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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 11 maggio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la straordinaria situazione di emergenza sanitaria dovuta all'epidemia da COVID-19 ha imposto una reazione dello Stato tempestiva e urgente per arginare la diffusione del virus e tutelare la salute e l'incolumità pubblica;

    il COVID-19, classificato come pandemia dall'Organizzazione mondiale della sanità, ha messo a dura prova tutti i Paesi colpiti dalla sua diffusione, inducendoli ad adottare normative d'urgenza, che in alcuni casi – come per Polonia ed Ungheria – suscitano diffusi dubbi rispetto agli standard richiesti dalla comune appartenenza all'Unione europea, al sistema di garanzia del Consiglio d'Europa e agli standard Onu;

    la gestione di una simile emergenza ha inevitabilmente portato ad una compressione temporanea di alcune libertà fondamentali e di diritti di rango costituzionale, nei limiti di quanto previsto dalla stessa Costituzione che all'articolo 16 consente alla legge di introdurre limitazioni alla libertà di circolazione «per motivi di sanità e sicurezza»;

    le riserve di legge previste nei principi della prima parte della Costituzione, rilevanti ai fini della valutazione delle misure di contenimento del virus, sono state ritenute dalla giurisprudenza costituzionale (in particolare, si vedano le sentenze n. 2 del 1956, n. 72 del 1968, n. 68 del 1964, n. 26 del 1961) come riserve relative, essendo possibile intervenire con normazione secondaria per specificare le disposizioni contenute nella fonte primaria, tanto più in situazioni di emergenza che giustificano un diverso bilanciamento degli interessi costituzionalmente rilevanti;

    l'azione di contenimento ha cercato di perseguire un ragionevole bilanciamento tra principi, diritti costituzionali e libertà personali, allo scopo di garantire l'effettiva tutela della salute, quale fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, così come definito dall'articolo 32 della Costituzione, nel rispetto dei principi di massima precauzione, adeguatezza, proporzionalità, gradualità e temporaneità, adottando specifiche misure;

    la Costituzione garantisce parimenti e prioritariamente alcune libertà fondamentali, come quella personale, religiosa, di circolazione che possono essere limitate solo per un periodo ristretto di tempo e laddove strettamente necessario a tutelare altri diritti fondamentali;

    l'articolo 32 della Costituzione non solo esplicita che il diritto alla salute è un diritto «fondamentale diritto dell'individuo», ma aggiunge che esso costituisce anche «un interesse della collettività»;

    il diritto alla vita, solennemente proclamato nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nel Patto internazionale sui diritti civili e politici, nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo e nella Carta fondamentale dei diritti dell'Unione europea, come più volte evidenziato dalla Corte costituzionale, va tutelato sulla base dell'articolo 2 della Costituzione;

    le misure di contenimento adottate appaiono compatibili con la normativa internazionale recepita dal nostro Paese, in particolare con l'articolo 15 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che prevede una deroga a norme in essa contenute in materia di diritti «nella stretta misura in cui la situazione lo richieda», nonché all'articolo 4 del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, in base al quale «in caso di pericolo pubblico eccezionale, che minacci l'esistenza della nazione e venga proclamato con atto ufficiale», gli Stati possono derogare ad alcune disposizioni dettate in tema di diritti fondamentali «nei limiti in cui la situazione strettamente lo esiga»;

    nel rapporto dell'Agenzia dell'Unione europea per i diritti fondamentali (Fra), che ha valutato le misure che gli Stati membri hanno adottato per affrontare la pandemia, si legge che agli Stati è consentito introdurre leggi di emergenza quando si verificano circostanze eccezionali, come l'urgenza di contenere un virus e di salvare vite umane, e che le condizioni per la legittimità delle limitazioni si rinvengono nella previsione di un periodo di tempo limitato e nella proporzionalità;

    alle misure adottate per contenere la diffusione del Coronavirus può essere riconosciuta una copertura di legge offerta, dopo la deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, con cui è stato proclamato – come ha ricordato il Presidente del Consiglio dei ministri – lo Stato di emergenza nel limite della durata tassativa di sei mesi, in particolare dai decreti-legge 23 febbraio 2020, n. 6, e 25 marzo 2020, n. 19;

    il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, convertito, con modificazioni dalla legge 5 marzo 2020, n. 13, nello stabilire che «le autorità competenti (...) sono tenute ad adottare ogni misura di contenimento e gestione adeguata e proporzionata all'evolversi della situazione epidemiologica», ne specificava anche l'ambito di intervento;

    il decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, ha riordinato il sistema delle fonti del diritto da impiegarsi in relazione all'emergenza, in particolare individuando in modo tassativo le misure adottabili «secondo principi di adeguatezza e proporzionalità» sull'intero territorio nazionale attraverso uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché il percorso per l'adozione dei suddetti decreti e la loro durata, non superiore a trenta giorni, prorogabile non oltre il termine dello stato di emergenza;

    lo stesso decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, ha disciplinato anche il rapporto tra lo Stato, le regioni e gli enti locali;

    il Presidente del Consiglio dei ministri ha assicurato che l'iter che ha preceduto l'emanazione di ogni decreto è stato caratterizzato da una costante interlocuzione con le forze sociali, da quelle sindacali a quelle datoriali, e con le istituzioni religiose, anche aggiornando, in taluni casi, le misure adottate sulla base di tali confronti;

    in ossequio al principio della centralità del Parlamento nella regolamentazione delle libertà e al rapporto di dialettica costante tra Governo e Parlamento, alla base della struttura democratica del nostro Stato, nella cosiddetta «fase due» è opportuno che i provvedimenti emanati dal Governo al fine di limitare il contagio da COVID-19 vengano comunicati alle Camere preventivamente alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, con possibilità per le stesse di approvare contestualmente atti di indirizzo all'Esecutivo, e che il Presidente del Consiglio dei ministri o un Ministro da lui delegato riferisca ogni quindici giorni al Parlamento sulle misure introdotte, come previsto dall'articolo 2, comma 5, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19;

    nel passaggio alle fasi ulteriori, ove il quadro epidemiologico confermi la tendenza positiva delle ultime settimane, andrà assicurata una progressiva riespansione dei diritti, grazie anche all'utilizzo di nuovi strumenti messi in campo, a cominciare dal sistema di allerta COVID-19 introdotto dall'articolo 6 del decreto-legge n. 28 del 2020;

    in tutti i casi possibili, per le decisioni che dovranno regolare lo svolgimento della «fase 2», si ritiene di privilegiare la soluzione del decreto-legge, anche richiamando il Parlamento a riunirsi in sedute straordinarie e a lavorare con tempistiche d'urgenza qualora le condizioni di contesto lo richiedano;

    la pandemia in corso, lungi dal costituire un fatto cristallizzato nel tempo, si caratterizza quale processo in fieri, che si sviluppa secondo una continua e imprevedibile evoluzione, e dunque non può non richiedere una maggiore tolleranza circa il grado di determinatezza delle norme primarie che legittimano la normativa secondaria,

impegna il Governo:

1) a proseguire la propria azione a tutela del diritto alla salute nell'ottica di un corretto equilibrio con la tutela delle libertà personali, nel rispetto dei principi di precauzione, adeguatezza e proporzionalità, sì da modulare gli interventi di rango secondario nei limiti temporali e di materia previsti dagli atti normativi di rango primario citati in premessa;

2) a privilegiare lo strumento del decreto-legge laddove si tratti di introdurre limiti ai diritti fondamentali e comunque a comunicare tempestivamente al Parlamento ogni tipo di azione intrapresa a tutela della salute pubblica, in ossequio alla centralità dell'assemblea elettiva e nell'ottica di promuovere un suo costante coinvolgimento;

3) ad illustrare preventivamente alle Camere il contenuto dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare, al fine di tenere conto degli eventuali indirizzi dalle stesse formulati; ove ciò non sia possibile per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure da adottare, a riferire alle Camere ai sensi dell'articolo 2, comma 5, del decreto-legge n. 19 del 2020;

4) a mantenere e determinare, nel rispetto del principio di leale collaborazione istituzionale, unità di orientamento e di intenti con le regioni e con tutti gli enti territoriali coinvolti, nel quadro del principio di unità e indivisibilità della Repubblica.
(1-00348) «Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Baldino, Ceccanti, Marco Di Maio».

Risoluzioni in Commissione:


   La VIII e X Commissione,

   premesso che:

    la legge di delegazione europea 2018, legge n. 117/2019, contiene la delega al Governo per l'attuazione della direttiva UE 2018/2002 sull'efficienza energetica e all'articolo 23, la delega per l'attuazione della direttiva UE 2018/844 sulla prestazione energetica nell'edilizia. Quest'ultima prevede una complessiva ridefinizione delle disposizioni fondamentali contenute nella precedente direttiva 2010/31/UE, trasposta nell'ordinamento nazionale con il decreto-legge n. 63 del 2013;

    come anticipato nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC), che pone tra gli obiettivi prioritari l'innovazione e la sostenibilità del settore energetico, con il recepimento della citata direttiva, sarà redatta la «Strategia di lungo termine per la ristrutturazione del parco immobiliare», che conterrà, tra l'altro, una rassegna completa degli edifici sul territorio nazionale, sia pubblici che privati, e una tabella di marcia basata su indicatori per il conseguimento dell'obiettivo di decarbonizzazione al 2050, con tappe intermedie al 2030 e al 2040;

    le detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche hanno contribuito in misura determinante al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico, come dimostra il fatto che, a livello settoriale, il residenziale ha già ampiamente superato l'obiettivo atteso al 2020 dal Piano d'Azione Italiano per l'Efficienza Energetica;

    dall'audizione del Ministro dello sviluppo economico sulle linee programmatiche del dicastero del 30 ottobre 2019, e dal dossier in materia di recupero e riqualificazione energetica del patrimonio edilizio elaborato dal Servizio Studi della Camera, in collaborazione con l'istituto di ricerca CRESME, emergono dati incoraggianti. Gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2019, 19,5 milioni di interventi e attivato investimenti pari a quasi 322 miliardi di euro. Il dato a consuntivo per il 2018 indica un volume di investimenti superiore a 28 miliardi di euro veicolati dagli incentivi, riconducibili a 3.331 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 25.156 milioni di euro per il recupero edilizio, investimenti che si avvicinano a 29 miliardi nel 2019;

    i dati riportati evidenziano come l'accelerazione delle domande di incentivo sia stata favorita dall'aumento delle aliquote per il recupero edilizio e per gli interventi di efficienza energetica, e dalla continuità delle misure nel corso degli anni;

    a decorrere dall'entrata in vigore del decreto-legge n. 63 del 2013 che ha potenziato il precedente regime di incentivi fiscali, le detrazioni per ristrutturazioni edilizie e riqualificazione energetica sono state annualmente prorogate, da ultimo con la legge di bilancio per il 2020 che ha prorogato al 31 dicembre 2020 le detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica e per gli interventi di ristrutturazione edilizia indicati dall'articolo 16-bis, comma 1, del TUIR, e mantenuto il meccanismo dello sconto in fattura limitatamente agli interventi di ristrutturazione importante di primo livello di cui al decreto del Ministero dello sviluppo economico 26 giugno 2015 con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro;

    gli investimenti veicolati dalle misure di incentivazione fiscale hanno svolto un'azione particolarmente importante sul mercato e sul sistema produttivo negli anni della crisi, con particolare riferimento al settore edilizio, e continuano ad avere un rilevante impatto positivo sull'occupazione;

    nella stima dei benefici complessivi occorre anche considerare che la valorizzazione del patrimonio immobiliare e il miglioramento delle prestazioni funzionali degli edifici, conseguenti agli interventi di recupero edilizio e riqualificazione energetica, concorrono alla rigenerazione della città pubblica in chiave ecosostenibile, contribuendo alla riduzione dei consumi, al miglioramento, della qualità dell'aria nei centri urbani, al contenimento del consumo di suolo, nonché, con particolare riferimento alle misure antisismiche, al miglioramento delle condizioni di sicurezza dell'abitato;

   considerato che in Italia secondo il censimento dell'Istat del 2011 vi sono 31,2 milioni di abitazioni e che le abitazioni sono il principale oggetto degli interventi di rinnovo, appare evidente che, in questa fase di sofferenza economica legata all'evoluzione dell'emergenza sanitaria da Covid-19, ulteriori iniziative a sostegno dell'attività di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, con particolare riferimento ai c.d. ecobonus e sisma bonus, possano costituire un contributo fondamentale per il rilancio del sistema produttivo legato alle costruzioni e uno stimolo per investimenti in prodotti e tecnologie innovative;

   a tal fine, considerato che le detrazioni si basano sul presupposto che il contribuente abbia una capienza reddituale che renda vantaggioso l'investimento nell'intervento, recuperabile mediante la riduzione delle imposte per gli anni successivi, occorre porre particolare attenzione all'introduzione di modalità di fruizione degli incentivi più flessibili e di strumenti di accesso al credito che consentano anche alle piccole e medie imprese di partecipare degli effetti positivi del regime fiscale agevolato, con particolare riferimento al meccanismo del credito di imposta e dello sconto in fattura,

impegnano il Governo:

  ad adottare iniziative finanziarie che consentano di incrementare fino a 130 mila euro per singola unità immobiliare l'ammontare delle spese sulle quali calcolare le detrazioni fiscali riconosciute per l'esecuzione degli interventi finalizzati congiuntamente alla riduzione del rischio sismico e alla ristrutturazione, ove gli interventi determinino il passaggio a due classi di rischio inferiori;

   ad adottare iniziative normative che consentano, in caso di utilizzo della detrazione fiscale, di modulare e rendere flessibili le quote, in base alla capienza reddituale e fiscale del contribuente, prevedendo che l'ammontare da portare in detrazione possa essere ripartito in un numero congruo di quote annuali, di importo variabile a seconda della capienza dell'imposta lorda, e considerando la possibilità di sospendere la detrazione nell'anno di riferimento a fronte di una incapienza reddituale che non consenta di usufruire del beneficio fiscale, con conseguente posticipazione di un anno o più anni del termine finale;

   ad adottare iniziative per prevedere, inoltre, che tali misure possano essere applicate anche alle posizioni contributive pendenti, considerata la grave situazione economica generata dall'emergenza sanitaria in corso e la instabilità delle posizioni lavorative dei soggetti beneficiari nel corso del tempo;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per migliorare l'efficacia delle misure di incentivazione fiscale stabilizzando i cosiddetti sismabonus, bonus ristrutturazione e l'ecobonus almeno fino al 31 dicembre 2025;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare le misure di incentivazione prevedendo: per il cosiddetto ecobonus, l'innalzamento della detrazione in misura pari al 90 per cento per tecnologie in classe A, con ulteriore incremento dell'aliquota del 10 per cento per ciascun livello di classe energetica superiore (100 per cento per A+; 110 per cento per A++, 120 per cento per A+++); per il cosiddetto sismabonus l'incremento di un ulteriore 10 per cento delle attuali soglie previste dagli articoli 14 e 16 del decreto-legge n. 63 del 2013 per gli interventi che consentano il passaggio a due classi di rischio inferiori; per il cosiddetto bonus ristrutturazione l'innalzamento della detrazione nella misura del 65 per cento;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per ampliare i casi che consentano al contribuente di utilizzare la detrazione sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto e anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi, estendendo l'applicazione di tale meccanismo fiscale anche agli interventi che interessano singole unità immobiliari; ad adottare, contestualmente, provvedimenti che tutelino le piccole e medie imprese prevedendo la possibilità di cessione del credito da parte delle aziende e dei professionisti agli istituti di credito o a intermediari finanziari ovvero adeguati livelli di bancabilità che consentano al fornitore di recuperare la perdita di liquidità, anche mediante il ricorso al Fondo centrale di garanzia per piccole e medie imprese;

   al fine di limitare l'ulteriore consumo di suolo connesso alla realizzazione di interventi di nuova costruzione, ad adottare iniziative normative che consentano di estendere l'applicazione degli incentivi per la riqualificazione energetica e per la riduzione del rischio sismico agli acquirenti di unità immobiliari o immobili rimasti incompiuti a seguito di fallimento dell'impresa costruttrice e/o invenduti, con facoltà di cessione del credito corrispondente alla detrazione nei confronti dell'impresa costruttrice o di ulteriori soggetti privati; ovvero ad adottare iniziative per definire misure di incentivazione per le imprese, anche prevedendo l'istituzione di fondi di garanzia o finanziamenti a tasso zero garantiti dalla Cassa depositi e prestiti, volte ad agevolare l'acquisto dei predetti immobili ai fini del completamento degli stessi nell'osservanza di elevati standard di efficienza energetica e sicurezza sismica, e da destinarsi prioritariamente a interventi di social housing;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative per estendere il cosiddetto sismabonus, il bonus ristrutturazione e l'ecobonus agli interventi di demolizione e ricostruzione di singoli immobili o unità abitative che osservino nella ricostruzione elevati standard di efficienza energetica e sicurezza sismica con classe di rischio post operam almeno pari alla classe A;

   a prevedere idonee iniziative normative finalizzate a rendere obbligatorio il cosiddetto fascicolo del fabbricato o analogo documento tecnico nel quale siano contenute tutte le informazioni relative allo stato di agibilità e di sicurezza dell'immobile, sotto il profilo della stabilità, dell'impiantistica, della manutenzione, dei materiali utilizzati, degli interventi che ne hanno modificato le caratteristiche tipologiche e costruttive e di quelli necessari a garantirne il corretto stato di manutenzione e sicurezza;

   ad adottare iniziative per prevedere l'istituzione di un «Bonus efficienza energetica» usufruibile con modalità autonoma rispetto al cosiddetto bonus ristrutturazioni e al cosiddetto ecobonus, per fasce di reddito esenti da imposte, giovani coppie, famiglie indigenti o ulteriori categorie sensibili, come contributo una tantum a fondo perduto in misura non superiore al 65 per cento delle spese sostenute e fino a un massimo di 12.000 euro da utilizzare per interventi finalizzati alla riqualificazione dell'impianto termico e al miglioramento dell'efficienza energetica della propria unità immobiliare, quali il rinnovamento di finestre, infissi, schermature solari e altro;

   a valutare l'opportunità di prevedere, mediante idonee iniziative normative, un sistema di contabilizzazione del risparmio globale medio annuo conseguito per effetto degli interventi di riqualificazione energetica degli edifici mediante l'analisi della documentazione trasmessa all'ENEA per ottenere la detrazione fiscale;

   ad adottare opportune iniziative volte a prevedere l'introduzione dell'obbligo di etichettatura degli impianti termici a gas installati al fine di favorirne la sostituzione con apparecchi di nuova generazione, caratterizzati da prestazioni energetiche ed ambientali elevate e da un maggior livello di sicurezza, contestualmente adottando adeguate informative nei confronti dell'utente finale in ordine ai vantaggi connessi alla riduzione dei consumi energetici.
(7-00470) «Terzoni, Sut, Deiana, Grimaldi, Ilaria Fontana, Daga, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Raduzzi, Ricciardi, Varrica, Vianello; Vallascas, Vignaroli, Zolezzi».


   La III Commissione,

   premesso che:

    i fondi stanziati nella legge di bilancio 2020 per interventi di cooperazione allo sviluppo ammontano a circa 455 milioni di euro;

    nel 2020 il Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo non si è ancora riunito e non ha quindi deliberato nuove iniziative. Le erogazioni del 2020 sono state pertanto effettuate in base: a delibere del Comitato congiunto adottate negli anni precedenti; iniziative che, in quanto sotto i due milioni di euro, il direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) può adottare autonomamente, informandone in seguito il Comitato congiunto; delibere a firma del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale per interventi di emergenza umanitaria a valere sulla programmazione e sulle risorse finanziarie del 2019;

    il Governo ha dichiarato in Aula che, alla luce della crisi da Covid-19, vi è l'intenzione di riprogrammare le risorse disponibili orientandole sulla risposta globale alla pandemia a sostegno dei sistemi sanitari dei Paesi più deboli;

    l'Unione europea mette a disposizione fondi per il rimborso da un minimo dell'8 ad un massimo del 75 per cento, a fronte di un anticipo dell'intero costo del volo da parte dello Stato;

    l'attivazione del meccanismo è su istanza degli Stati membri. Al Paese organizzatore è demandata la scelta sulla tipologia di volo, militare o commerciale di linea, purché questo ospiti nel tragitto anche viaggiatori di altri Paesi membri;

    secondo quanto rilevato, nulla osterebbe allo Stato per richiedere persino il rimborso della quota a suo carico al cittadino rimpatriato;

    secondo le regole del meccanismo, i cittadini vengono rimpatriati preferibilmente mediante voli commerciali e, laddove non è possibile, vengono organizzati voli su richiesta dei Paesi membri; la ratio di queste clausole è quella di evitarne l'uso eccessivo, per assicurare il rispetto dei principi di solidarietà, equità e proporzionalità;

    appare piuttosto singolare che su 58.000 europei rimpatriati, 32.000 tedeschi si trovino in condizione di non poter usufruire di voli commerciali, mentre sembrerebbe quasi che tutti i concittadini italiani che non riescono a rimpatriare siano, invece, nella condizione opposta di potere tranquillamente comprare un volo commerciale;

    il mancato ricorso al Meccanismo europeo appare, invece, legato ad altre ragioni individuate dal capo dell'Unità di crisi della Farnesina, Stefano Verrecchia, e deriverebbe dalla duplice circostanza che il rimborso europeo è successivo rispetto al volo, che quindi lo Stato deve pagare in anticipo mediante risorse di cassa, e che la normativa italiana prevede un distanziamento molto elevato e riduce il numero dei posti a bordo ad 1/3 della capienza massima,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza per operare le opportune variazioni di bilancio affinché i 455 milioni di euro stanziati per la cooperazione allo sviluppo nel 2020 siano destinati all'organizzazione di voli di rimpatrio nell'ambito del Meccanismo europeo di protezione civile;

   ad adottare iniziative per operare le opportune modifiche alla normativa vigente affinché per i voli in questione vengano derogate le disposizioni per il distanziamento minimo.
(7-00471) «Delmastro Delle Vedove».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'emergenza sanitaria da COVID-19 sta comportando notevoli difficoltà in campo economico e sociale;

    l'università è stata tra le prime strutture, insieme alla scuola, ad essere investita dall'emergenza sanitaria in corso, a vedere chiuse al pubblico le proprie sedi e a vedersi sospesa o trasferita in modalità a distanza, larga parte della propria attività didattica e di ricerca;

    un'indagine Crui a fine marzo 2020 afferma che, su 88 atenei (sui 97 complessivi nel Paese), l'88 per cento delle attività didattiche previste siano state trasferite online (con una varianza del 2,87 per cento) mentre più di metà degli atenei erogava più del 96 per cento dei corsi previsti in didattica a distanza (Dad), raggiungendo così potenzialmente circa 1 milione e trecentomila studenti;

    questo periodo di chiusura forzata di tutte le sedi universitarie ha enfatizzato l'autonomia delle università evidenziando le iniziative che da queste sono state poste in essere. Questo ha mostrato che non tutti gli atenei hanno affrontato con la stessa determinazione questo periodo;

    per quanto concerne la situazione della didattica nel corso dell'emergenza, la maggior parte del personale docente si è impegnato, con uno sforzo straordinario ed emergenziale, a trasferire l'attività didattica del secondo semestre online, riducendo l'interruzione dei corsi al minimo possibile;

    nelle università italiane si preferisce parlare di didattica di emergenza: diversamente dalla scuola, infatti, l'università ha oramai una lunga esperienza e consolidate metodologie per la DaD; le stesse linee guida per l'accreditamento Anvur come numerosi regolamenti di ateneo, indicano la necessità di considerare nella didattica a distanza non solo la didattica erogata (sincrona o asincrona), ma anche una didattica interattiva (faqs, mailinglist, webforum, report, esercizi, webquest, test e questionari in itinere);

    nei diversi atenei i relativi regolamenti prevedono anche un riconoscimento delle ore di didattica erogata in forma telematica in rapporto 2:1 (talvolta 3:1) rispetto a quella convenzionale e il trasferimento di emergenza di larga parte della didattica universitaria avvenuta in questi mesi tuttavia non sembra aver tenuto particolare conto di questa esperienza e queste metodologie, anche quando codificate in regolamenti e linee guida;

    si è resa evidente comunque una relativa impreparazione all'utilizzo della DaD;

    la didattica a distanza è risultata strumento positivo, ma occorre ritornare quanto prima alla vera didattica ovvero a quella in presenza. La didattica in presenza, in aula o nei laboratori risulta di gran lunga il sistema didattico e di conoscenza più adatto per un reale percorso educativo e di conoscenza,

impegna il Governo:

   ad intraprendere le opportune iniziative dirette ad evitare un calo delle immatricolazioni dovuto a problemi economici delle famiglie, predisponendo ulteriori risorse finalizzate a garantire il diritto allo studio tenendo conto che poiché il numero di studenti che rientrerà nella «non tax area», aumenterà sensibilmente, occorrono un impegno economico generale che compensi le mancate entrate per gli atenei e specifiche ed ulteriori risorse per erogare borse di studio;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per aiutare le strutture di diritto allo studio come le residenze universitarie, sia pubbliche che private, predisponendo un sostegno attraverso servizi per gli studenti;

   a predisporre tutte le iniziative necessarie finalizzate ad un investimento che disponga un numero congruo di borse di studio di specializzazione medica aggiuntive, dal momento che l'accesso ai suddetti corsi di specializzazione e alle regole di selezione dei candidati, è fondamentale al fine di far fronte alle situazioni emergenziali come quella che si sta vivendo, coinvolgendo anche le regioni in uno sforzo economico per incrementare ulteriormente il numero delle borse.
(7-00469) «Toccafondi, Anzaldi».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la crisi causata dal COVID-19, una delle più grandi crisi sanitarie che la Nazione abbia dovuto affrontare, sta mettendo in seria difficoltà non solo il sistema sanitario, ma anche la coesione sociale e soprattutto il sistema economico; tra le misure adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, vi è stata la sospensione delle manifestazioni e degli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato;

    nel primo semestre del 2020 si stima nel solo settore dell'editoria una perdita di circa 403 milioni di euro per il calo degli investimenti pubblicitari e dei ricavi da vendita e sarebbe urgente la costituzione di un fondo straordinario per evitare la chiusura di molte imprese editoriali, la perdita di posti di lavoro e il rischio concreto di una desertificazione del panorama dell'informazione;

    la chiusura delle librerie fisiche e di molte strutture commerciali ha significato un ulteriore colpo inferto al settore già duramente provato dalla profonda crisi legata ai cambiamenti nella struttura distributiva; inoltre, ha privato gli editori del canale principale di vendita;

    gli editori hanno pesantemente rivisto i piani editoriali per il 2020, riducendo del 42 per cento le novità in uscita, il che significa la pubblicazione di oltre 20 mila titoli in meno, con una stima di una perdita di 49 milioni di copie stampate, con le conseguenze in termini occupazionali lungo tutta la filiera, dalla carta alla distribuzione, senza dimenticare il venir meno di redditi per autori e traduttori (si prevedono 3.000 traduzioni in meno);

    in questa fase di emergenza globale, l'intera filiera produttiva della stampa è impegnata a garantire la continuità di un bene primario, quale quello dell'informazione, che, mai come in questo momento, è chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito;

    tale impegno ha comportato significativi oneri a carico di un settore già duramente colpito da una crisi strutturale: nuove modalità di organizzazione del lavoro; nuovi investimenti per la sicurezza dei dipendenti, dei luoghi di lavoro, delle reti di comunicazione; nuovi servizi resi ai lettori e agli abbonati per garantire la consegna dei giornali;

    contestualmente, la quasi totalità dei quotidiani e dei periodici italiani ha ampliato la propria offerta editoriale, soprattutto a livello digitale, favorendo la diffusione capillare delle notizie, e ha promosso offerte commerciali su taluni specifici prodotti premium a prezzi simbolici;

    lo stato di lockdown sta spingendo la popolazione a privilegiare sempre di più l'utilizzo di formati digitali; inoltre, la delicatezza e la complessità della situazione confermano il bisogno degli utenti italiani di accedere ad una informazione corretta, affidabile e verificata, avvertita come unico presidio contro le fake news;

    attualmente, il fenomeno che desta maggiori preoccupazioni – anche per la inefficacia degli strumenti di enforcement a disposizione – è legato alla diffusione illecita di contenuti attraverso le piattaforme telefoniche o di messaggistica istantanea: su tutte spicca Telegram, che si distingue per la particolare pervasività e capacità di propagazione; ogni giorno nel nostro Paese si compiono 293.000 atti di pirateria, 107 milioni in un anno; la sola pirateria sottrae ogni anno al mondo del libro 528 milioni, 1,3 miliardi complessivi al sistema Paese e 216 milioni al fisco, facendo venire meno circa 9000 posti di lavoro, di cui oltre un terzo nella filiera del libro;

    le emittenti radiotelevisive locali, a seguito dell'emergenza coronavirus, stanno registrando un tracollo degli investimenti pubblicitari;

    il Governo, durante la «fase 2» dell'emergenza sanitaria e alla luce di quanto riportato in premessa, deve assumere iniziative a medio e lungo termine, al fine di sostenere settori, come quello culturale, editoriale e sportivo fondamentali per l'economia del Paese,

impegna il Governo:

   a) ad adottare iniziative per istituire un fondo per l'anno 2020, volto alla concessione di un contributo a fondo perduto a beneficio di imprese editrici di quotidiani e di periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione;

   b) ad adottare iniziative di sostegno specifiche, per le librerie e per i piccoli editori, prevedendo incentivi alle librerie a fondo perduto, facilitazioni per l'accesso al credito, e ampliamento del tax credit;

   c) ad adottare iniziative straordinarie volte all'istituzione di un Fondo dedicato alla filiera editoriale della stampa con congrua dotazione e a prevedere un contributo straordinario destinato a tutte le 137 televisioni locali, come da graduatoria 2019 senza lo sbarramento a 100;

   d) a contrastare il fenomeno della pirateria sulla rete, adottando iniziative per aumentare i poteri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, come annunciato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Editoria in una recente audizione presso la Commissione Cultura della Camera dei deputati.
(7-00472) «Belotti, Basini, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Racchella, Sasso, Capitanio, Maccanti».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'emergenza sanitaria che il Paese sta attraversando ormai da due mesi ha avuto pesanti ripercussioni sul diritto allo studio, sia in ambito scolastico che universitario attraverso la sospensione delle attività didattiche in presenza per passare a quelle da remoto;

    l'emergenza sanitaria, e poi economica, diventa subito una emergenza formativa e culturale;

    la struttura universitaria, in particolare, si trova in prima linea nella gestione dell'emergenza, sia sul lato della ricerca sia anche più direttamente nella gestione di servizi sanitari;

    per questi lavoratori e lavoratrici, sottoposti in particolare in alcuni territori a livelli significativi di impegno e di rischio, è importante porre massima attenzione al fine di garantire le maggiori tutele possibili, affinché possano difendere la salute di tutti i cittadini in massima sicurezza;

    tutti gli atenei e istituzioni Afam stanno prevedendo in questi giorni la sostituzione di parte rilevante, se non totale, della propria attività didattica con modalità a distanza (spesso utilizzando piattaforme telematiche per videoconferenze), anche se alcuni corsi Afam non si possono attivare per la didattica a distanza;

    molti studenti, tuttavia, non sono stati messi nelle condizioni di seguire le lezioni a distanza per mancanza di strumenti tecnologici o per mancanza di collegamento della rete;

    le difficoltà economiche causate anche da questa emergenza sanitaria, richiedono un innalzamento della soglia della «no tax area», esonerando le famiglie dal pagamento delle imposte;

    uno dei problemi più gravi con cui ci si è dovuti scontrare e che ha rallentato la reazione del Paese è stato quello dell'eccessiva burocrazia che ha, ad esempio, causato un gran danno nella capacità di approvvigionamento dei dispositivi sanitari fondamentali per combattere il virus;

    negli ultimi tempi si parla di una carenza di medici specialisti in molte discipline, e l'impegno dello Stato nella formazione diventa cruciale, anche al fine di realizzare un adeguato e qualificato ricambio generazionale;

    a causa del pensionamento e delle ridotte assunzioni, nel giro di pochi anni gli ospedali e gli ambulatori medici rischiano di rimanere senza il numero di personale sanitario sufficiente ad assistere i malati. La fuoriuscita di personale non sarà infatti bilanciata dal giusto turn over; l'articolo 100 del decreto-legge «Cura Italia», convertito, con modificazioni, nella legge 24 aprile 2020, n. 27, prevede la costituzione di un fondo denominato «Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell'Università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca», con una dotazione pari a 50 milioni di euro da iscrivere nello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca;

    tale dotazione, tuttavia, risulta essere insufficiente se si considerano tutte le misure necessarie in campo sia per quanto riguarda la sanificazione e la igienizzazione delle strutture, sia per quanto riguarda l'adeguamento allo smart working del personale e alle modalità della didattica a distanza; l'epidemia da coronavirus colpisce, com'era immaginabile, anche le mobilità di studenti e personale nell'ambito del programma Erasmus;

    come per la scuola, l'obiettivo è, superata la fase di emergenza, quello di non trasformare questa modalità «straordinaria» in una strategia operativa «ordinaria»: tecnologie e opportunità vanno sì colte e utilizzatela regime, ma esclusivamente per integrare/migliorare l'insostituibile approccio «in presenza»:

    i firmatari del presente atto ritengono decisivo che il Ministero, insieme con le regioni, appronti un percorso specifico e straordinario per gli studenti così da garantire il diritto allo studio (borse, alloggi). Una particolare attenzione andrebbe rivolta agli studenti fuori sede, molti dei quali stanno continuando a pagare l'affitto, senza potere usufruire dell'abitazione, e hanno bisogno di un orizzonte il più possibile sicuro per programmare il proprio immediato futuro;

    l'Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica per la formazione medico specialistica, istituito dall'articolo 43 del decreto legislativo n. 368 del 17 agosto 1999, il cui scopo è quello di definire i criteri di accreditamento per le strutture universitarie e ospedaliere e verificare, delle stesse, l'idoneità a formare i medici specializzandi, è ancora da definire;

    ad oggi, infatti, non sono stati nominati i componenti dell'Osservatorio per la valutazione dei criteri di accreditamento delle strutture ospedaliere per la formazione degli specializzandi e non è nota con ufficialità la data in cui i medici abilitati potranno sostenere il concorso per l'accesso alle scuole di specializzazione;

    per i candidati privatisti delle classi superiori, inoltre, si ipotizza lo svolgimento dell'esame di Stato conclusivo nel corso della sessione straordinaria, ovvero a settembre 2020, impedendo loro di scegliere liberamente la propria facoltà universitaria o partecipare a concorsi e test di ammissione, in quanto fuori tempo massimo;

    occorre, fare dell'università il fulcro da cui ripartire per la ripresa economica e sociale di questo Paese, cercando, ad esempio, una soluzione a livello legislativo che regolamenti la possibilità da parte dei ricercatori di svolgere attività di consulenza;

   serve dare una risposta concreta al Paese, soprattutto alle giovani generazioni, sospese fra l'iniziale notizia della temporanea sospensione delle attività didattiche, e la lenta presa di coscienza di un problema che manifesta l'incertezza di ciò che potrebbe accadere,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per la proroga delle borse di studio degli studenti di dottorato, impossibilitati – ad esempio – a svolgere periodi di tirocini all'estero (ormai obbligatori per quasi tutti i dottorati) o in azienda (per i dottorati industriali);

   ad adottare iniziative per la proroga dei contratti di assegnisti e di ricercatori a tempo determinato eventualmente impossibilitati a portare a termine i loro programmi di ricerca per difficoltà oggettive, quali la chiusura di laboratori, archivi e biblioteche e corsi che non si possono attivare on line;

   ad adottare iniziative al fine di velocizzare la nuova composizione dell'Osservatorio nazionale per la formazione medico-specialistica e di stabilire le regole con le quali verranno rappresentate all'interno dell'organismo le varie associazioni;

   ad adottare iniziative per dare agli atenei il tempo di organizzarsi o di cercare soluzioni alternative, vista l'impossibilità per gli studenti di portare a termine alcuni tirocini pre-laurea con le regole stabilite prima delle misure adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, comportanti sospensioni, chiusure e divieti;

   ad adottare iniziative per incrementare le risorse previste dal «Fondo per le esigenze emergenziali del sistema dell'università, delle istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica e degli enti di ricerca», di cui all'articolo 100 del decreto-legge «Cura Italia», convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

   ad adottare iniziative per alzare la soglia della «no tax area» fino a 30 mila euro, esonerando le famiglie dal pagamento dei contributi e, contemporaneamente, innalzare la fascia calmierata, che oggi è assestata tra i 13 mila e i 30 mila euro, per consentire sgravi fiscali fino ai redditi a 50 mila euro, facendo si che la somma sia compensata tramite uguali trasferimenti all'università;

   ad adottare iniziative per trovare le risorse necessarie per quegli studenti che non sono in grado di seguire le lezioni tramite la didattica a distanza per mancanza di supporti tecnologici o per mancanza di collegamento della rete;

   ad adottare iniziative per consentire una libera attività di consulenza per i ricercatori e i professori universitari;

   ad assumere iniziative per il prolungamento dei contratti Erasmus;

   ad assumere iniziative per prevedere la possibilità di accedere ai test d'ingresso all'università per i candidati esterni alla maturità nel caso fossero costretti a tenere la prova d'esame a settembre 2020.
(7-00473) «Belotti, Basini, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Racchella, Sasso, Toccalini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   la condizione femminile nel nostro Paese continua a destare viva preoccupazione, lontani come siamo dal raggiungimento del quinto dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Onu che l'Italia deve centrare entro il 2030: quello della parità di genere e dell'empowerment di donne e ragazze;

   la violenza e i femminicidi rimangono una piaga sociale diffusa, così come resta problematico il tema della salute sessuale e riproduttiva: i servizi per assicurare l'interruzione volontaria di gravidanza, prevista dalla legge n. 194 del 1978, sono carenti per via dell'alto numero di obiettori di coscienza tra il personale medico e paramedico. In Italia, poi, lavora solo il 50 per cento delle donne, contro una media europea del 62, percentuale che scende drammaticamente fino al 29 per cento al Sud. Inoltre, a parità di mansioni, spesso le donne guadagnano meno degli uomini;

   il 2 marzo 2020 una delegazione di deputate dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità ha incontrato, alla presenza della Ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per spronare il Governo a mettere in atto politiche capaci di sostenere l'evoluzione sociale di questo Paese – che passa attraverso il peso dato alle donne – e per confrontarsi su un'azione integrata che dia nuovo slancio alla lotta contro ogni forma di discriminazione di genere;

   durante l'incontro è stato posto il problema della sottorappresentazione delle donne nei ruoli di vertice. Se la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società quotate è garantita dalla legge «Golfo-Mosca», non si può dire altrettanto per le posizioni di amministratore delegato di nomina governativa, che continuano a essere appannaggio esclusivo degli uomini e dunque non sono rappresentative dell'intera platea professionale di cui le donne fanno parte a pieno titolo; alla luce di quanto emerso sulle nomine per le aziende partecipate – così come sulle composizioni delle varie task force, cabine di regia e gruppi di esperti per l'emergenza Covid – si prende atto di una realtà che, nonostante le sollecitazioni di parlamentari e di tanta parte della società, continua a sottovalutare gravemente le competenze delle donne. Figure femminili di valore sono state indicate come presidenti e componenti di consigli di amministrazione, ma i nomi proposti per i ruoli di amministratore delegato sono soltanto di uomini, il che ha fatto parlare della riproposizione del classico pinkwashing, una pratica purtroppo diffusa che serve a mantenere indisturbati gli assetti di potere declinati esclusivamente al maschile;

   la stessa situazione si è riproposta nella composizione del Comitato di esperti per la «Fase 2», nel quale vi sono solo 4 donne su 17 componenti; nonché del Comitato tecnico-scientifico della Protezione civile, che è composto da 20 uomini su 20;

   è dunque evidente che, malgrado quanto sollecitato dall'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, oltre che dalla società civile, e nonostante quanto prescritto dalla Costituzione agli articoli 3 e 51, si continua a privilegiare la promozione pressoché assoluta degli uomini in ogni campo della società e in generale in tutti quei luoghi dove si prendono decisioni, come se non ci fossero donne competenti e preparate. Sottovalutare questa realtà, da parte delle istituzioni e delle forze politiche, reca un danno all'intero Paese –:

   quali impegni intenda assumere per integrare con la presenza di figure femminili esperte nei vari ambiti la composizione degli organismi di consulenza già costituiti nel contrasto al Covid-19 e per valorizzare, nelle prossime decisioni che sarà chiamato a prendere in tema di nomine per le aziende partecipate e per altri incarichi di responsabilità, i talenti e le competenze di cui le donne italiane sono portatrici.
(2-00784) «Boldrini, Bruno Bossio, Frate, Cenni, De Lorenzo, Muroni, Casa, Giannone, Benedetti, Lorenzin, Mura, Elisa Tripodi, Bologna, Gribaudo, Serracchiani, Berlinghieri, Schirò, Noja, Pezzopane, Spadoni, Annibali, Ascari, Carnevali, Carla Cantone, Nardi, Di Giorgi, Ehm, Giordano, Sarli, D'Arrando, Ciampi, Occhionero, Emanuela Rossini, Braga, La Marca, Prestipino, Villani, Papiro, Quartapelle Procopio, Martinciglio, Bonomo, Rotta, Madia».

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

   l'Italia rischia a breve di non disporre più della quantità sufficiente di «guanti monouso» da utilizzare in ambito sanitario, in grado di garantire all'operatore e al paziente la massima sicurezza, indispensabili per il trattamento di malati di Covid-19 e, in generale, per visite mediche e operazioni;

   i guanti monouso in lattice o nitrite sono prodotti realizzati in fabbriche concentrate in pochi Paesi, Indonesia, Malesia, Thailandia, Cina e Vietnam. Si tratta di processi produttivi chimici complessi, con stabilimenti ad alta specializzazione, quindi a differenza del caso delle mascherine, non si può pensare di riqualificare impianti destinati ad altre produzioni per fabbricare guanti;

   dal Sud Est asiatico arrivano normalmente 200 miliardi di guanti, di cui 7 miliardi destinati all'Italia. Con l'esplosione della pandemia questi articoli sono diventati ricercatissimi in tutto il mondo (la domanda è cresciuta di oltre il 500 per cento) e le richieste ai Paesi asiatici che li esportano sono arrivate al limite delle capacità produttive delle aziende. La competizione tra Stati per ottenerli ormai è esasperata;

   inoltre, le aziende italiane importatrici dei guanti monouso, una decina le più importanti, stanno attraversando crescenti difficoltà non solo a causa della scarsità a livello mondiale, ma anche per una serie di decisioni adottate dal Governo per fronteggiare la crisi. L'ordinanza del commissario straordinario n. 6 del 28 marzo 2020 prevede che l'Agenzia delle dogane debba adottare ogni azione utile allo sdoganamento (svincolo) diretto dei dispositivi di proiezione individuale (DPI) e degli altri beni necessari al contrasto alla diffusione del Covid-19, se destinati ai soggetti indicati nell'ordinanza, sanità pubblica, regioni, enti locali e pubblica amministrazione in genere. Il ricorso allo svincolo diretto, che pure comporta una certa attesa, è al momento la prassi individuata dalle aziende, in collaborazione con le Dogane, per superare le difficoltà di sdoganamento in tempi ragionevoli;

   tuttavia, la medesima ordinanza prevede che i dispositivi destinati a soggetti diversi da quelli indicati, sono requisibili dal commissario straordinario. Inoltre, l'articolo 6 del decreto-legge n. 18 del 2020, stabilisce che, fino al termine dell'emergenza, fissata ad oggi al 31 luglio 2020 (ma che già si ipotizza di prorogare sino a fine anno). L'azienda che subisce la requisizione della merce riceva un indennizzo pari al presso di mercato del 31 dicembre 2019. In pratica, un importatore italiano che subisca la requisizione di Dpi sarà pagato dalla Protezione civile in data imprecisata e a un prezzo già oggi inferiore di almeno un terzo di quello pagato. E i fornitori dell'Asia comunicano che listini per giugno e luglio 2020 subiranno aumenti del 50 e anche del 60 o 70 per cento. Con la crescente scarsità, le procedure doganali potrebbero essere oggetto d'interpretazioni diverse e più stringenti rispetto a quelle attuali;

   le pubbliche amministrazioni sembrano ignorare la gravità della situazione e danno segnali in senso opposto, i messaggi diretti alla popolazione invitano all'uso dei guanti monouso. La regione Lombardia ha fatto un'ordinanza per cui per prendere un mezzo pubblico bisogna indossare i guanti, oltre alla mascherina. Non sembra possibile che 60 milioni di italiani ogni giorno indossino 120 milioni di guanti usa e getta;

   come per il caso del prezzo delle mascherine il rischio di sequestro e la mancata considerazione della condizioni di mercato, di fatto sta impedendo agli importatori di lavorare. Il rischio è che cessino di importare per non lavorare in perdita, con tutte le conseguenze che deriveranno, per i servizi fondamentali, dalla carenza di Dpi indispensabili. On line i guanti continueranno a trovarsi, ma a prezzi del 500 per cento volte superiori a quelli dell'anno scorso –:

   se non ritengano opportuno, a fronte dei rischi evidenziati in premessa, adottare iniziative per modificare la previsione di legge in base alla quale i Dpi sequestrati in Dogana debbano essere pagati ai prezzi irrealistici del 31 dicembre 2019, indicando, in caso di sequestro, un margine per l'importatore che ha fatto l'operazione, stabilito in base alla documentazione presentata in Dogana;

   se non si ritenga opportuno semplificare ulteriormente la procedura di svincolo diretto in dogana dei Dpi importati, che comporta tuttora l'esibizione di una corposa documentazione e una attesa di diversi giorni;

   se non si ritenga opportuno comunicare una corretta ed esaustiva informazione ai cittadini circa l'impiego dei guanti monouso, valutandone l'impiego anche in favore di altre metodologie di protezioni, quale l'uso di guanti ad uso plurimo e una più frequente igienizzazione delle mani, al fine di destinare i guanti monouso conformi alle normative europee agli utilizzi per i quali questi sono tuttora indispensabili, anche per le esigenze strettamente sanitarie;

   se siano state eseguite precise valutazioni, anche tecniche, in ordine al reale fabbisogno e reperimento sul mercato di guanti e dpi nei prossimi mesi a seguito della pandemia Covid-19 e quali iniziative il Governo intenda con urgenza adottare, considerate anche le difficoltà in premessa indicate.
(2-00782) «D'Ettore, Mugnai, Cannizzaro».

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in una conferenza stampa del 26 aprile 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha annunciato che il commissario straordinario Arcuri avrebbe emanato un provvedimento per fissare il prezzo delle mascherine chirurgiche a 50 centesimi di euro, iva esclusa;

   con l'ordinanza n. 11/2020 dello stesso 26 aprile, il commissario straordinario Arcuri ha provveduto a fissare il prezzo delle mascherine chirurgiche a 50 centesimi di euro, iva esclusa; il 28 aprile, in audizione presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato, il Ministro Gualtieri ha annunciato l'azzeramento dell'iva sulle mascherine per tutto il 2020; alle farmacie che hanno acquistato il materiale a un prezzo superiore ai 50 centesimi verrà garantito un «ristoro ed assicurate forniture aggiuntive tali da riportare la spesa sostenuta, per ogni singola mascherina, al di sotto del prezzo massimo deciso dal Governo», come prevede un accordo firmato dal commissario straordinario Domenico Arcuri con l'Ordine dei farmacisti, Federfarma e Assofarm;

   secondo un'intesa, annunciata in data 7 maggio 2020, tra il commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, l'Associazione distributori di farmaci (Adf) e Federfarma, sarà avviata una distribuzione alle farmacie di 10 milioni di mascherine che saranno vendute al pubblico a 50 centesimi più iva. Secondo l'accordo, i farmacisti pagherebbero a 38-40 centesimi le mascherine all'ingrosso, con un guadagno di circa 10 centesimi alla vendita per ognuna;

   molte associazioni di rappresentanza imprenditoriale hanno criticato la scelta di imporre un prezzo fisso per la vendita al dettaglio;

   tante aziende, negli ultimi mesi, hanno riconvertito parte della loro produzione, se non la totalità, in mascherine;

   tali aziende hanno già acquistato i materiali necessari alla produzione a prezzi che non consentono una vendita al dettaglio a 50 centesimi di euro, né tanto meno una vendita all'ingrosso a 38-40 centesimi;

   tali aziende hanno inoltre pagato l'iva sulla materia prima e si troveranno nella condizione di non poterla scaricare;

   le aziende che hanno riconvertito parte della loro produzione meritano certezze e sostegno, perché se è giusto colpire gli speculatori, è fuori dalla realtà pensare che le aziende, già in serie difficoltà, operino ispirate dal solo senso civico, senza margini operativi –:

   se il prezzo massimo alla vendita valga solo per le mascherine chirurgiche monouso o si applichi anche alle mascherine lavabili;

   se e come saranno ristorate le aziende che hanno riconvertito la produzione e si trovano oggi ad operare in un mercato con prezzi imposti completamente diverso da quello che le aveva spinte all'investimento.
(4-05579)


   DEIDDA, PRISCO, LUCASELLI, VARCHI, GALANTINO, FERRO, CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 e 9 marzo 2020 è stata prevista l'estensione, all'intero territorio nazionale, del divieto di spostamento dei cittadini dal proprio domicilio, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità, ovvero per motivi di salute: limitazione da ultimo prorogata fino al 17 maggio 2020;

   come è noto, le misure in questione hanno determinato la compressione di una moltitudine di diritti, pure costituzionalmente garantiti, al punto che una parte, seppur minima, della popolazione ha violato la normativa emergenziale in questione, anche ponendo in essere atteggiamenti irridenti e provocatori nei confronti degli operatori di polizia impiegati nel controllo o nelle ulteriori attività di ripristino dell'ordine pubblico;

   in particolare, i soggetti in questione, spesso con l'utilizzo di un semplice smartphone, hanno registrato le predette attività di controllo e, successivamente, evidenziando una realtà distorta e, comunque, decontestualizzata, hanno diffuso le medesime registrazioni in rete, mettendo in discussione l'operato delle forze dell'ordine, le quali hanno dovuto svolgere la propria attività in condizioni estremamente difficili, seppure, sempre, nel rispetto della normativa vigente;

   a tutela degli operatori, come anche richiesto recentemente dalle organizzazioni sindacali, appare non più procrastinabile l'adozione di idonei dispositivi che, indossati sulla divisa, siano in grado di registrare, in audio-video, l'attività dell'agente, consentendo, così, l'oggettiva ricostruzione dei fatti;

   conseguentemente, dovrebbe essere, altresì adottata una specifica normativa al riguardo che per un verso, garantisca la tutela della privacy di tutti i soggetti coinvolti e, per un altro verso, disciplini l'utilizzo, l'archiviazione e la cancellazione delle predette registrazioni –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano assumere al fine di:

    a) dotare il personale delle forze di polizia di idonei dispositivi in grado di registrare, in audio-video, l'attività dell'agente, consentendo, così, l'oggettiva ricostruzione dei fatti;

    b) adottare una specifica normativa al riguardo che, per un verso, garantisca la tutela della privacy di tutti i soggetti coinvolti e, per un altro verso, disciplini l'utilizzo, l'archiviazione e la cancellazione delle predette registrazioni.
(4-05581)


   CARETTA, LUCA DE CARLO e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 è prevista, a decorrere dal 4 maggio 2020, l'inizio della fase di riapertura, scaglionata, delle attività produttive, cosiddetta «fase 2»;

   da quanto si apprende in base alle dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio durante la conferenza stampa relativa al predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, la data al momento indicata per la riapertura delle attività di acconciatura ed estetica è stata determinata al 1° giugno 2020;

   il comparto annovera circa 130.000 imprese per un totale di 263.000 addetti ed è stato tra i primi a seguire pedissequamente le rigide disposizioni preventive in materia di chiusura e contenimento già disposte con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 marzo 2020;

   in tal senso, sempre più regioni, in totale autonomia, hanno anticipato la riapertura di queste attività al 18 maggio 2020, legittimando ed incentivando la richiesta di tutti gli operatori di poter riaprire il prima possibile;

   sono sempre di più gli operatori del settore che, in assenza di protocolli e linee guida chiare, si sono auto-imposti rigidi protocolli di sicurezza e di alto livello igienico, rendendo di fatto l'intero settore pronto ad operare con effetto immediato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere per:

    a) disporre l'immediata riapertura delle attività di cui in premessa;

    b) ridurre il più possibile l'impatto dei sopravvenuti costi di sanificazione sui comparti di cui in premessa, anche con misure indennitarie.
(4-05586)


   PANIZZUT, CAVANDOLI, LOCATELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, TIRAMANI, SUTTO, ZIELLO, GOBBATO, MURELLI, BIANCHI, SASSO, TOCCALINI, PATELLI, DARA, COLLA, ZOFFILI, PATASSINI, CECCHETTI, LATINI, LEGNAIOLI, VANESSA CATTOI, DE ANGELIS, BASINI, BELOTTI, COLMELLERE, FOGLIANI, FURGIUELE, RACCHELLA e BINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   sono molto numerose le segnalazioni di emarginazione degli alunni con disabilità dal sistema della didattica a distanza che è stato implementato, in ambito scolastico, per fronteggiare l'emergenza coronavirus;

   le famiglie hanno inviato diverse segnalazioni al Ministro dell'istruzione e al Presidente del Consiglio dei ministri, rivendicando il diritto allo studio dei propri figli con disabilità, anche in questa delicata fase di emergenza, al fine di mantenere gli scambi relazionali e ridurre nei limiti del possibile l'isolamento sociale;

   gli insegnanti, gli insegnanti di sostegno e gli educatori hanno profuso il massimo impegno per garantire l'inclusione degli alunni con disabilità nell'ambito delle attività didattiche a distanza;

   è chiaro, tuttavia, che gli stessi non abbiano ricevuto le indicazioni e gli strumenti necessari per fronteggiare adeguatamente la situazione di emergenza da parte del Governo e del Ministero competente;

   secondo le associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità, invero, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'istruzione non hanno saputo dare ascolto agli appelli delle famiglie e non si sono dimostrati in grado, per il momento, di elaborare soluzioni adeguate a supportare la didattica a distanza per gli alunni con disabilità;

   si sono riscontrate gravi criticità anche sotto il profilo dei software utilizzati per l'interazione degli alunni, che ancora oggi non consentono un'adeguata personalizzazione e non prevedono l'impiego di ausili per la comunicazione, rimanendo di fatto inaccessibili ai ragazzi con disabilità grave, se non con la presenza e l'affiancamento continuo dei genitori;

   con l'avvio della «fase due» e la ripresa di molte attività lavorative, le criticità sopra descritte non potranno che accentuarsi, perché le famiglie avranno inevitabilmente meno tempo a disposizione per dedicarsi alle esigenze dei rispettivi figli e non potranno sopperire interamente – come hanno fatto finora – alle lacune del sistema della didattica a distanza;

   proprio in questa nuova fase, dunque, diverranno fondamentali la domiciliarizzazione dell'assistenza educativa e, nel momento della riapertura delle scuole, l'accesso continuativo e con precedenza degli alunni con disabilità alle attività didattiche in presenza –:

   quali siano le direttive e gli strumenti che il Governo ha fornito alle istituzioni scolastiche al fine di garantire, nella prima fase dell'emergenza, l'accessibilità della didattica a distanza nei riguardi degli alunni con disabilità;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, nel prossimo futuro, per superare le criticità segnalate dalle famiglie e dalle associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità;

   se il Governo abbia effettuato una ricognizione delle spese necessarie per assicurare il necessario sostegno ai bambini e ai ragazzi con disabilità e quali fondi e risorse intenda mettere in campo per farvi fronte;

   se il Governo non ritenga opportuno integrare la composizione del comitato di esperti che dovrebbe mettere a punto il piano generale per la scuola post-emergenza COVID-19, garantendo nell'ambito di esso la presenza di un referente per la disabilità munito della necessaria esperienza in materia.
(4-05589)


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020 «Misure di potenziamento del Servizio Sanitario Nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica», entrato in vigore il 17 marzo 2020 e convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, veniva introdotta la misura di sostegno cosiddetta «Bonus 600 euro» ad alcune categorie di lavoratori: a) lavoratori agricoli (articolo 30); b) lavoratori stagionali e del turismo articolo 29); c) lavoratori dello spettacolo (articolo 38); d) lavoratori autonomi (articolo 28); e) professionisti (articolo 27); f) lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (Co.Co.Co.) (articolo 27);

   a partire dal 15 aprile 2020 l'Inps ha iniziato a liquidare tale somma in favore dei suddetti lavoratori;

   a tutt'oggi, però, secondo fonti sindacali e notizie di stampa, circa 1.500.000 lavoratori, con particolare riferimento a quelli stagionali e del turismo, sono ancora in attesa del bonus –:

   se il Governo stia valutando la possibilità di adottare iniziative per estendere tale beneficio per altri due mesi;

   quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di assicurare ai lavoratori che ne hanno fatto richiesta il bonus spettante, soprattutto in un momento come questo in cui l'intero Paese sta attraversando grandi difficoltà economiche e il futuro appare piuttosto compromesso.
(4-05598)


   GALANTINO, DONZELLI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della Carta Costituzionale «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»;

   la regione Toscana, per contrastare l'emergenza pandemica da COVID-19, ha annunciato lo screening di massa, indicando lo schema delle tre T: testare, trattare, tracciare, al fine di riuscire a evitare ritorni di contagi, ed eventualmente contenere e spegnere i focolai;

   sta di fatto che con ordinanza n. 54 del 6 maggio 2020, la stessa regione Toscana ha stabilito che i migranti potranno fare i test sierologici per verificare la positività al COVID-19 gratuitamente, a differenza degli altri lavoratori e liberi professionisti che invece dovranno provvedere all'esecuzione del test «a cura e spese degli stessi»;

   la situazione di emergenza scaturita dal COVID-19 ha portato delle gravissime condizioni di ordine economico per tutti i cittadini –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, a tutela dell'uguaglianza di tutti i cittadini nonché al fine di tutelare l'unità economica e in particolare livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, verificando la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri sostitutivi di cui all'articolo 120 della Costituzione, in particolare nell'interesse dei lavoratori e dei liberi professionisti italiani residenti in Toscana che allo stato dovrebbero sottoporsi a loro spese e cure al test sierologico.
(4-05599)


   MOLLICONE e BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo la legge quadro 5 febbraio 1992, n. 104, articolo 3, e le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, si definiscono persone disabili quanti hanno minorazioni fisiche, psichiche, mentali, intellettuali, sensoriali, a lungo termine e con impedimenti a una piena partecipazione nella società;

   il numero dei disabili si attesta ad oggi circa sui 5 milioni di soggetti, pari circa al 7 per cento della popolazione italiana;

   i soggetti disabili frequentano, in base all'età, patologia, stato sociale, strutture definite quali Rsa, centri diurni socio-riabilitativi, per persone disabili adulte in età post scolare e con gravi e gravissime patologie invalidanti e disabilità;

   in seno alle strutture citate ruotano prestazioni socio-sanitarie e altro ancora ai soggetti in difficoltà non assistibili a domicilio e/o proprio domicilio, con protocolli e programmi specifici per e ad ogni soggetto singolo;

   a causa dell'emergenza sanitaria codeste strutture sono state chiuse a partire dal 14 marzo 2020, senza offrire soluzioni gestionali alternative, interrompendo attività e programmi e lasciando alle famiglie soltanto il pesante carico gestionale dei disabili, con conseguenze e squilibri gravissimi per i disabili e i congiunti;

   ad oggi molte famiglie non sanno quando il Governo e le regioni riapriranno le strutture, a cui si aggiunge l'assenza di qualsiasi forma di assistenza domiciliare –:

   se il Governo non ritenga necessaria, con urgenza, la definizione di un calendario per la riapertura delle strutture di riabilitazione per le turnazioni semiresidenziali e se non ritenga di mettere in campo tutte le iniziative necessarie per sostenere le categorie più fragili della società.
(4-05601)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   EHM, ALBERTO MANCA e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Libia la situazione già tesa dovuta al conflitto non fa che peggiorare a causa della Endemia da COVID-19, che in tutto il nord Africa ha avuto una rapida escalation. Al 13 aprile si registravano 26 casi positivi di coronavirus, su un totale di circa 500 test eseguiti. A preoccupare sono le condizioni del popolo libico, soprattutto dei migranti detenuti nei centri e, in generale, del sistema sanitario libico provato da un Paese in perenne conflitto;

   le zone di maggior tensione sono quelle intorno alla città di Tripoli presa d'assalto con raid ormai quotidiani del generale Haftar, che nelle scorse settimane si è autoproclamato leader della Libia, con mandato popolare, quindi dichiarando di fatto annullato il trattato di Skhirat del 2015, che fece nascere il Governo di accordo nazionale;

   numerosi sono stati gli sforzi della comunità internazionale per un accordo diplomatico, culminati nel processo di Berlino di inizio 2020 a cui l'Italia ha partecipato attivamente;

   all'inizio di marzo 2020 Ghassam Salamè, inviato Onu e da tre anni capo della missione Unsmil in Libia, si è dimesso per motivi di salute;

   il sostegno alle istituzioni libiche legittime, da parte dell'Italia, è indubbio. L'Italia ha chiesto una tregua durante il mese del Ramadan per costruire fattivamente un cessate-il-fuoco duraturo. Il Ministro interrogato ha espresso la sua preoccupazione ricordando che al primo posto ci siano il controllo dell'ingresso illecito di armi nel Paese, e il sostegno al processo politico per una Libia unita, con il sostegno al Governo riconosciuto di Serraj;

   Kalifa Haftar ha bloccato da gennaio 2020 i pozzi petroliferi sotto il suo controllo, causando di fatto una perdita economica per la popolazione e per le nazioni che lì si approvvigionano, tra cui l'Italia;

   l'alto rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell ha chiesto la fine dei combattimenti e l'avvio di un processo politico sulla scia di quello che era stato posto come base proprio a Berlino, nonché di individuare un rappresentante speciale europeo per la Libia al più presto;

   mentre i porti italiani, come quelli maltesi, sono chiusi temporaneamente, nel frattempo sono ricominciati gli sbarchi dalla Libia verso le coste italiane: almeno cinque imbarcazioni, con a bordo circa 300 persone in totale, hanno sfidato le onde soltanto nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2020, partendo dalle coste ovest di Tripoli;

   il 31 marzo il Consiglio d'Europa ha approvato la nuova missione militare nel Mediterraneo, la Eunavfor Med Irini, che va a sostituire il mandato di Eunavfor MedSophia, allora dedicato al traffico illegale dei migranti, con il compito di contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'Onu nei confronti della Libia, attraverso mezzi aerei, satellitari e marittimi;

   il 25 aprile, in Tunisia viene annunciata, in un comunicato del Ministero dei trasporti, una nuova rotta marittima che unirà il porto di Sfax, al sud del Paese maghrebino, con quello di Tripoli, per facilitare le esportazioni tunisine verso la Libia;

   la stampa internazionale sta indagando su un possibile traffico di armi e combattenti proprio attraverso l'utilizzo della rotta commerciale Sfax-Tripoli, che potrebbe eludere il controllo delle navi militari che sorvegliano il Mediterraneo;

   ad opinione dell'interrogante l'unica via possibile è il processo politico coordinato tra le parti, anche considerando che il popolo libico ormai da quasi dieci anni vive in balia dell'insicurezza e della guerra civile –:

   quali iniziative di competenza abbia attivato o intenda intraprendere il Governo a fronte di questa escalation di violenza nella zona di Tripoli con il conseguente aumento delle partenze dalle coste libiche per il nostro Paese, in piena emergenza Covid;

   se non intenda avviare iniziative di competenza circa il traffico di armi attraverso la Tunisia.
(4-05575)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si evince da numerosi articoli usciti su La Tribuna di Treviso, l'ultimo del 3 maggio 2020 a firma di Matteo Marcon, che l'amministrazione comunale di Casale sul Sile, in provincia di Treviso, avrebbe dato il via libera ad un progetto di nuovo insediamento industriale-logistico per la realizzazione del cosiddetto «Parco tematico»: un'area pari a 500.000 metri quadrati compresa tra le zone industriali di Casale sul Sile e di Quarto d'Altino. In particolare, sarebbe prevista la costruzione di un maxi polo per la logistica realizzato da Vailog, gestito dalla multinazionale di commercio elettronico statunitense Amazon, o da altri soggetti;

   il 30 aprile 2020, in piena crisi sanitaria da COVID-19, il comune di Casale sul Sile ha adottato il piano urbanistico attuativo (Pua) per il progetto del citato Parco tematico e – secondo quanto si apprende – con il parere contrario del responsabile dell'area tecnica del comune a causa di elementi di criticità dello stesso intervento urbanistico (irregolarità e carenze progettuali, oltre alla mancanza dei pareri tecnici autorizzativi da parte degli enti preposti), quando lo stesso decreto Cura Italia dava all'amministrazione comunale guidata dal sindaco Stefano Giuliato la possibilità di attendere anche oltre i termini perentori di approvazione;

   il progetto del nuovo Parco tematico potrebbe altresì essere anche in contrasto con la legge regionale 14 del 2017 per il contenimento del consumo di suolo. In effetti, la superficie consumabile a Casale sul Sile sino al 2050 è stata fissata per la citata legge dalla regione Veneto a 87 mila metri quadrati e questo intervento la supera di sei volte;

   l'area individuata è peraltro poco distante dal fiume Sile e risultata a «pericolosità idraulica elevata», conformemente a quanto descritto a pagine 30 e 31 del piano di compatibilità idraulica per il bacino «Fiume Sile» adottato il 24 novembre 2009 proprio dal comune di Casale sul Sile;

   secondo l'ultimo rapporto dell'Ispra il Veneto, con un incremento di suolo di 923 ettari è la regione italiana in cui si è consumato più suolo, seguita dalla Lombardia con 633 ettari. Oltre a registrare oltre 11.000 capannoni vuoti, nel 2018 il suolo consumato in Veneto è pari a 227.368 ettari, il 12,40 per cento totale, contro una media nazionale del 7,64 per cento. Peggiore la situazione della provincia di Treviso che con il 17,11 per cento del territorio utilizzato (42.392 ettari) è seconda in Veneto solo a quella di Padova;

   nella Marca trevigiana sono stati utilizzati 7,5 metri quadrati di territorio per ogni ettaro contro una media regionale di 5,0 e una nazionale di 1,60;

   si viene a conoscenza sempre dai media locali che sia inoltre in previsione un nuovo polo logistico per Poste Italiane s.p.a. nella parte settentrionale della provincia di Treviso, ennesima area interessata da aree industriali vuote o abbandonate e già ad alto consumo di suolo, peraltro a ridosso della nuova Superstrada pedemontana veneta –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire, per quanto di competenza, se il citato progetto del Parco tecnologico di Casale sul Sile sia compatibile con le norme nazionali per la tutela dal dissesto idrogeologico e di sicurezza idraulica delle cose e delle persone; se non si intenda chiarire, per quanto di competenza e per il tramite del Sistema nazionale della protezione dell'ambiente, che effetto ha avuto la legge n. 14 del 2017 della regione Veneto sul bilancio di contenimento del consumo di suolo nazionale, stante il fatto che l'Ispra registra il triste primato del Veneto come regione a più alto consumo di suolo d'Italia, nonché i piani di sviluppo di Poste Italiane nella citata provincia.
(5-03946)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   MOLLICONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la crisi del COVID-19 o Coronavirus è una delle più grandi crisi sanitarie che la Nazione abbia dovuto affrontare, crisi che sta mettendo in grande difficoltà non solo il sistema sanitario, ma anche la coesione sociale e soprattutto il sistema economico;

   l'industria del videogioco nazionale rappresenta un giro d'affari di 1 miliardo e 787 milioni di euro; il videogioco, che sia un passatempo, un lavoro o una passione, ha consolidato la propria posizione come forma di intrattenimento, coinvolgendo un numero di giocatori crescente e diversificato in Italia, come nel resto del mondo;

   l'industria nazionale dei videogiochi, tra le altre, sta subendo gli effetti della contrazione economica derivante dal diffondersi dell'epidemia da COVID-19, a causa della drastica riduzione dei già limitati investimenti esteri e delle commesse per videogiochi non commerciali da parte di committenti pubblici e privati. Il lavoro su commissione rappresenta infatti una delle fonti principali di risorse per le piccole e medie imprese italiane che operano nel settore, a fronte della mancanza di sostegno pubblico e di difficoltà endemica di accesso al credito. Aesvi (ora Iidea), associazione di categoria dell'industria dei videogiochi in Italia, stima che l'88 per cento delle imprese è costretto a ricorrere all'autofinanziamento per produrre videogiochi destinati al mercato commerciale e oggi, per effetto dell'emergenza COVID-19, si rischia una battuta d'arresto drammatica nella produzione di nuovi videogiochi realmente «nazionali»;

   la legge n. 220 del 14 novembre 2016 ha previsto, all'articolo 15, il riconoscimento alle imprese di produzione cinematografica e audiovisiva di un credito d'imposta, in misura non inferiore al 15 per cento e non superiore al 30 per cento del costo complessivo di produzione di opere cinematografiche e audiovisive. Per quanto riguarda i crediti di imposta, ad oggi non è stato ancora emanato il tax credit per la produzione di videogiochi;

   a quanto risulta all'interrogante, nel corso degli anni, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo avrebbe notificato uno schema di decreto alla Commissione europea, secondo le procedure previste dalla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato. La Commissione europea avrebbe chiesto ulteriori chiarimenti, in particolare legati alla sfera di applicazione del tax credit per i videogiochi e, successivamente, avrebbero fatto seguito gli ulteriori passaggi interni alle strutture competenti finalizzate alla stesura del testo definitivo del provvedimento, tra cui l'espressione del parere del Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo;

   ancora oggi, tuttavia, a distanza di oltre tre anni dall'emanazione della legge sull'audiovisivo, il decreto attuativo relativo al credito di imposta per le imprese di produzione di videogiochi non ha ancora visto la luce;

   considerando l'assenza nel quadro normativo nazionale di una misura ad hoc a supporto della produzione italiana di videogiochi, l'adozione del tax credit prevista dalla legge sul cinema e l'audiovisivo potrà rappresentare sicuramente una boccata di ossigeno per le piccole e medie imprese del settore, le quali potrebbero così avere a disposizione la liquidità necessaria per la ripresa delle attività –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza per emanare quanto prima il provvedimento di cui in premessa, al fine di garantire un supporto alle imprese del settore colpite dagli effetti della contrazione economica.
(3-01526)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso dalle dichiarazioni a mezzo stampa dei rappresentanti di categoria e dalla lettura del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 26 aprile 2020 che la riapertura delle attività del settore extra alberghiero, codice Ateco 55.20.51, non è stata contemplata in tale decreto;

   il motivo di tale scelta rimane oscuro, considerato che, a quanto consta all'interrogante, nel precedente decreto del 22 marzo 2020, l'apertura era già consentita, nei casi legittimi, previa comunicazione alla prefettura;

   la stragrande maggioranza, circa il 95 per cento delle strutture alberghiere risulta al momento chiusa, le strutture extralberghiere, grazie a strutture di costo più agevoli, rappresentano una risorsa per i cittadini costretti a spostarsi per motivi di necessità ed esigenze improrogabili, previste dallo stesso decreto –:

   se i Ministri interrogati intendano confermare tale interpretazione del decreto e la chiusura delle strutture extralberghiere, data l'assenza di chiare indicazioni nel testo;

   se non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza per provvedere all'immediata correzione delle disposizioni vigenti, permettendo la riapertura di tali strutture, includendo il relativo codice Ateco.
(4-05595)


   NITTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale dell'epidemia da COVID-19, a decorrere dal 4 marzo 2020 sono state sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, compresi quelli cinematografici e teatrali, svolti in luoghi pubblici e privati, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 e successivi decreti del Presidente del Consiglio;

   la sospensione di qualunque attività artistica, culturale e performativa ha comportato un drastico calo di ricavi nel settore e potrebbe protrarsi per diversi altri mesi;

   i lavoratori di tutti i comparti dello spettacolo dal vivo convivono da settimane con l'assenza di entrate salariali e si trovano, dunque, in grave difficoltà economica a causa delle misure di contenimento per il contrasto al COVID-19;

   la riapertura dei luoghi di spettacolo risulta ad oggi ancora lontana nel tempo, non essendo stata ancora formulata alcuna ipotesi concreta di ripartenza da parte degli organi competenti e dei comitati scientifici;

   i lavoratori dello spettacolo che hanno subito la cancellazione di appuntamenti dal vivo già programmati per diversi mesi necessitano di soluzioni efficaci che li sostengano economicamente;

   il mondo dei lavoratori dello spettacolo risulta quanto mai frammentato e composito dal punto di vista delle tipologie contrattuali, essendo in prevalenza composto da lavoratori intermittenti, con retribuzioni discontinue, lavoratori stagionali con contratti della durata di massimo nove mesi, e da una minima percentuale di lavoratori con contratto a tempo indeterminato, destinatari di misure di sostegno quali la cassa integrazione;

   non tutti i lavoratori hanno potuto beneficiare degli ammortizzatori e delle misure di sostegno al reddito che il Governo ha indicato nei provvedimenti approvati fino ad oggi;

   in particolare, essendo la maggior parte di essi liberi professionisti, non hanno potuto accedere alla cassa integrazione ordinaria prevista invece dal decreto-legge n. 18 del 2020 per gli artisti lavoratori dipendenti presso cori, orchestre e corpi di ballo, né al Fondo di integrazione salariale (Fis) per aziende con più di cinque dipendenti, né alla cassa integrazione in deroga, prevista per le aziende non coperte dalle misure precedenti;

   numerosi lavoratori dello spettacolo non hanno potuto fruire dell'indennità di euro 600 prevista una tantum dal decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020 per i lavoratori autonomi e con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, per i lavoratori autonomi iscritti alla gestione speciali dell'Ago, nonché del turismo e degli stabilimenti termali, per i lavoratori agricoli operai a tempo determinato e i lavoratori dello spettacolo iscritti al Fondo pensioni dei lavoratori dello spettacolo, a causa di una serie di vincoli che non si adattano alle modalità concrete delle loro attività;

   l'Associazione dei rappresentanti italiani di artisti di concerti e spettacoli (Ariacs) in una lettera inviata a tutti i deputati della VII Commissione cultura ha auspicato un allineamento «agli orientamenti della maggior parte delle istituzioni culturali europee, che in molti casi hanno già corrisposto o corrisponderanno agli artisti un indennizzo in percentuale (fino al 70 per cento) per i concerti cancellati o rinviati a causa dell'emergenza COVID»;

   nella succitata lettera vengono altresì denunciati incresciosi ritardi nella corresponsione «dei compensi delle prestazioni già svolte, in sospeso da mesi, a volte da anni (si parla addirittura di debiti da saldare dal 2017)» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché agli artisti vengano immediatamente corrisposti dagli enti organizzatori i compensi delle prestazioni già svolte;

   se e quali iniziative intenda adottare per favorire la fase di riprogrammazione degli spettacoli dal vivo, evitando che gli artisti già scritturati e che hanno subito la sospensione delle attività performative siano ulteriormente danneggiati con il definitivo annullamento delle loro produzioni precedentemente programmate.
(4-05604)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRARI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   tra il 18 ed il 27 ottobre 2019 si è svolta a Wuhan la settima edizione dei Giochi mondiali militari, con la partecipazione di circa 10 mila atleti provenienti da 110 paesi, che si sono misurati in 28 discipline; si stanno moltiplicando le testimonianze di reduci da quei giochi che narrano di aver sperimentato febbri alte e grossi problemi respiratori al ritorno in Europa, nel mese di novembre;

   la Svezia ha ammesso di aver certificato due casi di positività al SARS-CoV-2 tra i suoi atleti militari rientrati dalla Repubblica popolare cinese;

   il portavoce del Ministero degli esteri cinese, Zhao Lijan, ha sostenuto invece che vi fossero numerosi positivi tra gli atleti della squadra statunitense, ribaltando la tesi e chiedendo trasparenza alle autorità medico-sportive americane;

   in Francia avrebbero accusato sintomi assimilabili a quelli provocati dal SARS-CoV-2 due pentatleti reduci da Wuhan, anche se il Ministero della difesa francese ha negato la loro positività;

   tra i 170 atleti militari azzurri inviati a Wuhan, Matteo Tagliariol ha dichiarato che all'arrivo nella città cinese il grosso della delegazione italiana accusò malesseri, sperimentando febbri e tosse;

   lo stesso Tagliariol ha altresì affermato di aver sofferto a sua volta forti febbri e sintomi respiratori importanti dopo essere tornato in Italia;

   in un suo comunicato del 7 maggio 2020, la Difesa italiana ha tuttavia affermato di non aver rilevato alcuna criticità sanitaria individuale o collettiva tra gli atleti militari recatisi a Wuhan;

   non si ha notizia di alcun atleta militare italiano sottoposto al tampone per scoprire l'eventuale positività al SARS-CoV-2:

   l'accertamento di quanto è accaduto a Wuhan nel corso dei Giochi sportivi militari è importante anche ai fini della ricostruzione dell'epidemia da COVID-19 abbattutasi sul nostro Paese e soprattutto delle sue fasi iniziali –:

   se risponda al vero che nessun atleta rientrato dai Giochi sportivi militari ha mai subito accertamenti tesi a verificare l'infezione da SARS-CoV-2;

   se, alla luce della gravità dei fatti occorsi in Italia, il Governo non ritenga opportuno sottoporre a verifica sierologica i 170 atleti che hanno partecipato ai Giochi sportivi militari, allo scopo di scoprire la loro eventuale precoce esposizione al SARS-CoV-2, che avrebbe ripercussioni di straordinaria importanza ai fini della comprensione della dinamica dell'epidemia in atto.
(4-05605)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è leader a livello europeo nel settore della distribuzione automatica, con 822 mila distributori di alimenti e prodotti installati nel nostro Paese;

   l'intera filiera di tale settore comprende imprese di gestione di distributori, imprese di fabbricazione di distributori, imprese di fabbricazione di prodotti, imprese di servizi e commercializzazione; all'interno di questo comparto produttivo sono presenti più di 3.000 imprese e sono occupati più di 33.000 lavoratori;

   i distributori nel 97 per cento dei casi sono presenti in luoghi chiusi come scuole, università, uffici;

   le imprese pagano canoni demaniali e concessori alle pubbliche amministrazioni per la presenza delle macchine in tali luoghi;

   a causa dell'emergenza epidemiologica in corso, gli istituti scolastici e le università sono chiusi da due mesi;

   molte pubbliche amministrazioni hanno cessato lo svolgimento dell'attività ordinaria, vedendo fortemente ridotto il personale presente sul luogo di lavoro;

   la chiusura di questi luoghi ha comportato lo spegnimento di oltre 150 mila distributori automatici di cibi e bevande ivi installati;

   le imprese del comparto sono in grave difficoltà economica e subiscono una perdita media del 71,5 per cento del fatturato;

   nonostante ciò, molte pubbliche amministrazioni continuano a pretendere il pagamento dei canoni concessori e demaniali per i distributori, ormai spenti da mesi;

   l'articolo 165 del codice degli appalti (decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50) prevede che il verificarsi di fatti non riconducibili al concessionario che incidono sull'equilibrio del piano economico finanziario può comportare la sua revisione da attuare mediante la rideterminazione delle condizioni di equilibrio;

   alla luce del citato articolo si può pacificamente affermare come il verificarsi di un evento come l'epidemia di COVID-19 possa comportare la revisione del canone concessorio; la pubblica amministrazione si oppone alla richiesta delle aziende di sospendere i canoni, addossando così in capo alla gestione della distribuzione automatica rischi e costi derivanti dall'emergenza epidemiologica;

   occorre, ad avviso dell'interrogante, un provvedimento ministeriale che, a livello nazionale, disponga la sospensione dell'obbligo di versamento dei canoni concessori da parte degli operatori del settore del vending; tale sospensione dovrebbe essere disposta con decorrenza 15 febbraio 2020, per tutto il periodo di efficacia delle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica; il suddetto intervento normativo farebbe cessare innumerevoli contenziosi tra operatori del settore e stazioni concedenti;

   il settore del vending garantisce numerosi posti di lavoro e contribuisce in maniera significativa allo sviluppo del prodotto interno lordo nazionale;

   è di fondamentale importanza tutelare gli alti livelli di occupazione che tale comparto riesce a garantire e difendere le esigenze di un settore la cui filiera industriale è tutta italiana –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per trovare una soluzione ai problemi prospettati ed evitare il danneggiamento economico del settore del vending e se intenda adottare iniziative per sospendere l'obbligo di versamento dei canoni concessori da parte degli operatori di tale comparto in favore delle pubbliche amministrazioni.
(5-03940)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO, GALANTINO, LUCA DE CARLO e VARCHI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha comportato, a cascata, una serie di difficoltà economiche per tutti i cittadini italiani, a prescindere dal proprio comparto, configurandosi come un vero e proprio shock sistemico:

   tale emergenza, evidentemente, ha ripercussioni anche su quella abitativa, che nel caso dell'edilizia residenziale pubblica è già particolarmente marcata;

   a tale riguardo, le agenzie territoriali per la casa (Atc) del Piemonte (ex Istituto autonomo case popolari) hanno segnalato una flessione media degli incassi di canone e servizi (spese condominiali e altro) del mese di marzo 2020 pari al 49 per cento (Piemonte nord 63 per cento, Piemonte centrale 50 per cento) e Piemonte sud 35 per cento);

   vista la portata della crisi sulle famiglie italiane, sono necessarie nuove e maggiori risorse per il comparto in modo da consentire un più agevole e spedito recupero, ristrutturazione e conseguente assegnazione degli alloggi ad oggi vuoti per carenza di fondi sulla manutenzione;

   in tal senso, la legge 23 maggio 2014, n. 80, ha stanziato importanti risorse anche in materia di edilizia pubblica con riferimento agli Iacp ed ex Iacp, risorse che potrebbero fornire un importante supporto in materia di ristrutturazione e manutenzione di immobili, senza dimenticare l'impatto positivo sul comparto edilizio dovuto all'avvio dei cantieri –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano predisporre per:

    a) incentivare uno sblocco delle risorse legate alle disposizioni normative di cui in premessa anche mediante misure emergenziali e deroghe straordinarie;

    b) esentare gli ex Iacp quale, ad esempio, la Atc in premessa dall'Imu, uniformando il trattamento fiscale di questi enti su tutto il territorio nazionale;

    c) predisporre, in concerto con le regioni, idonee sedi di dialogo per lo sblocco delle risorse legate agli ex fondi Gescal in modo da consentirne l'utilizzo per le esigenze di cui in premessa.
(4-05583)


   RIXI, MACCANTI, MORELLI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Enav è una società per azioni controllata dal Ministero dell'economia e finanze, che detiene il 53,3 per cento del capitale (a fronte del restante 46,7 collocato sul mercato azionario), e vigilata dall'Ente nazionale per l'aviazione civile e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; essa gestisce il traffico aereo civile nell'ambito dello spazio aereo italiano;

   nel triennio 2016-2018, l'Enav, che ad oggi consta di 4.114 dipendenti, ha distribuito dividendi per un valore complessivo pari ad euro 304.5 milioni; da ultimo, nella riunione del 12 marzo 2020, il consiglio di amministrazione ha approvato il progetto di bilancio relativo all'annualità 2019 ed il bilancio consolidato di gruppo con il quale, a fronte di ricavi consolidati pari ad euro 902,9 milioni, è stato realizzato un utile consolidato di 118,3 milioni di euro: la proposta di distribuzione del dividendo, per l'annualità 2019, è pari a 113,2 milioni di euro;

   l'Enav, sotto la gestione dell'ultimo consiglio d'amministrazione, ha riportato risultati lusinghieri, con un primato europeo in termini di puntualità mondiale sulle rotte e, da ultimo, il prestigioso riconoscimento Bbs 2019 per il percorso che ha saputo sviluppare nella tutela con iniziative innovative come Free Route, cioè la procedura che garantisce agli aerei di volare su rotte dirette risparmiando carburante ed abbattendo le emissioni di CO2: nel solo 2019, infatti, sullo spazio aereo italiano, le compagnie aeree hanno risparmiato 53 milioni di chilogrammi carburante per minor emissioni pari a 167 milioni di chilogrammi di anidride carbonica;

   il 27 aprile 2020, in vista dell'assemblea dei soci fissata per il 21 maggio 2020, il Ministero dell'economia e delle finanze ha depositato la lista per la nomina del nuovo consiglio d'amministrazione, azzerando inspiegabilmente il precedente consiglio malgrado i risultati positivi riportati da quest'ultimo e malgrado per il settore del trasporto aereo, vista la grave crisi economico-sanitaria in corso, sarebbe stata più opportuna una scelta di continuità, come fatto per altre società partecipate;

   la scelta operata dal Governo assume, secondo gli interroganti, i contorni di una lottizzazione, a scapito delle competenze in ossequio ad un inaccettabile spoil system che danneggerebbe il patrimonio aziendale delle più strategiche società dello Stato, in una delicata fase di ripartenza per il trasporto aereo, con la compagnia aerea di bandiera in totale crisi finanziaria –:

   perché, riguardo ad Enav, non sia stata preferita la continuità aziendale per affrontare una fase critica come quella attuale;

   quali siano i criteri di selezione applicati per la designazione dei nuovi vertici aziendali e se tali criteri rispettino le best practice di settore e siano allineati a quanto previsto dal codice di corporate governance predisposto dal Comitato per la corporate governance per il buon governo societario delle società italiane quotate.
(4-05600)


   GIANNONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano specializzato Sanitasalento.net riporta una vicenda dai contenuti poco chiari riguardante un ingegnere della Asl che, nonostante sia andato in pensione il 31 dicembre 2019 continua a firmare atti dell'Asl e a circolare negli uffici dell'area tecnica dell'azienda sanitaria leccese;

   nell'articolo pubblicato si parla dell'ingegnere Fiorenzo Pisanello, direttore dell'area tecnica dell'ente per circa quarant'anni e responsabile, nell'ultimo anno e mezzo, dell'unità operativa di programmazione delle risorse strutturali e tecnologiche sempre dell'Asl salentina;

   a settembre di due anni fa, l'ingegnere venne indagato dalla procura, ricevendo un, avviso di garanzia dal magistrato che all'epoca indagava sui finanziamenti europei destinati al poliambulatorio di Martano. Proprio l'interrogante, infatti, depositò un esposto all'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), per segnalare una malagestione dei fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale). Nel settembre 2018 la procura di Lecce, grazie all'indagine partita da quell'esposto, notificò un avviso di garanzia all'ingegnere Pisanello e all'ingegnere Leo, per la gestione dei fondi Fesr;

   «nonostante, si apprende dal racconto di un testimone riportato dall'articolo di stampa, l'inchiesta sia ancora aperta e l'ingegnere resti tutt'ora indagato, entra regolarmente negli uffici dove per anni ha prestato servizio, lì dove si parla di preventivi, dove si incontrano i rappresentanti di aziende, dove si trovano progetti di opere da realizzare o in corso. L'ingegnere Pisanello entra ed esce liberamente e a questo punto viene il dubbio che possa anche accedere ai computer e nei vari fascicoli presenti sulle scrivanie degli uffici, compreso proprio quello di Martano, per il quale l'ingegnere è sotto indagine». Se così fosse, sarebbe grave, a meno che l'Asl non abbia stipulato con il professionista una qualche convenzione;

   «Nessuna convenzione – risponde il professionista raggiunto telefonicamente dal giornalista. È possibile che qualcuno mi abbia visto nell'area tecnica, ma ero lì per una cortesia, mi sono recato negli uffici per qualche pendenza, c'era una qualche perizia che dovevo vistare. Una delle perizie la ricordo – continua l'ingegnere – si tratta di un atto che feci con il geometra Ciccarese e per il quale dovevamo mandare copia al genio civile e mi hanno quindi pregato di vistarla. Quella copia doveva essere fatta tanto tempo fa»;

   «nel momento in cui un direttore dei lavori – continua Pisanello – mi dice che serve un'altra copia di una data progettazione firmata, io non ho problemi a porre la mia firma»;

   c'erano dei rifiuti, ma secondo me – continua l'ingegnere – nel momento in cui va via una persona da un ufficio, chi la sostituisce deve prendere il testimone e assumere quel ruolo. Sono cose normali, ma evidentemente la normalità non è più di casa;

   l'ingegnere Pisanello, si legge, è colui che ha diretto anche i cantieri della ristrutturazione di sette sale operatorie del «Vito Fazzi» che conta ancora un paio di queste incomplete, ed è stato quello che ha ricoperto il ruolo di responsabile unico di procedimento nel nuovo plesso del poliambulatorio di Martano, che ha visto la perdita di fondi europei destinati alla sua realizzazione. Pisanello appare anche nel cantiere a Campi, dove da oltre tre anni si attende il completamento della palazzina nuova e dove collocare gli uffici amministrativi e fare spazio alla lungodegenza, cosa che non avviene ancora, perché l'edificio è rimasto rustico –:

   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intendano avviare, per quanto di competenza, le opportune verifiche, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato per la funzione pubblica, circa l'operato dell'area tecnica della Asl di Lecce di cui in premessa.
(4-05606)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   durante la puntata di domenica 3 maggio 2020 de «Non è l'Arena» di Massimo Giletti, il Ministro della giustizia Alfonso Bonafede, intervenendo telefonicamente ha, tra l'altro, dichiarato di poter disporre delle intercettazioni effettuate dal Nucleo Investigativo Centrale perché è un corpo (rectius reparto operativo) della Polizia penitenziaria, sostanzialmente, sembra, ritenendo la Polizia penitenziaria nel suo complesso alle dipendenze del Ministero della giustizia;

   a fronte di tale «confessione», il Ministro è tenuto però chiarire a che titolo egli fosse in possesso di tali intercettazioni;

   il Nic, infatti, svolge in via continuativa e prioritaria, le funzioni di polizia giudiziaria indicate all'articolo 55 del codice di procedura penale, alle dipendenze funzionali e sotto la direzione dell'autorità giudiziaria, per fatti di reato commessi in ambito penitenziario o, comunque, direttamente collegati ad esso;

   è quindi un reparto d'élite, che opera in stretto raccordo e su delega dell'autorità giudiziaria e solo a questa riferisce in merito alle attività d'indagine espletate, sulle quali vige notoriamente il segreto istruttorio –:

   chi abbia consegnato le intercettazioni di cui il Ministro interrogato ha parlato nel corso della trasmissione televisiva;

   nell'ambito di quali procedimenti penali siano state acquisite;

   quale procura della Repubblica avesse disposto tali intercettazioni;

   se la consegna al Ministro interrogato delle citate intercettazioni sia stata autorizzata dalla procura della Repubblica competente.
(3-01528)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta all'interrogante, ad oggi non sono stati rilevati schemi validi per la riapertura in sicurezza degli uffici che siano ispirati da criteri organizzativi uniformi e coordinati a livello nazionale, sia con riferimento all'utilizzo di strumenti processuali telematici, sia con riferimento all'individuazione dei processi da trattare, sia con riferimento alla gestione delle udienze da trattarsi in presenza;

   al processo dinnanzi al giudice di pace, ad esempio, non sono applicabili tutti gli strumenti del processo civile telematico e, spesso, l'intervento delle parti senza un difensore comporta anche l'impossibilità per queste categorie di popolazione ad accedervi;

   in virtù di quanto appena considerato, appare evidente come i giudici di pace siano tra le categorie più a rischio Covid e quella che l'interrogante giudica un'inerzia del Ministro interrogato in merito alla fissazione di standard comuni di sicurezza rischia di rendere la situazione ancora più complicata –:

   quali siano gli intendimenti del Governo, per quanto di competenza, in merito all'emanazione di linee guida comuni su standard di sicurezza e procedure per la riapertura.
(4-05576)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta all'interrogante, alla data del 7 maggio 2020 il contributo economico a favore dei magistrati onorari non è stato erogato;

   questo episodio è ancora più grave se si considera che molti magistrati hanno di fatto continuato a lavorare, approfittando del periodo di sospensione dei processi, per svolgere quegli adempimenti afferenti tanto al processo quanto alla ripartenza della normale attività dei tribunali, che chiedono un'ingente mole di tempo per essere svolte;

   la ripartenza delle attività della magistratura onoraria non avverrà nello stesso momento in tutta Italia e, verosimilmente, avverrà per gradi. Questo avrà delle notevoli ed evidenti ripercussioni sulle indennità dei magistrati stessi;

   nel dibattito politico, il Governo non fa alcuna menzione dei magistrati onorari quando si parla delle categorie maggiormente colpite dalle conseguenze economiche della pandemia –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle tempistiche di erogazione del contributo per i magistrati onorari.
(4-05577)


   BIGNAMI e FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende che il Tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria ha recentemente disposto, in via provvisoria, il differimento dell'esecuzione della pena nelle forme della detenzione domiciliare nei confronti di Francesco Ventrici, 48 anni, di San Calogero, ritenuto fra i principali trafficanti della cocaina in Europa, a causa dell'emergenza dovuta al coronavirus. La detenzione domiciliare sta avvenendo sul territorio bolognese. Ad avviso dell'interrogante è un grave errore che venga rimandato nel bolognese, in una delle sue ville, dove il detenuto gode di una rete di rapporti mediante la quale agevolò la commissione di reati che lo portarono ad avere rapporti con i narcos sudamericani;

   Ventrici era detenuto nel carcere di Reggio Calabria e risulta destinatario di numerose sentenze di condanna, alcune definitive. A gennaio era stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per narcotraffico nell'ambito dell'operazione «Pigna d'oro» della direzione distrettuale antimafia di Bologna. Nel processo nato dall'operazione «Stammer» della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro era stato condannato a 11 anni di reclusione in Appello, sempre per narcotraffico internazionale. Nel luglio del 2011 era stato inoltre arrestato nell'operazione della direzione distrettuale antimafia di Bologna denominata «Due Torri connection» e condannato in primo grado a 26 anni di reclusione per la tentata importazione dall'Ecuador di 1.500 chili di cocaina. Condannato anche nell'operazione «Golden Jail» della direzione distrettuale antimafia di Bologna per intestazione fittizia di beni (3 anni e 9 mesi) e per narcotraffico internazionale di cocaina nell'operazione «Decollo» (12 anni di reclusione) del Ros di Catanzaro e della direzione distrettuale antimafia. Inoltre, era stato condannato a 12 anni di reclusione per estorsione: la pena in questo caso è in attesa di rideterminazione nell'ambito del processo nato dall'operazione «Decollo Ter» dove la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio per altri due capi di imputazione relativi a due importazioni di cocaina dal Sud America al porto di Gioia Tauro;

   l'elenco delle «scarcerazioni facili», dovute alla pandemia da coronavirus si sta rivelando particolarmente lungo e sono numerosi i vertici delle più pericolose organizzazioni criminali del Paese ai quali è stata concessa la detenzione domiciliare. Un fatto assolutamente inaccettabile. La sicurezza nazionale, infatti, deve rimanere una priorità per qualunque Governo e mettere ai domiciliari detenuti condannati per reati particolarmente gravi, come quelli di mafia, costituisce senza dubbio un fattore di altissima criticità;

   si ricorda ad esempio che, negli ultimi giorni sono state accolte diverse richieste di scarcerazione che hanno sollevato notevoli perplessità, come quella di Pasquale «Bin Laden» Zagaria, di Francesco Bonura, di Vincenzino Iannazzo, e da ultimo quella di Pietro Pollichino di Corleone. In sospeso, è anche la richiesta di domiciliari fatta da Raffaele Cutolo;

   il decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28, «Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta Covid-19», non sembra porre del tutto rimedio a tale criticità, lasciando ancora aperti spiragli per la scarcerazione di boss mafiosi sebbene nella decisione vengano coinvolti i procuratori distrettuali e anche la procura nazionale antimafia –:

   quante siano ad oggi le scarcerazioni avvenute con motivazione legata al rischio, per il detenuto, di contrarre il Covid-19 all'interno delle carceri e quanti di questi detenuti fossero in regime di 41-bis, quanti fossero stati condannati per reati di mafia e quanti di questi possano ritenersi ai vertici delle più pericolose organizzazioni criminali del Paese;

   quali iniziative urgenti di carattere normativo si intendano adottare affinché simili situazioni non si verifichino più e affinché si eviti la scarcerazione di soggetti particolarmente pericolosi o che potrebbero avere ancora contatti con le organizzazioni criminali.
(4-05593)


   VARCHI, DELMASTRO DELLE VEDOVE e GALANTINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il problema del colpevole e grave ritardo nei pagamenti dei compensi dovuti agli avvocati difensori dei soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato si consuma da tempo, nell'indifferenza generale, ma, oggi, in piena emergenza pandemica, rischia di esplodere in una emergenza sociale;

   tra le categorie più colpite dalle misure restrittive per il contenimento del contagio da Covid-19, che hanno portato a una sostanziale paralisi dell'attività giudiziaria, con conseguente riduzione delle entrate, ci sono, infatti, gli avvocati;

   in particolare, secondo dati di stampa, dei 9 mila professionisti che lavorano nel distretto giudiziario di Palermo, che comprende anche i tribunali di Termini Imerese, Trapani, Marsala, Agrigento e Sciacca, ben 5.600 avvocati, ossia più della metà, sono in difficoltà economica e sono dovuti ricorrere al sostegno dello Stato;

   sono numeri che «fanno rabbrividire» come ha duramente commentato il presidente dell'Ordine degli avvocati di Palermo, Giovanni Immordino; segno tangibile di come il blocco dell'attività giudiziaria, che si protrae ormai dall'8 marzo 2020, si stia pesantemente ripercuotendo su tutta la categoria;

   a determinare le difficoltà economiche dei legali, oltre al mancato o ritardato pagamento da parte di clienti, spesso è una situazione paradossale determinata dal mancato pagamento proprio da parte dello Stato, anche di decine di migliaia di euro, per le difese che hanno assunto con il gratuito patrocinio;

   già nel 2018 e 2019 il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Trapani aveva proclamato più volte lo stato di agitazione e di astensione dalle udienze degli avvocati del foro di Trapani per il persistente ritardo nella corresponsione degli onorari derivanti dal «gratuito patrocinio»;

   come denunciato dal presidente della corte di appello di Palermo, in una recente lettera del 17 aprile 2020 indirizzata ai presidenti dei consigli degli Ordini degli avvocati e al presidente dell'Unione degli ordini forensi, prot. n. 6232/2020, «Si tratta di una questione risalente nel tempo e la cui rilevanza è cresciuta negli ultimi anni in modo esponenziale per una pluralità di fattori concomitanti (...). Va aggiunto che nel 2017 le somme accreditate dal Ministero della Giustizia sono state notevolmente inferiori rispetto al fabbisogno e ciò ha comportato un accumulo di arretrato che "a cascata" si è riproposto negli anni successivi. Anche sul versante del personale si sono registrate significative problematiche in quanto il numero delle unità assegnate all'ufficio si è via via rivelato insufficiente rispetto al crescente carico di lavoro», prospettando, quale soluzione proficua «il ripensamento dell'organizzazione, indirizzandola verso un più efficace decentramento da attuare con la istituzione di uffici del funzionario delegato su base circondariale, come, del resto, già positivamente sperimentato con il Tribunale di Agrigento nel quale, pur in presenza di un numero rilevante di pratiche, non sono stati segnalati ritardi o disfunzioni» –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire il pagamento dei compensi in favore dei difensori dei soggetti ammessi al beneficio del patrocinio a spese dello Stato e la immediata destinazione di risorse umane allo smaltimento delle pratiche di liquidazione del patrocinio statale, in presenza di fondi ministeriali stanziati e disponibili;

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per procedere all'istituzione del servizio di tesoreria autonomo del tribunale di Trapani che sgraverebbe il carico del distretto palermitano, sul modello di quanto già adottato per il tribunale di Agrigento.
(4-05596)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   durante la trasmissione «Non è l'arena» andata in onda su La7 il 3 maggio, il Ministro della giustizia è stato sostanzialmente accusato dal magistrato Di Matteo di non averlo nominato nel 2018 alla guida delle carceri italiane a causa dell'opposizione dei boss mafiosi detenuti;

   «Bonafede – ha affermato Di Matteo in trasmissione – mi chiese se ero disponibile ad accettare il ruolo di capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria o in alternativa, quello di direttore generale degli affari penali. Chiesi 48 ore di tempo di tempo per dare una risposta», ma «quando ritornai, avendo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, il Ministro mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini»;

   in quell'arco di tempo, ha proseguito il magistrato «alcune informazioni che il Gom della polizia penitenziaria aveva trasmesso alla Procura nazionale antimafia, ma anche alla direzione del Dap, quindi penso fossero conosciute dal Ministro, avevano descritto la reazione di importantissimi capimafia, legati anche a Giuseppe Graviano e ad altri stragisti all'indiscrezione che io potessi essere nominato a capo del Dap». Quei capimafia, racconta, dicevano: «se nominano Di Matteo è la fine». Tuttavia «al di là delle loro valutazioni – aggiunge – andai a trovare il Ministro 48 ore dopo, avevo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, ma improvvisamente mi disse che ci aveva ripensato». Anziché la nomina al Dap, nel secondo incontro, il «Ministro mi chiese di accettare il ruolo di direttore generale al Ministero. Il giorno dopo gli dissi di non contare su di me perché non avrei accettato»;

   il Ministro Bonafede si è detto «esterrefatto» dalle affermazioni del magistrato e ha smentito la versione di Di Matteo. «Viene data – ha affermato – un'informazione che può essere grave per i cittadini, nella misura in cui si lascia trapelare un fatto sbagliato, cioè che la mia scelta di proporre a Di Matteo il ruolo importante all'interno del Ministero sia stata una scelta rispetto alla quale sarei andato indietro perché avevo saputo di intercettazioni». «Gli ho parlato della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli di cui ha parlato lui...»;

   nelle scorse settimane sono usciti di prigione i boss tra i più importanti all'interno delle gerarchie criminali italiane. Da Palermo a Milano – racconta il 6 maggio 2020 Repubblica - a essere stati assegnati ai domiciliari a cause del rischio Covid ci sono mafiosi, camorristi, 'ndranghetisti, narcotrafficanti, la cui salute è particolarmente a rischio a causa di patologie pregresse. Ma i 376 detenuti speciali che compaiono sulla lista che il dipartimento di amministrazione penitenziaria ha inviato il mercoledì alla Commissione parlamentare antimafia sono tutti uomini e donne a cui doveva essere riservato un controllo più stringente, a causa della loro «alta pericolosità», come hanno sottolineato i pm di Palermo, durante l'ennesima udienza per la scarcerazione di criminali importanti;

   una circostanza che ha travolto i vertici della magistratura, costringendo alle dimissioni l'ormai ex capo del Dap, Francesco Basentini, e coinvolto anche il Ministro della giustizia, Bonafede;

   il sindaco di Napoli ed ex pm, Luigi de Magistris, ha solidarizzato con Di Matteo in un lungo post comparso sulla sua pagina Facebook: «Se ci fosse stato Nino in quel posto non avremmo assistito alla inaccettabile scarcerazione dal 41-bis di boss del calibro di Pasquale Zagaria. La responsabilità politica del Ministro della giustizia mi appare evidente» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno fornire una spiegazione dettagliata sulle pesanti accuse rivolte da Di Matteo, riportate in premessa.
(4-05603)


   CARFAGNA e PAOLO RUSSO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'epidemia da Covid-19 ha determinato una emergenza sanitaria con prevedibili quanto evitabili ricadute sul sistema carcerario e, in particolare, sui detenuti per reati di stampo mafioso in regime di «carcere duro» e ad alta sorveglianza;

   si è infatti appreso della scarcerazione di numerosi personaggi di spicco della criminalità mafiosa, tra i quali: Angelo Porcino – appartenente al clan di Barcellona Pozzo di Gotto e fedele di Rosario Cattafi, simbolo della criminalità organizzata di quella città –, soggetto vicino anche a Giuseppe Gullotti, il quale è stato condannato con sentenza definitiva per l'omicidio del giornalista Beppe Alfano. Ed ancora, Carmelo Terranova, 72 anni, esponente di spicco della famiglia Aparo di Siracusa, condannato a tre ergastoli. Persino Franco Cataldo ergastolano e condannato per il sequestro del piccolo Di Matteo è stato recentissimamente scarcerato;

   da ultimo, è stato scarcerato, con l'applicazione della misura degli arresti domiciliari, Pasquale Zagaria, malato oncologico detenuto in regime di «carcere duro» ai sensi dell'articolo 41-bis o.p., «tesoriere» del clan dei Casalesi e fratello del super-boss Michele;

   questo l'iter della scarcerazione: il 25 marzo 2020, Pasquale Zagaria ha presentato la certificazione medica ed il successivo 31 marzo è stata eseguita la prescritta verifica sanitaria. Il 9 aprile, il tribunale di sorveglianza di Sassari ha chiesto al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria l'indicazione della struttura penitenziaria ove trasferire il detenuto, senza ricevere alcuna risposta. Il 23 aprile il medesimo tribunale ha concesso allo Zagaria gli arresti domiciliari. Il 24 aprile risulta che il Dap ha indicato il carcere di Viterbo quale idonea struttura detentiva;

   quest'ultima grave vicenda relativa alla scarcerazione di pericolosi boss mafiosi, connessa all'emergenza coronavirus, ha determinato le dimissioni del capo del Dap dottor Francesco Basentini, sostituito dal dottor Dino Petralia, già procuratore generale di Reggio Calabria e di Sciacca, nonché consigliere del C.s.m.;

   tale vicenda ha fatto emergere un'ulteriore polemica tra il P.m. antimafia di Palermo, dottor Nino Di Matteo, ed il Guardasigilli: invero, durante una nota trasmissione televisiva serale, il dottor Di Matteo ha affermato che, nel luglio 2018, il Ministro Bonafede gli avrebbe proposto di assumere la direzione del Dap revocando successivamente questa decisione. Di Matteo ha inoltre specificato che, secondo quanto riportato dalla polizia penitenziaria, la sua nomina sarebbe stata sgradita ai boss mafiosi detenuti; Di Matteo ha proseguito sostenendo che, nonostante avesse manifestato la propria disponibilità a ricoprire l'incarico di dirigente del Dap il Ministro Bonafede gli avrebbe detto di aver scelto il dottor Basentini;

   la complessità e gravità di tali vicende, le conseguenti letture che la criminalità organizzata darà dei fatti implicano responsabilità plurime e stratificate che investono sia i magistrati, sia il Dap quanto, politicamente, il Ministro della giustizia, quest'ultimo perché, a fronte della diffusione della pandemia, non ha assunto tempestivamente le necessarie iniziative a tutela della salute dei detenuti e della sicurezza pubblica –:

   se il Governo intenda:

    a) fornire chiarimenti, per quanto di competenza, in ordine alla scarcerazione di Pasquale Zagaria;

    b) chiarire quali misure di ordine sanitario e di rafforzamento delle strutture sanitarie dedicate siano state adottate per meglio rispondere all'emergenza Covid-19;

    c) indicare quali iniziative di competenza intenda assumere, a tutela della incolumità e sicurezza pubbliche, affinché non si reiterino scarcerazioni di persone ristrette ai sensi dell'articolo 41-bis o.p.;

    d) fornire chiarimenti relativamente a quanto denunciato dal dottor Di Matteo, in merito alla sua mancata nomina, nel luglio 2018, quale direttore del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
(4-05607)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle misure adottate per contenere il diffondersi dell'epidemia da Covid-19 che hanno imposto il così detto regime di lockdown è stato previsto il fermo totale dell'attività degli impianti a fune;

   ad oggi, nonostante l'avvio di una parziale riapertura di determinati settori produttivi e commerciali prevista dalla così detta «fase due», come denunciato dall'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef), nulla è stato ancora ipotizzato in ordine ad una ripresa dell'attività degli impianti a fune;

   detti impianti sono fondamentali per consentire il pieno dispiegamento delle potenzialità del turismo della montagna dal momento che rappresentano un volano di una filiera che a valle trova alberghi, ristoranti, esercizi commerciali, scuole e guide per attività montane, mentre a monte genera lavoro per imprese locali e non;

   si deve inoltre tenere in debita considerazione il fatto che il turismo montano grazie ad ampi spazi che garantiscono di porre in essere adeguate misure di distanziamento sociale, potrebbe essere uno dei settori turistici più richiesti nella prossima estate. Appare dunque necessario e urgente prevedere una strategia che, nel rispetto delle misure di sicurezza sanitaria, preveda la piena ripartenza degli impianti funiviari –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di consentire la piena ripresa dell'attività degli impianti a fune.
(5-03939)


   MURONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   Trenitalia vinse nel 2019 la gara per la gestione del servizio ferroviario metropolitano di Torino, ma a 12 mesi dall'aggiudicazione, a quanto consta all'interrogante, il contratto non è stato firmato, il servizio non è avviato e Rfi smantella la linea elettrica in una delle tratte oggetto di gara;

   l'Agenzia della mobilità piemontese avviò nel 2015 la procedura per affidamento diretto del contratto dei servizi di trasporto ferroviario afferenti al lotto servizio ferroviario metropolitano di Torino «Bacino metropolitano»;

   dopo innumerevoli rinvii, ritardi e proroghe, nel maggio 2019 risultò vincitrice della gara Trenitalia spa unica concorrente, e il 18 settembre 2019 il direttore generale dell'Agenzia aggiudicò definitivamente la concessione del servizio alla stessa Trenitalia s.p.a. per una durata di 15 anni. Il contratto prevedeva, tra le altre cose, la riattivazione con miglioramenti della tratta Pinerolo-Torre Pellice, ferma da 8 anni;

   a distanza di 8 mesi il contratto di servizio, per quanto risulta all'interrogante, non è stato firmato, il servizio stesso non è avviato né si sa quando lo sarà. Nel frattempo ad aprile 2020, in pieno lockdown, Rfi apre un cantiere per lo smantellamento della linea elettrica che alimenta la ferrovia Pinerolo-Torre Pellice, tratta compresa nella gara vinta da Trenitalia;

   a fronte di tutto questo sorge spontanea una domanda: cosa stia accadendo tra l'Agenzia della mobilità piemontese, la regione, Trenitalia e Rfi –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali siano i motivi per cui l'Agenzia di mobilità piemontese e Trenitalia non abbiano ancora sottoscritto il contratto di servizio per la gestione del Sfm - Torino bacino metropolitano;

   per quando sia previsto l'avvio del servizio;

   quale sia il motivo dell'intervento di Rfi sull'infrastruttura di una delle tratte ricomprese nel piano di gestione dell'area metropolitana;

   quale iniziative di competenza intendano assumere per evitare che si tratti dell'ennesimo esempio di mancata collaborazione tra soggetti preposti o l'ennesimo caso di smantellamento di un servizio ferroviario locale, cosa tanto più grave in un momento in cui i servizi su gomma subiscono forti limitazioni di uso e l'automobile è rimasta l'unico, inquinante, mezzo di spostamento dei tanti pendolari su una direttrice molto trafficata.
(5-03942)


   MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da notizie di stampa il dottor Massimiliano Gattoni, già capo della segreteria tecnica del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, è stato nominato a capo dell'Information and communication technologies di Anas in sostituzione di un dirigente interno che ricopriva il ruolo ad interim, e percepirà per l'incarico un compenso di 250 mila euro annui;

   sempre a quanto si apprende da fonti di stampa l'assunzione di Gattoni è stata disposta da Massimo Simonini, attuale amministratore delegato di Anas a seguito della nomina disposta dall'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli;

   sono numerosi gli articoli di stampa che, in maniera più o meno esplicita, a seconda della testata, ipotizzano una forte influenza di natura politica sull'assunzione di Gattoni ad Anas con un compenso molto elevato –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere iniziative in ordine alla nomina del dottor Massimiliano Gattoni.
(5-03945)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAPIRO, NAPPI, FARO, ALAIMO, MARTINCIGLIO, D'ORSO, VILLANI e GIARRIZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   siamo entrati nella «fase 2» di contrasto alla diffusione del COVID-19, ovvero quella della convivenza con il virus;

   la riapertura di imprese, uffici e attività commerciali comporta l'intensificazione degli spostamenti per motivi lavorativi, la ripresa dei servizi aerei e di comunicazione nazionale e internazionale; in queste settimane, in Sicilia, si sono verificati diversi disagi a causa dei collegamenti limitati; in particolare, le compagnie aeree, allo scopo di trarre il massimo profitto possibile da ogni singolo volo, hanno operato con diverse sovrapprenotazioni, vendendo un numero maggiore di biglietti (sui quali era impossibile poter effettuare il check-in online), rispetto all'effettiva disponibilità di posti a bordo, applicando il cosiddetto overbooking;

   quest'ultimo è differente dall'inserimento in lista d'attesa, condizione in cui il passeggero che prenota viene informato della situazione e accetta di essere inserito in coda in attesa di posti che si rendano liberi per annullamenti o cambi;

   in periodi di normalità l'overbooking può essere gestito, perché qualcuno rinuncia o perde il volo che ha prenotato e viene riprogrammato su altri voli, ma in questa fase di emergenza le condizioni diventano critiche, poiché sono stati diminuiti i voli e, conseguentemente alle misure restrittive per contenere il coronavirus, anche i posti a bordo;

   oggi si è in una situazione di emergenza ed è necessario tutelare chi si sposta da un paese per raggiungere un aeroporto a diverse centinaia di chilometri da casa, poiché impossibilitato a prendere altri collegamenti;

   questi utenti, che si muovono per comprovate necessità o esigenze lavorative, già penalizzati dalla riduzione della frequenza e delle capacità dei voli e addirittura dalla cancellazione di molte tratte, non devono vedersi negata la possibilità di imbarco;

   in Europa i diritti dei passeggeri vengono tutelati grazie al regolamento (CE) n. 261/2004 con rimborso o compensazione pecunaria, ma in questo periodo, dopo quasi due mesi di lockdown, gli interroganti si chiedono quali siano i disagi di un utente che deve giocoforza correre il rischio di rinunciare a una visita medica o a un importante viaggio di lavoro;

   allo stato attuale la procedura di overbooking non è vietata né perseguibile –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per tutelare i diritti dei viaggiatori e per assicurare le condizioni di sicurezza;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per l'introduzione di opportune norme di salvaguardia che vietino in queste fasi di emergenza il ricorso da parte delle compagnie aeree alla pratica dell'overbooking;

   se non si ritenga necessario adottare iniziative per prevedere una misura preventiva che obblighi le compagnie aeree all'istituzione di liste di attesa che garantiscano pari opportunità e assicurino una corretta informazione sulla reale possibilità di riuscire a effettuare l'imbarco.
(4-05582)


   MACCANTI, MORELLI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in questa fase di emergenza i titolari di scuole guida e di agenzie di pratiche si trovano ad interagire con interlocutori – segnatamente gli uffici periferici del dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – che offrono poche risposte e poco chiare, specie in merito a questioni come la ricezione di istanze agli sportelli, la riorganizzazione delle sedute d'esame per il conseguimento delle patenti di guida e delle altre abilitazioni alla guida (certificati di abilitazione professionale, certificati di formazione professionale, carta di qualificazione del conducente);

   non c'è un indirizzo univoco negli uffici, laddove alcuni stanno avviando la fase di programmazione, e altri no; a titolo di esempio, il direttore generale territoriale per il Sud, con proprio provvedimento del 27 aprile 2020, a quanto consta all'interrogante ha adottato misure operative in maniera autonoma, che però non trovano riscontro nelle altre direzioni generali territoriali facenti parte dello stesso dipartimento;

   nondimeno, su quattro direzioni generali territoriali (Dgt), solo due hanno un direttore, quella del Sud e quella del Nord-ovest, mentre la Dgt del Nord-est è senza direttore da ormai un mese e la Dgt del Centro da circa sei mesi;

   la mancanza di ogni coordinamento fa sì che ai dirigenti dei singoli uffici sia attribuito il compito di assumere decisioni gravose su misure operative delle proprie strutture, senza alcuna linea di indirizzo. Così vi sono, in modo indistinto:

    uffici che prevedono che l'utenza possa presentare istanze e documentazione per le operazioni di interesse solo previo appuntamento;

    uffici che consentono l'accesso con particolari protezioni;

    uffici che stanno iniziando a programmare sedute d'esame per il conseguimento della patente per l'ultima settimana di maggio;

    uffici che hanno richiesto alle autoscuole afferenti al territorio di loro competenza di conoscere quanti allievi possono presentare alla riapertura delle sedute d'esame;

    uffici che accettano la documentazione on line a fronte di uffici che non l'accettano o l'accettano solo da utenti professionali;

    uffici, come la Dgt del Sud, che prevedono che gli esami di teoria per il conseguimento della patente di guida potranno essere svolti anche presso le sedi delle autoscuole, laddove altri mantengono ferma la procedura attualmente vigente, con gli esami di teoria da svolgersi solo presso le sedi della Motorizzazione civile;

   questa situazione, in un periodo di grave crisi, crea disparità di trattamento tra utenti di diverse aree del territorio nazionale e determina rilevanti disagi per i titolari di autoscuola e degli studi di consulenza automobilistica che non sono a conoscenza di termini e modalità certe per svolgere la loro attività –:

   se e quali iniziative di competenza intenda attivare per assicurare il coordinamento delle procedure degli uffici facenti capo al dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale, e affinché tutte le attività organizzative in questa fase di ripresa siano adottate in maniera omogenea sul territorio nazionale.
(4-05585)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   già nell'ultimo atto di sindacato ispettivo n. 2-00682 del 25 marzo 2020 (rimasto al pari dei precedenti desolamente privo di risposta), l'interpellante segnalava l'intollerabile degrado nel quale si trova oggi il centro storico di Vicenza, in balia ormai di disadattati e spacciatori. La situazione sta peggiorando di giorno in giorno, nonostante l'impegno delle forze dell'ordine. Fonti di stampa segnalano un episodio di inaudita gravità che ha avuto luogo il 5 maggio 2020;

   un criminale di nazionalità tunisina, Rhimi Mahmid, di 31 anni, con numerosi precedenti penali per reati legati alla droga, senza dimora fissa, e con alle spalle diciotto diversi alias, in pieno giorno ha aggredito sessualmente una ventenne vicentina, che si è ribellata e ha cominciato ad urlare. Respinto all'altezza di Contrà Do Rode, ha scagliato la giovane donna contro un muro, toccandole il seno e sputandole addosso a più riprese;

   i commercianti della zona sono intervenuti e hanno messo in fuga il malvivente, che infine è stato arrestato dai carabinieri, prontamente accorsi;

   prima di essere immobilizzato, Rhimi ha opposto resistenza ai militari e ha ancora sputato addosso ad uno di loro;

   per la giovane e il carabiniere è iniziato un ulteriore incubo, perché il malvivente è risultato anche positivo all'HIV;

   peraltro, il Rhimi è risultato destinatario in passato di un ordine di espulsione mai eseguito;

   come si evince dall'episodio denunciato, la civile e operosa città di Vicenza si è ridotta a terra di frontiera, come nel far west –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire ai cittadini di Vicenza accettabili standard di sicurezza;

   se, nell'ambito dei propri poteri, anche di carattere ispettivo, intenda accertare le ragioni della mancata espulsione dal territorio nazionale di Rhimi.
(2-00783) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di aprile 2020, in Friuli Venezia Giulia e, in particolare, a Trieste, c'è stata una ripresa degli ingressi di migranti provenienti dalla rotta balcanica;

   pertanto, nell'attuale periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, accanto alle ordinarie problematiche rispetto alla gestione del fenomeno in questione, si pone l'ingente difficoltà di individuare strutture per la quarantena;

   come tutti coloro che arrivano dall'estero, infatti, anche i profughi, devono fare un periodo di isolamento fiduciario di 15 giorni, in spazi dedicati. Al momento, vengono sistemati in tende allestite sul Carso;

   tra il 7 e l'8 maggio 2020 sono stati rintracciati circa 115 migranti, di cui alcuni nella zona di San Dorligo della Valle, nei pressi del confine con la Slovenia;

   alcuni gruppi di migranti, come da piano di distribuzione, saranno spostati in Abruzzo e Marche, che hanno dato l'autorizzazione;

   in Friuli Venezia Giulia si pone il serio problema, come ha evidenziato il prefetto di Trieste, di individuare ulteriori posti per far trascorrere il necessario periodo di isolamento;

   è evidente che durante l'emergenza sanitaria che l'Italia sta vivendo, l'amministrazione centrale deve provvedere, ancora di più di quanto abbia fatto in passato, a sostenere il Friuli Venezia Giulia nel fronteggiare le difficoltà connesse all'entrata di profughi –:

   se e quali specifiche iniziative abbia adottato per sostenere il Friuli Venezia Giulia nella gestione degli ingressi di profughi per il periodo dell'emergenza sanitaria da Covid-19;

   quali siano i dati relativi all'arrivo di profughi nel Friuli Venezia Giulia provenienti dalla rotta balcanica dall'inizio dell'anno 2020.
(5-03943)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FICARA e GIARRIZZO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   anche quest'anno nelle campagne di Cassibile, frazione del comune di Siracusa è iniziata la raccolta degli ortaggi, che vede impiegati soprattutto lavoratori extracomunitari per pochi euro al giorno e in condizioni igienico-sanitarie al limite della decenza, situazione che, purtroppo, si trascina da anni;

   nel maggio dello scorso anno il comune di Siracusa avrebbe siglato un protocollo d'intesa con la prefettura, secondo il quale quest'ultima si sarebbe impegnata a cedere in comodato gratuito al comune 17 unità abitative da installare nei pressi del dismesso impianto di depurazione di Cassibile, la cui gestione avrebbe dovuto essere affidata ad enti del privato sociale o organizzazioni di volontariato che si sarebbero occupati della verifica dei contratti di lavoro dei braccianti, oltre che della custodia e pulizia dell'area;

   a novembre 2019, inoltre, è stata firmata in prefettura alla presenza del Sottosegretario per l'interno la «Convenzione di cooperazione per il contrasto al caporalato e al lavoro sommerso irregolare in agricoltura» a seguito della quale si sarebbe istituito uno sportello mobile multifunzionale con specifica missione di supporto ed assistenza sanitaria, legale, psicologica a tutte le persone che arrivano o che si trovano già in Italia e vogliono lavorare in regola;

   da notizie di stampa locale si apprende, tuttavia, che, purtroppo, ad oggi la situazione non sembra migliorata, anzi, se si considera l'emergenza coronavirus, assume connotazioni di gran lunga più gravi, considerando che non sussistono le condizioni igienico-sanitarie per ospitare i lavoratori e che gli stessi non rispettano le distanze di sicurezza e non indossano dispositivi di protezione delle vie respiratorie;

   la situazione, pertanto, è diventata insostenibile per la sicurezza e la salute non solo dei lavoratori ma anche dei residenti, preoccupati anche dagli assembramenti che spesso si creano innanzi ai supermercati o agli uffici, con la conseguente difficoltà nel contenimento del rischio di contagio del coronavirus –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra riportato e quali urgenti iniziative intendano porre in essere, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza e la tutela del diritto alla salute dei lavoratori e di tutti i residenti nella frazione di Cassibile, verificando anche il rispetto del protocollo tra il comune di Siracusa e la prefettura.
(4-05587)


   FERRARI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 3 maggio 2020, in piazza XX Settembre, al centro di Lecco, si sono verificati dei disordini tra senza fissa dimora e tossicodipendenti al punto che, intorno alle 17,30, è dovuta intervenire la polizia con quattro pattuglie ed è arrivata anche una macchina della Guardia di finanza;

   dall'inizio del lockdown, inspiegabilmente viste le misure restrittive della circolazione in vigore, in una città deserta la piazza era diventata il luogo di ritrovo di disperati e la situazione era diventata intollerabile per i cittadini fino ad arrivare al culmine domenica, quando c'è stato un violento scontro degenerato fino al lancio degli arredi esterni del bar Frigerio, locale situato nella parte della piazza verso l'imbocco di via Roma;

   il gestore del bar, già provato dagli effetti economici gravi determinati dal lockdown, ha dovuto fare la conta anche dei danni causati da questi balordi;

   l'amministrazione comunale non sembra in grado di arginare la situazione, non rientrando peraltro nelle sue facoltà la piena gestione dell'ordine pubblico, ma all'avvio della «fase 2», ora che i cittadini possono gradualmente ricominciare ad uscire anche solo per una passeggiata, è impensabile che trovino il centro della città assediato da malviventi –:

   se sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e come intenda intervenire per riportare l'ordine pubblico a Lecco, come nelle altre città d'Italia dove si sono verificati episodi similari.
(4-05590)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa giunge il drammatico racconto di una infermiera 48 enne che, domenica 3 maggio 2020, a Napoli, dopo aver prestato la propria assistenza a pazienti reduci da COVID-19, mentre su una panchina attendeva l'autobus che l'avrebbe riportata ad Avellino, dove vive, sarebbe stata aggredita e violentata da un extracomunitario di origine senegalese;

   nel silenzio della deserta città partenopea vane sarebbero state le urla e i tentativi di divincolarsi della donna, la quale per ben 45 minuti avrebbe lottato contro il suo aguzzino;

   a porre fine alla violenza sarebbe stato il conducente di un autobus, il quale accortosi di quanto stava accadendo immediatamente avrebbe iniziato ad urlare; nel frattempo sarebbe intervenuta una pattuglia dell'Esercito ed una pattuglia della Polizia di Stato che avrebbe ammanettato l'aggressore non appena arrivata sul posto;

   l'indicibile crimine che ha colpito la donna sembrerebbe confermare l'assenza di controllo del territorio ed una mala gestio degli immigrati irregolari, i quali, abbandonati a se stessi – e nonostante le misure emergenziali disposte dal Governo, che hanno di fatto limitato le libertà personali di tutti i cittadini – circolano liberamente, in spregio alle disposizioni governative;

   da tempo, infatti, i residenti della zona hanno denunciato la presenza di assembramenti di cittadini stranieri che continuano a trattenersi per le strade deserte della città senza un apparente motivo;

   la grave emergenza epidemiologia che si sta vivendo di certo non può e non deve essere causa di sospensioni o di rallentamenti sia dell'attività di controllo del territorio sia della gestione dell'immigrazione;

   tale gravissimo fenomeno, se sfuggito di mano, come l'episodio in parola suggerisce, inficerebbe, oltremodo, la sicurezza pubblica già in una situazione assai allarmante –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per rafforzare la gestione, il controllo e la prevenzione del fenomeno della immigrazione irregolare, al fine di garantire la maggiore sicurezza dei cittadini;

   se non intenda verificare che le autorità di pubblica sicurezza competenti per territorio abbiano predisposto tutte le azioni di controllo per impedire la libera circolazione degli extracomunitari sul territorio nazionale ed, in particolare, nella città di Napoli e se, nonostante la grave emergenza epidemiologica, si stia procedendo, per quanto di competenza, con le espulsioni degli stranieri che sono illegalmente sul nostro territorio.
(4-05591)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante, sulla base di segnalazioni da parte di imprese private che hanno eseguito lavori per conto di enti appartenenti alle strutture del Ministero dell'interno, che nonostante vari solleciti le fatture emesse per tali lavori risultano ancora inevase, con la giustifica testuale che il Ministero dell'interno, titolare dell'appalto, non ha ancora accreditato i fondi necessari per il pagamento delle fatture in questione;

   le tempistiche di 30/60 giorni previste dalle normative per il pagamento da parte della pubblica amministrazione sono state ampiamente superate;

   in circostanze di crisi socio-economica, dovute alle misure del tutto emergenziali messe in campo per fronteggiare la pandemia COVID-19, tali ritardi, secondo l'interrogante, stridono con l'intenzione di un Governo che vuole facilitare la ripresa del Paese e dell'economia –:

   se trovi conferma tale notizia e quale linea di indirizzo intendano seguire per risolvere tale problematica che affligge molti imprenditori privati, in attesa di pagamenti da parte di enti pubblici;

   se non ritengano opportuno mettere in campo iniziative per velocizzare i tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione.
(4-05594)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   APREA, OCCHIUTO, CASCIELLO, MARIN, PALMIERI, SACCANI JOTTI e VIETINA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia sta vivendo un grave momento storico a causa dell'emergenza sanitaria legata alla diffusione del COVID-19 e delle conseguenti misure restrittive;

   gli specializzati del «IV ciclo TFA sostegno» sono gli unici docenti in possesso della formazione specifica, prevista per tale tipologia di incarico, in quanto il corso di specializzazione (anno accademico 2018/2019), a livello formativo, è identico al percorso svolto da coloro che hanno frequentato i tre cicli precedenti (decreto ministeriale 30 settembre 2011). Pertanto, il profilo di docenti specializzati risulta essere il medesimo a livello formativo e normativo (allegato A del citato decreto ministeriale);

   la cronica carenza di docenti specializzati sul sostegno si scontra con l'esigenza di garantire agli alunni con disabilità le opportune competenze di chi insegna e la continuità didattica, nell'arco del triennio o del quinquennio scolastico, questioni considerate prioritarie dal Ministero dell'istruzione e ribadite dal Tar del Lazio con la sentenza n. 196 del 2019);

   il parere pubblicato dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, in data 7 aprile 2020, pone in evidenza la necessità di un intervento di immissione in ruolo tempestivo, procedendo alla stabilizzazione di tutti i docenti in possesso di adeguato titolo, al fine di «permettere alle scuole di operare a pieno regime fin dal primo giorno del prossimo anno scolastico» potendo contare su «un organico completo e su un corpo docente stabile e motivato», oltreché qualificato;

   la sentenza del Consiglio di Stato n. 47 del 2020, evidenzia che «le eccezioni alla regola del pubblico concorso, oltre che rigorose e limitate, devono comunque prevedere adeguati accorgimenti idonei a garantire la professionalità del personale assunto (ex multis, sentenza n. 149/2010) per rispondere ad una “specifica necessità funzionale” dell'amministrazione, ovvero a “peculiari e straordinarie ragioni di interesse pubblico (sentenza n. 293 del 2009)”»;

   lo stesso titolo di specializzazione, già inquadrato come di livello superiore a quello dell'abilitazione all'insegnamento in una fisiologica prospettiva di progressività dei titoli (ordinanza del Consiglio di Stato n. 4344/2017), risponderebbe ai requisiti di congruità alla verifica della professionalità necessaria, essendo connesso all'obiettivo della selezione dei migliori (sentenza del Consiglio di Stato n. 7789/2019);

   è opportuna l'adozione di misure volte alla valorizzazione del merito dei docenti già specializzati, evitando la loro partecipazione a ulteriori procedure selettive superflue;

   il protrarsi dell'emergenza potrebbe dilatare i tempi di svolgimento di complesse procedure di immissione in ruolo del personale docente di sostegno;

   è necessario garantire, agli studenti con bisogni educativi speciali, il diritto al miglior percorso educativo nel più breve tempo possibile –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per procedere all'indizione di una selezione pubblica per titoli, il cui unico requisito di accesso per i posti di sostegno sia il diploma di specializzazione, senza ulteriori vincoli, per l'immissione in ruolo sulle cattedre di sostegno.
(5-03944)

Interrogazione a risposta scritta:


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il contesto emergenziale in cui versa il Paese ha imposto a scuole e università – al fine di garantire la continuità didattica – l'esigenza di proseguire le finalità educative delle studentesse e degli studenti attraverso l'utilizzo di piattaforme digitali;

   se, da un lato, tali strumenti digitali si sono rivelati estremamente utili e funzionali in questo momento complesso, è necessario tenere in debita considerazione anche tutti i rischi del caso che possono insorgere in relazione a un uso poco consapevole o scorretto delle stesse piattaforme. Bisogna tenere a mente che le piattaforme utilizzate per la didattica digitale raccolgono un numero considerevole di dati privati e sensibili, nonché permettono la condivisione di video, immagini e voci che nella maggior parte dei casi appartengono a studenti minorenni;

   si ricorda che il regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016 – e il decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101, che adegua allo stesso l'ordinamento italiano – tutelano le persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali;

   il 26 marzo 2020, il Garante per la protezione dei dati personali ha diffuso il documento «Didattica a distanza: prime indicazioni» in cui evidenzia i parametri a cui deve attenersi l'utilizzo delle piattaforme per la didattica on line. Nel documento si evidenzia che: spetta in primo luogo alle scuole e alle università la scelta e la regolamentazione, degli strumenti più utili per la realizzazione della didattica, che devono offrire la garanzia della protezione dei dati personali; tra le specifiche si aggiunge inoltre che è «inammissibile il condizionamento, da parte dei gestori delle piattaforme (...) alla sottoscrizione di un contratto o alla prestazione del consenso al trattamento dei dati connesso alla fornitura di ulteriori servizi on line, non necessari all'attività didattica»;

   si ricorda, infine, che i dati personali dei minori meritano una particolare attenzione, in quanto le ragazze e i ragazzi possono essere meno consapevoli dei rischi, delle conseguenze e delle misure di salvaguardia interessate nonché dei loro diritti in relazione al trattamento dei dati personali –:

   quali siano le iniziative di competenza che il Ministro interrogato intende porre in essere a tutela dei dati sensibili, delle immagini e dei contenuti personali diffusi attraverso le piattaforme digitali utilizzate per la didattica a distanza, con particolare riferimento alla tutela dei minorenni.
(4-05578)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIARRIZZO, SABRINA DE CARLO, RAFFA, PIGNATONE, ALAIMO, PAPIRO, CIMINO, D'ORSO, LICATINI, SAITTA, CANCELLERI, SURIANO, CHIAZZESE, MARTINCIGLIO e FICARA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 18 del 2020 gli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti vengono rafforzati. Gli articoli 19, 20, 21 e 22 hanno previsto l'introduzione della causale specifica per emergenza Covid-19, con semplificazioni nella presentazione delle domande e deroghe rispetto alla normativa ordinaria. La disciplina speciale ha due finalità: semplificare le procedure per velocizzare l'erogazione della prestazione previdenziale e consentire, attraverso la cassa integrazione in deroga, un celere ricorso alla prestazione a sostegno del reddito, attribuendo il diritto ai lavoratori alla percezione di una integrazione salariale pari all'80 per cento della retribuzione media, per massimo 9 settimane (dal 23 febbraio 2020 al 31 agosto 2020);

   tale decreto-legge ha istituito la causale «Covid-19 nazionale» relativa alla cassa integrazione guadagni ordinaria e il fondo di integrazione salariale (Fis), destinati alle imprese rientranti nella ordinaria concessione di cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo) e Fis, ed esteso l'ambito di accesso alla Cigo ad altre tipologie di imprese, individuate all'interno del provvedimento. Tale istituto verrà erogato dall'Inps che provvederà direttamente al pagamento della Cigo e del Fis. Il medesimo decreto disciplina, inoltre, una cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd), alla quale possono accedere imprese e lavoratori che, altrimenti, resterebbero senza tutele di integrazione salariale per fronteggiare l'emergenza, tra cui i lavoratori intermittenti occupati dal 3 febbraio 2020, datori di lavoro del settore privato, inclusi quelli agricoli, della pesca, del terzo settore come aziende del commercio e agenzie di viaggio e turismo sopra i 50 dipendenti, previo accordo stipulato tra le regioni e le organizzazioni sindacali più rappresentative per i datori di lavoro a livello nazionale. Tale accordo non è richiesto per datori di lavoro che occupano fino a 5 dipendenti;

   la domanda sarà presentata, esclusivamente, alla regione o alla provincia autonoma di competenza. Il decreto di concessione è adottato da regioni e province autonome interessate le quali, verificata la sussistenza dei requisiti di legge, dovranno trasmettere all'Inps, telematicamente, entro 48 ore dall'adozione, il decreto di concessione. In seguito, l'Inps provvederà a effettuare il pagamento direttamente al lavoratore;

   in Sicilia, l'accordo tra sindacati e regione del 25 marzo 2020 prevede che le domande Cigs devono essere presentate alla sede centrale del dipartimento lavoro a Palermo che provvede ad assegnarle, cronologicamente, ai 9 centri per impiego (Cpi) dell'isola. Il dirigente del servizio del Cpi cui verrà assegnata la pratica, su delega del direttore generale del dipartimento lavoro della regione siciliana, procederà all'emanazione del decreto, con l'impegno di spesa, e invierà all'Inps, telematicamente, il file per l'erogazione delle somme;

   la regione ha istituito, per la gestione delle pratiche di cassa integrazione guadagni, una piattaforma informatica che di fatto ha rallentato sensibilmente il lavoro dei dipendenti dei Cpi, nonostante la necessità di accelerare le tempistiche per far fronte alla grossa mole delle stesse. Così, oltre al ritardo dovuto alla piattaforma alla quale si è potuto accedere, da verbali sindacali, a partire solo dal 22 aprile 2020, si aggiungerà un ulteriore aggravio di pratiche dovuto al decreto-legge n. 23 dell'8 aprile 2020 cosiddetto «liquidità», che amplia ulteriormente la platea dei lavoratori;

   la regione siciliana, al fine di processare più pratiche per alleggerire i tempi del loro espletamento, non ha scelto di effettuare alcun eventuale trasferimento di personale, nonostante i 13.000 dipendenti alla stessa regione –:

   se sia a conoscenza delle vicende esposte in premessa e se disponga di elementi per chiarire quali motivazioni stiano causando tali ritardi da parte degli uffici preposti alla lavorazione delle pratiche necessarie alla erogazione della cassa integrazione guadagni in deroga;

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza, in raccordo con la Regione Siciliana, affinché gli uffici preposti possano evadere le istanze e ridurre i tempi per azzerare le pratiche accumulate e agevolare l'erogazione della cassa integrazione in deroga.
(4-05592)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha avuto modo di raccogliere alcune doglianze in merito alla mancanza dell'indirizzo di posta elettronica certificata dell'Inps nei pubblici elenchi nel registro generale degli indirizzi elettronici, cosidetta Reginde, al fine di ricorrere alla notifica telematica degli atti giudiziari;

   la notifica via Pec è regolata dalla legge n. 53 del 1994. L'indirizzo del destinatario al quale va trasmessa la copia informatica dell'atto è unicamente quello risultante da uno dei registri elencati dal decreto-legge n. 179 del 2012 e, conseguentemente, è nulla la notifica eseguita presso un diverso indirizzo di posta elettronica certificata del destinatario;

   dal registro indice delle pubbliche amministrazioni, si rileva alla data odierna che l'Inps detiene 494 caselle Pec a cui possono essere inviate comunicazioni, elemento che rende estremamente difficile individuare il corretto responsabile a cui far pervenire un qualsiasi atto e questo verrà indirizzato a molteplici destinatari, ingolfando ulteriormente il procedimento e aumentandone i rischi di insuccesso per «smarrimento» della corrispondenza;

   si ricorda che gli enti avrebbero dovuto comunicare il loro indirizzo Pec entro il 30 novembre 2014 e che, in difetto di tale comunicazione, la notificazione degli atti processuali può essere validamente eseguita solo con le tradizionali modalità cartacee;

   l'interrogante è consapevole degli orientamenti espressi dal Consiglio di Stato con i quali si afferma che, dopo l'entrata in vigore del processo amministrativo telematico, la notifica a mezzo posta elettronica certificata del ricorso effettuata all'amministrazione all'indirizzo tratto dall'elenco presso l'indice delle pubbliche amministrazioni è pienamente valida ed efficace. Questo non toglie che appare necessario un intervento nell'ottica della semplificazione e della sburocratizzazione delle procedure di notifica. Vale la pena sottolineare che lo stesso Consiglio di Stato rileva, nella medesima sentenza, che «l'amministrazione, secondo i canoni di autoresponsabilità e legittimo affidamento cui deve ispirarsi il suo leale comportamento, non può trincerarsi – a fronte di un suo inadempimento – dietro il disposto normativo che prevede uno specifico elenco da cui trarre gli indirizzi PEC ai fini della notifica degli atti giudiziari, per trarne benefici in termini processuali, così impedendo di fatto alla controparte di effettuare la notifica nei suoi confronti con modalità telematiche. Pertanto, deve ritenersi che l'indice PA sia un pubblico elenco in via generale e, come tale, utilizzabile ancora per le notificazioni alle P.A., soprattutto se, come nel caso in esame, l'amministrazione pubblica destinataria della notificazione telematica è rimasta inadempiente all'obbligo di comunicare altro e diverso indirizzo PEC da inserire nell'elenco pubblico tenuto dal Ministero della giustizia» (sentenza n. 7026 del 12 dicembre 2018);

   l'inadempimento dell'Inps comporta un ritardo nel perseguimento degli obiettivi della dematerializzazione, un ritardo nelle operazioni di notifica che potrebbero essere svolte in tempo reale, un consequenziale ritardo nella risposta da parte dell'istituto nonché costi umani e finanziari legati alla trafila cartacea degli adempimenti processuali;

   tale inadempimento acuisce i suoi effetti soprattutto in un'epoca il cui l'emergenza COVID-19 ha portato privati e pubblica amministrazione ad incentivare l'utilizzo delle modalità telematiche e dello smart working;

   a giudizio dell'interrogante sarebbe opportuno approfittare degli adattamenti richiesti alle pubbliche amministrazioni per sanare questa posizione atipica, evitando un ulteriore aggravio delle spese a carico dello Stato, visto che, seppur gli atti in materia di lavoro e previdenza rientrino tra quelli esenti, i costi materiali di notifica restano a carico dell'Erario –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla necessità che l'Inps sani la sua posizione comunicando l'indirizzo di posta elettronica certificata nel cosìdetto Reginde.
(4-05597)


   PAPIRO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 3, comma 1, del regolamento della cassa dei geometri, entrato in vigore in data 1° gennaio 2003 recita: «Sono obbligatoriamente iscritti alla Cassa i geometri e geometri laureati iscritti all'Albo professionale dei Geometri che esercitano, anche senza carattere di continuità ed esclusività, la libera professione. L'esercizio della libera professione si presume per tutti gli iscritti all'Albo salvo prova contraria che l'iscritto può dare secondo le modalità che verranno stabilite dal Consiglio di Amministrazione con delibera da sottoporre all'approvazione dei Ministeri vigilanti ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 30 giugno 1994 n. 509»;

   l'articolo 22, comma 2, della legge n. 773 del 1982 stabilisce che: «l'iscrizione alla Cassa è facoltativa per gli iscritti agli albi che esercitano la libera professione con carattere di continuità, se iscritti a forma di previdenza obbligatoria o beneficiari di altra pensione in conseguenza di diversa attività da loro svolta, anche precedentemente alla iscrizione all'albo professionale»;

   molteplici sentenze hanno evidenziato il rango superiore della norma e in ultimo la sentenza della Corte di Cassazione n. 5375 del 22 febbraio 2019 ha «dichiarato illegittimo l'articolo 3 comma 1 del regolamento della Cassa», specificando che la Cassa geometri non poteva introdurre una deroga all'articolo 22, comma 2, della legge 773 del 1982 e che la violazione del dispositivo dell'articolo 22 comporta pertanto, l'illegittimità della citata disposizione regolamentare;

   non esiste una norma primaria che autorizzi la Cassa geometri ad estendere la platea dei suoi associati; infatti, l'articolo 3 lettera b) del decreto legislativo n. 509 del 1994 prevede solo la possibilità per gli enti privatizzati di emanare «le delibere in materia di contributi e prestazioni, sempre che la relativa potestà sia prevista dai singoli ordinamenti vigenti»;

   con l'articolo 5 dello statuto, la Cassa dei geometri ha deliberato l'estensione della platea dei propri associati e, quindi, innovato anche la disciplina degli obblighi contributivi che discendono dall'obbligo associativo, ma in tale specifica materia la legge n. 773 del 1982 non attribuiva alcuna facoltà alla cassa stessa;

   l'articolo 3, comma 12, della legge n. 335 del 1995 non ha previsto alcuna facoltà per gli enti previdenziali privatizzati, di estendere l'obbligo associativo a soggetti precedentemente esonerati o non contemplati dall'ordinamento previdenziale –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per tutelare i diritti dei geometri iscritti all'albo che esercitano la libera professione, ma al contempo sono già iscritti ad altra forma di previdenza obbligatoria;

   se non si ritenga opportuno, in questo periodo di emergenza e di conseguente crisi del settore e dei liberi professionisti, un chiarimento tecnico-giuridico che ribadisca i principi della sentenza della Corte di Cassazione n. 5375 del 2019, che ha dichiarato illegittimo l'articolo 3, comma 1, dello statuto della Cassa dei geometri ovvero l'iscrizione, d'ufficio a chi è già iscritto a forma di previdenza obbligatoria, in quanto la norma statutaria non può sostituire quanto stabilito dall'articolo 22, comma 2, della legge 773 del 1982 ne prevedere in difformità o in violazione della stessa disposizione.
(4-05602)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA e LUCA DE CARLO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le Regole di Comunione Familiare proprietarie della maggior parte dei boschi del Comelico (provincia di Belluno) sono impegnate tutt'oggi nel recupero delle piante schiantate dalla tempesta Vaia di fine ottobre-inizio novembre 2018;

   a seguito dello scatenarsi dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e delle relative misure straordinarie di contenimento disposte mediante vari decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, le attività di recupero del legname e pulizia dei boschi sono state notevolmente rallentate;

   se infatti per quanto attiene alle imprese boschive italiane è stata data la possibilità di riprendere i lavori dal 6 aprile 2020 circa, dopo un fermo di quasi due mesi delle attività, questo non vale per le aziende provenienti da altri Paesi dell'Unione europea o extra-Unione europea per le quali, ancora oggi, vige l'obbligo di quarantena, così come stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020, con conseguenti e notevoli dilatazioni delle tempistiche di svolgimento dei lavori;

   evidenze scientifiche indicano come una eccessiva permanenza di piante schiantate nei boschi possa comportare un maggior pericolo di infestazione di scolitidi, con conseguenti ripercussioni ai danni delle piante ancora sane e con il rischio di vedere distrutti interi ettari di bosco;

   anche alla luce di questi elementi, la provincia autonoma di Trento, con ordinanza del 2 maggio 2020, lettera bb), ha disposto una deroga a favore delle ditte boschive estere impegnate nell'emergenza esbosco di Vaia, prevedendo la possibilità per queste ditte di proseguire le attività di esbosco laddove possano essere garantite ai lavoratori strutture di accoglienza nei pressi del medesimo cantiere di esbosco –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di disporre una deroga per le attività di esbosco affidate a ditte straniere prima dell'emergenza da COVID-19, anche sulla base dell'esempio di cui in premessa.
(4-05588)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per le politiche giovanili e lo sport, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   come annunciato dall'Associazione Pasbem (Associazione di Confcommercio professioni), lo sport può e deve ripartire e lo deve fare con lo slancio e la passione che ognuno ha nel cuore e con l'assoluta certezza unanime che senza lo sport è impossibile vivere. Ci sono mille aspetti importanti della nostra vita e fra questi ci sono le emozioni, le soddisfazioni, l'adrenalina che dà lo sport;

   come affermato dal Codacons, «mentre gli sportivi si adeguano alle nuove condizioni, palestre e piscine devono fare i conti con i mancati guadagni, attuali e potenziali. Un report dell'Ufficio studi di Confcommercio fa una stima del calo dei consumi complessivo per il 2020 determinato dalle misure di contenimento del Covid-19 nell'ipotesi di una riapertura dell'Italia a inizio ottobre. Tra i settori più colpiti c'è anche quello della cultura e del tempo libero: il dato aggregato negativo, che oltre alle attività culturali comprende anche la spesa per corsi e abbonamenti nei centri sportivi di vario tipo, è di una minore spesa delle famiglie pari a 8,2 miliardi di euro»;

   secondo le stime del Coni, lo sport in Italia vale 1,7 per cento del prodotto interno lordo, vale a dire 30 miliardi di euro: un valore che raddoppia a 60 miliardi se si considera anche l'indotto. Nel complesso, sono 20 milioni gli italiani che praticano attività sportive con più o meno impegno rileva l'Istat, mentre i tesserati fra Coni ed enti di promozione sono almeno 12 milioni. Come mostrano i dati di Pasbem, dopo solo due settimane dall'inizio dell'emergenza l'industria dello sport ha subito un calo di attività del 24 per cento a livello nazionale, rispetto ai giorni prima della crisi: una perdita di valore di 7 miliardi di euro, che al 7 aprile 2020 è cresciuta raggiungendo il 35 per cento;

   si contano già 100 mila associazioni dilettantistiche sparse sul territorio nazionale che lamentano una forte crisi provocata dal fatto che 12 milioni di tesserati non praticano più attività sportiva come prima dell'esplosione della pandemia. Una perdita significativa per il settore, soprattutto se si considera che nel 2019, le prenotazioni di corsi e lezioni per i mesi di febbraio e marzo 2020 hanno pesato sul totale dell'anno per il 15 per cento. Così un milione di persone, quasi tutti precari, sono rimasti da un giorno all'altro senza reddito;

   lo sport fa accrescere l'autostima, migliora la condizione di salute di chi lo pratica, ma porta anche a spendere molte risorse per le proprie passioni, che possa essere una nuova racchetta da tennis o che siano un paio di sci oppure delle scarpette da calcio. Tutti i praticanti creano così un indotto a favore dei rivenditori di materiali tecnici e movimento di indotto economico generale e diffuso;

   in questi giorni la quarantena da Covid-19 sta creando disagi psicofisici per le persone che sono chiuse in casa. La stampa in questi giorni annunciava «lunghe giornate in casa, alle prese con ore da riempire e ricette da provare. Così il 40 per cento dei connazionali per il lockdown ha accumulato chili in più, la maggioranza fa meno attività fisica e il 30 per cento dorme peggio»;

   le società sportive si occupano della crescita morale, fisica ed umana dei nostri figli e, a cominciare dalle squadre dei cuccioli fino alle prime categorie, crescono accudiscono e formano dal punto di vista sportivo i ragazzi e le ragazze, oltre che mantenere in forma i genitori ed i nonni in taluni casi fortunati;

   il sacrificio delle famiglie e dei praticanti attività sportive ci sarà sempre, ma con un aiuto fattivo e presente dello Stato si potrà risolvere prontamente ed in maniera più agevole la problematica dello sport al tempo del Covid-19 –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per reintrodurre lo strumento dei voucher per i lavoratori del settore dello sport;

   se il Governo ritenga di adottare iniziative per aumentare le risorse destinate ai collaboratori sportivi;

   se il Governo intenda adottare iniziative per un fondo da 200 milioni di euro per associazioni e società sportive dilettantistiche, duramente colpite da emergenza Covid-19;

   se il Governo intenda adottare iniziative per la riduzione dell'Iva su prodotti ed attrezzature che servono per lo svolgimento delle varie attività dal 22 per cento al 4 per cento;

   se il Governo ritenga utile adottare iniziative per la detraibilità degli importi in parte o totalmente, delle quote di iscrizione alle associazioni;

   se il Governo ritenga di adottare iniziative per concedere la totalità delle detrazioni per le visite mediche e le analisi necessarie per l'iscrizione alle associazioni sportive.
(2-00781) «Mugnai, D'Ettore, Mazzetti, Ripani».

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica dovuta al diffondersi del Covid-19 sta mietendo centinaia di migliaia di vittime in tutto il mondo, di cui, ad oggi, circa 30 mila vittime nel nostro Paese;

   il 23 aprile 2020 il direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'Europa Hans Kluge, ha dichiarato che «La metà delle vittime del Covid-19 si trovava nelle case di cura e nelle strutture di degenza a lungo termine»;

   secondo un'indagine condotta su un campione di 1.082 strutture Rsa dall'Istituto superiore di sanità (Iss), tra il 1° febbraio e il 14 aprile (quando il numero complessivo di vittime era 21.067) ci sono stati 6.773 decessi: nel 40,2 per cento dei casi per Covid-19 o per sintomi tipici anche senza una diagnosi precisa;

   stando al report dell'Iss, l'Emilia-Romagna, dopo la Lombardia, era la regione più colpita con 520 decessi totali di cui 300 tra positivi al Covid-19 o con sintomi tipici, sul totale delle 2.705 vittime registrate al 14 aprile in regione;

   è ormai noto che la letalità del virus è vertiginosamente maggiore nelle fasce d'età più elevate; tuttavia, come riscontrato da numerose inchieste giudiziarie e giornalistiche, la mala gestione di queste strutture potrebbe aver gravemente e colpevolmente contribuito a incrementare il numero di contagi e delle vittime;

   come dichiarato dal viceministro della salute, Pierpaolo Sileri, il 18 aprile «I Nas hanno verificato oltre 600 controlli alle Rsa italiane riscontrando per un 20 per cento infrazioni derivanti da cattiva organizzazione e formazione del personale»;

   in Emilia-Romagna, vi sono casi particolarmente eclatanti come le cliniche private Sant'Antonino e Casa Piacenza, a Piacenza, dove in una settimana sono morti 20 pazienti per Covid-19 e un'operatrice;

   secondo i dati forniti dall'Ausl di Modena al 7 maggio, su un totale di 3254 posti letto si sono verificati, in 14 strutture sulle 52 attive sul territorio, 151 decessi per Covid-19, mentre i pazienti isolati in struttura sono 164 e 109 i guariti; al 20 aprile si contavano tra gli operatori delle strutture 183 contagiati e una vittima; particolarmente gravi sono i casi delle strutture Villa Margherita, san Giovanni Bosco e Guicciardini;

   in provincia di Parma, secondo i dati dell'Iss, si sono verificati al 14 aprile 90 decessi nelle 22 strutture interpellate di cui 70 positivi al Covid-19 o con sintomi tipici; un numero inferiore rispetto a quanto denunciato da fonti sindacali al 17 aprile: sarebbero decedute 23 persone nella casa protetta «Don Prandocchi» di Sissa Trecasali, 19 a Fontanellato, 29 nella Casa residenza «Val Parma» di Langhirano; 13 nella CRA «Villa Margherita» di Calestano, una trentina di decessi a «Ville Matilde» di Bazzano; sono sconosciuti invece decessi e contagi a Villa Igea a Salsomaggiore, chiusa il 2 aprile, sia tra gli ospiti che tra il personale;

   i sindacati hanno denunciato in più occasioni la mancanza di Dpi e tamponi in varie strutture nella regione, chiedendo l'adozione da parte della dirigenza di misure correttive, nonostante le numerose segnalazioni fatte degli operatori;

   la casa di riposo Beneficenza Manica di Argenta, comune più colpito per numero di contagi in provincia di Ferrara dopo il capoluogo, ospitava all'11 aprile 89 pazienti, di cui 47 positivi: al 4 maggio i decessi nella struttura erano 17;

   nella casa protetta di Correggio (RE) al 24 aprile risultavano 11 ospiti vittime per Covid-19 e altri 9 contagiati, mentre i contagi tra il personale erano 15;

   il quadro finora descritto mostra una vera e propria ecatombe tra gli ospiti e i pazienti delle strutture per anziani, che, forse, seguendo misure organizzative preventive diverse, si sarebbe potuta evitare –:

   se intenda inviare ispettori ministeriali per verificare, per quanto di competenza, quanto descritto in premessa.
(3-01527)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA, VIZZINI e CECCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza coronavirus in tutta Italia ha portato alla luce la fragilità della organizzazione della rete assistenziale territoriale e ospedale territorio in particolare rispetto al numero di vittime da coronavirus ospiti delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) a partire dalla regione Lombardia che è stata la più colpita. La direzione della programmazione del Ministero della salute, conformandosi alle indicazioni contenute nella raccomandazione dell'organizzazione mondiale della sanità del 21 marzo 2020, con la circolare del 25 marzo 2020, recante l'aggiornamento delle linee di indirizzo organizzative dei servizi ospedalieri e territoriali in corso di emergenza COVID-19, ha segnalato l'emergenza connessa «agli ospiti/pazienti ricoverati nelle Residenze Sanitarie Assistite, per i quali è necessario attivare una stretta sorveglianza e monitoraggio nonché il rafforzamento dei setting assistenziali. Nelle RSA alberga la popolazione più fragile ed esposta al maggior rischio di complicanze fatali associate all'infezione da COVID-19 e considerata l'esperienza delle Regioni precocemente colpite dalla pandemia, è necessario identificare prioritariamente strutture residenziali assistenziali dedicate ove trasferire i pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero, per evitare il diffondersi del contagio e potenziare il relativo setting assistenziale». L'Istituto superiore di sanità ha avviato un'apposita indagine nelle strutture residenziali e sociosanitarie. L'indagine, iniziata il 24 marzo 2020, alla data del 14 aprile 2020 ha coinvolto 3.276 Rsa (96 per cento del totale) distribuite in modo rappresentativo in tutto il territorio nazionale. In media, sono stati riportati 2,5 medici per struttura, 9 infermieri e 33 Operatori sociosanitari. Circa l'11 per cento delle strutture ha dichiarato di non avere medici fra le figure professionali coinvolte nell'assistenza. La percentuale maggiore di decessi, sul totale dei decessi riportati, è stata registrata in Lombardia (45 per cento) con 3.045 morti. Ulteriori dati preoccupanti emergono dal fatto che l'82,7 per cento delle strutture interrogate ha riportato la mancanza di dispositivi di protezione individuale, il 19,9 per cento ha riportato una scarsità di informazioni ricevute circa le procedure da svolgere per contenere l'infezione. Il 10,3 per cento ha segnalato una carenza di farmaci; il 32,9 per cento l'assenza di personale sanitario e il 10,9 per cento la difficoltà nel trasferire i residenti affetti da COVID-19 in strutture ospedaliere. Infine, il 25,5 per cento dichiara di avere difficoltà nell'isolamento dei residenti affetti da COVID-19 e, in aggiunta, il 21,8 per cento ha dichiarato «altro», specificando fra le principali difficoltà quelle di reperire i Dpi ed eseguire tamponi, l'aver ricevuto informazioni discordanti nella gestione della pandemia e la mancanza di coordinamento. L'altissimo numero di decessi tra gli ospiti delle Rsa di tutta Italia e, i tanti contagi registrati tra gli operatori sanitari impegnati in queste strutture e i mancati tamponi all'interno delle Rsa hanno richiesto apposite azioni. È necessario infatti sostenere e controllare le strutture, attraverso circolari uniformi su tutto il territorio nazionale che coinvolgano eventualmente anche i prefetti. Tutto questo evidenzia che la rete residenziale è stata costruita con una struttura rigida e ormai vetusta che rende precaria l'organizzazione, l'assistenza e la qualità delle cure e che ha incentivato poco l'apertura delle residenze verso il contesto di società che le circonda e non permette di essere flessibile rispetto alle necessità territoriali ordinarie ed emergenziali –:

   alla luce di quanto sopra esposto, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, nel rispetto delle competenze territoriali in materia, affinché le Rsa intraprendano un percorso che le porti a entrare in un'articolazione della rete territoriale che risponda alle nuove esigenze di residenzialità, alle nuove competenze e alla necessità di un coordinamento con il sistema per garantire l'adattamento ai bisogni dei cittadini nell'assistenza ordinaria e nell'emergenza, secondo standard di qualità e di efficienza uniformi su tutto il territorio nazionale.
(5-03941)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAGLIARDI, PEDRAZZINI, BENIGNI, SILLI e SORTE. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   fino al 31 dicembre 2018 il servizio sanitario nazionale garantiva agli assicurati Inps avviati alle cure termali dall'istituto anche il diritto di fruire di prestazioni economiche accessorie per l'assistenza termale e alberghiera presso le strutture termali;

   dal 1° gennaio 2019, non essendo stati definiti i protocolli, tali prestazioni sono state eliminate senza nessun reale risparmio per lo Stato;

   l'impatto reale e diretto del provvedimento è stato solo quello di ridurre in modo sostanziale l'assistenza sanitaria a favore degli assicurati e di determinare insormontabili difficoltà a importanti realtà termali del nostro Paese, che negli anni si sono specializzate proprio nell'assistenza degli assicurati dell'Inps;

   l'Italia, con oltre 30 mila imprese legate al benessere, è il Paese europeo che vanta il maggior numero di stabilimenti termali, soprattutto grazie alla sua particolare conformazione geologica, ricca di fenomeni vulcanici;

   tra le patologie che vengono curate al primo posto c'è la reumatologia, specificatamente il trattamento dell'artrosi, seguono le patologie delle vie respiratorie – riniti, sinusiti, faringiti, tonsilliti, febbre da fieno, bronchite e asma – le dermatiti in generale, i disturbi d'ansia, il sovrappeso e l'insufficienza venosa cronica;

   particolare attenzione viene ultimamente data anche a nuovi metodi per la pulizia delle vie respiratorie profonde e la gestione della Bpco – broncopneumatologia cronica ostruttiva – molto utili per quanti hanno avuto, o avranno, contratto il virus del COVID-19;

   con il ripristino di questi protocolli al tempo stesso si fornirebbe un aiuto immediato a un settore che, come tanti, vive un momento particolarmente difficile, dando una risposta occupazionale importante per i tanti lavoratori stagionali coinvolti, soprattutto donne –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intendano adottare al fine ripristinare i protocolli vigenti al 31 dicembre 2018 e dare contemporaneamente sostegno, in questo momento di particolare crisi economica e sanitaria, a un settore che potrebbe offrire cure particolari e riabilitative anche a coloro che sono stati contagiati da COVID-19.
(4-05580)


   MAMMÌ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 marzo 2020 è stato sottoscritto un accordo in via esclusiva, tra la Diasorin Spa e l'Irccs Policlinico San Matteo di Pavia per la realizzazione di test sierologici e molecolari per la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2, volti a verificare la presenza nell'organismo di protezione anticorpale contro il COVID-19;

   come riportato dai principali organi di informazione, in cambio del supporto dei laboratori di virologia molecolare del San Matteo, la multinazionale si è impegnata a riconoscere al Policlinico royalty dell'1 per cento per ogni test venduto, oltre a un cospicuo compenso;

  il 6 aprile viene aperta e chiusa nel giro di 24 ore una manifestazione pubblica di interesse per la realizzazione di test sierologici; pur in assenza di autorizzazione delle certificazioni CE e FAD, l'8 aprile, il presidente di regione Lombardia, sostiene pubblicamente la maggior affidabilità dei test frutto della collaborazione tra la Diasorin Spa e il San Matteo, in assenza di alcun tipo di valutazione di analoghi test sierologici affidabili e già disponibili sul mercato (come ad esempio quelli della Technogenetics Srl); nel frattempo in altre regioni si avviavano già sperimentazioni e protocolli. L'11 aprile regione Lombardia, tramite Aria, acquistava 500.000 test, per un valore di 2 milioni di euro, in assenza di alcuna gara d'appalto;

   come emerso il 16 aprile attraverso i mezzi di stampa (si confronti «Il Fatto Quotidiano» e «Il Sole 24 Ore») un componente del Comitato tecnico scientifico per l'emergenza coronavirus della regione Lombardia, in palese conflitto di interessi (e per tale motivo poi dimessosi) risultava essere anche a capo del reparto del Policlinico San Matteo impegnato a sviluppare il progetto in accordo con Diasorin Spa;

   il 20 aprile, sul portale della regione Lombardia, viene indetta una gara per manifestazione di interesse per l'affidamento della fornitura di test sierologici e già dal 23 aprile (prima della scadenza della gara) vengono effettuati numerosi test d'intesa con Diasorin Spa. Nella stessa data, su ricorso presentato il 18 aprile dalla Technogenetics Srl contro l'accordo sottoscritto tra Diasorin Spa e il Policlinico San Matteo, il Tar Lombardia si pronuncia affermando che lo stesso «non sembra esaurirsi in un puro accordo di collaborazione scientifica, ma presenta contenuti sinallagmatici con precisi vantaggi economici e conseguente valore di mercato sottratto al confronto concorrenziale». L'interrogante intende fare chiarezza sulle vicende su esposte, sulle quali ha avviato un costante confronto con il collega consigliere in regione Lombardia Massimo De Rosa;

   a livello nazionale la gara indetta dal commissario per l'emergenza, per la fornitura di kit, reagenti e consumabili, per l'effettuazione di 150.000 test sierologici finalizzati ad un'indagine campione sulla diffusione, è stata aggiudicata all'operatore economico Abbott. Il vicedirettore dell'Organizzazione mondiale della sanità e membro del Comitato tecnico scientifico Ranieri Guerra ha spiegato che l'avvio dei test sierologici su tutta la Nazione mira a «stabilire un unico test nazionale», dato che l'uso di dispositivi differenti renderebbe assai difficile la comparazione, falsando i dati. Sarebbe auspicabile, dunque, uniformare anche le dotazioni a livello regionale, poiché in molte aree la somministrazione è partita in maniera indipendente –:

   di quali elementi disponga circa le ragioni del sensibile ritardo con cui la regione Lombardia ha avviato i test rispetto ad altre regioni, favorendo in via esclusiva e senza procedura pubblica i test Diasorin-San Matteo; quali iniziative di competenza intenda adottare per uniformare a livello nazionale i vari tipi di test di cui sono dotate le regioni; se non ritenga di affiancare un'ulteriore valutazione di tipo quantitativo sui soggetti risultati positivi al test qualitativo, per sapere se la copertura anticorpale sia sufficiente ad evitare la reinfezione.
(4-05608)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSSO, ZANELLA, MULÈ, PENTANGELO, BERGAMINI e SOZZANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le zone rurali e soprattutto quelle montane del Paese soffrono da lungo periodo di un grave squilibrio rispetto alle aree urbane, uno squilibrio che al tempo stesso si accentua e diviene sempre più inaccettabile alla luce del progresso tecnologico, e che si produce nei tre rami principali che costituiscono il settore delle telecomunicazioni;

   come da tempo denunciato da Uncem vi sono circa 1200 comuni montani nei quali è molto complicato, ed in alcuni casi impossibile ricevere il segnale degli operatori di telefonia mobile, con la conseguenza che molti cittadini non possono effettuare telefonate o inviare messaggi tramite dispositivi di telefonia mobile;

   un secondo fronte è rappresentato dalla difficoltà di captare il segnale televisivo con circa 5 milioni di cittadini italiani che, pur se obbligati al pagamento del canone televisivo, non riescono a vedere i canali televisivi del servizio pubblico;

   un terzo fronte riguarda il divario digitale, squilibrio che ha mostrato tutta la sua gravità proprio nel periodo di prolungato lockdown in cui milioni di famiglie hanno dovuto utilizzare esclusivamente la rete internet per svolgere la propria attività lavorativa, per seguire l'attività scolastica ed in alcuni casi per svolgere funzioni essenziali come fare la spesa;

   il ritardo cronico registrato nell'infrastrutturazione della fibra e della banda larga nel Paese ed, in particolare, nelle così dette zone a fallimento di mercato, ove i bandi per l'infrastrutturazione della fibra sono stati tutti assegnati ad Open Fiber, si è manifestato in tutta la sua gravità proprio nelle zone rurali e montane del Paese;

   è notizia recente che il Cobul ha varato una rimodulazione in aumento delle risorse con cui finanziare voucher da destinare a famiglie e scuole per favorire l'accesso ad internet in modalità veloce, ma il problema principale dei voucher è rappresentato dalla tempistica con la quale verranno effettivamente erogati:

   per eliminare il divario digitale che colpisce alcune zone del Paese, che sono anche quelle più deboli e svantaggiate dal posizionamento geografico è necessaria e non più rinviabile una strategia che preveda un timing ben preciso degli interventi concreti da realizzare e un'efficienza nel realizzare questi interventi che ad oggi è oggettivamente mancata –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di ridurre in tempi certi e celeri il divario digitale che colpisce in particolare le zone montane del Paese.
(5-03938)

Interrogazione a risposta scritta:


   CORNELI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Atr Group è una storica azienda leader nella progettazione, prototipazione e realizzazione di parti strutturali e componentistica in materiali in fibra di carbonio, con sede a Colonnella in provincia di Teramo in Abruzzo;

   nell'estate dello scorso anno l'Atr, già in grossa crisi finanziaria, è stata venduta alla cifra simbolica di un euro e la nuova proprietà si impegnava a risanare i bilanci, coprire i debiti, che ammontavano a svariati milioni di euro, e a salvaguardare produzione e posti di lavoro;

   dalle notizie fornite dalle sigle sindacali, risulta che la nuova proprietà non solo non abbia adempiuto alle promesse di rilancio dell'azienda, ma ormai che da 5 mesi non paghi gli stipendi ai circa 150 operai che lavoro nello stabilimento di Colonnella;

   in data 30 aprile 2020 si è svolta una prima riunione tra la prefettura, le sigle sindacali e la proprietà, nella quale quest'ultima si impegnava entro il 4 maggio 2020 ad aprire un conto corrente al fine di risolvere la problematica inerente ai mancati stipendi degli ultimi mesi;

   nella stessa riunione la prefettura prendeva l'impegno ad attivarsi al fine di capire se l'azienda aveva effettivamente ultimato l'invio della documentazione all'Inps in merito alla cassa integrazione dei suoi dipendenti, in modo che questa potesse essere finalmente erogata;

   in data 4 maggio non risultava ancora nessun pagamento ai 150 dipendenti dell'azienda;

   in data 7 maggio vi è stata una seconda riunione in prefettura tra la proprietà, le sigle sindacali e tutti i rappresentanti delle istituzioni, durante la quale la proprietà prendeva nuovi impegni nei confronti degli operai in relazione al pagamento delle spettanze arretrate;

   in questo momento i lavoratori dell'Atr, non solo, si trovano ad affrontare una crisi sanitaria dovuta al COVID-19, come il resto d'Italia, ma si ritrovano anche a dover affrontare una crisi lavorativa che li vede senza gli stipendi ormai da diversi mesi;

   purtroppo, tutte le promesse fatte dalla proprietà fino ad oggi durante le varie riunioni svolte in questo periodo sono state puntualmente disattese, lasciando i dipendenti dell'Atr ancora una volta in grossa difficoltà economica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di convocare al più presto presso il Ministero un tavolo tecnico che comprenda la proprietà dell'Atr, tutte le sigle sindacali, le istituzioni regionali e provinciali e tutti gli attori interessati, al fine di risolvere la problematica tutelando i dipendenti dell'azienda e la sua produzione;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di verificare che gli impegni assunti dalla proprietà durante la riunione del 7 maggio 2020, anche alla presenza del vice prefetto vicario, vengano effettivamente rispettati.
(4-05584)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Molinari e altri n. 1-00346, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Basini.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Dara e altri n. 3-01509 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Legnaioli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interrogazione a risposta orale Boldrini n. 3-01492 del 29 aprile 2020.