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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 13 maggio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    la crisi epidemiologica mondiale determinata dal SARS-CoV-2 ha dimostrato come di fronte alle emergenze che coinvolgono la propria sicurezza nazionale gli Stati tendano ad assumere misure unilaterali di minimizzazione dei danni che spesso hanno riverberi negativi su altri Paesi;

    la reazione prevalente è consistita in molti casi in forme di controllo della circolazione delle informazioni che se, da un lato, hanno permesso ad alcuni di mitigare il panico, dall'altro non hanno favorito la disseminazione di informazioni che sarebbero state di grande utilità per gli Stati investiti in una fase successiva dal SARS-CoV-2;

    alcuni Stati più di altri hanno improntato la loro condotta ad una certa opacità e mancanza di collaborazione anche con i fori multilaterali incaricati di provvedere alla sicurezza sanitaria globale, come l'Organizzazione mondiale della sanità;

    si sono rilevate anche pressioni esercitate da alcuni Stati nei confronti di altri, non appena a scopo preventivo sono state adottate misure di limitazione della mobilità delle persone provenienti dai Paesi ove l'emergenza epidemiologica aveva assunto già considerevole gravità;

    la stampa internazionale ha dato conto delle accuse rivolte dalle autorità degli Stati Uniti alla Cina, cui è stato attribuito l'esercizio di indebite pressioni sull'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) affinché non suggerisse misure che potessero comportare danni economici o di immagine alla Repubblica Popolare Cinese;

    è stata oggetto di rilievi negativi anche la decisione assunta dal Governo italiano di porre fine ai collegamenti aerei tra il nostro Paese e la Repubblica Popolare Cinese durante le prime fasi dell'emergenza;

   quando anche il nostro Paese è stato raggiunto in forma drammatica dal COVID-19, si è assistito egualmente alla disordinata assunzione di misure da parte dei Partner europei, non sempre effettivamente giustificate alla luce delle obiettive necessità del momento, ma che hanno provocato danni rilevanti alle esportazioni del nostro Paese;

    nelle circostanze che si sono determinate a partire da gennaio 2020, i grandi fori multilaterali non si sono rivelati in grado di svolgere alcuna funzione utile nella gestione della crisi epidemiologica legata al COVID-19, al punto che persino la dichiarazione di pandemia è giunta tardiva;

    non soltanto l'Oms, ma anche l'Unione europea è stata nella circostanza quanto meno poco incisiva, dimostrando una volta di più i limiti dell'attuale processo d'integrazione in costanza di crisi;

    in Europa è mancata persino la possibilità di confrontare i dati relativi alla diffusione del contagio, dal momento che ciascuno Stato membro ha utilizzato parametri e metodi diversi, classificando in modo differente anche i decessi che si sono verificati in costanza di crisi epidemiologica;

    né dall'Oms né dalle autorità comunitarie europee sono giunte indicazioni univoche cui gli Stati membri potessero attenersi, circostanza che dimostra l'urgenza di iniziative politiche concertate da assumere nei fori multilaterali competenti, al fine di impedire in futuro il ripetersi degli errori che hanno reso meno efficace la risposta data alla crisi epidemiologica provocata dal SARS-CoV-2;

    risulta altresì non meno importante investigare su quanto è accaduto nelle fasi iniziali della pandemia,

impegna il Governo:

   ad assumere, nelle sedi internazionali competenti, anche in raccordo con gli alleati del nostro Paese, tutte le iniziative utili alla promozione di un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia da SARS-CoV-2, che accerti la dinamica degli eventi e le eventuali responsabilità dei singoli Paesi coinvolti e della stessa Organizzazione mondiale della sanità sotto il profilo della tempestiva comunicazione dei fatti accertati alla comunità internazionale e della congruità delle poche misure raccomandate rispetto alla gravità della situazione;

   ad adottare iniziative per l'elaborazione di un indirizzo unitario dell'Unione europea, da sostenere in ambito internazionale, in materia di gestione delle emergenze epidemiologiche, con l'obiettivo di pervenire quanto meno all'elaborazione di linee guida comuni cui attenersi in futuro in occasione di crisi che abbiano caratteristiche simili a quella determinata dal COVID-19.
(7-00478) «Formentini, Billi, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Grimoldi, Picchi, Ribolla, Zoffili».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    in presenza della grave emergenza del Covid-19 ai comparti dell'editoria è stato riconosciuto il ruolo di servizio essenziale, tanto è vero che la stampa e la distribuzione dei giornali non hanno subito interruzioni e le stesse edicole sono rimaste sempre aperte;

    i numerosi provvedimenti presi dal Governo per far fronte alla pandemia hanno toccato numerose attività produttive del Paese, ma assai parzialmente il comparto in questione;

    la transizione verso l'era digitale e il definitivo avvento del modello di impresa on line impongono comunque misure straordinarie di sostegno delle testate, a cominciare da quelle di minor forza di mercato, per evitare effetti drammatici per il pluralismo nonché per l'occupazione;

    l'attività lavorativa è molto spesso sostenuta da un precariato divenuto da eccezione a regola stabile, senza alcun rispetto degli stessi contratti collettivi;

    la miscela tra gli effetti del «Coronavirus» e le più tradizionali difficoltà strutturali del sistema unite ai tagli negli anni passati delle risorse pubbliche rischia di compromettere la vita di almeno 107 testate;

    il taglio del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione e stato solo rinviato, ma dal 2021 la scura riprenderà implacabile;

   il tempo emergenziale difficilmente si concilia con la riforma organica positivamente annunciata dal Sottosegretario con delega all'editoria Andrea Martella,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per abrogare il comma 810 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018 in attesa della riforma organica, per tutelare gli editori indipendenti;

   ad adottare iniziative per incrementare il Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione previsto dall'articolo 1 della legge n. 198 del 2016 dell'importo pari al previsto prelievo sul canone della Rai (86 milioni di euro nel 2019, di cui metà per l'editoria), che attualmente non risulta nel monte delle risorse;

   ad adottare iniziative per ridurre per il 2020 di almeno il 5 per cento i parametri individuati dalla lettera e) del comma 1, dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 70 del 2017, relativamente al rapporto tra diffusione e venduto;

   ad adottare iniziative per prevedere uno specifico Fondo per le emittenti radiotelevisive locali che non possono accedere alle risorse previste dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 per i contributi del Mise.
(7-00476) «Fratoianni».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la pandemia e l'emergenza creata dal Coronavirus, con la crisi economica che ne consegue, saranno la causa dell'aggravarsi delle differenze sociali e delle diseguaglianze se non vi sarà un intervento dello Stato;

    per quanto riguarda la scuola e l'università, rischiamo di vedere crescere l'abbandono scolastico e la rinuncia agli studi universitari. L'Italia, già fanalino di coda in Europa per giovani laureati con meno del 28 per cento contro la media europea del 40 per cento (dati Eurostat 2018), rischia di restare ancora più indietro;

    università e ricerca diventano centrali in qualsiasi strategia di rilancio e ricostituzione del tessuto economico, sociale, culturale del Paese nei mesi e negli anni a venire; l'università rimane, con la scuola, il principale ascensore sociale del Paese, e ogni sforzo deve essere fatto per far sì che nessuna studentessa o studente resti indietro, mentre è essenziale fare dell'università e della ricerca il luogo dove ogni giovane possa cercare la sua prossima opportunità e il luogo del proprio riscatto e della propria emancipazione;

    un'attenzione particolare va posta alla condizione di vulnerabilità sociale ed economica in cui versano sempre più famiglie e, in particolar modo, le studentesse e gli studenti appartenenti a famiglie disagiate e i lavoratori fuori sede, per i quali servono interventi specifici e immediati;

    studentesse e studenti sono nati cittadini europei e la loro possibilità di esercitare la cittadinanza in uno spazio di formazione unico sovranazionale rimane un valore da difendere e promuovere, soprattutto in questa fase di frontiere chiuse per ragioni di contrasto alla pandemia;

    l'emergenza Covid-19 ha accentuato le criticità relative all'organizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale, evidenziando in particolare il raccordo insufficiente tra rete ospedaliera e medicina territoriale; è quindi urgente ripensare il ruolo dei medici di base, il loro status e il loro percorso formativo, affinché possano pienamente contribuire ad una società in cui il diritto alla salute e l'accesso ai servizi sanitari siano pienamente garantiti;

    le attività formative nelle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica hanno caratteristiche peculiari che si differenziano, oltre che da quelle universitarie, anche all'interno delle differenti tradizioni didattiche nelle diverse discipline artistiche, musicali, coreutiche e del design;

    parte fondamentale delle attività formative negli istituti superiori di studi musicali si fonda su lezioni individuali, one to one, che presuppongono la presenza di due sole persone; nell'Accademia nazionale di arte drammatica tutte le discipline caratterizzanti e buona parte di quelle di base non possono in alcun modo essere pensate se non in presenza di docenti e studenti;

    il settore dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica registra ormai da molti anni una grande mobilità territoriale, sia del personale docente sia degli studenti: in alcuni casi la popolazione studentesca non residente nella città in cui si trova l'istituzione può raggiungere quote anche superiori al 70-80 per cento;

   il contrasto al Covid-19 ha reso evidente a tutti il valore che ha la ricerca e il più generale ricorso alle competenze è necessario per affrontare le grandi sfide contemporanee. Il contributo della ricerca è fondamentale per l'elaborazione di politiche pubbliche, non solo a livello nazionale ma anche a livello locale, dove ci sarà grande bisogno di aiutare i comuni a disegnare e attuare nuove soluzioni per i problemi che stavano già emergendo e che risulteranno acuiti dopo la crisi legata al coronavirus. La trasformazione ambientale e quella digitale sono tra quelle su cui sarà più urgente e importante intervenire a livello locale,

impegna il Governo:

   ad adottare ogni iniziativa utile e necessaria per non lasciare indietro nessuno degli studenti e delle studentesse universitarie – come dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica – che oggi non sono nella condizione di seguire a distanza i corsi e, in generarle, varie attività universitarie;

   ad adottare iniziative per garantire la possibilità agli studenti privatisti, nel caso in cui non sia stata data loro la possibilità di sostenere l'esame di maturità in tempi utili, di essere ammessi con riserva agli esami di ammissione alle università laddove previsti, e di iscriversi senza ritardi ai corsi post diploma;

   ad adottare iniziative per prevedere da subito, e per i prossimi tre anni accademici, l'aumento a 30 mila euro della soglia Isee per le borse di studio, alla luce dell'impoverimento che molte famiglie stanno registrando a causa della pandemia, stanziando contestualmente tutte le risorse necessarie, perché nessuna studentessa o nemmeno studente si ritrovi «idoneo senza borsa»;

   ad adottare iniziative per prevedere che il trasferimento delle borse legate al diritto allo studio avvenga per il tramite degli atenei o direttamente alle studentesse e agli studenti beneficiari, senza il passaggio regionale, investendo anche così sulla loro crescita e responsabilizzazione;

   ad adottare iniziative per prevedere l'ampliamento della platea dei beneficiari dell'esonero delle tasse universitarie portando l'attuale «no tax area» a 30 mila euro di soglia Isee e stanziando a favore delle università e delle istituzioni dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica le risorse corrispondenti per compensare nei loro bilanci il minore gettito dalle tasse degli iscritti;

   ad adottare iniziative per prevedere modalità di recupero totale o parziale, da parte di studentesse e studenti che hanno percepito borse di studio, della quota di risorse destinate a residenze universitarie per il periodo in cui non hanno potuto usufruirne;

   a prevedere iniziative per la riduzione del costo degli alloggi universitari fuori sede, per studenti appartenenti a nuclei familiari con reddito Isee fino a 30 mila euro o, se lavoratori, ai cittadini con reddito Isee non superiore a 24 mila euro;

   nel caso in cui persistano misure di contenimento della diffusione del Covid-19 che rendono difficile effettuare periodi di residenza all'estero, a promuovere in sede europea un'iniziativa volta a manutenere ed ampliare il progetto Erasmus prevedendo forme di partecipazione da remoto al programma, tenendo conto che queste nuove forme dovrebbero consentire di seguire corsi e maturare crediti presso università di altri Paesi europei permettendo attraverso questa modalità di «Erasmus a distanza» di ampliare anche significativamente la platea di studentesse e studenti interessati dal programma di studio;

   ad adottare iniziative per rivedere la pianificazione dei fabbisogni di medici rispetto agli ambiti disciplinari, tenendo conto non solo dei pensionamenti previsti per i prossimi anni ma anche delle necessità riconducibili ad una nuova organizzazione della sanità, all'utilizzo delle moderne strumentazioni tecnologiche, alle discipline che in futuro avranno maggiori esigenze in termini di specialisti;

   ad adottare iniziative per assicurare che il numero di borse di specializzazione medica venga aggiornato alle reali esigenze del Paese per gli anni a venire, mettendo fine ad un sistema «ad imbuto» che porta tanti giovani a laurearsi in medicina senza poter poi completare il percorso specialistico;

   ad adottare iniziative per istituire delle scuole di specializzazione in medicina generale che abbiano pari dignità e condizioni di partecipazione delle altre scuole di specializzazione e che prevedano didattica erogata dall'università e formazione pratica nella rete dei servizi territoriali e ospedalieri;

   ad adottare iniziative per autorizzare, per quello che riguarda le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e nel rispetto del principio di autonomia e in base alla situazione epidemiologica e sanitaria territoriale, la ripresa in presenza delle lezioni individuali di prassi esecutiva, compatibilmente con gli spazi da riorganizzare e con il numero di studenti da gestire, laddove sia possibile per le istituzioni adottare adeguate misure di sicurezza e limitando al massimo gli spostamenti di lunga percorrenza da parte di docenti e studenti;

   ad adottare iniziative per dotare tutte le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, di banda ultralarga al fine di potenziare il flusso dati e l'accesso remoto ai sistemi e garantire l'accesso diretto alla intera rete nazionale, alla rete della ricerca europea Geant e a tutti i servizi online utili per svolgere le attività di formazione, insegnamento e ricerca, anche attraverso un collegamento diretto con la rete Garr senza oneri ulteriori per le stesse istituzioni;

   ad assumere iniziative per garantire contestualmente la progettazione e lo sviluppo di piattaforme dedicate al mondo dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, sul modello delle piattaforme universitarie più accreditate, valutando la possibilità di attivare Massive open online courses (MOOC) che hanno più possibilità di intercettare, e meglio risolvere, le disuguaglianze relative alla capacità di accesso alle reti;

   ad assumere iniziative per stipulare convenzioni con il sistema nazionale delle biblioteche e delle case editrici per l'accesso gratuito alle risorse librarie in formato digitale per docenti e studenti, in modo da garantire, almeno fino alla fine dell'emergenza, l'accesso al materiale di studio e di ricerca;

   ad adottare iniziative per superare il gap infrastrutturale delle istituzioni dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, storicamente definanziate e aggravate dalla pregressa situazione degli edifici storici che ospitano queste istituzioni, rendendo disponibili strumenti finanziari congrui, al fine di affrontare non solo l'emergenza ma tutte le fasi successive al post-lockdown;

   ad adottare iniziative di competenza per sviluppare un piano di dottorati comunali, per consentire a tutti i comuni italiani tra 15 e 150 mila abitanti di dotarsi di nuclei di ricerca stabili, collegati con le università, che aiutino nella definizione, attuazione, studio e monitoraggio di strategie locali per la trasformazione ambientale e per la trasformazione digitale, aiutando così i comuni ad essere preparati, resilienti e protagonisti della costruzione, negli anni a venire, di una Italia più ecologista, moderna e capace di offrire a tutti i cittadini una nuova generazione di servizi pubblici;

   a mantenere e rafforzare gli investimenti in ricerca di base, e assicurare che ogni ulteriore euro destinato alla ricerca applicata – ugualmente importante – non sia stato sottratto a quella di base;

   a prevedere di riservare, nel prossimo programma nazionale della ricerca, una quota di risorse e investimenti destinato ad attività di ricerca legate all'intelligenza artificiale per lo sviluppo sostenibile, in particolare per rafforzare il potenziale dell'applicazione dell'intelligenza artificiale e più in generale delle tecnologie «ICT» ai campi della medicina, dei servizi ai cittadini, e della cultura;

   a prevedere, nel prossimo programma nazionale della ricerca, nuovi progetti di ricerca in collaborazione pubblico-privato per ripensare il sistema economico e sociale post-Covid 19, partendo da quattro grandi sfide che rappresentano un'opportunità per risolvere problemi sociali e allo stesso tempo per mettere l'Italia in prima linea nelle industrie del futuro: crescita green, attraverso investimenti in soluzioni per tenere puliti l'aria, la terra e il mare; cultura, grazie a soluzioni per rafforzare il ruolo della cultura e del patrimonio culturale come motore per la crescita sostenibile nelle aree urbane e interne; futuro delle infrastrutture e della mobilità, attraverso innovazioni finalizzate ad aumentare la capacità, l'accessibilità e la sicurezza anche sanitaria nell'attuale sistema di trasporto e, in generale, in tutte le infrastrutture critiche; tutela della salute pubblica e benessere della società, per aiutare a soddisfare le esigenze di salute e non solo – anche con iniziative di prevenzione e di sensibilizzazione per la qualità degli stili di vita – di una società più diseguale e fragile, realizzando tutto questo anche attraverso una grande campagna di ascolto della società e con chiamate su sfide specifiche.
(7-00477) «Fusacchia, Nitti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI, FOTI e LUCA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la drammatica emergenza sanitaria ha seminato vittime in tutta Italia;

   l'uso di mascherine, guanti e altri dispositivi di protezione individuale «usa e getta», necessario per combattere la pandemia, rischia di creare seri problemi, in ordine allo smaltimento, all'ambiente e particolarmente al mare;

   i Dpi utilizzati e da smaltire saranno decine di milioni –:

   quale siano le iniziative messe in campo dal Governo per arginare e risolvere il problema;

   se sia stato predisposto dal Governo, anche per il tramite del commissario Arcuri, un piano per agevolare la produzione e la commercializzazione di Dpi realizzati con materiali ecosostenibili e riciclabili.
(5-03966)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASSINA e STUMPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   vi è una grande preoccupazione, espressa tra l'altro dalle organizzazioni sindacali, circa l'atteggiamento del consiglio di amministrazione di Enav, che in piena emergenza sanitaria è sembrato irremovibile nel voler proporre di distribuire utili senza tener conto del consolidato, minando qualsiasi eventuale programmazione dell'attività futura diretta ad affrontare la recessione che attende nell'immediato futuro ed ignorando, tra l'altro, le indicazioni del Governo;

   il Cda di Enav, da un lato, vanta solidità aziendale ed economica al punto di voler a tutti i costi distribuire utili senza tenere conto dei risultati del consolidato e propone di confermare incentivi e premi anche ai propri componenti e, dall'altro, ha già avviato un'operazione di integrale recupero economico del valore delle ferie e dei permessi del personale come se la crisi determinata dall'emergenza sanitaria avesse già prodotto i suoi effetti, ma che appare in realtà diretta a migliorare il risultato economico e ad aumentare i dividendi, tralasciando anche una minima valutazione della crisi senza precedenti del settore e la proposta delle azioni dirette a contrastarla;

   appare evidente che, dopo aver negli anni passati privilegiato l'obiettivo del maggior margine di profitto e di aumento dei dividendi attingendo anche alle riserve, operando nel contempo tagli, ad avviso dell'interrogante, spesso sconsiderati e sacrificando investimenti e nuove assunzioni, il Cda ha voluto concludere il mandato assicurando comunque il massimo dei dividendi senza curarsi delle risorse finanziarie ed economiche necessarie ad affrontare la crisi;

   la decisione di distribuire utili in questa congiuntura non è solo contro il comune buon senso e unica nel panorama delle aziende nazionali, ma rischia anche di compromettere la possibilità di accedere alle possibili misure di sostegno previste dai provvedimenti legislativi emanati o in via di emanazione diretti a sostenere le imprese e le attività economiche, nel caso queste prevedano per l'accesso la rinuncia alla distribuzione di utili;

   la scelta di collocare sul mercato azionario l'unico ente statale strategico per la sicurezza al volo e funzionale alla difesa nazionale si è rilevata, secondo l'interrogante, un grave errore; come per Alitalia appare evidente il rischio della scomparsa di scena degli azionisti di riferimento e di lasciare la gestione dell'indebitamento e le attività necessarie a garantire la continuità aziendale alla mano pubblica –:

   se siano a conoscenza dei fatti citati in premessa e se non ritengano di esercitare i poteri previsti dal decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito dalla legge 11 maggio 2012, n. 56;

   se non ritengano necessario convocare con urgenza un incontro con le organizzazioni sindacali al fine di un confronto sulle necessarie azioni da intraprendere per fare fronte alla grave crisi del settore indotta dall'emergenza sanitaria e sul ruolo dell'Enav come uno dei soggetti propulsivi per il superamento della crisi.
(4-05646)


   CECCANTI, SIANI, QUARTAPELLE PROCOPIO, SERRACCHIANI, BOLDRINI, CIAMPI, VERINI, PEZZOPANE, VISCOMI, GARIGLIO, FASSINA e GRIBAUDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   le recenti vicende relative alle limitazioni alla libertà di culto hanno richiesto una collaborazione molto stretta con tutte le confessioni religiose per poter riprendere in sicurezza e tempestivamente le celebrazioni dei vari culti, collaborazione sollecitata in Parlamento nel corso della conversione del decreto n. 19 del 2020 e prontamente attuata dal Governo;

   tale collaborazione non può però essere episodica e relativa solo ad emergenze;

   per tale ragione appare necessario che le istanze di collaborazione già previste nell'ordinamento siano regolarmente funzionanti;

   ad oggi, però, alcune di queste istanze risultano da tempo scadute;

   la Commissione interministeriale per le intese con le confessioni religiose, istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 marzo 1997 e da ultimo prorogata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 maggio 2016, risulta scaduta il 4 maggio 2018 ed in attesa di ricostituzione;

   la Commissione consultiva per la libertà religiosa, istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 marzo 1997 e da ultimo prorogata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 maggio 2016, risulta anch'essa scaduta il 4 maggio 2018 ed in attesa di ricostituzione; la Commissione governativa per l'attuazione delle disposizioni dell'Accordo tra Italia e Santa Sede, firmato il 18 febbraio 1984, e ratificato con legge 25 marzo 1985, n. 121, istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 febbraio 1987 e da ultimo rinnovata con decreto del 21 aprile 2017, risulta scaduta il 21 aprile 2018 ed in attesa di ricostituzione;

   la Commissione governativa avente il compito di procedere alla revisione dell'importo deducibile ed alla valutazione del gettito della quota Irpef al fine di predisporre eventuali modifiche, istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 settembre 1992 e da ultimo rinnovata con decreto del 21 aprile 2017, risulta anch'essa scaduta il 21 aprile 2018 ed in attesa di ricostituzione –:

   quando il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per procedere al rinnovo di dette commissioni, tenendo conto dell'importanza del loro ruolo e della troppo lunga fase di attesa di ricostituzione che supera già per tutte il biennio.
(4-05651)


   MURELLI, CAVANDOLI, TOMBOLATO, PIASTRA, BOLDI, LAZZARINI, PANIZZUT e LOCATELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   continuino ad arrivare segnalazioni in merito alla carenza di dispositivi di protezione individuale (Dpi) nel territorio della regione Emilia-Romagna;

   i ritardi e le difficoltà negli approvvigionamenti riguarderebbero, tra gli altri, i camici barriera in tessuto non tessuto (Tnt) utilizzati nel corso degli isolamenti funzionali da contatto;

   risulta agli interroganti che, presso alcune strutture sanitarie, le competenti direzioni aziendali abbiano richiesto al personale medico di procedere al lavaggio dei camici durante il turno di servizio, nel tentativo di ovviare all'accertata e generale carenza di tali dispositivi;

   durante il turno lavorativo, ai medici, agli infermieri e agli altri eventuali operatori presenti sarebbe, quindi, richiesto di frizionare il Dpi indossato, utilizzando una salviettina o, in alternativa, una garza imbevuta di soluzione acquosa a base di cloro attivo;

   non è chiaro se tali procedure di pulizia degli indumenti siano effettivamente conformi ai protocolli in vigore, se le stesse garantiscano la prevenzione dal rischio di contagio e se il frizionamento ripetuto del dispositivo possa compromettere la tenuta della relativa barriera protettiva;

   dalle segnalazioni pervenute, peraltro, sembrerebbe che le dimensioni delle garze e delle salviette messe a disposizione per il frizionamento siano assolutamente ridotte e, pertanto, inidonee a consentire un'adeguata sanificazione del dispositivo stesso;

   ciò detto, si ritiene inaccettabile che, ancora oggi, ad oltre due mesi dall'inizio dell'emergenza, si riscontrino carenze così gravi e marcate negli approvvigionamenti dei dispositivi di protezione individuale indispensabili per assicurare la sicurezza degli operatori in servizio; dei pari inaccettabile, è che agli operatori stessi venga richiesto di sanificare alla meno peggio i dispositivi di cui si discute per ovviare alle ridette inefficienze nella catena degli approvvigionamenti –:

   quali siano le ragioni alla base della situazione di obiettiva carenza di dispositivi di protezione individuale che, nella regione Emilia-Romagna, tuttora persiste ad oltre due mesi dall'inizio dell'emergenza;

   se siano a conoscenza della procedura attuata nella regione Emilia-Romagna per ovviare alla carenza di camici barriera e se ritengano che la stessa sia idonea ad assicurare la protezione del personale sanitario in servizio e dei pazienti.
(4-05660)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella trasmissione Report del 3 maggio 2020, relativa alla partita di parti di ricambio per respiratori, prodotte dallo stabilimento italiano della multinazionale Medtronic, bloccati dalle dogane in quanto destinate all'estero nonostante vi fossero ospedali italiani che ne avevano necessità emerge che il commissario all'emergenza Domenico Arcuri sia coinvolto nella vicenda;

   con una lettera al direttore delle dogane, inviata per conoscenza anche al segretario generale alla Presidenza del Consiglio e ai capi di gabinetto dei Ministeri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e delle infrastrutture e dei trasporti, Arcuri chiede di non procedere a requisizioni dei materiali della ditta Medtronic Italia spa e di sbloccare eventuali sequestri in corso, «per indifferibili e superiori interessi nazionali»;

   durante la consueta conferenza stampa, la giornalista di Report chiede al commissario Arcuri quali siano questi indifferibili e superiori interessi nazionali, ma il commissario Arcuri evita di rispondere alla domanda;

   Domenico Arcuri è tuttora amministratore delegato di Invitalia, già amministratore delegato di Deloitte Consulting, una società del gruppo Deloitte & Touche, multinazionale che opera nel campo della consulenza aziendale delle grandi corporation. Tra i clienti della Deloitte figura anche la Medtronic –:

   se e quali iniziative il Governo ritenga opportuno adottare per verificare e chiarire quali siano gli indifferibili e superiori interessi nazionali espressi da Arcuri, nonché se vi siano state pressioni estere.
(4-05664)


   TORTO e VACCA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza sindacale n. 56 del 22 aprile 2020, il sindaco di Pescara ha chiuso il lungomare e la strada parco per i giorni del 25 aprile e del 1° maggio poiché, come riportato nella stessa ordinanza, era stato «accertato che, in particolare, negli ultimi giorni, si è registrata sul territorio del Comune di Pescara e del Comune di Montesilvano la presenza all'aperto di un numero di persone mediamente superiore a quello rilevato nei giorni e nelle settimane passate e ciò soprattutto sul lungomare, sulla spiaggia, sul marciapiede del lungomare e sulla strada parco» e che, «valutato che tale situazione aumenterà, con alto grado di verosimiglianza, nei prossimi giorni in considerazione delle ricorrenze civili del 25 aprile e del 1° maggio e in ragione delle favorevoli condizioni meteorologiche ormai primaverili che potrebbero favorire uscite di singoli e di gruppi, raggruppamenti di persone in luoghi pubblici e privati e permanenza all'aperto per ragioni diverse da quelle rigorosamente previste dall'attuale quadro normativo e regolamentare»;

   pochi giorni dopo, il 30 aprile 2020, il sindaco di Pescara ha emesso l'ordinanza n. 58 «Revoca ordinanza n. 56 del 22 aprile 2020 –misure urgenti per la prevenzione del rischio da contagio da virus Covid-19: chiusura lungomare e strada parco per il 25 aprile e 1° maggio», rilevando «che nel corso dell'ultima settimana non sono state riscontrate violazioni dei divieti di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico, che pertanto sono venute meno le condizioni affinché la data del 1° maggio fosse differenziata rispetto a tutti gli altri giorni», ad avviso dell'interrogante ignorando del tutto che tali circostanze fossero sopravvenute proprio grazie all'ordinanza di divieto emanata qualche giorno prima;

   con le ordinanze n. 50 e 51 del presidente della regione Abruzzo, entrambe del 30 aprile 2020, è stato «consentito svolgere le seguenti attività motorie e all'aria aperta, corsa e utilizzo della bicicletta, dalle ore 6.00 alle ore 20.00, esclusivamente in modalità individuale, nell'ambito del proprio comune di residenza» e revocando contestualmente l'ordinanza n. 31 «Misure per il contrasto e il contenimento sul territorio regionale del diffondersi del virus COVID-19 – Specifiche misure restrittive per i comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore»;

   le ordinanze del sindaco di Pescara e del presidente della regione Abruzzo hanno di fatto disorientato i cittadini, inducendoli a pensare che l'attività all'aria aperta fosse già possibile farla anche lontano dalla propria abitazione, generando, nella giornata del 1° maggio 2020, un assembramento di persone incontrollato sul lungomare, come anche testimoniato dalla stampa locale;

   a giudizio degli interroganti è stato reso possibile effettuare attività motoria, non più solo in prossimità della propria abitazione, soltanto a partire dal 4 maggio, così come disposto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, e pertanto risulta grave che da parte del sindaco di Pescara e dal presidente della regione Abruzzo, che dovrebbero essere esempio di rispetto delle regole e di buon senso, sembrerebbe essersi determinata l'intenzione di anticipare l'avvio della «Fase 2» al weekend del 1° maggio, mettendo a repentaglio la salute di tutti i cittadini –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e di eventuali altre circostanze simili, avvenute in altri comuni, che hanno potuto mettere a rischio la salvaguardia della salute pubblica;

   se e quali iniziative si intendano intraprendere al fine di un più efficace coordinamento tra Stato, regioni ed enti locali in rapporto alle normative adottate dal Governo a tutela della salute pubblica, conseguentemente alla dichiarazione dello stato di emergenza, di cui alla delibera del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020.
(4-05665)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Sonia e Marco, già genitori di Diego (7 anni) sono partiti alla volta di Bogotà il 5 marzo 2020, con un volo già in tasca fissato per il successivo 10 aprile, allo scopo di riportare in Italia Lucy, la piccola che i due genitori di Roma hanno adottato nel Paese estero;

   Sonia e Marco sono a Bogotà insieme ad altre quattro famiglie adottive italiane, sono pronte per tornare a casa, ma per loro non ci sono voli. «Siamo in contatto quotidiano con l'ambasciata italiana a Bogotà, ma i pochi voli disponibili, organizzati dagli altri Paesi, riservano pochissimi posti agli italiani e hanno dei costi proibitivi: 1000€ a persona compresi i bambini, più il costo di un altro volo per raggiungere l'Italia una volta arrivati in Europa»;

   il loro viaggio sarebbe durato poco più di un mese, il tempo necessario per svolgere tutte le pratiche burocratiche legate all'adozione, invece, il giorno successivo al loro arrivo è stato accertato il primo caso di COVID-19 in Colombia. Con questa notizia è iniziata la loro avventura e ad oggi non si sa ancora quando finirà;

   dal giornale Roma Today hanno lanciato un appello al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale perché possa riportare a casa le famiglie italiane bloccate in Colombia;

   «Siamo arrivati qui il 5 marzo – ha detto Sonia spiegando – L'iter adottivo in Colombia prevede l'incontro con il bambino, una settimana di integrazione (convivenza) con relazione finale dei servizi sociali. Poi ci si sposta a La Mesa (nei pressi di Bogotà) dove un Giudice di Famiglia emette la sentenza di adozione. Poi si torna a Bogotà per fare il passaporto della bambina e attendere l'autorizzazione della CAI (Commissione Adozioni Internazionali). Il tutto in genere dura circa 30 giorni»;

   a complicare ancora di più la situazione, è l'annuncio del lockdown. «È iniziato il 20 marzo – ha aggiunto Sonia – La difficoltà più grande è stata vivere nell'incertezza, e restare bloccati con due bambini in un piccolo appartamento, che non ha certo i comfort della nostra casa. Abbiamo dovuto cercare di rassicurare i bambini e far vivere loro una apparente “normalità” senza poter uscire mai di casa»;

   dopo 42 giorni a Cali la famiglia ha avuto il permesso dalle autorità colombiane di poter rientrare a Bogotà, con un viaggio in auto di 11 ore, a causa del blocco di tutti i voli nazionali e internazionali. «Il tribunale di famiglia ha riaperto lavorando in modalità telematica il 27 aprile e in pochi giorni abbiamo avuto la sentenza, fatto il passaporto a Lucy e ottenuto l'autorizzazione della CAI per il rientro in Italia. Quindi da circa una settimana abbiamo concluso tutto l'iter e saremmo pronti per rientrare, ma non ci sono voli che possano riportarci a casa»;

   «Non pretendiamo un volo gratuito, ma solo che il nostro Governo acceda al meccanismo europeo di Protezione Civile, per realizzare voli a prezzi ragionevoli. La Germania ha realizzato così 147 voli, l'Italia solo 1 (a febbraio, per i crocieristi della Diamond)»;

   infine l'appello: «Chiediamo al Ministero degli Esteri che si attivi per noi e per le altre 4 famiglie adottive bloccate come noi qui in Colombia. Siamo qui da 70 giorni, pensiamo che sia giunto momento per i nostri figli di tornare a casa» –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle iniziative da intraprendere per portare a casa le famiglie bloccate in Colombia, anche ricorrendo al Meccanismo europeo di protezione civile.
(4-05647)


   PAPIRO, EHM, SURIANO, NAPPI, MARTINCIGLIO e D'ORSO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è entrata nella cosiddetta «fase 2» di contrasto alla diffusione del Covid-19, ovvero quella della convivenza con il virus, con la graduale ripresa dei servizi aerei e di comunicazione nazionale e internazionale;

   in questo periodo di emergenza, si sarebbero verificati casi di tariffe aeree molto superiori alla media, spesso coincidenti con voli in seguito mai effettuati, perché le compagnie aeree, dopo aver chiesto il pagamento del biglietto, hanno annullato il volo a ridosso della partenza;

   dalle denunce avviate da parte dei nostri connazionali, risulterebbero situazioni simili; gli stessi, dopo aver pagato il biglietto (anche a prezzi superiori a quelli di mercato), non si vedono rimborsata la somma versata per l'acquisto, ma ricevono solo dei voucher da riutilizzare entro una determinata data (in alcuni casi sembrerebbe addirittura senza l'emissione dei voucher);

   sarebbero circa settemila i connazionali ancora all'estero che chiedono sostegno ed aiuto, mentre i prezzi dei biglietti sono oggi più che triplicati secondo quanto riportato anche dagli organi di informazione;

   in questi giorni il Governo, dopo aver spiegato nel dettaglio il grande e proficuo lavoro svolto per il rientro dei nostri connazionali, avrebbe programmato ulteriori operazioni per i prossimi giorni, dichiarando che si potrà avvalere nella «Fase 2» anche del Meccanismo europeo di protezione civile –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per affrontare la problematica del rimpatrio dei circa settemila connazionali ancora all'estero, avanzando proposte e/o attivando opportune modalità anche in sede europea;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per risarcire/indennizzare i concittadini che hanno dovuto affrontare spese fuori mercato, per rientrare in Italia;

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per verificare che siano stati rispettati i principi di solidarietà, equità e proporzionalità previsti dal regolamento del Meccanismo unionale di protezione civile e che quindi tali voli siano stati effettuati da Paesi senza voli commerciali sulle tratte oggetto di voli speciali;

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo in ordine ad eventuali misure sanzionatorie relative a presunti comportamenti scorretti delle compagnie aeree o agenzie intermediarie che, in momento di difficoltà, potrebbero aver approfittato o potrebbero continuare a speculare sullo stato di necessità in cui si trovano i nostri connazionali, vendendo agli stessi biglietti a prezzi esosi per voli che con molta probabilità non potranno essere effettuati.
(4-05654)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOGLIANI, ANDREUZZA, BAZZARO e VALLOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a tre mesi dall'annuncio non è stato ancora firmato il decreto interministeriale per avviare il piano di scavo per i fanghi presenti sui fondali di Venezia;

   ciò nonostante le dichiarazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti che il 13 febbraio 2020, in risposta alla grande manifestazione di protesta che a Venezia riunì oltre 700 persone tra lavoratori, imprenditori e istituzioni, annunciarono la fine dell'iter per il nuovo protocollo fanghi atteso da anni;

   il mancato dragaggio manutentivo di tutti i canali, portuali e della città, rischia di bloccare le attività portuali e industriali, mettendo a rischio il futuro di 21.000 lavoratori, che producono un fatturato annuo di 6,6 miliardi di euro;

   le categorie sindacali dei lavoratori sono pronte a indire uno sciopero, in quanto si stima che resteranno senza lavoro circa 20 mila persone;

   il danno economico per Venezia ammonta a circa 50 milioni di euro annui, venendo a mancare circa 50 toccate all'anno di navi porta contenitori, in quanto ciascuna toccata genera un valore di 1 milione di euro per lo scalo veneziano;

   per evitare un blocco irreparabile dell'attività commerciale del porto di Venezia e Chioggia, urgono quindi le autorizzazioni per i dragaggi e per l'individuazione dei siti di conferimento dei sedimenti dragati, che sono bloccate dalla mancata approvazione del protocollo fanghi presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ormai da troppi mesi;

   è necessario, inoltre, intervenire tempestivamente per la manutenzione del canale dei Petroli e provvedere a scavare ed allargare il canale Vittorio Emanuele III per la salvaguardia dell'ecosistema lagunare, della portualità e, di conseguenza, rafforzare la sostenibilità culturale, sociale ed economica di Venezia –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare immediatamente le iniziative di competenza per risolvere la questione dei dragaggi del porto di Venezia e sbloccare questa dannosa situazione per la città e per la regione Veneto, attivandosi per l'approvazione immediata del protocollo fanghi e per l'individuazione, senza ulteriori ritardi, di idonei siti di conferimento per i sedimenti da dragare.
(4-05637)


   ROTTA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'orso M49 era balzato agli onori delle cronache di tutta Italia nel luglio 2019 quando il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, aveva firmato un'ordinanza di cattura;

   il plantigrado M49, evaso dal sito nel quale era stato confinato, il Casteller di Trento, è stato catturato nei boschi di Tione, nelle Valli Giudicarie, dagli uomini del Corpo forestale provinciale;

   da articoli di stampa (si veda L'Adige del 9 maggio 2020 e altri) sembrerebbe, a differenza di quanto dichiarato, che lo spazio a disposizione di questo orso sarebbe di 0,8 ettari di terreno condiviso, inoltre, con un'altra orsa lì reclusa da anni, DJ3;

   se tale circostanza fosse confermata, significherebbe che l'assessore competente della provincia autonoma di Trento, Giulia Zanotelli, avrebbe reso nota e diffusa ai mass media una notizia non corrispondente al vero circa lo spazio a disposizione del plantigrado;

   tale circostanza circa il reale spazio a disposizione di M49, cioè 7.605 metri quadri corrispondenti a circa 0,8 ettari, sarebbe stata confermata anche dal Servizio foreste e fauna dalla provincia di Trento. Pertanto, il territorio a disposizione di questo plantigrado sarebbe di appena 0,4 ettari di terreno, assolutamente insufficiente a garantirne il benessere e, soprattutto, l'adeguata mobilità e lo scarico di eventuale aggressività, alla base della quale c'era stata anche la emanazione dell'ordinanza di cattura (che prevedeva anche la possibilità di abbattimento) per M49 nel luglio 2019;

   la provincia autonoma di Trento ha già dimostrato, nel recente passato, di non avere a cuore la salute degli orsi avendo abbattuto l'orsa ribattezzata «Daniza», cosa che aveva prodotto giusta indignazione in tutto il territorio italiano e anche scontri di piazza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se, per quanto di competenza, non ritenga urgente adottare iniziative al fine di verificare le condizioni fisiche e generali di entrambi gli orsi e individuare una sede adeguata e diversa da quella attuale per garantire il benessere dell'animale.
(4-05650)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PICCOLI NARDELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig), ente storico e patrimonio del Paese, è stata istituita nel 1945 con decreto di Alcide De Gasperi;

   l'associazione è ente morale a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 1° giugno 1948, nonché riconosciuto quale ente assistenziale a carattere nazionale con decreto del Ministro dell'interno 6 novembre 1959, n. 10.18404/12000°40; infine, con il decreto-legge n. 97 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 203 del 1995, è stata riconosciuto definitivamente ente culturale;

   inoltre, è inclusa tra le «organizzazioni non governative» segnalate dall'Onu tra gli enti di sviluppo sociale;

   dal 1°luglio 2019 l'Aig si trova in procedura fallimentare (n. 492/2019), avviata dal tribunale fallimentare di Roma;

   il 26 giugno 2019 il tribunale fallimentare di Roma ha respinto la domanda di un'omologa di concordato in continuità avviata con ricorso ai sensi dell'articolo 161 della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e depositata in data 30 giugno 2017, nonostante l'approvazione del piano dalla maggioranza dei creditori, pronunciatisi a favore di Aig della sua solvibilità, oltre che a favore della concreta possibilità di un suo pronto rilancio e sviluppo;

   l'ente si è opposto alla procedura fallimentare, depositando il reclamo presso la corte d'appello, in pendenza già di un ricorso per regolamento di giurisdizione presso la Corte di cassazione e di un secondo ricorso presso la stessa corte d'appello e che è, ad oggi, in attesa di una risolutiva e definitiva via d'uscita;

   il tribunale di Roma, tuttavia, a quanto consta all'interrogante ha deciso di non tenere conto del ricorso per regolamento di giurisdizione, presentato dall'Aig e tuttora pendente presso la Corte di cassazione, nonché del reclamo presentato dalla stessa associazione avverso la mancata sospensione della procedura concorsuale;

   dopo quasi 75 anni di ininterrotta e preziosa attività al servizio del turismo giovanile, scolastico e sociale, l'Aig rischia la definitiva chiusura;

   peraltro, la procedura fallimentare potrebbe determinare il licenziamento del personale diretto e indiretto, oltre 200 persone con relative famiglie;

   occorre, inoltre, evidenziare le ulteriori e pesanti ricadute per l'indotto dovute dalla situazione epidemiologica in Italia, causata dal carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia da coronavirus (COVID-19) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se per quanto di competenza, non ritenga opportuno adoperarsi al fine di tutelare e salvaguardare il personale e garantire le funzioni dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù (Aig) ente la cui rete di strutture, la distribuzione e il radicamento in ogni regione italiana svolgono un prezioso ruolo sociale ed educativo.
(5-03976)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   le diverse bozze in circolazione del prossimo decreto-legge per gestire l'emergenza economica nazionale dovuta alla diffusione del Covid-19, anche noto come «decreto rilancio», contengono una riforma dell'organo di governo dell'Ente nazionale per il turismo (ENIT);

   in base a tale modifica il consiglio di amministrazione dell'ente dovrebbe assumere la seguente configurazione: «Il Consiglio di amministrazione è composto dal Presidente e da altri quattro membri nominati dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, di cui uno designato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e uno dalle Associazioni di categoria maggiormente rappresentative. Il Consiglio nomina un amministratore delegato, scelto tra i propri componenti designati dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. Il collegio dei revisori dei conti, composto da tre membri effettivi, uno dei quali designato dal Ministro dell'economia e delle finanze e da due supplenti, nominati con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, che altresì designa il Presidente»;

   la modifica del consiglio prevista aumenta di ben due componenti – portandoli da tre a cinque – il consiglio di amministrazione e introduce altresì la facoltà di nominare un'amministratore delegato, che dovrebbe sostituire la attuale figura del Consigliere delegato alla gestione esecutiva dell'ente;

   la riforma dell'organo di Governo dell'Enit non solo lascia supporre che subito dopo si promuoverà una riorganizzazione dell'intero ente, proprio in un momento in cui la sua attività sarà particolarmente rilevante, ma appare all'interrogante ingiustamente inserita in un provvedimento d'urgenza, pur essendo una misura di carattere ordinamentale;

   a parere dell'interrogante, la fretta e le modalità surrettizie con le quali si sta tentando di operare la riforma del consiglio di amministrazione, destano il sospetto che la chiave dell'intera operazione sia quella di «distribuire» due «poltrone» in più all'interno del medesimo ente per tacitare dissidi sulle nomine –:

   se il Governo non ritenga più opportuno, se del caso, inserire la riforma dell'Enit in un'iniziativa normativa ad hoc o, almeno, in un provvedimento il cui oggetto sia il turismo, e sul quale possa avere luogo un corretto confronto parlamentare, non inutilmente segnato dalla fretta dell'esigenza di conversione di un decreto-legge.
(4-05657)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 febbraio 1998 l'ente Poste Italiane è stato trasformato in società per azioni, con quote per circa il 30 per cento appartenenti al Ministero dell'economia e delle finanze e per il 35 per cento a Cassa depositi e prestiti;

   Poste Italiane possiede una vasta rete di presidio territoriale composta da circa 13.000 uffici postali e 16 centri di meccanizzazione nei quali lavorano nel complesso circa 130.000 dipendenti;

   l'accordo sindacale raggiunto nel giugno 2018 prevede, a fronte di circa 15.000 pensionamenti nel triennio 2019-2021, la stabilizzazione di circa 6.000 unità di personale precario;

   circa 450 lavoratori afferenti all'Agenzia Adecco, oggi impiegati presso Poste italiane come autisti, dopo la promessa di stabilizzazione si sono visti recapitare una mail dall'agenzia di somministrazione nelle scorse settimane, con la quale veniva comunicata la proroga della lettera di incarico presso l'utilizzatore Poste Italiane fino al 30 giugno 2020 o fino al 30 settembre 2020. Si apprende da fonti sindacali che, alla richiesta di chiarimenti presentata alla Adecco, è stato riferito che coloro che sono prossimi a maturare i 24 mesi di attività lavorativa non possono aspettarsi ulteriori rinnovi; questi verrebbero, cioè, a perdere il loro lavoro presso Poste Italiane nel corso della peggiore crisi economica dalla seconda guerra mondiale;

   Poste Italiane ha centrato tutti gli obiettivi finanziari delineati per il 2018: i ricavi di gruppo si attestano a 10,864 miliardi di euro, in aumento del 2,2 per cento rispetto al 2017; il risultato operativo è in rialzo del 33,5 per cento a 1,499 miliardi di euro; l'utile netto pari ha raggiunto quota 1,399 miliardi di euro nel 2018 (+709 milioni rispetto al 2017), grazie all'incremento dei ricavi e del risultato operativo;

   il settore della logistica – pur colpito anch'esso dalla crisi legata alla pandemia da COVID-19 – appare fondamentale per l'economia italiana nella fase 2 e nello sviluppo futuro, viste le potenzialità legate alle consegne a domicilio e alla diminuzione del commercio al dettaglio;

   l'azienda appare dunque sana e in grado di stabilizzare figure impiegate in attività di responsabilità, come la consegna di pacchi e di pacchi speciali, che per la tutela della sicurezza dei lavoratori e di terzi dovrebbero ricevere la giusta qualifica, le giuste tutele e la giusta retribuzione per il lavoro svolto;

   a parere dell'interrogante, l'utilizzo continuo di centinaia di lavoratori in somministrazione per svolgere attività ordinarie rappresenta una distorsione della flessibilità consentita dal lavoro interinale, e un'azienda a maggioranza di capitale pubblico non dovrebbe partecipare a questa forma di precariato che mette in dubbio la stabilità economica di centinaia di famiglie –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, per garantire la stabilizzazione ai lavoratori in somministrazione che lavorano o hanno lavorato presso Poste Italiane e per limitare le situazioni di precariato diffuso presenti nelle società con partecipazioni del Ministero dell'economia e delle finanze.
(5-03964)

Interrogazione a risposta scritta:


   CURRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo è primo azionista di Ubi banca con una partecipazione del 5,9 per cento;

   solo qualche giorno fa è stata pubblicata da tutte le più importanti testate giornalistiche nazionali e di settore la notizia relativa ad un'operazione che coinvolge Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo per un investimento da 7 milioni di euro in opzioni call su azioni Ubi banca, realizzato dalla Sgr Fondaco, incaricata di gestire una parte delle risorse dell'Ente;

   questa operazione, stando ai dati diffusi dagli analisti di settore, avrebbe generato una minusvalenza potenziale tra i 2 e i 3 milioni di euro a seguito del crollo del mercato azionario scaturito dalle misure di lockdown attuate dal nostro Paese;

   i vertici della Fondazione hanno evidenziato che «le operazioni sul titolo Ubi Banca realizzate in questo periodo in capo alla stessa Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, riguardano esclusivamente una normale attività su opzioni e sono compiute in piena autonomia da un gestore esterno, sulla base di un mandato avviato nel 2017»;

   a tal proposito, desta più di un dubbio la comunicazione effettuata secondo norma da Ubi banca a seguito dell'operazione finanziaria in parola: tale comunicazione, infatti, indicherebbe quale soggetto che ha realizzato l'operazione medesima proprio la Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo e non direttamente la Sgr Fondaco;

   nel segnalare tale anomalia si rileva che la Fondazione è un ente filantropico che si occupa dello sviluppo sociale ed economico del territorio e in qualità di investitore istituzionale pone grande attenzione alle ricadute locali delle proprie scelte. Appare quindi allarmante che proprio gli enti locali interessati abbiano manifestato la loro contrarietà e l'opinione secondo cui tale operazione si sarebbe dovuta evitare, a maggior ragione in un periodo in cui le necessità di tipo economico e sociale, conseguenti all'emergenza sanitaria ancora in atto derivante dalla diffusione del Covid-19, si sono mostrate così dirompenti;

   dunque, all'interrogante l'iniziativa d'investimento suindicata sembrerebbe contraddistinta da elementi di natura speculativa se si considera anche che la Fondazione è forte di un bilancio record nel 2019 con erogazioni effettuate per un valore di 34,5 milioni di euro nel 2020 –:

   se ritenga di compiere tutte le più opportune verifiche sulle operazioni descritte in premessa nell'ambito delle competenze di vigilanza sulle fondazioni riservate al Ministero dell'economia e delle finanze eventualmente in raccordo con Consob.
(4-05653)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'11 maggio 2020 si è appreso dalla stampa che, durante una delle ordinarie perquisizioni effettuate, gli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Velletri hanno rinvenuto un telefonino completo di scheda telefonica tenuto ben nascosto dentro una delle scatole dei punti luce situati nella saletta ricreativa del nuovo padiglione. Non solo, sempre durante le consuete operazioni di controllo all'interno delle celle, sono stati trovati alcuni grammi di hashish;

   il 12 maggio 2020 si è svolta l'informativa urgente sulla vicenda della nomina del direttore dell'amministrazione penitenziaria nel 2018 nel corso della quale si è ribadita la necessità di garantire sicurezza all'interno dei penitenziari dove, a causa delle sommosse che hanno interessato diversi istituti carcerari, durante l'emergenza COVID, presumibilmente programmate con un traffico di informazioni condivise tramite strumenti di comunicazione illegali, vi sono stati ben 13 morti e diverse evasioni;

   nel 2019 sono stati 2.100 i telefoni cellulari sequestrati nel corso di perquisizioni o attività di controllo, entrati nelle carceri con troppa facilità e spesso a causa dei detenuti in semilibertà o in permesso, come nel caso recente di Velletri dove l'operazione di ritrovamento del cellulare è avvenuta nelle sezioni del nuovo padiglione dove sono ristretti una parte dei detenuti lavoranti. Cellulare, come detto, ben nascosto dentro una delle scatole dei punti luce situati nella saletta ricreativa del nuovo padiglione;

   si legge nella relazione conclusiva della Commissione antimafia della passata legislatura che: «Se non si interrompessero, soprattutto per le organizzazioni mafiose di tipo verticistico, i contatti delittuosi di taluni detenuti "qualificati", lo stato detentivo dei soggetti per i quali ricorrono "gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica" ed "elementi tali da far ritenere la sussistenza di collegamenti con un'associazione criminale", si rivelerebbe un fattore neutro per le associazioni criminali che continuerebbero a operare normalmente, perfino per le questioni di "straordinaria amministrazione", così vanificando gli sforzi compiuti nella lotta alle mafie e le stesse finalità della pena»;

   la pericolosità delle libere comunicazioni di un detenuto con il mondo esterno potrebbe essere la causa di ulteriori reati sia all'interno che all'esterno del carcere, soprattutto se si tratta di particolari tipologie di detenzione come quella regolamentata dal 41-bis, con un regime speciale pensato in passato come il carcere «impermeabile» per i mafiosi, adesso, di fatto, diventato permeabile;

   la possibilità di comunicare tramite strumenti come i telefoni cellulari, pregiudica inoltre la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria, per i quali il bilancio delle aggressioni risulta direttamente proporzionale al sovraffollamento, e in particolare preoccupa il sovraffollamento e la carenza organica negli istituti penitenziari della regione Lazio, ai quali va aggiunta l'inadeguatezza delle strutture e della cronica carenza di personale –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative per garantire urgentemente che non possano penetrare strumenti di comunicazione illegali all'interno delle carceri e, al contempo, aumentare la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria, in particolar modo per quelli in servizio presso il carcere di Velletri.
(3-01540)


   PINI, RIZZO NERVO e GRIBAUDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 9 maggio 2020 Silvia Romano, cittadina italiana rapita in Kenya il 20 novembre 2018, è stata liberata dopo una prigionia di 18 mesi;

   una volta liberata, trovandosi in Somalia, è stata riportata in Italia con un aereo militare atterrato all'aeroporto militare di Ciampino a Roma il 10 maggio 2020;

   come da prassi in questi casi, dopo essere atterrata è stata ascoltata dal sostituto procuratore per rilasciare libere dichiarazioni nell'ambito dell'inchiesta riguardante il suo rapimento aperta presso la procura di Roma;

   qualche ora dopo era possibile leggere su molti quotidiani online parte delle dichiarazioni date dalla Romano, mentre l'11 maggio 2020 tutti i principali quotidiani riportavano stralci importanti, tutti per altro molto simili tra loro a dimostrazione di una fonte unica, delle dichiarazioni date al sostituto procuratore;

   le dichiarazioni erano secretate;

   non risulta agli interroganti che la Romano abbia rilasciato alla stampa alcuna dichiarazione riguardante le dichiarazioni date –:

   se il Ministro interrogato fosse a conoscenza di questo episodio;

   se il Ministro intenda adottare le iniziative di competenza per capire come sia stato possibile leggere su tutti i quotidiani le dichiarazioni rese alla procura e poi secretate.
(3-01541)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 sulla cosiddetta «fase 2» dell'emergenza da virus COVID-19 ha introdotto ulteriori disposizioni in relazione a scadenze precise e a regole per consentire una graduale ripresa delle attività, nei settori produttivi e dei servizi, e una graduale e sicura circolazione dei cittadini che dovranno recarsi sui luoghi di lavoro;

   la gestione dei flussi di persone, in particolare sui mezzi pubblici, è una delle questioni più complesse e delicate della «fase 2», che al tempo stesso coniuga l'obiettivo di assicurare il diritto alla mobilità con la salute dei cittadini;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 prevede uno specifico protocollo del settore del trasporto e della logistica (allegato 8), sottoscritto il 20 marzo 2020, e delle linee guida (allegato 9) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con procedure specifiche per il contenimento della diffusione del COVID-19 nel settore del trasporto pubblico locale;

   accanto alla procedura base della sanificazione e dell'igienizzazione dei locali, dei mezzi di trasporto e dei mezzi di lavoro, si prevedono: flussi separati di salita e discesa dei passeggeri e aperture differenziate delle porte; applicazione di marker sui sedili non utilizzabili; aumento della frequenza dei mezzi nelle ore considerate ad alto flusso di passeggeri; numero massimo di passeggeri per consentire il rispetto della distanza di un metro, anche non effettuando alcune fermate; apparati di videosorveglianza per monitorare i flussi ed evitare assembramenti; sospensione vendita e controllo dei titoli di viaggio a bordo;

   in Piemonte, secondo quanto reso noto da organi di informazione, si stanno registrando gravi disservizi sui mezzi di trasporto pubblico e sui treni dei pendolari rispetto alle procedure di controllo sopracitate. E tutto questo in un contesto che vede, ad oggi, una utenza notevolmente ancora ridotta rispetto ai viaggiatori che abitualmente utilizzano tale servizio;

   nei treni per i pendolari che viaggiano in direzione del capoluogo regionale, ad esempio, secondo la stampa, non vi è «nessun segnaposto sui sedili, niente indicazioni su dove salire e scendere dai convogli. E ancora nessuno a controllare che chi viaggia sui treni regionali indossi la mascherina durante tutto il percorso». Ed anche i dispenser del gel disinfettante sono regolarmente scarichi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità del trasporto pubblico del Piemonte, relativo alla seconda fase dell'emergenza sanitaria;

   se il trasporto pubblico del Piemonte, su rotaia e su gomma, sia in linea con le norme di distanziamento sociale vigenti;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare iniziative per garantire la piena tutela del diritto alla salute nei mezzi di trasporto pubblico per utenti e personale addetto.
(5-03975)

Interrogazione a risposta scritta:


   TONDO e SANGREGORIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con disposizione organizzativa in data 4 maggio 2020 n. 12/AD la società Anas/Ferrovie dello Stato italiane ha deliberato l'assegnazione dell'incarico alla direzione information and communication technologies (ICT) all'ingegnere Massimo Gattoni;

   come riportato da alcuni quotidiani italiani, in particolare Repubblica: «L'ultima nomina targata 5Stelle è contenuta nella disposizione organizzativa 12/AD e porta la data di lunedì 4 maggio: giorno uno della ripartenza. A firmarla è l'ad di Anas Massimo Simonini, catapultato un anno e mezzo fa alla cloche del gestore stradale dall'allora Ministro dei trasporti Danilo Toninelli. La poltrona assegnata è quella della direzione dell'Information and Communication» (...) «si tratta di una delle più ambite e meglio remunerate della società e l'ha conquistata una vecchia conoscenza del M5S: l'ingegner Massimiliano Gattoni da Pesaro» ex capo della segreteria tecnica di Toninelli a cui andrà un appannaggio di 250 mila euro l'anno;

   in Anas c'è sempre stato personale qualificato che ha operato nel settore Ict. Gli interroganti si chiedono se fosse necessario assumere una persona ancora visto che ci sono 6.500 dipendenti e se nessuno avesse le capacità per guidare questo settore; Anas, inoltre, fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, dove ci sono senz'altro competenze specifiche nel settore Ict a cui si poteva attingere;

   l'amministratore delegato Simonini all'inizio del suo mandato ha licenziato alcuni dirigenti e adesso assume un nuovo alto dirigente con tempi e modalità ad avviso degli interroganti, quantomeno, insolite –:

  se non intenda fornire chiarimenti in ordine a quella che appare agli interroganti un'indebita ingerenza nei confronti di Anas s.p.a., società pubblica sottoposta alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e se non rilevi palesi incongruenze nelle modalità che hanno portato alla assunzione del nuovo dirigente Ict di Anas.
(4-05658)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MULÈ. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   come riportato in un articolo del sito Infosec.news, in un'intervista del 9 maggio 2020, Paolo De Rosa responsabile tecnologico del dipartimento del Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione e uno dei tre coordinatori della task force che ha individuato la App Immuni, ha dichiarato che tra i soggetti che si stanno occupando della sicurezza della App Immuni vi è Sogei Spa;

   l'adozione della App Immuni è stata oggetto di numerose polemiche, che allo stato in parte ancora perdurano, in ordine proprio alla sicurezza del trattamento dei dati che verranno raccolti;

   a tal proposito, aver individuato Sogei tra i soggetti che dovranno occuparsi della definizione dei requisiti tecnici, dell'analisi dello sviluppo, dell'installazione del backend e dei test di sicurezza suscita qualche perplessità, a giudizio dell'interrogante,

   come ricostruisce sempre l'articolo di Infosec.news, infatti, sono numerosi gli insuccessi, in alcuni casi anche di ampie dimensioni, dei quali si sono rivelati protagonisti sistemi informatici curati da Sogei. Per citare un caso su tutti è sufficiente fare riferimento alla vicenda delle cosiddette «cartelle pazze», che ha generato una lunga serie di contenziosi tra contribuenti e pubblica amministrazione –:

   quali siano le motivazioni che abbiano indotto ad individuare Sogei tra i soggetti che dovranno assicurare e garantire la sicurezza della App Immuni.
(4-05648)


   BUTTI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   anche dalle audizioni svolte presso il Copasir non emerge con chiarezza chi abbia scelto App Immuni;

   la Ministra interrogata più volte aveva affermato che la scelta era da attribuire alla task force di esperti da lei reclutata;

   nell'audizione del 5 maggio 2020 avrebbe però coinvolto nella scelta gli 007 del dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis);

   il direttore del Dis Vecchione, avrebbe però chiarito in una precedente audizione sempre al Copasir di aver esaminato l'app Immuni solo a scelta avvenuta;

   per due mesi nei talk show si parla di mascherine, protezione civile, statistiche dei decessi e improbabili vaccini. Mai di contact tracing;

   il 23 marzo 2020 il Ministero lancia la call che dura meno di tre giorni. Il 7 aprile vengono consegnate le relazioni della task force, obbligata a tacere da un rigido tasso di riservatezza;

   una di queste, la più importante, raccomanda la selezione di due app;

   Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della salute, il giorno 8 aprile dichiara che sarà esaminata una short list;

   il 16 aprile il commissario Arcuri sceglie Immuni –:

   quali siano stati i criteri di valutazione dell'app indicativi per la scelta, visto che ancora se ne sta discutendo ampiamente nonostante la scelta definitiva di Immuni;

   quante aziende abbiano risposto alla call e quali siano i punteggi rimediati dai loro progetti di App;

   chi abbia scelto il progetto di Bending Spoons;

   se corrisponda al vero la notizia secondo la quale, parecchio tempo prima della scelta di Immuni, sia stato recapitato alla Ministra interrogata un documento per l'uso dei big data per la gestione dell'emergenza firmato da due esperti che poi sono stati inseriti nella citata task force.
(4-05656)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   BRESCIA, BALDINO, ALAIMO, BILOTTI, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, SABRINA DE CARLO, DIENI, FORCINITI, MACINA, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, SURIANO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 27 aprile 2020, l'agente scelto di polizia Pasquale Apicella è stato ucciso a Napoli durante l'inseguimento di una banda di rapinatori;

   l'agente Apicella, come purtroppo tanti altri servitori dello Stato, ha sacrificato la propria vita difendendo i valori della legalità e i principi fondamentali della democrazia;

   anche per riconoscere questo sacrificio appare, dunque, sempre più urgente un intervento legislativo, da troppo tempo atteso, per estendere alle vittime del dovere i benefici riconosciuti a quelle del terrorismo dalla legge 3 agosto 2004, n. 206 e mettere così fine a una normativa eterogenea che ha dato spesso adito a contenziosi e disparità di trattamento;

   su richiesta del gruppo del Movimento 5 Stelle, è stato avviato l'esame presso la competente Commissione del Senato di provvedimenti in materia, che vedono anche la sostanziale convergenza di gruppi di opposizione; appare fondamentale il contributo del Governo in ordine ai fondi necessari per la copertura degli oneri –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente e necessario un intervento normativo al fine di equiparare le vittime del dovere a quelle del terrorismo, secondo quanto esposto in premessa, chiarendo – per quanto di competenza – i profili onerosi di una simile misura e la relativa copertura economica.
(5-03967)


   MAGI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come previsto dal decreto-legge n. 26 del 2020 attualmente in fase di conversione, salvo sopravvenute specifiche situazioni epidemiologiche da COVID-19 il prossimo autunno si terranno le elezioni per il rinnovo di 1.133 consigli comunali (che coinvolgono 6,5 milioni di elettori) e di 6 consigli regionali (Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia), oltre al referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari che coinvolge l'intero corpo elettorale;

   il mondo scientifico mette in guardia dal concreto rischio che in autunno ci possa essere una nuova ondata di epidemia da Covid-19;

   come è noto, le norme vigenti prevedono, a tutela della salute pubblica, il divieto assoluto di mobilità dalla propria dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus;

   l'articolo 1 del decreto-legge 3 gennaio 2006, n. 1, come modificato dalla legge 7 maggio 2009, n. 46, consente il voto domiciliare per elettori affetti da infermità che ne rendano impossibile l'allontanamento dall'abitazione; a tal fine, la documentazione richiesta dalla stessa disposizione deve essere presentata al sindaco del comune nelle cui liste elettorali sono iscritti, tra il quarantesimo e il ventesimo giorno antecedente la data della votazione;

   sebbene siano evidenti le analogie tra la condizione dei malati intrasportabili e di coloro che siano sottoposti a quarantena, in tale ultimo caso il numero di interessati potrebbe essere molto maggiore; inoltre, la finestra temporale attualmente prevista per la richiesta di voto domiciliare non sarebbe utile ad assicurare a tutti il diritto di voto –:

   quali iniziative intenda adottare in vista del possibile turno elettorale del prossimo autunno al fine di assicurare il diritto di voto anche ai cittadini in quarantena.
(5-03968)


   IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI, TONELLI e VINCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli scorsi giorni un numero sempre maggiore di commercianti e imprenditori sono scesi in strada per denunciare la gravissima crisi economica che sta investendo il nostro Paese a causa del prolungato perdurare del lockdown imposto per l'emergenza sanitaria;

   in diverse città italiane sono state molte le proteste per chiedere la riapertura delle attività pur nel rispetto delle regole per il contenimento del Covid-19 e per denunciare la totale assenza di adeguati e concreti incentivi economici da parte del Governo per il sostegno e il rilancio dell'economia;

   dopo più di due mesi di inattività, in mancanza di chiare indicazioni, concrete prospettive e soprattutto di effettive condizioni per poter riaprire, commercianti e imprenditori si sono visti, dunque, costretti a manifestare in diverse piazze italiane pur di riuscire a far sentire le loro legittime istanze;

   secondo quanto riportato dalla stampa, molti dei manifestanti sarebbero stati addirittura sanzionati dalle Forze di polizia con multe da 400 euro, nonostante abbiano esternato le loro richieste pacificamente e nel rispetto delle misure a tutela della salute pubblica;

   nonostante l'emergenza sanitaria e pur nel bilanciamento dei diritti fondamentali, deve essere comunque tutelato l'esercizio della libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero, garantita dall'articolo 21 della Costituzione e ritenuta uno dei fondamenti del nostro ordinamento, e tanto più in questo periodo, in cui, per effetto della crisi epidemiologica, molte altre libertà e diritti fondamentali sono stati già compressi;

   tale libertà va a maggior ragione assicurata quando venga esercitata, come nei casi sopra richiamati, in funzione di altri diritti, parimenti garantiti dalla Costituzione, quale quello al lavoro all'articolo 4 che affida alla Repubblica il compito di promuovere le condizioni che rendano effettivo tale diritto;

   pertanto, le sanzioni agli esercenti costretti a denunciare la gravissima crisi economica e i milioni di posti di lavoro a rischio, risultano ingiuste e lesive delle libertà costituzionali;

   andrebbe invece espressa piena solidarietà ai manifestanti ed anche agli agenti della polizia di Stato obbligati dal Governo a dover procedere con quelle che appaiono agli interroganti assurde sanzioni nei confronti di onesti cittadini e lavoratori in piena crisi economica –:

   se e quali iniziative si intendano avviare al fine di disporre l'annullamento delle sanzioni di cui in premessa e per assicurare comunque l'esercizio della libertà di manifestare il proprio pensiero garantita dall'articolo 21 della Costituzione, pur nel rispetto delle regole per il contenimento del Covid-19.
(5-03969)


   SISTO e D'ATTIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in considerazione della situazione epidemiologica conseguente alla diffusione del coronavirus (COVID-19), il Governo ha previsto una deroga allo svolgimento delle consultazioni elettorali previste per l'anno 2020;

   per quanto riguarda le elezioni comunali e circoscrizionali il turno ordinario del 2020 viene spostato a una domenica compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre, anziché tra il 15 aprile e il 15 giugno, e viene prolungata di tre mesi la durata in carica dei consigli regionali il cui rinnovo è previsto entro il 2 agosto 2020 prevedendo che le elezioni si svolgano nei 60 giorni successivi o nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori;

   l'intervento citato si rende necessario al fine di evitare, nell'attuale situazione emergenziale, l'occasione di assembramenti di persone e condizioni di contiguità, incompatibili con le misure precauzionali adottati ai fini di profilassi sanitaria;

   come riportato da fonti di stampa, i presidenti di alcune regioni stanno chiedendo a gran voce la possibilità di fissare la finestra di voto nel prossimo mese di luglio;

   in particolare, il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, continua a manifestare, attraverso i più disparati canali di comunicazione, tutto il suo precipuo interesse affinché le elezioni comunali e regionali si svolgano prima dell'estate;

   quanto appena riportato, dimostra, ad avviso dell'interrogante, la scarsa attenzione in merito ad un evento eccezionale, come quello dell'emergenza sanitaria in corso, che non permette di svolgere, in piena sicurezza per tutti i cittadini, le consultazioni nella finestra elettorale di luglio 2020 –:

   quali misure di carattere amministrativo intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di assicurare il rispetto delle regole di profilassi sanitaria in relazione alle consultazioni elettorali previste nel 2020, anche in considerazione del periodo in cui esse avranno luogo.
(5-03970)


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i segretari comunali svolgono un ruolo fondamentale nell'attività delle amministrazioni comunali, in particolare in quelle dei piccoli comuni;

   in diverse occasioni gli stessi, in ragione della loro professionalità ed esperienza, chiedono il trasferimento ad altre amministrazioni dello Stato;

   una situazione di incertezza legata ai criteri per concedere il nulla osta ai trasferimenti produce una serie di difficoltà alle amministrazioni comunali, a quelle dello Stato che intendono avvalersi dei segretari e a coloro che hanno fatto la richiesta di trasferimento;

   spesso sono state rilevate difformità di trattamenti nelle concessioni del nulla osta per il trasferimento dei segretari alle amministrazioni dello Stato, anche in base all'appartenenza geografica delle sedi di segreteria –:

   quanti nulla osta al trasferimento di segretari comunali ad altre amministrazioni dello Stato siano stati dati, a partire dal 1o gennaio 2019, in base a quali criteri siano stati concessi e se si tratti di criteri uniformi.
(5-03971)


   CECCANTI, MICELI, FIANO, DE MARIA, POLLASTRINI, RACITI e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 6 del 2020 qualificava come illecito penale, di natura contravvenzionale, il mancato rispetto delle misure di contenimento anti Covid-19;

   successivamente, il decreto-legge n. 19 del 2020, che ha abrogato le previsioni del decreto n. 6 del 2020, ha stabilito che le sanzioni applicabili per la violazione delle misure di contenimento del contagio siano invece prevalentemente sanzioni amministrative, pecuniarie e interdittive, e solo nei casi più gravi una sanzione penale;

   in particolare l'articolo 4 prevede che, salvo che il fatto costituisca reato, chiunque violi le misure di contenimento previste dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, da provvedimenti delle regioni o da ordinanze del sindaco, è soggetto alla sanzione amministrava pecuniaria del pagamento di una somma da 400 a 3.000 euro (cifra attualmente ridotta a 1.000 euro a seguito dell'approvazione di un emendamento nel corso dell'esame alla Camera), che aumenta fino a un terzo se la violazione avviene con l'utilizzo di un veicolo. Inoltre, in caso di reiterazione, la sanzione è raddoppiata;

   tali nuove sanzioni amministrative si applicano anche alle violazioni commesse anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto-legge stesso, operando quindi una depenalizzazione dei fatti riconducibili al nuovo illecito amministrativo;

   il decreto n. 19 ha introdotto, inoltre, un nuovo reato contravvenzionale di inosservanza della quarantena che consiste nell'arresto da 3 mesi a 18 mesi e nell'ammenda da euro 500 ad euro 5.000;

   in questi mesi le forze di polizia sono state impegnate nelle operazioni di controllo sul fronte del contrasto alla diffusione del Covid-19 che hanno comportato una sistematica esposizione al contagio degli stessi;

   con circolare 28 marzo 2020 del Ministero dell'interno è stato specificato che i proventi delle sanzioni sono destinati allo Stato per tutte le violazioni relative a misure restrittive disposte con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, qualunque sia il soggetto che ha accertato l'illecito, mentre i proventi delle violazioni da chiunque accertate relative ad inosservanza di provvedimenti delle regioni o dei sindaci sono destinati agli stessi enti che li hanno adottati –:

   quanti controlli siano stati effettuati ad oggi e con quale esito, a quanto ammonti il totale delle sanzioni irrogate e se esistano condizioni ostative alla possibilità di destinare una quota di tali risorse ad iniziative di solidarietà nei confronti degli operatori delle forze di polizia che per causa di servizio abbiano contratto il virus e riportato danni permanenti e per i familiari degli stessi qualora siano rimasti vittime.
(5-03972)


   PRISCO, DONZELLI, CIABURRO, GALANTINO, ROTELLI, DEIDDA, BUTTI, VARCHI, MASCHIO e FERRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020. recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale», all'articolo 1, comma 1, lettera p), dispone che «le amministrazioni di appartenenza possono (...) rideterminare le modalità didattiche ed organizzative dei corsi di formazione e di quelli a carattere universitario del personale delle forze di polizia e delle forze armate, in fase di espletamento alla data del 9 marzo 2020 (...) prevedendo anche il ricorso ad attività didattiche ed esami a distanza e l'eventuale soppressione di prove non ancora svoltesi, ferma restando la validità delle prove di esame già sostenute ai fini della formazione della graduatoria finale del corso»;

   la suddetta previsione, che mira a garantire il regolare svolgimento dei corsi di formazione e di quelli a carattere universitario del personale delle forze di polizia e delle forze armate attraverso il ricorso a modalità didattiche compatibili con lo stato d'emergenza sanitaria, non tiene in alcun conto il personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per il quale sussistono le medesime esigenze di completamento dei percorsi di formazione avviati, dal momento che a partire dal 9 marzo 2020 sono stati sospesi i corsi che erano stati già programmati nell'ambito delle facoltà assunzionali e di progressione di carriera per l'anno 2020;

   appare oltremodo urgente garantire la regolare formazione dell'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche alla luce dei contestuali concorsi interni del personale qualificato, oltre al turnover previsto, al fine di scongiurare il determinarsi di gravi carenze di personale in un Corpo che risulta, in questa fase, particolarmente necessario per l'espletamento delle competenze istituzionali ordinarie, ivi comprese quelle di protezione civile che con sempre maggiore frequenza è chiamato ad assolvere –:

   se non ritenga di adottare iniziative per sanare la disparità di garanzie fornite ai Corpi dello Stato rispetto alla possibilità di ultimare i percorsi di formazione avviati, estendendo al Corpo nazionale dei vigili del fuoco le citate previsioni del DPCM 26 aprile 2020, al fine di garantire l'accesso ai ruoli e le progressioni di carriera.
(5-03973)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sino al 2017 l'aeroporto di Forlì è stato inserito nella tabella A allegata alla legge n. 930 del 1980, dapprima nella V classe (corrispondente alla V categoria ICAO), quindi con decreto ministeriale del 20 febbraio 2000 nella IV classe (corrispondente alla VI categoria ICAO) e successivamente ulteriormente innalzata alla III classe (corrispondente alla VII categoria ICAO);

   a seguito della temporanea inattività commerciale dello scalo, con la sostituzione della citata tabella A allegata alla legge n. 930 del 1980, con altra tabella A allegata al decreto legislativo n. 139 del 2006 l'aeroporto di Forlì è stato estromesso dalla richiamata tabella;

   a seguito dell'espletamento della gara, con provvedimento del Direttore Generale dell'ENAC la concessione veniva assegnata alla società F.A. srl;

   l'11 dicembre del 2018 Enac ha chiesto ai Ministeri dell'interno e delle infrastrutture e dei trasporti di espletare le procedure di modifica dell'elencazione degli aeroporti individuati nella tabella A, certificando con ciò la sussistenza dei requisiti previsti a tal fine;

   il 9 maggio 2019 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha espresso nulla osta all'accoglimento della richiesta;

   la legge di bilancio 2020 ha previsto stanziamenti finalizzati a garantire la copertura finanziaria del servizio antincendio per il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco in relazione all'aeroporto di Forlì;

   tramite sottoscrizione di apposito verbale presso il Ministero dell'interno, la società F.A. Srl si è fatta carico dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria della caserma per garantire nei tempi più brevi la riapertura del servizio stesso; il Dipartimento ha indicato la natura degli interventi a ciò necessari con lettera del 28 febbraio 2020;

   la società di gestione ha concordato con il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco i progetti e gli interventi finalizzati all'adeguamento della caserma aeroportuale dei Vigili del fuoco poi comunicati ad Enac;

   il 23 aprile FA Srl ha ricevuto la consegna della caserma dal Corpo nazionale dei Vigili del fuoco al fine di iniziare i lavori e il 4 maggio è stato dato l'inizio lavori, per concludersi nei primi giorni di giugno;

   è necessario e urgente l'inserimento dell'aeroporto nella tabella A, al fine di permettere alla società di formalizzare contratti e pianificazioni utili per le stagioni invernale 2020 ed estiva 2021, che in caso di ulteriori ritardi nella riapertura sarebbero compromesse, con possibili gravi conseguenze per lo scalo –:

   a che punto sia l'assegnazione del contingente dei Vigili del fuoco dell'aeroporto di Forlì, anche ai fini del conseguente inserimento dello scalo nell'elenco di cui alla tabella A allegata al decreto legislativo n. 139 del 2006.
(5-03974)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TARTAGLIONE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in queste ore la regione Molise sta vivendo ed affrontando un'importante criticità relativa alla diffusione del contagio da COVID-19. Questa regione, che fino ad oggi ha dimostrato di saper gestire la pandemia con un numero davvero limitato di contagi e in assenza di particolari criticità, sta conoscendo una preoccupante crescita dei contagi;

   il boom di casi positivi si è registrato il 30 aprile 2020 in una comunità Rom di Campobasso, a seguito di un assembramento verificatosi in occasione di uno scambio di condoglianze tra familiari, vicini di casa e amici, al momento dell'uscita del feretro dall'abitazione popolare sita nel capoluogo di regione;

   sarebbero intervenuti, per l'estremo saluto, non essendo autorizzata la celebrazione del rito funebre, numerosi membri della comunità. Anche nel vicino Abruzzo, al momento si registrano 3 casi positivi nel comune di Vasto, anch'essi riconducibili al medesimo cluster. Si teme, inoltre, che abbiano preso parte anche alcuni familiari appartenenti alla comunità rom di Isernia;

   soltanto nella comunità rom di Campobasso si registrano oggi 72 casi accertati, purtroppo in continua crescita. Questo gravissimo accadimento, che ha sconvolto e preoccupato la popolazione dell'intera regione, rischia di compromettere tutti gli sforzi profusi fino a questo momento e di minare il sereno prosieguo della fase 2 che, tra appena una settimana, prevede la riapertura di tutte le attività commerciali, di ristorazione e di servizi alla persona;

   questa nuova emergenza locale, oltre a rappresentare un grave e concreto rischio di un imponente nuovo aumento di casi in una regione che non gode di un sistema sanitario sufficientemente solido, può trasformarsi altresì in un grave problema di ordine pubblico –:

   quali iniziative immediate il Governo intenda adottare per garantire, se necessario anche attraverso l'invio di forze militari, il mantenimento dell'ordine pubblico e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per supportare le istituzioni locali e l'azienda sanitaria regionale del Molise nel far fronte a questa emergenza.
(4-05643)


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è ormai purtroppo ben nota la situazione emergenziale legata alla diffusione del COVID-19 e delle conseguenti limitazioni di alcuni diritti costituzionalmente rilevanti che i cittadini italiani stanno sopportando;

   in forza della superiore difesa del diritto alla salute ex articolo 32 della Costituzione, è in essere la limitazione della libertà di circolazione ex articolo 16 della Costituzione e della libertà d'iniziativa economica ex articolo 41 della Costituzione;

   stanno ormai riprendendo con preoccupante intensità gli ingressi dalla cosiddetta «rotta balcanica» con conseguente aggravamento del rischio di diffusione anche del COVID-19;

   per tutti i nostri concittadini è in vigore la sospensione del Trattato di Schengen ovvero di libera circolazione all'interno del territorio dell'Unione europea, mentre, paradossalmente, rimane di fatto immutata la possibilità di accesso di nuovi richiedenti asilo con tutto ciò che ne consegue in termini di pregiudizio della salute pubblica nel territorio di Trieste;

   tale situazione è inaccettabile, tenuto conto dei pesanti sacrifici che i nostri concittadini stanno sopportando anche alla luce delle prospettive per il proprio futuro lavorativo, se si pensa che, ad esempio, il commercio e il terziario si vedono procrastinata di oltre un mese la possibilità di apertura con protocolli costosi e ancora da definire;

   il Friuli Venezia Giulia è la regione del Nord Italia che sta registrando il più basso numero di contagi e, pertanto, va preservata con fermezza tale situazione;

   in forza della predetta emergenza è stata potenziata la presenza di militari sul territorio dell'originaria ex provincia di Trieste, al fine di controllare il rispetto delle prescrizioni volte al contrasto della diffusione del coronavirus –:

   quali iniziative il Governo sia intenzionato ad adottare affinché si provveda al blocco degli ingressi irregolari provenienti dalla rotta balcanica, tenuto conto della criticità assoluta che tale situazione sta generando in relazione alla possibile diffusione del coronavirus.
(4-05659)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LATINI, COLMELLERE, FOGLIANI e PATELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   applicando la normativa ordinaria in materia il Governo avrebbe deciso di sopprimere il liceo comunale di Montalto delle Marche, in provincia di Ascoli Piceno, per il basso numero di iscrizioni;

   mentre la situazione sanitaria nelle Marche risulta essere ancora molto delicata e potrebbe richiedere il distanziamento sociale anche alla ripresa dell'anno scolastico in autunno, l'ufficio scolastico regionale delle Marche sembrerebbe aver deciso di non riconoscere la prima classe del liceo classico di Montalto delle Marche, un comune dell'entroterra facente parte del cratere del sisma Centro Italia del 2016;

   è il terzo anno consecutivo che l'ufficio scolastico regionale, nonostante il decreto-legge n. 189 del 2016 preveda per i territori colpiti dal sisma di quell'anno che colpì il centro Italia, la possibilità di deroga al numero minimo di alunni per classe, continua a procedere alla soppressione delle classi con l'intento di chiudere definitivamente il liceo di Montalto istituito più di settanta anni fa che ospita inoltre alunni con disabilità;

   nessuna disposizione derogativa è giunta fino ad oggi in merito dal Ministero;

   per ripartire e garantire la distanza sociale tra tutti gli studenti è necessario sia utilizzare i plessi semivuoti e a norma antincendio presenti nei comuni dell'entroterra sia assumere una volta per tutte gli insegnanti precari, indispensabili per coprire tutte le aule ed evitare così le «classi pollaio» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di scongiurare la chiusura dell'istituto di cui in premessa e prevenire il verificarsi di futuri simili episodi.
(4-05640)


   GALANTINO, MONTARULI, MOLLICONE, BUCALO, FRASSINETTI e CIABURRO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da quanto emerge dal 16° rapporto nazionale della sicurezza nelle scuole, gli edifici datati e trascurati nel corso del tempo costituiscono un pericolo per la popolazione scolastica: un dato comune alla maggior parte degli istituti scolastici italiani nei quali, in media, si verifica un crollo ogni quattro giorni. In particolare, nell'anno scolastico 2017-2018 si sono registrati crolli, distacchi di intonaco, caduta di alberi all'interno del perimetro scolastico. In questa speciale classifica, la Puglia risulta terzultima tra le regioni italiane;

   la situazione non cambia nel 17° rapporto nazionale della sicurezza nelle scuole che registra una serie di crolli. Anche questa relazione è drammatica per l'intero territorio nazionale e la Puglia presenta 8 incidenti;

   nel disastroso contesto generale dell'edilizia scolastica, succede che oltre tre milioni di euro derivanti dal taglio degli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle sono stati destinati a progetti di ecosostenibilità per le scuole italiane nell'ambito del progetto «Facciamo EcoScuola». Iniziativa che prevede le seguenti finalità: «riduzione dell'impronta ecologica tramite l'efficientamento energetico ed impianti di energie rinnovabili; diffusione della mobilità sostenibile; percorsi formativi aventi per oggetto l'educazione ambientale; rigenerazione degli spazi scolastici; giornate dedicate alla promozione della sostenibilità». Ed in particolare: «interventi di messa in sicurezza dei locali scolastici»;

   dall'articolo de «Il Giornale» dell'11 maggio 2020, l'interrogante apprende che «Come emerge dal post di uno degli istituti partecipanti all'iniziativa, si chiede esplicitamente di iscriversi. L'istituto scolastico scrive, infatti, nel post poi cancellato: "Per ottenere i fondi è necessario registrarsi sulla piattaforma Rousseau e votare in tanti/e, cliccando sul link, dal 14 alle ore 12 al 15 alle ore 12 di questo mese"»;

   in pratica, l'istituto scolastico, registrandosi sulla piattaforma Rousseau che è collegata al M5S, presenta l'idea-progetto: la proposta più interessante viene scelta dagli iscritti –:

   se il Ministro non ritenga che tale iniziativa possa essere definita «di partito» nell'ambito delle scuole, dato che la partecipazione presuppone l'iscrizione alla piattaforma Rousseau da parte dell'istituto scolastico;

   se il Ministro non ritenga doveroso bloccare l'iniziativa in corso, a tutela del principio di neutralità delle scuole;

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di migliorare l'edilizia scolastica italiana.
(4-05662)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nel 2018, il Movimento 5 Stelle ha lanciato in Puglia e in Basilicata il progetto «Facciamo Scuola». Il progetto consiste nel finanziamento, mediante l'utilizzo di parte degli emolumenti di parlamentari e consiglieri regionali «restituiti», di iniziative, proposte dalle scuole, volte a interventi di edilizia scolastica, creazione di laboratori digitali, acquisto di dispositivi per la didattica innovativa, e altro;

   l'iniziativa è stata estesa di recente su scala nazionale con il progetto «Facciamo EcoScuola», finanziato con 3 milioni di euro, sempre rivolto alle scuole pubbliche italiane e declinato sui temi della sensibilizzazione ambientale e la salvaguardia del Pianeta;

   le scuole che intendessero partecipare al bando avrebbero dovuto inviare entro il 15 gennaio 2020 una proposta di progetto da finanziare su uno dei seguenti temi: riduzione dell'impronta ecologica, interventi di messa in sicurezza dei locali scolastici, promozione della mobilità sostenibile, educazione ambientale, rigenerazione degli spazi, organizzazione di giornate per la sostenibilità;

   la selezione dei progetti da finanziare, per ammontari di 10 o 20 mila euro in base alla tipologia di intervento, avviene tramite la votazione degli iscritti alla piattaforma online «Rousseau», il sistema operativo di «democrazia diretta» lanciato dal Movimento 5 stelle nel 2016 e la cui gestione è affidata all'Associazione Rousseau, fondata da Davide e Gianroberto Casaleggio;

   organi di stampa hanno recentemente riportato l'appello lanciato da un istituto superiore di Mottola (Taranto) sulla propria pagina facebook, col quale si chiedeva l'iscrizione alla piattaforma al fine di votare il progetto proposto dallo stesso istituto, presumibilmente con l'intento di aumentare le possibilità di essere selezionato;

   l'interrogante, inoltre, ha ricevuto negli stessi giorni diverse segnalazioni e comunicazioni privati con cui si avvertiva che lo stesso invito ad iscriversi a «Rousseau» veniva divulgato anche su gruppi whatsapp tra genitori, studenti ed insegnanti di alcune scuole in lizza per ottenere i finanziamenti;

   tale pratica, nell'opinione dell'interrogante, comporta, almeno indirettamente, una ingiustificata ingerenza della propaganda politica nell'ambito dell'istruzione pubblica tale da risultare fortemente lesiva del principio di neutralità della scuola pubblica;

   perdipiù, tale sistema di selezione dei progetti da finanziare, secondo l'interrogante, può essere considerato alla stregua di un tentativo di mettere in atto strategie di proselitismo partitico, dal momento che contiene un rilevante incentivo all'iscrizione alla piattaforma «Rousseau» –:

   se intenda confermare la veridicità di quanto riportato in premessa;

   se ritenga opportuno, per quanto di competenza, compiere i dovuti approfondimenti sulla questione oggetto dell'interrogazione;

   se non ritenga improprio che la scuola aderisca ad un sistema dei progetti da finanziare che inevitabilmente incentiva, a parere dell'interrogante, l'associazione «strumentale» al Movimento 5 Stelle.
(4-05663)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   in data 30 aprile 2020 Sky Italia Network Service s.r.l. ha trasmesso una nota alle organizzazioni sindacali del settore telecomunicazioni per informarle della decisione di cessare l'appalto «servizi di customer care inbound» affidato alla società Almavivacontact center con scadenza contrattuale il 30 giugno 2020; nella medesima nota si precisa che «al termine del contratto non si verificherà alcun subentro nell'appalto giacché questo verrà cessato unitamente alle attività in esso rese» e che «diverse e nuove attività, aventi ad oggetto differenti servizi, verranno eseguite da altri fornitori nelle loro sedi nell'ambito di un diverso contesto contrattuale e, quindi, di differenti appalti di servizi»;

   la sopracitata nota non fa chiarezza sul rispetto della clausola sociale;

   sulla commessa Sky di Almaviva a Palermo operano oltre 250 lavoratori da 17 anni (sin dall'avvio dell'attività aziendale di Sky), con una significativa esperienza professionale;

   il Governo – e segnatamente i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico – ha attivato nel 2019 due tavoli relativi al futuro del comparto call center e a quello di Almavivacontact center di Palermo che, dopo un comprensibile rallentamento legato all'emergenza Covid, risulta necessario riavviare, anche in remoto;

   risulta necessario convocare immediatamente Sky e gli altri attori coinvolti per fare chiarezza rispetto alle intenzioni e intervenire per garantire il rispetto della clausola sociale e la salvaguardia dei livelli occupazionali, più che mai preziosi in questo difficile periodo per il Paese –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda tempestivamente adottare al fine di garantire il rispetto della clausola sociale da parte di Sky e la relativa salvaguardia dei livelli occupazionali a Palermo;

   entro quali tempistiche intendano riattivare i tavoli ministeriali relativi, rispettivamente, al futuro del comparto call center e a quello di Almavivacontact center di Palermo.
(2-00791) «Varrica, Trizzino, D'Orso, Alaimo».

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI, SAITTA e CASA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, all'articolo 29 prevede un'indennità per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti balneari pari a 600 euro per il mese di marzo;

   la gestione dell'emergenza epidemiologica in corso ha causato nell'ambito del settore della nautica da diporto e commerciale una grave crisi, soprattutto per i lavoratori impiegati stagionalmente nel settore turistico, i quali risentiranno maggiormente delle misure restrittive adottate per contrastare la diffusione del virus e, pertanto, saranno costretti a vivere in un clima di incertezza lavorativa, anche in relazione alla prossima stagione estiva;

   l'ambito turistico, infatti, risulta uno dei settori più colpiti dall'emergenza sanitaria ed economica in corso, e le misure attualmente disposte dal cosiddetto «decreto Cura Italia» non saranno probabilmente sufficienti al sostegno delle categorie sopra citate;

   per di più, si aggiunge, che non sono state ancora rese note le indicazioni, ovvero tempi certi e modalità di riapertura, connesse al turismo nautico;

   considerato quanto fin qui rappresentato, appare fondamentale prevedere, tra i prossimi interventi in materia economica, ulteriori misure volte al sostegno delle categorie in questione, fra le quali si potrebbero menzionare: ammortizzatori sociali fino alla ripresa effettiva delle attività; posticipazione dei contributi e loro rateizzazione senza interessi o parziale rimborso tramite l'apertura di credito d'imposta; rinvio dei pagamenti a titolo fiscale, come Iva o Irpef; proroga della validità dei titoli professionali fino al mese di marzo 2021 –:

   se, alla luce di quanto sopra esposto, il Governo intenda adottare iniziative con la dovuta urgenza, tramite adeguate misure economiche e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, al fine di sostenere i lavoratori marittimi nel settore della nautica da diporto e commerciale, ponendo la necessaria attenzione alla categoria dei lavoratori stagionali.
(4-05638)


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione odierna degli studi legali italiani è fatta di avvocati titolari degli studi, denominabili domini, e da avvocati che di questi sono di fatto dipendenti che, per compensi molto più bassi, a volte ridotti a poche centinaia di euro al mese, lavorano senza tutele o come collaboratori con partita Iva; ai rapporti possono essere facilmente riconosciute tutte le caratteristiche della subordinazione, come la soggezione al potere direttivo, organizzativo e gerarchico del datore di lavoro; questa dinamica è stata consentita e addirittura favorita proprio dalla legge n. 247 del 2012 che, all'articolo 18, comma 1, lettera d), prevedendo l'incompatibilità dell'esercizio della professione «con qualsiasi attività di lavoro subordinato», ha di fatto impedito la contrattualizzazione del rapporto di lavoro; il numero di questi lavoratori avvocati di fatto in regime di subordinazione, detti «mono-committenti» o «mono-commessi» è emerso da un'indagine recentemente compiuta da Cassa forense e sarebbe pari a circa 30.000; probabilmente nella realtà quel numero è superiore a causa della situazione non censibile degli avvocati che lavorano totalmente in nero. Su un numero totale di 239.848 iscritti all'albo al 31 dicembre 2016, essi rappresenterebbero circa il 13 per cento;

   nell'emergenza economica conseguente a quella sanitaria la situazione di alcuni di questi lavoratori sta vedendo un ulteriore peggioramento; la loro veste formale di lavoratori autonomi ha consentito loro solo l'accesso al bonus di 600 euro ex articolo 44 del decreto-legge «Cura Italia»; tuttavia, questa indennità, nei rapporti interni agli studi legali e nell'ambito dell'unico e vero rapporto di lavoro subordinato sussistente con l'avvocato titolare di studio, è divenuta oggetto di trattative nella quantificazione del compenso;

   alcune associazioni forensi, quali ad esempio Mga – mobilitazione generale avvocati, riferiscono infatti che non pochi titolari di studi professionali stiano arbitrariamente decurtando dalle retribuzioni mensili dei propri avvocati dipendenti proprio i 600 euro cui questi ultimi hanno avuto accesso, trasformando la provvidenza assistenziale loro riconosciuta in un arricchimento proprio e indebito, consistente nel pagamento di «stipendi» ridotti nonostante l'impegno professionale di questi lavoratori prosegua ininterrotto in smart working o con turni negli studi, attività che non hanno subito chiusure nel lockdown;

   questa prassi distorta è talmente nota che l'Ordine degli avvocati di Vicenza, prendendone atto, ha stigmatizzato tale condotta nella circolare del 10 aprile 2020, affermando: «I professionisti e gli studi legali nei loro rapporti economici interni, stante la natura dell'emolumento sono tenuti ad astenersi da qualsiasi tipo di compensazione o imputazione impropria del bonus facendone di fatto oggetto di trattativa nella quantificazione degli emolumenti corrisposti. Appare di palmare evidenza che in caso contrario l'effettivo beneficiario del sostegno pubblico, non sarà il professionista in possesso dei requisiti per il suo riconoscimento con le evidenti conseguenze che possono derivare sotto molteplici aspetti»;

   con queste condotte, ingiuste e illecite non solo dal punto di vista deontologico, il bonus introdotto dal decreto «Cura Italia» finisce, infatti, per sostenere non i redditi degli avvocati in difficoltà, ma quelli dei loro datori di lavoro, i quali beneficiano così artificiosamente di un sostegno pubblico al quale non avrebbero accesso in base ai limiti di reddito previsti –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati al fine di garantire la corretta percezione dei 600 euro per i lavoratori autonomi prevista dal decreto-legge «Cura Italia» per gli avvocati in regime di mono committenza;

   quali iniziative, anche a carattere normativo, intendano adottare il Ministro della giustizia e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali al fine di eliminare la situazione di precariato e sfruttamento derivante dall'incompatibilità dell'esercizio della professione con qualsiasi attività di lavoro subordinato prevista dalla legge n. 247 del 2012 all'articolo 18, comma 1, lettera d).
(4-05639)


   FRASSINETTI e BUCALO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Fondazione Enasarco è la Cassa previdenziale degli agenti di commercio sulla quale esercitano la propria vigilanza congiunta il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed il Ministero dell'economia e delle finanze;

   la Fondazione Enasarco ha indetto le elezioni per il periodo 17-30 aprile 2020;

   il 13 gennaio 2020 la commissione elettorale ha dichiarato l'apertura della campagna elettorale dal 13 gennaio al 16 aprile 2020;

   le elezioni della Fondazione si svolgono in modalità online, attraverso l'invio delle credenziali di voto a mezzo Pec, ma Enasarco non dispone di settantamila su duecentoventimila Pec di agenti di commercio iscritti ed avrebbe dovuto inviare le credenziali a mezzo raccomandata agli agenti altrimenti esclusi dal voto;

   la pandemia in corso ha inevitabilmente colpito anche Enasarco, gli agenti di commercio e le imprese e dall'8 marzo 2020 è entrato in vigore il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 59 con il conseguente lockdowm;

   dunque:

    a) non sono state inviate le raccomandate, poiché non ne era garantita la consegna né la ricevuta di ritorno, sia perché, per il lockdown, è stato sospeso l'imbustamento;

    b) quanto alle liste elettorali, agenti ed aziende hanno annullato tutti gli incontri elettorali, concentrati nei mesi di marzo e aprile 2020;

    c) molte aziende, chiuse per il lockdown, non avrebbero potuto votare in quanto chiuse per decreto;

   per queste ragioni il Consiglio di amministrazione di Enasarco con delibera n. 24, del 26 marzo 2020, ha disposto il rinvio delle elezioni;

   il 1° aprile 2020 il solo Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha contestato, con lettera della direzione generale la legittimità della delibera per carenza di potere e di motivazioni;

   il collegio sindacale della Fondazione, pur prendendo atto della lettera del Ministero ed invitando la Fondazione a tenerne conto, ha contestato nel merito il suo contenuto;

   il 6 aprile la commissione elettorale di Enasarco ha valutato «ragionevoli le circostanze ostative dedotte» dalle liste elettorali che chiedevano il rinvio;

   l'8 aprile 2020 il Governo ha emanato il decreto n. 23 che, all'articolo 33, prevede la facoltà di «sospendere le procedure di rinnovo elettorali, anche in corso, con contestuale proroga degli organi.», risolvendo di fatto la querelle;

   il 15 aprile il Consiglio di amministrazione di Enasarco ha assunto la delibera n. 39 che, superando le precedenti, ha rinviato nuovamente le elezioni (ai sensi del decreto-legge) e si è impegnato a fissare le elezioni entro 10 giorni dalla fine dell'emergenza;

   il collegio dei sindaci ha ritenuto legittima la delibera n. 39;

   il 30 aprile 2020 è giunta alla Fondazione una Pec del capo di Gabinetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Valeria Capone, che contesta la legittimità anche della delibera 39 e intima di «svolgere le elezioni nel periodo dal 20 maggio al 4 giugno», senza alcuna indicazione sulle problematiche poste;

   l'esigenza di rinviare le elezioni è sostenuta da tutte le parti sociali rappresentative sia lato mandanti che agenti (Confcommercio, Confindustria, Cna, Confcooperative, Confapi, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Fnaarc, Usarci) e da nove su undici delle liste presentate, le quali hanno ribadito le ragioni che impediscono il voto:

    impossibilità di molte aziende di votare perché chiuse;

    irregolarità del voto per mancata consegna delle credenziali ad un terzo degli agenti;

    mancato svolgimento di parte della campagna elettorale programmata –:

   appare veramente assurdo, a parere dell'interrogante, che in un Paese in cui tutto è stato sospeso, comprese le elezioni degli enti locali e delle regioni, il Ministero pretenda che si voti solo in Enasarco, contro ogni ragionevolezza –:

   se non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per confermare il differimento delle elezioni Enasarco alla prima data utile, ma alla condizione di garantirne la regolarità rispetto alle problematiche esposte, anche al fine di scongiurare un'eventuale contenzioso e danno erariale;

   se non si ritenga di tutelare la salute dei dipendenti di Enasarco che, in caso di voto immediato, sarebbero richiamati dallo smartworking per le necessarie attività.
(4-05652)


   SCANU, DEIANA, CADEDDU, ALBERTO MANCA, PERANTONI e MARINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 18 del 2020 sono stati rafforzati gli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti. In particolare, gli articoli 19, 20, 21 e 22 hanno semplificato la modalità di presentazione delle domande con deroghe rispetto alla normativa ordinaria con l'introduzione della causale specifica per emergenza COVID-19. È stata introdotta una disciplina speciale che agisce su due binari volti a velocizzare l'erogazione della prestazione previdenziale e consentire, attraverso la cassa integrazione in deroga, un celere ricorso alla prestazione a sostegno del reddito e attribuendo diritto ai lavoratori, alla percezione di una integrazione salariale pari all'80 per cento della retribuzione media, per massimo 9 settimane;

   grazie all'introduzione della causale «COVID-19 nazionale» si è esteso lo spazio di accesso alla cassa integrazione guadagni ordinaria ad altre tipologie di imprese e si va inoltre a disciplinare la cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd), alla quale possono accedere imprese e lavoratori, altrimenti esclusi dalle tutele di integrazione salariale per fronteggiare l'emergenza, tra cui i lavoratori intermittenti occupati dal 3 febbraio 2020, datori di lavoro del settore privato, inclusi quelli agricoli, della pesca, del terzo settore come aziende del commercio e agenzie di viaggio e turismo sopra i 50 dipendenti, previo accordo stipulato tra le regioni e le organizzazioni sindacali più rappresentative per i datori di lavoro a livello nazionale;

   per quanto riguarda la Cigd la domanda può essere presentata, esclusivamente, alla regione o alla provincia autonoma di competenza. Per la concessione della misura è previsto il decreto adottato da regioni e province autonome interessate le quali, una volta verificata la sussistenza dei requisiti di legge, dovranno trasmettere all'Inps, telematicamente, entro 48 ore dall'adozione, il decreto di concessione. Successivamente, l'Inps provvederà ad effettuare il pagamento direttamente al lavoratore;

   in Sardegna il 26 marzo 2020 e precisamente a Cagliari si sono incontrati la giunta regionale della Sardegna, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le associazioni delle imprese, professioni e servizi per individuare e definire interventi regionali integrativi e modalità applicative in Sardegna degli ammortizzatori sociali in deroga per affrontare l'emergenza sanitaria, economica e sociale causata dall'epidemia da Covid-19;

   in base a tale accordo i datori di lavoro presentano, anche attraverso loro delegati, la domanda di concessione del trattamento d'integrazione salariale in deroga alla vigente normativa alla regione autonoma della Sardegna attraverso l'apposito applicativo (Sil);

   i datori di lavoro che occupano più di cinque dipendenti dovranno allegare alla domanda l'accordo sottoscritto, anche telematicamente, con le organizzazioni sindacali territoriali comparativamente più rappresentative in ambito nazionale;

   la regione decreta, le autorizzazioni al pagamento della Cigd, che restano comunque assoggettate a verifica di copertura finanziaria da parte dell'Inps;

   è stato denunciato dal mondo del lavoro un grave ritardo nella lavorazione delle domande da parte della regione Sardegna che ha il compito di processarle ed inoltrarle all'Inps. La stessa Inps ha comunicato la lentezza con la quale vengono comunicate dall'assessorato regionale del lavoro che dovrebbe occuparsi della loro istruttoria –:

   se sia a conoscenza delle vicende esposte in premessa e di quali elementi disponga circa le cause di tali ritardi da parte degli uffici preposti alla lavorazione delle pratiche necessarie alla erogazione della cassa integrazione guadagni in deroga;

   se intenda adottare iniziative, in raccordo con la regione Sardegna, affinché, per il tramite degli uffici preposti che devono materialmente evadere le istanze e ridurre i tempi per azzerare le pratiche accumulate, si agevoli l'erogazione della cassa integrazione in deroga.
(4-05661)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con l'emergenza sanitaria per il Coronavirus, si stanno registrando da settimane speculazioni sui prezzi delle materie prime agricole, in danno agli agricoltori italiani che si vedono riconoscere compensi insufficienti, che addirittura molto spesso non vanno a coprire i costi. In particolare, sono fortemente colpiti dai prezzi in discesa gli allevatori del comparto della suinicoltura;

   di contro, in base agli ultimi dati Istat del mese di aprile 2020, le quotazioni al dettaglio per gli alimentari continuano ad aumentare dal burro (+2,5 per cento) ai formaggi (+2,4 per cento), dal latte (+4,1 per cento) ai salumi (+3,4 per cento) fino alle carni (+2 per cento);

   è necessario, quindi, porre in essere urgenti provvedimenti a tutela degli imprenditori agricoli delle rispettive filiere, al fine di assicurare la stabilità dei prezzi per un giusto compenso, contrastando ogni iniziativa di speculazione;

   del pari, si ritiene necessario promuovere un'importante campagna di sensibilizzazione per sostenere i prodotti made in Italy, poiché il grave stato di crisi delle aziende del settore richiede iniziative di difesa della produzione alimentare dell'Italia, in un momento di forte tensione sugli scambi commerciali internazionali –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, se e quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato per tutelare gli agricoltori italiani affinché si ripari all'iniquo calo dei prezzi che si sta registrando in questo periodo di emergenza sanitaria da COVID-19, frutto di evidenti speculazioni.
(5-03965)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FASANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la circolare prot. n. 45789 del 19 giugno 2018 a firma del dirigente di II fascia della direzione per la promozione della qualità agroalimentare e dell'ippica (Pqai) VII, dottoressa Stefania Mastromarino, stabilisce le linee guida relativamente alle spese di viaggio in treno, in nave, in aereo, nonché all'utilizzo eventuale di auto privata e di alloggio per i funzionari di gara delle corse ippiche e delle manifestazioni del cavallo da sella;

   nella suddetta circolare, per quanto riguarda l'uso di auto privata per gli spostamenti, si precisa che «per ottimizzare le risorse finanziarie assegnate, i funzionari di gara nominati per il medesimo convegno di corse, residenti nella stessa località o in località limitrofe o che possono incontrarsi lungo il percorso della trasferta, dovranno, preferibilmente, utilizzare un solo mezzo di trasporto. In sede di rendicontazione delle spese sostenute, il proprietario dell'autovettura dovrà, inoltre, indicare i nominativi dei funzionari con i quali ha condiviso il viaggio»;

   in questa grave fase di emergenza sanitaria gli spostamenti di più persone con un unico mezzo risulterebbero impossibili (la norma vieta ai passeggeri di sedere su sedili contigui), oltre che pericolosi per il rischio contagio da Coronavirus –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della questione e se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per pervenire alla modifica o alla revoca della suddetta circolare almeno fino a quando l'emergenza sanitaria non sarà cessata.
(4-05642)


   FASANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il bando di attuazione della misura 13-PSR Campania 2014/2020 prevede indennità a favore degli agricoltori delle zone montane o di altre zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici, che consistono nell'erogazione di un pagamento annuale per ettaro di superficie agricola localizzata in dette aree allo scopo di compensare le perdite di reddito e i maggiori costi sostenuti rispetto alle aziende in zone non soggette ad alcun tipo di vincolo;

   per la nuova annualità con la campagna 2020, a quanto consta all'interrogante, sono state escluse le procedure per la presentazione delle istanze per le sottomisure 13.2 «pagamento compensativo per le zone soggette a vincoli naturali significativi, diversi dalle zone montane» e 13.3 «pagamento compensativo per le zone soggette a vincoli specifici». Sono, invece, aperte le procedure per la presentazione delle istanze della sola tipologia di misura 13.1 «pagamento compensativo per le zone montane» che subisce una drastica riduzione del 75 per cento degli importi rispetto alle annualità precedenti;

   in tal modo, è stato inflitto un duro colpo agli agricoltori che grazie al loro incessante e prezioso lavoro permettono il mantenimento dell'attività agricola in aree svantaggiate, spesso caratterizzate da una elevata fragilità del territorio in termini idrogeologici, con un'azione di prevenzione fondamentale per evitare la perdita di suolo e per la difesa degli ecosistemi;

   con queste esclusioni e pesanti riduzioni viene meno il sostegno alla stabilità delle comunità rurali e alle promozioni di azioni di sviluppo;

   un settore strategico come quello agricolo-zootecnico della Campania, già a dura prova, viene condannato da una grave scelta che ne sancisce un crollo che sarà devastante da un punto di vista economico, occupazionale e sociale. Molte aziende saranno costrette a chiudere determinando, di conseguenza, un aumento di disoccupazione soprattutto tra i tanti giovani, che con sacrificio persistono ad esercitare queste attività notoriamente poco remunerative, soprattutto nelle zone montane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se, per quanto di competenza, intenda eventualmente adottare iniziative finalizzate a sostenere un settore di vitale importanza come quello agricolo-zootecnico a tutela, in particolar modo, delle aree interne, già fortemente penalizzate e danneggiate dalla grave emergenza sanitaria in atto.
(4-05644)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   FOGLIANI, BELOTTI, COLMELLERE, FURGIUELE, PATELLI, RACCHELLA e SASSO. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   il settore sportivo è sicuramente tra i più colpiti da questa emergenza sanitaria;

   a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 e successivi, si sono verificate pesanti ripercussioni sullo sport in tutto il Paese: sono stati sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati, e sono state altresì interrotte le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri sociali e ricreativi, azzerando in tal modo gli incassi del settore sportivo;

   il mondo del basket è sicuramente tra i più penalizzati;

   i giocatori della Legadue e B considerati a livello dilettantistico, come quelli del volley e del rugby, hanno sollevato il problema della mancanza di tutele e ammortizzatori sociali;

   la legge 23 marzo 1981, n. 91, in materia di rapporti tra società e sportivi professionisti, detta regole per la qualificazione del rapporto di lavoro dell'atleta professionista, tuttavia non li riconosce come giocatori professionisti –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di riconoscere a questi lavoratori dello sport quelle tutele lavorative che in situazioni di emergenza come quella attuale sono necessarie.
(4-05641)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'11 febbraio 2020 l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha annunciato che la malattia respiratoria, causata dal nuovo coronavirus denominata Covid-19, presenta sintomi che sono generalmente lievi e che iniziano gradualmente; recentemente sono stati segnalati come sintomi legati all'infezione da Covid-19, l'anosmia/iposmia (perdita/diminuzione dell'olfatto) e, in alcuni casi l'ageusia (perdita del gusto), mentre nei casi più gravi, l'infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte;

   alcune persone si infettano, ma non sviluppano alcun sintomo, circa 1 persona su 5 con Covid-19 si ammala gravemente e presenta difficoltà respiratorie, richiedendo il ricovero in ambiente ospedaliero;

   il periodo di incubazione rappresenta il periodo di tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici, che l''Oms stima attualmente fra 2 e 11 giorni, fino ad un massimo di 14;

   la caratteristica del virus è rappresentata dalla gradualità con cui raggiunge le vie respiratorie e ciò spiega il perché sia possibile che una persona con l'infezione non manifesti i sintomi per un certo periodo, stimato in media da uno a 1 a 14 giorni; tale periodo potrebbe anche essere più lungo per come dimostrato da molti casi di incubazione di più di 40 giorni, così come segnalato recentemente dal giornalista de Le Iene, Alessandro Politi, risultato positivo al tampone a distanza di 28 giorni dalla scomparsa dei sintomi del coronavirus e dunque positivo al Covid-19 dopo più di un mese;

   la sua testimonianza, resa pubblica attraverso un video, non è isolata, ma è servita a puntare l'attenzione sulle linee guida diffuse dall'Oms in base alle quali una persona che abbia avuto sintomi influenzali lievi – a prescindere dall'aver fatto o meno il tampone per la diagnosi – viene autorizzato dalle stesse Asl ad uscire dopo 14 giorni di quarantena, rischiando in questo modo che il soggetto possa propagare il contagio o, addirittura, avere una «ricaduta», poiché non ha ancora smaltito del tutto la carica virale;

   dal servizio mandato in onda dal programma Le Iene, risulta che molti cittadini si trovano nel medesimo stato del giornalista Politi, risultato negativo al Covid-19 dopo 49 giorni e allo stato attuale, alcuni virologi, tra cui il professor Galli, direttore del dipartimento di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, hanno più volte dichiarato a mezzo stampa e durante una recente intervista che allo stato attuale hanno il protocollo in premessa, emanato dall'Oms e in collaborazione dei Comitati scientifici, potrebbe «non essere più di garanzia»;

   infatti, i ricercatori hanno messo in evidenza la possibilità che su 10.000 persone messe in quarantena, circa 101 potrebbero sviluppare i sintomi della malattia anche dopo la fine del periodo di isolamento, ma tale dato non è mai emerso con chiarezza e sicurezza e ciò potrebbe rendere vanificata l'efficacia delle misure restrittive di contenimento adottate sino ad oggi e, a maggior ragione, con la fine del lockdown si rischia di creare dubbi sull'individuazione del tempo certo di incubazione del virus e, trascorsa la tempistica dei 14 giorni, si rischia nuovamente e inconsapevolmente, la diffusione del virus –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei dati di soggetti che dopo i 14 giorni del cosiddetto «periodo di incubazione» risultano ancora, positivi al Covid-19 e se non ritenga opportuno definire un nuovo protocollo con l'indicazione di una durata superiore in relazione ai tempi di incubazione del virus che, come in numerosi casi attualmente emersi, sembra essere superiore ad un mese, al fine di tutelare la salute di tutti e non vanificare l'efficacia delle misure di contenimento e di contagio da Covid-19 sinora messe in atto.
(4-05649)


   CAVANDOLI, TOMBOLATO, MURELLI e VINCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio della regione Emilia-Romagna e, in particolare, nella provincia di Parma, si sono verificati consistenti ritardi e disservizi, ancora non del tutto risolti, per quello che concerne l'esecuzione dei tamponi per la diagnosi da Covid-19, la loro processazione e il rilascio dei relativi risultati;

   tra le principali cause dei suddetti ritardi, più volte ammessi dallo stesso commissario ad acta regionale per la gestione dell'emergenza, vi sarebbe la situazione di oggettiva difficoltà in cui si troverebbe il laboratorio dell'istituto di igiene e sanità pubblica dell'Università degli studi di Parma, il quale sarebbe stato sovraccaricato dalle competenti amministrazioni regionali con una quantità di tamponi da processare smisurata in rapporto alle relative capacità;

   per ovviare al congestionamento venutosi a creare, risulta agli interroganti che si sia fatto avanti, in maniera propositiva, il laboratorio di virologia presente all'interno dell'azienda ospedaliera di Parma in convenzione con l'Università degli studi di Parma, il quale fino a fine marzo 2020 ha processato i tamponi assegnati con risultati entro 24 ore dalla richiesta e ha rappresentato di essere in grado di continuare a soddisfare le richieste;

   tuttavia, senza un apparente ragione, il laboratorio in questione da fine marzo 2020 non sarebbe più stato coinvolto nella diagnosi inerente ai tamponi pneumologici, pur essendo ben fornito di reagenti;

   a quanto consta, i tamponi in eccesso, in particolare durante la fase più acuta dell'emergenza, sarebbero stati inviati per la processazione presso altre regioni e, segnatamente, nei laboratori dell'istituto zooprofilattico di Pavia e a Padova, con conseguente dilatazione dei tempi di risposta anche solamente per quello che concerne le operazioni di trasporto e spedizione;

   dalle segnalazioni pervenute, le descritte criticità sembrerebbero ancora irrisolte: risulta, in particolare, che nella provincia di Parma i tamponi vengano effettuati non prima di venti giorni dalla richiesta e che per la relativa risposta diagnostica occorra attendere almeno un'altra settimana;

   nelle scorse settimane, si sarebbero verificati problemi anche con riferimento allo screening sierologico disciplinato dalle note prot. n. 239280/2020 e n. 264347/2020 del commissario ad acta regionale per l'emergenza COVID-19;

   al fine di provvedere al citato programma di screening, sarebbe stata acquistata un'apparecchiatura per processare i test sierologici, alla quale sarebbe stata assegnata la quasi totalità delle analisi sierologiche effettuate nella provincia di Parma. Tale apparecchiatura sarebbe stata collocata presso l'Ospedale di Vaio a Fidenza, pur disponendo il detto laboratorio di virologia dell'azienda ospedaliera di Parma di analoga attrezzatura idoneo allo scopo;

   peraltro, nonostante il suddetto percorso di screening regionale prevedesse di sottoporre preliminarmente a test sierologici gli operatori sanitari, socio-sanitari e gli altri soggetti a rischio, tali test non sarebbero ancora stati effettuati –:

   se il Ministro interrogato, anche alla luce dei gravi ritardi, di contagi all'interno delle strutture sanitarie e dei disservizi registratisi, non ritenga opportuno verificare, per quanto di competenza, le ragioni per le quali il laboratorio dell'unità operativa di virologia dell'Azienda ospedaliera di Parma non sia stato coinvolto nelle attività di analisi dei tamponi diagnostici e dei test sierologici;

   se non ritenga, in considerazione dell'attuale fase in cui è fondamentale utilizzare tutte le risorse disponibili privilegiando la celerità oltre che l'attendibilità, dei servizi in questione, di dover promuovere, in raccordo con le regioni e gli enti locali, le migliori pratiche per l'efficienza e l'economicità delle attività di analisi dei tamponi e dei test sierologici.
(4-05655)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Dema opera nell'ambito delle costruzioni aeronautiche da lungo tempo ed è presente nel territorio italiano con 3 siti: Somma Vesuviana (circa 350 dipendenti), Benevento (circa 150 dipendenti) Brindisi (circa 215 dipendenti);

   nel corso dell'anno 2017 il fondo di investimento ByBrooK è subentrato alla proprietà, investendo oltre 100 milioni di euro nell'attività con l'obiettivo di salvare l'azienda, riportando in equilibrio la parte finanziaria e ristabilendo una capacità industriale che potesse garantire prospettiva all'intero gruppo;

   nell'autunno 2019, su richiesta delle organizzazioni sindacali è avvenuto un incontro presso il Ministero dello sviluppo economico nel corso del quale l'amministratore delegato della società non ha nascosto le criticità dell'azienda derivate principalmente dal peso dei debiti accumulati (verso il socio, l'erario, i fornitori, l'Inps), dall'arretramento tecnologico e dall'organizzazione del lavoro che necessitava di importanti ed urgenti interventi di riorganizzazione;

   nel corso dello stesso incontro l'amministratore delegato comunicava la scelta del fondo di investimento, subentrato nel capitale sociale, di non abbandonare ma, anzi, di rilanciare l'impegno per recuperare la capacità industriale e la sostenibilità economico-finanziaria dell'azienda attraverso nuovi e consistenti investimenti per oltre 30 milioni di euro, accompagnati da un processo stragiudiziale per la ristrutturazione del debito che avrebbe visto il socio rinunciare a circa 50 milioni di crediti;

   negli incontri di aggiornamento periodici le organizzazioni sindacali hanno appreso la sussistenza di un problema che, qualora non superato, determinerebbe la chiusura di un'azienda italiana con occupazione esclusivamente nel già martoriato Meridione del nostro Paese, con la perdita di oltre 700 posti di lavoro e di attività importanti legate alle costruzioni aeronautiche che finirebbero in buona parte all'estero, generando di riflesso un'ulteriore depauperamento dell'economia nazionale. Nel processo di negoziazione del debito i maggiori creditori avrebbero accettato la ridefinizione o l'azzeramento del credito dimostrando, con queste scelte, la credibilità del piano industriale presentato loro, ad eccezione dell'Inps alla quale è stata proposta la restituzione integrale del dovuto con una diluizione nel tempo superiore ai 5 anni;

   la restituzione del debito in un periodo inferiore o pari ai 5 anni, soprattutto dopo l'aggravamento derivato dalla situazione emergenziale sopravvenuta dal mese di febbraio 2020, farebbe gravare sui costi aziendali un peso tale da impedirne la sussistenza in vita, rendendo vano ogni tentativo di sostenere l'impresa e garantire l'occupazione;

   le organizzazioni sindacali hanno ritenuto necessario chiedere il contributo del Governo affinché si creino le condizioni per superare questa difficile situazione che riguarda i lavoratori Dema, le loro famiglie e le regioni già pesantemente colpite dalla deindustrializzazione come la Puglia e la Campania, e per questo hanno chiesto una convocazione urgente presso il Ministero dello sviluppo economico;

   la vertenza, se non affrontata con la massima attenzione, potrebbe precipitare nel corso dei prossimi giorni. La fase fallimentare provocherebbe licenziamenti di oltre 700 lavoratori tra la Puglia e la Campania, con il rischio che possano esplodere forti tensioni sociali e di ordine pubblico per le comprensibili proteste dei lavoratori –:

   se i Ministri interrogati siano intenzionati a concedere, nel più breve tempo possibile, un incontro alle organizzazione sindacali interessate;

   se i Ministri interrogati abbiano intenzione di intervenire presso l'Inps, per quanto di competenza, affinché la situazione relativa ai crediti vantati nei confronti della Dema possa essere ricomposta in via stragiudiziale con soddisfazione di entrambe le parti, consentendo il prosieguo delle attività aziendali.
(4-05645)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Di Giorgi e altri n. 7-00468, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Prestipino, Orfini.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Zanella e altri n. 2-00786, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Perego di Cremnago, Ruffino, Rotondi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Morelli e altri n. 4-05545, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ziello, Patassini.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Nardi e altri n. 3-01536, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Braga.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Prisco n. 5-03885 del 5 maggio 2020.