Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 15 giugno 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    recentemente negli Usa si sono nuovamente verificati episodi di intolleranza verso la figura di Cristoforo Colombo, con gesti volti a distruggere o imbrattare le statue che lo ricordano. La settimana scorsa a Richmond, in Virginia (Usa), la locale statua di Cristoforo Colombo è stata abbattuta, data alle fiamme e poi gettata nel lago, mentre a Houston la statua che ricorda il navigatore è stata imbrattata di vernice rossa;

    questi ultimi episodi si ricollegano a quelli del 2017, quando si verificarono diversi episodi di intolleranza verso alcuni simboli della storia americana ivi compreso Cristoforo Colombo, icona per gli italiani d'America che celebrano, nel mese di ottobre, il famoso Columbus Day, dichiarato giorno di Festa nazionale, nel 1937, dal Presidente Franklin Delano Roosevelt;

    proprio tre anni fa il conflitto, interno agli Usa, sul tema della memoria storica, ha toccato anche la figura di Cristoforo Colombo, ragione per la quale vi furono episodi di intolleranza in varie città americane come a Baltimora, dove una statua di Colombo, eretta nel 1792, fu distrutta a martellate, a Detroit, dove il monumento a Colombo fu avvolto da un drappo nero ed ancora a Houston, dove una statua, donata alla città dalla comunità italoamericana nel cinquecentenario della scoperta delle Americhe, è stata imbrattata di vernice color sangue. Allora come oggi. Infine, a Los Angeles, il 30 agosto 2017, il consiglio comunale ha votato a grande maggioranza la cancellazione del Columbus Day;

    è evidente che la cancellazione del Columbus Day dal calendario delle feste e gli attacchi alle statue di Colombo rappresentano, oltre che un atto di profonda ignoranza storica, un affronto alla comunità italiana che vive negli Usa e che da quell'atto insensato è rimasta profondamente ferita;

    vale la pena ricordare che Cristoforo Colombo partì alla scoperta di una nuova rotta commerciale con l'oriente, circostanza che fa di lui non un conquistatore, bensì un esploratore;

    Colombo è parte fondante della storia americana e oggi rappresenta l'eredità culturale degli italiani d'America, che nel Columbus Day vedono la celebrazione dell'orgoglio e del successo italiano in America;

    ogni anno il Presidente Usa, come richiesto dalla risoluzione approvata dal Congresso il 30 aprile 1934 e modificata dalla legge del 28 giugno 1968, proclama il secondo lunedì di ottobre di ogni anno come «Columbus Day»;

    nel 2017 la comunità italiana degli Usa ha rivolto un appello al Presidente Trump sottolineando come «Noi italiani d'America ci appelliamo al Presidente Trump affinché mantenga viva l'eredità culturale di Cristoforo Colombo, parte fondamentale del patrimonio culturale degli Stati Uniti. Senza Colombo non ci sarebbe l'America com'è oggi e forse neanche quella grande civiltà in cui ciascuno può ritrovarsi», un'eredità culturale che merita sostegno da parte delle istituzioni italiane;

    Colombo è simbolo di relazione tra l'Italia e gli Usa e una rimozione di questa figura dalla memoria storica del popolo americano certamente non va incontro ai propositi di buona collaborazione e ai sentimenti di forte amicizia che i due Paesi nutrono reciprocamente;

    è importante offrire uno spazio pubblico ad ogni contributo etnico, affinché la memoria delle radici di un Paese non venga dispersa e obliata. Ogni contributo etnico è vitale, in quanto ha reso possibile il raggiungimento della democrazia americana, così come la si conosce oggi; in tal senso, andrebbe accolta con favore l'idea di istituire un giorno celebrativo anche per le popolazioni indigene e i nativi americani, così come si celebra il St. Patrick day, senza che, tuttavia, ciò venga a sostituirsi all'importante celebrazione del Columbus Day, come invece si sta prospettando da più parti e come è già avvenuto a Los Angeles e in città più piccole, come ad Oberlin, in Ohio,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, sul piano politico e diplomatico, affinché sia salvaguardata l'eredità culturale italiana negli Usa e la figura simbolo di tale eredità incarnata da Cristoforo Colombo;

2) ad utilizzare tutti gli strumenti di comunicazione a disposizione da parte del Governo, affinché, sia a livello delle relazioni bilaterali Italia-USA, sia a livello multilaterale, venga valorizzato il reale ruolo storico di Cristoforo Colombo, un esploratore mosso dai nobili sentimenti della scoperta, alla base dell'evoluzione della società e dell'intera umanità.
(1-00359) «Fitzgerald Nissoli, Gelmini, Ungaro, Delmastro Delle Vedove, Aprea, Bagnasco, Baldini, Anna Lisa Baroni, Casciello, Cassinelli, Dall'Osso, D'Attis, Ferraioli, Marin, Marrocco, Mollicone, Orsini, Napoli, Palmieri, Pentangelo, Polidori, Rossello, Ruffino, Saccani Jotti, Sozzani, Torromino, Versace, Vietina, Zangrillo».

Risoluzione in Commissione:


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    la crisi epidemiologica da COVID-19 ha arrestato la crescita del mercato agroalimentare italiano, anche paralizzando l'intero settore «Ho.Re.Ca.», con particolare danno a carico dei prodotti lattiero-caseari e delle relative filiere, le quali necessitano di interventi mirati, ma strutturati sulla base delle articolazioni delle varie filiere e dei mercati di riferimento;

   qualsiasi misura di natura indennitaria per il comparto lattiero-caseario necessita di criteri di riparto e di accesso delle risorse che prendano in considerazione tutti i prodotti delle filiere, prevedendo moltiplicatori e coefficienti atti a valorizzare la peculiarità dei prodotti e delle filiere;

   se il 90 per cento dei volumi di mercato si concentra sulle prime 6 Dop per quote di mercato (Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola, Asiago, Mozzarella, Pecorino Romano) con oltre 35 Dop a rappresentare il rimanente 10 per cento, è altresì vero come vi siano alcune Dop «di nicchia», appartenenti a filiere vincolate a contesti intrinsecamente complessi caratterizzati da parcellizzazione delle produzioni o territori di produzione ubicati in «terre alte e interne», i cui volumi di vendita sono stati azzerati a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   i predetti prodotti, di filiere meno «mainstream», di rado si trovano nel libero servizio della grande distribuzione organizzata, unico settore che, economicamente, ha retto alle esternalità negative dell'emergenza da COVID-19; di conseguenza, molte produzioni Dop tipiche dei territori hanno subìto effetti devastanti in termini di incassi, aggravati dall'emergenza epidemiologica;

   se, da un lato, si è tentato di compensare al crescente volume di prodotti invenduti con uno stoccaggio mirato agli aiuti per gli indigenti, dall'altro non tutti i prodotti hanno tuttavia le caratteristiche organolettiche tali da permetterne la conservazione e consumazione per lunghi periodi di tempo; infatti, nel settore lattiero-caseario gli interventi che sono stati previsti, anche con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, a sostegno del mercato sono stati necessariamente di carattere generale e, in quanto tali, non sono sufficienti a risolvere i problemi legati a quelle realtà territoriali particolarmente legate alle microfiliere locali,

impegna il Governo:

   a predisporre iniziative per prevedere adeguate misure di intervento, anche indennitarie e, se del caso, a fondo perduto, per il settore di cui in premessa, individuando specifici criteri di intervento basati sulla mancata vendita, sui mancati ricavi – anche per agnelli e capretti – sui costi di produzione rapportati ai volumi di vendita, ai costi di mantenimento del bestiame tenendo conto dell'altimetria e dei vincoli imposti dal disciplinare (tra i 2-4 euro al giorno per gli ovicaprini e agli 8-15 euro al giorno per i bovini), al valore del latte invenduto, svenduto e affini;

   a predisporre iniziative di consistente entità, stimandone la quantificazione anche valutando forfettariamente il costo di gestione giornaliero del bestiame di competenza moltiplicato per 90 giorni o una percentuale del 25 per cento sull'anno, rapportato ai capi detenuti documentabili come da relativa certificazione sanitaria.
(7-00498) «Ciaburro, Prisco, Galantino e Deidda».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ETTORE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dalle fonti di stampa, e in particolare dall'articolo apparso sul Corriere della Sera «Consiglio di Stato: non passano i due avvocati candidati dal Governo» del 5 giugno 2020, il Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa non avrebbe avallato la designazione effettuata dal Consiglio dei ministri di 2 dei 4 consiglieri di Stato in pectore da nominarsi ex articolo 19, primo comma, n. 2, della legge n. 186 del 1982;

   più in particolare, mentre sarebbe stato espresso parere favorevole verso le nomine del generale di corpo d'armata, già vicecomandante dell'Arma dei carabinieri, Riccardo Amato, e l'ex prefetto di Reggio Emilia, Antonella De Miro, altrettanto non è avvenuto per gli avvocati Luca Di Raimondo e Antonella Trentini;

   l'avvocato Di Raimondo, amministrativista affermato, con incarichi di governo negli anni passati, componente di commissioni ministeriali, oltre che consulente di varie enti, vanta un rilevante numero di ricorsi pendenti al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato da lui firmati, che lo costringerebbero ad astenersi dal giudizio in caso di ricorsi proposti da suoi clienti o dallo studio che lascia;

   analoga la situazione dell'avvocato Trentini, che peraltro è avvocato del comune di Bologna, presidente dell'Unione avvocati enti locali;

   non sono note le ragioni che abbiano orientato le decisioni del Consiglio di Presidenza della giustizia amministrativa, anche se, ad avviso dell'interrogante, può a ragione intuirsi che sussistano profili legati alla necessaria garanzia d'imparzialità e terzietà dell'organo, imprescindibili anche a livello d'immagine e percezione, alla luce della delicata posizione costituzionale del Supremo organo di giustizia amministrativa; del pari, non è noto quali saranno i successivi orientamenti che questo assumerà nel prosieguo; appare da subito necessario, tuttavia, che il Consiglio dei ministri renda nota la posizione che intende assumere sulla vicenda, per assicurare la leale collaborazione istituzionale e fare piena luce sulla questione –:

   quali orientamenti intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, in relazione alla vicenda della designazione degli avvocati Di Raimondo e Trentini al Consiglio di Stato.
(4-06023)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della chiusura, imposta dal Governo, di numerose attività produttive in ragione del contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19, sono stati adottati i decreti-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «decreto Cura Italia» e 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «decreto Rilancio»;

   tali disposizioni normative hanno predisposto numerose misure con lo scopo di fornire supporto economico alla popolazione, tra cui una serie di ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione; in seguito a numerose segnalazioni da parte di cittadini ed imprese, emerse anche a mezzo stampa, lo strumento della cassa integrazione, sia nel formato ordinario che straordinario in deroga si è dimostrato inefficace nel distribuire in modo puntuale le risorse ai lavoratori;

   nonostante l'intenzione del presidente dell'Inps di smaltire le indennità di cassa integrazione arretrate entro il 12 giugno 2020, alla data del 13 giugno 2020 sono ancora 419.000 i lavoratori in attesa della cassa integrazione prevista dal decreto «Cura Italia», di marzo 2020;

   per quanto riguarda lo strumento della cassa integrazione in deroga relativa ai mesi di marzo e aprile, dei 3,3 miliardi di euro stanziati dal decreto «Cura Italia», mancano ancora 400 milioni di euro di risorse;

   sul punto, vi sono poi alcune regioni che hanno terminato le risorse per la predetta cassa integrazione in deroga, come la regione Lazio, a cui occorrerebbero 35 milioni di euro per saldare le restanti domande e la regione Campania a cui occorrerebbero quasi 40 milioni di euro;

   secondo i dati diffusi dall'Inps datati 4 giugno 2020, a fronte di 8.410.149 beneficiari della cassa integrazione, 7.580.347 pratiche risultavano essere pagate, di queste 4.331.098, oltre la metà, sono state anticipate dalle imprese, le quali in tal senso attendono ancora il conguaglio dell'Inps;

   le criticità legate all'erogazione della cassa integrazione, in tutti i suoi formati, in relazione all'emergenza epidemiologica da COVID-19, sono state evidenziate a vario titolo sia in sede parlamentare che extraparlamentare, eppure dal mese di marzo 2020 ad oggi tale criticità paiono perdurare;

   tale situazione di gravissima incertezza ha comportato l'impossibilità per moltissimi lavoratori di ricevere liquidità negli ultimi tre mesi, dovuta sulla base della prestazione della loro attività professionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda predisporre per:

    a) garantire piena copertura, con effetto immediato, agli ammortizzatori sociali di cui in premessa, garantendo altresì l'immediata erogazione degli arretrati dovuti;

    b) prevedere misure, anche indennitarie, per sostenere il sopravvenuto indebitamento e l'indigenza che la mancanza di ammortizzatori sociali ha determinato in capo a cittadini e imprese.
(4-06024)


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con interrogazioni parlamentari, tra cui quelle n. 5-03635, n. 5-03646, n. 4-04740, n. 4-05853, n. 4-05761, n. 4-05677, n. 4-05875, l'interrogante ha riassunto fatti gravi sulla gestione e organizzazione del servizio sanitario regionale della Calabria, anche con riferimento, in ordine all'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, al ruolo di controllato e controllore ricoperto per mesi da Andrea Urbani, riconfermato a capo della programmazione sanitaria dal Ministro della salute Roberto Speranza e già incaricato dal predecessore, Beatrice Lorenzin;

   nei suddetti atti figura, peraltro, la richiesta di valutare la sostituzione dei delegati governativi all'attuazione del summenzionato piano di rientro, nominati anche per garantire il rispetto delle norme vigenti nella concreta amministrazione delle aziende pubbliche della salute;

   alle succitate interrogazioni non è ancora pervenuta risposta;

   su presupposti di necessità e urgenza, il Governo adottò nel 2019 il decreto-legge n. 35, poi convertito, al fine di nominare i responsabili delle aziende del servizio sanitario della Calabria d'intesa o meno con il presidente della regione argomento in merito al quale i deputati Francesco Sapia e Dalila Nesci avevano a questi chiesto di provvedere all'applicazione della norma sanzionatoria di cui all'articolo 14, comma 5, della legge n. 11 del 2004, relativa alla decadenza automatica dei direttori generali, aziendali i responsabili di disavanzi di bilancio, nello specifico 7 su 9 dal medesimo incaricati;

   dunque, sulla base delle criticità di bilancio e di assistenza sanitaria presenti nelle aziende del servizio sanitario regionale della Calabria, il Governo intervenne con la decretazione d'urgenza, tuttavia cumulando ritardi nella nomina dei commissari straordinari aziendali, in particolare con riferimento all'Asp di Cosenza, della quale la Corte dei conti ha cristallizzato lo stato gestionale, caratterizzato da perdite progressive, pesante esposizione debitoria nei confronti dei fornitori, mancata approvazione del consuntivo 2018, utilizzo irregolare del ricorso ai contratti flessibili, aumento esponenziale delle spese, incompletezze nella stima del contenzioso pendente e pagamento di commissioni elevatissime circa il ricorso ad anticipazioni di cassa;

   nel contesto si osserva che l'Asp di Reggio Calabria e l'Asp di Catanzaro sono commissariate per scioglimento conseguente a infiltrazioni di 'ndrangheta;

   la terna commissariale dell'Asp di Reggio Calabria si è resa protagonista di una gestione dell'emergenza Covid-19 contestata da più parti e raccontata in diverse puntate della trasmissione televisiva Non è l'Arena;

   il Garante per l'infanzia e l'adolescenza della regione Calabria, Antonio Marziale, ha manifestato circostanziate doglianze per la gestione dell'Asp reggina, a proposito dell'assistenza sanitaria ai minori;

   dopo le dimissioni del commissario ad interim dell'Asp di Cosenza, Giuseppe Zuccatelli, la stampa ha riportato la notizia dell'individuazione del commissario straordinario aziendale nella persona di Simonetta Cinzia Bettelini, indicata dagli organi di informazione quale manager «in quota Lega»;

   Bettelini non compare nell'elenco (di giugno 2020) degli idonei alla carica di direttore generale, al contrario di quanto dichiarato dalla presidente della regione al Fatto di Calabria;

   la manager è direttore sanitario dell'azienda ospedaliera di Cosenza, nominata dalla commissaria della stessa azienda, Giuseppina Panizzoli, da testate giornalistiche ricondotta alla presidenza della regione Lombardia di Roberto Formigoni e Roberto Maroni, esponenti del centrodestra;

   le disposizioni del decreto-legge n. 35 del 2019, come convertito, trovano applicazione fino all'autunno del 2020, sicché la scelta dei vertici delle aziende del servizio sanitario regionale calabrese ritornerà in capo al presidente della regione, salvo che il Governo non intenda adottare, ad hoc e per le persistenti criticità, atti analoghi –:

   se risultino le ragioni obiettive alla base della scelta di Panizzoli e Bettelini per la guida, rispettivamente, dell'azienda ospedaliera e dell'Asp di Cosenza;

   se ritengano cessati i motivi che spinsero all'adozione del decreto-legge n. 35 del 2019 e se intendano adottare iniziative per prorogarne l'applicazione.
(4-06025)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di questi giorni che il tribunale supremo di giustizia del Venezuela (Tsj) ha designato le nuove autorità, principali e supplenti, del Consiglio nazionale elettorale (Cne);

   tale designazione è avvenuta dopo che, con una sentenza, aveva sottratto questo compito all'Assemblea nazionale dove prevale l'opposizione al regime comunista del dittatore Maduro;

   in una cerimonia, presieduta dal presidente del Tsj Maikel Moreno, sono stati investiti dell'incarico Indira Alfonzo Izaguirre, Presidente del Cne, e Rafael Simón Jiménez, vicepresidente;

   sono stati nominati come membri principali dell'organo elettorale Tania D'Amelio, che già ricopriva l'incarico, Gladys Gutiérrez e José Luis Gutiérrez Parra;

   la decisione è stata adottata dopo che erano trascorse le 72 ore che il Tsj aveva concesso all'Assemblea nazionale per presentare le candidature dei nuovi membri del Cne, una intimazione temporale che i parlamentari avevano respinto;

   la nomina di un nuovo consiglio elettorale è stata discussa negli ultimi mesi dal Governo con una parte dell'opposizione, ma senza l'ottenimento di risultati concreti;

   il governo del dittatore comunista Nicolas Maduro intende organizzare, entro novembre 2020, una nuova elezione per il rinnovo dell'Assemblea nazionale che giunge a fine mandato;

   Maduro, tramite il Tsj, potrebbe azzerare l'opposizione al suo regime, condizionando le elezioni per l'Assemblea nazionale;

   l'Assemblea nazionale può avere ancora un ruolo fondamentale nell'opposizione a Maduro perché l'articolo 233 della Costituzione venezuelana prevede infatti che il presidente dell'Assemblea possa essere a capo del Governo in fase transitoria nel caso in cui decada il presidente eletto –:

   se il Governo intenda intraprendere iniziative diplomatiche per protestare contro il rischio di un azzeramento delle opposizioni democratiche in Venezuela.
(5-04172)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   VILLANI, NAPPI, MARIANI, SARLI, BARBUTO e PERANTONI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha comportato un impatto economico devastante in tutti i settori produttivi dei Paesi coinvolti;

   a causa della pandemia da Coronavirus, che ha portato alla sospensione degli spettacoli teatrali, la situazione è diventata drammatica. Appare impossibile immaginare, almeno per ora, una riapertura di tutte le attività dello spettacolo e niente, comunque per adesso, potrà tornare come prima;

   la Fondazione Centro Studi Doc parla del 90 per cento dei lavoratori dello spettacolo fermi: musei chiusi, mostre sospese o cancellate, monumenti sbarrati, cinema sotto chiave, produzioni interrotte, spettacoli teatrali rimandati: anche la cultura, almeno quella che rimanda a luoghi fisici, è stata ostaggio del Coronavirus;

   per Agis, la perdita stimata è di circa 20 milioni di euro a settimana: quindi, facendo un rapido calcolo, quasi una «calamità» (economica);

   la crisi, se ha colpito le grandi realtà culturali, sta colpendo ancor più severamente di altri, gli esercenti del piccolo spettacolo viaggiante: tra costoro, soffre il teatro di burattini, il più delle volte vera e propria impresa a conduzione familiare;

   il teatro dei burattini è parte importante, ad esempio, della cultura salernitana: il Teatro Ferrajolo nato nel 1860, operativo con le sue compagnie in giro per l'Italia, con gli spettacoli viaggianti, altamente culturali pedagogici, da sempre distribuisce sorrisi, gioia, emozioni;

   questi artisti dello spettacolo viaggiante si pongono tanti interrogativi soprattutto inerenti all'incertezza sui tempi, sulle regole e sulle condizioni per tornare in piazza a lavorare in sicurezza ma chiedono anche chiarezza su eventuali sussidi e aiuti da parte dello Stato;

   il teatro, in tutte le sue accezioni, è parte importante della cultura italiana, anche quello di «strada» e, a parere dell'interrogante, è doveroso tutelarlo alla stregua di tutte le bellezze artistiche, patrimonio unico della nostra nazione;

   questi lavoratori itineranti sul territorio nazionale riescono a fare profitti aprendo le loro attività in condizioni, per lo più economiche, diverse rispetto ad altri: ad esempio, oltre alle condizioni meteorologiche che devono essere favorevoli, occorre trovare sempre nuove piazze e far fronte alla tassa per l'allaccio, alla tassa di occupazione del suolo pubblico e adesso in aggiunta a tutte le dovute ed opportune precauzioni per la messa in sicurezza degli spettatori, quali mascherine, numero di posti, distanziamento sociale;

   si tratta di voci di spesa cospicue e difficilmente recuperabili in condizioni avverse –:

   se il Ministro sia a conoscenza della realtà esposta in premessa e, in funzione della ripresa di tutti i settori e dell'auspicabile ripartenza in sicurezza della cultura in generale e del teatro cosiddetto viaggiante in particolare, se e quali iniziative ritenga necessario adottare, per consentire a tali esercenti di fare fronte anche alle spese per la sanificazione ed il distanziamento, oltre a quelle fisse indispensabili al riavvio delle attività;

   quali siano i protocolli necessari per mettere gli esercenti nelle condizioni di riaprire in piena sicurezza per loro, per i dipendenti e per i clienti.
(4-06016)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DALL'OSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   le criticità e le discriminazioni che si evincono in merito agli articoli 704, comma 1-bis, e 2204-bis del decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66 (codice dell'ordinamento militare), sono molteplici;

   gli articoli sopracitati contemplano la riammissione dei VFP4 alla procedura concorsuale per l'immissione in servizio permanente, esclusi perché carenti del requisito richiesto dal bando, nella fattispecie quello di cui all'articolo 635, comma 1, lettera «g»;

   il requisito richiesto è non dover essere imputati in procedimenti penali e non aver riportato condanne, passate in giudicato, per delitti non colposi;

   gli articoli 704, comma 1-bis, e 2204-bis del codice dell'ordinamento militare, prevedono la riammissione alla procedura concorsuale, qualora sia stata disposta l'archiviazione o sia stata pronunciata sentenza di assoluzione, ai sensi dell'articolo 530 del codice di procedura penale;

   considerare solo quelle di cui all'articolo 530 del codice di procedura penale quali formule di proscioglimento utili alla riammissione in servizio appare discriminatorio, poiché nel codice di procedura penale, al libro VII, capo II, sezione I – sentenza di proscioglimento, rientrano anche le sentenze emesse ai sensi degli articoli 529 e 531 del predetto codice, le quali, secondo i principi dell'articolo 27 della Carta Costituzionale, riconoscono l'innocenza dell'imputato fino alla condanna passata in giudicato; inoltre, l'articolo 3 della Costituzione, garantisce l'uguaglianza;

   risulta chiara la discriminazione nei confronti dei volontari delle Forze armate che hanno affrontato un procedimento penale al termine del quale non è stata dimostrata la colpevolezza;

   si fa riferimento all'archiviazione che viene disposta dal Gip, qualora non vi sia procedibilità, tra le cui cause ci sono la remissione di querela, l'estinzione del reato (prescrizione) e la particolare tenuità del fatto (ex articolo 131-bis Cp); le sentenze ex articoli 529 e 531 Cpp e 131-bis Cp vengono pronunciate, anche a seguito di rinvio a giudizio, qualora non vi sia procedibilità o l'azione penale non debba proseguire (ex articolo 129 Cpp);

   lo stesso codice dell'ordinamento militare fa riferimento, nell'articolo 935-bis, alla riammissione in servizio e l'articolo 935-bis fa riferimento all'articolo 3, commi 57 e 57-bis, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, e all'articolo 2, commi 1, 4 e 6, del decreto-legge 16 marzo 2004, n. 66, convertito dalla legge 11 maggio 2004, n. 126;

   non è chiaro come si possa presentare domanda di arruolamento ex-novo come VFP1 o VFP4, qualora si sia stati imputati in un procedimento penale che, conclusosi con sentenza di proscioglimento ex articolo 529, 531 e 131-bis del Cp, non permette la riammissione al servizio permanente, alla cui immissione in ruolo, i VFP4, si sono visti preventivamente esclusi;

   il decreto ministeriale 26 ottobre 2017 che dispone circa la presentazione dell'istanza di riammissione alla procedura concorsuale ai sensi degli articolo 704, comma 1-bis, e 2204-bis, non risulta essere stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e non si trova alcun cenno alla data dalla quale decorrono i 180 giorni utili a presentare istanza di riammissione ai sensi dell'articolo 2204-bis del codice dell'ordinamento militare:

   sono stati instaurati ricorsi presso i tribunali amministrativi regionali, con conseguente aggravio di spese per lo Stato e per i cittadini, costretti ad affrontare procedimenti amministrativi solamente a causa di un articolato contorto e penalizzante –:

   quali iniziative abbia adottato o intenda adottare il Ministro interrogato in riferimento alla situazione descritta.
(4-06020)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il giorno 5 aprile 2020 è esplosa una violentissima rivolta nell'istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere nel corso della quale circa 150 detenuti, dopo aver occupato alcuni reparti, hanno minacciato gli agenti della polizia penitenziaria con olio bollente e alcuni coltelli;

   dopo diverse ore, gli agenti della polizia penitenziaria sono riusciti a contenere la rivolta iniziata alle ore 20.30 circa e terminata alle ore 24.00 circa;

   il giorno 6 aprile 2020, a seguito di una perquisizione straordinaria disposta dalla amministrazione penitenziaria, sono state ritrovate e sequestrate diverse spranghe, bacinelle piene di olio, numerosi pentolini per far bollire l'olio e altri oggetti contundenti nella disposizione dei detenuti;

   nel corso della predetta perquisizione gli animi si sono surriscaldati e vi sono stati alcuni contusi che, comunque, non hanno riportato conseguenze tali da essere ricoverati in ospedale fra i detenuti mentre 50 agenti della polizia penitenziaria sono stati refertati;

   gli interpellanti non hanno avuto notizia alcuna di avvisi di garanzia ai detenuti, né per la rivolta del 5 aprile 2020, né per il possesso di armi o comunque oggetti atti ad offendere del 6 aprile 2020;

   in data 11 giugno 2020, con operazione altamente spettacolare di dubbia utilità investigativa, la procura di Santa Maria Capua Vetere, contestando, ai danni degli agenti di polizia penitenziaria, i reati di tortura, violenza privata, abuso di autorità, asseritamente avvenuti il 6 aprile nell'istituto di pena, ha notificato 44 avvisi di garanzia ad altrettanti agenti della polizia penitenziaria e sequestrato diversi dispositivi mobili, oltre a notificare 57 decreti di perquisizione, senza alcuna discrezione e per il tramite dei militi dei carabinieri;

   alcuni agenti di polizia penitenziaria, in segno di significativa protesta, sono saliti sul tetto del carcere, emulando le scene dei rivoltosi, quasi a voler chiedere quantomeno eguali diritti;

   lo stesso Procuratore generale di Napoli, Luigi Riello, ha avvertito la necessità di intervenire sulle modalità spettacolari dell'azione diretta dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere e ha richiesto una «dettagliata e sollecita relazione al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e ai vertici regionali dell'Arma dei Carabinieri al fine di accertare ogni dettaglio della vicenda e la veridicità o meno di quanto riferito dalla stampa e denunciato da alcuni esponenti sindacali della Polizia Penitenziaria sulla correttezza del modus procedendi»;

   il giorno successivo alla spettacolare operazione di polizia giudiziaria ai danni degli agenti della polizia penitenziaria i detenuti si sono incredibilmente sentiti autorizzati ad organizzare festeggiamenti in cella e, la sera stessa, i familiari dei detenuti hanno anche fatto esplodere diversi fuochi d'artificio all'esterno del carcere;

   ad oggi, sono 57 il numero degli agenti della polizia penitenziaria indagati;

   nella notte del 12 giugno 2020, sei agenti della polizia sono stati aggrediti dai detenuti dell'istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere;

   in data 13 giugno 2020 cinquanta detenuti, non ancora soddisfatti di sé, hanno dato via ad ulteriore rivolta, durata diverse ore e nel corso della quale altri due agenti sono stati feriti nel tentativo di contenere la rivolta;

   il Ministro della giustizia potrà apprezzare la professionalità con cui ha operato il corpo della polizia penitenziaria, non solo nel corso della rivolta del 5 aprile 2020, ma anche delle successive rivolte, riuscendo sempre a riportare l'ordine senza conseguenze significative per l'incolumità dei detenuti e patendo, anzi, diversi feriti fra i colleghi;

   è necessario riaffermare, oltre alla indipendenza della magistratura, che nel caso di specie condurrà le indagini, anche l'indipendenza della politica nella valutazione della condotta del corpo della polizia penitenziaria che ha contenuto le rivolte carcerarie nell'istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere efficacemente e con professionalità;

   è evidente che il numero degli avvisi di garanzia sembra agli interpellanti gravemente porre sotto processo, più che singoli agenti della polizia penitenziaria per via di eventuali comportamenti illeciti, l'intero corpo della polizia penitenziaria per una necessaria operazione di contenimento della rivolta carceraria –:

   se il Ministro interpellato intenda sollecitare da parte del direttore generale dell'amministrazione penitenziaria il conferimento dell'encomio solenne al corpo di polizia penitenziaria in servizio presso l'istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere che, in operazione di particolare rischio, ha dimostrato di possedere, complessivamente, spiccate qualità professionali e non comune determinazione operativa.
(2-00834) «Delmastro Delle Vedove, Prisco, Mantovani, Donzelli, Bignami, Galantino, Deidda, Butti, Ferro, Lucaselli, Zucconi, Ciaburro, Rotelli, Varchi, Osnato».

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2019, a seguito di 3 anni e mezzo di indagini, è stata portata a termine una maxi operazione contro la criminalità organizzata di tipo mafioso nel vibonese, in particolare contro la Cosca dei Mancuso, condotta dalla procura di Catanzaro guidata dal magistrato Nicola Gratteri, in cui risultano indagate 416 persone e sono stati effettuati 330 arresti, in 11 regioni italiane e all'estero, in Germania, Bulgaria e Svizzera;

   tra gli indagati e gli arrestati risultano esserci vari imprenditori, politici e forze di polizia, tra i quali Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia, passato nel 2017 a Fratelli d'Italia e membro della Loggia Massonica Grande Oriente d'Italia, ritenuto il collegamento tra la cosca Mancuso e il mondo della politica e dell'imprenditoria; il sindaco di Pizzo del PD Gianluca Callipo; l'ex comandante del reparto operativo di Catanzaro e fino a ottobre comandante provinciale a Teramo; l'ex consigliere regionale della Calabria del PD Pietro Giamborino; il segretario del PSI calabrese Luigi Incarnato; il comandante della polizia municipale di Vibo Valentia; l'ex comandante della polizia locale di Pizzo; Nicola Adamo, ex vicepresidente della regione, fedelissimo del presidente della regione pro tempore Mario Oliverio;

   come lo stesso Gratteri ha dichiarato, si tratta della «più grande operazione dopo il maxi processo di Palermo» e il processo che ne scaturirà potrebbe infliggere un duro colpo alla 'ndrangheta e svelare i loschi rapporti tra mafia e politica;

   la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro si appresterebbe a chiedere il rinvio a giudizio, tuttavia, sembrerebbe che in Calabria non vi sia un'aula che, tenuto conto anche dell'emergenza COVID-19 e delle presenti e forse anche future restrizioni dovute al distanziamento sociale, possa ospitare gli oltre 400 imputati, i loro avvocati, i testimoni e tutte le parti del processo, creando quindi notevoli disagi se non addirittura problemi alla regolare esecuzione del processo stesso;

   per garantire la corretta e serena conduzione del processo è dunque di fondamentale importanza l'individuazione di strutture idonee e disponibili allo svolgimento di quello che si preannuncia un nuovo maxi processo contro la mafia, anche tramite la costruzione di nuove strutture similmente a quanto avvenne in occasione del maxi processo contro Cosa Nostra a Palermo;

   sembrerebbe che il Ministero della giustizia sia già stato avvertito di queste criticità dal presidente della corte di appello di Catanzaro nel marzo del 2019 –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di assicurare la disponibilità di una struttura idonea alla regolare celebrazione del processo «Rinascita-Scott» fino alla sua conclusione, tenuto conto anche delle restrizioni dovute all'emergenza epidemiologica da COVID-19, anche costruendo celermente una nuova struttura, come avvenne per il maxi processo a Cosa Nostra a Palermo.
(3-01604)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   fra marzo e aprile 2020 vi sono state decine e decine di sommosse e rivolte carcerarie, alcune anche verosimilmente eterodirette dalle criminalità organizzate al fine di contrastare il regime di cosiddetto carcere duro per gli aderenti alle organizzazioni criminali;

   nel corso delle diverse rivolte, gli uomini e le donne della polizia penitenziaria hanno dovuto, pur sotto organico e con scarsa dotazione, fronteggiare, con rischio per l'incolumità personale, detenuti rivoltosi armati di spranghe, coltelli e olio bollente;

   ad oggi, non è ancora noto quali procedimenti siano iniziati nei confronti dei rivoltosi;

   notizie stampa riportano, incredibilmente, procedimenti ai danni degli agenti della polizia penitenziaria per avere sedato le sommosse e le rivolte con un gradiente di violenza ritenuto eccessivo;

   gli agenti della polizia penitenziaria, dunque, oltre a dover fronteggiare le sommosse e le rivolte, ora dovranno affrontare procedimenti penali a loro carico;

   il sindacato di polizia penitenziaria Sippe ha formalmente e pubblicamente chiesto l'istituzione di una squadra antisommossa della Polizia penitenziaria, ben addestrata per fronteggiare con idoneo equipaggiamento, con metodo e non più in modo improvvisato, sommosse, tentativi di evasione di massa e comunque ogni evento critico rilevante –:

   se il Ministro interrogato, dopo le recenti rivolte nelle carceri, intenda adottare le iniziative di competenza per istituire una apposita squadra antisommossa che operi in contesti particolari come quelli cui si è assistito.
(4-06021)


   DI MURO, BISA, CANTALAMESSA, MARCHETTI, MORRONE, PAOLINI, POTENTI, TATEO e TURRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con riferimento alle tematiche attinenti all'utilità del ripristino degli uffici giudiziari soppressi a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 155 del 2012 sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, segnatamente della riapertura dei trenta tribunali circondariali, occorre rinnovare le ragioni poste a sostegno della riapertura dei tribunali soppressi;

   il Ministro, in occasione dell'incontro col Comitato nazionale dei tribunali accorpati (Comitato di coordinamento nazionale per la giustizia di prossimità), ha riaffermato la volontà di dare corso all'impegno di Governo in precedenza assunto, convenendo sul fatto che gli ipotizzati «sportelli di prossimità» non potessero costituire una alternativa ai tribunali soppressi e ha esposto l'intento di promuovere un lavoro di valutazione delle varie realtà territoriali affinché, mediante opportuna pianificazione, si addivenisse al ripristino di uffici giudiziari, tribunali e procure della Repubblica, e quindi al recupero della presenza dello Stato in quelle zone ove i presidi di giustizia erano venuti a mancare;

   proponeva, pertanto, la costituzione di un gruppo di lavoro, partecipato da parlamentari soprattutto componenti delle Commissioni giustizia presso le Camere, quindi un intergruppo parlamentare, con successiva riconvocazione di questo Comitato frizionale per il prosieguo di tale lavoro;

   sempre nella richiamata circostanza, il Ministro ha altresì rappresentato la disponibilità del Ministero, nelle more dell'evolversi del lavoro avente ad oggetto la valutazione del ripristino di uffici giudiziari, a portare avanti le istruttorie attinenti alla applicazione dell'articolo 8, comma 4-bis, del decreto legislativo n. 155 del 2012, in virtù del quale sono possibili convenzioni che consentano l'utilizzo di strutture giudiziarie già sedi di giustizia dei tribunali accorpati, affinché vi si svolgano attività giudiziarie ivi delegate dalle dirigenze dei tribunali accorpanti, in forza di apposita convenzione tra il Ministero della giustizia e le regioni (chiamate a sostenerne gli oneri non rientranti specificamente tra quelli istituzionali del Ministero) che il Ministero stesso avrebbe autorizzato;

   il detto percorso, successivamente all'incontro del 19 marzo 2019 in Ministero, ha segnato alcuni passaggi significativi, in particolare l'audizione del Comitato nazionale dinanzi all'intergruppo parlamentare, il 21 ottobre 2019, presso la Camera dei deputati;

   a tale audizione avrebbero dovuto fare seguito sopralluoghi presso le realtà territoriali interessate al ripristino degli uffici giudiziari soppressi, incombenze alle quali comunque, come risultato dei contatti avuti con i componenti dell'intergruppo parlamentare, si sarebbe potuto anche soprassedere, sulla scorta delle evidenti risultanze già ad esso relazionate e dallo stesso acquisite;

   il lavoro suddetto ha subìto un rallentamento, dovuto agli impegni sul versante della manovra finanziaria e, successivamente, alla emergenza epidemiologica;

   ad oggi, proprio in virtù ed a motivo della emergenza da contagio, le ragioni a sostegno della riapertura dei tribunali soppressi appaiono ancor più giustificate e, soprattutto, legittime, perché infatti si avverte l'esigenza, che diverrà di certo stabile anche nel lungo periodo, di maggiori spazi ove far esplicare l'amministrazione della giustizia, e quindi le funzioni giurisdizionali, se solo si guarda all'esigenza della eliminazione di assembramenti e dell'attuazione del distanziamento sociale –:

   se il Ministro interrogato, data l'emergenza epidemiologica e la necessità di rendere quanto più operativo possibile il distanziamento sociale e lo snellimento degli accessi degli utenti e degli operatori di giustizia nelle strutture giudiziarie, reputi di dare corso all'adozione delle iniziative competenti attraverso le quali giungere, in tempi possibilmente brevi, alla riapertura dei tribunali soppressi, prevedendo intanto, a motivo della preventivabile differenziazione delle tempistiche, l'utilizzo dei palazzi di giustizia dei medesimi al servizio dei tribunali accorpanti.
(4-06022)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni fa, il 13 giugno 2020, nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere si è verificato l'ennesimo gravissimo episodio che testimonia lo stato di abbandono delle carceri italiane;

   circa cinquanta detenuti hanno preso il controllo del reparto Danubio, il reparto nel quale si trovano i detenuti che in passato si sono resi protagonisti di episodi di intemperanza, dopo aver aggredito il personale di polizia penitenziaria e ferito tre agenti;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa già la notte prima della rivolta, sei agenti erano stati aggrediti da alcuni detenuti;

   l'episodio è avvenuto immediatamente dopo la notifica dell'avviso di garanzia per 57 agenti della polizia penitenziaria, indagati per presunti pestaggi avvenuti in occasione di un'altra rivolta all'interno del carcere il 6 aprile 2020;

   tutte le sigle sindacali della polizia penitenziaria - Osapp, Sinappe, Uil, Cisl, Uspp e Cnpp - hanno unanimemente denunciato, con una lettera al Ministro Bonafede ed ai vertici del Dap, le modalità con le quali sono state eseguite le notifiche degli atti di polizia giudiziaria nei confronti degli agenti, che secondo i sindacati di polizia penitenziaria «è avvenuta nel mancato rispetto del diritto alla privacy e della riservatezza» determinando nocumento all'immagine dell'intero Corpo;

   infatti, le suddette operazioni sono avvenute all'esterno dell'istituto penitenziario, ad opera degli agenti dell'Arma dei carabinieri che, su mandato della procura di Santa Maria Capua Vetere, procedevano a fermare e identificare gli agenti di polizia penitenziaria, mentre erano in divisa e si recavano sul posto di lavoro. Tutto ciò alla presenza dei familiari dei detenuti presenti all'esterno del carcere che esultavano e riprendevano la scena;

   dopo l'episodio di spettacolarizzazione della notifica degli avvisi di garanzia, i detenuti hanno prima dato il via a festeggiamenti all'interno del carcere, e poi iniziato una rivolta che ha portato all'occupazione di un intero reparto;

   nella rivolta sono rimasti feriti tre agenti;

   l'occupazione del reparto si è protratta per un'intera giornata, durante la quale, sempre secondo quanto riferito dai sindacati, si sarebbero svolte delle trattative tra i detenuti e le autorità accorse sul posto;

   quanto accaduto è stato senz'altro generato, ad avviso dell'interrogante, dal modo in cui si è gettato discredito sul Corpo della polizia penitenziaria –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, quali iniziative il Governo intenda adottare per ripristinare al più presto la legalità all'interno delle carceri, ed in particolar modo nell'istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere; se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza, anche normative, in relazione alle modalità con le quali la procura di Santa Maria Capua Vetere ha eseguito le notifiche degli avvisi di garanzia, e affinché non si verifichi più che un Corpo di polizia dello Stato subisca quello che appare all'interrogante un tale discredito.
(4-06026)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ORLANDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a Genova e in Liguria permangono seri problemi di viabilità a seguito del crollo del Ponte Morandi e a decine di interventi sul tratto autostradale attualmente in corso;

   il collegamento ferroviario della regione non è dotato di linea di alta velocità e rende quindi l'uso dell'aereo il mezzo di trasporto più favorevole per i collegamenti con Roma;

   il 28 febbraio 2020 Alitalia aveva comunicato che, a seguito del calo della domanda dovuta all'emergenza sanitaria, avrebbe ridotto da sei a quattro i voli giornalieri tra Genova e Roma;

   in concomitanza con il lockdown ha ulteriormente ridotto ad un solo volo il collegamento tra le due città e, anche dopo il 3 giugno 2020, nonostante la riapertura agli spostamenti tra regioni, rimane un unico volo in orario pomeridiano che impedisce di poter rientrare, evitando il pernottamento a Roma;

   le rassicurazioni, a partire da luglio, da parte della compagnia, non sono supportate da decisioni ufficiali, né da attuali possibilità operative;

   la società di gestione dell'aeroporto di Genova, avrebbe già avanzato ad Alitalia proposte commerciali, per sostenere la ripartenza dell'offerta –:

   quali iniziative si intendano intraprendere per sostenere le richieste avanzate anche dagli enti locali, dalla società di gestione, dalle realtà economiche per mettere nelle condizioni i cittadini genovesi e liguri e delle aree geografiche limitrofe, a partire dal basso Piemonte, di poter fruire di una mobilità aerea efficiente, in un momento di auspicabile ripartenza per l'economia del Paese.
(5-04168)


   NEVI e POLIDORI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, l'Agenzia Umbria Ricerche ha pubblicato uno studio approfondito sulla situazione delle infrastrutture ferroviarie dell'Umbria;

   dal citato studio emerge che nella regione insistono ancora oltre 340 chilometri di ferrovia a binario unico su 563, suddivisi in 193 chilometri per Rfi (Rete ferroviaria italiana), mentre quelle Fcu (Ferrovia Centrale Umbra) si estendono per circa 150 chilometri;

   la maggior parte di questo binario unico si concentra nella parte centrale dell'Umbria, dove è presente la maggior parte della popolazione, nonché delle attività economiche, sociali e culturali della regione;

   il territorio regionale vede la presenza anche di 183 chilometri di linee a doppio binario, ma non pochi di questi chilometri si trovano sulla «direttissima» Roma-Firenze, infrastruttura strategica per il Paese che, però, nella sostanza coinvolge un bacino di utenza umbro ridotto;

   è evidente che è più difficile riuscire ad attivare dinamiche positive di crescita e di sviluppo economico, di sviluppo locale, di scambi, laddove, come nel caso umbro, la ferrovia è caratterizzata in molte tratte dal passaggio di un solo treno alla volta –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare, alla luce delle evidenti criticità esposte in premessa, per consentire un ammodernamento della rete ferroviaria umbra e ridurre finalmente questo gap che mina il futuro sviluppo della regione.
(5-04170)

Interrogazione a risposta scritta:


   GERMANÀ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   sono gravi le problematiche del trasporto per e dalla Sicilia. In particolare, si registra che la compagnia aerea Alitalia ha comunicato in modo unilaterale la cancellazione per il mese di luglio 2020 delle proprie rotte quotidiane da Trapani Birgi verso Roma Fiumicino e Milano Linate, nonostante i biglietti già venduti;

   è da rilevare inoltre che la medesima Alitalia ha comunicato di concentrare i propri servizi sull'aeroporto di Palermo;

   è fondamentale riscontrare le difficoltà del trasporto aereo nella regione Sicilia, vista anche la sua condizione di insularità. Quindi, sarebbe necessario un aiuto con risorse economiche o con tariffe agevolate per coloro che viaggiano in aereo dalla Sicilia e per la Sicilia. Tra l'altro la situazione è particolarmente grave, visto anche che la comunicazione suddetta avviene in un periodo estivo (luglio 2020) in cui c'è un traffico aereo particolarmente elevato proprio perché molti turisti raggiungono l'isola per le vacanze. Si evidenzia, inoltre, l'enorme importanza del turismo siciliano per la crescita economico-sociale dell'isola;

   appare inoltre grave la cancellazione delle rotte quotidiane proprio verso i due aeroporti più importanti del nostro Paese;

   il sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti Giancarlo Cancelleri recentemente ha specificato proprio in relazione alla cancellazione delle rotte che: «purtroppo Alitalia è stata costretta a ripensare piani e strategie»;

   è quindi fondamentale che i voli aerei da e per la Sicilia siano sottoposti a tariffe agevolate vista la condizione di insularità dell'Isola, al fine di garantire alla medesima Sicilia la continuità territoriale;

   le tariffe speciali annunciate dal sottosegretario Cancelleri sono tuttora bloccate. Ciò rappresenta, come detto, un grave danno anche per il tessuto economico produttivo della regione, vista anche l'apertura effettuata tra le regioni italiane dopo il periodo di chiusura determinato dal diffondersi del Covid-19 –:

   quali siano le iniziative che il Governo intende adottare per garantire a tutti gli utenti tariffe agevolate vista la condizione di insularità della regione;

   se non sia necessario assumere iniziative, anche d'intesa con la regione siciliana, per adottare misure economiche in modo da sostenere le rotte aeree per e dalla Sicilia, al fine di consentire la continuità territoriale dell'Isola;

   quali siano le ragioni della sospensione delle tariffe speciali, come evidenziato in premessa, e quali siano i tempi per giungere ad una definizione delle suddette tariffe speciali;

   se non ritenga indispensabile chiarire in modo completo le ragioni della cancellazione delle rotte aeree individuate in premessa;

   quali siano le iniziative del Governo, oltre a quelle già adottate, per sostenere la compagnia Alitalia.
(4-06018)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   FRASSINETTI e OSNATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte di sabato 13 giugno 2020 è stata gettata della vernice rossa sulla statua che immortala Indro Montanelli all'interno dei giardini di via Palestro, a Milano, a lui dedicati. Quattro barattoli sono stati abbandonati sul posto e sul piedistallo è comparsa una scritta in spray nero: «Razzista» «Stupratore»;

   va ricordato che i giardini di via Palestro vennero intitolati a Montanelli nel 2002 e di conseguenza furono scelti anche per collocarvi la statua a lui dedicata, che raffigura il giornalista seduto che scrive sulla sua lettera 22 con la scritta «Indro Montanelli - Giornalista» sulla base;

   il gesto non è un inedito in quanto, già l'8 marzo 2019, durante la manifestazione per la Giornata internazionale della donna, alcune attiviste del movimento femminista «Non Una Di Meno» la coprirono con vernice rosa;

   va denunciato il clima di odio che la protesta proveniente da oltre Oceano sta seminando, dopo l'assassinio di George Floyd negli Usa da parte della polizia e l'abbattimento delle statue di personaggi ritenuti razzisti, e che sta cercando, anche in Italia, bersagli su cui riversare l'odio, la cattiveria e l'astio per trasformare in scontro violento il confronto civile e democratico;

   i «Sentinelli di Milano» avevano indirizzato qualche giorno fa una lettera al sindaco Sala e al consiglio comunale di Milano, chiedendo la rimozione della statua di Indro Montanelli dai giardini pubblici di Milano con queste motivazioni: «Fino alla fine dei suoi giorni Montanelli ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale», incassando il plauso dell'Arci, e facendo automaticamente diventare la statua un obiettivo da colpire;

   l'atto vandalico è stato rivendicato pubblicamente domenica 14 giugno 2020 con un video che ritrae i responsabili e da un comunicato da Lume – Laboratorio universitario metropolitano e Rete Studenti di Milano;

   già nella giornata del 7 giugno 2020, in seguito a una manifestazione dei cosiddetti centri sociali antagonisti in piazza Duca d'Aosta a Milano, tenuta in spregio a ogni regola imposta dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sull'emergenza Covid, vi è stato un corteo (non è dato di sapere se in sostanza autorizzato dalla questura) dal quale provenivano soggetti che vandalizzavano indisturbati una sede di Fratelli d'Italia in via Edolo (scena di cui gli interroganti sono in possesso di video) –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire, per quanto di competenza, come si spieghi l'assenza di qualsiasi controllo in vari luoghi palesemente diventati obiettivo sensibile della protesta e quindi a rischio di attacchi, e per quali ragioni non sia stata disposta l'installazione di dispositivi che consentissero un presidio con telecamere oppure la presenza di agenti;

   quali siano le iniziative previste dal Ministero per contenere l'escalation di violenze che a Milano porterebbe al compimento di nuovi atti di vandalismo e di azioni pericolose.
(3-01603)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MIGLIORE e BENDINELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi i gruppi di maggioranza di destra del comune di Predappio, a guida del sindaco Canali, hanno stabilito di abolire il carattere permanente delle Commissioni consiliari dal regolamento del consiglio comunale. Un atto molto grave, adottato, ad avviso dell'interrogante, per annientare la partecipazione democratica e umiliare il ruolo della minoranza e la possibilità di controllo degli atti a cui è chiamata nell'interesse di tutti i cittadini;

   la questione è stata segnalata al Ministro dell'interno e al prefetto dall'opposizione;

   l'eliminazione del carattere permanente delle commissioni consiliari rischia di annullare l'unico luogo vero di approfondimento, ma anche di dialogo e democrazia necessario alla preparazione del consiglio comunale. Nelle commissioni consiliari, infatti, i tecnici comunali, assessori e consiglieri di maggioranza illustrano le pratiche che hanno istruito ed è momento fondamentale anche per i consiglieri di minoranza, che hanno modo di conoscere ciò che si tratterà in consiglio e di chiedere informazioni e approfondimenti in merito;

   la decisione di abolire le commissioni consiliari risulta all'interrogante illegittima, in quanto la modifica del carattere permanente delle stesse si pone in evidente contrasto con lo stesso statuto comunale, fonte primaria e sovraordinata, che stabilisce le norme fondamentali di organizzazione dell'ente, anche a garanzia delle minoranze, recita il Testo unico, e che prevede che il consiglio si avvalga appunto di «commissioni permanenti» per settori organici con «funzioni preparatorie e referenti per gli atti di competenza consiliare»;

   il testo unico sugli enti locali – nel disciplinare il consiglio comunale, all'articolo 38 – infatti, rimette allo statuto approvato con maggioranze particolari la scelta della istituzione delle commissioni. La maggioranza del comune di Predappio, invece, con un'interpretazione forzata di una diversa disposizione del Testo unico non certamente riferibile alle commissioni consiliari, senza nulla aver concordato e in contrasto con lo stesso statuto comunale, ha deciso che d'ora in avanti per le commissioni consiliari si deciderà ogni anno a maggioranza semplice, se mantenerle o meno;

   lo statuto comunale, che venne approvato all'unanimità, ha, come detto, fatto la scelta delle commissioni permanenti ed appare quindi illegittimo pensare oggi di abolire le stesse sulla base di una semplice modifica del regolamento consiliare. Non è un caso che di fronte a tale irragionevole scelta si sia spaccata anche la stessa maggioranza, con l'astensione al voto del consigliere Pestelli –:

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, al fine di evitare scelte che appaiono in contrasto con il testo unico sugli enti locali, a parere dell'interrogante evidentemente lesive dagli stessi principi di partecipazione democratica all'interno del consiglio comunale.
(5-04171)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   di recente, dopo lo sbarco sulle coste agrigentine, 120 immigrati di nazionalità tunisina sono stati trasferiti nell'hotspot di Taranto, dove sono stati posti in quarantena obbligatoria per 14 giorni;

   alla luce della decisione assunta dal Ministero dell'interno, le segreterie provinciali dei sindacati di polizia Siulp, Sap, Siap e Fsp hanno trasmesso una nota al Ministro interrogato, al capo della polizia, alla prefettura e alla questura di Taranto, nonché alla direzione centrale della immigrazione del Ministero dell'interno, al fine di segnalare le criticità correlate alla gestione della struttura, sia sotto il profilo sanitario che della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro, segnatamente in relazione ai rischi connessi all'emergenza epidemiologica in corso;

   nel Paese di provenienza dei suddetti immigrati è ancora ampiamente in corso l'emergenza epidemiologica;

   le organizzazioni sindacali hanno ribadito l'inidoneità delle strutture dell'hotspot di Taranto ad accogliere un rilevante numero di ospiti per lunghi periodi di tempo, dal momento che, come noto, la struttura è stata realizzata nel 2016 per effettuare le sole procedure di identificazione, registrazione e fotosegnalamento degli ospiti, per una permanenza massima nel centro di 72 ore;

   la struttura, infatti, non è adeguatamente dotata dei servizi necessari ad ospitare tale numero di persone per un periodo di tempo lungo, componendosi di tensostrutture e di moduli prefabbricati in uso al personale della polizia di Stato. Perdipiù, la conformazione dell'area e, in particolare, la relativa recinzione perimetrale non consentono l'efficace vigilanza delle persone ospitate nella struttura, tale da contenere i rischi di contagio anche al di fuori di essa –:

   se e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato in merito all'hotspot di Taranto e in relazione alla situazione rappresentata in premessa;

   se intenda spiegare le ragioni sulla base delle quali il Ministero dell'interno ha deciso il trasferimento delle persone immigrate dalla Sicilia all'hotspot di Taranto;

   se e quali iniziative intenda intraprendere al fine di tutelare la salute e la sicurezza degli agenti delle forze dell'ordine in servizio nella struttura e degli immigrati ivi ospitati.
(4-06017)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il consiglio comunale di Arzano (NA) è stato sciolto per infiltrazione camorristica nel 2019;

   come si evince dalla relazione della commissione di accesso, l'amministrazione comunale è stata ritenuta criminalmente controllata dal clan camorristico locale degli Amato-Pagano;

   durante il periodo di emergenza epidemiologica da COVID-19, per scelta del Ministro della giustizia, molti detenuti socialmente pericolosi hanno beneficiato delle misure alternative alla detenzione;

   la maggior parte dei detenuti scarcerati è tornata nel proprio comune di origine per scontare la detenzione domiciliare, o le misure cautelari, nella propria abitazione e nello stesso ambiente criminale nel quale sono cresciuti;

   anche ad Arzano ha fatto rientro un esponente, ritenuto di primo piano, del clan camorristico locale;

   si tratta della associazione a delinquere ritenuta di esercitare un tale controllo del territorio e una tale forza intimidatoria da indurre il Ministero dell'interno a sciogliere il consiglio comunale e commissariare l'amministrazione ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico degli enti locali (Tuel);

   il rientro nel territorio del comune di Arzano di un detenuto in regime di custodia cautelare dal 2018 ha destato particolare preoccupazione in molti cittadini, in considerazione del fatto che, grazie al sopraggiunto regime di detenzione domiciliare, il clan potrebbe presto riespandere la propria forza e riacquisire il controllo del territorio, vanificando così tutto il lavoro fino ad ora svolto dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli e dalla commissione straordinaria insediata in comune;

   il Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, ha annunciato nelle settimane scorse che, grazie al suo nuovo decreto, tutti i pericolosi detenuti che avevano beneficiato delle misure emanate dal dipartimento della amministrazione penitenziaria – che il Ministro stesso controlla o dovrebbe controllare – durante la crisi epidemiologica, sarebbero ritornati immediatamente in carcere –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, se il Governo sia a conoscenza della delicata situazione suesposta e quali iniziative di competenza, anche precauzionali, intenda adottare per evitare che esponenti della criminalità organizzata, o imputati per reati gravissimi e in stato di custodia cautelare, continuino a beneficiare del regime della detenzione o degli arresti domiciliari negli stessi comuni nei quali si trova il loro centro di interessi criminale.
(4-06027)


   MACINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'8 giugno 2020 il Nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri ha dato esecuzione a un'ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Gip del tribunale di Lecce, nei confronti di un pregiudicato di Carovigno, all'esito di un'indagine condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Lecce sulla presunta compravendita di voti per le elezioni comunali del 2018. Le ipotesi di reato per l'indagato attualmente agli arresti domiciliari sono violenza o minaccia per costringere un elettore a votare in favore di un candidato (ex articolo 87 del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 16 maggio 1960);

   l'indagine ha origine dopo che il 22 dicembre 2017 qualcuno diede fuoco all'auto della moglie dell'ex sindaco Carmine Brandi. E ad avviso degli inquirenti proprio l'attuale indagato sarebbe stato autore del fatto criminoso. Ma vi è di più, secondo gli investigatori, sono state raccolte evidenze che dimostrerebbero attività di pressioni sugli elettori, nello specifico, operando illecitamente per favorire l'elezione del candidato a primo cittadino di Carovigno, Massimo Lanzilotti, successivamente eletto il 10 giugno 2018;

   secondo quanto riportato nella nota diramata dal comando dei carabinieri di Brindisi, «l'indagine, in particolare, ha consentito di: individuare l'autore dell'atto intimidatorio; accertare gli interessi della locale criminalità nella gestione dell'area di parcheggio comunale, particolarmente utilizzata nel periodo estivo dai bagnanti, previa corresponsione del ticket parcheggi, limitrofa alla Riserva Naturale di Torre Guaceto, situata lungo la costa del comune di Carovigno; appurare che più indagati, tra cui Andrea Saponaro, esponenti della criminalità locale, in occasione delle suddette elezioni amministrative, si erano resi responsabili dei reati di cui agli articoli 86 e 87 del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 16 maggio 1960, in alcuni casi promettendo o consegnando somme di denaro, da 20 a 100 euro, ai votanti, in altri casi minacciandoli, affinché esprimessero il loro voto a favore delle liste che sostenevano l'attuale Sindaco»;

   sempre in esecuzione del decreto emesso dalla direzione distrettuale antimafia di Lecce, sono state altresì acquisite anche documentazioni presso la casa comunale di Carovigno in merito alla gestione del parcheggio di Torre Guaceto, a sostegno della tesi accusatoria circa l'esistenza di rapporti tra l'amministrazione comunale e gli indagati;

   tra i soggetti iscritti nel registro degli indagati vi risultano anche altre persone appartenenti all'amministrazione locale, tra cui Massimo Lanzilotti (attuale sindaco di Carovigno), Francesco Leoci, presidente del consiglio comunale di Carovigno, ed Elio Lanzillotti, ex presidente del consorzio di gestione della riserva di Torre Guaceto. Stando a quanto riportato da fonti di stampa, la responsabilità a loro oggi ascritta dal Gip non è quella del concorso esterno in associazione di stampo mafioso solo in quanto rispetto a tale capo di imputazione la situazione probatoria «non è sufficientemente pregnante», sebbene ad Andrea Saponaro, Giovanni e Cosimo Saponaro sia stato in origine contestato il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, in quanto considerati affiliati alla Sacra Corona Unita –:

   se il Ministro interrogato non intenda promuovere, da parte del prefetto di Brindisi, un immediato accesso ispettivo «antimafia» nel comune di Carovigno (ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000) inviando una commissione d'indagine incaricata di verificare la presenza di forme di scambio elettorale politico-mafioso e il grado di infiltrazione dell'ente locale da parte della criminalità organizzata.
(4-06028)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Inditex/Zara Italia, che comprende i marchi Zara, Bershka, Stradivarius, Pull and Bear, Zara Home, durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha proceduto ad un importante cambio di appalto riguardante le attività su tutto il territorio nazionale;

   in particolare, come si legge nel «Verbale di Accordo sindacale di cambio appalto » del 15 maggio 2020, alle 5 nuove società subentranti, PFE, Euro e Promos, Vivaldi e Cardino, Samsic Italia, Service Key, è stata affidata la sola attività di pulizia nei negozi, «in ragione del fatto che la Committente ha deciso di internalizzare tutti i servizi quali lavorazioni/spacchettamento dei singoli capi di abbigliamento, servizi aggiuntivi e altri precedentemente appaltati»;

   le società subentranti hanno assunto i lavoratori addetti a tali mansioni, inquadrati sotto il contratto collettivo nazionale di lavoro Multiservizi;

   il parziale cambio di appalto ha di fatto escluso dal ricollocamento lavorativo circa 400 lavoratori addetti al carico e scarico, magazzinieri, addetti al trasporto e al servizio navetta, ad avviso dell'interrogante aggirando di fatto la sospensione di licenziamenti collettivi e individuali per giustificato motivo oggettivo disposta dall'articolo 46 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (decreto «Cura Italia»), come integrato e modificato dall'articolo 80 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (decreto «Rilancio»), per la durata di cinque mesi, a decorrere dalla data di entrata in vigore del citato decreto «Cura Italia» (17 marzo 2020), oltre che la sospensione delle procedure di licenziamento per giustificato motivo oggettivo in corso;

   i sindacati Si Cobas e Adl Cobas hanno proclamato lo stato di agitazione il 30 maggio 2020 denunciando che: il gruppo Inditex/Zara Italia si è rifiutata finora di incontrare le suddette parti sindacali; rimarrebbero non contrattualizzati almeno 20 dei lavoratori che erano inseriti nelle liste di coloro che avrebbero dovuto essere assunti dalle aziende subentranti, determinando una selezione ad avviso dell'interrogante arbitraria; i lavoratori che hanno firmato i contratti con le nuove aziende subiscono trattamenti differenti da quelli prefigurati, sia riguardo alla programmazione della turnistica che riguardo alle richieste di adempimento di mansioni a loro non confacenti; alcuni lavoratori risulterebbero impegnati per orari lavorativi inferiori a quelli contrattuali, con contrazione del salario del tutto inattesa; qualcuna delle aziende ha espressamente riferito di non avere intenzione di assumere alcuni lavoratori, rimasti all'estero durante il lockdown e non ancora rientrati in Italia per ragioni assolutamente indipendenti dalla loro volontà;

   il 2 giugno 2020, non trovando riscontro da parte della committenza e delle aziende subentranti è stato avviato uno sciopero dei lavoratori aderenti alle suddette sigle sindacali, a seguito del quale le stesse aziende hanno richiesto un tavolo di confronto che ha aperto alla parziale possibilità di risoluzione di alcune delle criticità sopra elencate. Resta ad oggi in essere un comportamento diseguale delle cinque aziende, per cui si è venuto a determinare con alcune di esse un confronto atto alla risoluzione dei problemi, con altre una chiusura che comporta inevitabilmente una grave discriminazione di lavoratori incolpevoli;

   secondo i suddetti sindacati, vi sarebbe una specifica responsabilità da parte della committenza, con riguardo alla gravissima situazione delle centinaia di lavoratori dell'appalto logistica, i quali, sebbene attualmente presentino condizioni contrattuali non uniformi (lavoratori a chiamata, a tempo determinato, a tempo indeterminato), versano in una situazione sostanzialmente uniforme dal punto di vista dell'indeterminatezza della loro soluzione lavorativa, che non solo non è nota ma non è nemmeno prevista per quanto a conoscenza formale dell'interrogante –:

   se intenda attivarsi, anche per il tramite dell'ispettorato territoriale del lavoro, per verificare le criticità esposte in premessa;

   se non intenda attivare un tavolo di confronto presso il Ministero per avviare un dialogo con le parti sociali, al fine di accertarsi delle criticità descritte in premessa e trovare delle soluzioni condivise, nel rispetto del diritto dei lavoratori.
(3-01605)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI e SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni sono state inviate le lettere che annunciano il licenziamento collettivo, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, di 81 dipendenti e la conseguente cessazione dell'attività produttiva dello stabilimento Husqvarna di Valmadrera (Lecco);

   il 15 luglio 2019 era stato sottoscritto, tra i rappresentanti dell'impresa e dei lavoratori, il verbale di accordo per la richiesta di cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) della durata di 12 mesi, ai sensi dell'articolo 44, del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, volta a favorire una positiva gestione delle eccedenze, non solo attraverso l'attivazione dei percorsi di politica attiva di competenza regionale, ma anche attraverso un processo di reindustrializzazione del sito, nonché per la ricerca di possibili soggetti interessati a rilevare gli impianti;

   la suddetta istanza di Cigs e stata accolta e riconosciuta a valere dal 6 giugno 2019 al 5 giugno 2020;

   i licenziamenti, attivati contestualmente al termine del trattamento di Cigs sono stati motivati dalla assenza di manifestazione di interesse di imprenditori per la prosecuzione dell'attività lavorativa, o avvio di nuova attività, per le non sufficienti risultanze di ricollocazione nell'ambito dei percorsi regionali di politica attiva del lavoro dei dipendenti interessati, nonché per l'assoluta irreversibilità delle condizioni del mercato;

   tale decisione è stata assunta senza prendere in considerazione la possibilità di attivare gli strumenti di sostegno del reddito dei lavoratori, messi in campo dal Governo, in conseguenza della pandemia Covid-19, così manifestando, a parere degli interroganti, il disinteresse nei confronti del destino lavorativo degli 81 dipendenti interessati;

   una vicenda che si abbatte su una comunità già fortemente segnata dagli effetti sociali ed economici conseguenti l'epidemia che, evidentemente, ha anche pregiudicato la possibilità di mettere in campo gli interventi regionali di politica attiva per la ricollocazione del personale interessato; la Husqvarna è un gruppo internazionale tra i più antichi e con impianti in diversi Paesi –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di promuovere la sospensione della procedura di licenziamento collettivo per gli 81 dipendenti della Husqvarna di Valmadrera e per individuare le soluzioni più opportune per assicurare la continuità occupazionale di detto personale altamente specializzato.
(5-04167)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in questo periodo di emergenza sanitaria, la cassa integrazione è stato uno strumento fondamentale per quei lavoratori, che in mancanza sarebbero rimasti esclusi da interventi economici di sostegno, poiché non previsti contrattualmente;

   tuttavia, l'Inps non solo è in ritardo nell'emettere le autorizzazioni di pagamento, ma anche nel lavorare le richieste. Pertanto, succede che, nel mese di giugno 2020, alcune aziende si vedono respinte le richieste di accesso all'assegno per marzo e aprile, dunque con ben due mesi di ritardo;

   a maggior aggravio per imprese e lavoratori, in alcuni casi l'Inps è venuta meno all'obbligo di motivazione dei provvedimenti che emette, poiché, a quanto consta all'interrogante, in alcuni casi non ha comunicato i motivi del mancato accoglimento delle istanze di cassa integrazione in deroga, rendendo difficoltosa la presentazione dei ricorsi amministrativi;

   a parere dell'interrogante, si tratta degli ennesimi accadimenti che evidenziano le inefficienze dell'Inps, in danno di imprese, lavoratori e delle loro famiglie, inevitabilmente danneggiati dai rifiuti tardivi e non motivati dell'Inps –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato sui fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative a tutela di lavoratori e imprese in relazione alla cattiva gestione delle richieste di cassa integrazione, in particolare laddove siano state tardivamente respinte senza alcuna motivazione da parte dell'Inps.
(5-04169)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta orale:


   CENNI, SIANI, CIAMPI, CARNEVALI e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali — Per sapere – premesso che:

   il lavoro irregolare in agricoltura, cui è associato il caporalato ma che vede anche altre forme di irregolarità contrattuale e retributiva, ha registrato una crescita costante negli ultimi 10 anni. In questa fase, le situazioni di irregolarità e la presenza di braccianti immigrati residenti in contesti privi di sicurezza igienico-sanitaria restano purtroppo una realtà, nonostante il lavoro che in alcuni contesti le istituzioni hanno svolto per chiudere «ghetti» e campi per lo più controllati dalla criminalità organizzata;

   la legge 29 ottobre 2016, n. 199, recante «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo» ha introdotto norme per garantire una maggiore efficacia all'azione di prevenzione e contrasto, con significative modifiche al quadro vigente, prevedendo la repressione penale del caporalato e la tutela delle vittime e dei lavoratori agricoli;

   nonostante la normativa vigente, vengono comunque riscontrati periodicamente nel nostro Paese episodi di caporalato e di sfruttamento del lavoro nero in agricoltura. L'Eurispes ha infatti segnalato che il fenomeno coinvolge ancora circa 450 mila lavoratori nelle campagne italiane;

   l'emergenza sanitaria da COVID-19 sembra purtroppo non aver rallentato ma addirittura intensificato tali episodi, come anche denunciato dai media, dai sindacati e dalle associazioni impegnate a contrastare tale fenomeno. In particolare:

    nel mese di marzo del 2020 un giovane bracciante agricolo indiano, che si era ribellato all'imprenditore per il quale lavorava a Terracina, chiedendo dispositivi di protezione, è stato picchiato e ricoverato in ospedale;

    una recente inchiesta del giornalista Marco Omizzolo ha svelato che le organizzazioni criminali continuano ad utilizzare il mercato ortofrutticolo di Fondi (uno dei più grandi d'Europa) come strumento privilegiato per operazioni illecite di agromafia, sfruttamento del lavoro nero e traffico di droga;

    nei giorni scorsi sono state sequestrate dalla Guardia di finanza 14 aziende agricole, di cui 12 in provincia di Matera e due in provincia di Cosenza, per un valore di quasi 8 milioni di euro, e di 20 automezzi utilizzati per il trasporto dei braccianti agricoli reclutati. Secondo quanto emerge dalla stampa i lavoratori venivano chiamati «scimmie», fatti dissetare con l'acqua dei canali di scolo, sfruttati nei campi con turni di lavoro massacranti, per 80 centesimi a cassetta di agrumi;

    il 6 giugno 2020 si è tolto la vita a Sabaudia Joban Singh, bracciante indiano di 25 anni, impiegato da tempo in condizioni di grave sfruttamento nelle campagne circostanti (si tratta del tredicesimo suicidio tra i braccianti in nero negli ultimi tre anni);

   appare quindi evidente che nonostante l'attuale impianto normativo, comunque utile per individuare e reprimere tale sfruttamento, sia altrettanto necessario intensificare le misure da mettere in atto per prevenire il caporalato e tutelare i braccianti in nero. È oggi infatti fondamentale sconfiggere questa piaga, contrastare le agromafie, sostenere il lavoro e le filiere legali, valorizzando ed incentivando al tempo stesso quelle imprese convinte che la qualità del lavoro in agricoltura sia un elemento fondamentale per il made in Italy –:

   se il Governo intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, iniziative urgenti al fine di rafforzare l'attuale quadro normativo per contrastare il lavoro nero e il caporalato e per salvaguardare la salute e la sicurezza dei braccianti agricoli, anche in relazione all'attuale emergenza sanitaria in atto.
(3-01602)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in una segnalazione pervenuta all'interrogante si rappresenta un problema di equipollenza riguardante la figura dell'educatore professionale, riconosciuta dal Ministero della salute nel 1998 in attuazione del decreto legislativo n. 502 del 1992;

   il decreto ministeriale del 27 luglio 2000 ha poi sancito la «equipollenza di diplomi e di attestati al diploma universitario di educatore professionale ai fini dell'esercizio della professione e dell'accesso alla formazione post-base», comprendendo in questa disposizione anche i corsi di formazione professionale per educatore professionale organizzati dalle regioni fino al 1999;

   la legge n. 3 del 2018 ha disciplinato le professioni sanitarie, prevedendo l'obbligatoria iscrizione al rispettivo albo, per l'esercizio di ciascuna professione sanitaria per cui è necessaria l'iscrizione, cosicché gli educatori professionali socio-sanitari che hanno acquisito la qualifica tra il 1999 e il 2012, non avendo riconosciuta l'equipollenza, non si sono potuti iscrivere all'albo per essere abilitati;

   per ovviare alle conseguenti incertezze nell'applicazione della normativa, è intervenuta la legge di bilancio 2019 (legge n. 145 del 2018) che ha consentito, ad alcuni professionisti in ambito sanitario di continuare a svolgere la propria attività, anche in assenza del titolo idoneo all'iscrizione ai rispettivi albi professionali, previa iscrizione, entro il 31 dicembre 2019 (termine ora prorogato al 30 giugno 2020 dall'articolo 5, comma 5, del decreto-legge n. 162 del 2019), in appositi elenchi speciali ad esaurimento, purché avessero svolto la professione sanitaria, in regime di lavoro dipendente ovvero libero professionale, per almeno 36 mesi, anche non continuativi, nel corso degli ultimi 10 anni (decreto del Ministero della salute del 9 agosto 2019);

   in particolare, con il comma 539 dell'articolo 1 della stessa legge, sono stati resi equipollenti al diploma universitario (corso di laurea L/SNT2) per educatore professionale socio-sanitario, i diplomi e gli attestati, indicati nella tabella allegata al decreto ministeriale 22 giugno 2016, relativamente al profilo di educatore professionale, qualora ottenuti a seguito di corsi regionali o di formazione specifica ed iniziati tra il 1997 e il 2000, o comunque conseguiti entro il 2005 (termine ora prorogato al 2012 dalla legge di bilancio 2020, articolo 1, comma 465, della legge n. 160 del 2019);

   l'equipollenza vale sia per l'esercizio professionale, sia per l'accesso alla formazione post-base, sia per l'iscrizione all'albo della professione sanitaria di educatore professionale, istituito con la legge n. 3 del 2018;

   tale quadro legislativo produce discriminazione all'interno della categoria degli educatori, dato che il riconoscimento dell'equipollenza non è stato esteso alla laurea in scienze dell'educazione (Sde) in classe L-19;

   i corsi regionali contenevano un elevato numero di crediti formativi universitari di carattere pedagogico, al punto che consentivano l'accesso direttamente alle lauree magistrali pedagogiche e gli educatori professionali di formazione regionale partecipano tuttora a coprire il fabbisogno di personale di ambedue gli ambiti di lavoro: socio-sanitario e socio-pedagogico –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere per consentire di risolvere la questione di equipollenza di cui in premessa, riguardante la figura dell'educatore professionale.
(4-06019)


   BELOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la giunta dell'Unione dei comuni del circondario empolese Val d'Elsa, il 24 marzo 2020, ha deciso di non rinnovare l'accordo tra la stessa Unione e l'università degli studi di Firenze per quanto attiene ai corsi tenuti ad Empoli di pianificazione, insieme a quello triennale di chimica e a quello triennale in ottica e optometria, tenuto a Vinci;

   è di fondamentale importanza non interrompere lo svolgimento di questi corsi universitari iniziati dal 2001, rettificando la decisione assunta nelle scorse settimane, per instaurare un nuovo e più proficuo dialogo assieme all'ateneo fiorentino, valutando l'opportunità di attivare nuovi corsi che possano legarsi anche alle realtà produttive e al tessuto economico del territorio dell'empolese-Valdelsa, al fine di garantire una maggiore continuità fra corsi di studio e realtà occupazionali del territorio;

   i responsabili della decisione la giustificano con un taglio di spesa di euro 90.000,00, determinata dalla crisi economica seguita all'emergenza sanitaria da COVID-19;

   gli stessi studenti hanno inviato all'attenzione dei consiglieri comunali e a tutti gli organi dell'Unione, una lettera per sottolineare la loro contrarietà e il loro disappunto per la decisione di interrompere i suddetti corsi universitari;

   la possibilità della divisione della didattica di ottica e optometria, con lezioni tecniche in sede a Firenze e con la parte pratica ai laboratori Irsoo di Vinci, sembra che vada ad inficiare la qualità dell'insegnamento, rendendo scomodo per gli studenti lo spostamento dalla «Città di Leonardo» al capoluogo, specialmente per chi non è automunito;

   si verrebbe a creare un problema non da poco per molti studenti e per le possibili nuove matricole che, condizionate da questo fattore, potrebbero optare per altre sedi per avviare il proprio percorso universitario;

   è di fondamentale importanza difendere la presenza nelle zone dell'empolese e della Val d'Elsa delle sedi distaccate delle facoltà dell'università di Firenze, perché sono una ricchezza che crea un indotto economico assolutamente non trascurabile per queste zone, specialmente dopo un momento di grave crisi come quello attuale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a sostenere il mantenimento dei corsi sopra citati per un ulteriore anno, anche valutando la destinazione di nuove risorse, che non esclude l'esigenza di una riallocazione delle stesse e di una razionalizzazione generale dei costi.
(4-06029)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Colucci e altri n. 3-01586, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Gagliardi.

  L'interrogazione a risposta scritta Cecchetti n. 4-06015, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boniardi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ferrari n. 5-04163, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 giugno 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fantuz, Castiello, Piccolo, Boniardi, Pretto, Zicchieri, Toccalini.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interpellanza urgente Menga n. 2-00832 del 9 giugno 2020.