nonostante ci siano 15 miliardi aggiuntivi, per la Calabria sono previsti solo 100 milioni per il raccordo aeroporto e stazione di Lamezia, che erano già stati stanziati nel precedente contratto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
E vorrei capire quali sono i motivi per i quali è stata eliminata la previsione di ben 6 milioni previsti nel Patto per il Sud, che dovevano servire per lo studio di fattibilità dell'Alta velocità Salerno-Reggio Calabria, la quale è rinviata al 2026: è vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Al Sud mancano pezzi di strade, di autostrade, non ci sono i collegamenti e si rinviano contratti nuovi, che poi, ovviamente, sono in fase onirica. C'è da mettere in atto una spinta, forse, sull'utilizzo - è vero - dell'unico strumento finanziario ed economico che ha il Sud, che è appunto il Fondo per lo sviluppo e per la coesione, attraverso il quale vengono attuate le politiche per lo sviluppo della coesione economica, territoriale, sociale per rimuovere gli squilibri economici e sociali. Ebbene, in considerazione della persistente difficoltà dell'amministrazione ad impegnare quelle risorse, nel precedente Governo, la Lega convenne sull'opportunità di adottare specifiche misure per accelerare e migliorare la qualità degli investimenti finanziati con le risorse destinate alle politiche di coesione nei cicli di programmazione che andavano dal 2000 al 2020, in cui si stabiliva una riclassificazione degli strumenti da sottoporre, poi, al CIPE, su proposta del Ministero, per il Sud. Anche questa procedura, ad oggi, non è stata assolutamente completata e il lavoro di ricognizione non si è ancora concluso.
Quello che più impressiona sono i dati che risultano proprio dalla ricognizione effettuata e il quadro davvero desolante dell'incapacità di programmazione di alcune amministrazioni. Ebbene, per inciso, segnalo che lei qualche giorno fa - dovrebbe ricordarselo, Ministro - ha alzato un cartellino giallo in segno di ammonimento che, sul punto, ha indirizzato al governatore della regione Campania, Vincenzo De Luca, in particolare per quanto concerne il periodo di programmazione 2007-2013, che è risultato non monitorato a poco più del 78 per cento delle risorse disponibili ed effettivamente pagato con più del 58 per cento. Sconfortanti sono anche i dati…
PRESIDENTE. Concluda.
GIUSEPPINA CASTIELLO (LEGA). …che riguardano i pagamenti effettuati a cicli di programmazione in corso del Ministero dell'ambiente per quanto concerne il dissesto idrogeologico, delle infrastrutture e dei trasporti: in entrambi i casi sono pari allo zero.
Allora, Ministro, c'è bisogno di scelte coraggiose, c'è bisogno di mettere in campo un sistema nuovo di rilancio del Sud, del Mezzogiorno, fare le infrastrutture, mettere in campo un'idea, tenendo conto di un dato: sia il Sud che il Nord sono entrambi in crisi, ma guai a dimenticare, signor Ministro - e purtroppo lei l'ha fatto - che sono legati da un elemento di interconnessione. Quindi, o procedono insieme, o si fermano ai box entrambi, che, in altri termini, significa che si ferma l'Italia. Per cui si ricordi che qualcuno ci ha insegnato che l'Italia sarebbe stata ciò che sarebbe diventato il Sud: ebbene, lei e il suo Governo state facendo del Sud una zavorra e questo è il miglior modo per condannare l'Italia. Salvi il Sud, salvi il Mezzogiorno, nel prossimo decreto metta in campo una serie di risorse economiche e finanziarie per poter alzare, risollevare i comparti che oggi sono in ginocchio…
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIUSEPPINA CASTIELLO (LEGA). … come il settore turistico e quello della filiera agroalimentare. Il Sud ha bisogno di liquidità, di soldi, altrimenti avremo ancora tanti imprenditori che, purtroppo, come è accaduto qualche ora fa, sono costretti a togliersi la vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore… Colleghi…deputato Sasso, anche la mascherina, per favore, grazie.
PAOLO RUSSO (FI). Grazie, signor Presidente. Ministro, abbiamo voluto questa informativa per essere rassicurati sulle vere intenzioni del Governo circa un documento, apparentemente riservato del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei ministri, relativo alla gestione della “fase 2” dell'emergenza da COVID-19. Questo documento è circolato troppo per ritenerlo un contributo riservato e provvisorio, un documento, per alcuni aspetti, inquietante, che getta una luce obliqua sulle vere intenzioni di questo Governo; un documento che smentisce e cancella l'unico aspetto positivo presentato nel suo Piano. In particolare, Ministro, il suo Piano - quello delle slide colorate - dice che ogni ripartizione di fondi, comunque denominati, finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti da assegnare sull'intero territorio nazionale che non abbiano criteri o indicatori di attribuzione, deve essere disposta ex ante in conformità all'obiettivo di destinare agli interventi, nel territorio delle otto regioni meridionali, un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale almeno proporzionale alla popolazione di riferimento: almeno! Voi puntualizzate che si tratta di recuperare, nel periodo 2020-2022, 7,6 miliardi; e poi c'è dell'altro ovviamente, proprio per gli investimenti previsti in ragione dell'emergenza COVID-19: non parliamo del passato, parliamo di quello che è oggi. Ministro, sappia che noi siamo pronti a collaborare con proposte e suggerimenti in questa fase, nell'interesse del Paese e degli italiani.
Il presidente Berlusconi con nitidezza ha indicato la strada: stringersi intorno alle istituzioni rinviando la polemica politica e apportare un contributo di proposte costruttive senza indulgere in complicità e commistioni nella gestione. Noi siamo in quest'altra metà del campo politico ed orgogliosamente rivendichiamo una prospettiva di Governo coerente ed alternativa. Tuttavia, utilizzare le risorse destinate al Mezzogiorno ed alle aree svantaggiate del Nord per finalità che esulino da investimenti nelle medesime aree, o peggio, provare a sospendere la clausola di giustizia del 34 per cento, introdotta di recente e pur mai efficace, significherebbe obbligarci ad alzare il livello dello scontro; significherebbe e rappresenterebbe un gravissimo vulnus democratico, anzi, una vera e propria insopportabile provocazione.
Ci si accorge, signor Ministro, che la salute è un bene primario, costituzionalmente tutelato dall'articolo 32, che tanto è importante da determinare la sospensione di tanti altri diritti, pur essi costituzionalmente garantiti: dalla libertà personale a quella di culto, da quella di riunione a quella di circolazione, dall'insegnamento all'espressione del pensiero, dalla intrapresa economica alla tutela giurisdizionale e, addirittura, alla proprietà privata. Comprendo le ragioni di questa emergenza, ma allora, signor Ministro, perché in questi anni, quando il diritto alla salute risultava negato in tanta parte del nostro Paese, nessuno - nessuno - dalle parti del Governo ha ritenuto di porre rimedio con un intervento parimenti straordinario, egualmente eccezionale? Al Sud 6 milioni di cittadini non si curano perché impossibilitati a pagarsi prestazioni e quindi sono esclusi dal sistema sanitario sia nella fase della prevenzione che in quella della cura e della riabilitazione, il che contribuisce ad ingigantire le differenze territoriali per quanto attiene l'attesa di vita. A Trento una donna ha un'aspettativa di vita di 86,6 anni, in Campania di 83,6 anni; nel Nord-Est 81,6 per gli uomini e 85,9 per le donne; al Sud 80,2 per gli uomini e 84,5 per le donne; mediamente, più di un anno di svantaggio per il Sud, con picchi che superano i due anni. Mi sarei aspettato un mea culpa: perché solo ora la salute assume un valore di preminenza anche costituzionale?
Bisogna, signor Ministro, che lei si faccia garante: che lei si faccia garante perché sia mantenuto il vincolo di destinazione territoriale delle risorse del Fondo sviluppo e coesione e degli altri fondi strutturali; perché sia salvaguardato il rispetto della cosiddetta clausola del 34 per cento, rendendola finalmente effettiva ed efficace, imponendo un meccanismo automatico di trasferimento delle risorse ed estendendo il vincolo non solo agli investimenti delle amministrazioni centrali, ma a tutte le amministrazioni pubbliche e agli enti di diritto privato in controllo pubblico, anche a Cassa depositi e prestiti. Si faccia garante perché siano previsti per il rilancio del Mezzogiorno una vasta area no tax, una norma che misuri gli effetti e l'impatto di tutte le altre norme. Bene oggi l'indennità di quarantena e subito nuovi bonus per i comuni; nulla, però, signor Ministro, è giunto sinora, né in chiave di cassa integrazione, né per le imprese e né per le famiglie.
Si faccia ancora garante perché si utilizzino tutte le risorse europee, a cominciare da quelle che hanno un vincolo di destinazione al sistema sanitario, per lanciare un grande piano di ospedali nel Mezzogiorno e ridurre il gap infrastrutturale che anche in sanità è apparso drammaticamente in questi mesi così ampio.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO RUSSO (FI). Ministro, grazie per Taranto e per il Sulcis, ma l'esclusione da parte della Commissione europea di Brindisi è inaccettabile. Lei, signor Ministro, ha definito questa clausola del 34 per cento una rivoluzione copernicana.
La sospendete? Cosa cambia? Ritorniamo quindi al sistema tolemaico, nel buio delle privazioni pur nella consapevolezza di conoscere ciò che viceversa sarebbe giusto? Questa, signor Ministro, non altra è l'occasione giusta per ricostruire la speranza del Mezzogiorno. Hic Rhodus, hic salta: questo è il momento di rimboccarsi le maniche e utilizzare il 34 per cento delle risorse, anche in debito, per ridurre il digital divide, le differenze infrastrutturali su università, scuole, asili, prevedere trasporti adeguati e programmare un grande piano di investimenti per reti, per ferrovie, per strade, per autostrade, per porti, per aeroporti, per sistemi intermodali, per invasi agricoli e soprattutto una nuova sanità - e concludo, Presidente - che parta dal territorio, che valorizzi le competenze con una rete di nuovi ospedali dotati di adeguati e moderni macchinari. Poco ci interessa il teatrino della politica: piuttosto ci interessano i giovani, le donne, le famiglie e le imprese del nostro Mezzogiorno, a cui finora, accanto ai diritti, è stata sottratta anche la speranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Viscomi. Ne ha facoltà.
ANTONIO VISCOMI (PD). Ministro, grazie per le sue parole e per il suo impegno, ormai di lunga data, a favore del Mezzogiorno e del suo riscatto: parola questa che lei, meridionale come chi parla, conosce bene e certo apprezza, non solo per la capacità evocativa di un universo segnato da attese spesso deluse e da conquiste troppe volte tradite, ma anche e forse soprattutto perché è in grado di rappresentare con un solo tratto un Mezzogiorno che ancora oggi è pietra d'inciampo per molti, questione e risorsa al contempo.
Vorrei ripeterlo ancora una volta in quest'Aula, signor Ministro: la questione meridionale non è la questione dei meridionali, ma chiama in causa la stessa costruzione dell'identità nazionale e sfida la nostra capacità di costruire comunità attive e responsabili, più eque e solidali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei stesso, Ministro, nella premessa al Piano per il Sud ha riconosciuto che sviluppo e coesione riguardano tutti coloro che sono impegnati nella battaglia per rendere l'Italia un Paese più giusto e avanzato; e concludeva dicendo: possiamo aprire una nuova pagina, dobbiamo scriverla insieme. E dobbiamo però scriverla oggi, signor Ministro, in questi giorni che sono dolorosamente segnati da un virus subdolo e infido, da una tempesta inaspettata e furiosa, che ha frantumato storie personali e professionali mettendo in evidenza debolezze, incertezze e contraddizioni del nostro Paese e del nostro essere una nazione - per usare le parole scritte ieri da Isaia Sales - forte e fragile, unita e divisa allo stesso tempo.
Contraddizioni, per esempio, come quella evidenziata da lei riferendosi ai dati dell'Istat, che confermano una pesante differenziale territoriale sull'effettività della didattica a distanza: 470 mila ragazzi meridionali, quasi il 20 per cento, è privo di un computer o di un tablet a casa; la percentuale delle famiglie meridionali senza un computer in casa supera il 41 per cento con punte del 46 e del 44 in Calabria e Sicilia; e tutto ciò senza parlare delle reti, della connettività o per altro verso se vogliamo delle aule, e molte volte anche delle stesse strade per andare a scuola, cioè di tutte quelle infrastrutture che usava chiamare pesanti e pensanti. E senza neppure considerare altri settori della vita collettiva, dei quali però oggi comprendiamo e paghiamo a caro prezzo errori di programmazione e di valutazione nei modelli di sviluppo più che nelle risorse: è la sanità in primo luogo.
Il rischio di far parti uguali fra diseguali, signor Ministro, ritorna ancora prepotente quando si parla di Mezzogiorno. E questo però non rappresenta solo una plateale violazione dello spirito e dei valori fondativi del nostro stare insieme: è una sorta di miopia, che impedisce di mettere bene a fuoco come il Paese e la sua struttura economica, il suo sistema produttivo siano molto più interconnessi e interdipendenti di quanto una rozza vulgata vorrebbe credere e far credere. Per questo è interesse comune che il Mezzogiorno sia messo in grado di realizzare le sue potenzialità, di crescere, di produrre ricchezza, di valorizzare la sua posizione geo-economica e direi anche geopolitica al centro del Mediterraneo, in cui ciascuno abbia l'opportunità di realizzare al meglio le proprie capacità e il proprio progetto di vita.
È dunque a partire da qui, Ministro, che devono essere costruite le politiche pubbliche che coinvolgono cittadini, imprese e territorio del Mezzogiorno. Il Presidente Conte a Gioia Tauro ha detto: “Se riparte il Sud riparte l'Italia”. Vero; ma proprio per questo credo sia di interesse comune che le narrazioni “tossiche” sul Sud, così definite dal Presidente Conte, siano definitivamente e coraggiosamente accantonate, a partire da quella che descrive il Mezzogiorno come una realtà omogenea e negativa in modo omogeneo, quando, invece, quella che conosciamo è una realtà plurale, complessa e variegata, dove accanto a situazioni di degrado economico e sociale ve ne sono altre di grande eccellenza, capaci di performance in linea o addirittura migliori di quelle del Nord, che innovano, producono, curano - curano -, sanno essere competitive, che non si presentano con il cappello in mano, ma che pretendono dalle istituzioni il rispetto e il riconoscimento che merita chi ha dimostrato che cambiare è possibile e che nulla di ineluttabile è presente nella condizione meridionale. Almeno in quest'Aula dovremmo avere ben chiaro che il Sud è termine che può e deve essere declinato solo al plurale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma c'è un'altra narrazione anch'essa diffusa, quella che vuole un Sud predatore di risorse produttive da metabolizzare in assistenzialismo diffuso. I fatti, diceva qualcuno, sono ostinati, e anche la narrazione più suggestiva, quando non conforme ai fatti, è una narrazione non vera, cioè una bugia. Ed è un fatto che, secondo i dati dei conti pubblici territoriali, negli ultimi dieci anni la quota di risorse ordinarie in conto capitale destinata al Mezzogiorno è stata in media intorno al 26 per cento, otto punti percentuali in meno rispetto alla percentuale di popolazione. È in questo contesto che trova ragione e senso quella clausola del 34 per cento; norma però, sia chiaro, signor Ministro, che merita ancora di essere raffinata, perché presenta alcuni lati deboli già segnati a suo tempo dall'Ufficio parlamentare del bilancio. Il limitato perimetro di interesse, perché mancano ancora gran parte delle grandi imprese pubbliche nazionali; l'assenza di un sistema sanzionatorio; l'esigenza comunque di continuare ad investire sul rafforzamento delle amministrazioni, per renderle più capaci di spesa e di spesa trasparente e legale. Sì al 34 per cento, sempre e dovunque, Ministro, perché questo orizzonte non può certo essere messo ora in discussione, neppure in ragione dell'epidemia, che, anzi, le risorse da investire al Sud in opere pubbliche servono anche per il rilancio del sistema economico e produttivo delle stesse imprese del Nord.
Ma investire oggi e assicurare il 34 per cento non può far dimenticare alcune questioni sulle quali forse vale la pena riflettere e operare. La prima: quando verificheremo l'effettivo riparto di risorse ordinarie per gli investimenti pubblici tra Nord e Sud negli ultimi 20 anni e individueremo gli indici di perequazione infrastrutturale? Quando adotteremo una perequazione da estendere anche alla spesa corrente, che attualmente costituisce un problema per il Mezzogiorno? Ministro, e mi avvio a concludere, abbiamo bisogno di una strategia complessiva e coerente volta ad ampliare la base produttiva e a rendere competitivo il contesto economico locale. È solo in questa prospettiva che ha senso e che può nascere lavoro vero, lavoro buono, come lei ha detto, lavoro produttivo, legale, per tutti e dovunque (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), capace di recuperare le energie e le competenze del mondo femminile, che sono particolarmente vulnerate dal sistema economico e sociale del Mezzogiorno. Concludo, Ministro, con una brevissima considerazione: nell'interesse di tutti, e non solo dei cittadini che abitano nelle regioni meridionali, è necessario affermare politiche pubbliche capaci di coniugare sussidiarietà istituzionale a responsabilità collettiva, solidarietà sociale ed efficienze economiche, impegno individuale e di affiancamento pubblico. Di fronte al recupero nostalgico dell'appartenenza, delle identità localistiche, degli interessi particolari, della sicurezza e dei confini, come stiamo sentendo in questi giorni, abbiamo bisogno di riprendere e rafforzare lo spirito dei patti con le regioni del Sud che abbiamo sperimentato negli anni passati, impregnati di leale collaborazione e razionalizzazione di risorse, e soprattutto espressivi di un comune progetto di sviluppo, di una visione, di una visione, perché è di questo che abbiamo bisogno, e ne abbiamo ancora più bisogno ora. Una cosa è certa, infatti: questa crisi ha dimostrato in modo evidente che nessuno è un'isola e che abbiamo una sola possibilità di venirne fuori, capire che siamo una comunità e che il comportamento di ciascuno si riflette su tutti. Questo è il momento per recuperare spirito di comunità e di coesione sociale, per rafforzare il senso di responsabilità, ma anche per sfrondare le nostre vite personali e pubbliche dalle sovrastrutture del superfluo e rimettere l'essenziale al centro; insomma, per tirare il meglio fuori da noi stessi e dalle nostre comunità. Il Sud, signor Ministro, è pronto, a volerlo vedere, come abbiamo dimostrato ancora in questi ultimi giorni di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, colleghi!
MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo con grande senso di responsabilità a questa informativa resa dal Ministro Provenzano. Lo dico perché, nonostante sia un parlamentare di opposizione, ritengo che mai come in questo momento storico il Sud e le isole hanno bisogno del sostegno del Governo, hanno bisogno di sentire lo Stato vicino. Signor Ministro, l'ho ascoltata con grande interesse, però devo rilevare che il suo approccio è un po' l'approccio di un opinionista, l'approccio di chi racconta una realtà, l'approccio di chi fotografa una realtà. E però lei fa parte di un Governo, lei rappresenta il potere esecutivo, e quindi dovrebbe fare. Lei è al Governo ormai da qualche mese e noi ci saremmo aspettati di sentirla parlare al presente, semmai al futuro prossimo, ma certamente non avremmo immaginato di sentirla parlare del 2030, mentre siamo nel 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il Sud al tempo del COVID ha registrato un'emergenza economica che è arrivata prima, per fortuna o purtroppo, dipende dai punti di vista, dell'emergenza sanitaria.
PRESIDENTE. Deputato Verini, deputato Verini, per favore.
MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Dicevo, Presidente, l'emergenza economica da noi è arrivata prima dell'emergenza sanitaria, questo non lo dobbiamo nascondere. Questo richiede un supplemento di riflessione e richiede, però, la velocità dell'azione, perché in un Sud in piena emergenza economica, tensioni sociali, famiglie sull'orlo della disperazione, non si risolvono questi problemi con la promessa di investimenti infrastrutturali, con una cassa integrazione che ancora non si sa quando arriverà. Questi problemi si risolvono con un'immissione di liquidità direttamente in favore delle imprese e delle famiglie. Noi lo diciamo da molte settimane, lo diciamo dall'inizio di questa emergenza, perché abbiamo fatto una constatazione molto semplice: come è noto, la criminalità organizzata è molto più veloce dello Stato, questi criminali sono molto più veloci nel capire quali sono i settori di mercato più produttivi, sono molto più veloci nel cogliere la disperazione delle persone e approfittarne in maniera subdola. E allora noi non vorremmo che da questa emergenza sanitaria, da questa emergenza economica, uscisse un Mezzogiorno d'Italia consegnato alla criminalità dall'assenza dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Ho apprezzato il suo tentativo di mettere una toppa su quel documento che qualcuno ha inopportunamente divulgato, quel documento che ha preoccupato molti di noi, quel documento che ha gettato delle ombre, delle opacità sull'operato di questo Governo. Sono molto contenta che lei abbia smentito, abbia bollato come un esercizio tecnico quel documento, perché quelle risorse sono necessarie perché il Sud possa ripartire, quelle risorse sono necessarie perché “Resto al Sud” non sia più il nome di una misura, ma sia una normalità, perché la sfida per la nostra generazione impegnata in politica, signor Ministro, è fare in modo che andare via sia una libera scelta e non una necessità, questa è la sfida che noi dobbiamo combattere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Su questo vorrei sentire parole molto chiare di rispetto del principio di equità e di perequazione, su questo vorrei sentire parole molto chiare. Noi qualche mese addietro, quando quest'Aula si è impegnata nella discussione di una mozione, abbiamo fatto, come sempre, le nostre proposte, che, come quasi sempre, sono state bocciate. Ebbene, oggi sentirla parlare di contributi per le start up, per l'innovazione e per la ricerca mi ha fatto sorridere, perché era esattamente quello che avevamo scritto nella nostra mozione che è stata bocciata, insieme alla proposta di agevolazioni fiscali per chi assume e fa impresa al Sud, alla sfida della portualità, alla sfida di strutture e reti ferroviarie ad alta velocità e ad alta capacità, alla sfida delle zone economiche speciali; a un programma per la conservazione e valorizzazione delle risorse naturali, che certamente sono un'ottima base di partenza - la bellezza del Sud, la bellezza di tutte le regioni del Sud è fuori discussione -, ma è una base da cui partire. L'altra sfida è quella delle imprese, dell'innovazione, della ricerca, ed è una sfida alla quale il Sud non vuole sottrarsi. Ecco perché chiediamo in tutti i settori l'aiuto dello Stato.
Certo siamo preoccupati quando, in un comparto fondamentale come quello dell'agricoltura, sentiamo che l'unico aiuto che si può dare è la regolarizzazione massiccia di immigrati irregolari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), anche perché, signor Ministro, forse non si è accorto che più voi lo ripetete, più dalle coste africane partono barchini e gommoni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Da quando parlate di regolarizzazioni, sono aumentati gli sbarchi in maniera vertiginosa. Queste non sono le soluzioni che noi aspettiamo dal Governo. Abbiamo fatto diverse proposte anche in materia di agricoltura, dai voucher, all'impiego virtuoso dei percettori di aiuti da parte dello Stato. Chiediamo particolare attenzione sul fronte della legalità, maggior investimento per le Forze dell'ordine e soprattutto meno burocrazia, perché non si può asfissiare il Sud, non si può asfissiare il Mezzogiorno e sperare che riparta quasi per miracolo. Noi tutto questo ce lo aspettiamo da questo Governo.
Siamo soddisfatti in parte delle sue proposte, siamo soddisfatti degli obiettivi che ha tracciato e siamo disponibili come sempre a ragionare con lei, a fare la nostra parte, a formalizzare nelle sedi che saranno ritenute opportune, in seno ai lavori parlamentari, le nostre proposte. Ci troverà al suo fianco quando qualcosa di buono si dovrà fare per le regioni del Sud, perché ricordiamo che senza il Sud efficiente - e lo dice anche lo Svimez, lo dice nelle sue ricerche, che lei più volte ha citato - il Nord non può ripartire. Siccome noi facciamo del sovranismo la cifra della nostra attività politica per un'Italia realmente competitiva, è necessario che il Sud riparta più velocemente di prima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.
CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente, e grazie Ministro. Grazie per le sue parole di chiarezza, grazie per la determinazione con la quale sta conducendo il suo impegno ministeriale, grazie perché era necessario cogliere quest'occasione non solo per chiarire e per chiarirci ciò che tutti si aspettavano ma tutti erano certi che lei avrebbe detto circa il vincolo del 34 per cento, però la sua relazione ci consente di andare oltre, di ragionare attorno ad una gigantesca questione che lei affronta quotidianamente: la questione del Sud.
Intanto alcune certezze. Io francamente non volevo polemizzare, però, visti alcuni interventi, è straordinario sentire i colleghi della Lega che, anche se sono del Sud, non sanno nulla del Sud, perché sono rimasti vincolati ad una logica aberrante che li porta addirittura a conservare, a mantenere nel primo articolo del loro statuto la scissione del Sud del Paese.
Ma andiamo alle cose serie. Io le voglio parlare innanzitutto da parlamentare nazionale prima che da parlamentare del Sud, convocato dal dovere di non cedere a pulsioni identitarie, territoriali, ideologizzate da furori di una narrazione che pure ci sono stati in questi lunghi anni, che hanno portato alla contrapposizione tra Nord e Sud. La contaminazione al ribasso di questo dibattito però ha invaso molti, fino ad arrivare a riforme costituzionali, a partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione, che ha mostrato tutti i limiti di uno Stato incapace di dare in alcune materie fondamentali, per esempio la sanità, una risposta unica, unitaria, nazionale.
E non solo, basti ripercorrere la polemica sulle ordinanze tra i vari livelli per capire come dobbiamo porci il tema più generale di come si riforma la risposta dello Stato non solo rispetto alle emergenze ma rispetto alla quotidianità. Non c'è politica economica, politica industriale, politica sociale o del lavoro che possano ambire ad avere efficacia nazionale senza che vengano ispirate all'esigenza comune di un Paese che procede insieme. Partiamo dai fatti, però, Ministro, alcuni lei li ha, come dire, non affrontati, e secondo me ha commesso un errore, perché altrimenti anche lei partecipa ad una confusione secondo la quale, rispetto al Sud, stiamo all'anno zero. Ministro, non siamo all'anno zero: la più grande dotazione finanziaria a favore del Sud per progetti, scuola, cultura, impianti di depurazione, dissesti idrogeologici, misure ambientali, per il turismo e per la cultura dai tempi della Cassa del Mezzogiorno, è stata garantita proprio dai Governi Renzi e Gentiloni con il Piano del Sud. Dal 24 aprile al 17 novembre 2016, la famosa delibera CIPE n. 26 del 2016 ha portato alla sottoscrizione di 15 patti, sottoscritti da governatori e da sindaci delle città metropolitane. Io li voglio ricordare, Ministro, lei non l'ha fatto: per l'Abruzzo, 1 miliardo 500 milioni; per il Molise, 725 milioni; per la Sardegna, 2.905 milioni; per la città di Cagliari, 313 milioni; per la Basilicata, 3 miliardi 829 milioni; per la Calabria, 493 milioni; per Reggio Calabria, 410 milioni; per la Campania, 9 miliardi 558 milioni; per la Città Metropolitana di Napoli, 629 milioni; per la Puglia, 5 miliardi 740 milioni; per Bari, 657 milioni; per la Sicilia, 5 miliardi 745 milioni; per Catania, 739 milioni; per Messina, 777 milioni; per Palermo, 770 milioni, a cui si aggiungono 330 milioni di credito d'imposta in due anni, a cui si aggiunge il resto al Sud e a cui si aggiunge la previsione delle ZES, sulle quali pure dirò.
Ebbene, Ministro, in quei patti erano indicati opere, progetti, iniziative sottoscritte, cronoprogrammi. La prima questione che le voglio dire: una verifica di ciò che sta andando avanti e una verifica di ciò che è bloccato. E una verifica di ciò che è bloccato non perché c'è un Sud che non sa spendere le risorse, perché le norme ordinarie non fanno procedere le opere pubbliche al Nord così come al Sud. Lei deve valutare, Ministro, se ritiene di poter accompagnare le risorse già stanziate e quelle che lei stanzierà con il Piano per il Sud - ma per adesso queste sono le risorse nella pancia delle regioni e delle città metropolitane fino ad oggi, quelle stabilite dal Governo Renzi -, immaginando, anche per queste opere regionali, la possibilità di individuare meccanismi derogatori affidati a modelli virtuosi come Expo, Pompei o Genova anche per quanto riguarda i fondi e le infrastrutture regionali. Attenzione, Ministro, in questo periodo necessario di crisi che ne deriva, molte regioni, alcune regioni - io conosco la mia più di altre - stanno pensando di dare vita alla riprogrammazione di quei fondi, anche per spostare somme da spese di investimento a parte corrente. Attenzione, noi dobbiamo vigilare, affinché i piani per il Sud e i Masterplan si attuino con le opere che sono state finanziate. Ministro, le voglio anche aggiungere, per quanto riguarda il Sud, che Sud significa anche aree interne, lei lo ha detto, lo ha ripetuto, ma significa interventi puntuali su scuola, sull'energia, su istruzione, su fiscalità di vantaggio, su attivazione di zone economiche ambientali, e sulle zone economiche speciali, e anche qui dobbiamo verificare lo stato di attuazione e anche le regole. Se potevano bastare in tempi ordinari le norme secondo cui l'investimento veniva tratto da credito di imposta e da agevolazione burocratica, oggi dobbiamo accompagnare altro, e dentro la programmazione dei prossimi decreti dobbiamo immaginare forme di accompagnamento agli investimenti.
Le banche erano pronte ad investire nei progetti nelle aree ZES, oggi penso che lo sono di meno. Ministro, le voglio sottolineare un'ulteriore questione, che fa riferimento alla dotazione importante delle regioni sul Fondo sociale europeo. Non dobbiamo distrarre il Fondo sociale europeo dalle ragioni per il quale è immaginato cioè alla tenuta sociale, all'emancipazione, agli aiuti concreti. Si dibatte in questi giorni di diversi provvedimenti. Noi, per esempio, vediamo con molto favore l'idea di una riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. Però, se una parte della riduzione del lavoro viene coperta dalla formazione, così come è necessario, e le regioni pagano la formazione con il Fondo sociale europeo, attenzione che andiamo a ridurre una dotazione importante …
PRESIDENTE. Deve concludere.
CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Concludo, Presidente, soprattutto per le regioni del Sud. Per cui, Ministro, noi ci stiamo. Quando avrà tempo, spiegherà ai colleghi dell'opposizione che parlare di un piano 2030 non significa che le cose si fanno nel 2030 ma si programma oggi per raccogliere i frutti nel tempo. Noi ci saremo per dare una mano a lei e al Governo su queste partite e chiediamo solo una cosa - concludo, Presidente - l'accelerazione. Non ci sono più tempi ordinari. Il Sud aveva bisogno di accelerazione prima, abbiamo provato a farlo con il Governo Renzi con i patti per il Sud…
PRESIDENTE. Deve concludere.
CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Oggi deve imprimere un'ulteriore accelerazione rispetto a dei desideri che rischiano di diventare desiderata, se non acceleriamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.
FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, consentitemi di ringraziare il Ministro per aver colto… Presidente, cambio un attimo il microfono perché…
PRESIDENTE. Prego.
FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, consentitemi, onorevoli colleghi, di ringraziare il Ministro per aver colto questa occasione senza limitarsi…
PRESIDENTE. D'Alessandro, la mascherina per favore, grazie.
FEDERICO CONTE (LEU). …senza limitarsi, dicevo, Presidente, alla smentita di una notizia falsa circa l'intenzione del Governo di revocare la clausola del 34 per cento e appunto aver affrontato la questione in termini più ampi, generali e complessivi. Sarebbe veramente riduttivo affrontare la questione meridionale nei termini in cui si sta ponendo in queste drammatiche ore, trattando la questione della clausola del 34 per cento. Sarebbe una discussione simbolica e aleatoria. Simbolica perché orientare la spesa pubblica in ragione della popolazione territoriale corrisponde a una misura di minima giustizia sociale e simboleggia appunto, non essendosi realizzata in questi ultimi decenni, lo stato di abbandono in cui il Sud è stato lasciato dallo Stato. Aleatoria perché, per quanti sforzi il Governo voglia fare per renderla effettiva, la realizzazione di questa riserva è affidata a una serie di variabili indipendenti e fisiologiche per ogni esercizio di bilancio e alla complessità del meccanismo di coordinamento della spesa storica con la spesa in conto corrente e della spesa in conto capitale con il sistema degli appalti pubblici. Tra l'altro, esaurendosi la misura durante l'esercizio di bilancio, non si possono ipotizzare meccanismi sanzionatori né tanto meno recuperatori. Quindi, evidentemente la discussione deve assumere contenuti più precisi, più concreti se si vuole tratteggiare una prospettiva reale per il Mezzogiorno. Anche se realizzata, la clausola del 34 per cento, Ministro, sarebbe una misura ordinaria non in grado di recuperare il divario infrastrutturale che, negli ultimi decenni, si è accumulato che sta in un esempio molto semplice che voglio fare. Per percorrere la tratta ferroviaria, che va da Crotone a Reggio Calabria, circa 100 chilometri, ci vogliono tre ore; per percorrere la tratta ferroviaria di pari lunghezza, che va da Roma a Bologna, ci vogliono 32 minuti e ci sono 160 treni al giorno. Allora, chiariamoci su un dato di fondo: una cosa sono gli interventi di risanamento, di cui il Paese ha bisogno da Nord a Sud, ristrutturazione e riconversione; un'altra cosa è il riequilibrio del divario del Paese. Per realizzare quello ci vuole un intervento straordinario, non mi stancherò mai di ripeterlo. Ministro, l'Italia si deve dare un obiettivo strategico: è l'Italia mediterranea, un obiettivo noto a lei che ha fatto di questo studio la ragione della sua vita professionale ed è proprio in virtù di quel principio di interdipendenza che ella evocava efficacemente nel suo intervento, che oggi l'obiettivo Italia mediterranea è un obiettivo di interesse nazionale e deve e può diventare un obiettivo di interesse strategico europeo che, per la stessa ragione, per quel principio di interdipendenza, ha interesse che i Paesi che affacciano sul Mediterraneo, l'Europa meridionale si rilanci nella prospettiva di un diverso ordine dei rapporti commerciali mondiali.
E allora, se questo è l'obiettivo, Ministro, il suo Piano per il Sud 2030 deve diventare una legge ordinaria di programmazione e di spesa; una legge che abbia una gittata pluriennale, almeno due cicli di bilancio, sei anni; che abbia un fondo o una dotazione finanziaria stabilita, che secondo le previsioni più prudenti non può essere inferiore a 25-30 miliardi di euro e sulla quale, Ministro, deve orientare la virtuosa opera di riprogrammazione dei fondi europei che sta facendo, quelli nazionali e quelli regionali, per i quali non basta il vincolo di destinazione territoriale, che è sacrosanto, ma bisogna inserire un vincolo di destinazione strategica, e fin da ora, Ministro, per quella contrattazione che già ora sta svolgendo con le regioni che già stanno trasformando - questo deve preoccupare tutti - la spesa in conto capitale in spesa in conto corrente, destinando fondi significativi a interventi a pioggia che nel giro di poche settimane evaporeranno; deve essere previsto un fondo unico di dotazione della sua legge che abbia poi una riserva annua. Una quota annua deve essere intoccabile, non deve essere esposta alle fluttuazioni del bilancio e deve prevedere meccanismi di recupero. Tale legge di programmazione e di spesa, Ministro, non deve lasciare spazio a genericità e discrezionalità: deve individuare i settori strategici nei quali intervenire. Lei lo ha già fatto con il Piano per il Sud, che si rifà al quadro tratteggiato dalla Commissione europea con i suoi obiettivi strategici; c'è tutta la tassonomia degli interventi economicamente sostenibili che può ispirare un intervento al Sud, che abbia le infrastrutture materiali e immateriali al centro, quella delle prestazioni sociali e civili, quella delle connessioni digitali, quella della portualità, della logistica, dei trasporti, della ricerca e dello sviluppo. Per queste aree, Ministro, bisogna già individuare le opere - certo - di concerto con le regioni, perché dalle regioni devono venire le spinte di indirizzo progettuali, ma lo deve fare il Governo, lo Stato centrale, che deve individuare le opere che si devono realizzare con preferenza per le opere che mettano in connessione più regioni, cioè che abbiano una valenza funzionale di macroarea per il Meridione. Per queste opere, Ministro, lo Stato si deve far carico di individuare i soggetti attuatori, pubblici o privati che siano, perché l'altra esigenza alla quale bisogna rapidamente sopperire è l'incapacità dimostrata delle regioni di spendere i fondi pubblici, o con un meccanismo sussidiario, magari limitato nel tempo o una previsione a tempo, sostitutivo della catena di istruttoria e di realizzazione degli interventi, oppure, quantomeno, Ministro, con un intervento di sostegno dal punto di vista tecnico e dal punto di vista giuridico per efficientare la spesa delle regioni. Senza una previsione di questo tipo, senza l'idea di un intervento straordinario, senza l'idea di una missione politica nazionale e internazionale il Sud non ce la può fare e senza il Sud non ce la fa il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Il virus ha esaltato le differenze sociali ed economiche del Paese e non ce n'era bisogno. Il Mezzogiorno ha contenuto il propagarsi del virus ma, dal punto di vista sociale, economico e produttivo, l'impatto sarà ugualmente se non maggiormente pesante. La previsione di un calo del PIL dell'8,5 per cento al Centro-Nord e del 7,9 al Sud ci metterà in una condizione in cui un contesto di disoccupazione, di lavoro sommerso, di maggior pervasività delle organizzazioni criminali creerà nuove povertà e ulteriore impoverimento del ceto medio. Per questa ragione, l'impatto del virus sull'economia, sul reddito delle famiglie, sul fatturato delle imprese non sarà meno gravoso che al Nord. Qualche numero che ci dà Eurispes: al Sud, su 740 mila famiglie, 1 milione e 900 mila persone godono del reddito di cittadinanza; 800 mila lavoratori sono irregolari; 950 mila, ovviamente, sono disoccupati. Questi numeri, con il blocco dell'attività produttive in piena recessione, mettono a repentaglio la tenuta sociale del Paese; se poi aggiungiamo la carenza di liquidità e la lentezza burocratica degli aiuti economici per le fasce più deboli rischiamo il collasso. L'effetto dei decreti-legge, Ministro, n. 9 e n. 14, n. 18 e n. 23 di quest'anno recentemente non hanno ancora prodotto gli effetti desiderati, senza parlare dei ritardi dovuti all'erogazione della cassa integrazione in deroga, che ancora non aiuta. La situazione è pesante e, oltre a questo, paghiamo l'incertezza dell'Europa; parliamo di MES, di BEI, di SURE, di Recovery fund, di Coronabond; non c'è chiarezza su come andrà a finire e manca la programmazione.
Crediamo sia indispensabile assumere, signor Ministro, immediatamente, alcune iniziative. Le cito alcune proposte che avanziamo: aiuti immediati ai quattro comparti fondamentali, la ricettività alberghiera, i pubblici servizi, l'agroalimentare e il turismo; poi, l'accelerazione della erogazione dei crediti vantati dalle imprese; l'attivazione di procedure di compensazione tra debiti e crediti; come in Germania, potremmo concedere 5 mila euro a fondo perduto a tutte le piccole imprese, come contributo non cumulabile con altri interventi, senza contare poi lo sblocco dei cantieri (ce ne sono 600, di cui 250 al Sud). Ma tutto questo, signor Ministro, signor Presidente - e concludo - non è ovviamente sufficiente se non attiviamo politiche attive del lavoro e le politiche attive non sono i Navigator o il reddito di cittadinanza; le politiche attive del lavoro prevedono iniziative che rafforzino il sistema delle imprese e il rifiuto di una cultura assistenzialistica che, troppo spesso, ha contraddistinto le classi dirigenti di non poche realtà del meridione.
Un invito, signor Ministro (mi sono permesso di leggere il suo percorso). Lei ha pubblicato - lo apprezzo - numerosi studi sul Sud, ha fatto un lavoro importante ed è stato anche capo segreteria dell'assessore all'economia nella Giunta di Crocetta (credo che non sia stata l'esperienza più importante e più significativa, però ha una cultura formata, anche se giovane, in questo settore). Spero e credo che abbia percepito il fatto che il lavoro lo creano le imprese, il lavoro lo creano gli uomini, il lavoro lo creano coloro che credono nel futuro. Sostenere il lavoro significa sostenere le imprese e la fiducia nella possibilità che si possa ripartire, creando meno regole e dando maggiore possibilità di sviluppare la propria inventiva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Parlo come deputato eletto a Milano, ma consapevole che in assenza del vincolo di mandato ho il dovere di rappresentare il Paese nella sua interezza. Ministro Provenzano, l'ho ascoltata con attenzione, penso anch'io che la crisi COVID abbia unito il Paese. Ho condiviso il giudizio che la coesione territoriale è un valore, specie in tempo di crisi: se noi lo pretendiamo in Europa, non possiamo pensare sia possibile negarlo nel nostro Paese. La polemica istituzionale sul documento del DIPE richiama la questione della collegialità del Governo ed emerge, anche in queste ore, sul tema della regolarizzazione dei lavoratori migranti, per il quale anch'io ho speso qualche parola. Ci sono dei principi da rispettare, le responsabilità sono politiche, gli organismi tecnici vanno opportunamente stimolati a dare il meglio, ma non si può scaricare su di loro la responsabilità politica. Se il Presidente Conte non trasferisce responsabilità neppure al suo portavoce, come ha egregiamente detto in un'apprezzata intervista stamane, questo, credo, è un principio che deve valere per l'intero Governo. La riserva di legge del 34 per cento di investimenti al Sud va rispettata, ma gli investimenti vanno fatti: impiccarci sulla spesa corrente vuol dire negare risorse agli investimenti e in questi anni è quel che è avvenuto, purtroppo. Così come i fondi europei vanno utilizzati correttamente, non si può battezzare la spesa corrente come spesa per investimenti, in particolare nell'utilizzo dei fondi europei. Sono d'accordo nel riconoscere la centralità del Mezzogiorno, in una grande visione strategica che poggia sulla centralità del Mediterraneo e dei Paesi che vi si affacciano - e concludo -, ho molti dubbi, però, che questa impostazione possa prevalere se è la Lega a teorizzarla. La Lega nasce con la cultura della divisione territoriale, che è il contrario della coesione. Ho sentito il collega Russo; ha dimenticato di dire che il meccanismo di utilizzare come copertura i fondi destinati al Mezzogiorno ha visto in Tremonti, Ministro di Berlusconi, un regista implacabile, con la scusa che tanto al Sud le risorse non venivano spese. È giusto girare pagina, ma senza perdere la memoria.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
In morte dell'onorevole Aldo Masullo.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i rappresentanti del Governo). Care colleghe e cari colleghi, come sapete, lo scorso 24 aprile, è venuto a mancare Aldo Masullo, deputato nella VI legislatura, senatore nella VII, nella XII e nella XIII legislatura, rappresentante italiano al Parlamento europeo dal 1976 al 1979 e consigliere comunale a Napoli. Professore universitario di filosofia teoretica e di filosofia morale, Masullo ha saputo combinare, nell'arco di tutta la sua vita, l'impegno e la passione politica e civile con un'intensissima e pregevole attività culturale. È stato uno dei più raffinati, coerenti e lucidi intellettuali del nostro tempo, maestro per molte generazioni di studenti. Ci ha lasciato un patrimonio di pensiero denso di riflessioni originali e pregnanti, con lo sguardo costantemente rivolto al tema della comprensione e dell'ascolto delle posizioni diverse dalla nostra, al superamento dell'egoismo indifferente, all'assunzione di responsabilità per prendersi cura degli altri. Nella sua ultima intervista, ci ha esortato al rifiuto dell'assolutismo delle idee che conduce inevitabilmente all'esclusione e alla soppressione dell'altro. Ho già fatto pervenire alla famiglia i sentimenti della vicinanza e della solidarietà mia e di tutta la Camera dei deputati che desidero rinnovare oggi. Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Applausi).
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 17,45)
Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2447-A.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 2447-A. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stata da ultimo respinta la proposta emendativa 1.056 Ciaburro.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2447-A)
EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Intervengo ex articolo 8. Vorrei capire, visto che non risulta una decisione formale della Conferenza dei presidenti di gruppo in tal senso, se si svolgeranno interventi di fine seduta. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito, per motivi ovvi di necessità di sanitizzazione dell'Aula, che lo svolgimento delle nostre sedute non può eccedere le tre ore. Io ritengo, però, che per determinati utilizzi di notizie, di evocazione di fatti gravi, in alcuni casi anche di commemorazioni e, comunque, di fatti sociali che possono essere ricordati dai singoli deputati, che altrimenti non hanno la possibilità di esprimere in quest'Aula tali notizie, basti decidere - e per questo mi rifaccio all'articolo 8, che è sotto le sue competenze - che la parte della seduta legata ai provvedimenti dell'Aula duri due ore e 50 minuti o due ore e 45 minuti - e, fra l'altro, stamattina non abbiamo fatto tre ore ma due ore e 50 minuti - e che contingentando un intervento per gruppo si riprenda la normale consuetudine degli interventi di fine seduta. Siccome mi è stato risposto dagli uffici che tale decisione è stata presa nella Conferenza dei presidenti di gruppo, ma tale decisione non è stata presa nella Conferenza dei presidenti di gruppo, le chiedo di attuare quanto adesso le ho proposto.
PRESIDENTE. Allora, collega Fiano, ci si può iscrivere per interventi di fine seduta. Chiaramente, noi abbiamo delle restrizioni riguardanti la sanificazione, come ben sa. Quindi, questi interventi di fine seduta dovranno comunque chiudersi entro l'orario previsto, proprio per permettere la sanificazione e il ricircolo dell'aria. Quindi, per questa seduta io gli interventi li farei comunque concludere, però deve esserci lo spazio di chiusura proprio per motivi di sicurezza come richiesto anche dai Questori nella Conferenza dei presidenti di gruppo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.058 Ciaburro, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Sospenda il voto! Sospenda il voto!
PRESIDENTE. Collega Ziello! Collega Ziello! Collega Ziello!
Chiedo ai colleghi in tribuna se sono riusciti a votare…
Revoco la votazione.
Sospendo la seduta per qualche minuto, per permettere ai colleghi in tribuna di votare. Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 18.
La seduta, sospesa alle 17,53 è ripresa alle 18.
PRESIDENTE. Colleghi, dato che sono passate tre ore dalle ore 15 e, soprattutto, durante il question time di quest'oggi ci sono state molte persone in Aula, sospendo la seduta in questo momento, dato che sono passate già tre ore. Credo che ci sia anche una condivisione di intenti tra i vari gruppi. L'esame del provvedimento riprenderà, ovviamente, nella seduta di domani.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Rosalba De Giorgi, già iscritta al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritta.
Colleghi, se dovete uscire vi chiedo prima di tutto di non fare assembramenti e, se dovete uscire, di farlo in silenzio, per cortesia.
Annunzio della formazione di una componente politica nell'ambito del gruppo parlamentare Misto.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della richiesta pervenuta in data 4 maggio 2020, è stata autorizzata in data odierna, ai sensi dell'articolo 14, comma 5, del Regolamento, la formazione della componente politica denominata “Popolo Protagonista-Alternativa Popolare” nell'ambito del gruppo parlamentare Misto, cui aderiscono i deputati Gianluca Rospi, Michele Nitti e Antonio Zennaro.
Il deputato Gianluca Rospi ne è stato designato rappresentante.
Comunico, altresì, che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data odierna, ha reso noto che il deputato Gianluca Rospi è stato nominato vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica “Popolo Protagonista-Alternativa Popolare”.
Sospendo a questo punto la seduta, che verrà riconvocata al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, calendarizzata alle ore 19.
La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 20,45.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di maggio 2020.
PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che nella seduta di domani il seguito dell'esame del decreto-legge recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 avrà luogo tra le ore 10 e le ore 12. Resta confermato per le ore 12 lo svolgimento dell'informativa urgente del Ministro per i beni e le attività culturali, mentre le interpellanze urgenti sono differite alle ore 16.30.
È stato inoltre convenuto il seguente calendario dei lavori per il mese di maggio:
Lunedì 11 maggio (ore 12 e p.m)
Discussione generale della mozione n. 1-00346 concernente iniziative volte al superamento delle limitazioni delle libertà costituzionalmente garantite e delle criticità normative emerse in relazione alla gestione dell'emergenza da COVID-19
Discussione generale del disegno di legge n. 2117 e abb. recante disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie (approvato dal Senato)
Discussione generale dei seguenti disegni di legge di ratifica:
n. 2229 - Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica Italia-Mozambico (approvato dal Senato)
n. 1677 - Accordo di cooperazione fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall'altra, sui programmi europei di navigazione satellitare
n. 1676 - Accordo di cooperazione scientifica, tecnologica e innovazione Italia-Australia
Martedì 12 maggio (ore 11)
Informativa urgente del Ministro della giustizia sulla vicenda della nomina del Direttore dell'Amministrazione penitenziaria nel 2018
Martedì 12 maggio (ore 16 – 19, con eventuale prosecuzione tra le ore 22 e le ore 24), mercoledì 13 maggio (ore 9 - 12 e ore 17.30 - 19, con eventuale prosecuzione tra le ore 22 e le ore 24) e giovedì 14 maggio (ore 9 -12 e ore 15-18)
Seguito dell'esame del decreto-legge recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (da inviare al Senato – scadenza: 24 maggio 2020) (ove non concluso nella seduta di giovedì 7 maggio)
Seguito dell'esame della mozione n. 1-00346 concernente iniziative volte al superamento delle limitazioni delle libertà costituzionalmente garantite e delle criticità normative emerse in relazione alla gestione dell'emergenza da COVID-19
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2117 e abb. recante disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie (approvato dal Senato)
Seguito dell'esame dei seguenti disegni di legge di ratifica:
n. 2229 - Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica Italia-Mozambico (approvato dal Senato)
n. 1677 - Accordo di cooperazione fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall'altra, sui programmi europei di navigazione satellitare
n. 1676 - Accordo di cooperazione scientifica, tecnologica e innovazione Italia-Australia
Nel corso della settimana potrà essere iscritta la proposta di decadenza dal mandato parlamentare del deputato Giannetta
Mercoledì 13 maggio (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Mercoledì 13 maggio (ore 16)
Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministro per le politiche giovanili e lo sport per fronteggiare l'emergenza da COVID-19
Venerdì 15 maggio (ore 9)
Svolgimento di interpellanze urgenti
Lunedì 18 maggio (antimeridiana)
Discussione generale del decreto-legge n. 2461 recante misure per l'accesso al credito delle imprese (da inviare al Senato – scadenza: 7 giugno 2020)
Discussione generale dei seguenti progetti di legge di ratifica:
disegno di legge n. 2120 - Accordo di partenariato globale e rafforzato tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica d'Armenia (approvato dal Senato)
proposta di legge n. 2165 e abb. Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (approvato dal Senato)
proposta di legge n. 2207 - Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro
disegno di legge n. 2360 - Convenzione istitutiva dell'osservatorio Square Kilometre Array (approvato dal Senato)
Martedì 19 maggio (ore 16 – 19), mercoledì 20 maggio (ore 9 – 12 e ore 16 – 19), giovedì 21 maggio (ore 9 – 12 e ore 15 – 18), e venerdì 22 maggio (9 – 12)
Seguito dell'esame del decreto-legge n. 2461 recante misure per l'accesso al credito delle imprese (da inviare al Senato – scadenza: 7 giugno 2020))
Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi
Seguito dell'esame dei seguenti progetti di legge di ratifica:
disegno di legge n. 2120 - Accordo di partenariato globale e rafforzato tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica d'Armenia (approvato dal Senato)
proposta di legge n. 2165 e abb. Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (approvato dal Senato)
proposta di legge n. 2207 - Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro
disegno di legge n. 2360 - Convenzione istitutiva dell'osservatorio Square Kilometre Array (approvato dal Senato)
Mercoledì 20 maggio (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Venerdì 22 maggio (ore 15)
Svolgimento di interpellanze urgenti
Lunedì 25 maggio (antimeridiana)
Discussione generale del decreto-legge n. 2471 recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020 (da inviare al Senato – scadenza: 19 giugno 2020)
Discussione generale della mozione in materia di obblighi vaccinali (in corso di presentazione)
Martedì 26 maggio (ore 16 - 19), mercoledì 27 maggio (ore 9 – 12 e ore 16 – 19), giovedì 28 maggio (ore 9 – 12 e ore 15 – 18) e venerdì 29 maggio (9 – 12)
Eventuale seguito dell'esame del decreto-legge n. 2461 recante misure per l'accesso al credito delle imprese (da inviare al Senato – scadenza: 7 giugno 2020)
Seguito dell'esame del decreto-legge n. 2471 recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020 (da inviare al Senato – scadenza: 19 giugno 2020
Eventuale seguito degli altri argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi
Seguito dell'esame della mozione in materia di obblighi vaccinali (in corso di presentazione)
Mercoledì 27 maggio (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Venerdì 29 maggio (ore 15)
Svolgimento di interpellanze urgenti
Il calendario dei lavori potrà essere integrato – nella settimana 25-29 maggio – con l'esame del decreto-legge sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico (scadenza: 7 giugno 2020), ove trasmesso in tempo utile dal Senato.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge nn. 2207 e 2360 sarà definita una volta concluso l'esame in sede referente.
L'organizzazione dei tempi della mozione in materia di obblighi vaccinali sarà definita dopo la sua pubblicazione.
Le Commissioni potranno riavviare la loro attività ordinaria, dando priorità agli argomenti iscritti nel calendario e nel programma dell'Assemblea e agli atti indifferibili e urgenti. A tal fine, essendo necessario uno scrupoloso rispetto delle misure di precauzione, l'attività dovrà essere programmata sull'arco di tutti i giorni disponibili, evitando di concentrare le sedute esclusivamente nelle giornate in cui siano previste votazioni in Assemblea.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una commemorazione, il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). La ringrazio, signora Presidente, per aver consentito questa comunicazione di fine seduta anche in tempi un po' lontani dal termine reale della riunione dell'Assemblea.
Il 6 maggio 1976, quarantaquattro anni fa, più o meno a quest'ora alle 21,05, un violento terremoto devastò il Friuli e la provincia di Udine e, in parte, la provincia di Pordenone e di Gorizia. Ci furono mille morti: intere case, fabbriche, chiese, scuole, paesi furono rasi al suolo e cancellati. Il pensiero commosso in questo momento deve andare alle vittime; ripeto, un migliaio di persone, donne, giovani, uomini, ragazzi che hanno perso la vita e a quanti hanno sofferto per questo devastante dramma. Un ricordo al commissario Zamberletti e a tutto il volontariato che ha lavorato per ricostruire la fase del dopo emergenza. Quell'emergenza servì per testare la volontà e la capacità che portò alla realizzazione della Protezione civile nazionale. Partì poi la ricostruzione: in dieci anni, dal 1976 al 1986, la ricostruzione fu completata quasi al 100 per cento. Diciottomila edifici ricostruiti, ottantamila abitazioni recuperate: in un Paese disordinato come il nostro e un po' anarchico, fu un vero miracolo, una ricostruzione onesta e totale. È un fatto che va analizzato perché si trovarono a incrociarsi quattro grandi elementi: la solidarietà, l'autonomia, la fiducia, la responsabilità. Vale ancora oggi di esprimere l'apprezzamento per quello che è stato fatto, per come quella ricostruzione e quella fiducia hanno avuto successo e soprattutto per pensare che quella esperienza possa essere di insegnamento in un momento come questo, in cui dobbiamo affrontare un momento altrettanto difficile. La fiducia dei nostri cittadini, la solidarietà della comunità, la responsabilità dei nostri amministratori (Applausi).
PRESIDENTE. Per la stessa commemorazione ha chiesto di intervenire il deputato Roberto Novelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Correva l'anno 1976, era il 6 maggio e il Friuli fu colpito da una delle più grandi tragedie che nel corso dei secoli abbia subito. Noi siamo qui, oggi, a commemorare questa triste giornata per non dimenticare i 990 morti friulani, i 3 mila feriti, la devastazione di interi paesi, le macerie di decine di migliaia di case, per non dimenticare la capacità di reagire, di risollevarsi, di ripartire dimostrata dal popolo friulano. Si mise in moto una macchina della solidarietà che coinvolse addirittura la comunità internazionale; ci furono degli interventi immediati delle istituzioni e l'inaugurazione di un metodo che sarebbe diventato un modello che ancora oggi resiste.
Ma, alla base della ricostruzione, c'è stata l'intraprendenza, la capacità, la caparbietà e la volontà di non arrendersi dei friulani; e questo è qualcosa di importante, che noi portiamo nel cuore. Nessun paragone con quello che sta accadendo oggi in Italia, ma mi piace pensare che, ancora una volta, dopo la notte, ci sarà una nuova alba (Applausi).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 7 maggio 2020 - Ore 10:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19. (C. 2447-A)
Relatrice: LOREFICE.
(ore 12)
2. Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.
(ore 16,30)
3. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 20,55.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 7 la deputata De Angelis ha segnalato che non è riuscita a votare;
nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 8 la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscita a votare;
nelle votazioni dalla n. 2 alla n. 8 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 5 il deputato Perconti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 9 il deputato Giorgetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 27 il deputato Migliorino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
nella votazione n. 27 i deputati Gariglio e Iovino hanno segnalato che hanno erroneamente votato contro mentre avrebbero voluto votare a favore;
nelle votazioni nn. 32 e33 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito a votare;
nella votazione n. 40 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 42 la deputata Spena ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 2447-A - em. 1.83 | 439 | 435 | 4 | 218 | 189 | 246 | 51 | Resp. |
2 | Nominale | em. 1.51 | 435 | 433 | 2 | 217 | 197 | 236 | 49 | Resp. |
3 | Nominale | em. 1.84 | 443 | 441 | 2 | 221 | 193 | 248 | 49 | Resp. |
4 | Nominale | em. 1.57 | 441 | 441 | 0 | 221 | 439 | 2 | 48 | Appr. |
5 | Nominale | em. 1.58 | 441 | 409 | 32 | 205 | 159 | 250 | 48 | Resp. |
6 | Nominale | em. 1.63 | 426 | 423 | 3 | 212 | 184 | 239 | 48 | Resp. |
7 | Nominale | em. 1.95 | 426 | 423 | 3 | 212 | 188 | 235 | 48 | Resp. |
8 | Nominale | em. 1.64 | 451 | 445 | 6 | 223 | 192 | 253 | 47 | Resp. |
9 | Nominale | em. 1.65 | 446 | 446 | 0 | 224 | 197 | 249 | 47 | Resp. |
10 | Nominale | em. 1.53 | 458 | 457 | 1 | 229 | 199 | 258 | 47 | Resp. |
11 | Nominale | em. 1.50, 1.61, 1.97 rif. | 467 | 333 | 134 | 167 | 331 | 2 | 47 | Appr. |
12 | Nominale | em. 1.68 | 467 | 464 | 3 | 233 | 207 | 257 | 47 | Resp. |
13 | Nominale | em. 1.67 | 460 | 459 | 1 | 230 | 458 | 1 | 47 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | em. 1.32 | 464 | 463 | 1 | 232 | 463 | 0 | 47 | Appr. |
15 | Nominale | em. 1.96 | 462 | 459 | 3 | 230 | 207 | 252 | 47 | Resp. |
16 | Nominale | em. 1.22 | 457 | 453 | 4 | 227 | 203 | 250 | 47 | Resp. |
17 | Nominale | em. 1.28 | 459 | 455 | 4 | 228 | 201 | 254 | 47 | Resp. |
18 | Nominale | em. 1.29 | 455 | 452 | 3 | 227 | 196 | 256 | 47 | Resp. |
19 | Nominale | em. 1.34 | 464 | 461 | 3 | 231 | 201 | 260 | 47 | Resp. |
20 | Nominale | em. 1.62 | 452 | 449 | 3 | 225 | 199 | 250 | 47 | Resp. |
21 | Nominale | em. 1.4 | 455 | 450 | 5 | 226 | 200 | 250 | 47 | Resp. |
22 | Nominale | em. 1.5 | 436 | 434 | 2 | 218 | 195 | 239 | 47 | Resp. |
23 | Nominale | em. 1.92 | 446 | 444 | 2 | 223 | 196 | 248 | 47 | Resp. |
24 | Nominale | em. 1.93 | 456 | 453 | 3 | 227 | 203 | 250 | 47 | Resp. |
25 | Nominale | em. 1.66 | 447 | 444 | 3 | 223 | 201 | 243 | 48 | Resp. |
26 | Nominale | em. 1.35 | 454 | 451 | 3 | 226 | 201 | 250 | 47 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | em. 1.69 | 465 | 465 | 0 | 233 | 454 | 11 | 47 | Appr. |
28 | Nominale | em. 1.71 | 453 | 450 | 3 | 226 | 202 | 248 | 47 | Resp. |
29 | Nominale | em. 1.72 | 452 | 449 | 3 | 225 | 199 | 250 | 47 | Resp. |
30 | Nominale | em. 1.73 | 449 | 446 | 3 | 224 | 200 | 246 | 47 | Resp. |
31 | Nominale | em. 1.70, 1.23 rif. | 456 | 456 | 0 | 229 | 455 | 1 | 47 | Appr. |
32 | Nominale | em. 1.33 | 453 | 450 | 3 | 226 | 200 | 250 | 47 | Resp. |
33 | Nominale | em. 1.7 | 452 | 450 | 2 | 226 | 198 | 252 | 47 | Resp. |
34 | Nominale | em. 1.54 | 456 | 454 | 2 | 228 | 200 | 254 | 47 | Resp. |
35 | Nominale | em. 1.16 | 450 | 448 | 2 | 225 | 198 | 250 | 47 | Resp. |
36 | Nominale | em. 1.17 | 455 | 453 | 2 | 227 | 201 | 252 | 47 | Resp. |
37 | Nominale | em. 1.80 | 451 | 450 | 1 | 226 | 196 | 254 | 47 | Resp. |
38 | Nominale | em. 1.82 | 460 | 459 | 1 | 230 | 206 | 253 | 47 | Resp. |
39 | Nominale | em. 1.10 | 442 | 441 | 1 | 221 | 194 | 247 | 47 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 46) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | em. 1.11 | 452 | 451 | 1 | 226 | 198 | 253 | 47 | Resp. |
41 | Nominale | em. 1.24 | 460 | 458 | 2 | 230 | 201 | 257 | 47 | Resp. |
42 | Nominale | em. 1.15 | 441 | 438 | 3 | 220 | 187 | 251 | 47 | Resp. |
43 | Nominale | em. 1.30 | 449 | 445 | 4 | 223 | 197 | 248 | 47 | Resp. |
44 | Nominale | art. agg. 1.050 | 447 | 444 | 3 | 223 | 194 | 250 | 47 | Resp. |
45 | Nominale | art. agg. 1.054 | 449 | 446 | 3 | 224 | 192 | 254 | 47 | Resp. |
46 | Nominale | art. agg. 1.056 | 448 | 448 | 0 | 225 | 196 | 252 | 47 | Resp. |